Benedetti, Giovanni Battista, Consideratione d'intorno al discorso della grandezza della terra e dell' acqua di Berga, 1579

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Author: Benedetti, Giovanni Battista
Title: Consideratione d'intorno al discorso della grandezza della terra e dell' acqua di Berga
Date: 1579

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Table of contents
1. Page: 0
2. DI GIO. BATTISTA BENEDETTI. FILOSOFO DEL SERENISS S. DVCA DI SAVOIA. D'INTORNO AL DISCORSO della grandezza della Terra, & dell' Acqua. Del Eccellent. Sig. Antonio Berga Filoſofo nella vniuerſità di Torino: Page: 1
3. IN TORINO. Preſſo gli heredi del Beuilacqua 1579. Page: 1
4. DELLA GRANDEZZA DELLA TERRA ET DELL'ACQVA DI GIO. BATTISTA BENEDETTI Al Sereniſsimo Signor Carlo Emanuele Principe di Piemonte. Page: 3
5. IL FINE. Page: 53
1CONSIDERATIONE
DI GIO. BATTISTA BENEDETTI.
FILOSOFO DEL SERENISS
S
. DVCA DI SAVOIA.
D'INTORNO AL DISCORSO
della grandezza della Terra, & dell' Acqua.
Del Eccellent. Sig. Antonio Berga Filoſofo
nella
vniuerſità di Torino:
1[Figure 1]
IN TORINO.
Preſſo gli heredi del Beuilacqua
1579
.
11[Handwritten note 1]
2
[Empty page]
33CONSIDER ATIONE
DELLA GRANDEZZA DELLA TERRA
ET
DELL'ACQVA
DI GIO. BATTISTA BENEDETTI
Al Sereniſsimo Signor Carlo Emanuele
Principe
di Piemonte.
L'ESSER SI doppò due mila & più an-
ni
ſcoperto con trionfo della verità, che
la
terra è molto maggiore dell'acqua,
(del cheſi ha da hauer grande obligo tra
gl
'altri al dottiſſimo Signor Aleſſan-
dro
Piccolomini) ha non poco raſſerena
to
, Sereniſſimo Principe, l'animo de piu
famoſi
Filoſofi di noſtra età;
iquali, ſi
come
prima non intendeano dipartirſi
dalla
già imbeuuta falſità, &
per molti ſecoli adietro, benche
con
inefficaci ragioni difeſa, coſi hora ſi laſciano volenticri per-
ſuadere
il contrario;
poi cheil ſenſo, & la ragiones' accorda alla
dimoſtratione
del vero.
& nella ſcuola de Mathematici per cer-
tiſſime
proue ſi ſcuopre l'antico errore, puotendoſi far fonda-
mento
ſtabile nelle miſure de cieli, &
della terra. Se non che oc-
corre
ben ſpeſſo tra li profeſſori delle ſcientie, quel ch'ogni ſi
vede
nelleattioni forenſi, oue niuna cauſa fu gia mai ſi diſperata.
che non trouaſſe alcuno, quale ò per natural malitia, ò per mo-
ſtrar
più il ſuo valore, non ſi perſuadeſſe di difenderla, (come à
queſto
propoſito à punto à di paſſati auuenne, che piacque al Si-
gnor
Antonio Berga ſcriuere &
dare in ſtampa certo ſuo diſcor-
ſo
.
oue ſi forza contra la fondatiſſima dottrina del ſudetto Si,
gnor
Piccolomini di moſtrar eſſer maggiore l'acqua della terra-
opinione
da Filoſofi antichi Platone &
Ariſtotile già abbraccia
ta
.
Di cui ragionandoſi pochi ſono alla preſentiadi V. A. (la
quale
con l'alto ſuo ingegno inuita i piu eleuati ſpiriti à
44fer d'intorno le più graui materie di tutte le ſcientie & arti li-
berali
,) reſtò ſeruita, di commandarmi, che hauendoil Signor
Berga
dato in luce it ſuo parere, voleſſi io ancora far paleſe il
mio
, atteſo che già mi ero fatto intendere di concorrere nella
opinione
contraria, &
da lui condannata-Il che è ſtato cauſa, che
letto
&
conſiderato il diſcorſo di eſſo Signor Berga, di lungo
via
, come deſideroſo, &
obligato di impiegare tutte le mie for-
ze
nel ſeruitio di V.
A. mi ſia dato à ſcriuer queſti pochi fogli à
difeſa
, non tanto del Piccolomini, (ben che per altro, da me ſom-
mamente
riuerito,) quanto della verità, quale in ogni occaſione
ſarà
ſempre dame ſopra ogni altra coſa, etiandio per l'auuerti-
mento
di Ariſtotile iſteſſo, ſtimata, &
oſſeruata. Et ſarà l'inſtituto
mio
prima di eſaminare le ragioni del Signor Berga, contra la
maggioranza
della terra, in fauore dell'acqua;
poi di diſtendere
quei
ragionamenti, che à fauore della terra io hebbi con V.
A. ſo
pra
certi miei ſcritti, che priuatamente le diedi.
Et acciò ch'al
mondo
ſappia l'origine di queſta noſtra differentia, à fine, che al-
cun
non ſi marauigli, ſeà me più che ad altri ſia dato queſta im-
preſa
, narrarò breuemente in ſoſtanza di quanto mi poſſo ricor-
dare
, che occorſe vna matina del meſedi Agoſto proſſimo paſ-
ſato
, mentre che V.
A. diſnaua in publico, doue erano molti huo
mini
dotti, trai quali era l'Eccellente Signor Gio.
Franceſco
Arma
, l'Eccellente Sig.
Berga, l'Eccellente Signor Goueano, &
molt
'altri bei intelletti, quando piacque à V.
A. d'incominciar da
l
'Eccellente S.
Arma, interrogandolo d'onde naſceua, che tutti
i
fiumi correſſero al mare, il qual Signor Arma ſubito riſpoſe,
perche
vanno al baſſo, io ſoggiunſi poi, dicendo al Signor Arma
che
per maggior intelligentia de molti circonſtanti, egli doueſſe
diffinire
, che coſa voleſſe dir baſſo &
alto, intorno al che coſi il
Signor
Arma, come il Signor Berga diſſero diuerſe coſe, delle
quali
non reſtando io ſodisfatto, fui in vn certo modo forzato à
dire
, che baſſo, &
alto non ſignificaua altro, che vna certa rella-
tione
, riſpetto al centro, &
alla circonferentia dell'vniuerſo, co-
me
per eſſempio, che quella coſa ſi direbbe più baſſa dell'altra,
la
qual fuſſe più proſſima al centro del mondo, onde per conſe-
quentia
ſarebbe anco più lontana dalla circonferentia dell'vni-
uerſo
, &
quell'altra ſi chiamarebbe più alta, la qual fuſſe più proſ-
ſima
ad eſſa circonferentia, ouer più lontana dal detto centro.
55 Hor da queſto fu dubitato ſopra la riſpoſta del Signor Arma,
perciò
che diceuano alcuni, che la ſuperficie ſcoperta del mare
era
più alta di quella della ſcoperta della terra;
onde parea, che'l
Signor
Arma non haueſſeben riſpoſto, con dire, che i fiumi an-
daſſero
al baſſo;
ma negando io ſubito, che detta ſuperficie del
mare
fuſſe più alta della ſuperficie della terra, diſſi, che era più
baſſa
, &
che quella della terra era più alta; al che mi ſi oppoſe
gagliardamente
il Signor Berga, dicendo tutto il contrario, il
qual
ſeguita di tener tuttauia tal opinione, come nel ſuo diſ-
corſo
ſi può chiaramente vedere, &
minegaua, che l'iſole fuſſe-
ro
più alte del mare, che le circonda.
Horda queſto ſi venne à
trattar
della grandezza della terra, &
dell'acqua; quandoil Si-
gnor
Berga affirmaua l'acqua eſſer dieci volte maggior della
terra
, al che riſpoſi io, quella opinione eſſer falſiſſima:
anzi, che
la
terra era (ſenza parangone) maggior che l'acqua, doue ſi parlò
aſſai
;
ma perche il tempo era breue, io rimeſſi il Signor Berga à
ſtudiare
il trattato del S.
Aleſſandro Piccolomini, ch'egli fa di
queſta
materia, il qual trattato, lodai molto, ſaluo in alcune
coſe
, come quella, doue eſſo Signor Piccolominiſi penſa, che
l
'acqua ſia tanto diafana, chei raggi luminoſi del Sole l'haureb-
be
penetrata, la qual coſa, detto Signor Piccolomini dice circa il
fine
del ſuo trattato, il qual errore, il Signor Berga ſubbito beccò
, &
l'ha regiſtrato nel ſuo diſcorſo, come ſe'l foſſe ſuo auuerti-
mento
.
Hora egli l'ha ſtudiato, ma non l'ha inteſo (con ſua buo-
na
pace) ſi come leggendo V.
A. queſto preſente mio diſcorſo,
potrà
ſicuramente chiarirſene.
Io per me poco mi curauo di ſcri-
uerle
contra, quantunque à me toccaſſe, forſi non men, che al S.
Piccolomini, hauendolo io molto lodato, & eſſendo della iſteſſa,
non
opinione, ma (dirò coſi) ſcientia:
perche ſenza ſcriuerle con
tra
, la coſa è per ſe ſteſſa manifeſta.
Ma poi che V. A. mel'ha com
meſſo
, io non ho potuto mancar di obedirla, replicandole di
nuouo
, che per difeſa della verità, non reſterò di ſcoprire gl'erro-
ri
di chi ſi vogli.
Incominciando adunque dal primo cap. doue il Signor Berga
dicedue
eſſer i modi, con i quali ſi dice vn corpo eſſer dell'altro
maggiore
:
& queſto, egli piglia dal Piccolomini al 2. cap. nel
qual
luogo parla molto prudentemente, dicendo,
Che
in due modi ſi può ſoſpicare, che s'intenda l'acqua
66 maggior della terra, cioè, ò conſiderandoſi l'acqua, inquanto
coprela
terra, molto maggior parte ne copra, che diſcoperta ne
laſci
, ouero che ſi conſideti l'acqua coſi verſo la ſuperficie della
terra
, come ancora verſo il profondo di quella, &
c.
Ma parlando propriamente, non cen è altro che vno, il qual ſia
il
vero, imperò che la vera quantità d'alcun corpo non ſi miſura
ſolamente
con doi dimenſioni, cioe ſuperficialmente, ma con
tre
, cioè corporeamente, &
al'hora propriamente vn corpo ſarà
maggior
dell'altro, quando quel che ſi dice eſſer maggiore, occu
perà
maggior interuallo corporeo di quel, che l'altro detto mi-
nore
riempirà, i quali interualli, ridutti che fuſſero ſotto figura
sferica
, quel del corpo maggiore, haurebbe maggior diametro
di
quel del corpo minore, ouero ſe fuſſero transformati ſotto fi-
gura
cubica, il cubodel maggior interuallo, ſi produrebbe da
maggior
latodi quel del minore, ouero miſurando corporea-
mente
li detti doi corpi, ſi trouarebbe maggior numero di miſu-
re
corporee, nel maggiore, che nel minore, &
di queſta ſpecie
d
'inequalità ſi ha da conſiderare fra la terra &
il mare, & non de
l
'inequalità ſuperficiale, che ſi ſcopre da queſti doi corpi, ſaluo
che
per accidente, cioè, inquanto che co'l mezo di coſi fatta in-
equalità
di dette ſuperficie, ſi poſſa venire in cognitione dell'ine-
qualità
de loro corpi, cioè della lor vera quantità, la qual'è la
corporea
, &
non la ſuperficiale, come l'iſteſſo Piccolomini al 7.
cap. la chiama, cioè, vera quantità, nel qual cap. ſi ſerue dell'ine-
qualità
delle ſuperficie, per prouar l'inequalità di detti corpi, ſup
ponendo
anco, che ciaſcun dieſſi ſotto la ſua ſuperficie arriuaſſe
drittamente
ſin'al centro dell'vniuerſo, quantunque intorno à
queſto
egli habbi laſciato di dire, che le parti sferiche piramidali
terminate
dal centro, &
dalla circoferentia d'una medeſma sfera,
ſiano
fra loro proportionate nell'iſteſſo modo, che ſono le lor
baſi
, &
ciò forſi preſupponendo egli eſſer, da per ſe chiaro à ba-
ſtanza
, ſi come à ciaſcun mediocre filoſofo mathematico è ma-
nifeſto
.
Quando il Sign or Berga poi alla quinta facciata, nell'iſteſſo cap.
dice:
Poi che ſecondo il centro, habbia ottenuto profondità mag-
giore
.
Egli s'inganna, perció che queſta non è la ragione, con che
77 il Piccolomini ſi ſtimi la terra eſſer maggiore dell' accqua. Eſ-
ſendo
ch' egli afferma nel ſettimo cap.
che quando ben l'uno &
l
'altro di qucſti corpi arriuaſſero drittamente ſin'all'iſteſſo cen
tro
, tuttauia la terra ſarebbe maggior dell'acqua, &
dice il vero,
ſupponendo
la ſuperficie ſcoperta della terra eſſer maggior di
quella
dell'acqua, come ſi èoſſeruato.
Doue poi alla ſettima facciata nel ſecondo cap. il S. Berga reci-
tail
Piccolomini hauer detto, chele parti più eminenti, le mon-
tagne
, i colli, habbiano occupato quaſi la terza parte della faccia
della
terra, &
c. queſto non trouo nel detto Piccolomini, quantun
que
verſo il fine del ſeſto cap.
egli faccia mentione di valle, & di
monti
.
Nella iſteſſa facciata poi, doueil Signor Berga ſcriue il Picco-
lo
mini hauer detto,
Poi che ſiano ſecondo il ſemidiametro di gran lunga inferiori
della
terra.
Il Piccolomini non dice queſto perragion della maggioranza
della
terra più che dell'acqua;
auenga, che quand' eſſa acqua arri-
uaſſe
ancoſin' all' iſteſſo centro (ſenza tal parangone d'inequalità
di
ſemidiametri) egli afferma, che la terra ſarebbe maggior del-
l
'acqua.
Ma vuol inferir in queſt altro modo, cioè, che, ſe eſſendo
vguali
li ſemidiametri, la terra tuttauia reſterebbe maggior del-
l
'acqua;
tanto più maggiore reſterà eſſa terra non arriuando l'ac-
qua
ſin'al centro,
Dice poi,
Per il che ſuppone eſſer minore, ſecondo ogni dimĕ ſione l'ac-
qua
della terra.
Ma e perche non vuol il Signor Berga ch'egl ſupponga quel,
che
ſenſatamente ſi troua?
prima egli, & altri ancora han ritro-
uato
la ſuperficie dell'acqua minor della ſuperficie della terra, &

infiniti
altri han ritrouatola profondità dell'acqua eſſer ſenza pa
rangon
minore della terra:
adunque il S. Berga non ſe ne doureb-
be
marauigliare.
Nella ottaua facciata poi dice, che la primiera ragion del Pic-
colomini
vien tolta dalla profondità della terra, la qual auanzan
do
quella dell'acque &
c.
In queſtos' inganna di gran lunga il S. Berga, perciò che non è
queſta
la primiera ragion del Piccolomini, por che'l detto
88 lomini nel ſettimo cap. ſopra allegato dice, che quando ben tan-
to
profondaſſe l'acqua, quanto la terra, non dimeno la terra ſa-
rebbe
maggiore, perche la ſuperficie ſcoperta di eſſa terra egli ha
ritrouata
maggiore di quella dell' acque, &
queſla è la primiera &
ſua
principal ragione, cioè, perche la ſuperſicie della terra è mag-
gior
di quella dell'acqua, curandoſi poco della profondità di eſſe
acque
, poi ch'egli ſuppone, che quando ben profondaſſero an-
co
ſin'al centro dell'uniuerſo, non dimenola terra ſarebbe mag-
gior
dell'acqua, &
dice il vero.
Doue poi nell'iſteſſo luogo il Signor Berga dice,
Ouero
ſi conſideril' acqua, ſecondo che la terra ricopre.
Queſto non vuol inferir il Piccolomini, perciò che dalla mag-
gior
profondità della terra, che quella dell'acqua, ſtante la ſuper-
ficie
ſcoperta della terra, maggior che quella dell'acqua:
il Picco-
lomini
argumenta tanto più eſſer maggior la corporeità terre-
ſtre
di quella dell'acqua, &
non ſecondo che eſſa acqua ricopre
la
terra.
Non ſo medeſimamente d'onde egli caui dal Piccolomini la
ſeconda
ragione, il qual parla ben dell'acque generate dai vapo
ri
nel 12.
cap. alla pag. 33. ma non dice nel modo che'l S. Berga
recita
nella detta ſeconda ragione.
La terza ragione egli piglia da quel che'l Piccolomini dice ver
ſo
il fine della 33.
pag.
La quarta ragione poi haurà forſi preſa da quel, che'l Piccolo-
mini
dice verſo il fine del ſeſto cap.
La quinta ragione haurà poi preſa dal fine della 14. & dal prin
cipio
d ella 15.
pag.
La ſeſta ragione egli piglia da quel, che'l Piccolomini dice nel
la
35.
pag.
La ſettima ragione, io non ſo d'onde ſe la pigli, ſe pur non la
raccoglie
dalle coſe dette da eſſo Piccolomini nell'vltimo cap.
ma non quadra punto quel, che in queſta ſettima ragione dice il
S
.
Berga, con quel che dice il Piccolomini in detto cap.
Nella ottaua ragione il S. Berga fa dir al Piccolomini coſa non
detta
da lui coſi ſemplicementc, cioè, che per la maggior profon
dità
della terra, &
per la ſua maggior altezza dall'acqua, detta
terra
habbi da reſtar maggiore:
Et io dico, & replico, che'l primo
&
principal funda mento del Piccolomini conſiſte
99 maggior la ſuperficie ſcoperta della terra, che quella dell'acqua:
& perciò non dubita, che la terra non ſia maggiore dell'acqua,
ancor
ch'eſſa acqua fuſſe tanto profonda, quanto eſſa terra, cioè
ſin
'all' iſteſſo centro dell'uniuerſo.
Il S. Berga citta poi il 14. cap. doue non auuertiſſe vn nottabil
errore
di eſſo Piccolomini, d'intorno al diſcorſo, ch'egli fa tra
quell
'altro autore, il qual errore, è alla 26.
linea, al terzo della 37.
pag. nel qual luogo il Piccolomini dice coſi. Et per conſequentia
la
terra ſarà maggior dell'acqua.
Doue egli moſtra eſpreſſamen-
te
di creder, che l'iſteſſa proportione ch'è fra le sfere, ſia fra li lor
diametri
, &
moſtra d'hauerſi ſcordato in tutto, di quello, che alla
24
.
pag. egli hauea prima ſcritto. Il Piccolomini adunque al ter-
go
della 37.
pag. ſupponendo il centro D. eſſer della grandezza
dell
'acqua, &
dentro alla sfera terreſtre, penſa, che in ogni modo
ſia
cagione, che la terra venghi à ſuperar di grandezza l'acqua;

quaſi
che ſe'l punto D, come centro della sfera acquea, fuſſe vno
iſteſſo
co'l punto E.
eſtremo del diametro terreſtre, la sfera
A
.
G. H. doueſſe eſſer doppia alla sfera A. B. E. il che non può au-
uenire
, quando ben la proportione del diametro A.
H. al diame-
tro
A.
E. fuſſe la ſuperbipartiensſeptimas, la qual ſarebbe minor
di
ſeſquitertia;
di maniera, che quã do ben D. E. fuſſe anco mag-
gior
della mità di D.
H. tutta uia la terra ſarebbe minor dell'ac-
qua
;
perciò che la proportione dupla, è men che tripla, alla pro-
portion
ſuperbipartiĕ s ſeptimas;
& più che tripla, alla ſeſquiquar
ta
, onde, ſe'l Piccolomini haueſſe ſuppoſto, che la proportione
di
D.
H. al C. E. fuſſe ſtata ſeſquiquarta, egli hauerebbe hauuto ra
gione
;
ma per dir, che ritrouandoſi il punto D. (in qual ſi vogli
modo
) dentro alla sfera terreſtre, eſſa sfera, habbi da eſſer mag-
gior
dell'acqua, queſto non è vero.
La conſequentia poi, che'l S. Berga fa nell'iſteſſa. 11. facciata;
doue dice, che appreſſo il Piccolomini, la concentricità della ter-
ra
con l'acqua, è argomento della maggioranza della terra:
poi
che
ſtjma che &
c. queſto èvero: prima, perche può molto ben
ſtare
, che doi corpi ſiano concentrici, &
che l'eſterior ſia mag-
gior
dell'interiore, come ſi ſtima eſſer quel, che ſi chiama fuoco,
in
coſi fatto orbe, eſſer maggior dell'orbe aereo;
ouero, ſe ambi
due
fuſſero parti d'una medeſma sfera, come il Piccolomini al 7.

capo
ſuppone dell'acqua, &
della terra, affermando quel di
1010 ſtidouer eſſer maggiore, che maggior portion della circonferen-
tia
sferica haurà per ſua baſe.
Madoueil S. Berga dice.
Poiche ſtima, che il centro della grauezza, ſia il centro dell'u-
niuerſo
, al quale andarebbono tutti i corpi graui, ſe dalla terra
non
ſuſſero impediti &
c.
Adunque il S. Berga non ſtima, che'l centro dalla gtauezza,
cioè
il punto al qual inclinano i corpi graui, ſia il centro dell'uni-
uerſo
?
imperò che il centro dell'uniuerſo ſi può molto ben chia-
mar
centro di grauezza, quantunque la terra, come corpo gra-
ue
habbia il centro particolare della grauezza ſua, il quale con-
giuntamente
ſi vniſſe co'l centro dell'uniuerſo;
tuttauia ſorio
dui
punti differenti per ragione l'un dall'altro, ſe ben ottengono
vn
iſteſſo ſito, onde ben diſſe Ariſtotile nel 2.
del cielo, che per
accidentei
corpi graui vadino verſo il centro della terra, poi che
coſi
fatto centro, è unitamente congiunto co l centro dell'uni-
uerſo
, al qua'l per lor natura i detti corpi graui inclinano, per il
che
, molto ben ſi può dire adunque in queſto modo, che'l centro
della
grauezza della terra ſia il centro del mondo, cioè dell'uni-
uerſo
.
Ne manco è vera la conſequentia, che fail S. Berga nell'iſteſſo
luogo
, douedice,
Et à queſto vuole, che ſeguiti in ogni modo, che il centro del-
la
grauezza, ſia vn medeſmo co'l centro della grandezza, an-
cor
che &
c.
Queſto non è vero dico, poi che il Piccolomini moſtra di non
tener
queſto per fermo, alla prima facciata della 37.
pag & nel
principio
dell'ultimo cap anzi piu toſto, moſtra d hauer contra-
ria
opinione in coſi fatto lib.
& maſſime, doue nella 37. pag. dice,
Non dimeno ha in ſe diſtinto il centro della grandezza, da
quello
della grauezza,
Et anco più chiaramente eſprime queſta ſua opinione nel prin
cipio
dell'ultimo cap.
Ma doue il Piccolomini vuol diffender
la
diafaneità dell'acqua, co'l penſar che i raggi del Sole la pene-
trarebbono
in tanta profondità, egli s'ingã na, ſi com'io aduertí il
S
.
Berga in preſentia di V. A & in publico, due volte; il qual Pic-
colomini
al tergo della 40.
pag. dice in tal guiſa.
Et non può ragioneuolmente ſtimare alcuno, che l'ombra,
che
fa naſcer gli Eccliſſidella Luna ſia prodotta dalla terra, &
1111 dall'acqua inſieme, come da vn corpo aggregato di queſti doi
elementi
, &
ridotti ad vna mune sfericeità: perciò che douen-
doſi
l ombra produrre da corpi opaci, la cui opacità gli rende
ombroſi
.
el'acqua, ch'è corpo diafano, & trã sparente, non potrà
lungi
da ſe mandar alcun'ombra.
Hor qui bene il Piccolomini s'inganna per due ragioni, delle
quali
la prima e, che nell'acqua il raggio non può molto pro-
fondare
per le ragioni, che preſto ſived ranno in vn de miei libri,
l
'altra è, che eſſendo sferica l'acqua del mare, quando ben non li
fuſſe
terra alcuna, &
che i raggi ſolari la penetraſſero, à guiſa di
vna
palla di chriſtallo, rompendoſi eſſi raggi, coſi da vna parte,
come
dall'altra della ſuperficie di coſi fatto globo, per la diffe-
rente
diaffaneità fra l'aria &
l'acqua, eſſi raggi s'interſeccarebbo-
no
inſieme, come ſi vede, doppo la palla di chriſtallo, &
poi paſ-
ſarebbon
, diſgregandoſi, ſin'a tanto, che non haurebbon più for-
za
d illuminare, onde ciaſcuno, che non capiſca queſte ragioni,
ne
può ageuolmente far l'eſperienza con vna caraffa rotonda di
che
grandezza li pare, piena di acqua chiara, iſponendola al Sole,
ma
di qui il S.
Berga non caua coſa alcuna, ln fauore della ſua
opinione
.
Le ragioni medeſimamente, che'l Piccolomini allega, nell'i-
ſteſſo
luogo, del non veder lume, vno, che ſia nel profondo del
mare
, non vaglion niente.
La príma delle quali è, dou'egli dice, che
Per laſciar la maggior luce, che è ſopra l'acqua, colui, che s'at-
tuffa
in eſſa, giudica per gran pezza oſcuro il luogo, che è ſotto
l
'acqua, ſi come veggiamo auuenire, che doppo hauer fiſſamen-
te
per buon ſpacio di tempo tenuti gl'occhi nel corpo del Sole,
leuandogli
poi da quello, ci fa parer oſcuro ogni coſa, che noi
miriamo
.
Ma egli non conſidera, che queſta oſcurità, la qual naſce da
l
'hauer guardato nella maggior luce, dura poco, onde preſto ri-
torniamoà
veder come prima:
& chenell'acqua non ſi rirorna
mai
à veder veſtigio (diró coſi) di lume, ſi come habbiamo per
relatione
di quelli, che peſcano le perle, che ſtanno attaccate al
fondo
di quei gran mari delle Ind e, i quali ſtanno cinque, &
ſei
horein
quel fondo, cercando eſſe perle, come V.
A. è molto ben
informata
, da Spagnuoll, che iui ſono ſtati, mediã te quei lor in-
ſtrumenti
.
1212
La ſecunda ragione di eſſo Piccolominiè, doue dice,
L'altra cauſa del parer oſcuro il luogo ſotto l'acqua, può eſſer
l
'oſtacolo, chehanno l'acque dalla opacità della terra, che è ſot-
to
nel fondodi quelle.
Perciò che, ſi come, ben che il chriſtallo ſia
trasparente
, non dimeno per l'oſtacolo del piombo, ch'egli ſi po
ne
ne gli ſpecchi, fa, che ſenza transfonderſi i raggi viſuali, indie-
tro
ripercoſſi ritornano;
coſi ancora quantunque l'acqua ſia cor
po
traſparente;
tuttauia, per l'oſtacolo della terra opaca, che ſta
nelfondo
demari, può far parer oſcure quelle parti ſotto l'acqua
à
coloro, che in eſſa ſi attuffano.
Queſtiſono errori del Piccolomini, & non quelli de iquali a
torto
l'incolpa il S.
Berga.
In queſta ſeconda ragione, il Piccolomini s'inganna; prima,
perche
, ſe ſin'al fondo del mare, il raggio luminoſo del Sole fuſſe
atto
ad arriuare, colui, che iui ſi troua, guardando in , potrebbe
veder
lume, &
poi anco guardando verſo il fondo, vederebbe il-
luminato
eſſo fondo, per la reſleſſione del lume dal fondo, per
l
'iſteſſo eſſempio del ſpecchio, addotto dal Piccolomini, il quale
eſſempio
è contra di eſſo.
S'inganna egli medeſimamente, à dire, chei raggi uiſuali ri-
percuotano
dal ſpecchio, ò dal piombo, dietro del chriſtallo;
im-
però
che, non ſono iraggi uiſuali, ma ſono iraggi luminoſi, che
non
da gl'occhial ſpecchio, ma da corpi lucidi, ouer refleſſi da
altri
corpi, riflettanodal ſpecchio.
Ma tornando al propoſito. Finito che ha il S. Berga di recitar
le
miglior ragioni, ch'egli ha potuto cauar dal diſcorſo del Pic-
colomini
, oltre à ciò anco, cittã do il 13.
il 14. & 15. cap. incomin-
cia
adurre le ſue proprie, alla facciata 12.
doue dice, in tal guiſa.
La primiera, (cioè ragione) con la quale intendiamo dimo-
ſtrare
queſta verità, ſarà fondata nella ſoſtanza della terra, la qua-
le
non èugualmente graue, nedenſa, &
ben vnita, ſecondo tutte
le
ſue parti, per lo che era neceſſario, che foſſe l'acqua con eſſa lei
meſcolata
, accio che ſi poteſſe con giuſto equilibrio fermare nel
centro
dell'uniuer 10:
Onde che eſſendo l'acqua di gran lunga
men
graue della terra;
neceſſario è, accioche la poſſa equilibrare,
&
ſpingendola fermare nel centro del mondo, che in quantità
auanzi
eſſa terra.
Hor in queſta prima ragion, egli douea più toſto dire.
1313
La qual non è ugualmente denſa, & per conſequentia, è ine-
gualmente
graue.
Perciò che, la grauità, ſeguita, (ò vogliam dire) depende dalla
denſità
;
ſi come la leuità ſeguita, ò depende dalla rarità, però
queſto
è poco errore, riſpetto à quel che ſegue.
Ma doue ha egli
trouato
, che ſia ſtato neceſſario, che l'acqua fuſſe meſcolata con
la
terra, à ſin che con giuſto equilibrio ſi poteſſe eſſa terra fermar
nel
centro dell'uniuerſo?
(oue haurebbe fatto meglio à dir, d'in-
torno
al centro dell'uniuerſo) ſtranio concetto veramente;
ma
vorrei
ſaper da lui queſto;
poniam per caſo, che l'acqua non vi
fuſſe
, come penſarebbe egli, che la terra ſteſſe ſitua ta, d'intorno al
detto
centro dell'uniucrſo?
cioè, in qual parte di eſſa terra penſa-
rebbe
egli ch'ella riceueſſe coſi fatto punto?
nel mezo della gran
dezza
ſua non già, ſupponendola egli di coſi grande inequalità di
denſità
, &
per conſequentia, di coſi grande inequalità di grauità,
nella
ſuperficie ſua manco;
ma per qual cagione non vorrebbe
egli
, che eſſa terra lo riceueſſe nel ſito del centro della ſua grauità,
equilibrandoſi
da per ſe, d'onde il peſo ſuo, circondaſſe ugual-
mente
coſi fatto centro, per il che fare, non ſarebbe neceſſitade
alcuna
dell'acqua, la qual acqua poi ſopragiungendo ad eſſa ter-
ra
, in modo, che non ſi poteſſe ſparger ſopra la ſuperficie ſua;
ma reſtaſſe tutta da vn canto, ſpingendo eſſa terra, ſenza dubbio
ſarebbe
cagione di ſeparar il centro della grauezza di eſſa terra,
dal
centro dell'uniuerſo, nel qual caſo, la terra non ſi potrebbe
chiamare
equilibrata, anzi ſarebbe fuor dell'equilibrio ſuo, s'egli
conſideraſſe
almeno, largo modo, per eſſempio, la ſtatera, ouer
bilancia
, la qual allhora ſi chiama equilibrata, quando per virtù
dei
peſi attaccati nelle eſtremità dei brazzi proportionati fra lo-
ro
come ſi ricerca, eſſa ſtatera, ouer bilancia ſta paralella all'ori-
zonte
, ſenza inclinar più da vna parte, che dall'altra, quantunque
le
materie di detti peſi, fuſſero di diuerſa denſità.
Ma, ſe per ſorte diceſſe il S. Berga, la natura hauer congiunto
l
'acqua alla terra, dalla parte più rara, ò men denſa di eſſa terra,
in
modo tale, che non ſi poteſſe ſparger d'intorno alla ſuper-
ficie
di detta terra, à ciò che ſpingendo eſſa terra, faceſſe unita-
mente
congiunger il centro della grandezza ſua, con quel dell'u-
niuerſo
, ne ſeguirebbe, che eſſendo la parte, diametralmente op-
poſita
della terra ( la qual ſarebbe ſcoperta dall'acque )
1414 denſa, che quella ſopra la qual fuſſe l'acqua, ne ſeguirebbe dico
effetto
contrario in natura da quel che ſi vede, &
da quel, che la
ragion
vuole;
perciò che la parte ſcoperta della terra, è ſempre
più
rara, ò men denſa della coperta da l'acque, mercè del calot
del
Sole, oltre che la terra da quella parte, non haurebbe conca-
uitadi
coſi grande, che fuſſero capaci di tanta acqua, quanta vuol
ſoſtentar
il S.
Berga, che ſia, cioè maggior della terra, & diece vol
te
maggiore.
Et poi per equilibrar vn peſo, non fa di miſtieri d'un
altro
peſo vgual à lui, non che maggior di lui;
Ma forſi che'l S.
Berga vuole, che gli ſia tanto peſo d'acqua, quanto di terra, onde
eſſendo
di gran lunga men graue l'acqua della terra, chiaro ſareb
be
eſſer neceſſario, che la mole dell'acqua fuſſe maggior di quel-
la
della terra;
ma non ſo poi, in qual modo egli vuole, che tanta
acqua
ſpinga la terra, ſenza ſpargerſi d'intorno ad eſſa;
Et poi noi
la
vediam ſparſa d'ogni parte della terra, onde ſi vede ſpontar
fuora
di eſſa acqua d'ogn'intorno la terra in diuerſe &
oppoſite
parti
fra loro;
& s'egli diceſſe, che da quella parte ſpinge, doue
più
profonda, adungue il rimanente dell'acqua ſarebbe ſuper-
fluo
poi che, ſecondo lui, è cōgiunta alla terra per darle la ſpinta.
L'acqua adunque non è congiunta alla terra per ſpingerla,
poi
che circonda eſſa terra, come ſi ſa, dal Leuante al Ponente, &

dal
Settentrione all'Auſtro;
ne manco, ſel haueſſe da ſpinger, ſa-
rebbe
di biſogno di tanta acqua, quand'eſſa acqua ſi poteſle acco
modar
tutta da vna parte, à queſto fine, cioè di ſpingerla.
Inquanto poi alla ſeconda ragione, del S-Berga, dico, che eſ-
ſendo
noi certi, la fuperficie sferica dell'acqua circondar equidi-
ſtantemente
il centro dell'uniuerſo, ricercato dai corpi graui, &

eſſendoſi
ſcoperto per le noue nauigationi tante inſule, &
paeſi
da
ogni parte, potiam anco eſſer certi, &
ſicuri, che l'acqua con la
terra
figuri vn ſol globo, (ſi come all'undecima facciata della pri-
ma
impreſſione il S.
Berga afferma hauer anco ſcritto Ariſtoti-
le
,) &
che'l centro della grandezza della terra ſia congiunto uni-
tamente
co'l centro della grauezza ſua, nel cetro dell'uniuerſo.
Oltre à queſta ragione, manifeſti indicii ancor ſono quelli, che
allegano
imiglior ſcrittori antichi, &
moderni, doue di queſte
coſe
parlano, come de gl'eccliſſi lunari delle perpendicolarità
delle
linee d'inclinationi, dei corpi graui ſopra la ſuperficie tanto
della
terra, quanto dell'acqua, delle regolari altezze dei poli
1515 mondo ſopra diuerſi orizonti da Settentrion in Auſtro, ò per il
conuerſo
, &
delle regolari altez ze de gl'eccliſſi lunari ſopra di-
uerſi
orizonti da Leuante in Ponente, &
ſimili altri ſegni, chia-
riſſimi
indicii ueramente della rotondità di queſto globo com-
poſto
, &
concentrico coll'uniuerſo.
Ma che da tuttii Filoſofi ciò venga riprouato, io glie lonego,
confortandolo
à ſtudiar meglio il 2.
del cielo di Ariſtot. la Coſ-
mografia
del Maurolico, la sfera del Reuerendo Padre Clauio
Eccellentiſſimo
Filoſofo uniuerſale, quella dell'Eccellente Va-
lentino
Nabod, l'Eccellente Bordini, &
altri Eccellentiſſimi mo-
derni
, &
particolar profeſſori di coſi fatta filoſofia, ch'egli ſe ne
chiarira
.
Et quantunque il Piccolomini neghi coſi fatta concen-
tricità
, nel trattato ch'egli fece già molt'anni, della grandezza
della
terra, &
dell'acqua; non dimeno egli ſi è poi corretto nell'-
vltime
impreſſioni de ſuoi libri della sfera, come ho fatto veder
à
V.
Altez. ſi comeſpero, che preſto anco il S. Berga ſi muterà di
opinione
, laſciando gl'errori da parte, &
accoſtandoſi alla verità
Adonque
non tutti i filoſofi riprouano quel, che riproua il S.
Berga.
Ma, perche egli ſoggionge immediatamente dicendo.
Poi che l'acqua meſcolata con la terra non reſtinel ſuo pro-
prio
&
natio luogo collocata.
In queſto egli ha ragione, cioè, che l'acqua, la qual è ſotto la
terra
, non ſia nel ſuo luogo naturale, il qual è ſopra la terra, ma
non
è ragioneuole però, che maggior copia di acqua ſia fuori
del
ſuo luogo naturale, che dentro di eſſo.
Di più il S. Berga non ſi dourebbe già marauigliare, che il cen-
tro
della grauezza poſſa eſſer in vn'iſteſſo punto congiunto co'l
centro
della magnirudine, la qual coſa, nei corpi sferici omoge-
nei
è neceſſaria, &
che la terra ſia sferica; Ariſtotile, & tutti gl'al-
tri
filoſofi, coſi naturali, come Mathematici lo confeſſano, quan
tunque
la sfereceità dell'acqua, co'l ſpuntar la terra fuori di eſſa
acqua
da ogni parte, ſia il più ſicuro indicio di tutti gl'altri;
& è
inſieme
chiariſſimo ſegno della omogeneità ſua di eſſa terra, per
ciò
che le inequalitadi della ſuperficie della terra ſono inſenſibi i
riſpetto
al total giro di eſſa terra, come è manifeſto da gl'eccliſſi
lunari
, &
da molti altri ſegni, dei quali ſono pieni i libri de filo-
ſofi
;
& per conſequentia l'iſteſſo dico dell'inequalità della
1616 gior, ò minor denſità, la qual inequalità, è ſolamente d'intorno
alla
ſuperficie di eſſa terra, &
inſenſibile riſpetto al tutto, perche è
ragioneuole
, che'l calor del Sole non penetri molto à dentro eſ-
ſa
ſuperficie, il quale, mediante l'inequalità ſua è cagione mede-
ſimamente
di coſi fatta diuerſità.
Hora vediamo di gratia le definitioni de centri del S. Anto-
nio
Berga;
alla 13. facciata, doue dice in tal guiſã.
Poi che il centro della grandezza, ſi ſtimi eſſer il mezo del fir-
mamento
.
Qui ſto in dubio, s'egli parla del centro della grandezza della
terra
, ò pur de l'uniuerſo, imperò che, s'egli vuol inferir del cen-
tro
dell'uniuerſo, non è alcun, che no'l ſappia;
ma queſta non è
propria
definitione del centro della grandezza;
però meglio
haurebbe
definito coſi fatto centro (parlando de corpi) dicendo
eſſer
quel punto, in alcun corpo, il quale ſi ritroua eugualmēte
lontano
da ciaſcuna parte della circonferentia di coſi fatto cor-
po
;
& tal definitione s'appartenerebbe ſolamente al centro del
corpo
sferico, nel propoſito del qual ſiamo.
(vero è, che poco à
preſſo
referiſſe quello, ch'egli ha imparato appreſſo i più ſaputi
filoſofi
, che inſegnano nel 2.
libro del cielo,) ouer ſe più uniuerſal
definitione
haueſſe uoluto dare, douea piu toſto dire, il centro
della
grandezza de corpi, atti ad hauerlo, perche ce ne ſono infi-
niti
, che non ſono atti ad hauérlo) è quel punto, il qual diuide
giuſtamente
pe'l mezo tutte quelle linee rette, che in eſſo corpo
ſi
poſſono imaginare paſſar per eſſo punto, &
finire nella ſuper-
ficie
terminante detto corpo.
Di più ancora, hauerebbe poſſuto definir il detto centro nei
corpi
circonſcrittibili da vna sfera, non ſolamente dei cinque re-
golari
;
ma anco di tutti li dependenti da quelli; co'l dire, che'l
centro
di coſi fatta sfera, fuſſe anco il centro di cotal corpo.
Però mi dubito, che'l S. Berga habbi forſi chiamato il centro
del
firmamento, centro della grandezza, per eſſer coſi fatto pun-
to
, centro del maggior corpo cheſia al mondo, bella definitione
veramente
, &
nuoua. Hora vediamo la definitione del cetro del
la
grauezza, la qual ſcriue coſi.
Et il centro della grauezza, più
toſto
il punto, che ſi troua nel mezo della linea, che diuideil cor-
po
graue in due parti vgualmente graui;
ſi come i più ſaputi filo-
ſofi
, nel libro ſecondo del cielo inſegnano.
Oqueſta è aſſai
1717 bella definition dell'altra, (la qual non è giá di quei filoſofi, che
egli
dice, ma ſua particolare;
ſi come poco appreſſo ſi può veder,
qual
ſia quella de detti filoſofi ſaputi) che'l cētro della grauità ſia
nel
mezo della linea, e di qual linea?
di quella, che diuide il cor-
po
graue in due parti gualmente graui.
Doue ha egli imparato,
di
gratia, che i corpi ſi diuidano da linee, più toſto, che da ſuper-
ficie
?
adunque, ſecondo ſua Eccellenza il punto ſarebbe baſtante
à
diuider vna ſuperficie, &
la linea reſterebbe indiuiſibile; & poi
di
qual cētro di grauità parliamo hora?
di quello dell'uniuerſo,
al
qual ſi muouono i corpi graui ?
il qual è nel ventre (dirò coſi)
della
terra, &
fuor de gl'altri corpi particolari, o pur del centro
della
grauità, che ciaſcun corpo graue ha in ſe ſteſſo?
ouer in al-
cun
modo fuor di ſe ſteſſo?
(perciò chemolti ne poſſon eſſer,
chehabiano
coſi fatto centro fuor di ſe ſteſſi,) quãtunque la de-
ſinition
del S.
Berga non ſi poſſi accommodar, ne all'un, ne all'al
tro
centro:
vero è, che poco appreſſo par, ch'egli vogli inferir
del
centro dell'uinuerſo, doue dice.
Et il cenrro della grauezza non è altro, che il mezo, al quale
diſcendono
tutti li corpi graui.
Ma egli ſepara coſi fatti centri, quaſi che il centro dell'uni-
uerſo
, cioè il vero punto mezano di detto vniuerſo, non ſia l'i-
ſteſſo
, al qual inclinano li corpi graui.
Et quando poi dice,
Il qual ſempre pende, & inchina à perpendicolo verſo il cen-
tro
della grandezza, &
c.
Egli moſtra parlar di ciaſcun cĕtro di grauezza di corpo parti
colare
(ancor che molto impropriamente), &
coſi doue dice.
A ciò non ſiamo aſtretti fingere vn nuouo corpo, il qual ſo-
ſtenga
la terra,, che nel centro dell'uniuerſo ripoſa.
Hor ripoſianci qui vn poco anco noì. Di ſopra egli ha detto.
Comei più ſaputi filoſofi, nel 2. libro del Cielo inſegnano, che
altro
non ſia i centro della grandezza, che il centro commune,
vgualmente
diſtante dalla circonferentia, ſecondo tutte le ſue
parti
, &
il centro della grauezza, non altro, che il mezo, al quale
diſcendono
tutti li corpi graui, come al proprio fine.
Adunque non è il mezo del a linea, che diuide il corpo & c. co
me
egli dice, &
non i filoſofi ſaputi, i quali filoſofi incomincian-
do
gl'antichi definiuano il centro della grauità de' corpi pàr-
ticolari
in tal guiſa.
Centrum grauitatis vniuſcuiuſque corporis eſt punctũ
1818 dam intra poſitum, à q́uó ſi graue appĕſum mente concipiatur,
dum
fertur quieſcit, &
ſeruat eam quam in principio habebac
poſitionem
, neque in ipſa latione circunuertitur.
Da moderni poi ſi definiſſe coſi.
Centrum grauitatis uniuſcuiuſque ſolidæ figuræ eſt pun
ctum
illud intra poſitum, circa quod vndique partes æqualium
momentorum
conſiſtunt, ſi enim per tale centrum ducatur pla
num
, figuram quomodocunque ſecans, ſemper in partes ęquè
ponderantes
ipſam diuidet.
Altri dicono coſi fatto centro di granità di ciaſcun corpo par
ticolare
eſſer quel punto, mediante il quale, quel tal corpo
ſi
unirebbe co'l centro dell'vniuerſo, quando impedito non
fuſſe
;
& tutti in queſto s. accordano, onde la terra, mediante
il
centro della grauità ſua ſi vniſſe co'l cētro del'uniuerſo per ſe.
Hoza mi ſouien, doue egli incolpa il pouero Piccolomini (al-
la
37.
facciata,) d hauer confuſo i centri, ſi ricordando egli, ò
per
dir meglio non eſſendoſi accorto, in queſta 13.
facciata d'ha
uer
, non ſolamente confuſo 1 centri inſieme, ma d'eſſi hauerne
fatto
vn'olla putrida, che in altra lingua ſi potrebbe forſi di@
meglio
, che nella Spagnuola Doue dice poi.
A ciò non ſiamo aſtretti fingere vn nuouo corpo, il qual ſo-
ſtenga
ia terra, che ncl centro dell'uniuerſo ripoſa.
La chiarezza diq̄ſto cōcetto, (in parte in tutto) ſua Eccellē
za
riſerua alla 39 &
40. facciata, doue ne trataremo. Egli dice poi.
Il che ancora molti Geografi confeſſano apartamente, negã-
do
il centro del mondo eſſer il centro della teria.
Coſi fatti geografi doueuan eſſer buone perſone.
Ma dicami di gratia il S. Berga, ſe la terra ripoſa nel centro de
l
'vniuerſo, coſi fatto centro è vn punto;
& ſein coſi fatto punto
ha
da ripoſare, biſogna che per mezo d'vno de ſuoi pūti ripoſi,
&
ogni corpo ha infiniti punti, coſi nella ſuperficie ſua, come
nel
profondo, che ella ſi ripoſi per mezo d'vno della ſua ſuperfi
cie
, come vna palla ſopra vna tauola piana, è alcuno, che ſe
lo
poteſſe imaginare;
ma dei punti immerſi nel profondo del
corpo
, non è da pēſarſi di altri, che di due, cioè, ò quel della gra-
uezza
, ò quel della grandezza, (perche la terra è sferica,) quali
centri
, egli s'imagina eſſer ſeparati:
hora, ſe egli ſi penſa, che ſi ri
poſi
mediante il centro della grandezza, queſto naturalmēte ſa
rebbe
impoſſibile, facendo cgli, come ho detto) ſeparato il
1919 tro della grauezza deila terra, da quello della grãdezza, vero è,
che
nella ſua prima ragione, hauea congionta l'acqua di mag-
gior
quantirà, che non è eſſa terra, à ciò la ſpingeſſe per farlà ſtar
con
giuſto equilibrio nel centro dell'vniuerſo;
il che hauĕdo io
di
ſopra prouato eſſer vna vanità, reſta adunque.
che la terra ſi
venghi
à concentrar con l'vniuerſo, per mezo del centro della
grandezza
per accidente.
Eſſendo ambiduoi queſti centri in vn
medeſmo
punto congiunti, come ho gia detto diſopra.
Ma piu
gratioſo
mirieſe il S.
Berga, quando ſubito allega laragione, di
cendo
.
Accio ſegua, ſeeōdo il ſito dei poli, & ordine de gl'cle
menti
, mutatiòne alcuna, ſi che i corpi graui volino all insù, &

ileggieri
diſcendeno all'ingiù.
Hora, chi interrogaſſe il S. Berga, d'onde naſce, che la natura
habbi
fatto l'alià gl'augelli, i quali inſtromentinon ſon già fatti
da
eſſa natura ad altro fine, ſe non à ciò chei corpi graui, s'inalzi
noda
terra, &
queſto per mezò del volare, Il deſcĕder poi all. in-
giù
dei leggeri, ſarà per caggion del non poter loro deſcender
all
'insù ne aſcender all'ingiu Ma non ſa egli med eſimamente,
che
vn'iſteſſo corpo, in vn'elemento ſi chiama graue, &
nell'al-
tro
lieue, come vn legno, hor nell'aria, &
hor nell'acqua, onde
in
queſto aſcenderà, &
in quello diſcendera. In quanto poi al di
ſordine
, &
mutatione del ſito dei poli, ſua Eccellĕza lo manife-
ſta
nella ſua quinra ragione delle 20.
Quādo dice poi.
Il che ſe ſia verò, non può eſſer, ſecondo l. uno, & l'altro cen-
tro
, l'acqua concentrica con la terra, &
per cõſequenza ſarà poſ-
ſibile
, che ſia della tarra maggiore, &
c.
Obelle conſequentie.
Iu quãto poi alla ſua terza ragione, negandogli la conſequen
tia
, che per maggior nobilita habbi da eſſer il corpo maggiore
p
ubito cade coſi fatta ragione, poi che ſi veggono molti corpi
più
nobili de gl'altri, eſſer però minori, perciò che la quantità
non
ſeguita, ne depende dalla nobilità, di modo che neceſſaria-
mente
, quella coſa cheſia più nobile, habbi da eſſer anco mag-
giore
in quantita.
La ſua quarta ragione, è fondata nella proportion, (per dir
com
'egli dice,) decupla, ſecondo la quantita de gl'elementi di
cui
fa mentione Ariſtotile, &
c.
In verità, che, ſe'l S. Berga haueſſe inteſo punto il diſcorſo del
Piccolomini
, intorno a queſta parte nel 10.
cap. non ſarebbe
2020 cipitato in queſto errore, laſciamo hora da parte il difender Ari
ſtot
.
perche il Piccolomini l'ha difeſo à ſufficienza, ma difendia
mo
la verità:
& ſe ſua Eccellenza non è capace delle ragioni del
Piccolomini
contra queſta opinione, ne di quelle ch'io ſon per
adurre
, ſi rimet ta almeno à coloro, che l'intendono;
& da quelli
s
'informi, s'egli è vero, che ſe la proportionalità continua delle
quãtità
de gl'elementi ſi componeſſe della proportion decupla,
pigliando
il fuoco per il maſſimo termine, &
la terra per il mini
mo
.
tutto l'aggregato della terra: dell'acqua, dell'aria, & del fuo-
co
, ſarebbe coſi maggior della terra, come è ſolamente 1111.
ad
vno
;
onde il ſemidiametro della region elemĕtare, ſarebbe qua-
ſi
, ò poco poco più che decuplo, ſolamente, al ſemidiametro
della
terra;
onde, che fra il conueſſo del fuoco, & il concauo del
minimo
orbe lunare, reſterebbe vn'orbe vuodo, d'vn interuallo
di
ſpiſſitudine di venti, &
tanti ſemidiametri della terra, il qual
ſpacio
orbicularmente vuodo, ſarebbe maggior di tutta la
region
elementare, aſſai più di trenta milia volte;
anzi che ſe'l
ſemidiametro
del detto primo orbe lunare fuſſe maggior del
terreſtre
, preciſamente, come di 39.
ad vno, detto orbe vuodo
ſarebbe
maggior della region elemenrare, più di 58208.
vol-
te
;
il penſar adunque la proportionalità continua, che ſi
compone
de la decupla proportione eſſer ne gl'elementi, è pur
vn
graue errore.
Ma molto peggio poi, ſoggiunge il S. Berga; dicendo.
Che coſi volſe Platone, che fuſſe neceſſario, acciò che gl'eſtre
mi
elementi, il fuoco, &
la terra, con queſti doi mezi dell'acqua,
&
dell'aria reſtaſſero congiunti: eſſendo nei corpi ſodi; (ſi, per-
che
, ſecondo il S.
Berga ne ſono di quei, che non ſon ſodi) poſ-
ſibile
il mezano vguale, nella geometrica proportione.
Hor queſto è l'argomento, co'l quale il S. Berga ſi penſaua di
trionfare
cõtra di me alla preſentia di V.
A. in publico, ſin al-
l
hora, quando io gli negai, che Platone intendeſſe delle quãtità
de
gl'elemĕti, &
egli mi riſpoſe, ch'io gli lo poteuo negare.
Hora qui voglio al præſente il S. Berga, ſe ſarà atto ad inten-
dermi
.
Doue Platone nel Timeo viene à parlar del numero de gl'ele
menti
, da poi che gli par d'hauer allegato la ragione della crea-
tion
del fuoco &
della terra: per prouar de gl'altri doi corpi me-
zani
, piglia prima il parangone della proportionalità
2121 geometrica, in tre termini, per le coſe ſuperficiaſi, & poi in quat
tro
termini, per le corporee, in cominciando in tal guiſa.
Vinculorum vero, id eſt aptiſſimum, atque pulcherrimum,
quod
ex ſe, &
ex iis quæ aſtringunt, quam maxime vnum effi-
cit
, &
c
In queſto luogo Platone vuol inferir della proportionalità ge
ometrica
di tre terminini, nella qual, hanno tal condition fra lo
ro
che il mezano ſerue primo &
vltimo, in modo, che par ch'e
gli
partecipi dell'vn, &
dell'altro di eſſi eſtremi, poi che'l pro-
dutto
, il quale naſce dal termine mezano in ſe ſteſſo, è il medeſi-
mo
, che ſi produce da gl'eſtremi, onde il mezano in potenza, è
vno
iſteſſo co'l produtto de gl'eſtremi.
Soggionge poi Platone, dicendo.
Quando enim in tribus numeris, aut molibus, aut viribus, me
dium
ita ſe habet ad poſtremum, vt primum ad medium, viciſ-
ſiimque
vt poſtremum cum medio, ita medium cum primo
gruit
, tunc quod medium eſt, &
primum fit & poſtremum, po-
ſtremum
quoque &
primum media fiunt.
Hor qui è d'auertire, che s'ingannano tutti gli interpreti, che
penſano
, che Platone in queſto luogo habbi voluto intender di
tutte
tre le proportionalitadi continue, cioè arithmetica, geo-
metrica
, &
harmonica, perche egli habbi fatto mention di nu-
meri
, di magnitudini, &
di forze, ò vogliam dir virtu; imperó
che
Platon non ha voluto inferir altro, ſe , che l'iſteſſa paſſio-
ne
, (com'egli racconta) fra il mezo, &
gl'eſtremi di vna propor-
tionalità
continua geometrica, auuenirebbe, coſi nella quantita
come
nella qualità, quãdo li tre termini fuſſero della medeſma
ſpecie
;
& perche la quantità ſi diuide in due ſpecie generali, cioè
in
diſcreta, &
continua; perciò Platone ſpecifica, nominando i
numeri
, &
le magnitudini, con le qual due voci, abbracia tutto
il
genere della quãtitatà, co'l dir poi, vires, vuol inferir di tutto il
genere
della qualita;
perciò che la proportione, & proportiona-
lità
, coſi continua, come diſcontinua, ſi ritroua, non ſolamente
fra
i termini del quanto, ma etiandio fra quelli, del quale.
Ma che Platon habbi voluto in quel luogo intender della
proportionalità
harmonica, la qual è pur più ſimbola alla geo-
metrica
, che è la arithmetica, queſto ſi manifeſta dalle ſue pa
role
, quando dice.
Quando enim medium ita ſe habet ad poſtremum, vt
2222 ad medium, viciſſimque vt̃ poſtremum cum medio, ita mediu
cum
primo congruit.
Il che non auuiene nella proportionalità harmonica, nel-
la
quale il primo termine all'vltimo, (&
non al mezano)
ſi
ha, come ſi ha la differentia, fra il primo &
mezano, al-
la
differentia, fra il mezano &
l'vltimo, geometricamente.
Hor, ſe chiaro ſi uede, che dell'harmonica, in alcnn modo
ha
voluto inferire, quanto manco adunque haurà voluto inten
der
dell'arithmetica, la qual ha ſimboleità alcuna con la geo
metrica
.
Quando poi Platone dice.
Tunc quod medium eſt, & prim um fit, & poſtremũ, poſtre
mum
quoque, &
primum, medià fiunt, & c.
Egli non vuol inferir altro, che monſtràr la ſimboleità,
&
ſimilitudine, che ha coſi fatto mezo con gl'eſtremi, poi
che
eſſo mezo ha l'iſteſſo riſpetto all'vltimo, che ha il pri-
moad
eſſo, in che egli s'aſſomiglia al primo, &
ha pe'l con-
uerſo
, l'iſteſſo riſp etto al primo termine, ch'ha l'vltimo à lui,
per
il che viene in queſto caſo à repreſentar l'vltimo.
Volen-
do
inferir Platone della ſimboleità de gl'elementi mezani
con
gl'eſtremi, ſi come ſi vede de l'acqua fra l'aria, &
la
terra
, la qual acqua per mezo della frigidità, s'aſſomiglia al-
la
terra, &
per mezo dell'humidità s'aſſomiglia all'aria, &
l
'aria che s'interpone fra il fuoco, &
l'acqua, s'aſſomi-
glia
al fuoco, per mezo della callidità, &
all'acqua per mezo
della
hnmidità.
Ma, perche Platone, in molte coſe s'è moſtrato Pitago-
rico
, i quai Pitagorici, diſcorreuano volontieri intorno,
quaſi
à tutte le materie, per via de numeri.
Et vedendo
Platone
, che tra duoi numeri ſuperficiali, &
ſimili fra lo-
ro
, non potea cader più di vn numero mezano in propor.
tionalità continua geometrica, perciò egli ſoggiunge, dicen-
do
.
Quod ſi vniuerſi corpus latitudinem habere debuiſſet,
nullam
verò profonditatem, vnum ſanè, tum ad ſeipſum,
tum
ad extrema vincienda interiectum medium ſuffeciſ-
ſet
.
Egli ſeguita poi, iu tal guiſa.
Sed cum ſoliditatem mũdus requireret, ſolida verò
2323 ſed duobus ſemper mediis copulentur, inter ignem & terram,
Deus
aerem aquam que locauit, &
c.
Volendo inferire, cheſi come tra duoi numeri ſodi, & ſimi-
li
fra loro, non puo cader vn ſol mezo proportionale, ma ben
duoi
di neceſſità, (le qual coſe ſi manifeſtano nell' ottauo lib.
d'Eucli. alla 16. 17. 18. & 19. propoſitione) coſi fu ragioneuole,
che
tra il corpo igneo, &
il terreſtre vifuſſero duoi corpi, non
già
per cagion della proportionalità continua in quantità di eſ-
ſi
corpi, ma ben per la ſimilitudine dell'vnione, poi che'l pro-
dotto
da duoi mezi proportionali, s'vguaglia al prodotto da-
gli
eſtremi, &
l'iſteſſo riſpetto, che ha il primo di eſſi quatro al
ſecondo
il medeſimo ha il ſecondo al terzo onde eſſo ſecondo,
vien
ad aſſomigliarſi per ciò al primo, &
il medeſimo riſpetto
pe
'l conuerſo, che ha il quarto al terzo, l'iſteſſo ha il terzo al ſe-
condo
, onde eſſo terzo viene à pigliar effigie di vltimo, &
per-
ciò
diſſe Platone.
Propterea ex huiuſmodi rebus, numero quatuor, mundi cor-
pus
conflatum eſt, ea cõnexum comparatione, qua dixi.
Ex quo
ſeipſum
amicitia concordi complectitur, &
c.
Doue chiaro ſi vede, che Platone non ha voluto intender in
queſto
luogo, che gl'elementi ſiano fra loro maggiori, ò mino-
ri
nella proportionalità cõtinua, ne geometrica, ne altra, ma ha
pieſo
coſi fatta comparatione, ò ſomiglianza, per riſpetio della
ſimboleità
, che hanno gl'elementi mezani con gl'eſtremi, la
qual
ſomiglianza non ſi ſcopre maggiore, che nella proportio-
nalità
continua geometrica.
Ne manco biſognerebbe dire, come dice il S. Berga. cioè.
Eſſendo nei corpi ſodi poſſibile il mezo vguale nella geome-
trica
proportione.
Volĕdo far del Filoſofo mathematico, percioche meglio ha-
urebbe
detto in queſt' altro modo.
Eſſendo, che tra li numeri ſodi, & ſimili fra loro ſem pre di ne
ceſſità
ſi ritrouano doi altri numeri, (li quali ſono anch'eſſi ſo-
di
) in continua proportionalità geometrica.
La quinta ragione fondata ne gl'eccliſſi della Luna è
vaga
&
bella dell'altre doue diceil S. Berga.
Cõcioſia coſa, che, ſe foſſe la terra maggiore, & più eminente
dell
'acqua, ſarebbe poſſibile, che il corpo della Luna ſi oſcuraſ-
fe
taluolta, ſolamĕte ſecõdo il centro, reſtãdo tutte l'altre
2424 illuminate, eſſendo la terra nella ſuperficie molto ineguale, &
più
eleuata nel polo antartico, ſotto l'Orſe, che nell'artico;
il che
non
eſſendo giamai in tanti eccliſſi auucnuto, ſarà ſenza dubio
l
'acqua maggior della terra.
Obella ragion, ò ſtupenda, & miracoloſa; hor vada à ſpaſſo
Tolomeo
, con tutti gl'altri Aſtrologi, &
Perſpettiui, poi che al-
cun
di eſſi non s'accorſe mai, che quanto maggior foſſe la ter-
ra
, tanto minor produceſſe l'ombra ſua, &
in tanto, che non oſcu
rarebbe
altro che'l centro del corpo lunare, vegga V.
A. di gratia
in
quanto error incorrono medeſimamente coloro, che tengo-
no
la terra più eminente dell' acqua, per paura di non s'annega-
re
, per penetrar loro ſino alla medolla delle coſe naturali, ne
meno
ſanno, che con tutto che la terra non ſia più eminente de
l
'acqua, ella è non dimeno più eleuata di eſſa, &
poi doue? doue?
nel polo, ſi nel polo, nel polo antartico, ſotto l'orſe, più,
chenell
'artico (almeno dicend'egli più, che nell'artico, gli ha-
ueſſe
aggiunto, ſotto il canopo, per corriſpondenza dell'orſe, che
forſi
ſi ſon fuggite nel polo antartico, poi che egli e le troua
O
felice Caliſto ſarai purſicura hormaidal vociferãte figliuolo)
il
che non eſſendo giamai in tanti eccliſſi auuenuto, ſarà ſenza
dubio
, (ſenza dubio poi) l'acqua maggior della terra:
in fatti
non
ſi può dir meglio.
La ſeſta ragione tuttauia non è punto men bella dell'altre.
Con la quale il medeſmoſi dimoſtra, cioè, ſe la terra foſſe
maggiore
, &
più eminente dell'acqua, leuata via l'acqua: (qui
penſauo
ch'egli voleſſe dire, che reſtarebbe la terra, ma dice me-
glio
).
ſi mouerebbe la terra al ſuo luogo (il S. Berga dice il vero;
perche la terra al preſente non è nel ſuo luogo, ma occupa il luo
go
d'vn'altro elemento,) di che con la proua in mano ſi moſtra
il
contrario, poi cheil fuoco tiri à ſe l'acqua, per l'orificio del va-
ſo
riſcaldato, non tirando doppo ſe la terra, come Ariſtot.
al fine
de
ſuoi libri del cielo dimoſtra.
Ariſtotile dice ben queſto, ma non lo dimoſtra.
Queſte, queſte ſono ragioni filoſofiche, queſti ſono argumen-
ti
ſottili, con la proua in mano;
non penſi già alcuno, che l'ac-
qua
aſcĕda nel vaſo riſcaldato, perche ella vadi ad occupar il luo
go
, il qual reſtarebbe vuoto, per la condenſation dell'aria, den-
tro
della caraffa, ò vogliam dir vaſo, quando il calor l'abbando-
na
, ò perche ſi raſſreda, , , perche il fuoco la tira;
ne
2525 credeſſe alcuno, che mentre il vaſoſi ſcalda, non entraſſe l'ac-
qua
, ne che allhor cheſi raffreda, l'acqua aſcenda, perche il fuoco
la
tira, ne meno entrarebbe in detto vaſo vino, ò aceto, ò olio, ò
carne
, ò terra, ma ſolamente acqua, percheil fuoco la tira;
adōqne
l
'acqua è maggior che la terra:
ò queſta ſi, ch'è loica. Ma egli
s'accorge, come qui cōtradice à ſe ſteſſo, doue egli di ſopra, diſ-
ſe
, che la terra ripoſaua nel centro dell'uniuerſo, &
qui dice che
ſe
l'acqua ſi leuaſſe, la terra ſi mouerebbe al ſuo luogo:
adunque
il
ripoſarſi la terra nel centro dell'uniuerſo, non è il ſtare eſſa ter
ra
nel loco ſuo.
La ſettima ragione è, che ſe la terra fuſſe maggior dell'acqua,
douunque
ſi ritroua più eminente coni monti la terra, ſi ritroue-
rebbeno
l'acque, tanto de mari, come de laghi, &
fiumi minori;
il che nei mari Settentrionali ſi è ritrouato in contrario; poi che,
iui
in molti luoghi, ſi ſiano ritrouati di profondità inccmmen-
furabile
, ſi come Olao magno,&
c.
Laſciamo andar, che Olao Magno è ſtato giardinero, cioè
piantator
di carotte;
ma quando ben queſto fuſſeil vero, cioè,
che
in alcuni luoghi del mare Settentrionale, (il qual è poca co-
ſa
, r_i_ſpetto à gl'altri mari) non haueſſer ritrouato il fondo, il q́ua.
le fuſſe anco di cinquanta millia paſſi, queſto non può eſſer ar,
gumento
contra il Piccolomini, il fondamento del quale è, che
hauendo
ritrouato la ſuperficie ſcoperta dellà terra, maggior del
la
ſuperficie conueſſa dell' acqua;
ſuppone anco, che quando l'ac-
qua
profondaſſe 3500.
miglia, cioè, ſin' al centro, tuttauia la ter-
ra
reſtarebbe maggiore, &
ha ragione.
La ottaua ragione vien fondata nella purità, & impurità de
gl
'elementi, &
c.
S'egli fuſſe vero, che quci corpi, che ſono più puri de gl'altri
doueſſer
anco hauer maggior quantità, ragioneuol coſa ſarebbe,
che
ſi trouaſſe maggior quantità d'oro, che di piombo;
& , che li
diamanti
fuſſer maggiori dei chriſtalli:
ma laſciamo queſto da
parte
.
E poſſiibile, che'l S. Berga non ſappia la purità de gl'elemĕ-
ti
verſar d'intorno à gl'eſtremi?
onde non men pura viene ad eſ-
ſer
la terra d'intorno al centro dell'uniuerſo, di quel, che'l fuoco
ſi
ritroua, d'intorno alla circonferentia concaua del cielo;
perciò
che
la miſtione ſi fa nel mezo &
non ne gl'eſtremi.
Nelia nona ragione, egli fonda la conſequentia, à punto
2626 aria, con dire.
Poi che immediatamente ſi può dell'aria, & della terra pro-
durre
, ſarà vero, che ſia della terra maggiore,
O bella ragione, perche ella ſi può produr dall 'un' & da l'altro
elemento
, adunche è in atto maggior della terra.
Ma, perche egli
dice
, che l'acqua ha più copia di materia, pĕſo ch'egli voglia dir,
che
ſia più materia nell'acqua, che nella terra;
ma queſto diſcor-
da
dalla ſua quarta ragione, imperòche, ſeegli vuole, che l'ac-
qua
ſia decupla alla terra;
poi che di vn pugillo di terra ſe ne fac-
cia
diece di acqua, ſegno ſarebbe, che tanta materia fuſſe in tutto
il
corpo acqueo, quanta in tutto il terreſtre, &
niente di più, ne
di
meno, ſotto diuerſe forme però di denſità.
Ma s'egli voleſſe
inferir
, forſi, che nell' acqua ſarebbe maggior quantita di mate-
ria
, che nell'aria, ne ſeguirebbe vn' altro inconueniente, contra
l
'iſteſſa ſua quarta ragione, cioè, che d'un pugillo di acqua, ne ri-
uſcirebbon
di aria, molto più di dieci, ſtãte il ſuo ſuppoſito, cioè,
che
l'aria ſia decupla all'acqua, in grandezza;
queſta nona ragio-
ne
adunque è dell'iſteſſo genere dell' altre.
La decima ragione ſimilmente è molto ſcarſa di peſo, anzi
dirò
io, coſi come il fuoco eſſendo generato maggior de gl' altri
elementi
, coſi il ſuo total contrario, ch'è l'acqua, ſarà generato
minor
de gl'altri, &
queſta ragion ſarà più veriſimile della ſua
Ma l'undecima ragione è delle belle, la qual egli fonda nella
neceſſità
dell'ordine di queſto vniuerſo, concio ſia, che per dar
lume
a queſto mondo inferiore, neceſſarjo fuſſe, che i corpi per-
ſpicui
, &
transparenti, auanzaſſero, non ſolamente in numero,
ma
anco in quātità, (qui credo ch'egli habbi voluto dir, grandez
za
, dato che non foſſe, ſecondo lui, la quantità, differente da nu-
mero
) ancora gli opacchi;
reſtando adunque l'acqua più tra gli
perſpicui
, che fra gli opacchi, douea eſſer della terra maggiore, à
ciò
la luce meglio poteſſe tutte le parti della terra penetrare.
Penſauo, che qui nel fine, egli voleſſe dire, acciò che egli poteſ-
ſemeglio
veder nel fondo dell'acqua, i granchi ch'egl piglia.
Horera adunque neceſſario, che li corpi perſpicui, & tranſpa-
renti
, fuſſero &
più in numero de gli opacchi, & maggiori, adun-
que
non haurebbe baſtato vn ſolo continuo perſpicuo, à permet
ter
il tranſito ai raggi luminoſi dei corpi celeſti;
ne meno ch'egli
fuſſe
ſtato di poca ſpiſſitudine, poi che quanto più lontano ſi
2727fonde il lume, tanto maggiormente, forſi ſecondo ſua eccellen
za
illumina;
imperò che non debbe valer niente appreſſoil S-
Berga
quella propoſitione, che dice.
Agens in propinquo, for.
tius agit quam in rem oto. Perciò adunque la natura ha fatto que-
fti
tre corpi perſpicui, &
di coſi fatta ma ggioranza fra loro; onde
per
queſto ancora era neceſſario, che l'acqua fúſſe maggior della
terra
;
imperò che il lume dei corpi celeſti, non la potrebbe pe-
netrare
, s'ella non fuſſe maggior della terra, eſſendo, che quanto
ella
è più profonda, tanto meglio, il raggio luminoſo la penetra,
òbello
.
Ma ll S. Berga rende anco la ragion, perche, dicendo,
Acciò la luce meglio poteſſe tutte le parti della terra pene-
trare
.
Et queſta è coſa gratioſa, ch'egli piglia la luce, la qual è quella
qualità
, cheſi ritroua nel corpo lucido, per illume, ch, è il raggio
prodotto
dalla luce, il qual ſi diffonde fuori di eſſo corpo lucido;
& poi à che fine vuol, chel'acqua ſia maggior della terra ? à fine
che
coſi fatto lume poteſſe penetrar non l'acqua, non, ma tutte
le
parti della terra.
Leggiadramente certo, ò poueti filoſofi, che
penſauano
, che la terra fuſſe opaca;
ne ſi ſono mai accorti, eſſa ter
ra
eſſe penetrabile dai raggi luminoſi dei corpi celeſti, cioè, eſſer
anch
'eſſa tranſparente.
La 12. ragione è ſorella dell'altre, la qual naſce dal principio
commune
di tutte le coſe, il qual eſſendo il ſeme caldo, &
humi-
do
, acció fuſſe baſtante in infinito, di produrre tante, &
diuerſe
coſe
, per eſſer di natura acqueo, &
aereo, era conueneuole, che
l
'acqua fuſſe maggior della terra, la quale ſi ſtima eſſer inettiſſi-
ma
alla generatione.
In fatti non ſi può dir meglio; imperó che l'acqua non è fred-
da
, ma calda, &
humida, & acciò fuſſe baſtante in infinito erà
conueneuole
, che la fuſſe maggior della terra:
perche, ſe coſi non
fuſſe
, non ci ſarebbe hormai più acqua, la qual ſin'al preſente ſa-
rebbe
tutta conſumata in ſemenza;
ma eſſendo maggior della
terra
, (quantunque di quantità finita) ſeruirà in infinito:
ò bella
ragion
.
La 13. ragione, egli vuole, che ſia fondata nella conformità,
ſecondo
le qualità de gl'elementi:
eſſendo adunque l'acqua con
forme
all'aria, ſecondo la leggerezza, &
humidità & l'aria co'l
fuoco
, ſecondo la caldezza, &
leggierezza, con che il ſuperiore
2828 maggioranza eccede l'inferiote, ſe reſta l'acqua naturalmente
doppo
l'aria, reſtarà in ogni modo della terra maggiore.
Qui in fine egli douea più toſto dire, reſterà in parte la terra
doppo
l'acqua.
S'inganna il S. Berga, con queſta leggierezza, ch'egli fa com
mune
all'acqùa, &
all'aria. Et io dico, che l'acqua communica
con
la terra aſſai piu, mediante la grauita, &
la frigidità, che non
fa
con l'aria, con la qual communica ſolamente, mediante l'hu-
midita
, &
non con la leggerezza, il che è medeſimamente con-
firmato
da Ariſtot.
nel primo delle Meteore, doue dice.
In medio igitur & circa medium eſt grauiſſimum & frigidiſſi
mum
corpus ſegregatum, terra &
aqua, circa hæc autem, & atti-
gua
his, eſt aér, &
quòd, propter cōſuetudinem, vocamus ignem;
E di più, che perfettiona la rottondità del globo, d'intorno al
quale
circonda l'aria, &
poi il fuoco, come dice Ariſto. Et ſecon-
do
le giuſte miſure oſleruate dal Piccolomini, &
altri galãt'huo-
mini
;
non ſi può dire, che doppo l'aria, reſti più l'acqua, che la
terra
, eſſendo l'aria contigua à maggior ſuperſicie di terra, che di
acqua
non è &
poi Ariſtot. lo dice medeſimamente nel luogo
cittato
, cioè, che l'aria ſia contigua à l'un' &
all'altro di queſti
duoi
corpi.
La 14. ragione viene fondata nella attiuità de gl'elementi, nel-
la
quale ſi com prende queſta proportione, che oue ſi troua atti-
uita
maggiore, iui ſi ritroua la reſiſtentia minore, il che non pro-
cede
, che dalla quantità della materia conueneuole à ciaſcun ele-
mento
:
eſſendo adunque l'acqua di attiuita maggiore della ter-
ta
, neceſſario è, che reſti à lei, nella quantità ſuperiore.
Queſta ſua ragione èmeza vgonotta in filoſofia, perche l'atti-
uità
de gl'elementi, non naſce dalla quantità della materia, ma
naſce
dalla forma-Ma veramente egli non ſi dourebbe già eſſer
ſcordato
della ſua quarta ragione;
perciò che da quella, ſecondo
lui
, dourebbe pur conſiderar, che nell'acqua, non le ſarebbe pur
vna
gozza, (dirò coſi) di materia, più di quella, che nella terra vi
fuſſe
, dato, che non vi ſi aggiongeſſe quella, che alcuni huomini
hanno
in la lor teſta.
La 15. ragione naſce dall'ordine, ſecondoil ſito dell' uniuerſo:
eſſendo adunque la terra il ſuo centro, & il cielo la ſua circonfe-
rentia
, la qual auanza di maggioranza il centro, che ſi ſtima
2929 ſimile al punto, ſe ſia l'acqua più conforme, come l'aria, alla cir-
conferentia
, perche non ſia aſſolutamente graue, neceſſario ſarà,
che
reſti maggiore.
S'egli haueſſe almeno detto, ſecondo il ſito delle parti dell'uni
uerſo
, ma queſto non vuol dir niente.
Quando dice poi, la terra
eſſer
centro dell' uniuerſo, douerebbe pur intēder queſto centro,
nel
modo, che l'intendono quelli, che coſi l han chiamato, i qua-
li
affermano turti, che queſto centro corporeo, è vna sfera, cōpo
ſta
di terra, &
di acqua, onde eſſa acqua, è parte di queſto centro,
&
n@n vn'orbe eſtrinſeco, & ſeparato da coſi fatta sfera, come è
l
'aria, il fuoco, &
gli etherei, del che, ſe non altro, almeno l'ōbra
ſua
ne gli e ccliſſi lunari, lo dourebbe chiarir, &
illuminar di que-
ſto
.
Et ſe coſi fatto globo compoſto ſi chiama ſimile ad vn pon-
to
, egli non è ſtato chiamato tale, riſpetto all'acqua, ne all'aria,
ne
al fuoco, nead alcun de gl'orbi inferiori, ma ben riſpetto al-
l
'ottauo cielo, per eſſer quello d'incomparabil grandezza, riſpet-
to
à queſto picciol globo, &
queſto inſenſibile riſpetto à quel
grandiſſimo
, oltre che Ariſtot-glielo dice pur nel primo delle me
teore
, doue parla dei corpi, che riempino l'interuallo, fra queſto
globo
, &
il cielo con queſte parole.
Nnlla enim, vt ita dicam, particula, terræ moles eſt, in qua con
tenta
eſt, &
tota aquæ multitudo, ad ambientem magnitudi-
nem
.
La 16 ragione poi, dice, ſarà queſta. Eſſendo coſa chiara, che la
terra
ſia ſimile ad vna ſponga cauernoſa, &
porroſa, ſe ſi premeſ-
ſe
bene ſecondo tuttele ſue parti, di gran lunga reſtarebbe mino-
re
, il che non ſi può dell'acqua affermare, per eſſer più continua,
&
vguale, ſecondo tutte le ſue parti, onde naturalmente ſarà l'ac-
qua
della terra maggiore.
Non ſi può dir con ragione, che la terra ſia ſimile ad vna ſpon-
ga
cauernoſa, &
porroſa, in altra parte, che d'intorno alla ſuper-
ficie
, il che conferma etiandio Ariſtot.
nel primo delle meteore,
doue
tratta della genera tione de fiumi, &
de fonti, mediante co-
ſi
fatte parole.
Montana enim, & alta loca, velut ſpongia ſuperſuſpenſa, ſe-
cundum
modica quidem, in multis autem locis ſcaturiunt, &

conſtillant
aquam &
c. Percioche ſotto al liuello della mag-
gior
profondità del mare, d'intorno intorno, ragioneuol coſa
3030 il penſare, chela terra ſia continua, & non porroſa; & tanto più,
quanto
più va verſo il centro dell'uniuerſo;
& per conſequentia
dico
della ſua grauezza, cioè, che tanto più habbi da eſſer graue,
anzi
petrificata, la terra adunque non ſi può dir che ſia minor de
l
'acqua.
La 17. ragione poi, dice, che reſta fondata nella più perfetta sfe
ricità
dell'acqua, perciò che vgualmēte ſi moua al centro, &
alla
circonferētia
, il che ricerca, che ſia della terra maggiore, ſi come
l
'aria co'l fuoco, eſſendo più perfettamente sferici dell'acqua, &

della
terra, ſono di gran lunga maggiori.
Strana, & ſtrauagante ragione è queſta, che vn corpo, per eſſer
più
perfettamete sferico dell'altro, habbi anco da eſſer neceſſaria
mente
maggiore, poſto ch'egli non habbi preſol'eſſempio dalla
teſta
di Monſignor della Torre, il qual hauendo la teſta molto
picciola
non l'ha manco punto sferica.
Quando egli medeſimamente dice, perciò che vgualmente ſi
moua
al centro, &
alla circonferentia.
Io confeſſo di non intenderlo, ſi come io non ho manco mai
inteſo
, che doi contrarii poſſin ſtare nel medeſmo tempo, in vn
ſogetto
iſteſſo;
& che ciò ricerchi che ſia della terra maggiore.
Io reſto ſtupefatto.
La 18. ragione, ſara tale, dice egli.
Poi che, dianzi l'ordine del Chaos, & nel diluuio generale, ha-
uendo
l'acque ſuperate la terra ſi ſiano ſolamente ritirate, ne to-
talmente
conſumate, è neceſſario, che ſiano della terra mag-
giore
.
Non è vero, perche potrebbe molto ben ſtare, che l'acqua co-
priſſe
tutta la ſuperficie della terra, &
ſopra eſſa s'inalzaſſe anco
più
di 500.
miglia, & non fuſſe maggiore di eſſa terra, come in fi-
nedi
queſto diſeorſo ſi vedrà.
La 19. ragione, ſi può cauare (dice) (ſeguendo i peripatetici,
dalla
eternità del mondo;
perciò chè, ſe l'acqua già per infiniti
ſecoli
paſſati, &
da venirc foſſe alla terra inferiore, ſarebbe hor-
mai
tutta diſtrutta, &
conſumata, eſſendo di minor reſiſtentia,
che
la terra, il che, però non è auuenuto, eſſendo la generatione
dell
'acque piú facile, &
continua, che la terra.
O queſta è bella, in verità, che'l S. Berga ha ragione; perció che
ſel
'acqua già per infiniti ſecoli paſſati, &
da venire, foſſe alla
3131 ra inferiore, ſarebbe hormai tutta diſtrutta, & conſumata, egli
dice
il vero;
& vuol forſi dir coſi.
Perche l'eſſer ſtata l'acqua per infiniti ſecoli paſſati maggior
della
terra, &
il douer reſtar l'acqua maggior della terra per al-
tretanti
ſecoli à venire, è cagion, che la non ſia mai diſtrutta, nc
conſumata
;
arizi di più, che non ſi diſtruggerà, ne conſumerà
mai
, ſe la ſerua ſempre l'iſteſſa quantità.
Ma queſti non mi paiono vfficii da galant'huomo, cioè il ru-
bar
i concetti d'altri;
e chi non s'accorgerebbe di gratia, queſto
eſſer
concetto tale, come ſe ſi diceſſe non eſſer giorno, perche è
notte
.
Ma quando dice.
Il che non è auuenuto, eſſendo la generatione dell'acque più
facile
, &
continùa, che della terra.
Ma à che propoſito adunque farla maggior della terra: ſe me-
diante
la facile, &
continua generatione, ſi può conſeruar la ſpe-
cie
di eſſe acque, ſenza che ſi diſtruggano, ne ſi conſumino.
La 20. ragione è fondata nelle inondationi delle acque, le qua-
li
hanno ſommerſo molte terre, il che pare:
che ſia argomento
della
maggioranza dell'acqua, &
che habbia ottenuto potenza
maggiore
.
Queſti accidenti ſono intorno à qualche particella della ſu-
perficie
della terra, che non vol dir niente.
Eſſendo poi la 21. ragione del S. Berga, l'iſteſſo in ſoſtanza, ch'è
la
terza non occorrerà dir altro:
ſaluo, che non ſarebbe ſtato
buon
gioſtratore, non ſi ricordando delle lanze corſe.
Alla 24. facciata poi, doue ſi penſa di prouar, che l'acqua non
ſia
concentrica con la terra, &
che di eſſa con la terra non ſi com
ponga
vn ſol globo, dice in tal guiſa.
Quanto al primo capo adunque, ſe l'acqua foſſe concentrica,
nel
modo ſudetto con la terra, &
che dieſſa, & la terra fuſſe com-
poſto
vn globo;
ſarebbe neceſſario, chel'acqua fuſſe cōtinua con
la
terra, il che viene riputato falſo, poi che ſia di natura, &
ſpecie,
l
'acqua differente dalla terra, hauēdo qualità diuerſa, &
propria
circonſcrittione
, eſſendo contigua alla terra, &
parte di tutto il
globo
compoſto, di eſſa, &
della terra, con che ſeguirebbono gli
inconuenienti
da noi nella ragion delli centri allegati, i quali
eſſendo
di molta importanza, neceſſario è di confeſſare, che vera-
mente
dell'acqua, &
della terra non reſti formato vn globo
3232 centrico, ſecondo il centro proprio della grãdezza; ma ſolamen-
te
, ſecondo il centro della grauezza commune, poi che l'acqua
reſta
etiandio ſolamente contigua con eſſa terra, &
non già con-
tinua
, &
di circonſcritione ſeparata, come la definitione delia
parte
del corpo dimoſtra.
Scompigliati concetti veramente ſon queſtj, poi che vuol ne-
gar
, che ſi poſſa componer vn tutto di parti etereogenee, &

contigue
fra loro, &
tuttauia, egli è sforzato à chiamar l'acqua
parte
di tu@to il@globo compoſto di eſſa, &
della terra, onde il dire
egli
, che, ſe dell acqua, &
della terra fuſſe cõpoſto vn ſol globo, ſa
rebbe
neceſſario, che l'acqua fuſſe continua con la terra, e coſa in-
tolerabile
, per cio che, moſtra dinon ſi ricordar che coſa ſignifica
queſta
voce di compoſitione, a differentia di miſtone;
& nondi-
meno
tutto l vniuerſo, è pur compoſto di due regioni generali,
vna
delle quali, ſi chiama celeſte, ouer etherea, &
l'altra elemen-
tare
di natura diuerſiſſima l'vna, dal'altra &
non continue, ma
contigue
fra loro, &
la etherea, e pur compoſta, anche eſſa ditan-
ti
orbi, contigui fra loro, &
continui. & poigia egli confeſſa, la
ſuperf
icie ſuprema dell'aqua, eſſer sferica, &
q̄lla della terra, me-
deſimamĕte
sferica, quantunque coſi eſſatamente, però quel-
la
inequalità, è inſenſibile, riſpeto al tutto, il che, non mi può nega
re
, Hora eglinega cheil cētro dalla sfericeità delaqua, ſia un iſteſ-
ſo
col cētro della sfericeità della terra, ma cōfeſſa, ben, che q̄ſtidoi
corpiſiano
cōcentiri mediāte il centro della grauezza, il che, quã
do
coſi fuſſe, ció e, chei centri della grauezza di queſti doi corpi,
fuſſero
vniti inſieme &
i centri della grandezza loro, ſepatati, ne
ſeguirebbe
dico, chela terra poteſſe ſpontar fuori dell'aqua, da
quella
ſol parte dalla qualefuſſe il centro della grandezza ſua &

non
da tutte, come fa in effetto, d'ogni intorno, ſi come a noſtri
tem
pi s'è ſcoperto, ma ſpuntando la terra fuori (com'ho gia det-
to
di ſopra) dell'aqua, da ogni parte, eſſendo noiſicuri, della eſſat
ta
sfericeità dell'acqua, la terra adūque, haura la sfericeita ſua, vni
tamente
con quella dell'acqua la differentia poi, dal piu al meno;
coſi di alto ò baſſo, come de monti & valli è inſenſibiliſſima ri-
ſpetto
al tutto.
Hor ſe le circonferentie di coſi fatti corpi, ſi vniſco
no
inſieme, adonque i lor cĕtri, ſaran vniti, anch'eſſi ma quel del-
la
sfericeità dell'acqua, è vnito co'l cētro del mōdo, ó voglian dir
del
vniuerſo &
coſi anco quello della grauità della terra,
3333 quel della sfericeità della terra, ſarà vnito con quello della gra-
uità
ſua, &
tutti ſaran in vn punto. Di piu. Egli non auettiſſe, che
ſe
'l cētro della grauità della terra, è vnito, quello dell'acqua,
egli
ſarà vn'iſteſſo co'l cét@o dell'vniuerſo, perche quello dell'-
acqua
è cōgiuntiſſimo con quello dell'vniuerſo, onde facendo
egli
, il centro della grādezza della terra, ſeparato da quello della
grauezza
ſua, verebbe à contradir à ſe ſteſſo, il qual n ella prima
ſua
ragione par che vogli che la terra ſia equilibrata nel centro
dell
'vniuerſo mediante il centro della grandezza ſua, più toſto
che
mediante quel della grauezza.
Doue dice poi, che l'acqua ha propria circonſcrittione, par
che
non ſi ricordi, che l'acqua ſia di quei corpi, i quali ſi finiſco-
no
da termine alieno.
Ma che, ne fuſſe per ſeguir quei inconuenienti da lui allegati
nella
ragion dei cētri, egliha vna grā ragiōe, Prima ne ſeguireb-
be
, che'l centro della grandezza &
della grauezza della terra &
dell
'acqua, fuſſe in vn ſol pūto, di più, ne ſeguirebbe, che'l centro
della
grauezza, non fuſſe nel vniuerſo diſtinto dal cētro della ma
gnitudine
, ma peggio, che ſareſſimo aſtretti, à finger vn nuouo
corpo
, il quale ſoſtentaſſe la terra, à ciò non ſi rōpeſſe il collo, &

ſopra
tutto, ne ſeguirebbe vna gran mutatione, ſecōdo il ſito de
poli
, &
ordine de gl'elemēti, ſi che, i corpi graui voleriano all' in
(per che, all'deſcendere, non haurebbono biſogno di ale,
&
per ciò volerebbono all'ingiu) & i leggieri deſcendereb-
bono
all'ingiù.
Ma non s'accorge il. S. Berga, che inquāto alla
mutatione
, ſecondo il ſito de i poli, l'inconueniente è gia occor-
ſo
, poiche, l'orſe han cangiato polo, lequali, ſi come prima cor-
reuan
d'intorno al polo artico, al preſente, corrono d'intorno
al
polo antartico.
Et la eleuation della terra, che era ſotto il polo
artico
, adeſſo è ſotto il polo antartico.
Il che appartien alla muta
tion
de gl'elementi come dice ſua Eccell.
Gl'inditii poi, della rottondità dell'acqua, che egli ha copiato
dal
Sacroboſco, ſono boni, ſin à quel termine, doue piglia per in-
ditio
di eſſa rortondità, le gozze dell'acqua, ſopra le foglie de gli
arbori
, nella qual coſa, il detto Sacroboſco, è ſtato più tōdo, che
non
ſono le dette gozze, &
coſi transforma nell'iſteſſa figura,
ciaſcun
, che in queſto, lo ſegue.
ma per che, à coſi fatto inditio,
già
è ſtato riſpoſto, da altri gallant'homini.
3434
Paſſerò anch'io à dirle eſſer grand'errore, il creder chel'onde
del
mare ſiano di figura sferica, &
peggio è ancor, à dire.
Come nel nauigar ſi proua. Impero che, ogni ſuperficie cur
ua
è sfetica, ſia poi cōueſſa ó cōcaua ò come ſi vogli.
Ma poi,
co
'l mezo di queſta ſua tōdezza dell'onde, vuol argumētar, l'ac-
qua
eſſer piu cminente della terra.
Et per dimonſtrar l'iſteſſo ſu-
bito
corre all'ombra dell'acque maritime.
da lui, forſi, oſſcruate
nelli
eccliſſi de la luna, io non ſo piu, che mi dire.
Almeno diceſſe egli, di hauer anco viſto l'ōbre delle mõtagne,
in
quei ſuoi eccliſſi, volea dire, l'õbre delle onde, ma egli mi hau
rebbe
poſſuto riſponder, che all'hora, era bonazza in mare.
Però
è men b ll'argumēto, di queſto, quel che ſegue, ciò è.
Dal na
ſcondeiſi
à noi, il ſole, ſi che paia, che ſi ſommerga, &
attuffi ne
l
'onde, nel ſuo tramontare.
Adūque l'acqua e più eminēte del a
terra
.
ſi può dir meglio. Ecco la ragione che fa, ſi com'io cre-
do
, il.
S. Berga. Il Sole è piu alto che non è la terra, il chenon ſi
può
negare.
Horquand'egli tramonta, l'onde del mare ſi veg-
gono
nell'iſteſſa linea co'l ſole, il che medeſmamēte non ſi può
negare
.
adunque le onde del mare, ſono piu alte che non e la
terra
.
Ma quando dice, per prouar l'iſteſſo.
Aggiōgono i noſtri peripatetici, che vna gleba della terra piu ſi
profondi
che vna gleba dell'acqua (per dir come egli dice) eſ-
ſendo
la terra, aſſolutamente graue, poi che la terra reſti atta di
deſcender
al centro dell'vniuerſo, &
l'acqua, ſolamente al cen-
tro
de la grauezza, per il che, naturalmente reſta più eminente
l
'acqua, della terra.
Hor queſta, è vna ragion, che ſtringe più di tutte.
Perche, piu ſi profondi, vna gleba di terra, che vna di acqua, ciò
è
, per che, la terra è atta di diſcender al centro dell'vniuerſo &

l
'acqua, ſolamente al centro della grauezza.
D'onde io ſcopro
ben
hora, tutto il mondo, eſſer ſtato pieno di Alochi, incomin-
ciando
da Maeſtro Ariſtotile, che ſi ſiano mai accorti, ritro-
uarſi
queſti doi diuerſi centri al mondo, ciò è vno dell vniuer-
ſo
, &
l'altro della grauezza; ciò è quello, al qual inclinano i corpi
graui
, il qual centro, eſſendo piu eminente, che è quel dell'v-
niuerſo
, per conſequentia l'acqua ſara piu eminente che la terra.
Ma che coſi fatto centro, al qual inclinano i corpi graui, ſia
più
eminente di quel dell'vniuerſo, s'egli è ſeparato da
3535 come tiene ſua Eccellen. non occorre à dubitare, per cio che, il
centro
dell'vniuerſo, e l'infimo di tutti.
Non è, manco, da tranſcurar, quel che ſegue, doue dice ſua
Eccellent
.
Et ſe ciò non fuſſe, non ſi mouerebbe l'aqua, alla concaua par
te
dell'aria.
L'acqua adonque, ſi muoue alla concaua parte dell'aria, per
che
, l'acqua è atta à deſcender al centro della grauezza, &
non
al
centro dell'vniuerſo, Molto ben veramente.
Ne ſarebbe dal fuoco tirata, non tirādoſi la terra. Credo ch'ei
voglia
inferir, che l'acqua entri, ò ſi muoua, anco, verſo la con-
cauità
dell'aria, per virtù del fuoco, nel iſteſſo modo, nel qual,
ha
datto l'eſemp o di ſopra, della caraffa, ò vaſo riſcaldato,
Egli
ſi imagina adonq;
, che l'aria ſia vna caraffa riſcaldata, d'o-
gn
'intorno dal orbe del fuoco, &
che p cio, anco, l'aqua ſi muo-
ua
uerſola concaua parte dell'aria.
Queſti ſon concetti noui,
mai
piu auertiti da alcuno, ch'io ſapia.
Vn'altra ragione adduce
ancor
, dicendo.
Con cio ſia coſa, che ſe piu alta fuſſe la terra, del
l
'acqua, neceſſario ſarebbe, che vn elemento naturalmente fuſſe
luogo
naturale, &
proprio di due elementi, il che, ſi troua eſſer
impoſſibile
, poi che naturalmĕte, ſia ſolamente luogo de l'vno.
& violentemente dell'altro.) Biſogna adunque che le ſuperficie
ſcoperte
dell' acque, ſian piu alte di quelle della terra ſcoperta, à
ciò
, non ne ſegua coſi fatto inconueniente.
Di maniera che
quando
coſi ſarà, come vuol il.
S. Berga, allhora l'aria ſarà,
luogo
naturalmente dell'aqua, &
violentemente della terra. On
de
la terra farebbe violentia al l'aria, à ciò le faceſſe luogo.
In ef-
fetto
, non ſi può imaginar meglio, Di piu ancora, dice.

Se
adūqueſia venuto, che reſti vn globo compoſto, dell'acqua,
&
della terra, non è pero da ſtimare, che tutte le parti dell'acque
reſtino
manco eminenti di eſſa terra, (qui egli s' è ricordato, del-
l
acque de pozzi, de ciſterne.
& d'altre ſotterranee) poi che, ſia
ſt
ato neceſſario, acciò, il calore dell'aria, &
del fuoco ſi contem-
peraſſe
, 'l frcdo ecceſſiuo dell'acqua, che l'acqua toſſe conti-
gua
all'aria.
O queſta è la bella ragiōe, per che, ſe dette ſuꝑficie dell'acque,
fuſſero
punto piu baſſe, che quelle della terra, ſareſſimo hor-
mai
tutti arſi, d'onde credo, che da queſto ſi ſcopri vn bel
3636 @o, cio è, la caggion de gli incēdij vniuerſali, che ſara, foi ſi, dal ab
baſſarſi
, all'hora, le ſuperficie del'acque, ma poi ritornando ad
alzarſi
:
ceſſar l'incendio. Doue dice poi.
Onde che, del mar, non ſi conceda, eſſendo che, ſtādo noi ſo-
pra
vn monte, molto lontano dal mare, benche ſiano altri mon
ti
di mezo, Si vegga però il mare, &
non la terra piana.
Bel ponto di proſpettiua è queſto veramente, cheegli allega,
per
ſegno della eminentia della ſuperficie del mare, la qual ſi
puo
veder dalla ſumità di quel monte lōtano dal mare, ben che
neſiano
altri monti di mezo, i quali, credo, che egli uogli infe-
rir
, che ſiano del'iſteſſa altezza, o piu di quello d'onde egli vide
il
mate, imperò che ſe fuſſero più baſſi, non ſarebbe marauiglia,
che
'l mar ſi vedeſſe, ſe ben la ſuperficie ſua fuſſe più baſſa della
terra
&
per cio dice, che non ſi uede la terra piana, ſtando ſopra
quel
monte, perche eſſendo la terra piana, piu baſſa del monte,
biſognerebbe
abbaſſar la viſta, per vederla, onde vedendo il ma-
re
, &
non la terra piana, ſegno è, apreſſo ſua Eccellentia, che
il
mare ſia piu alto che la terra, al diſpetto della.
10. propoſitione
della
proſpettiua di Euclide, &
della. 37. del quarto di Vitellio-
ne
, &
tale oſſeruatione credo certo, che ſua Eccellentia haurà
fatta
.
L'argumento delle neui ſopra i monti, & de i vapori valeria
qualche
coſa, ſe coſi fatte neui &
vapori fuſſer acque attuali, ò
vogliā
dir formali, ma non eſſendo, egli ſi riſolue in fumo.
Ma
quando
dice, i vapori eſſer contigui all'aria, moſtra de non ſi ri-
cordar
della definition della cōtiguità, che Ariſt.
pone nel quin-
to
della fiſicà &
moſtra d hauer opinione, che i vapori habbino
vn
o@be ſeparato da per loro, ſenza atia alcuno in eſſo, ma che
l
'aria ſia tottalmēte fuori del orbe de i vapori, onde ne ſeguireb-
be
che l'arià non fuſſe pūto contigua alla terra, ne all'acqua, ma
fuſſe
lontana dalla ſuperficie di queſto globo, più di cinquanta
miglia
.
Quando dice poi Ne ſi debbe, in contrario addure la ſuperfi-
cie
della terra ſcoperta, &
altezza delle montagne, poi che per
la
ſalute de gl'animali, ſia ſtato neceſſario, alla prouidenza della
natura
, di ritenere con la uirtù, &
influenza del cielo, & delle ſtel
le
, l'acque, nelle concauità della terra, accio, co'l mouimēto uer
ſo
l'aria, non copriſſero tutta la terra, con che reſta la
3737 d'Ariſto. più che vera, eſſer l'acqua maggior della terra, & c.
Queſt altra medeſimamĕte e vna bella ragione, per la quale,
le
acque non inondano la terra, ciò è, perla virtù, &
influenza
del
cielo, &
delle ſtelle, che ritengono l'acque nelle concauità
della
terra, maio haurei penſato chel'acque, le quali ſitrouano
nelle
concauità della terra, non fuſſer quelle che poteſſero inon-
dar
la ſupei ficie ſcoperta di eſſa terra, ne manco le montagne,
ma
ben queile, che eſcono di ſopra delle concauitadi, Et quan-
do
conſidero poi ch'l fuoco le tira ànche egli, miquieto in par-
te
, &
non in tutto, per che ſel fuoco le tira, egli douerebbe anco
ritenerle
coſi ſoſpeſe, &
non le abbandonar, co'l laſſiarle andar
à
ſpaſſo, ma dice bene il.
S. Berga che il fuoco le tira, & il cielo
la
virtù ſua, &
influenza delle ſtelle le ritiene, percio che, il fuo-
co
, come piu nobile del cielo, ha forza di tirarle, &
al cielo come
men
nobile, baſta di ritenerle Bella conſequentia poi &
neceſſa-
ria
, fa ſua Eccel.
ciò è, che da q̃ſto ne ſeguiti, la ſentenza d' Ariſt.
reſtar più che vera, ciò e, l'eſſer l'acquamaggior della terra, poi
chel
'acqua è più eminente di eſſa terra.
Queſte ſono ragioni dè-
moſtratiue
, &
nuoue.
Hor paſſiamo adunque al. 4. cap. & prima, in quanto alla ri-
ſpoſta
ch'egli fa al Piccol.
dinõ voler admetter altre acque, che
quelle
del Mare, doue ha torto il.
S Berga, per ció cheil Picco. ha
fatto
conſideratione, piu diligente, piu eſquiſita, &
più ragione-
uole
, che non ha fatto ſua Eccell.
ſi come può chiarirſi chi ſi vo
glia
nel.
6. capo di quel trattato.
Quanto poi a!. 2. della profondità de mari, gia l'ho detto di
ſopra
mile volte, che, egli non ſi cura, quando ben profondaſſe-
ro
in ſino al centro dell' vniuerſo.
Ma che ne ſiano acqne in co-
pia
maggiore nelle cauerne &
voragini dell a terra, contenute ſi-
no
al centro di eſſa terra, come il Cardano racconta, talmente,
che
nel inferno, ſi trouino acque, per nodrire il fuoco materiale,
che
iui ſi troua de iloro vapori.
Io linego che quel fuoco habbi
biſogno
di nutrimĕto, il qual fuoco nego anco, che iui ſia natu-
ralmente
, &
di piu dico che quelle coſi fatte acque ſariano an-
cor
eſſe fuor del ſuo luogo naturale, il qual è ſopra la terra &

ſotto
di eſſa, ſi come di ſopra ho già detto.
Non ſono adunque,
coſi
fatte acque ſotto al liuello del fondo del mare.
Quel poi, ch'egli dice, contra al quarto ſuppoſito, è vn
3838 doue adeſſo vorebbe pur conceder, che dell'acqua & della terra
ſi
componeſſe vn globo, à ſuo modo però, ma non è compo-
ſto
ſecondo la Idea che'egliſi imagina, per che à q̃ſto, il Picco.
riſponde beniſſimo co'l dire, che quanto più ſotto, verſo il cen-
tro
, è la terrà, tanto piu conſtipate, &
condenſate ſono le ſue par-
ti
, doue non vi può capir, ne penetrar acqua di ſorte alcuna.
Al quinto ſuppoſito, il. S. Berga incolpa à torto il Piccolomini
p
ciò che, detto Piccolomini ha abbraciato tutte l'acque, &
Qſide
rato
tutti imari, &
doue il mondo è ambiguo, d'intorno al po
lo
antartico (non dico ſotto l'orſe) ha ſuppoſto, più toſto acqua
che
terra, come ſi vede nel quinto cap.
L'incertitudine poi de i ſuppoſiti del Piccolomini è forſi apreſ-
ſo
del S.
Berga, ma apreſſo di chi l'intende. Nella riſpoſta poi
che
fa il S.
Berga al cap. 9. del Piccolomini, dice in tal guiſa.
Riſpondendo adunque nel cap. nono del ſuo trattato, alla
prima
raggione preſa dall'autorità di Tolomeo, nega che la sfe-
ra
del aere comprenda tanto ſpacio, il che può con verità ne-
gare
, poi che tre ſiano le sfere, ò ſia reggioni dell'aria, delle'qua-
li
, inconſideratamente nega la terza, nella quale, le impreſſioni
ignee
ſogliano produrſi, ſi che ſarà l'aria, ſecondo li duoi modi
dichiarati
, più grãde diqueſto globo, poi che occupi, &
piu pro-
fonda
, &
ampia sfera, per il che reſta l'autorita di Tolomeo nel
la
ſua forza, per dimoſtrare che l'acqua ſia maggior della terra.
In queſto luogo il. S. Berga singãna, & incolpa à torto il Pic-
co
.
nel. 9. cap. per ciò che, non è veró, ch'eſſo Piccolomini neghi,
ne
habbi mai negato la terza region dell'aria, poi che, nel'iſteſſo
cap
.
al tergo della. 18. pag. dice coſi.
Perciò che, come à più ſegni, & con più ragioni è ſtato proua-
to
, la eſtrema altezza della terza regione dell'aria, per tanto bre-
ue
ſpacio ſi ſtende in alto, che à cento cinquanta miglia.
ò poco
più
, non può arriuare, onde quando ben ſi concedeſſe, che à du-
gento
, &
à trecento arriuaſſe (la qual coſa è da ſtimar falſa per
eſſer
la meza regione dell'aria, doue le nubi ſi generanno, alta
nella
maggior altezza della loro conſiſtenza, non più di cinquã-
ta
vno miglia, come ſi vede, per dimõſtratione di Vitellione, &

ſi
conferma per altre geometriche ſupputationi, me fatte, nel
l
'ombre delle nubi in terra, &
ancora per l'altezza d'alcuni
monti
, che'l ſitc della condenſatione delle nubi auanzano.)
3939
Meglio adunque douea il S. Beiga conſiderar coſi fatto cap.
& non incolpar il Piccolomini da incõſiderato, ſenza ragione.
Inquanto poi alla ſpiſſitudine, ó vogliam dir groſſezza totta-
le
dell'orbe aereo, che in tre otbi particolari simagina eſſer di-
uiſo
, ciaſcun de quali ſi chiama regiene, non voglio determina
re
, ma ſin'à quanto s'malzi la ſeconda, ouer doue incomincia la
terza
, ſi puo ben comprender, da quel, che dice Ariſtot.
il quale
nel
primo delle Meteore, ſcriſſe in tal guiſa.
Cur igitur nubes ſupero in loco non conſiſtant, hanc eſſe cau
ſam
exiſtimãdum eſt, inibi non aerem ſolum ſed potius ignem
eſſe
.
D'onde chiaramente ſi può comprender, che la terza region
dell
'aria, doue le nubi non poſſono aſcender, incominci ſubito
da
eſſe nubi in , &
eſſendo noi certi, ch'eſſe nubi non poſſano
aſcĕder
piu, che ſin à 52.
miglia Ittaliane in circa, per la demõſtra
tion
di Vitellione, la qual è diuina (in barba del Cardano, il qual
pocco
auuedutamĕtela riprende, proponĕdo egli vna ſua falſiſ-
ſima
ſtrada, nel lib.
de ſubtilitate) potiam anco eſſercerti, che
tanto
lontano danoi cominci detta terza regione.
Potiamo an-
co
penſar che detta terza regione, comincia à participare della
natura
del fuoco, come dice Ariſto.
il qual in coſi fatto modo,
poco
di ſopra medeſimamente cila manifeſta, ſcriuendo prima
delle
inferiori.
Verũ aduertere oportet, eius à nobis aĕr dicitur, vocaturque
quod
vaporem referat, terręqueexhalationem habeat, partem
vnam
quæ circa terram eſt ueluti calentem, humidamque eſſe,
alteram
, quæ ſuperior eſt, calidam iam eſſe atque aridam.
D onde manifeſtamente ſi vede, quanto uicina ci ſia la ter-
za
region, ciò è la ſuprema dell'aria, adunque il Picco.
è accuſa-
to
à torto dal.
S. Berga, ne per ciò, ſi altera pũto il calcolo di To-
lomeo
, intorno alla proportiõ del ſemidiametro della tottal re-
gion
elementare, al ſemidiametro di queſto globo, il qual To-
lomeo
non ha fatto per dimonſtrar, che l'acqua ſia maggior
della
terra come ſi penſa il.
S. Berga.
In quãto poi alla. 2. ragiõe preſa dalla omogeneità, il Piccolo.
ha ragiõe, & il S. Berga ha il torto, perciò che, quãtũq; una quã-
tità
di materia, che ſotto la forma di terra ſi ritroui, occupi mi-
nor
interuallo corporeo, che la medeſma non fa ſotto la
4040 dell acqua, è per ciò, da dire, che tutta l'acqua ſia di maggior
quantità
della terra, imperòche, ſinegarà ſempre, che tanta ma-
teria
ſia in tutta l'acqua, quanta in tutta la terra, poi che, dalle di-
uine
ragioni matematice, ſi ſcopre, la terra eſſer grandiſſimamĕ
te
maggior dell'acqua, il che, in fine di queſto diſcorſo demon-
ſtraremmo
, Il Piccolomini ad onque dice bene, ciò è, che, quan-
tunque
gli clementi ſiano in ogni parte loro ſucceſſiuamente
generabili
&
corrottibili non dimeno, inſieme ſecondo ſe intie-
ramente
preſi, corromper non ſi poſſono, ne generare, ne val põ-
to
la loica del.
S. Berga, per ciò che, il Piccolomini non li con
cede
, che ſecondo il tutto gli elemĕti ſi mutino, anzi gli lo nega,
per
che, ogni poſſibile, naturalmente non ſi pone in eſſer, quan-
tunque
ſe lo potiamo imaginare.
In quanto alla terza ragione, che ſe l'acqua per la maggior
parte
non copriſſe la terra, non ſi potrebbe, con più ragione, di-
re
, che l'aria, nella diſpoſitione de gli elementi, foſſe collocata
ſopra
dell' acqua, che ſopra la terra.
Senon lo può dir egli lo diranno tutti gl'altri, cioè che laria
ſia
ſopra, ouer d'intorno, à queſto globo compoſto, diterra, &

di
acqua incominciando da Ariſt.
il quale dice coſi, come io ho
già
detto diſopra, nel primo lib.
delle meteore.
In medio igitur, & circa medium, eſt grauiſſimum, & frigi-
diſſimum
corpus ſegregatum, terra, &
aqua, circa hæc autem,
&
attigua his, eſt aer, & quod propter conſuetudinem vocamus
ignem
&
c.
Oltre, che, la riſpoſta del Piccolom. è boniſſima, dicendo che
meno aſcĕderebbe il fuoco verſo il ſuo orbe, quãdo eſſo fuſ-
ſedalla
natura fatto minor dell'orbe aereo, diq̃l ch egli fa al pre-
ſente
.
Per ciò che, l'ordine naturale del ſito delle parti diq̃ſto glo
bo
elemĕtare, è ordinato in tal guiſa, che le parti più rare di eſſo,
ſiano
collocate verſo la circõferentia, &
le più dēſe, verſo il cen.
tro, & cio non gia per la grandezza, ma più toſto per caggion
del
moto locale, imperò che, douendo eſſer, naturalmente, più
veloci
nel girare, le parti più proſſime alla circonferentia, che
quelle
che ſono vicine al cenrro, ragioneuol coſa era, che fuſſero
anco
meno occupate dalla materia &
per ciò, la terra, che è ma
terialiſſima
è anco non ſolamente inetta al moto, ma totalmen
te
immobile, ſecondo la commune opinione.
4141
Ma poniamo, che l'acqua copriſce tutta la terra, & fuſſe alta
500
.
miglia ſopra di eſſa, non ne ſeguirebbe percio ch'ella fuſſe
maggior
di eſſà terra, com io prouerò.
Alla. 4. ragione, il Piccolomini dice bene, & non occorrena,
ch
'egli faceſſe mentione di alcuna maggior grandezza de peſſi
imperò
che la proportionalità ſarebbe ſtata in queſto modo,
che
coſi comeipeſſi del mar ſono maggiori di quelli della peſ-
chiera
, coſi il mare è maggior della peſchiera, &
non della ter-
ra
.
Et poi coloro, che argumentano la grandezza dell'acqua,
dalla
moltitudine, &
grandezza dei peſſi, dourebbon anco con
ſiderare
, che coſi fatto parangone con gl'animali terreſtri, non
è
comparabile poi che i peſſi non ſi muouono ſopra la ſuperfi-
cie
dell acqua, come fan gl'animali terreſtri ſopra quella della
terra
;
ma viuono in ogni parte della ſpiſſitudine di eſſa acqua,
il
qual interuallo è corporeo, &
non ſuperficiale; onde non ſa-
rebbe
punto da marauigliarſi, ſe maggior copia di peſci gli fuſ-
ſe
, che di animali terreſtri.
Nella quinta ragione il Piccolomiui dice beniſſimo, & il Sig.
Berga s'inganna di groſſo, doue dice.
Poi che, quanto più l'acqua ſarà maggiore, più toſto, & facil-
mente
ſi cauſerà ſimil effetto, &
c.
Anzi tutto eal cõtrario, cioè, che quanto più grãde è vn glo-
bo
sferico, tanto men curua è la ſuperficie ſua, &
tanto più tar-
damente
, &
difficilmente ſi ſcopre eſſa curuità di ſuperficie: on-
de
perciò non hanno mancato alcuni antichi, che teneuano la
ſu
perficie della terra eſſer piana.
Et non ſi ricorda il S. Berga quel, che dice Ariſtot. verſo il fi-
ne
del 2.
del cielo, cioè al 110. teſto? doue egli argomenta la
picciolezza
della sfericeità terreſtre, dalla veloce mutation de
gl
'orizonti in breui ſpacii di viaggi;
il qual teſto, penſo pur, che
ſua
Eccellentia habbi veduto;
poi che, quantunque non lo cita,
niente
dimenos' è penſato (per quanto io credo) di ſeruirſi del-
le
coſe ſcritte in eſſo nella ſua quinta ragione, à propoſito delle
orſe
, ſotto il polo antartico, il qual ſi chiama anco meridionale
à
noi.
L'eſſempio poi della proua, che il S. Berga delle terre, &
città
, che hanno monti, ò colli oppoſti alla veduta noſtra, non è
al
propoſito.
4242
Paſſando poi al 10. cap. dice il S. Berga, che'l Piccolomini s'in
gegna
di alterare l autorità d' Ariſto.
fondata nella decupla pro
portione
de gl'elementi, con dire, che non ſi debba intendere
della
quantità de gl'elementi, ma ſolamente delle qualita;
con-
cioſia
coſa, che la quantità, ſecondo i precetti d'Ariſtotile non
ſia
principio attiuo.
Douemi ſtupiſco, che'l S. Berga accuſi il Piccolomini coſi à
torto
, legga digratia chi ſi vogli tutto il detto 10.
cap. che non
trouerà
mai, che'l Piccolomini habbi detto tal coſa, anzi confer
ma
, che delle quantità Ariſtot.
habbi parlato, & non delle qua-
lità
, ma nega ben, che ſia ſtata mente di Ariſtot.
che coſi ſia giu-
ſtamente
in decupla proportione;
& dice, che Ariſtoti. ha dato
queſta
tal proportione piu toſto per eſſempio, che, che coſi ſia
in
effetto, doue proua mirabilmente gl'in conuenienti, che ne
ſeguirebbono
, ſe coſi fatta proportionalità ſi concedeſſe, egli di
ce
ben anco nell'iſteſſo cap.
che queſta autorità d'Ariſtot. della
decupla
proportione de gl'elementi, è autorità molto allega-
ta
, &
famoſa, tra coloro, che ſi perſuadono eſſer eccellenti filo-
ſofi
.
Alla 36. facciata il S. Berga cerca ditiſponder al fondamento
della
mia demonſtratione, ch'io diedi in preſentia ſua in ſcritto
à
V A.
la qual demonſtratione ſarà poſta nel fine di queſto diſ-
corſo
, &
il fondamento mio è tale, cioè, che qual ſi vogli pro-
fondità
di mare, ò d'altre acque non profondano in luogo alcu
no
per più di mezo miglio.
Mail S. Berga, come perſona pru-
dente
, dice, che à ſuo giudicio non conclude, ma io mi conten-
tero
, che à giudicio di altri concluda;
egli ſoggionge poi, di-
cendo
.
Seſia vero, che dell'acqua, & della terra ſia com poſto vn glo
bo
concentrico, ſecondo il centro della grauezza, &
della gran-
dezza
, il quale altro non ſia come egli vuole, che'l cĕtro dell'v-
niuerſo
, con che eſsendo l'acqua in ogni sfera meſcolata con
la
terra, miſurando queſto globo concentrico, neceſſario fia,
che
queſta miſura, ſecondo la profondità non ſolamente ſia del
la
terra, ma etiandio dell'acqua.
Qui il S. Berga moſtra chiaramente di non intender il modo
delia
compoſitione di queſto globo;
perche dal ſuo dire al pre-
ſente
par, che egli lo tenga non compoſto, ma miſto, à
4343 del fango; ma queſta non è propria compoſitione, & quella
poca
miſtura poi, che fa la terra con l'acqua è d'intorno alla ſu-
perficie
, come ho detto di ſopra;
& tal miſtione non profonda,
ne
anche ſin all'eſtremo inferiore dell'orbe alliuellato al fondo
del
mare;
ne manco è per tutto coſi fatto orbe, il qual s'ha da
imaginare
, per lo eſtremo di tutto queſto globo terreſtre, &
è
da
tener per fermo, che quanto più profonda la terra, tanto più
ſia
ſerrata, conſtipata, &
condenſata inſieme, men miſta, più pu-
ra
, anzi puriſſima, &
vn ſaſſo duriſſimo, & cõtinuo ſenza por̃ro
fi
di ſorte alcuna, lequai porroſitadi, ſpelonche, &
cauerne,
ſono
ordinariamĕte nei luoghi alti, nei monti, &
non nei baſſi;
non profondano adunque le humiditadi per maggior ſpacio di
quello
, che s'è detto, dica pur il S.
Berga ciò che li pare. La giun-
ta
poi, che eſſo S.
Berga fa alla 37. facciata, doue dice.
A che ſi aggiunge, eſſere queſta miſura imaginaria, non eſſen
do
ancora miſurata la proportione della terra, ſecondo la quan
tità
che tiene co'l cielo, &
gl'altri elementi; & ſe pur ſele conce
derà
, reſterà commune à tutta l'uniuerſità delle acque, la quale
è
parte di queſto globo, ſe ſia concentrica ſecondo l'vno, &
l'al
tro
centro, ſi comeil Piccolomini afferma.
In queſto luogo dice il vero in parte, cioè, che quella tal miſu
ra
d'vn globo ditutte le acque congelate, comparato alla terra
è
imaginaria, perciò ch'egli coſi ſela imagina:
egli dice anco il
vero
, che la proportione, che la ſola terra tiene con ciaſcun ele-
mento
, non è ancor miſurata, ma queſto è contra la ſua quarta
ragione
, doue dice, che la proportion dell'acqua alla terra è de-
cupla
, &
la dell'aria ad eſſa terra ſia centupla, & la del fuoco mi-
lecupla
;
& poi non ſarebbe damarauigliarſi, ſe quando ci fuſſe
manifeſta
la proportione della grandezza della terra à ciaſcun al
tro
elemento, ſapeſſimo anco, s'ella fuſſe maggiore, ò minor
dell
'acqua.
Il S. Berga poi ha da creder, che la proportione del
la
grandezza del globo totale, terreſtre, &
marino, ai corpi cele
ſti
, è ritronata da diuerſi Eccellenti huomini antichi, &
moder
ni
;
& coſi anco la proportione di detto globo à tutto l'aggre-
gntode
gl'elementi.
Al qual propoſito Ariſtor. nel primo delle
Meteore
, dice coſi.
Moles enim terræ quãta ſit ad ambientes magnitudines, non
immaniſeſtũ
, iam.
n. viſum eſt per Aſt ologica theoremata, & c.
4444
Ma più bello è, quando dice
II che non è vero, ſe ſia l'altra parte di queſto globo di ſpecie
diuerſa
dalla terra;
onde, che haucndo la proptia circonſcrittio
ne
, haurà, oltre il centro commune della grauezza, il proprio
della
ſua grandezza, &
c.
Et io replico, cheil centro della grauezza dell'acqua, eil cen
tro
dell'uniuerſo, al qual inclinano tutti li corpi graui, &
il cen-
tro
della sfera acquea, della quale l'acque particolari ſono
portioni
, è il medeſmo centro dell'uniuerſo;
& quando ſi dice
il
centro della grandezza di eſſa acqua, non s'ha da intēder p@@
altro
che per il centro della sfera, della qual ciaſcun'acqua par-
ticolare
ſarebbe ſua portione com ho detto, &
non punto alcu
no
, immerſo in quel particolar corpo acqueo, altrimenti ſi da-
rebbon
infiniti centri, oltre che non ogni figura corporea è ca-
pace
di vn ſol centro ſaluo chele regolari, inparte anco, &
non
in
tutto, che in tutto, la ſola sterica ſi ritroua capace di vn ſol
centro
, &
non altra, parlando de corpi, & il circolo ſolo fra le
piane
ſuperficiali.
Meglio ha fatto il Piccolomini, à ſeguire ima
thematici
, che à ſeguir gl'ignoranti della mathematica, il qual
ha
più dottamente, &
più diſtintamente parlato de centri, che
non
han fattc ſin al tempo preſente gl'ignoranti di eſſa mathe
matica
, li quali volĕdo parlar de centri, non ſano quel, che ſi di.
cono, ne di che parlino; ondelor ſteſſi reſtan confuſi, facendoſi
ridicoli
al mondo;
ne val punto il cittar Galenò à queſto propo
ſito
, perche non può intender alcuno, che coſa ſia cĕtro, ſe non
lo
intende, come Mathematico.
Nella 2. ragione, non gli è coſa, che non ſia in fauor del Picco
lomini
;
perciò che, tutto ſi fa d@intorno alla ſuperſicie della
terra
.
Nella terza ragione, egliſi comincia à render, mediãte il con
ceder
, chel'acque del mare ſiano minori della terra.
Nella quarta ragioneil Sig. Berga ha il torto à negar, che la
eminentia
della terra ſopra l'acqua non aiuti anch'eſſa alla opi-
nion
del Piccolomini.
Doue anco replica l'iſteſſe figure ouate,
ch
'egli ha detto alla 27.
& 28. facciata; ma perche in queſto luo-
go
, egli fa mĕtione delle neui, &
dei vapori acquei, non in com-
paration
della grandez za della terra, ma in parangon della emi
nentia
di eſſa, biſogna farli ſaper che queſte coſe non ſono
4545 que formali, imperò che, a queſto non ſi oppone il Piccolo.
mini, ne altri, ma ſi parla delle acque reali, & perfette, & non di
neui
, ò giacchi, ò chriſtalli, ò vapoti, ne ſimil coſe, le quali ſono
molto
differĕti dalle acque perfette, &
fluſſibili, & quelle acque
perfette
, chenelle ſumità dei monti ſi ritrouano, ſe ſlãno fer-
me
, ſtanno in qualche concauità circondata da parte terreſtro
più
eminente, che non ſono eſſe acque, dal che poi, egli vuol,
che
ne ſegua, che l'acqua ſia della terra minore;
ò bella con-
ſequenza
, eſſendo, che nel principio di queſta quarta ragione.

egli
nega, che l'eminentia della terra dia fo za all'opinion del
Piccolomini
, &
qui vuol, che l'eminenza dell'acque, concluda
eſſer
vera la ſua opinione;
oltre che quando ben l'acqua còpriſ-
ſe
tutta la terra, (com io ho già detro,) per 500.
miglia in alto,
l
'acqua ſarebbe men della mità della terra.
Nella quinta ragione, ſecondo la definition del luogo data
da
Ariſtot.
nel 4. lib. da lui citato, non può dir, che la terra non
ſia
luogo dell'acqua anch'eſſa mediãte quelſa ſuperficie di eſſa
terra
, che comprende, &
contiene in ſe l'acqua, altrimenti, ne
ancho
vn bichieri, od altro ſimil vaſo ſi potrebbe chiamar luo-
go
dell'acqua, che vi fuſſe dentro, ſecondo queſta ragione dico,
&
ſe l'aria la tocca nella ſuperficie ſuprema, queſto impediſ-
ſe
però, che l'acqua ſi ripoſi ſopra la terra, &
ſopra l'atia;
ma in queſto luogo par, che'l S. Berga vogli inferir, che l'ac-
qua
ſoſtenghi la terra, acciò ſiamo aſtretti ſotto la terra por-
re
altro corpo, ſoprà il qual ripoſi, &
di mano in mano vn'altro
in
infinito, il che da tutti li Filoſoſi, &
Mathematici, è ſtimato
impoſſibile
(egli diſtinguei Filoſofi dai mathematici, quaſi che
Ariſtotile
non gl'habbi data quella parte, che per ragion li toc-
caua
, di tre che'i ne fece della filoſofia) ma queſta è ben maſ-
chia
, poi ch'ei vuole, che lacqua ſoſtenga la terra, la quale è
diametralmente
contraria à quell'altra del ſpingimento ch'e-
gli
vuol, che facia l'acqua alla terra, per cagion dell'equilibrio.

ſuttauia
, nel fine di queſla ſua quinta ragione par, che ſi rimet-
ta
, con dire la terra ripoſarſi nel centro indiuiſibile dell'uniuer-
ſo
, doue non è ancho ben detto;
perciò che la terra ſi equili-
bra
d'intorno à detto punto per mezo delle ſue parti, le quali ſi
ſoſtentano
fra loro, ſpingendoſi diametralmente, per l'apetito
naturale
, che vgualmente ha ciaſcuna di eſſe, diandar al
4646 centro, onde l'vna ſi ripoſa diametralmĕte ſopra l'altra, & non
nel
centro, ne ſopra il centro, &
in queſto modo, tutta ſta quie-
ta
:
onde leggiadramente Ouidio, parlando della terra, diſſe,
Ponderibus
librata ſuis.
Et poi, ſe l'aria è il luogo naturale dell'acqua, adunque l'ac-
qua
, che è ſopra la terra ſarà nel ſuo luogo naturale, &
quella,
che
ſara ſotto la terra ſara fuori del ſuo luogo naturale;
onde
non
fia ragioneuole, che maggior quantità d'acqua ſia quella,
che
è fuori del ſuo luogo naturale, di quelia, che è dentro
Inquanto alla ſeſta ragione, il Piccolomini dice bene circa il
predo
minio della terra nei corpi miſti, &
ne gl' animali. Et non
ſarebbe
ſtato ben detto, che'l fuoco predominaſſe, quantunque
ſia
maggior della terra:
perciò che coſi fatti miſti, non ſono ge
nerati
nell orbe di eſſo fuoco, ma d'intorno à queſto globo ter-
reno
.
Nella ſettima ragione il S. Berga di nuouo ſi volta contra di
me
, replicando tuttauia le profonditadi, &
vorebbe adeſſo, che
queſto
globo fuſſe pur compoſto à ſuo modo;
& vorrebbe tut-
tauia
, che queſte acque and aſſero ſin al centro della terra, &
ne
fuſſe
maggior copia ſuor del ſuo natural luogo, che dentro ad
eſſo
, il qual centro, dice anco eſſer diuiſibile.
Inquanto alla com
poſition
del globo, &
al profondar dell'acque, già di ſopra gli
ho
riſpoſto.
Ma inquanto alla diuiſibilità di coſt fatto centro
della
terra, ſarà ben fatto, che ſi vegga, come ciò poſſi ſtare;
s'e-
gli
è adunque diuiſibile, &
vn ſolo, egli ſarà vn quanto cōtinuo,
il
qual ſarà ò linea ò ſuperficie, ò corpo;
ne linea, ne ſuperficie,
non
ſarà già egli, eſſendo cētro di corpo, ma è da dire adunque
ch
'egli ſarà corpo, &
ſe è corpo, egli ſarà terminato, come è ra-
gioneuole
, &
per conſequentia haurà qualche figura, la qual fi-
gura
non può far, che non ſi aſſomigli al corpo, del qual queſto
vien
ad eſſer centro, cioè al total corpo terreſtre, ma è ferma
concluſione
di tutti li Filoſofi, coſi naturali, comemathemati-
ci
che la terra ſia sferica;
adunque coſi fatto centro, ſarà corpo
sferico
, &
ogni corpo sferico, hail ſuo centro; adunque coſi fat-
to
centro della terra, haurà vn altro centro, il qual ſarà o diuiſi-
bile
, ò indiuiſibile, s'egli è diuiſibile, queſto ne haurà vn altro, &

coſi
ſi anderà in inſinito;
ma ſe egli è indiniſibile, egli ſarà anco
centro
della terra, per quel axioma vniuerſale, ò
4747 concetto, poſto dai Filoſofi mathematici, il qual dice, che ſe à
coſe
vguali ſaranno aggiunte altre coſe vguali, li compoſti di
quelle
, ſaran fra loro vguali;
peril che ſarà ſuperfluo il centro
corporeo
, del qual ſe ne potrebbe ſempre pigliai vn minore.
Non dourebbe già cauſar queſta opinion al S. Berga, le valli, &
imonti
, ò per dirlo in vna parola, la inequalità della ſupei ficie
della
terra;
perciò che il centro non ha da riſguardar coſi fatte
picciole
inequalitadi, ma è vgualmente diſtante da vna ſuper-
ficie
sferica imaginaria, la qual paſſi pe'l mezo di coſi fatti ec-
@eſſi
, &
defetti, per non dir che paſſi per le ſumità, ò per le radi-
ci
dei monti, &
queſta tal ſuperficie ſarà paralella, & di ſopra di
quella
dell'acqua, ma in ogni modo concentrica con quella,
nel
centro del mondo.
Onde coſifatto punto viene à ſeruir per
centro
, (com'ho detto) del mondo, per centro della grauezza
della
terra, per centro della figura ſua medeſmamente, la qual è
sferica
, &
per centro della sfericeità dell'acqua ſimilmente, ne
voglio
manco laſciar di dire, che quando ſi dice centro della
terra
, tanto ſi può intender del centro della grauezza, quanto
della
figura ſua;
perció che tanto l'vno, quanto l'altro, vgual-
mente
viene ad eſſer centro di eſſà terra, i qual centri, quantun-
que
ſiano differenti per ragione, ſono però vn ſolo per àcciden-
te
, poi che la terra è sferica, &
omogenea, come ho già detto
di
ſopra.
La diuiſion poi, ch'egli fa di queſto globo in tre sfere, delle
quali
:
duoi ſarano orbi di neceſſità, è vna chimera; perciò che
baſta
di diuiderlo in due parti ſolamĕte, cioè in vn orbe, &
vna
sfera
;
acciò ſi poſſa intéder, doue ſi faccia la miſtione delli quat-
tro
elementi, che ſarà nell'orbe, di pochiſſima profondità, ri-
ſpetto
al ſemidiametro della terra;
perciò che, queſta coſi fatta
miſtione
ſi fa dalla natura, à ſin che ſopra la ſuperficie della ter-
ra
, ne vengano poi produtti gl'effetti, &
non che ſi producano
verſo
il centro di eſſa terra.
La ſentenza di Plotino, è falſa, fuor che d'intorno alla ſuper-
ficie
della terra.
L'annullatione dell'ottaua ragione, è vna baia, mediante
quella
ſua diſtintione de centri, in commune, &
proprio della
grandezza
;
ma perche ho già detto à baſtanza di ſopra, per ciò
ſi
laſſerà correr queſt'errore con gl'altri:
Et
4884 te dice l'acqua non eſſer concentrica con la terra, già di ſopra
ho
riſpoſto, Ma il citar Euclide fuor di propoſito, non ſi ha da
comportare
.
Egli dice coſi.
Et che non ſia veramente concentricá, ſi può con l'autorità
di
Euclide prouare, poi che, ſecondo il Piccolomini reſta di cir-
conferentia
e cerchio minore della terra:
concio ſia coſa, che
per
lo theorema ſeſto del terzo lib.
di Eucli. il centro de cerchi,
che
fra loro ſi toccano;
è neceſſario, che non ſia il medeſmo.
Eſſendo adunque l'acqua sferica, ſe ben ſia minore della terra,
ſarà
il proprio cerchio contenuto, ſecondo le ragioni del Picc@
lomini
, dal maggior cerchio della terra, con che non haurà il
medeſimo
centro, &
c.
In queſto luogo il S. Berga fa diuerſi errori annodati inſie-
me
, per dar in queſt'vltimo, perfettione al ſuo diſcorſo.
Et pri-
ma
egli citta il 6.
theorema del 3. d'Eucli. doue queſto Autore
ſpecula
intorno alle ſuperficie piane, &
alle linee curue, & non
intorno
ai corpi, non auertendo il S.
Berga, che le ſuperficie ſo-
no
per ſe termini de corpi, &
le linee de ſuperficie; onde, ſe pur
in
queſto caſo preſuppone, che la circonferentia sferica dell ac-
qua
, tocchi la ſuperficie sferica delia terra, in vn ſol punto, do-
uea
cittar la 77.
propoſition del primo di Vitellione, più toſto,
che
la 6.
del terzo lib. di Eucli quantunque detta 6. propoſitio
ne
non ſia il ſeſto theorema, ma il quinto;
perche la prima pro
poſitione
è vn problema;
però queſto non vuol dir niente. Ma
bella
coſa è queſta, che egli ſi penſa, che la circonferĕtia dell'ac-
qua
habbi da eſſer contigua alla circonferentia della terra, poſto
ch
'ella ſia minore;
quaſi che ſia impoſſibile, che fra loro queſte
due
ſuperficie habbino da eſſer paralelle, ò vogliam dir equidi-
ſtanti
, imperò che ſe ſono fra loro paralelle, (come ſon vera-
mente
) vengono ad eſſer concentrice, per la 73.
propoſitio ne
del
primo di Vitellione.
Il S. Berga erra medeſimamente, à voler fa r dir al Piccolomi
ni
il contrario di quel, che eſſo Piccolomini afferma nell'vlti-
mo
cap.
del lib. della grandezza della terra, & dell'acqua intor-
no
al diuerſo ſito de centri, doue erra l'iſteſſo Piccolomini
in
quel caſo;
perciò che la differentia delle parti, & l'inequali-
della ſuperficie della terra, coſi in denſità, come in altro, d'in-
torno
all'eſtremità ſua, è inſenſibile riſpetto al tutto,
4949
Et qui finiſce il copioſo diſcorſo dell' Eccellente Sig. Anto-
nio
Berga contra, non ſolamenteil S.
Aleſſandro Piccolomini,
ma
generalmente contra tutti li più Eccellenti Filoſofi Mathe-
matici
della età noſtra, &
dico Filoſofi Mathematici; perchei
puri
naturali, ſono à punto puri naturali.
Io ho laſciato anco di
ponderare
in queſto ſuo diſcorſo diuerſe coſe di poco peſo,
parte
per non eſſer tropo lungo, &
parte, perche da loro ſteſſe ſi
ſcoprono
quale clle ſi ſiano à ciaſcun mediocre Filoſofo, che le
lega
, come per eſſempio, ſopra la ſua 17.
ragione, doue egli vuo
le
, che dalla più perfetta sfericeità di vn corpo, ne ſeguiti la
maggior
grãdezza dreſſo, riſpetto à quell'altro, co'l quale ſi pa
rangona
.
Hor in quel luogo non mi ſon curato di ponderare il
poco
valor di quella ragione, il qual naſce dal non ſaper egli la
conditione
, che à coſi fatta ragione farebbe neceſſaria, per
farla
vera, la qual è l'vgualità delle ſuperficie terminanti coſi
fatti
corpi parangonati inſieme, &
coſi ho paſſato via molt'al-
tre
, le quali, come ho detto, ogni mediocrefiloſofo, che legga,
cognoſcerà
da ſe ſteſſo di quanto poco valor ſiano.
Hora ſarà tempo, che dica qualche coſa ancor io in fauor
della
verità, acciò ch'io non habbi ſolamente disfatto, ſenza
far
coſa alcuna.
Non è dubio adunque appreſſo glihuomini di ſolida dottri-
na
, che l'Eccellentiſſimo Sig.
Piccolomini habbi tenuto ſicura
ſtrada
per chiarirſi della maggiorāza della terra più che dell'ac
qua
, co'l miſurar l'vna, &
l'altra ſuperficie ſcoperta di queſti
corpi
, laſciamo da parte quella ricompĕſa della curuità, &
con-
cauità
delle valli, &
dei monti, & c. che eſſo Piccolomini verſo
il
fine del ſeſto cap.
vorrebbe dare ai fiumi, ſtagni, fontane, & ſt-
mil
acque;
percio che, egli è vn errore, ch'egli fa in quel luogo,
doue
non conſidera, che à coſi fatte ſuperficie oblique, non cor-
riſpondono
gl'angoli ſolidi del centro della sfera, i quali riſ-
guardano
le lor baſi, ad angoli retti.
Ma ritrouato ch'egli hebbe
la
ſuperficie sferica ſcoperta della terra eſſer maggior della sfe-
rica
apparente dell'acqua, ſenza dubio alcuno, potea conclu-
der
la terra eſſer maggior dell'acqua, ſi come ha fatto, quando
ben
anco eſſa acqua profondaſſe piramidalmente ſin'al centro
dell
'vniuerſo, cioè, per 3500.
miglia, ſupponendo eſſer tanto il
ſemidiametro
di queſto globo.
5050
Ma, perche forſi alcun potrebbe dubitare intorno alla dili-
gentia
dell'hauer il Piccolomini miſurato queſte due ſuperfi-
cie
, mi è parſo di tener vn'altra ſtrada, per prouar queſta verità,
ſupponendo
eſſer vero quello, che non vn ſolo habbi miſura-
to
, ma molti, cioè, ſupponendo eſſer vero, che ſi ſcandagli il
mare
;
& di più, che non ſolamente eſſo mare non arriui à cin-
quecento
paſſi nel ſuo maggior profondo (come riferiſſe il Pic
colomini
nel fine del ſuo trattato, &
come mi han fatto fede
molti
Signori Spagnuoli, &
Portugheſi, marinari eccellentiſſi-
mi
, coſi in Vinegia, come in Parma, nella Corte della Sereniſſi,
ma
Principeſſa felice memoria, tra li qũali, in Vinegia fu l'Illu-
ſtre
Sig.
Don Rodrigo de Guzman, il S. Don Franciſco Lopes,
il
Sig.
Don Garzia de Seuiglia, & molt'altri; & in Parma, diuer-
ſi
altri, che ſaria coſa faſtidioſa, il nominarli tutti.
Ma ſupponen
do
anco, che non cinquecento paſſi ſolamente ſia il maggior
fondo
di eſſo mare, ma ch'egli profondaſſe anco cinquecento
milia
paſſi, &
che non ſolamente profondaſſe queſti cinque-
cento
milia paſſi, in vn ſol luogo, ma che per tanto interuallo
di
profondità, circondaſſe, &
copriſſe tutta la faccia della terra
d
'ogn' intorno, cioè, che doue è terra al preſente, fuſſe tutta ac-
qua
, per cinquecento milia paſſi di profondità;
& per laſciar-
mi
intender anco più chiaro, dico, che coſi come il ſemidia-
metro
di queſto globo totale è di 3500.
miglia; ſupponiamo,
che
la parte terreſtre, non haueſſe di ſemidiametro, piu che
3000
.
miglia, & il reſtante del ſemidiametro, cioè 500. miglia,
fuſſe
della ſpiſſitudine dell' orbe acqueo.
Doue non occorre-
rebbe
già pigliarſi cura, ne faſtidio di miſurar fontane, fiumi,
laghi
, ſtagni, paludi, &
ſimili particelle, di neſſun momento, à
chi
l'intende;
ne manco hauer affanno delle acque', ſubterra-
nee
nelle cauerne, ò ſpelonche, ò ſimil porroſità della terra, le
quali
ſono tutte d'intorno alla ſuperficie di eſſa ter a;
perciò
che
non è in modo alcuno ragioneuole il creder, che la natura
habbi
prodotte queſte ſpongioſitadi più baſſe del liuello del
mare
.
Supponendo adunque, comes'é detto, tutt@uia la terra ſa-
rebbe
, quaſi il doppio maggior del' acqua, cioè, quaſi come
di
12.
à 7, Il che ſarà faciliſſimo ad ogni mediocre dotto della
Filoſofia
mathematica da calcolare, poi che la proportion
5151 diametri, & coſi de ſemidiametri, è la terza parte di quella del-
le
sfere.
Però à fin chei pocco prattici poſſino calcolar ciò con-
minor
fatica, hanno prima da ſapere, che ſupponendo il dia-
metro
del globo cõpoſto di terra, &
acqua eſſer di 3500. mi-
glia
, &
il ſemidiametro del puro terreſtre 3000 ſolamente, co-
ſi
fatta proportione, ſarà come di 7.
à 6. perciò che il commune
maggior
numeratore di queſti duoi ſemidiametri, ſarà 500.
il qual, nel maggior entrarà ſette volte, & nel minore ſei, &
coſi
fatta proportione ſuperparticolare, è chiamata ſeſquiſe-
@ta
, il triplo della quale ſarà, come di 57.
con vn ſeſto, à 36. &
I
iſteſſo ſarà fra il globo compoſto, &
il puro terreſtre; onde
ſottrando
il puro terreſtre, dal compoſto, ci reſterà 21.
con vn
ſeſto
, per la quantità dell'orbe acqueo, al qual il terreſtre di 36.

ſara
coſi proportionato, quaſi come di 12.
à 7.
Non ſarà hora forſi fuor di propoſito, il veder appreſſo à
pocco
quanto maggior ſarebbe eſſa terra, di tutta l'acqua, non
dico
ſolamente di quella parte della ſua maggior profondità,
la
qual non arriua in alcun luogo à 500.
paſſi, ma di quell' orbe
acqueo
, di ſpiſſitudine, ò vogliam dir profondità di 500.
paſſi,
il
qual circondaſſe tutto il globo terreſtre, ſupponendo, che
per
500.
paſſi tutto quel, che è terra, fuſſe acqua, cioè, che ſup-
ponendoſi
il ſemidiametro di tutto il globo compoſto eſſer
di
3500.
miglia il puro terreſtre fuſſe di 3499. miglia, & mezo.
Calcolando adunque, comeho detto di ſopra, ſi trouerà, che
la
terra ſarebbe maggior dell'acqua, più di 2333.
volte. Ma,
perche
le parti della terra ſcoperte rompono coſi fatto orbe ac-
queo
, imaginario, le quali ſono di maggior grandezza ſuperfi-
ciale
, che non ſono le ſuperficie dell'acque, per l'oſſeruatione
del
Piccolomini, &
d'altri galant'huomini, ne ſeguirà adunque,
che
la terra ſarà maggior dell' acqua più di 4666.
volte, & anco
p@ù
di 5000.
volte, poi che poche ſono quelle profonditadi, che
arriuino
à 500.
paſſi.
Ma, ſe alcuno diceſſe, includerſi fra il numero delle aeque,
anco
quella, che ſi generarebbe dai vapori, che circondano que-
ſto
globo compoſto;
Io li riſpondo & dico, che non ſolamĕte
gli
concedo il connumerar l'acqua, che dai vapori ſi generareb
be
;
ma ſupponĕdo anco, che tutto il luogo occupato dai vapo-
ri
, i quali s'inalzano 52.
miglia ſopra la ſuperficie di queſto
5252 ho, (comegià s' è di ſopra detto) fuſſe acqua; & di più, che non
ſolamĕte
per 52.
miglia diſpiſſitudine, fuſſe queſt' orbe acqueo,
d
'intorno alla terra, ma anco di 500.
miglia alto, ſopra tutto
queſto
globo già detto, tuttauia la terra ſarebbe maggior di eſ-
ſa
acqua, circa il doppio, del che ciaſcun intelligente di coſi fat-
to
calcolo, comes' è detto diſopra, ſe ne potrà chiarire.
Onde
potreſſimo
medeſm amente affirmare, la terra eſſer non ſola-
mente
maggior dell'acqua, ma dell'acqua, &
di più dell' aria,
ſel
'aria non arriua tant'alto, come da molti altri ſi tiene, oltre
al
Piccolomini, li quali dicono ciò auenire, dal poter aſcĕder,
tant
'alto la humidità aerea;
poi che eſſa humidità, porta ſeco
grauezza
, oltre, che'l ſito dellenubi, ci moſtra, ſopra di ſe eſſer
la
materia più raradi quel, che la lot ſi ritroua, &
ſotto di ſe più
denſa
;
imperò che, i corpi aſcĕdono, ſin' à tanto, che ritrouano
conſtitution
di mezo d'vgual forma, (dirò coſi) alla loro, onde
quella
materia, che ſi chiama fuoco, (ancor che impropriamen
te
.
perche non è fuoco) incomincia ad eſſer priua della humidi-
, (mediante la quale ſi definiſſe l'aria) circa à 52.
miglia, ſopra
la
ſuperficie della terra, come già ho di ſopra detto eſſer mira-
bilmente
demoſtrato da Vitellione, Ariſtotile poi allega la ra-
gione
, perche non paſſano più eſſe nubi;
onde par che la ter-
za
region dell'aria, impropriamente ſi poſſi chiamar aria, s'ella
è
priua dell' humidità, (come dice Ariſtotile) mediante la qual
con
la calidità ſi definiſſe l'aria, anzi tiene più toſto dinatura di
fuoco
, ſi come affermano anco gl'interpreti d'Ariſtotile ſopra
il
primo delle Meteore, il qual Ariſtot.
moſtra medeſmamente
eſſer
anch'eſſo di queſta opinione, ne luoghi da me citati di
ſopra
.
Inquanto poi al prouar la ſuperficie ſcoperta della terra eſſer
più
alta, che la ſcoperta dell'acque, queſto è tanto chiaro da per
ſe
à tutti li Filoſofi, quali ſanno, che coſa ſia alto, ebaſſo, che ſa-
rebbe
ſuperfluo quant'io diceſſi, oltre che dalla dimoſtratione,
che
fa Ariſtot.
nel 31. teſto del ſecondo lib. del cielo. & da quella
che
fa Archimede nella ſeconda propoſitione del lib.
nel qual
tratta
dei corpi poſti nell'acqua, ſi ſcopre apertamente coſi fat-
ta
verità, laſciamo medeſmamente, che tutti gl'eccellenti Mo-
derni
la pongono per manifeſtiſſima, ſi come è veramente ap-
preſſo
ciaſcun di ſano giudicio.
5353
Non conchiudendo adunque le ragioni dell'Eccellente Sig.
Antonio Berga, ſarà bene, che abbracciamo la ſentenza del Pic
colomini
, la quale tutti li più dotti dell'età noſtra ſtimano ve-
ra
, quando anco l'acqua copriſſe tutta la faccia della terra, non
profondando
in eſſa terra più di quel, che s'è detto:
con che
pond
ſine alla @reſente conſideratione, baſciando riuerente-
inenre
le mani à V.
A. per la cui felicità pregherò di continuo
Dio
, noſtro Signore.
IL FINE.