Angeli, Stefano, Seconde considerationi sopra la forza dell' Argomento fisicomattematico del Gio. Battista Riccioli contro il moto divrno [diurno] della terra spiegato dal Michiel Manfredi nelle sue risposte e riflessioni sopra le prime considerationi, 1668

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Author: Angeli, Stefano
Title: Seconde considerationi sopra la forza dell' Argomento fisicomattematico del Gio. Battista Riccioli contro il moto divrno [diurno] della terra spiegato dal Michiel Manfredi nelle sue risposte e riflessioni sopra le prime considerationi
Year: 1668
City: Padova
Publisher: Bolzetta de Cadorini
Number of Pages: [6], 111 S. : graph. Darst.

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1. Page: 0
2. SECONDE CONSIDER ATIONI SOPRA LA FORZA DELL´ARGOMENTO FISICOMATTEMATICO Del M. Reu. P. GIO: BATTISTA RICCIOLI della Compagnia di Giesù, CONTRO IL MOTO DIVRNO DELLA TERRA; Spiegato dal Sig. Michiel Manfredinelle ſue Riſpoſte, e Rifleſsioni ſopra le prime Conſiderationi D I F STEFANO DE GL´ANGELI Venetiano MATTEMATICO NELLO STVDIO DI PADOVA, Eſpreſse da queſti in due altri Dialogi III. e IV. Page: 5
3. IN PADOVA, MDCLXVIII. Per Mattio Bolzetta de Cadorini, Con Licenza de´ Superiori. Page: 5
4. AL REVERENDISSIMO P. Signor, e Patron Colendiſsimo IL P. D. TADEO PEPOLI Page: 7
5. AL LETTORE. Page: 10
6. NOI REFORMATORI dello Studio di Padoua. Page: 12
7. DIALOGO TERZO INTERLOCVTORI CONTE LESZCZYNSKY, _ofreddi, e Mattematico di Padoua_. Page: 13
8. PROPOSITION I. Page: 55
9. PROPOSITION II. Page: 58
10. DIALOGO QVARTO. Page: 61
11. IL FINE. Page: 123
1
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2
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3
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411[Handwritten note 1]22[Handwritten note 2]33[Handwritten note 3]
5
SECONDE
CONSIDER
ATIONI
SOPRA
LA FORZA
DELL´ARGOMENTO
FISICOMATTEMATICO
Del
M. Reu. P.
GIO
: BATTISTA RICCIOLI
della
Compagnia di Giesù,
CONTRO
IL MOTO DIVRNO DELLA TERRA;
Spiegato
dal Sig. Michiel Manfredinelle ſue Riſpoſte, e
Rifleſsioni
ſopra le prime Conſiderationi
D
I
F
STEFANO DE GL´ANGELI
Venetiano

MATTEMATICO
NELLO STVDIO DI PADOVA,
Eſpreſse da queſti in due altri Dialogi III. e IV.
1[Figure 1]
IN PADOVA, MDCLXVIII.
Per Mattio Bolzetta de Cadorini,
Con Licenza de´ Superiori.
6
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7 2[Figure 2]
AL REVERENDISSIMO P.
Signor, e Patron Colendiſsimo
IL
P.
D. TADEO PEPOLI
Già Gener. delli Monaci Oliuetani,
&
hora Abbate di San Bernardo
di
Bologna.
3[Figure 3]
GIà ſono ſcorſi alcuni meſi,
che
douendo ſtamparſi
certe
mie Conſiderationi
ſopra
la forza d´alcune
ragioni
Fiſicomattema-
tiche
contro il Siſtema.
Copernicano,
hebbi
l´honore di poter paleſar al mon-
do
li miei antichi oblighi, che
8 con V. P. Reuerendiſsima. bene il
douere
, che hora mi confeſſi molto te-
nuto
al Sig.
Michiel Manfredi, mentre
queſti
con le ſue _Riſpoſte, e Rifleſſioni_ dando-
mi
materia di replicare, è parimente
cagione
, che io poſsi rinouare queſto
officio
ſenz´affettatione.
Riconfermo
adunque
preſentemente con tanto
maggior
efficacia tutto il detto all´ho-
ra
, quanto io ritrouo nuouamente ac-
creſciute
le partite de miei debiti con
l´eſſerſi
V.
P. Reuerendiſſima compia-
ciuta
diriceuere le mie eſpreſsioni con
tanta
benignità, con quanta cordia-
lità
io gle l´hò preſentate.
S´aggiunge
à
queſto, che trà il Signor Manfredi, e
verte vna diſputa litteraria, nella
quale
non deſiderando io altro, che
Giudici
competenti, e ſinceri;
il grand´
intendimento
, eſincerità di V.
P. Re-
uerendiſs
.
non poſsono eſſere più à pro-
poſito
di quello, che ſono per formare
queſto
giudicio.
Mi perſuado, che alla
ſua
impareggiabile gétilezza non
9 ba riuſcire altroche grato queſto nuo-
uo
atteſtato della mia oſſeruanza;
la
quale
mi farà ſempre ſoſpirare fre-
quenti
l´occaſioni di maggiormente
far
conoſcere in qual grado ſi pro-
feſsi
.
Di V. P. Reuerendiſsima
Padouail 1. Marzo 1668.
Deuotiſs, e Obligatiſs. Seruitore
F. Stefano Angeli.
10 4[Figure 4]
AL LETTORE.
5[Figure 5]
_P_Vblicai il Settembre proſſimo paſſato le mie Con-
ſider
ationi ſoprala forza di alcune Ragioni Fi-
ſicomattematiche
, addotte dal tanto benemeri-
to
delle ſcienze M.
R. P. Gio: Battiſta Riccioli
controil
Siſtema Copernicano nel ſuo Almage-
sto
Nuouo, &
Aſtronomia Riformata. Vſcì fuo-
ri
ſucceſſiuamente alla publica luce il meſe di Genaro vna riſ-
poſta
à dette mie Conſiderationi ſotto nome di Michiel Man-
fredi
, il quale ſi dichiara non contener eſſa altra dottrina,
che
quella, che gl´ ſuggerito il medeſimo P.
Riccioli. Il
che
ſe bene non è da creduto in conto alcuno, mentre
in
queſta non riluce coſa, che ſia degna di quell´ occulatiſ-
ſimo
Mattematico;
inuecchiato, per l´età venerabile di anni
70
, in queſte dottrine;
Autore di vn Nuouo Almageſto; e
Riformatore
dell´ Aſtronomia, e Geografia;
nulladimeno per
dar
queſto piacere al non da conoſciuto, mai vdito
nominare
Signor Manfredi, mostrarò di crederlo.
Sono ſta-
to
vn pezzo dubbioſo ſe doueſſi replicare à queſte Rifleſſioni,
ò
;
parendomi, che poteſſe baſtare il ſcritto ſin horadal P.
Riccioli, da , e dal Signor Manfredi ſopra queſtamate
ria
, acciò il Lettore poteſſe approfittarſi.
Finalmente però
mi
ò parſo meglio ſcriuere anco queſta ſola volta per
11 dichiararè le mie difficoltà. ſeguito il medeſimo modo di
dialogare
per le ragioni tocche nelle predette Conſiderationi.
ſcritto come parlo, ſenza vn riguardo imaginabile à qua-
lità
di parole;
eſſendo ambitioſo dieſſer riconoſciuto per Vene-
tiano
anco nello ſcriuere.
Solo atteſo à manifeſtar li miei
ſenſicon
chiarezza.
Ilche ſe haurò conſeguito, io ſarò conten-
to
, etù viui felice.
6[Figure 6]
12
NOI REFORMATORI
dello Studio di Padoua.
HAuendo veduto per fede del Padre Inquiſitore di Pa-
doua
nel Libro intitolato Seconde Conſiderationi,
del
R.
P. Stefano de gl´Angeli, non eſſerui coſa alcuna con-
tro
la Santa Fede Cattolica, e parimente per atteſtato del
Segretario
noſtro, niente contro Prencipi, e buoni coſtumi,
concedemo
licenza à Mattio Bolzetta de Cadorini di po-
terlo
ſtampare, oſſeruando gl´ordini, &
c.
Dat. à 9. Febraro 1668.
{ Aluiſe Contarini Cau. Procur. Refor.
{ Angelo Correr Cau. Procur. Refor. \\ Nicolò Sagredo Cau. Proc. Refor.
Angelo Nicoloſi Segr.
131 7[Figure 7]
DIALOGO TERZO
INTERLOCVTORI

CONTE
LESZCZYNSKY,
_ofreddi
, e Mattematico di Padoua_.
MATT. Ben venuto Sig. Conte. Io ſento con-
ſolatione
grandiſsima vedendola ritornata
ad
honorare queſto noſtro Studio con la ſua
preſenza
;
la quale mi rieſce tanto più grata,
quanto
meno aſpettata;
poiche ſecondo li miei
computi
, già la faceuo incaminata per Parigi.
Con. Micreda pure Sig. Profeſſore, che non minor piace-
re
prouo io nel riueder lei, &
il Sig. Ofreddi, il quale, per
mia
buona ventura, ritrouo quì ſeco.
Il ſoggiorno poi in
queſta
Città mi rieſce táto giocondo, che ſe non foſſi nato per
Polonia
, oue mi chiamano li miei intereſſi in breue, l´eleg-
gerei
per mia perpetua habitatione.
Matt. Tanto che ella è per abbandonarci frà poco? Que-
ſto
amareggia bene il contento della ſua ritornata.
Ofred. Siamo giornalieri; godiamo del preſente; e viuia-
mo
, come è ſolito dirſi, di freſco in freſco.
Hora che il Sig.
Conte è quì con noi, rallegriamoci con la ſua preſenza; e
laſciamo
le triſtezze per quando partirà.
In queſto mentre
Sig
.
Conte facia gratia de dirne, ſe è lecito, d´onde viene;
e
ne partecipi la cagione del ſuo ritorno.
142
Con. Io me ne vengo da Bologna.
Ofred. Da Bologna? Viene da vna delle più nobili, e
conſpicue
Città d´Italia, nella quale haurà ritrouato gran
quantità
di ſoggetti qualificati in ogni virtù;
e molti profeſ-
ſori
delle Matte matiche.
Con. Leidice il vero. Bologna è vna Città ripiena di
luſtro
, e ſplendore.
Vi è vna Nobiltà fioritiſſima, e gran
numero
di letterat i conſpicui.
Màio, ſecondando il mio
genio
, hauuto grandiſſimo piacere nel conoſcere, e con-
uerſare
contrè Profeſſori delle Mattematiche in quel nobi-
liſſimo
Studio, che ſono li Signori Caſſini, Mengoli, e Mon-
tanari
.
Se deuo però dire il vero, in tutto queſto mio viag-
gio
, non riceuuto contento maggiore, quanto è ſtato il
conoſcere
di preſenza il P.
Riccioli, eſſendo tanto tem-
po
, che me l´hà fatto noto il ribombo della fama delleſue
gran
virtù.
Matt. Io gioiſco tutto quando ſento parlar bene di Bolo-
gna
, alla qual Città, dopo Venetia, viuo più affettionato,
che
à qual ſi ſia altra.
E queſto per termine di gratitudine;
perche in Venetia riceuuto l´eſſer naturale, & à Bologna il
Geometrico
.
Con. La cagione poi del mio ritorno è ſtato certo Libro
nuouamente
iui ſtampato, nel quale ſi contengono certe.
_Riſpoſte, e Rifleſſioni_ ſopra quelle Conſiderationi, che faceſ-
ſimo
già alcuni meſi ſono ſopra quelli Argomenti del P.
Ric-
cioli
contro l´erroneo ſiſtema Copernicano.
Miſono poſto
à
leggere queſto Libro;
il quale hauendomi riempito di con-
fuſione
, e ſcrupoli;
per liberarmi da dubbij maggiori delli
primi
, mutando viaggio, ſono venuto à ritrouarle, acciò mi
aggiutino
à cacciare dalla mia mente queſte confuſioni.
Ofred. Miè molto grato, che il P. Riccioli habbia riſpo-
ſto
, eſſendo ſecuriſſimo, che hauerà poſte in eſſecutione le,
meliflue
parole, con le quali eſorta il Lettore nel principio
del
cap.
5. del lib. 9. dell´Almag. cioè. _Quod mibi in hac tam_
_celebri
, &
ardua controuerſia tota animi mei contentione ſer-_
_uandum
conſtitui;
idipſum à Lectore impetratum velim, vt_
_ſcilicet
argumenta omnia, quæ pro Telluris motu, aut
153 _illum ſolent, aut poſſe adduci videbuntur æquiſſ ma lance, æc_
_ſyncero
erga veritatem affectu expendantur.
Etc._ Perche non
vorrà
dimoſtrarſi ſimile à quelli, delli quali detto, che.
_Dicunt, ſed non faciunt;_ e che ſempre hauerà hauuto inanti à
gl´
occhi, ciò à che penſaua anco San Paolo quando diceua,
_Ne
c um alij s prædicauerim, ipſereprobus efficiar_.
Con. Potreſſimo forſe ſperare queſta ſincerità, quando
quello
, che r@ſponde foſſe il medemo P.
Riccioli.
O fred. Che non è forſe eſſo?
Con. Non Signore, màè vn tal quale Michele Man-
fredi
.
Matt. Io non l´hò mai ſentito à nominare; mai ſa-
puto
, che queſto profeſſi Mattematica.
Sia però chi eſſer ſi
voglia
, io non intendo, che moſtriamo di diſpregiarlo, non
riſpondendo
alli fuoi detti;
poiche per me non militano
quell
e ragione, che militano per il P.
Riccioli. Egli ha-
uuto
ragione, fe non voluto abbaſſarſitanto di riſponde-
re
alle mie conſiderationi, eſſendo egli, come ſi dice, nel
principio
di queſta dedicatoria, _Matematico di quella pro-_
_fondità
, Aſtronomo di quella perizia, e Geometra di quella re-_
_ſoluzione
, che per le ſue immenſe, e celebratiſſime fatiche ſi è_
_fatto
hormai noto per tntta Europa_.
Io al contrario, ſe bene
occupo
l´vnica Cattedra di vno delli più famoſi Studii dell´
Vniuerſo
, nulladimeno queſto è colpo dibuona fortuna, non
merito
di mie qualità, che perciò non deuo fuggire il duel-
lo
con qual ſi ſia;
anzi deuo aſcriuermi à ſommo honore,
cheſi
contenti aſpettarmi ſul campo.
qual cagione l´h à
moſſo
ad intraprendere queſta briga, dalla quale forſen´-
vſcirà
con pochiſſimo honore?
Con. Nella lettera al Lettore dice eſſer ſtato moſſo dal-
l´antica
, &
intrinſeca familiarità, che con il P. Riccioli; e
acciò
non trionfi la falſità.
Onde hauendo il P. Riccioli
quaſi
riſoluto di non riſpondere alle ſue conſiderationi per
trè
ragioni, eſſo gl´hà perſuaſo accennarli quel tanto appar-
tiene
al principale argomento, &
diſtelo ogni coſa in
ſcritto
.
Matt, Tanto che la dottrina è del P. Riccioli, ma
164 ſtrata dal Sig. Manfredi. Queſto miſpiace aſſaiaſſai. Per-
che
ſe quando portata alla prima dal P.
Riccioli haue ua
così
poca forza di conuiacere, coſa ſarà hora, che paſſa per
tante
mani?
Ma quali ſono quelle trè ragioni, che haueuano
quaſi
perſuaſo il P Riccioli à non riſpondere?
Con. Queſte per hora voglio, ſe così ſi contentano, che le
laſciamo
, riſeruandole à luogo più opportuno, perche,
per
dire la verità, la terza è così brutta, che non vorrei, che
s´alteraſſe
nel bel principio;
e queſto foſſe cagione, che nel
confutare
il Manfredi diceſſe di quelle coſe, che non eſſer
proprie
della ſua modeſtia.
Matt. Faciamo, come lei comanda. Se bene non oc-
core
à dubitare della mia continenza, mentre eſſendo noi in
vna
diſputa litteraria, deuono in queſta trionfare le ragioni,
non
le maledicenze.
Principiamo adunque doue lei co-
manda
.
Cont. Principiamo dal num. I. doue rifleſſione ſopra al-
cune
parole poſte nella Lettera al Lettore, nelle quali ſi dice
[ vdito coſe tali, che per fargli vedere che ſe difendiamo
immobilità
della Terra, queſto non deriui da cecità, e igno-
ranza
, ſono ſtato sforzato publicar queſte conſiderationi,]
Hora
dice in ſoſtanza, che da queſte parole ſperorno alcuni
di
ritrouare in queſto Libro qualche ſcientifica ragione ad-
dotta
contro il moto della Terra;
delle quali (trattane l´-
autorità
delle Sacre Scritture, e della Santa Chieſa) non vie-
ne
è pur vna, benche ſe confeſſi in altro luogo, eſſeruene di
efficaciſſime
, &
c.
Ofred. Compatiſco grandemente queſti, che ſperarono
ciò
, perche per eſperienza, che _ſpes, quæ differtier af-_
_fligit
animam._
Se quelli, che ſperorono queſto, & hebbe-
ro
tal voglia foſſero ſtati donne pregne, haurebbono certa-
mente
fatto il parto ſegnato;
mentre che di queſte ragioni
da
eſſi ſperate in tutto il ſuo Libro non ve n´è pur vna.
Matt. Sig. Ofreddi ella è molto compaſſioneuole. Horsù
non
ſi dubiti, che non haueranno hauuto occaſione di affli-
gerſi
anco per momenti;
mentre nell´iſteſlo prin cipio po-
terono
vedere la noſtra intentione eſſer ſtata di
175 ſolamente quelle ragioni Fiſicomattematiche del P. Ric-
cioli
.
Che ſe queſta ſperanza li dato qualche moleſtia,
ſilamentino
di loro medeſimi, e non di noi, mentre ſpe-
rarono
vna coſa ſuperſlua;
potendoſi ſatollare à loro ta-
lento
, leggendole diffuſiſſimamente regiſtrate nel lib.
9.
dell´Amag. nuouo del P. Riccioli; il quale fatto queſta
lodabiliſſima
fatic@ di raccogliere tutto ciò, che da tanti
grand´
ingegniè ſtato ſcritto ſopra ſimil ſoggetto.
io
poſſo
ſottoſcriuermi à quanto diceil medeſimo P.
Riccioli
nel
lib.
2. del cit. Almag. nel Schol. del cap. 3. parlando
delle
ragioni contro il moto della Terra.
_Et niſi ſacra an-_
_ctoritas
, atque euidentia ſenſuum, abea nos ſententia ab-_
_ſterrerent
;
nulla bactenus Mathematica argumenta excogita-_
_taſant
, quod equidem ſciam, quæ nos ab illa remouere debue-_
_rint
._
Eſſendo io di parere, che alcuni di queſti ſiino effica-
ciſsimi
.
Io poi non hauuta la buona fortuna, nella quale
incontrato
il P.
Riccioli, che egli ſoggiunge con queſte
parole
.
_Puto tamen, Deo iuuante, producturum ſuo tempo-_
_re
in medium vnum, aut alterum argumentum quod ex datis_
_in
Astronomia Phænomenis ab ipſis Copernicanis, conuincat_
_ipſorum
opinionem falſitatis, ex parte ſaltem._
Io non tro-
@ato
ragioni nuoue, le quali chi da me aſpetta, s´inganna
di
gran lunga.
E ſe detto, che vene ſono delle altre ef-
ficaciſsime
, non inteſo di nuoue inuentate da me, ma da
ingegni
più ſublimi.
Alcune di queſte certo mi conuinco-
no
;
ma non già quelle inuentate dal P. Riccioli, le quali
habbiamo
conſiderate, che mi paiono (ſia con ſua buona
pace
) delle più deboli, che habbia mai ſentite ſopra ſimil
materia
.
Ma anco quando non ve ne foſſe alcuna di con-
uincente
(già che à parere del P.
Riccioli niuna di quelle
d´altri
è efficace, le ſue mi paiono punto conuincenti)
baſta
à me le Sacre Scritture, e la determinatione di Santa
Chieſa
.
Ofred. Ma ſe lei non adduce ragionè alcuna contro il
moto
della Terra, come moſtra, che il difender ella l´im-
mobilità
della Terra non deriui in lei da cecità, e
186 za? Onde parmi, che dica bene il Manſredi nelle parole,
che
ſoggiunge.
_Certo è che il non far altro, che impugnar le_
_ragioni
addotte per l´immobilità, non è moſt rare, che ſi diffen-_
_de
ſenza cecità, &
ignoranza, perche que ſto non è diffenderla;_
_maindirettamente conferm are nella loro opinione i difenſori_
_della
mobilità della Terra._
Matt. Saldo Sig. Ofreddi. Horsù noti V. S. Due ſono li
modi
diconfermare vna opinione;
vno diretto, con addure
ragioni
, le quali à drittura la prouino;
l´altro indiretto, &
_præter
intentionem Auctoris,_ con addure in contrario ra-
gioni
inneficaci, e paralogiſmi;
e tanto più, quando quefti
ſono
inuentati da huomini grandi, e decantati da eſſi per
manna
caduta dal Cielo, è gratie gratiſdate.
Se queſto ſe-
condo
modo habbia confermato li Copernicani nella loro
falía
opinione, ne ſia teſtimonio il medemo P.
Riccioli nel
lib
.
9. dell´Almag. ſect. 4. cap. I. con queſte parole. _vt mi-_
_nimè
mirum ſit, non modò Aſtronomiæ principijs leuiter imbri-_
_tos
, ſed peritiſſimos alioquin ſublimis buius ſcientiæ, neque Co-_
_pernic
anæ hypotheſeos profundum penetraſſe, ne que ipſius fai-_
_ſit
atem neceſſarijs rationibus, led leuioribus quam oportebat_
_argumentis
propulſaſſe.
Zuo factum eſt vt ſectæ illi animi_
_attollerentur
, &
ea paſſim per Germaniam, Angliam, Galliam,_
_ipſamque
adeò It aliam, triumphale illud Io canere auderet;_
_& imperitiam cæleſtium pariter ac terreſt, ium reuolut ionum_
_phyloſophis
, ac Tbeologis nonnullis obie ctaret._
Hora eſsendo le ragioni del P. Riccioli di queſta ſoite,
cioè
inneficaci, anzi non ſenza paralogiſmi;
& eſſendo
cgli
huomo così grande, e così accreditato;
s´imaginino
loro
Signori quanto hanno confirmato il Coperniciſmo.
Tanto più, che in modo tale ſe millanta la loro euidenza,
che
nel lib.
I. dell´Almag. cap. 34. num. I. ſi dice della prima,
e
principale.
_Argumentum eſt in forma ideoque nulla ſolide_
_reſponſio
per me quidem huic argumento inueniri potuit;
ſed_
_neeeßarium
aſſenſum ob euidentiam phyſicomathematicam mi-_
_bi
&
al ijs, quibus propoſui, extorſit._
Ofred. Biſogna bene, che queſti tali haueſſero poco pet-
to
, mentre cedeuano à ſimili violenze.
197
Matt. E nel cap. 33. dopo la ſeconda concluſione, ſe ſà,
quaſi
di eſſi Dio autore, dicendoſi.
_Zuæ vtique in tam_
_celebri
controuer ſia ſicut apud equos rerum æſtimatores non_
_parui
facienda ſunt, it a Deo acceota, noſtris laboribus pro ſuæ_
_Munificentia
ob ſecundanti, referre opus est._
Ofred. Realmente la bontà, e patienza Diuina è infi-
nita
.
Matt. E perche molti Oltramontani capitati à Padoua,
hauendomi
ſentito difendere l´immobilità della Terra, e
credendo
, che io faceſſi capitale delle ragioni del P.
Ric-
cioli
, ſi ſono riſi dime, quaſi che io non vedeſſi la loro in-
ſufficienza
, e vanità;
ſono ſtato neceſſitato moſtrarci, che
anch´
io diſtinguer il nero dal bianco;
e la luce dalle te-
nebre
:
e che a difender l´immobilità mi muouono ragioni
più
effi caci;
e principalmente le Sacre Scritture, e li Decre-
ti
di Santa Madre Chieſa.
Con. Horsù paſſiamo al ſecondo numero, nel quale ſi
parla
dell´in genuità, &
amore del vero del P. Riccioli; e ſi
dice
, che tutti li noſtri diſcorſi hanno ſeruito ad inuigorire
li
ſuoi argomenti.
Ofred. Lingenuità, e buone qualità del P. ſono beniſ-
fimo
note à tutri noi altri.
Matt. Il rimanente lo vederemo; & eſſendo vero, lo con-
feſſaremo
con non minore ingenuità, c ſchiettezza.
Con. Nel num. 3. ſitecita lo A ſſioma del P. Riccioli po-
ſto
nel cap.
19. del 9. cioè _Tale, ac tantum eſt incrementum ve-_
_locitatis
eiuſdem corporis grauis, natur aliter ex eadem altitu-_
_dine
per idem medium deor ſum deſcendentis;
aut leuis eiuſdem_
_natur
aliter aſcendentis ad eandem altitudinem per idem me-_
_dium
in quolibet loco terreſtris globi;
quale & quantum eſt in_
_alio
terrestris globi loco;
ſi omnes eius intrinſecæ conditiones_
_ſint
vtrobique eædem._
E ſi arreca la dottrina dell´acceleratio-
ne
del graue all´ingiù;
nel che parmi, che ſi muti in ſenſo
poco
buono quello, che detto da noi;
eſſendo nel prin-
cipio
della pag.
3. notate queſte parole. _Onde ſi deduce che_
_gli
ſpatij paſſati dall´iſteſſo gratte in diuerſi tempi vguali ſono_
_trà
ſe, come li quadrati de tempiſteſſi._
Queſta dottrina
208 come è ſcritta non è vera; perche li ſpatij paſſati in tempi
eguali
ſono come li numeri impari, li quali principiano
dall´vnità
.
Bene è vera come l´habbiamo notata noi; cioè.
[che li ſpatij paſſati dall´iſteſſo graue in tempi diuerſi ſono
come
li quadrati de tempiſteſſi.
] Il che inteſo, princi-
piando
tutti li ſpatij, e tempi dal principio del moto, in
guiſa
che ogni ſpatio, e tempo ſi conſideri dal principio ſino
a
qual ſi ſia determinato tempo, e luogo.
Ofred. Così è certiſſimo, queſto errore è vna bagat-
tella
, &
vna inauertenza, mentre che eſſendo ſtata queſta
dottrina
in altri luoghi poratata giuſta dal P.
Riccioli, non
è
credibile, che il Sig.
Manfredi non la ſapia come è.
Con. E per vna inauertenza voglio, che la riconoſcia-
mo
, non facendo ſopra ciò minimo fondamento.
Hora ſi
ſegue
à dire, che nelle noſtre parole ſi contengono due fal-
ſe
conſequenze.
_La prima è che non voglia il P. Riccioli, che_
_ſia
ſuppoſto per cuidente quel´ Aſſioma, perche procura prouarlo_
_con
ragioni, e con l´eſperienza._
E qui inculca, che vuole ſia
conoſciuto
per Aſſioma, &
vno di quelli primi principij.
li quali non ſi poſſono già dimoſtrare priori,_ ma bene _à_
_poſteriori
,_ &
anco con´eſperienze; & c.
Matt. Diceil prouerbio, che ogni parola non vuol riſ-
poſta
.
io voglio, che conſideriamo ogni minutia; al-
trimente
non la forniremo mai.
Ofr. però non biſogna tralaſciare le coſe eſſentiali, e
dottrinali
.
Et à queſta coſa intendo che ſi rifletta aſſolu-
tamente
.
Con. ben ragione Sig. Ofreddi di riſcaldarſi, eſſendo
lei
cagione di queſta lite.
Mentre hauendo vdito quel´Aſ-
ſioma
da me recitato, ſubito ſo ggiunſe.
[I´armihauer tan-
taeuidenza
, &
eſſer tanto noto lumine naturæ, quanto
quelli
communi poſti da Euclide nelli ſuoi elementi.
]
Matt. il Sig. Manfredi recitando le parole del Sig.
Ofreddi, tace queſte vltime, e la comparatione, dicendo,
_E
perche ciò pare eſſer euidente lumine naturæ ſi ſoggiunge, &
c._
E
quì recita le mie pai ole [ il P.
Ricciolinon vuole ſij
ſuppoſta
queſta euidenza, mentre procura prouarla, e
219 ragioni, e con l´eſperienza] io dedotto, che volen-
do
il P.
Riccioli prouar l´Aſſioma con ragioni, & eſperienze,
non
lo ſupponga noto _lumine naturæ_ aſſolutamente, ma
comparatiuamente
come quelli di Euclide nelli Elementi,
li
quali non amettono proua alcuna, ma ſubito l´intellet-
to
gli preſta l´aſſenſo alla ſemplice intelligenza de termini.
Tali ſono. _Omne totum eſt maius ſua parte. Si ab ęqualib@s_
_ęqualia
demas quæ remanent ſunt æqualia_;
e quelli altri, li
quali
chi procura di voler dimoſtrare, come procurato
Apollonio
, altro non , che peſtar acqua nel mortaio,
che
di chiara diuiene torbida.
Poiche eſsendo queſti il
medeſimo
, che Dignità, e principij primi, di queſti in ſp@-
tie
ſi verifica quel tanto decantato detto di Ariſtotile, che
_Contra
negantes principia non eſt diſputandum_.
queſti
communi
, e primi di Euclide poſſono eſser negati ſe non
da
quelli, che non hauendo ragione, ò diſcorſo alcuno,
ſono
peggiori delle Beſtie.
Ofre. ſe il Sig. Manfredi vuole che queſto del P. Ric-
cioli
ſia riconoſciuto come Aſſioma euidente _Lumine natu-_
_ræ_
, mi pare vna ſcorteſia il volerlo neceſſitare à credere al-
trimente
.
Matt. Io credeuo difarli ſeruigio, mentre incontrando
queſto
Aſſioma in tanti intoppi, quanti habbiamo noi con-
ſiderati
, affermaſſi tenerlo il _P_.
Riccioli in concetto di quel-
li
Aſſiomi, ò principij, li quali non ſolo non eſſendo noti
_lumine
naturæ_, ma anco _lumine candelæ_, poſſono meri-
tamente
eſſer chiamati aſſerti tali, che non iſdegnano di
ammettere
per loro ſoſtegno eſperienze, induttioni, e proue
negatiue
.
Tanto più, che il P. Riccioli prima direcitarlo,
dice
.
_Sed prius præmittendum eſt vnum Axioma, aut quaſi_
_Axioma
à nemine Phyſicorum negandam_.
perſiſtendo
pure
il Sig.
Manfredi in volere, che ſia quale lei dice, la-
ſciamolo
con la ſua velleità, e paſſiamo all altra noſtra fal-
ſa
conſequenza, che egli dice.
Con. Silamenta, egli che io habbia detto, che _Con l´eſpe-_
_rienza
fatta della determinata accelcratione d´vngraue
2210 _parallelo, ò clima, habbia procurato il P. Riccioli di prouare il_
_ſoprapoſto
Aſſioma_.
Nel che certo non riferiſce quel tanto, che
io
detto.
Perche io riferiſco l´eſperienza dell´accelera-
tione
del graue fatta dal Galileo in vn Parallelo, e poi dal-
li
PP.
Riccioli, Grimaldi, e Giorgio Caſſiano in quello di
Bologna
, e dico che dall´vniformità delle eſperienze in.
queſti due diuerſi luoghi ſi conferma con eſperienza lo Aſ-
ſioma
.
E mi pareua poterlo dedure da quanto ſoggiunge
immediatamente
dopò l´Aſſioma per ſua eſplicatione, men-
tre
riferendo le ſue eſperienze delle accelerationi del gra-
ue
notate da eſſi nel parallelo di Bologna, ſoggiunge.
_Zui-_
_bus
ſimilia expertum ſe Galilæus testatur;
& c_. ſeguitando poi
dire
, che il medemo ſuccederà in tutti li altri luoghi della
Terra
.
Ofred. che, egli forſe in colera, e piglia vento,
perche
habbia lei detto, che lo confermi con quelle eſpe-
rienze
?
Con. Certo; dicendo, che _quell Aſſioma non include alcu-_
_na
determinata proportione d´incremento di velocità, &
è per_
_ſe
ſteſſo euidente ſenza eſſa, e ſenza l´eſperienza_.
Matt. In verità lo Aſſioma è propoſto vniuerſalmente di
ogni
incremento di velocità;
ſotto la quale generalità con-
tenendoſi
la particolare acceleratione ſecondo li quadrati
delli
tempi, io giudicauo, che fondata queſta con l´eſpe-
rienza
in due diuerſi luoghi, valeſſe molto à confirmar l´-
Aſſioma
, ſe non in generale, almeno in queſta ſorte d´incre-
mento
;
il quale eſſendo come ſpetie contenuto ſotto il ge-
nere
, credeuo che ſondandoſi la ſpetie ſopra la baſe dell´-
eíperienza
, ſi fondaſſe anco il medemo genere in certo mo-
do
.
Si come ſe alcuno diceſſe, che ogni animal ſente; e pro-
uaſſe
ciò con eſperienza delli huomini;
ſtimarei che la ſua
vniuerſal
propoſitione riceueſſe vtile, e non danno dalla
particolare
.
Ofred, ſe il luo Aſſioma anco con queſte eſperienze
incontra
tante difficoltà, e così difficilmente cauato da
noi
qualche aſſenſo;
che ſarà quando ſi pretenda, che
2311 creduro ſenza eſperienza? Horsu io facio il mio pronoſti-
co
L´infermità del Sig Manfredi è incurabile, mentre get-
ta
le Medicine, le quali poſsono apportargli qualche ſa-
lute
.
Con. Paſſiamo al num. 4. nel quale ſiparla di quelle trè
ſerie
d´eſperienze del graue cadente, da eſso regiſtrate nel
cap
, 16 del 9.
lib. dell´Almag. e da noi recitate dalla faccia-
ta
8.
all´11. Nelle quali comparando li numeri di vna ſerie
con
quelli dell´altra, ſono ſtati ritrouati alcuni pochiſua-
rii
, li quali non ſi trouano comparando li numeri della
medema
ſerie ſe non nell´vltimo della terza, riconoſciuto
pure
dal medemo P.
Riccioli nel lib. 9. dell´Almag. à carte
386
.
Quì ſi lamenta, dicendo. _La qual confeſſione doueua rife-_
_rir
il Dialogiſta_.
Ofre. A lei Sig. Profeſſore. Queſta è nelnumero di quelle
parole
, che non meritano riſpoſta?
Matt. Quì darò vn eſſempio della mia ingenuità, con-
feſſando
liberamente, di non hauer oſleruata queſta ſua
confeſſione
.
Manco male però, che l´è il vero, cioè che
ve
ſia quel ſuario.
Ma perche parmi, che il Sig. Manfredi
eſtenui
molto li ſuarij di queſta eſperienza:
giudico bene,
che
ſi fermiamo vn poco ſopra queſto particolare, e che
poniamo
in chiaro tutto ilnegotio.
Trè ſono le ſerie regiſtrate dal P. Riccioli, nelle quali ſi
vuol
prouare con l´eſperienza, che li ſpatij paſſati dal gra-
ue
moſſo naturalmente all´ingiù ſijno come li quadrati del-
li
tempi.
La prima primcipia dalle 5. vibrationi ſemplici,
alle
quali corriſpoſero 10.
piedi Romaniantichi. La ſe-
conda
dalle 6.
con piedi 15. La terza dalle 6. {1/2}. con piedi
18
.
Hora prendiamo la prima di 5. vibrationi, e piedi 10. e
poniamola
come radicale, e vera;
e paragoniamo con
quefta
le altre due ſerie, le quali ſecondo il P.
Riccioli, ſo-
no
, e ſecondo la verità deuono eſſere, come ſegue.
241211
Vibrationi
# Piedi Riccioliani # Piedi veri
5
# 10
6
# 15 # 14 {2/5}
12
# 60 # 57 {3/5}
18
# 135 # 129 {3/5}
24
# 240 # 230 {2/5}
26
# 280 # 270 {2/5}
6
{1/2} # 18 # 16 {9/10}
13
# 72 # 67 {3/5}
19
{1/2} # 162 # 152 {8/10}
26
# 280 # 270 {2/5}
Poniamo come radicale, e vera per eſperienza vibrationi
6
, e piedi 15.
22
Vibrationi
# Piedi Ricciol. # Piedi Veri
6
# 15
5
# 10 # 10 {5/12}
10
# 40 # 41 {2/3}
15
# 90 # 93 {3/4}
20
# 160 # 166 {2/3}
25
# 250 # 260 {5/13}
251311
Vibrationi
# Piedi Ricc. # Piedi Veri
6
{1/2} # 18 # 17 {29/48}
13
# 72 # 70 {5/12}
19
{1/2} # 162 # 158 {7/16}
26
# 280 # 281 {2/3}
Poniamo come radicale, e vera per eſperienza vibrationi
6
.
{1/2} e piedi 18.
22
Vibrationi
# Piedi Ricc. # Piedi Veri.
6
{1/2} # 18
5
# 10 # 10 {110/169}
10
# 40 # 42 {102/169}
15
# 90 # 95 {145/169}
20
# 160 # 170 {70/169}
25
# 250 # 266 {46/169}
6
# 15 # 15 {57/169}
12
# 60 # 61 {59/169}
18
# 135 # 138 {6/169}
24
# 240 # 245 {67/169}
26
# 280 # 288
2614
Hora trouandoſi tanta varietà, come appariſse, nelli fo-
pradetti
calcoli, ſaluo errore, io non vedere quale di
queſti
ſi poſſa dire eſſer vero alsolutamente, e fondato ſo-
pra
l´eſperienza.
_Con. Il Manfredi dice quale è la vera, ſoggiungendo._
Mibà di più confeſſato il P. Riccioli, che per non eßer ſtati li nu-
meri
della terza ſerie così preciſi, quanto alle vibraiioni, ſi at-
tenne
alla ſeconda ſerie.
Ofred. Mànella prima ſerie non vi è mancanza di preci-
fione
, e pure vi è lo ſuario notato.
_Con._ E che ancorche ſcorgeſſe qualche poca varietà trà li nu-
meri
di vna ſerie, e li numeri dell´ altra, nondimeno riconobbe in
eſſi
tanto vera la proportione trouata dal Galileo, che ſt imò non
douer
perſona alcuna diſcreta;
Ofred. A lei Sig. Profeſſore.
_Con._ Et auezza ad eſperimenti fiſici abuſarſi della ſua ſin-
cerità
, e da ſi poco ſuario rifiutare come falſa, ò fallace ſi bella
proportione
, contanti ſegni manifeſtata.
Etc.
Matt. Oquà Sig. Ofreddi, che deue hauer luogo, che
ogni
parolanon vuol rispoſta.
Tanto più, che non parla
con
noi, mentre mai ſi ſiamo abuſati dalla ſincerità del P.
Riccioli; habbiamo rifiutata quella bella proportione,
che
li ſpatij paſſati ſijho come li quadrati delli tempi.
Anzi
che
in progreſſo l´habbiamo riceuuta.
Solo habiamo detto,
quello
, che è in realtà cioè che le loro eſperienze ſono lu-
briche
, e fallaci;
e che in conſequenza non hanno quella
forza
diconuincere, che eſſi s´imaginano.
Ma hauendo il Sig. Manfredi fatto mentione del Galileo;
& hauendo il P. Riccioli in tanti luoghi decantata l´vnifor-
mità
in queſto propoſito del Galileo, e delle ſue proprie eſ-
perienze
;
vediamo ſe dal paragone di queſte habbiamo più
occaſione
di dubitare, e dire che ſono lubriche, e fallaci, che
dalla
ſola conſideratione di quelle del P.
Riccioli.
Il Galileo adunque nelli Dialogi delli due ſiſtemi Dia-
log
.
2. dopo hauer portata queſta dottrina dell´acceleratio-
ne
, e volendo confutare quello, che diccua, che vn graue
2715 dendo dall´orbe della Luna haurebbe conſumato in arriuar
al
centro più di 6.
giorni, dice nella pag. lat. 165. _Ponamus_
_calculo
noſtro ſubiiciendum globum ferreum centum librarum,_
_qui
, quod eſperientia ſæpe repetita docuit, centum cubitorum_
_altitudinem
, quinque ſecundis boræ minutis emetitur._
Hora
cubiti
100.
ſecondo la meſura commune poſta dal P. Riccio-
li
nel lib.
2. della Geograf. cap. 2. doueriano eſſer piedi 150.
ma eſplicandoſi il Galileo, che per cubiti intende di quelli,
delli
quali 3000.
fanno vn miglio, in quelle parole poſte
poco
ſotto;
_Quorum vnumquodque ſit cubitærum 3000. cuinſ-_
_modi
ſunt Italica noſtra milliaria._
ne ſegue da ciò, che 100.
cubiti
del Galileo (ſuppoſto, che le miglia ſue, e del Riccio-
li
ſijno le medeme) ſaranno piedi del Riccioli 166 {2/3}.
fa-
cendo
ſecondo queſto vn miglio piedi 5000.
Adunque ſe-
condo
il Galileo in 5.
ſecondi horarij vn gran globo di
ſpatio
piedi 266 {2/3}.
Hora vediamo in 5. ſecondi horarij quā-
to
viaggio fail globetto di creta di 8.
oncie di peſo del P.
Riccioli
, e prendiamo la ſua ſerie fidata, cioè quella, che
principia
dalle 6, vibrationi, che ſecondo eſſo fanno vn ſe-
condo
horario, alle quali corriſpondono piedi 15.
Adun-
que
in vibrationi 30.
cioè ſecondi 5. douerà eſſer lo ſpatio
piedi
375.
ſpatio tanto maggiore di quello del Galileo.
Ofred. Non ſi può negare, che queſto non ſia vn gran ſua-
rio
, ma forſe ſuccederà per la diuerſità delle miglia.
Matt. Il Galileo pure ſi è ſeruito di miglia Italiane, come
egli
dice, trà le quali non vi è diuerſità così grande.
Ma pu-
re
quando ànco vi foſſe gran diuerſità, forſe ſarà maggiore à
noſtro
fauore quella, che naſce dalla diuerſità d´opinione,
che
verte trà il Galileo, &
il P. Riccioli.
Stimò il Galileo, che tutti li graui, maſſime della materia
medema
, ſe bene trà loro vi ſia molta differenza nel-
la
grauità aſſoluta, paſſino il medemo ſpatio quaſi nel me-
demo
tempo.
Che perciò ſoggiunge nel cit. luogo pag. 164.
_Globi, qui vnam, qui decem, qui centum, immò qui mille libras_
_pendunt
, eoſdem illos centum cubitos eodem omnino
2816 _metiemur._ Il medeſimo dice in altri luoghi. Queſta dottri-
na
del Galileo, e dimolti altri, che dicono hauerla fonda-
ta
nell´eſperienze, non viene approuata dal P.
Riccioli, il
quale
nel cap.
16. dellib. 9. dell´Almag. nella Claſſe 4. dell´
eſperienze
dice, hauer eſperimentato alla preſenza di di-
uerſi
in varij graui, ſempre il maggiore aſſai prima paſſar il
medeſimo
ſpatio del minore.
Hora da queſto ſi raccoglie,
che
ſe il globetto del P.
Riccioli piedi 375. in 5. ſecondi
horarij
, douerebbe il gran globo del Galileo farne tanti
più
.
E pure eſperimentato il Galileo con´iterrate eſpe-
rienze
farne tanti meno.
Ofred. ſempre più parmi vero quel detto commune, che
il
creder è mera corteſia.
Ciaſcuno fatto le ſue eſperien-
ze
;
vuole, che ſe gli preſti fede; le vende per verità ir-
refragabili
;
e pure vi è tanta diuerſità. Non ſi merauigli
adunque
il Sig.
Manfredi ſe tante titubationi fanno titubar
ancor
noi.
Matt. Souienmi ancora´di due altri motiui, che ci poſſo-
no
dar materia di dubitare di ſimili eſperienze, quali pren-
der
poſſiamo da altre coſe pure eſperimentate nella famo-
ſiſſima
Accademia del Cimento, alla preſenza dell´ Emi-
nentiſſimo
Prencipe Cardinale Leopoldo de Medici, e di
tanti
altri Nobiliſſimi Accademici.
Si dice nella pag. 20.
che hanno per eſperienza, che non tutte le vibrationi del
medeſimo
pendolo ſi fanno in tempi eguali, ma in più breue
quelle
che più s´accoſtano alla quiete.
E pure il P. Riccioli
lc
riceue come fatte tutte in tempi eguali.
Parimente ſi di-
ce
iui nella pag.
22, che il più corto pendolo oſſeruabile
dalla
noſtra vi@ta è quello, che compie vna intiera vibratio-
ne
in vn mezo ſecondo d´hora.
E pure il P. Riccioli dice
eſserſi
ſeruito di vn pendolo, che faceua in vn ſecondo d´-
hora
6.
vibrationi ſemplici, cioè trè compoſte; & in conſe-
quenza
vna compoſta in vn terzo d´vn ſecondo d´hora.
On-
de
coſa habbiamo da credere?
Ofred. Si contentano loro Signori, che io dica libera-
mente
il mio parere?
ſtimo, che in queſta materia il
2917 tio camini alla riuerſcia di quello accade nella Leſina, della
quale
ſi dice nel frontiſpicio del libro delli Leſinanti.
Quanto più s´aſsottiglia meglio fora.
Quì parmi, che quanto più s´aſsottiglia il negotio, tanto
meno
facia foro nelmio intelletto, e tanto meno vi entri.
Matt. lo non dico così. dico bene à piena bocca,
che
eſsendo queſte eſperienze tanto lubriche, e fallaci, non
potiamo
dedur da eſse ragioni di qualità più ſoda, e ſtabi-
le
.
Ofred. Odino loro Signori in ſimil propoſito le parole del
P
.
Riccioli degne di caratteri d´oro, regiſtrate da eſso nel
principio
del cap.
19 del lib. 9. dell´Almag. precedenti im-
mediate
à quel ſuo Asſioma.
_Conſultiſſimè_ (dice egli) _ac de_
_inductria
præmiſimus cap.
16. tot experimenta circa natur alem_
_deſcenſum
corporum grauium, aſcenſumque leuium, vt ſolidio-_
_rapræijceremus
fundamenta his, quæ mox proferemus, argu-_
_mentis
contra motum Terræ quæ ſanè tantam babebunt eui-_
_dentiam
phyſicam apudeos, qui experiri volent idem, aut tan-_
_tam
fidem apud credentes noſtris experimentis, quantam cui-_
_dentiam
habent ipſa experimenta._
Cont. Horsù feguirò à riferire quel tanto, che diceil
Manfredi
nel medemo numero.
Pretende prima, che mala-
mente
ſia ſtato negato, che quella regola di Tolomeo ne gli
Armonici
addotta da me, cioè, che _ſenſus dat propinquum,_
_ratio
autem exactum_, hauer quì luogo.
_Perche_ (dice egli)
_vale
in tuttili caſi, quando con moltitudine di reitter ate eſpe-_
_vienze
ſi trona l´iſteſſo à capello, almeno in molte l´iſteſſo, e nel-_
_le
altre proſſimamente listeſſo, &
c._
Ofre. Se così è, m´arriſchiarò anch´io di dire, che [la re-
gola
di Tolomeo bella, e veriſſima non quì luogo] poi-
che
nell´eſperienze addotte non ſolo non ſi ritroua l´iſteſſo à
capello
, ma anco à gomena di galeone;
e trà vna, e l´al-
tra
vi è tanta lontananza, quanta ſi è veduta, non vicinan-
za
.
Matt. Non per queſto però io biaſimo l´eſperienze, e chi
l´hà
fatte;
ma gli rendo gratie infinite. Solo biaſimo il
3018 ler venderle per più di quello, che sono. E il medemo fa-
rei
delle oſſeruationi A ſtronomiche, quando vno voleſſe,
che
io credeſſi eſſer vero preciſamente quel tanto, che ſi de-
duce
dalle ſue oſſeruationi.
L´Aſtronomia è vna coſa altiſ-
ſima
, e come dice Platone nell´ Epiſionide, richiede nell´-
Aſtronomo
vn ingegno ammirabile.
E perqueſto io ho-
noro
, e venero il P.
Riccioli quaſi vn Semideo, eſſendo egli
vno
delli più diligenti, e famoſi A ſtronomi, che habbia il
noſtro
ſecolo.
quando alcuno mi vorrà far credere irre-
fragabili
le concluſioni cauate dalle ſue oſſeruationi, con
ſua
buona gratia, mi riderò di lui, mentre le oſſeruationi
dipendcno
dalli ſenſi, e ſono ſottopoſte à mille inauer-
tenze
;
e che ben ſpeſso li A ſtronomi, nel dir la tal ſtel-
la
è diſtante dalla Terra tanti paſſa, piedi, palmi, &
c. s´in-
gannano
di molti, e molti ſemidiametri della Terra, &
al-
tre
miſure.
Cont. Simerauiglia poi il Sig Manfredi, che dalla boc-
ca
del Sig.
Profeſſore ſijno vſcite queſte parole [Dico, che
ſe
ſopra la certezza, e verità di queſte eſperienze ſi doueſic
fondare
la quiete, ò il moto della Terra, queſta girarebbe
più
d´vn Furlone.
] Lo muouono queſte ad inuocare l´aiuto
celeſte
, dicendo, _Diæ miguardi dal prurito di contradire._
Si
marauiglia
come da quella poca titubatione nelle ſue eſ-
perienze
ſi poſſi dedure il moto della Terra, &
interroga,
doue
mai il P.
Riccioli habbia fondato ſopra la certezza, ò
varietà
di queſte eſperienze il moto della Terra.
Hora non
hauendolo
fondato, come ſi può dedure il moto di eſſa con
quella
titub atione, ò varietà di vn Furlone?
E qui ſtando
nella
ſemplice ſimilitudine del Furlone, dice, che, _Prima_
_conuenerebbe
dedure più toſto il moto, ſe ſi poteſſe, chela quicte, e_
_di
poi la varietà del moto._
Matt. Io non vedere, come dalle parole mie ſopra-
poſte
habbia occaſione il Sig.
Manfredi di dire quello, che
dice
.
Mai detto, che ſopra la certezza di quelle eſpe-
rienze
fondi il P.
Riccioli il moto della Terra. Pare bene
che
ne fondi la quiete, eioè li argomenti per la quiete.
3119 de il mio ſenſo è quefto. Se voi P. Riccioli volete prouare
the
la Terra ftia ferma fondato ſopra la certezza delle vo-
ſtre
eſperienze, in guiſa che da quelle habbia da dipendere
il
muouerfi, ò non muouerſi la Terra, eſſendo le voſtre eſ-
perienze
tanto incoſtanti, e lubriche, biſognarebbe dire,
che
la Terra ſi mouefſe più d´vn Furlone.
Il che non deue
effer
inteſo à puntino;
perche anch´io, che fal famente
fupponendoſi
il moto della Terra, queſto farebbe conſtan-
te
, eregolato come quello delli altri Pianeti, Onde quelle
parole
vanno inteſe _ſano mode;_
cioè per certo modo di di-
re
, come ſentiamo ogni giorno vſarſi nelli humani diſ-
corſi
.
Con. Non occorre però, che lei ſi turbi di queſta coſa;
perche le perdona queſto fallo, eſſendo, che lei in più luo-
ghi
_accessa per buone Peſperienze della ſeconda ſerie._
E quì
vn auertimento, cioè che il P.
Riccioli per prouare il
fuo
intento non biſogno di quelle eſperienze preciſe,
proſſimamente, &
c.
Matt. Horsù vedremo queſta coſa à ſuo Iuogo quando
Ia
dirà.
Paſſiamo alnumero 5.
Cont. In queſto ſi diſcorre fopra quanto diceua lei dalla
facciata
12.
alla 14 reuocando in dubbio l´Affioma del P.
Riccioli con li eſſempij della Calamita, e fluſſo marino. Di-
ce
non correr la parità, ſtando che diquelle due varietà n-
habbiamo
eíperienze, eragioni probabili;
non della diuer-
ſità
del moto delli graui, &
.
Matt. Il noſtro diſcorſo è ſtato conditionato, e per mo-
ſtrarecon
quanta cautezza biſogni caminare nel fondar Af-
ſiomi
da quello, che ſucceda in due luoghi, ò più, maſſime
quando
lc coſe poteſſero dipendere dalla diuerſità delli
luoghi
.
Hora mentre che circa queſte coſe non ſtà la noſtra prin-
cipal
controuerſia, ſono bagattelle, &
acceſſorij, per
non
alter care in coſe di poco momento, trapaffiamole, e
concediamo
al Sig.
Manfredi tutto quello, che vuole. Così
non
ſi curiamo del numero 6.
3220
Ofre. Non già biſogna traſcurare quelle vltime parole,
cioè
.
_Reſtringendoſi per tanto al Parallelo di Fiorenza, ò de_
_Bologna
, ſi può prouare, e ſi prouerà, che ſuppoſto per bipoteſi il_
_moto
terreſtre Copernicano l´aeceleratione del graue natur al-_
_mente
cadente, non ſaria reale, ò vero ſaria tanto inſenſibile,_
_che
non corriſponderebbe à quella, che richiede la grandiſſima_
_maggior
anza della percoßa, quanto da maggior altezza diſcen-_
_de
il graue;
d´onde con euidenza Fiſicomatematica ſi arguiſce_
_difalſit
à il ſiſtema Copernicano._
Per che eſſendo tutto ralſiſ-
ſimo
ſi potrebbe commoda nente concederli qualche mil-
lione
d´anni dopoil giudicio à prouarlo.
Cont. Nelli numeri 7. 8. e 9. ramenta al Lettore la
dottrina
del Galileonelli Dialogi del ſiſt.
Coſm. in diuerſi
luoghi
, dell´incremento del diſcender li graui ſecondo la
duplicara
proportione delli tempi, e del deſeriuer il graue,
mouendofila
Terra la linea circolare.
Nelnumero 10. dice che il P. Riccioli quantunque nel
lib
9.
dell´Almag. cap. 17. moſtraſse, _che il detto graue non_
_diſcendsrebbe
per vna linea circolare, giudicò nondimeno di aſ-_
_ſumerla
, per argomentare, come ſi dice, ad hominem, contro il_
_Galileo
, e ſeruirſi dell´arme di eſſo per darli vn colpo mortale_
_con
lincremento della percoſſa, &
c._
Ofred. Pouero Galileo non li baſtaua l´eſser diuenuto cie-
co
, &
altri infortunii patiti, ſenza che li voglino sforachiar
il
ventre.
ſe l´argomento è _ad hominem_, non è contro il
Siſtema
Copernicano, contro il Galileo, &
altri li qua,
li
diceſſero quel moto eſſer per circonferenza di circolo.
Matt. Realmente chi conſidera bene le ſopradette paro-
le
del Manfredi, e poi vede quanto ſucceſſiuamente di-
cendo
, ſcorge in lui vna gran confuſione nelli ſuoi aſſerti.
Quà non pare, che egli dica, che quel moto ſia per circon-
ferenza
;
e pure à baſso in più luoghi non dice altro, che que-
fto
.
Dice, che l´argomento è _ad bominem_, e pure è contro
cutto
il ſiſtema.
di ciò più à baſso.
Cont. Seguita poi à dire in che conſiſte il colpo mor-
tale
contro il Galileo.
Mentre mouendoſi per linea
3321 lare, & in conſeguenza equabilmente, far@bbe ſempre la me-
dema
percoſsa.
Il che non ſuccedendo _in praxi_, perche
quanto
più da alto viene il graue, fa ſempre maggior per-
coſsa
.
Adunque, & c.
Matt. io tengo dicerto, che il Galileo facilmente ſe
liberarebbe
da queſta grand´inſtanza, come ſe ne ſiamo li-
berati
noinel Dialogo 2.
eſsaminando l´argomento addot-
to
nell´Aſtronomia riformata.
Cont. Dice poi, che _due furono le cagioni, per le quali il_
_P
.
Riccioli nellib. 9. cap. 19. riuolt andol argomento contro il_
_Galileo
, ſi ſeruì della line a circolare, quantunque baueſſe pre-_
_meſſo
nelcap.
17. che non era tale_.
Ofred, B ſogna bene che @o reſti ſincierato d´vn mio gran
dubbio
.
Lei dice, che il P. Riccioli d´opinione, che il
graue
diſcendeſse per linea circolare, nel prouare la qual
coſa
paralogizo.
Hora egli in queſti due luoghi pare, che
dica
in contrario.
di più lei confeſsa, che nel cap. 17.
procurò di prouare, che queſta linea caderebbe dentro la
circonferenza
, e ſarebbe diuerſiſſima, alluntanandoſi ſem-
pre
più da eſsa.
Queſta è maniſeſtiſſima contraditione.
Come
può eſset circolare, e diuerſa da eſsa?
Matt. Biſogna addimandare di queſto ſuo dubbio la ſo-
lutione
al medemo P.
Riccioli, & al Manfredi, li quali le di-
ranno
, come vedremo à ſuo luogo, che è circolare ſino ad
vn
grado di diſceſa, il quale viene paſsato in 4.
minuti ho-
rarij
;
da vn grado ſino al fine non è più circolare. Que-
ſto
Sig.
Oſreddi è vn gran punto in queſta noſtra contro-
uerſia
.
Cont. che occorre? L´accenna quì ſubito il Man-
fredi
ſoggiungendo.
_La prima l´applauſo delli Galibei,_
_@
la grandiſſima probabilità con la quale il Galileo ſtimò, che_
_foße
, ò circolare ò proſſima ſommamente ad eſſa, che è quanto di-_
_re
ſenſibilmente, e fiſicamente circolare_.
Matt. Con quanta probabilità ciò ſia detto dal Galileo,
e
dal P.
Riccioli, il quale pure lo dice, l´habbia mo dimoſtra-
to
nel noſtro paſsato Dialogo 1.
cart. 19. mentre
3422 fatto vedere, che vna linea, la quale, eſsendo la ſemita del
moto
circonferenza, è parte 53.
è ſecondo l´ofseruationi del
P
.
Riccioli 1 1596. in circa. Cioè quaſi 219. volte maggiore.
E che tanto s´alluntanarebbe dalla circonferenza nel prin-
cipio
del moto, quando il graue ſi foſse mofso all´ingiù 19.

ſoli
piedi, li quali paſsa in vn fecondo horærio.
Con. Dice poi, che l´altra cagione , che penetrò, che
foſse
queſta linea di qual ſi ſia ſorte, _ciò non poteua diſt rug-_
_gere
nel Siſtema Copernicano l´vniformit à Fiſica del moto de_
_graui
cadents, repugnante alla difformità tanto not abile della_
_percoßa
._
Matt. noinon ſolo l´habbiamo ſaluata, moſtrato
nel
Dial.
2. che così di neceſſità doueria ſuccedere.
_Con._ Per tanto s´ingegnò di confermare la probabilisà del
moto
circolare, con aggiungere cià, che il Galileo ha traſeu
rato
, &
c.
Ofred. S´ingegnò certo, paralogizò.
Cont. Nelnumero 11. porta la ſua dimoſtratione come
s´ingegnaſſe
di confirmare queſto, e dice molte coſe di nu-
meri
aſtratti, e di parti determinate;
e conclude nel fine.
_Per tanto ſe il Dialogiſt a ſeruendoſi in alcuni termini dell´ au-_
_rearegola
del trè, di parti determinate di vna ſpetie, &
in altrs_
_di
parti aſtratte ſenza la dett a relatione, trouctigli ſpatij_
_FG
, G T, &
c. enormemente maggiori; è neceſſario conchiudere,_
_che
il Dialogiſt a ſi ſia ſerui@o di termini non trà ſe propertiona-_
_li
, intercetti frà gli archi debiti, ouero, che babbia sbagliat@_
_nel
ealcolo._
Ofred. Biſogna, che queſta riſpoſta contenga materia
molto
ſottile.
Cont. E perche?
Ofred. Perche io non n´intendo pur vna parola.
Cont. Può elser, che non l´intenda anco il Manfredi.
Matt. Io non credo già queſto. Anzi parendomi molto
intendente
, e verſato nella Trigonomettia, mentre lo ſen-
to
nominare Tauole, Seni, Chorde, Clauio, Magini, Pitiſco,
e
coſe ſimili, vado penſando, che ſi prenda gioco dinoi,
3523 gendo di non vedere il manifeſtiſſimo paralogiſmo, per far-
ciriſcaldare
nel moſtrarglelo.
Ofred. potrebbe anch´eſſere, che vedendolo, non lo
voleſſe
confeſſare, per diffender oſtinatameme il P.
Riccioli
alla
dritta, ò ſtorta.
Nel qual caſo potreſſimo ancor noi di-
re
, non _Dio mi guardi dal prurito di contradire_, come dice
egli
à carte 5.
Dio mi guardi dal prurito di voler difen-
der
gl´errori già facti.
Matt. In queſto caſo hauereſſimo da deplorarc la noſtra´
mala
fortuna dinon hauer da fare con il medeſimo P.
Ric-
cioli
, il quale eſſendo, come teſtiſica il Manfredi à carte 2.
_Più fidele amico della verità, che tenace della propria reputa-_
_tione
, &
alieniſſimo dall´octinatione nelle proprie opinioni_, con-
feſſarebbe
liberamente il proprio sbaglio.
Ofred. Non v´hà dubio. Tanto più, che è forſe perder
la
riputatione il ſallare?
Credo, che ſia bene perder la ri-
putatione
il voler difender oſtinatamente li errori, mentre
il
primo è debollezza di natura da noi inſeparabile, il ſecon-
do
vitio deteſtabile.
Matt. Eſſendo veriffimo, che anco _in moralibus, ſeptiei in_
_die
cadit inſtus_, io mai mi vergognarò diconfeſſare li miei
errori
;
E credo, che ſia ſuperbia Luciferina il pretender
di
non errar mai, mentre _Non eſt home, qui non peccet._
Io
fallato
molte volte;
e credo, che chi è huomo falli.
poſſo
, che con gran ſtomachezza ramentarmi di quel sfa-
ciatiſſimo
Elogio con il quale Macrobio adula Hippocrate,
&
Aleſſandro Maſſaria Ariſtotile, e Galeno, cioè che _Nec_
_falli
, nec fallere poſſint_, mentre ſappiamo, che anch´ eſſi
hanno
commeſſi manifeſti ſsimi errori.
Cont. Horsù s´apparechi pure di praticare queſte dot-
trine
, e confeſſare li ſuoi sbagli, mentre il Sig.
Manfredi
nel
numero 12.
confeſſa hauer trouato il ſuario medeſimo in
quelli
numeri, che trouato ancor lei;
il quale però dice
non
prouenire dal calcolo, , _Dalli Paralogiſmi, &
is ba-_
_gli
del Matrematico Dialogiſta_.
Matt. Chi di noi sbagli lo da giudicar il mondo, e
3624 veri intendenti delle Mattematiche; non già certi petulan-
teli
squaſcia coda, che per acquiſtarſi credito appreſſo li
merlotti
vogliono diſcorrere, e dar giudicio di quelle coſe,
che
non intendono.
Io per me confeſſo liberamente, che ſe
erro
, e paralogizo in queſto particolare, non mai inteſo
li
primi primiſſimi principij della Geometria.
Sig. Man-
fredimio
, acciŏ che yoi, con tutti gl´altri habbiate inanzi gl´-
occhi
vno ſpecchio, nel quale mirando, potiate ſpecchiarui;
ſono neceſſitato dar queſto guadagno alli ſtampatori, cioè
traſcriuer
l´Argomento del P, Riccioli.
Queſti adunque
nel
cit.
cap. 19. nell´Argomento primo dice così.
Multacorpora græuia dimiſſa per aerem in plano Æquatoris
exiſtentem
, deſcenderent ad terram, cum velocitatis incremen-
toreali
, ac notabili, &
non tantum apparenti. Sed ſi Tellus mo-
uerctur
motu diurno tantum circa ſui centrum, nulla corpora
grauia
dimiſia per aerem in pleno Æquatoris exiſtentem de-
8[Figure 8]
3725 ſcenderent adterram cum velocitatis incſemento reali, ac no-
tabili
, ſed tantum cum apparenti.
Ergo Tellus aut non moue-
tur
, aut non monetur diurnotantum motu.
Proua la maggiore dell´Argomento, nella quale non vi
eſſe
ndo diſſicoltà, paſſiamo alla minore, nella quale, come
bene
dice il P Riccioli, _tota difficultas verſatur_.
Sit itaque, dice egli, ex Telluris centro A, deſcriptus ar-
cus
C D, &
B M, prior tranſiens per turris B C, verticem C,
poſterior
verò per turris pedem B, in plano Æquatoris exi-
ſtentis
:
ſecta verò Terræ ſemidiametro A C, bifariam in E,
deſcribatur
alius arcus ex C, verſus eandem Orient alem pla-
gam
M, qui ſit aut ſemicirculus C I A, aut ſaltem eius portio
tanta
, ut lineæ rectæ ducendæ ex A, ad arcum C D, cadant in
illum
, aut etiam illum ſecent.
Quoniam verò ſupponitur tur-
ris
BC, ad motum ſolius diurnæ vertiginis moueri verſus D M,
æqualiter
, idest deſcribendo ſuo vertice ſuoque pede arcus æqua-
les
in eadem circumferentia, temporibus æqualibus;
diuida-
tur
arcus C D, in arcus æquales quotcumque reſpondentes tempo-
ribus
æqualibus prædictis, puta in arcus C F, F G, G H, H L,
L
D;
& ad puncta diuiſionum ducantur ex terræ centro A, re-
ctæ
lineæ A F, A G, A H, A L, A D.
Ac tandem ducatur ex
centro
E, minoris peripheriæ, rectalinea ad punctum aliquod
communis
ſectionis peripheriæ C I A, cum aliqua prædictarum
rectarum
, puta ad punctum 1.
His deſignatis. Primo dico.
Ofred. Mi perdoni in gratia, Chi è queſto che parla, il
P
.
Riccioli, ò il Galileo?
_Matt. Il P. Riccioli_. Si Tellus moueretur ſolo diurno motu
aliquod
graue dimiſſum ex turris vertice C, in plano Æquatoris
exiſtentis
, deſcripturum ſuo motu naturali portionem lineæ
CTI
, quæ eſſet ad omnem ſenſum circularis, ſeu portio periphe-
riæ
circularis.
Quod ſit oſtendo.
Ofred. Equeſto chi è che dimoſtra?
_Matt. Il P. Riccioli_. Globus argillaceus dimiſſus à nobis ex
verticeturris
C, deſcendit ad terram 4.
ſecundis horarijs, &
ita
vt in ſine primi ſecundi pertranſierit pedes 15.
Romanos an-
tiquos
, in ſine ſecundipedes 60.
in ſine tertij pedes 135. in
3826 quartipedes 240. Ergo per Axioma præmiſſum idem in Æqua-
torefaceret
;
ſeruata autem eadem propor tione numerorum qua-
dratorum
deſcriberet illo tempore lineam ad omnem ſubtilita-
tem
ſenſus circularem, ſpatia enim quatuor ſecundis confecta,
nempe
F S, G T, H V, &
L X, eſſent tanta, quanta eſſe opor-
teret
, ſi linea C S T V X, per eorum extrema ducta debet eſſe
circularis
, &
viciſſim ſi ducatur linea circularis C S T V X, ex
centro
E, &
inueſtigetur quantitas ſpatiorum F S, G T, H V, L X,
inuenitur
F S, vt 1 G T, vt 4 H V, vt 9.
& L X, vt 16. quæ eſt
proportio
quadratorum ab vnitate initorum;
vel ſi primum
ſpatium
F S, ſumatur vt 15.
pedum, inuenietur G T, pedum 60.
& H V, pedum 135 & L X, pedum 240.
Ofred. In gratia facia vn poco di pauſa, elaſci che io mi
proui
ſe bene inteſo.
Parmi, che volendo il P. Riccioli
prouare
, che il graue naturalmente diſcendente deſcriui
vna
linea circolare, conſiderile quatro linee F S, G T, H V,
L
X.
ele ſupponga dalle ſue eſperienze 15. 60. 135. e 240.
piedi, ſpatij paſſati dal graue in 1. 2. 3. 4. ſecondi horarij,
li
quali ſono apunto tanti, quanti è neceſſario, acciò, che la
linea
C S T V X, che paſſa per le loro eſtremità ſia circolare.

E
_vice uerſa_, ſe ſi ſupponerà la C S T V X, circolare, e ſi ricer-
chino
le F S, G T, H V, L X, queſte ſaranno 1.
4. 9. 16 che han-
no
la proportione delli quadrati delli tempi, cioè di 1.
2. 3. 4.
ſecondi
horari.
Onde pigliando F S, come è, di piedi 15.
G
T, ſarà 60.
H V, 135 L X, 240.
Cont. Siamo vniformi nell´intendere, credo poſſi eſ-
ſer
inteſo altrimenti da huomo alcuno, mentre che così, c
non
altrimente egli diſcorre.
Matt. Etio intendo come loro Signori. Hora camina
inanti
il P.
Riccioli, e di quelli ſpatij F S, G T, H V, L X, li
quali
dalle ſue eſperienze eſſer quel numero di piedi ſo-
pradetti
, per l´eſtremità delli quali paſſa il ſuo ſuppoſto arco
C
S T V X, vuole inueſtigare quante di quelle parti conten-
ghino
, delle quali C A, ouero A F, &
c. è 20, 000, 000, 000,
e
diſcorre così.
Quoniam vno ſecundo borario punctum terreſtris
39279[Figure 9] vi diurnæ vertiginis percurrit arcum C F 15. ſecundorum, &
buic
æquales ſunt arcus F G, G H, H L, ſingillatim;
arcus au-
tem
C S, vtpote deſcriptus ex E, bifariam ſecante A C, &

interceptus
ijſdem lineis A C, A F, eſt duplo plurium ſecundo-
rum
, vt oſtendimus cap.
17. num. 8. Idcirco arcus C S, erit ſecun-
dorum
30.
Et cum arcus C G, ſit ſecundorum 30. erit ob eandene
rationem
arcus C T, ſecundorum 60.
ſeu vnius minuti; cum-
que
arcus C H, ſit ſecundorum 45.
erit arcus C V, ſecundorum
90
.
ideſt vnius minuti, & ſecundorum 30. tandem cum arcus
C
L, ſit vnius minuti, erit C X, minutorum 2.
Erunt ergo com-
plementa
A I S, Grad.
179. 59. 30. & A I T, Gr. 179. 59. 0.
& A I V, Gr. 179. 58. 30. & A I X, Gr. 179. 58. 0. Horum verò
chordæ
ordinatim ſumptæ ex ſinibus duplicatis, erunt A S, par-
tium
19999999947.
quarum diameter, ſeu chordæ maxima eſt
20
, 000, 000, 000.
& chorda A T, talium partium
19999999524
.
& chorda A X, 19999999154. quæ chordæ
4028 ſubducantur ex chorda maxima A C, cui æquantur radij AF´
A
G, A H, A L, relinquentur ſpatia F S, partium 53.
G T 212´
H
V 476.
L X 846. At proportio inter hæc eſt omnino qualis
inter
quadrata 1.
4. 9. 16. nam ſi fiat vt primum ſpatium
F
S 1.
ad 4 ita 53. ad aliud, prodibit GT, partium 212. rurſus
ſi
fiat vt F S, 1.
ad 9. ita 53. ad aliud, prodibit H V, partium
476
.
ac tandem ſi fiat vt FS, 1. ad 16. ita 53. ad aliud, prodibit
LX
, partium 846.
Ergo ſi deſeribatur continuè per extrema li-
nearum
à globo illo confectorum curua linea, ſeruata in ſpatijs
proportione
quadratorum, erit illa lineæ circularis:
ac viciſſim
ſi
circularis ſit, ſpatia illa ſeu ſegment a inter lineam illam cir-
cularem
&
arcum C D, interceptæ habebunt prædictam pro-
portionem
.
Ofred. Se adunque io bene intendo, ſe F S, G T, H V, L X,
ſono
15.
60. 135. 240. piedi, C S T V X, è arco di cerchio; e
ſe
F S, è 53.
G T, 212. H V, 476. L X. 846. di quelle parti, delle
quæli
CA, ouero TA, è 20.
000, 000, 000. C S T V X, è arco
dicerchio
.
Matt. Così dice egli tanto chiaramente, che non mi pa-
re
più chiara la luce di mezo giorno.
Adunque ſecondo il
P
.
Riccioli, acciò che F S T V X, ſia circolare, biſogna che F S,
ſia
piedi 15.
e parti 53. di quelle, che F A, è 20, 000, 000, 000.
G T, piedi 60 e 212. di quelle parti. H V, piedi 135 e 470. di
dette
parti.
E ſinalmente L X, piedi 240. e 846. di quel-
le
.
Ofred. coſa manifeſtiſſima. Hora altro da leggere
del
P.
Riccioli?
_Matt. Viſono ancora alcune parole._ Cum igitur graue
illud
per vnicam lineam, ac viam incedat, nec aliam ab ea, quam
extrema
ſpatiorum confectorum deſcribunt, erit illa circula-
ris
, &
idem eueniet ſi tempus deſcenſus non excedat 4. mi-
nuta
temporis, atque adeo ſi arcus totus C L, non excedat vnum
gradum
, vt examinanti chordas, &
complementa chordarum
ad
chordam maximam patebit.
Ofred. Hora intendo come ſi ſaluano li due aſſerti del P.
Riccioli, li quali paiono contradittorij; cioè come il
412910[Figure 10] deſcriua con il ſuo moto la circonferenza, e cada dentro di
eſſa
.
Deſcriue la circonferenza, ſino che ſi muoue non ſolo
per
li 4.
ſecondi horarij, per 4. minuti, alli quali corriſ-
ponde
vn grado di Equatore.
ſi ſcoſta poi da eſſa ſempre
più
, accoſtandoſi al diametro C A.
Matt. Così dice il P. Riccioli, perche eſſaminando F S,
G
T, &
c. intercette ſino al CD, ſuppoſto arco di vn grado
di
Equatore, ritroua che hanno frà ſe la proportione delli
quadrati
delli tempi;
da vn grado in , non ſeruano
più
la medeſima proportione, come egli regiſtra nellà Ta-
uola
poſta nel cap.
17.
Ofred. Se queſto è vero, io interrogarei il Sig. Manfredi.
ſtima V. S. che in verità nel principlo del moto il graue de-
ſcriua
la circonferenza CSTVX, per eſſempio, nelli primi 4,
ſecondi
horarij?
Cont. Supponga lei, che riſponda affirmatiuamente,
4230 ſolo per queſta dottrina del P. Riccioli, con la quale procu-
ra
di dimoſtrarlo, ma anco perche egli medeſimo dice, nel
fine
del numero 18.
facciate 24. e 25. _Perche in eſſo_ (cioè nel
ſiſtema
Copernicano) _ilgraue non diſcenderebbe per eſſi, mæ_
_per
vna linea curua deſcritta per litermini F V X, la quale ſe_
_bene
in rigore Mattematico non è neceſſario, che ſia circolare_
_non
può però ſul principio del moto, e ne´ primi 4.
ſecondi hora-_
_rij
eſſer molto diuerſa dalcircolare, &
c_.
Ofred. Adunque dico io; il ſuo argomento Sig. Manfre-
dinonè
_ad hominem_ contro il Galileo, contro tutti, men-
tre
hauete prouato, che in realtà deſcriue almeno proſſima-
mente
portione della circonferenza, per la quale ſtimate ſi
debba
muouer con moto equabile;
& in conſequenza non
douer
fare diuerſità di percoſſa.
Matt. Parmi che lei d ſcorra bene. credo che per ar-
gomento
_ad hominem_ intenda da vna dottrina del Galileo,
la
quale però è vera, dedurre queſto aſſurdo.
Queſto però
poco
importa;
quì batte il punto. Io vorrei poter diſ-
correre
con il Sig.
Manfredi, e pregarlo, che ſi degnaſſe riſ-
pondere
ad alcune mie interrogationi.
in ſua mancan-
za
faci gratia Sig.
Ofred di di riſpondermi lei ſecondo la ſua
mente
.
Nelli primi 4. ſecondi horarij non deſcriue il mobile l´-
arco
CTX?
Ofred. Cosi dicono egli, & il P. Riccioli.
Matt. F S, ſpatio paſſato in 1. ſecondo horario non è 53.
di quelle parti, delle quali F A, è 20,000,000,000?
Ofred. Queſta è dottrina profumata del P. Riccioli.
Matt. La medeſima FS, non è piedi 15. ?
Ofred. E queſta pure è quella dottrina del P. Riccioli,
che
gli coſta la fatica di tante eſperienze.
Matt. Hora ſe voleſſimo ſapere quanti piedi contiene la
FA
, crede lei, che dalle coſe date lo potreſſimo inueſti-
gare
?
Ofred. O´Dio buono ſe lo poteſſimo ſapere. Già hab-
biamo
date trè quantità, cioè FS, come 53.
parti. FA,
4331 me 20,000,000,000. e FS, come piedi 15. Hora adopran-
do
la regola del trè, e dicendo, ſe FS, come 53.
mi di FA,
20
,000,000,000.
FS, come 15. piedi, di quanti piedi mi
darà
la medeſima FA.
moltiplicando adunque il ſecondo
per
il terzo, e partendolo per il p@imohaueremo il quar-
to
.
Matt. Faci poi lei l´operatione.
Ofred. Hor hora la ſeruo. Se non erro, è qualche coſa
di
più di piedi 5,660,377,358.
Matt. E pure ſecondo la dottrina del P. Riccioli nel lib.
2. dell´Almag. cap. 17. FA, non è più di piedi 25,870,240.
Ofred. Da che naſce adunque tanta differenza?
Matt. Naſce dalla falſità delli aſſerti del P. Riccioli.
Signor
Ofreddi diſcorriamola in vn´altro modo.
Dice il P.
Riccioli che eſſendo CTX, arco di circolo, FS, è 53. di quel-
le
parti, delle quali FA, è 20,000,000,000.
e che FS, è pari-
mente
15.
piedi. Io dico, che non è anco vn quarto decimo
di
vn piede.
Perche deducédo dal cit. lib. 2. dell´Almag. cap.
17
.
l´F A, in piedi, ſarà piedi 25,870,240. ſe adunque FA,
come
20,000,000,000.
mi FS, 53. FA, come 25. 870,
240
.
coſa mi darà ella? Fatti li debiti calcoli la troueranno
meno
di vn quarto decimo di vn piede.
Signor Ofreddi mio, non dicono il P. Riccioli, & il Sig.
Manfredi, che la ſemità del moto ſarebbe in vn minuto di
tempo
, e principalmente nelli primi 4.
ſecondi horarij l´-
arco
CTX?
Ofred, Non dicono anco altro che queſto.
Mart. Io torno à dire quel tanto, che detto nelli primi
diſcorſi
noſtri, che haueſſimo già qualche meſe ſopra ciò,
che
ſarebbc diuerſiſiſſima;
e dinuouo Sig. Ofreddi, quaſi
lei
foſſe il Sig.
Manfredi, torno ad interrogarla. In vn ſe-
condo
di hora non il mobile 15.
piedi Romani?
Ofred. Etioriſpondo di nuouo di .
Matt. Secondo il luogo cit. dell´Almag. FA, non è piedi
25
,870,240?
Ofred. Così ſi caua da quel luogo.
4432
Matt. Adunque ſecondo il P. Riccioli in vn ſecondo ho-
rario
diſcende il mobile per 15.
di quelle parti, delle quali
FA
, è 25,870,240.
Maſe diſcende 15. di queſte, quante
diſcender
à di quelle, delle quali la medeſima FA, è 20,000,
000
,000?
Ofred. 11596 {7/20}.
Matt. acciò che foſſe nella circonferenza di circolo,
biſognarebbe
che foſſe ſolo 53.
Adunque è tanto più baſſa.
E adunque falſiſſimo, che anco nel principio del moto
camini
il mobile per la circonferenza CTX, per vna ſpi-
rale
, che caderebbe tanto più dentro del circolo, come
fatto
vedere in quel trattatello, che publicato di queſte
ſpira
li li giorni paſſati.
S´inganna adunque il P. Riccioli di
gran
lunga, e vn grand´ equiuoco, quando penſa, che
quel
moto ſi facia in qual ſi ſia luogo per la circonfe-
renza
.
Ofre. come ſi è egli ingannato, & in che coſa conſi-
ſte
il ſuo equiuoco?
Matt. Le dirò. Suppone hauer eſperimentato, che li ſpatij
paſſati
in 1.
2. 3. 4. ſecondi horarij ſiino piedi 15. 60. 135. 240. li
quali
hanno la proportioue delli quadrati delli tempi, cioè
1
.
4. 9. 16. Parimente egli trouato, che FS, GT, HV, LX,
hanno
la proportione delli quadrati delli tempi medeſimi
1
.
4. 9. 16. eſſendo eſſe 53. 212. 476. 846. di quelle parti, del-
le
quali FA, è 20,000,000,000.
Trouate le quali coſe, non
ricercato più à dentro, ſubito creduto eſſer queſti
li
ſpatij paſſati.
queſto è vn grandiſſimo equiuoco;
mentre come diſſianco all´hora, è ben vero, che li ſpatij
paſlati
hanno la proportione delli quàdrati delli tempi;

poi
non tutte quelle magnitudini, che hanno la proportio-
ne
delli quadrati delli tempi ſono li ſpatij paſſati;
poiche
liſpatij
paſſati ſono 15.
60. 135. 240. piedi, e quelle inter-
cetre
trà le circonferenze ſono meno di {1/14} {4/14} {9/14} 1 {1/7} di vn
piede
.
Horsù Sig. Conte tiriamo auanti.
Cont. Doppo hauer detto, che lo ſuario ritrouato viene
dalli
paralogiſmi, &
isbagli ſuoi, nel ſeguente ſchema
453311[Figure 11] pone del globo terreſtre eſſer centro A; B, doue terminò la
caduta
del globo dicreta;
C, altezza della torre d´onde
laſciato
il globo;
E, punto in mezo la CA, centro del ſemi-
circolo
;
AC, ſemidiametro dell´arco CL; ASF, ES, AML,
linee
rette;
HO, K R, ſeni verſi delli archi H S, K M, metà
delli
SHA, MKA.
Finalmente _deſcriuaſi intorno al centro_
_A
, gl´ archi BG, per doue ſarebbe traſportato il pauimento della_
_detta
Torre in virtù del moto diurno in vn ſecondo d´hora, nel_
_fine
del quale la palla ſi trouarebbe in S, paſſato lo ſpatio appa-_
_rente
F S, di piedi 15, dei quali BC, è piedi 240_.
Matt. Sig. Ofreddi noti in gratia queſte vltime parole,
perche
ſono miracoloſe.
Vede lei come s´inganna, cre-
dendo
che FS, ſia ſpatio paſſato in vn ſecondo horario di 15.
piedi? Sarebbe la palla più ſotto dell´S, di gran lunga.
Cont. DP, è l´arco di equilibrio del vicino mare Adria-
tico
, doue termina il ſemidiametro della Terra AD;
e DB,
credo
voglia dire, ſij piedi 200.
conforme ſi proua nella
Geografia
del P.
Riccioli. Deſcritta queſta figura,
4634 giamente dalle tauole delliſenine caua nelnumero 13. che
FS
, ſia 53.
di quelle parti, delle quali FA, è 20,000,000,000.
Poi beniſsimo ricerca l´arco CL, in guiſa che LM, intercet-
ta
contenga 11596.
delle medeſime parti, numero già tro-
uato
da lei, etrouà, che l´arco CL.
corriſpondente è di mi-
nuti
3.
ſecondi 42.
Matt. Diſcorrendo egli bene, come lei dicc, paſſiamo
auanti
.
Cont. Segue nel numero 15. _Già m´imagin@, che ogni me-_
_diocre
Geometra ſi accorga del Paralogiſmo del Dialogiſta._
Ofred. Conlorobuona gratia voglio andarmene per li
fatti
miei.
Matt. Eperche?
Ofred. Perche io ſono ſuperfluo in queſti diſcorſi, non-
eſſendo
anco Geometra mediocre, mentre non miaccor-
go
di queſto Paralogi@mo.
Matt. Non parta per queſto Sig. Ofreddi, perche queſte
ſono
parole del Manfredi.
Mi creda pure, che ſe ſi pi-
gliaſſero
tutti li Geometri che ſono ſtati, che ſono, e cheſa-
ranno
, eſiponeſſero in vn Lambicco, eſene cauaſſero´ſpi-
ritidi
ſette cotte, non ſarebbero ſufficienti meno queſti à
conoſcer
Paralogiſmo, mentre non viè.
Vdiamo pure la
gran
proua di queſto.
_Cont._ La proua è perehe le proportioni, che ſono in vna ret-
ta
linea immobile tra tutta eſſa, ele ſueparti, hora preſe in
ſpetie
determinata di piedi Romani, hora diparte aſtratte, e
proportionali
ad vna medeſima retta ſuppoſta diparti eguali
20
,000,000,000.
penſato che vagliano ancora quando la
detta
retta linea diuiene diametro di vn circolo, e ſemidiametro
d´vn
altro, e che la portione di eſſa, trouata per @´Aure regola
nel
quotiente, così in aſtratto, ſia quella, che viene intercetta
trà
li due archi adoperati dal Galileo, e dal P.
Riccioll, l´vno de
gualiè
di 30.
ſecondi, e l´alirodi 15. ſecondi, il che è falſiſ-
ſimo
.
Ofred. Sig. Conte, the ſorte di linguaggio è queſto, nel
quale
legge.
4735 12[Figure 12]
Cont. O queſta è bella. Italiano.
Ofred. Italiano? Mi rieſce tanto ſtrauagante, che non-
mi
poſſo perſuadere, che ſia alcuno di quelli, nelli quali fur-
no
confuſe le lingue delli Edificatori della Torre di Nem-
brot
.
Matt. Io non mai penſato, che queſta quan tità troua-
ta
corriſpondente al ſpatio paſſato ſia l´intercetta trà quelli
due
archi, la quale trouaco, che è molto maggiore;
& al-
tra
è l´operatione con la quale ſitroua l´intercetta, altra
quella
, con la quale ſi troua il ſpatio paſſato.
Io non mi pol-
ſo
perſuadere, che il Manfredi creda quel tanto che dice,
mentre
lo voglio pure credere pratico nella Trigonometria.
E chi non , cſſe in queſta le medeſime linee ſono denomi-
nate
in due maniere, cioè con li numeri di ſeni, tangenti, e
ſecanti
in relatione al ſeno tutto, che ſi pono chiamare nu-
meri
arteficiali;
e con numeri proprij in molte miſure di pal-
mi
, piedi, braccia, &
c. in cognitioni delle quali ſi viene me-
diante
queſte?
Ciò però non fa molto, al noſtro propoſito.
4836 Nel noſtro caſo mi riſponda in gratia Sig. Ofreddi. A C;
ouero A F, ſecondo il P. Riccioli nel cit. luogo dell´Almag.
non
è piedi 25.
870. 240.
Ofred. Tanto ſi deduce da eſſo.
Màtt. La medeſima A F, ſia diametro, ſemidiametro, ò
come
ſi voglia non ſi può conſiderare diuiſa in 20,000,000,
000
?
Ofred. Echilo vieta?
Matt. Non potiamo numerare in A F, piedi 15. ſpatio
paſſato
dal graue in I.
ſecondo horario?
Ofred. E perche ?
Matt. La proportione, che A F, diuiſa in tutti quelli
piedi
alla ſua portione principiante da F, di 15.
piedi, non-
I´ha
la medeſima A F, diuiſa in 20,000,000,000.
alla medeſi-
ma
principiante dall´F, diuiſa in tante di quelle parti?
Ofred. Certiſſimo.
Matt. E perche queſte parti ſaranno 11596. e la FS, in-
tercetta
trà le curue L C, CSM (ſuppoſto CF, arco di 15.
ſe-
condi
, e C S, di 30.)
è ſolo 53. perciò s´inferiſce lo ſpatio paſ-
ſato
del graue in vn ſecondo horario, ſuppoſto queſto eſſer
15
.
piedi, eſſer tanto maggiore della FS; & in conſequenza il
grauenon
muouerſi per CSM.
Cont. Per prouar quanto detto diſopra, dice (ſuppo-
ſto
le coſe date quanto ad AC, diametro, AF, ſemidiame-
tro
, C F, arco di 15.
ſecondi, C S, di 30. FS, è 53. di quelle
parti
, delle quali AF, è 20,000,000,000.)
_Nè in queſt a in-_
_dagine
entrano parti dipiedi, palmi, &
c._
Matt. Tutto veriſſimo.
Cont. Soggiunge, _Vna delle quali, cioè F S, è ſpatio di_
_vn
moto, che non dipende dalla quantità dell´altre in AC._
Matt. Quì è neceſſario ingenuamente che confeſſi di non
intendere
coſa voglia dire.
Se per fortuna voleſſe dire, che
FS
, foſſe vno delli ſpatij paſſati dal mobile, è coſa falſiſſima.
eſſendo tanto maggiore dieſſo.
Cont. Dice poi, che la portione di parti 11596. da lei
trouata
riferita ad AC, diametro, e ſemidiametro delli
4937 chi CL, CSM, cioè LM, è compreſa trà liarchi CL, di min.
3. ſec. 42. e l´arco CM, di min 7. ſec 24. li quali paſſarebbe-
ro
in ſec.
14. & ter. 48. all´hora il graue ſarebbe in S,
lungi
da L, piedi 3285.
il che anco proua.
Matt. Tralaſci la proua, & ogni altra coſa, perche ſe be-
ne
vero, non contro dinoi, che non conſideriamo la linea
11596
.
traſportata in AL, intercetta trà LC, CSM, mànella
linea
FA.
Cont. Dice di più, che ſe lei non voleua conſiderar FS,
come
intercetta trà quelli archi, prender l´FS, così in
aſtratto
, &
c.
Matt. ſempre conſiderata F S, come intercetta frà
quelli
archi;
mai l´hò conſiderata in aſtratto; ma quel-
lo
, che conſiderato in aſtratto è ſtato il ſpatio paſſato di
15
.
piedi, quale non è FS.
Cont. Dice, che in queſto caſo lei poteua prender A C,
ouero
FA, non come diametro, ma ſemidiametro, e ciò più
conuenientemente
, ſupponendolo 10,000,000,000.
hauen-
do
preſo A C, come diametro della Terra piedi 25, 870,
240
.
perche così _facendo haueria trouato conla F S, di_ 15. _piedi_
Matt. Saldo con queſta FS, di piedi 15. Non è me-
no
vn quarto decimo di piede.
Cont. _La ſteſſa F S, di parti 5798. la metà meno di_ 11596.
Matt. Non ſi troua la FS, 11596. il ſpatio paſſato di
15
.
piedi. F S, è più di 53. e quando ſi operaſſe con
10
,000,000,000.
eſſa FS, non ſarebbe 53. ma 26 {1/2}.
Horsù credo, che à ſufficienza ſia manifeſto il sbaglio del
P
.
Riccioli, e del Manfredi, li quali ſi come fanno fare alla
FS
, più parti in Comedia, hora ponendola 53.
hora piedi
15
.
& in conſequenza, lo ſpatio paſſato dal mobile in vn ſe-
condo
horario, così s´ingaunano quando penſano, che li
habbiamo
imitati.
FS, è ſempre 53. di quelle parti, delle
quali
FA, è 20,000,000,000.
maiè 15. piedi, ma meno di
{1/34} di vn piede.
FS, non è lo ſpatio paſſato, ma vna linea
molto
maggiore dieſsa;
la qualeanco è 11596.
5038 parti; eperciò il graue mai è nella circonferenza C S M,
come
viè il punto S, molto ſotto di eſsa.
Dice egli,
che
queſto è ſtato il mio primo sbaglio;
màio dico, che
sbagliato
il P.
Riccioli.
Con. Dice nel numero 16. che il ſccondo ſuo sbaglio è
ſtato
nel prender il ſemidiametro della Terra compreſaui
la
parte della torre di piedi 25,870,240.
ſupponendo, che
il
P.
Riccioli habbia determinato queſti piedi ſenza errore
di
qualche centinaro di piedi.
Ofred. E queſto errore lo pone alla partita del Sig. Pro-
feſsore
?
E non ſi vergogna di dire queſte coſe? Torno bene
à
dire;
Dio mi guardi dal prurito di vole@ oſtinatamente
difender
li errori già commeſſi.
Matt. Che dice caro Sig. Ofreddi? Non ella ridico-
la
?
In vece, che noi ſe lamentiamo, che ne habbia inganna-
ti
, vendendoci vna miſura falſa per bella, ebuona, ſe vuol
egli
lamentar di noi che l´habbiamo ricevuta?
Cont. dice, che l´hà poi corretta nella Geografia,
ponendo
il ſemidiametro della Terra fino alla ſuperficie
del
Mare 23,367,468.
piedi; ben che non anco quefti ſi
deuono
prender come certi, e ſenza errore di alcuni
piedi
.
Ofre. Come egli medeſino confeſsa, che in tutte queſte
miſure
viè sbaglio;
e chi m´aſſicura, che non vi ſia più er-
rore
nella ſeconda miſura, che nella prima?
Cont. Nella Geografia hàvſata maggior diligenza, Di-
ce
di più, che biſogna componer AC, ditrè quantità cioè
di
A D, ſemidiametro terreſtre terminato al pelo del mare
Adriàtico
;
& aggiongerui BC, piedi 240. paſsati dal gra-
ue
in 4.
ſecondi di hora; BD, che è dal pauimento del pog-
giolo
inferiore della Torre Aſinella ſino all´Equilibrio del-
l´Adriatice
, che è piedi Romani 250.
in circa.
Matt. Non voglio ſcuſare queſto mio enorme peccato
bene
mi voglio rauedere, &
operare conforme mi detta il
Sig
Manfredi.
Perciò Sig. Ofreddi moltiplichi in gratia AF,
come
20,000,000,000.
per 15. numero delli piedi del
5139 tio paſsato in vn ſecondo horario, e diuida il prodotto per
23367958
.
numero delli piedi dell´AF.
Ofred. L´hò ſeruita. Il quotiente è 12838. ſaluo er-
rore
.
Matt. noi ſi contentauamo adoprando il primo diui-
ſore
, che foſse ſolo 11596.
Ofred. Tanto adunque, che lo ſpatio paſsato è tanto più
maggiore
dell´FS, di quello che lo poneuamo, e cade più
giù
verſo A, di 1242, di quello particole?
Poſso bene con
maggior
ragione eſclamare, che gran ſuario è que-
ſto
.
Cont. Non però detto il Manfredile coſe ſopradctte,
perche
penſaſse, che il quotiente doueſse eſser 53.
Dice di
più
, _che la quantità miſur at a dal noſtro graue nel primo ſecon-_
_do
borario non dipende dal ſemidiametro della Terra, il quale_
_quantunque
creſceſſe, ò ſcemaſſe di molti piedi Romani non va-_
_riarebbe
il mote di detto graue_.
Matt. Se bene queſta dottrina io la tengo per uera; & eſ-
ſendo
anco tale nulla facia contro di noi;
nulladimeno que-
ſto
particolare e molti giorni, che mi paſſa per la fantaſia.
E proponerei volentieri à tanti nobiliſsimi ingegni, li quali
fanno
eſperienze, che procuraſsero di miſurar litempi, nel-
li
quali graui in mole, eſpetie eguali diſcendeſsero per due
spatij
eguali, in due, e più luoghi poſti in diſtanze ineguali
dal
centro.
Per eſsempio laſciaſsero queſti graui da vna
determinata
altezza poſta ſopra vn´ altiſsimo monte, eda
vna
ſimile altezza poſta vicino al mare.
Io ſtimo, che tro-
uandoſi
varietà, ò circa il diſcender il graue, ſi poteſse
chimerizare
con maggior fondamento qualche coſa circa
la
cagione dell´acceleratione del graue nel diſcendere.
Queſto deſiderio nacque in me Sig. Conte, quando lei nel
paſſato
noſtro diſcorſo chimerizò, che ſuppoſto il moto del-
la
Terra, ſi potrebbe dire, che l´acceleratione naſceſse
dalla
maggiore, e maggiore proportione, che haueſ-
ſe
il moto all´ingiù al circolare, il quale anderia ſcemando
à
proportione, che più s´accoſta al centro.
Quando
5240 foſse, ne ſeguirebbe, che l´empito proueniente dalla grauità
eſsendo
ſempre il medeſimo, e douendo nelle maggiori al-
tezze
contraſtare con moti circolari più veloci, chenelle
minori
, &
haueſse à quelli minori proportioni, che à queſti,
non
potrebbe in tempi eguaii condure il graue verſo il cen-
tro
egualmente nelle maggiori, che nelle minori altezze;

meno
quanto più alto ſi laſciaſse cadere.
Ofred. Oltre che queſta eſperienza è difficiliſſima da eſ-
ſcr
praticata per molti riſpetti, io crederei, che ſuccedeſse
al
contrario;
perche eſsendo la reſiſtenza del mezo quella,
che
impediſce il diſcender del graue;
& eſsendo l´aria più à
noi
vicina più reſiſtente, che la più lontana, per eſſer quella
più
craſsa di queſta;
ne ſeguirebbe, che nelle maggiori al-
tezze
diſcenderebbe più preſto, che nelle noſtre più vicine
al
centro.
Credo, che queſto lo potremo facilmente eſpe-
rimentare
con diletto ſe laſciaremo cadere due ſimili peſi
dall´altezza
d´vna torre nell´aria libera, e dentro la profon-
dità
di vn pozzo di pari altezza:
ſtimo di certo che notare-
mo
tempo maggiore nel pozzo, che nell´aria libera, per eſ-
ſer
l´aria dentro il pozzo notabilmente più craſſa, che fuo-
ri
.
E notino loro Signori quello, che ſentito dire dal
Sig
.
Giacomo Gregorii Scozzeſe eccellentiſsimo Mattema-
tico
.
Diceua egli eſſergli ſtato riferito da quelli, che in In-
ghilterra
cauano il carbone di minera dentro cauità profon-
de
, che iui muouo con gran ageuolezza pezzi grandiſſimi;
li
quali
poi condotti all´ alto non li poſſono muouere ſe non
con
molta maggior forza.
Q eſto credo ſucceda, perche
leuando
il mezo alla grauità aſſoluta del peſo tanto quanto
peſa
vna mole del mezo eguale al peſo;
eſsendo più graue
l´aria
dentro la caua, che fuori;
perciò è più legiero il gra-
ue
nella caua, che fuori.
Hora effendo queſt´aria dentro più
graue
, che fuori, reſiſterebbe più al moto all´ingiù dentro,
che
fuori.
Matt. Queſte mi paìono buoniſſime dottrine. Nulladi-
meno
, già che, come dicono à Roma, vna Prouatura
5341 due baiochi, hauerei piacere, che alcuno faceſſe queſta eſ-
perienza
.
Perche potrebbe dire alcuno, che non ſia tanta
la
differ enza di queſta noſtra baſſa, ma libera a ria, e di quel-
la
alta ſopra il monte, quanto foſſe la diuerſità di quelle ve-
locità
circolari.
In ſomma haurei guſto, che foſſe eſperimen-
tato
, per potermi maggiormente confermare in quello, che
già
, e tengo di certo, che il ſuo, Sig.
Conte, ſia ſtato vn
mero
capriccio, eſsendo fondato ſopra la falſiſſima ipote-
ſi
Copernicana.
Horsù ſeguiti Sig. Conte.
Cont. Seguita in queſto numero à dire coſe ſimili alle
paſſate
;
alle quali eſſendo ſtato à baſtãza riſpoſto, non credo,
che
facia di meſtieri ſoggiunger altro.
Tutto l´Equiuoco
del
Manfredi è, che prende F S, come ſpatio paſsato dal
graue
nel primo ſecondo horario.
Dice però nel fine, che
biſogna impegnarſi in miſurel di piedi certe da vna parte,
ma
incerte dall´altra, pore in dubbio l´eſperienze dell´-
acceleratione
delli graui, che raccontate alla buona memo-
ria
del P.
Caualieri, furno da eſſo approuate con guſto in-
dicibile
.
Matt. Con non minor guſto le habbiamo approuate
ancornoi
, e conceſse come belle, e buone.
Anzi che con-
ceſse
queſte accelerationi al P.
Riccioli, habbiamo dedot-
to
li ſuoi sbagli.
Cont. Nel numero 17. ſeguita à dire, che egli, lei
grandemente
equiuocato;
e dice, _che non baſta da trè quan-_
_tità
diſpoſte nella regola del trè c auarne vn quotiente in aſtrat-_
_to
;
ma biſognatrouare, che babbino la douuta proportione ri-_
_chieſta
alla materia, che ſi tratta_.
Matt. Queſto è certiſsimo. _quid contra nos_?
Cont. Dice, che ſi ſono ingannati quelli, li quali hanno
creduto
, che eſſendo il diametro d´vna sfera di vn palmo, e
quello
di vn´ altra di due, la ſolidità di queſta ſia doppia di
quella
, eſsendo ottupla.
Così eſserſi ingannato Ariſtoti-
le
, il qual credete, che come la grauità, alla grauità, così
foſse
la velocità del cadente alla velocità dell´altro.
E poi
conchiude
.
_Mà non più di queſto_.
5442
Ofred. Sarebbe ſtato meglio non portar anco queſto,
mentre
che non che fare con la noſtra controuerſia in
conto
alcuno.
Cont, Conchiude, che lei non ſtimi, che perciò non lo
tenga
per vn gran Geometra, _perche confeſſa di eſſer tal uol-_
_ta
ancor eſſo inciampato in ſimil diſcorſi, &
eſſer ſtato conſtretto_
_dalla
conoſciuta verità à corregerſi_.
Matt. Lirendo gratie della ſtima, che delle mie debo-
lezze
;
e confeſso, che anch´io ſono inciampato ſpeſiſſimo
in
vaniſſimi diſcorſi;
il paſsato da me fatto, è ſtato vno
delli
più ſodi, che habbia mai fatti;
nel quale ſe dopo
tante
rifleſſioni ancora fallaſſi, vorrei andare à reſtituire al-
la
Natura l´intelletto, che mi dato, per non miſeruir più
di
eſso con tanto vituperio dell´humanità.
Cont. Nelnumero 18. il Sig. Manfredinon vuole riceue-
re
la íua galanthomenagine, mentre lei dice nella pag.
20.
[E concedendoci (per eſser liberale) che le ſue F S, GT,
HV
, LX, intercette trà le due circonferenze habbino la
proportione
delli quadrati dellitempi, non ſi può però in-
ferire
, che ſijno li ſpatij paſsati dal mobile.
] _Non di mi-_
_ſtieri
di liberalità_ (dice egli) _quando viè debito di giuſtitia_,
_e
ſi deue per neceſſità.
Egià ſi è prouato al num. 11. che neceſſa-_
_riamente
le dette linee hannotrà ſe quella proportione_,
Ofre. Se io mi foſſi ritrouato vicino al Sig. Manfredi
quado
ſcriueua queſte parole, per la geloſia, che tengo del-
la
ſua riputatione, li hauerei leuato la penna di mano, ac-
ciò
nonſi faceſse rider dietro dalli Geometri.
Matt. Che forſe l´animo à lei di dimoſtrare altrimen-
te
?
Lo facia Sig. Ofreddi, che così darà à vedere, che non è
Geometra
tanto volgare;
quantunque ſopra lei non hab-
bia
ſaputo vedere quel noſtro paralogiſmo, il quale dice-
ua
il Manfredi eſser tanto ouuio ad ogni mediocre Geome-
tra
.
Ofre. Hor hora la ſeruo con la ſeguente.
5543 13[Figure 13]
PROPOSITION I.
Sia AB, diametro del ſemicircolo ADB, e raggio del quadrante
AEB
;
e dal centro A, ſiano tirati li due ſemidiametri
AFG
, ADC.
Dico, che la proportione di DC, à FG, è ſempre
minore
di quella della duplicata dell´ arco C G B, all´ ar-
co
G B.
SIano prodotte le linee CA, GA, in HK, in guiſa che
ſiano
doppie dieſse, cioè diametri del quadrante AEB;
e parimente ſiano tirate le rette GB, CB, FB, DB, HB, KB.
Liangoli
GBH, CBK, HFB, KDB, ſaranno tutti retti per
eſser
nel ſemicircolo.
Adunque come KC, à CB,
5644 quefta alla C D. Adunque il rettangolo K C D, ſarà eguale al
quadrato
C B.
Nel medeſimo modo il rettangolo H G F, è
eguale
al quadrato B G.
Adunque come il quadrato di C B,
al
quadrato di G B, così è il rettangolo K C D, al rettango-
lo
H G F;
cioè così la linea D C, alla linea G F, per l´altezze
eguali
.
Ma hauendo, ſecondo dimoſtrano molti, & in
ſpetie
il Copernico nel lib.
1. dell. Reuol. Theor. 6. C B, à
G
B, minor proportione dell´arco C G B, all´arco G B;
anco la
proportione
del quadrato C B, al quadrato G B;
cioè la pro-
portione
della linea C D, alla linea G F, ſarà minore della
proportione
duplicata dell´arco C G B, all´arco G B.
Il che
&
c.
Et auertino loro Signori, che ſi bene dimoſtrato Ia
proportione
delle due D C, F G, vale anco dell´A E, D C;
& c.
Hora perche il moto per l´arco B G C, ſi ſuppone equabi-
le
;
onde perciò hauendo l´arco all´arco la proportione del
tempo
al tempo;
& in conſequenza eſſendo la proportione
del
quadrato del tempo al quadrato del tempo duplicata
dalla
proportione dell´arco all´arco;
Anco la proportione
di
D C, à G F, ſarà minore della proportione del quadrato
del
tempo al quadrato del tempo.
Cont. Valoroſo Sig. Ofreddi. Ma io non coſa voglia
intèndere
il Manfredi quando in ſoſtanza ſoggiunge, par-
lando
delle F S, G T, H V, L X, che non ſarebbero nel ſiſtema
Copernicano
li ſpatij paſſati, non diſcendendo il graue per
eſle
, per vna curua deſcritta per li termini S, T, V, X, la
quale
ſe bene in rigor mattematico non è neceſlario, che ſia
circolare
, non può però nel principio del moto eſſer m@lto
diuerſa
da quella, &
c. Hora tralaſciate queſte coſe, che
non
ſono altro, che repliche del paſſato, nel numero 19.
con-
ſidera
quanto è ſtato da lei detto contro quello aſſerto del
P
.
Riccioli, che contro il Galileo; cioè, che la ſemità del
moto
cadeſſe dentro la circonſerenza del ſemicircolo;
e
non
oſtante la demoſtratione da lei addotta all´hora, perſi-
ſte
nell´opinione del P.
Riccioli, dicendo, che l´hà
574514[Figure 14] to il P. Riccioli dalle Tauole delliſeni più certe, e più fon-
date
, che li ſuoi diſcorſi, &
c. Soggiunge però, che non nuo-
cendo
queſto alla forza ſuſtantiale dell´argomento, _ſe li può_
_dare
vn tranſeat_.
Matt. Benche poteſſe il Sig. Manfredi rimaner conuinto
da
quanto diceſſimo all´hora, nulla dimeno più lo confonde-
il detto già pochi giorni nel noſtro Libretto dell´Infinite
Spirali
Inuerſe, oue habbia mo regiſtrata la Geometrica, &

elegante
demoſtratione del Sig.
Giacomo Gregori Scozze-
ſe
;
la qual verità ſi può anco prouare nello ſchema ſupe-
riore
del Sig.
Ofreddi. Sia per tanto la.
5846
PROPOSITION II.
Sein quello Schema hauerà A C, à C S, duplicata proportione
dell´
arco E C B, all´arco C B.
Dico, che il punto S, caderà ſe-
prail
D.
POiche hauendo per la detta prop. 1. E A, alla C D, minor
proportione
dell´arco E C B, all´arco C B;
cioè per il ſup-
poſto
, dell´A C, ouero, E A, alla C S;
ſarà C S, minore della
C
D.
Il che, & c. Mi ſtupiſco però, che il Sig. Manfredi
non
ſi vergogni di perſiſtere nell´approuare l´Ageometrico
modo
di diſcorrere del P.
Riccioli in quelluogò.
Cont. In gratia ce lo manifeſti.
Matt. Quando ſi vuole Geometricamente ricercare il ſi-
to
, e la poſitura d i vna linea, la quale habbia principio, e
fine
, oltre à queſti due punti eſtremi, non biſogna deter-
minare
il ſito di altro punto.
il P. Riccioli nel ricercare
il
ſito di queſta linea determina vn punto nella circonferen-
za
del ſemicircolo, cioè quello, che termina l´arco di vn
grado
.
Onde che merauiglia, che egli habbia sbagliato, ſti-
mando
cader dentro quella linea in parte, che tutta, tutta
cade
fuori?
Cont. Intendo beniſſimo. Hora nel numero 20. conſi-
dera
quel tanto, che lei dice alla pag.
28. cioè, che queſta
ſemita
ſarebbe vna Spirale, che potrebbe deſcriuer per pun-
ti
, &
c. Edice, che con queſto calcolo lei ſuppone l´A B C,
de
25, 870, 240.
piedi; la qual miſura, biſogna corre-
gere
.
Matt. Anco con il numero de piedi da eſſo corretto
chiamato
, ne reſultarebbe pure la ſpirale.
Cont. Dice però, che queſto poco importa. E quà ſi vol-
ge
à diſcorrere ſopra il ridere del Sig.
Ofreddi cagionato
dalla
ſimplicità dell´Ariſtotelico da Monte Polciano, che
rendeua
gratie à tutta la corte celeſtiale de gli Dei, per vna
inſinità
di ſpropoſiti da eſſo ſognati.
Hora da quanto
5947 mi ſcoprire dalle ſue parole, tira egli, come ſi ſuol dire, l´-
acqua
al ſuo molino, e crede, che il Sig.
Ofreddi ſi ſia riſo
del
P.
Riccioli. Dice, che queſti di nuouo ringratia Iddio,
che
li habbia fatto ſouuenire argomenti per trafiggere li
Copernicani
, &
in partico lare il Galileo con le ſue proprie
armi
, e dice.
_E benche intend a beniſſimo, doue vadano à fe-_
_rire
guelle alluſioni contro gli Ariſtotelici, non iſtima però de-_
_gno
della grauità, e moder atione Religioſa riſpondere con al-_
_tritermini
che di vna totale diſſimulatione di tutto ciò, che ſot-_
_to
ſpecie di ricreatione ſi dice nella ſacciata 37.
ſenza riſerbo_
_anco
de ſuperiori ſuoi, perche ad´altris´ aſpetta il difenderli_.
_Anzi meno vuol quì nominarli per vbbidire à porſona, icui_
_cenni
ſtima in luozo di comandamenti_.
Ofred. O quì , che deue hauer luogo quel prouerbio,
che
ogni parola non vuol riſpoſta.
Cont. Nel numero 21. non v´è altro d´oſſeruabile, ſe non
vn
obiettione, che è tale in ſoſtanza.
Il P. Riccioli preten-
de
principalmente di conuincere di falſità il ſiſtema Coper-
nicano
, perche la percoſſa tanto più è maggiore, quanto
che
il cadente viene più alto luogo à proportione.
Hora
lei
diſſimula queſto punto, e non riſponde à propoſito.
Per-
che
quantunqne anco il graue ſi moueſſe acceleratamente,
queſta
acceleratione però non ſarebbe tanta, che baſtaſſe à
queſta
diuerſità.
Matt. Oda Sig. Conte. anch´io, che il principal in-
tento
del P.
Riccioli è di prouare, che la Terra non ſi muo-
ue
, come in verità non ſi muoue;
perche muouendo ſi il ſuo
moto
ſarebbe equabile;
& in conſequenza farebbe da per
tutto
la medeſima percoſſa.
che il moto foſſe equabile,
ſi
proua in queſto luogo, perche ſi muoue per linea circola-
re
.
Quando adunque io facio vedere, che non ſi muoue
per
linea circolare;
dimoſtrando falſo il fondamento di tut-
to
il d ſcorſo, rouina ogni coſa.
Etanto mi baſta dimoſtra-
re
ſin hora.
Quando poi ſi ſaranno paſſi maggiori, come ſi
fanno
nell´argomento regiſtrato nell´Aſtronomia Riforma-
ta
, &
io m´innoltrarò con riſpoſte maggiori. Haurei
6048 an@h´ in queſto luogo dar quella riſpoſta, che data iui;
cioè che quantunque il moto compoſto del circolare, & al-
Pingiù
foſſe equabile, nulladimeno hauereſſimo la diuerſità
della
percoſſa;
perche procedendo queſta dalla direttione
all´ingiù
, e ſecondo queſta mouendoſi acceleratamente ſe-
condo
li quadrati delli tempi;
deuono ſeguire le maggiori
percoſſioni
ſecondo quella proportione.
Non creda adun-
que
il Sig.
Manfredi, che anco quando foſſe vero, che il mo-
to
compoſto del graue foſſe equabile, &
anco fatto per cir-
conferenza
di circolo, non per queſto non ſi poteſſe ſaluare
la
diuerſità della percoſſa.
Non però, come detto,
dato
in queſto luogo quella riſpoſta, perche non è neceſſa-
ria
.
Poiche fondando il P. Riccioli ogni coſa ſopra il mo-
to
per linea circolare;
moſtrandoſi falſo queſto, non occor-
re
dir altro.
Poſſo adunque ragioneuolmente non hauer in
queſto
luogo in conſideratione queſto punto, quale yiene _ex_
_profeſſo_
conſiderato, e moſtrata la ſua vanità nel proprio
luogo
.
Sig. Conte ſeguiti.
Cont. Non cura il Manfredi delli altri argomenti por-
tati
dal P.
Riccioli, e da lei dimoſtrati di niun valore,
perche
forſe conoſciuta la loro fieuolezza per poter ri-
ceuer
difeſa.
auanti, che paſſi à riſpondere à quelle co-
ſe
dette da noi nel Dialogo ſecondo, nel numero 22.
ſà pon-
deratione
ſo pra certa ſua proteſta circa la falſità del ſiſtema
Copernicano
.
Dice, che ella non arreca alcuna ragione,
che
facia contro il moto della Terra.
hauendo lei ri ſ-
poſto
à queſto punto à ſufficienza nel principio di queſto
ragionamento
, non occorre riſponder altro.
E credo, che
eſſendo
l´hora tarda, ſarà bene rimetter il reſto à dimani.
Matt. Queſte tante repliche, ſopra queſto punto mi co-
minciano
à conturbare;
ſi facia però come comandano.
Dimanile ſtarò attendendo.
6149 15[Figure 15]
DIALOGO QVARTO.
MATT. Molto meſto la vedo Sig. Ofreddi queſta ma-
tina
.
Gl´è forſe accaduta qualche diſgratia?
Ofred. Li par poca diſgratia quella da hieri, nella quale
ſono
incorſo per vn poco diridere, ſenza che me n´accadeſ-
ſero
delle altre?
Matt. E lei Sig. Ofreddi ſi affanna per queſte bagattelle?
Altre coſe dice contro di meil Sig. Manfredi; & in altro mi
vorrebbe
frezzare.
Io l´intendo beniſſimo; e tacito conſi-
dero
il ſuo modo di procedere in vna diſputa litteraria;
e à
luogo
, e tempo mi ſeruo del prouerbio, che ogni parola
non
vuol riſpoſta.
Lo compatiſco però; perche non hauen-
do
ragioni efficaci da addure, vuole almeno dire qualche
coſa
.
Cont. Molto ci reſta da leggere; perciò non perdiamo
tempo
Nel numero 23.
reſpondendo ad alcune parole del
Sig
.
Profeſſore poſte nella pag. 67. dice primieramente,
che
la ſua Aſtronomia Riformata è diuerſiſſima dall´Al-
mageſto
.
Matt. Lo confefſo anch´io; perche dopo hauerla com-
prata
, l´hò ſtudiata con mio gran piacere, &
vtilità.
Cont. preueduto queſta ſua confeſſione; perche in
ricompenſa
ſi duole, che leinon habbia ſtipendio molto
maggiore
diquello, che .
Matt. Lirendo humiliſſime gratie del ſuo corteſe affetto
lo
ſti pendio però, che dalla munificenza del mio Pren-
cipe
naturale ſupera di gran lunga li miei meriti, e le mie
qualità
.
E ſe bene il P. Riccioli, & il Sig. Manfredi me
6250 ſanno conſumare buona parte in confutare queſie loro ra-
gioni
;
ciò poco importa, purche la verità campeggi, e li
ſemplici
reſtino deſingannati.
Cont. Poi diſcorre ſopra la grandezza delle opere com-
poſte
dal P.
Riccioli. Dice che egli voluto raccogliere
il
buouo, e il meglio dalli altri, acciò il Lettore haueſse vn
intiera
Libraria;
e coſe ſimili.
Matt. Sia pur benedetto il P. Riccio li, e chi l´hà inſpira-
to
à componer quefti ſuoi libri pieni d´infinite coſe belle, e
vere
;
contenendo eſsi vn immenſità d´eruditione. E per-
che
dice Plinio _Benignum eſſe, &
plenum ingenui pudoris fa_-
_teri
, per quos profeceris_;
10 confeſso, che queſti ſuoi libri ſo-
no
la mia man dritta;
perche douendo fare le lettioni in que-
ſto
ſtudio, in eſsi trouo coſe infinite, e diligentemente re-
giſtrate
.
E ſe bene eſſi contengono quelle ragioni inſuffi-
cienti
, inneficaci, e paralogizanti, le quali habbiamo conſi-
derate
;
quatro grani di Loglio non deuono in conto alcuno
pregiudicare
ad innumerabili miſure di puriſſimo formen-
to
, che contengono.
Cont. Dice nel numero 24. che lei poteua tralaſciare
tante
conſequenze, &
c. e che poteua leuare quelle parole,
che
dice [Parmi che alcuno poteſse ſoſpettare, che queſto
Autore
, per hauer la vera opinione ſtimi tanto tutto quello,
che
dice, che ſia quaſi ſacrilegio il contradirci.
] Dice che,
_Per
trarre dalle premeſſe queſta conſequenza non baſtarianog li_
_argani
di Demetrio Poliorceta, le machine di Archimede_.
cioè, che perche non habbia voluto nominare quelli due
ſuoi
amici, che ſi ſono oppoſti alle ſue ragioni, ſtimi eſser
ſacrilegio
il contradirle;
nega queſta conſequenza con´vn
Oibò
.
Ofred. Et io ſtimo, che chi ſoſpettaſse ciò non foſse cosi
ſuori
di ragione, e che poteſse trarre quella confequenza
con
aſsai meno ordegni di vn filo di Ragnina, mentre vedo,
che
chi contradice à queſte ſue gran ragioni, viene ſubito
ſpacciato
da Coperniciſta.
Et quel pouero ſuo amico, il
quale
non voluto nominare, che diceua contanta
6351 che la percoſsa prouenirebbe dal moto in quanto è diſcen-
ſiuo
, e ſubito deſcritto per _Copernic anæ hypotheſi nimis @@_
_dictus_
.
Matt. O´queſta che mi pare vna conſequenza, che
merita
l´Oibò;
e che per trarla dalle premeſſe non baſteria-
no
tuttti li in ſtrumenti Mecanici ſemplici, e compoſti.
L´a-
mico
del P.
Riccioli s´oppone alle ſue ragioni, e dice, che la
percoſſa
fatta dal graue cadente non ſarebbe dal moto cir-
colare
, ſe la Terra ſi moueſſe, prouenirebbe dal moto di-
ſcenſiuo
;
adunque _eft Copernicanæ hypotheſi nimis addictus_?
Oibò, oibò, oibò.
Cont. In gratia tralaſciamo per hora queſte conſequen-
ze
, &
c. perche intendo aſſolutamente, che le repigliamo
à
ſuo luogo, per quella terza cagione regiſtrata nella lettera
al
Lettore, che diſſi eſſer troppo brutta.
Matt. Faciaſi come lei comanda; e tralaſciamo anco ho-
ra
, per ſempre tutto quello, che dice nel numero 25.
dando-
gli
anco ragione, ſe la vuole, per non contraſtare.
Il noſtro
principal
intento è vedere la validità di quelli argomenti
Fiſicomattematici
, e conſiderare quanta euidenza habbi-
no
.
Le coſe appartenenti alle ſacre Scritture le honoro, e
venero
con il più profondo del mio cuore, memore che
_Pelagus
eſt ſacra Scriptura_ dice S.
Gregorio Papa, _vbi Ouis_
_peditat
, Camelus natat;_
e che _Zui ſerutator est maiestatis_
_opprimetur
àgloria_.
Io non facio profeſſione di Theologia,
e
di Sacra Scrittura;
nelle quali quel tanto, che appar-
tiene
ad vn Chriſtiano Cattolico.
Li ſenſi più reconditi ſo-
no
per li Theologi, e Scritturiſti, li quali hanno hauuto que-
fta
vocatione.
Io facio profeiſione delle Mattematiche; e
non
tratto che di ragioni Mattematiche, ò Fiſicomattemati-
che
.
Se io mi voleſſi ingerire in coſe ſcritturali, haurebbe
alcuno
ragione dirinfacciarmi, _Ne ſutor vltra Crepidam_.
Tralaſciamo adunque Signori miei tutte queſte coſe, e con-
ſideriamo
quello, che appartiene al noſtro principal in-
tento
.
Cont. Nel numero 26. riferiſce la prima
6452 del P. Riccioli al cap. 17. dell´ Aſtron. Riform. che habbia-
mo
conceſsa à cart.
73. Torna à replicare molte coſe, che
dette in varij luoghi.
Ofred. Non è bene, che l´imitiamo noi con il replicare
le
medeſimer iſpoſte.
Cont. Nel numero 27. riferiſce la ſeconda ſuppoſitione
del
medeſimo P.
Riccioli nell´iſteſſo luogo, e aggiunge
vna
narratione dell´eſperienze fatte dalli PP.
Riccioli, @
Grimaldi
.
E perche il Sig. Profe@@ore conceſſa queſta
ſuppoſitione
, l´ammoniſce à tenerſela bene à mente.
Matt. Non ſi dubiti, che ſe bene po ca memoria, non
mi
ſcordarò quanto conceſſo vna volta.
Ofred. E ſe per ſorte ſe lo ſcordaſſe, ce lo ramenterò io.
Cont. Nel numero 28. confeſſa il Manfredi nelli calco-
letti
del P.
Riccioli eſſerui qualche errorutio, ò cadutogli
dalla
penna, ò del ſtampatore, il quale noi ſi ſareſſimo ver-
gognati
di ponerli à conto.
Di più recitale altre trè ſup-
poſitioni
del P.
Riccioli, le quali già liconcedeſſimo.
_Nel numero 29. recita l´argomento del P. Riccioli nel_
_medeſimo
luogo pag.
83._ Si T ellus diurna reuolutione moue-
retur
, Globus argillaceus.
vnciarum 8. ex altit udine Romano-
rum
pedum 240.
per aerem quietum dimiſſus, obliquo deſcenſis
in
terram delaberetur abſque incremento reali, ac Phyſico velo-
citatis
, vel certè nunquam tanto, quanta eſt proportio percuſ-
ſionis
per caſum ex dicta altitudine factæ.
_E dice eſſer nel_-
_P
originale del P.
Riccioli,_ quantam requirit proportio,
&
c.
Per prouar queſta propoſitione, nella quale conſiſte il
fondamento
d´ogni coſa, eſplica il ſeguente ſchema, nel
quale
T, centro della Terra;
T A, ſem diametro; B A,
240
, piedi Romani paſſati dal Globo in vn ſecondo hora-
rio
, &
altezza della Torre Aſinella; BD, arco di vn minu-
to
di Equatore diuiſo in 4.
archi eguali BH, HI, IK, KD; HT,
IT
, KT, DT, ſemidiametri ſecanti l´arco AC, in quatro
eguali
, &
c. HL, ſia 15. piedi; IM, 60. KN, 135. DC, 240.
BL, LM, MN, NC, lince rette.
6553 16[Figure 16]
Dice poi, che nella pag. 76. lei ſi conſola, dicendo [Lo-
dato
ſia Dio, non ſarà dunque più circonferenza di circolo.
]
Dice
, che la conſequenza zoppica, perche non le ſuppone
rette
in rigore geometrico, curue inſenſibilmente diffe-
rente
da quelle;
e tali ſarebbero nelli primi 4. ſecondi ho-
rarij
ſe foſſero di curuità circolare;
ma dice; _non è però, che_
_ſia
circolare, potendo eſſer ò parabolica, ò ſpirale come vuole it_
_Dialogiſta
._
Matt. neceſſario, che torni à conſolarmi di nuouo, e
dica
;
Lodato ſia Dio, che il Sig. Manfredi ſarà di nuouo
neceſſitato
à confeſſare, che non ſarà circolare;
e ciò dalle
coſe
poſte in queſto luogo.
Prima però oſſeruino le ſue
6654 roleſoprapoſte. Dice, @on è peròche ſiacircolare. potendo
eſſer
, ò parabolion, ò ſpirale, &
c. ſinhoranon voluto
dimoſtrare
tutto il contrario?
E poifalſo, che poſſa eſſer
parabolica
, dineceſſità ſarà ſpirale.
Vedendo adunque
contradir
tanto àſe ſteſſo il Sig.
Manfredi, per non potermi
perſuadere
, chenon intendi quello, che dice, ſempre
più
mi perſuado, che ſivoglia burlar dinoi.
Ofred. Io in queſto luogo voglio interpretare la ſua men-
te
, riducendo li ſuoi detti in buon ſenſo.
Credo, che vo-
glia
così intendere.
Che eſſendo, ò circolare, ò paraboli-
ca
, ò ſpirale, nel principio del moto nelli quatro ſecondi
horarij
ſarà inſenſibilmente differente da quelle quatro li-
neerette
.
Matt. Beniſſimo Sig. Ofreddi. Già adunque, chelei
I´Auocato
per il Sig.
Manfredi, ſi compiacia riſponder per
eſſo
.
Meutre che li archi B H, HI, & c. ſono di 15. ſecondi
I´vno
, e che HL, è 15.
piedi, IM, 60. & c. io dimando ſe fa-
cendoſi
ſopra il diametro BT, il ſemicircolo, queſto paſſa-
rebbe
per li punti L, M, N, C;
e quante ſarebbe HL, di
quelle
parti, delle quali H T, è 20,000,000,000?
Ofred. Mentre in queſto luogo ſono date le medeſime
coſe
, che ſono date in quell´argomento dell´ Almag.
cioè
archi
, e ſpatij paſſati, biſogna dire, chelipunti L, M, N, C,
ſarebbero
nella circonferenza del ſemicircolo, almeno proſ-
ſimamente
;
e che HL, ſarà 53. di quelle parti.
Matt. Così giudico ahch´io, quando il Sig. Manfredi
non
voglia contradir à ſe medeſimo.
Hora ricorriamo alla
proua
del ſeſto ſuppoſto del P.
Riccioli poſta dal Sig. Man-
frediſopra
, cart.
37. e 38. Non diceiui, che HB, chorda di
15
.
ſecondi è 7262205 2. di quelle parti, delle quali il rag-
gio
del gran Canone del Pitiſco è 1000,000,000,000?
Ofred. Certo che lo dice.
Matt. Non dice anco, che è 1700. piedi?
Ofred. Signore.
Matt. Quante adunque di quelle parti di quel gran rag-
gio
ſarà HL?
6755 17[Figure 17]
Ofred. Laregola del trè glie lo dirà. Perche la propor-
tione
, che HB, 1700.
piedi, à HL, come 15. piedi, la de-
ue
hauere HB, come quelle parti, à HL, come quelle parti.
Moltiplicando adunque il ſecondo per il terzo, e partendo-
lo
per il primo, il quotiente, che ſarà proſſimamente
640782
, farà il numero di quelle parti.
Matt. Eſetroncaremo quel gran raggiodi due note, in
guiſa
che ſia ſolo 10,000,000,000?
Ofred. Sarà 6408.
Matt. E ſe radoppiaremo ilraggio, ſi che ſia 20, 000,
000
,000?
Ofred, Sarà 12816.
6856
Matt. E pure ſe il punto L, da eſſere nella circonferen-
za
non può eſser più di 53.
Vedè Sig. Ofieddi ſe il Sig.
Manfredi può dire coſe più puwide? Hora ſeguiti Signor
Conte
.
Cont. Nel numero 30. ritroua nel modoſuo la quantità
delle
B L, LM, &
c. E dice BL, eſser piedi 1700: 1. LM,
1700
:
5. MN, 1701: 1. N G, 1702: 2.
Nelnumero 31. pone ilnumero delli piedi trouati da lei
con´altra
methodo.
Matt. Trouati in vn modo, o nell´altro pocoimporta.
Cont. Nelnumero 32. dice, che dal vedere, che vno ſpa-
tio
non eccede l´altro di vn piede, onde non vi è accelera-
tione
di momento, che poſſa paragonarſi con la diuerſità
della
percoſſa, hebbe ragione diconcludere con queſte pa-
role
.
_Phyſicè tamen perinde eſſet, ac ſivniformi æqualitate de-_
_ſcendiſſet
._
Quà eſclama. _Che dirà quì il Dialogiſta?_ E per-
che
non baſta eſclamar vna volta ſola, ci aggiunge la ſecon-
da
.
_Che dirà?_ Poi riferiſce alcune ſue parole poſte nella pag.
81. cioè [Pouero il mondo, ſe mouendoſi la Terrà, foſſe
ilmedeſimo
.
Midica in gratia Sig. Ofreddi. Crede ella, che
ſe
con moto equabile lanciaſi queſto Calamaro nel capo ad
alcuno
, che li farei ſeruizio] Interroga poi poco dopo.
_Ma_
_quando
mai il P.
Riccioli detto, che per mouer ſiegualmente vn_
_mobile
contro vno ſcopo fermo, ò non fuggitiuo tanto quanto bi-_
_ſognarebbe
, non lo colpiſce conpercoſſa ſenſibile?_
Ofred. Io non , che habbiamo mai detto, che egli così
habbia
detto;
onde non vedere d´onde caui queſta inter-
rogatione
.
Matt. Quà ingenuamente confeſſo, che in quelle mie pa-
role
non mi ſono eſplicato à ſufficienza.
E ſe bene però cre-
do
, che cadauno poſſa hauer tanto diſcorſo, che vaglia pe-
netrare
li miei ſenſi, nulladimeno parlerò più chiaro;
e que-
ſta
è la ſoſtanza.
Voi P. Riccioli ditte, che nel ſiſtema Co-
pernicano
nel diſcender il graue farebbe per la retta, ò cur-
ua
BL, pie di 1700.
in vn ſecondo horario. Pouero il mon-
do
ſe percoteſſe con tutta queſta velocìtà ilſottopoſto
695718[Figure 18] nel punto L. Sicome pouero, emiſero ſarebbe quello, che
foſſe
neceſſitato, ſtando immobile, ad aſpettare ilmoto cir-
colare
della cima della Torre, benche equabile.
Nonrice-
uendo
adunque il ſottopoſto piano tutta la percoſſa proue-
niente
da tutta queſta velocità, vna minima particella;
& eſſendo vero, che quelle coſe, le quali ſi muouono egual-
mente
verſo la medeſima parte non ſi percuotono, e fanno
l´iſteſſo
come ſe non ſi moueſſero;
biſogna adunque dire,
che
quelmoto, il quale cagionarebbe la percoſſa nel ſotto-
poſto
piano foſſe quello, del quale eſſo non ſi muoue.
Ho-
ra
il mobile ſi mouerebbe di due moti prouenienti da due.

diuerſi
principij;
cioè circolare proueniente dalla
7058 ne cagione del moto diurno della Terra, e dello all´ingiù
deriuato
dalla grauità.
Il primo non effetto alcuno nel
ſottopoſto
piano;
perche il graue arriuato in L, ſi mouerebbe
circolarmente
la medema velocità del ſottopoſto piano.
Quello adunque, che farebbe effetto, ſaria il moto all´ingiù
del
graue proueniente dalla grauità, del qual moto è to-
talmente
priuo il ſottopoſto piano.
queſto moto all´in-
giù
originato dalla grauità, ſiaccelera conforme la propor-
tione
delli quadrati delli tempi, e non è equabile;
adunque
deue
anco cagionare diue@ſe percuſſroni;
& c. Queſto è il
mio
diſcor ſo.
Che dite adunque Sig. Manfiedi? Voi ad-
ducete
in campo con il P.
Riccioli il moto per linea curua, il
quale
riſultarebbe dalla compoſitione di quelli due moti,
quando
la Terra ſi moueſſe, quaſi che queſto habbia che fa-
re
con la percoſſa;
queſta è vn nulla in paragone di
quello
douerebbe eſſere, quando da eſſo foſſe cagionata,
mercè
la ſua gran velocità.
Non cagionando adunque
queſto
la percoſla, meno che fare coneſſo la ſua equa-
bilità
.
Cont. Nel numero 33. dice in ſoſtanza, che il moto del
graue
ſarebbe equabile, &
accelerato in apparenza, non
alli
occhi dichi foſſe fuori della Terra, &
Aria terreſtre,
all´occhio
di chi ſi moueſſe con la Terra.
E perche queſta
la
riſpoſta, che diede all´hora per parte del P.
Riccioli il Sig.
Ofreddi, e lei interrogò, che coſa foſſe queſta apparenza, e
fe
_in rei veritate_ quando il graue foſſe nelli punti L,M,N,C,
foſſe
lontano dalli punti H,I,K,D, per le rette HL, IM, &
c.
al
che riſpondendo il Sig.
Ofreddi, che ſarebbe lontano
_in
rei veritate_, queſta riſpoſta è lodata dal Sig.
Manfredi,
dicendo
, _Gli riſponde, e moliebene l´ofreddi._
Ofred. Hora , che gliporgo la mapo, e mi ſcordo di
quel
negotio delli ſuperiori.
Cont. E perche lei foggiunge [Adunque fiſicamente ſi
ſarebbe
moſſo all´ingiù conmoto accelerato ſecondo li
quadrati
de tempi,] ſoggiunge anch´egli.
_Queſta conſe-_
_quenza
è tantofalſa, quantofalſo, che il mobile ſi moueſſe
715919[Figure 19] _mente allo ingiù per quella, ò quelle linee rette perpendicolari_,
_nelle
quali apparirebbe l´acceler atione ſecondo li quadrati de_
_tempi_
.
Matt. noi diciamo, che l´è veriſsimo, che il graue ſi
mouerebbe
real nente allo ingiù per la perpendicol are
traſportata
dal moto diurno;
adunque, & c. Così habbia-
mo
all´hora prouato, e dinuouo confermaremo.
Cont. Dice poi, eſser altro trouarſi nei punti L, M, N, C,
delle
perpendicolari H T, I T, &
c. & in eſſe trouarſi il mo-
bile
tanto lontano, quanto ſono li ſpatij HL, IM, &
c. (le
quali
coſe ſono veriſsime,) &
altro l´eſſerſi moſlo per quel-
le
linee;
il che poi è falſo. Et in confirmatione porta
7260 ne parole del Galileo, da elso in ciò lodato.
Ofred. Vedono Signori? Chi vuol eſser lodato dal Sig.
Manfredi, biſogna dir à ſuo modo.
Matt. anch´io, che altro è eſser in quelli punti lonta-
no
da quelli della circonferenza per quelle diſtanze, &
al-
tro
eſserſi moſso per quelle linee.
perche non ſi può eſ-
ſer
in quelli punti, lontano da quelli altri per quelle diſtan-
ze
, quando il graue non ſia realmente diſceſo per quella
perpendicolare
fiſica traſportata per tutte quelle altre;
per-
ciò
precedendo la diſceſa come cauſa dell´ eſser in quelli
punti
, ſi riſponde così.
Che che dica poi il Galileo, che
honoro
, e venero, ſtimo, che non poſsa eſser vero, ſe non
quello
, che dico io.
_Cont. Portá poi vna ſimilitudine à ſuo propoſito_. E chi
può
mai dire con verità, che le parti della circonferenza di vna
ruota
girante, circa il ſuo aſſe immobile, come le raote de gl´ho-
rologi
, ò de gli aguZza cortelli, per diſcender dal ſommo ver ſo
il
piano dell´OriZonte, e trouarſi in diuerſi punti de perpendico-
lari
imaginariamente tir ate all´ OriZonte per queſto camino per
quelle
deſcriuendo vn moto retto oltre il circolare?
Oſred. Queſta mi pare vna ſimilitudine, che zoppichi
tanto
, che non quali ſoſtegnila poſſino far ſtar dritta anco
per
vn poco.
Matt. Haurebbe qualche ſimilitudine, quando girando
la
ruota circa il proprio centro, vn graue diſcendeſse verſo
quello
, e foſse portato in giro da vn ſuo ſemidiametro.
_Cont. Hora dice egli, che_ Può bene vn mobile ſcender
all´ingiù
in virtù della ſua gr auità, &
eßer portato da vn´al-
tro
mobile à trauer ſoin guiſa, che ſi muoua eſſo con moto retto,
e
ſia portato dall´ altro obliquamente.
Matt. Hora queſto medeſimo ſuccede nel caſo noſtro;
perche il mobile ſi muoue allo ingiù moſso dalla propria
grauità
, &
è portato in giro dal moto diurno.
_Cont. Nega però, che_ vn iſteſſo mobile poſſi con due moti
reali
caminare eſſo ſteſſo continuamente per vna via, che inſie-
me
ſiaretta all ingiù, e curua à trauerſo;
màſibcne per
7361 curua piegata all´ingiù, e tale, che inſieme giri, e diſcenda.
Matt. Vn mobile medeſimo può muouerſi all´ingiù in
virtù
della grauità;
ragirarſiin virtù del moto diurno; e
da
queſti due moti fiſici, ereali prouenienti da due princi-
pij
fiſici, e reali, e diuerſiſſimi, come quelli, che l´vno può
ſtare
ſenza l´altro, reſultarne vna terza linea curua nel ſpa-
tio
mondano.
Ofred. Seio bene inteſo le parole del Sig. Manfredi
ſoprapoſte
, può eſser vero queſto, quando che vn mobile
foſse
moſso con due moti, vno proueniente da virtù intrin-
feca
, l´altro da forza eſtrinſeca;
ma che ambidue queſti mo-
tiprouenghino
da principio intrinſeco, ò queſto .
Se il
graue
diſcende per la propria grauità, e ſia portato in giro
da
virtù eſtrinſeca, bene;
che tutti due li principij mo-
uenti
ſijno intrinſeci non può ſtare.
Matt. Io non vedere, che differenza vi poſſi eſsere, ſij-
no
li principij intrin ſeci, ò eſtrinſeci, pure che trà ſe ſijno di-
ſparati
, e diuerſi.
Vn ſolo principio mouente non può mo-
uer
che ad vn modo;
due diuerſi in due modi, e da queſti
due
moti ne può re ſultare vn terzo.
notino in gratia loro Signori vn penſiero, che mi è na-
to
ho hora.
oſseruato più volte, che cadendo vn graue
dall´alto
, quaſi mai mantiene quel ſito, che haueua nel prin-
cipio
del moto quanto alle parti del mondo, ſi ragira, e
varia
.
ſempre creduto, che queſta titubatione gli foſse
cagionata
dal mezo, che reſiſte alla diuiſione, e cacciamen-
to
dal proprio luogo.
Hora credo, che ſi poſſi anco indaga-
re
vn´altra cagione, &
eſperimentare ſe tale ſia. Tutti que-
ſti
noſtri corpi, come ſobole della Terra, credo che parteci-
pino
della virtù calamitica, in virtù della quale hanno li lo-
ro
Poli, con li quali ſi regolano alli Poli del mondo;
in alcu-
ni
queſto effetto è maniŕeſti ſſimo, in altri meno, in altri inno-
ſeruabile
.
Hora potrebbe eſsere, che il graue cadente titu-
baſse
, e ſe ragiraſse in ſe ſteſso per aggiuſtarſi alla propria
poſitura
, che richiede la ſua natura, e ſito;
Quelli che atten-
dono
ad eſperienze potrebbero con diletto, e frutto
7462 uar queſto, laſciando cader da alto pezetti di Calamita, ò di
Ferro
, ò facendoli anco ſcender per acqua, ò altri liquidi, e
notare
ſe ſi aggiuſtaſsero, per quanto poteſsero, al ſuo ſito
naturale
riferito alli Poli del mondo.
Come detto, que-
ſto
penſiero mi naſce hor hora;
e ſe bene non per eſperien-
za
.
che così debba ſuccedere, lo detta però la ragione, & il
diſeorſo
mi perſuade, che ciò non ſia improbabile.
Ofred. quando anco ciò ſuccedeſse, coſa ne acquiſta-
rebbe
al noſtro propoſito?
Matt, Non tocco queſta dottrina, perche quando così
non
ſuccedeſse, non foſse vero quanto habbiamo detto di
ſopra
;
perche maggiormente ſi veriſicarebbe, che quan-
do
li princ ipij ſono diuerſi, poco importa, che ſijno intrinſe-
ci
, ò eſtrinſeci, acciò ogn´ vno di loro facia il ſuo officio;
perche in queſto caſo, la grauità, e virtù giratiua verſo i Poli
del
mondo nel corpo cadente ſono ambidue principij in-
trinſeci
, e pure fanno il loro effetto nel medeſimo tempo, l´-
vno
di condure allo ingiù, l´altro di diriger alli Poli.
Ofred. Se bene parmi degna di conſideratione la dottri-
na
motiuata, nulladimeno 10 credo, che ſia neceſſaria
per
conſirmare queſta propoſitione, che io ſtimo euidentiſ-
ſima
.
Cadono infiniti, per loro ſciagura, da qualche altez-
za
.
La grauità li porta al precipitio; e pure poſſono nel ca-
dere
muouere con la virtù animaſtica tutto, ò parte del cor-
po
.
Queſti due moti diuerſinel medeſimo mobile ſono da
principij
intrinſeci diuerſi.
Matt. Souuienmi di vn eſſempio mediocremente confa-
ceuole
à queſto propoſito.
oſſeruato ſpeſſe volte à Ve-
netia
gettarſi giù dalli Ponti li huomini per nuotare nell´-
Acqua
l´Eſtate.
Et oſſeruato con diletto, che nel lanciarſi
alzano
le braccia dritte al Cielo;
e quando ſono vicini all´-
Acqua
prendono con le mani vnite le genocchia, &
in que-
ſta
guiſa ranichiati in vn groppo cadononell´ Acqua, e co-
vniti, e raccolti euitano la grandezza della percoſſa nel-
l´Acqua
, che in altra guiſa più li offenderebbe.
Hora nell´-
abbaſſar
le mani già alzate per préder le ginocchia, il
7563 cio facendo centro nell´attaccatura con la ſpa Ha, come ſe-
midiametro
deſcriue vn ſettore di circolo La mano adun-
que
ſi muoue circolarmenre per la virtù animaſtica;
diſcen-
de
per la grauità;
e da queſti due moti ſi deſcriuerà vn´ altra
linea
diuerſa dall´vna, e dall´altra.
Cont. Pure à me hora ſouuiene di vn´eſſempio, ſtimo
molto
proprio à fimil propoſito.
La circulatione del ſangue
è
hora tanro certa, quant´è certa la natura medeſima.
Se mo-
uendoſi
queſto per vene diſteſe per la lunghezza del brac-
cio
, ò dalla ſpalla verſo la mano, ò da queſta alla ſpalla, te-
nendo
il braccio teſo lo moueremo circolarmente in ,
ouero
in giù, il ſangue ſcorrerà per la vena con il ſuo moto
naturale
, e ſarà portato dal braccio circolarmente pur da
principio
intrinſeco;
e con queſti due moti nel ſpatio mon-
dano
ſaranno deſcritte ſpirali, ò principianti dal centro, ò
dalla
circonferenza.
Ma paſſiamo al numero 34, nel quale dice il Sig. Manfre-
di
, che _Non occorrebbe riſpondere alle oppoſioncelle del Dialo-_
_giſta
poſte nelle pag.
85. è 86. pure breuemente dice, che il mobile_
_con
la caduta deſcriuerebbe vna ſola linea curua, nel princi-_
_pio
del moto, cioè ne i primi 4.
ſecondi d´hora inſenſibilmente_
_dinerſa
da vna linea compartita in quatro linee rette, quanto_
_alla
quantità de piedi_.
Dice anco, che ſi hauerebbe potuto
diuider
il tempo in parti più minime;
che ſono ſtate
ſufficienti
quelle quatro, e che ſaria ſtata vna ſottigliezza
inutile
.
Che però queſta ſemita non ſarebbe ſtata vn Pro-
teo
, vna ſola linea curua, &
c.
Matt. La linea, che deſcriuerebbe il mobile ſarebbe vna
ſpirale
diuerſiſſima dalla circolare, alla quale io non
qual
proportione habbino le chorde delle ſue parti.

habbino
, che proportione eſſer ſi voglia, &
eſſendo anco le
curue
ad eſſe corriſpondentieguali, ciò poco importa.
Io
di certo, che ſarebbero tanto maggiori, quanto più ſi
ſcoſtaſsero
dal principio.
E ben che non crefcefsero con
quella
proportione delli quadrati dellitempi;
ciò poco, ò
nulla
importarebbe per la diuerſità delle percuſſioni,
7664 quali deriuando dalla direttione all´ingiù, e queſta accele-
randoſi
come li quadrati delli tempi, quindiè, che la per-
coſsa
s´andaria ingrandendo con quella proportione.
Cont. Quì s´apparecchia ad eſsa minare quello, che lei
dice
;
cioè che il mobile ſi mouerebbe per vna linea per-
pendicolare
, &
c. Per tanro nel numero 35. dice, che _Hauen-_
_do
il P.
Riccioli nell´ Astronomia Riformata pag._ 83. _num._ 12.
_riferito ad vn ſuo amico aſfetionato al Siſtema Copernicano. Vt_
_proportionem
velocitatis percuſſionis proportioni debit am tue-_
_retur
, aiebat percuſſionem àgraui non vi motus circularis, a@_
_diurni
fieri, ſed vi motus proprij à grauitate facti, &
quate-_
_nus
eſt diſcenſiuus, quod veriſſimè dicebat._
Lei penſa, che
quel
_veriſſimè_ facia per ſe;
e così dice à car. 87 [Se dun-
que
è veriſſimo, che la percoſsa prouenga dal graue, non
in
virtù del moto circolare, e diurno, ma per virtù del moto
fatto
dalla grauità, e in quanto è diſcenſiuo;
& eſsendo que-
ſto
accelerato conforme li quadrati delli tempi;
biſogna
anco
ſucceda maggior percoſsa, e ſuono] Dice che, _quì ſot-_
_to
stà naſcoſto vn grand Equiuoeo, ouero fallacia di conuerſione._

_Perche
non ogni moto diſcenſſiuo, quantunque prouenga in quan-_
_to
diſcenſſiuo dalla grauità, ſi accelera ſecondo li quadrati de_
_tempi
._
Il diſcenſſiuo rettilineo per vna ſola perpendicolare
ſi
accelera realmente nel Siſtema della Terra immobile.

il
diſcenſſiuo per vnà curua nel ſiſtema della Terra mobile
non
ſi accelerarebbe che in apparenza ſecondo li quadrati
delli
tempi.
Hora per che il moto circolare impediſce quel-
lo
all´ingiù, e ſnerua la forza proueniente dalla grauità,
quindi
è, che ſe bene dalla grauità, e non dal moto circo-
lare
la formalità dell´eſser diſcenſſiuo, non habbia però
_larealità
dell´ eſſer attualmente diſcendente per vna retta_
_linea
._
Matt. Non credo, che queſto Equiuoco, ò fallacia hab-
bia
altro eſsere, che nell´imaginatione del Sig.
Manfredi. Si
muoua
, ò non ſi muoua la Terra, ſempre ſcendeil graue per
vna
linea fiſica, e perpendicolare.
Se la Terra è immobile;
come veramente è, diſcende il graue acceleratamente
7765 vna perpendic olare immobile. ie la Terra ſi moueſſe,
diſcenderebbe
per vna perpendicolare fiſica moſſa con´ il
medeſimo
mot o circolare della Terra.
Non vi ſarebbe al-
tra
differenza.
credo che il moto circolare ſneruareb-
be
il moto all´ ingiù, il quale anco quando da queſto foſse
ſneruato
, ciò farebbe proportionatamente in tutto il tem-
po
della ſua diſceſſa;
in guiſa che ſe il mobile ſi muoue di
ſolo
moto retto, ſi muoue acceleratamente con maggior
velocità
, e in minor tempo.
mouendoſi anco con mo-
to
circolare, e queſto debilitando quello, ſi mouerebbe
con
la medeſima proportionata acceleratione quanto alli
ſpatij
paſsati, meno velocemente, e in più tempo.
Giudi-
co
però, che il moto circolare non impedirek be punto il ret-
to
, queſto quello.
Tale è la mia opinione, dalla quale
non
mi rimoueranno le ſole parole del Sig.
Manfredi, quan-
do
non adduca ſode ragioni.
Cont. Addimanda poi in corteſia, che lei riſponda ad
vna
ſua interrogatione, la quale è.
_Quando il pendolo leua-_
_to
dalla ſua quiete perpendicolare è dalla mano tratto diſt e ſa-_
_mente
all´insù per vn medeſimo piano, e poi laſciato cadere;
men-_
_tre
diſcende, non deſcriue egli vn arco di circolo, e realmente_
_per
quello vincendeuolmente fi reciproca?
oerto che ._ E pure
non
diſcende per quelie linee perpendicolari all´Orizon-
te
, &
c.
Matt. Deſcriue il pendolo vna linea circolare, la. quale
noi
vediamo con tutto quello, che ſi , perche di tutto quel-
lo
noi manchiamo.
Hora in queſto moto interuen gono due
principij
diuerſi;
la grauità, che conduce allo ingi ù il gra-
ue
quanto à ſe per la perpendicolare;
el´attaccamento del
graue
con il centro, mediante il ſemidiametro, che lo con-
ſerua
ſempre nella medeſima diſtanza dal centro.
Queſte
due
coſe ſono differenti frà ſe, e dalla combinatione d´am-
bidue
ne reſulta la terza, cioè la linea curua.
però que-
ſto
eſsempio non che fare con´il moto del graue nel Ipo-
teſi
Copernicana;
perche in queſto caſo l´attaccamento ri-
mira
il centro delcircolo, ela grauità il centro della Terta;
7866 nell´Ipoteſi Copernicana tanto il moto circolare, quan-
to
quello all´ingiù rimirarebbero il medeſimo centro della
Terra
.
Anco però in queſto caſo il graue diſcende perla
perpendicolare
come puole;
cioè interſecando l´infinite
perpendicolari
all´Orizonte in punti infiniti diuerſi, li quali
riferiti
alla perpendicolare tirrata dal centro, in certo mo-
do
la formano.
E ſe s´imaginaremo la perpendicolare nel
principio
del moto mouerſi traſuerſalmente, e proportio-
natamente
ſempre parallela à ſe ſteſſa verſo la perpendico-
lare
per il centro, il graue ſarà ſempre in eſſa, trapaſſan-
dola
tutta.
Ofred. io interrogarei volentieri il Sig. Manfredi, ſe
crede
hauer addotto vn eſſempio à propoſito ò .
In gra-
tia
Sig.
Conte mi riſponda per lui.
Cont. Quando non l´haueſle giudicato à propoſito, non
ſtimo
, che l´hauerebbe addotto.
Ofred. E famoſiſſima quella dottrina, che è tocca dal
Galileo
nel 1.
Dial. del ſiſt. Comiſ. pag. lat. 12. cioè, che il
graue
diſcendendo, in qual ſi ſia luogo acquiſtato tanto
empito
, che ſe remoſſi tutti li eſtrinſeci impedimenti lo po-
teſſe
applicare, ſarebbe ſufficiente à recondurlo ad´altra tan-
ta
altezza, quanta è quella dalla quale è ſceſo.
Ciò confer-
ma
iui il Galileo con li notiſſimi eſſempij dell´ Acqua, che
tanto
ſaliſſe, quanto diſcende;
& à noſtro propoſito, del
pendolo
, che diſceſo ſino al punto infimo, iui acquiſta-
to
tanto empito, ò velocità, che è ſufficiente à recondurlo ad
altra
tanta altezza, remoſſi tutti li impedimenti.
Il medeſi-
mo
Galileo da ciò ne caua vn´altra propoſitione;
cioè, che
li
empiti de mobili egualmente diſtanti dal centro ſono
eguali
.
Il che cosi inteſo. Dal punto C, diſcendono
due
graui, vno per la perpendicolare C B, l´altro per l´in-
clinata
C A;
arriuati alla Orizontale A B, haueranno empi-
ti
eguali;
perche queſti ſono ſufficienti à recondurli alla me-
deſima
altezza C.
Queſta propoſitione, che dal Torricelli
nel
lib.
1. del moto de graui, e dimoſtrata in altra forma, e
dal
Galilco ſuppoſta per l´eſperienza del pendolo.
Il che
796720[Figure 20] meglio dichiarar, ſupponiamo dal centro C, pender il
graue
B, &
alzato queſto ſino in D, ſi laſci diſcender; que-
ſti
arriuato in B, hauerà tanto empito, e velocit à come ſe foſ-
ſe
diſceſo per la perpendicolare CB;
perche queſti empiti
ſono
ſufficienti à recondur il graue ad eguali altezze C, E.
Hora vede Sig Conte, che ſe bene il graue ſcende per la.
circonferenza
del circolo, nulladimeno quanto alla veloci-
acquiſtata il medeſimo, co me ſe foſſe diſceſo per la
perpendicolare
?
Hora ſe ſuccede ciò in queſto caſo, tanto,
c
forſe più ragioneuolmente ſuccederebbe nel moto della
Terra
, mentre che in queſto caſo il moto circolare rimira il
centro
C, diuerſo dal centro della Terra, verſo il quale la
grauità
conduce il graue come può;
nell´Ipoteſi del
moto
della Terra tanto il moto circolare, quanto il moto
all´ingiù
rimirano il medeſimo centro della Terra.
Cont. Queſta ſua conſideratione mi piace aſſai; non
come
gradira al Sig.
Manfredi, il quale nel numero 36. no-
ta
il Sig.
Profeſſore d´vn errore commeſſo contro li precetti
del
Galateo.
8068
Ofred. Se così è, biſogna ben dar ragione al Sig. Man-
fredi
, e riceuer la correttione come da Maeſtro de buone
creanze
.
Matt. Eſſendo vero, che errore confeſſato è mezo per-
donato
, io confeſſarò ogni coſa, e chiederò perdono;
ſpe-
rando
così, che ſe m´habbi à ſparagnar la Mula.
doue
io fallato?
Cont. Riferendo io la riſpoſta di quell´amico del P. Ric-
cioli
_hypotheſi Copernicanæ nimis addicti_ notata da eſſo à carr.
83. dell´Aſtron. Riform. cioè. _Sed hic malè inferebat Grauia_
_in
Copernicana Hypotheſi deſcendere realiter per lineam per-_
_pendicolem
, quia,_ lei interrompe il mio ragionamento.
Ho-
ra
egli dice.
_Mà il Mattematico ſenza voler vdire le ragio-_
_ni
accennate nel quia, troncando (non con qual conueneuoleZ-_
_za
) al Conte la parola in bocca l´interrompe dicendo, &
c._
Matt. Confeſso il mio errore. fallato. La ſupplico
Sig
.
Conte à perdonarmi, & attribuire queſto manca nento
all´ardenza
della mia natura.
Spero anco eſſer degno di
perdono
, mentre con quelle ragioni lei mi voleua per-
ſuadere
quello, che già ſupponeuo;
onde erano ſuper-
flue
.
Ofred. Come erano ſuperflue? Adunque lei non vuol
ſentire
le ragioni del P.
Riccioli, con le quali vuol prouare,
che
quel moto non ſarebbe per la perpendicolare?
Matt. Le voglio ſentir certo.
Ofred. Perche adunque interrompe il Sig. Conte, che le
vuol
riferire?
Matt. Io l´hò interrotto quando mi voleua prouare, che
quel
moto del gtaue all´ing ù foſſe per la perpendicolare,
mentre
non haueuo biſogno di proua, ſentendo il mede-
ſimo
.
Ofred. il Sig. Manfredi non intende così, mentre di-
ce
.
_Quì ſi verifica il prouerbio, non eſſerui nel Mondo il mag-_
_gior
ſordo, di quello, che non vuole vdire._
E dice varie coſe,
dalle
qualiſi vede creder egli, chelei non habbia voluto
vdire
le ſueragioni.
8169
Matt. Non credo ſia così. E certo queſta non è ſtata la
mia
intentione.
Per conoſcer ciò, leggiamo il luogo del P.
Riccioli. _Quia in illa ſola ſaluatur proportio incrementi ap-_
_parentis
ſecundum quadr at a temporum æqualium, at que ita in_
_tali
linea ſaluari velocitatem proportionalem percuſſioni, &
ſo-_
_no_
.
Queſte non mi paiono ragioni del P. Riccioli contro l´-
aſſerto
di quel ſuo amico, ma credo bene, che queſte prin-
cipijno
immediatamente à capo, oue dice.
_Sed oppoſitum_
_adeo
verum eſt, &
c._ & à queſte principiamo ancor noi riſ-
pondere
nel fine della pag 95.
ſucceſſiuamente.
Cont. Dice nel numero medeſimo, che lei contradice à
ſe
ſteſſo, mentre nella pag.
20. dice. [L´è ben vero, che
queſti
(cioè li ſpatij paſſati) ſono come li quadrati delli
tempi
, poi non tutte quelle linee, che hanno la propor-
tione
delli quadrati delli tempi ſono li ſpatij paſsati.
] E poi
lei
ſoggiunge.
[In realtà ſe la Terra ſi moueſse, il moto del
graue
naturalmente diſcendente compoſto del circolare, &

all´ingiù
ſi farebbe per vna linea curua, e ſpirale, quale ſa-
rebbe
da eſso trapaſsata con moto realmente accelerato, ſe
bene
non con quella proportione.
]
Ofred. In queſti due detti non vedere contradittione
alcuna
.
Matt. Et io li torno à confermare, e ſono veriſſi-
mi
.
Cont. non credo, egli intendere, che queſti due
luoghi
contradichino l´vno all´altro, che cadauno di eſ-
ſi
contradica ad´altri ſuoi aſserti;
perche ſogginnge. _Se co-_
_sìè
, dunque non vale il dire, che gli ſpatij HL, IM, K N, DC_,
_ſiino
li ſpatij paſſati del mobile realmente, ancorche queſti hab-_
_bino
trà ſe la proportione de quadr ati de tempi_.
Matt. Io non che coſa voglia intendere; so bene, che
io
non contradico à me ſteſſo.
io dico, che quelle 4. li-
nee
ſijnoli ſpatij paſſati, perche habbino la proportione
delli
quadrati delli tempi;
perche poſſono hauere queſta
proportione
, &
eſſer in modi infiniti maggiori, ò minori
delli
ſpatij paſſati;
perche ſono 15. 60. 135. 240.
8270 patij, che eſſo dice eſſer ſtati paſſati dal globetto di Creta in
1
.
2. 3. 4. ſecondi horarij nella medeſima perpendicolare
traſportata
dal moto diurno ſopra quelle altretre, in detti
ſecondi
horarii.
_Cont. L´altra contradittione_. Se il mobile deſcriue vna
linea
curua, e ſpirale, ma non tale, che non ſi accelerarebbe con-
conforme
li quadrati delli tempi, come può ſtare, che egli hora
affermi
, che per diſcender inſieme all´ingiù ſi acceleri conforme
alli
quadrati, e ciò perche è diſcenſiuo, e ſi come diſcenſiuo ſi
muoue
realmente per vna retta linea perpendicolare, e come gi-
ratiuo
ſi muoue per vna curua in giro verſo Oriente.
Matt. E moſſo il graue da due principii totalmente tra ſe
diuenſi
;
il moto diurno lo porta in giro equabilmente inſie-
me
con il medeſimo perpendicolo fiſico;
e la grauità lo con-
duce
all´ingiù per il medeſimo perpendicolo acceler ata-
mente
conforme li qua drati dellitempi.
Da queſti due mo-
ti
viene generata nel ſpatio mondano la linea ſpirale, non
equabilmente
in guiſa, che in tempi eguali ſi generino parti
eguali
di quella, ſempre maggiori quanto più ſi ſcoſta-
no
dal principio;
non però con quella proportione delli
quadrati
delli tempi.
Ofred. A dunque è vero quello, che ſoggiunge il Sig.
Manfredi. _Non è adunque vna ſola forma di moto, due_
_reali_
.
Matt. Sono trè coſe fiſiche, ereali; il moto all´ingiù dal-
la
grauità;
il moto circolare dal diurno; e la ſpirale riſul-
tante
da queſti due moti.
Ofred. Come adun que lei dice pag. 86. [Non ſarebbe
così
, cioè che caminaſſe per diuerſe forme, perche appa-
rirebbe
in vna ſola forma, eſpirale.
] _Vna ſola forma reale,_
_e
due forme reali di moto del medeſimo mobile, ſono contradit-_
_torie_
.
Matt. Sig. Ofreddi, ſe queſta obiettionelei la faceſſe di
mente
propria, e non foſſero parole del Sig.
Manfredi, di-
rei
, che ella ſi burla di .
Hora quando à cart. 86. det-
to
quelle parole, era dubbio ſe il graue con il moto
8371 ſto di queſti due deſcriueſſe linee rette, ò quella curua ſpi-
rale
, non quelle 4.
rette, ò´altre, & c. Sarebbe contradittione
quando
io diceſſi, che la linea nel ſpatio mondano compo-
ſta
di quelli due moti hora foſle ſpirale, horanon.
Cont. Nelnumero 37. interroga coſa lei direbbe ſe vno
argomentaſſe
così.
Muouendoſi la Terra, il graue in virtù
del
moto diurno ſi mouerebbe per la circonferenza di vn´
circolo
vniformemente ſenza ſuario di velocità, e per-
coſſa
.
Matt. Direi, che dice il vero.
Cont. ſoggiungendo egli. Adunque benche in vir-
della grauità, e per direttione di eſſa ſi moueſſe allo i-
giù
;
nondimeno in virtù del moto diurno ſi mouerebbe per
vn
circolo;
tanto più quanto preualerebbe il moto diurno
à
quello all´ingiù, paſſando in virtù di quello in vn ſecondo
horario
piedi 1700 &
in virtù di queſto ſolo piedi 15.
Matt. Direi, che deduceſle vna conſequenza falſa; per-
che
mouendoſi all´ingiù, è portato da quel moto ſempre più
vicino
al centro;
onde il moto circolare deſcriue ſempre
minori
, eminori circonferenze.
il motto circolare,
quantunque
più veloce, impediſce il moto all´ingiù.
Cont. E ſe vn´altro diceſſe: , perche biſogna conſi-
derar
anco l´altro principio intrinſeco mo @ente all´ingiù, e
dire
, che ſi mouerebbe per vn perfetto cir colo in virtù del
moto
diurno, e per vna perpendicolare in virtù dell´all´-
ingiù
.
Matt. Direi, che diſcorreſſe ſtrambamente.
Cont. Adunque, conclude egli, il vero diſcorſo è dire,
che
queſto moto miſto ſi farebbe per vna ſola linea, che par-
ticiparebbe
del circolare, non eſsendo perfettamente tale, e
del
deſcensſiuo ſenza eſſer perfettamente perpendicolare,
per
la quale mouendoſi non acceleratamente, ne ſeguireb-
be
non douer ſucceder quello, che eſperimentiamo della
percoſſa
, &
c.
Matt. Il moto diurno porta in giro il graue, & il ſemidia-
metro
;
il moto diſcenſiuo lo porta verſo il centro per il
8472 medeſimo ſemidiametro, che ſempre l´accompagna. Que-
ſto
portarlo all´ingiù cagiona, che il circolare varij ſempre
circonferenza
.
Da queſti due ne riſulta nel ſpatio monda-
nola
linea ſpir ale partecipante del giratiuo, &
all´ingiù,
delli
quali è compoſta.
E la percoſsa è cagionata dal di-
ſcenſiuo
, il quale eſſendo eccelerato conforme li quadrati
delli
tempi, deue fare la diuerſità di percoſſa, e ſuono, co-
meſegue
.
vale il dire non deſcriue vn perfetto circo-
lo
, adunque meno diſcende per vna perpendicolare,
perche
intanto deſcende per la perpendicolare fiſica, per-
che
queſta li ſempre dietro con´il medeſimo moto circo-
lare
.
_Cont. Dice poi_. E queſta è in ſoſtanza la riſpoſta data
dal
P.
Riccioli à quel ſuo amico. Quantunque il M attematico di
Padoua
non l´habbi voluta vdire, non che leggere.
Matt. O che il Sig. Manfredi ſiburla dinoi, ò che ſtima
tutti
li huomini ciechi.
ſi che non poſſino leggere l´Aſtro-
nomia
Riformata del P.
Riccioli, e le noſtre conſiderationi.
Chileggerà il P. Riccioli trouerà, che queſta riſpoſta la
nel
numero 13.
del luogo cit. Chi poileggerà le noſtre Con-
ſiderationi
vederà che à cart.
98. ſe riſponde à quello è con-
cenuto
nel numero 13.
E ſucceſſiuamente ſe riſponde alli
numeri
14.
15. & c. iui citati de volta in volta.
Cont. Nel numero 38. dice in ſoſtanza che il P. non
così
, vuole ſentire le ſue ragioni, &
c. Recita la Defi-
nitione
di Archimede della linea ſpirale, e quanto lei dice
di
quelli due moti;
cioè, che il punto paſſa per tutto il ſe-
midiametro
, e queſti porta il punto circolarmente.
Riſponde nel numero 39. che viè gran differenza; e que-
fta
è in ſoſtanza, che li principij mouenti nella ſpirale vno
è
eſtrinſeco, l´altro intrinſeco, perche il punto intrinſeca-
mente
ſimouerebbe per il ſemidiametro, e queſto come
principio
eſtrinſeco lo portarebbe in giro;
nel moto del
graue
tutti li due moti ſarebbero da principio intrinſeco.
Matt. Queſta riſp ſta mi par tanto ſtrauagante, che non ſti-
mo
neceſsario confutarla, ſolo rimetterla al giudicio
8573 li Lettori. io eredo, che le linee, che ſi deſcriuono dal-
li
principij mouenti habbino queſto diſcorſo de laſciarſi
deſcriuere
quando di queſti l´vno è eſtrinſeco, l´altro in-
trinſeco
, e non quando ambidue ſono intrinſeci.
Quando
concorrono
le medeſime conditioni, ſiano queſte intrinſe-
che
, ò eſtrinſeche, ne deuono ſeguire le medeſime linee de-
fcritte
.
Ofred. Miriſponda in gratia Sig. Conte. La Terra cer-
to
è immobile di moto circolare?
Cont. Certiſsimo.
Ofred. Non potrebbe far Dio, che vn Angelo, ò altro
principio
eſtrinſeco la giraſſe aſſieme con tutti liſuoi cor-
pi
aderenti?
Cont. Certiſſimo.
Ofred. Hora in queſto caſo il graue diſcendente mentre
diſcenderebbe
per la propria grauità intrinſeca, e ſarebbc
portato
in giro da principio eſtrinſeco, hauendo tutte le
altre
conditioni della ſpirale, deſcenderebbe per la perpen-
dicolare
.
Coſa adunque può leuare da ciò, che il princi-
pio
mouente ſia intrinſeco?
Con. Io per me non che dirmi. Dice egli nelnume-
ro
40.
che alcuno potrebbe riſpondere eſſerui diſparità, per-
che
ambidue li moti nella ſpirale Archimedea ſono equa-
bili
, e così proportionati, che il punto per il ſemidiametro
arriaa
alla circonferenza quando il ſemidiametro compiſce
vn
perfetto giro.
In queſto caſo il moto all´ingiù è accele-
rato
, e il graue diſcenderebbe al centro prima, che ſi forniſ-
ſe
vna intiera reuolutione.
Egli però non riceue queſta riſ-
poſta
;
e torna à replicare la ſoprapoſta dottrina delli prin-
cipij
intrinſeci, e eſtrinſeci;
e che il moto circolare ritarda-
rebbe
quello all´ingiù.
Matt. Non occorre replicar altro. E già habbiamo det-
to
, che ò il moto circolare non retarda il diſcenſiuo, ò ri-
tardandolo
, ciò proportionatamente.
Cont. Nel numero 41. riconoſce tutte le medeſime diſ-
parità
nelli altri eſsempi da lei portati;
perciò nou
8674 ſoggiunger altro. nel numero 42. recita quello del cap-
pone
infilzato in vn ſpiedo.
Silamenta, che ſij ſtato taſſato
à
torto, quando dicendo del Keplero:
_Sed à ſpecula ad cu-_
_linam
maluit deſcendere Keplerus, vt inde ſimilitudinem ſuo_
_palato
conformem hauriret_, viene quaſi notato d´hauer no-
tato
il Keplero di mangiatore.
Dice, che il P. Riccioli at-
teſta
hauer inteſo, _ſotto la met nfor a del palato, non la goloſi-_
_tà
del Keplero, ma il prurito, &
il genio di prender tutto ciò,_
_che
può eſſer à fauore del ſiſtema Copernicano, &
ſapore di_
_ſimil
nouità_.
Dice anco molte coſe in ſimil propoſito, le
quali
perche tocca riſpondere à me, le tralaſcio con il pro-
uerbio
, che ogni parola non vuol riſpoſta.
Solo dico ha-
uer
ſempre ſentito dire, che _Verba ſimpliciter prolata, ſim-_
_pliciter
ſunt intelligenda_.
io mi arrogo d´entrar nella
mente
del P.
Riccioli, & interpretare li ſuoi ſenſi, ſe queſti ſi
debbano
intendere _ad litteram_, ò metaforicamente, &
in
qual
metafora.
Non mi pento però d´hauer fatto quel dub.
bio; perche io ſarò cagione, che hauendo il P. Riccioli pa-
leſati
li ſuoi veri´ ſentimenti, altri non habbino materia di
marauigliarſi
di lui in ſimil propoſito per l´auenire.
Matt. In queſto numero non tocca ſolamente lei Signor
Conte
, anco ;
però anch´io confermo, che ogni pa-
rola
non vuol riſpoſta.
Nel numero 43. Conſidera alcune ſue propo fitioni poſte
nella
pag.
100. La prima è [Il graue, che cadeſſe per la per-
pendicolare
BA, ſarebbe con la medeſima perpendicolare
portato
in giro dalla reuolucion diurna in modo, che non
ſarebbe
portato ad altre, &
altre perpendicolari H Q.
I F, & c. ] Dice, che queſta è falſa, _parlando di perpendico-_
_lari
fiße, e immobili nello ſpazio del Mondo;
ben che ſia ver a_
_parlando
di perpendicolari identificate con altre Torri, edificij,_
altricorpi reali fondati ſopra la Terra, e diſtinti dalla Torre_
_Aſinella_
.
Matt. E queſto è quello, che noi vogliamo; cloè, che la
medeſima
perpendicolare fiſica ſia portata in giro, e ſuc-
ceſſiuamente
ſia collo cata ſopra quelle perpendicolari
877521[Figure 21] ginarie´ nello ſpatio del Mondo, le quali con il ſuo punto
infimo
andarebbero radendo la ſuperficie della Terra, e
con
il ſupremo arriuarebbero al Cielo;
e ſopra le quali ſuc-
ceſſiuamente
intendiamo paſſar l´infinite perpendicolari fi-
ſiche
, e reali nelle Torri, Aria, e ſimili, le quali ſarebbero
portate
in giro dal moto diurno.
Cont. La ſeconda è. [ la medeſima perpendicolare
BA
, che ſupponiamo eſſer la Torre delli Aſinelli, che prima
haueua
il ſito BA, haurebbe poi ſucceſſiuamente li ſiti H Q,
IF
, &
c. ] dice, che _Lneſta è veriſſima, contradice alla pre-_
_cedente_
Matt. Haurò piacere di vedere queſta contradittione.
8876 Cont. _Perche il Graue cadendo ſeguirebbe col moto diurno la_
_perpendicolare
ſegnat a nella Torre Aſinella, e queſta ſarebbe_
_ſucceſſiuamente
nelli ſiti HQ, IF, &
c_.
Matt. Veriſſimo.
_Cont._ Adunque anco il graue, che l´accompagna di conſer-
ua
, ſarebbe portaeo alle perpendicolari HQ, IF, che ſona al-
tre
, &
altre.
Matt. Se dalle premeſſe ſi deue cauare la conſequenza,
queſta
deue eſsere;
ſe la perpendicolare li ſiti HQ, IF,
adunque
anco il graue deue hauere quelli ſiti.
Queſto non
, che il graue ſia in altre, &
altre perpeadicol ari fiſiche,
e
reali, ma nelli ſiti, che quelle occupauano, cioè in quelle
perpendicolari
imaginarie.
Cont. La terza è [Onde il graue cadente mai ſarebbe
ſtaccato
dalla Torre BA.
] Dice. _Anzi ſempre ſarebbe ſtac-_
_cato
, perche mai vi è stato attaccato, altrimenti non diſcen-_
_derebbe
, vuol dire, che non ſi ſarebbe diſcoſtato dalla Torre_
_più
di quello, che foſſe prima, e queſto è vero_.
Ofred. Lei Sig. Profeſſore non adopra le parole proprie
nell´
eſprimer li ſuoi ſenſi, perciò biſogno del Mae-
ſtro
.
Matt. Lei ragione. Etale è il mio ſenſo, quale dice il
Sig
.
Man fredi.
Cont. La quarta è. [Quale ſe bene foſse portato in gi-
ro
dalla reuolution diurna, l´occhio collocato nella Terra
portato
dal medeſimo moto, non vederebbe, che la diſceſa
perpendicolare
.
] Alle quali parole applaude con vn _Non_
_ſi
può dir meglio_.
La quinta è. [ l´occhio collocato fuori della Terra
vederebbe
tutto quello, che fiſica, e realmente ſi .
] Que-
ſte
parole pur loda con _Fin quì ottimamente_.
La Seſta è. [Onde vederebbe il graue B, caminare ver-
ſo
l´A, per la BA.
] Dice. _O queſto , perche lo vedrebbe ca-_
_minare
verſo LM, &
auuertirebbe, che l´occhio collocato in Ter-_
_ra
s´ing annarebbe penſando, che caminaſſe per la B A_.
Matt. anch´io, che lo vederebbe caminare verſo L
897722[Figure 22] con il moto compoſto del circolare, e diſcenſiuo@ ma lo ve-
drebbe
anco caminare per la BA, con il diſcenſiuo;
e non
ſcorgerebbe
cſser ſtato inganno alcuno nell´occhio, ſo-
la
mancanza, vedendo egli quello, che realmente era,
non
tutto quello, che era.
Cont. La Settima è. [Vedrebbe la B A, non hauer il
medeſimo
ſito, ma eſser traſportata ſucceſſiuamente alli ſi-
ti
HQ, IF;
e vedrebbe il graue B, in queſti diuerſi ſiti ha-
uer
diuerſa poſitione nella Torre B A, cioè eſſer in B, L,
M
, &
c. tutti li quali punti rappreſentarebbero la ſpirale. ]
Dice
, che _Tutto queſto è veriſſimo_.
9078
Matt. E in queſto modo non vederebbe il graue eſſer ca-
minato
per la Torre BA?
L´Ottauo è. [ queſti due moti diuerſi, cioè diſcenſi-
uo
, e circolare fatti nel medeſimo tempo ſono impoſſibili,
neceſſarij, fiſici, e reali.
] Dice. _Si ſe foſſero due moti_
_realmente
distinti da due principij vno intrinſeco, e l´altro_
_eſtrinſeco
.
& c_. E torna à replicare le medeſime dottrine
ſopra
eſplicate, add@cendo li eſſempij del Mulo, che è di
vna
ſola ſpetie benche generato di Caualla, &
Aſino, diuer-
ſa
da queſte;
e del Perſiconoce, diuerſo dal Perſico, e
Noce
.
Ofred. Tanto, che ſe quello, che foſſe diſceſo non foſſe
ſtato
vn graue, ma vna Formica, queſta ſarebbe diſceſa fi-
ſica
, e realmente per la perpendicolare, come conceſſo il
Manfredi
nella Naue Vittoria, enon il graue?
Horsù la-
ſciamo
, che creda quello, che vuole, e li Lettori giudi-
chino
.
Matt. quelli eſſempij del Mulo, e Pcrſiconoce? Chi
mai detto, che la ſpirale non ſia diuerſa dal moto gira-
tiuo
, e diſcenſiuo?
Sono trè coſe fiſiche, ereali; pietra
moſſa
all´ ingiù dalla grauità;
portata circolarmente dal
moto
diurno;
e linea ſpirale reſultante da queſti due moti.
Così ſono tre coſe fiſiche, e reali, Caualla, Aſino, e Mulo;
Tronco
, ò Ramo di Perſico, e di Noce, e Noceper-
ſico
.
Cont. Nel numero credo io 44. porta vn´ altra ſua ſimi-
litudine
pag.
105. nella quale afterma, che [l´acque de fiu-
mi
caminando per vn piano inclinato all´ Orizonte, fanno
trè
coſe fiſica, e realmente;
diſcendono per la perpendico-
lare
, ò perpendicolari;
ſi muouono lateralmente, e deſcri-
uono
con ambidue queſti moti vna linea curua.
] Nega
il
primo, cioè, che deſcendino per la perpendicolare, ò
perpendicolari
, e concede il ſecondo, &
il terzo. E ſog-
giunge
altre ſue parole [Imaginiamoci, che dal tetto di
vna
caſa rotolando vna pietra per li coppi, cada à baſlo.
Noila vedremo deſcriuer vna linea curua. Biſogna,
9179 imaginiamo quella pietra forata nel mezo, e chenello ſtac-
carſi
dalli coppi le ſij infilzata vna linea perpen dicolare
lunga
quanto deue eſſer la diſceſa, e che ſi muoua lateral-
mente
con eſſa, e per la quale poſſa ſcorrere.
Nel fine del
moto
l´haurà ſcorſa tutta.
Onde ſi ſarà moſſo all´ingiù fiſi-
ca
, e realmente per queſta linea perpendicolare.
Matt. Auanti che lei camini oltre, auuertino, che il P.
Riccioli porta nell´Almageſto, e nell´ Aſtronomia Rifor-
mata
alcune ſimilitudini, che non hanno che fare con la li-
nea
, che deſcriuerebbe il graue ſe la Terra ſi moueſſe;
alle
quali
però habbiamo riſpoſto acconcian dole in vn certo
modo
.
Tale è l´antecedente, che è molto diſſimile; perche
nel
moto della Terra la perpendicolare ſi mouerebbe con
il
medeſimo moto circolare, mànon già la perpendicolare
nel
moto dell´acqaa de fiumi.
Hora hauendo io cambiata
la
ſimilitudine dell´Acqua de fiumi in quella della pietra,
che
rotolaſſe dalli coppi, dico, che biſogna imaginarſi la
perpendicolare
muouerſi lateralmente parallela à ſe ſteſſa
dal
principio del moto ſino al fine, accompagnando ſempre
il
graue, e vedere coſa ſuccederebbe.
Così l´eſſempio hau-
rebbe
qualche ſimilitudine mentre in ambidue queſti moti
ſi
mouerebbe la perpendicolare del medeſimo moto late-
rale
, ò circolare, con il quale ſi mouerebbe il graue.
Hora
in
ambidue queſti motiil diſcenſiuo ſarebbe per la perpen-
dicolare
.
Cont. dice il Sig. Manfredi, che rotolando la pie-
tra
farebbe anco rotolare la linea infilzata.
Ofred. Non dico io Sig. Profeſſore, che lei alle volte non
parla
con le parole proprie?
Matt. Lei ragione. Horsù ſupponiamo, che ſtriſciaſ-
ſe
ſopra il piano inclinato, ſi che disgiungendoſi da eſſo, per
l´empito
concepito deſcriueſſe nel ſcender la parabolica, ne
rotaſſe
in ſe ſteſla.
In queſto caſo non ſcenderebbe per tut-
ta
queila perpendicolare?
auuertino loro Signori, che
quando
nominato queſta linea perpendicolare, non
inteſo
di vna linea materiale, come dice il P.
Riccioli, vn
9280 lo lungo di ferro, detto, che ſe l´imaginiamo; onde
queſta
linea non eſsendo materiale, non rotolarebbe per il
rotolamento
della pietra.
E cre do, che già comprendino,
che
noi beniſſimo ſe potiamo imaginare queſta linea.
_Cont. Vano adunque rieſce tutto quello, che dice il Sig._
_Manfredi anco quando ſoggiunge._ E di più quì ſarebbero due
mobili
, cioè la pietra, ilreale corpo infilz at o, e portato dalla
pietra
, e vi vorrebbe vn´altra forza eſtrinſeca, che manteneſ-
ſeil
corpo infilzato in ſito perpendicolare, reſistendo all´incli-
natione
, erotolamento.
Oſred. anco quando ſi parlaſſe di linea perpendico-
lare
, &
infilzata materialmente, e che foſſero neceſſarie tut-
te
le conditioni del Sig.
Manfredi, non ſi potrebbe reme-
diare
à tutte?
certo . Hora in queſto caſo io dico; che il
graue
diſcenderebbe per la per pendicolare.
Onde meno
vna
parola del Sig.
Manfredi è contro il principal intento.
Cont. Nel numero 45. porta la ſimilitudine, che chiama
palpabile
del P.
Riccioli nell´Aſtronomia Riformata pag.
84. A D, vn lago pieno di acqua, AB, CD, riue; C B, pon-
te
traſuerſale per il quale vno camini da B, in C.
Chi ſano
di
mente dirà, che eſſendo in F, ſia caminato per B F, &
E F,
e
che con piedi habbia toccato non ſolo BF, anco l´ac-
qua
compreſa nel triangolo B E F?
23[Figure 23]
9381
Ofred. ſarebbe ben pazzo da catena chi diceſſe, che chi
fugge
foſſe in riga, &
in ſpatio nel medeſimo tempo.
Cont. Recita la riſpoſta del Sig. Profeſſore pag. 107.
[Biſogna imaginarſi, che chi fugge per BC, habbia inſilza-
ta
per li fianchi la lancia B D, qual nel fuggire debba ſeco
portare
, queſta poſsa mai ſtaccarſi dalli lati B A, CD, per
li
quali poſſa ſcorrere.
Conſideriamo quello, che fugge eſ-
ſer
corſo per lo ſpatio B F, &
eſſer in F; la lancia haueria la
poſitura
EFH, e fuori del ſuo fianco deſtro ſaria vſcita la
parte
EF, per la qual fiſica, @ realmente ſarà paſsato, men-
tre
ſi ſarì più, e più accoſtato alla ripa CD.
prima vna
riſpoſta
gioc@ſa, compaſſionando al dolore, che ſentireb@
beil
fuggitore, &
c.
Matt. Le ſimilitudini addotte dal P. Riccioli ſono tanto
ſtroppiate
, che queſta apena ſe può far ſtar dritta con vna
lancia
nerbuta trapaſsata per li fianchi.
Nulladimeno ſtà
pur
ritta in qualche modo, mentre la perpendicolare, cioè
la
lancia ſi mouerebbe con il medeſimo moto traſuerſale del
fuggente
;
ſi comenel moto della Terra la perpendicolare
ſi
mouerebbe con il medeſimo moto circolare del graue.
Quando non ſi conſideri il moto della perpendicolare, niu-
na
ſimilitudine è à propoſito, mentre queſto moto della
perpendicolare
vi ſarebbe ſe la Terra ſi moueſse.
Oſred. in vece della lancia portata per ſimilitudine
imaginiamoci
vna linea, che ſempre accompagni il graue.
Cont. anco queſta ſodisfarà al Sig. Manfredi, il qua-
le
riſpondendo _più ſeriamente_, nega prima in ſoſtanza, che
per
intender il moto vnico del fuggitore ſia neceſsario ima-
ginarſi
altro mobile realmente diſtinto da eſso moſso con
altra
forza.
per intender la diſtanza dalla B A, baſta
imaginarſi
le perpendicolari E F, &
c.
Matt. meno io dico, che per intender quel moto ſia
neceſsario
imaginarſi altro mobile, &
c. dico bene, che
acciò
quel moto habbia qualche ſimilitudine con il moto
del
graue nell´Ipoteſi Copernicana, biſogna imaginarſi il
moto
dell a perpendicolare.
Altrimente non vi ſarà
9482 tudine alcuna, mentre iui la perpendicolare ſi mouerebbe
con
moto circolare come il graue.
Cont. Nega ſecondariamente la parità; perche in que-
ſto
caſo biſogna imaginarſi due mobili, &
empiti realmen-
te
diſtinti;
cioè nel fuggitore l´empito intrinſeco dalla vir-
animaſtica;
nella lancia impreſſo dal medeſimo fuggito-
re
;
e per terzo vi vorrebbe l´empito reſiſtente all´inclina-
tione
della lancia, che non vſciſſe dalli argini, &
c. che ſa-
rebbe
ò mani, ò chorde, ò contrapeſi.
Ofred. Al vedere, biſogna guardar molto come ſi parla
con
il Sig.
Manfredi, perche egli piglia le ſimilitudini, ele
noſtre
parole tanto alla groſsa, che nulla più.
E poi ſi la-
menta
di noi ſe non habbiamo interpretata la mente del P.
Riccioli nel caſo dell´arroſto del Keplero così metaforica-
mente
?
Horsù in vece della lancia imaginiamoci vna li-
nea
, che accompagni il fuggitore ſempre parallela à ſe ſteſ-
ſa
, la quale non hauerà biſogno di mani, chorde, peſi, &
c.
Cont. Dice, che nel moto del graue è fuor di propoſito
imaginarſi
due mobili diſtinti realmente, e forze ad vno in-
trinſeci
, all´altro eſtrinſeci, &
c.
Matt. Nel moto del graue ſarebbero pure due mobili di-
ſtinti
, cioè il graue, e la perpendicolare fiſica.
Queſti due
farebbero
moſſi con il medeſimo moto circolare;
& il gra-
ue
ſarebbe portato dalla grauità all´ingiù.
Queſti princi-
pij
giratiuo, e diſcenſiuo ſarebbero realmente diſtinti;
e
alla
ſoſtanza del moto poco importa, che foſſero intrinſeci,
ò
eſtrinſeci, purche ſijno frà ſe diſtinti, come habbiamo
detto
tante volte.
Ofred. che ſarebbe ſe il principio diſcenſiuo non ſoſ-
ſe
in trinſeco al mobile, e che la grauità altro non foſſe, che
vna
virtù calamitica con la quale il gran corpo della Terra
traeſſe
à ſe lialtri corpicelli da eſſa ſeparati, come li maggior
pezzi
di calamita tirrano à ſe li minori, &
c. ? Potrebbe for-
ſe
diſcorrere alcuno, che chi poteſſe ſeparare qualche pez-
zo
di queſta noſtra Terra, e portarla tanto alta, che foſſe
fuori
della Sfera dell´attiuità del rimanente, che
9583 non diſcendeſſe ad vnirſi più con eſſo. E parimente, che chi
ſeparaſſe
la maggior dalla minore, e la traſportaſſe in altro
luogo
, non fuori della Sſera della ſua attiuità, che il mi-
nor
pezzo abbandonarebbe il proprio luogo, e ſarebbe trat-
to
dalla virtù del maggiore.
Chi diſcorreſſe in queſto mo-
do
, non ſarebbe forſetanto fuori del veriſimile, mentre forſe
queſta
noſtra Terra _eſt magnus Magnes_.
E nella Calamita
vediamo
, che il maggiore tirr a à ſe il minore poſto dentro
la
Sfera della ſua attiuità.
E ſe vniti vna volta, il maggio-
re
ſia traſportato in altro luogo, ma pure dentro della sfera
della
ſua attiuità, tirra parimente il minore à ſe.
Matt. Benche queſti ſiino diſcorſi di valenthuomini, nul-
ladimeno
non li dica lei Sig.
Ofreddi, ſe non vuol eſſer bur-
lato
.
Oltre che, chi aſſicura che ne @ moto magnetico il
maggiore
tirri à ſe il minore, e non più toſto queſto corra
ad
vnirſi con quello per qualche bene, che ne riceua me-
diante
queſta vnione?
però ben vero, che mentre que-
ſta
non ſi ſenza moto, e attione;
pare più ragioneuole at-
tribuire
il muouere alla parte più valida.
Matt. ſi potrebbe anco dire, che l´attione foſſe de
ambidue
le parti;
cioè che tanto la maggiore traeſſe la mi-
nore
, quanto queſta quella, ma che finalmente ſuperaſse
la
maggiore, eſſendo la minore innabile à muouere la mag-
giore
.
Così ſe ad vna fune foſſero attaccati vn huomo, &
vn
ragazzo, vno ad vn capo, e l´altro all´altro, ſe bene il
ſanciullo
tirraſſe l´huomo, nulladimeno, non lo mouereb-
be
dal proprio luogo, ſarebbe tratto egli dalla maggior
forza
.
Matt. Horsù tralaſciamo tutti queſti capriccij, li quali
non
peſano vn zero, e paſſiamo al numero 46.
Cont. Dice in queſto, che l´infilzar inſieme due corpi
realmente
diſtinti mobili da due principij vno intrinſeco,
l´altio
eſtrinſeco, è fuori di propoſito.
Onde è fuori di
propoſito
li eſſempii, ſe vno correndo portaſse perpendico-
lare
vna Ciarabottana al piano dell´Orizonte, ſopra il qua-
le
correſſe, e laſciaſce correr all´ingiù vna pallottola.
9684 correndo portaſse vn Horologgio da poluere. ò da Acqua,
che
cadeſse nell´ampolla di ſotto la poluere, ò Acqua.
Matt. Se non ſono à propoſito tal ſia di loro, e di chi li
adduce
.
Cont. Dice però, che ſarebbero à propoſito in parte
quanto
al ſminuire la velocità diſcenſiua.
Sicome accade
in
due cannoni dilatta eguali riempiti di Acqua, la quale la-
ſciando
vſcir da eſſi, vſcirà più preſto queſta dall´immobi-
le
, che da vno, che foſse portato da alcuno correndo.
Matt. Così credo anch´io, che ſucceda in queſti eſsempii,
perche
il moto Orizontale è impreſso di nuouo nel Canno-
ne
, e Acqua, e prima in quello, che in queſta.
Anzi che
queſta
nel diſcendere vrtando nel Cannone, èimpedita dal
far
la ſua operatione diſcenſiua con la velocità, che richie-
de
la grauità.
nel moto della Terra non ſarebbe così;
perche il moto circolare ſarebbe coeuo alla Terra, & al gra-
ue
;
onde queſto non impedirebbe il diſcenſiuo. E ſe l´impe-
diſse
, ciò ſarebbe proportionatamente;
cioè diſcenderebbe
conforme
li quadrati delli tempi, ma li ſpatii ſarebbero pro-
portionatamente
maggiori, ò minori, conforme foſsero pa-
ragonati
con moto circolare maggiore, ò minore.
Ofred. notato in varii luoghi, che il Sig. Manfredi
ſeguitando
la dottrina del P.
Riccioli, dice à piena bocca,
che
il moto circolare impedirebbe il diſcenſiuo.
Se così è,
non
biſogna, che s´arrecordi di quanto detto nel numero
5
.
Hauendo il Sig. Profeſsore detto nelle pag. 13. e 14. dal-
l´eſperienze
fatte in Bologna, e Firenze, che alcuno potreb-
be
dire, non eſser lecito argomentare ciò douer ſuccedere
da
per tutto;
onde [nell´iſteſso modo vno potrebbe deter-
minare
, il graue all´ingiù ſimuoue acceleratamente, ma
diuerſamente
, conforme richiedono li luoghi partecipanti
del
moto più, ò meno veloce della Terra] dice egli.
_Mà per_
_aſſerire
, che l´argomento della velocità d´vn graue naturalmen-_
_te
cadente trouato nel parallelo di Fiorenza, e di Bologna non_
_ſia
il medeſimo, in altro luogo non vi è eſperienza alcuna, anzi_
_non
vi è ſodaragione per dubitarne;
perche dalla maggior
9785 _cità dell´ Equator terreſtre, riſpetto alla minore de i Paralleli_
_terreſtri
nel Siſt ema Copernicano, bens´ inferiſce, che l´aria_
_ſteſſa
vicina alla Terra, &
icorpi terreſtri per tale Aria ſi mo-_
_uerebbero
verſo Oriente con maggior velocità nel piano dell´E-_
_quatore
, che nel piano de Paralleli;
non vi è ragione di di-_
_re
, che l´augmento della velocità cagionaio dalla grauità nel di-_
_ſcender
foſſe diuerſo, ò not abilmente minore di quello, che ap-_
_parentemente
ſi è oſſeruato in Fiorenza, &
in Bologna; non di-_
_ſcendendo
ligraui verſo il centro del Parallelo terreſtre, mà_
_verſo
il centro commune dell´ Equatore terreſtre._
Cont. Così pare, che egli dica. Hora nel medeſimo
numero
ſegue à dire, che li ſuoi ſopradetti eſsempii,
altri
da noi addotti ſono à propoſito;
e per quel poco, che
ſono
à propoſito ſono à fauore del P.
Riccioli, e contrarij al-
la
noſtra intentione, &
c.
Ofred. Mi piace il Sig. Manfredi, che ſe la , e ſe la di-
ce
.
l´Auocato, e il Giudice per ſe ſteſſo.
Cont. Segue anco à dire, che l´altro, cioè quello del
moto
diſcenſiuo, che ſia quello, che cagiona la percoſſa, è
totalmente
vano;
e falſo, che diſcenda per vna perpendi-
colare
.
Che noi non faciamo altro, che inculcare, che
queſto
moto è diſcenſiuo, biſogna vedere come è di-
ſcenſiuo
, eſſendo più modi di diſcendere.
Diſcende vn
graue
per la per pendicolare all´Orizonte nel Siſtema della
Terra
immobile.
Può diſcender obliquamente non per
vna
perpendicolare, benche il mobile ſi troui nelli punti di
varie
perpendicolari imaginarie all´Orizonte;
così diſcen-
dono
le Acque giù dalli Monti;
le parti delle ruo te delſe
Carrozze
;
la pioggia giù per li tetti; vna sfera per vn pia-
no
inclinato all´Orizoute;
la palla dell´ Artegliaria quan-
do
principia piegare verſo l´Orizonte;
& il Vino quando
eſſe
dalla ſpina della botte;
e così diſcenderebbe vn graue
nel
Siſtema Copernicano.
Può finalmente diſcender per
principio
intrinſeco, mantenendoſi equidiſtante ſempre ad
vn
corpo perpendicolare, &
eſſer da detto corpo con moto
impreſlogli
da principio eſtrinſeco portato à trauerſo.
9886 Dall´eſſer adunque vn corpo diſcenſiuo non ſi può inferire
la
prima, ò terza ſpecie;
anzi nel noſtro caſo non è vera,
che
la ſeconda.
Matt. In ordine à queſte dottrine del Sig. Manfredi po-
treſſimo
far varie conſiderationi, e dir varie coſe.
per-
che
ciò non ſarebbe ſenza ripetere molte coſe ſopradette,
diremo
ſolamente, quello però, che tante altre volte è ſta-
to
detto.
Cioè, che queſto moto è giratiuo in virtù del
diurno
;
e diſcenſiuo per la grauítà; e che diſcende per la
perpend
icolare portatagli dietro dalla medeſima reuolu-
tion
diurna.
Cont. Nel numero 47. parla contro il Sig. Gio: Al-
fonfo
Borelli, e conſidera la ſua prop.
58. apportata pur da
noi
nel Dialogo 2.
carr. 113. Sarà penſiero del Sig. Borelli il
diffenderſi
.
Matt. Così è. Nulladimeno, perche da quanto dice
contro
il Sig.
Borelli, e contro noi, mi ſouuiene vn modo di
redurre
il Sig.
Manfredi, & il P. Riccioli alle ſtrette dalli
ſuoi
medeſimi principij, non partiamo da queſta materia;
e
nello
Schema del Sig.
Borelli, diamo totalmence bando alla
conſideratione
del moto per la perpendicolare prouenien-
te
dalla grauità traſportata dal moto diurno in varij, e varij
ſiti
;
e conſideriamo il ſolo moto traſuerſale fatto per le A G,
G
H, compoſto di ambidue quelli moti.
Anzi conſideria-
mo
queſto ſolo, come ſe li altri non foſſero.
Sig. Oſreddi
ſi
compiacia riſpondermi.
Quanti piedi è A G?
Ofred. Mentre A F. è arco di 15. ſecondi, A G, ſpatio
paſſato
del mobile in vn ſecondo horario ſe foſle linea
retta
, ſecondo li calcoli del P.
Riccioli nell´ Aſtronomiz
Riformata
nell´Append.
cit. ſopra nel numero 30, e, in que-
ſto
numero medeſimo, è piedi 1700.
& vn duodecimo; A F, è
1700
.
piedi; e G D, qualche coſa meno; onde A G, ſupera
G
D, de qualche coſa più divn duodecimo di piede.
Matt. Adunque mentre il graue mouendoſi per A G, per-
cuote
in G, con tanta velocità, come è queſta, il ſottopo-
ſto
piano, farà vna percoſſa indicibile.
9987 24[Figure 24]
Ofred. Non Signore. Perche mouendoſi il ſottopoſto
piano
quaſi con pari velocità, non può riceuer la percoſſa
ſe
non ſecondo quello, che manca di queſta velocità onde
eccedendolo
de poco più di vn duodecimo di piede, ſecon-
do
queſto farà la percoſſa.
Così pare anco dire il Signor
Manfredi
in queſto numero, mentre riferendo le parole del
Sig
.
Borelli. _Propterea quod ambo corpora æquidistantimotu,_
_
&
ferè æque veloci mouentur,_ ſoggiunge. _Fà bene à limitar_
_queſta
col ferè, perche mentre D, per D G, nel primo ſecondo ho-_
_rario
farebbe piedi pochiſsimi, ò meno di_ 1700, &
_A, per A F,_
1700
.
_il graue A, per AG, farebbe piedi_ 1700. & _vna duodeci-_
_ma
di vn piede, come detto di ſopra, &
arriuarebbe à tocca-_
_reil
D, in G, non egualmente ſottratoſi con la fuga_.
Matt. E la GH, quanti piedi ſarebbe?
Ofred. Sarebbe pure ſecondo il P. Riccioli, & il Man-
fredi
piedi 1700.
e 5. duodecimi. Si che ſuperarebbe A G,
di
ſolo quatro duodecimi;
onde le percoſse ſarebbero
10088 fi eguali, e non con quella proportione trouata dal P. Ric-
cioli
, che foſſe quadrupla, &
alzaſſe il peſo quatro volte
più
alto in H, che in G.
Perche acciò queſto ſeguiſſe, dou-
rebbe
il ſpatio GH, eſſer quadruplo del ſpatio A G.
Matt. E lei Sig. Ofreddi non s´accorge della grandiſſima
ingiuſtitia
, che richiede?
Saria neceſſario, che GH, foſſe
quadrupla
di A G, quando A G, percoteſse ſopra G, con
tutta
la ſua velocità, e non con il ſolo ecceſſo.
Hora non ve-
de
lei, che ſe G H, foſſe quadrupla di AG;
e in conſequen-
za
qualche coſa più della quadrupla di GD;
e più della
quadrupla
di HI, percuoterebbe con più della tripla di A G,
ſopra
H, mentre percoteua in G, con il ſolo ecceſſo di A G,
ſopra
D G?
adunque neceſſario conſiderare li ſoli ecceſ.
fi di A G, ſopra G D, e G H, ſopra HI, mentre queſti sono
quelli
che percuotono, Se queſti non ſi eccederanno à ſuf-
ficienza
alla diuerſità della percoſsa, haueranno ragione.

Hora
mentre A G, è piedi 1700 {1/12}.
e G H, piedi 1700 {1/12}.
adunque
H G, eccede A G, de {4/12} di piede;
Et A G, ſupera
G
D, di più di {1/12}, Adunque H G, ſupera G D, di più di {5/12}.

G
D, ſupera H I;
Adunque H G, ſupera H I, più di {5/12} di vn
Piede
.
Ecco adunque, che il ſecondo ecceſſo, e più che qua-
druplo
del primo.
Ecco adunque, che facendo ſi la percoſ-
ſa
con queſti ecceſſi, vi è ſoprabondantemente il neceſſario.

Queſti
ecceſſi li trouareſſimo anco più ſoprabondanti ſe
conſideraſſimo
li altri ſpatii fatti nelli altri tempi ſucceſſiui;

poiche
ſecondo il P.
Riccioli li ſpatij ſono 1700 {1/12}. 1700 {5/12}.
1701
{1/12}.
1702 {2/12}. Onde li eccceſſi ſono 1. 5. 13. 26. duode-
cimi
, e più, per impicciolirſi ſempre più li archi quanto più
s´accoſtiamo
al centro.
Io in realtà non credo, che così ſuc-
ceda
, ſtimo che mouendoſi per impoſſibile la Terra, bi-
ſognarebbe
conſiderare la diſceſa nella perpendicolare;

auco
quando così foſse, il P.
Riccioli, & il Sig, Manfredi
non
hanno il ſcampo, che s´imaginano.
10189 25[Figure 25]
Cont. Io non ho voluto interrompere li loro ragiona-
menti
, ma nel numero 48.
il Sig. Manfredi dice coſe molto
confacenti
à ſimil propoſito.
In vece dell´ argomento del
Sig
.
Borelli ne porta vn´altro da eſſo ſtimato aſſai più eui-
dente
.
_In Siſtemate Copernicano validitates percuſſionum obli-_
_quarum
menſurari debent à phyſico, &
reali incremento impe-_
_tus
per viam obliquam acquiſito, quo graue deſcendens ſuper aue-_
_rit
velocitatem corporis percuſſi diurno motu verſus eandem_
_partem
fugientis._
Ofred. Queſta è la dottrina ſoprapoſta, dalla quale hab-
biamo
cauato quelle concluſioni.
_Cont. Segue._ Differentia autem percuſſionum barum, & ea-
rum
, quæ fierent ab eodem graui deſcendente perpendiculariter
ſupr
a corpus immobile, in ſiſtemate Terræ immobilis, tanta
exiſtimanda
eſt cæteris paribus, quanta eſt inter prædictum in-
crementum
per viam obliquam acquiſitum, &
incrementum
velocitatis
, quod graue acquiret deſcendendo
10290 ſupracorpus immobile. _Da queſta dottrina più diffuſamente_
_eſplicata
ne deduce, che la percoſſa in G, per AG, ſarà co-_
_me
vn {1/12} di piede;
e per A D, in D, immobile come 15._
_piedi._
Matt. Quando anco cosi foſſe, ne ſeguirebbe ſolamente,
che
il moto circolare debilitaſſe il diſcenſiuo proueniente
dalla
grauità ſiche queſto foſſe di gran lunga più valeuole
nel
ſiſtema della Terra immobile, chenon ſaria mouendoſi
la
Terra.
ſe alcuno diceſſe così eſsere, come ſi potrà con-
vincere
, che cosìnon ſia?
Nell´vno però, enell´altro modo
ne
ſeguono le medeme diuerſità di percoſsa proportionata-
mente
alle maggiori, e maggiori altezze.
Ofred. Non ſtimo però che così ſucceda, ma più toſto
penſo
, che faceſse la medeſima percoſſa tanto mouendoſi,
quanto
ſtando ferma la Terra.
Ecredo, che ſe poſſi proua-
re
da quelle dottrine del Galileo, che lei ſopra recitate,
cioè
che mouendoſi il graue per piani perpendicolare, &

inclinato
, quando arriua ella medeſima Orizontale ac-
quiſtato
eguali empiti, ò velocità, dalle quali dependono
le
varietà delle percoſſe del medeſimo graue.
Mentre adun-
que
, che A G, à parere del P.
Riccioli, e del Sig. Manfre-
di
, è quaſi linea retta;
eſsendo, che il graue cadente da A,
per
A G, AD, nelli punti G, D, è nella medema Orizontale;
hauerà empiti eguali. Così ſe ſupponendo AG, retta,
queſta
foſſe prodotta ſino all´Orizontale E H;
in quel punto
doue
la diuideſse haurebbe il medeſimo empito come in E.

perche ſeguitando il moto per G H, queſta è anco meno
inclmara
ſopra H E, di quella prodotta;
non vi è ragione,
che
percotendo in H, per GH, habbia da non hauer tanto
empito
quanto in E.
Cont. Nel numero 49. dice non eſserſi ſeruito il P. Ric-
cioli
dell´eſsempio vſitato dalli Copernicani della Naue, e
del
graue cadente dall´ albero, per non eſsere à propoſito;
perche il moto all´ingiù è da cauſa intrinſeca, e il circolare
da
eſtrinſeca.
10391
Matt. Già habbiamo detto, che non ſapiamo vedere, per-
chele
le linee deſcritte da´moti habbino d´hauere queſta auer-
tenza
di laſciarſi deſcriuere quando li principij mouenti
vno
è eſtrinſeco, l´altro intrinſeco;
e non quando ambidua
ſono
intrinſeci.
Dice che in queſto quantunque il graue ſitrouaſse in
punti
di diuerſe perpendicolari parallele all´Albero;
non
per
queſto diſcenderebbe per la perpendicolare.
Matt. Sarebbe in punti di diuerſe perpendicolari imagi-
naire
, che ſono immobili, ma nella medeſima perpendico-
lare
fiſica moſsa con ilmedeſimo moto circolare.
_Cont. Dice che chi_ foſſe fuori dell´ Atmosfera lo vedrebbe
diſcender
per vna ſola linea curua à trauer ſo ſimile alla parabo-
lica
, ò alla ſpirale.
Ofred. Queſta è vna viuanda ſtata mille volte in Tauola.
per quanto vedo, il Sig. Manfredi diſtintione trà la
parabola
, ela ſpirale deſcritta da queſto mobile.
Cont. Dice anco, che ſe l´empito foſse molto gagliardo,
farebbe
il graue aſsai minor colpo mouendoſi la Naue, che
ſtando
ferma.
che però il P. Riccioli non hauendo fat-
to
eſperienza di ciò, non giudicato adoprare queſto eſ-
ſempio
.
Matt. Nèmeno noi habbiamo fatto queſta eſperienza;
onde quanto à queſta diuerſità non ſapiamo coſa doueſse
ſuccedere
;
e credia mo che più facilmente ſi notarebbe qual-
che
diuerſità nella Naue, che nel moto della Terra.
Men-
tre
in quella non è così facile aggiuſtar tutte le partite, e
fare
, che con il medeſimo empito circolare ſi muoua Naue,
graue
, e mezo;
ilche facilmente è aggiuſtato dalla Natura
mouendoſi
la Terra.
Cont Nel numero 50. conſidera quanto habbiamo det-
to
per ſenſo del Sig.
Geminiano Montanari Mattematico
digniſſimo
nello Studio di Bologna.
La dottrina in ſoſtan-
za
è queſta.
Nel Schema ſeguente del P. Riccioli, B L,
maggiore
inclinatione ſopralil ſottopoſto piano di quello
habbia
LM, ſopra il ſuo.
E queſta maggiore della MN.
10492 queſta maggiore della NC. Hora eſsen do vero, che quanto
più
vn mobile incontra in vno ſcopo ad angoli obliqui,
minor
percoſsa;
emaggiore quanto più s´accoſta al retto;
neſegue, che il graue per LM, facia maggior percoſsa, che
per
BL.
Per MN, più, che per LM. E per NC, più, che per
MN
.
Dice nel numero 51. che queſta difficoltà già propoſta
al
P.
Riccioli dal Sig. Montanari, alla qual riſpoſe, come ho-
ra
riſponde;
che la diuerſità delle inclinationi è tanto poca
nelli
primi quatro ſecondi horarij, che non è fiſicamente
conſiderabile
;
di gran lunga ſufficiente per l´incremento
della
percoſsa, trouata tanta, quantiſono li quadrati delli
tempi
;
eſsendo la diuerſità dell´inclinationi in M, minuti
45
.
meno, che in L; in N. 46. meno, che in M; e in C, 45.
meno che in N; come trouato il Sig. Profeſsore con li
ſuoi
calcoli;
ſiche tutta la diuer ſità dall´L, al C, e di gradi
2
:
16: 5. che riſpetto al quadrante di 90. gradi, nel quale ſi mi-
ſurano
l´inclin atio ni, è pochiſsima.
Matt. La differenza di 2. gradi, minuti r. e ſecondi 5. in
così
breue ſpatio non è così poca.
Anzi più toſto è ecce-
dente
, ſe ſi conſideraranno le debite proportioni dell´incli-
nationi
, delli ſpatij paſsati, e delli tempi.
Quando il graue
in
B, ſoſse pottato dalla ſola reuolution diurna, ſaria por-
tato
come parallelo al ſottopoſto piano, cioè con la maſſima
inclinatione
;
e partendo dalla quiete diſcenſiua, che è il
grado
ditardità infinita, acquiſtarebbe minor, e minor in-
clinatione
conforme che acquiſtaſse maggior, e maggior
velocità
.
Arriua to al centro, non hauerebbe inclinatione
alcuna
.
Si che dal B, ſino al centro haurebbe variata l´in-
clinatione
per 90.
gradi. Hora al centro non arriuarebbe,
che
in ſecondi horarij 1284.
_circum circa_, come habbiamo
diſcorſo
nel noſtro Dialogo 2.
pag. 122. Si compartino
adunque
90.
gradi d´inclinatione in 1284. ſecondi horarij, e
vedraſſi
ſe li primi 4.
ne hanno la ſua parte ſoprabondante-
mente
, hauendone grad.
2. 38. 52. in circa. Onde in confe-
quenza
nelli primi quatro ſecondi horarij per li ſpatij
1059326[Figure 26] riſpondenti vi ſarebbe, chi poteſse cagionare queſta percol-
ſa
à miſura (come ſi dice) di carbone, e ſopra la brocca.
Cont. dice egli, che queſta non è ſufficiente, perche
alzando
il graue che percuote in L, vn peſo come 1.
in M,
come
4.
in N, come 9. in C, come 16. biſognarebbe, che 12
differenza
dell´inclinationi foſle come 1.
à 16. & eſſendo in
L
, dimin.
45. ſec. 5. foſſe in C, di min. 721. ſec. 20.
Matt. Non ſarebbe queſto neceſſario, ogni qual volta vo-
gliamo
diſcorrere come ſi deue.
La eleuatione del peſo è
cagionata
da due principij, cioè dal graue cadente, e dalla
velocità
del cadere;
li ſpatij paſsatiſono quelli, che la
cauſano
, ſono eſſetto della velocità.
Quindiè, che
10694 ſpatij paſsati, e l´eleuatione caminano con la medeſima
proportione
delli quadrati delli tempi.
Hora ſe vno diceſ-
ſe
;
mentre, chel´eleuatione in C, è all´eleuatione in L, co-
me
16.
ad 1. adunque anco la velocità in C, alla velocità
in
L, deue eſler come 16.
ad 1. diſcorrerebbe bene, ò male?
Certo male. Perchenon ſarebbe, che quadrupla; mentre
le
velocità, ouero li empiti non hanno fra ſe, che la ſola pro-
portione
dellitempi;
& ìn conſequcnza Iono in ſubdupli-
cata
proportione delli ſpatii paſsati, e delle eleuationi.

Così
il Galileo nelli Dialogi delle due nuoue ſcienze Dia-
log
.
3. difiniſce il moto equabilmente accelerato. _Motum_
_æquabiliter
ſeu vnifarmiter acceler atum dico illum, qui à quie-_
_terecedens
temporibus æqualibus æqualia celeritatis momenta_
_ſibi
ſupperadit._
Se adunque la velocità, ò l´empito in L, e i.
in
M.
ſarà 2. in N, 3. in C, 4. Hora mentre, che dal moto ſi
leua
l´acceleratione, e ſi ſuſtituiſse la minore inclinatione,
queſta´non
da ſcemare ſecondo li ſpatij, e l´eleuatione, ma
in
ſubduplicata loro proportione, cioè in tempi eguali
egualmente
, come in fatti quaſi nelli primi trè ſecondiho-
rarij
dopo il primo.
_Con. Nel numero 52. dice._ Aggiungiamo hora, che par-
lando
della naturale percoſſa de igraui deſcendenti allo ingiù
non
è vero, che la medeſima velocità nel moto varii il colpo ſe-
condo
la diuer ſa inclinatione, &
c. perche non ſi il caſo, che il
graue
diſcendendo varij l´inclinatione ſopra l´Orizonte, e non
varij
parimente la velocità, &
in queſti la forza deila percoſſa
non
naſce dalla mera inclinatione, dall´impeto acquistato
per
la velocità del moto.
Matt. Quantunque vi foſſero molte coſe da dire ſopra
queſte
parole, nulladimeno dirò ſolo, che quando alcuno
affermaſſe
, che la percoſſa nel moto diſcenſiuo del graue va-
riaſſe
conforme la varietà dell´ eſplicata in clin atione, non
come lo conuinceſſe la ſua proua.
Dice, che non ſi il
caſo
, che il graue diſcendendo varij inclinatione, e non va-
rij
velocità.
Lo voglio concedere. Che dice? _La forza_
_della
percoſsa non naſce dalla mera inclinatione._
Lo
10795 concedere. da che altro naſce? _Dall´impeto acquiſtato_
_per
la velocità del moto,_ Che ingiuſtitia.
La diuerſa incli-
natione
varia certo la percoſſa, e l´eſperimentiamo tutto
giorno
.
La diuerſa velocità varia la percoſſa. E´veriſſimo.
L´eſperimentiamo tutto il giorno. In queſto caſo ſarebbe
diuerſità
d´inclinatione, e diuerſità di velocità.
Adunque
queſta
ſola dourebbe variare la percoſſa?
Torno à dire, che
ingiuſtitia
.
Varriar ebbe adunque la percoſſa al variare di
ambidua
queſti principij, dirà alcuno.
Il che anco pare,
che
corriſponda à quanto habbiamo detto.
Perche in ſecon-
di
horarii 1248, l´inclinatione varia per 90.
grad. & in 3. di
queſti
per 2.
grad, min. 16. ſec. 5. quanto più ſe accoſtiamo
all´ingiù
, tanto meno proportionatamente ſcemarebbe l´in-
clinatione
.
Che ne ſeguirebbe adunque? Che quanto più
il
graue ſi accoſtaſſe al centro tanto più ſcemaſſe la propor-
tione
della percoſſa?
Non, dirà alcuno. Perche ſe ſi ſmi-
nuiſse
la proportione nell´inclinatione, creſce la propor-
tione
della velocità, che maggiormente ingrandiſce quan-
to
più ſi v à all´ingiù.
Onde vna cauſa ſupplendo al diffetto
dell´altra
, ne naſce quello, che ſperimentiamo.
_Cont. L´vltime parole di queſto numero ſono._ Eſſendo
la
forza che haurehbe per la diminutione dell´inclinatione, im-
pedita
, erintuzzata da quella ſteſſa caggione, che impediſce l´-
intremento
della velocità nel moto, eneceſſit a il graue à diſcen-
der
con moto fiſicamente vniforme, ſenza conſiderabile accele-
ratione
.
Matt. Quello, che ſecon do il Sig. Manfredi impediſce l´-
incremento
dalla velocità è il moto circolare.
Adunque
queſto
deue anco impedire la forza dell´inclinatione.
Ofred. Queſta , che mi pare ſtrauagante. Adunque
vrtando
con moto circolare vn graue in vn ſcopo con qual
ſi
ſia inclinatione farà ſempre la medeſima percoſſa?
Come
il
Sig.
Manfredi ſimili propoſitioni può dire tutto quel-
lo
, che vuole.
Cont. Nel numero 53. dice, cauarſi da quanto detto
la
riſpoſta alle trè cauſe addotte contro il ſuo
10896 che lei epiloga cart. 120. [Lo debilita queſta inclinatione
minore
ſopradetta.
La reale acceleratione fatta per la ſpi-
rale
medeſima.
lo eſtenua affatto, & atterra la direttio-
ne
del mobile all´ingiù.
] Dice, che nella prima, e ſecon-
da
aſſertione _ſi pongono due coſe falſe;
la prima, che l´argomen-_
_to
del P.
Riccioli ſia fondato nella negatione della totale accelera-_
_tione
,, diuerſità d´inclinatione._
Matt. L´argomento del P. Riccioli è ſtato addotto nell´-
Almageſto
, e variato nell´Aſtronomia Riformata.
Nel pri-
mo
luogo ſi ſupone la totale equabilità, mentrg ſi procu-
ra
prouar il moto eſſer per portione di circonferenza.
Nel
ſecondo
luogo ſi deduce qualche acceleracione.
Onde la
noftra
riſpoſta vale principalmente contro iſ primo luogo.
hauendo noiſopra dimoftrato, che anco quando ſi do-
ueſſe
ſtare nel mero moto per la ſpirale, ſenza conſideratio-
ne
della direttione all´ingiù, che nulladimeno vi ſarebbe
tanta
acceleratione, che baſteria;
vale anco contro il ſe-
condo
luogo.
noi ſuponiamo, che nel ſecondo luo-
go
il P.
Ricciolinon ſuponga qualche acceleratione,
non
tanta ſecondo eſſo, che baſtaſſe alla diuerſità della per-
coſſa
.
Parimente mai n´è venuto in mente, che non ſuponga
diuerſità
d´inclinatione;
ſolo habbiamo detto, che queſta
poſſi
cagionare la diuerſità della percoſsa.
_Cont. L´altra falſa conſequenza_ è. Che baſti tanto poca
acceler
atione, e diuer ſità d´inclinatione per ſaluare il grandiſ-
ſimo
incremento della percoſſ a realmente eſperimentata.
Matt. Quando non ſi ad duca altro in contrario, diremo,
che
per li reſpetti ſopra accennati queſte ſono cauſe ſuffi,
cienti
per queſta diuerſità.
Cont. Segue à dire, che la terza cauſa, cìoè la direttione
all´ingiù
è falſa, &
c. Di più dice, che queſta terza repu-
gna
alia prima, e ſe è vera vna, non può cſser vera l´al-
tra
.
Ofred. Queſta è quell´obiettione, ch´io andauo meditan-
do
, e che è ſodiſsima.
D´vn´effetto vna ſola deue eſſer
10997 cagione. Vnaſola di queſte tr è cauſe deue eſſer la vera, le
altre
falſe.
Matt. Beniſſimo Sig. Ofreddi. meno io dico, e inten-
do
, che la diuerſità della percoſsa ſia cagionata dalla diret-
tione
all´ingiù per la perpendicolare;
dall´incremento per
la
ſpirale;
e dalla diuerſa inclinatione. perche il P. Ric
cioli
porta quel ſuo argomento, e tanto magnifica la ſua va-
lidità
, che habbia fatto violenza à tutti li intelletti;
ſi riſ-
ponde
, che ſi potria ſaluare la diuerſità della percoſſa, riſ-
pondendo
in vno di quelli trè modi.
Io però in ſoſtanza
non
ſtimo vero che il terzo;
perche il graue mouendoſi al-
l´ingiù
(con il qual moto la percoſſa) per la perpendico-
lare
fiſica all´Orizonte, vrta in eſſo ſempre perpendicolar-
mente
.
Cont. Nel numero 54. ſi diſcorre dell´opinione dell´Ec-
cellentiſsimo
Sig.
Dottor Giulio Torrini lodato in ſuperla-
tiuo
grado dal P.
Riccioli, al quale mandò il detto Torrini
da
Torrino certo ſuo manoſcritto intitolato _Nicetas Ortho-_
_doxus
;_
nel quale quaſi la medeſima riſpoſta, che habbia-
mo
data noi della diſceſa per la perpendicolare, &
c. Li riſ-
ponde
in ſoſtanza quaſi con le medeſime riſpoſte, che pure
dato à noi.
Matt. Io non cognitione alcuna del Sig. Torrini.
piacere
conoſcerlo per le buone relationi, che me ne il P.
Riccioli, e con il mezo del Sig. Manfredi, e da ſe nella Geo-
grafia
Riformata.
Non dirò di profeſſarmi affettionato al
ſuo
merito per eſſer noi concordi d´opinione, mentre io
amo
, honoro, eriſpetto li virtuoſi in totti li modi.
E ſe be-
ne
in queſti punti ſiamo tanto diſcordi con´il Sig.
Manfredi,
e
con´il P.
Riccioli; non per queſto dal mio canto la diſcor-
dia
eccede in conto alcuno li limiti litterarij;
che per altro
riueriſco
il loro merito, e farei ogni coſa per loro.
Cont. Segue à dire nel medeſimo numero, che eſſendo
l´obiettioni
noſtre, e delli Signori Torrini, e Borelli inſuffi-
cienti
ad oppugnare l´argomento del P.
Riccioli; anzi con-
fermandolo
maggiormente;
perciò giudica bene
11098 lo in lingua volgare, come . Nel numero 56. replica, &
epiloga
quanto detto in confermatione della maggiore,
e
minore dell´argomento nell´Almageſto, &
Aſtronomia.
Cosìnel numero 58. dice coſe pur iui dette, e più volte re-
plicate
, e forma queſto argomento.
_Qual ſi voglia Siſtema_
_nel
qual ſi ſuppongono conditioni repugnanti all´euidenza Fiſi-_
_ca
di ſenſate eſperienze, &
alle dimoſt, ationi Mattematiche_
_ſopra
eſſe fondate;
e falſo euidentemente, quanto alle tali condi-_
_tioni
, e contrario all´euidenza Fiſicom attematica._
Ofred. Che bella propoſitione. Realmente degna di eſ-
ſer
ſtampata, e differentiata dalle altre con caratteri più
groſſi
.
_Cont._ Tale è il Siſtema Copernicano, quanto alla diſce ſa di
alcuni
corpi grani, e la percoſſa da eſſi cagionata;
Adun-
que
, &
c.
Matt. Horsù di queſta minore ne aſpettaremo proue con-
unicenti
, mentre le addotte ſin´hora non ſono di alcnn
valore
.
Cont. Segue à dire, che non ſi è fatta alcuna mentione
del
moto annuo, mentre meno con queſto guadagnereb.
bero coſa alcuna li Copernicani quanto all´ecceleratione;
anzi
in alcuni caſi perderebbero, &
c.
Nel numero 59. dice, che diſteſe queſte riſpoſte le mo-
ſtrò
al P.
Riccioli, acciò vedeſſe ſe haueua penetrato la ſua
mente
;
e che il P. Riccioli lo perſuaſe ad aggiungere al det-
to
vn´Appendiee.
Matt. Perche il Sig. Manfredi lo dice, io lo credo, che il
P
.
Riccioli habbia veduto queſte ſue riſpoſte, & approuate.
Che per altro, parmi impoſſibile, che vn Vecchio di 70. an
ni
, incallito nelle mattematiche non habbia oſſeruato li
puerili
sbagli geometrici, che contengono;
maſſime in
quelli
calcoli, e diſcorſi della ſemità del moto per circon-
ferenza
.
Cont. Dice in queſta Appendice nel numero 60. che
nell´argomento
del P.
Riccioli per non partirſi dalle ſuppo-
ſitioni
del Galileo, e ſeruirſi di eſſe contro lui furno
11199 ſe 4. ſuppoſitioni improbabili; eſſendo naturali le op-
poſte
.
Ofred. Sel´hà admeſſe tal ſia di lui. noi habbiamo
conſiderati
li ſuoi argomenti ſe non come da eſſo ſuppoſti
qualiſono queſte ſuppoſitioni?
Cont. _La primaè, che gir ando la Terra intorno al ſuo cen-_
_tro
, ancoli corpi Terrestri da eſſa diſtaccati debbano girare al_
_pari
dieſſa con la reuolution diurna._
Dice ciò eſſer neceſla-
rio
, che ſuppongano li Copernicani, perche vn graue ele-
uato
ſopra vn determinato punto della ſuperficie Terrena,
ricade
ſopra eſſo.
Matt. Tanto in fatti dicono li Copernicani, e portano à
queſto
propoſito molte eſperienze, che così doueſſe ſucce-
dere
.
Secondo eſſi adunque la reuolution diurna è commu-
ne
alla Terra, tutti li corpiterreſtri, &
aria rachiuſa dalle
cime
de Monti.
Se il Signor Manfredi non rimane in ciò
perſuaſo
da quanto dicono tanti grand´huomini con tante
eſperienze
fiſiche, che così doueſſe ſuccedere quando la
Terra
ſi moueſſe;
à me l´animo di perſuaderlo, me-
no
lovoglio fare;
mentre, come detto ſopra il Signor
Ofreddi
, la mia intentione non è altra che conſiderare la va-
lidità
di quelle ſue ragioni, quali egli l´hà portate.
Oſſerua-
ſi
però, che ſe il moto circolare foſſe proprio ditutti li corpi
terreſtri
come tali, all´hora ſecondarebbero egualmente il
moto
ditutta la Terra.
ſe foſſe in eſſi per participatione,
e
quaſi certo impulſo communicatoli dal moto della
Terra
;
all´hora non ſarebbe neceſſario che apuntino li gra-
ui
ſeguiſsero il moto della Terra;
eſtinguen doſi in eſſi ſtac-
cati
dal tutto (inſenſibilmente però per la picciolezza del
tempo
) l´empito impreſſoli dal moto circolare.
Tanto in
fatti
dicono molti ſeguire.
E del perpetuo moto dell´Acqua,
e
vento verſo Occidente nella Zona Torrida, molti non aſ-
ſegnano
altra cagione, ſenon, che mouendoſi la Terra ver-
ſo
Oriente con la reuolution diurna, l´Acqua, &
Aria come
corpi
da eſſa ſtaccati, non foſsero con la medeſima velocità
rapite
;
che perciò ſi moueſsero verſo Occidente. Et il
112100 lileo vuole, che queſta ſia la cagione del fluſso, e refluſſo del
mare
.
Cont. quando alcuno diceſse eſser vero, che li cor-
pi
ſtaccati dalla Terra perdeſsero qualche poco di quell´em
pito
circolare, che haueuauo vniti con´ eſsa;
& in conſe-
quenza
cadere qualche tantino più Occidentali, come vor-
rebbe
il Signor Manfredi conuincer queſti con´eſperienze?
Faciaſi che eſperienza ſi vuole; ſi alzi il corpo à perpendi-
colo
quanto ſi vuole, che mai credo, che in pratica poſsa-
ſuccedere
, ſe non per accidente, che il graue ricada nel me-
deſimo
luogo apuntino.
Perche li impediméti che riceue nel
diſcendere
prouenienti dalla diuerſità della ſua corpulen-
za
;
diuerſa poſitura di ſuperficie; aria agitata da venti; di-
uerſi
altri accidenti, ſono tanto varij, che non poſsono dar-
ne
vniformità.
Ofre. Io credo che il caſo in queſte eſperienze habbia vna
gran
parte;
come credo ſia ſucceſso in quello che mi diſse
vna
volta vn Suedeſe haver eſperimétato il Carteſio, non
ſe
l´habbia veduto ſcritto in qualche luogo delle ſue opere,
del
quale io non mi arrecordo, ò lo ſapia altronde.
Dice,
che
queſti aggiuſtò vn Cannone perpendicolare all´Orizon-
te
, e lo puntello con´ogni più diligente induſtria, di modo
che
ſi conſeruaſse ſempre perpendicolare;
poi caricandolo,
ce
diede fuoco, mi diſse egli, 24.
volte.
Gont. Succeſse mai, che la palla ricadeſse ſopra il pez-
zo
?
Ofred. Oibò. Sempre ricadè più Orientale, ò più Occi-
dentale
.
perche il caſo portò che de 24. volte, 22. cadeſ-
ſe
più Occidentale;
pareua al Carteſio hauer vn´euidente
eſperienza
del moto della Terra;
quale non eſsendo pre-
ciſamente
ſeguito dal globo nel tempo, che conſumaua ad
andar
insù, eritornar in giù, cagionaſse, che ricadeſse più
Occidentale
.
Matt. Queſta eſperienza è tanto difficile, & è ſottopoſta
à
tanti accidenti, che anco quando ſoſse così ſucceſso,
113101 ritamente douerebbe eſſer ciò aſcritto al caſo, e non ad al-
tro
.
Seguiti Sig. Conte à riferire quanto dice il Signor
Manfredi
.
Cont. Dice, che prouenga il moto all´ingiù da qual ſi
ſia
cauſa, dourebbe il graue diſcender per la perpendico-
lare
, ſenza deſcriuer con principio intrinſeco vna linea-
curua
più di 100.
volte maggiore della ſemplice perpen-
dicolare
.
Matt. Diſcenderebbe il graue per la medeſima perpendi-
colare
mouendoſi, ò ſtando ferma la Terra:
eſſendo, come
è
la Terra immobile, diſcende per la perpendicolare immo-
bile
;
mouendoſi la Terra, diſcenderebbe per la perpen-
dicolare
girata.
Cont. Dice, che di queſto moto curuilineo non ſi può
portare
alcuna ragione priori_ ſoda;
che perciò, & c.
Ofred. Credo, che il Sig. Manfredi penſi che queſte ſue
dottrine
ſijno ſtrauaganti;
nel che moſtra hauere molta po-
ca
pratica nelle opere del medeſimo P.
Riccioli. Queſte
ſono
coſe vecchie, e rancide, e conſiderate più volte dal P.
Riccioli. Il quale però non ne gran capitale, ſtimando
non
vi eſser altre raggioni conuincenti di falſità il Siſtema
Copernicano
, che le ſue.
Ofred. Lei dice il vero. Queſte dottrine non numera-
no
minor anni de quanti ne conti il Siſtema Copernicano;
il quale è già decrepito, hauendo hauuto origine, per le
memorie
che habbiamo, ſino circa li tempi di Pitagora.
Di-
ce
il Sig.
Manfredi, che di queſto deſcriuer la linea curua
nel
diſcender il graue, &
c. non ſi può apportar ragione
alcuna
ſoda priori._
La ragione è, che mouendoſi la Ter-
ra
, de neceſſità così doueria ſuccedere in virtù del moto cir-
colare
impreſſo nel graue, che non ſi eſtinguerebbe ſubito,
ſubito
ſeparato il graue dal corpo della Terra.
Onde ſup-
poſto
falſamente il moto della Terra, queſto è la cagione
neceſſaria
di quel moto.
Queſto viene confermato da infi-
nite
eſperienze.
Ne baſti à noivna conſiderata dal Galileo.
Siamo
nella Camera di vna Naue.
Viſia vn ſecchiello
114102 no d´Acqua, che habbia nel fondo attaccato vn cannellino
dal
quale poſſa vſcir l´Acqua.
Sia ſotto poſto altro vaſo di
bocca
anguſtiſſima, nel quale cada l´Acqua.
Simuoua, ò
ſtia
ferma la Naue, ſempre l´Acqua entrara per il medeſimo
bucchino
.
Perche l´Acqua non cade tanto più lontano nel-
la
parte oppoſta al moto della Naue?
Perche queſt o è com-
mune
à tutti quelli corpi.
Onde ſe bene la grauità porta in-
giù
l´Acqua per la perpendicolare;
meſcolato queſto mo-
to
con quello della Naue, da queſta miſtione ne riſulta la-
linea
curua maggiore della perpendicolare nel ſpatio mon-
dano
.
Quanto accade in queſta eſperienza, più aggiuſta-
tamente
doueria ſuccedere nel moto della Terra, mentre
queſto
moto ſarebbe molto più aggiuſtato di quello della
Naue
.
_Cont._ La ſeconda ſuppoſitione è, che quando bene li corpi
terreſtri
diſtaccati dalla terra gir aſſero al pari di eſſa, per con-
formarſi
, come parti al moto del ſuo Tutto, debbano diſcender.
più del probabile, che l´impeto del moto diurno preuale-
rebbe
tanto alla grauità, ò principio diſcenſiuo, che impedireb-
be
totalmente l´atto ſecondo di queſto.
Matt. Io ſonodi parere, che non impedirebbe in conto
alcuno
, mentre tanto il moto circolare, quanto il diſcenſiuo
rimireriano
il medeſimo centro in tutte le ſue parti.
il
moto
circolare ſaria nuouamente impreſſo ne! graue,
vniformemente
perpetuo.
_Cont. Dice, che_ Se vogliamo argument are non à capriccio
à notioribus, noi vediamo, che vna pietra girat a attorno da
vna
fiomba lung a due piedi in circa, e che in vn batter di polſo
fàvn
giro di piedi circa 13.
per la velocità del girò viene af-
fatto
impedita, ſiche niente diſcende, &
il medeſimo vediamo
in
vn ſecchiarello dentroui l´Acquagirat a velocemente con vna
fune
, perche quando paſſa il ſemicircolo ſuperiore delgiro, non
cade
pure una goccia d´Acqua da eſſa contenuta.
_Eſſendo adun-_
_que
il moto circolare del graue tanto, e tanto più veloce,_
_non
doucrebbe queſto diſcender, &
c._
Matt. Il primo eſsempio della fiomba lo potiamo
115103 ſciare, mentre il graue eſſendo in eſsa quaſi imprigionato, e
dalla
medeſima impedito al diſcendere.
Più bello è l´eſ-
ſempio
del ſecchio;
tanto differente dal moto delli gra-
ui
nell Ipoteſi Copernicana, che non punto che fare con
eſſo
.
Primieramente il moto circolare del ſecchio rimira
vn
centro, e la grauità lo conduce à quello del mondo.
Se-
condo
l´Acquanel ſecchio è contigua in parte con eſſo, e
queſta
contiguità impediſce ilſtaccamento, e moto all´in-
giù
.
Terzo la medeſima aria impediſce molto il ſtaccarſi
le
parti del liquido dalle altre, come vediamo ſuccedere
aprendo
il vaſo dalla parte diſotto, che l´Acqua è in parte
impedita
dall´aria à ſcendere, ſcende, che in tempo.
Queſto maggiormente deue ſuccedere con quel moto ve-
lociſſimo
circolare.
Quarto per la diuerſità di poſitura le
parti
dell´Acqua diuerſamente ſi sforzano diſcendere, e de-
uono
fare motioni contrarie, che non poſſono ſortire il lo-
ro
effetto, che in tempo, il quale non viene conceſso dalla
velocità
del moto circolare.
Eſplico meglio queſto capo.
Queſto
moto circolare è compoſto di due ſemicircoli, cioè
ſuperiore
, &
inferiore. Quando ſi deſcriue il ſemicircolo in-
feriore
, le parti dell´Acqua più vicine al fondo ſono le pri-
me
, che con la loro grauità procurano diſcender, e le più
remote
grauitano ſopra queſte, e le premono.
Quando poi
ſi
deſcrine il ſemicircolo ſuperiore le parti Aqua più lon-
tane
dal fondo deuono eſſer le prime à diſcender.
Hora ſe
conſideraremo
bene queſti connati di diſcendere vedere.

mo
, che reſpetto all´Acqua ſono motioni contrarie, benche
rimirino
il medeſimo centro della Terra;
e che l´atto di di-
ſcendere
nella parte inferiore è oppoſto reſpetto alle parti
dell´Acqua
al diſcender nella parte ſuperiore.
Onde il paſ-
ſar
da vn´atto all´altro oppoſto non ſi può fare che in tempo,
il
quale non è conceſſo dalla velocità del moto circolare.
Cont. La terza ſuppoſitione credo hauer queſto ſenſo.
Cioè ſupponer li Copernicani, che il moto diſcenſiuo prin-
cipij
ſubito;
e che mouen doſi, ò la Terra, il graue in vn
ſecondo
horario diſcenda per 15.
piedi. Non diſcendereb.
116104 be cosìmentre per qualche tempo per l´empito diurno ſa-
rebbe
ſoſtenuto nel medeſimo arco BH.
come vediamo ſuc-
cedere
, che _l´empito impreſſo nella palla dell´archibugio, ouero_
_dell´
artiglieria, preuale tanto alla grauità della palla, che non_
_comincia
eſſa à diſcendere, ſe non dopo lungo ſpatio, e colpiſce il_
_berſaglio
di punto in bianco, caminando per lungo tratto per_
_vna
linea Orizontale, e poi comincia pian piano à declinare da_
_eſſa
linea molto ſimile alla parabolica_.
Matt. S´inganna molto il Sig. Manfredi ſe crede, che la
palla
ſia cacciata dal fuoco anco per vn momento per la
linea
Orizontale.
Subito vſcita la palla dalla Canna del
pezzo
principia à ſcendere, vſcendo, il moto diſcenſiuo
nel
principio è lẽtiſsimo, e il traſuerſale velociſſimo:
quindi
è
, che caminando per la parabolica, che per la fua ampiez-
za
pochiſſimo in queſto principio ſi ſcoſta dalla tangente
Orizontale
, colpiſce, come ſi ſuol dire, di punto in bianco-
Non
già, che mai ſtaccata dal pezzo camini per la tangente
continuata
con la rettitudine del pezzo.
Tanto ſuccedereb-
be
mouendoſi la Terra.
mai il graue ſi mouerebbe ſo-
lo
circolarmente, ſtaccato che foſſe dal ſuo ſoſtentacolo;

ſubito
principiarebbe diſcendere.
Cont. La quarta ſuppoſitione è ſttata, che diſcendendo
il
graue per via obliqua colpiſce, o percoteſſe nel ſottopo-
ſto
piano, dice che ſolo toccarebbe.
E diſcorre così. II
graue
B, cadendo verſo A, nel ſine di 4.
ſecondi horarij ter-
minarebbe
la diſceſa per BLMNC, ſopra l´A, trasferito in
C
, &
haueria con il moto diurno fatto l´A, l´arco AC, di
piedi
proſſimamente 6798.
& il graue B, la via obliqua
BLMNC
, di piedi 1702.
(credo voglia dire 6702). Hora
ſe
queſto graue per la via obliqua non haueſſe fatto in que-
ſto
tempo che piedi 6798.
non arriuarebbe à toccare il cor-
po
C, ſarebbe nella linea CN, da eſſo lontano per qua-
tro
piedi, dunque per arriuare al ſemplice contatto di C, bi-
ſogna
che faci quelli quatro piedi di più;
e non hauendo
guadagnato
maggior impeto, e velocità ſopra la fuga di A,
in
C, non vi è ragione di dire, che lo ſpatio di quatro
11710527[Figure 27] ſudetri ſerua per più, che per arriuare al mero contatto del
corpo
C, eſſendo coſtretto à compirli per eſler la BLMNC,
via
più lunga dell´arco AC.
Matt. Se deuo confeſſare il vero, io non intendo in conto
alcuno
quello, che dice il Sig.
Manfredi. Quello, che lui
dice
è prima falſo;
perche la percoſsa dipende dalla diret-
tione
all´ingiù, della quale eſſendo totalmente priuo il ſot-
topoſto
corpo A, riceue la percoſſa ſecondo tutta queſta di-
rettione
.
anco quando voleſſimo conſiderare la ſola via
obliqua
A L M N C, queſta ſarebbe paſſata dal graue nel
tempo
medeſimo, che A, paſlaſſe in C;
& eſſendo quella più
lunga
di A C, ſecondo quello dice il Sig.
Manfredi, di
118106 tro piedi, tanto più veloce ſarebbe il moto del graue per
BLMNC
, che A, per AC;
& perciò con l´ecceſſo di quella
velocità
ſopra queſta corriſpondente à quelli quatro piedi
percuoterebbe
.
Cont. Conchiude poi la ſua riſpoſta il Sig. Manfredi con
il
dire, che per tutti li capi ſopradetti è improbabile il Siſte-
ma
Copernicano.
Matt. Io lo tengo per improbabiliſſimo; non già per le co-
ſe
dette dal P.
Riccioli, bene per altro. E quantunque
poteſſi
addure varie coſe, vna però ſola n´accennarò.
Que-
ſta
è la gran diſtanza delle ſtelle fiſſe da noi, in guiſa che il
vaſtiſſimo
Orbe magno ad eſſa paragonato ſia come vn pun-
to
.
Nel Siſtema Tolomaico quando ſentiamo dire, che
queſta
diſtanza delle fiſſe ſia tanto grande, che la grandezaa
della
Terra comparata ad eſſa ſia come vn punto, reſtiamo,
come
ſe ſuol dire, in due piedi, pieni di merauiglia.
Hora
che
ſarà quando ſia neceſsario di dire che tutto, tutto l´Orbe
magno
tanto, e tanto grande habbia à queſta diſtanza inſen-
ſibil
proportione?
Che vaſtità di mondo ſarà queſta? Nul-
ladimeno
biſogna che li Copernicani concedino, eſuppon-
ghino
tutto ciò.
Hora non conſiderando à Sacre Scrittu-
re
, à determinationi di Santa Madre Chieſa, e venendo,
come
ſi ſuol dire, à negotio vergine, e ſtando _in puris natu-_
_ralibus_
, queſta vaſtità, e diſtanza ineſcogitabile non pare
punto
veriſimile.
Venendo poi le ſacre Scritture, e la deter-
minatione
della Chieſa, inſegnandoci, &
aſſerendo queſte
la
quiete della Terra, il ſoſpetto nato in noi della improba-
bilità
del Siſtema per quella gran diſtanza piglia maggiori
piedi
, e nel noſtro intendimento getta più profonde radici.
Talinon ſono li inconuenienti addotti dal P. Riccioli, li
quali
come fondati in coſe falſiſsime, &
in errori, e paralo-
giſmi
Geometrici, per niuna autorità reſtano ſtabiliti.
Anzi
debilitarebbono
l´autorità all´autorità, quando in vittù di
queſta
ſi doueſsero credere.
Già adunque che il Sig. Man-
fredi
non dice altro, non diciamo altro anco noi.
Ofred. Piano Signori. Ne reſtano ancorà coſe
119107 conſiderabili. Queſte ſono quelle trè ragioni, le quali han-
no
quaſi moſso il P.
Riccioli à non riſpondere, regiſtrate
dal
Sig.
Manfredi nella lettera al Lettote. Hora che ſi è
riſpoſto
à tutto, ſe poſſono vedere ancor queſte;
e quando
anco
vi foſse occaſione, che alcuno di noi andaſse in colera,
poco
importarebbe, mentre già è fornita la diſputa;
e s' è
detto
quello, che ſi doueua dire;
vi è pericolo, che la co-
lera
ne facia parlare con paſsione.
Cont. Il Sig. Ofeddi certo ragione. La prima cauſa
adunque
è, _Per vederci di tanto in tanto inſerite le punture_
_ſatiriche
, &
il ridicolo Comico, e non iſtimare degno della ſaa_
_conditione
il ri ſiut arie con tale ſtile_.
Matt. Li noſtri diſcorſi ſono ſtati publicati al mondo. Poſ-
ſono
eſser letti, e riletti, e conſiderate queſte punture ſatiri-
che
.
Io ſtimo che l´habbiamo trattato in quel modo, che
meritano
le ſue gran virtù, e rare qualità.
anco il Sig.
Manfredipublicate ſe ſue riſpoſte approuate, dice egli, dal
P
.
Riccioli; giudichi il mondo il noſtro modo di proce-
dere
.
Ofred. Io quando vado alla Comedia pago 10. ouero
12
ſoldi, ereſto obligato alli Comici, che m´hanno dato
tratenimento
.
Noi habbiamo ſeruito di Comici al P. Ric-
cioli
(al dire del Manfredi) ſenza ſpeſa d´vn ſoldo, e in
colera
con nol.
_Cont_. La ſeconda è perche dubitaua, che la riſpoſta non ca-
pitarebbe
alle mani di tutti, ò della maggior parte di coloro,
nell´
animo de quali haueriano già fatta grande impreſſione le
conſider
ationi del detto Mattematico.
Matt. O che le noſtre conſiderationi ſono buone, & à
propoſito
, ò ſpropoſitate, e catiue.
Se ſono ſpropoſitate,
non
è da temere, che faciano impreſſione nell´ animo di al-
cuno
.
Se poi ſeno fondate, & efficaci; meno le riſpoſte
del
Sig.
Manfredi faranno ſufficienti à deſimpreſſionare chi
vna
volta hauerà conoſciuta la verità.
_Cont_. E perciò eſsendo in età di 70. anni aſſ ai cagioneuole, e
nondimeno
occupato in coſe di maggior rilieuo, non voleua
120108 tar il tempo, e la fatica in coſa di poco frutto.
Ofred. Certo, che haurebbe fatto bene à non gettar il
tempo
in coſa di così poco frutto, e così piena di paralogif-
mi
, quali ſono queſte ſue riſpoſte.
Matt. Lei Sig. Oſreddi interpreta queſte parole in ſenſo
molto
diuerſo da quanto intende il Manfredi.
Egli intende
delle
noſtre conſiderationi, che ſono coſa di poco frutto;
che
non
ſono degne della conſideratione del P.
Riccioli, ſi che
nella
loro confutatione debba logorare il tempo.
Della
materia
della quale ſi tratta, cioè di argomenti ſpettanti al
moto
della Terra, non intende certo, mentre il P.
Riccioli
riconoſce
queſta materia per principaliſſima trà tutte l´-
A
ſtronomiche.
Che perciò nel lib. 9. dell´ Almag. ſect. 4.
cap. I. dice. _Iam tandem controuerſiam aggredimur, intea_
_Aſtronomicas
, hoc præſertim ſœculo, longe celeberrimam, &
c_.
Onde
quelli ſuoi argomenti inuentati contro il Siſtema Co-
pernicano
, che habbiamo veduto, ſono tanto da eſſo ſtimati,
e
magnificati, che ripieno di gaudio, ne rende gratie à Dio,
come
habbiamo veduto;
e quaſi altro Pitagora, inſtituiſce
l´Ecatombe
, non di ſacrificio d´animali, ma di rendimenti
digratie
.
Ofred. In fatti li grand´ huomini, quando hanno incon-
trato
di inuentare qualche gran coſa, non hanno potuto
contener
l´allegrezza.
Così Archimede conoſciuta la frau-
de
dell´Orefice nella Corona di Herone, vſcì dal bagno cri-
dando
_Reperi, Reperi_.
_Cont_. Laterza, e prencipale è il conſiderare, che alcuni ſo-
no
(benche procurino di diſſimularlo) tanto aderenti al Siſtema
Copernicano
.
Ofred. Queſta è Sig. Contc quella terza cauſa, che lei
diceua
nel principio eſſer così brutta?
Matt. Realmente è brutta, però non mi commoue
punto
.
Parmi che il Sig. Manfredi s´arroghi molto, & hab-
bia
tal concetto di ſe;
ſteſſo, che ſi ſtimi di ſaper penetrar li
noſtri
cuori, e vedere nel noſtro occulto.
Se queſti dicono
dinon
credere al Siſtema Copernicano, e dicono
121109 per falſo, parmi che il Sig Manfredi doueria creder alle lo-
ro
parole, enon arrogarſi di penetrare nel loro intimo
Queſta
certo non mi pare charità;
ſi potrebbe ſopra ciò fare
vn
gran lamento.
rimettiamo tutto al prudente Letto-
re
;
& adopriamo il prouerbio, che ogni parola non vuol
riſpoſta
.
in che coſa moſtrano dieſſer tanto aderential
Siſtema
Copernicano?
_Cont. Ecconela cauſa._ Che per isfuggire laforza del prin
ripal
argomento fatto dal detto P.
Riccioli contro al moto diurno
della
Terra, ſi ſono imbeuuti di vna imaginatione, tanto euiden-
temente
falſa appreßo tanti di finiſſimo giudicio;
cioè, che vn
corpograue
, il quale nel Sistema Copernicano, doueria per neceſ-
ſit
à di ſuppoſitiene, evere proprietà dital Siſtema, diſcender ne
i
primi quatro ſecondi di bor a per vna ſola linea curua pochiſſi-
mo
differente dalla circolare, con moto Fiſicamente eguale, &

vniſorme
, come inſegnò ne´ ſuoi.
.. .. .. . Dialogi il Galileo;
nondimeno diſcenderebbe con moto continuo, & ab intrinſec@
anco
per vna medeſima linearetta, e perpendicolare all´Orizon-
te
, ò almeno participarebbe delle medeſime proprietà, e della di-
formità
, come ſe realmente diſcendeſce ſempre per vnaretta li-
nea
perpendicolare.
Matt. Si caua adunque da queſte parole, che quelli ſi mo-
ftrino
molto aderenti al Siſtema Copernicano (benche pro-
curino
di diſſimularlo) che non vogliono acquietarſi alle
ragioni
del P.
Riccioli. Queſto luogo Sig. Conte mi par
molto
à propoſito per repigliare il numero 24.
del Sig. Man-
fredi
, nel quale conſidera quelle noſtre parole [Parini, &
c. ]
e
crida dietro à quella noftra conſequenza con l´Oibò.
Io
diſcorro
così.
Voi P. Riccioli chiamate quel voſtro amico,
che
diceua il graue nell´Ipoteſi Copernicana diſcender per
la
perpendicolare, _Hypotbeſi Copernicanæ nimis addictum._
Vno non ſi può chiamar veramente tale, ſe non è tanto oſti-
nato
, chenon ſe laſci conuincere dall´euidenza delli argo-
menti
portati à fauore della quiete della Terra.
Tuttili ar-
gomenti
à fauore della quiete ſi diuidono in due claſſi, in
quelli
inuentati dalli altri, e nelli voſtri, Vno che non ſi
122110 ſciaſse conuincere da quelli delli altri, non ſi portrebbe dire
_Hypotheſi
Copernicanæ nimis additus,_ eſſendo tutti queſti di
niun
valore, come voi ditte in quel laogo dell´ Almag.
da-
noi
portato ſopra à cart.
5. Adunque ſono _Hypotheſi Coper-_
_nicanæ
nimis addicti,_ ſolo quelli che non acconſentono alli
voſtri
argomenti.
Ofred. Pare che lo dichi nelle ſoprapoſte parole tanto
chiaramente
, chenulla più
Matt. quelli, che ſono _Hypotheſi Copernicanæ nimis ad-_
_dicti_
ſono ſacrilegi, come quelli, che recalcitrano alle de-
terminationi
della Chieſa.
Ecco a dunque che ſtimate tan-
to
le voſtre ragioni, che ſtimate quaſi vn ſacrilegio il con-
tradirci
.
Ecco adunque, che à cauare queſta conſeguenza
dalle
premeſse non vi vogliono gl´Argani di Demetrio Po-
liorceta
, le Machine di Archimede, corre eſsa die-
tro
alle premeſse ſpontaneamente.
Douereſte arr oſſirui
adunque
Sig.
Manſredi di procedere in queſto modo, e di
notare
di Copernicani quelli, che non vogliono aderire alli
voſtri
paralogiſmi;
e che, almeno quanto voi, ſtim ano fal-
ſo
, &
erroneo queſto Siſtema. L´inſufficienza delle voſtre
ragioni
, e li paralogiſmi, che contengono ſono ſtati à ſuffi-
cienza
ſcoperti;
& ogni principiante Geometra li può co-
noſcere
.
Non è il douere, il volere impaurire gl´huome-
ni
, coſtringerli à tacere, e neceſſitarli ad offender l´hum a ni-
con il moſtrar d´acconſentire ad errori così manifeſti, con
il
di ſpacciarli per Copernicani, &
_Hypotheſi Coper-_
_nicanæ
nimis addictos._
Ofre. offeruato in molti luoghi, che il Sig. Manfredi
nota
di Copernicani quelli, che non aderi ſcono alle ſue ra-
gioni
.
Queſto mi pare bene altro negotio, che quello dell´-
arroſto
del Keplero.
Se iui tanto ſchiamazzo, perche le
ſue
parole ſono ſtate preſe come ſono ſtate prononciate, e
non
metaforicamente;
e ſe dice non eſser queſto trartar da
Religioſo
, &
c. Parmi bene eſſer altro il ſpacciar vno per
Copernicano
, e dire che vno tratti vn´altro come mangia-
tore
.
123111
Cont. Hanno loro Signori oſſeruate quelle parole del
Sig
.
Manfredi; cioè che il deſcender il graue per la perpen-
dicolare
ſia propoſitione _tanto euidentemente falſa, appreſ-_
_ſotanti
di finiſſimo giuditio?_
Io non mai ſentito che ne no-
mini
alcuno.
Io potrei bene nominare molti, e molti, delli
quali
tengo le lettere appreſſo di me, che la giudicano vera;
e ſtimano le ragioni del P. Riccioli per quelle, che ſono, cioè
deboli
, falſe, e paralogizanti.
Ofred. Ma che occorre? Il Torrino è lodato dal P. Riccio-
li
in ſuperlatiuo grado, e pure contradice alle ſue ragioni.
Quelli ſuoi due amici, li quali non voluto nominare, ſono
pure
, per quanto lui dice, grand´huomeni;
e ſono di parere
contrarij
.
Il Signor Gio. Alfonſo Borelli è quel gran.
ſoggetto
, che da tutti è conoſciuto;
e pure ſcriue contro a
quelle
ragioni.
Il Signor Montanariè quell´eleuato inge-
gno
, il lume del quale mira il P.
Riccioli così da vicino; e
pure
non s´acquieta à queſta dottrina.
ancor noi ſiamo
tanto
priui di diſcorſo;
però fanno in noi alcuna impreſ-
ſione
.
Matt. Horsù Sig. Conte altro da dire ſopra ſimil ma-
teria
?
Cont. Non Signore.
Matt. Forniamo adunqne queſta lunga ſeſſione, con pro-
teſta
anco di non repigliar più ſimil ſoggetto per le mani.
Cont. Non credo, che vi ſarà più ſimil occaſione; perche
io
frà poco penſo partir per Parigi, e poi condurmi in Polo-
nia
.
E Dio quando più ſi riuedremo.
Matt. Io da queſte noſtre parti l´accompagnerò con il
cuore
.
IL FINE.
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12744[Handwritten note 4]
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