Drachio, Baldissera Quinto, Visione , 1594

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Author: Drachio, Baldissera Quinto
Title: Visione
Year: 1594

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2//1r
Alli illustrissimi et eccellentissimi Proveditori et signori Patroni all’Arsenal.
Dovendo io descriver le raggioni fabricatorie con le quali si produce, ordina et compone il corpo di una perfetta galea, non mi ho voluto fidare del picciolo ingegno mio rispetto all’altezza della materia, ma pur dirò quanto mi sarà concesso, tenendo per certo che più utile sarà il trattarne che il tacere, per l’obedienza ch’io debbo render a vostre signorie illustrissime per il molto affetto del cuore col quale le riverisco, come anco per sodisfare in parte al gran obligo che le tengo.Però, se in tutto quello che da me sarà detto vi si troverà cosa alcuna di buono alla divina luce l’attribuirano, et s’io non tratterò soggetto tale theoricamente et con maniera usata da dotti incolperano il poco mio sapere, non essendo della degna scienza ma solo di vivo desiderio dotato.Io adunque lo manifesterò con le vere et proprie ragioni dei presenti et passati fabricatori del loro Arsenale et hora nella seguente Visione dal Bressan proto intese, et forse piacendo a Dio donarmi vita un’altra volta, soggiongerò vigilando con più commoda occasione.Fra tanto, quali si siano gliel’appresento et dono, perdonando alla mia bassezza se cosa tale minima alla loro ammirabile intelligenza io offerisco, sapendo che sono degne di maggior opera
31v//2r per l’eccellenza delle loro nobilissime qualità, accettando con benigno animo questo picciolo segno della infinita servitù mia, et a vostre signorie illustrissime humilmente bacio le mani.
Di vostre signorie illustrissime et eccellentissime fedelissimo et devotissimo servitore, Baldissera
Visione del
Se tra noi si dee comportare che s’habbi a prestar fede alle notturne visioni, apparitioni, oracoli, sogni et fantasmi, dirò io che nella notte ventesima prima del mese di dicembre passato 1593, nell’hora antecedente alla nova aurora rapportatrice del giorno, fui oppresso da profondissimo sonno, causato forse perché tutta la notte che passata era mi dolsi della mia nemica fortuna, la quale in varii modi mi si dimostra contraria, et tanta fu la stanchezza d’ogni mio spirito che semivivo mi adormentai et così dormendo mi parve d’esser nell’Arsenal, nella parte apunto dimandata la Novissima, dove per lo spatio d’anni 40 menai la mia vita.Qual habitatione io vidi tutta di selva circondata, in maniera che per l’asprezza de’ spinosi tronchi et delle ortiche insieme si rendeva il camino dificile et faticoso, squarciandomi i panni da dosso et lacerandomi ‘l petto con asprissime punture oltra che diverse fiere mi spaventavano.Ma io, che non sapea dove fuggirmi et salvarmi, sentì più volte li spiriti venirmi meno, i quali al sicuro m’haveriano lasciato se non che, essendo per gran pezzo stato fra quei timori e spaventi tutto dubioso della mia vita, ecco ch’all’incontro vidi venirmi innanzi il Bressan proto, mio precettore, in habito d’eremita vestito,
42v//3r il quale appressatosi mi salutò dicendomi: «Ove diletto mio discepolo ti vedo hora?Che strano et sinistro accidente qui t’ha condottoPreso io all’hora animo dalla presenza di tant’huomo, chinando il capo come solito gli fui et piangendo, risposi: «‘L voler dell’AltissimoSi fermò lui et fece ancor me fermare al piede d’un alto monte et nel cavo d’un antica quercia fatta del tutto arida et adusta del suo natural humor, et poi scopertasi la testa si sentò in terra facendomi sedere a canto di lui.Quivi, aperto uno coffaneto coperto di verde panno che sotto ‘l manto tenea, trasse da quello una lucida pietra che in quelle tenebre luminoso splendore facea, et così a dire cominciò: «Drachio, carissimo mio, sappi certo che Iddio al qual mandi caldi sospiri qui ti ha guidato acciò tu possi ritrovar rimedio alli tuoi affanni, e spero che se alle mie parole presterai fede tu sarai lieto mentre qui haverai vita, so in cui potevi incontrarti che in tanti tuoi travagli conforto maggiore ti porgesse.Io son il tuo precettore, io son quello che tanto ti amai, et hora instruir ti voglio nella cognitione delle ragioni fabricatorie delle galee, poiché, s’io non m’inganno, crederò che le passioni quali hai sofferte ti habbi fatto svanire quelle che già da me apprendesti.
Dovendo dunque io trattar teco di materia così a questi tempi
necessaria et opportuna, volentieri mi ascolterai, ponendo le mie parole nel tuo cuore come fondamento stabile et permanente.Tu hai da sapere che il principale, il maggior et supremo studio d’ogni imperio, regno et dominio deve esser quello della guerra, per conservarsi in pace; et senza dubio alcuno quel luoco dove con assiduità et diligenza s’esperimenterà et praticherà l’ordine della guerra, sarà talmente instrutto, illuminato et antiveduto, et ascenderà a tal grado d’intelligenza che sarà terrore negli occhi de’ suoi nemici, et si conserverà continuamente in pace.Quel prencipe adunque che haverà perfetto ordine di guerra possederà il suo dominio in pace, sprezzando tutto quello che i suoi avversarii contra li machinassero; questo solo insomma può et fa per molti homini, per molte armi et per molti denari.Felice et ben avventurato prencipe nel cui regno si ritrovano huomini studiosi et vigilanti in opere tali.Ma perché due sorti di guerre et di battaglie s’essercitano, l’una terrestre et l’altra maritima, lasciando io da parte la prima, dirò di questa navale, cioé delle galee.Dico adunque: chi non ha galee non è munito, manca del primo fondamento et della prima provision di questa seconda guerra, per la quale
53v//4r solamente sono state ritrovate et fabricate esse galee; queste sono l’origine et principio dell’ordine predetto.Però volendo conservarlo, bisogna parimenti conservar le ragioni delle galee, le quali principalmente ti sarano dimostrate et summariamente raccontate, dico di queste che nei presenti tempi nella guerra moderna s’adoperano.Stammi
Quasi che la bella Aurora era per discacciar le notturne stelle quando quell’anima beata così a dire di novo ricominciò: «Quantunque io sappi che qui non saresti sicuro all’apparir del gran lume rispetto alle rabbiose fiere che qui s’occultano per queste tane, non però doverai dubitare dal latrare de’ cani, dalli ululati, dai fieri muggiti, perché dalla virtù di tal lume starano lontani.Non temer punto ma animosamente ascoltami, che in occasione il genio tuo sfodrerà per te la sua lucente spada et nel spuntar d’Apollo ti ritroverai nel povero tuo letticciuolo.Ti prego a scrivere il da me raccontato, ti fidare della memoria tua, perché la molta inopia tua potrebbe da te obliar le parole mie.
Dirai alli amatori di tal virtù che quando vorrano fabbricare una galea commune, di longezza di passa vinticinque,
habbino prima a considerar che la longhezza del luoco over squero debba esser passa numero trenta in circa et la sua larghezza passa numero dieci in circa.La larghezza della galea sarà da una postizza all’altra piedi numero vintidoi et deti quatordeci, cioé il ziron da due parti piedi vinti, la largezza della corsia piedi doi; le grossezze delle due corsie piedi nulla, deti otto, et le grossezze delle due meze postizze dal schermo in fuori deti sei; a tal che tutte le preditte misure ascenderano a piedi numero vintidoi et deti quattordeci.Et volendo fabricar due galee sotto un istesso volto over squero, sarano le due larghezze piedi numero quarantacinque, deti numero dodeci, che sono passa numero niove et deti dodeci, et il di più fa di bisogno per la commodità delle opere, cioé al supplemento di passa numero dieci.
La principal cosa, pianterano doi pali sotto ‘l ditto volto, cioé uno a prova et l’altro a poppe, li quali siano discosti dalli pillastri piedi dodeci, et li debbano metter sotto terra piedi numero tre, et che siano li ditti doi pali discosti l’uno dall’altro passa numero vinti e mezo, nella qual distantia da prova a poppe, cioé da uno palo all’altro, debbano piantar similmente pali numero dodeci, ordinatamente uno doppo l’altro, che sarano in tutto pali numero 14, facendoli sicuri nella terra per sicurtà
64v//5r della galea che fabricherano sopra.
Nella longhezza preditta tirerano una trizuola dal primo palo da prova insino il palo ultimo da poppe, facendola forte alli dui pali, tirandola benissimo dalla parte di mezo il squero, et piomberano tutti li quatordeci pali nella parte di sopra, lasciandoli a tutti la sua galtella dalla parte delli pilastri, et debbano poi intressarli con una maestra da prova a poppe, ficcandola nelli predetti pali, elevata da terra piedi numero doi.
Di poi torrano una staziola, overo maestra, che sii dritta, lunga che arrivi almeno alli tre pali, et debbano principiar a prova a livellar in squara tutti li ditti pali insino all’ultimo palo a poppe, segnando la detta livellatione.
Finita la livellatione, ponerano una maestra per li segni del livellato, principiando a prova fuori del primo palo, et il simile farano a poppe con un’altra similmente maestra, tirando poi la trezuola quanto più forte potrano, affine che la camini per la livellatione dei pali, et li darano la longezza alla detta galea, che sarà passa numero vinticinque, cioé dal posselese del magier di bocca da prova nell’asta insino alla sola dell’asta da poppe, et li la lascierano li suoi slanci, cioé a prova piedi numero dodeci et a poppe piedi numero undeci, segnando e piombando // che sii la predetta longezza in squara sopra le ditte due staziole.
Fatto questo, si alzerano sopra il livellado da prova deti numero otto et a pope deti numero dodeci, che saranno le ditte altezze fuori di squara, lasciando poi calar la trizuola nella mezaria, tenendo però forti li capi della dita trizuola, così a prova come a poppe, sopra li segni fuori di squara, et lascierano la trezuola come ho detto insino al segno della livellatione nel palo di mezaria et in simil modo li darano il sentinato al cantier, segnando immediate per la via della trizuola nelli pali, et sarà il detto sentinato deti numero dieci.
E spediti di questo, li metterano li suoi calcagnioli, così a prova come a poppe, et la longhezza di quello da prova sarà piedi numero dodeci, et la sua altezza sarà deti numero sei, et quello da pope sarà longo piedi numero quindeci, et la sua altezza deti numero otto; tirando di novo la trizuola a retta linea per il livellado et sopra li calcagnioli, così a prova come a poppe, segnerano piombando li slanci sopradeti de l’aste.
Terminate le preditte misure, fortificherano il cantier con le sue ponte, banda per banda, sopra li suoi summi, ficando dette ponte così nel cantier come nelli summi.
La longezza hora della galea commune, et a questi tempi ordinaria, sarà passa numero 25.La qual sua longhezza
75v//6r ha origine dalla commodità delle banchade, palmete, spatii et barcarizo, come fra poco ti dirò, percioché vi entrano, come ho detto, bancade numero 24.
Da questa longezza trarano la sua larghezza, nominata communemente la bocca, nome veramente propriatissimo che manifesta tutte le altre ragioni che dano la forma alla preditta galea.La sua ragione la intenderano in simil modo, cioè partirano tutta la sudetta longezza per ottavo et l’ottava parte della longezza la metterano nella larghezza, cioè nella bocca, che sarebbe piedi quindeci, deti numero dieci.Ma avvertirano prima che per causa delli slanci non debbano metter in tal longezza se non passa numero 24, et la ottava portione delli ditti passa 24 sarà la sua ragionevole bocca, che sarà passa numero 3, cioè piedi numero quindeci, parte conveniente per la commodità del remo.
Et accioché ordinatamente habbino a operare, partirano tutta la preditta longhezza della galea in parti numero 5, et nelle due parte, cioè nelli doi quinti principiando da prova, ponerano la sopradetta bocca, cioè la corba di mezaria, la quale va doppia dimandata il mezanino, sopra la qual corba anderà l’arbore, ragione esperimentata e rara.
Uscirà similmente da questa bocca il fondo della galea, la qual //sua ragione la trarano dalla bocca, cioè la mitade d’essa bocca, che sarà piedi numero sette et mezo, sicura base dell’edificio.
L’altezza della ditta galea la trarano dalla sudetta bocca, cioè il suo pontale, il qual sarà la terza parte della bocca, cioè piedi numero cinque, altezza conveniente per la commodità dell’huomo andando per la parte interna, come anco per la commodità della vuoga, come al suo luoco ti dimostrerò.
Il sie piedi, cioè la prima linea sotto la linea della bocca, lo trarano dalla ditta bocca, cioè uno deto meno d’ogni piede di essa bocca, sarano piedi numero quatordeci et deto uno, di sei piedi proportion sicurissima nell’appoggiarsi.
Da questa bocca ancora trarano la seconda linea sotto d’essa bocca, nominata il tre piedi, la qual sua ragione sarà deti tre meno per ogni piede della ditta bocca, et rimanerà di tre piedi la sua parte piedi numero dodeci, deti tre, parte conveniente, dalla qual trarano l’arbore della ditta galea, cioè ogni piede del ditto tre piedi li darano uno passo di arbore, ragione che riuscirà forte sotto la vella.
Apprese che haverano le dette ragioni, produrano il sesto, forma over stampo delli ordini fondamentali, disegnandolo prima in squara, dividendo la sua altezza, cioè il pontal, in parte numero 3 et linee numero 4, cioè la linea della bocca, la linea
86v//7r del sie piedi, la linea del tre piedi, et finalmente la linea del fondo, et li darano a tutte le preditte linee la sua ragione, tirando poi per li segni delle preditte misure una cantinella sottile, segnando alla via delli detti segni, principiando dalla linea della bocca insino alla linea del fondo, scorticando ditto fondo tanto quanto sarà l’altezza del sesto, cioè deti numero 5 _ et non più.
Fabricato il sudetto sesto, li ponerano nella parte inferiore del fondo la sua partisone della galea, cioè la partisone del fondo, la quale ha principio nella corba della mezaria, overo ordine fondamentale, et va a restringendosi insino ‘l capo sesto da prova, et intenderano che la longezza della ditta partisone da prova sarà simile in longhezza come quella da poppe.La qual sua longezza la trarano dalla sesta parte della bocca, che sarà piedi doi et mezo, cioè piedi 2 _, et saranno le dite d’una sola longezza, ma differente, che il numero delli ordeni, overo corbe, dell’una non sarà simile all’altra, perché nella preditta partisone da prova entrerano corbe numero 30, nelle quali corbe, overo ordini, vi entrano corbe di onze numero 6, cioè il 30 capo del sesto a prova, il 25, il 20 , il 15, il 10, et il 5 con la corba di mezaria sola di ponto; et questa longezza, in tal modo partita, //servirà, come t’ho detto, dalla mezaria insino il capo sesto da prova, con le altre corbe similmente con quelle di onze partite, ascendeno tutte al numero di .31., con la corba di mezaria, et questa s’intende partisone del fondo dalla mezaria, cioè dalli doi quinti della galea insino il capo sesto da prova.
Un’altra partisone entrerà similmente dissimile a quella del fondo, coagiutrice alla ditta del fondo da prova adimandata il ramo, la qual sua ragione esce dalla partisone del fondo.Cioè la quarta parte della partisone del fondo da prova sarà la longezza della partisone del ramo da prova, che sarà deti numero 10.Questa partisone seconda, nominata partisone del ramo, principierà nel capo di sesto da prova et terminerà nelli forcami che sono appresso quelli della mezaria, et serve la dita solamente nelli forcami.Questo ramo è ragione che dilata et allarga la parte superiore della galea et gli spalle, overo quartiero, nel petto di detta galea.
Appresso la partisone del fondo prima et la seconda del ramo, un’altra partisone è necessaria ancora, la quale serve nell’istessa construttione et ordini fondamentali, la qual è nominata il scorrer del sesto.Ha origine ancor lei dalla partisone del ramo et l’una dall’altra scaturisce; la prima dalla bocca, la seconda dalla partisone del fondo, la terza dal ramo, cioè
97v//8r la longezza del ramo deti numero 10, et il scorer della partisone del sesto uno ramo et mezo, che saran deti numero 15, intendendo nelli forcami dalla mezaria infino a prova.La qual partisone del scorrer va partita con quella del ramo, come fra poco ti dirò, et queste tre partisoni così differenti l’una dall’altra entrano tutte tre nel sesto.La prima entra nella corba nella partison del fondo; la seconda entra nella summità del sesto del forcame, vicina al poselese del magier di bocca, overo altezza della galea; et la terza entra nel medesimo sesto del forcame nella parte media di esso sesto.
Un’altra ancora et ultima partisone per compimento del corpo sopraditto, la quale si dimanda la partison della stella, la quale sua altezza, non longhezza, come le tre sopradette si trarano dalla settima parte della partisone del fondo, che sarà deti numero 6 di stela da prova nel capo di sesto, e termina nella corba di onza numero 15, perfettissima intelligenza riuscita et approbata.
Avvertendo che le sopradette quattro partisoni, cioè del fondo, del ramo, del scorrer et della stella, serveno solamente nelli ordini fondamentali, dal capo di sesto da prova insino alla corba della bocca posta sopra li doi quinti della longhezza // della galea principiando da prova, et non s’estendeno più innanti.
Tu hai dunque inteso et intenderano anco quelli che desiderano di sapere che quattro sono le partisoni, differenti l’una dall’altra, eccetto che la sola longhezza della partison del fondo, perché quella longezza che serve nella longezza della partison del fondo da prova la istessa serve nel fondo da poppe et si cava come ho detto.Ma nella preditta longezza della partison del fondi da poppe entrano ordini, ovvero corbe, numero 50, cioè tutte nella ditta longezza, che sono piedi 2 _, et ha ancor lei le sue corbe di onze, cioè il 50 nel capo di sesto, il 45, il 40, il 35, il 30, il 25, il 20, il 15, il 10, et il 5 appresso la corba della mezaria.Sono in tutto corbe di once numero dieci, cioè 10.
La partisone del ramo da pope.Se ti ricorda, prima io dissi che il ramo da prova lo trarano dalla quarta parte della partisone del fondo da prova, et hora ti dico che il ramo da pope lo trarano per il quinto della partisone, et sarà il suo ramo da poppe deti numero 8.
Il scorer del sesto ti dissi che a prova lo trarano dal suo ramo, cioè una parte e meza, et hora ti dico che il scorrer del sesto da pope lo trarano dal ramo da pope, cioè
108v//9r due longhezze di ramo farà il scorer del sesto da pope, che sarà deti numero 16 di scorrer.
La stella ti dissi similmente che quella da prova la trarano per la settima parte della partisone, et hora ti dico che la stella da poppe la trarano per la sesta parte della partisone, che sarà deti numero 7 in capo di sesto da pope, e termina nella corba di onza numero 25.
Il modo di ordinare et divider le sopradette partisoni, così da prova come da poppe, è uno solo, ma le ragioni in più modi, percioché alcuni le trano dal dritto ponto formando il pavione, et altri per altra via, secondo la diversità delle intelligenze; pur io dirò quello che sempre osservai et mi è riuscito.Farai la partisone, così da prova come da poppe, con la figura del scueto, e tratta la partisone del scueto sopra quella formerai il pavione, et dal pavione trarrai il suo ramo, et dal ramo il suo scorrer del sesto, et il detto pavione lo farano nella parte superior della partisone, et il il ramo nella superior parte del pavione, et la stessa la trarrai similmente dalla partisone nella parte inferiore.Et a dimostrarti questo un’altra volta ti darò un essempio formale et visibile et in quanti modi potrai partire perfettamente, // percioché è necessaria cosa dimostrartilo con l’essempio innanzi, essendo nobilissime intelligenze degne di esser veramente considerate et apprezzate, et tanto basterà per hora sopra l’ordine del divider le preditte partisoni.
Ma per dar fine et espedirmi ti dico che le altezze della galea dalla bocca le trarano.Prima, l’altezza della mezaria io t’ho detto che sarà lei il terzo della bocca, cioè piedi numero 5, et l’altezza da prova nel poselese del magier di bocca nell’asta sarà una meza bocca, cioè piedi 7 _ et non più, affine che il canon di corsia possi batter e tirar nella superficie dell’acqua et il palamento possi similmente pigliar aqua conveniente; et in altezza fonderà il remo piedi numero 6, proportione perfetta tra l’huomo et il remo et tra ‘l remo et l’acqua, et li darà nel montar il banco il ziron nel petto et non nel capo, come in molte si vedeno che assomigliano caramussali.
L’altezza da pope di detta galea li darano due terzi della bocca, sarano piedi numero 10, et uno piede di castelleto principia nel triganto, termina al zovo da pope.
Le preditte misure fin qui raccontate sono le principali che
119v//10r formano il corpo della galea.Necessaria cosa è trattar hora l’ordine della coperta, però si metterà in late la detta coperta, il qual suo numero sarà late 53 et li dui zovi, così a prova come a poppe sarano in tutto numero 55.Vero è che alcuni metteno late 58 et li doi zovi, in tal caso io mi rimetto et dirò brevemente una piccola mia ragione in tal proposito.Quanto manco amorsadura haverà il magier di bocca, fortezza principal della galea, tanto sarà lui più sicuro, resterà snervato et indebolito, essendo tagliato quasi tutto a morelli, ragione poco capita et intesa.
Il bolzon della lata li darano deti numero dieci, cioè deti numero 10, et il suo avitado, così a prova, nella mezaria et poppe, similmente deti numero 10.
L’arboro si metterà sopra il numero delle late numero 21 verso prova, et anderà, come ho detto, sopra la corba di mezaria.
Il colo della lata a prova, la sua longezza sarà dal’oro del magier di bocca insino l’oro della banda di fuori piede doi et mezo, cioè 2 _.
Il collo della lata nella mezaria sarà similmente dal magier di bocca insino l’oro della banda di fuori piede uno et mezo, cioè 1 _, et quello da pope piedi 2, quarta 1.
L’altezza della vuoga nella mezaria li darano di altezza piedi numero 3, deti doi, et il suo zirone, come già è detto, piedi numero 10.
L’altezza della vuoga a prova li darano piedi numero 2 et quarte numero 3.
L’altezza della vuoga a poppe li darano piedi numero 2 et quarta numero 1.
Intendendo le sopraditte altezze dal sfoglio nella coperta in squara insino a l’oro del grado, intendendo che sempre l’altezza della vuoga nella mezaria deve esser dalla superficie dell’acqua insino al grado dell’oro di sopra, overo postiza senza grado, piedi numero 4, deti numero 7 _, desiderando haver vuoga commoda et ben intesa, rimanendo la centa fuori di acqua, come die rimaner per poter sempre portar la vela et batter la palada con la sua ragione, dovendo considerar le opere che rimangono fuori di acqua.
Grossezza del sfoglio deti 4 _, larghezza del magier di bocca deti numero .XI., larghezza della centa deti 6, a tal che le
1210v//11r preditte altezze ascendeno a piedi uno et deti cinque et mezo, cioè piedi numero 1, deti 5 _, applicati a piedi 3, deti 2 di altezza di vuoga; sono in tutto piedi numero 4, deti 7 _, et tanto manco et più quanto meno et più anderà la centa sott’acqua.
Un’altra ragione ancora ti ricorderò in materia della ditta vuoga, et li dirai che il suo remo lo trarano dalla ditta bocca, cioè due bocche et la partisone appresso, che sarano piedi numero 32 _, et li doi terzi sarano con la portione della partisone nel fusto et nella pala, et il terzo, che sarà piedi 10, sarà il suo zirone.
L’affondar del ditto remo, parte conveniente sarà piedi numero 6, et questa ragione si trarrà dal ditto remo, cioè deti 3 per ogni piede del remo, 3 fia 32, fano 96 deti.
L’altezza della vuoga sempre si li die dare, è tratta dalla longezza del remo, cioè uno dito e mezo per ogni piede di remo.
Molte et altre ragioni ti potrei raccontare intorno l’ordine della ditta vuoga, ma una sola io ti dirò e basterà per hora.
Il sbiasso, over fuori di squara del remo , li darai alla corssia deti numero 8, et alla corda deti numero 20; sarano in tutto // piede uno et mezo et una quarta, cioè deti 28 di sbiasso haverà il banco.
Dunque, quel che ti ho detto fin hora e fatto conoscer, misure, ragioni et ordini, sono state cose che molto importano al servitio della galea, ma anco assai importanti sono queste che hora ti dirò, essendo il solo termine come nel principio hai da me inteso che ordina la guerra, per commodità della quale furono ritrovate l’armi et le galee.Però quando non saranno atte et disposte alla guerra et che il corpo sia confuso et la vuoga impedita, incommoda et difficile, sarà instrumento ristretto, debole et vano.
Considerando la gravità di questo pericolo avvertirai che nella coperta preditta s’hanno d’accomodare li servitii di sartiami, così di coperta come d’acqua, et sopramodo il commodo dell’artigliaria; et quella galea sarà più utile in ogni attion, la qual sarà più commoda, più libera et più facile al manizo, di conveniente quantità di artellaria ben ordinata et perfettamente accomodata et intesa, in maniera che s’habbi a servir a guerra libera et continuata, con sbaramento interminabile, al governo della qual fossero admessi tanti bombardieri quanti a sufficienza bastassero al servitio di quella, talmente che come
1311v//12r ognuna delle galee positive o commune tien poca guerra, ch’è il canon da prova et doi aspidi, li quali sbarrati una volta sola bisogna star a discretion dell’inimico.Piccola guerra veramente, pochi ministri, 4 bombardieri, doi capi et doi sottocapi, debole guerra che finisse in breve, perché in un instante termina et manca, non vi essendo altra artigliaria altri ministri.Vengi pur il nemico sopra a suo beneplacito, tal ordine è piccolo, debole e terminato.Ti dico che bisogna ordinar la preditta coperta a guerra grande per facilitar et accomodar molta artellaria, sparsa, partida et divisa a prova, a poppe, dalla destra da poppe a prova, dalla sinistra da prova a poppe, guerra forte, potente, continua, che supera ogni altro ordine di maritimo apparato.Guerra moderna, che va sempre circulando con continui sbaramenti et ordini di non lasciarsi venir avvicinar mai li nemici, struggendoli e stracciandoli da lontano.Questa commodità et quest’ordine procurerano di ritrovare.
Nella coperta hora ordinaria vi entrano bancade numero 24, a ragione di piedi 3, deti 9, da schermo a schermo, due palmete prova et poppe, doi spatii prova et poppe, fogon et barcarizo.Ma prima la longezza preditta è passa numero 25, fano piedi 5, fia 25, 125.
Palmeta da prova longa piedi numero 8.
Spatio da prova piedi numero 6 _.
Et quanto ti dico qui del fogon tanto importa il barcarizo.
Fogon alla destra largezza piedi numero 7.
Spatio da poppe piedi numero 7.
Palmeta da poppe piedi numero 11.
Bancade numero 24 fano piedi numero 85 _.
Summano le sopradette summe piedi numero 125.Tutta la longhezza preditta.
Con la inventione di degna et rara minera et col trovar vena di ricco thesoro il principe in ogni tempo et occasione havera sempre perfetto ordine di guerra, la qual regola utilissima si die con ogni sollicitudine procurare et investigare.Io circa la fabricatione della galea non ho a dirti altro, perché in vero se ti volessi raccontar le opere che vano nella produttione, come sono larghezze, grossezze, altezze, longhezze, amorsadure, concadenationi, ingropadure, chiave dentate, chiave ugnole, pinzate, tresse, apartamenti, scontri, forti, ripari, puntelle, stante, paramezali,
1412v//13r casse, verzene, corde, contramagieri, fodri, castignole, corsie, sottocorsie et infinitissime altre opere, così nel nome come nei ligamenti, morelli, fori vacui, fitture doppie, fitture ugnole, le quali sono tutte cose considerabili et di molta osservanza nella predetta construttione, el mi bisognerebbe consumar due notte intiere basteriano.Lascio anco di dirti circa le qualità e cognition dei legnami, come sono roveri, ceri, laresi, pini, abeti, e dove s’habbino da poner nella ditta fabricatione, et il particolar conoscimento necessario circa la intelligenza e sparagno di tali legnami, se sono roveri nostrani, campestri, di valle, di monte, d’Istria, di Dalmatia, di Albania, di Goritia, se sono legni novi o vecchi, tenaci alla fittura, stropegni, flessibili, gravi o lievi, se sono sani, se infermi, se tagliati in buona luna, se fuori di stagione, se hanno virtù radicale, naturale overo attrattiva et accidentale.Le quali tutte considerationi devono esser osservate dalli fabricatori, volendo terminar la construttione della predetta galea percioché, altramente operando, brevissimo è il tempo et poco durabile è essa galea, ritrovandosi molta differenza tra la moderna et l’antica guerra, et così molto differente deve esser // la presente fabricatione delle galee dalle antique.Primieramente le galee moderne sono assai maggiori di quelle dell’antica guerra, et ancor che dicano alcuni che ve n’erano, quali haveano ordeni 2, 3, 4 e 5, si hanno da intender tali ordini per remi, perché ve n’erano galee anco che haveano ordeni numero 40, non però uno superiore all’altro, ma erano remi ugnoli adoperati da un solo huomo et erano uno doppo l’altro; et li doi ordeni furono le galee bireme, il terzo ordine furono le galee trireme, il quarto le quadrireme et il quinto ordine le quinquereme, come habbiamo ancor noi osservato.Et poi ch’io son entrato in discorso tale, non voglio restar di dirti, ch’il pianer con un remo fu il primo ordine, et il postizo fu il secondo ordine, et il tercichio fu il terzo ordine, il quartichio il quarto, et il quintichio fu il quinto ordine; et fu quello innovato l’anno 1527 dal Fausto, quando fabricò la sua prima galea, il quale non fu ordine ma confusione et fu un hospital et uno lazareto, anzi uno spettacolo di morte. fu però detta sua galea miglior più presta delle altre ordinarie bireme trireme da quel tempo, et chi crede altramente si ritrova in grand’errore, e sii sicuro ogn’uno che le //
1513v//14r intelligenze del Fausto superorno et furno maggiori di quanti mai hanno investigato gli antiqui ordeni, et quello che lui non intese delli ordeni antiqui non intenderano mai più li moderni, essendo stato buonissimo filosofo et scientifico delle lettere greche, hebree et caldee.Et chi ha tenuto o credesse che il terzo remo della trireme, il quarto della quadrireme aggionto alla bireme, habbi fatto mai alcun buono effetto et sii stato giovevole a cosa niuna, è di falsa opinione; dicendo di più che tutte le spese fatte per il passato et quelle che si facessero in tali ordeni sono state gettate via et si buttarebbono.Se il terzo remo della trireme non faceva effetto per la terza parte di quel che doveva fare un remo solo, che dovea fare il quarto et il quinto di maggior ordine?Anzi, dirò che non solamente facea buono effetto, ma impediva esso terzo il secondo et il secondo il primo, di tal sorte che niuno di loro potea far il debito suo perfettamente, et tutto nasceva dalla incommodità.Dirò meglio, il quinto impediva il quarto, et il quarto il terzo, et il terzo il secondo, et il secondo il primo; di modo che si vedea che nel vuogar spesse volte se non sempre feriva il secondo nel solco formato // del primo con la pala, et il terzo nel secondo, et il quarto nel terzo, et il quinto nel quarto, e ritrovando l’acqua rotta non faceva effetto alcuno se non che raccoglieva l’acqua sospesa nell’aria l’uno dall’altro, et molte volte si servivano del vento in luoco di acqua, et sempre si sentivano percuoter una pala nell’altra doi miglia di lontano et in particolare nela taciturnità della notte.Hora mercé di Dio sete lontani da tutti li predetti inconvenienti et potete dir haver commodità tale che non la hebbero li antiqui.Però, amantissimo mio, necessaria cosa è il fermarsi e stabilirsi nelli ritrovati ordeni et perpetuarsi, in maniera che la misura del moto, overo la contagiosa influenza, non mandi in oblivione le predette ragioni fabricatorie, perché tu vedi come l’atrocità delli presenti giorni priva gli huomini di poter apprender lettere, senza le quali niuno in questo albergo potrà mai riuscir perfetto nella predetta facultà.Et se ben hora si ritrovano diversi fabricatori che sanno fabricare et intendeno tali ordeni, et senza comparatione molto meglio di me che teco ho trattato, tu gli dirai che siano certissimi che per loro non ti ho instruito, meno per
1614v//15r scemarli l’honore il credito, ma ben per quelli che forse meno potrano intender doppo di loro.Et se m’è lecito dire la verità, dicoti che nel tempo del gran Fausto et sotto ‘l mio governo v’erano molti et più intendenti fabricatori che hora non sono, et crederò che li presenti lo confesserano, poiché all’hora li buoni et commodi padri mandavano alle scuole i loro figliuoli, dove apprendevano lettere, così di grammatica come di aritmetica, con le quali due ali riuscivano poi perfetti, come in molti s’è veduto.Et io li ho conosciuti, l’uno de’ quali fu il Zotto, dotato di buone lettere et geometria, Zuan Da Monte, li doi lieuali , Rinaldo, Pietro Oriol, Francesco Da Monte, Vicenzo Vitturi, Cristoforo Rosso, et altri simili.Ma hora pochi si trovano che sappino intender che cosa sii numeri latinità, le quai cose sono molto necessarie.Et sappi, diletto mio, che la capacità che hora fa cumulo nel Zopino da altra causa non è proceduta se non dalla intelligenza de’ numeri, della quale lui era et è professore, perché non sapea conoscer cosa alcuna di quel che appartenesse all’arte, meno havea cognitione di legnami, ligamenti, qualità et quantità di opere, le qua//li si apprendeno dal continuo moto dell’operare dimandato prattica.Et non sarebbe mal fatto che li tuoi signori facessero una scielta di meza dozena di figliuolini di venitiani padri, dandoli ‘l modo che andassero alle scuole, overo nelli seminarii, affine che apprendessero qualche poco di lume, li quali poi ritornati in quest’habitatione et applicati a tale professione riuscirebbono perfetti.Ma non più di questi, lasciamoli; pregandoti che vogli prima conoscer il terreno dove seminar vorrai questo grano, et fa che sii poca la seminatura et non getterai le margarite alli immondi quadrupedi.
Voglio ancora per fine pregarti che tu porti questa mia breve lettera a quelli fabricatori, ma perché so che non puoi andarvi la manderai, che ti farà servitio.Odi il tenore ch’io li scrivo, et la mansione sarà
Alli proti et fabricatori di galee nell’Arsenal.
Acciò che nei vostri cuori non ascenda pensiero alcuno che habbi forza di persuadermi et farvi creder che io con tal mezo procurassi che questo mio discepolo si
1715v//16r havesse da comparare ai vostri intelletti, overo concorrer con le vostre opere et intelligenze, et che da questo mossi et alterati non vi lasciasse veder questa mia verità, perché io so et conosco che nel vostro essercitio voi sete li primi huomini del mondo et che tutti i maestri di fabriche maritime vi cedono, ho voluto con la presente sincerarvi che lui molto ama et osserva le vostre virtù, non essendomi io per altro mosso ad instruirlo se non per universal beneficio et per manifestare le sopradette ragioni non a pieno conosciute nell’Arsenal, le quali sono difficili et importanti, ben intese dalla commune
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