Heron, Alexandrinus, Di Herone Alessandrino De gli avtomati (automati), ouero (overo) machine se moventi : libri due, 1601

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Author: Heron, Alexandrinus
Title: Di Herone Alessandrino De gli avtomati (automati), ouero (overo) machine se moventi : libri due
Year: 1601
City: Venetia / Venedig
Publisher: Gio Battista Bertonilibraro al Pellegri
Number of Pages: 47 Bl. (zweiseitig bedr.) : Ill., graph. Darst.
Translator: Bernardino Baldi

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Copyright: Max Planck Institute for the History of Science (unless stated otherwise)
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Table of contents
1. Page: 0
2. ALL’ILLVSTRISS. SIGNORE, IL SIG. GIACOMO CONTARINI, MIO SIGNORE OSSERVANDISS. Page: 7
3. CHI TRADVCE. Page: 10
4. DI CHI TRADVCE SOPRA LE MACHINE SE MOVENTI. Page: 11
5. DICHI ARATIONE DELLE FAVOLE di che ſi ſerue l’ Autore nelle ſue diſpoſitioßi. Page: 32
6. DIHERONE ALESSANDRINO DELLE MACHINE SEMOVENTI, LIBRIDVE. Page: 36
7. DELLE MACH. SE MOV. Page: 46
8. IL FINE DELLE SE MOYEN TI MOBILI. Page: 66
9. DI HER ONE ALESANDRINO, DELLE SE MOVENTI STABILI, LIBRO SECONDO. Page: 67
10. Il fine delle Machine Se mouenti mobili, e Stabili di Herone Aleſſandrino, Tra-dotto dal Greco, dal Signor Bernardino Baldi. del 1576. Page: 86
11. ANNOTATIONI DEL S. BERNARDINO BALDI D’VRBINO ABBATE DI GVASTALLA, SOPRALE MACHINE SE MOVENTI DIHERONE. Page: 87
12. ANNOTATIONI SOPRA LE MACHINE STABILI. Page: 94
13. Il fine delle Annotationi. Page: 98
14. RECISTRO. A B C D E F G H I K L M L’Opera ſono fogli 12. Page: 99
15. IN VENETIA, Appreſſo Gio. Battiſta Bertoni, Libraro al Pellegrino. M. D C I. Page: 99
1
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2 1[Figure 1] 2[Figure 2]
3
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411[Handwritten note 1]22[Handwritten note 2]33[Handwritten note 3]44[Handwritten note 4]
5 3[Figure 3]
6
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7 4[Figure 4]
MO
ALL’ILLVSTRISS.
SIGNORE
,
IL
SIG. GIACOMO CONTARINI,
MIO
SIGNORE OSSERVANDISS.
5[Figure 5]
IN fin da queltempo, che
viueua
la buona memo-
ria
di Federico Comman-
dino
, io tr aduſsi dal Gre-
co
queſtidue libretti di He
rone
delle Machine Se mo
uenti
con animo di man-
dargli
in luce neltempo che dal medeſimo furono
ſtampatigli
Spiritali di questo isteſſo autore.
Ma
ſopr
auenuto poi, e diſtr atto da molti altrinegotij,
&
impedito anco dall’ improuiſa morte dilui, fui
neceſsitato
à laſciargli dormire;
e già per la
8 ua profeſsione del Sacerdotio, laquale m’ha poſto
alle
mani altri ſtudij il ſonno loro era per dιuen-
tarne
morte, ſe adiſtanza del Conte Giulio Tie-
ni
, gentilhuomo di honor atiſsime qualit à, e ſtu-
dioſo
delle coſe d’ingegno, io non gli haueſsiriſue-
gliati
, e ſcoſsi dalla poluere.
Parendomi dun-
que
giusto che deſti, &
in vn certo modo rauui-
uati
da lui come giuſti, e conoſcenti haueſſero da
impiegarſinel
ſeruicio ſuo, à lui haueua deſtina-
to
di donargli:
ma mentre l’operaer aerper laſciar-
ſi
vedere, ildetto Signore, conmolto rammarico
de
buoni, fu chiamato à miglior vita.
Rimaſa
dunque
l’opera biſognoſa di protettore, giudicai
di
non potere meglio appoggiarla, che alla perſona
diV
.
S. Illustriſs. come a quella, che oltr a la nobil-
del ſangue risplende ditutti quei lumi che ſo-
gliono
con molta marauiglia coſi rare volte ve-
derſiraccolti
in vn ſuggetto.
Alei dunque, par-
te
per l’aſſoluta cognitione che tiene di questi ſtu-
, parte per l’amicitia che haueua col detto Si-
gnore
, dedico queſta mia fatica, deſideroſo ch’el-
la
ſi degnidi darle luogo fr a l’altre opere d’ingegno
dellequali
coſi copioſamente ſi vede adornato il
ſuo
nobiliſsimo ſtudio.
Le figure, che già per l’an-
tichità
, e per l’ignoranza de copiatorierano aff
9 to imb arbarite, com’è noto à lei, e puo eſſere àtut-
ti
quelli, che ſi ſono abbattuti ne gli eſſemplar
Greci
, ſono dame ſtate rimo dernate, e ridotte ne
termine
ch’ella vede.
V’ho aggiunto poi vn Di-
ſcorſo
à guiſa di Prolegomeno, e certe Annota-
cioncelle
per dichiar atione d’alcune parole che à
chi
non ha la lingua Greca potrebbono parer oſcu
re
.
Circa la traduttione poi, io proteſto che ſe vi
ſi
trouer à coſa non coſi bene inteſa, non ſi verſi tut
ta
la colpa in me:
maſe ne dia la ſua parte altem
po
ancora, per l’ingiuria del quale il teſto in mol-
te
parti ſi troua corrotto, e guasto.
Accetti dun-
que
la miafatica, ad altrine habbiaobligo che
à
ſe medeſima, &
alle qualità ſue, e ricordan-
doſi
della mia affettione viua felice.
InVenetia,
adi
1.
Febraro 1589.
Di V. S. Illuſtriſs.
Affettionatiſs. Seruitore
Bernardino Baldi d’Vrbino
Abbate
di Guaſtalls.
10 6[Figure 6]
CHI TRADVCE.
7[Figure 7]
TV, cui dolce deſio l’animo ingombra
Di
ſeguir di Minerua, e l’opre, e l’arte
Prendi
d’huom caro à lei le induſtri carte,
Cui
preſſe vn tempo alto ſilentio, &
ombra.
La neacqur’elle, oue nel Mar diſgombra
Il
Nilo, ericco ſuolo inonda, e parte,
Ne
la nobil Città del Greco Marte,
Il
cui ſplendor ben mille chiari adombra.
Serga pur nuouo Achille, altro Vulcano
Homai
vedrem, ch’in glorioſo giro
Doni
al metallo human ſembiante, e moto.
O come l’arte imitatrice ammiro,
Onde
con modo inuſitato, e ſtrano,
Moueſiillegno
, e l’huom ne pende immoto?
8[Figure 8]
114DISCORSO
DI CHI TRADVCE
SOPRA
LE MACHINE
SE
MOVENTI.
9[Figure 9]
L’HAVEr noi trasferito dalla lingua Gre
cail
libro d’Herone Aleſſandrino delle Ma-
chine
Se mouenti, pareua, che ci obligaſſe
à
far alquanto, diragionamentodella natu-
ra
dell’antichità, del fine, e de gli inuentori
Ioro
;
& à dire anco alcuna coſa intorno lrs4; Hiſtoria di He-
rone
medeſimo come quella che per la ſua antichità, è oſcu
riſsima
, &
à molti grandrs4; huomini ha dato cagione di er-
rare
.
Dico dunque, che la diuiſione, laquale ſi fa delle
fubalternate
alle Mathematiche, viè quella parte, ò ſpe-
tie
diloro, che ha preſo il nome dalle Machine, &
ſi chia-
ma
Mechanica, ò Machinatiua, auuenga che non ſempre
le
dimoſtrationi Mathematiche verſino intorno à gli acci-
denti
proprij delle quantità ſeparate dalla materia:
matal-
hor
anco s’adattino à ſoggetti ſenſibili, e dimoſtrino le me-
rauiglie
d alcuni effetti che accaggiono in loro.
Coſi fan-
no
le dimoſtrationii perſpettiui, coſi quelle che rendono
le
ragioni delle varie apparitioni dell imaginine gliſpec-
chi
, coſi quelli ancora, che dimoſtrano onde naſca la for-
za
multiplicata di quelle machine onde ſi alzano
12DISCORSO. diſsimi peſi; & onde pendano gli effetti potentiſsimi di
quelle
;
dalle quali vengono offeſe, & difeſe le mura
delle
fortezze, e delle Città.
Tutte queſte ſono ſubalter-
nate
alle Mathematiche, percioche, ſe bene il ſuggetto
è
fiſico, ſono dimoſtrate per forza di ragioni Mathema-
tiche
:
la onde Mathematiche ſono, in quanto la dimo-
ſtratione
;
e naturale, in quanto s’aſpetta al ſuggetto, co-
me
inſegnò beniſsimo il Filoſofo nelli poſteriori Reſolu-
torij
, e nelprincipio de’Mechanici.
Noi, laſciate da par-
tel’altreſubalternate
, ragioneremo delle Mechaniche, e
di
queſte non abbraccieremo tutto il genere, ma diſcorrere
mo
ſolo di quella parte di lui, che ſi diſtende intorno al-
le
Machine Se mouenti.
I Greci diedero il nome à que-
ſte
di Automati, Automatopijtici, Autocineti, che tanto
ſuona
, quanto ſe tu diceſsi ſpontanee, cioè che per ſe
ſteſſe
operano, &
ſi muouono; & di queſta natura ſono
quelle
di Herone, che noi traduciamo, e quelleanco-
ra
che, mediante i contrapeſi, ci diuidono il tempo.
Egli è da credere, che queiprimi inuentori di queſti artefi
ciſiponeſſero
auanti à gli occhi quella naturale, &
inter-
na
propenſità che hanno i corpigraui di ſcendercal centro
daſe
ſteſsi, cioè ſenzabiſogno di aiuto eſterno, e di quì
s’imaginaſſero
di potere, col mezo loro, dar il moto ad
alcuna
altra coſa, perciò che di quì ſolo dipende tutta la
forza
di queſti artificij;
ouero affiſſaſſero l’animo, come
pare
che tenga il Filoſofo nel principio delle ſue Mecha-
niche
, alla marauiglioſa natura del cerchio.
Nelle hiſto-
rie
ſacre non mi ſouuiene, che ſi faccia mentione di coſa,
mediante
laquale poſſa affermarſi, che in quegli antichiſ-
ſimi
tempi foſſe diſcoperta queſt’arte;
percioche, ſe be-
ne
ſi legge di quell’antichiſsimo inuentore dell’arte del
ſerro
, e dell’induſtria grandiſsima di lui, non ſitroua
135DI CHI TRADVCE. che faceſſe coſatale, ò ſe la fece, non fu giudicata degna
da
quel grauiſsimo e profetico Scrittore d’eſſer nominata
attendendo
egli alle coſe graui;
e diuine; e queſta, eſſen-
do
coſa, che par che ſerua à gli ſcherzi.
Ne gli ſcritti de’
Gentili
, antichiſsimo è Vulcano figliuolo di Giunone, e
nepote
di Saturno Creteſe.
Hora egli è manifeſto, che
Vulcano
oltra modo ſi dilettò dell’arte delferro, e la trat-
con induſtria marauiglioſa, come ſi caua dall’autorità
di
tutti ì più antichi Poeti che haueſſe la Grecia, ſi nar-
ra
coſa veruna degna di ſtuporeper l’artificio, che da loro
non
s’attribuiſca à Vulcano;
come della rete inuiſibile,
ond’egli
preſe Marte, Della ſedia coni lacci coperti, che
egli
donò alla Madre, ond’ella, come ſcriue Pauſania,
nell’Attica
, rimaſe legata;
dell’arme di Achille; dell’ar-
co
di Diana;
dell’abbeueratoio de’Caualli di Nettuno;
del ſcettro famoſiſsimo di Gioue; e dello Scudo di Her-
cole
, di cui ſcriue Heſiodo coſe marauiglioſe.
Homero,
nondimeno
, fra gli altri Poeti Greci, antichiſsimo, fa fede
ch’egli
valeſſe molto in queſti artificij Se mouenti;
percio
che
, oltral hauergli dato nel X V I I I.
dell’Iliade le ſeruen-
ti
d’oro fabricate da lui, che non meno che ſe foſſero ſtate
animate
, e ragioneuoli, lo ſeruiuano.
Soggiunge di quei
Tripodi
, che moſsi per via di ruote ſe n’andauano da ſe
ſteſsi
à combattere frà loro, e poi da ſe ſteſsi pure ſene
ritornauano
à caſa.
I verſi del Poeta colà doue egli intro-
duce
Zeti andata alla ſua fucina pcrimpetrar da lui l’arme
per
Achille, ſono queſti:
Lui ritrouò pien di ſudore intorno
A
mantici aggirarſi;
però ch’egli
Fabricato
s’hauea venti laueggi,
Sol
per locargli alle pareti in giro
De
l’ alto ſuo ben fabricato
14DISCORSO Sotto al fondo à ciaſcun poſto hauea d’orò
Cercbi
, acciò cbe da ſenel ſacro agone
Se
ne poteßer gir;
quinci di nouo
Ritornar
(marauiglia) anco à l’albergo.
Coſi dice egli, moſtrando, che non d’altro egli parlaſſe
che
di queſti artificij, facendo manifeſta mentione d’Auto
mati
, e di ruote poſte ſotto il fondo.
Vulcano, come dicĕ-
mo
, nacque di Giunone, e Bacco di Gioue.
Cacco fu Marì
to
d’ Ariadna, e queſt a figliuola di Minoſſe R è di Creta,
per
ordine del quale Dedalo fece il Laberinto, onde ſi cõ-
clude
che da Vulcano à Dedalo non vi foſſe diſtanza di
tempo
;
e che perciò Dedalo poteſſe imparare da Vulcano
I’arte
di quelte Machine Se mouenti;
e che ciò ſia vero, ſi
caua
da’ verſid Homero nel medeſimo luogo, doue egli
dice
, che opere ſimili à quelle di Vulcano hauea fatto
Dedalo
per Ariadna, nellequali opere v’erano giouanet-
ti
, e fanciulle, che porgendoſi la mano, ſe ne andauano
ballando
.
Opera del medeſimo Vulcano era quel cane
d
oro animato, (come ſcriue Dioniſio antichiſsimo inter-
pret
d’Homero) che fu rubbato in Candia dal Tempio
di
Gioue, da vn Dionimo, e dato in guardia à Tantalo;
onde ſucceſſe poi la ruina del detto Dionimo, e delle mo-
glie
, e delle figliuoleſue.
Di queſto medeſimo cane fa
mentione
Giulio Polluce, eccetto, ch’egli dice, non eſſer
ſtato
fatto d’oro, ma dimetallo moneſio.
Da queſto ca-
ne
(come egliſcriue) fauoleggiarono, che diſcendeſſero
i
Moloſsi.
Dell’opere di Dedalo, fece mentione Platone
nel
ſuo Dialogo intitolato Mennone, le imagini del qua-
Ie
dice ch’erano fatte con tal’artificio, che, ſe non erano
legate
, ſe ne fuggiuano;
& Ariſtotele nel primo de’Libri
Politici
, doue egli ragiona de’ſerui, &
gli diffiniſce inſtru
menti
animati, da’ quali gliinanimatiſono moſsi,
156DI CHI TRADVCE che non occorrerebbono altrimenti ſerui, ſe i telai, leſe-
ghe
, e gli altri inſtrumenti vbidiſſero per ſe ſteſsi a’ cenni
de’
Patroni, come faceuano gli ordigni di Dedalo.
Da
queſti
primi inuentori è da oredere, che à poco à poco,
prendendo
augumento, ſiano peruenute a’ poſteri.
Non-
dimeno
, perche queſte arti ſono fondate ſu le ragioni
Mathematiche
, e da credere, che tanto andaſſero cre-
ſcendo
, quanto quelle di giorno in giorno s’andauano
affinando
.
La onde, hauendo ne´ tempi di Platone,
quando
l’ Oracolo di Delo eccitò tutta la Grecia à queſti
ſtudij
, con la propoſta della duplicatione del cubo, preſo
queſte
ſcienze notabiliſsimo augumento;
crebbe anco à
marauiglia
l’eccellenza di queſt’ arte;
e di qui è, che Ar-
chita
Filoſofo Pitagorico, anch’eglivno da gli adoppiato
ri
del cubo, e frà Mathematici famoſiſsimo, fabricò, ſi co-
me
ſcriue Gellio, vna Colomba di legno, che volaua con-
citata
, come egli dice, dall’aura dello ſpirito ch’egli v’ha-
uearinchiuſo
.
Eudoſſo parimente ſuo contemporaneo,
ſi
dilettò grandemente dellle marauiglie di queſte arti, di-
cendo
Plutarco nella Vita di Marcello, che Archita, &

Eudoſſo
dalle coſe che ſoggiaceuano ſolamente all’intel-
letto
trasferìle contemplationi Mathematiche à gli eſſem
pij
delle coſe corporee, e ſuggette al ſenſo;
adornando
quaſi
(come egli dice) la Geometria di varie Sculture.
Sdegnoſsi nõdimeno Platone, ſe crediamo al med ſimo,
che
vna ſciĕza nobiliſsima, conoſciuta da altri che da’
Filoſofi
, foſſe communicata alle perſone vulgari, e foſſe-
ro
in vn certo modo riuelati i piu ſecreti, &
occulti mi-
ſterij
della Filoſofia.
Onde eglineripreſe quei due, e gli
rimoſſe
dal penſiero dell’operar coſe marauiglioſe;
ilche,
ſe
foſſe bene, cioè ſe il zelo di Platone foſſe buono, ò no,
hora
non è tempo, luogo da determinare.
Baſta, che
16DISCORSO Pietro Ramo nelle ſue ſcuole Mathematiche, egli ne vie-
ne
agram ente ripreſo.
Hora che ne’ tempi d’Ariſtotele
foſſero
già trouate, e che molti in quella età deſſero ope-
ra
à queſta ſpetie di Machine, ſi vede nel principio delle
ſue
Mecaniche, parlando delle marauiglie della Figura
circolare
, dalla quale, ſecondo lui, hanno principio le
forze
ditutte le Machine, oue dice, Seruendoſi dunque
di
queſta natura che ſi troua nel circolo, gliartefici fabri-
cano
inſtrumenti, occultã do il principio, acciò che la par-
te
ſolo della machina, che è apparente, reſti marauiglioſa,
e
non ſi manifeſti la cauſa.
Appare ancora dal ſeruirſene
egli
in piu d’vn luogo, per eſſempio, come nel Secondo
Libro
della Generatione volendo inſegnarci come il ma-
ſchio
il principio del moto al ſeme, oue dice auenir ciò
apunto
, come nelle machine che da ſe ſi muouono, nelle
quali
il Maeſtro, dato che ha il prin cip io al moto, col tira-
re
vna cordella, ſiparte elaſcia che la machina per ſe ſteſ-
ſa
ſi muoua;
ilqual luogo d’Ariſtotile viene eſpofto da
Giouanni
Grammatico con queſte parole:
Marauiglie,
dice
egli, che da ſe ſi muouono chiama Ariſtotile quel-
le
imagini dilegno, che ſoleuano introdurſi nelle nozze;
percioche, ſi come in queſte l’operatore delle marauiglie
il moto à queſto legno, e poi ſi ſcoſta, e queſto ſi muo-
ue
per vna forza che gli è data con l’aiuto di vna certa
machina
, muouene vn’altra, e quella vn’altra, e quella l’i-
magine
, laquale pare poi che da ſe ſteſſa ſi muoua, e balli;

nondimeno
non ſi muoue da ſe medeſima, ma vien moſ-
ſa
da colui che nel principio gli die de il moto coſi in que-
ſte
coſe.
E quello che ſegue. Ne mentione parimen-
te
il medeſimo Filoſofo nelſuo Libretto del moto de gli
Animali
, doue dice, chel’anima, laquale ha la ſua fede
nel
cuore, il moto à i membri, come apunto auiene
177DI CHI TRADVCE. Machine Se mouenti, il principio interno del moto il
moto
alle parti organiche eſſendo in queſte il ferro, il le-
gno
, ele corde, in vn certo modo, come ne gli animali
ſono
l’offa, &
inerui. Se ne troua parimente mentione
in
quel Libretto intitolato de Mundo ad Aleſſandro, del
quale
ſi dub ita chi ne foſſe l’Autore, eſſendo già frà i Let-
terati
riceuuto per coſa manifeſta del modo del trattare,
e
dalle fraſi, ch’egli non ſia d’Ariſtotile.
E` ſcritto, dico,
in
quel Libretto che gli Dei, ſtando nel cielo, coſi muouo
no
le parti dell’vniuerſo, come fa queſti Automati, il Mae-
ſtro
loro;
ilquale, dato che ha il moto, ſi ſcoſta, e mouen-
doſi
la machina egli non ſi muoue.
Che queſt’arte poi,
come
io diceua, camini di pari paſſo con le Mathemati-
che
, ſi conoſce di qui, che Archimede Principe di tutti gli
altri
in queſta profeſsione, fabricò quella marauiglioſa
sfera
, nellaquale egli vnì i moti del Sole, della Luna, e de
gli
altri cinque erranti;
la quale sfera fu detto da Clau-
diano
, eſſere ſtata di vetro, quando egli la celebrò con
queſti
verſi:
Il Ciel chiuſo mir ando in picciol vetro
Riſe
Gioue, e coſi diſſe a’ celeſti:
T anto dunque poter cura mortale?
Ecco
la mia fatica in fragil vetro
Diuiene
ſcherzo, e’l Siracuſio V ecchio
De
gli huomini del Ciel, e de le coſe,
E
le Leggi, e la Fede, ecco traſporta.

Chiuſo
lo ſpirto a varie ſtelle ſerue,
E
certo dona a l’opra viua il moto.

Finto
l’anno ſuo corre il cercbio obliquo,
E
falſa Cintia al nouo meſe riede.

Già
riuolgendo il Mondo ſuo l’audace
Induſtria
gode, e con humano ingegno
Regge
le ſtelle, à che de l’innocente
Salmoneo
, vien ch’ammiriil falſo tuono
18DISCORSO Se potuto trouarſi ba di natura
Emula
ne l’oprar picciola mano?
Intorno a’ tempi d Archimede fiorì Creſibio figliuolo
d’vn
Barbiere Aleſſandrino, il quale da quel contrapeſo
ch’egli
adattò nella bottega del padre per fare che lo ſpec-
chio
tirato à baſſo ſe ne tornaſſe ĩ alto, come fanno hoggi
le
lampadi nelle Chieſe;
penetrò con l’ingegno dalla per-
cuſsione
dell’aere fatta dal cõtrapeſo nel canale doue egli
l
hauea rinchiu o, all’inuentione delle machine ſpiritali, e
delle
Hidrauliche, cioè da inalzar l acqua;
Trouò an co le
Semouenti
come ſono gli horologij acquatici, &
gli orga-
ni
, &
altre delitie di fatta ſorte. Eccellente ancora trouia
mo
eſſere ſtato in queſto genere vn Filone Bizantino, del
quale
, da Herone, è fatta mentione in queſti libri.
Poco
dopò
queſto fiorì il noſtro Herone, dopo il quale, di ma-
no
in mano ſi ſono iti affinando gl’ingegni, e ſi ſono à
poco
à poco diſcoperte più coſe;
perciò che noi non
trouiamo
che il noſtro Autore faccia mentione di ruote
dentate
, di rocchetti, di molle, di ſpinole, di tempi, di
ſerpentine
, e d’alcune altre coſette, che ſono quaſi l’ani-
ma
&
la perfettione di queſte machine. Io trouo, non-
dimeno
fatta m entione delle ruote dentate appreſſo Vi-
truuio
comeritrouate dal medeſimo Creſibio, col moto
delle
quali egli daua il moto à figurette, à mete, &
ad altre
coſe
di fatta ſorte, dellquale autorità di Vitruuio, al-
tri
potrebbe marauigliarſi, non ſi comprenden do in che
modo
, eſſendo Herone ſtato diſcepolo di Creſibio (come
di
ſotto moſtreremo) egli non ne faceſſeparola;
& eſſendo
coſe
coſi commode, non ſene ſeruiſſe;
nondimeno è ma-
nifeſto
co lteſtimonio di Pappo, che da Herone, e da gli
altri
erano conoſciute le ruote dentate, &
i rocchetti, eper
ciò
è da credere che in queſte machine, moſſo da
198DI CHI TRADVCE. conſideratione, che à noi non è nota, egli non ſe ne ſeruiſ-
ſe
.
Ne’ tempi noſtri ſi ue dono marauiglie tali in queſto ge-
nere
, ehe non cedono forſe punto à l’antiche;
percioche,
ò
ſi parli di horologgi da ruote, ò di figurette, che da ſe
ſteſſe
ſi muouano, ò di uccelli che cantino, ò di fontanette
che
gettino in alto ſe ne veggono di ſtupende.
E quanto
alle
sfere ſimili à quelle d’Archimede, ſcriue Pietro Ra-
mo
d’hauerne vedute due in Parigi;
l’una, in caſa del
Ruellio
Medico, portata dalle prede di Sicilia;
e l’altra di
Orontio
Mathematico regio, guadagnata nelle guerre
della
Germania.
Quando gli Horologgi che habbiamo
foſſ
ro ritrouati, cioè che operaſſero ſenzal aiuto dell’ac-
qua
, non (ch’io mi ricordi) veduto chi ne ſcriua.
Di
qui
però può argomentarſi, che l inuentione ſia aſſai anti-
ca
;
poi ehe ne fu mandato vno dal Re di Perſia à Carlo
Magno
, fatto con arte marauiglioſa;
ilquale diſtingueua
l’hore
con l’indice, &
le ſegnaua con ſuono. Mirabile frà
gli
altri, ne’tempi noſtri, è quello che fu lauorato da Gio-
uan’Maria
Barocci noſtro cõpatriota, e donato à Pio V.
Molto artificioſi ſono quelli an cora che hoggi fabrica Pie
tro
Griffi da Peſaro, huomo ſingolare nell’arte de’ moti, e
di
marauiglioſo ingegno.
Nondimeno io non finiſco di
ammirare
la diligenza di colui che glirin chiuſe in vn caſ
ſone
d’anello, efece , che non ſolamente con l’indice;

ma
con la percoſſa ancora diuideſſero il tempo.
Creſce
nondimeno
in me la marauiglia nell’v dire (e forſe è coſa
in
quei paeſi notiſsima) che vn’Artefice di Norimberga,
all’entrata
dell Imperatore in quella Città, fabricò vn’A-
quila
, che volando ſe n’an in contro all’Imperatore, e ri
tornando
in dietro ſimilmente l’accompagnò infino alle
porte
della Città;
e che vn’altro fabricò vna Moſca di
ferro
, laquale come vſcitagli dalle maniſe ne volaua
20DISCORSO torno a’conuitati, e finalmente come ſtanca gli riuolaua
in
mano.
Sono coſe inirabili queſte, e paſſano quaſi i ter-
mini
della Fede, nondimeno l’v dir noi queſte coſe com-
probate
dal Teſtimonio di tanti huomini, &
il veder tut-
to
il giorno coſe che ſuperanoil credere di chi non le ve-
de
, può aſsicurarſi che queſte non ſiano ſauole.
Tale dun-
que
è la inuĕtione di queſte machine, etale è il progreſſo
che
è andata facendo infino a’tempi noſtri.
Il genere di
queſte
Machine da diletto, e da marauiglia ſi può diuide-
re
ſecondo i motori in due, cioè in Spiritali, e Se mouenti;
dico ſecondo i motori; perciò che le Spiritali hanno il
moto
dallo ſpirito rinchiuſo, ele Se mouenti dalla graui-
de’ contrapeſi;
e ne’tempi noſtri anco dalle molle, che
hanno
la medeſima virtù, che i contrapeſi.
Le Spiritali
poi
ancora, che non ſiano ſtate manife ſtamente diuiſe po
trebbono
però diuiderſi in piu ſpetie, auenga che altra di
loro
operi per ragione di vacuo, e d’ aere eſpreſſo ò rite-
nuto
, &
altre per via di aere, ò d’humido riſoluto, e rare-
fatto
.
Le prime ſono quelle nelle quali non s’adopera il
fuoco
, come ſono que vaſi, che chiamano Prochite;
le sfe-
re
che gettano l’acqua in alto, le tazze della concordia, le
voci
de’ Capineri, &
altre coſetali; le ſeconde quelle oue
egli
s’adopera, come i ſacrificij, le palottole ſaltanti, le
figurette
che ballano dentro il chiuſo di vetro, ò di corno;

i
Miliarij, &
altre coſe tali; nel numero dellequali potreb-
bono
porſi quegli organi che Gilberto Monaco Floriacĕ-
ſe
, ilquale dopò l’eſſere ſtato Arciueſcouo di Rems, e do-
di Rauenna, e finalmente Papa, faceua ſonare l’aiu-
to
dell’acqua riſcaldata.
Le Se mouenti poi ſi diuidono
in
due ſpetie diſtinte, e nominate, ſecondo laquale di-
uiſione
partì Herone il trattato loro in queſti due Libri,
che
noitraduciamo.
La prima ſpetie ſi domanda
219DI CHI TRADVCE. la ſeconda ſtabile, Mobile la prima perche, come eglime-
deſimo
ſcriue, la machina tutta ſi muoue diluogo.
Stabi-
le
quell’altra, perche la machina per ſe tutta non ſi muo-
ue
, ma ſolamente ſecondo alcuna parte.
Coſi de le ſpiri-
tali
, come di queſte ſcriffe Herone, e non è molto che
Federico
Commandinotraduſſe le ſpiritali in latino, e le
illuſtrò
di figure.
Quelli poi che il medeſimo Herone ſcriſ
ſe
de le ſe mouenti, ſe ne vengono fuori de le tenebre
dell’antichità
, illuſtrati, &
illuminati da noi; eſſendo ſtati
eſſortati
, &
inanimiti à farlo dal medeſimo Commandi-
no
, dal quale, amato da noi come Padre, habbiamo im-
parato
i principij mathematici, le ragioni de glianalem-
mi
, eleregole perſpettiue, à la memoria, e bontà del qua-
leteniamo
obligo non punto diſpare à i molti meriti ſuoi.
Leſpiritali ſono, per lo pi ù, vaſi, ò ſchietti, cioè veduti
nela
propria forma, ouero coperti, e veſtiti da l’imagine
diqualche
animale, che beua, canti, ſcocchi l’arco, ſa-
crifichi
, ò faccia coſatale.
Leſe mouentiſono per lo più
Tempij
, carrette, imagini, ouero tauole, come Icone d’al-
tari
, e coſe ſimili.
Le ſpiritali ordinariamente ſi compon-
gono
di canellette, ditramezzi, chei Greci dicono Dia-
fragmi
d’animelle, d’emboli, &
epiſtomij, che noi dicia-
mo
Galletti, che non ſono altro, che quei maſchi che em-
piono
i gonſietti de’ palloni, e quegli altri, coi quali noi
apriamo
, &
ſerriamo i laua mani, eſecchi de’ Barbieri, &
altre
parti ſimili, delle quali hanno biſogno le machine da
fiato
.
Le Se mouenti poi ſono cõpoſte di contrapeſi, di cor
de
, diruote, di fuſelli, di carrucole, ditimpani, di naſpi,
e
d’altre coſe tali:
la materia poidelle ſpiritali è quella me-
deſima
, di che ſogliono farſi i vaſi, cioè terra, vetro, ſta-
gno
, rame, ferro, &
altre materie ſimili. Quella delle mo-
bili
, legno, ferro, piombo, &
lino, & altre materie vtili, &
22DISCORSO opportune. Hora egliſi potrebbe dubitare per qual cagio
ne
à queſte Machine ſi dia titolo di ſe mouenti, più che
al
carro, che vien’tirato da caualli, &
al molino che vien
moſſo
da l’acqua, auenga, che coſiſia, nelle ſe mouenti il
contrapeſo
, come ne carri il cauallo, &
ne molini l’acqua,
eſſendo
che non meno il cauallo, e l’acqua ſi muouano
per
ſe ſteſsi di quello, che ſi facciano il miglio, e la rena ca
denti
dalforo de’ cannoni &
il contrapeſo medeſimo ver-
ſo
il centro.
A queſta dubitatione può riſponderſi dop-
piamente
, perciò che il cauallo non è parte del carro, ſe
non
largamente preſa, ne l’acqua del molino, come il con
trapeſo
è parte della Machina.
Ondenaſce, che eſſendo il
cauallo
, e l’acqua principij eſterni, non ſi poſſa dire che
quelle
machineſi muouano da ſe ſteſte, mapiù toſto ſiano
moſſe
da coſa, che è fuori diloro, auéga che chi dice coſa,
che
ſi muoue, ponga il principio del moto nella coſa, che
ſi
muoue, oue chi dice coſa moſſa, ponga il motore, cioè il
principio
del moto fuori della coſa moſſa.
L’altra ragio-
ne
, e forſi migliore, è che nel carro, e nel Molino, i motori
ſono
manifeſti, cioè il cauallo, el acqua, onde ve duti da
tuttinon
può cadere altrui nel animo che quelle machine
perſe
ſteſſe ſi muouano;
Ilche non auiene in queſteſe mo-
uenti
, nellequali il principio del moto che è il contrapeſo,
ſe
ne ſtà naſcoſto, e non veduto da niuno, e che queſta ſe-
conda
ragione ſia buona, s´argomenta dall hauer voluto
Herone
auertirci, che le machine ſi facciano tanto piccio-
le
, che non poſſa cadere nel animo de gli ſpettatori, che
dentro
vi poſſa eſſere perſona che le muoua, quaſi che
egli
voleſſe dire, che caduto chefoſſe nell’animo di chi ve
de
, che dentro vi haueſſe poſſuto capire vn huomo che le
moueſſe
, conoſciuto il motore ceſſaſſe la marauiglia, &
la
ragione
del chiamarle ſemouenti.
Nondimeno
2310DI CHI TRADVCE. dubitarſi mcora onde naſca, che con tutto che i contra-
peſi
de gli horologgi ſi vedano, per tanto ſi chiamino, &

ſitenghino
da tutti per Machine ſe mouenti;
Alche ſi ri-
ſponde
, che ſe bene il contrapeſo è motore, muoue di ma
niera
, che da chilo vede, è giudicato, che non ſimuoua,
eſſendo
inſenſibile il moto del contrapeſo, come è quaſi
quello
del creſcere dell’herbe, onde vedendoſi muouere
la
ma china, e non quella coſa che la muoue, pare à prima
uiſta
, &
à le genti groſſe, che la machina ſia moſſa non dal
contrapeſo
, ma da ſe ſteſſa ſi muoua:
le machine ſpiritali
ſono
meno capaci di diſpoſitione hiſtorica, &
fauoloſa di
quello
che ſi ſiano le ſe mouenti mobili, ele ſe mouenti
mobili
meno capaci della medeſima diſpoſitione, che le
ſe
mouenti ſtabili, come notò ne gliſcritti, che traducia-
mo
, il noſtro Herone, il che naſce perche nelle ſtabili ci
aiutiamo
con la pittura, oue nelle mobilinon ci ſeruiamo
nel
prĩcipale altro che di coſe ditutto tõdo, e dirilieuo.
I maeſtri di queſti artificij appreſſo gl’antichi furono detti
Thaumaturgi
come dice Herone, e ſecondo Pappo nel
proemio
dell’ottauo Thaumaſiurgi, e da altri Taumato-
pij
, che altro ſuona in ſomma, che fabricatori, e fattori
d’opere
marauiglioſe:
percioche Thauma in Greco altro
vuol dire che marauiglia, ò miracolo, e di quiè, che fa
cendo
l’iride con la ſua ſubita apparitione, con la varietà
dei
colori, la chiarezza, &
rotondità ſua, marauigliar le
genti
, ipoeti antichila chiamarono figlia di Thaumantc
cioè
dell’ammiratione;
& in vero, come non ha da porge-
re
marauiglia il veder che l’arte, laquale è principio eſtrin
ſeco
, dia à le coſe inanimate vn moto intrinſeco, e ſimile à
quello
, che à le coſe naturali da la natura medeſima?
Ti-
tolo
di Thaumaturgo meritò fra ſanti Gregorio antico
Veſcouo
di Neoceſarea di Ponto, e ciò, come dice
24DISCORSO ſtoria, per la grandezza de’ miracoli ſuoi; auenga che, con
l’oratione
, eglitrasferiſſe i monti, ſeccaſſe le paludi, e col
ficcar
ſolo il baſtone nella ripa, fermaſſe l’impeto e l inon-
datione
del ſiume Lico.
La marauiglia naſce dal veder al-
cuno
effetto non ſolito, e giudicato impoſsibile, e del qua-
le
ſiſappia la cagione, e tali apunto ſono gli effetti pro-
dotti
da queſte machine, e di qui è, che quando alcuno di
queſti
giunge in vna Città, concorrono le genti à popolo,
&
per vedere non ſi curano di ſpe ſa del danaio. Nel libro
de
Mundo ad Aleſſandro, che allegammo diſopra, queſte
machine
furono dette Neuroſpaſti, che tanto vuol dire,
quanto
machine tirate da nerui, auenga che quelle cor-
dicelle
, che paſſano loro le membra, babbiano in loro la
forza
medeſima che ne gl’animali apunto hanno i nerui.
Io ſtimo nondimeno che viſia differenza trà l’ Automato
e’l
Neuroſpaſto, cioè che l’automato ò ſe mouente, ſia
quello
in cui l’artefice non tira le corde, ma il contrapeſo
occulto
, ouene i Neuroſpaſti ſenza l´aiuto de’ contrapeſi
l’artefice
medeſimo tira hor queſta, &
hor quell’altra cor-
dicella
per far muouere à le figure il braccio, la mano, il
piede
, &
il capo, ò gl’occhi come vediamo in quelle ima-
ginette
, che per traſtullo fogliono darſi à bambini.
Mae-
ſtro
di queſte machine, ſecondo Pappo, &
Atheneo, non
può
eſſere ſe non colui, che ha buona cognitione delle ma
thematiche
, e principalmente di quella parte che ſerue al-
le
machine, &
congiunto à quella vna grande aſſuefat-
tione
all’arti manuali, come ſono quelle dellegno, e del
ferro
, &
è d’ingegno perſpicace inuentiuo e ſuegliato; per
cioche
ſenza queſto, poco giouerebbono le Mathemati-
che
;
ma l’ingegno le mathematiche giouerebbono
ſe
biſognando poi venire all’eſſecutione la mano non foſ-
ſe
atta miniſtra dell’intelletto, manco induſtria
2511DI CHI TRADVCE. no, come ſi diſſe, gli ſpiritali; vn poco maggiore le Se mo-
uĕti
ſtabili, gran diſsima poile Se mouenti mobili.
Dall’in
duſtria
, che ſi ricerca nel recar à ſine queſte coſe, miſiſcuo
pre
vna marauiglia, e queſta è, che ſecondo Ariſtotile,
quell’arti
ſono ingenioſiſsime, &
per conſequenza nobili,
che
più adoperano l’ingegno, e meno il corpo, &
eſſendo
tale
la natura di queſte, cioè, che gli arteſici loro ſopra tut-
ti
gli altri ſi vagliano dell´intelletto, e meno del corpo:

tutto
ciò ne ſiano ſtimati vili, e perſone di niun conto;
la
cagione
ſecondo me è queſta, che, eſſendo per lo più le
perſone
, che v’attendono, plebee, d´animo abietto, mer-
cenarie
, e tutte date alla ſordidezza del guadagno, le co-
ſetrattate
da loro ne vengono affette, in vn certo modo, e
ne
perdono quella riputatione che la propria perfettione
dourebbe
apportar loro;
e ciò auiene apunto come alle
matematiche
, &
all’arte della medicina, dellequali tutto
che
quelle fra le ſciéze, al giuditio de’ migliori filoſofi, ſia-
no
grandemente nobili, e queſta frà l’arti meriti il primo
luogo
;
nondimeno pare che appreſſo le genti habbiano
perduto
in parte il naturale ſplendore;
dopò che co-
minciorno
à mal trattarle i ciurmatori, iſalimpauchi, i cir-
culatori
, &
altre genti infami, e mercenarie, e ciò ha ca-
gionato
che la parola Mecanico, laquale all’ orecchie gre-
che
ſuonaua con titolo honorato inuentore, e fabricato-
re
di Machine;
alle genti di queſto tempo, e particolarmĕ-
te
Italiane altro non ſignifichi, eccetto che vile mercena-
rio
, abietto, volgare, &
ſordido: Benche altri potrebbono
forſe
dire, che ciò foſſe nato dall’errore fatto dalle perſo-
ne
ignorãti, lequali ſenza diſtinguere frà l’ARchitetto, &
il
manuale
, hanno dato il nome dell’Architetto al manuale
medeſimo
, come auiene, quando chiama Comici, quegli
infami
recitatori di comedie che vanno intorno,
26DISCORSO loro quel nome che non à mimi, & hiſtrioni ma principal-
mente
conuiene al ſommo artefice, che altro in quel ge-
nere
non è che il Poeta medeſimo perſe ſteſſo honorato,
enobiliſsimo
.
Il chiamar dunque Mccanicii Miniſtri de’
Mecanici
conſperſo il nome di quella bruttura che
hoggidi
porta ſeco.
O per queſta dũque, ò per quell’altra
cagione
che ciò ſi ſia auenuto, baſta, che ſi può ridurre à
l’ignoranza
del vulgo, &
all’ottuſezza del giuditio ſuo.
Non aueniua queſto ne’ tempi che’ queſti artificij erano
trattati
da quei gran Filoſofi, come erano Archita, Eu-
doſſo
, Archimede, &
altrihuomini tali, e di ciò faccia fede
l’hauer
hauuto per lodatori i Polibij, i Plutarchi, i Clau-
diani
, etante altre perſoneſingolari.
Altriè, che dice, la po
ca
riputatione di coloro, che v’attendono, naſcere di qui,
che
poco ſiano neceſſarie queſte arti al vitto humano:
il
che
quanto ſia inconueniente, ſi miſuri dalla nobiltà del
fornaio
, del calzolaio, e del facchino, de l’arte de’ quali
non
vi è coſa più neceſſaria, &
per il contrario ſiguardi à
quella
del Poeta, tutto che i Poemi, ne ſi mangino, ne ſi
calzino
, ne aiutino i mercatãti à ſtiuar le naui, ne ad empi
rei
Magazini.
Nobili dunque per ſe ſteſſe ſono queſte ar-
ti
, ma ignobilitate da gl’accidenti, che diceuamo;
& della
nobiltàloro
potiamo accorgerci di qui, che l’inuention
loro
è antichiſsima, &
antichiſsima la riputatione; che è
marauiglioſa
, che prin cipalmente è aiutata dalla purità,
&
dalla finezza de l’intelletto; che non imbratta il corpo,
che
non molto biſogno della forza dilui;
& in ſomma,
che
perſe ſteſſa è dirizzata al guadagno, ma ſolamen-
te
ad vn piacere, che fra quelli del ſenſo, come quello del-
la
muſica è puro, &
honeſto, ne meno di quello ſe ne paſſa
alla
ricreatione dell’intelletto, del che è ſegno il veder noi
mentre
le ſtatuette da ſe ſteſſe ſi muouono, gl’huomini
2712DI CHI TRADVCE. le riguardano ſtarſene coſi immobili, come per natura
dourebbono
ſtare le ſtatue dello ſpettacolo;
ne poco ſe-
gno
, ſecondo me, dell applicatione dell’anima porge il ve
der
l’huomo immobile, e pendente, quaſi dalla coſa, à cui
egli
fatto l’applicatione.
Tale è la natura di queſt e ma-
chine
.
Veniamo hora à dire qualche coſa del fine à che
fono
ritrouate, e come ſerua alla felicità, percioche di qui
pigliano
tutte le coſe che ſi fanno, natura di buone, o di
cattiue
;
di buone, giouan do al conſeguimento dilei, cat-
tiue
portandogli impedimento.
Prima dunque dall’eſfere
queſte
inſtrumenti può eſſer maniſeſto che ſemplice men-
te
ſiano coſa buona, come ſono i penelli, le ſeghe, &
i da-
nari
, nondimeno chepoſſano eſſere oprate malamente;
cioè fuori di tempo & à cattiuo fine; Coſi pare ancora
cheſia
inſtrumento de la felicità il traſtullo, &
il giuoco,
auenga
che preſo per ricreatione, e per ſolleuamento
del’animo
, oppreſſo dalla ſomma de penſieri, egli ſia de-
gno
dilode, oue preſo per principale attione e fatto fine,
merita
biaſimo, e vituperio.
Nondimeno à chi conſidera
il
vero, il biaſimo, e la lode non è nell’in ſtrumento, il qua-
le
, come ſemplicemente è buono, coſiſemplice mente de-
ue
lodarſi, ma in colui che bene ò male, cioè, ò virtuoſa-
mente
, ò vitioſamente ſe ne ſerue.
Vifono certiluoghi, e
tempi
, ne quali da più ſeueri filoſoſi, che habbiano inſtitui
to
republiche, e fatto lecito il ceſſar dalle fatiche, &
ri-
crearſicon
qualche honeſto piacere, il che ſommamente
gioua
alla particolare, &
alla publica felicità; e di quiſono
i
di@geniali, le feſte, gli ſpettacoli, le caccie, le gioſtre, &
i
publici
conuiti.
Frà le coſe dunque che poſſono ſommini-
ſtrarcihoneſto
, &
virtuoſo piacere, poſſono ragioneuol-
mente
riporſi queſte machine’, di che noi parliamo;
e ciò
tanto
più, che dall’ingegno pendono tutti queſti artificij,
28DISCORSO non dall’arti diaboliche, e riprouate, come ſono quelle de
gl’incantatori
, che con l’aiuto de’ mali ſpiriti fanno traue-
dere
.
Serueſi dunquel vna de’principij naturali, el’altra
de’ſopranaturali
, ma diabolici:
La onde riſpondono coſi
fraloro
, come la magica, ela magia naturale, l’vna delle
quali
è diſcacciata da tutte le leggi, el’altra abbracciata, e
lodata
ſopra modo.
Potrebbe nondimeno eſſere alcuno
che
rinfacciaſſe à queſt’arte la fraude, la quale ricuopre
gli
artificij ſuoi, e riponeſſe quegli, che v’attendono nel
numero
de’preſtigiatori, e di quelli, che fanno truedere
altrui
;
ma conſiderato il vero, ſarebbe ingiuſto, che ciò
faceſſe
, poi che non ogni inganno è illecito, ogni rico
primento
del vero è biaſimeuole;
percioche eſſendo buo-
no
il piacere honeſto, quell inganno, che ſenza nocumĕto
altrui
può ſomminiſtrarcelo, prĕde natura di buono, coſi
è
degna dilode la fraude di quel medico, che inganna l’in
fermo
, e l’ingiuſtitia di colui, che rende il depoſito del
la
ſpada all’huomo furioſo.
Per altre ragioni ancora meri-
tano
lode queſte machine, cioè dall’eccitar l’animo di chi
le
vede alla contemplatione delle cauſe, onde naſcono le
marauiglie
de gli effetti loro;
e queſto è vno di quei pia-
ceri
, cheſuol venirci dalle coſe nuoue;
il quale, come dice
il
Filoſoſo, ſuol ceſſare toſto, che l’intelletto diſcoper-
to
, mediante la contemplatione, ciò che in loro ſitroua di
mirabile
.
Herone per altro riſpetto laſciò ſcritto che foſ-
ſero
ſtimate da gli antichi, cioè perche in queſte ſi com-
prende
tutta quella forza, dallaquale dipende tutta la ret-
ta
ĩſtitutione delle machine:
dimaniera che ſe nobile per
ſe
ſteſſa è l’arte delle machine, e queſta delle Se mouenti,
l’abraccia
tutta, e la contiene, è forza che ſia molto nobi-
le
, e degna inſieme d’eſſere con molta ragione accettata.
Bartolomeo Campi da Peſaro, huomo di grande
2913DI CHI TRADVCE. gno, mentre ſeruiua i noſtri Prencipi, fece (per quanto mi
vien
detto) vna tartaruca d’argento, laquale caminan-
do
per la menſa, mouendo i piedi, la coda, &
il capo, ſe
n’andaua
nel mezo;
doue apertaſi, come vna caſſetta, dal-
la
parte diſopra ſomminiſtraua liſteccadĕti.
Queſto me-
deſimo
ardì poi (coſa diſperata da tutti) di porſi à le-
uar
dal fondo del mare, oue era ſommerſo la ſmiſura-
ta
mole del Galeone di V enetia;
il che, ſe bene non gli
ſucceſſe
, lo ſcoperſe nondimeno giuditioſo inuento-
re
, la machina, atta per ſua natura ad alzare peſo mag-
giore
, onde s’argomenta che dall’hauer egli ſaputo fa-
bricare
vn’Automato egli haueſſe quella cognitio-
ne
delle machine, che ſecondo Herone, in queſta del-
le
Se mouenti ſuole eſſer compreſa;
benche ſe noi vo-
leſsimo
gli eſſempij de gli antichi, potreſsimo vedere
Archita
, &
Archimede eccellentiſsimi in queſte piace-
uolezze
eſſere ſtati grandiſsimi Maeſtri di Machine
belliche
da oſſeſe, &
da diffeſa. Herone in queſti due
libretti
, per piu cagioni;
è degno di molta lode l’vna
perla
chiarezza, e per la breuità, con laquale egli in-
ſegna
coſe cotanto intricate, e difficili;
l’altra per il bel-
l’ordine
, e m etodo, col quale egliſe ne caminando nel
darci
ad intendere le coſe, che propone.
Il ſuo modo è ri-
ſolutiuo
, perciò che propoſto, che egli ci quanto in-
tende
di fare, cioè il fine, che egli determina di confegui-
re
, narrando l’vna coſa dopò l’altra;
col medeſimo ordi-
ne
cele viene inſegnando;
e ritornando ſempre indietro
col
riſoluere, finche egli s abbatte in quei principij che
adoperati
con ordine contrario da chi deſidera di com-
porre
, guidano al fine intento, che nella mente dell arte-
fice
era principio, ſegue egli parimente l ordine della na
r
ura, laquale da’ più vniuerſali, e confuſi, diſcende a’
30DISCORSO particolari, e diſtinti: perciò che nel principio ragiona
egli
di queſte coſe generalmente, dopo diſcende alle ſpe-
tie
, di che egli intende trattare, eſecondo quelle diuide
i
libri;
Dopò ſcopre quello, che ciaſcuna di quelle due
ſpetie
ci prometta, e preſigli eſſempij ch’hanno da ſerui-
re
, ne fa narratione prima cõſuſa, dopo aperta, ſteſa, e par
ticulareggiata
, e finalmente conl’ordine, col quale egli
le
ſtende, torna poi, come diceuamo ad inſegnarci di par
te
in parte il modo da cõdurle alſine.
Nel moſtrarci i mo
ti
parimente ſi guardo dal diſordine, perciò che prima
volle
ragionare dellocale, che ſi ſa da tutta la machina
mobile
ſu le ruote della baſe, e poi di quello, che ſiſa da
ciaſcheduna
imagine, e parte della Machina nel tempo
ch’ella
ſtà ferma, e ſi muoue diluogo:
In ſegnando poi
i
moti di tutra la machina prima comincia dalretto, co-
me
quello che è ſimpliciſsimo, dopo trapaſſa al circulare
primo
ſemplice dopo il retto:
dopo inſegna il moto per
gli
lati d’vn paralellogrammo di angoliretti, come di ſi-
gura
manco perfetta della circulare;
e finalmente viene
à
quello del ſerpeggiare, come quello che per eſſere mi-
ſto
di più moti, è irregolare, inordinato, e non ſemplice
come
gli altri.
Queſte coſe ci piace hauer voluto auerti-
re
, non tanto per moſtrare la diligenza di queſto Autto-
re
, laquale può eſſere à chi non è cie co per ſe ſteſſa aſſai
manifeſta
, quanto per far auertito, chi ſi poneà ſcriuere
coſe
tali, à fuggir, quanto più ſi può, l’inordinatezza, e la
conſuſione
.
Habbiamo diſcorſo aſſai ſopra le machine
in
genere, e ſopra l’opera.
Onder reſta che diciamo alcuna
coſa
appartenente all’Hiſtoria, &
alla vita dell’Autore,
perciò
che diſcorrendo noiſopra vn’opera, che non è al-
tro
, che vn’effetto di lui, non ſolo non è inconueniente,
ma
giuſto, che eſſendone eglila cauſa, facciamo
3114DI CHI TRADVCE. parola di lui. Diciamo dunque che il noſtro Herone,
cioè
quello di cuihabbiamo gli ſpiritali, ele Machine Se
moucenti
;
nacquc in Aleſſandria d’Egitto, onde ſipreſe il
cognome
di Aleſſandrino e ch’egli atteſe con tutto l’ani-
mo
alle Mathematiche, eſopra tutto ſi dilottò di ſeruir-
ſene
all’vſo delle machine, e perciò ſu ſtudioſiſsimo delle
coſe
d’Archimede, eſcriſſe ſoprai quaranta Ritrouati di
lui
, eprincipalmente fece vn librointolato (come dice
Pappo
nel V I I I.)
Barulco, cioè conduttore, o tirator di
peſi
, eſcriſſe dopò Filone:
mainanzi Pappo delle cinque
potenze
, e cometeſtiſicail modeſimo le riduſſe alla libra
è
connumerato queſti da Eutocio Aſcalonita fra quelli,
che
honoratamente s’affaticarono, e rittouaronola du-
platione
del cubo, come afferma il medeſimo Pappo nel
ottauo
.
Scriſſe ancora, come aſſerma Eutocio, nelleintro
duttioni
Mecaniche, delle Baliſte, òtormenti dalanciar
dardi
, laqual opera vàhoggiperlemanide’ litterati nella
lingua
in che egli la ſcriſſe:
Fecc anco altre opereintito-
late
Camariche, e Cambeſtrie, ſopra lequali fece com-
mentarij
Iſidoro Mileſio, de’ quali Camarici, &
Cambe-
ſtrij
ſitroua mentione nella Belopija, cioè in quello che
diciamo
delle baliſte, e de Tormenti da lanciare dardi.
Scriſſe parimente de glihorologgi dall acqua come egli
medeſimo
aſſerma nel proemio de gli ſpiritali, eteſtiſica
Papponel
proemio del ottauo de’ſuoi collettanei;
ſcriſſe
anco
ſecondo il teſtimonio del medeſimo, vn libro de
Mecaniche
, come haueafatto Filone.
Affaticoſsi queſto
grandementenel
ridurre in ordine le coſe de gli Anti-
chi
, e nello oſporle, e ſpiegarle.
Fu diſcepolo di Creſibio
Aſcreo
fabricator di Machine, e ſigliuolo del Barbier
Ale
ſſandrino, ilquale, comeſcriue Atheneo nelſuo Di-
noſoſiſti
ſiorì ne´tempi delſecõdo Tolomeo Euergete,
32DISCORSO ch’egli foſſe diſcepolo del detto Cteſibio vien affermat@
dall’altro
Herone Mecanico, nel23.
c. del primo delle ſue
Machine
belliche.
Hodetto dell’altro Herone mecanico
per
ſcoprire, e notare vn grãde errore dell’Autore Tede-
ſco
nella ſua Biblioteca, e di Pietro Ramo, ingãnato ſorſe
da
lui, nelle ſue ſcuole Mathematiche, percioche cõſondĕ
do
queſti peringãno del nome della proſeſsione queſti
due
gli preſero, come per vno.
Maegliè manifeſto che
queſti
foſſero i medeſimi, auĕga che dal Mecanico ſia
affermato
quell’altro eſſer Aleſſandrino, e diſcepolo di
Cteſibio
Aſcreo.
Di piu, chiara coſaè, cheil Mecanico
foſſe
dopo Chriſto, chiamando eglii Romanì cultori di
Dio
, &
amatori di Chriſto, oue il noſtro, come ſi cõprĕde
da
gli ſpiritali, e dalle fauole ch egli diſpone in queſti li-
bri
che traduciamo, ſi diſcopre Gĕ@ile.
Queſto errore inã-
ziànoi
era ſtato d1ſcoperto da Franceſco Barocci nelle
annotationi
fatte ſopra l’opere del Mecanico, tradotte da
lui
;
il che ſia detto per d@fraudarlo in queſta parte del-
la
lode che per hauer veduto queſto vero ragione gli
ſi
deue, etanto baſti hauer detto coſiintorno alle Machi-
neſe
mouenti, come all’Hiſtoria di queſto Autore, vna
particella
dell’opera del quale ciſiamo affaticani ditrarre
dalle
mani del tempo, nella quale immeritamente ſin’à
queſto
giorno era ſtata ſepolta.
DICHI ARATIONE DELLE FAVOLE
di
che ſi ſerue l’ Autore nelle ſue diſpoſitioßi.
PErche non ſolo per le perſone intĕdĕti dell’antichità
habbiamo
tradotto queſte opere:
ma per quelli che ſe
bene
ſono informati di queſte coſe, hanno però felici-
nell’opere delle mani;
habbiamo giudicato molto vti-
le
il dar loro qualche lume di quelle fauole, che in queſte
machine
ſi diſpõgono, perciò chemolto meglio
3315DI CHI TRAD VCE. forza della diſpoſitione, chi prima è bene informato del-
la
natura della fauola.
Quella delle Se mouentimobili è
aſſai
nota àtutti, perciochenon uiè quaſi perſona, la qua
le
non ſappia che Bacco è inuentore del vino, che le ſa-
cerdoteſſe
ſue ſi chiamarono Baccãti, che ne’ſacriſicij che
gli
ſi faceuano andauano corrĕdo ſcapigliate, furioſe, ſo-
nãdo
cĕbali, e tãburi:
che fra gli animali era ſacrata à lui
la
Pãtiera;
e che egli, in uece di ſcettro, portaua iltirſo,
cioè
vn’haſta à foggia di zagaglia circondata d’vn ramo
d’hedera
piena difoglie.
Potrebbe nondimeno trouarſi
chi
dubitaſſe perche in cima delſuo tĕpio foſſe poſta una
Vittoria
la corona in mano.
Egli è adũque da ſapere,
che
queſto Dio diedemolt’opera alle coſe della guerra, e
uagãdo
per il mõdo, ſoggiogò molte nationi, e partico-
larmente
quelle dell’India.
Altro dunque non dinota, ſe-
condo
me, quella Vittoria, eccetto quella che riportò de’
popoli
debellati.
La corona poi, che la Vittoria ha in ma-
no
, può dinotar quella, che gli fu poſta in ſegno di uitto-
rioſo
, e Trionfante, ouero perche egli (come ſcriue Dio-
doro
) delle corone regie foſſe ritrouatore, perciò che io
non
mi credo, che poſſa addattarſi alla Corona, che da
lui
fu donata ad Ariadna, e queſto è quanto ſi poteua
dire
intorno al Bacco della mobile.
Circa la fauola poi
della
ſtabile, per eſſer alquanto men nota alle genti idiote
dirò
alcuna coſa più particolare.
Egli è dunque da ſapere
che
Nauplio (come ſcriue Pauſaniane’ Corintiaci) figli-
uolo
diNettuno, e di Amimone ſignoreggiò ne’tĕpianti
chi
quell’Iſola, che all’hora ſi diſſe Eubea, &
hoggi ſi chia
ma
Negroponte.
Queſti (ſecondo Filoſtrato ne gli Heroi
ci
) di Climene guadagnò Palamede, huomo ne’ ſuoitem
pi
eccellentiſsimo, ilquale con gli altri Greci, ſe n’andò
a
lla guerra Troiana;
ma prima ſi concitò incontro
34DISCORSO d’Vliſſe, come ſcriuono per queſta cagione. Vliſſe per
non
ſi trasferir à quella guerra ſi ſinſe pazzo, &
perche
foſſe
data maggior fede al ſuo inganno congiunti al gio-
go
animali diuerſi, andaua ſeminando il ſale:
ma Palame-
de
per diſcoprir la fraude, poſe Telemaco ſigliuolo di
lui
, e bambino, doue egli douea paſſare con l’aratro, ilche
fatto
, &
oſſeruato, che nel paſſargliſopra egli ſoſpendeua
l’aratro
, fu diſcoperto, &
sforzato contra ſua voglia d’eſ-
ſer
con gli altri in quella ſpeditione.
V’aggiungono anco-
ra
, che eſſendo Vliſſe mandato in Tracia à prouedere di
grano
per l’eſſercito, riſerì dinon ne trouar punto:
ma an-
datoui
dopò lui Palamede, neritrouò, &
conduſſe gran-
diſsima
copia.
Per queſta dunque, ò per quell’altra cagio-
ne
dicono che Vliſe, machinandogli contra, finſelittere
di
Priamo, nelle quali pareua, ch’egli il ringratiaſſe d vn
tradimento
fatto perlui, e che diceſſe d’hauergli manda-
to
perciò gran copia d´oro;
del che accuſato dal mede-
ſimo
Vliſſe, cercandoſi nel padiglione, trouato l’oro, che
furtiuamente
ci era ſtato ſepelito;
Palamede comereo di
tradimento
, fu fatto morire à colpi dipietre.
Nauplio in-
teſo
il fatto ſopportandolo acerbamente deliberò di ven-
dicarſene
;
onde hauendo inteſo che i Greci vittorioſi,
neltornarſene
alle caſe loro, erano agitati da vna gran-
diſsima
fortuna, poco lõtano da vn promontorio dell’Iſo-
la
ſua detto Cafareo aſpriſsimo, e pieno diſcogli, alzò di
notte
alcune faci, leqnali vedute da Greci, eriputati fari,
e
lanterne, voltarono à quella parte, epercotendo ne gli
ſcogli
fecero miſ rabile naufragio;
e per queſto fatto
auenne
(comeſcriue Pauſania ne Meſſenici) che i ſaſsi
Capharei
, che prima erano oſcuri, e non famoſi, ne diuen
taſſero
celebratiſsimi, e nobili.
V’è poinella diſpoſicione
di
queſta Machina l’Aiace, che nuota la Pallade che
3516DI CHI TRADVCE pare, & il fulmine che cada ſopra l’ Aiace. L’hiſtoria èta-
le
di due Aiaci, che ſi trouarono nella guerra di Troia
detti
da nomi de Padri, l’uno Telamonio, el’altro Oileo.
Queſto ſecondo nella preſa della Città violò Caſſandra
Ve
rgine, eſacerdoteſſa di Palladen@l@empio della me-
deſima
Dea.
Laonde, Palladeadirata, mandòà Greci
quellatempeſta
che ſi diſſe vicino àſaſsi Capharei, nella
quale
Aiace, mentre notando cercaua di ſaluarſi, dal-
la
medeſima Dea percoſſo d’vn fulmine, &
vcciſo, il caſo
è
nobiliſsimo, e nel primo dell’Eneideſpiegato da Virg.

con
verſi di queſto tenore.
Hor non poteo de’ Greci arder l’ Armata
Pallade
, e profondargli à l’onde in ſeno,
Solper
follia, ſolper error d’vn ſolo
Aiaced
Oileo?
Da l’alte nubi
Lanciò
coſtei l’impetuoſo ſoco
Di
Gioue, i legni fracaßò, da venti
Turbar
il mare, eluiche ſiamma fuori
spi
raua ancor’daltrapaſſato petto,
Diede
à Turbini in preda, &
infelice
Aſſiſſe
ad vno ſcoglio alto, &
acuto.
10[Figure 10]
36
DIHERONE
ALESSANDRINO

DELLE
MACHINE
SEMOVENTI
,
LIBRIDVE.
IL Trattato delle Machine Se mouenti, è
11 ſtato dagli antichi riputato degno di cſ-
ſerericeuuto
, coſiperla varietà dell´arti-
ficio
, coméper la marauiglia dello ſpetta-
colo
.
Percioche per dirloin vna parola,
non
vèparte delle Mecaniche, laquale in queſta delle Se mouenti non ſia comprefa;
e ciò per le coſe, che in
queſte
à parte per parte ſi fanno.
Quello poi, che da que-
ſte
ſi prometta, è tale.
Si fabricano Tempij, 22 Altari proportionati, cheſimuouono da ſe medeſimi,
&
ſi fermano in alcuni determinatiluoghi, & delle 33 gini, cheſopra viſono, ciaſcuna mouendoſi con vn pro-
prio
moto cõueniente à quello, che ſirichiedealla 44 poſitione, ò fauola, che s’ha innanzi;
finalmente ſeneri-
tornano
nelluogo di prima.
Quefti artificij di Se mouen-
ti
ſi chiamano Mobili, percioche v’è vn’altra ſpetie di lo-
ro
, che ſi chiama, ſtabile.
Quello, che da queſta ſeconda
ſpetie
ſi prometta, è tale.
Sopra vna certa colonnetta 55 pone vna tauola con le partite aperte, & in quella 66 comodata vna diſpoſitione di figurette, che rappreſenti
qualche
fauola.
Chiuſe dunque le partite della tauola, s’a
prono
da ſe medeſime, &
appare il dipinto ordine
3717LIBRO PRIMO. ſigure, & indià poco chiuſe le partite, & di 11 ſe ſteſſe aperte, appare vn’altra diſpoſitione di figure cor-
riſpondente
à quella che ſi vidde prima, dinuouo chiuſe,
&
aperte le partite appare vn’altra diſpoſitione di ſigure
corriſpõdente
allaprima, e queſta ouero fine alla pro-
poſta
fauola, ouero dopoleineappare vn’altra, fin tan-
to
che la fauola ſia condotta al fine.
E delle figure che ſo-
no
dipinte ſu la tauola ciaſcuna può vederſi in moto quan
do
la fauola lo ricerchi, come ſarebbeà dire, che alcune
ſeghino
legni, altre adoprino l’aſcia, altre la mazza, &
22 altre ſi vagliano della ſcure, & ad ogni colpo facciano
quello
ſtrepito, che nel vero ſi ſuole vdire.
Si poſſono an
cora
far altri moti dietro la tauola, come accendere il
fuoco
, far’ apparer figure, che prima non ſi vedeuano, e
di
nuouo farle diſparere;
& in ſomma egli è poſsibile dar
loro
quel moto, chepare altrui, ſenza biſogno di acco-
ſtarſi
alle figure.
E poil operatione delle ſe Mouenti ſta-
bili
più ſicura, men pericoloſa, e più capace di qual ſi uo-
glia
diſpoſitione, che non è quella delle mobili.
Chiama-
uano
gli antichi gliartefici di queſte taumaturgi, e 33 per lo ſtupore, che apporta ſeco queſto ſpetracolo.
Ho-
ra
in queſto libro noi ſcriuiamo delle mobili proponen-
do
vna diſpoſitione varia ſecondo noi, la quale s’adatte-
ad ogn’altra diſpoſitione;
di maniera, che chieleggerà
di
diſporre altra coſa, non hauerà che cercare per far
che
operi la ſua diſpoſitione.
Nel ſeguente poi ſcriue-
remo
delle ſe Mouenti ſtabili.
Biſogna prima che ilpia-
no
;
per il quale deue caminare la machina ſe Mouente
ſia
duro, non inclinato, &
eguale, acciò che le ruote ſue
premute
non ſi profondino, &
non ſiano impedite da
qualche
aſprezza;
ne ſiano ſpinte verſo l’aſceſa, accio-
che
non tornino a dietro.
Ma quando non s habbia com-
modità
di piano tale, quale è queſto, che ſi dice,
38DELLE MACH. SE MOV. porre tauole ſpianate ſopra il piano, nelle quali, per il
lungo
ſiano canaletti diregoletti imbroccati, acciò 11 ne’ detti canali poſſano girarſi le ruote.
Le mobili biſo-
gna
fabricare di legni ſecchi, ò leggieri;
eſe pure deue
farſi
qualche coſa d altra materia, ſarà dibiſogno di
sforzarſi
di fare, che al poſsibile ſia leggiera, acciò che
per
il peſo non ſia diſſicile à muouerſi.
Biſogna, che tutte
que
lle coſe lequali deuono voltarſi in giro, ò mouerſi, ſia-
no
diligentiſsimamente tornite, e quelle coſe intorno,
che
ſi muouono, ſiano pulite, enon aſpre, come ſono le
ruote
intorno fuſi di ferro dentro moggiuoli parimente di
ferro
;
e gli animali intorno gli aſsi di metallo dentro
canne
, ſimilmente di metallo addattati frà loro.
Biſogna
anco
ſpargeruidentro dell’olio, accio che intutto, e per
tutto
ſiano racilial volrarſi, enon vi ſia vna minima ſtret
tura
, perche altrimente, e con ragione non ſi conſegui-
rebbe
nulla di ciò, che ſi propone.
Biſogna ſimilmente,
chel@
corde, le quali adopriamo perqueſto, neſi ſten-
dano
, ne ſi ritirino;
ma conſeruino quelle lungh zze,
che
haueuano nelprincipio;
il che ſi conſeguirà, quando
noile
diſtenderemo intorno qualche cauiglia tirandole
fortemente
, &
laſciandole coſiper vn poco, e di nuouo
tornando
à tirarle, e facendo ciò piu volte vi freghere-
mo
, ò ragia, o cera.
Meglio è ancora, ſe attaccan-
doui
vn peſo le laſciaremo coſi per vn pezzo, perche
le
corde, le qualiſono ſtate à queſta proua, ò non ſi ſten-
derannopunto
, ò in tutto poco;
eſe pure dopo l@hauer-
le
attaccate alla Macchina fe Mouentetroueremo alcune,
che
ſi ſiano allungate, leracconcieremo.
Le corde diner-
uo
, ſiano di qualſi voglia ſorte, non debbono 22 rarſi;
perciò che ſecondo lo ſtato dell’aere s’allungano,
&
ſi ritirano, ſe non quando ſarà di biſogno adoperar
33 l’Hyſplengio, ilquale ſia come nelle catapulte 44
3918LIBRO PRIMO. l’aſſeteſo al ſemituono, come dopo ſi farà chiaro: Tutte
queſte
Mobili pigliano il principio del moto dal Hy-
ſplengio
, ò contiapeſo di piombo;
commune al motore,
&
al moſſo è la corda, la quale vno de’capi legato al
motore
, el’altro auiluppato al moſſo;
il moſſo è l’aſſe, in-
torno
alquale s’auiluppa la corda.
All’aſſe, ò fuſo ſono
congiunte
le ruote, dimaniera che raggirato l’aſſe, eſui-
luppata
la corda, ſi girano inſieme anco le ruote appog-
giate
ſu’l piano;
& intorno alle ruote giace il Plint11 ò caſſetta del ſe Mouente mobile; la teſtapoidel Hiſplen-
gio
, ouero la grauezza del contrapeſo, deuono di ma-
niera
riſpondere altutto, che non ſia ſuperato dalla caſ-
ſetta
, il contrapeſo, ne lateſa dell’Hiſplengio;
glialtri
mouimenti
, fuori di quello, che ſi da luogo à luogo,
naſcono
da tutte le corde, che ſono auiluppate à gli ſtru-
menti
moſsi, e raccomandate al contrapeſo.
Queſto
poiè
in vna certa canna accõmodata di maniera, che fa-
cilmente
poſſa diſcendere per eſſa :
Nella canna poi,
nelle
mobili ſi getta ò miglio, o ſenape, per eſſerel vna,
&
l altra di loro lcggiera, & ftuſsibile: Nele ſtabili ſi getta
arena
aſciutta lequali coſe ſcorrendo fuoridal fondo del-
la
canna il contrapeſo, pian piano diſcend@ndo, cagiona
il
mototirando ciaſcuna delle corde.
Principio del moto
è
il tiramento della corda, e fine, e ſtato del medeſimo è
lo
ſciogliméto della medeſima cadendo l’vncinetto dalla
punta
, che è fitta nell’inſtrumento moſſo;
le cordepoi, che
dal
contrapeſo ſono tirate, tutte con egualtempo ſono ti
rate
, nondimeno non fanno in egual tempo i motiloro, e
ciò
per non eſſere auiluppate intorno inſtrumenti fra ſe
medeſimi
eguali, ma alcune diloro ad alcuni di maggiori
&
altre intorno altri di minor circulo. Biſogna anco,
chele
corde di quegli inſtrumenti, che non deuono muo-
uerſi
inſieme, non ſiano teſe, mache habbiano 22
40DELLE MACH SE MOV. tamenti; e detti allentamenti biſogna ragomitolare, &
attaccare
con la cera dentro la caſſetta in luogo oppor-
tuno
, acciocheil contrapeſo pian piano diſtendendo il
rallentamento
tiri la corda.
Biſogna auertire ſimilmen-
te
alle corde, cioè, che ciaſcuna ſia attaccata al proprio
inſtrumento
, e di modo che non ſia auiluppata al con-
trario
;
percioche vna ſola di loro permutata, ouero aui-
luppata
al contrario, getterà ſotto ſopra tutto il reſto.
Biſogna oltra ciò ſchifare le diſpoſitioni antiche; accio-
che
più nuoua ne appaia l’opera;
percioche egli è poſ-
ſibile
, comediſopra detto, à colui che adopera que-
ſte
medeſime regole, il fare altre diuerſe diſpoſitioni:

Meglio
dunque in queſto fatto ſi porterà colui, che più
gratioſa
diſpoſitioneſaprà imaginarſi.
Quella che danoi
ſipropone
è tale.
4119LIBRO PRIMO. 11[Figure 11]
42DELLE MACH. SE MOV.
Vna baſe di lunghezza d’vn cubito in circa, di larghezza
intorno
quattro palmi, alta da tre con la cornice, che
coſi
da cima, come da piedi corre intorno.
Ne gliangoli
di
queſta baſe ſono poſate quattro colõnette alte intorno
otto
palmi, larghe due, con le ſue baſette di ſotto, e ca-
pir
elli adattatiui, incima ſopra i capitelli è poſto come
vna
cornice checorre intorno alta l’ottaua parte 11 tutta la colonna, come ſarebbe cinque dita;
ſopra queſta
cornice
ſi pongono tauolette à foggia diſolaio, cheſerra-
no
la ſua ſuperficie di ſopra, &
intorno gli corre vna
cimaſetta
.
ſopra queſto ſolaio nel mezo à punto, è poſto
vn
Tempietto rotondo, e riguardeuole, il quale ſei
colonne
;
fopra queſto è vna cupola à guiſa di cono con
la
ſua ſuperficie diſteſa, come* s’è detto;
nella 22 mità di queſta cupola è poſta vna vittoria con l’ale aper-
te
;
e con vna corona nella mano deſtra. Nel mezo poi
del
tempio ſtà vna imaginetta di Bacco, che nella mano
ſiniſtra
il tirſo, e nella deſtra la tazza, e gli giace vna
panteretta
à piedi;
Nelle parti poi dinanzi, e di dietro
del
medeſimo Bacco ſopra il ſolaio, che ſi diſſe, u è vn’al-
tare
, ſu la tauola del quale ſono pialature di tauole benif-
ſimo
ſecche, accioche ſiano commodiſsime all’abbruci-
arfi
:
A ciaſcuna colona poi del Tempio, dalla parte di
fuori
, è accommodata vna Baccante fatta in quel modo,
che
meglio pare altrui.
Stando di queſta maniera tutte
le
dette coſe prima, poſta la machina ſe Mouente in qual-
che
luogo diſcoſtandoci da lei dopo@non molto tempo,
ſe
ne caminarà in vn luogo determinato, e fermatauiſi,
accĕ
deraſsil’altare, che è dinãzi all’imaginetta di Bacco,
&
dal Tirſo, ch’eglihà à ſpruzzer latte, ò acqua, dal bic-
chiere
ſi ſpanderſa4;
il vino ſopra la panteretra, che gli è
poſia
à piedi;
ſi circonderà in tanto di feſtoni 33 quelluogo, che è fra le quattro colonne della Baſe,
4320LIBRO PRIMO. Baccanti, che ſono intorno ſe ne andaranno in giro cir-
condando
il Tempio, e ſentiraſsi ſtrepito di Tamburi,
e
di cembali:
fermato poſcia il rumore, ſi riuolterà l’ima-
gine
di Bacco verſo la parte di fuori &
inſieme con lui
volteraſsi
anco la Vittoria, che è la cima del Tem-
pio
, e dinuouo l’altare, che gliè dinanzi, e prima gli era
di
dietro, ſi accenderà, e dinuouo dal Tirſo ſarà il zam-
pillo
, e dal bicchiero lo ſpargimento;
Di nuouo le Bac-
canti
andaranno ballando intorno al Tempio col ſuono
de’
Tamburi, e de’ cembali;
e di nuouo doppo il fer-
marſi
di queſte, ritorneraſsi la machina nel loco diprima,
e
coſi hauerà fine la rappreſentatione.
Le miſure dette di
ſopra
neceſſariamente debbono vſarſi;
percioche ſe foſſe-
ro
maggiori, potrebbe ſoſpettarſi nel fatto dello ſpettaco
lo
, che vi foſſe dentro perſona, che moueſſe.
La onde coſi
nelle
ſe Mouenti Mobili, come nelle ſtabili, biſogna ſer-
bare
le dette grandezze per fuggir’il ſoſpetto, ch’indi po-
trebbe
naſcere.
Hora narrata la diſpoſitione, verremo alla
fabrica
ditutte le coſe, che ſono in lei à parte per parte.
Quelli che ſono ſtati auanti à noi, ci hanno inſegnato vn
modo
ſolo di ſarle far’viaggio, e ritornare;
ma queſto lor
modo
ſolaméte è diffettoſo:
ma pericoloſo an cora; per-
cioche
rare volte conſegue il ſuo fine, chi dietro alle re
gole
inſegnate da loro, come è manifeſto à chi ne fat-
to
la proua.
Noi inſegneremo, come ſopra vna linea retta
ſi
faccia il viaggio, &
il ritorno; ſolamente con facilità,
ma
ſenza pericolo ancora;
e come la caſſe ta, ò vna ima-
gine
caminiper vn dato circolo, e come ſi muoua parimĕ
te
per gli lati d’vn dato paralellogrammo ortogonio.
E prima direimo, come camini, per vna lin a retta. Sia
vna
caſſetta a, b, c, d, nella quale ſia il fuſo e, f, che ſi giri
ſopra
i ſuoi poli cacciati ne’ cerchielli, che ſono nelle
ſponde
della caſſetta;
alfuſo ſiano congiunte due
44DELLE MACH. SE MOV. eguali, g, h, K, l, con le circonferenze loro lenticolate; 11 mezo del fuſo ſia il naſpo, m, n, cong iunto anch’eſſo al det
to
fuſo, intorno alqual naſpo s’auiluperà la corda;
in que-
ſto
naſpo ſarà fitto vna punta, n, o, nella quale ſi ficcherà
l’vncinetto
della corda.
Sia vn altra ruota in mezo al lato
c
, d;
e queſta ſia lar, q, laquale ſi giri nel caſſo s, t, p, intorno
al
fuſo, x, y, molto picciolo.
Siano poi di maniera accom-
modati
i fuſi delle ruote, chela caſſetta ſe ne ſtia coſi pia-
na
, che non penda da niuna parte.
Attacato dunque l’vn-
cinetto
alla punta n, o, s’auiluppi la corda intorno al na-
ſpo
.
Eſſendo poi ad angoliretti ſopra la caſſetta vn can-
none
quadro, l’altro capo della corda per via d’vna carru-
coletta
ſi condurrà alla parte di ſopra del cannone, &
ſi
raccommanderà
al contrapeſo dipiombo, che è dentro il
detto
cannone.
Quando dunque ſi laſcierà andare à baſſo
il
contrapeſo nel cannone, tirerà la corda, e queſta ſuilup
pandoſi
dal naſpo farà voltare le due ruote g, h, K, l, e
queſte
girate per il piano condurranno ſeco la caſſetta,
fin
tanto che l’vncinetto eſca della punta, ouero il contra-
peſo
ſi fermi in qualche luogo.
12[Figure 12]
4521LIBRO PRIMO.
Il viaggio ſi fa nel modo c’habbiamo inſegnato; Il ritor-
no
poi coſi.
Auiluppata la corda intorno al naſpo, ſecon-
do
vna certa parte di lei, ſi vna volta intorno la punta
n
, o, &
dopo ſitorna à rauiluppare al contrario intorno
alnaſpo
, e finalmente ſi raccõmanda all´anello che è cõ-
giunto
al contrapeſo di piombo.
Di nuouo dunque di-
ſcendendo
il contrapeſo ſuilupperà il primo auolgimen-
to
, &
la caſſetta farà viaggio, poi fermataſi nel tempo che
ſi
ſuiluppa la corda, che s’auiluppò intorno la punta,
comincierà
à muou rſi al contrario, e coſi ſi farà il ri-
torno
della caſſetta.
Volendo poi che la caſſetta dopo il
viaggio
ſi fermi per qualche tempo, e poi di nuo uo ſe ne
ritorni
, auiluppando la corda, e dando la volta intorno
la
punta, non la rauilupparemo ſubito al contrario, in-
torno
al naſpo, ma faremo vn gomitoletto, e l’attache-
remo
, e poi auilupparemo la corda intorno al naſpo al
contrario
, ela ra ccomandaremo al contrapeſo, &
aſſe-
guiremo
il propoſto.
Volendo poi che ſpeſſe volte la
caſſetta
vada, e ritorni, faremo ſcambieuolmente gomi-
toli
, &
auiluppamenti, egliſpatij ſecondo che ne pare-
.
Coſigli Tempij de gli Dei faremo col mezo de 11 allentamenti, e gomitoli di che lunghezza ci piacerà.
Imaginiſi la caſſet@a inſieme col cannone veduta per
fianco
, e ſia la caſſetta z, &
, il naſpo b. il cannone t. la
corda
a, b, la carrucolettz r.
il contrapeſo d, e l’anel-
o
congiunto à lui e.
46
DELLE MACH. SE MOV.
13[Figure 13]
4722LIBRO PRIMO.
Il moto poi in circolo ſi fa in queſto modo. Sia il circo-
lo
, per ilquale ha da caminare la caſſetta, ſegnat o con le
lettere
a, b, c, il centro delquale ſia d;
& ſitiri v na linca
retta
, a, d, &
à queſta ad angoli retti per il punto a, la e,
a
, f, e la e, f, ſia il diametro d vna delletre ruote di che grã-
dezza
pare, il mezo della detta linea ſia il punto a, ſi
cõgiũgano
le due linee e, d, f, d, &
eguale al fuſo delle ruo-
t
e ſia la a, h, &
alla e, f, ſitiri parallela la g, h, K, la caſſetta ſia
la
m, l, n, o, laquale habbia il lato n, o, parallelo alla linea
a
, d;
ſitiri vn’altra d, p; & à queſta con angoli retta la q, r,
14[Figure 14]
48DELLE MACH. SEMOV. tagliata in mezo della d, p, Saranno poi iluoghi delle ruo
te
ne’diametri e, f, g, K, q, r, &
i fuſiloro t, u, p, y. S ac-
commoderanno
poi le ruote difuori della caſſetta ſotto
di
lei, di maniera che la facciano ſtare in piano:
Saran-
no
poile punte de’fuſi doue ſono i punti p, y, t, u, Dinuo-
uo
fia il naſpo frài punti a, h, intorno alquale s auiluppa
la
corda, e nel reſto s’accommodino le coſe come di ſo-
pra
, e coſila caſſetta, ſe ne caminarà per il dato ccrchio.
Percioche quando vn cono ſi volge per il piano la baſe
diP
ui deſcriue vn cerchio, il ſemidiametro delquale è
vguale
al lato del cono, &
il vertice di lui ſe ne ſtà immo-
bile
, douentando centro del predetto circolo.
Le ruo-
te
q, r, e, f, g, h, ſono dentro, due coni, baſi de’ quali ſo-
no
le ruote q, r, e, f, &
il vertice il punto, d, che i coni
poi
iſoſcelirotati per il piano deſcriuano cerchi, &
hab-
biano
le punte immobili, è manifeſto, perciò che giacen-
do
ſu’l piano fermato ſopra vno de´ ſuoi lati è equilibre
à
ſe ſteſſo, e ciò per eſſere egli diuiſo in due parti eguali
da
vn piano, che s’alza peril lato ad angoli retti all’ ori-
zonte
;
coſi ſpinto da vna forza aggiunta fi gira ciaſcuno
de’
ſemicircoli, chè ſono ſulla ſuperficie di lui dal me de-
ſimolato
, e ſpinge glialtrimezi cerchi de’ medeſimi cer-
chi
:
e coſi ſi il moto: Imaginandoci dunque ſemicirco-
li
in fino al vertice, non ſilaſcia nel detto vertice, ſemi-
circolo
, altro ſpatio;
onde la forza mouente non ha-
uendo
che ſpingere delle parti oppoſte non può muoue-
re
il vertice nel moto circolare, ſe non forſe ſe lo ſpingeſſe
in
qualche ſtabilito luogo.
Il viaggio della caſſa per vn
parallelogrammo
, ſi farà in queſto modo.
Siala caſſ tta
a
, b, c, d, nellaquale ſia il fuſo, e, f, con le ruote à ſe con-
giunte
;
lequali ſiano g, h, K, l, elaterzaruota ſia la m, n,
mediante
lequali ſi reca à fine il viaggio, &
il ritorno,
come
già s’è detto.
Sia parimente vn altro fuſo o, p, à
4923LIBRO PRIMO. ſiano congiunte le ruote q, r, ſ, t. Siauianco la ruota u, x,
il
fu ſo o, p, ſia di ſopra al fuſo e, f, diſtante dal fuſo e, f,
quanto
ſtia bene.
Si poſſano poi le ruote q, r, s, t, inſie-
me
col ful o o, p, alzare, &
abbaſſare, come di ſotto dire-
mo
, e parimente la ruotau, x.
Quando dunque abbaſſe-
remo
le ruote q, r, s, t, u, x, di maniera che ſi fermino ſu’l
piano
, ſi le uaranno dal piano le ruote g, h, k, l, m, n, &
il
viaggio
ſi farà fu le ruote q, r, s, t, u, x.
Rialzato poi il fu-
ſo
o, p, di maniera che dinuouo le ruote g, h, k, l, m, n, ſi
fermino
ſu’l piano, &
il viaggio ſi faccia ſopra loro, la caſ-
ſa
fara il viaggio ſopral’altro lato del parallelogrammo, e
di
nuouo fermataſila caſſa, s’abbaſſeranno le ruote q, r, s,
t
, u, x;
e di nuouo la caſſetta ſe ne caminerà per l altro la-
to
delmedeſimo parallelogrammo.
Ilche facendo ſcam-
bieuolmente
, tante volte la caſſa andrà per gli lati del pa-
rallelogrammo
, quante parerà à noi.
Il fermarſi poi dal
viaggio
ſi ſarà ſecon do il noſtro volere, mediante gliaui-
15[Figure 15]
50DELLE MACH. SE MOV. luppamĕ@i, e gli allĕ@amenti, accioche poi il cõtrapeſo
caggia
precipitoſamĕte per lo cãnone, e faccia troppo ve-
loce
il moto della caſſetta, gettaremo nel cãnone qualche
coſa
leggiera, e fluſsibile, e ſottile, come ſarebbe miglio,
ò
ſenape, ſopra il quale ſi fermi il contrapeſo.
Foreremo
poi
il fondo del cannone con ragioneuole foro;
ilquale
con
vn ſerraglietto ſi potrà aprire, e ſerrare;
e detto ſer-
raglio
ſarà rac commandato ad vna corda, l’eſtremo del-
laquale
, mediante vn buco, ſi vederà di fuori;
accioche
quando
vorremo, che la caſſetta ſimuoua, potiamo, pren
dendo
il capo della corda, che ſi ve de, tirar à dietro il ſer-
raglio
, ilche fatto ſcorra fuori il miglio à poco à poco
nella
baſe, ehe gli è ſotto;
e coſi ſi faccia il moto della
caſſa
;
Ma accioche, non ſubito, dopò il tirar della cor-
da
, il moto della caſſa cominci, la corda del contrape-
ſo
hauerà vn picciolo allentamĕto, accioche vſcito ſuori
alquanto
miglio, etirata la corda, ſi faccia il moto.
Ho-
ra
come biſogni fare, acciò che le tre ruote s’alzino, e s’ab
baſsino
ſcambieuolmente fra loro, adeſſo faremo chiaro.
Siano letre ruote dette le a, b, c, d, e, f, e delle due a, b,
c
, d, il fuſo ſia g, h.
E manifeſto, che le punte, ò ma-
ſchietti
g, h, ſono cacciati in alcuni cerchietti, che ſono
nelle
ſponde della caſſetta.
Hora ſianoi detti cerchietti
in
alcuni rigoli, &
irigolià coda di rondine callino 11 ritti aHe ſponde della caſſa. Parimente la rotella e, f, ſia
in
vn’ altro rigolo diritto, che diſcenda an ch’egli à coda
di
rondine per il lato della caſſetta, che è all´incontro
della
ruota e, f, eſia il detto rigolo ſegnato l, m, elo ſcac-
co
ch´è in lui l, K, m, n, e dentro queſto larotella, e, f, che
habbia
il fuſo o, p.
Dalla parte poi K, nella cima delri-
golo
ſia congiunta vnalenguetta ſegnata, q.
Nella ſpon-
da
ſimilmente della caſſa, che è dalla parte della rotella
c
, f, ſiano fitti due chiodi piani come rigoli ſegnati
5124LIBRO PRIMO.s, t, u, dentro queſti ſi giri la vite x, y, e la lingua q, ſicacci
nel
canale della detta vite.
Quando dunque altri girerà
la
vite x, y, s’alzerà, &
abbaſſerà il rigolo l, m, mediante
16[Figure 16]la lenguetta q.
Accioche poi ciò per ſe medeſimo ſi fac-
cia
, auiluppiſi la corda intorno vna parte della vite, laqua
le
habbia ſcambieuoli auiluppamenti, &
allentamentiag
gomitolati
, miſurati à gli ſpatij, ne’ quali ſi muoue la caſ-
ſa
;
e le medeſime coſe ſi facciano ne gli altri due rigoli, ne
i
quali ſono le punteg, h.
Biſognaperò auertire che le tre
viti
ſiano al tutto eguali frà loro, e gli allentamenti pari-
mente
, accioche le tre ruote tutte inſieme diſcendano,
perche
in queſto modo il viaggio della caſſetta ſarà faci-
le
, &
inſieme ſicuro.
Egli è poſsibile in altro modo ancora ſare, che la caſ-
ſetta
pigli le volte, non ſolo per vn rettangolo parallelo-
grammo
, ma per qual ſi voglia figura di linee diritte.
An-
zi
egli ſi può fare ancora che ſi muoua à biſcia, e ciò con
modo
più facile, che non è quello, che di ſopra
52DELLE MACH. SE MOV. mo inſegnato, Perciò che ſia la caſſetta, nella quale ſono
le
ruote, ſegnata con le lettere a, b, c, d, nellaquale ſia-
no
due fuſi e, f, g, h, de’ quali il g, h, ſopra i ſuoipoli fa-
cilmente
ſi giri, &
habbia congiunto la ruota K, l, l’altro
fuſo
e, f, ſia congiunto con la caſſa, e col torno ſia fatto
di
groſſezza in tutto eguale, intorno queſto fuſo ſiano
poſte
due cannelle m, n, o, p, lequali beniſsimo vis’adat-
tino
, e faciliſsimamente intorno gli ſi voltino, lauorate,
&
pulite eſſe ancora col torno coſi dentro come fuori-
A
queſte cannelette ſiano congiunte due ruote eguali q,
r
, s, t, Quando dunque intorno ciaſcuna delle cannelette
auilupperemo
la corda, e la raccomandaremo al contra-
peſo
, cheè nel cannone, accaderà, che diſcendendo il
contrapeſo
, eſuiluppandoſi la corda, le ruote ſi voltino
inſieme
con le cannellette, e coſi la caſſetta ſi muoua per
linearetta
, volcandoſi in tanto anco la ruota K, l.
Quan-
do
dunque delle due ruote q, r, s, t, la q, r, ſtarà ſenza
girarſi
per hauer la corda ſua l’allentamento, ſi volterà
la
s, t, &
inſieme con lei la K, l, ſin tanto che l’allenta men-
to
che è ſulla cannellettta m, n, ſia tirato dal contrapeſo;
Ma poi che ſarà teſa la corda, le ruote q, r, s, t, ſi g ire ran-
no
inſieme, e la caſſetta ſi muouerà per la lin ea retta, che
comincierà
dopò la volta preſa dalla caſſetta.
B iſognerà
dunque
, cheil detto allentamento ſia tanto, che la caſſet-
ta
poſla pigliare la volta, per quella linea retta, per cui
uoglia
no, che ſe ne camini:
le medeſime coſe s’imagi-
nino
nellaruota s, t.
Fatti dunque più a ui luppamenti, &
allentamenti
aggomitolati à propoſito di quelle linee ret-
te
, per lequali uorremo, che la caſſa camini, aſſeguire-
mo
ciò, che ci ſaremo propoſti.
Lelunghezze poi de gli
auiluppamenti
, e de gli allentamenti aggomitolati, biſo-
gnerà
trouare con eſſo l eſperienza;
cominciando noi a d
auiluppare
da quel luogo, nelquale deue fermarſi la caſſa;
5325LIBRO PRIMO. percioche mouendola all’indietro con le mani, coſi à pun
to
come deue caminare, auilupperemo le corde, elaſſe-
remo
gli allentamenti, perche in queſto modo cominciã-
do
la caſſa à muouerſi, ragioneuolmente andrà à finire
nel
medeſimo luogo, nelquale le corde ſi cominciarono
ad
auiluppare.
M eglio è ancora, che la ruota K, l, con-
giunta
ad vna cannella ſia nel fuſo g, h, fermato con la
caſſetta
, come à punto l’e, f, e che anco intorno alla can-
nelletta
della detta ruota ſia auiluppata la corda con i
ſuoi
allentamenti, laquale ſi racccommandial contrape-
17[Figure 17] ſo, accioche volendo noi, che la caſſetta ſi volti, ſi fer-
mi
vna delle due ruote q, r, s, t, ilche ſerà per via del-
l’allentamento
, ma intanto in compagnia dell’altra ruo-
ta
, ſi girerà la K, l, finche la caſſa habbia preſa la debi-
ta
volta, e dopo ſteſa la corda, che haueua lo allenta-
mento
, mouendoſi inſieme tutte tre le ruote, la caſſetta
ſe
ne anderà per linea diritta.
Ma perche le cannelle le-
qualiſono
ne’fuſi, &
allequali ſono cõgiunte le ruote dif-
ficilmente
ſi voltano, per eſſere il peſo della caſſa fermato
@utto
ſopra loro, ci piace, che nelle ſe Mouenti tutti
54DELLE MACH. SE MOV. moti, che ſi fanno in giro, ſi facciano ne ſuoi Poli. Fare-
mo
dunque coſi.
Sia la caſſetta, laquale in quel luogo, nelquale era il
fuſo
con le due ruote, habbia vn telaio diritto, &
fer-
mo
, &
in queſto ſiano due cerchietti di quà, e di , ne’
quali
ſiano cacciati i poli.
Si facciano poi due fuſi
congiunti
alle ruote, ciaſcuno de’ quali ſia poſto fra il
detto
telaio diritto, e le ſponde de la caſſetta ne’ cer-
chietti
, di maniera che le ruote ſi fermino ſopra il pia-
no
, e ciaſcuna ſi volti ſopra i proprij poli.
Le corde
poi
intorno a’ fuſi ſiano doppie di maniera, che le ruote
18[Figure 18] ne vengano colte nel mezo, &
egualmente le voltino.
facciaſianco vn terzo fuſo ſimile à queſti, il quale fi muo-
ua
nella parte dinanzi della caſſerta, di maniera che di
nuouo
detta caſſetta ſia portata dalle tre ruote, &
coſi
queſta
ruota, come l’altre, habbia la corda doppia, cioè
che
la colga nel mezo;
Di nuouo dunque auiluppate le
corde
à vicenda, quante volte ci piacerà, &
laſciatiui gli
allentamenti
aggomitolati, che ci andrà per l’animo
auerrà
, che il viaggio della caſſetta ſi faccia ſecondo
5526LIBRO PRIMO. noſtra elettione, ſopra i poli faciliſsimamente, e ſenza ve-
runa
fatica nel girarſi delle ruote.
A baſtanza hoggimai, per quanto ne pare, habbiamo
diſcorſo
del viaggio, e del ritorno della caſſetta, diremo
hora
conſeguentemente di queimoti, che nulla hanno
che
fare col viaggio della caſſetta, &
è il primo moto, che
ne
s’appreſenti, quello dell’accenderſi il fuoco ſopra del-
l’altare
.
Faſsi dũque coſi, ſia l’altare di lamine di rame, o di
ferro
ſegnato con le lettere a, b, c, d, il quale habbia vn
foro
ſopra la piana del fuoco ſegnato, e, ſotto queſto è la
laminetta
f, g, laquale come il coperchio d’vn gloſſoco-
mo
chiude il foro, e, à queſta laminetta ſia attaccata vna
catenella
g, h, k, raccõmandata @d vn fuſello, il quale è dĕ-
tro
l’altare, e ſi gira beniſsimo, al me deſimo fuſello ſi aui-
luppi
la corda, che ſi raccommanda al contrapeſo.
Queſta
dopò
il viaggio tirata dal contrapeſo farà girare il fuſel-
lo
, e tirerà in dietro la laminetta, e caduto l’vncinello
dalla
punta, ſi faranno le coſe, che ſeguono.
19[Figure 19]
Giaccia ſotto il foro e, la lucernetta m, n, la fiamma della
quale
percuota otto il foro, ſia poi, come ſi diſſe, poſta
56DELLE MACH. SE MOV. l’altare materia attiſsima ad accĕderſi; ma molto meglio di
tutto
il reſto ſono le ſtecche de’ legnaiuoli.
Quando dun-
que
la caſſa dopò il moto ſi ſarà fermata, all’hora la cate-
nella
g, h, K, tirata dalla corda ſcanſerà la laminetta f, g,
&
aprendoſi il foro, & per eſſo aſcendendo la fiamma,
accenderà
la materia, che è l’altare, e le medeſime co-
ſe
s’inten dano nell altro altare, eccetto che l’allentamen-
to
della corda deue eſſere maggiore di quello, che hora
habbiamo
detto, à fine che teſa la corda dopò i moti che
ſeguiranno
, ſi faccia la ſeconda accenſione.
Dopò il ſacrifricio biſogna che dal tirſo ſpruzzi il lat-
te
, edal bic chiere ſi verſi il vino.
Faſsi dunque ciò im
queſto
modo.
Sotto i piedi di Bacco ſi congiunge vna
canna
, laquale due fori nella ſuperficie poco diſtanti
fra
loro, e da queſti ſi partono due cannelette, lequali ſe
ne
paſſano per entro il Bacco, arriuando queſta nel Tir-
ſo
, e quella nel bicchiero.
Sia adunque la baſe, doue è
fermato
Bacco la a, b, ela canna congiunta à lei la c, d, &

ifori
che ſono in queſta e, f, e le cannellette, che ſi parto-
no
da queſti le f, g, e, h, la f, g, neltirſo, e la e, h, nelbic-
chiere
;
Sia poi la cupola che è ſopra il Tempietto la
K
, l, m;
dentro à queſta ſia il vaſon, o, diuiſo in mezo dal
tramezo
p, e dal vaſo n, p, ſi conduca vna certa altra can-
nelletta
q, r, s, t, in vn’altra canna u, x, ſigillata dalla 11 na c, d, e congiunta con le parti di ſotto del ſolaio, ſopra
il
quale è fermato il tempio;
il foro poi ſegnato t, giaccia
all’in
contro dell’e, e dal vaſo o, p, eſca vn’altra cannella
y
, z, &
p, laquale arriui parimente nella canna u, x; Il fo-
ro
poi s, ſia in contro al buco f.
Quan do dunque nel va-
ſo
n, p, ſi gettara il vino, e nell’o, p, latte, ſtando i fori e, f,
all’incontro
de forit, s, ſe ne ſcorrerà il vino nel bicchie-
re
, &
il lattenel tirſo. Perche dunque nel primo tempo
ſi
ritengano quegli humidi cioè il vino, &
il latte, ſia
5727LIBRO PRIMO. chiaue s, t, laquale chiuda, come s’è detto, quegli humori
con
il galleto x, intorno alquale ſi leghi vna cappia 11corda, che habbia l’allentamento, e ſi raccõmandial con-
trapeſo
, accioche nel tempo conueniente tirata, volti il
galletto
, e ſcorrano dentro gli humori.
Di nuouo poi vol-
tato
ſi Bacco dall’altra parte, &
acceſo l’altro altare, biſo-
gna
, che di nuouo eſca il vino, &
il latte. Riuolteraſsi egli
coſi
.
Si faccia la periferia, ò circonferenza d’vn mezo
circolo
per diametro à i forit, s, &
faccianſi altri fori β γ
e
dal foro β ſe ne vada vna cannella nella cannella r, s,
e
ſia queſta la β δ, dal γ.
Parimente vada vn’altra can-
nella
nella z, &
, e ſia la γ ε. Quando dunque voltatoſi
Bacco
ſaranno i forie, f, dal incontro de fori β γ, e dinuo-
uo
s’aprirà la chiaue p, t, vſcirà ſimilmente il vino, &
il
latte
.
Apreſi poi la chiaue tirando vn´altra corda il gal-
letto
ad altra parte.
Biſogna poi, che le canneller, s, z, & ,
per
vna delle colõnette del tempio, la quale ſia vota, ſe ne
paſsino
ſotto la baſe del medeſimo Tempio, accioche
ſiano
occulte, &
non ſi vedano.
58DELLE MACH. SE MOV. 20[Figure 20]
5928LIBRO PRIMO.
Voltaſipoi Bacco inſieme con la vittoria, che è in ci-
ma
della cupola in queſto m odo.
Pongaſi vn ſuſo, alqua-
le
ſia congiunta la Vittoria, e ſi volri in cima della cu-
pola
, eſia, ζ, il quale faciliſsiniamente ſi giri ſopra il po-
lo
ζ, ela corda auiluppatagli intorno ſi guidi nella baſe
del
tempietto, mediante la carrucoletta , &
la carruco-
letta
θ, à quella parte della canna c, d, che ſoprauanza.
Quando dunque auerrà, che altri giri la canna c, d, ſuilup-
perà
la corda, laquale è intorno al fuſo, ς, ζ, e farà voltar
inſieme
il Bacco, e la Vittoria.
Debbono p@rò eſſere
le
conuerſioni loro verſo le medeſime parti, e deuono eſ-
ſere
eguali di groſſezza i fuſi ς, ζ.
e la canna c, d, accio-
che
inſieme in vn medeſimo modo ſi fermino il Bacco, e
la
Vittoria, non variando punto nella poſtura loro.
Ac-
cioche
dunque ſotto queſto da ſe me deſimo ſi faccia, aui-
luppiſi
vn´altra catenella intorno l’auãzo della canna 11 d, e per la carrucoletta μ α ſi raccommandi al peſo μ β, l’a-
nellopoi
, che è attaccato al peſo, ſia ritenuto da vna ma-
no
, ò ſcaricatore come quella, che s’adopra nelle Cata-
pulte
;
di maniera che tirato indietro lo ſcaricatore 22 vna corda il peſo diſcendendo faccia voltare il Bacco, e
la
Vittoria;
Occultiſi finalmente la corda θ dentro vn’-
altra
colonnetta vota nel medeſimo modo, con che s’oc-
cultorono
le cannelle, come di ſopra ſi diſſe.
Dopò l’hauer Bacco ſacrificato la prima volta, biſo-
gnerà
, che ſi ſaccia lo ſtrepito de’ Tamburri, e de’Cemba-
li
:
ilche parimente faſsi in queſto modo. Nella baſe da
baſſo
, nellaquale ſono le ruote, ſi pone vn vaſo con pal-
lottine
dentro di piombo, lequali ſcorrano tutte ad vna
nel
fondo;
nel fondo poi faſsi vn buco, che ageuolmente
poſſa
capirele pallottine, e queſto habbia vn chiuſoio,
che
quando ſia dibiſogno, poſſa aprirſi con vna corda.
Sotto il buco è poſto vn Tãburello inchinato, & à
60DELLE MACH. SE MOV. congiunto vn Cembaletto di maniera, che cadĕdo le pal-
lottine
prima percuotono il Tamburello, e dopò cadendo
da
lui danno ſul cembaletto, e coſi fanno il ſuono.
Si può
anco
fare, che il vaſo diuiſo da vn tramezo habbia due
luoghi
, in ciaſcuno de’ quali ſiano le pallottine, dellequa-
li
quelle, che ſono nel primo luogo, facciano il primo ru-
more
, e quelle, che ſononel ſecondo, il ſecondo, apren-
doſi
ſim ilmente il chiuſoio.
Conſeguentemente biſogna
che
ſi circondi di feſtoni il colonnato della baſe, ilche ſi
fa
in queſto modo.
Imaginiſi la caſſetta poſta ſopra 11 quattro colonne ſegnata a, b, c, d, laquale habbia den-
tro
vn’altra caſſetta e, f, g, h, dimaniera, che fra le ſpon-
de
dell vna, el’altra caſſetia reſti vn luogo vano, &
aper-
to
dal lato diſotto;
fatto poi vn telaio di feſtoni 22 dri accommodati come pare, e che facciano bella viſta,
ſi
naſconde il detto telaio nelluogo, che ſi diſſe eſſer ri-
maſo
fra le ſponde delle due caſſette, hauendo le parti
ſuperiori
appeſe alla caſſetta, &
acciò che non caggia
per
ſe ſteſſo, adattaſi vna tauoletta lunga al luogo, che
rimaſe
fra le due ſponde, e cio da tutti i lati della caſſet-
ta
di maniera, che il te laio reſti coperchiato, e ritenuto
inalto
dalle dette tauolette;
per che poi le dette tauolet-
te
non caggiano, ſi addattano in vno de’ lati della caſſet-
ta
di dentro gangheretti, che beniſsimo ſi voltino, accio-
che
riſerrate rimangano chiuſe verſo l’altra parte da vna
natticchia
, che ſi volti di maniera, che non le laſci apri-
re
.
Da vna parte della naticchia ſi accommoda vna cap-
pia
di corda, la quale tirata, e fatta voltare, la naticchia
laſcia
il coperchio, e coſi cade abbaſſo il telaio.
Hauerà
poi
il telaio da baſſo alcuni peſetti di piombo attaccati, ac
cioche
piu preſto deſcenda.
6129LIBRO PRIMO 21[Figure 21]
Reſta che noi inſegniamo, come le Baccãti ballino al tĕpo
cõueniente
.
Faſsi, e queſto ancora in q̃ſto modo. Il tĕpiet-
to
rotõdo dentro cui è Bacco habbia vn Zoccolo rotõdo,
e
pulito p il ſuo alzato, ſia queſto l’a, b, c, d, ĩtorno à 11 ſto ſia poſto vn giro e, f, g, h, k, l, m, n, ilqual s’ accoſti di ma
niera
al Zoccolo, che beniſsimo poſſa girarg liſi ĩtorno.
Di
intorno
poi allato del giro k, l, m, n, al torno ſi facci vn ſca
uetto
ò canaletto, ĩtorno alquale s’auiluppivna corda, che
ſi
poſi nel fondo del detto canale, vno de’capi dellaquale ſi
fermi
vna broc chetta nel fondo delcanale, di maniera,
che
ſi poſſa ſt accare, e l’altro per vna carru coletta ſi
dinella
parte di ſotto della caſſetta, e s’auiluppi ĩtorno ad
vn’altro
ſcauo, ch è nel Tĩpano, alquale è cõgiunto vn fu-
ſo
, che beniſsimo ſi gira;
a queſto fuſo ſi auiluppa vn’altra
corda
, e ſiraccomãda al cõtrapeſo.
A ccaderà dũque nel ti
rar
della corda, che è intorno al fuſo, che la corda, laqual
è
intorno al giro, s’auolga al Timpano, che gliè cõgiunto;
e coſile Baccãti ſe ne vadano ballãdo. Ma perche due vol
te
biſogna, che ballino, la corda, che ĕ intorno al fuſo,
l’allĕtamĕto
aggomitolato, acciò che mediante l’allen@a-
mento
, le Baccanti ſi fermino.
T eſa poi di nuouo la corda
di
nuouo tornino à ballare, perciò che le Baccanti ſaran-
no
fermate ſopra il giro, che di ſopra ſi diſſe.
62DELLE MACH. SEMOV. 22[Figure 22]
6330LIBRO PRIMO.
Tutte le corde, che dalla baſe di ſotto ſi raccõmanda-
no
al contrapeſo, biſogna che ſiano aſcoſte;
Ilche ſi
in
queſto modo.
Sia la bocca del cannone, dentro al-
quale
è il contrapeſo, ſegnata a, b, c, d, per la bocca del
cannone
ſi faccia vn tramezo ſecondo la linea e, f, che
comprenda
lo ſpatio d, e, molto ſtretto.
Hora il miglio git
teraſsinelluogo
e, b, e le corde dalla parte da baſſo ſi con-
durrano
nel luogo c, d, e, f, &
ſi legheranno al contrapeſo,
che
è nel luogo a, b, e, f, mediante le carrucolette, e coſiſa-
ranno
coperte tutte le corde, che da baſſo ſe ne vengono.
23[Figure 23]
Perche poi facendoſi molti moti, & eſſendo molto
ancora
il mouimento della caſſetta, è dibiſogno, che
baſti
l’altezza del cannone, biſogna in queſto ancora
aiutarſi
con l ingegno.
Quanto s’aſpetta dunque alla
lunghezza
del viaggio della caſſetta, ſi può acquiſtar-
ne
aſſai con l’accreſcere il giro delle due ruote, che ſo-
no
intorno al fuſo, reſtremando ſimilmente la groſſez-
za
de’ fuſi medeſimi, percio che ad una ſola girata del fu-
ſo
, ſi mouerà tanto ſpatio la caſſetta, quanto à punto è tut-
ta
la circonferenza d’vna ruota, e di quìè, che con ragio-
ne
dobbiamo cercare di farle grandi.
64DELLEMACH. SEMOV.
Altramente ancora ſi può conſeguire il medeſimo,
percioche
s immagini la groſſezza del fuſo ſegnata a,
b
, &
il giro della ruota, che gli è congiuntanotata col
c
, d.
Sopra queſto ſia v n’altro fuſo, che ne’ ſuoi poli faciliſ-
ſimamente
ſi volti.
La groſſezza delquale ſia e, f, & à que-
ſto
ſia congiunto il timpano g, h, la corda poi, che è auui
luppata
intorno al fuſo a, b, ſi raccomã di @l timpano g, h,
dal
fuſo e, f, partĕdo ſi vna corda, che intorno gli è rauol-
ta
, ſi raccõman di mediante la carrucoletta K, al cõtrapeſo,
che
è nel cannone ſegnato l.
Accaderà dunque, che volta-
to
vna volta ſola il fuſo e, f, ſi voti, cioè di mig lio, poca par
te
del cannone, cioètãto à punto, quanto è il giro del fu-
ſo
e, f, e che la corda, laquale parrendoſi dal fuſo a, b, cir-
24[Figure 24]
6531LIBRO PRIMO. cõda vna volta ſola il timpano g, h, ilqual è maggiore del
fuſo
a, b, faccia girare più volte il fuſo a, b, iſieme la ruo
ta
c, d, che gli è cõgiũta, e per queſto ſia molto lũgo il viag
gio
della caſſetta.
Egliè però da ſapere, che di maggiori
trapeſi
dibiſogno, chi vuol fare, che i cerchi maggiori
ſiano
moſsi da minori;
e ciò è coſa apartenĕte alle ragioni
del vette.
Gl’ altri motiancora, che ſono daluogo, 11 può, eſſendo grandi, tirare à fine con piccioli ſpatij, cioè di
corda
.
Percheſ@ la corda, laqual muoue l inſtrumento di
Bacco
, ſi auolge intorno cerchi maggiori, e quella, che ſi
raccommandi
al contrapeſo, a’fuſi minori, che à maggiori
ſiano
congiunri, auerrà quel medeſimo, che del viaggio
fu
dimo ſtrato.
Si poſſono ancora in altro modo fare i
viaggi
, &
i ritorni, & anco gl’altri moti, che non hanno
che
fare con queſti.
Percioche ſia la bocca del canno-
ne
a, b, c, d, tramezato con due tramezi da alto à baſſo;
22 del cannone ſecondo le linee rette e, f, g, h, di maniera,
chele
corde, che ſi partono da baſſo, ſi conducano alto
perlo
ſpatio, che è in mezo à tramezi, e ſi raccommandi-
no
à contrapeſi.
ll contrapeſo dunque, che è nel canno-
ne
a, b, e, f, farà il viaggio, &
il ritorno; e quello, che è nel
g
, h, c, d, tirerà à fine gl’altri moti in queſta maniera.
Sia il
foro
, che è nel fondo del cannone a, b, e, f, per il quale
ſcorre
il miglio ſegnaro k, &
quello che è nel cannone
g
, h, c, d, ſegnato l, à l vno, e l altro s’accommodi vn
chiuſo
retto, che faciliſsimamente ſi poſſa tirar da parte.
Quando dunque biſognarà far caminare la caſſetta, ſi ti-
rerà
in dietro il chiuſoio, che ſerra il buco k, di maniera
ches’apra
, &
accioche la caſſetta non cominci ſubito à
muouerſi
impetuoſamente, hauerà la corda, che medran-
tele
carrucole di ſopra ſi raccõmanda al contrapeſo con
picciolo
allentamento, perche coſi è manifeſto, che v’an-
drà
alquanto di tempo, mentre noi ci diſcoſtiamo
66DELLE MACH. SE MOV. ma che la caſſetta ſi muoua, e queſto ſarà tanto, quan-
to
ſaràl allentamento, che ſi laſciò sùla corda.
25[Figure 25]
Quando biſognerà poi, che la caſſetta ſi fermi, eſi condu-
cano
à fine gli altrimoti, mentre ella è ancora in viaggio,
ſitirerà
vna corda, laquale ſcanſerà il chiufoio dal buco l,
&
lo aprirà, e ſimilmente, accioche mentre camina, non
ſi
faccia altro moto, hauerà allentamento ancola corda,
che
è raccõmandata à queſt’altro contrapeſo, il qualeti-
rato
ſi ritirerà il chiuſoio del foro k, &
fermeraſsi il mo-
to
della caſſetta, e ſi faranno gl’altri moti.
Quando poi
biſognerà
dinuouo, che la caſſetta camini, ſi tirerà l’al-
tra
corda, che è attaccata al chiuſoio k, &
apriraſsi, & in
queſto
modo faraſsi il ritorno.
IL FINE DELLE SE MOYEN TI MOBILI.
6732
DI HER ONE
ALESANDRINO
,
DELLE
SE MOVENTI STABILI,
LIBRO
SECONDO.
ABASTANZA, ſecondo che giudichia-
mo
, nel paſſato libro habbiamo ſcritto in-
torno
à quanto s’aſpettauá alle Semouen-
timobili
, e con molta facilità, ſenza peri-
colo
, e con modo non ordinario, al para-
gone
di chi ſcritto innanzi à noi, habbiamo eſſequi-
to
, come è manifeſto à coloro, che hanno fatto proua
delle
coſe di quelli, che hanno ſcritto prima.
Voglia-
mo
hora ſcriuere delle Se mouenti ſtabili qualche coſa
migliore
, più nuoua, &
inſieme più atta all’inſegnarſi di
quello
, che s habbiano fatto quelli, che ſono ſtati inanzi
à
noi, &
non habbiamo trouato nulla delle coſe ſcritte da
Filone
Bizantino.
Euui però vna fauola, e diſpoſitione
di
Nauplio, nellaquale ſono molte diſpoſitioni, e varie,
e
non malamente trattate, eccetto la machina intorno
Pallade
, percioche in queſta fece egli l’opera d’al-
quanto
più di manifattura, che non era il douere, eſſendo
egli
poſsibile ſenza altra machina farla apparire dietro la
tauola
, e poſcia farla diſparire.
Auenga che egli ſi po-
teſſe
, facendo girare la ſiguretta ſua intorno 11 poſtigli a’ piedi, prima farla ſtare inclinata, ſi che non
appareſſe
, e dopo tirata da vna certa corda appareſſe di-
ritta
in piede, e di poi con l’aiuto d’vn’ altra corda s’ab-
baſſaſſe
:
Oltra di ciò hauendo promeſſo ancora di fare
cadere
il fulmine ſopra l’imagine d’ Aiace, e che ſi ſaceſſe
lo
ſtrepito deltuono, non l’eſſeguì Auenga che noi eſ-
ſ
endociimbattuti in molti commentarij, non
68DELLE MACH. STABILI. trouato, che ciò ſia ſtato ſcritto. La onde parerà forſe ad
alcuno
, che noi diſcorrendo per l’opere di Filone lo ri-
prendiamo
, come quegli, che non ſia ſtato ſufſiciente di
adempire
le promeſſe:
ma egli non è coſi. Percioche può
molto
bene eſſere, che per hauer egli nella ſua diſpoſicio-
ne
prom eſſo di molte coſe, nello ſcriuerla egli ſe le di-
menticaſſe
;
Percioche egli è poſsibile, eſſendo vn vaſo,
nelquale
ſiano pallotine di piombo, &
habbia il fondo
forato
, aprirlo à debito tempo, e le pallottine caſcando
ſopra
vna pelle tirata, e denſa, facciano ſtrepito ſomigliã-
te
à quello deltuono.
Perchene’ Theatti, quando 11 gna fare ſtrepito di queſta ſorte, aprono vaſi, ne’ qualiſo-
no
peſi, accioche cadendo ſopra pelli, come ſi diſſe, ari-
de
, &
teſe, à foggia di quelle de’ Tamburi, facciano lo
ſtrepito
.
Qaanto s’aſpetta à l’altre coſe, che ſono nella
diſpoſitione
di Nauplio fatte à parte per parte, reſtiamo
ſodisfatti
, come dell’ordine, &
del bel metodo delle co-
ſe
ſcritte da lui.
Per queſto ſolo habbiamo ripreſo le co-
ſe
ſcritte da lui in quelle coſe, che habbiamo detto, cioè,
perche
giudichiamo, che coloro, che vis’abbattono, ſia-
no
per riportare vtilità maggiore, quando le coſe ben
dette
de gli antichi gli ſono poſte inanzi, ele coſe traſcu-
rate
, ò biſognoſe d’emenda ſono ridotte à perfettione.
Cominciaremo hora à dire della fabrica delletauole.
E’ di gran lunga più ſicuro, e meno pericoloſo, e di
rappreſentatione
non punto fuori del veriſimile, il ſatto
delle
ſt abili, che non è quello delle mobili.
Quello, che ſi
propone
, è tale, poſto vna tauola ſopra vna colonnetta di
legno
s’aprirà da ſe medeſima, e le coſe dipinte in lei ſi
vederanno
muouere à propoſito della diſpoſitione, che
s’hà
alle mani;
dinuouo chiuſa da ſe ſteſſa paſſeir à breuiſ-
ſimo
tempo, e di nuouo aperta appariianno altre coſe di-
pintein
lei, lequali, per quanto è poſsibile, ò tutte, ò alcu-
ne
di loro ſi moueranno, e queſto parimente
6933LIBRO SECONDO. molte volte fuori della tauola; poi appareranno machine
correnti
moſſe in giro, &
altri moti. Tale è quello, che ſi
propone
.
Garbatiſsimo poi fra quelli, che v’ attendono, è
colui
, che piu gentile diſpoſitione ſantiſicarſi.
Propor-
remo
dunque vna delle diſpoſitioni, che meglio ne 11 rerà, e dopò inſegnaremo, come ella dcbba fabricarſi;
per-
cioche
eglibaſterà d’vna tauola ſola, auenga, che coni
medeſimiprincip
ij ſi recano al fine le medeſime coſe, co-
me
ſi diſſe nelle mobili.
Gli antichi vſorono vna certa ſemplice diſpoſitione;
percioche aperta la tauola, appariua vna faccia dipinta in
lci
.
Queſta moueua gli occhi chiuden doli fr equentemen-
te
, e guardando;
chiuſa poi, e di nuouo aperta la tauola,
non
ſi vedeua più la faccia:
ma alcune figurette dipinte in
qualche
inuentione di fauola;
e di nuouo quando ſerra-
ta
, s’apriua, appariua vn’ altr’ ordine di figurette, lequali
tirauano
la fauola al fine con le coſe, che ſeguono, di ma-
niera
, che nelle tauole tre moti ſolamente ſi faceuano dif-
ferentifraloro
, vno delle porte, l’altro de gli occhi, il ter-
zo
quello, che occultaua.
Male perſone de’ noſtritem-
pi
adornano le tauole con inuentioni di fauole più genti-
li
, &
ſi ſeruono de’ moti in maggior numero, e più ine-
guali
.
Hora ſecondo che io propoſi, dirò d’vna tauola,
che
al mio giudicio è migliore.
Era diſpoſta in queſta la
fauola
di Nauplio, e circa le coſe che v’erano à parte per
parte
, ſtaua in queſto modo.
70DELLE MACH. STABILI. 26[Figure 26]
7134LIBRO SECONDO.
Aperta nel principio la tauola ſi uedeuano dodeci figu-
rette
dipinte, e queſte diſtintein tre file, e queſti erano fin-
ti
alcuni Greci, che fabricauano naui accõmodati, come
s’haueſſero
da condurle al mare, queſte figurette ſi moue-
uano
, alcune diloro fendendo legni, alcune adoperando
ſcuri
, alcune mazze, altri lime, &
altritrapani, e facendo
quel
gran rumore, cheſiſente, oue ſilauora da vero.
Paſ-
fato
tempo conueniente, chiuſe di nuouole partite s apri
uano
, &
eraui vn’ altra diſpoſitione, percioche viſi vede-
uano
le naui condotte al mare ſu i carretti.
Chiuſe dinuo-
uo
le porte, &
aperte. Null’ altro ſi uedea nella tauola, ec-
cetto
aere dipinto, emare:
coſi ſrà poco tempo paſſauano
le
naui ordinate in armata, &
alcune diloro s aſcondeua-
no
, &
altre appariuano; ſpeſſe volte intanto i delfini vſci-
uano
dell’acque, &
hora appariuano fuor del mare, &
hora
ui s’ aſcondeuano, come nel vero ſiuede.
Poco do-
poil
mare ſi uedeua turbato, e le naui correuano con grã-
de
frequenza.
Chiuſe dinuouo, & aperte, non ſi vedeua
piùlegno
, che paſſaſſe oltra, ma Nauplio, che hauea la fa-
ce
alzata;
e Pallade preſente. Accendeuaſi anco ilfuoco
nella
parte di ſopra della tauola, uedendoſi aſcendere la
fiamma
, comeſe uſciſſe dalla face.
Chiuſe dinuouo, &
aperte
, appariua il conquaſſo delle naui, &
Aiace, che no-
taua
.
Appeſo poi nella parte di ſopra della tauola una
Machina
, e fatto un tuono nella medeſima Tauola cade-
ua
vn Folgore ſopra Aiace e fac ua ſparire la ſua imagi-
ne
, e coſi.
chiuſo, la fauola hauea fine. Coſi paſſa, ella co-
minciando
dalla prima apertura delle partite à noi s aſpet
ta
hora di far apparire le figurette ſu la tauola;
e moſtrare
in
che modo pigliano il moto.
Biſogna dunque che tutte
l’altre
parti delle figure ſiano dipinte ſulpiano d lla tauo-
la
, con belle, e ueriſimili attitudini, con le mani deſtre, pe-
non dipinte ſu latauola, ma che gli ſiano adattate
72DELLE MACH. STABILI. d’offo, ò di ſottiliſsime, e ben lauorate tauolette di corna
de
cerui, accioche caggiano àbaſſo, enon habbiano vn
fito
fermo, doue ſi poſino.
Biſogna parimente, che gli or-
digni
, che adoprano, ſiano d’oſlo, &
accommodati nelle
mani
delle figure, e poi che coſi le mani, come gli inſtru-
menti
ſiano dipinti con pittura ſimile à quella del reſto
del
corpo, come ſi conuiene.
Sia adunque la mano, & 11 braccio, a, b. Io foro queſta nella ſpalla, efaccio il foro
quadro
, come è nel diſſegno, pigliando poivn chiodetto
di
corno, l’adatto nella ſpalla, riquadrandolo, &
incolan-
dolo
.
Il reſto poi del detto chiodetto ritondo, e puliſco
beniſsimo
forando poila tauola nellaſpalla deſtra vi cac-
cio
il’ chiodo tanto auanti, che la mano s’accoſti alla fi-
gura
.
Hora ſe noipiglieremo con le dita il ſoprauanzo
del
chiodo dietro la fauola, e lo gireremo, ſi mouerà la
mano
, perche poi ſi moua da ſe ſteſſa mediante il contra-
peſo
, faccio vnarighetta c, d, &
vn foro, dou’è l, h, ela par
te
del chiodetto, che ſoprauanza dalla mano dalla partc
di
dietro della tauola, ficco nelforo della righetta, eve lo
ftringo
, &
incollo; accioche moſſa la righetta ſi muoua
anco
la parte, che è vicina alla ſpalla;
e queſta righetta ſi
chiama
Hyſplengio, forando dunque vn capo diqueſto
Hyſplengio
vi attacco vna corda, e v’appendo vn con-
trapeſo
di piombo ſegnato i.
Fatto queſto adatto vn taſ-
ſelletto
all’e ſtremità del Hyſplengio ſegnatof, accioche
la
eſtremità del Hyſplengio vi ſiripoſi.
Quando dunque
noi
premeremo con le dita l’Hyſplengio, dalla parte c, s’al
cerà
la parte d, inſic me col contrapeſo, equando laſciare-
mo
andare caſcarà ſopra il taſſelletto, tirandolo à baſſo il
contrapeſo
;
e farà rumure, e darà il moto alla mano nel-
la
parte dinanzi della tauola, perche poi da ſe ſteſla, e
frequentemente
ſi moua, accommodo vna ſtella che ſigi-
ri
intorno vn fuſetto, cacciato nel piano della tauola,
7335LIBRO SECONDO. ſtretto, e fermato beniſsimo hauerà queſta ſtella congiun
ta
à ſe vna carrucoletta g, intorno la quale auiluppata la
corda
molte volte ſi raccomanderà al contrapeſo, ac-
cioche
tirandola per ogni poco faccia voltare la ſtella, e
la
ſtella col ſuo giro percuota ſpeſſe volte l’Hiſplengio,
l’vn
capo della corda con vna cappia ſi attacca ad vna
punta
, doue è ſegnato g, accioche dopo l’effer la corda
ſtaccata
dalla punta, la mano più non ſi muoua.
27[Figure 27]
Coſi paſſa il fatto de gl’arteficiſu latauola. Hora ſi 11 che cadea vn fulmine ſopra Aiace, e che faceua ſparire
74DELLE MACH. STABILI. fua imagine, e che dopo queſto, chiuſe le partite, la fauo-
la
hauea fine.
La diſpoſitione era tale. Egli biſogna fabri
care
, come habbiamo ſcritto, una caſſa di quella gran-
dezza
a punto, che noi vogliamo latauola, equeſta dita-
uolette
ſottiliſsime, lequali tauolette doueranno hauere
tanta
larghezza, quanta è la ſeſta parte de’ lati più lun-
ghi
.
Il piano poi della tauola biſogna, che adattiamo
nel
mezo della caſſetta, da baſſo poi di queſta caſſetta ſi
accommoda
vn caſſettino voto, che non ſi ueda, nella par
te
di dietro, del quale adattate le partite i gangheri lun-
ghi
arriueranno à baſſo di maniera che preſi da piedi, e
fatti
girare, le partite s’apranoe ſi chiudano.
Sia dun-
que
il caſſettino veduto dalla parte dinanzia, b, i gan-
gheri
delle partite, che arriuano à baſſo c, d.
Quando
dunque
altri uolterà le mani queſti gangheri di quà,
e
di , farà aprire e ſerrare le partite.
Ma accioche me-
diante
la corda queſto da ſeſteſſo ſi faccia, eſſendo eſſa
tirata
dal contrapeſo poſto nel cannone ſopra la rena, io
accoſto
à gangheri vn fuſo per trauerſo, il quale ſia po-
co
lontano da detti gangheri ſegnato e, f, &
beniſsimo ſi
giri
.
Foro poil’ uno, & l altro ganghero, e preſa vna cor-
da
l’addoppio, e caccio il capo, comeſe foſſe ſemplice,
nel
foro, e ue lo fermo con una punta, ò taſſelletto in col-
lato
, di maniera che ſi poſſatirar via, ma ſe ne ſtia fer
miſsimo
.
Fatto queſto conduco i capi della corda in-
torno
al fuſo, quello che è dalla parte c, d, di ſopra, è
quella
che è uerſo l’e, f, diſotto al detto fuſo, e ferman-
do
parimente il fuſo, ui fermo beniſsimo con una pun-
ta
l’uno, &
l’altro capo della corda, tiran do forte le cor-
de
, coſi quella, che è doue è l’e, come quella del f.
Que-
ſte
corde faranno girarei gangheri &
apriranno le por-
te
.
Quando poi di nuouo io uolto al contrario il fuſo,
le
porte ſi chiudono;
e coſi da vn ſol mototutte due
7536LIBRO SECO NDO. partite s’apriranno, e ſi ſerraranno. Acciò poi, che que-
ſto
ſi faccia mediante il contrapeſo, caccio delle punte
dalla
parte di ſopra del fuſo, doue ſono ſegnate le let-
tere
g, e, diſotto ancora, doue ſono le lettereh.
Preſo po i
vna
corda, &
miſuratala col cannone, dentro il quale è
l
arena, &
il contrapeſo, u’attacco ad ogni ſpatio unci-
nelli
, &
ſia la corda g, k, gli uncinelli, l, il primo unci-
nello
deila corda K, pongo nella prima punta comin-
ciando
dalla parte, doue è il c, uerſo il g.
Il ſecondo un-
cinello
pongo nella puntah, che è di ſotto al fuſo, e coſi
conſeguentemente
, tutte l’altre, facendole ſtare accoſto
al
fuſo e, f, con cera miſta con ragia non ſi uede que-
ſto
incollamento.
Attacco ſimilmente al fuſo gli allenta-
mentiloro
, accioche alcuno diloro intricato, non ſia ca-
gione
d’impedimento.
Quando dunque il capo della
corda
, doue è il K, legata al contrapeſo ſarà tirata pian
piano
, aprirà, e ſerrerà la tauola, intrametten doui item-
pi
, ele diſtanze.
76DELLE MACH. STABILI 28[Figure 28]
7737LIBRO SECONDO.
Chiuſe, & aperte le porte, biſogna, che gli artefici
non
ſi vedano più:
ma le naui condotte al mare. Ilchefaſ-
ſi
nel modo, che ſiamo per dire.
Biſogna pigliare vna te-
la
ſottile, e fiſſa, di grandezza eguale al pian o della tauo-
la
queſta tinta di color bianco, e liquido, accioche facil-
mente
ſi poſſa auiluppare, viſi dipingano ſu le naui con-
dotte
al mare.
Queſta tela accoſtando alla tauola imbroc-
chiamo
laparte da cima di lei, col piano della tauola ſot-
to
il lato della caſſa, e da i piedi vi cuſciamo vn fuſello
di
bronzo, ilquale ſia per tutto di egual groſſezza, ac-
cioche
auiluppando latela intorno al detto fuſello, ver-
ſo
la parte alta della tauola, la ſtringiamo, e riteniamo
beniſsimo
ſotto il lato della caſſa;
e quando ci parerà la
laſciamo
cadere, laqualtela laiciata, ſi ſuilupparà per il
peſo
del fuſello, &
in vn ſubito ſuiluppata ricoprirà le co-
ſe
, che ſono dipinte ſu la tauola.
Queſto biſogna, che ſi
faccia
da ſe medeſimo, mentre ſe ne ſtanno chiuſe lepar-
tite
della tauola;
perche prima, che ſtiano chiuſe, biſo-
gna
, che latela ſene ſtia auiluppatain alto, ilche ſi fa in
queſto
modo.
Quando la tela ſi ſarà beniſsimo auilup-
pata
, &
accommodata in alto, ſotto il lato della caſſa;
ſotto al viluppo vicino à lui, ſi fora il piano della tauo-
la
, e ſi caccia per il foro dalla parte di dietro della ta-
uola
, verſo laparte dinanzi vn’occhietto, tanto che pigli
honeſto
ſpatio, e vi ſi ferma beniſsimo con brocchette
di
maniera, che ſtiaſaldo.
Quanto poi queſto occhiet-
to
debba eſſer grande, celo moſtrerà il fatto proprio.

Dopò
all’incontro del foro, che ſi fece nel piano della
tauola
, fe ne fa vn’altro nel lato della caſſetta alquanto
più
largo, &
ſi lima beniſsimo, accioche ſia pulito. Vi-
cino
à queſto foro s’auiluppala tela, eſi fa pigliare dall’oc
chietto
.
Cacciaſi poinel foro, che ènellato della tauola,
vn
pontiruolo, ilquale paſſa perl’occhietto, ecoſi 11
78DELLE MACH. STABILI.ſlr@tto il viluppo ritenuto da lui. Quando poi, mentre ſo-
no
chiuſele porte, biſogna, che ſi ricoprano le coſe, che
ſono
sùla tauola, ſi tira la corda, che è legata al ponti-
ruolo
, e raccommandata al contrapeſo.
Coſi erano ac-
commodate
tutte le coſe da occultarſi, auiluppate, e di-
ſpoſte
fra loro vna appreſſo l altra, e ciaſcuna l’occhiet
t
o, &
il pontiruolo. Tutto illuogopoi, cheviene occu-
pato
dalle dette tele, biſogna ſerrar dauanti con vn para-
petto
di tauole, accioche non ſi veggia;
e queſta tauola
ſi
fa architraue della porta.
Biſogna poi fare in queſto il
fregio
, che intagliato tondeggi, accioche faccia 11 viſta, &
in tal maniera queſte coſe ſi conducono al fine.
29[Figure 29]
7938LIBRO SECONDO.
Chiuſa poi, & aperta la tauola, noi diciamo, cheniente al
tro
ſi vede, eccetto che aere, emare dipinto, e dopo que-
ſto
, chele naui cominciano à paſſare oltra nauigando.
Faremo dunque, quãto s’aſpetta alla nauigatione, in que-
ſto
modo.
Dilà, & di quà dalle partite vicino à i gan-
gheri
hauerà la tauola luoghi vacui circondati di tauole,
iquali
di fuori habbiano ſomiglianza di ſtipiti.
Dentro
queſtiluoghivacui
circondati di tauole, ſi pongono rigo-
letti
quadri, e di lati eguali, e diritti, gli angoli de 11 li ſaranno ſinuſſati.
Queſti ſaranno d’abete, accioche
eſſendo
ſottilinon ſitorcano, dalla parte di loro, che ſtà
diſotto
, ſaranno punte di metallo ben tornite, ſotto le-
quali
ſaranno moggioletti, accioche poſſano faciliſsima-
me
nte girarſi.
La parte poi da cima haueranno rotonda, e
pulita
, e fi caccieranno nel lato della caſſetta di ſopra, che
è
forata;
di maniera che non vi ſtringano, anco vi ſtia-
no
troppo da largo nel voltarſi.
Fatte queſte coſe, biſo-
gna
, pigliando vna carta ſottiliſsima di quelle, che ſi chia
mano
reali, tagliar tanto della longhezza ſua, che co- pratutta l’altezza del piano della tauola infino alle tele a-
uiluppate
;
e tagliando l’eſtremità della carta, l’incollere-
mo
al rigoletto, che è dalla parte deſtra dellatauola, 22 maniera, chein luogo dell’eſtremità, vi ſia incollato il ri-
goletto
;
voltando poiquella parte del rigoletto, che ſo-
prauanza
ſopra la tauola, v’auilupperemo la carta.
Que-
ſto
ſi gira tanto, mentre le partite ſono ſerrate, che ſi cuo-
pre
tutto il piano della tauola con la carta, ilche è quan-
do
ſiè accoſtata all altro rigolo.
Ilche fatto, ſe ve ne auan-
za
, ſitaglia.
Biſogna in collare in capo dela carta vna li-
ſtetta
ſottiliſsima.
Stiaſi dunque il viluppo naſcoſto die-
trolo
ſtipite di maniera, che aperta la tauola non ſi veda.
Attacco poi corde ſottili alla liſtetta, che è incollata nel
capo
della carta, vna da baſſo dello ſtipite dellatauola, &
80DELLE MACH. STABILI. l’altra, alto vicino all’ architraue, e le raccomando tutte
du
e all’altro rigoletto, che è nella parte ſiniſtra.
Quando
dunque
gireremo queſto rigolo, verranno tirate le corde,
che
ſono legate nel capo della carta, e la carta gli verrà
dietro
.
Chiuſa dunque la tauola, tanto ſi giri il rigolo,
quanto
tutto il piano della tauola uenga coperto dalla car
ta
.
In queſta ſarà dipinta l’aria, & il Mare, acciò che poi
da
ſe ſteſſa camini queſta cartatirata dalla grauità del cõ-
trapeſo
, e che il moto ſi faccia veloce, accioche maggior
numero
di naui poſſa paſſare.
Biſogna preparare queſte
coſe
.
Sia la tauola ueduta dalla patte di dietro a, b, c, d,
&
nella parte di ſopra d l rigoletto, intorno alquale deue
auilupparſila
carta, ſia un naſpo tornito ſegnato f, g.
Vici-
no
poi alla tauola, di ſopra à gli Hyſplengij, e 11 te, che muouono le mani, non molto lontano da loro,
accommodo
il Timpano h, k.
Habbia queſto Timpa-
no
in vn fianco tornita vna carrucoletta rotonda, &
22 torno al fu ſo del timpano, pongo vn’altro picciolo fuſo
attaccato
à lui, accioche eſſendoli congiunto, ſi volti in-
ſieme
col timpano maggiore.
Auiluppando dunque la
corda
intorno al naſpo f, g, quanta baſti à ſuiluppar la car
ta
, la raccomando intorno al timpano, ela corda ſegna-
ta
m, n, la quale raccomandat a al contrapeſo, auilup-
po
intorno l’altra carrucoletta.
Chiara coſa è dunque,
che
per poca corda, che ſia tirata dal contrapeſo, molta
parte
di carta, e velocemente s’auilupperà.
L’aſſe poi,
nelquale
è il timpano, ſia ſegnato o, p, &
è da prouedere,
che
il timpano, &
le ſtellette ſi mouano ſenza impedirſi.
8139LIBRO SECONDO. 30[Figure 30]
Coſifaſsi il paſſare oltre delle naui. I Delfinipoi, hora
ſi
attufferanno, &
hora guizzeranno fuori in queſto mo-
do
.
Nella ſponda di ſotto della caſſa, laquale è andata
al
Torace, ò caſſettino, non molto diſcoſto da’ cardini, ſi
fanno
alcuni ſpiracoli ſtretti quaſi quanto vn chiodo, di
maniera
, che traſpaiano nel Torace da baſlo.
11 poitauolettevi ſi dipingono Delfinetti, quanti ci pare, &
ſitagliano
intorno, e filima la linea loro di fuori.
Sia poi
vn
fuſo ſotto il petto del Delfinetto, nelquale, enelp t-
to
del Delfinetto ſi cacci vn chiodetto di ferro, ſia la
82DELLE MACH. STABILI. rucola, che è da vna parte deltaglio, ò ſpiracolo, come di
ſotto
ſi vede diſegnata.
Iltaglio poi dellato della caſſet-
taſia
a, b, il ſuſo c, d, la carrucola e, f, lo foro dunque il fu-
ſo
dirimpetto alla feſſura ing, e vi caccio il chiodetto del
Delfino
:
Quando dunque con la mano ſi girerà la carru-
cola
alcuna volta, il Delfinetto ſi attufferà per la feſſura
dentro
il caſſettino, &
alcuna volta ſalterà su nella tauo-
la
.
Acciò dunque da ſe medeſimo ciò ſi faccia, hauendo
fatto
vna cappia ad vna corda;
la caccio in vna punta ſe-
gnataf
, che è la carrucola, &
auiluppandola intorno
la
carrucola la raccomando al contrapeſo.
ll Delfinetto
poifitto
coſi, ſarà nel fuſo, doue è ſegnato ilk, ad angoli
retti
al fuſo, &
il fuſo c, d, ad angoliretti al caſſettino.
31[Figure 31]
Finito ilpaſſar’oltra dellenaui, ſi chiuderanno di nuouo
le
partite, e la corda tirata tira via il pontiruolo, &
8340LIBRO SECONDO. latela, nellaquale è dipinto Nauplio, chealza la face, e
Pallade
.
Aperta poila tauola ſi vederanno le naui, ſecon-
do
ches’ è detto.
Biſognerà poi, che la face di ſubito ſi
accenda
.
Quanto dunque all’ accender ſuo, ſi fara coſi.
Haueremonoiſopra le colonne, e ſopra i Triglifi 11 tauoletta, che cuopra tutta la tauola, la quale naſconderà
il
Naſpo, che conduce le naui, &
anco l’ordegno, che ac-
cende
il fuoco, e parimente l’eleuatione della 22 na, di maniera che niuna delle coſe dette ſiueda dalla
parte
dinanzi della tauola;
& accioche la tauoletta non
ui
ſtia fuori di propoſito, s accommoda à foggia di fron-
tiſpitio
ditempio, e l’ale, cherimangono di qua, e di la
della
tauoletta, ſi tingono di negro ò dicolor d’aere.
33 Si pone poi la machina del Naſpo in un lato, e nell’altro
la
machina della face, la quale è ditalſorte.
Dilamine di
rame
biſogna fare vn caſſettino, che non habbia il coper-
chio
, &
aperto queſto, biſogna porlo in piedi dietro la
tauoletta
, chericopre, &
imbroccarlo con la ſponda del-
la
caſſa.
Habbia queſto caſſettino il fondo accoſtato alla
tauoletta
, el’aperto guardi dalla parte di fuori della tauo-
letta
.
Nella parte poi di ſopra del caſſettino ſi intagliun’
apertura
traſparente, come una fineſtrella;
accioche eſ-
ſendouimeſſa
la lucerna acceſa, l’eſtremità della fiamma
arriui
per l´apertura nella parte di ſopra del caſſettino.
Stando coſi pongauiſi ſotto la lucerna acceſa, con un’al-
tra
laminetta di rame triangolare, chiuderemo l’apertu-
ra
, &
eſcluderemo la fiamma. Sopra il caſſettino, e ſopra la
laminetta
, che chiudel apertura, pongonſi pianellature di
legnaiuoli
aridiſsime.
Quando dunque io tirerò a dietro
la
laminetta, che chiudel apertura, la fiamma della lucer-
nas’apprenderà
alle pianellature, eſubito s’accenderan-
no
.
Prima che le ſtecche s’abbruſcino, non ſi vede la
fiamma
della lucerna, che ſta naſcoſta nel caſſettino, &
84DELLE MACH. STABILI. vorremo, che in tutto, e per tutto ſtianaſcoſta, hauerà il
caſſettino
vn taſſello dilegno.
Perche poi la lucerna ſtia
ſ
icura di non cadere dentro il caſſettino, ſia vn perno, che
eſca
dalla parte di ſotto, ela lucerna ſia di quelle, che s’a-
doperano
nelle lanterne, che ſono fitte ne iperni.
Accio-
che
poial debito tempo da ſe ſteſſa s’apra la laminetta.
Io
accommodo
vn fuſello diſtante dalla fiamma, &
attaccan
do
vna catenella alla laminetta la lego al fuſello, accioche
voltandoſi
il fuſello, ſi auiluppi la catenella, &
ſi ſcanſila
laminetta
.
Il fuſello poi ſarà fatto voltare da vna corda,
che
cacciata con vna cappia in vna punta, ſiraccomanda-
al contrapeſo.
Sia la laminetta a, la catenella cacciata
nella
punta b, il fuſoc, la puntad, la corda accappiata alla
punta
e.
32[Figure 32]
Dopo l’effer apparſele coſe dette, & acceſo il fuoco, ſi
ſerra
dinuouo latauola, etirato à dietro il pontiruolo dal-
la
corda, caderà la tela, nella quale è dipinto il Naufra-
gio
d lle naui, el imagine di Aiace, che nuota, &
appari-
nella tauola Pallade.
Hauerà baſe di queſta 11
8541LIBRO SECONDO. conuenien@iluoghi perni, & vna corda la farà leuar 11 piedi tirandola dalla parte di dietro dellombo 22 doueè il contrapeſo ſuo. Dopo l’eſſer tirata 33 corda; cheè poſtaintorno al toracio, ò caſſettino, la con-
durrà
intorno, ſinche arriui nel medeſimo luogo, d’onde
ſierapar
tita, allentata queſta vn’altra corda ſi tirerà dal-
la
parte di dietro de lombi dilei, e coſi abbaſſerà la Pal-
lade
.
Reſtamihora à dichiararein chemodo il fulmine
nella
tauolacaggia, e ſpariſca l’imagine d Aiace, Faran-
noſi
dunque queſtecoſe, come noiſiamo per dire.
Dal-
la
parte delpiano della tauola ſera dipinta limagine, al
diritto
della qualle nellato di ſopra della caſſetta ſarà fat-
to
vn taglio, e coſi anco dabaſſo, comequello apunto de
Delfini
, ſtendonſi dũque dalla parte al@a di queſtotaglio
due
fila ſuttiliſsime di qu@lle, conle quali ſi fanno orna-
menti
da capo delle donne, e ſi guidano à baſſo 44 troil caſſettino peril taglio, che u’è ſatto, acciochepoi
ſiano
teſe ſopra il giouan@tto, ſiattaccano à biſcheri dal-
la
parte di ſopra, accioche girati i detti biſcheri, ſi fer-
mino
.
Drizzataſipoi unatauoletta lunga, e ſuttile di ma-
niera
, che facilmente poſſa paſſareperitagli, e poſta die-
tro
l´architraue di maniera, che dal detto architraue non
ſi
ſcopra punto ſu la tauola;
ſatto ciò ſi ſora con due ſori
per
il lungo, e piglia le fila.
Attaccaſi poi dietro queſta
tauoletta
.
vn poco di piombo ſuttile, accioche habbia
grauezza
.
Quando dunque tireremo in alto con le ma-
nila
tauoletta per iltaglio, @aderà per la tauola per dirit-
to
uiaggio, come quella, che èinſerta nelle fila.
Le fila poi
ſitingono
dicolor ſcuro, accioche non ſiuedano.
Que-
ſta
tauoletta dalla parte diſotto s’indora, &
ſi bruniſce be-
niſsimo
, e nella parte di ſopra uiſi dipinge coſa, che hab-
bia
ſimilitudine di fuoco, dimaniera che rappreſentil’i-
magine
del fulmine, cade queſto eſſendo laſciato
86DELLE MACH. STABILI. il mezo apunto dell’imagine ſecondo che ſono tirate le
fila
.
Se ne ſtà poi in alto tenuto da vn pontiruoletto,
comeletele
, accio che quando è tempo, la corda, tiran-
do
uiail pontiruolo, il fulmine cada à baſſo.
L’imagine,
caduto
il fulmine, ſpariſce in queſto modo.
V’è vna tela
fatta
à punto, come l’ altre, che cuoprono, queſta è piccio
la
, cioè tanto apunto, quanto ricopra l’ imagine, in que-
ſta
ſi dipinge il mare ſimile à quello, che è intorno à l’ima-
gine
, e vi ſi fanno l’onde, ò ſe altra coſa gli ſi uede uicina,
&
accioche nel coprir la imagine, non ſiueda, ſi dipinge
anco
di dietro di color’di mare.
Perche poi 11 tela, che copre, non ſiuegga ſtà auiluppata in alto ritenu-
ta
dalla punta medeſima, dallaquale è tenuto il fulmine
ancora
, di maniera chetirata via la punta, cade inſieme il
fulmine
ſopra l’imagine, ela tela, chelo copre dimanie-
ra
, chepare apũto, che percoſſo dalfulmine, egliſpariſca.
Hora le coſ di queſtatauola coſi apunto ſi or dinano,
e
con i medeſimi inſtrumenti ſi fanno coſi i moti delle
imagini
, come quelli de’ uiaggi, etutte letauolete mo
do
ſimile ſi ordinano per via delle medeſime coſe, ſenon
in
quanto ſi uanno uariando.
22
Il fine delle Machine Se mouenti mobili, e
Stabili
di Herone Aleſſandrino, Tra-
dotto
dal Greco, dal Signor
Bernardino
Baldi.
del
1576.
8742
ANNOTATIONI
DEL
S. BERNARDINO
BALDI
D’VRBINO
ABBATE
DI GVASTALLA,
SOPRALE
MACHINE SE MOVENTI
DIHERONE
.
1 ILtrattato delle Semouenti è ſtato] ne@
Greco
v’era il participio aßoluto;
perciòche oue
noi
diciamo è ſtato da gli antichi riputato degno di
eſſer
riceuuto.
Nel teſto u’era της υ το τ ον-
τίκῆς
πραγτ{δ ί}ας ἀ’πὸ νῶν πρωτ έρων, α'ποδοχιῖ ς,
ηξϊομένης
, ma non u’era poi coſa, che al detto par-
ticipio
riſpondeße;
Onde noi, laſciato da parte il participio, l’babbia-
mo
eſpreſſo col uerbo.
Circa il titolo poi di Se mouenti, ci ſiamo ſer-
uiti
per eſprimere la forza della parola greca, all’ eſpreſſione della-
quale
è concorſo neceßariamente il participio, delquale ſe ci foſſi-
mo
ſeruiti, baurebbe biſognato d’una parola fare una Oratione, come
ſarebbe
auuenuto ſe baueſſimo uoluto dire delle macbine, che da ſe me
deſime
operano, ò ſi muouono.
Queſta parola Se mouenti, che non
ſi
doler à di far trapaſſo dalle leggi alle macbine eßendo le parole nate
à
ſeruir ſemplicemente, e non à quelli di tale, ò tal profeßione.
2 Si fabricano Tempij, ò Altari.) Queſte due coſe detto, mo-
ſtrando
, che ſtà al capriccio dell’ artefice il trouare quale inuentione,
più
gli piace, ſe bene può eſſere, che in quei tempi s’ uſaſſero gli Alta
ri
, &
i Tempij, intende egli quì del Tempio di Bacco, e de’ due Al-
tari
che ui ſono, ma delle macbine intiere del genere delle Se mouenti.
3 Leimagini) ξωδίων. Queſta parola greca ſignifica animali, ò
piu
toſto animaletti, e di qui è detto Zoforo il fregio, e Zodiaco il
cerchio
celeſte.
Queſta uoce, tutto che ſia generica, cioè che tanto
ſignifichil’
buomo, quanto il cauallo, &
il Leone, con tutto ciò da He-
rone
è quaſi ſempre uſata per eſprimere le figure bumane come ſiue-
de
nelii.
& 60. de’ Spiritali de gl’animali, cioè de’ Sacerdoti, che
88ANNOTATIONI SOPRALE erificano nel 49. dell’ animale, cioè del Trombetta, che ſuona la trom
banel
7 I.
delle imagini, che hallano, & nel 73. dell’ animale, che ſof-
fia
nel fuoco del Miliario.
Noi (tutto che il Commandino ne’ Spi-
ritali
traduca animalia) parendoci, che non tornaſſe bene il tradurre
animali
, ò animaletti, habbiamo tradotto imagini;
perciocbe oue la
noſtra
lingua, per animale, non intende altro, che gli irragioneuoli,
vdendo
imagini intende anco delle ragioneuoli;
e queſto uoleua eſpri-
mere
il noſtro Autore, ilquale doue uoluto parlar d’altre imagi-
ni
, che dell’ humane, detto ne’ Spiritali Serpenti, Satiretti, e Ca-
pineri
, &
in queſti Automati, ò Se mouenti. Non chiamato
la
Pantera ζώδιον, cioè animaletto, ma Panteriſco, cioè piccola
Pantbera
.
4 Propoſitione] πρόθεσίν: Coſi chiama eglila fauola, che s’ in-
nanzi
, ſignificando queſta uoce propoſta, propoſitiòne, &
anco pro-
poſito
, onde s’hauerebbe anco potuto tradurre.
Conuenite al pro-
poſito
, che s’bà inanzi.
5 Sopra vna certa colonnetta] Nella figura, che habbiamo diſſe-
gnata
nel Secondo Libro in uece dicolonnetta u’habbiamo poſto un
piediſtalletto
, percioche il porui una colonnetta il uiuo della machi-
na
, che gli uiene poſta di ſopra, eſce fuor del uiuo di detta colonnet-
ta
con molta riprenſione di chi punto di guſto dell’ Architettura.
Può eſſere che il noſtro Autore intendeſſe per cioniſco, cioè colonnet
ta
, ogni coſa, che hauendo dell’ alto può ſoſtentare un’ altra coſa, che
le
ſia poſta ſopra.
6 Vna tauola] πίναξ, coſi dice il greco, e ſignifica appunto quel-
lo
, che ſigniſica appreſſo noi, cioè un quadro dipittura, e di qui chia-
Cebete la tauola, quel ſuo quadro, oue egli dipinſe la Vita Hu-
mana
, il fine, &
la uarietà de gli accidenti ſuoi. La figura di queſta
s’bà
nel Secondo Libro, cioè del ſeguente.
7 Di nuouo chiuſe, & aperte] Tutte queſte parole inſino doue co-
mincia
[e queſta, ouero fine ] pare che ui ſiano ſoprabondanti per
latraſcuraggine
dello Scritore.
8 Sehgino legni] Il teſto greco à mio giudicio è ſcorretto; per-
cioche
ui ſi legge θερϊζοτα, che ſignifica mietendo, ò tagliando il
grano
;
ilche non fa punto à propoſito alla coſa che s’hà alle mani.
Noiin luogo di θεϊζοντα. leggiamo con poca mutatione πρϊζοντα,
dal
verbo πρϊζ{ει}ν, che ſignifica ſegare;
ilchefamolto à propoſito nel
r
agionamento de i Fabri delle naui.
8943MACH. SE MOVENTI.
9 Thaumaturgi) la forza di questa parola è ſtata dichiarata da
noinel
diſcorſo, che habbiamo fatto nel principio di queſt’ Opera, iui
ſi
ricorra.
10 Diregoletti imbroccati) nel greco δϊεφηλετῶν κανόνων, dal ver-
bo
ἠλόω, che ſignifica conficcare, e fatto il compoſito έφηλω, e δ ιε-
αηλόω
, e di qui διεφηλοτòς, che vuol dire in chiodato, ò conficcato,
ouero
, come habbiamo tradotto noiimbroccato.
V’è però errore nel-
la
Scrittura greca;
percioche in uece di διεφηλητῶν, vuol dire διεφη-
λοτῶν
, ripoſtoui l’o, in luogo dell’n.
11 Le corde di neruo) onde naſoano l’alterationi, coſi delle corde di
neruo
, come de gli altri corpi inſegna Teofraſtonel ſuo Libretto de’
Venti
, verſo il fine.
Queſt’ atter atione ſi uede manifeſtamente in que-
gli
boroleggettine’ quali s’ adopra la corda di lauto.
12 L Hiſplengio) queſtauoce ba diuerſi, & varij ſignificati appreſ-
ſo
i Greai, perciocbe ſignifica il flagello, cioè la sferza, la corda, che
ſistende
inanzi à chi corre il palio, che i Latini diſſero carceri.
Si-
gnifica
il pongetto, ò ſtimolo de Buoi, aneor che l’Etimologia della uo
ce
, par che moſtri più toſto, che ſia vna sferza da Porci, nondimeno
in
queſto luogo non veruno di queſti fenſi:
ma dinota vna rigbetta
di
legno ſimile à quelferro, colquale ſi ſerrano le porte, che noi dicia-
mo
ſaltarello, &
in To ſcana ſi chiama ſaliſcende come ſi caua dalle
parole
di queflo Autore nel Secõdo, oue tratta delle Stabili, parlando
del
moto, che ſi alle manide gli artefici dipinti la tauola.
13 Come nelle catapulte) percbe la cognitione di queſte macbine
boggimai
affatto è traſcurata, e poco meno che perduta.
Non ſaprei
dire
à che propoſito egliſi diceße, che l’Hiſplengio doueſſe eſſere come
nelle
catapulte con l’aſſe teſo al ſemituono, nondimeno ciò non impor-
ta
all’ intelligenza della coſa che s’bà alle mani;
e perciò ſi tralaſcia
la
ſua inueſtigatione.
14 Plinthio, ò caſſetta) πλίνθιον dice il greco, ſignifica altro, che
laterculo
, cioè mattone, e di qui fu detto πλινθουρτ{ει}ν, cioè far matto-
ni
, e πλινθύφ{εη}ς, le caſe compoſte di mattoni.
Frà gli Architetti ſuo-
na
quella più baſſa parte della baſe, che ſi fa quadrata, e fi dice il
Zoccolo
.
Nelſignificato preſo in queſto luogo, ſignifica quella caſ-
ſetta
della machina Se mouente, ſopra laquale ſono poſate le colonne,
e
dentro laquale è chiuſo l’artificio delle ruote, ſopra lequali ſi muoue
tutta
la machina.
Noi habbiamo tradotto caſſa, ò caſſetta, parendoci,
che
ſignifiehimolto, bene, ciò, che l’Autore intende, e ſia voce
90ANNOTATIONI SOPRA LE mune, & notißima alle orecchie noſtre.
15 Allentamenti) χασματυ, per fare che ò la machina, ò qualche
parte
di lei non ſi muoua ſempre, con tutto che il contrapeſo non ſi fer
mi
.
S’ è imaginato Herone di laſciar le corde lente, acciòche mentre
ſi
dilungauano, le coſe, ch’egli voleua, che ſteſſero ferme, non ſi mo-
ueſſero
.
Questo chiamò egli ἐπιςύλιον che vuol dire allentamen-
to
:
ma per che le corde coſi lente, non s’intricaſſero l’una l’altra, egli
racco
lſe in un uiluppetto, che noi diciamo gomitolo, la parte della cor-
da
, che auanza dallo allentamento.
16 Come vna cornice) χ{αι}ουάσμα dice il testo, che ſignifica propria-
mente
architraue, nondimeno dicendo egli, che queſto ornamento
deue
eſſere più alto, che l’ottaua parte della colonna, ouero di cinque
dita
, non ui la ſcia il luogo al fregio, alla cornice:
onde parendo-
mi
inconueniente, che correſſe vn’ architraue ſenza altro, inteſo,
che
egli confonda la forza di queſta voce, e chiami epiſtilio, ogni or-
namento
, che ſi poſa ſopra le colonne, e perciò tradotto cornice,
parendomi
conueniente, che ſe vi doueuano mancare delle parti, più
tosto
ſi laſciaſſero adietro le meno, che le più principali, come è la
cornice
.
17 Come s’ detto) Queste parole ui ſoprabondano; perciòche egli
non
hàragionato di ſopra in niun luogo, della cupola, della ſua
ſuperficie
.
18 Si circonderà in tanto de’ feſtoni) ςεφνεθζάσετ{αι}, dice il testo,
cioè
coronarſi, laqual coſa io non potuto credere, che voglia dir al-
tro
, che cir condarſi di feſtoni, poi che queſti ſono appunto come ghir-
lande
, che ne’ tempi delle feſte adornano i Tempij.
Se queſti feſtoni
poi
doueſſero cir condar tutta la baſe della machina, cioè intorno i ca-
pitelli
delle colonne, io non ſaprei che dirmi, ancora che paia di ,
ponendo
mente all’ artiſicio, ch’egli moſtranel Secondo Libro;
ma ſe ciò
è
uero, naſce un’inconueniente, e queſto è, che biſogna, che la cornice,
che
è ſopra le colonne con la parte più baſſa di lei, cioè col fondo, eſca
fuori
del uiuo del colonnato, il che non è ammeſſo dalle Regole dell’ Ar
chitettura
, ſe però non uoleßimo dire, che cadeſſero dallaparte di ſot
to
del gocciola toio;
ilche ſe è uero, ci confermiamo nell’opinione, che
quello
, ch’egli chiama epiſtilio, debba eſſere non l’ar chitraue, mala
cornice
.
19 Conle circonferenze loro lenticolate) φακο{ε ι}ς, cioè ſimile al-
le
lenticcbie.
Pappo nell’ ottauo, parlando della uite perpetua, con
9144MACH. SE MO VENTI. qual ſi il principio del moto al potentiſſimo inſtrumento d’ Ar chi-
mede
, dice che la ſua helice, cioè il ſuo giro, ò dente, ſia lenticolare,
e
pulito.
E dunque da ſapere, che due ſor ti di denti diuiti ſi troua-
no
, l’uno quadrato, come ordinariamente è quello delle mor ſe de’ Fab
bri
, el altro tagliente, come quello delle uiti di legno de’ torchi, e de’
Librai
.
Horail dente che finiſce in taglio, ſi dice lenticolare, percio-
che
egli la ſimilitudine del taglio della lente.
V ol dunque Herone
in
queſto luogo, che le ruote della macchina non habbiano il giro puli
to
:
matraue ſato da dentelli taglienti à guiſa del taglio delle lentic-
chie
, è ciò, com’ egli dice, perche poſſano nel girarſi attaccar meglio
nel
piano, che loro è ſottopoſto.
20 I tempide gli Dei) che tempi ſiano queſti io non ſaprei, e forſi è
coſa
che à quei tempi era notiſſima;
dimeno ſe mi fo ſſe lecito di di-
re
alcuna coſa, indouinando crederei, che introducendo ſi nelle machi-
ne
Saturno, Gioue, Marte, ò altra Deità di Pianeta, che net Cielo
moto
regolato.
S’haueße potuto imitare con l’ aiuto de gli allentamen-
ti
, ch’ egli dice, e tanto ſia detto da me di coſa oſcuriſſima, &
ignota.
21 A’ coda di rondine) I Grecidicono διαπελέκινον, che uuol dire
à
foggia di ſcure, e coſi ſtà nel teſto greco nondimeno à noi parſo
conueniente
l’uſar termine più noto à gli artefici noſtri, attento che la
differenza
è nella coſa:
ma nelle parole, poi che coſi la ſecure, come
la
coda della rondine cominciando ſtrette ſi uanno allargando.
22 Laquale come il coperchio di vn gloſſocomo) Γλο{αι}οκομ{ει}@@,
&
anco Γλο{αι}οκέμ{ει}οκ, è una ſorte di caſſettino ilquale non il coper-
chio
, che s’ alzi, come le caſſe ordinarie, ma ſi caccia in alcuni ſcannel-
li
inanzi, &
indietro, com’ ſono alcuni caſſettini, che adoperano i ſarti
per
tenerui il geſſo, i ditali, e l’ altre coſette loro.
Gloſſocomo ne gli
ſcritti
di P appo, è chiamata quella caſſa, nellaquale era chiuſo quelga
gliardiſſimo
inſtrumento d’ Archimede.
Secondo Suida, ſignifica una
caſſetta
, doue gli antichi riponeuano gli auanzi.
Io penſai già, che ſi
diceſſe
gloſſocomo dalla forma della lingua, cioè, perche foſſe da capo
larga
, e da’ piedi ſi andaſſe riſtringendo, nelqual penfiero m’induſſe la
forma
della caßa del ſopradetto inſtrumento;
nondimeno io trouo nel-
l’
Etimo logico, che il ſuo nome è nato dall’ bauerle communemente ado-
perate
i T rombetti per portarui dentro le linguette delle trombe loro,
percioche
appreßo i Greci κομίξ{ει}ν, ſignifica portare, &
cu@todire, e
Γ
λό{αι}α, vuol dir la lingua, onde Γλο{αι}όκομον, tanto vuol dire, quanto
@@ſſetta
da portare la lingua, cioè quelle delle trombρι.
92ANNO TATIONI SOPRA LE
23 Suggillata dalla canna c, d,] σωυεσμερισμέτνν. Molte voci banno
i
Greci, lequali difficilmente ſi traſport ano nell’ altre lingue, e frà l’al-
tre
una è queſtadellaqua le è difficile d’ eſprimere la forza con vna pa-
rola
ſola, ma in ſomma altro non uuol dire ſe non, che coſi s’ adatti
la
canna c, d, con la canna u, x, come il maſchio con la femina, e com-
munemente
noi diciamo, che una coſa ſi ſuggella bene con un’ altra,
quando
gli s’ addatta di punto, ela metafora è pre ſa dal ſuggello, e
dalla
cera.
Il Commandino nel 51. cap. de gli Spirit ali ſi ſeruì della
medeſima
uoce greca.
Noi che ſcriuiamo in una lingua uiua, hab-
biam
o uoluto ualerci dell’ uſo@ ilche non poteua far ſi da lui, che tradu-
ceua
queſt´ Autore in vna lingua morta, onde è nato, che molte parole
non
hanno potuto eſſere eſpreſſe da lui, delche non dobiamo riprender-
lo
;
poiche V ittruuio medeſimo, che ſcriueua, mentrela lingua Romana
era
in fiore, &
era prattichiſſimo di queſtitermini, non ſeppe eſpri-
mergli
latinamente, e partico larmente nel 4.
cap. del quinto parlando
di
Muſica, oue ne fece ſua ſcuſa, e di qui fu preſa occaſione da chi uol-
le
morderlo con dire, che a’ Latini egli baueua ſcritto greco, &
a’
Greci
latino.
24 Con il galletto a, ) I Greci dicono epiſtomio quei maſchietti, ò
chiauette
, che ſerrano le cannelle de’ lauamani, e ciò dal verbo έπϊ-
ςομίζ
{ει}ν, che vuol dire chiudere la bocca da’ Greci ςόμα, bora in ve-
ce
di epiſtomio, io ho tradotto galletto, parte ſeguendo l’ vſo del par-
lare
, ilquale dalla forma che hanno quelli d’ ottone, che vengono di
Alemagna
, parte fidato nell’ autorità di Daniel Barbaro, che ne’ C õ-
mentarij
del 9.
cap. e libro di Vitruuio, parlando di queſti cpiſtomij,
diſſe
chiamarſi galli, ò galletti.
25 Vn altra catenella. ) Non perche egli di@a vn’ altra catenel-
la
, parte perche non vedo, che vi ſia neceſſaria più vna catenella,
che
vna corda, parte perche qui di ſopra non ha fatto mentione di
altra
catenella, ſe però non referiſce à quella, ch’egli adoperò nel-
l’
Altare, per ſcanſare la laminetta che riteneua la fiamma.
26 Da vna mano ò ſcaricatore) χαςηρία vuol dire quello impe-
dimento
, che ſi pone alle baleſtre, acciò che caricate non ſi ſcari-
chino
:
ma tengano, quanto piace à noi. In queſto ſenſo è vſata da
questo
medeſimo Autore ne i Bolopuci, cioè nel Libro del far Dar-
di
, e coſe da lanciare la voce è detta dal verbo χάξ{ει}ν, che vuol
dire
fermare, far ſtar ſaldo, ritenére, ilche appunto è eſſequito da
queſti
inſtrumenti.
Nondimeno à noi par ſo conueniente il
9345MACH. SE MOVENTI. ſcaricatore, poiche ſe bene egliritiene carca la balleſtra, non è que-
sto
il ſuo fine:
mail tenerla carica per poterla quando piace ſca-
ricare
, baſta che la differenza è nella uoce:
mala coſa è vna fola.
Queſto nome di S caricatore parlando dell@ baleſtre vsò Aleſſandro
Citolino
nella ſua Tipocoſmiaαι.
27 Imaginiſi la caſſetta) {θῆ}ωράκιον, è nel teſio, e vuol dire vna co-
ſarinchiuſa
, preſa la metafora dal corpo dell’huomo, la parte del-
quale
dal collo infino alle vergogne, ſi chiama Toraceρι.
Queſta
voce
molti ſignificati;
percioche eſprime l’armatura, la torre, la
muraglia
, &
infino vna ſorte dibicchiero. Noi habbiamo tradot-
to
Caßetta, parendoci che eſprimeße conuenientemente quello, che
l’
Autore intendeua di moſtrarci, dobbiamo eſſer ripreſi, ſe Dan-
te
eſprimendo quella parte del corpo humano, che ſi chiama Torace,
ſi
ſeruì della voce caßo.
28 Vn telaio) πήγμα, dal verbo πήγνύω, e fatta la voce πἠγμα,
che
vuol dire quello, che i Latini dicono compingere, &
compacto
cioè
congiunto, &
compoſto inſieme per uia d’incaſtri. Noi hab-
biamo
tradotto Telaio, per eſſer queſta voce, che eſprime appreſſo
noi
coſa di questa ſorte.
Onde noi diciamo un telaio d’impanna-
ta
, vn telaio da ſtenderui vna Pittura;
nondimeno ſi hauerebbe
forſe
potuto dire vn compoſto, ouero vn caſſo:
ma à noi, come di-
ceuamo
, ha par ſo meglio, conſiderata la natura della coſa, il chia-
marlo
Telaio.
Pegmati poidal verbo πούζ{ει}ν, che vuol dire giuo-
care
, che perciò ſi ſcriue ποῦγμοι.
Ne’ trionfi erano alcune an-
tenne
trauer ſate di tauole, ſopra lequali erano addattate mille va-
rietà
di coſe, lequali da’ Seruitori erano portate innanzi a’ Trion-
fanti
, de’ quali fa mentione Martiale ne gli epigrammi ſuoi.
Gio-
ſeffo
nel trionfo de’ V eſpaſiani.
Seneca nel 17. delle ſue Epiſtole,
&
Claudiano.
29 Pulito per il ſuo alzato) cioè pulito in quella parte di lui, che
s’
alza, cioè pulito intorno, intorno, à guiſa d’un pezzo di Cilin-
dro
.
30 coſa appartenente alla ragione del vette) leggeuaſi nel te-
ſto
greco κοχλίων, che hauerebbe voluto dire delle uiti, ò delle u-
mache
, uoce che non baueua ſignificato, che s’addataſſe al propo-
ſito
;
noi habbiamo ricorretto μοχλίον, che ſignifica quello, che i La-
tini
dicono vectis, enoi chiamiamo leua, da inalzar peſi, &
vna
delle
cinque potenze connumerate da Pappo, come trattate da
94ANNOTATIONI SOPRA LE rone, e da Filone, ſein queſto luogo s’intenda della ragione delle
leue
, ò , la coſa ce la dichiara, auenga che appunto alla ragio-
ne
del uette, ò della libra, ſi aſpetti il dichiar are queſta facilità, ò
difficoltà
, di che famentione queſto Autorρι.
Tramezi.) διαφράγματα. Non ſaputo eſprimere queſta voce
con
altra migliore, che con queſta di Tramezo, laquale m’hà parſo
eſpreßiua
, &
uſitata. La medeſima uoce vsò Michel’ Angelo Flo-
rio
, nel tradurre i Libri Metallici di Giorgio Agricola.
Il Com-
mandino
nella traduttione de’ Spiritali, ſi valſe della medeſima
parola
greca, non trouando ſrà le latine parola, che di punto le ri-
ſpondeßρι
.
11 Fine delle Annotationi, ſopra le Machine Se mouenti.
ANNOTATIONI SOPRA LE
MACHINE
STABILI.
1 INTORNO cardinetti) εν Γιγλύμοις, Nel teſto
Greco
ſi legge corrottamente Γϊγλώμοις, questa
voce
ſignifica, ſecondo Suida, quell’ entramento
che
fa alcuna eſtremità in alcun luogo cauo, ſi co-
me
è il concorſo della parte, che dalla mano al
cubito
con quella, che è dal cubito in , nel
qual
luogo ſi fa come vn nodo, nelquale il braccio ſi gira.
L’eti-
mologico
dice, che Giglimo ſignifica il chiodo ripiegato delle por-
te
, cioè , ſecondo me, il maſchio doue ſi girano le porte, &
anco i
coperchi
delle caſſe;
e, che ſia uero egli interpreta queſta uoce, con
la
uoce ςροφ{ει}, che dinota appunto cardini.
Non s’è dunque errato
nell’
accommodar Γιγλύμὀς, in Γιγλύμοις , enel tradurla nella vo-
ce
cardinetti.
2 Perche ne’ Theatri.) Dal luogo de’ Theatri deſtinato ad eſpri-
mere
il tuono, fa mentione Giulio Polluce, nel 4.
del ſuo Onoma-
ſtico
, al cap.
19. chiamando {δο}ρονΓ{ει}ον, doue egli l’annumera
9545MACHINE STABILI. Machine, e parti del T heatro. E dichiarando, dice che il Bronteo,
cioè
il luogo del tuono, era da baſſo dietro la Scena, doue crano vtri
pieni
di ghiarette, lequali cadendo percoteuano ſopra uaſi di metai-
lo
.
Il medeſimo dice Suida, eccetto che oue Giulio dice, ch’ erano utri,
egli
dice, ch’ erano anfore pieni di ghiare marine, e che di ſotto u’e-
rano
uaſi di metallo, ne’ quali cadendo faceuano ſtrepito ſimile à
quello
de’ tuoni.
3 Proporremo dunque) è da ſapere che la fauola di Nauplio,
che
ſerue d’effempio ad Herone , non è inmentione ſua, ma di P hilo-
ne
, è che eglinon fa altro, che aggiungere, doue egli mancaua, &
à
facilitare
, ſe coſa ueruna u’era di difficile.
Dice dunque di uoler pro-
porre
delle diſpo ſitioni che andauano intorno quella di F ilone, laqmale,
al
giuditio di lui, ſuperaua d’ingegno tutte l’ altre.
4 La mano, & il braccio.) Nel teſto ſi legge χ{ει}ρας, cioè le man
Queſta
parola appreſſo a’ Greci è di forza tale, che non ſolamente
ſignificala
mano, ma la mano, &
il braccio inſieme infino alla ſpal-
la
.
Onde perche non ſi ſarebbe eſpreſſa la forza ſua traducendo
ſemplicemente
la mano, habbiamo aggiunto la mano, &
il brac-
cio
, ilche eſprime beniſſimo quello, che l’ Autore cerca di darci ad
intendere
.
5 Hora ſi diſſe.) Queſte parole ſono adoperate dall’ Autore per
far
paſſaggio da gli artefici all’ aprire, &
ſerrarſi delle porte. Onde
è
da notare, che il Greco moſtra con la voce λ{ει}π{ει}, notata nel margi-
ne
, che vi manchi qualche coſa, e pare, che dica il vero, percioche
egli
paßa à dire del modo dell’ aprirſi, &
ſerrar ſi delle porte, ſenza
dire
di uoler farlo, come egli ſuol fare nel paſſaggio, ch’egli fa, in-
ſegnando
, da coſa à coſa.
6 Vn pontiruolo περόν{υν}, dice il Greco, & ſignifica appunto v@
ferretto
lungo, come quello che noi chiamiamo pontiruolo, ſe ben in
queſto
di che parliamo, non ſi ricerchi l’ acutezza, oue in quello, che or
dinariamente
s’ adopera, la punta ui ſia neceſſaria per forare;
dalla
uoce
περόν{υν}ν, i Lombar di chiamarono la forchetta da mangiare, il
pirone
;
e quinci anco, ſecondo me, è nata la uoce di perno, che uuol
dire
il fuſello intorno che alcuna coſa ſiuolge.
7 Che intagliato tondeggi.) ςρογγολόγλυφον. Non hauerei ſapu-
to
tradurre altramente queſta uoce, ma non , s’ egli intenda de’ fregi
Ionici
, che ſono puluinati c tondeggiano, perciòche ſe coſi è , non
s’addatta
à quello, ch’egli dice di ſotto, facendo mentione de’
96ANNOTATIONI SOPRA LE percioche ſe viſono itriglifi, l’ordine è Dorico, & il fregio non ton-
deggia
:
ma ſe il fregio tondeggia, l’ordine è Ionico, e non ui ſono tri-
glifi
.
E aſſai difficile lo intendere à pelo, per le parole di queſto Au-
tore
, il fatto de gli ornamenti:
ma perche questo è fuori della coſa,
che
ſitratta, non mireca molta noia, ne mi ſprona alla curioſità del
ritrouarne
il vero.
8 Rigoletti quadri.) Nonè fuori di propoſito il fare, ch e queſtiri-
goletti
intorno a’ quali s’ auiluppa la carta delle naui, ſiano quadri, tut
to
, ch’eglinon renda ragione dell’artifitio;
perciòche ſe foſſero ton-
di
, nell’ auilupparſi la carta le naui hauerebbono il moto ſolamente
per
un verſo, oue eſſendo quadri, le naui dipinte ſi muouono con due
moti
, perciòche hora caccia fuori la carta lo ſpigolo rileuato, &
hora
la
ritira in dentro illato, che è baſſo, riſpetto allo ſpigolo.
9 Di quelle, che ſichiamano reali.) Non credo, che a’tempi di
queſto
Autore foſſe trouata la carta, che vſiamo noi, fatta di cenci di
lino
, onde ſebene noi diciamo carta reale quei fogligrandi, che ſi
adoperano
da’ Tittori, &
anco perfar l’impannate. Credo, che ſia
trasferito
il nome, chiamando forſe i Greci antichireali alcune car-
te
di capretto, lequali di bellezza, &
digrandezza, paſſauano le com
muni
.
Hoggi noi babbiamo anco la carta imperiale, e papale, laquale
di
bellezza, e di grandezza paſſa digran lunga lareal{ρι}.
10 Dalla parte deſtra,) cioè uoltandoſi la faccia al dinanzi della ta
uola
, il medeſimo deue intenderſi, doue parla del rigoletto, che è dalla
parte
ſiniſtr{αι}.
11 Diſopra à gli Hiſplengij, e le ftellette,) cioè, che queſta fabri-
ca
di Naſpo, e contrapeſo, e ruote, che ſi addatta al moto delle naui, ſia
accomodata
di maniera, che non dianoia alle ſtellette, &
ſaliſcen-
di
, che ſidiſſe di ſopra eſſerſi addattate dietro latauola, per dar il mo-
to
alle braccia, &
alle mani de gli artefici.
12 In vn ſianco.) Il teſto greco, ſecondo l’uſo di quella lingua,
κρύταΦον
, che vuol dire latempia, laqual parola s’addatta ancora ad
eſprimere
le parti delle coſe, chenon ſono animate per via ditranſ-
latione
, come quando diciamo le braccia dell’ arco.
Suida ſcriue, che
κρόταφος
, ſignifica la parte di dietro del Libro.
Noi habbiamo tra-
dotto
il fianco, perche meglio s intende fra noi, dicendo il fianco di
una
ruota, che latempia.
Egli è uero, però che s’hauerebbe potuto
tradurreil
lato;
habbiamo uoluto notarlo, acciòche non s’aſcriueſſe
a
l non bauer inteſo il vero ſignificato della parola.
9747MACH. STABILI.
13 Stretti quaſi quanto è vn chiodetto,) cioè, Γνιμφοτηρϊων, bab-
biamo
tradotto, coſi non trouando ſignificato della detta parola, che
meglio
al propoſito noſtro ſi addatti di queſto, &
forſe intende del-
la
groſſezza di quei chiodetti, che ſono confitti ſotto il petto de’ Del-
finetti
, chiamati da lui con altra uoce περόνας, che uuol dire chiodetto,
ò
puntarello.
Circala verità del ſenſo ci rimettiamo à giuditio mi-
glior
{ρι}.
14 Sopraitriglifi,) ciò che ſi fiano i triglifi è notiſſimo à tutti ce-
loro
, che banno guftato dell’ architettura:
nondimeno fra gli altri,
che
non hanno ſaputo, gli è ſtata data molte uolte mala interpreta-
tione
.
Se in queſto luogo Herone intenda de’ triglifi Dorici, de’ qua-
li
intendono gli Architetti, &
inteſe Euripide; io non ſaprei che di-
re
, nondimeno io credo, che , ilche ſe è vero quello ςρογγυλογλυ-
φ
{ει}ς, non ſignificherà la rotondità del fregio, Ionico, come fu nota-
to
di ſopr{αι}.
15 L’eleuatione della machina,) τῆς μηχανῆς ἂρσϊν, quello che ſi
ſia
queſta eleuatione, e di che machina egli intenda, non è facile il co-
noſcere
, ſe però non intende, come io credo, della machinetta, median-
te
laquale ſi fa l’eleuatione in piedi dell’ imagine di P allade.
16 Sitingono dinegro, ò d’aere.) I moderni u’hauerebbono giun-
to
altra ſorte diornamento nõdimeno for ſe ch’egli tacciuto in ciò,
rimettendoſi
alla diligenza de gli artefici, come in molti altri luoghi,
egli
auuertito ad altro propoſito.
17 Et apparirà nella tauola Pallade.) Se la traduttione in queſto
luogo
parerà oſcura, non ſar à marauiglia, percioche è oſcuro l’ Auto-
re
medeſimo, e la cauſa deue darſi alla facilità della coſa, laquale da
lui
fu giudicata dital ſorte, che non accadeſſe ad aggiungerui figu-
ra
, farne lungo diſcorſo, e ch’egli lateneſſe tale, ſi comprende da
quello
ch’egli diſſe nel Probemio, riprendendogli Filone.
Nondime-
no
le ſcorrettioni oſcur ano anco le coſe chiariſſime, e queſto, per quãto
micredo
, è auuenuto à queſto luogo.
Solamente tanto u’è di buono,
che
in coſa facile, tutto che l’ Autore non ne diceſſe nulla, baſterebbe
aſſai
illume, che porgeſſe à ciaſcunθ il giuditio naturale.
18 Perni,) ſono quei medeſimi cardinetti, di che nel prohemio fece
mentione
, chiamandoli, Γιγλὺμους.
19 Dellombo dii lei,) ὶχώ ριον. ſignifica il lombo appreſſo i Greci,
nondimeno
io non ueggio, che faccia molto à propoſito à queſta
erettione
.
98ANN. SOPRA LE MACH. STAB.
20 Doue è il contrapeſo ſuo.) Nelteſto leggeſi σάκομα, che vuol di-
re
quel peſo, che ſi pone dall’ altra parte della bilancia per agguagliare
il
peſo, &
in tale ſignificatione ſu uſato da Vittruuio, doue egli par-
dello ſcoprimento della fraude dell’ Orefice, e dell’induſtria d’ Ar-
chimede
nell’inueſtigarla.
21 Ornamenti da capo delle donne) ἂυβυκας, il testo ſcorret-
tamente
in luogo d’ ἂμχμκας, queſta uoce ſignifica i legami delle trec-
cie
, e gli ornamenti del capo, come dice Saida, colteſtimonio d’ Ho-
mero
.
22 Si dipinge anco di dietro di color di mare) è cautela queſta di
Herone
, percioche ſe non foße dipinta anco di dietro nello ſuilup-
parſi
, haurebbe moſtrato il roueſcio bianco, &
hauerebbe ſcoperto
l’artifitio
del cader{ρι}.
Il fine di queſto Secondo Libro, con tutto che paia concludere, di
maniera
, che dalle parole s’ argomenti, che nulla ui ſi deſideri;
non-
dimeno
uoluto notare quello, che io trouo nel fine del teſto, che io
hauuto nel tradurre, ciò è, ch’ il Copiatore u’ giunto il ſegno del
mancamento
, con la parola λ{ει}π{ει}, è da credere, che coſifoſſe ſcritto
nell’
eſſemplare, e che uenga dall’ antico.
N on uoluto mancare di
auuertirlo
, per non laſciar paſſar coſa ueruna adietro di quello, che ſo-
no
biſognoſe d’ annotaion{ρι}.
Il fine delle Annotationi.
33[Figure 33]
99
RECISTRO.
A
B C D E F G H I K L M
L’Opera ſono fogli 12.
34[Figure 34]
IN VENETIA,
Appreſſo
Gio. Battiſta Bertoni, Libraro al
Pellegrino
. M. D C I.
100
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101
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102
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10355[Handwritten note 5]
104
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