Vitruvius Pollio, Marcus, L' Architettura generale di Vitruvio : ridotta in compendio, 1747

Bibliographic information

Author: Vitruvius Pollio, Marcus
Title: L' Architettura generale di Vitruvio : ridotta in compendio
Year: 1747
City: Venezia
Publisher: Albrizzi
Number of Pages: [22] Bl., 213, 12 Taf., [15] Bl. : Ill.

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Document ID: MPIWG:S84CM3DT
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Copyright: Max Planck Institute for the History of Science (unless stated otherwise)
License: CC-BY-SA (unless stated otherwise)
Table of contents
1. Page: 0
2. L’ ARCHITETTURA GENERALE DI VITRUVIO RIDOTTA IN COMPENDIO DAL SIG. PERRAULT dell’ Accademia delle Scienze di Parigi, ed arricchita di Tavole in Rame. OPERA Fradotta dal Franceſe, ed incontrata in queſta Edizione col Teſto dell’Autore, e col Commento di Monsig. Barbaro: Alla quale in oltre fi è aggiunto la Tavola e le Regole del Piedeſtallo. Page: 7
3. IN VENEZIA, MDCCXLVII. Nella Stamperia DI Giambattista Albrizzi Q. Gir. Con Licenza deè Superiori, e Privilegio Page: 7
4. JACOPO CAMPELLI NOBILE DELLA CITTA’ DI BELLUNO. Giambatista Albrizzi Q. Gir. Page: 9
5. Del Traduttore. Page: 13
6. Dell’ Autor Francese. Page: 16
7. De’ Capitoli, ed Articoli della preſente Opera. Articolo Primo DELLA PREFAZIONE. Del merito di Vitruvio, e di quello dell’ Opera di lui. # pag. 1 Articolo Secondo. Economia di’tutta l’ Opera cogli Ar-gomenti in riſtretto di ciaſchedun li-bro. # II Page: 19
8. Contenente l’ Architettura a noi comune cogli Antichi. CAPITOLO I. Dell’ Architettura in generale. Articolo Primo. Dell’ Origine dell’ Architettura. # pag.19 Page: 20
9. Articolo Secondo. Che coſa ſia l’ Architettura. # 27 Page: 21
10. Articolo Terzo. Quali ſieno le parti dell’ Architettu-ra. # 31 Page: 21
11. CAPITOLO II. Della Sodezza delle Fabbriche. Articolo Primo. Della ſcelta de’ Materiali. # pag. 39 Page: 22
12. Articolo Secondo. Dell’ uſo dè Materiali. # 47 Page: 23
13. Articolo Terzo. Delle Fondamenta. # 55 Page: 23
14. Articolo Quarto. Delle Mura. # 57 Page: 23
15. Articolo Quinto. De’ Pavimenti o Terrazzi. # 66 Page: 24
16. Articolo Sesto. Delle Incamiciature. # 73 Page: 25
17. CAPITOLO III. Della Bellezza della Fabbriche. Articolo Primo. Della comoda ſituazione delle Fabbri-che. # pag.78 Page: 25
18. Articolo Secondo. Della Eſpoſizione delle Fabbriche. # 81 Page: 26
19. Articolo Terzo. Della Diſpoſizione delle Fabbriche. # 84 Page: 26
20. Articolo Quarto. Della Forma comoda delle Fabbriche. # 88 Page: 27
21. CAPITOLO IV. Della Bellezza delle Fabbriche. Articolo Primo. In che conſiſta la Bellezza delle Fa-briche. # pag.92 Page: 28
22. Articolo Secondo. De’ cinque Generi di Ediſicj. # 99 Page: 29
23. Articolo Terzo. De’ cinque Ordini d’ Architettura. # 104 Page: 29
24. Articolo Quarto. Delle coſe che ſono comuni a più Or-dini. # 106 Page: 30
25. Articolo Quinto. Dell’ Ordine Toſcano. # 118 Page: 31
26. Articolo Sesto. Dell’ Ordine Dorico. # 121 Page: 32
27. Articolo Settimo. Dell’ Ordine Jonieo. # 128 Page: 33
28. Articolo Ottavo. Dell’ Ordine Corintio. # 141 Page: 34
29. Articolo Nono. Dell’ Ordine Compoſto. # 144 Page: 35
30. SECONDA PARTE Page: 36
31. CAPITOLOI. Degli Edificj Publici. Articolo Primo. Delle Fortezze. # pag.147 Page: 36
32. Articolo Secondo. De’ Templi. # 151 Page: 37
33. Articolo Terzo. Delle Piazze Pubblichi, delle Baſili-che, de’Teatri, de’ Porti, de’ Ba-gni, e delle Accademie. # 167 Page: 38
34. CAPITOLO II. Delle Fabbriche Private. Articolo Primo. Dei Cortili delle Caſe. # pag.179 Page: 40
35. Articolo Secondo. Degli Atrj o Veſtiboli. # 181 Page: 40
36. Articolo Terzo. Delle Sale. # 183 Page: 41
37. Articolo Quarto. Della Diſtribuzione degli Appartamen-ti degli Antichi. Page: 41
38. CAPITOLO III. Delle coſe che appartenevano ugualmente alle Fabbriche Pubbliche, e alle Private. Articolo Primo. Della condotta delle Acque delle Fon-tane. # pag.186. Page: 42
39. Articolo Secondo. Dei Pozzi, e delle Ciſterne. # 189 Page: 42
40. Articolo Terzo. Delle Macchine per portare, e per ſol-levare i ſaſſi e gli altri peſi. # 191 Page: 43
41. Articolo Quarto. Delle Macchine per alzar le Acque. # 197 Page: 43
42. Articolo Quinto Dei Molini ad Acqua per macinare il Grano. # 202 Page: 44
43. Articolo Sesto. Dell’altre Macchine Idrauliche. # 203 Page: 44
44. Articolo Settimo. Delle Macchine da Guerra: # 207 Page: 44
45. NOI RIFORMATOR # 1 dello Studio di Padova. Page: 46
46. COMPENDIO DE’ DIECI LIBRI D’ ARCHITETTURA DI VITRUVIO. PREFAZIONE. Articolo Primo. Del merito di Vitruvio, e della ſua Opera. Page: 47
47. Articolo Secondo. Economis di tutta l’opera di Vi-truvio cogli Argomenti e Som-marj di ciaſcun libro. Page: 57
48. COMPENDIO DE’ DIECI LIBRI D’ ARCHITETTURA DI VITRUVIO PRIMA PARTE, In cui ſi contiene l’ Architettura che noi abbiamo comune cogli Antichi. CAPO PRIMO Dell’ Architettura in generale. Ar ticolo Primo. Dell’ origine dell’ Architettura. Page: 65
49. Articolo Secondo. Che coſa ſia l’ Architettura. Page: 73
50. Articolo Terzo. Quali ſieno le parti dell’ Ar-chitettura. Page: 77
51. CAPITOLO II. Della Sodezza delle Fabbriche. Articolo Primo. Della ſcelta de’ Materiali. Page: 85
52. Articolo Secon@o, Dell’ uſo de’ Materiali. Page: 93
53. Artigolo Terzo. Delle Fondamenta. Page: 101
54. Articolo Quarto. Page: 103
55. Delle Mura. Page: 103
56. Articolo Quinto. De’ Pavimenti o Terrazzi. Page: 112
57. Articolo Sesto. Delle Incamiciature. Page: 119
58. CAPITOLO III. Della Comodità delle Fabbriche. Articolo Primo. Della comoda ſituazione delle Fabriche. Page: 124
59. Articolo Secondo. Della Eſpoſizione delle Fabbriche. Page: 127
60. Articolo Terzo. Della Diſpoſizione delle Fabbriche. Page: 130
61. Articolo Quarto. Della forma comoda delle Fab-briche. Page: 134
62. CAPITOLO IV. Della Bellezza delle Fabbriche. Artigolo Primo. In che conſiſta la Bellezza delle Fabbriche. Page: 138
63. Articolo Secondo. De’cinque Genevi d’ Edifizj. Page: 145
64. Articolo Terzo. De’cinque Ordini d’ Architettura. Page: 150
65. Articolo Quarto. Delle coſe che ſono comuni à più Ordini. Page: 152
66. Articolo Quinto. Dell’ Ordine Toſcano. Page: 164
67. Articolo Sesto. Dell’ Ordine Dorico. Page: 167
68. Articolo Settimo. Dell’ Ordine Jonico. Page: 174
69. Articolo Ottavo. Dell’ Ordine Corintio. Page: 187
70. Articolo Nono. Dell’ Ordine Compoſto. Page: 190
71. DEI DIECI LIBRI D’ ARCHITETTURA DI VITRUVIO. SECONDA PARTE, In cui ſi contiene l’ Architettura a noi comune cogli Antichi. CAPITOLO PRIMO Degli Edificj pubblici. Articolo Primo. Delle Fortezze. Page: 193
72. Artigolo Secondo. De’ Templi. Page: 197
73. ArticoloTerzo. Delle Piazze Pubbliche, delle Ba-ſiliche, de’ Teatri, de’ Porti, de’ Bagni, e delle Ac-cademie. Page: 213
74. CAPITOLO II. Delle Fabbriche private. Articolo Primo Dei Cortili delle Caſe. Page: 225
75. Articolo Secondo. Degli Atrj o Veſtiboli. Page: 227
76. Articolo Terzo. Delle Sale. Page: 229
77. Articolo Quarto. Della Diſtribuzione degli Ap-partamenti degli Antichi. Page: 231
78. CAPITOLO III. Delle coſe, che appartenevano ugualmente alle Fabbriche Pub-bliche, e alle Private. Articolo Primo. Della condotta delle Acque delle Fontane. Page: 232
79. Articolo Secondo. De’ Pozzi e delle Ciſterne. Page: 235
80. Articolo Terzo. Delle Macchine per portare, e per ſollevare i ſaſſi e gli al-tri pȩſi. Page: 237
81. Articolo Quarto. Delle Macchine per alzare le Acque. Page: 243
82. Articolo Quinto. De’ Molini e dell’ acqua per ma-cinar il grano. Page: 248
83. Articolo Sesto. Dell’ altre Maccbine Idrauliche. Page: 249
84. Articolo Settimo. Delle Macchine da Guerra. Page: 253
85. FINE. Page: 258
86. SPIEGAZIONE Dblla Tavola I. Page: 260
87. SPIEGAZIONE Della Tavola II. Page: 262
88. Della Tavola III. Page: 264
89. SPIEGAZIONE Della Tavola IV. Page: 266
90. SPIEGAZIONE Della Tavola V. Page: 268
91. SPIEGAZIONE Della Tavola VI. Page: 270
92. SPIEGAZIONE Della Tavola VII. Page: 272
93. SPIEGAZIONE Della Tavola VIII. Page: 274
94. SPIEGAZIONI Della Tavola IX. Page: 276
95. SPIEGAZIONE Della Tavola X. Page: 278
96. SPIEGAZIONE Della Tavola XI. Page: 280
97. SPIEGAZIONE Della Tavola XII. Page: 282
98. VOCABOLARIO, OSIA SPIEGAZIONE Delle parole difficili che s’ in-contrano in Vitruvio. A Page: 285
99. B Page: 289
100. C Page: 290
101. D Page: 294
102. E Page: 295
103. F Page: 296
104. G Page: 297
105. I Page: 299
106. L Page: 300
107. M Page: 301
108. N Page: 303
109. O Page: 303
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7
L’ ARCHITETTURA
GENERALE

DI

VITRUVIO

RIDOTTA
IN COMPENDIO
DAL
SIG. PERRAULT
dell’ Accademia delle Scienze di Parigi,
ed arricchita di Tavole in Rame.
OPERA
Fradotta dal Franceſe, ed incontrata in queſta
Edizione
col Teſto dell’Autore, e col
Commento
di Monsig. Barbaro:
Alla quale in oltre fi è aggiunto la Tavola
e
le Regole del Piedeſtallo.
1[Figure 1]
IN VENEZIA, MDCCXLVII.
Nella Stamperia DI Giambattista Albrizzi Q. Gir.
Con Licenza deè Superiori, e Privilegio
811[Handwritten note 1]22[Handwritten note 2]33[Handwritten note 3]44[Handwritten note 4]
9ALL’ ILLUSTRISSIMO SIGNOR
JACOPO CAMPELLI
NOBILE

DELLA
CITTA’ DI BELLUNO.
Giambatista Albrizzi Q. Gir.
Un‘occaſion favorevele per rende-
re
nota al pubblico e a Voſtra Signoria
Illuſtriſſima
in qualche parte la ſtima,
che
da gran tempo nodriſco al di Lei
degniſſimo
Perſonale, mi vien preſen-
tata
nella riſtampa, che fanno i miei
torchj
di un’ Opera d’ Architctto il più
celebre
che viveſſe nel ſecolo del buon
guſto
.
Queſta è il Compendio dell’Ar-
chitettura
generale di Vitruvio, che
porgo
a Lei non già col penſiere ch’ Ella
porti
la ſua cognizione alla lettura di
un’
Opera nella quale ſi è pur troppo di
già
conſumata, ma perchè in quella
10 ſervi El nome e la memoria di un Ser-
vidore
che ſoſpirava la congiuntura per
dichiararſi
.
So hen io già quanto Ella
ſiaſi
avanzata in tale ſorta di ſtudj:
ſo
la
ſcelta copioſa d’ Autori Architetti da
Lei
raccolti con molte cure e diſpendj;
e come anche a Lei obbligato ſia il Pub-
blico
per aver Ella fatto incider in ra-
me
li ſuoi prodotti d’ Architettura deli-
neati
di buon guſto, e con vaga e nobile
idea
, che avrebbero potuto recar merito e
nome
a i più provetti Maeſtri, non che al-
la
di Lei età allora freſca, che addeſtra-
vaſi
ſol per diletto in un’arte così genrile.
E queſta che ſuoi meriti è la me-
noma
parte, fu però molto per me op-
portuna
nella congiuntura preſente, apren-
domi
foriunatamente la via per acqui-
ſtarmi
un Padrone.
Che per altro l’ Ar-
chitettura
, che rende un fregio non or-
dinario
alla ſua Perſona, non ſarebbeſi
meffa
a fronte di tante eccellenti viriù,
che
adornano l’ animo ſuo gentile:
di
quella
cognizione perfetta nelle Matema-
uche
e in tutta la Fiſica, nelle quali
11 eſercita aſſiduamente: di quella Erudizio-
ne
ſacra e profana, in cui tanto s’avan-
za
, quanto vedeſi alla giornata accreſciu-
ta
d’ottimiLibri la ſcelta ſua Biblioteca:
e fi-
nalmente
di quel coſtume diſtinto e pregevo-
liſſimo
, che in una fortuna avvantag-
giata
ed illuſtre, ci porge l’Eſemplare di
uno
ſplendido e perfetto Cavalier Criſtiano.
Dopo il merito di queſti ed altri Per-
ſonali
ſuoi fregj, quanti non ne ba Ella
ancora
ſortito dalla natura?
come l’ an-
tico
illuſtre natale, che lo rende Nobile
di
una coſpicua Città, dalla quale ſi ſon
veduti
uſcire tanti Uomini illuſtri, o per
Naſcita
, o per Armi, o per Letteratu-
ra
, ſicchè non invidia i Privilegj, o la
Nobiltà
di ſangue più chiaro a qualunque
Città
ſoggetta alla Sereniſſima Dominan-
te
:
o l’ affluenza di una fortuna, che
diffondeſi
largamente a ogni condizione
di
Perſone in opere di pietà, di bene-
ficenza
e di ſplendidezza:
o il merito
de’
Maggiori, che ſolamente in un Gio-
vanni
Campelli, per le immenſe limo-
ſine
da lui largamente diſpenſate
12 Poveri della Città di Venezia, riſcuote
ancora
univerſalmente una ben degna ri-
putazione
, e la più tenera ricordanza,
potendoſi
dir con giuſtizia non eſſervi ſta-
to
alcun Povero o Luogo Pio in queſta
grande Metropoli, che non ne abbia ri-
ſentito
ſoccorſi conſiderabili:
o ancora
per
l’ erudite Opere di queſto Soggetto
ſtampate
in Poeſia Sacra e profana, che
lo
mettono al rango de i più eleganti e
colti
Letterati dell età ſua.
Queſti tutti diceva, ſono per Lei me-
riti
foreſtieri;
ha Ella hiſogno di
mendicar
dalla ſorte la ſtimache ſi proc-
cura
a più gran pregio coll’ ingegno, e
colle
Perſonali ſue doti.
Reſta ſolo che io
impetri
dalla geloſa ſua modeſtia un be-
nigno
perdono per queſto benchè ſemplice
tocco
delle ſue ledi, ſapendo ch’ Ella ha
più
a cuore di meritarle che di udirle;
e che la ſua innata affabilità ſi degni
accoglier
ſotto il ſuo Pairocinio queſt’ O-
pera
e me che gli la preſento, umilian-
domi
col più profondo del mio riſpetto
della
mia divozione.
13PREFAZIONE
Del Traduttore.
E’noto abbaſtanza ad ognuno eſſer ſtato Vi-
truvio
uno de’ più eccellenti Maeſtri d’Ar-
chitettura
che ne’ſecoli paſſati nella noſtra Ita-
lia
fioriſſero;
poichè l’ Opere ſue tante volte
riſtampate
e in lingua latina, e in lingua vol-
gare
, e da più ſublimi ingegni commentate lo
hanno
dato chiaramente a conoſcere.
Anche la Francia nel ſecolo paſſato ce ne ha
dato
un vero teſtimonio della ſua grande eſti-
mazione
per queſto celebre Autore, avendo
ancor’
eſſa prodotta alla luce la Traduzione in
lingua
Franceſe che ne fu fatta di tutta l’ O-
pera
d’ Architettura di Vitruvio dal tanto rino-
mato
Signor Perrault, uno de’ più illuſtri ſog-
getti
che abbia avuto l’ Accademia delle Scien-
ze
di Parigi;
come pure il Compendio eſatto e
giudizioſo
della ſteſſa Architettura, che per
maggior
vantaggio de’ Profeſſori e de’ di let-
tanti
di queſt’arte, pubblicò non molto dopo lo
ſteſſo
Signor Perrault con le Tavole in rame di
ſua
mano delineate:
e queſto appunto è quel
Compendio
che viene preſentemente alla luce
nel
noſtro idioma Italiano.
Vero è che un’ altra volta ſi è veduto non
ha
molti anni uſcir dalle ſtampe un altro li-
bercolo
d’Architettura con titolo conſimile;
14 con tutto il fondamento potiamo ben aſſerire,
che
quello non ſolo era affatto diverſo da que-
ſto
noſtro, ma ch’ era in cltre così ſuccinto,
mancante
, e mal ſpiegato, che appena ſe gli
ſarebbe
dato giuſtamente il titolo di puro indi-
ce
, o di ſemplice abbozzo di varie coſe in
confuſo
, non che quello di un eſatto Com-
pendio
:
e le ſue Tavole in rame erano mal
diſegnate
ed inciſe, e così ſcorrette, che mal
convenivano
all’ Opera di un Autore di gran
merito
.
La diligenza dunque che ſi è praticata nella
ſtampa
di queſt’ Opereta, è la ſeguente:
in
primo
luogo ella è ſtata intieramente ed eſat-
tamente
tradotta con tutta la poſſibile atten-
zione
, ſenza che nulla ſiaſi ommeſſo di ciòche
v’era
nell’ Originale Franceſe.
2. Ella ſi è confrontata col Teſto originale di
Vitruvio
e col Commento di Monſig.
Barbaro,
e
ſi ſono adoperati i di lui termini medeſimi
volgari
tanto nella ſpiegazione delle materie,
quanto
nel denominare tutti que’ membri che
all’
Architettura appartengono:
in oltre ella ſi
è
ſupplita in qualche parte in cui pareva man-
cante
, e ſi è ſpiegato un diffuſamente qual-
che
paragrafo, che per eſſer aſſai difficile eſi-
geva
maggior chiarezza.
3. Le Tavole in Rame ſono ſtate con gran
diligenza
diſegnate ſulle Originali di Parigi, e
così
pure inciſe da Valentuomo aſſai intendente
del
diſegno e perito nell’ Architettura:
poi di
nuovo
eſaminate e corrette dove le Franceſi
15 tivano qualche difetto, ſi ſono in
modo
coordinate, che corriſpon-
dano
adequatamente alla ſpiega-
zione
del teſto.
E perchè nulla
vi
mancaſſe di eſſenziale, ſi è
ſtimato
bene di aggiungere in
queſta
noſtra edizione una Tavo-
la
in rame con la Pianta del Pie-
deſtallo
, e di mettervi pure a
ſuo
luogo la ſpiegazione delle re-
gole
e della proporzione di que-
ſto
membro, cavata per altro
dall’Opera
ſteſſa di Vitruvio.
4. Per compimento poi dell’O-
pera
, e per maggior comodo e
facilità
de’Studenti, ſi è inſerito
per
via di Alfabeto il Vocabola-
rio
de’Termini uſati in queſt’ ar-
te
, con la loro ſpiegazione anti-
ca
e moderna, corriſpondente al-
le
coſe in detta Opera deſcrit-
te
;
e l’ Indice degli Articoli, e
di
tutte le materie che vi ſi con-
tengono
.
16AVVERTIMENTO
Dell’ Autor Francese.
ALtre volte ſono ſtati meſſi
alle
ſtampe compendj di Vi-
truvio
;
ma pure non ve ne ha
neppur
uno, in cui ſia ſtata ſe-
guita
l’ idea, che ha ſuggerita
Fileberto
dell’ Olmo nel terzo ſuo
libro
.
Deſidera queſto Autore,
che
nel compendiare Vitruvio, ſi
mettano
in ordine le materie da
lui
trattate confuſamente;
e che
quanto
ſi ritrova in più luoghi
diſperſo
, concernente uno ſteſſo
ſoggetto
, tutto ſi riduca ad un
ſolo
e medeſimo capo.
Queſto
Metodo
, il quale dalla maggior
parte
degli Scrittori antichi li
vede
traſcurato, è ſtato oſſerva-
to
nel Trattato preſente;
per-
chè
può egli ſervir molto ad ao-
prendere
, e a ritenere le coſe
con
più di facilità.
Si è
17 elatta attenzione di non metter-
vi
coſa, che non ſia cavata
da
Vitruvio;
bensì vi ſi ſono
aggiunti
dapertutto oltre al te-
ſto
, varj periodi che facevano
a
propoſito per legar il diſcor-
ſo
, e per renderlo più chia-
ro
.
Se eontuttociò, malgrado
queſte
tali cautele, vi reſta qual-
che
oſcurità, com’è impoſſibile
che
non ve ne abbia più d’ u
na
, il Lettore potrà ricorrere
al
Vitruvio Franceſe impreſſo l’
anno
precedente, ſopra il qua-
le
è ſtato formato queſto com-
pendio
;
dove ſi troveranno nel-
le
note, nelle figure, e nelle
ſpiegazioni
che vi ſono, tutte le
neceſſarie
dichiarazioni.
Del re-
ſto
queſto piccolo Trattato non è
utile
ſoltanto a coloro, che co-
minciano
a ſtudiare l’Architettu-
ra
;
ma può eſſere ancota di van-
taggio
grande a quegli ſteſſi che
in
tale ſtudio vi ſono conſuma-
ti
.
Poichè non ſi può dubitare,
ch’
eſſendo ſtato Vitruvio un
18 gran Valentuomo, l’ autorìtà di
lui
unita a quella di tutta l’An-
tichità
, la quale ſi truova rin-
chiuſa
ne’ ſuoi ſcritti, non ſia
capace
, prevenendo i Princi-
pianti
, e confermando i Mae-
ſtri
, di ſtabilire le buone maſſi-
me
, e le vere regole dell’Archi-
tettura
.
19TAVOLA
De’ Capitoli, ed Articoli
della
preſente Opera.
Articolo Primo
DELLA PREFAZIONE.
Del merito di Vitruvio, e di quello
dell’
Opera di lui. # pag. 1
Articolo Secondo.
Economia di’tutta l’ Opera cogli Ar-
gomenti
in riſtretto di ciaſchedun li-
bro
. # II
PRima diviſione di tutta l’Opera
in
tre parti, cioè I.
La coſtru-
zion
delle Fabbriche.
II. La Gno-
monica
.
III. La Meccanica. Secon-
da
Diviſione in tre parti, cioè I.
La Solidità. II. La Comodità. III.
La
Bellezza.
Sommario de’ dieci
libri
di Vitruvio.
Del primo, del
ſecondo
e ſeguenti.
20PARTE PRIMA
Contenente l’ Architettura a
noi
comune cogli
Antichi
.
CAPITOLO I.
Dell’ Architettura in generale.
Articolo Primo.
Dell’ Origine dell’ Architettura. # pag.19
LA prima occaſione di applicarſi
all’
Architettura.
I primi mo-
delli
, che ha ſeguiti l’Architettu-
ra
, ſono ſtati o naturali, o artifi-
ziali
.
I primi Inventori ſtati ſono
1
.
Gli Architetti del Re Doro, 2.
quelli del Principe Ione, 3. Calli-
maco
, 4.
Ermogene.
21
Articolo Secondo.
Che coſa ſia l’ Architettura. # 27
Definizione dell’ Architettura. L’ Ar-
chitettura
debbe aver cognizione
di
undici coſe, cioè I.
Della Scrit-
tura
.
II. Del Diſegno. III. Della
Geometria
.
IV. Dell’ Aritmetica.
V. dell’ Iſtoria. VI. Della Filoſo-
fia
morale.
VII. Della Filoſofia na-
turale
.
VIII. Della Medicina. IX.
Della
Giuriſprudenza.
X. Dell’ A-
ſtronomia
.
XI. Della Muſica.
Articolo Terzo.
Quali ſieno le parti dell’ Architettu-
ra
. # 31
L’ Architettura ha otto parti, cioè
I
.
La Sodezza. II. La Comodità.
III. La Bellezza. IV. L’ Ordi-
nanza
.
V. La Diſpoſizione. VI.
La
proporzione.
VII. La Decen-
za
, la quale ricerca, che abbia-
ſi
riguardo a tre coſe, cioè 1.
22 lo Stato. 2. Al Coſtume. 3. Al-
la
Natura de’ luoghi.
VIII. L’ Eco-
nomia
.
CAPITOLO II.
Della Sodezza delle Fabbriche.
Articolo Primo.
Della ſcelta de’ Materiali. # pag. 39
Vitruvio parla di cinque ſpezie di
Materiali
, cioè I.
Delle Pietre.
II. De’ Mattoni. III. Del Legname,
di
cui ſe ne uſa molte ſpezie, come
l’Abete
, la Quercia, il Faggio,
il
Pioppo, il Salice, l’ Alno, l’ Ol-
mo
, il Fraſſino, il Carpino, il Pi-
no
, il Cipreſſo, il Ginepro, il Ce-
dro
, il Larice, l’ Olivo.
IV. Del-
la
Calcina.
V. Del Sabbione, di
cui
ve n’ha cinque ſpezie, cioè il
Sabbione
1.
di Cava, 2. di Fiume,
3
.
di Ghiarra, 4. di Mare, V. del-
la
Pozzolana.
23
Articolo Secondo.
Dell’ uſo Materiali. # 47
I. L’ uſo delle Pietre. II. Quello del
Legname
.
III. Quello de’Mattoni.
IV. Quello della Calcina. V. Quel-
lo
del Sabbione.
Articolo Terzo.
Delle Fondamenta. # 55
Convien conſiderare tre coſe nelle
Fondamenta
, cioè I.
La eſcavazio-
ne
del terreno:
II. L’ aſſodamento
del
medeſimo.
III. La muratura.
Articolo Quarto.
Delle Mura. # 57
Vi ſono ſette ſpezie di Muratura, cioè
I
.
La Reticolata. II. Quella in Le-
gatura
.
III. Quella de’ Greci. IV.
Quella, che è per ordini uguali
24 pietre. V. Quella che è per ordini
diſuguali
.
VI. La Riempiuta. VII.
La Compoſta. Tre cautele per tut-
te
le ſpezie di muro, le quali ſo-
no
I.
di mettervi ancore o chia-
vi
.
II. di fare, che tutto ſia a
piombo
.
III. di farvi degli alleg-
gerimenti
, che ſi fanno in due
maniere
, cioè 1.
alleggerendo il
muro
per mezzo di puntelli, di
colonne
, d’ archi e di volte.
2. ſo-
ſtentando
i terreni.
Articolo Quinto.
De’ Pavimenti o Terrazzi. # 66
I Pavimenti ſono di quattro ſorte,
cioè
I.
Quelli a piè piano, che fa-
ceanſi
o alla maniera ordinaria, o
alla
maniera de’Greci.
II. I. Pavi-
menti
che ſono tra due Solaj.
III.
I Pavimenti che ſono ſopra il col-
mo
delle caſe in piatta-forma.
IV.
I
Pavimenti in ſoffittato, ne’ qua-
li
ſi conſidera il nudo del Pavi-
mento
, e le Cornici.
25
Articolo Sesto.
Delle Incamiciature. # 73
Le Incamiciature ſono di quattro ſor-
te
, cioè I.
Quelle per Muri groſ-
ſi
.
II. Quelle per le Pitture a fre-
ſco
.
III. Quelle per i Tramezzi.
IV. Quelle per i luoghi umidi.
CAPITOLO III.
Della Bellezza della Fabbriche.
Articolo Primo.
Della comoda ſituazione delle Fabbri-
che
. # pag.78
PErchè un luogo ſia comodo, debb’
eſſere
I.
Fertile. II. Acceſſibile.
III. Sano: per queſto non debb’ eſ-
ſere
baſſo, paludoſo, rivolto al
Mezzodì
, o al Ponente.
Come
poſſa
conoſcerſi, ſe un luogo ſia
ſano
.
26
Articolo Secondo.
Della Eſpoſizione delle Fabbriche. # 81
La Eſpoſizione d’una città dipende
dalla
di lei ſituazione riſpetto al
cielo
, ed a’ venti.
L’ Eſpoſizione delle caſe, e delle par-
ti
loro dipende da due coſe, cioè
I
.
Dalle qualità e dagli uſi loro,
ſecondo
i quali ſi debbono diſpor-
re
diverſamente i luoghi da cuſto-
dire
le frutta, le Sale da mangia-
re
nell’ inverno, e i Bangi;
le Bi-
blioteche
, le Sale da mangiare per
la
Primavera, e per l’ Autunno;
gli Appartamenti da State, le
Gallerie
de’ Quadri, e i luoghi
per
dipignere.
II. Dalla natura del
Paeſe
.
Articolo Terzo.
Della Diſpoſizione delle Fabbriche. # 84
La Diſpoſizione delle Fabbriche com-
prende
quella, ch’ è
27 alle piazze pubbliche, ed alle caſe
private
, dl cui ve n’ha due ſpe-
zie
, cioè I.
le caſe di città, che
ſono
o per i Grandi, o per i Mer-
catanti
.
II. Le caſe di villa, che
hanno
dodici parti, cioè 1.
la Cu-
cina
.
2. la Stalla de’ buoi. 3. i Ba-
gni
.
4. il Torchio. 5. la Canti-
na
.
6. il Conſervatojo dell’ Olio.
7. gli Olivi. 8. le Stalle per le Ca-
pre
.
9. le Stalle de’ Cavalli. 10. le
Tezze
.
11. i Fenili. 12. i Molini.
Il
lume fa una delle parti princi-
pali
della comodità delle Fabbri-
che
.
Ciò che convien fare per
averne
a ſufficienza.
Articolo Quarto.
Della Forma comoda delle Fabbriche. # 88
La comodità delle Fabbriche dipen-
de
dalla forma, che debbono ave-
re
I.
Le Mura della città. II. Le
Piazze
pubbliche, le quali erano
differenti
ſecondo i Greci, e ſecon-
do
i Romani.
III. Le Scale. IV.
le Sale.
28
CAPITOLO IV.
Della Bellezza delle Fabbriche.
Articolo Primo.
In che conſiſta la Bellezza delle Fa-
briche
. # pag.92
VI ſono due ſpezie di Bellezza
nelle
Fabbriche, cioè I.
quella,
ch’
è Poſitiva, la qual dipende
1
.
dalla Simmetria. 2. dalla Ma-
teria
.
3. dalla Eſecuzione. II. Quel-
la
ch’ è arbitraria, la quale è di
due
ſpezie, cioè 1.
la Saviezza. 2.
la Regolarità, che conſiſte nella
oſſervanza
delle leggi preſcritte dal-
la
ragione, e dall’ uſanza.
La Bel-
lezza
delle Fabbriche conſiſte nel-
la
proporzione di tre membri prin-
cipali
, che ſono le Colonne, il
Frontiſpizio
, l’ Erta.
Da queſte co-
ſe
ne riſultano due altre, cioè il
Genere
e l’ Ordine.
29
Articolo Secondo.
De’ cinque Generi di Ediſicj. # 99
I cinque Generi d’ Edificj ſono I. il
Picnoſtilo
.
II. il Siſtilo. III. il
Diaſtilo
.
IV. l’ Areoſtilo. V. l’ Eu-
ſtilo
.
I Generi debbon eſſere ad-
dattati
agli Ordini, attribuendo il
Dorico
all’ Areoſtilo, il Jonico al
Diaſtilo
e all’ Euſtilo, il Corintio
al
Siſtilo e al Picnoſtilo.
Articolo Terzo.
De’ cinque Ordini d’ Architettura. # 104
La Diſtinzione, e le differenze degli
Ordini
conſiſtono in due coſe, cioè
1
.
nella Dilicatezza. 2. nell’ Orna-
mento
.
Vitruvio non iſtabiliſce che
ſoli
tre Ordini.
30
Articolo Quarto.
Delle coſe che ſono comuni a più Or-
dini
. # 106
Vi ſono ſette coſe comuni a tutti gli
Ordini
, cioè I.
I Gradini, ne
quali
convien conſiderate 1.
il lo-
ro
numero, che debb’ eſſere diſpa-
ri
.
2. la loro altezza. 3. la loro
larghezza
.
4. i loro Pianerottoli-
II
.
Gli Stilobati, o Piedeſtalli, che
ſono
di tre ſorte, cioè 1.
quelli
che
ſono dapertutto della medeſi-
ma
groſſezza.
2. quelli che hanno
de’
ſporti.
3. quelli che hanno de’
poggi
.
III. La diminuzione delle
Colonne
, ch’ è di tre ſorte, cioè 1.
la diminuzione verſo l’ alto. 2. la
diminuzione
da baſſo, da cui ne
deriva
la Gonfiezza.
3. la dimi-
nuzione
d’ una colonna in riguar-
do
dell’ altra, cioè delle colon-
ne
del ſecondi Ordini riſpetto a
quelle
de’ primi;
delle colonne
di
mezzo riſpetto a quelle de’ can-
toni
.
IV. Le Canalature, che ſo-
no
di tre ſpezie, cioè 1.
31 che ſono piatte. 2. quelle che ſo-
no
poco ſcavate.
3. quelle che ſo-
no
più incavate.
V. I Frontoni
che
hanno due parti, cioè 1.
il
Timpano
.
2. la Cornice. VI. Le
Cornici
, nelle quali convien oſ-
ſervare
cinque coſe, cioè 1.
la ma-
niera
di collocare la ultima loro
Cimaſa
ſopra i Frontoni.
2. la pro-
porzione
della loro ultima Cima-
ſa
.
3. le loro Teſte di lione. 4. i
loro
Dentelli.
5. i loro Modiglio-
ni
.
VII. Gli Acroterj. Due rego-
le
generali per tutti i membri d’
Architettura
.
Eſſe concernono la
loro
inclinazione, e il loro ſporto.
Articolo Quinto.
Dell’ Ordine Toſcano. # 118
L’ ordine Toſcano conſiſte nelle pro-
porzioni
.
I. Della colonna ch’ è
compoſta
di tre parti, le quali ſo-
no
, 1.
il Fuſto. 2. la Baſe. 3. il
Capitello
.
II. Dell’ Intavolamen-
to
, che ha 1.
due travi, che ſer-
vono
d’ Architrave.
2. un
32 to, che terrà luogo di Fregio. 3.
la Cornice, che ha de’ Mutuli. III.
Del
Frontiſpicio.
Articolo Sesto.
Dell’ Ordine Dorico. # 121
L’ Ordine Dorico conſiſte nelle pro-
porzioni
.
I. Della Colonna, ch’ è
ſtata
differente, 1.
in diverſi tem-
pi
, 2.
in opere differenti. Le par-
ti
della colonna Dorica ſono, 1.
il
Fuſto
.
2. la Baſe, ch’ ella non
avea
anticamente, e ch’ ella pren-
de
dall’ Ordine Attico, di cui
la
Baſe ha cinque parti, cioè il
Plinto
, il Baſtone ſuperiore, il
Baſtone
inferiore, la Scozia, e i
Gradetti
o Liſtelli.
3. il Capitel-
lo
.
che ha quattro parti, cioè il
Dado
, l’ Ovolo, gli Anelletti, e
la
Gola.
II. Dell’ Architrave,
che
ha due parti, cioè, 1.
la Ben-
da
.
2. le Goccie. III. Del Fre-
gio
, ch’ è diviſo in due parti,
che
ſono, 1.
le Metope. 2. i Tri-
glift
, che hanno quattro parti,
cioè
Mezzi - Canali, Pianuzzi
33 Gambe, Canali e Capitelli. IV.
Della Cornice, che ha cinque par-
ti
a lei particolari, cioè, 1.
Vie
dritte
.
2. Goccie. 3. Quadri con
Fulmini
.
4. una Scozia. 5. Mu-
tuli
.
Articolo Settimo.
Dell’ Ordine Jonieo. # 128
L’ Ordine Jonico conſiſte nelle pro-
porzioni
.
1. Del Piedeſtallo, le
cui
parti principali che in eſſo ſi
conſiderano
, ſono 1.
la ſua altez-
za
.
2. il ſuo Capitello. 3. la ſua
Baſe
.
4. il ſuo Dado. 5. il ſuo
Zocco
.
II. Della Colonna, che
ha
tre parti, cioè, 1.
il Fuſto,
di
cui le proporzioni ſono ſtate
differenti
in diverſi tempi;
e che
poſa
ſopra la Baſe ſua in due ma-
niere
, cioè fuori di piombo, e a
piombo
.
2. la Baſe, nella quale
ſi
conſiderano le proporzioni delle
ſue
parti, che ſono il Plinto, il
Toro
, la Scozia ſuperiore, la Sco-
zia
inſeriore, e gli aſtragali.
3.
il Capitello, le cui parti ſono
34 Dado, le Volute, l’ Echino, il Ca-
nale
, la Cinta, l’ Aſſe.
Le pro-
porzioni
del Capitello Jonico deb-
bono
eſſere differenti nelle colon-
ne
grandi da quelle delle colonne
piccole
.
II. Dell’ Architrave, in
cui
convien conſiderare, 1.
il rap-
porto
che aver deve ai Piedeſtal-
li
, e alla differente altezza delle
Colonne
;
2. la ſua larghezza nel-
la
parte di ſotto;
3. lo ſporto e
l’
altezza della Cimaſa:
4. l’ altez-
za
delle ſue Faſcie.
III. Del Fre-
gio
.
IV. Della Cornice, le cui
parti
ſono, 1.
la prima Cimaſa.
2. il Dentello. 3. la ſeconda Ci-
maſa
.
4. la Corona colla ſua Ci-
maciera
.
5. la Cimaſa grande.
Proporzion
generale di tutti gli
ſporti
.
Articolo Ottavo.
Dell’ Ordine Corintio. # 141
L’ Ordine Corintio non è differente
dal
Jonico, che nel Capitello.
Per
altro
egli è compoſto del Dorico,
e
del Jonico.
Nel Capitello
35 rintio vi ſono ſerte coſe da conſi-
derare
;
cioè, 1. la ſua altezza;
2. la ſua larghezza in alto; 3.
quella
a baſſo;
4. le ſue Foglie;
5
.
i Caulicoli; 6. le ſue Volute;
7
.
le ſue Roſe. Gli ornamenti dell’
Ordine
Corintio.
Articolo Nono.
Dell’ Ordine Compoſto. # 144
L’ Ordine Compoſto non viene de-
ſcritto
da Vitruvio.
Egli è di-
ſegnato
ſoltanto in generale.
Pren-
de
le parti, che compongono il
ſuo
Capitello, dall’ Ordine Corin-
tio
, dal Jonico, e dal Dorico.
36
SECONDA PARTE
In cui ſi contiene l’ Architettura a
noi
comune cogli Antichi.
CAPITOLOI.
Degli Edificj Publici.
Articolo Primo.
Delle Fortezze. # pag.147
LE Regole per le Fortificazioni
contengono
quattrocoſe, cioè,
I
.
La Diſpoſizione dei Terrapieni.
II. La Figura di turta la Piazza.
III
.
La coſtruzione delle Mura,
che
comprende, 1.
la loro groſ-
ſezza
;
2. la loro materia; 3. i lo-
ro
Speroni;
IV. la figura e la di-
ſpoſizione
delle Torri, e delle
Cortine
.
37
Articolo Secondo.
De’ Templi. # 151
Diviſione generale de’ Templi in Gre-
chi
, e Toſcani.
I Grechi erano
o
rotondi, o quadrati.
Nei qua-
drati
v’ha tre coſe da conſiderare.
I. Le parti che ſono cinque, cioè,
1
.
l’ Atrio. 2. il Poſtico. 3. il
mezzo
.
4. i Portici. 5. le Porte
ch’
erano di tre ſorte, cioè, la
Porta
Dorica, di cui le partiera-
no
l’ Antepagmento, il Fregio e
la
Corona piatta.
La Porta Jonica,
di
cui le parti erano l’ Erta, il
Fregio
, e le Menſole.
La Porta
Artica
.
II. La Proporzione. III.
L’
Aſpetto ch’ è doppio, l’ Aſpet-
to
riguardo al Cielo, e quello in
riguardo
alle parti appartenenti a
due
varie ſpezie di Templi, che ſo-
no
:
i Templi ſenza colonne; i
Templi
con colonne, che ſono di
otto
ſpezie, cioè 1.
il Tempio ad
Antes
, che era di tre maniere, la
prima
, la ſeconda, la terza.
2. il
Proſtilo
.
3. l’ Amfiproſtilo. 4.
38 Periptero. 5. lo Pſeudodiptero. 6
il
Diptero.
7. l’Ipetro. 8. lo Pſeu-
doperiptero
.
I Templi rotondi
erano
di due ſpezie, cioè:
il Mo-
noptero
, e il Periptero rotondo.
I Templi Toſcani. Gli Antichi
aveano
quattordici ſpezie di Tem-
pli
.
Articolo Terzo.
Delle Piazze Pubblichi, delle Baſili-
che
, de’Teatri, de’ Porti, de’ Ba-
gni
, e delle Accademie. # 167
Gli Edificj per la comodità pubbli-
ca
ſono di dieci ſpezie, cioè I.
Le
pubbliche
Piazze de’ Greci e de’
Romani
, 1.
i loro Periſtili. 2. la
loro
proporzione.
II. Le Baſili-
che
.
1. la loro proporzione. 2. le
Colonne
.
3. i loro Corridoj, ch’
crano
due l’uno ſopra l’altro.
4. le
loro
Calcidiche.
III. I. Teatri
che
aveano tre parti, cioè, 1.
i
Gradi
, che comprendevano l’ Or-
cheſtra
, il Portico in alto, i Vaſi
di
rame.
2. la Scena, che avea
tre
parti, cioè il Pulpito, il
39 ſcenio, che aveva le tre ſue porte,
le
ſue Macchine voltatili per le
mutazioni
, le quali facevano, che
la
Scena foſſe Tragica, Comica,
e
Satirica:
il Paraſcenio. 3. i Luo-
ghi
da Paſſeggio.
IV. I Porti,
ch’erano
o Naturali, o Artifizia-
li
, che ſi fabbricavano in tre ma-
niere
:
la prima, la ſeconda, e la
terza
.
V. I Bagni, ch’ avevano
più
parti differenti per riſcaldare a
poco
a poco i corpi, per far ſuda-
re
, per far riſcaldar l’acqua, per
lavarſi
.
VI. Le Paleſtre, che avea-
no
più parti differenti, cioè, 1.
il
Periſtilo
, che avea due ſorti di
Portici
, tre ſemplici, ed un dop-
pio
.
2. lo Xiſto, che anch’ eſſo
avea
due ſorte di Portici, uno dop-
pio
, e due ſemplici.
Una pianura
d’Alberi
.
3. lo Stadio, che avea
due
parti, ci è i Gradi degli Spet-
tatori
, e la Piazza per gli eſercizj
del
Corſo.
40
CAPITOLO II.
Delle Fabbriche Private.
Articolo Primo.
Dei Cortili delle Caſe. # pag.179
LI Cortili delle caſe erano di cin-
que
ſorte, cioè quattro con iſ-
porti
, che ſi chiamavano:
il To-
ſcáno
, il Corintio, il Tetraſtilo,
il
fatto a Volte, e uno Scoperto.
Articolo Secondo.
Degli Atrj o Veſtiboli. # 181
La proporzione degli Atrj ſi pren
deva
in tre maniere, cioè I.
Dal-
la
loro lunghezza alla loro lar-
ghezza
, ch’ era di tre ſorte:
la
prima
;
la ſeconda; la terza. II.
Dalla loro lunghezza alla loro a
tezza
.
III. Dalla Nave di mezzo
alle
Ale.
41
Articolo Terzo.
Delle Sale. # 183
Vi erano tre ſpezie di Sale: le Co-
rintie
, l’ Egiziane, le Cizicene.
La proporzione delle Sale.
Articolo Quarto.
Della Diſtribuzione degli Appartamen-
ti
degli Antichi.
Le Diſtribuziooe degli Appartamen-
ti
era differente preſſo ai Greci, e
ai
Romani.
I Greci aveano tre
ſorte
d’ Appartamenti, cioè quelli
degli
Uomini, quelli delle Don-
ne
, e quelli de’Foraſtieri.
42
CAPITOLO III.
Delle coſe che appartenevano
ugualmente
alle Fabbriche
Pubbliche
, e alle
Private
.
Articolo Primo.
Della condotta delle Acque delle Fon-
tane
. # pag.186.
LA maniera degli Antichi per li-
vellar
le acque.
Le conduceva-
no
con tre ſorte di Canali, cioè
con
Acquedotti, con Cannoni di
piombo
, e con Cannoni di terra
cotta
.
Articolo Secondo.
Dei Pozzi, e delle Ciſterne. # 189
Le Cautele, cheuſavano gli Antichi
nello
ſcavare i Pozzi, e nel far
le
Ciſterne.
43
Articolo Terzo.
Delle Macchine per portare, e per ſol-
levare
i ſaſſi e gli altri peſi. # 191
Le Macchine per la Fabbriche era-
no
fatte a due fini, cioè I.
Per
tirare
le pietre, ch’ erano di for-
ma
, 1.
cilindrica, 2. quadrata
bislunga
, 3.
cubica. II. Per ſol-
levare
e metter a ſuo luogo le pie-
tre
grandi.
Erano queſte di tre
ſpezie
, cioè 1.
quelle che ſi ma-
neggiavano
per mezzo di un Mo-
linello
;
2. quelle che ſi maneg-
giavano
per mezzo di una Ruota,
e
3.
quelle che ſi maneggiavano
a
forza d’uomini.
Articolo Quarto.
Delle Macchine per alzar le Acque. # 197
Aveavi cinque ſpezie di Macchine
per
alzar l’acque, cioè I.
ll Tim-
pano
.
II. La Ruotra Caſſelle. III.
Le Catene a Vaſi. IV. La
44 d’ Archimede. V. La Tromba di
Cteſibio
.
Articolo Quinto
Dei Molini ad Acqua per macinare
il
Grano. # 202
I Molini ad acqua degli Antichi era-
no
ſimili a’noſtri.
Articolo Sesto.
Dell’altre Macchine Idrauliche. # 203
Queſte Macchine Idrauliche erano di
tre
ſpezie, cioè I.
Le Clepſidre.
II. Gli Organi. III. le Macchine
per
miſurare il cammino che ſi fa,
1
.
per acqua; 2. per terra.
Articolo Settimo.
Delle Macchine da Guerra: # 207
V’ erano tre generi di Macchine da
guerra
, cioè I.
Per lanciare 1.
45 Strali; 2. Giavellotti; 3. Pietre;
4. Dardi acceſi. II. Per battere
le
Mura, che erano 1.
l’ Ariete;
2
.
la Trivella. III. Per appreſſar-
ſi
alle mura al coperto, cioè 1.

le
Teſtuggini;
2. le Torri di le-
gno
.
46
NOI RIFORMATOR # 1
dello Studio di Padova.
AVendo veduto per la Fede di Re-
viſione
ed Approvazione del P.
F.
Paolo Tommaſo Manuelli Inquiſitore
di
Venezia, nel Libro intitolato:
Ar-
chitettura
Generale di Vitruvio ridotia
in
compeudio dal Sig.
Perrault, ulti-
tima
edizione arricchita di figure in
rame
tradotta dal Franceſe, non vi eſ-
ſere
coſa alcuna contro alla ſanta Fede
Cattolica
;
e parimente per Atteſtato
del
Segretario noſtro, niente contra
Principi
e buoni coſtumi, concedemo
Licenza
a Giambattiſta Albrizzi q.

Gir
.
Stampatore di Venezia, che poſ-
ſa
eſſere ſtampato, oſſervando gli or-
dini
in materia di Stampe, e preſen-
tando
le ſolite Copie alle Pubbliche
Librerie
di Venezia e di Padova.
Dat. li 16. Febbrajo 1746.
Z. Alviſe Mocenigo 20. Rif.
Zuane Querini Proc. Rif.
Regiſtrato in lib. a carte 45. al n. 240.
Michiel Angelo Marino Seg.
Regiſtrato al Magiſtrato Eccell. con-
tro
la Beſtemia.
Franceſco Gadaldini Seg.
471
COMPENDIO
DE’
DIECI LIBRI
D’
ARCHITETTURA
DI
VITRUVIO.
PREFAZIONE.
Articolo Primo.
Del merito di Vitruvio, e della
ſua
Opera.
IN Vitruvio tante ſono le coſe,
le
quali direttamente all’ Ar-
chitettura
non appartengono, che
ſembra
eſſer queſto libro men a
propoſito
per iſtruire chiunque
abbia
idea d’ apprendere di tal’
arte
i precetti, che a render per-
ſuaſo
tutto il rimanente del mon-
do
, eſſere ſtato l’ Autore di lui
l’
Architetto più intendente di
quanti
mai viveſſero;
e non
482ARCHITETTURA potuto altr’uomo più giuſtamente
di
lui meritar il goduto onore di
ſervir
Giulio Ceſare, ed Auguſto,
que’
due Principi i più grandi, e
i
più magnifici della Terra, in
un
ſecolo, nel quale ogni coſa
era
giunta al grado più alto di ſua
perfezione
.
Imperciocchè nel leggere queſt’
Opera
, tutta ripiena di un’ am-
mirabile
diverſità di materie trat-
tatevi
con erudizione ſingolare,
ſi
vede che queſto grand’ uomo
acquiſtata
profonda cognizione a-
vea
, quale e quanta nella ſua
profeſſione
ſi richiede, per mezzi
più
nobili, e più capaci di pro-
durre
qualche coſa di perfetto,
che
non è l’eſercizio e la pratica
d’un’arte
meccanica.
Eſſendo con-
11Lib. 6.
Proem
.
ſumato in tutte le cognizioni tan-
to
delle belle lettere, che dell’
Arti
liberali, il di lui ſpirito av-
vezzo
fin dalle faſce a comprender
le
coſe più difficili, aveaſi una tale
facilità
acquiſtata, che non
493DI VITRUVIO. gia i più ſemplici artigiani, di
penetrare
i ſegreti più reconditi, e
tutte
le difficoltà d’ un’ arte così
vaſta
e così difficile, com’è l’ Ar-
chitettura
.
Nulla però dimeno, ſiccom’ è
vero
non ſempre nell’ eſercizio
dell’arti
conoſcerſi facilmente qua-
le
ſia la capacità di coloro, che
vitravagliano
;
quella di Vitruvio,
avanti
la pubblicazione del ſuo Li-
bro
dall’ Autore compoſto in età
11Lib. 2.
oem.
già matura, non ebbe tutto quel
credito
, ch’eſſa meritava:
dimoſtrò
almeno
nelle Prefazioni ſue Vi-
22lib. 6.
oem.
truvio di non eſſere in queſto par-
ticolare
ſoddisfatto appieno.
E
quel
ſuo ſecolo, in cui ſi ſono pur
trovati
gli ſpiriti così ragionevoli,
appunto
come gli altri, non ebbe
che
ſcarſo numero di perſone, le
quali
foſſero in iſtato di guardarſi
dalle
ſorpreſe della falſa apparen-
za
, e dall’ ingiuſtizie, che fa fare
la
prevenzione in pregiudizio di
quanti
ſi applicano a ben
504ARCHITETTURA i proprj loro talenri, più che a
farli
comparire.
Era Vitruvio un uomo di poca
11Lib. 2.
Proem
.
apparenza nell’eſteriore, che non
22Lib. 6.
Proem
.
avea accumulate molte fortune
33Lib. 3.
Proem
.
dall’ eſercizio di ſua profeſſione,
e
che eſſendo ſtato allevato, e con-
tinuamente
occupato nelle ſcien-
ze
, non avea ſtudiata,
praticata
l’arte della Corte, la
degna
maniera di portarſi innan-
zi
, e farſi valere.
Imperciocchè,
quantunque
ſtato foſſe raccoman-
dato
ad Auguſto dalla Principeſſa
44Lib. 3.
Proem
.
Ottavia di lui ſorella, non par-
ve
ch’egli foſſe impiegato in o-
pere
di grande importanza.
La
Fabbrica
più bella tra le fatte fare
da
Auguſto, ch’è il Teatro di
Marcello
, fu ideata ed eretta da
un
altro Architetto;
e la ſola,
che
noi ſappiamo eſſere ſtata con-
dotta
dal noſtro Vitruvio, non è
neppur
in Roma, ma in Fano,
che
è una piccola Cittadella.
Quin-
55Lib. 6.
Proem
.
di eſſendo per la maggior
515DI VITRUVIO gli Architetti, che aveano voga
alla
età ſua, ignoranti a tal ſe-
gno
di non ſapere (com’egli è
coſtretto
a paleſare) neanche i
primi
principj della lor arte;
la
qualità
ſemplice d’Architetto era
divenuta
talmente diſprezzevole,
che
ſe il Libro di lui non aveſſe
avuto
caratteri di un ſapere ſtra-
ordinario
, e ch’egli non aveſſe
ſmentite
, com’ha fatto, le di-
ſavvantaggioſe
teſtimonianze, che
potea
darne del di lui merito il
poco
ſuo impiego;
i precetti da
lui
laſciatici non avrebbero già
avuta
quell’autorità che ſi con-
viene
.
Imperciocchè eſſendo l’ Architet-
tura
un’ arte, la quale in tutto ciò
che
forma la bellezza, onde l’
opere
ſue ſono capaci, non ha
quaſi
altra regola che quel che
appellaſi
il buon guſto, e che fa
il
vero diſcernimento del bello e
del
buono da ciò che non è tale;
egli è aſſolutamente neceſſario
526ARCHITETTURA perſuaderſi, quel guſto che ſi
ſeguita
, eſſer migliore d’un altro,
a
fine che queſta perſuaſione inſi-
nuandoſi
negli ſpiriti di quanti a
un
tale ſtudio ſi appigliano, venga
a
formare un’idea corretta e rego-
lata
, la quale per altro ſenza que-
ſta
perſuaſione reſtarebbe vaga, ed
incerta
.
A fin però di ſtabilire
queſto
buon guſto, di cui è duopo
convenire
, s’ha biſogno d’ aver
qualcheduno
, a cui riportarſi,
che
meriti tutta la credenza a mo-
tivo
della dottrina grande ſcoperta
negli
ſcritti di lui, e che faccia
credere
aver lui tutta la neceſ-
ſaria
ſufficienza per bene ſcegliere
nell’antichità
quanto v’ha di più
ſodo
, e di più a propoſito per
fondare
i precetti dell’ Architettu-
ra
.
La venerazione che ſi ha
verſo
i primi Ritrovatori delle
Arti
, non è ſoltanto naturale,
ma
è fondata ancora ſulla ragio-
ne
, per cui ſi giudica che co-
lui
, il quale ebbe il primo
537DI VITRUVIO. ſiere d’una coſa, abbia dovuto
aver
anche un altro cervello, e
molto
più di abilità per digerirne
l’
idea, di quanti poſcia dopo di
lui
hanno travagliato nell’applica-
zione
di condurla all’ultima ſua
perfezione
.
Avendo i Greci, che
ſono
ſtati i Padri dell’Architettu-
ra
, come lo furono della maggior
parte
delle altre ſcienze, laſciate
molte
opere tanto in fabbriche,
quanto
in iſcritti, conſiderate al
tempo
di Vitruvio come i modelli
di
quanto poteaſi avere di più com-
pito
in queſt’ arte;
fece Vitruvio
ſcopo
ſuo principale il ſeguirli e
l’
imitarli;
e perciò ei compoſe
il
ſuo libro, di quanto d’eccellen-
te
e di raro in tutte coteſte opere
raccolſe
.
Il che deve far credere,
ch’
egli non abbia tralaſciata cos’
alcuna
di quelle che poteano ap-
partenere
a formar queſt’idea ge-
nerale
del bello e del buono:
poi-
chè
non v’ha apparenza, che po-
teſſe
qualche coſa ſcappare ad
548ARCHITETTURA mente, la quale datanti lumi dif-
ferenti
appariſce riſchiarata.
Ma perchè laſtima di Vitruvio
è
oramai così generalmente ſtabi-
lita
, che tutti i ſecoligià lo han-
no
meſſo nel primo poſto tra le
belle
menti, e che per far valere i
di
lui precetti d’ Architettura, non è
di
meſtieri altrimenti il raccom-
mandarli
, ſe non ſe coll’aſſicurare,
che
ſon eſſi cavati dal libro di Vi-
truvio
;
ſi è giudicato coll’idea che
ſi
ha di formare un Traſſunto, ed
un
compendio di queſto libro, di
poterſi
recidere tutte queſte eccel-
lenti
e curioſe ricerche, in cui le
perſone
erudite ſpecialmente ri-
trovano
mille belle coſe cavate da
una
infinità d’ Autori da Vitruvio
letti
, ma di cui le opere ſi ſo-
no
al preſente ſmarrite;
e ſi è
contentato
di parlarne nel Som-
mario
, che ſi ha fatto di ciaſcun
libro
al principio di queſto com-
pendio
, nel quale ſi è poſto ſol-
tanto
tutto ciò che può
559DI VITRUVIO preciſamente all’ Architettura. Le
materie
però ſi ſono diſpoſte con
un
altr’ordine da quello di Vitru-
vio
, poichè ei ſovente laſcia quel-
le
, di cui egli tratta, per riaſſu-
merle
dappoi.
L’ordine, che ſi è propoſto in
queſto
compendio è tale, che
dopo
d’aver rapportato in poche
parole
quanto è contenuto in tut-
ta
l’opera, ſi ſpiega più partico-
larmente
ciò, che ſi è giudicato
eſſer
utile, ed acconcio a ſervir a
coloro
, che vogliono ſtudiare l’
Architettura
.
Queſto Trattato è
diviſo
in due parti.
La prima par-
te
contiene le maſſime ed i pre-
cetti
, che poſſono adattarſi all’
Architettura
Moderna.
La ſecon-
da
comprende ciò, che appartiene
all’
Architettura Prima, ed all’
Antica
, le quali tuttochè ſieno
per
lo più deſtinate a coſe tali, le
quali
non ſono più di noſtro uſo,
nulladimeno
poſſono molto ſervir
a
formar il giudizio, ed il
5610ARCHITETTURA e a ſomminiſtrar degli eſempj per
quelle
coſe, che a noi convengono.
Io fo diſtinzione tra Architet-
tura
Prima, Architettura Anti-
ca
, e Architettura Moderna:
perchè Prima Architettura ſi chia-
ma
quella, di cui ha ſcritto Vi-
truvio
, e di cui veggonſi ancora
degli
eſempj nelle Fabbriche, che
ſono
reſtate nell’ Antica Grecia:

l’
Architettura antica è quella,
che
ſi vede nelle Fabbriche ſtate
fatte
dopo Vitruvio in Roma, in
Coſtantinopoli
, in Francia, e in
molti
altri luoghi:
e l’Architettu-
ra
Moderna è quella, che o per a-
dattarſi
agli uſi noſtri, o per altre
ragioni
, ha cangiato qualche coſa
nelle
diſpoſizioni e nelle propor-
zioni
, che la Prima, e l’Antica
aveano
in coſtume d’oſſervare.
5711DI VITRUVIO.
Articolo Secondo.
Economis di tutta l’opera di Vi-
truvio
cogli Argomenti e Som-
marj
di ciaſcun libro.
L’Opera tutta è diviſa in tre
11Lib. 1.
cap
. 3.
22Prima
diviſio-
ne
di
tutra
l’
opera

in
tre
parti

cioè
parti.
La prima riguarda la
coſtruzione
delle Fabbriche;
la
ſeconda
è per la Gnomonica:
la
terza
per le Macchine, che ſervo-
no
all’ Architettura, ed alla guer-
ra
.
La prima viene trattata negli
otto
primi libri, la ſeconda nel
nono
, nell’ultimo la terza.
La prima parte, che è per le
33I.
La
co-
ſtruzio-
ne
delle
Fabbri-
che
.
Fabbriche, ha due capi:
poichè
gli
Edifizj o ſono pubblici, o ſono
privati
.
Dei privati ſe ne parla nel
libro
ſeſto, e per ciò che con-
cerne
a quelli, che ſono in pub-
blico
, la parte, in cui ſe ne trat-
ta
, è diviſa ancora in tre parti:
una è quella, che riſguarda la ſi-
curezza
, la qual conſiſte nelle
5812ARCHITETTURA tificazioni deſcritta al capo terzo
del
primo libro;
l’ altra ap-
partiene
alla Religione, della
quale
ſi parla nel terzo e nel
quarto
libro;
e la terza ap-
partiene
alla pubblica comodità,
la
quale comprende le Piazze, le
Caſe
di Città, i Teatri, i Bagni,
le
Accademie, e i Porti, delle
quali
coſe tutte ſi diſcorre nel
quinto
libro.
La ſeconda parte, che è per
11II. La
Gno-
moni-
ca
.
la Gnomonica, viene trattata nel
libro
nono.
La parte terza, che è per le
22III. La
Mecca-
nica
.
Macchine, ſi tratta e ſi ſpiega nel
decimo
ed ultimo libro.
Oltra queſte materie particolari
33Secon-
da
di-
viſione

di
tutta
l’opera

in
tre
parti
,
cioè

I
La
ſodez-
za
.
dell’ Architettura, v’ha tre coſe
ancora
, che appartengono gene-
ralmente
a tutte le Fabbriche;
le
quali
tre coſe ſono la ſodezza, la
comodità
, e la bellezza.
Della ſo-
dezza
ſi parla nell’undecimo capo
44II. La
como-
dità
.
del ſeſto libro:
della comodità al
capo
ſettimo del medeſimo libro;
5913DI VITRUVIO e della bellezza in tutto il libro
11III. La
bellez-
za
.
ſettimo, il qual contiene gli or-
namenti
, che la Pittura e la
Scoltura
poſſono dare a tutte le
ſorte
di Fabbriche.
Poichè per
quanto
concerne la Proporzione,
che
deve eſſere ſtimata uno de’
principali
fondamenti della bellez-
za
, queſta parte vien trattata in
ogni
luogo dell’ opera.
Ma per far conoſcere un poco
22Som-
mario

dei
x.
libri
di
Vitru-
vio
.
Del

Primo
.
più particolarmente con che ordi-
ne
ciaſcun libro ſpieghi tutte le
accennate
coſe, convien dire che
nel
primo, dopo di avere trattato
di
ciò che appartiene all’ Archi-
tettura
in generale per l’ enume-
razione
delle parti, che la com-
pongono
, e di quelle, che ſi ri-
chieggono
in un Architetto;
l’
Autore
comincia a ſpiegare per
minuto
qual eſſer debba la ſcelta
de’
luoghi, dove vuolſi fabbricare,
e
qual’ eſpoſizione aver debbano
gli
edifizj per eſſere ſani e como-
di
.
In ſeguito egli parla
6014ARCHITETTURA damenti, e del rimanente del-
la
coſtruzione delle Fortificazio-
ni
, e della forma delle Torri
e
delle mura delle Città:
in-
di
molto ſi ſtende ſu i diverſi
temperamenti
di tutti i corpi, e
ſulla
natura dei luoghi, e de’
venti
.
Nel ſecondo libro egli parla dell’
11Del Se-
condo
.
origine dell’ Architettura, e dice
quali
ſieno ſtate le prime abita-
zioni
degli Uomini.
Tratta egli
in
ſeguito de’ materiali, cioè
dei
Mattoni, del Sabbione, della
Calcina
, e del Legname.
Dopo
di
che parla delle maniere diverſe
di
ſituare, legare, e murare le
pietre
:
va filoſofando ſopra i prin-
cipj
delle coſe, e ſopra ciò che
le
rende durevoli, ſopra la natu-
ra
della Calcina, ſopra la ſcelta
del
Sabbione, e del rempo di far
il
taglio del legname.
Tratta il libro terzo delle pro-
22Del
Terzo
.
porzioni dei Templi, e dei ſette
loro
generi, che ſono il
6115DI VITRUVIO. detto volgarmente da noſtri Fac-
cia
in Pilaſtri, il Proſtilo, detto
Faccia
in colonne, quello nomi-
nato
Amfiproſtilo, il Periptero,
o
ſia lo Alato d’intorno, il Pſeu-
dodiptero
, o ſia il Falſo Alato
di
due ordini, il Diptero, o ſia
lo
Alato di due ordini, e l’Ipetro,
cioè
lo ſcoperto:
indi parla degli
ſpazj
differenti delle colonne, on-
de
naſcono le cinque maniere de’
Templi
, che chiamanſi, il Picno-
ſtilo
, cioè di ſpeſſe colonne, il Si-
ſtilo
, cioè di colonne più larghe,
il
Diaſtilo, cioè di colonne ancora
più
diſtanti, l’Areoſtilo, cioè di
colonne
oltra quello, che ſi convie-
ne
, lontane, e l’Euſtilo, cioè di
colonne
con ragionevoli e conve-
nienti
intervalli diſpoſte.
Si co-
mincia
poi dopo di queſto a dar le
miſure
, e’l dettaglio dell’ ordine
Ionico
, e ſi dimoſtra come le
proporzioni
delle colonne ſono
ſtate
preſe ſopra quelle del corpo
umano
.
6216ARCHITETTURA
Il libro quarto è impiegato nel
11Del
quarto
.
dar le miſure dell’ ordine Corin-
tio
, e del Dorico per i Templi,
con
le proporzioni di varie parti,
che
gli compongono.
Racconta l’
Autore
quali ſieno ſtati i primi
Ritrovatori
degli ordini d’Archi-
tettura
appreſſo i Greci.
Il quinto tratta degli Edifizj
22Del
quinto
.
pubblici, cioè delle Piazze, delle
Baſiliche
, dei Teatri, dei Bagni,
delle
Scuole per le Scienze, e del-
le
Accademie per gli Eſercizj, e in
fine
de’Porti di mare.
Si diffon-
de
alla lunga l’ Autore ſopra la
Muſica
per occaſione de’ Teatri,
nei
quali gli Architetti avean in
coſtume
di alleſtire certi luoghi,
ove
riporre certi vaſi di rame ac-
cordati
in tuoni differenti per ſer-
vir
di Eco, a fine d’accreſcere co-
la forza della voce degli Attori
delle
Commedie.
Nel ſeſto inſegna l’ Autore,
33Del
ſeſto
.
quali foſſero le proporzioni, e
quale
la forma delle Caſe
6317DI VITRUVIO. appreſſo i Greci ed appreſſo i Ro-
mani
, tanto nella Città che alla
Campagna
;
e deſcrive le parti di
tali
Caſe, ch’ erano le Corti, gli
Atrj
, le Sale grandi, le Sale da
mangiare
, le Camere, i Gabi-
netti
, e le Biblioteche.
Nel ſettimo tratta Vitruvio
11Del
Setti-
mo
.
della maniera d’impiegare la mal-
ta
per le intonacature, e per gli
Tavolati
;
e ſpiega come debba
prepararſi
la calcina e la polvere
di
marmo per fare lo Stucco.
Parla egli ancora degli altri orna-
menti
comuni ad ogni ſorta di
Fabbriche
, come della Pittura e
dei
differenti colori, naturali
che
artifiziali, cui eran ſoliti di
uſare
gli Antichi.
L’ottavo impiegaſi tutto in par-
22Dell’
ottavo
.
lare delle acque de’ fiumi e delle
fonti
, cioè della loro natura e
delle
lor proprietà e propone il
modo
di ricercare le acque, e
quello
ancora di condurle.
Il nono altresì tutto verte ſulla
33Del
nono
.
6418ARCHITETTURA Gnomonica, vale a dire ſulla ma-
niera
di formar orologj a Sole, e
ſopra
alcune regole di Geome-
tria
, che poſſono ſervire a miſu-
rare
i piani e i corpi ſolidi.
Si
ſtende
poi molto l’Autore ſopra il
corſo
degli Aſtri, e ſulla deſcrizio-
ne
delle Stelle fiſſe.
Il decimo è per le Macchine,
11Del
deci-
mo
.
che ſervono ad alzare e a gittare
peſi
molto grandi, e per quelle
che
ſi adoperano a molti altri
uſi
, come all’innalzamento dell’
acque
, ne’Mulini da biada, negli
Organi
da acqua, per la miſura
del
cammino che ſi fa in viag-
giando
, tanto per acqua come per
terra
:
ma principalmente tratta l’
Autore
di quelle Macchine, che
ſervono
alle Fabbriche ed alla
Guerra
.
6519
COMPENDIO
DE’
DIECI LIBRI
D’
ARCHITETTURA
DI
VITRUVIO
PRIMA PARTE,
In cui ſi contiene l’ Architettura
che
noi abbiamo comune
cogli
Antichi.
CAPO PRIMO
Dell’ Architettura in generale.
Ar ticolo Primo.
Dell’ origine dell’ Architettura.
SI dice che gli uomini, i quali
11Lib. 2.
cap
. 1.
22La pri-
ma
oc-
caſione

di
ap-
plicarſi

all’
Ar-
chitct-
tura
.
abitavano per l’innanzi a ma-
niera
di fiere ſelvaggie ne’boſchi
e
nelle caverne, ſi adunaſſero la
prima
volta per fabbricar Caſe
6620ARCHITETTURA Città; é che ciò avvenne per oc-
caſione
del fuoco dal vento acce-
ſoſi
a caſo in una foreſta, da cui
coloro
che abitavan colà, furon
tratti
fuori per lo ſpettacolo della
novità
, e per gli ammirabili ſuoi
effetti
:
poichè in tal guiſa eſſen-
doſi
in numero gli uomini ſcon-
trati
inſieme tutti in un luogo
medeſimo
, trovaron mezzo, aju-
trandoſi
gli uni gli altri, di met-
terſi
più agiatamente al coperto,
che
non erano ſotto gli alberi, o
nelle
ſpelonche.
Quindi pretende-
ſi
, che l’ Architettura foſſe il prin-
cipio
e l’ origine di tutte l’ altre
arti
:
poichè vedendo gli uomini
di
eſſer riuſciti nell’ arte di fab-
bricare
, che la neceſſità avea loro
fatta
inventare, ebbero perciò il
penſiero
e il coraggio di rintrac-
11I primi
model-
li
, che l’
Archi-
tettura

ha
ſe-
guiti
,
furono

o
natu-
rali
,
ciarne dell’ altre, e di ben appli-
carviſi
.
Ora ſiccome in quella volta ſi
ſono
preſi degli alberi, de’ſaſſi ed
altre
coſe, che la natura da
6721DI VITRUVIO. ſteſſa ſomminiſtrò agli animali per
metterli
a coperto, e quelle tali
coſe
ſi fecero ſervire come di mo-
delli
ſopra cui fabbricaronſi le pri-
me
caſe, le quali altro non erano
da
principio ſe non ceſpugli e tron-
chi
d’ alberi ſvelti;
così appunto in
appreſſo
ſi tenne la ſteſſa maniera
per
giugnere a qualche coſa di più
perfetto
:
imperciocchè paſſandoſi
11o arti-
fiziali
.
dall’ imitazione del naturale a quel-
la
dell’ artifiziale, s’inventarono
tutti
gli ornamenti degli Edifizj i
più
artifizialmente lavorati, dando
loro
la forma delle coſe, che ſo-
no
ſemplicemente neceſſariè alle
Fabbriche
più naturali:
e i pezzi
di
legname onde ſono formati i
22Lib. 4.
cap
. 2.
tetti e i tavolati delle caſe, ſono
ſtati
l’ origine delle Colonne, degli
Architravi
, dei Fregi, dei Tri-
glifi
, dei Modiglioni, delle Cor-
nici
e de’Fronteſpizj, che ſi fan-
no
di pietra o di marmo.
Le Colonne, che debbon eſſere
33Lib. 5.
c
. 1.
più ſtrette in alto che a baſſo,
6822ARCHITETTURA no ſtate la prima volta fatte ad
imitazione
dei tronchi degli alberi,
e
il loro uſo è ſtato preſo da que’
puntelli
di legno, che ſogliono
farſi
per ſoſtentare.
Gli Architra-
vi
che ſi pongono a traverſo ſo-
pra
più colonne, rappreſentano
que’
travi i quali reggono la par-
te
anteriore del tetto, o quel tra-
11Lib. 4.
c
. 2.
verſo, che congiugne inſieme più
puntelli
.
I Fregj imitano quella
muratura
che ſi fa ſopra l’ accen-
nato
traverſo tra le teſte de’ legni,
che
poſano ſopra il dritto delle
colonne
.
I Triglifi fono immagine
delle
piaſtrelle di maſtice o di
legname
lavorato, che mettevanfi
ſulle
teſte de’ travi per conſervar-
li
.
Le Cornici ſono come l’ eſtre-
mità
del ſoffitto e dell’ altre co-
ſe
, onde ſono compoſti i tavola-
ti
o i ſolaj.
I Modiglioni rap-
preſentano
la teſta de’ cantieri;
e
i
Dentelli quelle degli aſſeri o
moraletti
, che ſportano fuori nel
tavolato
del coperto.
I
6923DI VITRUVIO. ſpizj ſono fatti a ſomiglianza del-
le
travature triangolari de’ tetti
di
legname, ſopra cui giace il
colmo
.
V’ha una terza origine ancora
11I pri-
mi
In-
ventori

dell’

Ar
hi-
tettura

ſono

ſtati
dell’ Architettura, la quale ſi de-
ſume
dagl’ Inventori degli Ordini,
e
da coloro che vi hanno aggiun-
ti
gli ornamenti, onde gli Ordini
22Lib. 4.
c
. 2.
medeſimi vanno arricchiti.
Si cre-
de
, che la prima Fabbrica la qua-
le
fu fatta ſecondo qualcheduno
degli
Ordini che ſono in uſo, ſia
ſtata
il Tempio che il Re Doro
331 gli
Archi-
letti

del
Re
Doro
.
erger fece a Giunone nella Città
d’
Argo.
Quindi la maniera ſe-
condo
la quale quel Tempio fu
ordinato
, venne chiamata Dorica,
allora
quando il Principe Ione
condottiere
della Colonia ch’ egli
ſtabilì
nell’ Aſia, vifece conſtruire
de’
Templi ſul modello di quello,
che
Doro avea prima fatto fabbri-
care
in Grecia.
442 quel.
li
del
Prin-
cipe-
lone
.
Ma i Ionj avendo cangiata
qualche
coſa nelle proporzioni
7024ARCHITETTURA negli ornamenti dell’ Ordine Dori-
co
, furon Autori d’un altro, che
appelloſſi
Ionico;
ſecondo il quale
ereſſero
un Tempio a Diana.
Il
motivo
di tal cangiamento ſi fu,
che
eſſendo queſto Tempio conſe-
grato
a una Divinità, cui eſſi
rappreſentavano
ſotto la figura d’
una
Giovane, credettero eſſer a
propoſito
il rendere le Colonne di
quello
più gentili, affinchè me-
glio
corriſpondeſſero alla ſtatura
di
queſta Dea;
e per tal ragio-
ne
le adornarono più dilicatamen-
te
, aggiugnendovi le baſi che rap-
preſentavano
la calzatura di quel
tempo
, e facendovi le canalature
più
incavate, per imitare la creſ-
patura
d’ un veſtito ſottile e leggie-
ro
.
Vi poſero ancora dei Rivolti
al
Capitello, pretendendo, che que-
ſti
aveſſero la forma dell’ accon-
ciatura
d’ una Giovane, i cui ca-
pelli
calano dalla fronte e dall’ alto
della
teſta, per eſſere al di ſotto
di
ciaſcheduna orecchia raccolti.
7125DI VITRUVIO.
In ſeguito Callimaco, Scultore
11Ca’li-
maco
.
Atenieſe, arricchì ancora di più
il
Capitello delle Colonne, po-
nendovi
dei Rivolti più dilicati e
in
maggior numero, aggiungnen-
dovi
anche delle foglie d’ Acan-
to
, e delle roſe alle quattro fac-
ciate
.
Diceſi, che queſto Capitel-
lo
, il quale, ſecondo Vitruvio,
forma
tutta la differenza dell’ Or-
dine
Corinthio dal Ionico, fu in-
ventato
da queſt’ Artefice ingegno-
ſo
per tale occaſione.
Vide Calli-
maco
le foglie d’ una pianta di A-
canto
alzarſi all’ intorno d’ un ca-
neſtro
, ch’ era ſtato poſto alla tom-
ba
d’ una Giovane Corintia, e ch’
eraſi
incontrato a caſo ſul mezzo
della
pianta;
egli perciò avviſoſſi
di
rappreſentare queſto caneſtro per
lo
Tambuto o Vaſo del Capitello,
al
quale vi fece un Tagliere per
imitare
una tegola, con cui era il
paniere
coperto.
Vi rappreſentò
ancora
la curvatura de’ fuſti dell’
Acanto
co’ Fuſti e Rivolti i
7226ARCHITETTURA ſempre poſcia ſi aggiunſero al Ca-
pitello
Corinthio.
Veggaſi la Ta-
vola
IX.
Queſto medeſimo Scultore in-
ventò
altri ornamenti ancora,
come
quelli, che noi chiamiamo
Uova
a cagione delle Ovali in rilievo, che ſono ne’ modani delle
Cornici
, e che ad Uova s’ aſſo-
migliano
.
Gli Antichi nominavano
queſt’
ornamento Echino, che ſi-
gnifica
il guſcio ſpinoſo delle Ca-
ſtagne
, perchè trovavano, che que-
ſte
Ovali rappreſentavano una Ca-
ſtagna
, la quale mezza s’ apre,
quand’
ella è matura.
Vien fatta menzione ancora d’
114. Er-
moge-
ne
.
22Lib. 3.
c
. 2.
un altro celebre Autore, il quale
ha
trovata la proporzione delle
parti
delle Fabriche;
e queſti è Er-
mogene
, al quale ſi attribuiſce l’ in-
3
33La voce Franceſe Oves che ſi leg-
ge
nell’ Originale, dai Sigg. Acade-
mici
viene preſa per la voce Latina
Echinus
, vale a dir Riccio. Veggaſi
il
Ricbelet alla voce Oves.
7327DI VITRUVIO. venzione dell’ Euſtilo, del Pſeu-
dodiptero
, e di quanto v’ ha di
più
bello e di meglio inteſo nell’
Archittetura
.
Articolo Secondo.
Che coſa ſia l’ Architettura.
L’ Architettura è una ſcienza,
11Lib. 1.
c
. 1.
22Defini-
zione

de
ll’
Archi-
tettura
che deve eſſer accompagnata
da
una gran varietà di ſtudj e di
cognizioni
, col di cui mezzo ella
giudica
di tutte le opere delle al-
tre
arti, le quali appartengono
ad
eſſa.
Queſta ſcienza colla Teo-
ria
ſi acquiſta, e colla Pratica.
La Teoria dell’ Architettura è la
cognizione
, che ſi può avere di
ciò
che a queſta ſcienza appar-
tiene
, dallo ſtudio de’ libri, o
da’
viaggi, o dalla meditazione.

La
Pratica è la cognizione, che
ſi
è acquiſtata dall’ eſecuzione, e
dalla
condotta delle Fabbriche.

Queſte
due parti ſono
7428ARCHITETTURA neceſſarie, che gli Architteti, i
quali
tentarono di giugner alla
cognizione
della lor arte per via
del
puro eſercizio, non hanno
potuto
mai avanzarſi, per quanto
di
travaglio v’ abbiano ſpeſo;
ap-
punto
come quegli altri, i quali
hanno
creduto, la ſola cognizione
delle
lettere e il ſolo diſcorſo
poter
condurli al fine preteſo.
Oltre alla cognizione delle co-
11L’ Ar-
chitet-
to
deb-
be
aver
cogni-
zione

di
undi-
ci
coſe,
c
ioè
ſe che appartengono particolar-
mente
all’ Architettura, ve ne ha
un’
infinità d’altre, che all’ Archi-
tetto
ſono neceſſarie.
Imperciocchè convien, ch’ egli
221. della
Scrit-
tura
.
ſappia mettere bene in carta, per
eſtender
il diſcorſo e l’ idea delle
opere
, ch’ e’ ſi propone di fare.
Egli deve ſaper diſegnare, per
332. del
Diſe-
gno
.
formar i piani e l’ elevazioni del-
le
Fabbriche, ch’ intraprende.
La Geometria gli è neceſſaria,
443. della
Geo-
metria
.
per prendere le ſue giuſte miſu-
re
, e i ſuoi livellamenti.
554. dell’
Arit-
metica
.
Egli ha biſogno dell’
7529DI VITRUVIO. ca, per poter fare i ſuoi calcoli.
Egli deve ſapere l’ Iſtoria, a
115. dell’
Iftoria
.
fine di poter render ragione della
maggior
parte degli ornamenti d’
Architettura
, che ſono fondati
ſull’
Iſtoria.
Per modo d’ eſempio,
ſe
in vece di Colonne fa ſoſtenta-
re
gl’ Intavolati delle Fabbriche
da
figure di Donne, che ſi appel-
lano
Cariatidi, convien ch’ e’ ſap-
pia
, che inventaron i Greci tali
figure
, per far intendere alla po-
ſterità
le vittorie da lor ottenute
ſopra
i popoli della Caria, de’
quali
fecero cattive le Donne, e
ne
pofero le loro immagini nelle
proprie
Fabbriche.
E’ neceſſario inoltre, ch’ egli ſia
226. della
Filoſo-
fia
Mo-
rale
.
iſtruito ne’ precetti della Filoſofia
Morale
;
perch’ ei aver deve l’
animo
grande ed ardito, ma ſen-
za
arroganza, giuſto, fedele, e
affatto
lontano dall’ avarizia.
L’ Architetto aver deve ancora
33Lib. 1.
c
. 11.
tale docilità, che lo rattenga dal
traſcurare
e dallo ſprezzare gli
7630ARCHITETTURA viſi, che poſſon eſſergli ſomminiſtra-
ti
non ſolamente dagli Artigiani
di
minor conto, mada quelli an-
cora
, che non ſono della ſua pro-
feſſione
:
poichè i ſoli Architetti,
ma
tutto il mondo, non ſono quel-
lo
che deve giudicare dell’ opere.
La Filoſofia Naturale gli è ne-
117. della
Filoſo-
fia
Na-
turale
.
22Lib. 1.
c
. 2.
ceſſaria ancora per iſcoprire quali
ſieno
le cagioni di molte coſe,
alle
quali deve l’ Architetto por-
ger
rimedio.
E’ neceſſaria inoltre qualche co-
338. della
Medi-
cina
.
gnizione della Medicina, per ſa-
per
le qualità dell’ aria, che ren-
dono
i luoghi ſani e abitabili.
Non biſogna ch’ egli ignori nep-
449. della
Giuriſ-
pru-
denza
pure la Giuriſprudenza, e i co-
ſtumi
de’ luoghi per la creazione
dei
muri diviſorj, per le vedute
e
per gli ſcolatoj delle acque.
Egli ſaper deve l’ Aſtronomia,
5510. dell’
Aſtro-
nomia
.
acciocchè poſſa formare ogni ſorta
d’
orologj a ſole.
Era d’uopo parimente appreſſo
6611. del-
la
Mu-
fica
.
gli Antichi, che un
7731DI VITRUVIO. aveſſe la cognizione della Muſi-
ca
, per ſaper condurre le Cata-
pulte
, el’ altre Macchine di Guer-
ra
, che ſi tendevano con delle
corde
di Minugia, di cui do- vevano oſſervar i tuoni per giu-
dicar
della forza e della robuſtez-
za
degli Alberi, fatti a maniera
d’archi
, che tali corde avean te-
ſi
.
La Muſica era neceſſaria an-
cora
agli Architetti antichi per
ſaper
accordare i vaſi di rame,
che
ſoleano mettere ne’ Teatri,
come
ſi è detto.
Articolo Terzo.
Quali ſieno le parti dell’ Ar-
chitettura
.
TRE ſonole coſe, che in ogni
11Lib. 1.
c
. 3.
22L’ Ar-
chitet-
tura

ha
ot-
to
par-
ti
,
cioè
Fabbrica debbono ritrovarſi
3
33Le corde di Minugia ſono quel-
le
di cui ſi ſervimo per gli ſtrumen-
ti
da ſuono, come il violino, liuto
ec
. le quali con budelli ſi fanno e più
ſottili
e più groſſe come ſi vuole.
7832ARCHITTETURA ſempre unite inſieme; e ſono la
Sodezza
, la Comodità, e la Bel-
lezza
, le quali provengono dalla
Ordinanza
e dalla Diſpoſizione di
tutte
le parti concorrenti a com-
porre
qualunque Edificio, e che
ſono
regolate per via di una giu-
ſta
Proporzione in riguardo al-
la
Decenza ed alla Economia.
Quindi riſulta, eſſer otto le par-
ti
dell’ Architettura, cioè la So-
dezza
, la Comodità, la Bellezza,
l’
Ordinanza, la Diſpoſizione, la
Proporzione
, la Decenza e l’ Eco-
nomia
.
La Sodezza dipende dalla bon-
111. La
Sodez-
za
.
22Lib. 1.
c
. 3.
delle Fondamenta, dalla ſcelta
de’
Materiali, e dar loro impiego,
che
dee farſi con un’ Ordinanza,
con
una Diſpoſizione e con una
Proporzione
conveniente di tutte
le
parti, coſicchè abbiano corela-
zione
l’ una coll’ altre.
La Comodità conſiſte ancor eſſa
332. La
Como

dità
.
nell’ Ordinanza e nella Diſpoſizio-
ne
, la quale deve eſſer fatta e
7933DI VITRUVIO. mente a propoſito, che niuna coſa
l’
uſo impediſca delle parti dell’
Edifizio
.
La bellezza richiede, che la for-
113. La
Bellez-
za
.
ma della Fabbrica ſia elegante e gra-
zioſa
mediante la giuſta proporzione
di
tutte le parti della medeſima.
L’ Ordinanza è ciò che fa, che
22Lib. 1.
c
. 2.
334 L’ or
dinan-
za
.
tutte le parti d’ un Edifizio abbiano
una
conveniente grandezza, o eſſe ſi
conſiderino
ſeparatamente, o pure
ſi
riguardi la proporzione di tutto
il
compleſſo dell’ opera.
La Diſpoſizione è la collocazione
445 La
diſpoſi

zione
.
fatta a propoſito, eil grazioſo con-
giungimento
di tutte le parti, che
compongono
l’ opera, ſecondo la
qualità
di ciaſcuna.
Quindi è che
nella
ſteſſa guiſa che l’ Ordinanza ri-
guarda
la grandezza, così la Diſpo-
ſizione
è fatta per la figura e per la
ſituazione
, che ſono due coſe com-
preſe
ſotto la voce di Qualità, da
Vitruvio
attribuita alla Diſpoſizio-
ne
, e da lui oppoſta alla Quantità,
che
appartiene all’ Ordinanza.
8034ARCHITTETURA ſono tre maniere, per le quali può l’
Architetto
far vedere qual ſarà l’ ef-
fetto
della Diſpoſizione della Fab-
brica
ch’ ei vuole coſtruire, cioè l’ Ic-
nografia
ch’ è il Piano geometrale,
l’
Ortografia ch’ è la elevazione geo-
metrica
, e Scenografia ch’ è l’ eleva-
zione
proſpettiva.
La Proporzione, che appellaſi an-
117. La
Propor-
zione
.
cora Euritmia, è ciò che forma que-
ſto
congiungimento di tutte le parti
dell’
opera, e che ne rende l’ aſpetto
grazioſo
, allorchè l’ altezza corriſ-
ponde
alla larghezza, e la larghezza
alla
lunghezza, avendo il tutto la
giuſta
ſua miſura.
Ella vien definita,
la
relazione che ha tutta l’opera colle
ſue
parti, e quella che queſte hanno
ſeparatamente
coll’idea del tutto, ſe-
condo
la miſura d’una certa parte:
imperciocchè ſiccome nel corpo u-
mano
vi è una relazione tra il piede,
la
mano, il dito, e le altre parti:
co-
nelle opere perfette un membro
particolare
fa giudicare della gran-
dezza
di tutta l’opera.
Per
8135DI VITRUVIO. d’ eſempio il Diametro d’una Colon-
na
, o la lunghezza d’un Triglifo,
fa
giudicare della grandezza d’ un
Tempio
.
Sopra di ciò convien notare, che
per
eſprimer queſta relazione, che
più
coſe hanno l’une all’ altre per
la
grandezza, o pel numero diffe-
rente
delle loro parti, Vitruvio ſi
ſerve
indifferentemente di tre vo-
caboli
, che ſono Proporzione, Eu-
ritmia
e Simmetria.
Ma ſi è giu-
dicato
eſſer meglio di tutto uſare
quello
di Proporzione;
perchè Eu-
ritmia
è una voce greca ſtraordina-
ria
, che null’ altro ſignifica, ſe non
Proporzione
;
e Simmetria, ben-
chè
voce comune aſſai e uſitata,
non
ſignifica però in Franceſe ciò,
che
Vitruvio intende per Propor-
zione
:
perciocchè ſotto queſta vo-
ce
Proporzione egl’ intende una re-
lazione
di ragione:
e Simmetria
in
Franceſe vuol dire ſoltanto una
relazione
di parità e d’ uguaglian-
za
.
Poichè il vocabolo
8236ARCHITETTURA tria tanto in Greco, quanto in La-
tino
ſignifica la relazione, per
modo
di eſempio, che le fineſtre
di
otto piedi di altezza hanno con
altre
fineſtre di piedi ſei, quando
le
prime hanno quattro piedi di
larghezza
, e tre le altre:
e Sim-
metria
in Franceſe è la relazione,
per
cagion d’ eſempio, che le fine-
ſtre
hanno l’ une all’ altre, quando
eſſe
ſono tutte d’ altezza e di larghez-
za
uguale, e che il lor nnmero e
i
loro ſpazj ſono uguali a dritta e
a
ſiniſtra;
per maniera che, ſe gli
ſpazj
ſon diſuguali da una parte,
pari
diſuguaglianza ſi ritrovi dal-
l’
altra parte ancora.
La Decenza fa, che l’ aſpetto
117 La
Decen-
za
, la
qual
ri-
cerca
,
che
ab-
biaſi

riguar-
do
a tre
coſe
,
cioè
della Fabbrica ſia talmente corret-
to
, che non v’ abbia coſa la qua-
le
non ſia approvata, e fondata
ſu
qualche autorità.
Ora la Decen-
za
richiede, che s’ abbia riguardo
a
tre coſe, le quali ſono lo Stato,
il
Coſtume, e la Natura.
Il riguardo, che ſi ha allo Sta-
221 Allo
Stato
.
8337DI VITRUVIO. to, fa che ſi ſcelga, per cagion d’
eſempio
, altra Diſpoſizione, e ſi
uſino
altre Proporzioni per un Pa-
lazzo
, ed altre per una Chieſa.
Il riguardo, che ſi ha al Coſtu-
112 Al
Coſtu-
me
.
me, fa per modo d’ eſempio, che
ſi
adornino gl’ Ingreſſi ed i Veſti-
boli
, quando le parti di dentro
ſono
ricche e magnifiche.
Il riguardo, che ſi ha alla Natu-
223 Alia
Natura

dei

luoghi
.
ra de’ luoghi, fa che ſcelganſi di-
verſi
aſpetti per le differenti parti
degli
Edifizj, a fin di renderli più
ſani
e più comodi.
Per modo d’
eſempio
le camere ſi eſpongono a
Ponente
, e le Biblioteche a Le-
vante
;
gli Appartamenti d’ Inver-
no
all’ Occaſo iberno, e le Galle-
rie
di Quadri, e di altre curioſi-
, che vogliono un lume ſempre
uguale
, a Settentrione.
L’ Economia fa, che l’ Architer-
338 L’ E-
cono-
mia
.
to avendo riguardo alla ſpeſa che
vuol
farſi, ed alle qualità de’ ma-
teriali
che trovanſi nel luogo, dov’
egli
dee far l’ Edifizio, prenda
8438ARCHITETTURA ſue miſure, per regolare la ſua
Ordinanza
e la ſua Diſpoſizione,
cioè
a dire per dare alla ſua Fab-
brica
uua grandezza, ed una for-
ma
conveniente.
Queſte otto parti ſi riferiſcono,
118 L’ E-
cono-
mia
.
come ſi è detto, alle tre prime,
cioè
alla Sodezza, alla Comodità
ed
alla Bellezza, le quali ſuppon-
gono
l’ Ordinanza, la Proporzio-
ne
, la Decenza, e l’ Economia.
E queſto ſi è il motivo, per cui
queſta
prima Parte ſi divide ſola-
mente
in tre Capi, che ſono del-
la
Sodezza, della Comodità e del-
la
Bellezza delle Fabbriche.
8539DI VITRUVIO.
CAPITOLO II.
Della Sodezza delle Fabbriche.
Articolo Primo.
Della ſcelta de’ Materiali.
IMateriali di cui parla Vitru-
11Vitru-
vio
par-
la
di
cinque

ſpezie

di
ma-
teriali
,
cioè

I
delle
Pierre
22Lib. 1.
c
. 1.
vio, ſono la Pietra, i Mat-
toni
, il Legname, la Calcina ed
il
Sabbione.
Tutte le Pietre non ſono già d’
una
ſorta:
ve ne ha di tenere, di
mediocremente
dure, e di duriſ-
ſime
.
Quelle che non ſon dure, ſi taglia-
no
facilmente, e ſon buone per impie-
gare
nelle parti di dentro ed al coper-
to
;
ma i geli e le pioggie le fanno an-
dare
in polvere;
e ſe ſi mettono in
opera
vicino al mare, le rode il
ſalſo
, e il gran caldo le guaſta.
Quelle che ſono di mediocre du-
rezza
, reſiſtono al carico;
ma
8640ARCHITTETURA ne trovano di quelle, che con
facilità
ſi ſcheggiano al fuoco.
Havvi ancora un’ altra ſorta di
Pietra
, ch’è una ſpezie di Tufo:
di tali pietre altre ſon roſſe, altre
nere
, ed altre bianche, e che ſi
tagliano
colla ſega, appunto come
il
legno.
I migliori Mattoni ſon quelli,
118. De’
Matto-
ni
.
ch’ eſſendo ſoltanto ben ſeccati, non
ſono
cucinati al fuoco:
ma vi ſi
vogliono
molti anni per ſeccarli
bene
.
22Lib. 2.
c
. 3.
Quindi è ch’ aveavi una legge
in
Utica, Città d’ Africa, la quale
proibiva
il mettere in opera Mat-
toni
, che non foſſero ſtati formati
cinque
anni prima:
poichè in tali
ſorte
di Mattoni l’ aridezza chiudea
per
maniera i pori della Terra al
di
fuori, che nuotavano ſopra l’ a-
cque
come una pietra pomice, ed
aveano
una leggerezza, ch’ era d’
una
gran utilità nelle Fabbriche.
La terra di cui formanſi i Mat-
toni
, era molto graſſa ed era
8741DI VITRUVIO. dinariamente una ſpezie di Creta
bianca
:
doveva ella eſſere ſenza
ghiara
, e parimente ſenza ſabbio-
ne
, affinchè i Mattoni ne riuſciſ-
ſero
più leggeri, e men facili a
ſtemperarſi
:
frammiſchiavaſi anche
della
paglia per meglio legarne in-
ſieme
le parti.
Il Legname, del quale ſi fa uſo
113. del
Legna-
me
, di
cui
ſe
ne
uſa
molte

ſpezie
,
come

fono
nelle Fabbriche, com’ è la Quercia,
il
Faggio, il Pioppo, l’ Olmo, il
Cipreſſo
, l’ Abete, non è tutto u-
gualmente
a propoſito, l’ una
ſpezie
e così propria come lo è
l’
altra.
L’ Abete, perchè contiene mol-
22L’ Abe-
te
.
to d’ aria e di fuoco, e poco di
terra
e d’ acqua, è leggero, e non
piegaſi
così facilmente;
ma egli è
ſottopoſto
a’ tarli e a prender fuo-
co
.
La Quercia, ch’ è più terreſtre,
33La
Qner-
cia
.
dura eternamente nella terra:
fuor
della
terra ſi guaſta e ſi fende.
Il Faggio, che ha poco di ter-
44Il Fag-
gio
.
reſtre, d’ umido, e di fuoco,
8842ARCHITETTURA molto d’ aria, è poco ſodo, e fa
cilmente
ſi rompe.
Il Pioppo, il Tiglio e il Salice
11Il Piop-
po
, il
Tiglio
,
il
Sali.
ce
.
non ſon buoni, che per quelle ope-
re
in cui ricercaſi la leggerezza, e
la
facilità ad eſſer tagliato:
ciò
che
gli rende proprj per la ſcultura.
L’ Alno è buono aſſai per far
22L’ Alno. delle palificate ne’ luoghi paludoſi.
L’ Olmo, ed il Fraſſino hanno
33L’ Ol-
mo
, e il
Fraſſi-
no
.
queſta proprietà, che facilmente
non
ſi ſcheggiano, e ſono alquanto
fleſſibili
.
Il Carpino è pieghevole e fer-
44Il Car-
pino
.
mo inſieme:
quindi è, che gli
Antichi
di queſto legno formavano
i
gioghi degli Animali.
Il Pino e il Cipreſſo hanno que-
55Il Pino,
e
il Ci-
preſſo
.
ſto difetto, che ſi piegano facil-
mente
, e ſi curvano ſotto il peſo,
per
cagione della loro umidità gran-
de
;
ma dall’ altra parte hanno queſto
vantaggio
, che la loro umidità non
è
ſoggetta a generar tarli, per mo-
tivo
della loro amarezza che gli
fa
morire.
8943DI VITRUVIO.
Il Ginepro, e il Cedro hanno
11Il Gi-
mepro
,
e
il Ce
dro
.
la virtù medeſima di preſervarſi
dalla
corruzione;
il Ginepro per
la
ſua gomma, ch’ è la Sandarac-
ca
;
e il Cedro per lo ſuo olio,
che
chiamaſi Cedrium da’ Latini.
Il Larice poſſiede anch’ egli que-
22Il La-
rice
,
ſta ſteſſa virtù;
ma la ſua partico-
lar
proprietà ſi è, ch’ ei non s’ ab-
brucia
.
La Storia riferiſce una coſa
memorabile
di queſto legno;
ed è,
che
Ceſare avendo aſſediato un
Caſtello
a piè dell’ Alpi, dove una
Torre
vi avea, fabbricata di que-
ſto
legno, la quale facea la di lui
principal
diffeſa, credette d’ impa-
dronirſene
aſſai facilmente facen-
do
un gran fuoco a piè della Tor-
re
;
ma dopo che tutto il legname
che
a queſto fine fu acceſo, re-
ſtò
conſunto, rimaſe la Torre ſen-
za
punto eſſere ſtata daneggiata
dal
fuoco.
L’ Olivo ancora è di grande ſer-
33L’ Oli-
vo
,
44Lib. 1.
c
. 1.
vizio per eſſer poſto nelle fonda-
menta
e nelle mura delle Città;
9044ARCHITETTURA poichè allora quando dopo d’ eſſer
un
poco abbruciato, s’ intreccia tra
mezzo
le pietre, per farlo ſervire
di
chiavi, dura eternamente, e
non
corre punto pericolo di cor-
romperſi
.
La Calcina ſi fa con delle pie-
114 Del-
la
Cal.
cina
.
22Lib, 2.
c
. 5.
tre bianche, ovvero con delle ſel-
ci
;
ma eſſa è migliore per la mu-
ratura
, quanto più le pietre ſon
dure
.
Quella, ch’ è di pietre ſpu-
gnoſe
, è più a propoſito per le
incamiciature
.
V’ ha cinque ſpezie di Sabbio-
335 Del
Sabbio-
ne
, di
cui
ve-
ne
ha
cinque

ſpecie
.
ne, e ſono il ſabbione di Cava,
il
ſabbione di Fiume, la Ghiara,
il
Sabbione del mare, e la Poz-
zolana
.
Il miglior Sabbione è quello, il
44Lib. 3
c
. 4.
quale ſtrofinato tra le mani, fa
dello
ſtrepito;
ciocchè non avvie-
ne
in quello ch’ è terroſo;
poi-
chè
non ha punto d’ aſprezza.
Un
altro
contraſſegno della bontà del
Sabbione
, è quando eſſendo meſſo
ſopra
un drappo bianco, non
9145DI VITRUVIO. laſcia alcun ſegno dopo d’ eſſere
ſtato
ſcoſſo.
Il Sabbione, che ſi ſcava nella
111 Di
ava
.
terra, e chiamaſi Sabbione di Ca-
va
, ha le accennate proprietà, ed
è
ſtimato il migliore di tutti gli
altri
.
Vitruvio ne aſſegna quattro
ſpezie
, cioè il bianco, il nero,
il
roſſo, e il carboncino.
Se non vi ſia luogo alcuno, da
222 Di
Fiume
.
cui poſſa trarſi buon Sabbione di
Cava
, ſi potrà uſar Sabbione ma-
rino
, ovver di Fiume, ch’ è an-
che
migliore per l’ incamiciature
di
quello di Cava, il quale è ec-
cellente
per la muratura a moti-
vo
che prontamente ſi ſecca.
Il Sabbione che ſi prende dalla
333 Di
Ghiara
.
Ghiara, è anch’ eſſo molto buono,
purchè
ſi getti via quello al diſ-
ſopra
ch’ è troppo groſſo.
Il Sabbione del mare è il men
444 Di
Mare
.
buono;
perchè vuole gran tempo
a
ſeccarſi.
Per queſta ragione è co-
ſa
neceſſaria il far la
9246ARCHITETTURA dove convenga uſarſi queſta ſorte
di
Sabbione, in più volte, e in
tempi
diverſi.
Il Sabbione, che ſi trova ap-
115 Della
Pozzo-
lana
.
preſſo Napoli, chiamato Pozzola-
na
, è così a propoſito per far buo-
na
malta, quando venga meſcola-
to
con la calcina, che non ſola-
mente
nelle Fabbriche ordinarie,
ma
eziandio nel fondo del mare
queſta
ſorta di malta fa corpo e
s’
indura a maraviglia.
Se ne ſer-
vivano
gli Antichi per coſtruire i
Moli
e gli Sporti nel mare.
Im-
22Lib. 5
c
. 12.
perciocchè dopo aver fatto con pa-
li
e con tavole delle Barricate, git-
tavan
dentro nel ricinto delle det-
te
Barricate queſta malta ſenza le-
varne
l’ acqua, perchè la malta e
le
pietre che gettavanſi inſieme la
facevano
uſcire, e così ſeccavaſi
la
malta in mezzo all’ acque.
9347DI VITRUVIO.
Articolo Secon@o,
Dell’ uſo de’ Materiali.
LA prima coſa, cui biſogna met-
111 L’ uſo
delle

Pietre
.
22Lib.
c
. 7.
ter cura nel porre in opera
le
pietre nelle Fabbriche, ſi è di
cavarle
dalla petriera due anni a-
vanti
d’ impiegarle nel lavoro, e di
tenerle
eſpoſte in luogo ſcoperto,
affinchè
quelle, le quali in queſto
mezzo
rimarranno danneggiate dal-
le
ingiurie dell’ aria, ſieno poſte
nelle
fondamenta;
e l’ altte, che do-
po
d’ eſſere ſtate provate dalla ſteſ-
ſa
natura, ſaranno ritrovate buo-
ne
, ſieno per la muratura ſopra
terra
.
Convien ancora uſare molta cau-
332 L’ uſo
del
Le-
gname
.
44Lib. 2.
c
. 7.
tela per porre il legname in iſta-
to
di ſervire alle Fabbriche.
Im-
perciocchè
biſogna, che queſto ſia
ſtato
tagliato in un tempo conve-
niente
, ch’ è quello appunto, in
cui
l’ umore che conſervava la
9448ARCHITETTURA za degli Alberi, è il meglio condi-
zionato
:
ciocchè avviene durante
l’
Autunno e il Verno, nel qual
tempo
non è il legname ripieno
d’
umidità troppo abbondante, che
lo
indeboliſce col dilatar le ſue fi-
11Lib. 2.
c
. 10.
bre;
ma è caſtigato dal freddo. Ciò
tanto
è vero, che il legname degl’ Al-
beri
, i quali creſcono e divengo-
no
aſſai grandi in breve tempo a
motivo
dell’ abbondanza della loro
umidità
, è tenero, facile a rom-
perſi
, e poco atto ad eſſer meſſo in
lavoro
;
ſiccome l’ eſperienza fa ve-
dere
negli Abeti chiamati Superna-
ti
, i quali creſcono nell’ Italia di
qua
dall’ Appenino verſo il Mare
Adriatico
.
Imperciocchè ſon eſſi
grandi
e belli, ma il loro legno
nulla
punto vale per uſo di fab-
bricare
:
laddove quelli che ſono
dall’
altra parte della montagna,
eſpoſti
al caldo e al ſecco nomina-
ti
Infernati, ſono molto migliori
nel
lavoro.
Queſta ſoverchia umidità è
9549DI VITRUVIO. mente contraria agli Alberi, che
tal
volra ſi è in neceſſità di forar-
li
nel piede per laſciarla ſcolare:
e queſto è il motivo, per cui ſi è
introdotta
la pratica che deveſi
oſſervare
per fare il taglio del le-
gname
da ſervirſene nelle Fabbri-
che
;
cioè, di fare alcuni tagli nel pie-
de
dell’albero attorno attorno, ta-
gliando
non ſolamente la corteccia,
ma
ancora una parte del vivo delle-
gno
, e di laſciarlo così qualche
tempo
prima di gettarlo a terra, af-
finchè
queſta umidità diſcenda, e
ſi
vada a tempo ſcolando.
Egli è ancora facile il giudica-
re
quanto ſia importante l’evacua-
zione
diqueſta umidità ſoverchia
per
fortificare il legname, e per
guardarlo
dalla corruzione, ſe ſi
conſidera
, che i pali ſoliti a porſi
tramezzo
le pietre nelle mura del-
11Lib. 1.
c
. 5.
le fortificazioni delle Città perchè
ſervano
di chiavi, quando ſieno
ſtati
un poco bruciati
9650ARCHITETTURA mente, durano perpetuamente ſen-
za
corromperſi.
I Mattoni non debbono eſſer
111 L’uſo
de’Mat-
toni
.
impiegati, ſe non in muri aſſai
groſſi
:
e queſta è la cagione, per la
quale
nella Città di Roma non
fabbricavaſi
con mattoni;
perchè
a
motivo di riſparmiar luogo, non
era
permeſſo di farvi muri più lar-
ghi
d’un piede e mezzo;
ciocchè
non
fa più di ſedici pollici e mez-
zo
incirca del noſtro piede.
Non facevaſi anche la parte
22Lib. 1.
c
. 11.
ſuperiore delle mura con mattoni;
poichè ſiccome queſti appreſſo gli
Antichi
non erano cotti, così
quella
parte di muraglia facilmente
ſarebbeſi
guaſtata dall’ acqua del-
la
pioggia, in caſo che qualche te-
gola
del coperto ſi foſſe rotta o moſ-
ſa
di luogo.
Quindi è, che la
ſommità
delle mura facevaſi di pez-
zi
di tegole dell’altezza d’un piede
e
mezzo;
compreſavi una cornice, o
ſia
un coperto fatto di queſta
9751DI VITRUVIO. ria, per portar fuori le acque, e di-
fendere
il rimanente del muro.
Sce-
glievan
ancora per la coſtruzione di
queſte
tali cornici i migliori pezzi
di
tegole, cioè quelli che eſſendo
ſtati
fatti di tegole le quali aveano
lungo
tempo ſervito ſopra i tetti,
davano
a conoſcere d’eſſer ben cot-
te
, e di eſſer fatte di buona materia.
La muratura di Mattone era ſti-
mata
a tal ſegno dagli Antichi, che
le
loro Fabbriche tanto pubbliche
quanto
private, e i lor palazzi più
belli
erano fatti di tal materia.
Ma
ciò
che principalmente rendea con-
ſiderabile
una tal ſorta di fabbrica-
re
, era la lunga durata:
impercioc-
chè
quando i Periti erano chiamati
per
eſtimare le Fabbriche, diffalca-
vano
ſempre da ciò che giudicavaſi
aver
coſtato il fabbricarle, l’ottante-
ſima
parte per ciaſcun anno dacchè
era
ſtato fatto il muro;
poichè ſup-
ponevano
, che i muri non poteſ-
ſero
ordinariamente durare più d’
ottant’anni
;
laddove le
9852ARCHITETTURA di Mattoni venivano ſempre ap-
prezzate
quel tanto appunto che
aveano
coſtato, come ſe aveſſero
dovuto
durar eternamente.
Per ben impiegare la Calcina e
114 L’uſo,
della

Calcina
22Lib. 7
c
2.
‘l Sabbione, e farne buona Malta,
convien
primieramente, che la
Calcina
ſia ſmorzata bene, e che
ſia
ſtata lungo tempo in conſerva,
affinchè
ſe vi ha un qualche pez-
zo
men cotto degli altri uella for-
nace
, poſſa anch’ eſſo, venendo
ſmorzato
a bell’agio, ſtemperarſi
così
facilmente, come quegli al-
tri
che ſono ſtati cotti perfetta-
mente
.
Queſta è una coſa che
molto
importa, maſſimamente
nelle
incamiciature e ne’lavori di
ſtucco
:
perchè quando vi reſtano
di
queſti tali piccoli pezzi di Cal-
cina
mezzo cotti, allorchè ven-
gono
poi a ſmorzarſi, fanno ſchieg-
giare
e rompere il lavoro.
Per conoſcere, ſe la Calcina ſia
ſmorzata
bene, ella ſi taglia con
una
ſcheggia di legno, o pure ſe
9953DI VITRUVIO. caccia dentro un coltello: poichè
ſe
s’incontrano con quella ſcheg-
gia
di legno piccoli ſaſſetti, o che
il
coltello ne ſia cavato fuori net-
to
, ſegno è che la Calcina non è
ben
condizionata;
perchè quando
ella
foſſe tale, ſarebbe anche graſ-
ſa
, e al coltello ſi attaccherebbe.
Convien oſſervare ancora, che per
11Lib. 7.
c
. 3.
contrario la Malta non è ben pre-
parata
, e che non è ſtata me-
ſciata
quanto baſta, quando ella
s’
attacca alla cazzuola.
Per impiegar poi bene il Sab-
225 L’uſo
delSab

bione
.
33Lib. 2.
c
. 4.
bione, biſogna conſiderar ciò che
ſi
vuol fare:
poichè ſe la Malta
dee
ſervire all’incamiciature, non
ſi
deve adoperar il Sabbione imme-
diatemente
dopo ch’ eſſo è ſtato
ſcavato
;
perchè fa ſeccare la Mal-
ta
troppo preſto, e queſta fa poi
crepolare
le intonaccature:
ma per
lo
contrario ſe ſi voglia impiegare
nel
corpo della Muratura, non è
bene
che ſia ſtato gran tempo eſpo-
ſto
all’aria;
poichè il Sole e la
10054ARGHITETTURA di maniera lo alterano, che la
pioggia
lo diſcioglie, e lo cangia
alla
fine quaſi tutto in terra.
La proporzione che debbono a-
11Lib. 2.
c
. 5.
vere il Sabbione e la Calcina per
far
buona Malta, deve eſſer tale,
cioè
che vi ſi mettano tre parti di
ſabbione
di Cava, o due parti di
ſabbione
di Fiume ovvero di Mare
con
una parte di Calcina;
e ſarà
migliore
ancora, ſe vi ſi aggiunga
al
ſabbione di Mare o di Fiume una
terza
parte di pezzi di Tegole ben
peſti
, e ben crivellati.
Una delle principali coſe, che
22Lib. 7.
c
. 3.
convien oſſervare nella Malta, ſi
è
il ben prepararla, e ben mefco-
larla
.
Gli Artefici ab antico nella
Grecia
erano così attenti in que-
ſto
, che ogni volta che ſe ne for-
mava
, impiegavano attorno d’eſsa
dieci
uomini, da’quali la faceano
lungo
tratto di tempo rivoltare e
rimeſcolare
, ciocchè facea acquiſta-
re
alla malta durezza tale, che i pez-
zi
d’incroſtatura i quali cadeano
10155DI VITRUVIO. muri vecchi, ſervivano a far del-
le
tavole da dipignere.
Artigolo Terzo.
Delle Fondamenta.
IL Fondamento è la parte delle
11Con-
vien

conſi-
derar

tre
coſe
nelle
22Lib. 6.
c
. 12.
Fabbriche la più importante:
poichè non ſi può rimediare a’di-
fetti
di quello così facilmente co-
33Fonda-
menta
,
cioè
me ſi rimedia a’ difetti che av-
vengono
alle altre parti.
441 La
eſcava-
zione

del
ter-
reno
.
Per fondare un Edifizio, è duopo
55Lib. 1.
c
. 3.
ſcavare il terreno, ſe ſi può, fin a do-
ve
ſi truova il terreno ſodo;
anzi è
bene
ſcavare nel ſodo ſteſſo tanto
quanto
è neceſſario per ſoſtentar il
peſo
delle muraglie;
avertendo di
farlo
in maggior larghezza, di quel-
lo
che ha da eſſere la muraglia al di
ſopra
della levata di terra.
Allorchè ſi ſarà ritrovato il ter-
662 L’aſ-
ſoda-
mento

del
me-
deſimo
.
77Lib. 3.
c
. 8.
reno fermo, per renderlo vieppiù
ſodo
, ſi dovrà battere con quel ſtru-
mento
che chiamaſi Montone.
10256ARCHITETTURA
Ma ſe non poſſa giugnerſi fin al
terren
ſodo, e che non ſi truovi
altro
che terra moſſa o paludoſa,
converià
ſcavare fin a tanto che
ſi
potrà, e poi conficarvi de’Pali
d’Alno
, d’Ulivo o di Quercia un
poco
abbruſtoliti, e cacciarli a for-
za
con le macchine l’uno all’altro
più
vicino che ſi potrà;
e poi
riempiere
di carbone tutti i vani
che
ſono tra mezzo i Pali.
Fatto queſto, converrà in tutta
113 La
Mura-
tura
.
22Lib. 2.
c
. 8.
la foſſa che ſarà ſtata ſcavata,
fabbricare
una Muratura con pietra
la
più ſoda che ſi poſſa trovare.
Per legar maggiormente inſieme
le
Pietre nelle fondamenta di Edi-
fizjgrandi
, vi ſi mettono Pali d’U-
livo
un poco abbruſtoliti, eſituati
aſſai
d’appreſſo tra l’una e l’altra
fila
di pietre, perchè ſervano co-
medi
Chiavi e di Arpioni:
poichè
queſto
legname così preparato non
è
lottopoſto a tarlarſi, ad eſ-
ſer
corrotto in maniera veruna dal
tempo
, potendo durar
10357DI VITRUVIO. te, tanto ſotto terra quanto nell’
acqua
ſenza guaſtarſi.
Quando ſi voglia fare delle Can-
11Lib. 6.
c
. 11.
tine o altri Luoghi ſotterranei, bi-
ſogna
che le Fondamenta ſieno mol-
to
più larghe:
poichè il Muro che
dee
ſoſtentare il terreno di ſopra,
richiede
una groſſezza grande per
reſiſtere
alla ſpinta che fa la terra
in
tempo del verno, nella qual
ſtagione
ella ſi gonfia, e divien
più
peſante a cagion delle acque,
di
cui è imbevuta.
Articolo Quarto.
22Vi ſono
ſette

ſpezie

diMu-
ratura
,
cioè
33Lib. 1.
c
. 8.
Delle Mura.
LA Collocazione delle pietre u-
nite
colla Malta, che noi chia-
miamo
la Muratura o ſia la manie-
ra
di far muro, è di ſette ſpezie:
ve ne ha tre di pietre tagliate, cioè
quella
che è in forma di Reticel-
la
, quella che è in Legatura, e
quella
ch’è chiamata Greca:
10458ARCHITETTURA ne ha tre altre di pietre grezze
e
non tagliate, cioè quella ch’ è
di
ordini Uguali di pietre, quel-
la
ch’è di ordini Diſuguali, e quella
che
è Guarnita e riempiuta nel
mezzo
:
la ſettima è quella ch’ è
compoſta
di tutte l’altre.
111 La
Retico-
lata
.
La Muratura che è in forma di
rete
, che noi poſſiamo chiamare
perciò
Reticolata, è quella ch’è
fatta
di pietre, le quali eſſendo
perfettamente
quadrate nelle loro
facciate
, ſono poſte in maniera,
che
le commeſſure procedano obli-
quamente
, e le diagonali ſono l’una
a
piombo, l’altra a livello.
Que-
ſto
genere di muratura è il più va-
go
alla viſta;
ma il lavoro è ſot-
topoſto
a fenderſi.
Si veda la Fi-
gura
A della Tavola I.
222 Quel-
la
, ch’è
in
Le-
gatura
.
La Muratura, detta in Legatu-
ra
, è quella (come Vitruvio la
ſpiega
) in cui le pietre ſono poſte
l’une
ſopra l’altre a guiſa di tego-
le
, cioè a dire, in cui le com-
meſsure
dei piani vanno a
10559DI VITRUVIO. e l’erte a piombo, in maniera che
l’erto
della commeſſura che divide
due
pietre l’ una dall’ altra, cada
ſopra
il mezzo a dirittura della
pietra
che ſta di ſotto.
Alcuni chiamano Incerta queſta
Maniera
di murare:
ma ciò mala-
mente
, perchè in Vitruvio leggo-
no
Incerta in vece d’ Inſerta.
l no-
ſtri
Muratori l’appellano in Lega-
tura
:
ella è men bella ma più
ſoda
che la Reticolata.
Si veda
la
Figura BB.
della Tavola I.
La Muratura, che dice Vitru-
113 Quel-
la
de’
Greci
.
vio eſſer particolare de’Greci, è
quella
in cui dopo d’ aver poſte
due
pietre che fanno ciaſcuna una
facciata
eſteriore nel muro, ſe ne
pone
una per lungo delle altre due
che
venga a fare nel muro facciata
di
quà e di , e ſi oſſervi ſempre
queſto
medeſimo ordine.
Potrebbeſi
chiamare
queſta maniera doppia
Legatura
;
poichè la legatura non
è
già ſoltanto di pietre d’una ſteſſa
facciata
l’une coll’altre, ma ella
10660ARCHITETTURA ancora di pietre d’una facciata coll’
altra
, a motivo di quelle lunghe
pietre
, le quali eſſendo poſte a tra-
verſo
, legano le pietre d’una fac-
ciata
con quelle dell’altra.
Si oſſer-
vi
la figura CC della Tavola I.
La Maniera di murare per ordi-
114 Quel-
la
ch’è
per
or-
dini
U-
gualidi

pietre
.
ni di pietre Uguali, chiamata da-
gli
Antichi Iſodomum, non è dif-
ferente
da quella che ſi fa in Lega-
tura
, ſe non che in queſto, che
le
pietre non ſono tagliate.
Veg-
gaſi
la ſigura D.
della Tavola I.
L’ Altra maniera per ordini Di-
225 Quel.
la
ch’è
per
or-
dini
Di-
ſuguali
ſuguali, appellata Pſeudiſodomum,
è
fatta anch’eſſa di pietre non ta-
gliate
, e poſte in legatura;
ma
non
ſon eſſe già della ſteſſa groſ-
ſezza
, vi ſi oſſerva l’uguaglian-
za
, ſe non in ciaſchedun ordine;
eſſendo per altro gli ordini delle
pietre
tra di loro diſuguali.
Si ve-
da
la figura E della Tavola I.
La Muratura che è Guarnita O
336 La
Guar-
nita
.
ſia riempiuta nel mezzo, nominata
Emplecton
dagli Antichi, ſi fa
10761DI VITRUVIO. queſta di pietre non tagliate, e per
ordini
;
ma le pietre non ſi pon-
gono
che alle bande o alle fac-
ciate
, e il mezzo ſi riempie di
ſaſſi
gettativi alla rinfuſa nella
malta
.
Si veda la figura FF, GG,
H
della Tavola I.
In tutte queſte ſpezie la mura-
tura
ſarà ſempre migliore, s’ ella
ſia
fatta di pietre mediocri, e an-
zi
piccole che grandi, affinchè la
malta
penetrandole in più luoghi,
le
rattenga meglio, e la forza ſua
non
ſi perda preſto, eſſendo at-
tratta
da pietre grandi, nelle cui
commeſſure
ſi vede che la malta
ſi
guaſta, e ſi riduce in polvere
coll’
and are del tempo:
ciò che non
ſi
ſcorge nelle Fabbriche antiche,
le
quali ſono ſtate fatte di pietre
piccole
.
Dal che ſi ricava, non
doverſi
uſar riſparmio di Malta.
Quindi è, che Vitruvio propo-
117 La
Com

poſta
.
neuna certa maniera di far muro, la
quale
chiamar ſi potrebbe o Com-
poſta
, perch’ ella è fatta
10862ARCHITETTURA di pietre tagliate e di pietre non la-
vorate
;
ovvero Ramponata, perchè
le
pietre da una facciata all’ altra
ſono
fermate con de’ramponi difer-
ro
.
La ſtruttura è tale. Eſſendo le
facciate
del muro fabbricate di pie-
tre
tagliate, ſi guarniſce il mezzo
che
ſi è laſciato voto e ſi riempie di
malta
e d’ogni ſorta di ſaſſi gettati-
vi
così alla rinfuſa.
Poſcia ſi lega-
no
le pietre di una facciata con quel-
le
dell’ altra per via di ramponi di
ferro
ſaldati con piombo.
E que-
ſto
ſi fa in tal modo, acciocchè l’
abbondanza
della malta ch’è nella
parte
riempiuta, ſomminiſtri e co-
munichi
una umidità ſufficiente al-
le
commeſſure delle pietre groſſe
che
formano le facciate.
Si veg-
ga
la Figura k della Tavola I.
11Lib. 1.
c
. 5.
Si poſſono ſuggerire molte caute-
22Tre
cautele

per
tut-
te
le
ſpezie

di
mu-
10
, cioè
le per rendere la Muratura più ſo-
da
e più durevole;
e queſte cau-
tele
cadono in acconcio ſopra tutte
le
accennate ſpezie di Muratura.
Quando s’abbiano a far
10963DI VITRUVIO. aſſai groſſe per Fabbriche peſanti
11Di
@metter-
@i
an-
more
, o
@hiavi
maſſiccie, ſi guarniſcono dalla parte
di
dentro di pali lunghi d’Ulivo un
poco
abbruſtoliti, per farli ſervire
di
Chiavi e d’Ancore:
poichè que-
ſto
legno in tal maniera prepara-
to
non ſi corrompe giammai.
E’ di grande importanza ancora
22Di
@are
,
@he
tut-
@o
ſia a
@iombo
per la ſodezza delle Mura, che
tutto
ſia tirato ben a piombo, e
che
i Pilaſtri, le Colonne, e le
Pile
ſiano talmente ſituate, che il
ſodo
corriſponda al ſodo:
poichè
ſe
v’ha qualche parte di Muro o
qualche
Colonna la quale s’appog-
gi
ſul falſo, egli è impoſſibile
che
l’Opera duri lungo tempo.
Vi ſono ancora due maniere di
33Di
@arvi

@lleg-
@eri-
@menti
,
@he
ſi
@anno

un
due
@manie-
@e
, cioè
@Alleg
.
@e
c 1-
@o
lil
Muro
.
fortificare i Muri, e queſte ſono
di
alleggerirli del proprio lor peſo,
o
pur d’ alleggerire il peſo della
terra
che debbon eſſi ſoſtentare.
La prima maniera di alleggeri-
re
ſi fa in que’luoghi ne’quali vi
ſono
de’vani, come nella parte di
ſopra
delle porte o delle fineſtre.
11064ARCHITETTURA
Queſti tali alleggerimenti poſſo-
11con
Puntel

li
.
no eſſere di due ſorte.
La prima è
di
mettere al di ſopra del Liſtel-
lo
che ſoſtenta il Muro, ſopra il
vano
delle porte e delle fineſtre,
due
puntelli che poſando nella
parte
inferiore ſopra de’Pilaſtri s’
uniſcano
nella ſuperiore.
L’altra maniera e di fare ſopra
22con Ar
chi
a
volta
.
i vani, degli Archi a volta con
pietre
tagliate a guiſa di conio e
tendenti
ad un centro:
poichè eſ-
ſendo
i muri così aſſodati col mez-
zo
di queſti tali Alleggerimenti,
tutta
la muraglia ch’è nella parte di
ſotto
non declinerà punto, reſtan-
do
ſcaricata dal peſo della parte
che
è di ſopra:
e ſe le avveniſſe
un
qualche difetto col lungo paſ-
ſare
di tempo, ella potrebbe riſta-
bilirſi
ſenza che foſſe biſogno di
puntellare
la parte di ſopra.
La Seconda maniera di alleggeri-
332 So,
ſtentan
.
done
il
rerre-
no
.
re ſi è per qu’ muri che fatti ſono a
ſoſtentamento
di terreno;
poichè
oltre
alla groſſezza
11165DI VITRUVIO. che debbono avere, convien loro
fare
ancora degli Speroni nelle fron-
ti
dalla parte del terreno, tanto
diſtanti
gli uni dagli altri, quant’è
l’
altezza del muro:
ma debbono
eſſi
avere tanto di piede o ſia di Scar-
pa
quantoè pure l’ altezza del muro,
in
modo che a poco a poco inal-
zandoſi
ſi reſtringano tanto, che
di
ſopra ſiano così groſſi quanto è
groſſo
il muro dell’ opera che ſi fa.
Che ſe ſi giudichi, non eſſer
11Lib.6
c
. 11.
queſti tali Speroni ſufficienti, s’
appoggierà
ancora il muro che ſo-
ſtiene
il terreno, ad altri Spero-
ni
nella parte di dentro, fatti co-
me
denti di ſega, che verranno a
fare
degli angoli ſportanti in fuo-
ri
, ed altri rientranti nel ſito
dov’
eſſi al muro ſono congiunti.
22Lib. 1.
c
. 5.
L’ effetto di queſti Speroni non
è
ſoltanto di ſoſtentar il terreno
colla
loro reſiſtenza, ma d’ eluder
anche
la forza della ſpinta del
terreno
medeſimo, ſeparandolo in
più
parti.
11266ARCHITETTURA
Articolo Quinto.
De’ Pavimenti o Terrazzi.
11Lib. 7.
c
. 1.
VI ha quattro ſortè di Pavi-
22I Pavi-
menti

ſono
di
quattro

ſorte
,
cioè
menti:
alcuni ſono a piè
piano
;
altri tra due ſolari; altri
ſono
poſti ſopra il colmo delle
caſe
in piatta forma;
ed altri ſo-
no
in Soffittato.
Per far quelli che ſono a piè
331. Quel-
li
a piè
piano
,
che
fa-
ccanſi

o
alla
manie-
ia
ordi-
naria
,
piano, convien primieramente ſpia-
nare
, e livellare il ſuolo, s’ egli è
fermo
e ſodo;
e ſe non è tale,
convien
batterlo col Montone, ch’
è
lo ſtrumento con cui ſi battono
li
pali in terra;
e dopo avere ſte-
ſo
ſopra il ſuolo così apparecchia-
to
una prima incroſtatura, detta
dagli
Antichi Statumen, ch’ era di
ſaſſi
e di rottami della groſſezza
che
può capir un pugno, miſti nella
malta
di calcina e di ſabbione;
con-
vien
porre la ſeconda mano, ch’ eſſi
appellavano
Rudes, e ch’ era
11367DI VITRUVIO. di pietre e di rottami più minuti,
de’
quali ce ne vogliono tre parti in
una
di Calcina, s’ eſſi ſono nuovi,
perchè
ſe ſieno preſi da rovine vec-
chie
, vi ſi vorranno cinque parti
di
tal terrazzo in due di calcina.
I Greci aveano una maniera di
11e alla
manie-
ra
de’
Greci
.
22Lib. 7.
c
. 4.
fare i Pavimenti ne’ luoghi baſſi,
dove
regnano d’ ordinario il freddo
e
l’ umidità, che gli rendeva eſenti
da
tali incomodi.
Scavavano la
terra
a due piedi d’ altezza, e do-
po
d’ averla ben battuta, vi met-
tevano
una mano di terrazzo, o
ſia
il pavimento di teſtole così col-
mato
, che aveſſe un poco di pen-
dìo
dalle due parti ove faceano de’
Canali
atti a far ſcolare l’ acqua
ſotto
terra:
indi ponevano ſopra
queſta
prima Intonacatura un let-
to
di carbone, quale battuto e li-
vellato
che l’ aveano, coprivanlo
d’un
altro Strato di Calcina, di
Sabbione
, e di Cenere;
e queſto
poi
lo polivano, quand’ era ſec-
co
, con una Cote.
Queſti
11468ARCHITETTURA menti aveano la qualità di ſorbir
l’acqua
ſubito che vi cadea ſo-
pra
, ſicchè vi ſi potea cammina-
re
a piedi ſcalzi, ſenza eſſer pun-
to
incomodato dal freddo.
112. I Pa-
vimenti

che
ſo-
no
tra
due

Solaj
.
Quanto poi ai Pavimenti dei So-
laj
, biſogna aver attenzione, che
ſe
vi ha qualche Parete o Tramez-
zo
al di ſotto, queſto non giun-
ga
a toccare il Tavolato di ſopra,
affinchè
ſe il Tavolato veniſſe ad
abbaſſarſi
dal peſo, reſtando il
Tramezzo
ſaldo e fermo, non do-
veſſe
il Pavimento per forza rom-
perſi
e crepare ſopra di eſſo.
Per far queſti Pavimenti, con-
vien
inchiodare le tavole da tutte
le
bande ſopra ciaſchedun Trave,
affinchè
queſte non ſi gettino, o
non
ſi fendano.
Queſte Tavole bi-
ſognerà
coprirle di felce o di pa-
glia
, per impedire che la calcina
non
guaſti il legname;
poi vi ſi ſten-
derà
ſopra la prima mano formata
d’
una miſtura di malta e di rotta-
mi
groſſi quanto può capir un
11569DI VITRUVIO. gno, che converrà battere lunga-
mente
conleve;
e in tal maniera for-
meraſſi
una croſta maſſiccia, che avrà
nove
oncie di groſſezza:
ſopra di
una
tal croſta ſi metterà come per
Nucleo
o Anima un’ altra paſta, che
non
avrà meno di ſei dita;
e que-
ſta
ſarà fatta di teſtola ben peſtata,
che
di ogni due parti ne abbia un’
altra
di calcina.
Sopra l’ Anima ſi
porrà
il Pavimento o di taglietti
di
petruccie, o di quadrati grandi
ben
drizzati a ſquadra ed a livello;
c dopo di ciò ſi anderà fregando
per
levare tutti li rilievi ed inu-
guaglianze
che vi ſi poteſſero in-
contrare
nelle giunture;
in fine vi
ſi
paſſerà ſopra una compoſizione
di
Calcina, di Sabbione e di Mar-
mo
peſtato, per ben riempiere
ugualmente
tutte le commeſſure.
113. I Pa-
vimen-
tiche

ſono

ſopra

colmo

delle

Caſe
Se ſi vuol fare un Pavimento ch’
abbia
a ſtare allo ſcoperto ſopra le
terrazze
;
acciò poſſa reſiſtere e con-
ſervarſi
contra le piogge e contra
il
gelo, e che non reſti
11670ARCHITETTURA giato dal gran calore; convien do-
11in Piat-
ta
for-
ma
.
po che ſi è inchiodato ſu i Travi
il
Tavolato, conficcarne con chiodi
un’
altro per traverſo del primo, co-
ſicchè
faccia una doppia armatura
alla
travamenta;
poi ſteſavi la pri-
ma
mano nella maniera già detta,
ſelciare
con Tegole grandi di due
piedi
in quadrato, le quali debbon
eſſere
ſcavate ſu gli orli in forma
di
mezzi canali della grandezza d’
un
dito, che poi convien riempie-
re
di calcina ſtemperata con olio.
Queſte regole della ſelciata debbon
eſſere
poſte in maniera che ſiano
rilevate
nel mezzo, dando loro
due
dita di pendìo per ogni ſei
piedi
, cioè a dire una quarantotte-
ſima
parte.
Poi ſopra queſto laſtri-
cato
ſi porrà il Nucleo, ſopra di
cui
, dopo che ſarà ſtato battuto
ben
bene nel modo che tutto il
reſto
, ſi metterà un laſtricato di
grandi
pietre quadrate.
Ora per
ovviare
, che l’ umidità non appor-
ti
nocumento a’ Pavimenti di
11771DI VITRUVIO. ſorta, è buona coſa d’ imbeverli
ogn’
anno di tanta feccia d’ olio,
quanta
ne poſſon ricevere.
Il Diſotto de’ Pavimenti ed i
114. I Pa-
vimen-
ti
in
Soffit-
tato
,
ne’
quali
ſi
cen-
ſidera

Il
nudo
del
Pa-
vimen-
to
.
22Lib. 7.
c
. 3.
Soffittati debbon eſſer fatti ancor
eſſi
con gran diligenza.
Per fare i
Soffittati
a volta, convien inchio-
dare
ai Travi de’ ſolaj, ovvero a
Travicelli
de’ tetti, di due piedi in
due
piedi, alcuni Pezzi di legno ar-
cheggiato
(dettii volgarmente Se-
ſti
) Biſogna far ſcelta di legname,
il
quale non ſia ſoggetto a corrom-
perſi
, com’ è il Cipreſſo, il Boſſo,
il
Ginepro, l’ Ulivo, e non già
adoprate
la Quercia, perchè ſi
ſcheggia
o ſi torce, e fa fendere
quel
lavoro doves’ impiega.
Eſſen-
do
gli Aſſeri o travicelli compar-
titi
con catene di legno, e confitti
con
chiodi alla Travatura, vi ſi at-
taccheranno
con giunchi di Sparto
Iſpanico
paluſtre delle canne Greche
battute
e ſchiacciate.
Si uſavano
queſte
Canne in luogo delle Late,
o
vogliam dire Cantinellè, che
11872ARCHITETTURA inchiodano al d’ oggi per fare i
Graticcj
delle Volte.
La parte di
ſopra
di queſte Canne ſi coprirà
con
una Intonacatura di malta e
di
ſabbione, per impedire che le
gocciole
d’ acqua, le quali vi poſ-
ſon
cader dall’ alto, non guaſtino
queſti
Soffittati;
dopo di che con-
verrà
incamiciare la parte di ſot-
to
che noi diciamo il cielo, ſgroſ-
ſandola
con geſſo, ed eguaglian-
dola
poſcia con malta di calcina
e
di ſabbione, e pulirla finalmen-
te
con una mano di calcina mi-
ſta
col marmo.
Faceano talvolta gli Antichi le
11Lib. 5.
c
. 10.
Volte doppie, allorchè temeano,
che
l’ umidità ſolita a generarſi
da’
vapori che ſi ſollevano in al-
to
, non guaſtaſſe la Struttura di
legname
che ſta ſopra delle Vol-
te
:
ciò coſtumavano di ſare prin-
cipalmente
ne’ bagni.
22Delle
Cornie

ci
.
Le Cornici, che ſi fanno at-
torno
via de’ Soffittati, debbon eſ-
ſere
leggiere e piccole, poichè
11973DI VITRUVIO. temerſi che il grande loro ſporto
non
le renda peſanti, e ſottopo-
ſte
a cadere.
Convien perciò farle
tutte
di Stucco di marmo ſenza
geſſo
, affinchè ſeccandoſi tutto il
lavoro
nel tempo medeſimo, ſia
men
ſoggetto a romperſi.
Articolo Sesto.
Delle Incamiciature.
PER fare Incamiciature che du-
11Lib. 7.
c
. 4.
22Le inca-
micia-
ture

ſono
di
quattro

ſorte
,
cioè
rino lungo tempo, e che non
ſiano
mai ſoggette a ſcrepolature,
biſogna
aver attenzione di non ap-
plicarle
ſopra muratura, la quale
non
ſia ben ſecca:
perchè altrimen-
ti
ſuccede, che l’ Incamiciatura
ch’
è eſpoſta all’ aria, ſeccandoſi
più
preſto della parte interiore del
Muro
, ſi fende e ſi rompe.
Per far poi l’ Incamiciatura con
33Lib. 7.
c
. 3.
441. L’in-
cami-
ciature

pe’
Mu-
ri
groſ-
ſi
.
metodo, convien applicarla di ma-
no
in mano, oſſervando di non
mettervi
una nuova mano, ſe
12074ARCHITETTURA la ſopra cui debbe eſſer poſta, non
ſia
prima quaſi ſecca affatto.
Sei
mani
ne metteano gli Antichi;
tre di malta fatta con Calcina e
Sabbione
;
e tre di Stucco fatto con
polvere
di marmo e di calcina.
Le prime mani che vi mettevano
erano
ſempre più groſſe che l’ ulti-
me
;
ed aveano ancora queſta at-
tenzione
, di non metter in opra la
malta
di Sabbione o di Stucco nell’
Incamiciature
, ſe prima non foſſe
ſtata
lungo tempo battuta e meſco-
lata
, principalmente lo Stucco, che
lo
dovea eſſere fino a tanto, che
non
ſi teneſſe più alla Cazzuola.
Uſavano parimenti gli Antichi
diligenza
molta nel battere le Inca-
miciature
e nel ribatterle più volte
dacchè
erano applicate, e nel liſciar-
le
:
ciò che dava loro una durezza,
una
bianchezza, ed una pulitezza ta-
le
che faceale lucenti come ſpecchj.
Queſte Incamiciature fatte in tal
112. L’in-
cami-
ciature

da
pitu-
rarle

a
Freſco
modo ſervivano ancora per dipi-
gnervia
Freſco:
perchè icolori,
12175DI VITRUVIO. nendo applicati ſopra la Malta pria
che
ſi ſecchi, la penetrano, e fan-
no
inſieme con eſſa uno ſteſſo cor-
po
, di maniera tale, che quantun-
que
poi la pittura ſi lavi, non è più
ſoggetta
a cancellarſi:
ciò che non
avviene
di quella, la quale fatta
ſia
ſopra la Malta già ſecca.
113. L’In-
cami-
ciature

pe’
Tra-
mezzi
.
Applicavano pure gli Antichi
queſte
Incamiciature ſopra i Tra-
mezzi
o Pareti di legno riempiuti
di
terra graſſa, inchiodando delle
Canne
, come noi facciamo le La-
te
o vogliam dir Cantinelle, eſten-
dendovi
ſopra della terra graſſa;
poi vi mettevano un’ altra fila di
Canne
a traverſo delle prime, e
poi
un’ altra mano di terra graſſa;

dopo
di che applicavano ſopra di
quella
gli ſtrati di Malta, e di
Stucco
nella maniera già detta.
Per Incamiciare i luoghi baſſi ed
224. L’In-
cami-
ciature

pe’luo-
ghi

umidi
.
33Lib. 7.
c
. 4.
umidi, uſavano gli Antichi molte al-
tre
cautele, principalmente nelle
parti
interne:
poichè per quello
che
riguarda il di fuori, ſi
12276ARCHITETTURA tavano di farvi l’ Incaminatura dal
baſſo
de’ Muri ſino all’ altezza di
tre
piedi con Cemento.
Ma al di dentro, quando il ter-
reno
nella parte di fuori era più
alto
del piè piano interno, vi fa-
cevano
contro al muro maeſtro
un’
altro muretto ſtretto, tra l’
uno
e l’ altro de’ quali vi laſcia-
vano
ſolamente l’ intervallo d’ un
Canale
o Condotto, che faceano
più
baſſo del piè piano della ſtan-
za
, acciocchè riceveſſe l’ acqua tra-
mandata
dai muri, e la faceſſe
ſcolare
al di fuori.
Ed a fin d’
impedire
, che i vapori, che po-
teano
rinſerarſi tra queſti muri,
non
v’ ingeneraſſero molta acqua,
vi
faceano verſo l’ alto del con-
tra
muretto alcuni Spiragli, per
dove
poteſſero i vapori ſortire:
poi
queſto
contra muretto veniva in-
camiciato
al di fuori con Malta e
Stucco
nella maniera già eſpoſta.
Quando il ſito era troppo ri-
ſtretto
, tal che non
12377DI VITRUVIO. che nel di dentro ſi faceſſero Con-
tra
muri, vi merteano delle Te-
gole
incavate, l’ une ſopra l’ altre
contro
al muro;
e queſte poi le
ricoprivano
, e le incamiciavano
di
Malta e di Stucco.
Tali Te-
gole
ch’ erano impegolate nella
parte
interiore, e che formavano
certi
mezzi canali, laſciavano ſco-
lare
nell’ accennato Condotto l’
acqua
che ſtillava dal muro mae-
ſtro
, e laſciavano anche ſortire
pe’
già detti Spiragli tutti i va-
pori
che dall’ umidità vi s’ inge-
neravano
.
12478ARCHITETTURA
CAPITOLO III.
Della Comodità delle Fabbriche.
Articolo Primo.
Della comoda ſituazione delle
Fabriche
.
UNA delle principali cofe che
11Perchè
un
luo
go
ſia
como-
do
,
debb’

eſſere
22Lib. 1.
Proem
. @
dee conſiderare l’ Architetto,
ſi
è la comodità del luogo, dov’
egli
intende di fabbricar un’ Edifi-
zio
.
Quindi è, che l’ Architetto
Dinocrate
fu biaſimato da Aleſ-
ſandro
, perchè aveagli propoſto
un
bel diſegno per fabbricare una
Città
in un luogo ſterile, ed ina-
bile
a ſoſtentarne gli abitatori.
Convien per tanto ſciegliere un
331. Ferti-
le
.
44Lib. 1.
c
. 3.
luogo fertile ed abbondante da ſe
ſteſſo
, e che per altro abbia Fiu-
552. Ac-
ceſſibi-
le
.
mi e Porti capaci di ſomminiſtrar-
gli
tutte quelle comodità, di cui
proveduti
ſono i luoghi circonvicini.
12579DI VITRUVIO.
La terza coſa è, che l’aria ſia
113. Sano.
Per

queſto

mon

debb’

eſſere

Baſſo
,
Palu-
doſo
.
22Lib. I.
c
. 4.
ſana.
Per queſto biſogna che il
luogo
ſia ſollevato, a fin d’ eſſere
men
ſottopoſto alle nebbie.
Deb-
be
eſſer anche lontano dalle Palu-
di
a motivo della corruzione, che
può
eſſer cagionata dagli aliti in-
fetti
de’ velenoſi animali che vi
s’ingenerano
, e che rendono i luo-
ghi
all’intorno inabitabili:
quan-
do
però non ſi dia il caſo, che le
Paludi
appreſſo al Mare ſiano ſol-
levate
in maniera, che le lor ac-
que
vi poſſano ſcolare, e che all’
incontro
anche il Mare quando ſi
gonfia
in tempo di burraſche,
poſſa
portarvi le ſue, e far mo-
rire
con la ſua ſalſedine le beſtie
venefiche
.
Ed’ uopo conſiderare ancora, che
33 ri-
volto
a
Mezzo-
, o
a
Po-
nente
l’ aria non può eſſer ſana in una
Città
poſta ſulla ſpiaggia del Mare,
quando
detta ſpiaggia ſia volta ver-
ſo
al Mezzodì, o pur verſo a Ponen-
te
:
poichè d’ ordinario avviene che
il
caldo indeboliſce i corpi, e
12680ARCHITETTURA il freddo gli fortifica; e l’ eſpe-
rienza
fa vedere, che coloro i
quali
paſſano da paeſi freddi a
paeſi
caldi, difficilmente reſiſtono
a
ſoggiornarvi ſenza che vi ſi am-
malino
;
laddove per lo contrario
gli
abitanti de’ paeſi caldi, qua-
lunque
volta paſſino verſo il Set-
tentrione
, ſtanno meglio di ſalute.
Gli Antichi aveano in coſtume
di
formar giudizio della qualità
dell’
Aria, dell’ Acque, e de’ Frut-
ti
che poſſono rendere malſano un
luogo
, dalla coſtituzione de’ corpi
11Come
ſi
poſſa
cono-
ſecre

ſe
un
luogo

è
ſano.
degli Animali che vi ſi erano nu-
triti
, conſiderandone di queſti gl’
inteſtini
.
Imperciocchè ſe in eſſi
ritrovavano
corrotto o livido il
fegato
, conghietturavano quindi,
che
lo ſteſſo ſarebbe degli uomi-
ni
ancora.
12781DI VITRUVIO.
Articolo Secondo.
Della Eſpoſizione delle Fabbriche.
FAtta la ſcelta d’un luogoſano,
11L’Eſpo-
ſizione

d’una

nittà

dipen-
de
dall,
di
lei
ſitua-
zione

per
riſ.
petto

al
cie-
lo
, ed
a’venti
.
22Lib. 1.
c
. 6.
convien prendere le giuſte mi-
ſure
per la Diſpoſizione delle con-
trade
ſecondo il più vantaggioſo
aſpetto
delcielo.
La miglior Eſpo-
ſizione
ſarà di fare che il vento non
imbocchi
le contrade in que’luoghi,
dove
ve ne ha di aſſai freddi, e
ſtraordinariamente
impetuoſi.
L’ Aſpetto delle Caſe private
33L’ Eſpo-
ſizione

delle

Caſe
, e
delle

loro

parti

dipen-
de
da
due
co.
ſe
, cioè
Dalle

loro

qualità
,
ed
uſi,
ſecon-
do
i
quali
ſi
debbo-
no
diſ-
porre

diverſa
.
mente
,
i
luoghi
da
cu-
ſtodire

le
frut-
ta
.
Le
Sale
da
man-
giar

l’Inver-
no
, e
i
Ba-
gni
.
44Lib. 1.
c
. 4.
viene renduto comodo dalle aper-
ture
, che loro ſi danno differente-
mente
per ricever l’aria e il lume,
ſecondo
la qualità delle parti che
ſi
trovano nelle Fabbriche.
Imperciocchèle Diſpenſe, i Gra-
55Lib. 6.
c
. 9.
naj, egeneralmente tutti que’luoghi
ne’
quali vogliaſi chiudere, e cuſto-
dire
qualche coſa, debbono eſſer
eſpoſti
verſo il Settentrione,
12882ARCHITETTURA eſſer pochiſſimo dominati dai rag-
gi
del Sole.
11Lib. 6.
c
. 7.
Gli uſi differenti delle parti che
compongono
le Fabbriche, ricer-
cano
ancora differenti Eſpoſizioni:
poichè le Sale da mangiare in tem-
po
d’ Inverno, e i Bagni doveano
appreſſo
gli Antichi riguardare a
Ponente
d’ Inverno;
perchè tale
Situazione
rende i luoghi più cal-
di
a motivo del Sole, che vi bat-
te
co’ ſuoi raggi ſu quell’ora del
giorno
, in cui aveano eſſi per co-
ſtume
di ſervirſi di fatti Appar-
tamenti
.
Le Biblioteche eſſer debbono
22Le Bi-
bliote-
che
.
rivolte a Sol Levante;
perchè gli
uſi
loro richiedono il chiaro del-
la
mattina:
oltre di che i libri non
ſi
guaſtano tanto nelle Bibliote-
che
eſpoſte in tal guiſa, quanto
in
quelle che guardano a Mezzo-
e a Ponente, le quali ſono ſog-
gette
a’ tarli, e ad una umidità
che
ingenera muffa ſu’libri.
Le Sale da mangiare per
12983DI VITRUVIO. Primavera e per l’ Autunno deb-
11Le Sa-
le
da
man-
giare

per
la
Prima-
vera
, e
per

l’
Au-
tunno
.
bon’ eſſere voltate all’Oriente, af-
finchè
eſſendo riparate dalla mag-
gior
forza del Sole, ch’ è quella
ch’
eſſo ha quand’ è vicino a tra-
montare
, ſieno queſti luoghi tem-
perati
in quel tempo che ſi ſo-
gliono
adoperare.
Gli Appartamenti che ſono per
22Gli
Appar

tamen-
ti
da
State
.
la State, riguarderanno a Setten-
trione
, per aver così più difre-
ſco
.
Queſt’ Aſpetto è molto proprio
33Le Gal-
lerie

de’Qua-
dri
, e i
luogh
i
per
di-
pignere
ancora per le Gallerie di Pitture,
e
per quei luoghi ove ſi dipigne;
acciocchè i colori, per la fermez-
za
ed egualità de’lumi che vi è in
tutto
il giorno, ſiano nelle opere
impermutabili
.
E duopo aver anche riguardo
442. Dal-
la
Na-
tura

del

paeſe
.
55Lib. 6.
c
. 1.
alla diverſità de’ paeſi, dove gli
ecceſſi
del caldo e del freddo ri-
chiedono
Situazioni, Aſpetti e
Strutture
differenti.
Imperciocchè
ne’paeſi
Settentrionali le Caſe deb-
bon
eſſere fatte a volta con
13084ARCHITETTURA che aperture, e rivolte verſo le
parti
del mondo overegna il cal-
do
;
per lo contrario nelle Regio-
ni
calde e Meridionali convien
farvi
delle aperture grandi, e ri-
volte
a Settentrione;
affinchè l’Ar-
te
e l’ Induſtria poſſa rimediarea
ciò
, che la natura del luogo ha
in
ſe d’ incomodo.
Articolo Terzo.
Della Diſpoſizione delle Fabbriche.
LA Diſpoſizione, o Diſtribu-
11La Di-
ſpoſi-
zion

delle

Fabbri-
che

com-
prende

quella
,
ch’
è
conve-
nevole

alle

Piazze

pubbli-
che
22Lib. 6.
c
. 6.
zione degli Edifizj contribui-
ſce
alla Comodità loro, quando
ogni
coſa è ſituata bene, in modo
che
abbia a ſervir agli uſi, per cui
è
deſtinato l’Edifizio.
Quindi è,
che
la Piazza pubblica e il Merca-
to
devono eſſere nel mezzo della
Città
;
ſeppure non vi ſia un qual-
che
Porto o Fiume.
Perciocchè il
Mercato
non debb’eſſer lontano da
fatti luoghi, donde le
13185DI VITRUVIO. tanzie debbono eſſere traſportate.
Le Caſe prvate debbon avere le
11Alie
Caſe

priva-
te
, di
cui
ve
n’
ha
due

ſpezie
,
cioè
22Lib. 6.
c
. 7.
loro parti differentemente diſpoſte
ſecondo
la diverſa condizione di
chi
le abita.
Imperciocchè nel-
le
Caſe de’Grandi, gli Apparta-
menti
del padrone non debbono
331. Le
Caſe
di
Città
,
cheſo-
no
o pe’
Grandi
eſſere ſull’entrata;
ma ſogliono an-
zi
fabbricarſi dinanzi a’loro appar-
tamenti
de’luoghi vacui, come a
dire
de’Veſtiboli, Cortili, Periſti-
li
, Sale, e Giardini ancora per
ricevervi
il gran numero delle per-
ſone
, che hanno affare co’Grandi,
e
che loro fan corte.
Le caſe de’Mercatanti debbono
44o pe’
Merca-
tanti
.
avere ſull’ingreſſo le loro Botteghe,
i
loro Magazzini, e gli altri luoghi,
ove
hanno a trattare co’ foreſtieri.
Alle Caſe di Villa convien dare
552. Le
Caſe

di
vil-
la
, che
hanno

dodici

parti
,
cioè
66Lib. 6.
c
. 9.
un’ altro ordine e un’altra diſpoſi-
zione
diverſa da quella delle caſe
di
Città.
Imperciocchè la Cucina deve
eſſere
prſſo la Stalla de’ Buoi, in
771 La
Cucina
.
guiſa che le Mangiatoje
13286ARCHITETTURA dino verſo il Focolare e verſo il
112. La
Stalla

de’
Buoi
Levante:
queſto fa che i Buoi non
diventino
ombroſi, e non abbiano
il
pelo arricciato.
I Bagni debbon’ eſſere anch’eſſi
223. I Ba-
gni
.
alla Cucina vicini, affinchè il ca-
mino
poſſa ſervire a riſcaldarli.
Il Torchio non deve eſſer
334. Il
Tor-
chio
.
pur eſſo lontano dalla Cucina,
perchè
così ſarà comodo al ſer-
vizio
ch’ è neceſſario per la pre-
parazione
delle Ulive.
Se il
Torchio
è a fuſolo, non debbe
aver
meno di quaranta piedi di
lunghezza
, e ſedici di larghezza,
ſe
non ve n’ha che un ſolo:
ma ſe
vi
ſarà luogo per due preli, ſi diano
ventiquattro
piedi per lunghezza.
Congiunta al Torchio ſarà la
Cantina
, di cui le fineſtre guar-
445. La
Canti-
na
.
deranno a Settentrione, dove il So-
le
non può riſcaldare;
perchè il
calore
rende debole il vino e lo
guaſta
.
Per lo contrario il luogo, in
556. Il
Con-
ſerva
.
cui ſi conſerva ripoſto l’Olio,
13387DI VITRUVIO. eſſere rivolto a Mezzodì: perchè è
11rojo
dell’

Olio
.
buona coſa, che il calor mite del
Sole
trattenga l’olio ſempre fluido.
Gli Ovili, e le Stalle per le Ca-
227. Gli
Ovili
,
pre debbon’ eſſere molto grandi,
338. Le
Stalle

per
le
Capre
.
per far , che ciaſcuna di tali be-
ſtie
abbia almeno quattro piedi di
ſito
da occupare.
Le Stalle de’Cavalli convien che
449. Le
Stalle

de’Ca-
valli
.
ſieno fabbricate vicino alla caſa
nel
luogo più caldo, purchè non
guardino
al focolare;
perciocchè i
cavalli
che veggono ſovente il fuo-
co
, fanno il pelo arricciato.
Le Tezze ed i Fenili, che ſono
5510. Le
T
zze,
i luoghi ove ſicuſtodiſcono la pa-
6611. 1
Fenili
.
glia ed il fieno, come anche i Mo-
7712. 1
Molini
.
lini, biſogna che ſi facciano un po-
co
lungi dalla caſa a motivo del
pericolo
del fuoco.
In ogni ſorta di Fabbrica biſo-
88Il lume
fa
una
delle

parti

grandi

e
la co-
modi
.
del-
le
Fab-
briche
.
gna aver attenzione, che tutte le
parti
ſieno illuminate bene:
ma
ſopra
tutto il lume è neceſſario al-
le
Scale, agli Anditi, ed alle Sale
da
mangiare.
13488ARCHITETTURA
A que’ luoghi che ſono reſi
11Ciò, che
conven-
ga
fa-
re
per
averne

a
ſuffi-
cienza
.
oſcuri dalle Fabbriche vicine, con-
vien
aggrandir le fineſtre quanto
più
ſarà poſſibile, ed alzarle fino
a
tanto, che per la loro apertura
ſi
poſſa veder il cielo alla ſcoperta.
Articolo Quarto.
Della forma comoda delle Fab-
briche
.
ASſicurato che uno ſia della
22La co-
modità

delle

Fabbri-
che
di-
pende

dalla

forma

che

debbo-
no
ave-
re
.
33Lib. 14
c
. 5.
Comodità del luogo in cui
vuolſi
fondare una Città, per mez-
zo
della cognizione che ſi avrà del-
la
bontà della ſua aria, della fua
fertilità
, e della facilità che preſtar
poſſono
le Strade, i Fiumi, e i
Porti
di mare di farvi venire ogni
coſa
neceſſaria;
convien provvede-
re
a ben munirla con fortificazio-
ni
, le quali conſiſtono non ſola-
mente
nella ſodezza de’Muri e de’
Rampari
, della quale ſi è già par-
lato
, ma principalmente nella for-
ma
con cui devono eſſer fatti.
13589DI VITRUVIO.
La figura d’una Piazza non deve
111. Le
mura

delle

Città
eſſere quadrata, compoſta
d’angoli
troppo avanzati in fuori,
ma
convien ch’eſſa abbia gran nu-
mero
di ſenoſità, affinchè il ne-
mico
poſſa eſſer veduto da più luo-
ghi
.
Imperciocchè gli angoli, che
troppo
s’avanzano all’infuori, ſono
inopportuni
alla difeſa, e più favore-
voli
agli aſſedianti che agli aſſediati.
Biſogna procurare di rendere
l’avvicinamento
alle mura più dif-
ficile
, che mai ſi poſſa.
222. Le
Piazze

pubbli-
che
ch’
erano

diffe
.
renti

ſecon-
do
i
Greci
.
La forma più comoda delle pub-
33Lib. 5.
c
. 2.
bliche piazze ſi è, che abbiano per
larghezza
due terzi della longhezza
loro
.
I Greci adornavano le pub-
bliche
piazze con doppj portici all’
intorno
e con ſpeſſe colonne, e
di
ſopra nei palchi o taſſelli fa-
cevano
i luoghi da paſſeggiare.
Ma i Romani avendo ritrovato
44Secon-
do
i
Roma-
ni
.
eſſer incomoda tale quantità di Co-
lonne
, le poſero in maggior di-
ſtanza
, diſtribuendole con più ſpa-
zioſi
e larghi intervalli, a fine
13690ARCHITETTURA ſotto que’ portici vi ſi poteſſero
piantar
delle botteghe, le quali
non
foſſero oſcure.
113. Le
Scale
.
Le Scale degli Edifizj pubblici
22Lib. 5.
c
. 3.
debbono eſſer larghe e dritte;
e
biſogna
che ſiano molte, e mol-
ti
anche gl’ ingreſſi, a fi-
ne
che il popolo poſſa entrare
ed
uſcire comodamente.
Si parla
più
ampiamente de’ gradini delle
Scale
nel Capo ſeguente Artico-
lo
4.
Le Sale, in cui abbiano a farſi
334 Le
Sale
.
44Lib. 5.
c
. 2.
grandi Aſſemblee, debbono avere
55Lib. 6.
c
. 5.
la travatura molto alta.
Per dar
loro
una giuſta proporzione, biſo-
gna
unire inſieme la lunghezza e
la
larghezza della Sala, poi ſi pi-
66Lib. 6.
c
. 6.
gli la metà di tutta la ſomma, e
tanto
ſe gli dia per altezza.
Le Sale
poi
, nelle quali non ſi vorrà un
grande innalzamento, avranno
tanto
di altezza, quanta ſarà una
volta
e mezza la loro larghezza.
77Lib. 5.
c
. 2.
Ne’luoghi vaſti e aſſai ſollevati,
per
rimediare all’incomodo che
13791DI VITRUVIO. ſuol cagionare il rimbombo delle
voci
, convien fare all’intorno nel
mezzo
de’Paretiun Corniccione in
forma
di cintura, a fine che ri-
tardata
da queſto la voce prima che
ſia
nell’ aere diſſipata, pervenga
alle
orecchie degli uditori;
altri-
menti
ne venirebbe, che la voce
dopo
eſſer andata a percuoterſi
contra
i muri, andrebbe a ribat-
tere
una ſeconda volta nel cielo
della
Sala, e farebbe un doppio
riſuono
molto faſtidioſo.
13892ARCHITETTURA
CAPITOLO IV.
Della Bellezza delle Fabbriche.
Artigolo Primo.
In che conſiſta la Bellezza delle
Fabbriche
.
LE Fabbriche aver poſſono due
11Vi ſo-
no
due
ſpezie

di
bel-
lezza

nelle

Fab-
briche
,
cioè
ſpezie di Bellezza;
l’una è
Poſitiva
, Arbitraria l’altra.
La
Bellezza
Poſitiva è quella, che
piace
neceſſariamente da per ſe
ſteſſa
.
La Bellezza Arbitraria è
221. quel-
la
, ch’
è
Poſi
tiva
, e
che’di

pende
quella, che non piace già neceſ-
ſariamente
, ma l’aggradimento di
eſſa
dipende dalle circoſtanze che
l’accompagnano
.
La Belleza Poſitiva conſiſte in
331. dalla
Simme-
tria
,
tre coſe principali, cioè nell’ u-
442. dalla
Mate-
ria
,
guaglianza della relazione che le
parti
hauno l’une all’altre, e che
553. dall’
eſeeu-
zione
.
chiamaſi Simmetria;
nella ric-
chezza
della Materia;
e nel-
la
proprietà, politezza
13993DI VITRUVIO. ſtatezza dell’ Eſecuzione.
Per quanto appartienſi alla re-
lazione
uguale, che le parti d’una
Fabbrica
hanno l’une all’altre, Vi-
truvio
non ne ha parlato, ſe non
ſe
forſe allora, ch’ei antepone la
11Lib.
c
. 3.
ſtruttura reticolata all’altre ſpezie
di
Muratura, a motivo della u-
niformità
, ch’ella ha nella figura e
nella
ſituazione delle ſue pietre:
ma per quello concernela ricchez-
za
e la materia, ei ne laſcia la
22Lib. 1.
c
. 2.
diſpoſizione a chi fa la ſpeſa della
Fabbrica
;
e confeſſa ìnoltre, che
la
bellezza dell’ eſecuzione intera-
33Lib. 6.
c
. 11.
mente dipende dall’induſtria, ed
attenzione
dell’ artefice.
La ſeconda ſpezie di bellezza cioè
442. Quel-
la
, ch’è
Arbi-
traria
, e
ch’è
di
due
ſpe.
zie
,
cioè
quella che non piace ſe non ſe per
le
circoſtanze che l’accompagnano,
è
di due ſorte;
l’una ſi chiama
Saviezza
, l’altra Regolarità.
La
Saviezza
conſiſte nell’uſo ragione-
551. La
Saviez-
za
vole delle bellezze Poſitive, che
riſulta
dall’Impiego, e dalla Col-
locazione
conveniente delle
14094ARCHITETTURA per la perfezione delle quali ſi è
data
ad una Materia ricca e pre-
zioſa
una Figura uguale e unifor-
me
con tutta la pulitezza, pro-
prietà
, e correggimento poſſi-
bile
.
Vitruvio apporta due eſempj di
11Lib. 4.
c
. 4.
queſta ſpezie di bellezza.
Il pri-
mo
è, quando ſi fanno delle Bu-
gnenelle
pietre, a fin di naſcon-
dere
le commeſſure, ponendole im-
mediatamente
l’ una ſopra l’altre
in
modo, che le cuoprano co’ loro
ſporti
:
poichè tali rilievi cagionano
una
bellezza ed una più dilette-
vole
apparenza di componimento.
Il Secondo eſempio è, quando ſi
22Lib. 7.
c
. 4.
ha la mira, che gli Appartamen-
ti
d’Inverno non abbiano nei pa-
reti
, e nei ſoffittati ſe non poca
ſcultura
, e che gli ornamenti non
ſieno
di ſtucco:
poichè ha lo
ſtucco
una bianchezza tale e così lu-
minoſa
, che ogni menoma macchia
o
bruttura lo deforma, e per altro
non
potrebbeſi impedire, che il
14195DI VITRUVIO. del fuoco, e delle torcie che vi
ſi
accendono nella ſtagione d’in-
verno
, non guaſtaſſe il bel colore
di
tai lavori, a’ quali la fuligine
s’attacca
ed entra per maniera ne-
gl’intagli
della ſcultura, che non
ſi
può più levare.
La Regolarità dipende dall’ oſ-
112. La
Rego-
larità
,
che

conſiſte

nell’oſ-
ſervan-
za
del-
le
leggi,
che

preſcri-
ve
ſervanza delle leggi, che ſono
ſtabilite
per le Proporzioni di tutt’
i
membri d’Architettura.
L’oſſer-
vanza
di tali leggi produce una
bellezza
gioconda agl’Intendenti d’
Architettura
, i quali amano que-
ſte
proporzioni per due motivi.
Il primo motivo è, ch’eſſe fon-
22La Ra
gione
.
date ſono la maggior parte ſulla
Ragione
, la quale vuole per eſem-
pio
, che le parti che ſoſtengono,
e
che ſono di ſotto, ſieno più
forti
di quelle che ſtanno di ſo-
pra
;
ſiccome ſi oſſerva ne’ Piede-
ſtalli
, che ſono più larghi delle co-
lonne
ch’eſſi ſoſtengono;
e nelle
colonne
, che ſono più larghe a
baſſo
che in alto.
14296ARCHITETTURA
L’altro motivo è la Prevenzione,
11L’ uſan.
za
.
ch’è uno de’più ordinarj fondamen-
ti
della Bellezza delle coſe.
Im-
perciocchè
ſiccome amaſi la forma
degli
abiti, che portano i perſo-
naggj
della Corte, benchè tal
forma
non abbia alcuna Poſitiva
bellezza
, ma ſoltanto a cagion
del
merito poſitivo di queſti per-
ſonaggj
;
così ancora porta il co-
ſtume
, che s’ amino le Propor-
zioni
de’membri dell’Architettura
piuttoſto
a motivo della buona o-
pinione
conceputa univerſalmen-
te
di coloro, che le hanno inven-
tate
, e per cagione dell’altre po-
ſitive
bellezze ſcoperte nell’opere
degli
Antichi, nelle quali queſte
Proporzioni
truovanſi oſſervate,
che
per verun’altro motivo.
Poi-
chè
ſovente queſte proporzioni ſo-
no
contra la ragione;
ſiccome ſi
vede
nel Toro, o ſia Baſtone del-
la
baſe Jonica, nelle faſce degli Ar-
chitravi
, e degli Antepagmenti o
vogliam
dir Erte delle porte,
14397DI VITRUVIO. il forte vien portato dal debole;
e in molte altre coſe, che la ſo-
la
Uſanza rende ſopportabili.
Ora queſte Proporzioni appar-
11La Bel-
lezza

delle

Fabbri-
che

conſi-
ſte
nel-
la
pro-
Porzio-
ne
di
tre

mem
.
bri

princi-
pali

che
ſo-
no
le
Colon-
ne
.
tengono a tre principali membri,
i
quali ſono le Colonne, i Fron-
tiſpicj
, e le Erte.
Le Colonne generalmente pre-
ſe
, e in quanto ſon oppoſte a’
Frontiſpicj
, e all’Erte, hanno
tre
parti, cioè il Piedeſtallo, la
Colonna
, e gli Ornamenti:
ciaſ-
cheduna
di queſte tre parti è an-
cora
diviſa in tre altre;
imper-
ciocchè
il Piedeſtallo è compoſto
della
ſua Baſe, del Dado, e del-
la
Cornice:
la Colonna compren-
de
la ſua Baſe, il ſuo Fuſto, e
il
ſuo Capitello:
e gli Ornamen-
ti
conſiſtono nell’ Architrave, nel
Fregio
, e nella Cornice.
Il Frontiſpicio ha anch’ eſſo
22Il Fron.
tiſpi-
cio
.
tre parti, cioè il Timpano, le
Cornici
, e gli Acroterj, che ſo-
no
que’ Piedeſtalletti di ſopra do-
ve
vanno le ſtatue.
14498ARCHITETTURA
L’Antepagment, o Erta che
11L’ Er-
ta
.
vogliam chiamarlo, è compoſto
di
due Stipiti e d’un’ Impoſta o
ſia
Sopralimitare per traverſo,
il
quale ſoſtiene anch’ eſſo un Fre-
gio
, e poi ſopra di queſto vi è
la
ſua Cornice.
La Diſpoſizione, la Forma, e
22Da que-
ſte
coſe
ne
ri-
ſultano

due
al-
tre
,
cioè
le Proporzioni differenti di tutte
queſte
parti vengono a formare
due
altre coſe principali, alle qua-
li
ſi può riferire tutto ciò che coſti-
tuiſce
la bellezza degli Edificj, e
queſte
ſono il Genere, e l’ Ordine.
Il Genere dipende dalla Pro-
33Il Ge-
nere
.
porzione, che paſſa tra la groſ-
ſezza
delle Colonne, e l’interval-
lo
che tra lor ſi frappone.
L’ Ordine dipende anch’ eſſo
44L’ Or-
dine
.
in parte dalla proporzione, ch’ è
tra
la groſſezza delle Colonne, e
la
loro altezza;
ma à queſta pro-
porzione
convien aggiugnere an-
cora
molte altre coſe, che appar-
tengono
alla forma delle parti
principali
delle Colonne, e
14599DI VITRUVIO. altre parti che le accompagnano,
come
ſono le Porte, le Erte, e
l’altre
coſe, che variano ſecondo
i
diverſi ordini.
Articolo Secondo.
De’cinque Genevi d’ Edifizj.
Viſono cinque generi d’Edi-
11I cin-
que
ge-
neri
d’
Edifizj

fono
22Lib. 3.
C
. 2.
fizj.
Il primo è chiamato
Pycnoſtylo
, cioè a dire di colonne
331. Il
Pince-
ſtilo
.
aſſai ſpeſſe, la di cui proporzio-
ne
è tale, che tra l’una e l’ al-
tra
Colonna vi ſi poſſa porre la
groſſezza
d’una Colonna e mez-
za
.
Si vegga la Figura AA. del-
la
Tavola Il.
Il Secondo è detto Syſtylo, vale
442. Il
siſtilo
.
a dire dove le colonne ſembrano
eſſer’
unite inſieme;
ſono eſſe pe-
non oſtante un poco più tra
di
loro diſcoſte che nel Picno-
ſtilo
:
imperciocchè l’Intercolun-
nio
, o ſra ſpazio che v’è tra
146100ARCHITETTURA lonna e colonna, è di due groſ-
ſezze
di colonne.
Il difetto, che ſi nota nel Si-
ſtilo
, egualmente che nel Picno-
ſtilo
è queſto, che gl’ingreſſi del-
le
Fabbriche, le quali ſono attor-
niate
di colonne così diſpoſte,
ſono
anguſti:
di maniera che,
ſiccome
avverte Vitruvio, le Da-
me
che ſi portano ai Templi,
tenendoſi
per mano di qualche
perſona
, ſono coſtrette a laſciar-
ſi
;
poichè due perſone non po-
trebbero
paſſare al pari tra gl’
intercolunnj
.
Si vegga la Figura
BB
.
della Tavola Il.
Il terzo nominato è Diaſtylo,
113. Il
D’aſti-
lo
.
ch’è quanto dire, dove le colon-
ne
ſono tra di loro ſtaccate e lon-
tane
, in maniera tale che nell’
intercolunnio
ſi poſſa frapporre la
groſſezza
di tre colonne;
ma que-
ſta
diſpoſizione patiſce un’incon-
veniente
, cioè, che gli Architra-
vi
, i quali poſano da una colona
all’altra
, per la grandezza
147101DI VITRUVIO. gli ſpazj corrono pericolo di ſpez-
zarſi
, perchè gli Antichi faceanli
di
una ſola pietra.
Veggaſi la Fi-
gura
CC.
della Tavola Il.
Il Quarto è appellato Aveoſtylo,
114. L’
Areo-
ſtio
.
che è quello dove le colonne ſono
rare
.
Qui non v’è cerra regola
di
proporzione;
ma ſempre però
la
diſtanza d’una colonna all’altra
è
maggiore che nel Diaſtilo.
Quindi è che in queſto genere non
ſi
può mettervi Architrave d’al-
tra
ſorta, che di legno.
Si oſſervi
22Lib. 3.
C
. 2.
la Figura DD.
della Tavola Il.
Il Quinto è detto Euſtylo, cioè
335. L’
Euſti-
lo
.
dove le colonne ſono diſtanti l’
una
dall’altra con una più conve-
niente
proporzione che negli al-
tri
generi:
perciocchè ſi devono
fare
gl’intercolunnj della groſſez-
za
di due colonne e un quarto;
con queſto particolare però, che
lo
intercolunnio di mezzo tanto a
fronte
, quanto di dietro deve eſ-
ſer
più largo degli altri, doven-
doſi
fare della groſſezza di tre
148102ARCHITETTURA lonne. Quindi è, che queſto ge-
nere
oltrepaſſa gli altri in bellez-
za
, in fermezza, e in comodità.
Veggaſi la Tavola III.
Tuttochè l’eſſenziale de’cinque
111 Gene.
ri
deb.
bon’eſ
.
fere

adatta-
ti
agli
Ordi-
ni
, at-
tri-
buendo
generi conſiſta nella proporzione
che
paſſa tra la groſſezza della
Colonna
ed il ſuo intercolunnio;
eſſi però ancora ſono differenti per
la
proporzione che corre tra la
groſſezza
della colonna, e la ſua
altezza
.
Imperciocchè i generi ne’
quali
le colonne ſono ſpeſſe, e
molto
da vicino l’une all’altre,
debbon’
avere le colonne più ſot-
tili
;
all’incontro più groſſe ſi han-
no
a tenere in quegli altri, dov’
eſſe
vanno in maggior diſtanza.
La verità è nulla di meno,
22Lib. 4.
C
. 7.
che queſte proporzioni non ſono
già
ſempre oſſervate, e che bene
ſpeſſo
alle colonne Joniche, ed
alle
Corintie che ſono le più di-
licate
, ſi danno Intercolunnj pa-
ri
a quelli che proprj ſono dell’
ordine
Toſcano, ch’è quell’
149103DI VITRUVIO. ne, in cui le Colonne ſono le
più
groſſe.
Ma la pratica la più ordinaria
11Il Do-
@@

all’
A-
reoſti-
lo
.
22Lib. 3.
C
. 2.
ſi è di fare le colonne dell’ Areo-
ſtilo
in modo che la groſſezza di
quelle
ſia l’ottava parte della lo-
ro
altezza.
Nel Diaſtilo, e nell’ Euſtilo
33Il Joni-
co
al
Diaſti-
lo
. e
all’
Eu-
ſtilo
.
ſi divide l’altezza della colonna
in
otto partie mezza, per darne
una
di quelle alla groſſezza.
Nel Siſtilo, l’altezza delle co-
44Il Co-
rintio

al
Si-
ſtillo
,
e
al
Piono-
ſtilo
.
lonne ſi ha a dividere in nove
parti
e mezza, e alla groſſezza
ſe
ne una.
Nel Picnoſtilo la groſſezza del-
la
colonna ſi fa della decima par-
te
dell’ altezza.
La ragione di queſte differenti
proporzioni
è fondata ſu queſto;
che ſi conſidera, che l’aria la qual’
entra
tra i vani delle colonne, con-
ſuma
e ſminuiſce la groſſezza loro
a
proporzione, che vi è più di va-
no
e di ſpazio;
perciocchè quanto
più
ſi rauna d’ intorno alle
150104ARCHITETTURA lonne di aere e di luce, tanto
più
pajono ſottili:
quindi è, che
per
la medeſima ragione ſi è cre-
duto
eſſer’ uopo d’ ingroſſare le
colonne
delle Cantonate di una
cinquanteſima
parte di diametro
di
più delle altre.
Veggaſi la Ta-
vola
Il.
e la Tavola III.
Articolo Terzo.
De’cinque Ordini d’ Architettura.
Icinque Ordini d’Architettura
11Ls di-
ſtinzio-
ne
, e
lo
dif
ferenze

degli

Ordini

conſi-
ftono

in
due
coſe
,
cioè
ſono il Toſcano, il Dorico,
il
Jonico, il Corintio, ed il Com-
poſito
.
Queſti Ordini diverſi ſono ſtati
inventati
per ſoddisfar al diſegno,
che
ſi potrebbe avere di far delle
Fabbriche
più o meno maſſiccie, e
più
o meno adorne:
Impercioc-
chè
la diſtinzione degli Ordini
conſiſte
in queſte due coſe;
e
ſiccome
gli Ordini Toſcano e Do-
rico
ſono i più maſſiccj ma i
151105DI VITRUVIO. ornati, e come il Corintio e il
111. nella
dilica-
tezza
.
Compoſito ſono i più dilicati ma
i
più ricchi;
così il Jonico tiene
222. nell’
orna-
mento
il mezzo nelle ſue proporzioni,
come
negli ornamenti ſuoi, eſ-
ſendo
eſſo meno maſſiccio ma più
ornato
del Toſcano e del Dorico,
e
più maſſiccio e men ornato del
Corintio
e del Compoſito.
Ora benchè Vitruvio non abbia
33Vitru-
vio
non
iftabili-
ſce
che
tre
or-
dini
44Lib. 4.
Proem
.
diviſa l’ Architettura, ſe non in
55Lib. 4.
C
. 7.
tre Ordini, cioè Dorico, Jonico,
66Lib. 4.
C
. 1.
e Corintio, ei non laſcia però di
dar
le proporzioni del Toſcano,
e
di parlare del Compoſito ancora.
152106ARCHITETTURA
Articolo Quarto.
Delle coſe che ſono comuni à più
Ordini
.
Prima ditrattare delle differen-
11Vi ſono
ſette

coſe

comu-
ni
a
tutti

gli
Or-
dini
,
cioè
ze di queſti cinque Ordini,
egli
è a propoſito di parlare delle
coſe
che ſono comuni a più Or-
dini
, come ſono i Gradini, i Pie-
deſtalli
, la Diminuzione delle co-
lonne
, le loro Canalature, i Fron-
22I Gra.
dini
;
ove

dee

conſi-
derarſi
tiſpicj, le Cornici, e gli Acroterj.
I Gradini, che ſono nella faccia-
ta
de’ Templi, debbon’ eſſere ſem-
pre
di numero diſpari;
affinchè
331. Il
loro

nume-
10
che
deve

eſſer

diſpari
avendo meſſo il piè deſtro in mon-
tando
ſopra il primo gradino, lo
44Lib. 3.
C
. 3.
ſteſſo piede venga a poſarſi anche
ſull’
ultimo di ſopra entrandoſi nel
552. La
loro
al
rezza
.
tempio.
Eſſi non debbon’ eſſere
più
alti di ſei oncie e dieci li-
663. La
Joro

lar-
ghez-
za
.
nee, ne’ più baſſi di oncie ſei.
La loro larghezza eſſer deve
77Lib. 9.
C
. 2.
proporzionata alla loro altezza;
153107DI VITRUVIO. queſta proporzione deve eſſere di
tre
a quattro;
in guiſa che ſe i
gradini
hanno ſei oncie d’ altezza,
che
ſono due volte tre, ne abbiano
otto
di larghezza, che ſono due
volte
quattro, ſecondo la propor-
zione
del Triangolo Rettangolo
inventato
da Pittagora.
I Pianerottoli di ripoſo, o ſia
114. I lo-
to
Pia-
perot-
toli
.
22Lib. 3.
C
. 3.
quei Scalini più larghi che ſi fan-
no
per ripoſarvi ſopra, non debbon
eſſere
più ſtretti di ſedici on-
cie
, più larghi di oncie venti-
due
.
I Gradini che attorniano
tutto
un’ edifizio, convien che
33Il. I
Stiloba-
ti
, che
ſono
di
tre
ſor-
te
, cioè
ſieno d’una ſteſſa larghezza.
I Stilobati o Piedeſtalli, che
portano
molte colonne o in un’ iſteſ-
ſa
fila, avranno miglior grazia,
441. quei
che
ſo-
no
d’
una

ſteſſa

groſ-
ſezza
.
ſe ſu la drittura di ciaſcuna colonna
ſi
facciano loro degli ſporti, che
avanzino
in fnori in guiſa di Scamilli
o
Sgabelli;
poichè altrimente ſe il
552. Quei
che

hanno

de’
ſpor.
ti
.
Piedeſtallo foſſe tutto ſeguente della
ſteſſa
groſſezza dappertutto, raſſo-
migliarebbe
ad un canale.
154108ARCHITETTURA
Se abbiaſi idea di fare dei Pog-
114. Quei
che

hanno

de’
Pog-
gi
.
gi tra’ Piedeſtalli, convien che
queſti
ſieno dell’ altezza de’ Pie-
deſtalli
, e che le cornici de’ Pie-
deſtalli
e de’ Poggi ſieno in tutto
ſimili
, e corriſpondenti.
Tutte le colonne debbon’ eſſer
22III. La
Dimi-
nuzio

ne
del-
le
Co-
lonne
,
ch’è
di
tre
ſor
re
, cioè
33Lib. 5
C
. 1.
fatte in maniera, che vadano re-
ſtringendoſi
e dicreſcendo verſol’ al-
to
, per aumentare la loro ſodezza, e
per
dar loro più di grazia, imi-
tando
in queſto i tronchi degli al-
441. La
dimi-
nuzione

verſo

l’alto
beri, i quali ſono più groſſi verſo
il
piede, che verſo la parte ſupe-
riore
.
Ma biſogna avvertire, che que-
ſta
tal diminuzione deve eſſer mi-
nore
nelle Colonne grandi;
percioc-
chè
quelle hanno la parte loro ſu-
periore
piu diſcoſta dalla viſta, e
55Lib. 3.
C
. 2.
per conſeguenza fanno parere queſta
medeſima
parte più ſottile, ſe-
condo
l’ ordinario effetto della pro-
ſpettiva
, che ſminuiſce ſempre
gli
oggetti a miſura che ſi vanno
allontanando
dall’ occhio.
La regola di tal differente
155109DI VITRUVIO. minuzione è queſta; che ſe una
Colona
ſarà di quindici piedi d’
altezza
, ſia diviſa la groſſezza del
fuſto
da baſſo in ſei parti, e di
cinque
di quelle ſi faccia la groſ-
ſezza
di ſopra:
quella che ſarà alta
da
quindici a venti piedi, il fu-
ſto
da baſſo ſia diviſo in ſei parti
e
mezza, e di quelle ſiano date
cinque
e mezza alla groſſezza di
ſopra
:
quella che ſarà dai venti
ſino
ai trenta, la pianta ſi par-
tirà
in ſette parti, ed in ſei di
quelle
ſi farà la diminuzione di
ſopra
:
quella dai trenta fino a’ qua-
ranta
, a baſſo ſi dividerà in ſette
e
mezza, e di ſopra avrà ſei parti
e
mezza di groſſezza:
quella che
ſarà
dai quaranta fino alli cin-
quanta
, ſia diviſa da baſſo in ot-
to
parti, e ſette ſe ne dia di
groſſezza
in alto.
Queſte diminu-
zioni
però non appartengono all’
ordine
Toſcano, perchè le Co-
lonne
di queſt’ ordine devono
eſſer
molto più diminuite;
156110ARCHITETTURA come ſarà detto qui appreſſo.
Oltra la Diminuzione che ſi
112. La
Dimi-
nuzio-
ne
da
baſſo
,
da
cui
ne
de-
riva
la
Gon-
fiezza
.
fa in alto della Colonna, ve n’ha
ancora
un’altra che ſi fa da baſſo,
e
da queſta ne deriva che la Co-
lonna
vien ad avere nel mezzo
come
una ſpezie di pancia, che
volgarmente
appellaſi Gonfiezza,
22Lib. 3.
C
. 3.
o Tumidezza.
La miſura di que-
ſta
gonfiezza ſi prende dalla lar-
ghezza
del quadrato o filetto,
che
forma il ſpazio che è tra
una
ſcanalatura e l’altra, da Vi-
truvio
chiamato Stria o Pia-
nuzzo
.
333. La
dimi-
nuzio-
ne
d’
una
Co-
lonna

in
ri-
guardo

dell’al-
tra
, cioè
delle

Colon-
ne
de’
ſecondi

ordini

riſpetto

a
quel-
le
de’
primi
.
Havvi parimente un’ altra Di-
minuzione
nelle Colonne, ed è
quella
che ſi fa all’une riſpetto
dell’altre
.
Queſta diminuzione è
di
due ſorte, cioè o quando ol-
tre
il primo ordine di colonne ſe
ne
mette un’altro di ſopra;
im-
perciocchè
in tal caſo biſogna, che
le
colonne del ſecondo ordine ſie-
no
più piccole e più ſottili di un
quarto
di quelle che ſono a
157111DI VITRUVIO. ſo: ovvero quando ſi fanno de’
11Delle
Colon-
me
di
mezzo

@iſpet-
to
a
quelle

le’Can-
moni
.
Portici, che abbiano delle Colon-
22Lib. 3.
C
. 2.
ne ſulle cantonate:
poichè allora
biſogna
che quelle di mezzo ſieno
più
ſottili d’ una cinquanteſima
parte
, che nol ſono le colonne
poſte
ſu i cantoni.
Le Scanalature ſono chiamate
33@V. Le
scana-
@ature
,
che
ſo-
mo
di
@@re
ſpe-
@ie
,
cioè
così, perchè appunto ſono come
tanti
mezzi canali, che vanno
44Lib. 4.
C
. 1.
dall’alto della Colonna al baſſo.
Eſſe rappreſentavano le falde de’
veſtimenti
delle matrone, di cui
le
Colonne erano l’immagine.
Sono le Scanalatute di tre ſpe-
zie
;
le due prime ſono particolari
dell’ordine
Dorico;
la terza è co-
mune
al Jonico, al Corintio, ed
55Lib. 1.
C
. 3.
al Compoſito.
Le prime due ſpe-
zie
ſono più ſemplici, ſi fan-
no
in tanto numero quanto l’altre.
La ſpezie più ſemplice è quel-
661. Quel
le
, che
ſono

piane
.
la delle ſcanalature, che non ſo-
no
incavate, ma che formano
ſoltanto
diverſi membri come ſtri-
ſcie
o faſcie angolate ma piane.
158112ARCHITETTURA
L’altra ſpezie di ſcanalature è
112. Quel.
le
, che
ſono
un
poco

ſeava-
te
.
quella che ha qualche cavità, ma
molto
leggera.
Per incavarle bi-
ſogna
fare un quadrato, i di cui
lati
ſiano eguali a quello ſpazio
ove
vuolſi incavare la ſcanalatura,
e
poſto un piede del compaſſo
nel
mezzo di queſto quadrato,
22Lib. 3.
C
. 3.
con l’altro ſi raggiri intorno la
circonferenza
, formando una linea
curva
che tocchi da un’ angolo
della
ſcanalatura all’ altro;
e quan-
to
di cavo ſarà tra la circonferen-
za
e la quadrata deſcrizione, tan-
to
ſia cavato a quella forma.
Del
reſto
poi, ſia nell’ una o nell’ al-
tra
maniera che ſi canalino le
colonne
, biſogna che le ſcanala-
ture
ſieno ſempre al numero di
venti
.
Negli altri Ordini ſe ne fanno
333. Quel.
le
, che
ſono

più
in-
cavate
44Lib 4.
C
. 1.
ventiquattro, e tal volta ſino a
trentadue
, allorchè ſi vuol far
parere
le Colonne più groſſe di
55Lib. 4
C
. 4.
quello che non ſono in realtà:
imperciocchè l’occhio giudica
159113DI VITRUVIO. coſe più grandi, quando eſſe han-
no
più punti e più ſpeſſi, li qua-
li
fanno in certa maniera vagar
la
viſta con maggior circuito ſo-
pra
più oggetti.
Queſte ſcanalature ſono molto
più
incavate, che quelle dell’Or-
dine
Dorico;
e la profondità lo-
ro
è tale, che biſogna, che una
Squadra
, eſſendo poſta nella ca-
vità
, tocchi col ſuo angolo il
fondo
, e con le braccia o lati, i
due
ſpigoli della canalatura.
Vi-
truvio
non ha inſegnato, quale
debba
eſſer la proporzione delle
ſcanalature
in riguardo del Pia-
nuzzo
, che forma lo ſpazio che
è
di mezzo tra l’ una e l’ altra
ſcanalatura
, qual debba eſſe-
re
la larghezza di queſto Pianuz-
zo
, ch’ egli ha ſtabilito per re-
gola
della Pancia o Gonfiezza del-
la
colonna.
I Frontoni o per meglio dire
11Lib. 3.
C
. 3.
22I Fron-
toni
,
che

hanno

due
par-
i Frontiſpicj, con altro nome da Vi-
truvio
chiamati Faſtigj, ſono
160114ARCHITETTURA poſti del Timpano, e delle Cor-
11ti, cioè
I
. Il
Tim-
pano
,
nici.
Per formar l’ altezza del
Timpano
, biſogna dividere in
nove
parti tutta la laughezza,
ch’
è tra le due eſtremità della
Cimaſa
del Gocciolatojo, ſopra
del
quale poſar deve il Frontiſpi-
cio
, e darne una di quelle nove
parti
al Timpano.
La groſſezza della Cornice,
222. La
Corni-
ce
.
aggiunta che ſia a queſta nona
parte
, farà l’ altezza di tutto il
Frontone
.
Il piano del Timpano deve ri-
poſare
ſul vivo;
per conſeguenza
biſogna
che corriſponda a piom-
bo
ſul collarino, e ſul vivo del-
la
colonna.
33VI. Le
Corni-
ci
, nel-
le
qua-
li
con-
vien

oſſer-
vare

cinque

coſe
,
cioè
1.
La
ma-
niera

di
col-
locare
Le coſe che ſono comuni a
tutte
le Cornici, ſono, che bi-
ſogna
che la Cornice del Fron-
tone
ſia grande egualmente e pa-
ri
a quella che è diſotto, tolta-
ne
l’ ultima Cimaſa grande, la
quale
ſi laſcia fuori in tutto,
ſi
mette ſu la Cornice
161115DI VITRUVIO. del Frontone; ma va poſta ſola-
11Pulti-
ma
lo.
ro
Ci-
maſa

ſopra
i
Fron-
toni
.
mente ſulle Cornici, che ſono in
pendìo
ſopra il Frontone.
Queſta Cimaſa grande deve
aver
d’ altezza una ottava parte
più
, che la Corona, o Goccio-
22I. La
propor

zione

della

loro

ultima

Cima-
ſa
.
latojo.
Ne’ ſiti, ne’ quali non v’ ha
Frontoni
, conviene nelle Cima-
ſe
grandi delle cornici, tagliar-
vi
delle teſte di lione ma in di-
333. Le
loro

leſte

diLio-
ne
.
ſtanza tale, che ve ne abbia una
corriſpondente
ad ogni Colonna,
e
che le altre corriſpondano a
quelle
laſtre grandi, che cuopro-
no
il tetto.
Queſte teſte di lio-
ne
devono eſſer forate, acciò
quel
buco ſerva di condotto per
gittare
l’acqua, che cola dal tet-
to
ſula Cornice;
ma biſogna av-
vertire
, che queſt’ apertura o ſia
condotto
ſi deve fare ſolamente
a
quelle Teſte che corriſpondono
a
drittura ſu le Colonne, e non
alle
altre, affinchè tutta l’acqua
eſca
con impeto per quelle
162116ARCHITETTURA e che non ve ne cada tra Co-
lonna
e Colonna ſopra le perſo-
ne
, che vi paſſano per entrare
ſotto
i Portici.
Conviene ſaper ancora, che
negli
Edificj de’ Greci giammai
non
ſi usò di porre Dentelli ſor-
to
ai Modiglioni;
perchè quegli
114. Ilo-
xo
Den-
telli
.
Aſſeri, che noi diciamo moraletti,
non
poſſono eſſere ſotto i Can-
225. 1 Io-
ro
Mo
diglio-
ni
.
terj:
e queſto è un mancamento
grande
, che quello, che nella
Verità
della ſtruttura deve eſ-
ſer
poſto ſopra, nella Rappreſen-
tazione
venga meſſo ſotto.
Per queſta ſteſſa ragione gli
Antichi
non approvarono i Mo-
diglioni
ne’ Frontiſpicj, i
Dentelli
;
non volendo altro che
Cornici
ſemplici;
perchè i
Canterj
, i Moraletti poſſono
eſſere
nella medeſima poſitura,
che
vanno i Frontoni, a diritto
de’quali
eſſi non poſſono uſcire;
ma ſoltanto verſo la Gronda,
alla
quale eſſi propendono.
163117DI VITRUVIO.
Gli Acroterj ſono tre Piede-
11VII. Gli
ACRO-
terj
.
ſtalli, che vanno due ſu i can-
toni
, ed uno nel mezzo del Fron-
tiſpicio
per ſoſtentare delle Sta-
tue
.
Quelli de’cantoni debbono
eſſere
tanto alti, quanto è la me-
dell’altezza del Timpano;
ma
quello
di mezzo deve eſſere più
alto
degli altri l’ottava parte.
Tutti i Membri, che ſaranno
22Due re-
gole
ge
nerali

per

tutti
i
Mem-
bri
d’
Archi-
tettu-
ra
. Eſſe
concer-
nono
la
Incli-
nazio-
ne
loro.
Il
loro
ſporto
.
poſti ſopra i Capitelli delle Co-
lonne
, cioè a dire gli Architra-
vi
, i Fregi, le Cornici, i Tim-
pani
, e gli Acroterj, debbono
eſſere
inclinati e pendenti in fuo-
ri
la duodecima parte della loro
altezza
.
Vi ha un’ altra regola genera-
le
ancora;
ed è, che tutti i
Membri
che ſportano in fuori,
debbon
avere il loro ſporto egua-
le
alla loro altezza.
164118ARCHITETTURA
Articolo Quinto.
Dell’ Ordine Toſcano.
SI è già detto, che gli Edificj
11L’ordi-
ne
To-
ſcano

conſiſte

nelle

propor

zioni
.
hanno tre parti, le quali poſ-
ſono
eſſere differenti ſecondo gli
Ordini
diverſi, cioè le Colonne,
i
Frontiſpicj e gli Antepagmenti
o
ſian Erte;
e che le Colonne
hanno
tre parti, che ſonoil Pie-
deſtallo
, il Fuſto della Colonna
e
i ſuoi Ornamenti, cioè a dire
l’Architrave
, il Fregio e la Cor-
nice
.
La proporzione de’ Piedeſtalli,
e
quella delle Porte e delle Erte
dell’
Ordine Toſcano in Vitruvio
non
ſi ritrova.
La proporzione della Colonna
221. Della
Colon-
na
, ch’è
compo-
ſta
di
tre
par
ti
cioè,
1
. Il
Fuſto
.
è tale, che la ſua groſſezza da
33Lib. 4.
C
. 7.
piedi deve eſſere la ſettima par-
te
della ſua altezza.
La ſua di-
minuzione
di ſopra è della quar-
ta
parte della groſsezza della
165119DI VITRUVIO. lonna da piedi. La Baſe ha di
112. La
Baſe
.
altezza la metà del diametro del-
la
Colonna.
Il Plinto, o ſia Or-
lo
, che debb’ eſſere rotondo, fa
la
metà della Baſe, e l’altra me-
è per lo Toro da noi detto
Baſtone
, e per quella parte che
ſi
chiama Apofige, o ſia volgar-
mente
la Cimbia e Collarino.
L’ altezza del Capitello è del-
223. Il
Capi-
tello
.
la metà del diametro della Co-
lonna
da piedi:
la larghezza dell’
Abaco
, o ſia Dado, è uguale a
tutto
il diametro da baſso della
Colonna
:
l’ altezza poi del Ca-
pitello
ſi divide in tre parti, e
di
queſte convien darne una al
Plinto
che le ſerve di Dado,
l’
altra all’ Echino o ſia Ovolo,
e
la terza alla Gola del Capitel-
lo
, compreſovi l’ Aſtragalo o ſia
Tondino
, e l’ Apofige o Cimbia,
che
ſono immediatemente ſotto
all’
Ovolo.
Sopra le Colonne convien po-
33Il. Dell’
Inta-
vola
.
ſare dei Moralli, o ſian
166120ARCHITETTURA congiunte inſieme con chiavi o
11to, che
ha
arpioni fatti a coda di Rodi-
ne
.
Queſti Moralli debbon eſſere
22I. Due
travi
,
che

ſervonò

d’
Ar-
chitra-
ve
.
diſtanti l’ uno dall’ altro un dito
incirca
;
perchè ſe ſi toccaſſero,
il
legname ſi riſcalderebbe, e ſi
marcirebbe
.
Sopia i Moralli, che ſerviran-
332. Un
mure

to
, che
terrà

luogo

di
Fre-
gio
.
no di Architrave, ſi fabbricherà
un
muretto, che farà le veci di
Fregio
.
La Cornice, che ſi pofa ſopra
443 La
Corni-
ce
che
ha
è
Mutu-
li
.
queſto muretto, o fiegio, ha de’
Mutuli
, o ſia Modiglioni, che
fanno
ſporto.
Tutto queſto coronamento avrà
la
quarta parte dell’altezza della
Colonna
:
i muretti poi, farti
tra
l’ eſtremità de’ travi che deb-
bono
poſare ſopra le Colonne,
ſaranno
gueiniti e ricoperti con
tavole
inchiodate fulle teſte del-
le
travi.
Il Frontiſpicio, che può eſſe-
re
o di muro, o di legno,
167121DI VITRUVIO. che dee ſoſtenere il Colmello,
i
Canterj e Tempiali, ha una
proporzione
particolare:
poichè
deve
eſſere molto ſollevato, a
fine
di dar alla gronda un pen-
dio
ſufficiente per lo ſcolo dell’
acque
.
Veggaſi la Tavola V.
Articolo Sesto.
Dell’ Ordine Dorico.
LA Colonna Dorica ha avute
11Lib. 4
c
. 1.
22L’ Or-
dine

Dorico

conſiſte

nelle

propor-
zioni
.
1
. Della
Colon-
na
, ch’è
ſtata

diffe-
rente

1
. In di-
verſi

tempi
.
in diverſi tempi e in diffe-
renti
Edificj proporzioni anche
differenti
:
avvegnachè nell’ ori-
gine
ſua primiera, ella non avea
di
altezza che ſei volte il ſuo
diametro
;
eſſendo ſtata preſa
queſta
proporzione dall’ imita-
zione
di quella del corpo umano,
nel
quale la lunghezza del piede
è
la ſeſta parte dell’ altezza di
tutto
il corpo.
In ſeguito poi
l’
altezza della Colonna ſu
168122ARCHITETTURA ta di ſette diametri della groſ-
ſezza
.
Ma queſta proporzione, ch’
112. In
opere

diffe-
renti
.
ebbero da principio le Colonne
de’
Templi, fu poi cangiata in
quella
de’ Teatri, di cui ſi ac-
crebbe
di un mezzo diametro l’
altezza
;
cioè a dire alle Colon-
ne
ſi aſſegnarono quindici Modu-
li
:
imperciocchè nell’ ordine Do-
22Lib. 5.
c
. 9.
rico il ſemidiametro della Co-
lonna
da piedi è il Modulo, che
negli
altri Ordini è il diametro
intero
.
La Colonna Dorica è compo-
33Le par-
ri
della
Colon-
na
Do-
rica
ſo-
no
.
ſta come le altre, del Fuſto,
della
Baſe e del Capitello;
tutto
che
non ne parli punto Vitruvio
441. Il
Fuſto
.
della Baſe:
dal che facil coſa è il
dedurre
, che nelle Fabbtiche an-
552. La
Baſe
,
ch’ella

non
a-
vea
an-
tica-
mente
, e
tiche queſt’ Ordine non ne aveſ-
ſe
;
perchè in fatti vien detto,
che
quando ſi volle rendere l’
ordine
Jonico più delicato del Do-
rico
, vi ſi aggiunſe una Baſe;
e vedeſi ancora in alcuni
169123DI VITRUVIO. zi antichi delle Fabbriche di queſt’
Ordine
, che le Colonne non han-
no
Baſe altrimente:
Ma quando
11ch’ella
prende

dall’

Ordine

Attico

di
cui
la
Baſe
ha
cìn-
que

parti

cioè
la ſi voglia fare, vi ſi mette la
baſe
Attica, di cui la proporzion
è
tale:
Tutta la Baſe deve aver un
Modulo
d’altezza, cioè a dire la
metà
del diametro della Colon-
na
.
Queſto Modulo ſi divide in
tre
parti;
una ſe ne all’ al-
tezza
del Plinto o ſia Orlo, il
22il Plin-
to
,
reſtante ſi partirà in quattro,
una
delle quali ſi darà al Toro
o
ſia Baſtone di ſopra;
le altre
33il Ba-
ſtone

ſupe-
riore
,
tre ſi partiranno ancora in due
parti
eguali, l’ una ſi darà al
Baſtone
di ſotto, e l’ altra alla
44il Ba-
ſtone

infe-
riore
,
la
Sco-
zia
, e
i
Gra-
detti
o
Liſtelli
Scozia o ſia Cavetto, con li ſuoi
Gradetti
o Liſtelli.
Queſta parte
poi
del Cavetto ſi divide in ſei,
una
delle quali ſi al Gradetto
di
ſopra, l’ altra al Gradetto di
ſotto
, e le altre quattro reſtano
al
Cavetto.
La larghezza di tut-
te
le Baſi in generale è d’
170124ARCHITETTURA quarto di più per ogni lato del-
la
groſſezza della Colonna da pie-
di
:
ma tale ſporto è ecceſſivo,
e
ſenza eſempio;
e Vitruvio ſteſ-
ſo
lo fa minore nella Baſe Jo-
nica
.
L’ altezza del Capitello è ſi-
11Lib. 4.
c
. 3.
milmente come quella della Ba-
222. Il
Capi-
tello
,
che
ha
quattro

parti
,
cioè

ilDado
.
l’Ovo

lo
, gli
Anellet
,
ti
, ela
Gola
.
ſe, d’un Modulo;
e la larghez-
za
è di due Moduli e mezzo.
Eſſendo poi l’ altezza del Capi-
tello
diviſa in tre parti, una con-
vien
darne al Plinto, o Dado
colla
ſna Cimaſa.
L’altra, è per
l’
Echino, o ſia Ovolo co’ ſuoi
Anelletti
;
e la terza appartiene
alla
Gola del Capitello.
L’ Architrave, il quale com-
33II. Dell’
Archi-
trave
,
che
ha
due

parti
,
cioè
prende la ſua Benda o ſia Faſcia,
colle
Goccie che ſono ſotto i
Triglifi
, è parimente, come il
Capitello
, d’ un Modulo:
la
Benda
o Faſcia è per la ſettima
441. La
Benda
.
parte di un Modulo, e le Goccie
colla
loro Regoletta, debbo-
552. Le
Goccie
.
no pendere la ſeſta parte d’
171125DI VITRUVIO. Modulo. La larghezza della par-
te
di ſotto dell’ Architrave, cioè
il
piano di ſotto che ſi poſa ſopra
il
Capitello, debb’ eſſer uguale
alla
larghezza o ſia al vivo del-
la
Colonna di ſopra.
Sopra l’ Architrave vi è il Fre-
11III.
Del

Fregio
,
ch’e
di-
vifo
in
due

parti

cioè
.
gio, e in queſto convien diſpor-
re
a giuſta diſtanza i Triglifi, e
le
Metope.
I Triglifi hanno un
modulo
e mezzo d’ altezza, ed
uno
di larghezza:
le Metope ſo-
221. Le
Meto-
pe
.
no tanto alte, quanto larghe.
Biſogna collocare un Triglifo che
riferiſca
a dirittura ſul vivo di
ciaſcheduna
Colonna, e nell’ in-
tercolunnio
di mezzo ne debbo-
no
eſſere tre.
Ma ſu le cantona-
te
, o angoli che ſiano vi ſi vo-
gliono
Semimetope, ovvero ſo-
lamente
parti di Metope.
La larghezza del Triglifo ſi di-
332. ITri-
gliſi
,
che

hanno

quattro

parti
,
cioè

Mezzi-
Canali
,
viderà in ſei parti, e di queſte
ſe
ne laſcia mezza parte per ban-
da
per li Mezzi-Canali, dopo i
quali
ſe ne laſcia una parte
172126ARCHITETTURA banda, ed un’ altra nel mezzo
per
li tre Pianuzzi, che Vitru-
11Pianuz
zi
, o
Gam-
be
,
vio chiama Femora, vale a dire
Gambe
o Coſcie;
e le due che
ſono
una per banda tra le Gambe,
22Canali, ſi laſciano ai due Canali che ſo-
no
intieri, e che verranno in-
tagliati
in modo, che l’ Angolo
della
Squadra v’entri nel mezzo,
e
le braccia della ſquadra fac-
ciano
le ſponde.
Il Capitello del
Triglifo
debbe avere la ſeſta par-
33Capi-
telli
.
te d’un Modulo.
Sopra il Capitello del Trigli-
44IV. Del-
la
Cor-
nice
,
che
ha
cinque

parti
a
lei
par-
ticola-
ri
, cioè
fo poſa il Corniccione, o ſia Goc-
ciolatojo
.
Il ſuo ſporto è d’ un
mezzo
modulo, e d’ una ſeſta
parte
di modulo:
l’ altezza ſua è
d’
un mezzo modulo, compreſa
la
Cimaſa Dorica, che ha di ſo-
pra
, e quella che ha di ſotto.
Sotto il piano della Cornice,
551. Vite
dritte
.
alla parte che guarda in giù e
ſporta
in fuori, convien ſcavare e
partire
le dritture delle vie, che
corriſpondano
a piombo ai
173127DI VITRUVIO. de’ Triglifi, e al mezzo delle
Metope
.
Similmente a dritto dei Tri-
112. Goe-
cie
.
glifi ſi ſcolpiſcono delle Goccie
al
numero di nove;
delle quali
la
diſtribuzione debb’ eſſer tale,
che
ve ne abbia ſei per lunghez-
za
, e tre per larghezza.
Negli
ſpazj
poi che ſono a diritto delle
Metope
, perchè ſono eſſi più
grandi
di quelli, che ſono a di-
ritto
dei Triglifi, non vi ſarà
intaglio
di ſorte alcuna, ſalvo
che
per avventura de’ Fulmini,
o
ſia di quelle fiamme co’ dardi
223. Qna-
dri

con

Fulmi-
ni
.
che ſi uſavano anticamente.
Di
piò
verſo l’orlo della corona con-
verrà
intagliare una Scozia, o ſia
Cavetto
.
334. Una
Scozia
Alcuni fanno avanzar a piom-
44Lib. 4.
c
. 2.
bo al di ſopra de’Triglifi le teſte
555. Mu-
tuli
.
dei Canterj per formare i Mutu-
li
, o Modiglioni, che ſoſtengo-
no
le Cornici, di maniera che
ſiccome
dalla diſpoſizione delle
Travi
è venuta l’ invenzione
174128ARCHITETTURA Triglifi, così dai ſporti de’ Can-
terj
è ſtata ritrovata la ragione
della
diſpoſizione de’Modiglioni,
che
ſoſtengono le Cornici.
Ve-
daſi
la Tavola VI.
Articolo Settimo.
Dell’ Ordine Jonico.
PRima di parlare della propor-
11I’ Or-
dineJo-
nico

conſiſte

nelle

propor-
zioni
.
zione delle Colonne dell’ Or-
dine
Jonico, par certo conde-
cente
coſa che tagioniamo del
Piedeſtallo
, giacchè nell’ Arti-
colo
IV.
del Capitolo IV. di
221. del
Piede-
ſtallo
,
le
cui
parti

princi

pali
che
in
eſſo
ſi
con-
ſidera-
no
, ſo-
no
.
queſto noſtro Libro abbiamo oſ-
ſervato
eſſer queſta una delle coſe
che
ſono comuni a molti Ordi-
ni
, perchè alcune volte ſi po-
ne
ſotto alle Colonne per ele-
varle
con grazia.
Ben è vero
che
, come abbiamo notato ncgli
Articoli
ſeguenti, in Vitruvio
non
ſi dauno Piedeſtalli da ſe
175129DI VITRUVIO. ſeparati dal baſamento della fab-
brica
, alle opere Toſcane,
alle Doriche;
ma per l’ Or-
dine
Jonico, Corintio e Com-
poſto
ſi truovano ſe non altro
le
proporzioni generali, o ſia le
miſure
delle parti principali che
compongono
il Piedeſtallo, le qua-
li
in ciaſcheduno de’ ſopraddet-
ti
Ordini vengono a ſtare qua-
ſi
le medeſime;
raccogliendo-
ſi
queſte dal Libro terzo e dal
Libro
quinto, dove egli ragio-
na
del Poggio della Scena.
Di-
verſe
per tanto ſono nell’ Ar-
chitettura
le miſure de’ Piede-
ſtalli
;
ma tutte però ſi cava-
no
dall’ altezza della Colonna
compreſa
la ſua Baſe e Capitel-
lo
:
perchè altri ſono la terza
parte
, altri la quarta, altri ſo-
no
d’ una quarta e mezza, ed
altri
d’ una quinta parte della
Colonna
:
e queſta diverſità na-
ſce
dalle diverſe intenzioni con
cui
l’ Architteto ſupplir vuole
176130ARCHITETTURA la grandezza e bellezza delle Fab-
briche
.
Vitruvio però fa il Piedeſtallo
dell’
altezza d’un terzo della Co-
lonna
, e gli aſſegna le propor-
zioni
ſeguenti.
L’ altezza tutta
111. La
ſua
al-
tezza
,
22Lib, 3.
c
. 3.
del Piedeſtallo ſarà diviſa in otto
parti
:
una di queſte ſi agli
ornamenti
o membrelli di ſopra,
che
ſono come il Capitello o Ci-
332. Il ſuo
Capi-
tello
,
maſa del Piedeſtallo:
due ſi dan-
no
alla ſua Baſe:
il reſto al Da-
443. La
ſua
Ba-
ſe
,
do o ſia al Tronco di mezzo, il
quale
deve eſſer largo quanto è
554. Il ſuo
Dado
,
largo il Zocco della Baſe della
Colonna
.
La Baſe poi del Pie-
deſtallo
ſi divide in tre parti, e
di
queſte, due ſi danno al Zoc-
665. Il ſuo
Zocco
.
co, e l’altra alle altre parti che
vi
ſono di ſopra.
Si vegga la Ta-
vola
VII.
La proporzione delle Colonne
77Il. Del-
la
Co-
lonna

che
ha
tre
par-
ti
, cioè
88Lib.
c
. 1.
dell’ Ordine Jonico ſul principio
era
queſta:
cioè ch’ ella doveſſe
avere
di altezza otto moduli, o
ſia
otto delle ſue groſſezze.
Ma
993. Il Fu-
ſto
, di
177131DI VITRUVIO. gli Antichi vi aggiunſero ben pre-
11cui le
propor-
zioni

ſono

ſtate

diffe-
renti

in
di-
verſi

tempi
,
ſto una mezza groſſezza, allor-
chè
per far riuſcire la Colonna
Jonica
più bella della Dorica,
non
ſolamente per via della ſua
altezza
, ma ancora per via de’
ſuoi
ornamenti, vi ſottopoſero
la
Baſe, la quale non era ſtata
ancora
mai in uſo nell’ Ordine
Dorico
.
Le Colonne debbono ripoſare
22Lib. 3.
c
. 3.
33e che
poſa

ſopra

la
Baſe
ſua
in
due

manie-
re
, cioè
Fuori

di
pi-
ombo
,
ſopra le Baſi loro in due manie-
re
.
Imperciocchè tal volta vi deb-
bono
ſtare a piombo;
tal volta
poſar
vi debbono fuori di piom-
bo
, come ſarebbe quelle Colon-
ne
, che ſono di fuori, quando
ve
ne abbia più di una fila.
Poi-
chè
biſogna, che la parte della
Colonna
, la quale riguarda al di
dentro
verſo il muro dell’ Edifi-
zio
, ſia a piombo;
e che quell’
altra
, la quale è al di fuori, ab-
bia
tutta la Diminuzione, e che
ſia
inclinata verſo il muro.
Le
Colonne
poi, che ſono nella
178132ARCHITETTURA te interiore de’ Portici, e che
ſtanno
tra il muro e la colon-
na
eſteriore, debbono eſſer a
11A piom-
bo
.
piombo.
La larghezza della Baſe Joni-
222. La
Baſe
,
nella

quale
ſi
conſide-
rano
le
propor-
zioni

delle

ſue
par-
ti
, che
ſono

Il
Plin-
to
,
ca è del diametro della Colonna,
e
di più tanto quanto è un quar-
to
ed un ottavo del detto diame-
tro
.
La di lei altezza è per la
metà
del diametro:
e queſta al-
tezza
diviſa che ſia in tre parti,
ſe
ne darà una al Plinto o pur
Orlo
che vogliam dirlo, poi di-
viſo
il reſtante in ſette parti, tre
di
queſte ſe ne aſſegneranno al
33Il Toro, Toro o Baſtone di ſopra:
indi
partendo
ugualmente le quattro
che
reſtano, le due più alte ſa-
ranno
per la Scozia o Cavetto di
44La Sco-
zia
ſu-
periore
,
ſopra col ſuo Aſtragalo o Tondi-
no
;
e le due piu baſſe ſerviranno
per
la Scozia o Cavetto di ſotto,
55La Sco-
zia
in-
feriore
,
e
che apparirà più grande di quello
di
ſopra, a motivo ch’ eſſo ſpor-
terà
ſino all’eſtremo dell’ Orlo.
Gli Aſtragali o Tondini debbono
66Gli A-
ſtraga-
li
.
179133DI VITRUVIO. avere l’ottava parte della Scozia,
lo
ſporto della quale ſarà dell’ ot-
tava
parte di tutta la Baſe unita
alla
ſeſtadecima parte del diame-
tro
della Colonna.
Si veda la Ta-
vola
VIII.
Per quello che concerne il Ca-
113. Il
Capi-
tello
,
le
cui
parti

ſono
,
il
Da-
do
,
pitello, biſogna, che il Taglie-
re
o Dado, dagli Antichi detto
Abaco
, ſia tanto lungo e largo
quanto
la groſſezza del piede del-
la
Colonna, aggiuntavi una di-
ciotteſima
parte:
la metà poi del
Dado
debb’ eſſere l’ altezza del
Capitello
, compreſo però il giro
della
Voluta.
Ma dall’ angolo del
Dado
convien ritirarſi indentro
in
ciaſcheduna Facciata dove ſo-
no
le Volute, una dodiceſima
parte
e mezza di queſt’ altezza
del
Capitello;
e di tirar delle
linee
perpendicolari, che ſi chia-
mano
Cateti;
e di poi dividere
tutta
la groſſezza del Capitello in
nove
parti e mezza, e di queſte
laſciarne
una e mezza per la
180134ARCHITETTURA ſezza del Dado, a fin di fare le
Volute
dell’ altre otto, che ſo-
pravanzano
.
Allora avendo laſciate ſotto il
11Le Vo-
lute
,
Dado quattro parti e mezza di
queſte
otto, convien tirar una li-
nea
in quel ſito che taglia per
traverſo
le due, e i punti del ta-
glio
ſaranno i centri degli Occhi,
i
quali avranno di diametro una
delle
otto parti.
Nella metà del-
lo
ſpazio dell’ Occhio ſaranno col-
locati
i centri, da’ quali ſi tirerà
col
compaſſo la linea ſpirale del-
la
Voluta, cominciando in alto
da
ſotto al Dado, e andando nei
quattro
ſuoi quarti diminuendo,
fino
a tanto che ſiaſi arrivato a
dritto
del primo quarto, ed aſ-
ſegnando
a ciaſchedun quarto un
centro
particolare.
Nel rimanente biſogna, che
la
groſſezza di tutto il Capitello
ſia
diviſa in maniera, che di
nove
parti e mezza, ch’ella con-
tiene
, la Voluta penda della
181135DI VITRUVIO. ghezza di tre parti più in giù
da
dove comincia l’ Aſtragalo o
Tondino
della Colonna di ſopra,
il
quale dee paſſare per il centro
dell’
Occhio della Voluta.
Il reſto ch’ è al diſopra dell’
11L’ E-
chino
,
Aſtragalo, debb’ eſſer impiegato
nel
Dado, nel Canale, e nell’
Echino
ovver Ovolo, il di cui
ſporto
oltre il quadrato del Dado
debb’
eſſer della grandezza dell’
Occhio
.
Il Canale aver dee d’incavatu-
22Il Ca-
nale
,
ra la dodiceſima parte della ſua
larghezza
.
La Cinta della parte laterale
33La
Cinta
.
del Capitello, dee ſportar fuori
del
Dado tanto, quanto v’ ha di
ſporto
dal centro dell’ Occhio ſi-
no
alla eſtremità dello ſporto dell’
Ovolo
.
La groſſezza dell’ Aſſe delle
Volute
, o ſia la groſſezza della
Voluta
veduta per fianco, e che
fa
ciò, che chiamaſi volgarmente
il
Balauſtro, non dee punto
182136ARCHITETTURA cedere il diametro dell’ Occhio.
Veggaſi la Tavola IX.
Queſte proporzioni però del
11Le pro-
poreio-
ni
del
Capi-
tello

Jorico

debbo-
no
eſſe-
re
dif-
ferenti

nelle

Colon-
ne

grandi

da
quel-
le
delle
Colon-
ne
pic-
cole
.
Capitello Jonico ſervono ſolamen-
te
per le Colonne di quindici
piedi
:
ma le Colonne che ſo-
no
più grandi, ne ricercano d’
altre
:
e parlando generalmente,
convien
accreſcer le grandezze
delle
proporzioni a miſura che
la
Colonna è più grande, per
quella
ragione ſteſſa, per cui ſi
è
già detto, che tanto meno ſi
hanno
a diminuire le Colonne,
quanto
ſono eſſe più alte.
Così
quando
le Colonne ſaranno alte
ſopra
quindici piedi, converrà
aggiugnere
, per cagion d’ eſem-
pio
, una nona parte al diame-
tro
della Colonna per formar la
larghezza
del Dado, al quale non
ſi
aggiugne che una diciotteſima
parte
nelle Colonne di piedi quin-
22Il. Dell’
Archi-
trave
,
in
cui-
convien
dici.
Gli Architravi poſeranno ſo-
pra
le Colonne con degli
183137DI VITRUVIO. eguali a quelli de’ Piedeſtalli, in
11conſie
derare
caſo che non ſieno tutti della me-
221 Il
rappor-
to
, che
aver

debbe

ai
Pic-
deſtal-
li
, eal-
la
diffeo
rente

altezza

delle

Colon-
ne
.
deſima groſſezza, ma a maniera
di
Sgabelli, a fin di far ſpiccare
la
Simmetria.
La loro altezza debb’eſſer dif-
ferente
a proporzione dell’ altez-
za
della Colonna:
perciocchè ſe
la
Colonna è alta dai dodici ai
quindici
piedi, l’ Architrave ſarà
alto
per la metà del diametro
della
Colonna da piedi:
s’ ella è
dai
piedi quindici ai venti, ſi di-
viderà
in quindici parti l’ altezza
della
Colonna, e ſe ne darà una
parte
all’ Architrave:
parimente
s’
ella è dai venti ai venticinque,
tal’
altezza ſarà diviſa in parti do-
dici
e mezza, e l’ Architrave ſa-
alto quanto una parte di que-
ſte
;
e così a proporzione facciaſi
nell’
altre.
L’ Architrave debbe avere nel-
332. La
ſua
lar-
ghezza

nella

parte
la parte di ſotto che poſa ſo-
pra
il Capitello, tanto di
184138ARCHITETTURA ghezza quanto la Colonna di ſo-
11di ſot-
to
.
pra ne ha ſotto il Capitello.
Lo ſporto della Cimaſa dell’
223. Lo
ſporto
,
c
l’ al-
tezza

della

Cima-
ſa
.
Architrave dee corriſpondere al-
la
groſſezza da piedi della Co-
lonna
, e l’ altezza di queſta Ci-
maſa
debb’ eſſere la ſettima par-
te
dell’ altezza di tutto l’ Archi-
trave
.
Il reſtante ch’è ſotto la Cima-
334. L’ al-
tezza

delle

ſue
Fa-
ſcie
.
ſa ſi divide in dodici parti, e di
queſte
convien aſſegnarne tre al-
la
prima Faſcia diſotto, quattto
alla
ſeconda di mezzo, e cinque
alla
terza di ſopra ſu di cui ſta
la
Cimaſa.
Il Fregio deve eſſer un quarto
44III. Del
Fregio
.
men alto dell’ altezza dell’ Archi-
trave
con la ſua Cimaſa;
ſe pu-
re
non vi ſi voglia intagliare qual-
che
coſa:
poichè allora, accioc-
chè
ſi goda l’ intaglio, e che la
ſcultura
abbia miglior garbo, do-
vrà
il Fregio eſſer un quarto più
alto
dell’ Architrave.
185139DI VITRUVIO.
Sopra il Fregio converrà fare
11IV. Del-
la
Cor-
nice
, le
cui
par-
ti
ſono,
1
. La
prima

la
Ci-
maſa
.
2
. Il
Dentel-
lo
.
una Cimaſa, alta la ſettima par-
re
del Fregio, ed avrà lo ſporto
uguale
alla ſua altezza.
Il Dentello che ſta ſopra que-
ſta
Cimaſa, ſarà dell’ altezza del-
la
Faſcia di mezzo dell’ Architra-
ve
, con uno ſporto anch’ egli
uguale
alla ſua altezza.
Il taglio
poi
o ſia la ſeparazione dei Den-
telli
eſſer dee fatto in tal manie-
ra
, che la larghezza di ciaſche-
dun
Dentello ſia per la metà del-
la
ſua altezza;
e che il cavo del
taglio
cioè lo ſpazio che v’ è tra
un
Dentello e l’ altro, che anche
Metopa
ſi chiama, abbia due ter-
zi
della larghezza dello ſteſſo Den-
tello
.
La Cimaſa che va ſopra il Den-
223. La
ſeconda

Cima-
ſa
.
tello, avrà un terzo dell’ altezza
del
Dentello medeſimo.
La Corona o Cornice colla ſua
334. La
Corona

colla

ſua
Ci-
macie-
ta
.
Cimacieta ſarà alta quanto la
Faſcia
di mezzo dell’ Architra-
ve
.
186140ARCHITETTURA
La Cimaſa grande debbe aver
115. La
Cimaſa

grande
,
d’ altezza una ottava parte di più
dell’
altezza della Corona, Corni-
ce
o Gocciolatojo che vogliamo
chiamarlo
.
Lo ſporto di tutta la Corni-
22Propor-
zion
ge-
nerale

di
tutti
gli

ſporti
.
ce, compreſo il Dentello, deb-
be
eſſer uguale allo ſpazio che
v’
è dal Fregio fino al di ſopra
della
Cimaſa grande.
E in gene-
rale
, tutti gli ſporti avranno
molto
miglior grazia, quando ſa-
ranno
uguali all’ altezza de’ mem-
bri
ſportanti.
Veggaſi la Tavola
VIII
.
187141DI VITRUVIO.
Articolo Ottavo.
Dell’ Ordine Corintio.
LE Colonne dell’ Ordine Co-
11L’ Or-
dine

Corin-
tie
non
è
diffe-
rente

dal
Jo-
nico
,
chenel

Capi-
tello
.
rintio non hanno neſſun’ al-
tra
proporzione che ſia diverſa
dalle
Joniche, ſalvo che nel Ca-
pitello
, di cui l’ altezza fa, ch’
eſſe
appariſcano più gentili, e
più
alte.
Gli altri Membri, co-
me
l’ Architrave, il Fregio e la
Cornice
pigliano le loro propor-
22Per al-
tro
cgli
è
com-
poſto

del
Do-
rico
e
del
Jo-
nieo
.
Nel
Ca-
pitello

Corin-
tio
vi
ſono

ſette

coſe
da
conſi-
derarc
,
cioè
,
I
. La
ſua
al-
tezza
.
zioni dall’ Ordine Dorico, e dal
Jonico
, nulla avendo di partico-
lare
.
Poichè i Modiglioni Corin-
tj
ſono ad imitazione de’ Mutoli
dell’
Ordine Dorico;
e i Dentelli
ſono
preſi dal Jonico.
Ciò eſſendo così, altro non
reſta
, che di dare le proporzio-
ni
del Capitello, e ſono tali,
Il
Capitello, compreſo l’ Aba-
co
o Dado ſarà alto, quanto il
diametro
della Colonna da piedi.
188142ARCHITETTURA
Per aver poi la larghezza di
112. La
ſua
lar-
ghezza

in
alto.
detto Abaco, convien fare, che
la
ſua diagonale che paſſa da un
angolo
all’ altro del quadro, ſia
il
doppio dell’ altezza del Capitel-
lo
.
La piegatura in entro che le
fronti
dell’ Abaco debbono avere
nel
mezzo, ſarà della nona parte
della
ſua larghezza.
Il baſſo del Capitello è uguale
223. A
baſſo
.
al collo, o ſia al vivo della Co-
lonna
di ſopra.
La groſſezza o
altezza
dell’ Abaco ſi fa della ſet-
tima
parte di tutto il Capitello;
le altre ſei ſi diſtribuiſcono in
queſta
maniera.
Due di queſte parti convien
334. Lc
ſue
Fo-
glie
.
darle per altezza al primo ordine
di
Foglie da baſſo;
due altre ſi
daranno
al ſecondo, o ſia all’ or-
dine
di mezzo, e ognuno di que-
ſti
Ordini ſarà compoſto di quat-
tro
foglie.
I Caulicoli poi o voglianſi di-
445. I
Cauli-
coli
.
re piccoli Steli, che ſono anch’
eſſi
compoſti d’ altre Foglie, e
189143DI VITRUVIO. naſcono tra mezzo alle ſoglie dell’
ordine
ſuperiore, avranno le al-
tre
due parti compreſevi le Vo-
lute
.
Queſte Volute naſcono dal di
116. Le
ſue
Vo-
lute
.
dentro de’ Caulicoli:
e di que-
ſte
, le une che ſono le più gran-
di
, ſi ſtendono ſino all’ eſtremità
degli
angoli dell’ Abaco, l’ altre
ſono
ſotto alle Roſe.
E queſte Roſe che ſono nel
227. Le
ſue

Roſe
.
mezzo di ciaſcheduna delle fron-
ti
dell’ Abaco, debbono eſſere co-
grandi, quanto è groſſo l’ A-
baco
.
Gli Ornamenti dell’ Ordine Co-
33Gli or-
namèn-
ti
dell’
Ordine

Corin-
tio
.
rintio, cioè a dire l’ Architrave,
il
Fregio e la Cornice, non ſo-
no
punto differenti da quelli dell’
Ordine
Jonico.
Si veda la Tavo-
la
X.
190144ARCHITETTURA
Articolo Nono.
Dell’ Ordine Compoſto.
VItruvio non ha punto parla-
11L’ Or-
dine

Com-
poſto

non
è
deſcrit-
to
da
Vitru-
vio
.
to dell’ Ordine Compoſto,
come
d’ un’ Ordine diſtinto dal
Corintio
, dal Jonico e dal Dori-
co
.
Dic’ egli ſoltanto, che ſopra
la
Colonna Corintia mettevaſi
talvolta
un Capitello compoſto di
più
parti, ch’ erano preſe dall’
Ordine
Corintio, dal Jonico e
dal
Dorico.
Ma di cavaſi una conſeguen-
22E’ diſe-
gnato

ſoltanto

in
ge-
nerale
.
za, che l’ Ordine chiamato pre-
ſentemente
Compoſto, poteva eſ-
ſere
ſtato in uſo al tempo di Vi-
truvio
, benchè allora non ſe ne
faceſſe
un’ Ordine ſeparato, poi-
chè
il noſtro Ordine Compoſto
non
è eſſenzialmente diverſo dal
Corintio
, ſalvo che nel Capitel-
lo
.
Potrebbeſi dir anche, che
per
queſta ſola differenza del
191145DI VITRUVIO. pitello egli intendeſſe di coſtituire
un’
Ordine differente dal Corin-
tio
;
poichè ſecondo Vitruvio, il
ſolo
Capitello Corintio coſtituiſce
l’
Ordine Corintio.
Ora le parti che il noſtro Or-
11Prende
le
par-
ti
che
com-
pongo-
no
il
ſuoCa-
pitello
,
dall’

Ordine

Corin-
tio
,
dine Compoſto prende dal Corin-
tio
, fono il Tagliere o Abaco, e
i
due ordini di foglie d’ Acanto
ch’
eſſo ha ritenuti, tutto che il
Corintio
abbia laſciate le foglie
d’
Acanto per aſſumer quelle d’
Olivo
.
Le altre parti, ch’ei prende dall’
22Dal Jo-
nico
,
Ordine Jonico, ſono le Volute, le
quali
egli ſorma in certa maniera
ſul
modello delle Volute dell’ Or-
dine
Corintio, piegandole, come
anche
l’ Abaco;
imperciocchè nel
Capitello
Jonico ſono eſſe diritte,
e
così anche il ſuo Abaco.
L’Echino, o quarto di tondino
33Dal
Dorico
ch’egli ha ſotto l’ Abaco, lo pren-
de
dall’ Ordine Dorico, piuttoſto
che
dal Jonico;
perchè queſto
Echino
è immediatamente
192146ARCHITETTURA to l’ Abaco, appunto come nell’
Ordine
Dorico;
ciocchè non ha
luogo
nel Jonico, il quale tra l’
Echino
e l’ Abaco vi mette la
Scorza
o Canale che fa la Volu-
ta
.
Può dirſi nulla di meno,
ch’
egli imita l’ Echino dell’ Or-
dine
Jonico in queſto, ch’eſſo è
intagliato
d’ Ovi, i quali non ſi
trovano
che rare volte nel Capi-
tello
Dorico, ma bensì ſempre
nel
Jonico.
193147COMPENDIO
DEI DIECI LIBRI
D’ ARCHITETTURA
DI
VITRUVIO.
SECONDA PARTE,
In cui ſi contiene l’ Architettura a
noi
comune cogli Antichi.
CAPITOLO PRIMO
Degli Edificj pubblici.
Articolo Primo.
Delle Fortezze.
GLi Edificj o ſono pubblici, o
11Le Rea
gole

per
le
Forti-
ficazio-
ni
con-
tengo-
no

quattro

coſe
.
cioè
ſono privati.
Quelli che ſono
pubblici
, appartengono o alla Si-
curezza
, o alla Religione, o alla
Comodità
pubblica.
Le Fortifica-
zioni
delle città ſono per la Sicu-
rezza
;
i Templi per la
194148ARCHITETTURA ne; le Piazze, le Baſiliche, i Tea-
tri
e le Accademie per la pubblica
Comodità
.
La diſpoſizione e la figura de’Ter-
111. La
diſpo-
ſizione

de’

Terra-
pieni
.
22Lib.
c
,
rapieni appreſſo gli Antichi era
tale
, che le Torri s’ avanzaſſero
fuori
delle mura, affinchè quan-
do
il nemico s’appreſſaſſe, gli aſ-
ſediati
che ſtavano ſulle Torri, a
dritta
ed a ſiniſtra, lo poteſſero
incomodare
ne’ fianchi.
Aveano gli Antichi la mira an-
cora
di render malagevole al Ne-
mico
l’avvicinamento alle mura,
facendo
in maniera, che le ſtra-
de
, le quali conducono alle por-
te
, non foſſero già diritte, ma
che
andaſſero per torto cammino
alla
ſiniſtra della porta loro cor-
riſpondente
:
Imperciocohè per tal
mezzo
gli Aſſedianti erano obbli-
gati
a preſentare a que’ che ſta-
vano
ſulle Torri, il proprio fian-
co
dritto, che non va coperto
dallo
ſcudo.
La Figura d’ una Piazza forte
33II. La
figura
195149DI VITRUVIO. non dovea eſſer già quadrata,
11di tutta
la
Piaz-
za
.
compoſta d’angoli che uſciſſe-
ro
troppo in fuori;
ma la fa-
ceano
ſoltanto compoſta di molti
giri
:
perchè gli angoli che ven-
gono
in fuori ſono favorevoli piut-
toſto
agli Aſſedianti, che agli Aſ-
22III. La
coſtru-
zion

delle

Mura

che

com-
prende
.
ſediati.
La Groſſezza della Muraglia era
tale
, che due uomini armati,
incontrandoſi
l’ uno con l’ altro,
poteſſero
facilmente paſſarvi ſopra
331. La
loro

groſ-
ſezza
.
ſenza impedimento.
Rendevano gli Antichi ſode e
durabili
le Mura loro, col met-
442. La
loro

mate-
ria
.
tervi tramezzo alle pietre de’ba-
ſtoni
d’ Olivaſtro mezzo abbruſto-
liti
, a fine di legarle, e di fer-
marle
.
Tuttochè non vi ſia coſa, la
quale
renda tanto forti i Terra-
pieni
, quanto il terreno, gli An-
tichi
nulla di meno non aveano
in
coſtume di terrapienare le mu-
ra
;
tolto che nel caſo, in cui vi
foſſe
ſtato per avventura un
196150ARCHITETTURA go della Piazza, il quale foſſe
ſtato
dominato da qualche emi-
nenza
, dalla quale gli Aſſedianti
aveſſer
potuto entrare a piè piano
ſulle
mura.
Per fortificare queſte opere ter-
113. Ilo-
ro
Spe-
roni
.
rapienate, e per impedire che la
Terra
non ſpigneſſe e roveſciaſſe
i
due muri che la ſoſtentavano,
vi
faceano degli Speroni o con-
trafforti
, per traverſo d’uno de’
due
muri all’altro;
a fine che la
terra
eſſendo ſeparata in più par-
ti
, non aveſſe tanto di peſo per
roveſciare
le mura.
Le Torri degli Antichi erano
22IV. La
figura

c
la
diſpo-
zion

delle

Torri
.
o rotonde, o fatte di molti fian-
chi
:
perchè quelle che ſono qua-
drate
, reſtano preſtiſſimo rovina-
te
dalle Macchine da guerra, e
gli
Arieti urtando ne rompono
facilmente
le cantonate.
Il muro poi ch’ era verſo la
33Edelle
Corti-
ne
.
parte interiore delle Torri, do-
veva
eſſer diviſo con iſpacj tanto
grandi
quanto erano le Torri,
197151DI VITRUVIO. le vie nelle parti di dentro delle
Torri
erano congiunte ſolamente
con
delle travi appoggiate ſulle
due
eſtremità, ſenza eſſer attac-
cate
con ferro;
a fine che ſe il
nemico
ſi foſſe impadronito di
qualche
parte della muraglia, gli
Aſſediati
poteſſer levare le dette
vie
, o ſia il ponte di legno, ed
impedire
che non paſſaſe più ol-
tre
.
Artigolo Secondo.
De’ Templi.
IL ſecondo genere di pubblici
11Lib. 4.
@
. 4.
22Divi-
ſion
ge-
nerale

de’
Tern
pli
in
Grechi

e
To-
ſcani
.
Edificj, che ſono quelli, i qua-
li
appartengono alla Religione,
ſono
i Templi.
Erano queſti ap-
preſſo
gli Antichi di due ſorti:
altri erano alla Greca, ed altri
alla
maniera Toſcana.
I Templi alla maniera Toſca-
33I Gre-
chlera-
no
oro.
tondi
. o
guadra-
ti
,
na erano Quadratl;
i Greci gli
faceano
talvolta Rotondi, e
198152ARCHITETTURA volta Quadrati. Ne’Templi Qua-
11Ne’ qua.
drati

v’ha
tre
coſe
da
conſi-
derare
.
drati de’ Greci v’ha tre coſe da
conſiderare
, cioè le Parti delle
quali
erano compoſti, la Propor-
zione
di tutto il Tempio, e il
ſuo
Aſpetto.
Le parti de’ Templi quadrati
22I. Le
parti
,
che
ſo-
no
cin-
que
,
cioè
erano il più ſovente al numero di
cinque
:
poichè avean eſſi quaſi
tutti
l’ Antitempio, o vogliam
dire
Atrio o Portico, nella @parte
anteriore
del Tempio, chiamato
Pronaos
;
il Poſtrempio, o ſia@la
la
parte poſteriore del Tempio
appellata
Poſticum, ovver Opi-
ſtbodomos
;
il mezzo del Tempio
nominato
Cella o Secos;
i Porti-
o
Ale;
e la Porta.
L’Atrio o Antitempio, era un
33I. L’ A-
trio
.
luogo coperto ſull’ entrata della
maggior
parte de’Templi, di tan-
ta
larghezza, di quanta era il
Tempio
ſteſſo.
Gli Atrj erano di
tre
ſorte:
gli uni erano ſoſtenuti
da
Colonne da tre lati:
gli altri
non
aveano Colonne che
199153DI VITRUVIO. facciata davanti; eſsendo i loro
lati
ſoſtentati da due ale di pare-
ti
continuati alle pareti del Tem-
pio
:
i terzi venivano ſoſtentati
nei
due lati, la metà da colon-
ne
, e la metà da’muri ch’ erano
la
continuazione delle pareti la-
terali
del Tempio.
Il Poſtico, o ſia il di dietro del
112. Il
Poſtico
Tempio era pari all’ Atrio, aven-
do
anch’ eſſo una Porta.
Tutti i
Templi
però non aveano già il
loro
Poſtico, benchè aveſſero quaſi
tutti
il Pronao o Atrio.
Il mezzo del Tempio che chia-
223. Il
mezzo
.
mavaſi Cella, era un luogo ſer-
rato
da quattro muri, non rice-
vendo
lume che per la Porta;
toltone il caſo in cui egli foſſe ſta-
to
ſcoperto, ſiccome ſarà ſpiegato
in
ſeguito.
I Pottici che formavano le Ale
334. I Por-
tici
.
de’ Templi, erano certe file di
Colonne
, talvolta ſemplici, e tal-
volta
doppie, che andavano at-
torno
ai fianchi de’Templi al
200154ARCHITETTURA fuori. Alle volte però queſta par-
te
mancava ad alcuni Templi.
Le Porte de’Templi erano dif-
115. Le
Porte
,
ch’era-
no
di
rre
ſor-
te
,
cioè
,
ferenti ſecondo la differenza dell’
ordine
d’ Architettura, a norma
del
quale era fabbricato il Tem-
pio
.
Aveavi la Porta Dorica, la
Jonica
, e l’ Attica.
L’ altezza della Porta Dorica
22LaPor-
ta
Do-
xica
, di
cui
le
parti

crano
,
prendevaſi in queſto modo, che
diviſo
in tre parti e mezzail trat-
to
che v’era dal pavimento ſino
al
fondo del ſoffitto dell’ Atrio,
il
quale ſoffitto chiamavaſi Lacu-
nar
;
due di queſte parti davanſi
all’
altezza del lume della porta
ſotto
il Liſtello o Sopraciglio:
poi diviſa tal’altezza in parti do-
dici
, prendevanſene cinque e mez-
za
per la larghezza del lume del-
la
porta da baſſo;
mal’ alto eſſer
dovea
più riſtretto della terza,
della
quarta, e anche dell’ ottava
parte
dell’ Impoſta o Erta, ſecon-
do
l’ altezza della porta;
perchè
quanto
maggiore era la ſua
201155DI VITRUVIO. tezza, tanto meno ftretta ella do-
vea
eſſer di ſopra.
La groſſezza
delle
Impoſte o Erte nella fronte
dovea
eſſer per la duodecima par-
te
dell’ altezza del lume della
porta
.
Ma l’ Erta andava anch’ eſſa
11L’ An-
tepag-
mente
.
raſtremandoſi di ſopra per la dc-
cimaquarta
parte della ſua lar-
ghezza
;
ed era ſoltanto orlata da
una
Cimaſa con un Aſtragalo o
Tondino
.
Poi ſopra queſta Cimaſa, cioè
ſopra
quella ch’ era in alto nel
Sopraciglio
o Sopralimitare, ſi fa-
cea
un Fregio chiamato Hyper-
22Il Fre-
gio
,
tbyron, ch’ era della medeſima
groſſezza
del Sopraciglio;
e ſopra
queſto
Fregio mettevaſi una Ci-
maſa
Dorica con un Tondino o
Aſtragalo
Lesbio, l’ uno e l’altro
de’
quali doveano avere un poco
di
ſporto.
Indi ſopra queſti Ornamenti
era
ſituata la Corona piatta con
33La Co-
rona

piatta
,
la piccola ſua Cimaſa o
202156ARCHITETTURA la quale avea tanto di ſporto,
quanta
era l’ altezza del Sopra-
ciglio
che s’ imponeva ſopra l’
Erte
.
L’ altezza delle Porte Joniche
11La Por-
ta
Jo-
nica
, di
cai
le
parti

crano
prendevaſi nella maniera medeſima
che
nelle porte Doriche:
ma per
avere
la larghezza, conveniva
divider
l’ altezza in due parti e
mezza
, per darne una e mezza al
lume
da baſſo;
il reſtrignimento
poi
facevaſi nel modo ſteſſo, che
nella
porta dorica.
La larghezza o groſsezza delle
22L’Erta, Erte era per l’ altezza del lume
nella
fronte la quartadecima par-
te
.
Di poi ſi dividea queſta groſ-
ſezza
in ſei parti, e una di queſte
ſe
ne pendeva per la Cimaſa:
poi diviſo il reſto in dodici par-
ti
, tre davanſene alla prima Fa-
ſcia
compreſo il ſuo Aſtragalo o
Tondino
, quattro alla ſeconda, e
cinque
alla terza.
Il Fregio nominato Hypertbyron
33Il Fre-
gio
.
formavaſi con le proporzioni
203157DI VITRUVIO. deſime, come nell’ Ordine Do-
rico
.
Le Menſole, o come altri le
11Le Men-
ſole
,
chiamano Cartelle, ſcolpite a drit-
ta
e a ſiniſtra, pendevano lontane
a
livello del baſſo del Sopraci-
glio
ſenza comprendervi la Fo-
glia
, ch’eſſe aveano da baſſo.
La
loro
larghezza in alto era della
terza
parte dell’Erte, mada baſ-
ſo
erano la quarta parte più ſot-
tili
che di ſopra.
Le Porte Attiche erano ſimili
22La Por-
ta
At-
tiea
.
alle Doriche, ma le loro Erte
non
aveano che una Benda ſola
ſotto
la Cimaſa;
e queſta Benda
o
Faſcia avea ſolamente di lar-
ghezza
due parti delle ſette, nel-
le
quali dividevaſi tutto quello,
che
reſtava dell’ Erta.
La proporzione de’Templi era
33Lib. 3.
c
. 3.
44II. La
propor-
zione
.
tale, che doveano eſſer due volte
tanto
lunghi, che larghi:
ma ciò
non
deveſi intendere preciſamen-
te
, che di que’ Templi, i
204158ARCHITETTURA erano ſenza Colonne; di cui di-
viſa
eſſendo la larghezza in otto
parti
, alla larghezza ſe ne davano
quattro
.
I Templi però che aveano lo
11Lib. 4.
c
. 4.
alato attorno di colonne, non
poteano
avere queſta proporzione
doppia
;
atteſochè la lunghezza
avea
ſoltanto il doppio degl’in-
tercolunnj
;
e per conſeguenza
22Lib. 3.
c
. 3.
avea una colonna di meno del
doppio
delle colonne ch’ erano in
fronte
, e nel da dietro:
per eſem-
pio
, ſe la fronte aveva ſei co-
lonne
, vi erano dunque cinque
intercolunnj
;
laonde ſe ſi voleva-
no
raddoppiar gl’ intercoiunnj, e
farli
dieci, baſtavano undici co-
lonne
, perchè gl’ intercolunnj ſo-
no
ſempre un meno delle co-
lonne
.
Per lo Aſpetto de’Templi, due
33III.
L’
Aſ-
petto
,
ch’
è
doppio
.
coſe ſi poſſono intendere in Vi-
truvio
, cioè la Diſpoſizione chele
parti
del Tempio hanno le
205159DIVITRUVIO. riſpetto all’altre; e la Diſpoſizio-
ne
di tutto il Tempio verſo le
parti
del cielo.
Per quello concerne la Diſpo-
11Lib. 4.
@
. 5.
22L’ Aſ-
petto

riguar-
do
al
cicle
.
ſizione del Tempio riſpetto al
cielo
, gli Antichi aveano ſempre
la
mira, che i Templi volti foſ-
ſero
verſo l’Oriente;
purchè non
foſſe
ſtato il luogo mal diſpoſto
per
ciò fare, e che qualche gran-
de
ſtrada non gli aveſſe obbligati
a
voltarli altramente.
33L’ Aſ-
petto

in
ri-
guardo

alle

parti

appar-
tenenti

a
due
varie

ſpezie

diTem-
pli
, che
ſono
:
Per quello poi che ſi appartie-
ne
alla Diſpoſizione delle parti,
cioè
dell’ Atrio, del Poſtico, del-
le
Ale, della parte interiore del
Tempio
, e delle Porte, era que-
ſta
una coſa differente ne’ Tem-
pli
ch’ erano ſenza Colonne, da
quelli
ne’quali v’erano Colonne.
I Templi ſenza Colonne eran
44Lib. 4.
@
. 4.
55I Tem-
pli
ſen-
za
Co-
lonne
.
quelli, che non arrivavano a venti
piedi
di larghezza.
Di queſti Tem-
pli
ſi divideva la larghezza in quat-
tro
parti, e ſi faceva la lunghez-
za
del doppio, cioè di otto, e
206160ARCHITETTURA ſte otto ſi compartivano in queſta
maniera
, cioè cinque ſe ne da-
vano
alla lunghezza dell’ interio-
re
del Tempio, o ſia alla Cella,
le
altre tre ſi aſſegnavano all’ A-
trio
.
I Templi poi che aveano Co-
11I Tem-
pli
con
Colon-
ne
che
ſono
di
otto

ſpezie
,
cioè
22Lib. 3.
c
. 1.
lonne, erano di otto ſpezie.
La
prima
e la più ſemplice era quel-
la
, la quale chiamavano ad An-
tes
, o ſia Pilaſtri in faccia:
per-
chè
in queſta ſpezie di Templi
331. Il
Tempio

ad
An-
tes
, ch’
cra
di
tre
ma-
niere
:
non aveavi che due colonne nel-
la
faccia d’avanti tra due Ante.
Erano queſti Templi di tre ma-
niere
.
La prima e la più ſemplice ma-
44La pri-
ma
,
niera era quella che nelle canto-
nate
avea due Ante o Pilaſtri, e
nella
facciata dinanzi del Tempio
avea
due Colonne, le quali ſoſte-
nevano
il Frontiſpicio.
La ſeconda maniera anch’ eſſa
55La ſe-
conda
,
non avea ſe non due Colonne;
ma erano eſſe tra due Ante in
una
iſteſſa fila con le Ante ſteſſe;
207162DIVITRUVIO. e queſte Ante con le due Colon-
11Lib. 4.
@
. 4.
ne terminavano e chiudevano la
parte
anteriore dell’ Atrio del
Tempio
.
La maniera terza era, quando
22La ter-
za
.
all incontro delle due Colonne
ch’
erano nella facciata dinanzi,
la
quale chiudeva l’ Atrio, ſe ne
mettevano
due altre ancora nella
parte
di dentro dell’ Atrio.
Que-
ſte
colonne interiori però erano
men
groſſe di quelle della faccia-
ta
, tutto che foſſero di uguale
altezza
:
ma a fine di farle appa-
rire
ugualmente groſſe a quelle
di
fuori, vi ſi faceano in eſſe del-
le
canalature in maggior nume-
ro
, formandovene ſino a ventot-
to
o trentadue, ſuppoſto che quel-
le
di fuori ne aveſſero ventiquat-
tro
:
e queſto faceaſi per laſciar
più
libero e ſpazioſo l’andito dell’
interiore
dell’ Atrio.
Queſti Tem-
pli
aveano anche queſto di parti-
colare
, che la parte anteriore
dell’
Atrio era chiuſa con
208162ARCHITETTURA parapetti di marmo o di legna-
me
, alti quanto ſarebbe il pog-
gio
, in modo però che ſi laſcia-
vano
le ſue entrate nell’ Atrio
per
gl’ intercolunnj, tra le Ante
o
Pilaſtri delle ale.
La ſeconda ſpezie di Templi a
112. Il
Proſti-
lo
.
colonne era chiamata Proſtilo, che
non
era differente dalla prima,
ſe
non in queſto;
che oltra le due
colonne
del Tempio ad Antes,
avea
due altre colonne ſopra le
cantonate
dirimpetto ai Pilaſtri.
La terza ſpezie era appellata
223. L’
Amfi-
proſti-
lo
.
Amfiproſtilo, perchè lo iſteſſo mo-
do
e numero di colonne che nel
Proſtilo
vi è nella facciata di-
nanzi
, queſto lo ſerva anche nel-
la
parte di dietro del Tempio.
La quarta ſpezie dicevaſi il Pe-
334. Il Pe-
riptero
.
riptero, ed era quella, che tanto
nella
facciata anteriore, quanto
nella
poſteriore avea ſei colonne,
e
undici per ogni lato, contando
in
tal numero quelle de’ cantoni.
Lo ſpacio che v’ era dal
209163DIVITRUVIO. della Cella alle colonne, era ugua-
le
allo ſpacio che v’ era tra co-
lonna
e colonna.
La ſpezie quinta era il Pſeu-
115. Lo-
Pſeudo-
dipte-
ro
.
dodiptero, che è quanto dire falſo
Diptero
, o falſo alato doppio.
Avea queſto otto colonne nella
facciata
anteriore, ed altrettante
nella
poſteriore, e quindici per
ogni
lato, compreſevi quelle de-
gli
angoli.
Le Colonne erano
lontane
dal muro quanto è lo ſpa-
cio
di due intercolunnj, e la groſ-
ſezza
di una colonna:
La ſeſta ſpezie era il Diptero,
226. Il Di-
ptero
.
ed era quello che avea otto co-
lonne
dinanzi, ed otto di dietro,
e
due ordini o due ale di colon-
ne
d’ intorno la cella.
La ſettima ſpezie nominavaſi
337. L’ I-
petro
.
Ipetro, perchè il di dentro del
Tempio
era ſcoperto.
Avea que-
ſto
dieci colonne dinanzi, e dieci
di
dietro;
e nel rimanente era ſi-
mile
al Diptero:
ma eſſo avea
queſto
di particolare, che
210164ARCHITETTURA parte di dentro avea tutto all’ in-
torno
due ordini di colonne uno ſo-
pra
l’altro, le quali erano alquanto
rimote
dai pareti, per formar de’
Portici
, come ne’ Periſtili.
L’ ottava appellavaſi Pſeudope-
118. Lo-
Pſeu-
doperi-
ptero
.
22Lib. 4.
c
. 7.
riptero, o falſo Periptero;
per-
chè
la diſpoſizione delle ſue co-
lonne
era pari a quella delle Co-
lonne
del Periptero, avendo il
Tempio
ſei colonne nella faccia-
ta
anteriore, ſei nella poſteriore,
e
undici nelle Ale.
Ma la Diſpo-
ſizione
de’ pareti del Tempio era
differente
in queſto, ch’ eſſi ſten-
devanſi
ſino alle colonne, coſichè
queſte
non formavano più Porti-
co
, ma erano tutte attaccate ai
pareti
, ſalvo quelle dell’ Atrio,
ch’
erano Iſolate.
I Templi Rotondi erano di due
331 Tem-
pli
Ro-
tondi

erano

di
due
ſpezie
,
cioè

Il
Mo-
nopte-
ro
.
ſorte.
I primi erano chiamati
Monopteri
;
perchè non aveano pa-
reti
, avendo ſoltanto l’ ala, cioè
a
dire le colonne, che ſoſteneano
una
Cupola.
La proporzione
211165DIVITRUVIO. ro era tale, che dividendo tutto
il
Tempio in tre parti, un ter-
zo
ſe ne dava ai gradi, o ſia al-
la
ſalita ſul piano del Tempio,
ſopra
di cui ripoſavano le Colon-
ne
, che aveano la loro altezza
uguale
alla diſtanza che paſſa da
una
Colonna all’ altra che gli è
diametralmente
oppoſta.
La ſeconda ſorte che era ap-
11Il Pe-
riptero

roton-
do
.
pellata Periptero, avea le ale di
colonne
ſopra i Stilobati o Piede-
ſtalli
a torno a torno del Tem-
pio
, il quale era rotondo;
loſpa-
zio
ch’ era tra il Stilobate ed il
Parete
della cella, era della quin-
ta
parte di tutto il Tempio;
ed
il
diametro della Cella doveva eſ-
ſer
tanto, quanta era l’ altezza
di
tutta la Colonna ſopra il Sti-
lobate
.
I Templi alla maniera Toſca-
22Lib. 4.
@
. 7.
33I Tem-
pli
To-
ſcani
.
na crano quadrati, e avevano cin-
que
parti in lunghezza, e quat-
tro
in larghezza.
L’ Atrio, ch’
cra
tanto grande, quanto il
212166ARCHITETTURA manente del Tempio, avea la
fronte
dinanzi di quattro colon-
ne
:
i fianchi erano chiuſi la me-
dalla continuazione de’ pareti
laterali
del Tempio, e l’altra me-
da due colonne angolari:
nel
mezzo
poi dell’ Atrio eranvi due
altre
colonne all’ incontro di quel-
le
di fronte.
L’interno del Tem-
pio
avea due Cappelle per parte.
Si trova, che gli Antichi avea-
11Gli An-
tichi

aveano

quat-
tordici

ſpezie

di
Tem-
pli
.
no quattordici ſpezie di Templi.
I. Il Tempio ſenza Colonne. 2.
Il
Tempio ad Antes, o ſia Fac-
cia
in Pilaſtri.
3. Il Tempio ad
Antes
con due colonne nell’iſteſſa
fila
in cui ſono le Ante.
4. Il Tem-
pio
ad Antes con colonne di groſ-
ſezza
ineguale.
5. Il Proſtilo. 6.
L’
Amſiproſtilo.
7. Il Periptero.
8
.
Lo Pſeudodiptero. 9. Il Di-
ptero
.
10. L’ Ipetro. 11. Lo Pſeu-
doperiptero
.
12. Il Monoptero.
13
.
Il Periptero rotondo. 14. Il
Toſcano
.
Vegganſi le Tavole II.
III
.
e IV.
213167DIVITRUVIO.
ArticoloTerzo.
Delle Piazze Pubbliche, delle Ba-
ſiliche
, de’ Teatri, de’ Porti,
de’
Bagni, e delle Ac-
cademie
.
IL terzo genere di pubblici Edi-
11Lib. 5.
@
. 1.
22Gli E-
dificj

per
la
como-
dità

pubbli-
ca
ſono
di
dieci
ſpezie
,
cioè
ficj, cioè quelli che ſi coſtrui-
ſcono
per la comodità e per l’uſo
di
tutto il popolo, ſono di ſei
ſpezie
;
cioè le Piazze pubbliche,
le
Baſiliche, i Teatri, i Porti, i
Bagni
, e le Accademie.
Le Piazze pubbliche appreſſo i
33I. Le
pubbli-
che

Piazze

de’
Gre-
ci
e de’
Roma-
ni
.
Greci erano tutte all’ intorno ad-
ornate
con ſpeſſe colonne:
ma
appreſſo
i Romani le colonne che
attorniavano
le Piazze, aveano
degl’
intercolunnj più larghi;
perchè formavano eſſe de’ Peri-
441. I lo-
ro
Pe-
riſtili
.
ſtili, ſotto cui eranvi delle bot-
teghe
.
552. La
loro

propor-
zione
.
La proporzione delle pubbliche
Piazze
era tale, che diviſa la
214168ARCHITETTURA ghezza in tre parti, due ſe ne
davano
alla larghezza.
Le Baſiliche non aveano giam-
11II. Le
Baſili-
che
.
mai di larghezza meno, che la
terza
parte della loro lunghezza,
221. La
loro

propor-
zione
.
più che la metà.
Le Colonne erano tanto alte,
quanto
erano larghe le Ale o ſia
332. Le
Colon-
ne
.
i Portici;
e queſte Ale aveano
di
larghezza la terza parte del-
lo
ſpacio della gran volta di mez-
zo
.
Sopra le dette Ale eravi una
443. I lo-
ro
Cor-
ridori

che
era-
no
due
l’
uno
ſopra

l’altro
.
ſeconda fila di colonne, le quali
formavano
dei Poggiuoli o Cor-
ridoj
alti;
e queſte colonne era-
no
poſate ſopra un Piedeſtallo in
forma
di Parapetto aſſai alto,
acciocchè
quelli che paſſeggiava-
no
in queſti alti Corridoj non
foſſero
veduti da quelli, ch’era-
no
abbaſſo.
Negli eſtremi poi delle grandi
554. Le
loro

Calci-
diche
.
Baſiliche, ſi faceano delle Sale
chiamate
Calcidiche, le quali
aveano
la comunicazione di
215169DI VITRUVIO. con l’ altra per via dei Corridoj
alti
, e ſervivano a dar le Udien-
ze
, e per amminiſtrar la Giu-
ſtizia
.
I Teatri erano compoſti di tre
11III. I
Teatri
,
che

aveano

tre
par-
ti
, cioè
parti, cioè de’ Gradi, della Sce-
na
, e de’ Luoghi da paſſeg-
giare
.
I Gradi che ſervivano di ſedi-
221. I Gra-
di
, che
com-
pren-
devano
li agli Spettatori, erano diſpoſti
in
ſemicerchio, e racchiudevano
uno
ſpacio voto nel mezzo e nel
piano
del Teatro, che chiama-
vaſi
l’ Orcheſtra.
L’ Orcheſtra era fatta ne’ Tea-
33Lib. 5.
c
. 6.
44L’ Or-
cheſtra
,
tri de’ Greci per fare i Balli;
ma
in
quella de’ Romani vi erano i
ſeggi
dei Senatori, perchè i Balli
preſſo
di loro ſi facevano nella
Scena
.
Sopra gli ultimi e ſupremi Gra-
55Lib. 5.
c
. 6.
66Il Por-
tico
in
alto
.
di di ſopra eravi all’ intorno un
Portico
di colonne:
ed ogni tan-
ti
Gradi eravi una cinta, cioè un
piano
o pianerottolo, ſopra il
quale
attorno ſi camminava.
216170ARCHITETTURA erano queſti piani; il primo alla
parte
più baſſa, il ſecondo nel
11Lib. 5.
c
. 6.
mezzo, e l’ altro di ſopra;
e quel-
la
ſcala per cui ſi ſaliva ſino al
primo
piano, non ſeguitava fino
al
ſecondo;
ma tra mezzo nel ſe-
condo
piano eravi un’ altra ſca-
la
, che conduceva al terzo;
e vi
erano
a queſto effetto alcune apri-
ture
o vie, che andavano alle ſa-
lite
ed alle ſcale drizzate.
I Gra-
di
erano alti dai quattordici ai
quindici
pollici, e larghi dai ven-
totto
ai trenta.
Tra i Gradi del Teatro al di
22Lib. 5.
c
. 5.
ſopra dei pianerottoli, eranvi ne
Teatri
grandi tredici Celle, nel-
le
quali ſi collocavano de’ Vaſi di
331 Vaſi
di
ra-
me
.
rame, accordati in differenti tuo-
ni
, che col loro rimbombo ſer-
vivano
a rendere più chiaro il
ſuono
della voce de’ Recitanti.
La Scena era compoſta del Pul-
44La Sce-
na
, che
avea

tre
par-
ti
, cioè
il
Pul-
pito
,
pito, del Proſcenio, e del Para-
ſcenio
.
Il Pulpito era il luogo,
ſopra
cui gli Attori venivano
217171DI VITRUVIO. rappreſentare le loro parti. Eſſo
non
era alto più di cinque piedi
ſopra
il pavimento dell’ Orche-
ſtra
.
Il Proſcenio era la facciata del-
11Il Pro-
ſcenio
,
che

aveva
la Scena, la quale era adornata
di
varj ordini di colonne un ſo-
pra
l’ altro;
ma proporzionati in
guiſa
tale, che il ſecondo era più
piccolo
di un quarto del primo,
e
il terzo ſi andava diminuendo
con
la ſteſſa proporzione.
Queſta facciata avea le apertu-
22Le tre
ſue
por-
te
.
re da tre porte:
quella di mezzo
ch’
era la più grande, appellava-
ſi
la porta Reale;
le altre due
chiamavanſi
le porte deè Fore-
ſtieri
.
Queſte tre porte venivano chiu-
33Le ſue
Mac-
ch@ne

voltati-
li
per le
muta-
zioni
,
le
quali
faceva-
no
, che
la
Sce-
na
foſ-
ſe
.
ſe per via di Macchine fatte a
triangolo
, e compoſte di tre fac-
ciate
dipinte, per rappreſentare
delle
Fabbriche in proſpettiva.
Servivano queſte Macchine a fa-
re
i cangiamenti delle Scene, al-
lorchè
facevanſi girare;
218172ARCHITETTURA chè le pitture che vi erano ſo-
pra
, rappreſentavano tre ſorte di
Fabbriche
, e per conſeguenza for-
mavano
tre ſorti di Scena, cioè
11Tragi-
ca
,
Comi-
ca
,
Satiri-
ca
.
la Tragica con Palagi magnifici;
la Comica con privati Edificj, e
la
Satirica, cioè a dire Paſtorale,
con
luoghi campeſtri e boſche-
reccj
.
Il Paraſcenio, o Poſtſcenio era
22Il Pa-
raſce-
nio
.
un luogo o portico dietro al Tea-
tro
, dove gli Attori ſi ritirava-
no
, ſi abbigliavano, o ripeteva-
no
i Balli, e dove ſi riponevano
le
Macchine.
Vicino ancora ai Teatri eranvi
333 ILuo-
ghi
da
Paſſeg-
gio
.
de’ pubblici Luoghi da paſſeggia-
re
, lunghi uno Stadio, che fa
novanta
pertiche incirca.
Erano
queſti
piantati di file d’ Alberi, e
chiuſi
tutti all’ intorno da doppj
Portici
, ciaſchedun de’ quali era
tanto
largo, quanto erano alte le
colonne
del di fuori;
poichè le
interiori
erano più alte d’ una
quinta
parte, che l’eſteriori,
219173DI VITRUVIO. erano anche d’Ordine differente:
Imperciocchè l’ eſteriori erano d’
ordine
Dorico, e le interiori d’
ordine
Jonico, ovvero Corintio,
Gli Antichi coſtruivano i Porti
11Lib. 5.
@
. 13.
22IV. I
Porti
,
ch’era-
no
o
Natu-
rali
,
in due maniere.
A quelli ch’ era-
no
formati dalla natura, vi face-
vano
ſoltanto de’ Portici all’ in-
torno
con dei Magazzini, e dall’
una
all’ altra parte vi piantavano
delle
Torri, dalle quali con Mac-
chine
ſi poteva tirare dall’ una
all’
altra banda una catena per
chiuder
il Porto.
Quelli poi, ch’ erano artifizia-
33o Ar-
tifizia-
li
, che
ſi
fab-
brica-
vano
in
tre
ma-
niere
.
La
pri-
ma
.
li, ſi fabbricavano in tre manie-
re
.
La prima era di fare de’caſ-
ſoni
o ſerragli di legname ſoltan-
tanto
, ſenza votare l’ acqua rac-
chiuſa
nel recinto de’ medeſimi;
e
poi
gettarvi tra fatti ſerragli delle
pietre
, e della malta impaſtata con
la
Pozzolana, il tutto alla rinfu-
ſa
e ſenza ordine:
perchè ciò fa-
cea
uſcir l’ acqua contenuta fra i
caſſoni
;
ed erano di più
220174ARCHITETTURA che quella malta ſeccherebbeſi in
mezzo
all’ acqua.
La ſeconda maniera era di fare
11La ſe-
conda
.
de’ caſſoni o ſerragli doppj, con
calcarvi
dentro della terra graſſa
all’
ordinario;
e poi dopo che
s’
era votata l’ acqua col mezzo
di
trombe, fabbricare nel fondo
del
mare che v’ era tra quei ſer-
ragli
.
La terza maniera era di coſtruir
22La ter-
za
.
un Molo ſopra l’ orlo e gengiva
del
Mare, e di gittarvelo dentro,
allorchè
il lavoro era ſecco abba-
ſtanza
:
ciò che non richiedeva ſe
non
due meſi di tempo.
Per po-
ter
far cadere queſto tal Molo in
Mare
, lo fabbricavano metà ſull’
orlo
del Mare medeſimo, e metà
ſopra
un letto di ſabbione, ch’eſ-
ſi
formavano vicino al detto or-
lo
, a fine che queſto ſabbione che
non
era trattenuto ſe non che da
muri
eretti ſolamente per ſoſten-
tarlo
, durante il tempo in cui ſi
ſeccava
il Molo, lo laſciaſſe
221175DI VITRUVIO. re, allorchè veniva il Mare a por-
tar
via il Sabbione, dopo d’aver
atterrati
i muri predetti.
I Bagni degli Antichi erano
11Lib. 5.
@
. 10.
22V. I Ba-
gni
, che
aveva-
no
più
parti

diffe-
renti
.
compoſti di più ſtanze, altre per
gli
Uomini, ed altre per le Fem-
mine
.
Alcune di queſte ſtanze avea-
no
un calor mite e temperato per
33Per ri-
ſcaldar

a
poco
a
poco
i
corpi,
riſcaldare inſenſibilmente i cor-
pi
, e prepararli ad un calor
più
forte e valevole a farli ſu-
dare
.
La Camera ch’ era per far ſu-
44Per far
ſudare
,
dare, e che gli Antichi appella-
vano
Laconicum, era rotonda e
formata
a volta a maniera di For-
no
, pertugiata in alto da un’
apertura
rotonda, che ſi chiude-
va
ed apriva con un coperchio di
rame
, ſoſpeſo ad una catena,
per
cui mezzo aumentavaſi e di-
minuivaſi
il calore, a proporzio-
ne
ch’ era alzato’, od abbaſſato il
detto
coperchio.
Un ſolo e medeſimo
222176ARCHITETTURA riſcaldava tanto l’ aria quanto
l’
acqua, atteſa la diſpoſizione
de’
luoghi, i quali erano più o
meno
vicini al Fornello, donde
il
calore communicavaſi alle ſtan-
ze
per di ſotto i ſolaj, i quali
erano
perforati.
L’acque erano anch’ eſſe diver-
11Per far
riſcal-
dar
l’
acqua
,
ſamente temperate dalla differen-
te
ſituazione di tre gran Vaſi
di
rame, l’ acqua de’ quali paſ-
22Per la-
varſi
.
ſava dall’ uno nell’ altro;
e v’
erano
dei tubi, che portavano
queſte
tre ſorti d’ acque ne’ Ba-
gni
.
L’ Accademie degli Antichi,
33IV. Le
Pale-
ſtre
, che
aveano

più

parti

diffe-
renti
,
cioè
,
44Lib. 5
c
. 11.
ch’ eſſi chiamavano Paleſtre, luo-
go
dove la Gioventù apprendeva
le
lettere e gli eſercizj, erano
compoſte
di tre parti, cioè d’ un
Periſtilo
, d’ un Xiſto, e d’ uno
Stadio
.
Il Periſtilo era una corte attor-
551. Il Pe-
riſtilo
,
che

avea

due
ſor-
ti
di
Portici
.
niata da Portici, i quali erano di
due
ſorti, cioè tre ve ne avea ch’
erano
ſemplici, ed uno doppio.
223177DI VITRUVIO.
I Semplici erano appoggiati a
11Tre
ſempli-
ci
,
tre pezzi di appartamenti compo-
ſti
di molte Sale grandi, ove fa-
ceano
i Filoſofi le loro diſpute e
le
loro conferenze.
Il pezzo di appartamento ch’
22Un
dop-
pio
.
era per lungo del portico doppio,
ed
una parte degli appartamenti
che
formavano le due facciate,
erano
diſtribuiti anch’ eſſi in più
membra
, per gli ſtudj, e per gli
eſercizj
della Gioventù:
poichè
v’
erano Scuole, Bagni, Stuffe e
Giuochi
di Balla.
Lo Xiſto era un luogo piantato
332. Lo
Xiſto
,
che
a@
vea
due
ſorre
di
portici
d’ Alberi, e chiuſo da Portici
per
ogni lato.
Queſti Portici era-
no
di due ſorti.
Uno era doppio, ed era appog-
44Uno
dop-
pio
,
giato a quel pezzo di appartamen-
to
, a cui era attaccato il Portico
doppio
del Periſtilo.
I Semplici faceano due ale.
55Due
ſem-
plici
.
Sotto queſti Portici ſemplici v’ era-
no
delle ſtrade un poco più fon-
de
, dove ſi faceano gli eſercizj;
224178ARCHITETTURA e il rimanente del Portico era più
alto
tanto a drita quanto a ſi-
niſtra
, per coloro che voleano paſ-
ſeggiare
, durante il tempo in cui
gli
altri ſi eſercitavano nelle ſtra-
de
profonde.
La Piazza ch’ era chuſa da que-
11Una
Pianura

d’
Albe-
ri
.
ſti tre Portici, era piantata d’ Al-
beri
, i quali ſaceano de’ ſtradoni,
dove
s’ eſercitavano gli Atleti du-
rante
l’ Inverno, quando era buon
tempo
.
Lo Stadio era a canto del pe-
223. Lo
Stadio
,
che
a
veadue

parti
;
cioè
riſtilo e dello Xiſto.
Era queſto
uno
ſtradone di novanta pertiche,
ſiancheggiato
da una banda da
molti
gradi, che formavano una
33I gradi
degli

ſpetta-
tori
:
La

piazza

per
oli
eſercizj

del
cor-
ſo
.
ſpezie di Teatro lungo, ed incur-
vato
nei due eſtremi.
Queſtigra-
di
erano fatti, perchè la gente ſu
quelli
poteſſe comodamente guar-
dare
gli Atleti, mentre s’ eſercita-
vano
nel corſo.
225179DI VITRUVIO.
CAPITOLO II.
Delle Fabbriche private.
Articolo Primo
Dei Cortili delle Caſe.
LE Caſe degli Antichi aveano
11Lib. 6.
c
. 3.
22Li Cor-
tili
del-
le
Caſe
crano

di
cin-
que

ſorte
,
cioè
,
cinque ſorti di Cortili, i
quali
la maggior parte erano co-
perti
tutti all’ intorno dagli ſpor-
ti
che ſoſteneano il Canale, in
cui
andavano ad unirſi ed a ſco-
lare
tutte le acque dei tetti.
Queſti Cortili fatti con iſporti
33Quat-
tro
con
iſporti
,
che
ſi
chia-
mava-
no
:
Il
To-
ſcano
.
erano di quattro ſpezie.
La pri-
ma
chiamavaſi Toſcana.
Queſto
Cortile
era attorniato da uno ſpor-
to
, il cui pender era in piovere,
e
ſi poſava ſu quattro travi ſoſte-
nuti
da altri travi interpenſivi po-
ſti
ne’ cantoni, e che venivano
ad
incontrare i travi in quel luo-
go
, dove s’ univano.
226180ARCHITETTURA
La ſeconda ſpezie era chiama-
11Il Co-
rintio
.
ta Corintia.
Ella aveva le mede-
ſime
travi;
ma queſte erano un
poco
più in fuori dei muri, di
quel
che foſſero nei cortili Toſca-
ni
, e poſavano ſopra colonne.
La terza ſpezie era nominata
22Il Te-
traſtilo
.
Tetraſtila, poichè le travi erano
ſoſtenute
ſoltanto da quattro co-
lonne
, le quali ſervivano in vece
de’
travi interpenſive che ſi ado-
peravano
nel cortile Toſcano.
La quarta ſpezie era quella fat-
33Fatto a
Volte
.
ta a Volte;
perchè lo ſporto ch’
avea
tutto all’ intorno, era pog-
giato
ſopra volte.
La quinta ſpezie di Cortile che
44E uno
Scoper-
to
.
non avea ſporto alcuno, e che
tenea
il nome di Scoperto o Diſ-
pluviato
, avea il Canale in cui
ſcolavan
le acque poſto a livello
ſolamente
del muro, e queſto
era
coperto ſoltanto dal tetto ſen-
za
che veniſſe in fuori col pio-
vere
.
227181DI VITRUVIO.
Articolo Secondo.
Degli Atrj o Veſtiboli.
LE Caſe degli Antichi aveano
11Lib. 6.
c
. 4.
22La pre-
porzio-
ne
de-
gli
Atrj
ſi
pren-
deva
in
tre
ma-
niere
,
cioè
degli Atrj o Veſtiboli grandi
e
magnifici:
aveano queſti tal-
volta
fino a quindici pertiche di
lunghezza
e nove di larghezza, e
venivano
ſoſtenuti da due file di
colonne
, che faceano un’ Ala per
parte
.
La proporzione della loro lar-
33I. Dalla
loro

lun-
ghezza

alla
lo-
ro
lar-
ghezza
,
ch’
era
di
tre
ſorta
.
La
pri-
ma
: la
ſecon-
da
: la
terza
.
ghezza con la lunghezza prende-
vaſi
in tre maniere.
La prima
era
, quando diviſa la lunghezza
in
cinque parti, davanſene tre
alla
larghezza:
la ſeconda, quan-
do
diviſa quella in tre, alla lar-
ghezza
ſe ne aſſegnavano due:
la
terza
, quando dopo d’ aver for-
mato
un quadrato perfetto, pren-
devaſi
per la lunghezza la diago-
nale
di tal quadrato, e la laterale
per
la larghezza.
228182ARCHITETTURA
L’ altezza poi era tale, che le-
11II. Dal-
la
loro
lun-
ghezza

alla
lo-
10
al-
tezza
.
vatone un quarto della lunghez-
za
, il reſto ſi dava alla altezza,
miſurando
dal pavimento da baſſo
fino
alla trave o catena del tetto,
che
ſoſtentava l’ arca o ſia la caſſa
di
tutto il colmo;
avvertendo in-
oltre
che il colmo dovea eſſer pro-
fondato
, o rizzato in declivio ſo-
pra
il Lacunare o travatura, la
ſettima
parte di tutta l’ altezza.
La proporzione, che l’ Andito
22III.
Dalla

Nave
di
mezzo

alle
Ale.
di mezzo tra le Colonne avea
con
le Ale, era differente ſecon-
do
la grandezza degli Atrj:
poi-
chè
quanto più erano grandi gli
Atrj
, tanto meno larghe erano
le
Ale a proporzione dell’ Andito
di
mezzo:
in maniera che quan-
do
l’ Atrio era lungo cento pie-
di
, le Ale non erano più larghe
della
quinta parte di tal lunghez-
za
;
e quando eſſo non avea di
lunghezza
che trenta piedi, davaſi
alle
Ale la terza parte.
229183DI VITRUVIO.
Articolo Terzo.
Delle Sale.
AVeano gli Antichi tre ſpezie
11V’ era-
no
tre
ſpezie

di
Sale
di Sale, cioè le Corintie,
l’
Egiziane, e le Cizicene.
Le Corintie aveano delle Co-
22Le Co-
rintie
,
lonne dintorno appreſſo i pareti,
e
tali Colonne ſoſtentavano il cielo
ſatto
bensì a volta, ma alquanto
ſchiacciato
e piano.
Le Sale Egiziane aveano le lo-
33L’Egi-
ziane
.
ro Colonne d’ intorno alquanto
lontane
dai pareti a maniera di
Periſtilo
, e ſoſtentavano ſolamen-
te
un Architrave ſenza Fregio, e
ſenza
Cornice.
Ma ſopra queſto
Architrave
vi avea un altro ordi-
ne
di Colonne, tra le quali v’
erano
le fineſtre che davano lume
alla
parte di dentro.
Lo ſpazio
poi
che v’ era dall’ Architrave che
ſoſteneva
le colonne di ſopra fino
ai
pareti, era coperto di un
230184ARCHITETTURA vimento, e ſerviva di loggia per
paſſeggiare
dintorno la Sala allo
ſcoperto
.
Le Sale Cizicene aveano queſto
11Le Ci-
zicene
.
22Lib. 6.
c
. 6.
di particolare, ch’ erano voltate
al
Settentrione, ed aveano la ve-
duta
ſopra Giardini.
Erano eſſe
principalmente
in uſo appreſſo i
Greci
.
La proporzione delle Sale era
33La pro-
pòrzio-
ne
del-
le
Sale.
queſta, che la loro lunghezza foſ-
ſe
il doppio della larghezza loro:
quanto poi a ciò che concerne la
loro
altezza, oſſervavaſi queſta re-
gola
, per avere l’ altezza di tutte
le
ſorte di ſtanze, che ſono più
lunghe
che larghe:
univanſi in-
ſieme
la lunghezza e la larghez-
za
loro, e di quella ſomma pren-
devaſi
la metà per la loro al-
tezza
.
Le Stanze che non erano più
lunghe
che larghe, ma quadra-
te
, aveano in altezza tutta la loro
larghezza
, e la metà della mede-
ſima
larghezza.
231185DI VITRUVIO.
Articolo Quarto.
Della Diſtribuzione degli Ap-
partamenti
degli Antichi.
IRomani e i Greci ordinavano
11Lib. 6.
c
. 10.
22La Di-
ſtribu-
zione

degli

Appar-
tamen-
ti
era
dlffe-
rente

preſſo

ai
Gre-
ci
ed ai
Roma-
ni
.
e diſtribuivano in differente
maniera
i loro Appartamenti.
Poichè i Romani aveano Cortili
33Lib. 6.
c
. 3.e 4.
ed Atrj, ſiccome già s’ è detto;
ma ciò non ſi vedeva nelle Caſe
de’
Greci, perchè queſte aveano
ſoltanto
un’ Entrata, ovvero un
Andito
aſſai ſtretto, per il quale
ſi
paſſava in un Periſtilo.
Tale
Andito
da una parte avea la Stan-
za
del Portinajo, e dall’ altra le
Stale
de’ Cavalli.
Le Caſe di queſte due Nazio-
44I Greci
aveano

tre
ſor-
te
d’
Appar-
tamen-
ti
, cioè
Quelli

degli

Uomi-
ni
,
ni erano differenti ancora in que-
ſto
, che gli Appartamenti delle
Donne
appreſſo i Greci erano
ſeparati
da quelli degli Uomini;
in maniera tale che aveano ſino
de’
luoghi a parte per mangiare.
232186ARCHITETTURA
Aveano ancora delle Foreſterie,
11Quelli
delle

Donne
o Appartamenti di riſerva per i
Foreſtieri
, e in queſti gli davano
22Quelli
de’
Fore-
ſtieri
.
ſoltanto d’ alloggiare, perchè non
gl’
invitavano a menſa, e non
gli
banchettavano, ſe non che
il
primo giorno in cui arriva-
vano
.
CAPITOLO III.
Delle coſe, che appartenevano
ugualmente
alle Fabbriche Pub-
bliche
, e alle Private.
Articolo Primo.
Della condotta delle Acque
delle
Fontane.
ECoſa molto importante per
33La ma-
niera

degli

Anti-
chi
per
livellar

Pacque
.
44Lib. 8.
c
. 6.
condurre le Acque il livel-
larle
, a fine di ſapere, s’ elle poſ-
ſano
andare a que’ luoghi, ove
ſi
pretende di condurle.
Adope-
ravano
per ciò gli Antichi
233187DI VITRUVIO. iſtrumento chiamato Chorobate,
il
quale veniva diretto dal piom-
bo
pendente, e talvolta anche
dall’
acqua, quando il vento im-
pediva
col movimento che ſi po-
teſſe
uſar il piombo.
Conducevano gli Antichi le
11Lib. 8.
c
. 7.
22Le con-
duce-
vano

con
tre
ſorte
di
Canali
,
cioè
acque in tre maniere, cioè a di-
re
per via d’ Acquedotti, per via
di
Cannoni di piombo, e per via
di
Cannoni di terra cotta.
Ai Canali, o Letti degli Ac-
33Con
Acque-
dotti
.
quedotti davano mezzo piede di
pendìo
o livello per ogni cento
piedi
di lunghezza;
e quando s’ in-
contravano
montagne nel loro
cammino
, le foravano, e vi fa-
ceano
de’ pozzi di ſpazio in iſpa-
zio
, i quali pozzi andavano a ri-
ferire
con la loro bocca ſino alla
cima
della montagna, per darvi
aria
.
I Cannoni di piombo erano
44Con
Canno-
ni
di
piom-
bo
.
lunghi almeno nove piedi Gli
faceano
gli Antichi di lame pie-
gate
in tondo, e di groſſezze
234188ARCHITETTURA ferenti, ſecondo la proporzione
della
groſſezza de’ Cannoni.
Per
condur
queſti Cannoni ſe gli da-
va
quel pendio, ch’ era neceſſa-
rio
;
e quando vi s’ incontrava
una
qualche valle nel cammino
loro
, ella veniva livellata e pa-
reggiata
, con apparecchiarvi di
ſotto
una Muratura.
Se però le
valli
erano molto lunghe, ſi fa-
ceano
diſcendere i corſi dei Can-
noni
in luogo chino, per poi far-
li
di nuovo riſalire.
Faceano an-
cora
gli Antichi di ſpazio in iſpa-
zio
alcuni ſpiragli, per cui far
ſortire
i venti;
e de’ caſtelli o
conſerve
per conoſcere più facil-
mente
ſe i Cannoni abbiano fat-
to
danno, e potervi rimediare in
qualſivéglia
ſito.
I Cannoni di terra cotta era-
11Con
Canno-
ni
di
terra

cotta
.
no groſſi due dita, e ſmuſſati da
una
parte, acciocchè uno poteſſe
entrare
nell’ altro.
Dipoi le im-
boccature
di que’ Cannoni ſi ot-
turavano
con calce viva
235189DI VITRUVIO. rata nell’ olio: e quando occorre-
va
fare qualche gombito o piega-
tura
, ſi adoperava una pietra di
ſaſſo
roſſo, e queſta forata, ac-
ciocchè
poteſſe ricevere e unire
in
eſſa le due eſtrimità de’ Can-
noni
.
Articolo Secondo.
De’ Pozzi e delle Ciſterne.
AVendo oſſervato, che le Ac-
11Le cau-
tele
ch’
uſavano

gli
An-
tichi

nello

ſcavare

i
pozzi.
que ſotterranee hanno ſo-
vente
delle qualità cattive, e ch’
eſalano
vapori capaci di ſoffocar
coloro
che lavorano ne’ pozzi,
allorchè
, ſcavati che ſiano, co-
mincia
l’ acqua a raunarſi;
uſa-
vano
gli Antichi queſta cautela,
di
calarvi giù una lucerna acce-
ſa
:
e ſe quella per la forza del
vapore
veniva eſtinta, era queſto
un
indizio della cattiva qualità
dell’
acqua.
236190ARCHITETTURA
Le Ciſterne facevanſi racco-
11Nel far
le
Ci-
ſterne
.
gliendo l’ acqua della pioggia nel-
le
conſerve ſotterra;
di cui i mu-
ri
laterali, ed il fondo fabbrica-
vanſi
con malta fatta di calcina
viva
fortiſſima, di aſpriſſimo ſab-
bione
, e di giera e ſcagliuzze
mezzane
, il tutto ben battuto e
miſto
ieſieme.
Gli Antichi face-
vano
molti Conſeruatoj, acciocchè
paſſando
l’ acqua dall’ uno nell’ al-
tro
deponeſſe e laſciaſſe tutto il
limo
ne’ primi.
Eſſi ancora get-
tavano
nell’ acqua delle loro Ci-
ſterne
un poco di ſale, per ren-
derla
più ſottile e più leggiera.
237191DI VITRUVIO.
Articolo Terzo.
Delle Macchine per portare, e per
ſollevare
i ſaſſi e gli al-
tri
pȩſi.
CTeſifonte e Metagene ſuo fi-
11Lib. 10.
6
.
22LeMac-
chine
,
per
le
Fabbri-
che
era-
no
fatte
a
due fi-
ni
, cioè
gliuolo Architetti del Tem-
pio
d’ Efeſo inventarono delle
Macchine
per condurre quei gran
pezzi
di pietre, che dovevano ſer-
vire
per fare le Colonne e gli Ar-
chitravi
.
Quella che fu fatta per
33Perti-
rare
le
pietre
,
ch’
era-
no
di
forma
tirare i fuſti delle Colonne, era
una
ſpezie di Telajo fatto di quat-
tro
pezzi di legno ben conneſſi,
cioè
due traverſi congiunti con
due
lunghi quanto i fuſti delle
441. Cilin-
drica
.
colonne:
poi nelle teſte dei fuſti
delle
Colonne impiombavano bene
un
fuſo o pirone di ferro per ban-
da
;
e nei due traverſi del Telajo
vi
ponevano due armille o cer-
chielli
di fero, nei quali faceva-
no
entrar i detti pironi a
238192ARCHITETTURA di aſſe: così tirando i buoi la
Macchina
, i pironi rinchiuſi nei
cerchielli
ſi andavano continua-
mente
vogliendo, e con eſſi per
conſeguenza
ſi girava attorno an-
che
la Colonna;
e in queſto mo-
do
ella ſerviva a ſe ſteſſa di Ruo-
ta
.
Queſta invenzione era riuſci-
ta
aſſai bene, atteſa la diſpoſr-
zione
del luogo per cui tali pie-
tre
dovevanſi traſportare, perchè
era
tutta campagna piana ed u-
guale
.
L’ altra Macchina fatta per con-
112. Qua-
drata

bislun-
ga
.
durre gli Architravi era un Tela-
jo
conſimile, che rinchiudeva due
Ruote
aſſai grandi;
e nel mezzo
o
centro di queſte v’ incaſſavano
bene
le teſte dell’ Architrave, il
quale
ſervendo come di aſſe,
veniva
in tal modo ſoſtentato
dalle
Ruote medeſime:
poi con
la
ſteſſa ragione di mettervi i pi-
roni
ed i cerchielli, conducevano
anche
queſte pietre.
Una terza Macchina fu anco-
223. Cu-
bica
.
239193DI VITRUVIO. ra inventata per traſportare la
gran
pietra che dovea ſervir di
Baſe
alla Statua coloſſale d’ Apol-
lo
, perchè era lunga dodici pie-
di
, alta cinque e mezzo, elarga
ſette
e quattro pollici.
Si fecero
dunque
due gran Ruote, nelle
quali
eſſendo incaſſate e ben chiu-
ſele
teſte della pietra, veniva el-
la
dalle ruote ſoſtentata:
poi da
una
ruota all’ altra attaccarono
dei
fuſi che univano inſieme le
ruote
, e che formavano una ſpe-
cie
di rochello attorno la detta
pietra
, e intorno ai fuſi di quel
rochello
vi circondarono delle fu-
ni
, le quali le facevano tirare da’
buoi
, e così ſciogliendoſi le funi,
voltavanſi
attorno le ruote.
Que-
gli
però che avea tentato il tra-
ſporto
di queſta pietra col mezzo
della
detta Macchina, non potè
riuſcire
nella ſua idea;
perchè
non
potendo i buoi tirare d’ una
ugual
forza le funi, la Macchina
non
andava maidritta, maſi
240194ARCHITETTURA geva ora in una parte ora nell’
altra
, dal che per drizzarla era
duopo
di quando in quando ti-
rarla
di nuovo indietro, e così la
fatica
era vana.
Per ciò, che concerne la eleva-
1111. Per
ſolle-
vare
e
metter

a
ſuo
luogo
le
pietre

grandi
.
Erano

queſte

di
tre
ſpezie
,
cioè
22Lib. 10
c
. 2.
zione dei peſi gravi, aveavi tre
ſorte
di Macchine.
La prima era
una
Cavaletta o gaverna che ſi di-
ca
, compoſta di tre pezzi di le-
gno
, i quali nelle teſte di ſopra
erano
congiunti da un pirone o
cavicchia
che trapaſſava d’uno nell’
altro
.
Drizzati poi detti legni era-
331. Quel-
le
, che
ſi
ma-
meggia-
vano

per

mezzo

di
un
Moli-
nello
.
no in tal guiſa da baſſo allargati,
che
due di eſſi ſtavano da un la-
to
, e ſeparati l’uno dall’ altro, e
il
terzo era loro oppoſto:
poi ne’
due
legni ch’ erano da una ſteſſa
banda
, ſi ſiccavano due caſtignol-
le
o gattelli, alle quali ſi racco-
mandava
un Molinello che tirava
una
fune, la quale paſſava per
una
Taglia o Recamo a tre ro-
telle
, di cui la parte che conte-
neva
due rotellle era attaccata
241195DI VITRUVIO. la ſommità della Macchina, e la
parte
di ſotto che conteneva la
terza
rotella era attaccata al peſo
da
ſollevarſi.
La ſeconda Macchina era più
11Lib. 10.
@
5.
222. Quel-
le
che ſi
maneg-
giava-
no
per
mezzo

di
una
Ruo-
ta
, c
poſſente della prima in queſto,
che
avea due Taglie, ciaſcuna con
due
ordini di rotelle, e che in
luogo
di un Molinello avea una
gran
Ruota, o ſia Timpano, dal
quale
veniva tirata una fune paſ-
ſata
nelle dette rotelle, e ſopra
il
Timpano avea un’ altra fune
intortigliata
, la quale era tirata
da
un’ Argana.
Quella Ruota o
Timpano
che noi vogliamo chia-
marla
, talvolta era così grande e
vuota
, ſicchè di dentro vi poteſ-
ſero
camminar uomini, e farla
girare
ſenz’ Argana.
La terza avea ſolamente un lun-
33Lib. 10.
@
5.
443. Quel-
le
, che
ſi
ma-
neggia-
vano
a
forza

d’
uo-
mini
.
go e forte pezzo di legno, il qua-
le
veniva aſſicurato, e tenuto fer-
mo
da quattro bande con quattro
ſarte
, come appunto ſi ſuol ſare
ad
un’ albero d’un naviglio.
242196ARCHITETTURA mezzo delle dette ſarte facevaſi
piegare
e voltare quel pezzo di
legno
da qual parte ſi voleva,
ogni
qualvolta da una banda le
ſarte
ſi tiravano, e dall’altra de-
ſtramente
ſi ammollavano.
Le
Taglie
poi, tanto quella ch’ era
attaccata
di ſopra alla trave, quan-
to
quella ch’ era attaccata al pe-
ſo
, aveano ciaſcheduna tre ordi-
ni
di rotelle, le quali erano al
numero
di tre per ciaſcun’ ordi-
ne
, a fine di farvi paſſar eſſe tre
funi
, le quali ſi riportavano re-
golatamente
da un’ ordine all’al-
tro
delle rotelle della Taglia di
ſopra
a quella di ſotto, e non
venivano
tirate già per via di Mo-
linelli
o di Ruote, ma dopo eſ-
ſer
calate a piè della Macchina,
dove
era legata una terza Taglia
di
tre rotelle al pari, venivano paſ-
ſate
ciaſcheduna di eſſe funi per
una
di quelle rotelle, e a ogni
capo
ſi attaccavano più perſone in
fila
, dalle quali ſi facevano
243197DI VITRUVIO. natamente tirare; e così con fa-
cilità
la Macchina ſollevava i peſi
e
prontamente e vigoroſamente.
Articolo Quarto.
Delle Macchine per alzare
le
Acque.
ERano queſte Macchine di cin-
11Lib. 10.
@
9.
22Aveavi
cinque

ſpezie

di
Mac-
chine

per
al-
zar

l’acque
,
cioè

1
. Il
Tim-
pàno
,
que ſpezie.
La prima era il
Timpano
, di cui aveavene due
ſorte
:
il primo levava una quan-
tità
d’ acqua, ma poco in alto:
poichè eſſa non montava che
all’
aſſe dello ſteſſo Timpano, il
quale
era una gran Ruota fatta di
tavole
fermate e poſte inſieme,
nel
di cui concavo otto tavole era-
no
poſte per traverſo, che con
uno
de’ capi loro toccavano l’ aſ-
ſe
, e con l’ altro l’ eſtrema cir-
conferenza
, e compartivano la
parte
di dentro in otto ſpacj e-
guali
;
poi d intorno alla fronte,
o
circonferenza, cioe per taglio
244198ARCHITETTURA Timpano, in ciaſcheduna di quelle
ſeparazioni
v’era un’ apertura o bu-
co
di mezzo piede, acciocchè l’ac-
qua
vi poteſſe entrare nel Timpano,
dal
quale poi eſſendo alzata e man-
data
ſopra l’aſſe, ſi ſcolava per via
dei
buchi o colombari cavati nell’
aſſe
come tanti canali a drittura di
ciaſcuno
di quei compartimenti.
La ſeconda Macchina era una
1111. La
Ruota

a
Caſ-
ſelle
,
Ruota, che levava l’acqua tanto
alto
, quanto era la ſua circonfe-
renza
;
e ciò per mezzo di molte
Caſſelle
, che vi erano incaſtrate
d’
intorno alla ſua ſronte, e che
verſavano
la loro acqua in un va-
ſo
o conſerva molto capace, al-
lorchè
dopo eſſer levate in alto,
cominciavano
a calar a baſſo.
La terza Macchina era la Cate-
22III. Le
Catene

a
Vaſi,
na a Vaſi:
eſſa era raddoppiata
c
rivolta per ſoſtentare e innalza-
re
certe ſpezie di vaſi o ſecchielli,
i
quali facevano come una coro-
na
, che appoggiata ſopra la fronte
d’
una Ruota, alzava in alto
245199DI VITRUVIO. qua cavata da quei vaſi, ela ver-
ſava
in una ſpezie di tinazzo, o
conſerva
allorchè imentovati vaſi
ſi
voltavano per diſcendere.
La quarta Macchina era la Vi-
11Lib. 10.
c
. 11.
22IV. La
Vite
di
Archi-
mede
.
da, che ſi attribuiſce ad Archi-
mede
, quantunque Vitruvio non
nomini
l’ Inventore.
Queſta Vi-
da
era fatta di un pezzo di le-
gno
lungo ſedici volte quanto era
il
ſuo diametro:
attorno del le-
gno
vi ſi poneva obbliquamente
una
piana di Selice o Vitice un-
ta
di liquida pece;
e queſta fa-
cevaſi
poi girare intorno da un
capo
all’ altro di quel pezzo di
legno
.
Sopra tal piana ponevan-
ſene
dell’ altre, tanto ch’eſſe fa-
ceſſero
la giravolta come d’una di
quelle
Scale che ſon fatte a lumaca.
Fatto queſto coprivaſi quell’ in-
voglio
o Vida con tavole, che al
di
dentro s’ impegolavano, e al
di
fuori ſi legavano con cerchjdi
ferro
.
Su le due teſte poi del le-
gno
ſi ponevano dei pironi,
246200ARCHITETTURA quali paſſando entro de’ maſcoli
rendevano
la Macchina mobile.
Queſta Vida era ſituata ſecondo
il
modo della inclinazione del mag-
gior
lato del triangolo rettangolo
di
Pittagora, del quale ſi è par-
lato
qui addietro ſul propoſito del-
la
Salita delle Scale.
Tal Mac-
china
alzava facilmente una quan-
tità
grande d’acqua;
ma non la
potea
portar molto in alto.
La quinta Macchina era la
11V. La
Trom-
ba
di
Cteſi-
bio
.
22Lib. 13.
C
. 12.
Tromba di Cteſibio, fabbricata
nel
modo ſeguente.
Eravi primie-
ramente
una ſpecie di Conca col
ſuo
coperchio ben ſaldato e ſtagna-
to
inſieme, dalla cui ſommità uſci-
va
una canna o tromba ſottile che
vogliam
dirla:
Nel fondo diquel-
la
Conca eranvi due buchi coperti
con
animelle di cuojo o di legno,
in
modo che ſi potevano alzare e
baſſare
come ſi fa ne’ folli:
e a
quelle
bocche o buchi erano ſal-
date
due canne, le quali, ſtenden-
doſi
una dalla deſtra e l’altra
247201DI VITRUVIO. ſiniſtra, andavano ben ſtagnate a
riferire
preſſo al fondo di alcune
trombe
o ſecchie, nel fondo delle
quali
eranvi parimente le animelle
come
nella Conca.
In queſte ſecchie
poi
per la bocca di ſopra facevaſi en-
trare
un Maſcolo per ciaſcune, ben
tornito
e aſſaggiato come ſi fa in un
ſchizzatojo
, e queſto ſi alzava e s’
abbaſſava
come ſi voleva.
Quando
adunque
ſi levava un Maſcolo,
ſollevavaſi
ſubito l’ animella nel
fondo
del Secchio, e l’acqua en-
trando
per la bocca del medeſimo,
veniva
da quello aſſorbita ed em-
pivail
Secchio:
quando poi il detto
Maſcolo
ſi abbaſſava, calcava egli
allora
l’acqua;
e quella non poten-
do
più uſcire per la bocca di ſot-
to
, perchè la trovava otturata dall’
animella
, era forzata dalla com-
preſſione
del Maſcolo di aſcender
per
la canna ed entrar nella Con-
ca
.
In tanto dall’ altro Secchio
alzandoſi
il Maſcolo facevaſi la
ſteſſa
operazione;
ma come
248202ARCHITETTURA qua di queſto, qual ora per la
compreſſione
doveva aſcender per
la
canna, vi trovava l’altr’acqua
nella
Conca, e non poteva più
tornar
a baſſo per eſſer le bocche
otturate
dalle animelle;
così ne
ſeguiva
che l’acqua nella Conca
era
forzata di ſalire in alto, e di
uſcire
per la tromba di ſopra, e ſi
faceva
andare dove ſi volea.
Tutte queſte Macchine per alzar
Pacque
erano moſſe, egirate, o a
braccia
d’ uomini, ovvero da mo-
lini
, i quali erano fatti andare dall’
acqua
di qualche ruſcello, o di
qualche
fiume.
Articolo Quinto.
De’ Molini e dell’ acqua per ma-
cinar
il grano.
IMolini ad acqua per macinar
111 Mo-
lini
ad
acqua

degli

Anti-
chiera-
no
fimi-
li
a’no-
ſtri
.
22Lib. 10.
c
. 10.
il grano, erano anch’ eſſi gi-
rati
col mezzo d’una gran Ruo-
ta
, la quale avea molte pinne
o
ale, che dalla correntia dell’
acqua
venendo ſpinte,
249203DI VITRUVIO. che la Ruota a forza ſi volgeſſe.
L’ aſſe di queſta gran ruota paſ-
ſava
per un’ altra ruota, la quale
era
dentata ed in coltello, e fa-
ceva
andare attorno un rochello
dentato
poſto orizontalmente;
nel
mezzo
del quale paſſava per lun-
go
un baſtone di ferro, ch’ en-
trava
da capo in un ferro fatto in
forma
di ſcure, e per mezzo di
cui
il detto baſtone era ben aſſi-
curato
e ſtabilito nella mola;
poi
ſopra
queſta v’ era la Dramoggia
in
forma d’ imbuto, dalla qua-
le
veniva ſomminiſtrato il grano
alle
mole.
Articolo Sesto.
Dell’ altre Maccbine Idrauliche.
AVeavi ancora diverſe altre
11Le Mac-
chine

Idrau-
liche

erano

di
tre
ſpezie
,
cioè
,
Macchine, che agivano a
forza
d’acqua, come le Clepſi-
dre
, gli Organi, e le Macchine
per
miſurare il cammino che fa-
ocano
le barche e i navigli.
250204ARCHITETTURA
Le Clepſidre indicavano le ore
11I. Le
Clepſi-
dre
.
22Lib. 9.
c
. 9.
per mezzo dell’acqua, la quale paſ-
ſando
lentamente per un piccolo
buco
fatto nel fondo di un vaſo, e
cadendo
in un’ altro, ſecondo che
ſi
andava ſollevando inſenſibilmen-
te
nel vaſo ch’ eſſa riempiva, fa-
ceva
parimenti alzare un pezzo di
ſovero
, il quale pendendo dauno
de’
capi d’ una catena ch’ era in-
tortigliata
attorno ad un’ aſſe, e
che
avea ſull’ altro capo attaccato
un
piccolo ſacchetto ripieno di
ſabbione
, e un poco meno peſan-
te
del ſovero, facendo girare l’aſ-
ſe
, facea girar ancora un ſtiletto
che
v’era allo ſteſſo aſſe attaccato,
e
che indicava l’ore ſopra un Qua-
drante
, dove erano ordinatamen-
te
ſegnate.
Gli Organi ſonavano per mez-
33II. Gli
Orga-
ni
.
44Lib. 10.
c
. 13.
zo di due fondelli a guiſa di Ma-
ſcoli
, che s’alzavano e abbaſſava-
no
nei Moggietti, o Secchielli co-
me
nella Macchina Cteſibica.
I
Fondelli
ſpignendo l’aria con
251205DI VITRUVIO. lenza in un’ imbuto roveſciato in
una
caſſa di rame, e mezzo pie-
na
d’acqua, premevano l’acqua, e
la
obbligavano a ſalire intorno del-
la
caſſa:
dal che avveniva, che
facendola
la ſua gravità rientrare
nell’
imbuto, cacciaſſe l’aria nelle
canne
, e così le faceſſe ſuonare,
producendo
ſoltanto quell’ effetto,
che
fanno i mantici negli Organi
noſtrali
.
Miſuravano gli Antichi il cam-
11Lib. 10.
c
. 14.
22III. Le
Mac-
chine

per
mi-
ſurare

il
cam.
mino
,
che
ſi
fa
mino che fanno i vaſcelli ſull’ac-
qua
, per mezzo di un Molino,
ch’
era attaccato al vaſcello, e che
girava
per cagion della reſiſtenza,
che
incontravano le ſue pinne
nell’acqua
, allorchè il vaſcello
331. Per
acqua
.
andava avanzando.
L’aſſe di que-
ſto
Molino avea un piccolo den-
te
, che ogni giro che faceva, ur-
tava
e ſpigneva uno dei denti d’
una
gran ruota, la quale ne fa-
cea
girar un’ altra, e quella un’
altra
ancora, che faceva andar at-
torno
un ſtileto;
e
252206ARCHITETTURA va il numero de’ giri del Molino,
da’
quali era facile il ſupputare le
pertiche
e le leghe della ſtrada già
fatta
.
Si ſervivano ancora della Mac-
112. Per
terra
.
china medeſima per terra, attac-
cando
al moggetto della ruota d’
un
cocchio un dente, che facea
girare
più ruote, come nella Mac-
china
precedente;
all’ultima delle
quali
era attaccato un ſtileto, che
dimoſtrava
il numero delle perti-
che
e delle leghe.
Aveaviancora
in
queſta Macchina una ſpezie di
ruota
da conto, la quale ad ogni
miglio
che il cocchio faceva, la-
ſciava
cadere un ſaſſolino in un
vaſo
di rame, per dinotare col lo-
ro
numero, e per avvertire ancora
col
ſuono ogni volta che ſi avea
fatto
un miglio di cammino.
253207DI VITRUVIO.
Articolo Settimo.
Delle Macchine da Guerra.
11V’era-
no
tre
generi

diMac-
chine

da

guerra’

cioè
LE Macchine da guerra degli
22Lib 10.
c
. 15.
Antichi ſervivano a tre prin-
cipali
uſi.
Imperciocchè erano eſ-
ſe
fatte o per lanciare de’ ſtrali,
com’
erano gli Scorpioni;
ovvero
de’
giavelotti, come erano le Ca-
tapulte
;
odelle pietre, come era-
no
le Balliſte;
o de’ dardi infuo-
cati
, come erano i Brulotti;
o
pure
erano fatte per abbatter le
mura
, com’ erano gli Arieti, e le
Trivelle
;
o per appreſſarſi alle
mura
al coperto, o per monta-
re
ſopra i terrapieni, com’ era-
no
le Teſtuggini, e le Torri di
legno
.
Gli Scorpioni crano certe gran-
33Lib. 10.
c
. 18.
44I. Per
lancia-
re
di Arbaleſtre, delle quali ſi ſervi-
vano
gli Antichi per difendere le
55II. Stra-
li
,
mura, e dalle quali anche
254208ARCHITETTURA aſſedianti che ſtavano nelle Torri
di
legno, tiravano ſopra i difen-
ſori
delle medeſime mura.
Le Catapulte lanciavano de’
112. Gia-
velotti
,
Giavelotti di dodici in quindici
piedi
di lunghezza:
erano eſſe
compoſte
di due Alberi, o ſia due
groſſi
pezzi di legno, ficcati l’un
contra
l’altro, come due Alberi,
i
quali ſi piegavano tirandoli con
un
molinello:
e quando queſti
Alberi
erano diſteſi, urtavano al-
lora
tutti e due inſieme, e ſpigne-
vano
il giavelotto.
Tendevanſi
eſſi
tirandoli l’uno appreſſo l’ al-
tro
con una medeſima corda fatta
di
menugia, acciocchè il maſtro
che
conduceva la Macchina, po-
teſſe
eſſer aſſicurato, cheidue al-
beri
erano teſi ugualmente.
Ciò
egli
comprendeva, facendo ſuo-
nar
la corda allorchè ciaſcun de-
gli
alberi era teſo, e quando l’eſtre-
mità
d’alto era tirata fino al Ca-
pitello
della Macchina,
255209DI VITRUVIO. fermati con cavicchie di ferro, le
quali
ad un tratto levavanſi con
un
colpo di martello, quando
eraſi
al punto di fare la ſcarica-
tura
.
Aveavi un rotolo, che paſ-
ſava
a traverſo di un’ orecchione,
per
mezzo di cui ſi alzava o ſi
abbaſſava
il capo d’uno degli al-
beri
dalla parte da baſſo per au-
mentare
, o per iſminuire la ſua
tenſione
, ſecondo che il maſtro
della
Macchina lo giudicava ne-
ceſſario
dal ſuono della corda
che
tirava queſt’ alberi, i qua-
li
doveano far rendere un ſuo-
no
medeſimo, quando erano te-
ſi
ugualmente.
Veggaſi la Tavo-
la
XII.
Le Balliſte ſi tendevano nella
113. Pie-
tre
.
maniera medeſima, che le Ca-
tapulte
;
ma in luogo di Gia-
velotti
eſſe ſcagliavano groſſe pie-
tre
.
I Brulotti erano Macchine che
22Lib. 10.
@
. 22.
334.Dardi
accefi
.
256210ARCHITETTURA lanciavano dardi, a’ quali era at-
taccata
una materia combuſtibi-
le
, che s’ accendeva in quel pun-
to
in cui ſi volea lanciarli contra
le
Macchine da guerra, o con-
tra
i vaſcelli, per appiccarvi il
fuoco
.
L’ Ariete era ſatto per battere
11II. Per
battere

le
Mu-
m
ch’
crano
le Torri e le Mura, e per farvi
breccie
.
Era queſta una gran tra-
ve
ferrata ſu la cima, la quale
221. L’A-
xicte
,
era groſſa e maſſiccia.
Doveva
queſta
eſſer ſoſpeſa nel ſuo mez-
zo
, e ſi ſpigneva a forza di brac-
cia
.
La Trivella era molto ſomi-
332. La
Trivel-
la
.
44Lib. 10
c
. 9.
gliante all’ Ariete, eſſendo una
Trave
ferrata in teſta, il di cui
ferro
però era aguzzo.
Ella ſerviva
per
iſpezzare una qualche pietra
della
muraglia, e per tritarla in
più
ſcheggie;
a fine che ſopravve.
nendo poſcia l’ Ariete a Battere
l’
altre pietre ſituate all’
257211DI VITRUVIO. le poteſſe ſtaccare, ſpignendole
nel
buco, ſtato prima fatto con
la
Trivella.
Le Teſtuggini erano gran Tor-
11Lib. 10.
c
. 20.
22III.Per
appreſ-
ſarſi
al-
le
mura
a
co-
perto
,
cioè
ri di legno larghee baſſe, che fa-
cevanſi
rotolare ſopra ſei, ovver
otto
ruote.
Erano eſſe coperte di
pelli
di buoi, di freſco ſcorticati,
331. Le
Teſtug-
gini
.
a fine di difenderle dal fuoco.
Il
loro
uſo era di coprire coloro,
che
ſi avvicinavano alle mura per
minarle
, o per batterle cogli
Arieti
.
Le Torri di legno erano fatte
442. Le
Torri

di
le-
gno
.
per ſollevare gli aſſedianti all’al-
tezza
delle mura, onde cacciarne
gli
aſſediati a colpi di frecce e co-
gli
Scorpioni, e per paſſarvi ſo-
pra
per via di ponti che vi ſi ca-
lavano
.
Erano eſſe alte talvolta
fino
a trenta pertiche, avendo
venti
piani.
Si coprivano nella
maniera
ſteſſa, che la Teſtuggi-
ne
, di pelli recentemente
258212ARCHITETTURA cate; ed erano guernite di cent’
uomini
, parte de’ quali erano im-
piegati
a muoverle, parte a tirare
ſopra
gli aſſediati.
FINE.
259213AVVERTIMENTO.
QUi ſi ſono meſſe le Figure
ſoltanto
più neceſſarie all’
intelligenza
di Vitruvio;
cioè a
dire
, quelle cbe ſervono a far
comprendere
le regole, cbe l’
Architettura
per gli Edificj, i
quali
poſſono eſſer di noſtro uſo.
Le Figure dell’ altre coſe di cui
iratta
Vitruvio, ſono ſtate omeſ-
ſe
;
e ſi è giudicato baſtare il
darne
una ſolamente per ſervir
d’
eſempio in ciaſebedun genere;

vale
a dire una per iutti i Tem-
pli
, una per iutti i Teatri, c
una
per tutte le Maccbine.
260
SPIEGAZIONE
Dblla Tavola I.
QUeſta Tavola contiene le ſette ſpezie di
Muratura
degli Antichi.
A. è la prima
ch’
eſſi chiamavano Reticulatum, cioè
a
dire muro fatto a guiſa direte, perchè ap.
punto le commeſſure delle pietre vengono a
formare
una figura ſimigliante ad una rete.

BB
.
è la ſeconda chiamata Inſertum, cioè a
dire
in Legatura, a cagione, che le pietre ſo-
no
poſte in maniera, che ciaſcuna è legata,
ed
impegnata con quattro altre, due di ſopra,
e
due di ſotto.
C C. è la terza ſpezie, ch’era
particolare
de’ Greci.
Queſta ſi può chiamarla
a
doppia Legatura, perchè la legatura non è
ſoltanto
tra le pietre di una medeſima faccia-
ta
, ma ancora tra quelle delle due facciate
che
ſi fa col mezzo delle pietre poſte per tra-
verſo
.
D D. è la quarta nominata Iſodomum,
a
motivo che i corſi ſono uguali in altezza.

E
.
è la quinta appellata Pſoudiſodomum, per-
chè
i ſuoi corſi erano diſuguali in altezza.
F.
GG
.
H. è la ſeſta, detta Emplecton, poichè
cra
eſſa riempiuta, e imbonita nel mezzo.
E.
F
.
ſono le pietre, che facevano le facciate.
G
G.
ſono mani di malta ſteſa tra l’ un corſo
e
l’ altro di pietre:
H è Pincamiciatura delle
facciate
.
K, è la ſettima, che ſi può chia-
mare
Compoſta, ovvero Ramponasa, a cagiom
che
le facciate ſue ſono di pietre tagliate, e
il
mezzo è guernito e riempiuto di malta c
ſaſſi
alla rinfuſa, e perchè le facciate ſue ſo-
no
legate l’ una con l’ altra con ramponi di
ferro
.
Queſta Tavola ha rapporto alle pagine
58
.
59. 60. 61. c 62.
2612[Figure 2]G G H F E D D K K C C K H A B
262
SPIEGAZIONE
Della Tavola II.
QUeſta Tavola e quella che ſiegue, con-
tengono
i cinque generi di Edificj.
A A.
è il Picnoſtilo, quello cioè, dove le
Colonne
ſono aſſai ſpeſſe l’une coll’ altre,
non
eſſendo lo ſpazio tra colonna e colonna,
che
d’ una groſſezza e mezza della colonna.

B
B.
è il Siſtilo, cioè a dire dove le Colonne
ſembrano
eſſer unite inſieme, eſſendo l’ inter-
colunnio
di due groſſezze.
C C. è il Diaſtilo,
eioè
a dire dove le Colonne ſono tra di loro
lontane
, eſſendo la diſtanza tra l’ una e l’ al-
tra
di tre groſſezze.
D D. è l’ Arcoſtilo, cioè
dove
le Colonne ſono rare.
Eſſo non ha al-
cuna
certa proporzione:
nella Figura ſi ſono
dati
quattro diametri all’ intercolunnio:
ma
eſſo
ne può avere anche di più.
Il quinto ge-
nere
appellato Euſtilo, è nella terza Tavola.

Queſta
ſeconda Tavola ha rapporto alle pagi-
ne
99.
100. c 101.
2633[Figure 3]B A B A D C D C
264SPIEGAZIONE
Della Tavola III.
QUeſta Tavola contiene il piano, e l’eleva-
zione
del quinto genere di Edificj, ap-
pellato
Euſtilo;
cioè a dire, dove le Co-
lonne
ſono diſtanti l’ una dall’ altra con una
proporzione
più comoda, che negli altri gene-
ri
.
I ſuoi intercolunnj tutti hanno due dia-
metri
e un quarto, a riſerva di quel di mezzo
delle
facciate anteriori, c poſteriori, cui ſi
danno
tre diametri interi.
Queſta Figura ha
rapporto
alla pag.
101.
Il Piano ch’ è in queſta Tavola, ſerve pari-
mente
a far conoſcere, quali ſoſſero le diffe-
renti
parti, delle quali i Templi degli Antichi
erano
compoſti.
A A, A A. ſonole Ale, a gui-
ſa
di Corridoj o di Portici, bordeggiate da una
fila
di colonne da un lato, e dal parete del Tem-
pio
dall’altro.
B. è la parte chiamata Prenaos,
cioè
a dire l’Atrio.
C. è la parte detta Poſti-
cum
, cioè il da dietro del Tempio.
D. è la par-
te
nominata Cilla, cioè l’interiore del Tempio.
2654[Figure 4]A C A D A B A
266
SPIEGAZIONE
Della Tavola IV.
COntiene queſta Tavola il piano e l’eleva-
zion
perſpettiva d’un Tempio Exaſtilo, è
Pſeudodiptero
, cioè a dire che ha ſei Colon-
ne
tanto nella facciata davanti, che in quella
di
dietro, e che ha de’ Portici ſemplici, ma
che
ſono così larghi, quanto i due Portici dei
Templi
che gli hanno doppj.
Queſto piano c
queſt’elevazione
poſſono ſervire d’ eſempio per
gli
altri Templi, i quali in ciò che concerne
le
parti eſſenziali, ſpiegate nella Tavola pre-
cedente
, ſono ſimili a queſto, come ſono il
Periptero
, il Diptero c l’ Ipetro, e i qua-
li
non ſono differenti che nel numero del-
le
colonne, o in altre circoſtanze di tal az-
tura
.
267 5[Figure 5]
268
SPIEGAZIONE
Della Tavola V.
QUeſta Tavola contiene le proporzioni dell’
Ordine
Toſcano.
AA. è la Baſe della
Colonna
, che ha d’altezza la metà del dia-
metto
della Colonna.
Ella è diviſa in due
Parti
uguali;
quella di ſotto è per lo Plinto
o
ſia Orlo ſegnato I.
quella di ſopra marcata
dalla
K.
è per lo Toro o Baſtone e per la Cim-
bia
.
BB. , è il Capitello, di cui l’ altezza è
uguale
a quella della Baſe.
Si divide in tre
parti
, la prima delle quali ſegnata L.
è per la
Gola
, inſieme con la Cimbia c l’ Aſtragalo.
La ſeconda ſegnata M. è per l’Echino, o ſia
Ovolo
.
La terza marcata N. è per lo Plinto o
Dado
.
C. è una delle facciate delle travi che
fervono
d’ Architrave.
EE. ſono la parte di
ſotto
delle ſuddette Travi, che corriſpondono
al
diametro di ſopra della Colonna, ſegnato
D
.
La L. è un arpione a coda di Rondine, che
uniſce
le due travi inſieme.
G. è il muretto,
che
ſerve di Fregio, H.
è la Cornice. Queſta
Tavola
ha rapporto alla pagina 119.
120.
2696[Figure 6]H G C B B N M L E D F E A A K I
270
SPIEGAZIONE
Della Tavola VI.
QUeſta Tavola contiene la proporzione dell’
Ordine
Dorico.
A. B. è lo ſpaccato del
Fuito
della Colonna;
queſto ſpaccato fa ve-
dere
il piano delle due ſpezie di canalature,
che
ſono particolari all’ Ordine Dorico.
La
metà
ſegnata A.
è quſe4; lla che ha delle cana-
lature
che non ſono incavate, ma che forma-
no
ſoltanto delle ſtriſcie, o faſcie piane.
B.
è l’altra metà, che ha le canalature legger-
mente
fonde, e che non ſono incavate, ſe
non
un quarto di cerchio.
Eſſe formanſi col
mezzo
del quadrato C.
i cui lati ſono uguali
a
ciaſcheduna faſcia.
D E. F. è il Capitello
diviſo
in tre parti uguali.
D. è per la Gola.
E
.
per l’Echino e per gli Anelletti. F. per lo
Dado
.
G. è l’Architrave. H. è il Triglifo.
I
.
è la Metopa. K. è la Semi-Metopa. L. è la
Cornice
.
M. ſono le ſei Goccie, che ſtanno
ſotto
il Triglifo.
N. O. ſono le Goccie, che
ftanno
ſotto il Piano della Cornice alla parte
che
guarda in giù e che ſporta in fuoria drit-
to
de’ Triglifi.
Queſta Tavola ha rapporto al-
la
pagina 121.
122. c ſeg.
2717[Figure 7]O L I H K N G M G F E D C B A
272
SPIEGAZIONE
Della Tavola VII.
QUeſta Tavola contiene la proporzione del
Piedeſtallo
Jonico, la quale può ſervi-
re
con poca differenza anche nell’ Ordi-
ne
Corintio e Compoſto.
F. E. dinotano il
Fuſto
e la Baſe della Colonna col ſuo diame-
tro
, dalle quali ſi prendono le regole per le mi-
ſure
del Piedeſtallo.
D. A. dimoſtrano l’altezza
tutta
del Piedeſtallo, che appunto viene ad eſ-
ſere
un terzo della Colonna, e che ordinarìa-
mente
ſi divide in otto parti.
D. ſono gli or-
namenti
e membrelli, che ſono come la Cima-
ſa
o Capitello del Piedeſtallo, alti tutti inſie-
me
una delle otto parti.
C. è il Dado o Tron-
co
di mezzo, che ha cinque di quelle parti di
altezza
, e di larghezza tanto quanto il Zocco
della
Baſe della Colonna.
B. A. dinotano la
Baſe
intiera del Piedeſtallo, alta le due reſtan-
ti
parti, che però ſi ſuddividono in tre.
A. è
appunto
il ſuo Zocco che ha due di quelle par-
ti
di altezza.
B. ſono gli altri membrelli che
vanno
di ſopra il Zocco per comporre la Ba-
ſe
alti la terza parte.
Queſta Tavola ha rap-
porto
alla pagina 130.
2738[Figure 8]F E D C B A
274
SPIEGAZIONE
Della Tavola VIII.
QUeſta Tavola contiene le proporzioni dell’
Ordine
Jonieo, e della Baſe Attica.
A.
è il Plinto della Baſe Attica, ch’ è la
terza
parte di tutta la Baſe.
BB. ſono i due
Torio
Baſtoni di quella Baſe, il ſuperiore de’
quali
è la quarta parte di ciò che reſta dopo
che
ſi avrà fatto il Plinto:
l’inferiore è la me
di ciò che reſta ancora;
c l’ altra metà è la
Scozia
C.
La D. è il Plinto della Baſe Jonica,
ch’
è la terza parte dell’ altezza di tutta la Ba-
ſe
.
E. è il Toro che contiene tre partidi quel-
le
ſerte, nelle quali ſi divide ciò chè reſta:
eſ-
ſendo
le quattro altre per le due Scozie;
e per
i
due Aſtragali, che ſono tra il Toro e il Plin-
to
.
F. è il Capitello, le proporzioni del qua-
le
ſono ſpiegate più a lungo nella Tavola IX.

G
H I K.
è l’ Architrave, che ha quattro par-
ti
, cioè la prima Faſcia, ſegnata G.
la ſecon-
da
ſegnata H.
la terza ſegnata I. è la Cimaſa
ſegnata
K.
La L. è il Fregio. M N O P Q. è la
Cornice
.
M. è la prima Cimaſa. N. è il Den-
tello
:
O. è la ſeconda Cimaſa. P. è la Corona
con
la ſua Cimacieta.
Q. è la Cimaſa gran-
de
.
Queſta Tavola appartiene alla pagina 132.
136
.
137. e ſeguenti.
275 9[Figure 9]
276
SPIEGAZIONI
Della Tavola IX.
QUeſta Tavola contiene le proporzioni del
Capitello
Jonico, del quale quì non ſi
vede
che la metà.
A. B. è la metà del-
la
largezza del Dado o Abaco, la quale ſi
regola
ſopra la larghezza del piede d ella Co-
lonna
, di cui la metà è ſegnata B.
18. Poichè
eſſendo
il piede della Colonna diviſo in 18.
par-
ti
, dicianove di quelle ſe ne danno al Da-
do
.
A. C. è il ritiramento che convien fare
dall’
angolo A.
del Dado all’ indentro per
deſcriver
la linea C.
D. la quale dee regolare
gli
occhi della Voluta, a traverſo di cui ella
dee
paſſare.
Per fare tal ritiramento, ſi pren-
de
una parte e mezza delle dodici, nelle qua-
li
è diviſa l’ altezza e groſſezza E.
F. di tut-
to
il Capitello:
la qual’ altezza è uguale alla
metà
della largezza del Dado.
Queſta altezza
ſegnata
C.
D. è diviſa in 9. parti e mezza, del-
le
quali ſe ne una e mezza al Dado, e
quattro
e mezza dal Dado ſino al mezzo dell’
occhio
, ch’ è attraverſato dalla linea G.
H.
I numeri 1, 2, 3, 4. indicano i quattro centri
de’
quattro primi quarti della Voluta, i quattro
ſecondi
quarti, e i quattro terzi (poichè la Vo-
luta
ne ha dodici) ſi prendono nelle diagonali
1
, 3, e 2, 4.
H. I. è l’ Aſtragalo della Colon-
na
di ſopra che corriſponde all’ occhio della
Voluta
.
K. K. è l’ Ovolo o Echiuo L. è
l’
Aſſe delle Volute.
M. M. è la cinta della
parte
laterale delle Volute.
Queſta Tavola ha
rapporto
alla pag.
133. 134. 135.
277 10[Figure 10]
278
SPIEGAZIONE
Della Tavola X.
QUcſta Tavola contiene le proporzioni del
apitello
Corintio, in cui conſiſte tutta
la
differenza, che paſſa tra l’Ordine Jo-
nico
ed il Corintio;
il quale. ſecondo Vitru-
vio
non ha altra Baſe, altro Fuſto, al-
tro
Architrave, altro Fregio, altra Cor-
nice
, ſe non che la Jonica.
A. è il Capitello
Corintio
, il quale, ſecondo la proporzione di
Vitruvio
, non ha l’ altezza niente più che il
diametro
della colonna da piedi.
B è il Ca-
pit
llo del Pateon, ch’ è la ſettima parte più
alto
.
cioè della groſſezza del Dado. C. D. è
l’altezza
del Capitello diviſa in ſette parti, delle
quali
una ne ha il Dado:
due ne hanno le Volùte
ed
i Caul coli;
le Foglie dell’ ordine di mezzo,
due
;
ed eltrettante quelle dell’ ordine di ſotto.
Per aver la larghezza del Dado, convien aſſe-
gnare
alla ſua Diagonale E.
F. il doppio della
ſua
altezza C.
D. Per avere la grandezza della
piegatura
in entro ſegnata H.
biſogna divider la
larghezza
del Dado E.
G. in nove parti, edar-
gliene
una.
In fondo della tavola ſi è rappreſentata la
Pianta
d’ Acanto, che riveſtiſce il ceſtello co-
perto
da una tegola;
da dove, dice Vitruvio,
che
lo Scultore Callimaco ha preſo il primo mo-
dello
del Capitello Corintio.
Quèſta Tavola ha
rapporto
alle pagg.
141. 142. e ſeg.
279 11[Figure 11]
280
SPIEGAZIONE
Della Tavola XI.
QUeſta Tavola contiene il
piano
, e la elevazione
del
Teatro de’Romani.
A A è il Portico, che a baſ-
lo
girava tutt’ a torno del
Teatro
, B B.
ſono gl’Iagreſ-
ſi
, pe’ quali ſi paſſava dal
Portico
nell’ Orcheſtra C.
I.
è
K D E D K il Pu pito,
ch’
è il lu go, ſopra il qua-
le
gli Attori venivano a rap-
preſentare
.
M M. il Pia-
nerotiolo
, che ſepara i gra-
di
di ſopra da quelli di ſot-
to
.
L L. le Scale, che ſono
tra
i gradi.
N N. il Portico
in
alto del Te tro.
P P. il
paſſaggio
o andite, ch’è ſot-
to
i gradi.
K I H I K. la
Scena
.
H. la porta Reale.
II
le porte de’ Foreſtieri.

K
K.
le porte de’ ritorni.
O
O O.
le Macchine che ſer-
vivano
alle mutazioni della
Scena
.
G G il di dietro del
Teatro
.
Queſta Tavola ha
rapporto
alla pag.
169. 170.
281 12[Figure 12]
282
SPIEGAZIONE
Della Tavola XII.
QUeſta Tavola contiene la ſpiegazione del-
la
Catapulta, ch’ era una Macchina da
guerra
, di cui gli Antichi ſi ſervivano
per
lanciare de’Giavellotti d’una ſtraordinaria
groſſezza
.
A ſono due alberi congiunti l’uno
contra
l’ altro, che dopo d’ eſſere ſtati teſi
ſpignevano
Il Giavellotto con una fotza gran-
de
, allorchè venivano ſcaricati e laſciati in
libertà
.
Ve ne ha uno di queſti Alberi, che
è
rappreſentato come fermato al capitello del-
la
Macchina con una cavicchia di ferro, eſ-
ſendo
l’altro in punto di eſſere fermato an-
ch’
eſſo, quando il Maſtro della Macchina ſe.
gnato B, che con la mano dritta ſuona la
corda
da cui è tirato l’albero, avrà alzato,
o
abbaſſato il capo indicato C.
fin a ral ſe-
gno
, ch è neceſſario per dargli una tenſione
uguale
a quella dell’ altro.
Ciò ſi fa per
mezzo
di un’ orecchione, per cui ſi fa paſſare
un
rotolo, che il Maſtro fa girare coll’ ajuto
d’
una lieva, ch’ei tiene nella mano ſiniſtra.

D
E E è il Capitello della Catapul a rappre-
ſentato
in grande.
E E. ſono 1 fori, per cui
ſi
paſſ, la fune da tirare gli Alberi.
F. è il
capo
d’ uno degli Alberi rappreſentato in
grande
.
G è una delle cavicchie, che attra-
verſa
un Ganzetto, per mezzo del quale vien
fermato
l’Albero al Capitello.
H. è il roto-
lo
che paſſa per l’orecchione 1.
Queſta Ta-
vola
ha rapporto alla pag.
107. e ſeg.
283 13[Figure 13]
284
[Empty page]
285
VOCABOLARIO,
OSIA

SPIEGAZIONE
Delle parole difficili che s’ in-
contrano
in Vitruvio.
A
ABaco ſignifica generalmente una
tavoletta
, che ſerviva di Cre-
denza
appreſſo gli Antichi.
Era
anche
una tavola quadrata, ſopra
la
quale ſcrivevanſi i numeri d’
Aritmetica
.
In termine d’ Archi-
tettura
l’ Abaco è la parte ſupe-
riore
del Capitello.
Chiamaſi da’
Franceſi
il Tagliere, e da’ noſtri
anche
il Dado.
Queſto termine ſi-
gnificava
altre volte una tavoletta
di
legno, perchè allora ſi uſavano
tavolette
di legno, ch’erano qua-
drate
.
# pag. 133
Acanto. Queſta è una pianta,
286 ha le foglie larghe e lunghe, del-
la
cui figura gli Antichi ſi ſono
ſerviti
per ornamento nel Capitel-
lo
delle Colonne, ed hanno an-
cora
adornata la maggior parte de’
membri
d’ Architettura.
# 25. 145.
Acrotere generalmente appreſſo gli
Antichi
ſignifica ogni eſtremitâ
del
corpo, come negli Animali il
naſo
, l’ orecchie, le dita:
nelle
Fabbriche
i finimenti e termini
de’
Tetti ſono chiamati Acroterj,
nella
maniera medeſima, che ne’
Navigli
così ſono chiamati gli ſpe-
roni
, che gli Antichi appellavano
anche
roſtri.
Negli edificj gli A-
croterj
ſono particolarmente quei
piccoli
promontorj o piedeſtalli,
che
ſono poſti ſul mezzo, e ſu gli
angoli
de’ Frontiſpicj per ſoſtenere
delle
Statue.
# 97. 117
Ala ſignifica una fila di Colonne,
che
vien’ aggiunta ai lati di un
Tempio
, o di un’Atrio, o di una
Baſilica
, ſia al di dentro, ſia al
di
fuori.
Così chiamaſi, perchè
ſta
per fianco di un’ Edificio ſic-
come
le Ale d’ un’ uccello ſono a
fianchi
del ſuo corpo.
# 153
Allegerimento è un mezzo, di cui ſe
ne
vale l’ Architettura per
287 re, che i muri non ſi sfendano
ſopra
i vani delle porte e delle fi-
neſtre
.
Ciò ſi fa in due maniere,
cioè
o per via di puntelli poſti
un
contra l’altro e uniti in alto,
o
per via di un’ arcata.
# 64
Amfiproſtilo era una ſpecie di Tem-
pio
, che avea quattro Colonne nel-
la
facciata davanti, ed altrettante
in
quella di dietro.
# 162
Anelletti ſono certi piccoli membri
quadrati
, voltati in rotondo, che
ſi
mettono al Capitello Dorico al
di
ſotto di quel membro fatto in
quarto
di tondo, da noi detto Ovo-
lo
, o pur appellato Echino.
# 124
Ante è un Pilaſtro quadrato, che gli
Antichi
mettevano ſui cantoni de’
muri
de’ Templi.
# 160
Antepagmento è quell’ornamento o te-
lajo
, che borda i tre lati delle
porte
:
noi lo chiamiamo Erta, ed
anche
Impoſta.
# 98. 155
Architrave ſignifica il Trave mae-
ſtro
.
Queſta è quella parte dell’
Edificio
, che è immediatamente
poſata
ſopra i Capitelli delle Co-
lonne
.
Quindi è che i Greci lo
chiamano
Epiſtilio, cioè a di-
re
quello ch’ è ſopra le Colon-
ne
.
# 97
288
Aſſe è il Cardine, o ſia quel legno
che
paſſa per il centro di una ruo-
ta
o di altra coſa.
Vitruvio chia-
ma
con queſto nome anche l’ orlo
o
filetto della Voluta, che fa la
di
lei groſſezza ai lati, e che fa
l’
eſtremità di ciò, che appellaſi
communemente
il Baluſtro.
# 135
Aſtragalo ſignifica il Talone, per la
ſua
raſſomiglianza che ha appunto
con
la rotondità del talone.
Que-
ſto
è un membro d’ Architettura,
che
ſi mette alle Baſi, alle cor-
nici
, all’ Erte, agli Architravi ec.
Eſſo è rotondo come una bacche-
ta
, e per queſto noi lo chiamiamo
anche
Tondino.
# 119
Atleta ſignifica combattente. Gli At-
leti
appreſſo gli Antichi erano quel-
li
, ch’ eſercitavanſi nel corſo, nel-
la
lotta ec.
# 178
Atrio e Antitempio è un luogo coper-
to
ſull’ ingreſſo de’ templi.
# 152
Attico ſignifica quello, ch’ è della
Città
d’ Atene, ovvero del ſuo
Territorio
.
In Vitruvio queſto è
il
nome della Baſe, che i Moder-
ni
hanno data alla Colonna Dori-
ca
.
Vien fatta menzione ancora
delle
porte Antiche:
perchè tali
coſe
ſono ſtate inventate dagli
289 tenieſi. Noi appelliamo Attico nel-
le
noſtre Fabbriche un piccolo Or-
dine
poſato ſopra un’altro molto
più
grande;
perchè in luogo di
Colonne
, queſto piccolo Ordine non
ha
altro per l’ordinatio che Pi-
laſtri
d’ una maniera particolare, e
d’
un’ Ordine, il quale nominaſi
appunto
Attico.
# 123
B
BAlluſtro è la parte laterale del
Capitello
lonico.
I noſtri Artefi-
ci
le hanno dato queſto nome,
perchè
ha in qualche maniera la
forma
di un Balluſtro.
# 135
Baſilica ſignifica Reale. Era que-
ſta
appreſſo gli Antichi una gran
Sala
, che avea due file di Colon-
ne
, le quali faceano una gran na-
vata
in mezzo, e due Ale alle
bande
;
ſopra le quali Ale aveavi
dei
Corridoj.
Queſte Sale ch’ era-
no
ſtate fatte da principio per i
Palazzi
dei Re, ſervirono poſcia
per
amminiſtrar la Giuſtizia, ed
in
fine furono impiegate nelle Chie-
ſe
de’ Chriſtiani:
i quali hanno
290 to poſcia ſempre tal forma alle Chie-
ſe
da loro fabbricate.
# 148. 168
Benda o Faſcia è un membro qua-
drato
:
che termina l’ Architrave
dell’
Ordine Dorico, e che paſ-
ſa
immediatamente ſotto i Tri-
glifi
.
# 124
Bugna è la parte di muro, che ſi
fa
ſportare fuori del lavoro:
cioc-
chè
ſi fa o per farvi degl’ intagli
di
ſcultura, o per naſcondere le
commeſſure
col loro ſporto.
Que-
ſte
ultime ſi mettono con un
ordine
uguale ſecondo i corſi delle
pietre
.
# 94
C
CAlcidica era una gran Sala alta e
piana
con un Corridojo.
Ella era
chiamata
così a cagione della Cit-
di Calcide, nella quale fu la
prima
volta fabbricata una tale ſpe-
zie
di Edifizio.
# 168
Canalature, o Scanalature fono cer-
ti
mezzi canali, che ſono inca-
vati
dall’ alto al baſſo delle Co-
lonne
.
# 106. 111
Canale nel Capitello Jonico è
291 la parte ch’ è ſotto il Dado, po-
ſata
ſopra l’ Echino od Ovo, e
che
ſi rivolta in giro da ciaſche-
duna
banda per far le Volute.
Tal parte è nominata Canale,
perchè
ella è un poco incavata.

pagg
.
# 135. 146
Cariatidi ſono certe ſtatue di Fem-
mine
, le quali ſervono di Colon-
ne
.
# 29
Cateto ſigniſica ciò, che ſi laſcia ca-
lare
in giù perpendicolarmente.
Con tal nome chiamiamo noi una
linea
a piombo, o ſia una linea
perpendicolare
.
# 133
Caulicolo ſignifica un piccolo ſtelo.
Chiamaſi così ciò che ſorte tra
mezzo
le foglie del Capitello Co-
rintio
, e che ſi curva ſotto le Vo-
lute
.
# 142
Cella ſignifica in generale un picco-
lo
luogo in una Fabbrica.
Queſta
particolarmente
me’ Templi degli
Antichi
è la parte di mezzo, rac-
chiuſa
da pareti.
Era ella veriſi-
milmente
chiamata così, perchè
era
piccola in confronto di tutto
il
Tempio, i di cui Portici ch’
erano
attorno la parte nominata
Cella
, occupavano la parte princi-
pale
.
# 153
292
Chorobate ſignifica cio, che ſerve a
far
la deſcrizione d’ un paeſe, ed
a
trovarne la ſituazione.
Egli è
propriamente
quello, che noi chia-
miamo
Livello, quando eſſo è
fatto
col piombo, e coll’ acqua.
pag. # 187
Cimaſa ſignifica ciò ch’ è ondato.
Queſto in Architettura è un mem-
bro
, di cui la metà è conveſſa,
e
l’altra metà concava.
Ve ne ha
di
due ſorte;
l’ una è chiamata
Gola
dritta, di cui la parte più
avanzata
è concava;
l’altra è det-
ta
Talone, o ſia Gola roveſcia,
di
cui la parte più avanzata è con-
veſſa
.
# 126. 138. eſeg.
Cimaſa grande è l’ultimo, e più al-
to
membro de’Corniccioni.
Si chia-
ma
altrimente grande Gola drit-
ta
.
# 115. 140
Cimbia. Gli artefici così appellano
ciò
che Vitruvio chiama Apofige,
cioè
fuga, ed Apoteſi, cioè ritira-
mento
.
Queſta non è altra coſa,
che
un quarto di tondo cavo, che
va
da un piccolo quadrato, o fi-
letto
ritirandoſi per guadagnare ed
unirſi
al vivo d’una Colonna, od’un
Muro
, o d’una Faſcia.
# 119
293
Cinta è la parte, che fa il mez-
zo
del Balluſtro della Voluta Jo-
nica
.
# 135
Coda di Rondine è un pezzo le-
gno
, o d’ altra materia, che ſer-
ve
ad attaccare inſieme due altri
pezzi
.
Così chiamaſi, perchè va
allargandoſi
a maniera di coda di
Rondine
.
# 120
Corona è propriamente la parte del-
la
Cornice, che noi chiamiamo
Gocciolatojo
, o Lagrimatojo.
El-
la
ſovente vien preſa da Vitru-
vio
per tutta la Cornice.
# 115. 139.
140.
Corona-piatta è un membro partico-
lare
della Porta Dorica.
Ella è
fatta
per via uno slargamento
ſtraordinario
della faſcia del Goc-
ciolatoio
, ſicchè ell’ ha ſei volte
più
di larghezza, che non ha di
ſporto
.
Queſta Corona non ſi truo-
va
negli avanzi dell’ Antichità,
ſe
non che negli ſcritti di Vitru-
vio
.
# 155
294
D
DAdo è quella parte che è nel
mezzo
de’ Piedeſtalli, cioè a
dire
quel membro, ch’è tra la lo-
ro
Baſe, e la loro Cornice.
Egli
è
chiamato così, perchè per lo
più
è di forma cubica, come ap-
punto
un Dado.
97. 130. Alle
volte
ſi chiama Dado anche l’ A-
baco
, e il Plinto del Capitello.
124. 133.
Dentello è un membro della Cornice
Jonica
, ch’è quadrato e inciſo da
più
tagli;
i quali formando una
cavità
tra un Dentello e l’ altro,
vengono
a dargli la forma d’ una
raſtelliera
di denti.
# 116. 139
Diaſtilo è la ſpezie d’ Edificio, do-
ve
le Colonne ſono tanto diſtanti
l’una
dall’altra, che nell’ interco-
lunnio
vi poſſan capire tre diame-
tri
di Colonna.
# 100
Diminuzione è lo reſtrignimento,
che
ſi alle Colonne in alto
ſin
dove va a finire il Fuſto.
pag. # 108
295
Diptero ſignifica ciò, che ha Ala
doppia
.
Gli Antichi così chiama-
vano
que’ Templi, ch’ erano at-
torniati
da due file di Colonne:
poichè queſte due file formavano
due
Portici, ch’ eſſi appellavano
Ale
.
# 163
E
EChino ſignifica un Riccio ſpino-
ſo
.
Così s’ appella un membro
d’
Architettura, che noi appellia-
mo
un quarto di tondo.
Tal no-
me
gli è ſtato dato a cagione del-
la
forma, che ſi per ordina-
rio
a queſto quarto di tondo, la
qual
pretendeſi che rappreſenti una
caſtagna
colla ſcorza ſua ſpinoſa
mezzo
aperta, che i Greci chia-
mano
Echino, a motivo ch’ella è
coperta
di punte, come un Ric-
cio
.
Chiamaſi ancora queſt’ Echi-
no
così tagliato Ovo, oppur Ovo-
lo
, perchè queſte tali preteſe ca-
ſtagne
che vi s’ intagliano, ſono
in
ovale.
# 26. 119. 124. 138
Epiſtilio. Vedi Architrave.
296
Euritmia ſignifica Proporzione. Que-
ſta
parola è preſa nel ſuo ſignifi-
cato
generale in Architettura:
poi-
chè
particolarmente ella ſignifica
la
proporzione del movimento del-
la
Danza, e della Muſica.
# 34
Euſtilo ſignifica una Fabbrica, dove
le
Colonne ſono ben ſituate.
La
porporzione
è tale, che gl’ inter-
colunnj
ſono di due diametri ed
un
quarto.
# 101
F
FAſcia è un membro d’ Architettu-
ra
, che ha molto di larghezza,
e
poco di ſporto.
La ſi mette agli
Architravi
, e agli Antepagmenti,
o
Erte.
# 138
Fileto. Vedi Liſtello.
Fregio è quella parte, che è po-
ſta
tra l’ Architrave e la Corni-
ce
.
# 97. 138
Freſco è la pittura a ſguazzo, che
ſi
fa ſopra l’ incamiciatura di
malta
, prima che queſta ſia ſec-
ca
.
# 74
Frontiſpicio O Frontone è quella
297 che copre la Cornice nell’entrate,
formando
un triangolo.
# 97. 113
Fuſto è la parte principale della co-
lonna
, che è tra la Baſe, e ‘l Ca-
pitello
.
# 97
G
GAmba. Cos? Vitruvio chiama ciò,
che
v’ha di mezzo tra i canali,
che
ſono ne’ Triglifi.
126. Vedi
Pianuzzo
.
Genere. Le Fabbriche ſi dicono eſ-
ſere
differenti in Genere, allor-
chè
la proporzione, che paſſa tra
la
groſſezza delle colonne, e lo
ſpazio
che v’ ha tra le medeſi-
me
, ſono differenti.
# 98
Gnomonica è la ſcienza di fare orolo-
gj
da ſole, Ella è così chiamata
dalla
parola Greca Gnomon, che ſi-
gnifica
ciò, che fa conoſcere:
per-
chè
il Gnomone è uno ſtilo, o
verghetta
di ferro, la quale fa co-
noſcere
l’ altezza del Sole, i ſe-
gni
ne’ quali egli ſi trova, e
le
ore, pen mezzo della ſua om-
bra
.
# 18
298
Goccie ſono certe piccole parti, che
ſi
pongono al numero di ſei ſot-
to
ciaſchedun Triglifo nell’ Ar-
chitrave
dell’ Ordine Dorico.
124.
127.
Gocciolatojo è la parte della Cotni-
ce
, che altrimenti diceſi Corona.
Così è detto perchè il ſuo uſo è
di
fare ſgocciolare l’ acqua lungi
dal
muro, facendola cadere a goc-
cia
a goccia, a guiſa di lagrime.

114
.
126. 140. Vedi Corona l.
Gola è la parte più ſtretta del Capi-
tello
Dorico, ch’ è tra l’ Aſtragalo
del
Fuſto di ſopra della Colonna,
e
tra gli Anelletti.
# 119. 124
Gonfiezza, e Tumidezza è l’aumen-
tazione
di groſſezza che ſi al-
le
colonne a diritto del terzo del
Fuſto
verſo il baſſo.
# 110
Gradetto, o Liſtello, o Fileto è un
piccolo
membro quadrato e drit-
to
.
# 123
299
I
ICnografia ſignifica veſtigio, cioè a
dire
la figura, che la pianta del
piede
imprime ſopra la terra.
Chiamaſi così il piano d’ un Edi-
fizio
.
# 34
Idraulica ſignifica una Macchina,
che
lavora a forza d’ acqua, prin-
cipalmente
quando vi ha dei can-
noni
, o delle doccie.
# 203. 204
Impoſta. Queſta e la parte ſuperiore
d’
un Pilaſtro, ſopra il quale poſa
la
faſcia di un’ Arcata, o pur un
Liſtello
o Sopraciglio, ovvero una
Benda
.
# 154
Intavolato ſignifica propriamente il
Solajo
, e viene dalla parola lati-
na
Tabulatum.
Queſta in Architet-
tura
è la parte, ch’è compoſta dell’
Architrave
, del Fregio e della
Cornice
:
perchè in effetto queſta
parte
è la eſtremità del ſolajo,
ch’
è ſoſtenuto dalle colonne, o
dal
muro, ſe non vi ſono colon-
ne
.
# 119
Ipertiro ſignifica ciò, ch’ è al
300 pra della porta. Queſta è una Ta-
vola
larga, che è nelle porte Do-
riche
al di ſopra del Sopraciglio,
in
forma di Fregio.
# 155. 156
Ipetro ſignifica un Edifizio, la cui
parte
interiore è allo ſcoperto, ed
eſpoſta
alla pioggia.
Gli Antichi
appellavano
così i Templi chenon
aveano
Tetto.
# 163
L
LAconico era una Stuffa ſecca per
far
ſudare.
Ella era così chia-
mata
, perch’ era molto in uſo ap-
preſſo
i Lacedemoni.
# 175
Lacunare, o Soffitto è il Tavolato di
ſopra
de’Portici.
# 154
Liſtello per Sopraciglio, e Sopralimita-
re
, è la parte ſuperiore d’una por-
ta
, o d’ una fineſtra;
ſiccome la
ſoglia
è la parte inferiore, che gli
è
oppoſta.
# 154. 155
301
M
MEnſola, detta altrimenti Cartel-
la
è un membro d’ Architettu-
ra
, che ſi mette di qua e di
dell’
Erta della Porta Jonica, per
ſoſtentare
la Cornice, che v’ è di
ſopra
.
# 157
Metopa ſrgniſica la Fronte. Così chia-
maſi
lo ſpazio, ch’ è nel Fre-
gio
dell’ Ordine Dorico tra i Tri-
glifi
.
# 125
Modiglione ſignifica in Italiano un
piccolo
modulo, una piccola mi-
ſura
.
Queſta è una parte, ch’ è
ſovente
ripetuta nella cornice Co-
rintia
o Compoſta, e che ſoſtiene
lo
ſporto del Gocciolatojo.
Queſta
parte
è chiamata il modulo picco-
lo
in confronto del modulo gran-
de
, il quale è il diametro della
colonna
;
perchè ſiccome le pro-
porzioni
d’ un Edificio dipendono
dal
diametro della colonna;
così
ancora
la grandezza dei modiglio-
ni
, il loro numero, e iloro ſpazia-
menti
debbon avere una
302 denza con tutta la Fabbrica. 116.
141.
Modulo è una miſura, che ſi pren-
de
per regolare tutte le proporzio-
ni
d’ una Fabbrica.
Nell’ Ordine
Dorico
queſto è la metà del dia-
metro
della colonna;
negli altri
Ordini
il modulo è il diametro
tutto
intero.
# 122
Monoptero ſignifica in Architettura
ciò
che non ha ſe non l’ ala.
Era queſta una ſpezie di Tempjo
rotondo
, il cui coperto fatto a cu-
pola
era ſoſtenuto ſoltanto da co-
lonne
.
# 164
Montone è una Macchina, che ſol-
leva
in alto una maſſa aſſai peſan-
te
, la quale poi ſi laſcia cadere
ſopra
i pali, che voglionſi conſic-
car
nella Terra.
# 55. 66
Moralle è un pezzo di legno lungo
come
un trave, ma che non è
groſſo
quanto un trave.
# 119. 120
Mutulo ſignifica tarpato e mutilato.
Queſta è una ſpezie di Modiglio-
ne
nella Cornice dell’ Ordine Do-
rico
.
# 127
303
N
NUcleo, e Anima è la parte di
mezzo
dei Terrazzi degli An-
tichi
.
Eſſi lo facevano con cemen-
to
, che mettevano tra mezzo a
una
mano di miſtura formata di
rottami
e di malta fatta di cal-
cina
e ſabbione, ed il mattone o
pavimento
.
# 69
O
OCchio. Queſto è il mezzo del-
la
Voluta Jonica, che ſi ta-
glia
in forma d’ una piccola ro-
ſa
.
# 134
Orcheſtra ſignifica il luogo, dove ſi
danza
.
Era queſto il ſito più baſ-
ſo
del Teatro, ch’ era tra la Sce-
na
, cioè a dire, tra il luogo
dove
i Comici rappreſentavano,
e
tra i gradi dove ſtavano ſe-
dendo
gli Spettatori.
In queſto
luogo
appunto coſtumavaſi di
304 i balli delle Comedie de’ Greci.
pag. # 169
Ordine. Gli Edificj ſi dice che ſo-
no
d’ Ordine differente, allora
quando
la proporzione ch’ è tra
la
groſſezza delle colonne, e la
loro
altezza, colle altre coſe che
convengono
a queſta proporzione,
è
differente.
# 98
Orlo. Vedi Plinto.
Ornamenti. Vitruvio così chiama l’
Architrave
, il Fregio e la Corni-
ce
.
# 97
Ortografia è una deſcrizione retta.
Queſta è la maniera di diſegnare
l’
elevazioni delle Fabbriche, nel-
la
quale tutte le linee orizonta-
li
ſono rette e parallele, e non
obblique
, come nella perſpetti-
va
.
# 34
Ovolo. Queſt’ è ciò, che altramen-
te
chiamaſi Echino, allora quan-
do
è intagliato di ſcultura.
Vedi
Echino
.
305
p
PAleſtra ſignifica propriamente il
luogo
, dove i lottatori s’ eſer-
tavano
:
ma la parola ſi ſtende a
ogni
ſorta d’ eſercizio.
# 176
Paraſcenio è la parte di dietro del
Teatro
, o della Scena.
# 172
Periptero ſignifica ciò, che ha un’
ala
tutt’ attorno.
Era queſta una
ſpezie
di Tempio, che avea del-
le
colonne da tutti quattro i lati,
e
ch’ era differente dal Proſtilo,
perchè
queſto non ne avea che
d’
avanti, e dall’ Amfiproſtilo,
che
non ne avea che davanti e
di
dietro, e non già alle ban-
de
.
# 162
Periſtilo ſignifica ciò, che ha delle
colonne
tutt’ attorno.
Egli è dif-
ferente
dal Periptero in queſto,
che
le colonne del Periſtilo ſono
nel
di dentro, come attorno una
corte
, e quelle del Periptero ſono
nel
di fuori, come ne’Templi de-
gli
Antichi.
# 85. 167. 176
Pianerottoli ſono gli ſpazj, che
306 no tra i gradini delle Scale per ri-
poſarſi
nel ſalire, o per entrare
negli
Appartamenti.
# 107
Pianuzzo detto da Vitruvio Femur,
vale
a dire Coſcia, o Gamba, è
la
parte del Triglifo, ch’ è tra
mezzo
ai canali.
# 126
Picnoſtilo ſignifica una Fabbrica, do-
ve
le colonne ſono aſſai ſpeſſe l’
una
coll’ altra;
in guiſa che gl’
intercolunnj
hanno ſolamente un
diamerro
e mezzo della Colonna.
pag. # 99
Piedeſtallo è la parte, che ſoſtiene
la
Colonna.
# 95. 128. e ſeg.
Pilaſtro è un pezzo di pietra come
una
colonna quadrata, di cui una
parte
è incaſſata nel Muro, ed
ha
la ſua Baſe e Capitello come
le
Colonne.
Alle volte con tal
nome
chiamiamo anche le Ante.
Vedi Ante. # 63. 160
Plaffondo o Soffitto. Vedi Lacunare.
Plinto ſignifica un mattone, o un
quadro
di terra cotta.
Queſto in
Architettura
ſi prende per una par-
te
ch’ è quadrata, e che fa il ſon-
damento
della Baſe delle colonne;
ſi appella anche l’Orlo. # 119
Portico è un luogo lungo, e
307 da unſoffittato, ſoſtenuto ſoprzco-
lonne
.
# 153
Poſtico è la parte di dietro d’ una
Fabbrica
.
# 153. 159
Proſcenio ſigniſica il davanti della Sce-
na
.
Era queſto un Edificio tan-
to
alto, quanto il ſupremo Por-
tico
del Teatro, di cui la faccia-
ta
era adornata di più ordini di
colonne
.
# 171
Proſtilo ſignifica ciò che ha colon-
ne
nella faccia davanti ſolamen-
te
.
Così chiamavaſi una delle
ſpezie
di Templi degli Antichi.
pag. # 162
Pſeudodiptero ſigniſica falſo Diptero.
Era queſta una ſpezie di Tem-
pio
, ch’ avea de’ Portici tutt’ all’
intorno
, ognuno de’ quali era tan-
to
largo, quanto il doppio Portico
del
Diptero.
# 163
Pſeudoperiptero, o falſo Periptero è
una
ſpezie di Tempio, in cui le
colonne
dei lati ſono attaccate ai
pareti
del di dentro del Tempio,
il
quale è allargato ſino a racchiu-
dere
nel di dentro quello ſpazio,
ch’
è aſſegnato ai Portici nel Pe-
riptero
.
# 164
Pulpito era il luogo, ſopra cuii
308 mici rappreſentavano; ch’ è pro-
priamente
ciò, che noi chiamia-
mo
il Teatro.
# 170
R
REgoletta è un piccolo membro
quadrato
, che è a diritto di
ciaſchedun
Triglifo ſotto la Ben-
da
dell’ Architrave, e da cui pen-
dono
le Goccie nell’ Ordine Do-
rico
.
# 124
Rudus era una malta groſſa, che ſi
uſava
per uguagliare la ſuperfi-
zie
de’ muri, che s’ incroſtavano,
prima
di darvi la mano di malta
fina
, con cui ricoprivaſi la ſuper-
fizie
.
Serviva ancora a fare la ſe-
conda
mano de’ Terrazzi.
# 66
309
S
SCena ſignifica Tabernacolo, Tenda,
Padiglione
.
Era queſtanel Tea-
tro
degli Antichi una gran faccia-
ta
di Fabbrica adornata di Colon-
ne
e di Statue, che avea tre
grandi
aperture, nelle quali avean-
vi
pitture di proſpettiva, che rap-
preſentavano
le abitazioni, ove ſog-
giornavano
i perſonaggi, i quali
venivano
a recitare le Tragedie o
Comedie
.
# 170. e ſeg.
Scenografia è la terza maniera di di-
ſegnare
un’ Edifizio, allorchè è
rappreſentato
in proſpettiva.
Que-
ſto
termine ſigniſica ancora la rap-
preſentazione
in rilievo, o alzato
che
ſi chiama Modello.
# 34
Scozia ſignifica tenebra. Queſt’ è un
membro
d’ Architettura incavato co-
me
un mezzo canale:
per tal ragio-
ne
ſi chiama anche Navicella.
Egli
è
particolarmente affiſſo alle Baſi,
dove
vi ſi mette tra i Tori, e gli
Aſtragali
.
Si mette anche talvol-
ta
al di ſotto del Gocciolatojo
310 la Cornice dell’ Ordine Dorico
pag
.
# 123. 127.
Simmetria ſignifica generalmente ap-
preſſo
i Greci ed i Latini, la re-
lazione
che la grandezza di un tut-
to
ha con le ſue parti;
quando
qu
eſta tal relazione è uguale in
un’
altro tutto ancora riſpetto alle
ſue
parti, dove la grandezza è dif-
ferente
.
Preſſo a noi particolar-
mente
il termine ſigniſica quella
relazione
, che le parti dritte han-
no
con le ſiniſtre, le alte con
le
baſſe ec.
in tutto ciò che le
può
rendere ſimili l’ une all’al-
tre
.
# 36. 92
Siſtilo ſignifica una Fabbrica, dove
le
colonne ſembrano eſſer unite in-
ſieme
, perchè l’intercolunnio non
è
che di due diametri di colon-
na
.
# 99
Soffitto. Vedi Lacunave.
Stadio. Queſta parola ſigniſica un
luogo
, dove a’ cuno ſi ferma, quan-
tunque
ſia eſſo quello dove ſi cor-
re
.
Gli Antichi hanno così chia-
mato
lo ſpazio di cento venticin-
que
paſſi, che ſi dice ch’ Ercole
correſſe
ſenza mai fermarſi, eſen-
za
prenden fiato.
In
311 queſto è un Edifizio in maniera
di
Teatro, compoſto di molti gra-
di
, aſſai lungo, ed incurvato da
ambe
l’ eſtremità, dove poteano
metterſi
quelli, che voleano eſſe-
re
ſpettatori del corſo degli Atle-
ti
.
# 172. 178
Sattumen ſignifica generalmente tut-
to
ciò, che ſi adopra per ſoſtenta-
re
, ed appoggiare qualche coſa.
In Architettura è una ſpezie di
malta
miſta di ſaſſi e di rottami,
della
quale facevaſi la prima mano
de’
Terrazzi.
# 66
Stilobate ſigniſica porta-colonna. Noi
lo
chiamiamo Piedeſtallo.
# 107.
128. e ſeg.
Stucco, ſpezie di malta fatta di pol-
vere
di marmo e di calcina.
# 74
T
TAglia è un iſtromento, che ſi uſa
per
alzar peſi.
E’compoſto di due
pezzi
di legno forati e incavati,
in
cui vi ſono girelle di ottone.
Attaccaſi uno di tali pezzi di legno
al
luogo, verſo il quale ſi
312 il peſo; e l’ altro al peſo ſteſſo, il
quale
ſi va levando, allorchè ti-
rando
le funi che paſſano ſopra le
girelle
dell’una e dell’altra par-
te
della Taglia, ſi fanno avvici-
nare
queſte due parti l’una all’al-
tra
.
# 194. 195
Tagliere è una tavoletta quadrata di
legno
.
Queſt’ è la parte più al-
ta
del Capitello.
Vedi Abaco, e
Dado
.
Teoria ſignifica contemplazione. Que-
ſta
è la cognizione che ſi ha d’ una
coſa
, allorchè l’intelletto ne ha
compreſe
le cagioni, ſenza che la
pratica
, o la ſperienza le abbia
moſtrate
.
# 27
Timpano ſignifica un Tamburo. Que-
ſta
è la parte del fondo de’ Fron-
tiſpizj
, che riſponde al vivo del
Fregio
:
queſta parte è triangola-
re
, e poſa ſulla Cornice dell’ In-
tavolato
, ed è ricoperta da due al-
tre
Cornici in pendio.
# 97. 114
Toro, che noi chiamiamo Baſtone,
è
un membro nelle Baſi rotondo in
forma
d’ un groſſo anello.
Viene
il
termine dalla parola latina Te-
rus
, che ſignifica un letto, un
materaſſo
.
# 96. 123
313
Triglifo ſignifica intagliato intreluo-
ghi
.
queſt’ è una parte, ch’ è
nel
Fregio dell’ Ordine Dorico a
diritto
di ciaſcheduna colonna, ed
in
certe determinate diſtanze ne-
gl’
intercolunnj.
# 125
V
VEſtibolo ſignifica generalmente
tutt’i
campi, che ſono ſull’
ingreſſo
, e che ſervono ſolamen-
te
di paſſaggio a molti altri, i
quali
hanno altri uſi particola-
ri
.
# 85. 181
Voluta ſignifica attortigliata. Queſt’è
una
parte dei Capitelli degli Or-
dini
Jonico, Corintio, e Compo-
ſto
, che rappreſenta una ſcorza
d’
albero attortigliata, e rivoltata
in
linea ſpirale.
# 134
314
X
XIſto ſignifica raſchiato. Era que-
ſto
un luogo, dove s’ eſercita-
vano
gli Atleti.
Egli è chiamato
così
, perchè gli Atleti ſi faceva-
no
raſchiar la pelle di tutto il cor-
po
con delle ſtriglie, per farne ca-
dere
il ſudore, e per render il
corpo
medeſimo unito, ſdrucciolo-
ſo
, e men’ atto a dar preſa alle ma-
ni
de’ Lottatori.
# 177
Fine del preſente Libro che
ſi
vende Live 6.
315
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31655[Handwritten note 5]
31766[Handwritten note 6]
318
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