Morelli, Gregorio, Scala di tutte le scienze et arti, 1567

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Author: Morelli, Gregorio
Title: Scala di tutte le scienze et arti
Date: 1567

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11[Figure 1]
SCALA
DI TVTTE LE
SCIENZE, ET ARTI
DELL
'EC CELLENTE MEDICO
ET
FILOSOFO
MESSER
GREGORIO MORELLI,
DIVISA IN QVATTRO SETTIONI:
il
contenuto delle quali ſi legge nel fine della Tauola.
OPERA D'VTILE ET DI DILETTATIONE
a
tutti i Filoſofi, coſi diuini, come matematici, morali
& naturali; & a tutti gli artefici, coſi
liberali
, come mecanici.
2[Figure 2]
CON PRIVILEGIO.
3[Figure 3]
IN VINEGIA, APPRESSO GABRIEL
GIOLITO
DE' FERRARI.
M D LXVII.
1
[Empty page]
14[Figure 4]
ALLI MAGNIFICI
ET
ILLVSTRI
SIGNORI
,
IL
SIGNOR GIACOMO,
ET
MARCANTONIO
CORNARI
, PATRONI
MIEI
OSSERVANDISSIMI.
5[Figure 5]
ANTICA OPINIO­
ne
fu d'alcuni, che l'or
dine
fuſſe l'anima di
tutto
l'uniuerſo; di ma
niera
, che hanno detto
il
Mondo hauer'hauuto principio: per­
cioche
d'inordinate, che erano le coſe, fu­
rono
dalla prima confuſione tratte, &
ordinatamente
diſpoſte; quaſi, che uo-
1leſſero dire, che la perfettione delle coſe
conſiſta
gran parte nell'ordine.
Et per
dir
il uero, quando con la mente riguar­
do
, Magnifici Signori, la diſpoſitione
delle
coſe naturali, & anco per mezo di
queſte
m'innalzo alla contemplatione del­
le
Diuine, ueggo l'ordine eſſere ueramen­
te
proprietà di tal ualore, & forza, che
le
Diuine ſono da Iddio col mezo ſuo
immortalate
.
Et che le naturali pari­
mente
durano tanto, quanto dell'ordine
una
minima parte in eſſe ſi ritroua.
Et
quanto
più perfettamente ſono ordinate,
tanto
più perfette attioni operano.
Et
quanto
meno, tanto meno parimente
oprar
ſi uedono.
Et che ciò ſia il uero,
eccoui
l'eſſempio dell'huomo, nel quale
deueno
due maniere d'ordini ritrouarſi
perfette
.
L'una tra le quattro prime
qualità
, l'altra tra l'intelletto, & i ſenſi,
1cioè, che le qualità ſeruono tra loro il pro­
prio
, & natural tenore, & l'intelletto
predomini
à ſenſi.
Et mentre l'huomo
poſſede
queſti due ordini, opera attioni
da
huomo: mentre anco ò l'uno, ò l'altro
è
interrotto, le ſue opere, & attioni cor­
riſpondono
al diſordine.
Onde all'inde­
bolito
ordine ſeguono attioni deboli: al
corrotto
, attioni corrotte; alla diſtruttio­
ne
di eſſo ſegue parimente la diſtruttione,
& delle attioni, & dell'huomo inſieme.
L'iſteſſo ueder ſi può nelle Republiche
lequali
ſono apunto imagini dell'ordine
intrinſeco
dell'huomo.
Percioche ſono
giudicate
quelle Republiche perfette, che
ottimamente
ſono ordinate, Ne laſciano,
che
tra i loro membri naſca diſordine.
Poßiamo medeſimamente ueder l'effetto
dell
'ordine nelle Famiglie, lequali, men­
tre
che uiuono ordinatamente, ſecondo
1che ſi conuiene, ſono felici, & honorate.
Se anco intrauiene altrimenti, uiuono per
lo
contrario infelici, & diſonorate.
On­
de
di quanta eccellenza, & forza ſia l'or
dine
in tutte le coſe, euidentemente appa­
re
.
Però in tutto non è da sprezzare
l
'opinione di coloro, che diſſero l'ordine
eſſere
l'anima del mondo.
Ilche conſi­
derando
io, & deſideroſo di uedere che
coſa
internamente foſſe queſto ordine, mi
ſono
ingegnato parte di contemplare l'or­
dine
della Natura, parte quello delle
coſe
artificiali, parte ancora di leggere gli
ſcritti
di molti, che hanno di lui dotta­
mente
parlato, & col medeſimo hanno
le
ſcienze deſcritte, affine di farne un bre
uißimo
ritratto, ſotto forma d'una Scala,
laquale
adoprata nelle arti, & ſcienze,
conduceſſe
l'huomo alla perfetta cognitio­
ne
di loro.
Laquale hauendo ridotta in
1aſſai conueneuol forma, ho inſieme deli­
berato
di farne dono à uoi Magnifici Si­
gnori
, parendomi di non hauere tra tutti i
miei
padroni, à chi più conueniſſe il ritr at
to
dell'ordine, che à uoi; hauendo però
riguardo
ſolo alla dignità del ſuggetto,
& non all'opra mia, ne ho giudicati uoi
degnißimi
, perche poſſedete perfettamen­
te
li due ordini, che di già habbiamo det­
to
ritrouarſi nell'huomo compiuto.
Et
perche
ancor ſete membri della uoſtra Re­
publica
, laquale nell'ordine auanza le più
ordinate
, che fuſſero già mai.
Et però
ancor
nel conſeruarſi lungamente ſupera
di
gran lunga ogni altra; Et perche ſete di
quella
famiglia, che nella uoſtra città ri­
luce
à guiſa d'un Sole fra le Stelle, & di
ricchezze
, & di nobiltà.
Di nobiltà,
eſſendo
ella diſceſa da quel gran Cornelio
Scipione
.
Di ricchezze, hauendo ella,
1conle ſue ampie facoltà, non ſolo alla uo­
ſtra
ſerenißima Republica, ma etiandio
à
Sommi Pontefici, & infiniti altri Si­
gnori
dato ſuffragio, come ognun ſa ſenza
ch
'io ne renda teſtimonianza alcuna; mi
è
finalmente parſo conuenirui queſta mia
Scala
; perche particolarmente ſete diſceſi
d
'uno Auolo, padre ueramente de gli or
dini
, ilquale dal naſcimento hauendo ot­
tenuto
ottimo ordine tra l'intelletto, &
li
ſenſi, & peßimo tra le qualità, paren­
doli
di non eſſer compiutamente huomo,
col
mezo, del uiuer'ordinato, ſi racqui­
ſtò
di maniera l'ordine de gli humori, che
ha
auanzato qualunque in queſta ſorte di
uiuer
ſano lungamente; tal che è giunto
all
'età di nouantaſette anni, con la inte­
grità
de' già detti ordini, operando con­
tinuamente
attioni degne di lui.
Niu­
no
fu mai che più beneficaſſe gli amici,
1 che con maggior liberalità ſi acquiſtaſ­
ſe
la beneuolenza di quelli, & con più di­
ligenza
, & cura la conſeruaſſe di quello,
che
ha fatto egli.
Benefattore fu ſempre
egli
di tutti coloro, che tanto, ò quanto ſi
leuano
da terra per qualche uirtù.
Et
tale
è stato, in concluſione, il ſuo proce­
dere
di uita, che più ſi ha egli da dolere
di
non hauer trouato ſcrittore, che hab­
bia
ſcritta la ſua liberalità, & altezza
d
'animo, che gli Hiſtorici di lui, che non
deſſe
à loro ſuggetto; onde ſe per hauerſi
il
Magnifico Signor Aluigi Cornaro
Auolo
uoſtro, poſto à uiuere ordinata­
mente
per poſſedere gli ordini dell'huomo,
acciò
operaſſe da huomo, non dubito pun
to
, che uoi Magnifici Signori non hab­
biate
per conſeruar ſi belli ordini, di che
Iddio
Benedetto dal naſcimento ui fece
degni
, da ſeguire le ueſtigie dell'Auolo,
1perche con queſti conſeruarete la uoſtra
famiglia
nell'honorato stato, in che ſi ri­
troua
, & darete anco fauore alla conſer­
uatione
dell'ordine della Serenißima uo­
ſtra
Republica.
Et quello, che m'aßicu­
ra
di queſto è il uedere, che inſino ad hora
operate
opre, & attioni degne dell'Auolo,
& di uoi steßi.
Per queſte cagioni dun­
que
ho giudicato uoi degni di queſta Sca­
la
di Scienze, & deliberato inſieme, in­
ſieme
, di faruene dono, affine, che ui
moſtraßi
la memoria, che tengo de' bene­
fici
, che da uoi ho riceuuti, & della fe­
del
ſeruitù, che da principio ui conſecrai.
Mi reſta di pregarui, che ui degnate di
riceuer
queſta mia fatica, con quell'ani­
mo
, che il gran Re di Perſia Artaſerſe
riceuè
l'acqua dal Contadino preſenta­
tali
con la mano, Ne mi diffido punto,
di
non ottenere il medeſimo da uoi, ha-
1uendoui iſperimentati per benigni, &
humani
in qualunche attione.
Et hu­
milmente
le baſcio le mani.
Di Pa­
doua
, ai XVIII. d'Aprile.
M D LXVII.
DiV. Magnificenze
Perpetuo, & humil Seruitore
Gregorio Morelli.
16[Figure 6]
TAVOLA DELLE
COSE
PIV NOTABILI
CONTENVTE
NELLA
PRESENTE

OPERA
.
7[Figure 7]
ACCIDENTI di
quante
ſorti. 89
Adiacenti qual ſie­
no
.
a carte. 149
Altra diffinitione della diuiſio­
ne
. 169
Altra diſtintione dell'ordine. 13
Animali brutti come diſcorri­
no
.
Argomenti di quante ſorte ſie­
no
. 129
Arguta riſpoſta di Socrate. 133
Ariſtotile perche poſe tre ſorte
di
Sillogismi e non piu ne
meno
. 128
Arte & modo del medicare co­
me
s'imparino. 41
Attion del ſenſo commune. 190
Attione della fantaſia. 190
Atto di Zenone. 155
B
BISOGNI degli inſtru­
menti
, circa alle ſcienze. 4
C
CAVSE effettrici della
ſanità
.
à car. 57
Cauſe quante ſieno et quali. 151
Che la riſolutione non ſia ſotto­
poſta
alla compoſitione ſi pro­
ua
con ſalde ragioni. 32
Colori retorici. 203
Come da gli indouini ſi poſſa
uenir
in cognitione di una na
tura
comune col mezzo della
riſolutione
. 141
Come debiamo ſar la riſolutione
ſecondo
Ariſtotile. 60
Come la diffinitione del ſine con
uenga
alle operationi. 45
Come l'intelletto ſi ſerua del­
l
'uniuerſale. 182
Come ſi puo conoſcere quando la
diffinitione
ſia cauſale e non
formale
. 166
Comparatione come ſi facci. 155
Compoſitione reale di quante
1
ſorti
ſia. 68
Communità quante ſiano. 143
Coniugati e loro uſo. 149
Compoſitione di quante ſpecie
ſia
. 67
Contingenti et loro diuiſione. 154
Conuerſione di propoſitione. 110
Conuerſione per l'impoßibile. 121
Coſe natur ali qual ſieno. 78
D
DA qual fine ſi cominci a
riſoluere
e da qual cono
ſcere
. 51
Dechiaratione dei luoghi. 146
Del ſecondo adiacente. 105
Demoſtratione e ſuo uſo. 134
Demoſtratione demoſtratiua e
ſue
ſpecie. 135
Demoſtratione dal primo all'ul­
timo
. 136
Denominatiui. 161
Dialettica con quale ordine fu
trattata
da Ariſtotile. 63
Differenza tra la riſolutione
reale
& quella fatta dall'in­
telletto
. 36
Differenza tra il Metodo e gli
ordini
. 87
Differenza tra la riſolutione
propria
& perfetta, & la im
perfetta
, & impropria. 38
Differenza tra l'eſperimento et
i
metodi. 181
Differenza tra diſcrittione e

diffinitione
. 162
Differenza tra la compoſitione,
& la riſolutione. 68
Differenza tra l'ordine compo­
ſitiuo
& il Metodo. 76
Differenza tra la eſtimatiua e
cogitatiua
. 191
Differenza tra il predicamen­
to
& il predicato. 102
Differenze del luogo. 153
Diffinitione dell'ordine. 10
Diffinitione a che coſa ſerua. 35
Diffinitione della filoſofia. 78
Diffinitione quidditatiua. 163
Diffinitione per aditamento. 164
Diffinitione della medicina ſe­
condo
Galeno. 78
Diffinitione della uia. 85
Diffinition nominale. 159
Diffinitione che coſa ſia. 146
Diffinitione eſſentiale. 163
Diffinitione dell'eſperimento.
a car. 281
Diffinitione che coſa ſia. 160
Diffinitione dell'anima. 187
Diffinitione dell'ordine. 10
Diffinitione compoſitione e riſo­
lutione
come ſieno diſtinte.
a car. 18
Dimoſtratione quante propoſi­
tioni
habbia & come ſi chia­
mino
. 92
Dimoſtratione a che ſerua. 91
Dimoſtrationi come ſi uariano.
a car. 93
Di quale ſorte d'oratione ſi puo
1
ſeruire
il logico. 103
Diſcorſi di quante ſorti. 183
Diſcorſo imperfetto. 185
Dittioni della prima ſeconda e
tertia
figura de ſillogismi.
a car. 116
Diuiſione degli accidenti. 150
Diuiſione de dieci Predicamen­
ti
. 101
Diuiſione come ſi difiniſca da
Ariſtotile
. 168
Diuiſione perche difficile. 168
Diuiſione del ſillogismo. 113
Diuiſione de' modi dell'inſegna
re
& loro origine. 198
Diuiſione della uoce. 97
Diuiſione de ſuggetti. 151
Diuiſione perche non deue eſſer
poſta
tra gli ordini uniuer­
ſali
. 6
Dottrine ordinate quante ſieno
ſecondo
Galeno. 19
Dubitatione intorno al naſcere
degli
inſtrumenti. 200
E
ENVNCIATIONE
uniuerſale
& particolare
come
ſi diuida. 104
Enunciatione di che ſia com­
poſta
. 104
Enunciatione come ſi diuida.
a car. 104
Epilogatione di tutto quello che
s
'è dette. 307
Epilogation delle coſe ſudette.
a car. 192
Eſſempio fiſico nella prima figu­
ra
. 117
Eſſempio del terzo & quarto
modo
. 119
Eſſempio. 140
Eſſempio dell'ordine riſolutiuo.
a car. 34
Eſſempio filoſofico circa alla ri­
ſolutione
. 62
Eſſempio del ſecondo modo.
Eſſempio dell'ordine compoſiti­
uo
. 35
Eſſempio dell'ordine riſolutiuo.
a car. 49
Eſſempio della differenza tra
l
'ordine compoſitiuo & il ri­
ſolutiuo
. 70
Eſſornationi di ſentenze. 203
Eſtremità de Sillogismi. 113
Etimologia. 154
Euento che coſa ſia. 152
F
FIGVRA di Sillogismi.
a car. 114
Fine in quanti modi ſi puo chia
mare
ſecondo Galeno. 45
Fine che coſa ſia. 42
Fini dell'arti. 44
G
GAMBE della medicina.
a car. 27
Generee ſpecie come in parte
conuengono
et in parte diffe
riſcono
. 148
Gl'inuentori de Sillogismi che
indirittamente concludono. 125
1
Gradi della ſeconda figura. 120
Gradi di uiuenti. 189
H
HABitudine delle coſe. a
car
. 22
I
IL matematico ci puo ſerui­
re
dell'ordine riſolutiuo ma
non
del metedo. 66
Imperfettione dell'huomo. 75
In che modo caminano inſieme
la
diuiſione & la riſolutio­
ne
. 64
Inclinatione accidentale. 15
Inclinatione eſſentiale. 15
Induttione che coſa ſia. 131
In quanti modi ſi puo hauere
cognition
d'una coſa. 71
Inſtrumenti dechiaratiui di quam
te
ſorte ſieno. 84
Inſtrumento eſperimentale come
ſi
fabrichi & come ſi metta
in
uſo. 181
Inſtrumento perfetto qual ſia.
a car. 180
Inſtrumento che ſerue al diſcor­
ſo
della ſenſitiua. 194
Inſtrumento onde dependa. 4
Inſtrumento eſperimetale. 281
L
LA compoſitione è piu diffi
cile
nell'arti che nelle ſciem
ze
& perche. 74
La coſa ſubordinata ad un'altra
è
men degna di quella a che
è
ſubordinata. 31
La riſolutione è ſempre prima
degli
ordini. 30
L'artefice deue eſſer imitatore
della
natura. 29
Le differenze, in qual modo ſer
uono
alla diuiſione. 170
Le ſei coſe non naturali quali
ſieno
. 49
Le ſei coſe non naturali, con
qual
ordine ſi deuino tratta­
re
. 57
Locutione che coſa ſia. 202
Lode del Bellacati. 179
Luoghi differenti. 157
Luoghie loro diuiſioni. 144
Luogo. 152
Luogo che coſa ſia 141
M
MEdicina come ſi diffini­
ſca
ſecondo Hippocra­
te
. 166
Membri della locutione. 202
Meta del ſofiſta. 132
Metodi quanti ſieno. 87
Metodo. 6
Metodo contiene ordine. 16
Metodo in quanti modi ſi pi­
glia
. 84
Metodo diffinitiuo quanto ſia ne
ceſſario
. 168
Metodo diffinitiuo di quanta
utilità
ſia. 158
Mezo termine come ſi truoui.
a car. 139
Modi che naſcono dal tempo &
dalla
coſa. 199
1
Modi che naſcono dall'inſegna­
to
. 199
Modi communi alla ſcrittura &
locutione
. 202
Modi della complicatione. 205
Modi della terza figura. 122
Modo appoſtematico. 205
Modo onde primieramente di­
penda
. 201
Modo ingematico. 205
Modo prouerbiale. 206
Modo afforiſtico. 205
N
NAtura della diuiſione. 3
Natura del ſuogetto. 90
Natura inuentrice dell'ordine. 8
O
OPpoſiti quali ſieno. 157
Oppoſitioni di propoſitio­
ni
. 108
Oppoſitioni di uoci. 102
Ordine. 6
Ordine proprio. 11
Ordine quanto ſia neceſſario
nel
trattare delle ſcienze 7
Ordine compoſitiuo & diffiniti
uo
non ſono ſuperflui ma ne­
ceſſarij
. 25
Ordine particolare. 12
Ordine riſolutiuo piu utile di
tutti
. 28
Ordine quando nelle coſe non
è
neceſſario. 53
Ordine uniuerſale. 12
Ordine diffinitiuo che coſa ſia.
a car. 43
Ordine riſolutiuo onde comin­
ci
. 23
Ordine uſato da Ariſtotile. 55
Ordine proprio & improprio.
acar
. 11
Ordine compoſitiuo nella medi
cina
d'onde cominci. 76
Ordine diffinitiuo come diffe­
riſca
dagli altri ordini. 36
Ordine eſſentiale è di due ſor­
ti
. 16
P
PArti ignote quali ſiano.
a car. 169
Paßi della ſcala. 6
Perche i generi non ſi diuidona
per
opoſition relatiua. 140
Percbe queſt'opera ſia intitolata
ſcala
delle ſcienze, & arti.
a carte. 2
Per qual cauſa Auicenna ha
cominciato
da gli elementi
& non da medicamenti. 56
Potenza eſteriore. 189
Potenza eſtimatiua ouero cogi­
tatiua
. 191
Potenza memoratiua. 191
Potenza interiore. 190
Potenze & attioni dell'anima
uegetale
. 189
Potenze della ſenſitiua. 189
Potenze dell'anima. 189
Predicatione in quanti modi ſi
facci
. 100
Predicate ſoſtantiali, ſemplici,
e
compoſiti. 143
1
Principij di quante ſorte ſiano.
a
car. 70
Principij matematici. 72
Prima ſenſatione. 182
Pronunciati qual ſieno. 155
Propoſitione di primo adiacen­
te
. 105
Propoſitioni modali. 105
Propoſitioni Ippotetice. 100
Proceſſo della riſolutione. 66
Propoſitioni probabili. 132
Propoſitioni neceſſarie. 111
Q
QVAI modi naſcano da
colui
ch'inſegna 198
Quando ſia neceſſario a ſeruirne
dell'oppoſitiom negatiua. 171
Quante ſorte d'ordine ſi puo
conſiderare
in ogni arte di
ſcienza
. 52.
Quarta figura perche uana
a
car. 126
Queſta figura de ſillogismi co­
me
ſi poſſa far ſecondo Ga­
leno
. 126
Quiui ſi riſolue un bel dubbio.
a car. 50
R
RIſolutione qual ſia 39
Riſolutione da qual ſpecie
di
fini cominci. 46
Riſolutione impropria. 37
Riſolutione della medicina. 56
Riſolutione uſata da Galeno ſe­

condo
alcuni. 39
Riſolutione che coſa ſia & a che
ſerua
. 140
Riſolutione che denoti. 36
Riſolutione del Grammatico. 63
Riſolutione del Logico. 63
Riſolutione matematica 65
Riſolutione di teoremi, onde co­
minci
. 43
Riſolution matematica. 174
Riſolution logica. 174
Riſolution propria. 37
S
SAnità come ſi ricupera. 58
Scrittura che coſa ſia. 202
Sei modi ſimplici ſi poſſon uſar
ſeparatamente
. 206
Sillogiſmo ſoſiſtico. 132
Sillogismo in quanti modi ſi con
ſideri
. 112
Sillogismo da quanti terminira
ſulti
. 95
Sillogiſmo che coſa ſia. 112
Sillogiſmo topico 130
Similitudine come ſi truoui.
a car. 156
Si proua che la dottrina non è
ordine
& che la diffinitione,
compoſitione
& riſolatione
ſono
ordini, e non dottri­
ne
. 19
Specie di animali. 189
Specie degli inſtrumenti quan­
te
ſiano.
1
Specie dell'anima. 187
Specie delli inſtrumenti. 180
Specie de gli inſtrumenti quante
ſieno
. 6
Suggetto che coſa ſia. 151
T
TAPPO che coſa ſia.
a car. 180
Tempo e ſue diuiſioni. 153
Teoremi particolari quali ſieno
appreſſo
Auicenna. 52
Termini del ſillogismo. 113
Termini logicali quanti ſieno
a
car. 96
V
VIrtù imaginatiua. 190
Vniuoci. 101
Vniuerſale qual ſia. 99
Voce quante ſieno. 98
Voce artificiale. 97
Voce della ſeconda intentione.
a car. 98
Voce della prima intentione. 98
Voce che coſa ſia. 97
Vſo della induttione. 194
IL FINE DELLA TAVOLA DELLE COSE
NOTABILI
.
8[Figure 8]
1
ERRORI CORSI NELLO
STAMPARE
.
Car. 2. lin. 7. trattenerai leggi, trattenerſi 7.15. accreſca
accreſce
.
10.16. deſciuere, deſcriuere. 17.17. lucidi
ſcritti
, luce de' ſcritti.
19.19. moſtrarmi, moſtrarui.
20.26. de', di. 21.12. uiui. contradirebbono, leua uia
il
punto.
30.10. proponeſle, preponeſſe. 34.19. altri,
altre
37.9. incominciaua, incomincia.
44.13. adoſſo,
adeſſo
.
44.14 ſueglierò, ſcioglierò. 55.17. accenderui,
aſcenderui
.
67. ult. primi, prime. 69.27. lodaſſe, lodaſte.
70.6. finiſſe, finiſce. 71.10. cognitioni, cognitione 73.
23
. eredo, credo.
78.19. medicianle, medicinale. 78.ult.
inprincipiati, 1 principiati. 86.24 differetne, differente.
85.1. ſommamnete, ſommamente. 85.7 documenij,
documenti
.
87.4. deſciuere, deſcriuere. 88.12. ſeguire,
ſeguite
.
88.16. Paripatetici, Peripatetici. 93.25. giornoi,
giorno
.
102.11. contradittioni, contradittione. 105.14.
adiacento
, adiacente.
116.6. che la, che ſe la. 116.21.
Ci
, Si.
124. 8. ſegui, ſegue. 128.23. Tutti tutte. 135.
16
. Demoſtroſtratiua, demoſtratiua.
143.9. accidentali,
accidentali
.
154.21. morralità, mortalità. 163.4. ſcitto­
ri
, ſcrittori.
165 23. più ue, più ne. 166 2. à la, è la. 176.
10
. Iappo, Tappo.
185.20. dal cane, del cane. 196.14.
ſtara
, ſtaua.
199 15. e le prouette, gli prouetti. 193.9.
che
li compoſiti, che l'Empirici.
193.23. talche farà esqui
lio
, talche diſcorerà.
193.23. il diſcorſo del intelletto,
il
diſcorſo del intelletto, & la eſperienza tanto farà.
193.
27
. con una medeſima corona, con una medeſima ſcarpa.
193.28. ma ſecondo tale indicationi diſſe, ma ſecondo
le
indicationi, che.
194.1. e per che, per queſto. 194.2.
l
'Eccellente Marcandon Antonio montagnana, l'Eccellen­
te
Marco Montagnana perche muta.
203.15. le eſſortatio
ni
, le eſſornationi.
206 27. menco, manco.
19[Figure 9]
SETTIONI
DELLA
PRESENTE
OPERA
.
10[Figure 10]
NELLA prima Settione ſi di­
ſcorre
de'tre Ordini.
Nella ſeconda ſi tratta de' quattro
Metodi
:
Nella terza ſi ragiona de gli iſtro­
menti
iſperimentali.
Nella quarta, & ultima ſono poſti
imodi
, & le loro uariationi.
Et tutti i ſopradetti iſtromenti ſono metaforica­
mente
compreſi ſotto nome di poggi,
gradi
, piano, & paßi
della
Scala.
11[Figure 11]
112[Figure 12]
DELLA SCALA
DELLE
SCIENZE,
ET
ARTI,
DIVISA
IN QVATTRO SETTIONI.
DALL
'ECCELLENTE MEDICO,
& Filoſofo, Meſſer GREGORIO
MORELLI
.
SETTION
PRIMA.
INTERLOCVTORI
.
13[Figure 13]
TOMITANO, ET MORELLO.
QVESTE SCALE,
che
noi hora aſcendia­
mo
, mifanno ſouenire,
T
OMITANO mio,
d
'una promeſſa, che gia
due
giorni mi faceſte,
ragionando
io di alcune
arti
le quali, dai principij in poi, non ſi poſ­
ſono
per regola inſegnare, ne dare ad intendere,
1perche ne anche colui, che ne è conſumatißi­
mo
le pone in opera con ordine alcuno, & uoi
mi
dimandaſte quali erano cotali arti, & io
ui
dißi tra queſte, eſſere una la Pittura, & mi
prometteſte
di moſtrarmi la ſcala, per la qua
le
ogni ſorte di ſcienze ordinatamente cami­
na
.
Hor che per lo ſpeſſo trattenerai con
amici
diuerſi non ſi è tra noi promoſſa anco­
ra
materia alcuna ſecondo l'uſo noſtro, di gra
tia
fatemi hoggi queſto fauore, quale uera­
mente
terrò fra i maggiori, che da huomo
mai
mi foſſero fatti TOMIT. Tal materia
ſarebbe
lunga, & poco diletteuole MOREL.
mio
, ſe di eſſa hora me ne faceſte ragionare,
M
OREL. Io mi farò un Metamorfoſi in
un
patiente, & me la paſſerò.
Horsù comin
ciate
ui prego TOMITA. La promeſſa è
debita
, nobile è la richieſta, & però al fi­
ne
non ue la poſſo negare MOREL. Coſi

è
, hor dite TOMIT. La ſcala delle ſcien­
ze
, della quale hora parlar uogliamo, accio
ſappiate
, è quello iſtrumento delle dottrine di
che
tanto parlarono, & tanto fecero stima
gli
antichi; il quale à propoſito noſtro perche
à
punto per certi gradimi conduce alla cogni­
tione
delle coſe ſarà in forma d'una ſcala, che
uſata
da noi per la diſtintione de' ſuoi gradi
ne
inalzerà al ſommo della intelligenza hu-
1mana. Per tanto fa di biſogno, che uolendo
intendere
la perfettione di queſto inſtrumento,
ueniamo
alla diuiſione di cotal genere, & coſi
n
'indirizziamo à ciaſcuna parte di eſſo, &
da
indi in poi, per le differenze proprie alle
ſpetie
ſpetialißime finalmente terminiamo.
In natura della diuiſione è di ſmembrare il

genere
per le differenze non ſolo oppoſite, ma
proprie
, & eſſentiali, tratte dalla definitio­
ne
di eſſo genere ſmembrato.
Onde è neceſſa­
rio
prima deſinire, & poſcia con l'artifitio del
la
diuiſione ſpartire il ſudetto genere nelle ſue
ſpetie
.
Queſta ſcala adunque, è inſtrumento
della
coſa iſtrutta, ordinata, diſpoſta, & in­
ſegnata
, poi che mi riſoluo di non uolere accet­
tare
le differenze da altri, che dalle coſe iſtrut
te
; concioſiache l'eſſere dell'inſtrumento delle

dottrine
ſi genera dalle ſcienze, & dalle arti,
l'eſſere in alcuna altra coſa che in loro,
lequali
, ſecondo il biſogno loro ſi ſeruono di
eſſo
inſtrumento.
MOREL. Mi piace tut­
to
quello che uoi hauete detto, percioche tut
ti
i relatiui (come pare che dica Ariſtotele)
non
ſono in ſe steßi, ma in quelli à che ſi rife­
riſcono
: & però il ſeruo ha l'eſſere dal patro
ne
, & il patrone dal ſeruo, & la diuerſità
de
' ſerui naſce dalla diuerſita de' patroni, &
parimente
per il contrario.
Di modo, che tante
1ſaranno le ſpetie dell'inſtrumento, quante ſa­
ranno
gli ufficij, & uarij ſeruigij che fanno le
coſe
iſtrutte.
TOM. Tanto è. Hor che laccorto
uoſtro
giuditio mi rimuoue dalla dichiaratione
particolare
della diffinitione dell'inſtrumen­
to
, ſenza di eſſa altro dirne, me ne uengo alla

diuiſione
del gia detto noſtro iſtrumento.
Pa­
re
adunque dal parlar noſtro che l'iſtrumento
dependa
dalla eſſenza, & struttura delle co­
ſe
, & per queſto alcune ſpetie di tale iſtru­
mento
ſono state da Dio, & dalla Natura pri
ma
uſate, & poi dall'huomo, eßi imitando,
adoprate
; ſoggiugnendogli alcune altre trat­
te
però dalle differenze; cioè dalla struttura
delle
coſe, & queſto s'è inſegnato di fare per
li
biſogni delle ſcienze, & arti, accioche ogni
biſogno
haueſſe il proprio iſtrumento, co'l qua

le
ſi poteſſe riparare.
Per tanto le ſcienze,
& arti ancora, non ſono onninamente conoſciu
te
, ne alcune delle loro parti ſcorte; & ecco­
ui
il biſogno del primo iſtrumento.
Oltra di
queſto
mancano ancora di diſpoſitione, & pie
ne
di confuſione, ſparſe, & da ogni parte islo
gate
ne rimangono; & eccoui il biſogno del
ſecondo
iſtrumento.
Onde per prima conuie­
ne
hauere due iſtrumenti, percioche due an­
che
ſono li primi biſogni delle ſcienze, & ar­
ti
.
L'uno cioè, che manifeſti le coſe incognite,
1& l'altro, che le confuſe ordinatamente ne
diſponga
.
Oltra di queſto, quantunque que
sti
due iſtrumenti ne baſtaſſero per li biſogni
delle
ſcienze, in quanto che ſieno, non di me
no
fa di biſogno di un altro iſtrumento à fare
che
ſieno ſapute dall'huom nel modo, che ſo­
no
ritrouate, & diſpoſte per mezo delli due
gia
detti iſtrumenti, & queſto è quello iſtru­
mento
che chiamano gli ſcrittori modo di ſa­
pere
, ò d'inſegnare, che ne uogliam dire.
MOR. In uero per quello che mi auuedo,
queſto
iſtrumento è molto neceſſario, perche
ſe
non foſſe, non come queſte uoſtre ſcien­
ze
caminaſſero per la ſcala, che con li due
primi
iſtrumenti far uolete, & ſarebbe ſcala
ſenza
ſcienza, che per il uero è impoßibile
che
ſia; come è anche impoßibile che l'huo­
mo
ſia huomo ſenza le ſue parti, & ordine
di
quelle; lequai coſe poſſono eſſere ſeparata­
mente
l'una dall'altra conſiderate, ma non
poſſono
però eſſere ſe non ſono tutte inſieme.
TOM. è il medeſimo de gli iſtrumenti, &
ſcienze
, perche le ſcienze non poſſono eſſere
ſenza
iſtrumenti, ne gli iſtrumenti poſſono eſ­
ſere
ſenza le coſe, ò naturali, ò artificiali, ò
ſopranaturali
che ſieno.
Tuttauia ciaſcuna
di
queſte ſeparatamente poſſono eſſere conſi­
derate
, & percio noi ſeparatamente de gli
1iſtrumenti ragionaremo; & ſe delle coſe ne ac
cadera
di parlare, uoglio che noi le chiamia­
mo
indiſſerentemente coſe & ſcienze, & ar­
ti
, quantunque impropriameute, perche non
ſono
ne ſcienze, ne arti, ſe con gli iſtrumen­

ti
non ſi congiungono.
Tornando dunque al
propoſito
noſtro, dico, che neceſſariamen­
te
tre ſono le ſpecie de gli iſtrumenti, de'
quali
uno è, che ne ſerue à chiarire le coſe oc­
culte
; laltro à diſporle, & il terzo è il mo­
do
che adoperiamo nel maneggiare queſti due
iſtrumenti
per diſporre, & fare che eſſe ſcien
ze
, & arti ſieno inteſe.
MOR. Ottimamen
te
ho inteſa la diuiſione dell'iſtrumento, però
uenite
à uoſtra poſta alla dichiaratione delle
ſpecie
.
TOM. Me ne uerrò dunque alla pri
ma
ſpecie.
Liſtrumento, che le coſe sbanda­
te
, & confuſe raſſetta, & compone, haue­
appreſſo di noi quel nome, che ha ſempre

hauuto
appreſſo gli ſcrittori, cioè Ordine, &
ſarà
poggio della noſtra ſcala; & quell'altro

ſecondo
iſtrumento chiameremo Metodo, ò
uia
che ne uogliam dire, & ſaranno i gradi
della
gia detta ſcala; & la terza ſpecie, cioè

modo
d'inſegnare, ò ſeriuere ſaranno i paßi,
che
faranno eſſe ſcienze per la gia detta ſca­
la
, ò che faranno coloro, i quali per quella
anderanno
.
MOR. Talmente intendo, che
1anche mi aueggio de gli Autori, che in ciò
imitare
uolete, ne piu ſaldi & fermi poteua­
te
ritrouare quanto Ariſtotele, & Galeno:
liquali
dottamente incaminarono l'uno la Filo
ſofia
, & l'altro la Medicina per la medeſima
ſcala
, di che uoi hora parlate, da pochi hog­
gidì
inteſa, & meno dalli paſſati, queſti due
eccettuando
.
TOM. Voi dite il uero che io
uoglio
la materia & il modello pigliare dalle
due
ſelue à Minerua, & Apollo conſacrate,
& che pochi de' noſtri paſſati, & moderni
inteſero
queſta ſcala.
La ſcoperſe ben di lon­
tano
il Leoniceno, & il Manardo, ma non la
uidero
da preſſo.
Hor à propoſito, l'ordine

e
tanto neceſſario, che alle coſe diuine accre­
ſca
gratia, fauore, & bellezza; alle natu­
rali
porta l'eſſere, con la uita inſieme: onde
quegli
artefici, che perfetti eſſere deſiderano,
in
altro non cercano di aßimigliarſi alla natu
ra
, quale deuono imitare, che nell'ordine;
& però Ariſtotele, miracolo, & unico fi­
gliuolo
ueramente di natura, diſſe che à coſa
ueruna
non era piu intento, quanto nell'oſſer­
uare
l'ordine della ſaggia natura; ne ſeppe
uedere
in eſſa coſa piu notabile, & che piu
piacere
recaſſe à lui, dell'ordine; parendogli
pure
, oltra il diletto, che egli ſentiua nel
guardarlo
, la memoria di quello douergli in
1qualche modo giouare, ſe imitarlo cercaſſe ne

gli
ſcritti ſuoi.
MOR. In uero è come dice
ua
il già detto Ariſtotele nella Fiſica, che del
l
'ordine la natura ne è inuentrice, ne mai pro
duce
coſa inordinata, ſe pure per qualche
accidente
non è impedita; & all'hora quello
effetto
per eſſere inordinato piu non lo chia­
miamo
di natura, ma effetto d'un'altra cagio
ne
innominata.
TOM. Veramente di tanta
forza
è lordine nelle coſe naturali, che à con
firmatione
di quello che uoi hauete detto, di­
ce
Auerroe nel libro delle diſtruttioni, che ſe
il
moto d'uno de i celeſti cerchij ceſſaſſe, tut­
to
l'ordine dell'uniuerſo ſi diſtruggerebbe, al
che
ſeguirebbe la ruina dell'uniuerſo.
MOR.
Come
è poßibile, che alla deſtruttione di una
particella
ſola, haueſſe da ſeguire il diſordine,
& deſtruttione del tutto?
noi ueggiamo bene
ſpeſſo
, che molte coſe qua giu ſono inordinate,
& però non ſegue la ruina, non dirò, del tut
to
, ma ne anche della parte, di che loro ſo­
no
parte.
Non ſi corrompe (uerbigratia)
una
mano di un'huomo?
tuttauia non ſi cor­
rompe
già l'ordine & la uita di eſſo huomo.
TOM. Parlo io delle diſcordie delle parti prin
cipali
, lequali concorrono alla coſtitutione del
tutto
: perche, accio ſappiate, ſi come le coſe
fra
loro ſono graduate, coſi parimente gli
1ordini hanno molti gradi, come ben diceua
eſſo
Auerroe nel libro citato da uoi.
Però
alla
diſtruttione de gli ordini infimi, non ſegue
il
diſordine de i ſuperiori ordini, ſi come an­
co
alla corrottione d'una particella minima,
non
ſegue la corrottione della maggiore.
So­
no
altri ordini, che per la loro eccellenza, &
dignità
corrompendoſi, corrompono tutto l'or­
dine
dell'uniuerſo; & però Auerroe riguar­
dando
queſti ordini piu eccellenti, diſſe, che al
diſordine
d'un circolo ſolo, ſeguiua il diſordi­
ne
di tutto l'uniuerſo.
MOR. Dapoi che ſia­
mo
intrati ne gli ordini della natura, ditemi di
gratia
quali ſieno piu perfetti, & meno perfet
ti
.
TOM. Qui non è il ſuo proprio luogo, tutta
uia
ui dirò quello che dicea il ſudetto Auerroe
nel
libro del Cielo, che l'ordine delle coſe cor­
rottibili
è molto piu imperfetto di quello de i
Cieli
, & quello delle intelligenze piu perfetto
di
tutti, ne uerrò altramente à piu particola
re
ordine, perche ciaſcuno de' gia detti tre or
dini
hanno gradi; à me baſta di hauerui ſa­
tisfatto
in uniuerſale, & che inteſo habbiate
di
quanta eccellenza ſia l'ordine di tutte le co
ſe
.
MOR. Da queſto dunque comprendo, che
dell
'ordine l'huomo ſolo non è inuentore, ma
che
è iſtrumento, che l'eterno Iddio hebbe eter
namente
in ſe steſſo, inanzi che lo communi-
1caſſe alla natura, la quale, poi che hebbe le
coſe
diſpoſte, l'huomo ſapiente auedutoſi di
quanta
perfettione ſia l'ordine delle coſe, ſi
affatica
imitarla, per acquiſtare perfettione
à
ſe steſſo, & alle opere che egli fa.
Però
potemo
hauere per concluſione; che l'huomo
non
ſa fare altro, ne può, ſe non dare ordine
hora
à queſta, hora à queſt'altra coſa.
TOM.
Queſto
iſteſſo ho io gia detto, ſe uoi bene pa­
ragonate
le uoſtre parole con le mie, & per

tanto
ui replico che lordine è uno iſtrumento
di
che ſi ſeruc Dio, la natura, & l'huomo
nel
diſporre le coſe, nelle quali cade primo,
& ultimo.
MOR. Queſta in ſomma è la dif­
finitione
dell'ordine, ne meglio ſi poteua de­
ſciuere
di quello che hauete deſcritto, la qua
le
(ſe bene mi raccordo) è la medeſima con
quella
di Ariſlotele nella Metaſiſica, oue di­
ce
che l'ordine è ſolamente nelle coſe, che han
no
primo, & ultimo tra loro.
TOM. Anzi
che
la diffinitione data da me è dell'iſteſſo Ari
stotele
nella Fiſica, quando egli dice, che non
puo
stare l'ordine nelle coſe, che non hanno
primo
, & ultimo; & percio appare che la
ragione
formale dell'ordine ſia primo, & ul­
timo
.
& Galeno ne i libri della cognitione de
polſi
ha diffinito l'ordine nel medeſimo modo.
MOR. ecco adunque, che il primo ramo ne
1uiene dalle ſelue ſopradette, ma innanzi che
piu
oltre noi traſcorriamo, ditcmi di gratia
ſe
da Galeno, & Ariſtotele l'ordine uien pre
ſo
in una ſola ſignificatione.
TOM. Breue­
mente
ui riſponderò.
L'ordine è pigliato alle
uolte
propriamente, & alle uolte impropria

mente
: & accioche uoi ſapiate diſtinguere
queſte
due ſorti di ordine, prendete le con­
ditioni
che ſi richieggono all'ordine propria­
mente
conſiderato, primieramente egli è ne­
ceſſario
, che quelle coſe, tra le quali è l'ordine,
ſieno
di uno iſteſſo genere, & che anche de­
bitamente
ſieno continuate, & parimente or
dinate
ad un termine ſolo, & da quello pro­
priamente
proportionate.
Onde appare, che
dall
'ordine ſono ſeparate quelle coſe, che ſono
ſotto
diuerſi generi, lequali, benche ſieno
meſſe
inſieme, non fanno ordine proprio, ma
bene
ſe lo uorremo chiamare proprio, ſarà or
dine
impropriamente detto.
MOR. A que­
sto
modo ſi eſcluderanno anche dall'ordine le
cauſe
mediate; perche ſe la prima cauſa ſi
congiugnerà
con la terza, non ſarà debita­
mente
congiunta, & però non ſarà proprio
ordine
, ma come hauete detto improprio; ne
quelle
coſe che non haueranno habitudine ad
uno
iſteſſo termine, quantunque ſieno poſte
inſieme
in un certo modo, non ſaranno però
1ordinate propriamente. Ne gli accidenti, che
uariabili
, & proportionati ſono, à diuerſi
termini
potranno eſſere ordinati propriamen­
te
.
TOM. Sapete dunque quale ſia l'ordine
proprio
, & improprio; & quiui noi haue­
mo
diffinito, ò deſcritto che ne uogliam dire,
l
'ordine in uniuerſale, ne ſolamente queſta de
ſcrittione
abbraccia li due gia detti ordini,ma
tutte
le ſpecie dell'ordine, percioche ſi diuide
anche
eſſo ordine in uniuerſale, & particola­
re
.
L'ordine uniuerſale è quello, che ordina

tutta
una facultà, come appreſſo Ariſtotele
quell
'ordine, che egli chiama compoſitiuo è
uniuerſale
, perche abbraccia tutta la Filoſo­
fia
naturale.
MOR. ct quando bene non
conteneſſe
particolarmente tutte le coſe di quel
la
facultà, potrebbeſi egli dire ordine uniuer
ſale
?
TOM. Senza dubbio. purche le abbrac
ci
uniuerſalmente, come fa quell'ordine, che
Galeno
nella coſtitutione dell'arte, chiamò ri
ſolutione
, ilquale contiene tutte le parti del­
la
medicina non particolarmente, ma in uni­
uerſale
; percioche in genere, quaſi per linea
diritta
eſſe parti della Medicina ſono ordinate.

M
OR. Mi piace, & però ſiate contento dir
mi
quale ſia l'ordine particolare.
TOM. Da
uoi
medeſimo lo potete ſapere: tutta uia dico,
che
ſarà quello, che ordinarà ſolamente una
1parte di una facultà, ne tutte le coſe diſpone
in
quella; & queſto ordine ſarà ne i Metodi,
perche
, accio ſappiate, ciaſcuno Metodo è or
dinato
; ma però la cognitione che hauerete
dell
'ordine uniuerſale, ui farà anche conoſce­
re
il particolare; & auuertite che ui è anco­
ra
un'altra diſtintione dell'ordine, cioè ò che

egli
ſarà accidentale, ouero eſſentiale: acci­
dentale
diremo che ſia ogni uolta, che ordina
ràle
coſe accidentalmente à tale ordine incli­
nate
: l altro poi eſſentiale chiamaremo quello,
che
ordinarà le coſe, che ſecondo la loro eſſen
za
hanno l'habitudine à tale ordine; & noi
in
queſto luogo conſideraremo l'ordine propria
mente
pigliato, & che è uniuerſale, & eſſen
tiale
.
Però ui torno à dire, che l'ordine uni­
uerſale
proprio, & eſſentiale è quello iſtrumen
to
, che noi adoperiamo nel diſporre le coſe,
nelle
quali cade primo, & ultimo.
MOR.
Per
mia che io reſto tanto ſatisfatto, quantocumque­
to
ſaprei deſiderare, ne poteuate diſcriuere
meglio
queſto ordine, del quale uolete ragio­
nare
; percioche il genere ſuo piu proßimo
gli
hauete aßignato, & le ſue differenze an­
cora
, come conuienſi fare nelle diffinitioni,
& à confirmatione di tutto queſto, Galeno ne
i
libri delle differenze de' polſi afferma, che
chi
dice habitudine di molti ad uno, dinoti ri-
1ſpetto. L'ordine dice habitudine perche ordi­
na
, & aſſetta molte coſe ad uno; & di qui
naſce
, che prudentißimamente uoi habbiate
poſto
l'ordine nel genere della relatione, che
è
l'iſtrumento, & queſto ſia detto in quanto
alla
intelligenza dell'ordine, perche il reſto
della
diffinitione al parer mio è aſſai manife­
ſto
, ne punto ha dibiſogno di maggiore dichia
ratione
.
TOM. ct d'onde pigliarete uoi le
differenze
dell'ordine?
ſe piu della diffinitione
non
parlarete, non ui accorgete che in quella
parte
, che uoi hauete detto eſſere da ſe steſſa
chiara
, ui ſono naſcoſte le differenze d'onde
trarre
ſi puo la diuiſione dell'ordine?
MOR.
Per
certo io giudicauo che ui foßino, & le
haurei
diſcoperte, ma temeuo di non iſtraccia
re
la rete.
Però uoi che ſiate piu deſtro di
me
iſcopritele ui prego.
TOM. Hor per
compiacerui
le ſcoprirò, & uoi le uccellare­
te
; Per tanto ſenza indugio ui dico che è gia
stato
detto da noi, l'ordine eſſere iſtrumento
delle
coſe che hanno primo luogo, & ultimo,
affine
di hauere la diuiſione di eſſo ordine, per
ilche
le coſe, delle quali l'ordine è iſtrumento,
contengono
in ſe eſſe differenze, perche è ne­
ceſſario
, che elleno ſieno inclinate à quel ter­
mine
al quale poi ſi ordinano, come ha la ma
teria
alla forma.
Queſta inclinatione può eſ-
1ſere, ouero accidentale, ouer eſſentiale, et chia

mo
qui eſſentiale inclinatione quella, che le coſe
hanno
talmente tra loro, che altrimenti non la
poſſono
hauere ſe non ſi corrompono, o ueramen
te
laſciano la natura loro; & queſta diſpoſitio
ne
ſi chiama parimente naturale; & è come
il
cielo, che naturalmente nella Filoſoſia natu
rale
è diſpoſto al primo motore, ne altrimenti
può
eſſere ordinato, che non ſia ribelle all'or­

dine
della natura.
La diſpoſitione, ò inclina­
tione
che ne uogliam dire accidentale, è quan
do
le coſe hanno una certa mira, per la quale
poſſono
eſſere ordinate altramente di quello
che
la ſua naturale inclinatione moſtra richie
dere
, ſi come per eſſempio, il uedere ha natu­
rale
inclinatione di eſſere poſtpoſto al tatto,
tuttauia
per moſtrarſi piu degno il uedere, che
il
toccare, onde naſce la inclinatione acciden­
tale
, può eſſere antepoſto eſſo uedere al ſudet
to
tatto; & queſto tale ordine ſeruò Ariſtote
le
ne i libri dell' Anima, de' ſenſi trattando.
Onde da queſte due inclinationi ne naſcono due
ordini
, come bene di ſopra diccuamo: l'uno
che
aſſetta, & diſpone le coſe che hanno incli
natione
naturale, & è l'ordine eſſentiale di
che
noi hora parliamo: l'altro è quello, che
ſerue
alla inclinatione accidentale delle coſe,
& è parimente ancor queſto chiamato ordine
1accidentale, ne mai ne ſeruiamo di tale ordi­
ne
, ſe non perche ne pare meglio dell'eſſentia
le
per qualche riſpetto, ò perche la coſa, che
ſi
prepone, è piu degna, ouero piu conoſciu­
ta
.
Ne giudico io che Galeno nel ſecondo à
Glaucone
, habbia uſato queſto ordine acciden­
tale
, come uogliono alcuni, incominciando
dalla
febbre detta Efemera, come dalla piu no
ta
, ma che ſia ordine eſſentiale compoſitiuo,
percioche
incomincia dalla febbre piu ſemplice,
alla
meno ſemplice, & finalmente inſino à
quella
che manco di tutte è ſemplice.
Onde ſe­
guendo
in tutto quel trattato queſto iſteſſo ordi
ne
ſenza interromperlo mai, fa che facilmente
io
creda eſſere ordine eſſentiale, & non acciden

tale
.
L'ordine eſſentiale può eſſere, come gia è
stato
detto, uniuerſale, & particolare, et quan
do
egli è particolare, non è ueramente ordi­

ne
, ma metodo, perche, accio uoi ſappiate,
(& uolontieri replico queſto per non m'intri­
care
come hanno fatto alcuni) non è metodo
alcuno
che non contenga in ſe ordine, ſi come
il
metodo diffinitiuo contiene l'ordine, che ha
la
diffinitione al diffinito, & quello delle par­
ti
della diffinitione ad eſſa diffinitione; & pa­
rimente
ancora quello che è tra una parte &
l
'altra.
Dicaſi l'iſteſſo de gli altri metodi, &
accioche
fuggiamo la implicatione (per dir
1coſi) trattar emo in queſto luogo talmente de
gli
ordini, che non occorrera poſcia trattar­
ne
nel diſcorſo de i metodi, ma ſolo le conſi­
deraremo
in quanto che ne ſeruono à chiarire
le
coſe non cono ciute; come anche qui trattia
mo
de gli ordini ſolamente in quanto che ordi
nano
le coſe: benche inſieme con lordine ap­
portano
anche luce, che ne fa conoſcere quel
lo
che noi non conoſceuamo.
Hor dunque l'or
dine
eſſentiale, & uniuerſale è quello che alle
dottrine
il nome: percioche ogni uolta che
la
dottrina è ord nata per l ordine diffinitiuo,
da
principio inſino al fine quella dottrina, ò
faculta
che ſia, ſi chiama dottrina diffinitiua,
perche
quell'ordine è à quella facultà come
anima
, ò luce; al che riguardando Horatio
nell
'arte poetica diſſe, che la forma, & lucidi
ſcritti
eran l'ordine.
MOR. Le dottrine
adunque
non prendono mai nome da gli ordi­
ni
particolari, per la ragione, che hauete
gia
detta, perche quello non uniuerſalmen
te
la uita à tutta la facultà, ma ſolamente
à
una parte particolare.
TOM. Tanto è,
ma
torniamo al primo noſtro propoſito.
Que
sto
ordine uniuerſale, & eſſentiale che haue­
mo
detto dare il nome alla dottrina & che è
iſtrumento
della coſa, che è ordinata, & eſ­
ſentialmente
diſpoſta, eſſo non ha nome, che
1in propria forma giunga all'orecchia de gli
huomini
, ma ſolo il ſuo ualore, & uirtù ſua
s
'intende ſotto queſte tre uoci piu particolari,

oue
ſe ne stà coperto, come ſotto diffinitione,
compoſitione
, & reſolutione, i quali tre ordi
ni
ſono diſtinti l'uno dall'altro, perche in cia­
ſcuno
di loro è un termine appartato, alquale
tutte
le coſe ſono ordinate ſecondo la ſua incli­
natione
eſſentiale; ſono diſtinti queſti ordi
ni
come uoleano alcuni, perche ciaſcuno dilo
ro
ſi ſerue di differenti iſtrumenti, percbe ſot
to
un medeſimo ordine ſi puo adoperare qua­
lunque
ſorte di metodo ne ſono diſtinti perche
habbiano
particolari ſuggetti, ò facultà, che
ne
uogliam dire, percioche ogni ſorte di ma­
teria
, ò ſuggetto può eſſere trattato con qua­
le
ſi uoglia ordine; ſi come ben diceua Gale­
no
nell'arte parua, che la medicina può eſſer
trattata
da principio fino al fine ſotto qualun­
que
ordine ò reſolutiuo, ò diffinitiuo, o com­
poſitiuo
che ſia.
Ne in uno ordine come nel
reſolutiuo
ogni parte ſi riſolue, ma ſi diffini­
ſce
, uien dimoſtrata, & diuiſa, & in con­
cluſione
per tutto l'ordine ſi ſerue dell'iſtru­
mento
metodico.
Ma bene è neceſſario che
trattando
le parti, ſieno ſempre antepoſte quel
le
che ſono piu uicine al fine, dal quale inco­
mincia
la riſolutione, di maniera che ogni
1parte ſia ordinata al fine, come inumeri alla
unità
, & ſi come alla unità ſegue il numero
denario
, & non il ternario, ò altri, coſi an
co
al fine è neceſſario che ſegua la cauſa im­
mediata
, & poile altre ancora ſucceßiuamen
tc
; & queſta regola non ſeruirà ſolo alla ri­
ſolutione
, ma à tutti gli ordini ancora.
MOR. Diceua Galeno nel luogo che uoi ha­

uete
citato, che tutte le dottrine ordinate ſo­
no
tre, cioè riſolutiua, compoſitiua, & diffi­
nitiua
, quaſi che egli chiamaſſe la riſolutione,
diffinitione
, & compoſitione dottrine, & non
ordini
.
COR. Benche appaia ſuperficial­
mente
che egli le chiami dottrine non uolſe pe
intendere che la riſolutione, compoſitione,
& diffinitione foſſero dottrine: & accioche
noi
n'intendiamo in queſta coſa, la quale da
diuerſi
ſcrittori diuerſamente è stata inteſa,
prima
è neceſſario moſtrarmi in che modo la

dottrina
non è ordine, & come anco la diffi­
nitione
, riſolutione, & compoſitione ſono or­
dini
, & non dottrine.
Prima ſe noi uoglia­
mo
stare nell'etimologia de' uocaboli, noi ue­
deremo
che altra coſa ſignifica dottrina, &
altra
coſa ſignificà ordine.
La dottrina ſigni
fica
la coſa inſegnata, in quanto che è inſegna
ta
, & l'ordine ſignifica non la coſa di che egli
è
ordine, ma ſolo quella anneßione (per dir
1coſi) che naturalmente tiene una coſa con l'al
tra
congiunta.
Oltra di queſto non dice egli
che
la dottrina è ordinata?
ſe è ordinata adun
que
non è ordine, altrimenti ſeguirebbe che
ſi
come ſi ritrouano dottrine ſenza ordine, che
ſi
ritrouaſſe ancora ordine ſenza dottrina, il
che
non è punto ragioneuole à credere, che
amendue
ſieno una iſteſſa coſa, & ſi ritroui­
no
l'uno ſeparato dall altro.
MOR. Anzi
ſe
uorremo preſtar fede a' buoni autori, dire­
mo
che ſono differenti, come hauete detto,
perche
altra coſa hanno eßi uoluto intendere
per
ordine, altra per dottrina.
Galeno in
molti
luoghi ha eſpreſſamente detto che la me
dicina
è dottrina che puo eſſere ordinata hora
dall
'ordine diffinitiuo, hora dal riſolutiuo, ho
ra
dal diffinitiuo.
Dopò queſto ſeguirebbe an
che
un'altro inconueniente, cioè che coloro
che
hanno detto che le dottrine ſono ordinate
ſotto
diuerſo ordine, & ſi attaccano all'ordi­
ne
come fa la uite al palo, haueſſero mal det­
to
; perche ueruna coſa può appoggiarſi à ſe
steſſa
.
Però è coſa chiarißima che la dottri­
na
non è ordine, ma che la diffinitione, com­
poſitione
, & riſolutione ſieno ordini, & non
dottrine
, appreſſo di me per l'autorità de'mol
ti
è in qualche dubitatione, & maßime per
quello
che riferiſce Galeno nell'arte parua, che
1le dottrine ordinate ſono tre. TOM. Se uoi
mi
aſcoltarete, ui ſi leuarà ogni ſorte di dubi­
tatione
.
Percioche ſe noi uogliamo conſide­
rare
la riſolutione, compoſitione, & diffini­
tione
, in quanto che ſono inſegnate, ſenza
dubbio
ſaremo con coloro, che dicono queſti
eſſere
dottrine, ma ſe anche le uogliamo pren
dere
in ſe steſſe, & in quanto che ſono iſtru­
menti
, liquali ſeruono per ordinare le coſe,
di
che debbono eſſere chiamati ordini, dico
che
ſono ordini, Galeno, ne Ariſtotile,
ſe
tornaſſero uiui.
contradirebbono mai à que
ſta
uerità.
ui debbe fare punto difficultà
l
'autorità di eſſo Galeno, ancor che egli dica
in
piu luoghi che tre ſono le dottrine, che
all
'ordine ſi accoſtano; perche non uuol dirc
per
queſto che la diffinitione con l'altre due
ſieno
dottrine, ma uſa queſto modo di dire,
affine
di dimoſtrare che le dottrine pigliano il
nome
dall'ordine uniuerſale, come gia haue­
mo
detto, & che da quello ſi nominano come
il
compoſito dalla forma, & non dalla mate­
ria
: & però ritrouate ſpeſſo che gli autori
chiamano
dottrina riſolutiua quella che con
tale
ordine è incaminata, & coſi diffinitiua,
& compoſitiua; & percio quando dice il ſu­
detto
Galeno che tre ſono le dottrine, deueſi
intendere
che tre ſono gli ordini, quali ordi-
1nano, & danno il nome alle dottrine; & que
sto
ſia quanto ſi aſpetta alla ſolutione della uo
stra
queſtione promoſſa.
Hora ueniamo à ue
dere
in che modo dalla diffinitione dell'ordine
ſi
cauino le differenze che coſtituiſcono le tre
ſpetie
, & ſe piu di tre, ouero meno poſſono
eſſere
.
Le differenze della diffinitione dell'or­
dine
erano delle coſe in che cade primo, & ul
timo
eſſentialmente ecco che nella diſpoſitione
delle
coſe stà la diuerſità dell'ordine.
Quan­
te
adunque ſaranno le inclinationi, ouero di­
ſpoſitioni
delle coſe, tante ſaranno le ſpecie de
gl
'ordini, parlando però dell inclination'eſſentia

li
.
Le habitudini delle coſe ſono tre, ouero chan
no
inclination'al fine, ouero al principio, ouero
al
mezo, onde quando le coſe ſono ordinate al
principio
, diciamo noi eſſere ordinate ſecondo
l
'ordine compoſitiuo; quando anco ſono ordi­
nate
al fine, diciamo noi eſſere ordinate di or­
dine
riſolutiuo; ſe medeſimamente ſono indi­
rizzate
al mezo, diciamo riſultarne l'ordine
diffinitiuo
.
MOR. Ho bene inteſo come ra­
gioneuolmente
hauete determinato inſieme con
tutti
i buoni autori eſſerui tre ſpecie di ordini,
ne
piu, ne meno; nondimeno per occaſione di
maggiore
chiarezza uorrei ſapere à che fine
habbia
Galeno inſieme con gli altri ottimi ſcrit
tori
inueſtigato tre ſpecie di ordini, potendoſi
1egli ſeruire di un ſolo, in ogni ſua occorrenza;
perche
pare à me, che quando ſi può fare una
coſa
co'l mezo d'un ſolo, non ſi debba cercare
di
farla co'l mezzo di piu; & di queſto me­
deſimo
parere, furono anche coloro, liquali
inueſtigarono
li ſudetti tre ordini: però, diſſe
Ariſtotele
, indarno ſi fa per piu mezi quello
che
ſi può fare con pochi.
TOM. Tutto quel
lo
che uoi detto hauete inſino hora ui ſi conce­
de
, ma biſogna prouare che baſti un'ordine ad
ordinare
ogni ſorte di facultà.
MOR. Que
sto
ſarà facile da prouare; imperoche ſe noi
conſideriamo
bene, uederemo che ogni ſorte
di
facultà il ſuo fine, & le cauſe immedia
te
, proßime, meno proßime, remote & piu
remote
, & finalmente remotißime da eſſo fi­
ne
, & però può eſſere ordinata con l'ordine

riſolutiuo
, ilquale incomincia dal fine riſol­
uendoſi
nelle cauſe piu uicine, & quelle in al
tre
, à talche finalmente riſoluendo diuiene a
i
piu ſemplici principij che ſieno in quella co­
tale
facultà.
Oltra la ragione, ui e anco l'au
torità
di Galeno nell'arte parua, il quale affer
mando
che niſſuno auanti à lui mai ha ordina
ta
la medicina ſotto quell'ordine, che incomin
cia
dalla cognitione del fine, ſoggiugne, dalla
quale
ogni arte può eſſere ordinata ragione­
uolmente
, uolendo inferire che tutte le coſe
1che hanno inclinatione à eſſere ordinate, ſecon
do
qualunque proceſſo di ordine, habbiano
principio
della ſua coſtitutione dalla cognitio­
ne
del fine ilche ſi può anche dimoſtrare con
queſta
uiua ragione, perche ogni ſorte di teo­
rcma
, che uien fatto, & ogni ſorte di princi
pio
che ſi ritruoua in una facultà, tutto ſi fa
per
conſeguire il fine, ecco adunque che è il
fine
cagione, che ogni ſorte di arti ò ſcienze
ſia
ritrouata, & ordinatamente diſpoſta per
l
'ordine riſolutiuo, ilquale ſerue ad eſſo fine
riſoluendolo
in tutti quei mezi che fanno à
produrre
eſſo fine; & però per queſte ragio­
ni
, & autorità ſegue che lordine diffinitiuo,
& compoſitiuo ſieno ſuperflui, eſſendo che
tutte
le ſorti di ſcienze, ò arti poſſono eſſere
ordinate
dal riſolutiuo.
TOM. A queſto mo
do
uoi uorreſte, & che Galeno combatteſſe
contra
ſe iſteſſo, & io contra di uoi, ma ſpe­
ro
che eſſo Galeno non piglierà punto l'armi
contra
di ſe steſſo, ma in ogni modo ſarà con
corde
, & che uoi anco ſarete contento che di
queſta
pugna io ne riporti la uittoria.
MOR.
V
'ingannate TOMI. mio amoreuole, che io
habbia
dubitato per prouocarui al duello, per
che
altro non cerco che riſolutione da uoi, di
quello
, che mi fa dubitare.
TOM. Coſi
fanno
i buoni guerrieri, poi che hanno tirato
1due colpi al ſuo auerſario, fingono di hauere
pace
con eſſo.
Hor baſta per non uenire ad
altra
conteſa, dico che Galeno non diſſe che
tutte
le faculta ſieno ordinate dalla riſolutio­
ne
, ma ſi bene che ſono ordinate per conſegui
re
il ſuo fine.
Voglia che ſieno incamina
te
per l ordine compoſitiuo, ouero per il diffi­
nitiuo
, ò riſolutiuo che ſia, & à queſto ſen­
ſo
eſſendo interpretate le parole di Galeno non
repugnano
da quello, che egli ha detto in al­
tri
luoghi, cioè che tre ſieno gli ordini, con
liquali
ſi diſpongano eſſe arti, ò ſcienze, per
ottenere
il fine loro; & per tanto Galeno non
ſi
contradice in modo alcuno, come anco non
ne
contradiremo noi, ſe prima mi ſarò riſen­
tito
de i uoſtri primi due colpi.
Voglio adun
que
contentarmi di concederui che ogni arteſi
ce
adoperi l ordine riſolutiuo à ritrouare la

ſua
arte, & con tutto queſto non uoglio che
facciate
queſta concluſione, che cioè gli altri
due
ordini ſieno ſuperflui, perche quantun­
que
la riſolutione foſſe atta à ritrouare ogni
facultà
, & ordinarla inſieme, non auuiene
però
per queſto che anche gli altri due ordini
non
ſieno utili, & per tanto non indarno.
Perche non ſi potrà gia con la riſolutione trat
tare
coſi amplamente, & chiaramente le coſe
naturali
, come ſi farà co'l compoſitiuo, eſſen-
1do che la natura le ha prodotte con ſi fatto
ordine
; di che auuedendoſi Ariſtotele, non
uolſe
ſotto altro ordine ordinarle, che ſotto il
compoſitiuo
, come colui che conoſceua che
non
poteuano riuſcire meglio ſotto altro or­
dine
, che quello della natura.
Non ui ne­
garò
gia che non faceſſe prima una riſolutio­
ne
delle coſe naturali in ſe steſſo, innanzi che
incominciaſſe
à incaminarle per l'ordine com­
poſitiuo
, anzi dirouui di piu, che io non iſti­
mo
artefice alcuno di alcun ualore, che prima
in
lui non fa la riſolutione dell'arte, di che
egli
uoglia trattare prima che ſi diſponga à
ſcriuerla
, ò in altro modo dimoſtrarla.
Parimente ui dirò della diffinitione, che ella
ha
in ſe una gratia ſpeciale, per laquale
utile
, & quaſi neceſſaria, percioche non è
ueruno
delli ſudetti tre ordini, che tanto alla
memoria
porti utile, perche può contenere
piu
ſuccintamente le coſe, che ordina d'ogni
altro
ordine.
et però portando ciaſcuno uti­
le
, & commodo immenſo, conchiudere deb
biamo
che ſieno non meno utili che neceſſarij
& per tal cauſa nondiremo piu che ſieno ſu
perflui
, altrimenti ſeguirebbe che l'utile, &
il
ſuperfluo ſi comportaſſero inſieme.
Altro
dopò
queſto ui poſſo addurre, cioè non am­
mettendoui
che ogni facultà poſſa eſſere ritro­
uata
dall'ordine riſolutiuo; percioche la ri-
1ſolutione è attione dell'intelletto, & le arti ſi
acquiſtano
con la ragione, come anche con
la
iſperienza; & non ſolo io dico queſto, ma
tutti
gli autori, che intorno à ciò parlano, &
maßime
Galeno, ilquale diceua che le arti ſi
fanno
(per dir coſi) per additamenti; & in
molti
luoghi à queſto propoſito dice, che la me­
dicina
arte fattiua ha due gambe, delle qua­

li
l'una è la ragione, & l'altra l'iſperienza;
& che ſe una di queſte mancaſſe, ella andareb­
be
zoppa.
eccoui dunque che non ſolo conſi­
derando
la riſolutione, in quanto ordine,
cioè
in quanto che diſpone le coſe, fa che gli
altri
due ordini ſieno ſuperflui; ma conſide­
randolo
anco come metodo, non ha ella tanta
forza
, che poſſa ſatisfare in chiarire le coſe
incognite
. MOR. Queſto che uoi hauete
detto
hora ha talmente chiarito il mio intel­
letto
che intorno à cio non ueggia luogo da du
bitare
piu altramente, & queſto è quello che
deſiderauo
, & non di combattere come dice­
uate
uoi.
Intenderei di nuouo uolentieri
ſe
tutti tre queſti ordini che hauete detto eſſe­
re
non ſolo utili, ma neceſſarij, portano pari
utilità
all'huomo, ò : dico all'huomo, per­
che
mi aueggio che il compoſitiuo ſupera gli
altri
in ſeruire alla natura.
TOM. per dir
ui
il uero ho dubitato gia un gran pezzo che
1non ueniſti à farmi queſta richieſta, perche
ſempre
fui ſopra di cio dubbioſo; tuttauia da
che
me ne hauete ricercato, non poſſo negar­
ui
che io non ui dica almeno quello che io ſen­
to
, ſe ben poi reſtarete irreſoluto non ui hau­
rete
à dolere di me.
Però preporrouui queſta

concluſione
, la quale mi sforzarò di proua­
re
, cioè che l'ordine riſolutiuo è in ogni mo­
do
piu utile de gli altri, perche ſe bene uo­
gliamo
conſiderare, oltra che aſſai ſuccinta­
mente
è atto à ordinare le coſe, moſtra anco
inſieme
la neceſsità della dependenza che ha
il
fine dalle cauſe mediate, & quelle da al­
tre
, & coſi inſino alle ultime, che depende­
re
non poſſono non hauendo ſopra di ſe depen­
denza
alcuna, & queſto non fanno gli altri
ordini
.
Oltra di cio ha anco il riſolutiuo que
sto
priuilegio di piu de gli altri, che eſſo non
ſuppone
gli altri, ma gli altri bene preſup­
pongono
eſſo; perche, ſi come gia detto hab­
biamo
, non è artefice alcuno, ne filoſofo, che
nella
mente ſua non adoperi la riſolutione pri
ma
che uenga a diſporre l'altre, ò per la me­
deſima
riſolutione, ouero per gli altri ordini.
ecco dunque che ſempre in ogni ſorte di facul
ſi ſuppone eſſa riſolutione, prima che ſia
incaminata
ò per l'ordine compoſitiuo, ò diffi­
nitiuo
. MOR.Queſto mi parrebbe aſſai
1ragioneuole ſe la iſperienza non foſſe in con­
trario
; perche la riſolutione che uolete uoi
che
Ariſtotele habbia fatta nella mente ſua
delle
coſe naturali, auanti che egli le habbia
incaminate
per lordine riſolutiuo, è forza
che
eſſo preſupponga la compoſitione fatta dal
la
natura, perche l'artefice (come pure dice

il
medeſimo Ariſtotile) deue ſempre hauere
l
'occhio ad imitare eſſa natura, tal che non
ſolo
la compoſitione preſupporrà la riſolutio­
ne
, ma ella ſara preſuppoſta dalla riſolutio­
ne
, che è contra quello che uoi hauete detto;
& ſe non uoletè acconſentire à queſto, è ne­
ceſſario
almeno, che mi concediate, che non
ogni
compoſitione preſuppone la riſolutione.
TOM. Anzi ui uoglio concedere, che la ri­
ſolutione
fatta da Ariſtotele preſupponga la
compoſitione
fatta dalla natura; ne per que­
sto
credo di contradirmi, perche non ſegue
che
la riſolutione non ſia la prima operatione
dell
'intelletto in Ariſtotele, & che lei non
ſia
preſuppoſta dalla compoſitione fatta dal
medeſimo
Ariſtotele, & che eſſa parimente
preſupponga
altre, perche altra coſa è, Mo­
rello
mio, conſiderare gli ordini artiſicioſa­
mente
, & altra coſa conſiderargli natural­
mente
; & non biſogna paſſare da un genere
à
un'altro chi non uuole implicare contradit-
1tion. Però dico che conſiderando gli ordini

in
un genere ſolo, ò artificiale, ò naturale
che
ei ſia, ſempre la riſolutione è prima de
gli
altri ordini, ſaluo che ſe non ſi ammet­
teſſe
la natura eſſere una cagione che per ſe
operaſſe
, ſenza che foſſe gouernata da cagio­
ne
intellettuale: perche in queſto caſo haue­
rei
qualche dubitatione.
Benche ſi potrebbe
anco
dire, che quantunque la natura ope­
raſſe
da ſe steſſa, ella ancora proponeſſe la ri
ſolutione
alla compoſitione, in un certo modo
però
, perche ella opera parimente neceßita­
ta
dal fine, & percio pare che in un certo
modo
prima riſolua, & poi componga.
Concludiamo adunque che ſempre eſſendo gli
ordini
conſiderati in un genere ſolo, la riſolu
tione
è prepoſta à gli altri ordini, ma ella mai
preſuppone
gli altri.
Oltra di queſto, accio
uoi
meglio ueggiate, che la riſolutione porta
piu
utile delle altre, il ſuo proceſſo è molto
piu
perfetto, perche ne ſempre la cauſa
immediata
dell'effetto; & quanto ſia apprez­
zato
queſto da Ariſtotele, uoi lo ſapete.
On­
de
per queſte ragioni gia dette, tengo di ha­
uere
prouato aſſai la concluſione di gia propo
stami
da prouare, cioè la riſolutione ſia piu
utile
, & neceſſaria delle altre.
MOR.
Credo
che ſia coſi, come hauete detto uoi,
1tuttauia mi occorre ancora non che di dub­
bio
intorno alla dignità de gli ordini.
Mi pare
da
una banda che quell'ordine che è piu utile
ſia
anco piu degno, & però la riſolutione eſſen
do
piu utile dell'altre, ſia ancora piu nobile, &
degna
:tuttauia da l'altra banda mi ſi fa incon

tro
l'autorità d' Ariſtotele, che dice che quella
coſa
laquale è ſubordinata à un'altra, è molto
meno
degna di quella, à che è ſubordinata, ſi
come
uerbi gratia nelle arti mecanice, l'arte
del
fare i freni per eſſere ſubordinata, & ſup­
poſta
all'arte caualcatoria è riputata meno
degna
, & la caualcatoria per eſſere ſottopo­
sta
all'arte militare, è anche eſſa di queſt altra
meno
degna.
Coſi medeſimamente l'arte del­
lo
ſpeciale, per eſſere ſottopoſta all'arte medi­
cinale
, di che ne ſiate uoi ottimo artefice, non
direte
uoi che ſia meno degna, et che però l'offi
tio
dello ſpetiale ſia men'honorato di quello che
fate
uoi?
ſenza dubbio non lo negarete, & per
cio
non negarete anco ch'eſſendo la riſolutione
ſottopoſt
'alla compoſitione non ſia meno degna.
TOM. Se ui concedeſſe bene anche la riſolutione
foſſe
ſottopoſta alla compoſitione, non ſeguireb
be
poi anco quello che uoi dite.
Horsù pro­
uate
di gratia che ella ſia ſottopoſta alla com
poſitione
.
MOR. Lo prouo, gia l'hauete
detto
uoi, & però è uero.
TOM. Come,
1che l'ho detto io. MOR. Non hauete det­
to
che la compoſitione ſuppone la riſolutione?
TOM. che l'ho detto, ma che ne ſegue
per
queſto?
MOR. Ne ſegue che la riſolu­
tione
gli ſia come ſeruitrice, ſenza la cui ſer­
uitù
ella non poſſa eſſere, & però ſe lei ſer­
ue
, ſenza dubbio e meno degna di quello à
chi
ſerue.
TOM. Se uoleſſe ſeguire in que­
sto
propoſito, ſon certo che ui condurrei al­
l
'impoßibile; ma perche mi aueggio che mi
mancherà
tempo hoggi à iſpedire la coſa de
gli
ordini, breuemente ui riſpondo, che ben

che
la compoſitione ſupponga la riſolutione,
non
ſegue però che eſſa ſia ſottopoſta ad eſſa
compoſitione
, & però non gli fa ſeruitù di
coſa
alcuna, che gli poſſa recare indignità al
cuna
.
Anzi perche apunto la compoſitione, &
la
diffinitione hanno di biſogno della riſolutio­
ne
, & ella non ha alcun biſogno di loro, è
piu
degna anco di eſſe, & è apunto la riſolu
tione
come uno che poſſa fare fauore ad un'al
tro
, dal quale eſſo non ne poſſa hauere, ne
aſpettare
ricompenſo alcuno, ſe non eſſerne
honorato
.
Per tanto concludendo dico, che
prima
è stato conueneuole che gli ordini ſie­
no
tre, perche tutti portano ſeco qualche uti
lità
particolare, ma però chi piu, & chime
no
; & tra tutti, il piu utile è il riſolutiuo, &
1percio, & per altre cagioni ancora di già
dette
piu degno.
Hor che hauemo ragio­
neuolmente
determinato gli ordini eſſere tre,
& non meno, ſarebbe anco coſa conueneuole
di
dimoſtrare che non poſſono eſſere piu, ſe
da
quello che di ſopra hauemo detto non ſi
poteſſe
facilmente determinare MOR. È aſſai

manifeſto
ueramente, ma accio non manchi
coſa
ueruna in queſta parte, dirò io che non
poſſono
eſſere piu di tre, perche ſi come in tut
te
le coſe tre termini ſono, principio, mezo
& fine, coſi parimente debbono eſſere tre in­
clinationi
delle coſe, auanti che ſieno à tali ter
mini
ordinate, & non più, al che ſegue che
parimente
ſieno tre oïdini; & non piu, che
ordinano
, & diſpongono eſſe coſe ſecondo la
diſpoſitione
loro a detti termini; & quando
le
coſe ſi riferiranno al principio, & da quel
lo
pareranno dependere, noi diremo eſſere
ordinate
ſecondo l'ordine compoſitiuo, ſe anco
ſi
ïiferiranno al fine, chiameremo quell'ordi­
ne
riſolutiuo; & ſe ultimamente tutte le coſe
ſaranno
ordinate al mezo, diremo quello eſſe
re
l'ordine difſinitiuo.
TOM. Tanto è, uoi uc­
cellate
benißimo, & quello che hora hauete
detto
è d' Ariſtotele nella Metafiſica, & forſe
non
ſi potrebbe addurre piu ſalda, & chiara
ragione
della diuiſione dell'ordine: benche a
1fauore di queſto ſi potrebbe anche dire miran
do
le coſe di che ordine è ordine, & i modi
della
loro diſpoſitione, che eſſe coſe poſſono
eſſere
trattate, ouero come naſcono, & ſono
prodotte
, & queſto ſarà l'ordine compoſitiuo
ſeruato
da Aïiſtotele nella filoſofia naturale;
ouero
che ſi poſſono anche aſſettare & trat­
tare
incominciando dalla coſa gia poſta in eſſe
re
, & diſponendo da una parte la materia,
& forma, & efficiente che pongono eſſa in
eſſere
; dall'altra parte diſponendo parimente

il
ſuo fine; come ſarebbe per eſſempio ſe io
uoleſſe
fabricare una caſa, prima direi che è
quadrata
, & che ha tante stanze, & poi
anco
che è fatta di pareti, di tetto, & che
queſto
è fatto di coppi, & traui, & le pa­
reti
ſono fatte di pietra, & calcina, & di
nuouo
queſte parti riſoluendo deuerrei a parti
che
in altri non ſi poſſono partire.
Dipoi la­
ſciata
queſta parte me ne uerrei al fine di eſſa
coſa
, cioè a dichiarare come è stata fatta per
guardare
l'huomo dalle piogge, da freddi, &
altre
intemperie, da gli inimici che offende­
re
lo potrebbono, & cotale ordine chiama­
remo
diffinitiuo; ma ſe pigliaremo il fine di
eſſa
caſa, & riſoluendolo aſcenderemo inſino
da
gli ſemplici principij, diremo che queſto
proceſſo
è dell'ordine riſolutiuo, come a dire
1io uoglio prouedere che non ſia offeſo da piog­
ge
, & da ogni ſorte di mal'aere, ſimilmente
da
nemici, & altri che offendere mi poſſono,
al
che fare mi fa biſogno che mi cuopra, &
che
d'intorno mi circonda da capo a piedi, di
coſa
che riparare mi poſſa dalle gia dette offe­
ſe
.
ecco il biſogno di fare il tetto, & le mu­
ra
, le cui coſe non potrò fare ſe prima non
hauerò
pietre, calcina, legni, & fatte le
fondamenta
, & oltra di queſto biſognarà
anche
hauere gli artefici, & il proto ò uo­
gliam
dire l' Architettore di tale arte perito,
a
tal che riſoluendo me ne ſarò uenuto alli
primi
principij della caſa, & qui poi finirà

l
'ordine riſolutiuo.
Il compoſitiuo oltra di
queſto
, ſarà tutto oppoſito al riſolutiuo, co­
me
ſarebbe ſe io uoglio fabricare la caſa, fa­
prima che ſieno tagliate le legne da cuoce­
re
la calcina, farò condurre le pietre, & il
legname
, ſecondo che ſarà biſogno; & dipoi
procurarò
che ſieno fatte le fondamenta, di­
rizzate
le mura, fatti li ſolari, & coperto
il
tetto, & qui finirà l'ordine compoſitiuo;
& queſto ſia quanto a una certa cognitione
uniueïſale
di queſti ordini, perche di qui a
poco
di ciaſcuno particolarmente a pieno par­
laremo
.
Per tanto incominciando dal riſolu­
tiuo
, come dal piu degno, & primo natural-
1mente, come di gia habbiamo d'moſtrato, lo
diffiniremo
; però dobbiamo ſapere, che la

riſolutione
in quanto al nome non uuol dire
altro
che un diſligamento, ouero ſcioglimen­
to
, d'uno che ha in ſe unite molte parti di­
uerſe
, come per eſſempio un corpo miſto con­
tiene
in ſe tutti gli elementi uniti, & quan­
do
ſi corrompe queſto miſto, ò per dire me­
glio
ſi ſligano gli elementi, che inſieme uniti
faceuano
un corpo ſolo, & ciaſcuno di eßi
elementi
ritorna alla propria ſua natura,
all’hora
dicemo noi riſoluerſi il corpo miſto ne
i
ſuoi principij, che è a dire ne gli elementi;
& queſta ſolutione, ò partitione che ne uo­
gliam
dire la chiamiamo riſolutione; & que­
ſto
eſſempio è della riſolutione reale, quale
applicare
ſi può anche alla riſolutione fatta
dall
'intelletto.
MOR. Che dunque la riſolutio­
ne
fatta dall'intelletto non è la medeſima con
la
reale?
Non dice Ariſtotele che i concetti
dell
'animo rappreſentano le coſe che ſono in

effetto
?
TOM. È uero quello che dice Ariſto­
tele
, & e uerißimo anche che in quanto che
la
riſolutione artiſiciale, che uoi fatta dall'in­
telletto
chiamate, rappreſenta la reale è qua
ſi
la medeſima con quella; non dico la mede­
ſima
aſſolutamente, perche ſi come il ſegno
non
è la coſa di che è ſegno, lenche rappre-
1ſenti la coſa iſteſſa, coſi anche la riſolutione
dell
'intelletto, benche rappreſenti la riſolutio­
ne
reale, non è però lei la riſolutione reale,
altramente
ſeguirebbe che colui che rappre­
ſenta
foſſe il rappreſentato, & per il contra­
rio
ancora ilche è aſſordißimo.
Oltra di que­
ſto
ſono anche diſſerenti in un certo modo,
perche
la riſolutione fatta dall intelletto, per
lo
piu incominciaua, ouero, ſe non comincia,
conoſce
almeno il fine eſtrinſeco, ma la reale
ſempre
dall'intrinſeco fine incomincia, & per
tanto
ſono amendue in un certo modo le iſteſſe,
& in un altro alquanto differenti.
però l'una
& l altra può eſſere propriamente chiamata,
& anco impropriamente.
La riſolutione pro

pria
coſi in l'una, come nell'altra è quella che
riſolue
il fine nelle parti, che concorrono alla
coſtitutione
di eſſo fine; come a dire per eſſem
pio
un corpo miſto ſi riſolue in quattro elemen
ti
; & quelli in materia, & forma; ouero
anco
ſe noi dicemmo l'animale riſoluerſi in
anima
, & corpo, parti coſtitutiue di eſſo
animale
, & queſto eſſempio è di Galeno nella
prima
particola de gli aphorismi.
Però con­
cludendo
dico che la riſolutione propria, ſia
reale, o artificiale, ſarà quella che riſol­

uerà
il fine nelle ſue parti eſſentiali.
La im­
propria
ſarà per il contrario quella, laquale
1benche riſolua il fine, ò effetto, non lo riſol­
uerà
però in parti eſſentiali, & è come quan
do
un corpo graſſo ſi riſolue in magro per
qualche
egritudine ouero altra cagione.
et
queſta
imperfetta riſolutione è quella che ſpeſſo
è
chiamata diſſolutione, laquale però è una
coſa
medeſima con eſſa riſolutione imperfetta.
Ariſtotele nelle Meteore usò queſta riſolutio­
ne
, quando diſſe che l'acqua ſi riſolue non in
materia
, & forma, ma in uapori, di che ſi
generano
poi le pioggie, le rugiade, le tem­
peſte
, & neui.
Galeno parimente nel libro
de
i tumori fece la medeſima riſolutione, di­
cendo
che le poſteme ſi riſoluono ouero inſen­
ſibilmente
, ouero per ſuppuratione, & à
queſta
imperfetta riſolutione ci riduce la ra­
refattione
, & altre ſimili operationi.
Onde

è
manifeſto quanto ſia differente la riſolutione
perfetta
, & propria, dalla imperfetta, &
impropria
: perche la imperfetta riſolue la
coſa
, che riſolue non nelle parti che la coſti­
tuiſcono
, ma ſolo minuiſce eſſe parti; ouero
le
diſtrugge (come auuiene nelle poſteme.)
Ma
la riſolutione propria riſolue quello che
riſolue
nelle parti ſue conſtitutiue, quali ri­
mangono
intiere, ſaluo che eßi ancora non
ſieno
riſolubili in altre parti, come auuiene
nella
riſolutione dell'huomo, che ſi riſolue in
1anima, & corpo & il corpo in elementi;
perche
patiſce tale riſolutione, ma l'anima

che
non patiſce altra riſolutione, rimane in­
tiera
, & inuiolata.
MOR.La riſolutione
logica
chiamano adunque, ſe bene ho inteſo,
quella
che è fatta per l'intelletto, ilquale pro
poſtoſi
un fine aſcende riſoluendo quello inſino
a
gli ultimi principij da quali eſſo depende,
& queſta ha ſimilitudine grandißima con la
riſolutione
reale perfetta, laquale Galeno
nella
conſtitutione dell'arte ne inſegnò, inſe­
gnandone
la medicina, & Ariſtotele nella
poſteriora
riſoluendo la demoſtratione.
T
OM. È anco quella di che noi parliamo, &
hauemo
diffinita.
Oltra di queſto hauete da
ſapere
che alcuni (parlando pure della riſo­
lutione
fatta dall'intelletto) uolendo quaſi in­
ferire
che la riſolutione logica ſia di due ſorti,
una
che incomincia dal fine a tutta l'arte, &
l
'altra da tutta l'arte a primi principij, han­
no
detto, che Galeno nel libro della coſtitu­

tione
dell'arte usò due ſpecie di riſolutioni,
una
che ſi oppone alla compoſitione & l'altra
.
Nella prima riſolutione incomincia eſſo
Galeno
dal fine, & deſcende riſoluendo le
parti
di eſſo fine, fin che diuiene alle ultime
parti
di quello.
Nell'altra incomincia da
tutta
l'arte, & parimente riſolue eſſa ne i
1ſuoi principij. Onde è manifeſto che quiui ha
uſato
due ſorti di riſolutioni, l'una dal fine
a
tutta l'arte; l'altra da tutta l'arte a ſuoi
principij
, prima proßimi, & poi remoti, &
remotißimi
.
MOR. Fin qui a me pare che
queſti
dottißimi moderni habbino ragione.
TOM. Hora aſcoltate con l'animo ſenza affet­
tione
, ſe uolete conoſcere la uerità.
Altra
coſa
è Morello mio il conoſcere il fine, & al­
tra
coſa è il riſoluerlo, onde quando a giudi­
tio
loro riſolue il fine Galeno, non fa altro,
a
mio giuditio (quale con ogni ſommißione
però
ſottopongo a quello di chi ſa piu di me)
che
diſcriuerlo, & dichiararlo; percioche ſe
egli
ſolamente haueſſe detto che il fine del
medico
è la ſanità, non hauereßimo inteſo,
ne
conoſciuto queſto fine; per tanto è stato
neceſſario
che ſia dichiarato, & ſe l'ha di­
chiarato
co'l mezo del metodo riſolutiuo, non
hauemo
per queſto da dire che tratti del fine
con
ordine riſolutiuo differente da quello con
che
tratta il reſto dell'arte: & ſe il fine foſſe
ſeparato
da eſſa arte, non accadrebbe che
Galeno
in molti luoghi diceſſe, che la riſolu­
tione
non incomincia dal fine, ma dalla co­
gnitione
del fine.
Si che potete uedere che
quella
parte, che alcuni chiamano riſolutio­
ne
del fine a tutta l'arte ueramente (quan-
1tunque forſe con qualche loro ragione l'hab­
biano
dimandata riſolutione) non eſſere altro
che
una deſcrittione del fine, fatta accioche co
noſciamo
eſſo fine.
Il medico che uuole me­

dicare
deue ſapere l'arte, & anco il modo di
medicare
: l'arte s'impara co'l mezo della ri­
ſolutione
de i theoremi: il modo del medicare
parte
s'impara co'l mezo di eſſa riſolutione,
& parte ancora co'l mezo della pratica.
Et
però
dicea che la medicina hauea due gambe
che
la ſoſteneuano, & quando l'una manca,
la
medicina non può stare in piedi commoda­
mente
.
Per tanto è neceſſario, che prima il
medico
habbia co'l mezo della riſolutione,
l
'arte, laquale ſia poi confirmata anche dalla
pratica
, & gli baſta una ſola riſolutione,
come
ultimamente Galeno ne ha inſegnato
nel
libro della coſtitutione dell'arte, & quan
do
uuole medicare ſecondo che ha ritrouato
per
mezo della riſolutione, deue incomincia­
re
da ſegni, che erano i principij della riſolu­
tione
, liquali dimoſtrano coſi la ſorte del ma
le
, come anche la temperatura dell'ammala­
to
; & da queſti uenirſene inſino all'ultimo.
Onde appare che non ui è piu d'una ſpecie di
riſolutione
, laquale ſi oppone alla compoſitio
ne
; & anco dobbiamo auertire che Galeno
nel
ſudetto luogo non inſegna l'arte come
1uogliono alcuni, ma inſegna bene il modo di
fare
l'arte, & eſſercitarla ancora.
MOR. Non
ho
uoluto interrompere il uoſtro parlare, ac­
cioche
non interrompeſſe inſieme la mia intel
ligenza
, ma hora che è benißimo informata
deſidero
di ſapere, perche hauete detto, &
come
ueramente è, che la riſolutione inco­
mincia
dalla cognitione del fine: ſe mai può
incominciare
da altra parte che dall'ultimo
fine
.
TOM. Qui biſogna intendere, però di­
temi
che coſa uoi intendiate per altra parte
che
ultimo fine?
MOR. Voglio intendere co­
me
ſarebbe per eſſempio, il Muſieo ha per
fine
l'operatione : ma ha anco un'altro fine
che
è il dilettare; incominciarà egli dall'ope­
ratione
, ouero dal dilettare nel fare la riſo­
lutione
della ſua arte?
TOM. Accioche queſta
queſtione
non ſia punto diſtaccata dall'ordin
noſtro
, uoglio che noi prima ueggiamo che
coſa
è fine, accioche per il mezo della diffini­
tione
poßiamo uedere ſe le ſpecie di eſſo fine,
come
anche ſe indifferentemente incomincia

da
qualunque ſpecie di fine, ouero .
Si
ſuole
adunque diffinire il fine in queſta manie
ra
, che ſia quello a che un'altro uiene ordina
to
, ouero realmente ouero dall'intelletto ſolo
ſolamente
& quel fine a che le coſe realmen­
te
ſono ordinate è reale, & è quello da che
1incomincia la riſolutione detta reale, & ri­
ſolutione
delle coſe.
Il fine a che ſono poi le
coſe
ordinate dall'intelletto, è un fine artificia­
le
, & da queſto incomincia la riſolutione
chiamata
da noi riſolutione dell'arte, & da

altri
riſolutione di teoremi.
Ciaſcuno di que­
ſti
fini ſi può conſiderare in piu modi, cioè
nelle
coſe naturali il fine ſarà opera, ò per
dir
meglio, corpo naturale; nelle coſe ſopra­
naturali
il fine ſarà il medeſimo con l'agente:
percioche
lo ſpeciale fine delle intelligenze è
la
eternità loro, cioè che loro altro non fan­
no
che perpetuarſi; a talche il fine è in loro
iſteßi
.
Se anco conſideriamo il fine artificia­
le
, cioè il fine delle arti, fatte co'l mezo del
la
conſultatione noi lo ritrouaremo, parte
opera
, parte attione ſola, & parte ancora
un
'altra coſa, che non ſara ne attione, ne
opera
.
Si come, per eſſempio, il fine del­
l
'arte dell'edificare è l'opera, che è l'edificio,
il
fine dell'arte medicinale è la ſanità, laqua­
le
non è attione, non è anche opera in un
certo
modo dell'artefice: percioche egli aſſolu
tamente
non è quello che faccia la ſanità,
come
è il muratore edificator della caſa: il
fine
del muſico è il cantare, che è la opera­
tione
di eſſo muſico.
MOR. Di gratia ferma­
teui
, queſti eſſempi mi confondono di fatta
1ſorte, che io non punto che coſa mi debba
dire
.
Ariſtotele nel primo dell'ctica, oue
fa
la diſtintione del fine, pare à me che egli

dica
che ogni ſorte di arte habbia tre fini,
l
'attione, l'opera che rieſce dall'attione, &
queſti
due ſi contengono nell arte, & ultima­
tamente
hanno lo ſcopo, per ilquale fanno le
attioni
, & l'opera inſieme, & queſto è quel
lo
che uorrei ſapere da uoi, cioè da quale
di
queſti tre fini incomincia la riſolutione.
TOM. Il non ſapere ancora doue io mi uoglia
riuſcire
, ui fa importuno: aſpettate un poco
ui
prego, che uerro adoſſo a quello che ha­
uete
detto uoi, & inſieme ui ſueglierò il que
ſito
.
Per tanto dico che ſono tre ſorti di fine
nelle
arti, ſi come hauete detto uoi, & che
il
fine ſi diffiniſce, come ho di gia detto, &
è
diffinitione d' Ariſtotele nella metafiſica, &
anco
nel luogo che hauete citato uoi.
oue aſſo
lutamente
parlando di eſſo fine dice, che il
fine
è quella coſa, che non è per altri, ma
altri
per lei.
MOR. Se bene io mi raccordo,
Galeno
nel libro, che egli chiama delle cauſe
procatartice
, diffiniſce il fine con la iſteſſa diffi­
nitione
, cioè che ſia una coſa, allaquale ogni
altra
coſa che precede innanzi a lei, ſi gli ri­
feriſce
.
TOM. Volete pure che anche Galeno
introuenga
in queſta diffinitione.
MOR. Non
1ſe gli farebbe egli torto? hauendolo noi piglia
to
per noſtra guida inſieme con Ariſtotele?
TOM. Sta bene, & dapoi che non l'hauete
detto
uoi, dico io che in quello iſteßo luogo
egli
dice che il fine ſi può chiamare intentione

ſuggetto
, & utilità.
ilche fa molto a propo­
ſito
per la diuiſione de i fini, percioche per il
ſuggetto
potemo intendere noi l'opera, per
l
'intentione le operationi, & per l'utilità quel
lo
che non è, ne il primo, ne il ſecondo, ma
un
'altro fine.
Hor accioche le gia tre diffe­
renze
propoſte da uoi, & confirmate da me,
paiono
naſcere dalla diffinitione, ueggiamo
come
la diffinitione del fine conuenga alle ope

rationi
.
Nella retorica il fine è la operatio­
ne
, che è l'ottimamente orare; all'ottimo ora
re
ſono ordinate tutte le parti della oratione,
che
è la bella inuentione, la bella diſpoſitione,
con
l'appropriata eloquenza, & altrc che
non
occorre di raccontarle in queſto luogo.
Ecco adunque che tutte queſte coſe ſono ordi­
nate
alla operatione, che è il bene orare, &
il
bene orare non ſi riferiſce ad altri.
Conuie
ne
anco la diffinitione all'opera, come allo edi
ficio
: perche tutte le coſe, che ſono procedute
auanti
allo edificio, ſi riferiſcono ad eſſo edi­
ficio
, ne eſſo ſi riferiſce ad altri, conſiderato
però
come fine del muratore, non dico dell ar-
1tefice, perche per auentura lo riferiſce a un'al­
tro
fine, ſi come gia dicemmo di ſopra.
Con
uiene
anco la diffinitione, & forſe più compi
tamente
che alli ſudetti a quel fine, che non è
ne
attione, ne opera.
La onde ſaranno tre
ſpecie
di fine.
Che ogni ſorte di arte, la­
ſciate
le ſcienze, poſſano hauere queſte tre
ſorti
di fine, poi che lo dice Ariſtotele, gli
crederemo
ſenza piu oltra cercare.
Da qua­
le
ſpecie incomincia la riſolutione, hora lo

diremo
, ma a maggiore, & piu ampla dot­
trina
dico innanzi che uenga alla concluſione,
che
ſempre coſi nelle coſe naturali, come nelle
artificiali
, & ſopranaturali, ſi deue conſi­
derare
qual ſorte de i gia detti fini è quello
che
prima muoue all'attione, perche queſto
è
quel fine, a mio giuditio, dal quale in
comincia
la riſolutione; ſia opera, o ope­
ratione
, ò ſcopo, queſto importa pochißimo,
pur
che intendiate che ſia quello che prima
muoue
, dalla cognitione del quale ſempre in­
comincierà
eſſa riſolutione; & debbeſi auerti
re
che queſto tal fine alle uolte ha l'eſſere ſo­
lamente
nell'animo, innanzi dico, che la coſa
ſia
fatta; alle uolte anco ha l'eſſere & nel­
l
'animo, & fuora dell'animo, cioè nella ma­
teria
.
Quando ha l'eſſere nell'animo, & ſi­
milmente
fuora, benche quello che è nella
1mente rappreſenti quello che è di fuori, non
dimeno
tra loro è qualche differenza; percio
che
quello che è nella mente è agente del mo­
to
, ouero operatione, & quello che è di fuo
ra
, è ueramente fine del moto; ſi come per
eſſempio
lo edificatore ha nell'animo la forma
della
caſa, & anco (ouero al meno) può
eſſere
eſſa caſa fuora dell'animo materialmen­
te
, onde la forma della caſa che è nell'animo
muoue
lo edificatore a fare ogni opera per con
ſeguire
la caſa materialmente ſimile a lei.
Eccoui dunque che la forma della caſa nell'in­
telletto
è come agente, & la materiale è co­
me
fine di ogni attione.
Quando ha ſolamen
te
l'eſſere nell'animo, all'hora quella forma
che
è nell'animo muoue in quanto agente, &
è
ancora in quanto fine del moto; ilche Ari­
ſtotele
parlando dell'attione di Dio, & delle
intelligenze
, diceua conuenirſi alle intelligen
ze
per ſe, & non per accidente, ma ſe per
ſorte
ſi ritrouaſſe hauere l'eſſere il fine in quel
modo
che habbiamo detto nelle coſe naturali,
ouero
artificiali, che era per accidente.
On­
de
in concluſione ui dico che la riſolutione,
ſe
ſarà delle coſe, il cui fine è ſolo nella men­
te
, incominciarà da eſſo fine; ſe anco ſarà del
le
coſe, & che hanno il fine nella mente, &
anco
fuori, incomincierà da quello che è nella
1mente, come quello, che è primo dell'altro
per
eſſere principio & efficiente del moto, &
l
'altro il fine, & come quello ancora, a che
ſi
riferiſcono tutte le attioni, & parti, che
ſono
ſotto di lui, come ben diceua la diffinitio
ne
conuenirſi al uero fine.
MOR. Ò ottima
determinatione
, di che certo non ſi potea da­
re
la migliore, ne che foſſe piu riſoluta, &
chiara
, non ſaprei deſiderare piu coſa ueru­
na
, che neceſſaria foſſe a conoſcere perfetta­
mente
l'ordine riſolutiuo, eccetto che gli eſſem
pi
in diuerſe facultà, come hauete promeſſo
di
dare.
TOM. Ò ui ſarà bene auanzato qualche
ſcropolo
.
MOR. Certo che per hora non ho che
dubitare
: non uoglio dire che ſentendoui non
poſſa
ancora uenire in qualche dubitatione,
ilche
però quaſi non credo.
TOM. Fate bene
a
mettere la coſa in forſe, accioche non reſta­
ſte
poſcia ingannato.
MOR. Io ho queſta ſpe­
ranza
di uoi, che quando bene io haueßi giu­
rato
nel nome uoſtro di piu non dubitare, che
mi
aſſoluereſte, & non ui laſciareſti aggra­
uare
la fatica per ſatisfarmi.
TOM. Di aſſol­
uerui
non starebbe a me, ma potrei bene ab­
braciare
quella fatica, laquale mai ho fug­
gito
, & meno fuggirò, purche io conoſca di
farui
utile & appiacere; & per uenire a
quello
che mi hauete domandato, eccoui
1l'eſſempio della riſolutione. Se uoi uolete ſa­

nare
la febbre, è forza, che leuiate la cagio
ne
immediata di eſſa, laquale è la putrefat­
tione
de gli humori, ecco che di qui naſcono
due
intentioni, l'una che naſce dalla febbre,
l
'altra che naſce dalla putrefattione de gli hu
mori
; & quella che naſce dalla febbre a un
tratto
ui dimoſtra, che uogliate leuare la
febbre
che è in atto, & che uietiate ſimilmen
te
cheun'altra di nuouo non ſi faccia la putre
fattione
ſimilmente ui dimoſtra & che leuia­
te
quella putredine che è gia fatta, & che
prouediate
anco con iſtrumenti conueneuoli,
che
piu non ſe ne faccia di nuouo.
A douere
uietare
quello che ſi può fare che non ſi fac­
cia
, è di biſogno leuare la ſua cagione, che è
l
'impedimento della reſpiratione, eſſa ſi leua­
in due modi, & rimouendo gli humori,
che
continuamente corrono, & accreſcono le
oſtruttioni
, & euacuando ancora quegli che
con
la ſua preſenza fanno le ſudette oſtruttio­
ni
, & quelli ſi leuaranno con il taglio della
uena
, & queſti con gli aperienti.
Oltra di
queſto
, biſognarà anche procurare che tali ſu­
perflui
humori piu oltre non ſi generino, iqua
li
poſſano di nuouo correre, & fare la oſtrut

tione
, al che ſi prouederà con la ragione del
uiuere
, cioè co'l fare che i cibi, il bere,
1l'aere, l'eſercitio, il ſonno, le uigilie, & la
euacuatione
, & repletione, per numerarle
tutte
, ſieno di tal maniera ordinati, che non
poſſano
cauſare ecceſſo alcuno, ma piu toſto
con
l'attemperare accreſcano la uirtù nel cor­
po
humano; & in queſto modo dal fine dell'ar
te
, per mezo della riſolutione ſarete diuenuto
a
i principij della operatione, che ſaranno i
medicamenti
, & la ragione delle ſei coſe non
naturali
.
MOR. Incomincierà dunque la com
poſitione
da i medicamenti, & coſe non natu
rali
nell'arte medicinale?
TOM. Incomincierà
certo
.
Che, ui è forſe nato di gia qualche
ſcropolo
?
MOR. Certo , che non me ne ho
potuto
tanto riparare.
TOM. Hor ditelo.
MOR. Non come (ſe i principij del medi­
co
ſono i medicamenti, & le coſe non natura
li
) Auicenna habbia ſcritto la medicina nel
l
'ordine compoſitiuo, come per lo piu de gli
ſcrittori
tengono: perche eſſo incomincia da
gli
elementi, & non da medicamenti.
TOM.Arguta, & dotta ueramente è la uo­
ſtra
dubitatione Morello, & tanto difficile
che
diuerſe ſolutioni ſono state da diuerſi da­
te
, ma come ſatisfacciano al queſito uoi l'udi­

rere
.
Alcuni dicono che la medicina è cono
ſciuta
dal medico, & dal filoſofo, ma però
diuerſamente
perche il filoſofo conoſce tutte
1le parti della medicina, naturale, non natu­
rale
, & oltra natura, in quanto che tali ſo­
no
, ma però non ſono indirizzate, & meno
conoſciute
in quanto che giouano alla conſer­
uatione
, ouero alla ricuperatione della perdu
ta
ſanità.
Ma il medico, ſupponendo la co­
gnitione
del filoſofo, gli conoſce in quanto che
gli
poſſono recare aiuto nel ſanare, ouero nel
conſeruare
la ſanità, però dicono eßi che quan
do
Auicenna tratta nel principio diffuſamen­
te
de gli elementi, & de gli humori, confon­
de
la parte del filoſofo con quella del medico.
Fin qui eglino hanno detto il uero, ma non
hanno
gia leuata la dubitatione, perche non
hanno
reſa la cagione perche incominci Aui­
cenna
da gli elementi, & Galeno nella coſti­
tutione
dell'arte (oue inſegna trattare la me­
dicina
nell'ordine riſolutiuo) poſe fine ne i me
dicamenti
, da che incomincia la compoſitio­
ne
, & come anco ſi puo uedere nella riſolu­
tione
pur hora fatta da noi.
Se pure non uo­
leſſero
dire copertamente (coſa che non cre­
do
) che Auicenna non ha uſato ordine ueru
no
, ilche ſarebbe molto disdiceuole, & però
credo
io che egli habbia uſato l'ordine compo
ſitiuo
, & riſolutiuo inſieme, & accioche non
ui
paia strano il dire che Auicenna habbia
uſato
due ordini che ſi oppongono l'uno all'al-
1
tro
.
Douete ſapere che in qualunque facultà
ſi
uoglia, o ſia arte o ſia pure ſcienza, che ſi
può
conſiderare due maniere d'ordine, de qua
li
uno s'aſpetta a i teoremi, ouero concetti
communi
di quella facultà; l'altro che s'aſpet
ta
a le coſe, ouero ſuggetto di quella facultà;
& è altra coſa conſiderare l'ordine de i teore
mi
, altra conſiderare l'ordine delle coſe; &
però
quando Auicenna propone di uoler trat­
tare
prima gli uniuerſali, & poi i particola
ri
precetti dell'arte medicinale, intende de i
teoremi
, & non delle coſe, & quaſi mi mo­
ſtra
a dito quale ordine ha da oſſeruare nella
medicina
in quanto a i teoremi.
MOR. Che co

ſa
intende egli per particolari Teoremi?
inten
de
egli le ſpecie ultime de teoremi?
TOM. Coſi
apunto
, & Galeno inſieme per elementi del­
l
'arte inteſe le ſpecie de teoremi.
Hora dun­
que
l'iſteſſo Auicenna dice, che il ſuo proceſſo
nella
medicina ſarà da gli uniuerſali, a ſem­
plici
, & particolari teoremi: ui dimando
quale
ſia quell'ordine, che ſerue il ſudetto
proceſſo
, non è la riſolutione?
adunque Aui
cenna
in quanto a i teoremi ſerua l'ordine ri­
ſolutiuo
.
MOR. Piano un poco di gratia, non
hauete
uoi detto hor hora che la riſolutione
incomincia
dal fine, & che il fine è quello,
alquale
tutte le coſe innanzi a lui s'indirizza-
1no, & eſſo non ſarà indirizzato a coſa ueru
na
, & che anco è quello, che prima muoue,
come
potrà eſſere ordine riſolutiuo quello che
incomincia
da gli uniuerſali teoremi, &
a
i particolari, eſſendo che nell'arte medicina
le
non ſi puo ritrouare teorema, alquale con
uengano
le proprietà del fine.
TOM. Come,
che
non ui ſi ritroua teorema, ilquale è come
fine
di tutta l'arte?
Non pigliò Galeno la
diffinitione
dell'arte nel libro della coſtitutione
dell
'arte?
& la riſolſe inſino alle ultime ſpecie
di
teoremi?
queſto non mi potete gia negare.
Però anco Auicenna piglia queſto teorema
uniuerſale
dell'arte, cioè la diffinitione dell'ar
te
, & la riſolue inſino nelle ultime ſpecie di
teoremi
, & però ſe noi riguardiamo (come
ho
gia detto) li teoremi, ſerua l'ordine riſo­
lutiuo
, come ha fatto Galeno nel libro della
coſtitutione
dell'arte, ma ſe riguardiamo le
coſe
, noi diremo con gli altri che ei ſerua l'or
dine
compoſitiuo, & però incomincia dalle
coſe
piu ſemplici nell'arte, che ſono gli elemen
ti
, & douete ſapere che l'ordine nelle coſe non

è
neceſſario, ſe una non depende dall'altra, co
me
fanno nell'arte medicinale, perche (come
ben
diceua Galeno) le coſe compoſte dependo
no
dalle ſemplici, oue diceua che è coſa da
poco
prudente nel dichiarare ſcienza, o arte
1andare dalle coſe compoſte alle ſemplici, eſſen
do
che le compoſte dependono da eſſe ſempli­
ci
.
Ilche conoſcendo bene Auicenna, deſide
roſo
di farſi intendere, incominciò dalle coſe
ſemplici
, alle compoſte andando; & che ui
parerebbe
ſe ui diceßi che Galeno ha oſſerua­
to
l'iſteſſo ordine ne i libri del metodo curati­
uo
?
noi ueggiamo chiarißimamente che egli
oſſerua
quelle regole lequali eſſo ne ha inſe­
gnate
nel libro della coſtitutione dell'arte,
cioè
incomincia da i Teoremi piu compoſti, &
uniuerſali
, & ſe ne uerſo li ſemplicißimi,
& particolari.
Ma ſe conſideriamo poi le
coſe
, egli ſegue il compoſitiuo, & ſon ben
ſicuro
, che uoi ui marauigliarete ſe con Aleſ­
ſandro
ui dirò che Ariſtotele ha ancor egli
nella
filoſofia naturale uſato l'ordine riſoluti­
uo
, & che ha detto di propria bocca uolerlo
uſare
quando nel quarto teſto (ſe ben mi rac­
cordo
) egli dice che ſi deue ſeruare queſto
ordine
, cioè dall'uniuerſale, andare a i par­
ticolari
.
Ilche interpretando Aleſſandro di­
ce
, che non debbiamo intendere per uniuerſa
le
l'uniuerſale in predicare, ma dobbiamo in
tendere
i concetti uniuerſali, come ſe diceſſe
Ariſtotele
, che uuole procedere da i piu com­
muni
concetti a quelli che ſono particolari, &
coſi
il proceſſo di eſſo ne i concetti, ſarà da
1gli uniuerſali a i particolari; & ſe uogliamo
anco
auuertire a quello che dice Auerroe
nel
prologo, noi non uederemo altro ordine
in
Ariſtotele (parlando però quanto a i con
cetti
) che quello che dall'uniuerſale al par

ticolare
.
Onde per queſto ancora dobbiamo con
cludere
che Ariſtotele in quanto a i concetti
ha
uſato l'ordine riſolutiuo, in quanto poi alle
coſe
ha uſato il compoſitiuo.
MOR. Certamen
te
ſe non haueſte moſtrato con la ragione in
mano
quello che hauete detto, non ſolo mi
ſarei
marauigliato, ma stupito; anzi hora
per
dirui il uero stupiſco, come mai la ſotti­
gliezza
del uoſtro ingegno habbia potuto ri­
trouare
, & penetrare a ſi alti, & ſecreti
concetti
, a quali appena tirato dalla ragione
poſſo
io accenderui.
TOM Secreti ſono quegli
che
da un ſolo, & non piu ſono ſaputi, ma
io
non ſon ſolo che habbia conoſciuta queſta
uerità
.
Onde ritornando a propoſito diremo
che
Auicenna quanto s'aſpetta alli Teoremi
dell
arte ha uſato l'ordine riſolutiuo, ilquale
è
poco differente dalla uia diuiſiua ſecondo
Galeno
.
Ha uſato poi l'ordine compoſitiuo
in
quanto alle coſe, cioè pigliando eſſe non in
quanto
ſono nel concetto commune, ma in
quanto
ſono parte, & ſemplici principij del
corpo
humano.
Queſta adunque al mio giu-
1
ditio
è la cagione perche Auicenna habbia
incommciato
da gli elementi, & non da i me
dicamenti
.
MOR. Ha poi egli oſſeruato intie­
ramente
gli ordini che hauete detto ſeruare.
TOM. Non gia eſquiſitamente, perche ſe ben
riguardiamo
nel proceſſo del ſudetto Auicen
na
, noi uederemo che nell'uno, & nell'altro
ordine
non ſerua in tutto in tutto quello che
douerebbe
, & uorrebbono eßi ordini, & ue
deremo
oltra di cio che tratta le coſe in modo
tale
, che confonde la parte del filoſofo con
quella
del medico.
MOR. Hor ſia come ſi uo­
glia
, riſoluetemi di gratia tutta l'arte medi­
cinale
, perche ſpero che queſta riſolutione mi
liberarà
da molti intrichi.
TOM. Mi dimanda
te
, anzi mi uolete aſtrignere a pigliare un
carico
piu graue di quello che ui penſate,
perche
d'una riſolutione della medicina che
mi
domandate ſarò aſtretto per ſodisfarui a
faruene
due.
MOR. Mi rincreſce certo a im­
porui
tanto peſo ſopra le ſpalle, ma non poſſo
fare
di meno, non uolendo reſtare ſenza qual­
che
oſcuraggine nella mente.
TOM. Horsù fac
ciaſi
a uoſtro modo, & il tutto dicaſi breue­

mente
, ponendo che la ſanità è fine della me­
dicina
, laquale ouero che è preſente, ouero
abſente
: ſupponiamo che ſia preſente, per
conſeruarla
fu di miſtiero di conſeruare
1l'equalità nel corpo humano; & in che mo­
do
conſeruaremo noi l'equalità?
ſe conoſcen­
do
le cauſe effettrici di eſſa ſanità, & le cau­
ſe
parimente del ſuggetto di eſſa, ci sforzare­
mo
di operare talmente, che eſſe ſieno tali,
che
poſſano conſeruare la ſudetta ſanità; &
prima
incominciaremo dalle cauſe efficienti
come
da piu uniuerſali, & ultime, lequali
per
una certa analogia che hanno col corpo
ſano
, & ammalato, ſono chiamate cauſe ſa­
lubri
, & inſalubri, de quali alcune ſono
neceſſarie
come l'aere, il cibo, il bere; al­
cune
altre ſono meno neceſſarie, uoglio dire
che
non ſono di tanta neceßità all'huomo,
quanta
le prime.
& ſono l'eſſercitio, il ſon­
no
, le uigilie, la repletione, & euacuatio­
ne
, & ſecondo alcuni ancora il coito.
MOR. Le ſei coſe adunque non naturali ſono

lc
cauſe effettrici della ſanità, ma ditemi qua
le
di queſte ſi dourà trattare in prima?
TOM. Per non hauere tra di loro riſpetto di
primo
, & ultimo, ouero di tutto, & par­
te
, quali ſono cagioni dell'ordine, poſſono

eſſere
trattate da ciaſcuno ſecondo che gli pia
ce
.
Tuttauia uolendoli dare quello piu con­
ueniente
che poſſono hauere, deueſi prima
trattare
delle uniuerſali, e come in queſto ha
fatto
bene Auicenna cominciando dall'aere;
1nel reſto ſi deue ſeruare l'ordine accidentale
ſe
ſi può, quando raccorraſi al metodo;
che
ſarà da trattare in prima delle piu cono­
ſciute
.
Trattato poi che ſi ha delle cauſe con
ſeruatrici
della ſanità, ſi deue di poi uenire
alle
cauſe del ſuggetto, lequali ouero che ſo­
no
materiali, ouero formali: le formali ſono
le
uirtù, & operationi; le materiali ſono gli
elementi
, & gli humori, & tra queſti ſi
ſeruarà
il metodo cominciando dalle piu note
che
ſono le formali, & però ſi diſtingueran­
no
le uirtù, & operationi nelle ſue proprie
ſpecie
, & da queſte ſi uerrà alli materiali,
& prima ſi trattarà de i membri compoſti, &
poi
de ſemplici, à quali ſeguiranno le tempe­
rature
, gli humori, & finalmente gli ele­
menti
; & qui farà fine la prima riſolutione,
laquale
compita, non occorre che altro fac­
cia
il medico, ſe non pigliarſene le cauſe con­
ſeruatrici
, & adoperarle in conſeruare, &
tutte
le altre che concorrono alla coſtitutione
del
corpo ſano.
MOR. Queſta è la riſolutio
ne
che fece Ariſtotele nel ſettimo della Meta­
fiſica
, ſe ben mi raccordo, laquale uoi piu

facilmente
hauete eſplicata, & però ui aſpet­
to
ſenza indugio à fare la riſolutione della
ſanità
che deue eſſere ricuperata.
TOM. Se
la
ſanità è abſente, biſogna per ricuperarla,
1ricuperare la equalità del corpo di già perdu­
ta
, & queſto ſi farà co'l mezo delle cauſe
efficienti
della qualità, quali ſono tre, la
dieta
, la farmacia, & chirurgia, ciaſcuno
di
queſti tre generi di cauſe deue eſſere diuiſo
nelle
ſue ſpecie, & da queſti poi biſogna ue­
nire
à i ſuggetti, & conſiderare la inequa­
lità
di eßi, lequali ò che ſono nelli membri,
ò
ne gli humori, ouero nelle temperature, &
finalmente
ſi deue uenire riſoluendo queſte
parti
come fatto habbiamo nell'altra riſolutio­
ne
inſino à gli elementi; & qui finiſce la riſo­
lutione
della ſanità perduta, laquale è oppo­
ſita
all'ordine compoſitiuo, che ha ſeruato Aui
cenna
; percioche doue finiſce eſſa riſolutione,
incomincia
la compoſitione; & perche finiſce
da
gli elementi, & però da eßi comincia
Auicenna
, & ueramcnte ſi potrebbe tolera­
re
Auicenna in quanto à gli ordini, al parer
mio
, ſe non confondeſſe, come ho già detto,
la
parte del filoſofo con quella del medico.
MOR. Qui mi naſcono molte difficultà, di­
co
, intorno à queſte riſolutioni, percioche
mi
pare che uoi per fauorire eſſo Auicenna,
habbiate
contradetto ad Ariſtotele, & à Ga­
leno
: ma per non entrare in coſi profondo pe­
lago
uoglio quietarmi.
TOM. Ditemi di gra­
tia
quali ſieno; perche altramente io reſtarei
1tutto hoggi ſoſpeſo. MOR. Purche poi non ue
ne
pentiate, ogni coſa andarà bene.
Ariſto­

tele
nel ſettimo della metafiſica dice, che noi
dobbiamo
riſoluere il fine inſino nel principio,
dalquale
noi poßiamo incominciare ad opera­
re
, parlando de le facultà che ſono con con­
ſultatione
, cioè delle arti, & l'eſſempio
dell
'ecceſſo della calidità, ilquale uolendolo
emendare
, di meſtiero che noi lo conoſciamo,
& non lo potiamo conoſcere ſe non contaua­
mo
prima il ſuo ſuggetto, & le ſue operatio­
ni
; ecco adunque che nella riſolutione ſi ante­
pongono
le cauſe naturali, coſi formali, co­
me
materiali, lequali concorrono à fare cono
ſcere
eſſo ecceſſo della calidità, & conoſciuto
che
habbiamo l'ecceſſo, debbiamo poi riſol­
uere
le cauſe effettrici, della ſanità, lequali
correggono
l'ecceſſo nella calidità, & ne la
ritornano
al proprio stato, & grado; & in
queſto
modo la riſolutione finirà doue incomin
cierà
la compoſitione.
TOM. A queſto io non
ho
altra riſpoſta di quella, che ui ho con mia
gran
fatica data di ſopra, ſe alla giornata
mi
occorrcrà ſolutione, che io giudichi douer
ui
acquietare l'intelletto, non mancarò di
faruene
parte.
Per tanto contentateui di quel
la
che detta habbiamo, & perche ſalua
Auicenna
, & ſalua anco Ariſtotele con
1Galeno inſieme. MOR. Io mi contento pur
troppo
della ſolutione che hauete data, ma
mi
è paruto iſtrano che uoi habbiaté nella ri­
ſolutione
uoluto piu toſto eſſere con Auicenna,
che
con gli altri, & che habbiate uoluto che
egli
ſia stato ordinatißimo, dico nel diſporre
ciaſcuna
parte.
TOM. Anzi ho detto che
non
ha nel congiugnere le parti inſieme ſer­
uato
esquiſito ordine, ma ho fatta la riſolu­
tione
, laquale ſi oppone alla ſua compoſitio­
ne
per moſtrarui in che modo egli ſi poſſa ſal­
uare
.
MOR. Hor ſono contento di quello che
uolete
uoi, ueniamo pure alla riſolutione del
le
altre arti, & ſcorriamo al fine.
Il fine
della
caſa è come gia è stato detto, cioè che
ne
guardi da pioggie, & da tempeſtuoſi tem­
pi
, & da ogni ſorte di offenſione, che ne poſſa
eſſer
fatta, ò da nemici, ouero da animali
irrationali
, ò altre cagioni eſteriori.
Ecco
che
per conoſcere il fine della caſa, biſogna
conoſcere
le ſorti delle offeſe, & queſta cogni
tione
non è riſolutione, ma cognitione di eßo
fine
, come diceuate uoi della medicina; & qui

ſi
deue notare che colui che riſolue, comincia
dal
fine eſterno non à riſolutione, ma à cono­
ſcere
, percioche è il primo ( come hauete
detto
) che muoue l'intelletto alla riſolutione:
perche
ſi come la unità non è numero, benche
1ſia principio del numero, coſi parimente il
fine
eſterno è principio della riſolutione, ma
eſſo
però non è nella riſolutione; & percio
bene
hanno detto coloro, che negarono la ri­
ſolutione
incominciare dal fine eſterno, cioè
che
il fine eſterno ſi riſolueſſe, perche la ri­
ſolutione
incomincia ſolamente à riſoluere il
fine
interno, quantunque dalla cognitione del
l
'ultimo fine ce ne ueniamo à ritrouare gli im
mediati
principij, mediati, remoti, & re­
motißimi
delle arti; ne starò à riſoluere la ca­
ſa
perche di ſopra la riſolueſte uoi à pieno;
hora
ui aſpetto con l'eſſempio della filoſo­

fia
.
TOM. Eccolo ſenza indugio. Il fine del
filoſofo
naturale è il conoſcere il corpo natura­
le
; la cui cognitione conſiſte nelle ſpetie, on­
de
baſta al filoſofo naturale à conoſcere tutte
le
ſpetie de i corpi miſti, coſi perſetti, come
imperfetti
; & de perfetti coſi animati, come
inanimati
; & de animati coſi ſenſibili, come
inſenſibili
; de ſenſibili coſi rationali, come
irrationali
, quali tutti non ſi poſſono cono­
ſcere
ſenza la cognitione de i loro principij,
cioè
materia, fine, forma, & efficiente, per
tanto
fa di meſtieri di conoſcere le cauſe che
le
producono, gli elementi, & i principij di
eßi
elementi: à talche dalla cognitione del
fine
riſoluendo diuiene à ritrouare tutte le
1parti, ò principij del corpo naturale ordina­
tamente
inſino à gli ultimi, & remotißimi
principij
.
MOR. Con queſto iſteſſo ordine

(come ben dice Simplicio) Ariſtotele trattò
la
Dialettica, ilquale poſtosì à uoler dire del­
la
dimoſtratione, la riſolſe à parte, à parte
inſino
alli ſuoi primi principij.
TOM. Anzi
di
piu ui uoglio dire che il Grammatico ſi ſer­
ue
medeſimamente della riſolutione, non che
à
dire de gli arteſici di qualche importanza:
percioche
egli riſolue l'oratione ſuo proprio

fine
in periodi, li periodi in elauſule, &
quelle
indittioni, & le dittioni in ſillabe, &
le
ſillabe in lettere, che ſono proprij elcmenti
di
quell'arte.
MOR. Non riſolue egli poi le
lettere
nelle ſue parti, cioè in A, b, c, & c.
TOM. Queſta non è riſolutione, ma è meto­
do
diuiſiuo, perche la diuiſione, come ui dißi,
ſe
ben mi raccordo, è differente dalla riſolutio
ne
, perche ella diuide il genere nelle ſpecie, &
la
riſolutione riſolue il ſine in principij, che è
attione
molto differente dalla diuiſione.
MOR. Benche l'habbiate detto, non l'haue­
ua
non dimeno bene inteſo ſino à queſt hora,
però
ſeguite.
TOM. Fa il logico come haue­
te
detto, la riſolutione, & piglia il ſuo ſine,

cioè
il ſillogismo, & lo riſolue poiche l'ha
diuiſo
nelle ſue parti, ne' ſuoi principij, la
1
cui
diuiſione è che eſſo ſillogismo, ò che è pen
fetto
ouero imperfetto; & l'imperfetto ò che è
indutione
, ò eſſempio, ouero entimema: il
perfetto
parimente ſi diuide in ſillogismo con­
tingente
, elcnchico, per dir coſi, & neceſ­
ſario
.
Hora, poi che egli ha adoperato il me­
todo
diuiſiuo, prende ciaſcuna di queſte par­
ti
, & la riſolue ne i mediati ſuoi principij;
come
per eſſempio la demoſtratione in princi­
pij
materiali, & formali, & di nuouo ado­
pera
la diuiſione diuidendo eßi principij nelle
ſue
ſpecie, pigliando di nuouo queſti principij
gli
riſolue in altri principij, cioè in prepoſi­
tioni
, uerbi gratia, in maggiore propoſitione,
in
minore, & concluſione, poiche ha diuiſa
la
propoſitione nelle ſue parti, ò ſpecie che ne
uogliam
dire, ſubito riſolue ciaſcuna di loro
ne
i ſuoi principij, che ſono i termini della
propoſitione
, & qui non paſſa il logico.
MOR. Non hauete di ſopra mai parlato tan­
to
chiaramente, come la riſolutione ſia diffe­
rente
dalla diuiſione, o ucramente che io non
haueua
inteſo; ma mi ſouuiene una dubitatio­
ne
, perche mi pare che la diuiſione ſia da
eſſer
poſta tra gli ordini uniuerſali, percioche
ella
ua ſempre al pari della riſolutione.
TOM. Non è da diſprezzare queſta dubitatio
ne
, ma auuertite che per due cagioni la
1
diuiſione
non ha da eſſer poſta tra gli ordini
uniuerſali
; prima eſſa ſerue alla riſolutione,
& non può diſporre un'arte, anzi alle uolte
la
riſolutione potrà fare ſenza la diuiſione,
maßime
quando il fine ſuo è ſemplice, & non
ha
ſpecie.
Oltra di queſto la diuiſione non è
ordine
, perche non ordina le coſe à termine
alcuno
, come fa la riſolutione i principij à i
principiati
.
MOR. Di tutto hora ſono capa­

cißimo
, andate pure auanti.
TOM. Il mate­
matico
ancora adopera la riſolutione, come
bene
ſi può uedere nell'arismetica di Boetio,
ilquale
riſolue un numero in un'altro, &
l
'altro in un'altro, fino à tanto che diuiene alla
unità
.
Euclide adopera parimente la riſolutio
ne
, doue parla della quantità coſi diſcreta,
come
concreta.
Se ne ſerue parimente Proclo,
& il Campano interpreti di eſſo, i quali riſol­
uono
le ultime paßioni ne i ſuoi principij fino à
tanto
che diuengono alle diffinitioni, petitio­
ni
, & commumtà; principij indemoſtrabili
di
quella facultà.
MOR. Come che il Mate­
matico
adopera la riſolutione eſſendo che i
principij
matematici ſono ugualmente noti, &
in
quanto alla natura, & in quanto à noi,
& percio ua il matematico ſempre da i princi­
pij
à i principiati, & uoi uolete che adoperi
la
riſolutione, il cui proceſſo è da i principiati
1
à
i principij.
TOM. Non starò à dilatarmi
molto
in queſta materia, come fanno alcuni,
perche
il tempo è breue.
Dico dunque che il

matematico
ſi ſerue, & ſi può ragioneuol­
mente
ſeruire dell'ordine riſolutiuo, ma non
gia
del metodo, cioè ſi ſerue della riſolutione
per
ritrouare l'ordine che è tra la cauſa, & il
cauſato
, & per conoſcere parimente ſe quelli
principij
ſono immediati, & cagionc di tale
effetto
, & non per fare che ſieno conoſciuti
eßi
principij per mezo de gli effetti, ò prin­
cipiati
, ouero le cauſe per mezo de cauſati;
&seccone un particolare eſſempio.
Il matema
tico
diſcorre dalla paßione poſteriore, che è
che
il triangolo habbia tre angoli eguali à
due
retti, la qual paßione ( accioche non ne
intrichiamo
, & accio anche uſiamo li termi­
ni
matematici ) la chiamarò B. & quella
paßione
che è prima di lei, la chiamarò A.
laquale
è l'angolo eſtrinſeco eſſere equiualen­
te
à due oppoſiti intrinſeci.
Col mezo della
riſolutione
, ouero diſcorſo che farò dal B.
al
A. non trouarò, & chiarirò aſſolutamen­
te
queſta A. ma notarò ſolamente queſta con­
ditione
, che eſſa A. è cauſa adequata di
eſſa
B. perche tra l'una, & l'altra non cade
mezo
, & da qui uerrò in cognitione dellor­
dine
che dcue eſſere tra loro, cioè che l'A.
1eſſendo cauſa della B. debbia precedere ad
eſſa
B. & quello che noi habbiamo detto in
queſto
eſſempio applicatelo uoi à tutte le ma­
tematice
.
MOR. Mi piace queſta ſolutione,
dalla
quale comprendo che ogni ſorte di facul­
può eſſere trattata con l'ordine riſolutiuo.
TOM. Poſſono indubitatamente; anzi ui ho
detto
& replico di piu, che neſſuno artefice
ſenza
queſto ordine riſolutiuo può mai troua­
re
coſa ueruna perfettamente.
MOR. È certa
mente
utilißimo, & forſe piu d'ogni altro
neceſſario
per quello che fin qui poſſo uedere,
benche
non ui habbia ancora udito dire tanto
de
gli altri ordini, quanto hauete di queſto.
TOM. Quando bene ſentiſte tutto ciò che in­
torno
à gli altri ſi puo dire, non mutareſte
mai
parere, perche egli è ueramente coſi,
come
uoi hauete detto.
Però non aſpettate che
per
farui parere piu degno l'ordine compoſiti­
uo
, habbia da ſpendere molte parole, perche
uoi
ſapete gia che la compoſitione ſi oppone
alla
riſolutione, & percio ſe ui ſono due ſorti
( come hauete inteſo) di riſolutione, è coſa
ragioneuole
che parimente ſieno anco due ſpe­

cie
di compoſitione; l'una cioè reale, & l'al­
tra
fatta dall'intelletto, laquale alcuni chia­
mano
logica compoſitione, & ſi diuide in
compoſitione
di coſe primi, & in compoſitione
1di teoremi, ma ſia pigliata come ſi uoglia,
ella
è quella che l'intelletto per ſe steſſo ſenza
hauerne
dalla natura eſſempio ha ritrouato;
ſia
riſolutione di teoremi, ò di coſe gia
fatte
, come concetti, ò altro che di queſto
non
curo; baſta che la compoſitione, & la ri­
ſolutione
uerſano nelle iſteſſe coſe, & non
ſono
differenti in altro, ſe non che il fine di
una
è principio dell'altra, coſi in una ſorte di

compoſitione
, ò riſolutione, come nell altra.
Dobbiamo auuertire in queſto luogo forſe quel
lo
che non habbiamo nella riſolutione reale
annotato
, che tre ſono le ſorti della compoſi­

tione
reale, una che ſi fa di parti, che quan­
do
ſono compoſte, ſono in luoghi diſtinti, co­
me
è nell'animale, la carne, & l'oſſa, & le
altre
parti, le quali compongono l'huomo,
& ſono in appartati luoghi; & come anco
ſono
le parti della caſa che è ſaßi, calcina, le­
gni
, & ſimili, lequali ſi come ſono diuerſi
tra
loro, coſi anco occupano diuerſi luoghi
nella
caſa, che tutti inſieme compongono.
Vi è poi un'altra ſorte di compoſitione, nella
quale
le parti del compoſto ſono tra loro con­
fuſe
, ne alcuna di loro ha luogo appartato,
come
ſarebbe per cſſempio la ceruoſa, ò altro
ſimile
è compoſto da queſte due parti, cioè
acqua
, & mele, però l'una l'altra ha
1proprio luogo; ma tra loro talmente ſono mi­
ste
, che piu non poſſono realmente eſſere ſe­
parate
.
La terza ſorte di compoſitione reale
è
come quando noi diciamo che la statua è di
metallo
, & di figura quadrata, come che la
statua
riſulti da queſte due parti, lequali, non
ſono
tra loro miſte, ma non ſono però ne an­
che
in diuerſi luoghi; & queſte ſono dunque
le
ſpetie della compoſitione reale, lequali ui
ſeruiranno
anco alla riſolutione.
La compo­
ſitione
, laquale chiamiamo fatta dall'intellet
to
, potrebbe ancora eſſa eſſere diuiſa, hauen
do
riſpetto alle diuerſe maniere de concetti;
ma
non eſſendo queſto tanto neceſſario alla ſca
la
che intendiamo di fare, me la paſſarò.
MOR. Vſate pure la uoſtra ſolita breuità,
perche
à mio giuditio è stato detto tanto, che
baſtarebbe
alla cognitione di tutti: pure à
maggiore
chiarezza, poi che non accade di
replicare
la diffinitione dell'ordine compoſiti­
uo
, ſe mi uolete dare eſſempio anco di queſto,
& del definitiuo ancora, ſiate breue, accio­
che
tutta l'opera uoſtra hoggi non ſia ſpeſa
per
conto mio ſolamente, che di tanto non mi
ueggio
degno, ma ſia per altri ancora, come
porta
il douere.
TOM. ò mi piacerebbe
che
mi lodaſſe, ſe da douero diceſte, ma mi
contento
di ſatisfarui preſto, accio uoi habbiate
1anche tempo di attendere à uoſtri altri nego­
cij
.
Hora l'ordine compoſitiuo è inſtrumen­
to
, come di già è stato detto, diſpoſitiuo, il­
quale
adoperiamo à ridurre tutte le coſe al
ſuo
principio, & è oppoſto dirittamente al ri­
ſolutiuo
: imperoche oue finiſſe il riſolutiuo,
iui
comincia il compoſitiuo, & camminano
amendue
per li medeſimi paßi.
Nel compo­
ſitiuo
pare, che tutte le coſe dependino da i
principij
, & neceſſariamente da quegli na­
ſcano
, & di qui ueggiamo chiaramente che
eſſo
compoſitiuo, in altro non è punto differen­

te
dal riſolutiuo che ſi ſia il uiaggio da Ro­
ma
à Vinegia, da quello che è da Vinegia à
Roma
; & ſi come queſti due camini ſono per
una
medeſima strada, ma uno ſi parte da un
luogo
, & ua à quello, dal quale ſi parte l'al
tro
; coſi doue incomincia la riſolutione, fini
ſce
la compoſitione, & doue, per il contra­
rio
comincia la compoſitione, iui finiſce la ri­
ſolutione
.
Ma accioche ſi poſſa uedere aper­
tamente
da' quali principij incomincia la com
poſitione
, ueggiamo di quante ſorti di princi­
pij
ſi ritrouano, ouero, per dir meglio, co­
me
Ariſtotele habbia diuiſo i principij, ilqua
le
diceua nel primo libro della poſteriora che

molte
ſono le ſorti de principij, cioè ò ſono
principij
conipleßi, ouero incompleßi, & il
1compleſſo è come diffinitione, poſitione, ſup
poſitione
, & dignità, lequali ſono chiamati
da
gli artefici, theoremi delle arti, & queſti
tali
principij di nuouo ſi diſtinguono: percio­
che
ouero ſono principij dell'eſſere della coſa di
che
ſono principij, ouero che ſono principij
della
cognitione di eſſa coſa, ouero anco tanto
ſono
principij della cognitione, come dell'eſſe­

re
.
Ma perche in due modi ſi può hauere co­
gnitioni
d'una coſa, ouero per uia de ſenſi (&
queſta
cognitione ſi chiama coſi cognitione, in
quanto
à noi, percioche, come ben diceua eſ­
ſo
Ariſtotele, ogni noſtra cognitione ha prin­
cipio
da i ſenſi) ouero può anco eſſere conoſciu
ta
per uia delle ſue cauſe, & queſta tale co­
gnitione
è propria della natura, & per tale ra
gione
ſi diuidono adunque i principij della co
gnitione
in principij della cognitione in quan­
to
à noi, & in principij della cognitione in
quanto
à eſſa natura.
Ma perche ſi ritroua­
no
principij, i quali ſono principij della cogni
tione
in quanto à noi, & in quanto alla natu­
ra
, come ſono i principij matematici; quindi
naſce
che ſi pone la terza ſpecie.
Hora fat­
ta
che noi habbiamo la diuiſione de i principij,
meglio
ſarà di traſcorrere alla prima noſtra
intentione
, cioè à uedere da quale ſorte di
principij
incominci la compoſitione, ouero ſe
1ella incomincia da qualunque ſorte indifferen
temente
, ouero da appartati principij.
Ma
per
conoſcere queſta tal coſa, fa biſogno di rac
cordarſi
della prima diuiſione della compoſitio
ne
, cioè che la compoſitione è oueramente rea
le
, ò pure compoſitione de i teoremi; & ſe pi
gliamo
la reale, dico che incomincia da prin­
cipij
incompleßi, & che ſono principij della
cognitione
, & dell'eſſere ancora, come beniſ­
ſimo
nella filoſofia naturale appare, perche
ella
incomincia dalla materia & forma, liqua
li
ſono principij dell'eſſere del corpo naturale,
& ſono etiandio principij della cognitione in
quanto
alla natura; perche chi conoſce la pro
pria
forma, & la propria materia del corpo
naturale
, conoſce le ſue cauſe proprie, & chi
conoſce
le cauſe del corpo naturale ha cognitio
ne
di quello ſecondo la natura.
Può anco
cominciare
la compoſitione reale da principij
incompleßi
, liquali, & ſecondo eſſa natura,
& ſecondo noi ſaranno principij della cogni­
tione
, & dell'eſſere ancora, come ſi può uede

re
nelle matematice, nelle quali s'incomincia
dalla
unità, dal punto, & ſi da queſti prin
cipij
à compoſti, cioè alla linea, alla ſuper­
ficie
, al corpo triangolare, & ſimili.
Il me
deſimo
ſi può parimente dire della compoſitio­
ne
che ſi fa nelle arti, hauendo ſolo riſpetto
1alle coſe, & non a i concetti. MOR.
Ò
bel modo di trattare.
Quello che uoi tra­
laſciaſte
nella diuiſione de i principi, hora lo
hauete
repigliato.
TOM. Per due cagio­
ni
fui moſſo à tralaſciarlo: l'una perche io ſa
peuo
che uoi hauendo la diuiſione de i princi­
pij
compleßi hauereſte anco trouata quella de
gli
incompleßi con il uoſtro acuto ingegno:
l
'altra anco per iſpedirmene piu toſto.
Hora
ueniamo
alla compoſitione de i teoremi, la­
quale
medeſimamente incomincia coſi nelle ar
ti
, come nelle ſcienze, ouero, almeno inco­
minciare
può da qualunque ſorte di princi­
pio
, ancora che nell'arte la compoſitione in­
cominci
per lo piu da i principij dell'eſſere del
l
'arte, & della cognitione in quanto à noi.
MOR. Queſta compoſitione dell'arte in quan
to
à teoremi, io la stimo difficile, coſi nelle
ſcienze
, come nelle arti, perche non ſo pun­
to
uedere ſe alcuno habbia trattato facultà
alcuna
ſecondo queſto ordine.
TOM. La
difficultà
non leua la poßibilità, come uoi ſa­
pete
, anzi eredo io che non ſia ſolo difficile,
ma
difficilißima, perche è grandißima difficul­
à raccorre tutti i teoremi, diffinitioni, &
finalmente
tutti i principij compleßi di una fa­
cultà
.
Ma queſto ui baſti per hora in quan­
to
ſi aſpetta a i principij, da quali incomincia
1la compoſitione, ancorche io ſappia che que­
sta
materia haurebbe di biſogno d'un lungo
parlare
, ma il tempo non ce lo comporta; &

ſappiate
che la compoſitione ſia ò reale, oue­
ro
fatta dall'intelletto è molto piu difficile nel­
le
arti che nelle ſcienze, perche ella è piu na­
turale
che artificiale, percioche la natura iſteſ­
ſa
l'ha prodotta, ſi come le altre ſono pari­
mente
piu artificiali, perche dall'huomo inge­
gnoſo
paiono ſenza eſſempio eſſere stati troua
ti
; hor dunque la difficultà della compoſitione
nelle
arti naſce ſpecialmente perche la natura
ne
è stata inuentrice, laquale non incamina
le
coſe per altri ordini che per il compoſitiuo,
& l'huomo imitando nello ſcriuere eſſe coſe ſe
gue
coſi fatto ordine bene ſpeſſo, come nella fi­

loſofia
naturale fa Ariſtotele, ilquale inco­
mincia
dalla materia, forma, & priuatione,
& primo motore, de' quali egli tratta ne i li­
bri
della fiſica: dipoi uenne alla ſeconda na­
tura
, cioè à gli elementi in quanto che ſo­
no
parte del mondo, & al ſecondo moto
re
, che è il cielo, di che egli tratta ne i libri
del
cielo; d'onde diſcendendo uiene alla terza
natura
, chc ſono gli elementi, in quanto che
uengono
alla miſtione de' quali tratta ne i li­
bri
della generatione, & corrottione, da' qua
li
principij finalmente ſe ne paſſa poi à princi-
1piati, piu ſemplici, & imperfetti, de' quali
tratta
nelle meteore, & di qui aſcende à piu
perfetti
miſti, che ſono i minerali, dipoi ſe
ne
à piu perfetti, che ſono animati, & que
ste
ſono le piante, dalle quali diuiene à piu
perfetti
ancora, che ſono gli animali irratio­
nali
, & finalmente diuiene all huomo, che tra
tutti
i miſti tiene il principato.
MOR. Lo­
dato
ſia Iddio, da che noi ſiamo il fine delle
coſe
naturali, contra la uoglia di alcuni, che
pure
ſi sforzano di moſtrare, che l'huomo è il
piu
imperfetto animale che ſi ritroui nel mon­
do
.
TOM. Parlo io della ſpecie dell'huomo,
non
gia de particolari de' quali parlarono que
gli
, che uoi dite, con i quali anche ſono io.
Conoſco io de gli huomini à cui pare che diſpiac
cia
di eſſere huomini, & però ſi trasformano
in
diuerſi altri animali, à tale che rimangono
ſolo
huomini di nome; perche dimenticati di
eſſere
huomini, altri operano come porci, al­
tri
come lupi, & altri come altri animali,
& però ſono piu infelici d'ogni ſorte d'animali.
MOR Di queſti tali non intendeuo gia io,
ma
d'alcuni altri che hanno uoluto moſtrare

dal
naſcimento, che l'huomo è il piu imperfet­
to
d'ogni altra ſorte d'animali: eſſo naſce nu­
do
, piagnendo, inetto per lungo tempo à nutrir
ſi
& à chiedere il nutrimento, & altre coſe
1ſimili. TOM. Meno niegano queſti che la ſpe
cie
dell'huomo non ſia piu perfetta di quella
de
gli altri animali, benche dimoſtrino alcuni
accidenti
d'imperfettione nell'huomo, liquali
non
ſi ritrouano ne gli altri animali, percio­
che
la perfettione è ſuſtantiale, & non acci­
dentale
.
MOR. Mi piace, hor ritorniamo
al
noſtro propoſito.
TOM. Hauemo dato
l
'eſſempio dell'ordine compoſitiuo nella filoſofia
naturale
, & percio ne reſta che noi l'applichia

mo
ancora all'arte medicinale.
Incomincia
adunque
l'ordine compoſitiuo nella medicina
dal
fine del filoſofo, & da queſto ua alla par­
te
di cuſtodire la ſanità preſente, & riſtaura
re
la perſa, & da queſta uiene à quella, che
ne
à conoſcere l'infirmità, & ſintomi, &
di
qui partendo traſcorre alla parte de preſa­
gi
, & ſogni, & finalmente alla curatione,
& qui ſono per farui auuertito d'una ſola co
ſa
, & poi porrò fine à queſti due ordini.
Percio l'ordine compoſitiuo è differente da i

metodi
, percioche l'ordine ſempre incomincia
da
quegli principij, che ſono riconoſciuti dalla
natura
per primi, ſe bene medeſimamente ſo­
no
anco conoſciuti da noi, & il metodo ſem­
pre
incomincia da quegli principij che ſono à
noi
prima conoſciuti, ſe bene inſieme ſono an­
che
conoſciuti dalla natura.
MOR. Queſto
1è quello, che Ariſtotele dice nel primo della
fiſica
, che la uia, cioè metodo ſempre inco­
mincia
dalle coſe, che ſono piu note à noi, &
l
'ordine da quelle che ſono piu note alla natu­
ra
.
TOM. egli è uero, & queſto è quan­
to
mi pare degno di eſſere conſiderato intorno
all
'ordine compoſitiuo, laſciando molti eſſem­
pi
, che ui potrei addurre, perche gli hauete
nella
riſolutione, & percio trapaßiamo al­
la
diffinitione, & di eſſa breuemente parlia

mo
.
L'ordine diffinitiuo adunque, che diſſo­
lutione
, & riſolutione è chiamato da alcuni
come
appo Galeno ſi può uedere nel principio
dell
'arte medicinale, non è altro in ſomma che
uno
iſtrumento, ilquale noi adoperiamo à di­
ſporre
, & riduurre tutte le coſe al mezo; &
perche
nel fare queſto effetto pare che riſoluia
mo
, & diuidiamo eſſo mezo, che è la diffini­
tione
, da molti è stata chiamata & riſolutio­
ne
, & diuiſione, & ecco come pare che riſol
uiamo
, & diuidiamo la riſolutione.
Pigliſi
la
caſa per eſſempio, la quale non è altro che
uno
edificio, che guarda (come detto habbia
mo
) & conſerua l'huomo da ogni ſorte di of­
feſe
eſterne, & queſto è il mezo, il quale ſi
ſcioglie
, & diuide in parti, come ſe ſi deue
guardare
da pioggia, fa di meſtiero che guar­
di
il tetto.
Se da nemici, biſogna che habbia
1le pareti, & queſte pure ſi riſoluono in altre
parti
, à tal che pare apunto che la diffinitio­
ne
ſia riſolutione del tutto in parte.
MOR.
Hebbero
adunque qualche ragione à doman­
darla
riſolutione, ouero diſſolutione, ò diui­
ſione
.
TOM. Poſſono eſſere iſcuſati, ma non
gia
lodati, perche ueramente deueſi chiama­
re
ordine diffinitiuo.
MOR. Quando dite
che
la diffinitione ordina tutte le coſe al mezo,
intendete
alla diffinitione, ouero al definito?
TOM. Intendo all'uno, & all'altro, perche
ſe
ſi riducono alle parti, ſi riducono al tutto,
ſe
al tutto, anco alle parti: onde non faccia­
mo
capitale à dire piu à uno, che à un' altro,
purche
intendiate che ſi cauino tutte le parti
dalla
diffinitione, come ſi fanno le linee dal
centro
alla circonferenza.
Piu chiaro eſſem­

pio
non ſi può hauere che da Galeno nell'arte
medicianle
, oue egli dice che la medicina è
ſcienza
de corpi ſalubri, inſalubri, & neu­
tri
, & diuide poi ciaſcuno di queſti in ſegni,
cauſe
, & corpi, & queſti in parti.
MOR.
è
chiarißimo eſſempio certo, ma non è meno

chiaro
quello della filoſofia, cioè la filoſofia na
turale
è cognitione delle coſe naturali, eſſe ſo
no
principij, & principiati, i principij, o che

ſono
propinqui, ò remoti, ò remotißimi, in­
principiati
, ò ſono perfetti, ò imperfetti, ò
1animati, ò inanimati; ſe animati, ò ſenſibi­
li
, ò inſenſibili; ſe ſenſibili, ò rationali, ò ir­
rationali
, & la maggior parte di eßi in altre
parti
ancora ſi poſſono ſmembrare, & coſi chia
ramente
ſi ottiene l'eſſempio di cio che uoi ha
uete
detto al parer mio.
TOM. Et innanzi
che
piu oltre noi paßiamo, deueſi anco auuerti

re
che la diffinitione, in quanto che è ordine,
ne
ſerue à trattare, & ordinare tutta la ſcien
za
, cioe à numerare tutti i capi, che tutta la
facultà
in ſe steßi comprendono; & con tut­
to
che il proprio ſuo ſia di preporre, & ordi
nare
le parti della facultà di che è diffinitione,
non
reſta però, che ancora ſeco non mi apporti
cognitione
anco del diffinito, & che in uniuer
ſale
non mi faccia uedere tutta la facultà, di­
moſtrandomi
come tutto quello che ſi tratta
nell
'arte, ouero ſcienza di che è diffinitione, ci
riducono
ad eſſa come ad un principio, dal qua
le
ordinatamente ogni coſa depende, ilche non
auuiene
nel metodo diffinitiuo; percioche alla
diffinitione
metodica non ſi riferiſcono tutte le
parti
dell'arte, ò ſcienza che ne uogliam dire,
come
ſi riferiſcono a eſſo ordine diffinitiuo.
Et percio in queſto ſono tra loro differenti, &
di
qui anche appare come molti ſi ſono ingan­
nati
, liquali uedendo una parte dell'arte di­
cbiarata
con la diffinitione, hanno creduto che
1tutta l'arte foſſe diſpoſta ſotto l'ordine diffini­
tiuo
: benche foſſe trattata ſotto l'ordine com­
poſitiuo
, come auuiene nel ſecondo della fiſica
oue
Ariſtotele diffiniſce la natura. lche ue
dendo
alcuni, ſenza penſare che differenza
foſſe
tra l'ordine diffinitiuo, & il metodo,
diſſero
che eſſo Ariſtotele nella filoſofia natu­

rale
uſaua l'ordine diffinitiuo.
è ancora l'or­
dine
diffinitiuo differente da gli altri ordini,
come
ne gli eſſempi facilmente ſi è potuto ue­
dere
, & ſe altra differenza non ui foſſe mai,
ui
è almeno queſta, che l'ordine compoſitiuo
ordina
tutte le parti della facultà, di che è or
dine
, al ſuo principio, & il riſolutiuo al ſuo
fine
, & eſſo diffinitiuo al mezo.
è anco diffe­
rente
da gli altri in queſto, perche eſſo inco­
mincia
dalla diffinitione come dal tutto, & ua
uerſo
ciaſcuna parte, & particella di eſſo; &
il
compoſitiuo incominciando da i principij re
motißimi
, ua ordinando tutte le parti inſino
alle
coſe piu baſſe, & al fine finalmente, &
la
riſolutione principiando dal fine, ua ordinan
do
a parte a parte inſino alle parti remotißi­
me
.
è parimente differetne eſſo ordine diffini­
tiuo
dal riſolutiuo, perche è inetto a ritroua­
re
le coſe come è parimente il compoſitiuo, in
che
può molto il riſolutiuo.
Supera anco il
diffinitiuo
il compoſitiuo, perche eſſo co'l ſuo
1diffinire può piu ſuccintamente ordinare le fa­
cultà
.
Onde adunque potiamo dire che la dif­
finitione
non ſia punto inferiore a gli altri or­
dini
.
MOR. Voi certo nel dimoſtrare che
l
'ordine diffinitiuo è differente da gli altri ha­
uete
uſato mirabile artificio, perche inſieme,
inſieme
hauete anco dimoſtrato le differenze
che
ſono tral riſolutiuo, & il compoſitiuo.
TOM. Dapoi che io ueggio che uoi ſiate ca­
pacißimo
& delle diffinitioni de gli ordini, &
delle
loro differenze, & di tutte quelle diffi­
cultà
, che per la cognitione loro da noi ſono
state
prepoſte, porremo hormai fine a gli or­
dini
, laſciando da parte molti eſſempi, che po
treßimo
addurre, & della diffinitione, & del
la
compoſitione, ſi come di gia habbiamo ad­
dutte
della riſolutione, non uietandoui però
il
chiedere ſe in qualche coſa dubitate; Tra­
ſportando
dunque il dire de i metodi à un'al­
tro
giorno, andaremo ſecondo il noſtro uſo a
trouare
quegli, che ne aſpettano.
MOR.
Laſciato
da parte il ringratiarui con belle pa­
role
, perche io quanto uoi ſiate inimico del
le
cerimonie, & che ui contentate del buon
animo
, andate che ui farò compagnia, poi
che
hora altro non mi occorre, & ſe mi occor­
rerà
coſa ueruna chiederouui a baldanza aßi
curato
dalla immenſa uoſtra corteſia, & tra
1tanto starò in eſpettatione de i diſcorſi intor­
no
a i metodi.
TOM. Per non tenerui lun­
gamente
ſuſpeſo, mi baſta aſſai che mi hab­
biate
accompagnato fin qui di fuora, laſcia­
teui
riuedere dimani alla medeſima hora, che
delli
gradi della noſtra Scala, ò Metodi che ne
uogliam
dire a pieno ragioneremo; et perdona
temi
che hoggi non poſſo hauerui al ſolito me­
co
, percioche debbo uiſitare alcuni, che non uo
gliono
da' ſcolari eſſer ueduti.
MOR. Al
manco
haueſte detto alcune, perche le donne
s
'imaginano lo ſcolare eſſere animale fantaſti­
co
, per la diffinitione che gli hauete aßi­
gnata
uoi altri dottori et però non
gli
introducono uolentieri:
hora
andate pure che
io
non uoglio im
pedire
i
uo­
stri
negocij.
Iddio ui ac­
compagni
.
TOM.
Et
a uoi doni
ogni
con­
tento
.
Perche que
ſt
' opera ſia
intitolata

Scala
delle
ſcienze
, &
arti
.
Natura del
la
diuiſio­
ne
.
Inſtrumen
to
delle do
ttrine
onde
naſca
.
Inſtrumen
to
onde de
penda
.
Biſogni de
gli
inſtru­
menti
, cir­
ca
alle ſcien­
ze
.
Specie de
gli
inſtru­
menti
quan­
te
ſieno.
Ordine.
Metodo.
Paſsi della
Scala
.
Ordine,
quanto
ſia
nceſſario

enel
tratta
delle
ſcien­
ze
.
Natura in­
uentrice
del
l
'ordine.
Diffinitio­
ne
dell'or­
dine
.
Ordine pro
prio
, & im
proprio
.
Ordine uni
uerſale
.
Ordine par
ticolare
.
Altra diſtin
tione
del­
l
'ordine.
In clinatio­
ne
eſſentia
le
.
Inclinatio­
ne
acciden
tale
.
Ordine eſ­
ſentiale
è di
due
ſorti.
Metodo com
tiene
ordi­
ne
.
Diffinitio­
ne
, compo
pofitione
,
& riſolutio
ne
, come
ſieno
diſtin
te
.
Dottrine
ordinate

quante
ſie­
no
ſecon­
do
Galeno.
Si proua'
che
la dot­
trina
non è
ordine
, &
che
la diffi
nitione
, com
poſitione

& riſolutio
ne
ſono or
dini
, & non
dottrine
.
Habitudi ­
ni
delle co
ſe
.
Ordine ri
ſolutiuo
,
onde
co
minci
.
Ordine com­
poſitiuo
, &
diffinitiuo
,
non
ſono
ſuperflui

ma
neceſſa­
rij
.
Gambe del
la
Medici
na
.
Ordine ri­
ſolutiuo
,
piu
utile
di
tutti.
L'artefice
deue
eſſer
imitatore

della
Natu
ra
.
La Riſolu­
tione
è sen­
pre
prima
de
gli ordi
ni
.
La coſa ſub
ordinata

ad
un'altra
èmen
de­
gna
diquel
la
, à che è
ſu
bordina
ta
.
Che la ri­
ſolutione

non
ſia ſot
topoſta
al­
la
compo
ſitione
, ſi
proua
con
ſalde
ragio
ni
.
Per qual ca
gione
gli
ordini
non
poſſono
eſ
ſere
piu di
tre
.
Eſſempio
dell
'ordine
riſolutiuo
.
Eſſempio
dell
'ordi-­
ne
compo
ſitiuo
.
Riſolutio­
ne
, che de
noti
.
Differenza
tra
la riſo­
lutione
rea
le
, & quel­
la
fatta dal­
l
'intelletto
Riſolution
propria
.
Riſolutio­
ne
impro­
pria
.
Differen ­
za
tra la ri­
ſolutione

propria
, &
perfetta
; et
a
imperfet
ta
, & im­
propria
.
Riſolutio­
ne
logica,
qual
ſia.
Riſolutio­
ni
uſate da
Galeno
, ſe
condo
alcu
ni
.
Arte, & mo
do
del me
dicare
, co­
me
s'impa
rino
.
Fine, che
coſa
ſia.
Riſolutio­
ne
di teo­
remi
, on­
de
comin­
ci
.
Fini dell'ar
ti
.
Fine in
quanti
mo
di
ſi puo
chiamare
,
ſecond o
leno
.
Come la
diffinitio-­
ne
del fine
conuenga

alle
opera­
tioni
.
Riſolutio­
ne
da qual
ſpecie
di fi­
ni
comin­
ci
.
Eſſempio
dell
'ordine
riſolutiuo
.
Le ſei coſe
non
natura
li
, quali ſie­
no
.
Quiui ſi ri
ſolue
un
bel
dubbio
Quante ſor
ti
d'ordine
ſi
puo con­
ſiderare
in
ogni
arte,
ò
ſcienza.
Teoremi
particolari
,
quali
ſieno
appreſſo

Auicenna
.
Ordine,
quando
nel
le
coſe non
è
neceſſa-­
rio
.
Ordine uſa
to
da Ari­
ſtotele
.
Per qual
cauſa
Aui­
cenna
, ha
comincia­
to
da gli
lementi
, &
non
da'me
dicamenti
.

Riſolutio ­
ne
dellame
dicina
.
Cauſe ef­
fettrici
del
la
ſanità.
Le ſei'coſe
non
natu­
rali
, con­
qual
ordi­
ne
ſi deue­
no
tratta­
re
.
Sanità co­
me
ſi ricu­
pera
.
Come deb
biamo
fare
la
riſolutio
ne
, ſecon­
do
Ariſto­
tele
.
Da qual fi­
ne
ſi co-­
minci
à ri­
ſoluere
, &
da
qual co
noſcere
.
Eſſempio
filoſoſico

circa
alla ri
ſolutione
.
Dialettica,
con
quale
ordine
fu
trattata
da
Ariſtotele
.
Riſolutio­
ne
del Gra
matico
.
Riſolutio­
ne
del Lo­
gico
.
in che mo
do
camina
no
inſie
me
la Diui
ſione
& la
riſolutio-­
ne
.
Diuiſione,
perche
no
deue
eſler
poſta
tra
gli
ordini
uniuerſali
Riſolutio­
ne
mate­
matica
.
Proceſſo
della
riſo­
lutione
.
Il matema
tico
ſi può
ſeruire
del
l
'ordine ri
ſolutiuo
,
ma
non del
metodo
.
Compoſi­
tione
, di
quante
ſpe
cie
ſia.
Differenza
trala
com­
poſitione
,
& la riſolu
tione
.
Compoſi­
tione
reale
di
quante
ſorti
ſia.
Eſſempio
della
diffe
renza
tra
l
'ordine com
poſitiuo
, et
il
riſoluti­
uo
.
Principij,
di
quante
ſortifieno
.
In quanti
modi
ſi
può
haue­
re
cogni­
tion
d'una
coſa
.
Pricipij ma
tematici
.
La compo
ſitione
è
piu
diffici­
le
nelle ar­
ti
, che nel
le
ſcienze,
& perche.
Ordine te­
nutoda

riſtotele

nel
dimo­
ſtrare
la fi­
loſofia
na­
turale
.
Imperfet­
tione
del­
l
'huomo.
Ordine com­
poſitiuo
nella medi­
cina
d'on­
de
comin­
ci
.
Differenza
tral
'ordine
compoſiti­
uo
, & il
metodo
.
Ordine differentia­
finitiuo

che
coſa ſ
Diffinitio­
ne
della
medicina
,
ſecondo Ga
leno
.
Diffinitio­
ne
della fi­
loſofia
.
Coſe natu
rali
qual ſie
no
.
Diffinitio­
ne
, à che
coſa
ſerua
Ordine differentia­
finitiuo
, co­
me
differi­
ſca
da gl'al
tri
ordini.
IL FINE DELLA PRIMA
SESTIONE.
114[Figure 14]
DELLA SCALA
DELLE
SCIENZE,
ET
ARTI,
DIVISA
IN QVATTRO SETTIONI,
DALL
'ECCELLENTE MEDICO
& Filoſofo, Meſſer GREGORIO
MORELLI
.
SETTION
SECONDA.
INTERLOCVTORI
.
15[Figure 15]
TOMITANO, ET MORELLO.
SIATE VENVTOA
tempo
MORELLO mio,
& apunto quando io penſa­
uo
intorno alli gradi della no­
stra
Scala, ui ſentij doman­
dare
ſe io ero in caſa, & diceuo tra me mede
ſimo
ſe il Morello hora ueniſſe, potreßimo ap
plicare
gli gradi a i poggi, che di gia diriz­
zati
habbiamo, & a tutta la Scala porre hor
1mai fine. MOR. Con queſto deſiderio ſo­
no
uenuto ancora io, & però ſenza indugio
potrete
incominciare quando ui piaccia, che
tutto
cio sta a Voi.
TOM. Sedete adun­
que
, & per diruela non mi piace che ſcarichia
te
uoi, per caricare poi me, ma che ogni uno
ſoſtenga
la parte ſua.
MOR. Non mi fa­
in dietro quando biſognerà, incominciate
pure
.
TOM. Gli ordini adunque, che gia
ſono
stati deſcritti da noi, furono ritrouati per
riparare
a uno di due biſogni delle ſcienze; &
arti
, cioè a quello della diſpoſitione, & hora
fa
biſogno di ſatisfare all'altro, che è il di­
chiarare
le coſe oſcure, & fare in modo, che
ſieno
uedute: la qual coſa faremo uſando gli

iſtrumenti
dichiaratiui, i quali ſono di piu ſor
ti
, cioè ò che danno uera ſcienza, & fanno
conoſcere
ueramente la coſa, che dichiarano,
& queſti ſono da Greci, & Latini chiamati
Metodi
, ouero che ne danno di eſſa una certa
imperfetta
cognitione, & queſti chiamaremo
iſtrumenti
iſperimentali, de' quali parlaremo

ultimamente
.
Il Metodo ſi piglia, in molti
modi
, ſi come ſi può uedere per Ariſtotele,
che
lo piglia nel primo teſto della fiſica per
ogni
ſorte di ſcienza, & il medeſimo anche
nella
topica ſotto queſto nome compreſe tutte
le
arti, dicendo che l'arte che egli hauea trac­
1tata ne i libri della topica era ſommamnete
utile
, & quaſi come uia à tutti i metodi, cioè
à
tutte le arti, & ſcienze.
Galeno ne i libri
intitulati
Del Metodo lo preſe per l'arte ,
& ſpecialmente nel nono del Metodo lo pigliò
per
l'arte della logica, nella quale ſi trattano
tutti
quei documenii, che ſeruono, & reggo
no
tutte le tre operationi dell'intelletto.
Hora
benche
ſieno molte parti della logica, alle qua
li
ſi potrebbe eſtendere queſto nome, non di­
meno
noi chiamaremo Metodi queſti quattro
iſtrumenti
, cioè riſolutione, diffinitione, de­
moſtratione
, & diuiſione, liquali ſono stati
celebrati
, & anche connumerati da Ammo­
nio
nel prohemio di Porfirio; & Platone, che
douea
dir prima, parimente gli conobbe, &
molto
li commendò & in quanta stima li hab
bia
hauuti Galeno uoi lo ſapete.
Aleſſandro
Aphrodiſeo
ne' libri della Poſteriora fa ſimil
mente
mentione di queſti quattro ordini, tut­
tauia
celebrandogli per utili, & neceſſarij a
tutte
le ſcienze.
Per tanto pigliare hormai
potremo
il metodo per gli quattro iſtrumenti
gia
detti; percioche non eſſendo loro altro
ehe
un certo diſcorſo, cioè uia, per la quale
diſcorre
l'intelletto da un termine all'altro; &

Metodo
nome Greco nel noſtro linguaggio al­
tro
non riſuona ſe non uia, molto eſſo nome
1conuiene a ſudetti iſtrumenti: & però ueggia­
mo
che coſa è uia, laquale non pare altro al
mio
parere, che quello ſpatio che fra due ter­
mini
ſi contiene, di modo che è neceſſario, ò
che
ella ſia diritta, ouero obliqua, & quella
uia
è diritta, che tra due termini è più breue
che
eſſer può, & che è ueduta tutta da qua­
lunche
per eſſa cammina, tanto ſe ſi ritroua
nel
principio come nel mezo, & come nel fi­
ne
: & la obliqua per il contrario.
Onde do
uendoſi
trattare una coſa metodicamente è
molto
piu conueneuole che ſia trattata per uia
retta
, che per obliqua, perche ſi come le co­
ſe
naturali, ſe ſono nello stato ſuo proprio ſen
za
eſſere alterate, ouero intricate con altre,
ſempre
fanno il ſuo moto diritto, ò che aſcen­
dono
, ouero che diſcendono, ne mai faranno
moto
obliquo, ſe non ſono, come io dico,
fuora
della propria natura; coſi parimente
deue
studiare colui di fare che di eſſe trat­
ta
, trattandone per una uia, che ſia diritta
quanto
piu eſſer poſſa, laqual coſa non appor
terà
minore commodità à lui di quello che
apporta
il cammino diritto al uiandante.
Il metodo dunque, co'l quale ſi hanno da trat
tare
le facultà è una uia diritta, & non obli­
qua
, ne con piu facilità ſi potrebbe trattare
facultà
alcuna, ne parimente con piu breuità,
1perche, come diceua Euclide, la linea dirit­
ta
è la piu breue che ſi poſſa fare tra li due
termini
.
MOR. A talche ſe uno uorrà
deſciuere
coſa alcuna metodicamente la deſcri­
uerà
piu breuemente, piu dirittamente, &
piu
facilmente che ſia poßibile.
TOM. Coſi
è
.
Li metodi adunque ſono quattro, cioè di­

moſtratione
, diuiſione, diffinitione, & riſo­
lutione
, i quali in quanto che ſeruono alle
ſcienze
, & arti, ouero ſono adoperati dal­
l
'artefice; ſono iſtrumenti: di modo che dire
poßiamo
, che il metodo dichiaratiuo è inſtru
mento
, che adoperiamo nelle ſcienze, & ar­
ti
à uenire in cognitione de i problemi per ac­
quiſtare
di eßi la ſcienza camminando ſempre
da
una coſa conoſciuta, a una coſa, che non
ſi
conoſce.
MOR. Queſta è la deſcrittione
del
metodo.
TOM. Tantè. MOR. Il

metodo
adunque è da gli ordini differente,
perche
di eſſo ce ne ſeruiamo in conoſcere quel
lo
che noi non ſappiamo per mezo di quello che
ſappiamo
; & l'ordine ne ſeruiua ſolamente a
diſporre
le coſe di gia ſapute; & punto non
u
'ingannate quando uoi dite, che inueſtighia­
mo
la coſa, che non ſapemo, per mezo della
coſa
che ſapemo, percioche dice Ariſtotele
che
ogni noſtra cognitione ſi fa da una preco­
gnitione
.
TOM. Coſi sta. Diuideſi il
1metodo, come ho gia detto in quattro ſpecie.
MOR. Innanzi che piu oltre uoi traſcorria
te
, ditemi di gratia a che fine hauete detto
nella
deſcrittione del metodo, per acquiſtare
la
ſcienza de i problemi, ouero cognitione
perfetta
, immutabile, & certa.
TOM. Ac­
cio
foſſe diuiſo il metodo da gli iſtrumenti iſpe
rimentali
, perche eßi, come poi diremo, non
ne
danno altro che una certa peritia, ouero
opinione
, & non ſcienza, come fanno i me­
todi
.
MOR. Bene, ho inteſo eſſa diffinitio
ne
, ſeguire à uoſtro bell'agio.
TOM. Gia
dißi
, che le ſpecie de i metodi ſono quattro,
& hora ui dimoſtrarò che non ſono ne piu ne
meno
, ſi con autorità, come anche con ragio
ne
.
Ammonio tra Paripatetici Filoſofo ſi­
gnalato
nel prohemio de predicabili, dice eſ­
ſerui
quattro metodi.
Porfirio nel medeſimo
luogo
l'iſteſſo conferma.
Ariſtotele padre del
la
filoſofia, & de' filoſofi nel primo libro del
l
'anima, & in altri luoghi ancora, numerò
ſolamente
i quattro gia detti metodi.
Con ra
gione
parimente ſi puo dimoſtrare i metodi
non
eſſere piu di quattro, ne meno, percio­
che
non eſſendo altro il trattare metodicamen
te
alcuna coſa, che trattarla breuemente, chia
ramente
, & dirittamente, e coſa conuene­
uole
che eſſa ſia dichiarata in quel modo che
1naturalmente ſi ritroua, perche ne piu bre­
uemente
, non potrebbe eſſere trattata, & di­
chiarata
, ilche eſſendo biſogna che li metodi
ſieno
tali, che poſſano trattare & dimoſtra­
re
, & dichiarare le coſe, come naturalmen­
te
stanno.
Qualunque coſa ſi puo conoſcere,
ouero
come ella è naturalmente ſenza acciden
ti
, ouero inſieme con gli accidenti ſuoi, & per
ſapere
la natura di queſti due, ſi ſogliono fa­
re
queſti quattro queſiti, ſi come Ariſtotile

nel
ſecondo della Poſteriora ne dimoſtra; due
cioè
della coſa ſemplice ſenza accidente, che
ſono
ſi è, & che coſa è, gli altri due della co
ſa
con gli accidenti inſieme, cioè che ſia coſi,
& perche ſia coſi.
Gli accidenti ſono di due

ſorti
, altri cioè che accompagnano ſempre la
coſa
iſteſſa, & altri , ma auuengono ad eſ­
ſa
coſa per qualche cagione eſtrinſeca, & di
queſti
ultimi non parliamo noi, ma di quegli
che
ſono accidenti proprij di eſſa coſa; onde
quando
queſti accidenti non ſono conoſciuti,
che
proprij ſieno di quel ſuggetto, oue ſi ri­
trouano
, fa biſogno di hauere uno iſtrumento,
che
ne lo dimoſtri, & queſto e la dimoſtratio­
ne
, della quale non ne ſeruiamo in altro che
nel
dimoſtrare eſſo proprio accidente, ouero
paßione
eſſere di quel ſuggetto, di che egli è
proprio
; ilche fare noi non potiamo ſenza la
1
cognitione
del ſuggetto.
Onde fa di meſtieri
che
la natura di eſſo ſia prima conoſciuta, la
quale
non è altro che materia, & forma;
percioche
alla demoſtratione precede il meto­
do
diffinitiuo, che ne il proprio genere, che
è
in uece di materia, & la propria differen­
za
, laquale rappreſenta la propria forma,
di
modo che è neceſſario chi uuole conoſcere il
genere
proprio, che conoſca il genere ſuperio
re
, cioè generalißimo, ilquale con un'altro
iſtrumento
ritrouiamo, che è il metodo riſolu
tiuo
.
Con la diuiſione poi ſmembriamo eſſo ge
nere
generalißimo nelle ſue parti, per ritro­
uare
il proprio genere della coſa, di che cer­
chiamo
la propria eſſenza, & finalmente la
propria
paßione, di modo che prima adoperia
mo
il metodo riſolutiuo co'l quale dalle ſpecie
ſpecialißime
caminiamo al genere generalißi­
mo
, & dal genere generalißimo co'l metodo
riſolutiuo
diſcendiamo alle ſpecie ſpecialißime:
co
'l diffinitiuo dichiariamo poi l'eſſenza di eſſa
ſpecie
, & co'l demoſtratiuo dimoſtriamo le
proprie
paßioni di detta ſpecie.
MOR. Co'l
riſolutiuo
adunque trouiamo il genere commu
ne
, come à dire che l'huomo è ſuſtanza, &
con
la diuiſione ueniamo in cognitione del piu
proßimo
genere, che ſarà che l'huomo è ani­
male
.
Determiniamo poi co'l diffinitiuo la
1natura di eſſo huomo, cioè che ſia animale
rationale
mortale; co'l demoſtratiuo dimoſtria
mo
la paßione, cioè che riſibile, è proprio
dell
'huomo.
TOM. Ben ſapete, & in queſta
guiſa
hauemo ritrouato dell'huomo quello che
ſi
può ritrouare, cioè che coſa ſia, & che ſia
coſi
, & perche ſia coſi, ſupponendo che ſia,
& quello che ſi è detto dell'huomo ſi può pa­
rimente
applicare a ogni altra coſa, ne piu ne
meno
di quello che di eſſo gia fatto habbiamo.
& di qui potete anco comprendere che li me­
todi
non poſſono eſſer piu, ne meno di quat­
tro
, come dimoſtrato hauemo.
Hora da que­
ste
uniuerſalità dichiarate de i metodi, diſcen
diamo
à particolare dichiaratione, quando pe
ui ſia in piacere.
MOR. Anzi deſide­
ro
ſommamente queſto, & certamente lo ri­
putarò
per ſingolarißimo fauore.
TOM. In­
cominciaremo
adunque dalla demoſtratione,
come
quella che, prima ſi offeriſce all'animo no
stro
, laquale è metodo che adoperiamo per
uenire
da una coſa paleſe, & conoſciuta in
cognitione
di una, che naturalmente era in­
gnita
, & occulta, cioè la dimoſtratione ne

ſerue
a conoſcere una coſa naturalmente inco­
gnita
co'l mezo però d'una che conoſceuamo.
MOR. Se uoi ne darete l'eſſempio ben che io
intenda
queſta diffinitione, non dimeno all'ho-
1ra ſarò piu ſicuro nell'animo mio. TOM. Ha
uete
preſcia dell'eſſempio, aſpettate un poco,
perche
biſogna prima dichiarare la diffinitio­
ne
, & cauarne quelle differenze, & che di­
uidono
la demoſtratione de gli altri metodi,
& che anche coſtituiſcono le ſue ſpecie, & do
queſto, ſe ui piacera diſcorreremo per un
poco
uniuerſalmente ſopra tutte le ſorti de i
ſillogiſmi
.
MOR. Come ſe mi ſarà in pia­
cere
, anzi non uoglio piu chiederui a dire co
ſa
ueruna, percbe io ueggio che uoi meglio ſa
pete
tutto quello, che io deſidero, che non
io
ricercarui.
TOM. Di gratia non inter­
rompiamo
il noſtro ragionamento con parole
ſuperflue
.
Quando dico adunque che la de­
moſtratione
è metodo, aſſegno quale ſia il ſuo
genere
proßimo, ilche è tanto come ſe io di­
ceſſe
che la demoſtratione è uno iſtrumento
metodico
: ſottogiugnemo poi le differenze,
accioche
ella ſia conoſciuta da gli altri metodi
ſeparata
, che ſono, ilquale adoperiamo per
uenire
in cognitione della coſa incognita dalla
conoſciuta
naturalmente, & qui douete ſape

re
, per la intelligenza di queſte differenze,
che
la demoſtratione ha tre propoſitioni, del­
le
quali due ſi chiamano premeſſe, & una con
cluſione
: le premeſſe ſono quelle, che innan­
zi
che inducemmo la concluſione, conoſceua-
1mo, dalle quali ueniamo in cognitione della
concluſione
, che era incognita a noi, come a
dire
ogni animale rationale è riſibile, ogni huo
mo
è animale rationale: ecco le due premeſſe,
che
ſono conoſciute, dalle quali ueniamo in co
gnitione
della concluſione, che ſarà.
Adun­
que
l'huomo è riſibile.
MOR. In effetto gli
eſſempi
fanno che l'intelletto perfettamente co
noſce
, fino a queſt'hora io non haueuo inteſo
perſettamente
la diffinitione della demoſtratio
ne
: mi reſta di ſapere come da queſta ſi poſſa
no
cauare le ſpecie della demoſtratione.
TOM. Le differenze, come ſapete, ſono quel
le
che coſtituiſcono le ſpecie, però quando di­
ceuamo
che la demoſtratione ne fa conoſcere
una
coſa, che non conoſceuamo, per mezo di
una
che era conoſciuta, per le coſe che cono­
ſceuamo
intendeuamo le premeſſe, & per la
coſa
incognita intendeuamo la concluſione.
Se
le
premeſſe ſaranno due; quella demoſtratione
ſi
chiamarà ſemplicemente demoſtratione, ma
ſe
ſarà ſolo una, dalla cui notitia ueniamo in
cognitione
di eſſa concluſione, ella ſarà la de­
moſtratione
, che conduce all'impoßibile, co­
me
quando dicemo, ſe non è giornoi, adunque
è
notte, & qui ſono manifeſte due ſpecie di

demoſtratione
.
Oltra di queſto poſſono anco
uariare
le demoſtrationi per riſpetto della con-
1cluſione, perche ella può eſſere di coſe ſimpli­
ci
, & di compoſte ancora; & quando ſieno
coſe
ſimplici, noi hauemo da quelle due que­
ſiti
, che ſono che è, & che coſa è, & ſe ſo­
no
compoſte ne habbiamo due altre, che ſono
perche
ſia, & che ſia coſi.
Si che ſe uoglia­
mo
dimoſtrare ſe la coſa è, & che coſa ſia
adoperiamo
una ſorte di demoſtratione, laqua
le
chiamano i logici demoſtratione, perche è
coſi
, & queſta da gli effetti alle cauſe.
Ma ſe uogliamo dimoſtrare perche la coſa ſia,
& che ſia coſi adoperiamo quella demoſtratio
ne
, che i logici latini chiamano propter quid,
& queſta dalle cauſe à i cauſati laquale, ò
che
è potißima, ouero non potißima; & po­
tißima
quella ſolemo chiamare, nella quale
ſono
i principij formali, & conuertibili, non
potißima
quella poi chiamiamo, che di que­
ste
conditioni manca al tutto.
Ho uoluto co
ſi
breuemente toccarui la diffinitione, & la
diuiſione
della demoſtratione, accioche da que
ste
poche parole ne cauaſte una idea, dalla
quale
poi, perche (come ho gia detto) ogni
noſtra
cognitione depende da una precognitio­
ne
, ui conduceſſe alla perfetta notitia della de
moſtratione
.
Però pigliaremo un'alto princi­
pio
, dal quale à parte à parte diſcendendo,
uerremo
al ſine.
Hauemo dunque gia detto
1nel principio del noſtro ragionare che tutte le
arti
, tutte le ſcienze, tutti gli iſtrumenti ſo­
no
stati ritrouati dall'huomo dalla neceßità
aſtretto
percio per eſſere la demoſtratione an­
co
iſtrumento, ella è stata ritrouata per la
iſteſſa
cagione.
Diremo hora che l'huomo ſi è
ingegnato
di trouare uno iſtrumento co'l qua­
le
poſſa miſurare le coſe, accioche conoſca qua
li
ſono tra loro uguali, & quali : & que­
sta
miſura, con che l'intelletto miſura le coſe,
è
apunto come quella del muratore, ilquale
eſſendo
richieſto al fare una torre ſimile di
larghezza
, & lunghezza d'una gia fatta,
non
potendo egli portare l'una, & l'altra ap­
preſſo
per uedere l'inequalità, ouero equali­
, da queſto biſogno è stato aſtretto à ritro­
uare
un terzo, co'l quale le miſuraſſe, & que
sto
terzo è la miſura, perche, (come bene
dice
euclide) quelle coſe che ſono uguali à un
terzo
, tra loro ſono uguali, & per il contra­
rio
ancora.
Coſi parimente ha fatto l'intel­
letto
per potere bene conoſcere le coſe, & que­
sta
miſura di eſſo intelletto è chiamata da tut
ti
ſillogiſmo, ò dimoſtratione, come di ſopra
noi
l'hauemo chiamata, laquale hora noi an­

che
nominaremo ſillogiſmo.
eſſo ſillogiſmo ri
ſulta
da tre termini, de' quali due ne ſono que
gli
di che cerchiamo la qualità, ouero inequa-
1lità, & l'altro è il mezo, ilquale hora appli
cato
à uno de detti termini mi fa conoſcere
tutto
quello che ricercamo di ſapere.
Il per­
che
per la implicatione che fa eſſo mezo hora
con
una coſa hora con l'altra, & finalmente
per
quella che fanno le iſteſſe coſe tra loro,
naſce
che tre ſono le implicationi de i ſudetti
tre
termini ne i ſillogiſmi, lequali ſono chia­
mate
da gli autori prepoſitioni, & percio uo
lendo
conoſcere il ſillogiſmo, & l'uſo ſuo, bi­
ſogna
conoſcere prima le prepoſitioni, & in­
nanzi
à eſſe biſogna conoſcere i termini, che

le
compongono.
MOR. Queſti termini
non
ſono eglino le uoci ſimplici?
TOM. So­
no
eſſe, & poſſono eſſere ancora i ſemplici con
cetti
dell'intelletto, & dico ſemplici concetti,
perche
l'huomo con l'intelletto ſolo può uſare
il
ſudetto iſtrumento ſenza che ne mandi uo­
ce
.
MOR. Pure come intenderete uoi li
termini
in queſto noſtro parlare?
TOM. In­
tenderemo
per uoce, perche ſotto la uoce ſi
contiene
anche il concetto, a tal che parlan­
do
della uoce parlaremo di tutte due.
MOR.
Seguirebbe
adunque che uoi parlaſte anche del
le
coſe, perche il concetto è imagine della co­
ſa
TOM. Benißimo, ma però noi non ha­
ueremo
l'occhio alle coſe, ma ſolo alle uoci in
quanto
rappreſentano i concetti, & percio
1dico che la uoce non è altro che un ſegno, co'l

quale
ſi manifeſta il concetto, ouero (come be
ne
la diffiniſce Ariſtotele) la uoce è un ſuono
dell
'animale, cauſato dalla percußione dell'ae­
re
reſpirato nella canna del polmonc, modifi­
cata
dalla imaginatione per proferire tal uoce
che
moſtri quello che l'animo ha conceputo.
MOR. Queſta diffinitione conuerrebbe à
ogni
ſorte di uoce de gli animali.
TOM.
Conuerrebbe
, ma aſcoltate la diuiſione.
Eſſa

uoce
ſi diuide in ſignificatiua, & non ſignifi­
catiua
: oltra di queſto la ſignificatiua ſi di­
uide
in naturalmente ſignificatiua, & in ſi­
gnificatiua
ſecondo il piacere dell'huomo: non
ſigniſicatiua
è quella uoce, che altro non rap­
preſenta
all'intelletto di chi ode ſe non il ſuo­
no
, come è il mugire de buoi, l'annitrire de
caualli
.
La uoce che naturalmente ſignifica
è
quella che rappreſenta appreſſo tutti ſempre
il
medeſimo concetto, come il piagnere del­
l
'huomo, che appo tutti moſtra triſtezza.
La uoce poi che è artificiale, cioè à benepla­

cito
dell'huomo, della quale hora intendiamo
di
ragionare, è quella che da una natione è
poſta
à una coſa, per mezo della quale un'al­
tra
natione non intenderà quella coſa, ma un'al
tra
, ouero niente, perche ella è ſecondo il uo­
lere
de gli huomini.
MOR. Dimodo che
1aggiugnendo alla diffinitione queſte due paro­
le
, ſignificatiua, à beneplacito, haueremo la
diffinitione
della uoce di che parliamo.
TOM.

Vero
e, & queſta uoce ſi diuide in uoce di pri­
ma
intentione, & di ſeconda intentione, &
quella
della prima intentione è la uoce che ſi­
gnifica
il concetto, ilquale immediatamente
riceue
l'intelletto dalla coſa, come à dire ca­

pra
, leone.
La uoce, della ſeconda intentio
ne
è poi quella che ſignifica il concetto della
mente
riceuuto immediatamente non dalla co­
ſa
, ma dal modo d'intenderla; percioche l'in
telletto
(per darne eſſempio) poi che ha rice­
uuto
la natura humana ſecondo la prima in­
tentione
, paragona queſto primo concetto poi
à
tutti gli huomini, & uedendo che conuiene
queſto
concetto à tutti gli huomini, forma di
ſubito
un concetto di eſſa natura humana, per
che
prima la conſideraua in ſe come partico­
lare
, & dopò il paragone che ha fatto la con­
ſidera
in uniuerſale, il cui concetto lo chia­
mamo
ſeconda intentione, & le uoci, che rap
preſentano
eſſa ſi chiamano uoci uniuerſali, ò
ſpecie
, ò communi, di che parlando Porfirio
ne
i Predicabili, & Ariſtotele nella Topica

uolſero
che foſſero cinque, cioè Genere, Specie,
Differenza
, Proprio, & Accidente.
MOR.
et
di quali uoci parlaremo noi?
TOM. Del-
1le uoci della ſeconda intentione maßimamente,
lequali
, ſi come ho detto, ſono cinque, ne sta
à diſcorrer molto quali ſieno le loro differen
ze
, diffinitioni, ne diuiſioni, preſupponendo
che
ſolo ne baſti di hauerui aßignati i luoghi,
oue
amplißimamente potete uedere di queſte
tutto
quello, che ſi ricerca alla loro cognitione;
non
tacerò gia di dire perche ſono detti uni­
uerſali
.
L'uniuerſale è quella uoce, che ſi pre

dica
di piu d'uno, & accio ſappiate che coſa
s
'intende per predicare di molti, notare doue
te
, che altro non uuol dire che quello uniuer­
ſale
ſi diſtende con la ſua ſignificatione à mol­
ti
, cioè ſi contengono ſotto quello uniuerſale
tutti
quelli di che eſſo ſi predica; come l'huo­
mo
che è ſpecie, ſi predica di tutti particolari
huomini
, perche eßi ſono contenuti da lui;
l
'animale che è genere parimente ſi predica

dell
'huomo, cauallo, leone, & altri, perche
eßi
contenendoſi ſotto tal genere, poſſono a uno
per
uno dire io ſono animale; ben poi ſono diffe
renti
tra loro non per il genere, ma per la dif­
ferenza
, perche l'huomo potrà dire a ſe steſſo

io
ſono animale rationale, & al cauallo tu ſei
bene
animale come io, ma differente da me
perche
non ſei rationale; & ecco che queſta
differenza
ſi predicarà di tutti gli huomini,
perche
con la ſua ſignificatione ſi diſtende
1
medeſimamente
à tutti.
Il proprio è uniuer­
ſale
medeſimamente perche ſi predica di tutti
quegli
che ſi contengono ſotto la ſpecie di che è
proprio
, come è riſibile di tutti gli huomini.

L
'accidente ancora è uninerſale per la medeſi­
ma
ragione.
MOR. Se coſi è, ſarà anco
uniuerſale
l'indiuiduo, perche anch'eſſo ſi pre­
dica
di ſe medeſimo.
TOM. Non può eſſe­
re
queſto, perche in ogni attione, ſi preſup­
pongono
due termini, cioè agente, & patien
te
, & però nella predicatione ui è ſempre il
ſuggetto
, & il predicato & nell'indiuiduo,
eſſendo
coſi, non ha altro ſeco, ma ſi sta coſi
ſolo
.
MOR. Quale adunque ſarà il predi­
cato
nella predicatione, quello forſe che ſarà
piu
uniuerſale?
TOM. Quello ſarà apunto,
& il ſuggetto ſarà il meno uniuerſale, pure
auertite
, che alle uolte gli accidenti proprij ſi
predicano
della ſpecie loro, ma non però ſono
piu
uniuerſali di eſſa, ma ſi conuertono con lei,
à
talche potiamo dire, che il predicato è ouero
piu
uniuerſale, ouero tanto uniuerſale alme­

no
quanto è il ſuggetto.
MOR. Tutte le
predicationi
fannoſi elle per un medeſimo mo­
do
?
TOM.Non gia, perche ſono alcune
uoci
, che ſi predicano di molti ſuggetti in quan­
to
al nome ſolo, come à dire il cane, ilquale
ſi
predica del cane terreſtre, del manino, &
1celeſte ſolamente ſecondo il nome, & non ſe­
condo
la diffinitione, perche eßi non poſſono
conuenire
in una diffinitione, ma ciaſcuno di
loro
ne hanno una appartata.
MOR. Eßi
ſono
gli equiuoci d'Ariſtotele.
TOM. Sono
li
medeſimi, & quegli che lui chiama uniuo­

ci
, ſono quelle uoci che ſi predicano, & quan­
to
al nome, & quanto alla diffinitione de ſuoi
ſuggetti
, come apunto fanno le cinque uoci
gia
dette, però che l'huomo, quanto al nome,
conuiene
à tutti gli huomini, perche tutti ſi
chiamano
huomini, & conuiene anche quan­
to
alla diffinitione perche tutti ſono rationali,
riſibili
, come egli è.
Sonoui alcune altre uo
ci
lequali medeſimamente l'iſteſſo Ariſtotele
chiama
denominatiui, perche pigliano il no­

me
da altri, come giuſto dalla giuſtitia, ol­
tra
à queſta diuiſione di uoci fa altre diuiſio­

ni
Ariſtotele, ma ſpecialmente una ſecondo
le
coſe, di che eſſe ſono ſegni, perche elle o ue­
ro
che ſignificano ſuſtanza, ouero quantità,
ouero
qualità, ò relatione, ouero altre ſei co
ſe
che ſono di queſti quattro compoſte, come
il
luogo, il tempo, che ſono compoſti & di ſu­
ſtanza
; & di quantità, l'attione, & la paßione
che
ſono compoſte di ſuſtanza, & qualità, il ſi
to
, et l'habito, che ſono compoſti di ſuſtanza, et
relatione
.
MOR. Et queſti ſono i predica
menti
d'Ariſtotele, ma ditemi di gratia che
1
differenza
fate uoi tra predicamento & pre­
dicato
.
TOM. Io gli faccio quella diffe­
renza
, che è tra la potenza, & l'atto.
MOR. Intendo, ſeguite pure ſecondo il uo­
stro
ordine.
TOM. Fin qui uoi hauete la
diuiſione
delle uoci, lequali ſi poſſono oppor­
re
una con l'altra ſecondo alcuni, non che la
uoce
ſi opponga alla uoce, ma in quanto che
ſignificano
coſe oppoſite, & uogliono eßi che

ſieno
quattro oppoſitioni; una cioè che chia­
mano
contradittioni, & è quando una uoce è
con
negatione, & l'altra ſenza negatione,
cioè
l'huomo, non huomo: chiamano anco op
poſitione
contraria quando le uoci ſignificano
qualità
oppoſte, come caldo, & freddo, uo­
gliono
ancora che le uoci ſi oppongano ſecon­
do
l'habito, & priuatione, & cioè quando
l
'una ſignifica la forma, l'altra la priuatione
di
eſſa forma, ſi come la cecità, & il uede­
re
: dicono finalmente che ſi oppongono ſecon­
do
la relatione, & è quando una uoce ſignifi
ca
il relatiuo, & l'altra il correlatiuo, come
padre
, & figliuolo, ſeruo, & padrone.
Ma io non tengo che queſte ſieno uere oppo­
ſitioni
, perche l'opporſi è un contraſtare, &
eßi
non contraſtano, perche non affermano,
ne
niegano non eſſendo loro ufficio, ma delle
orationi
.
MOR. Non ſi può anco diuide-
1re tutte le uoci ſolo in due parti, come bene
ha
fatto Ariſtotele in nome, & uerbo?
TOM. Si può benißimo, & non ſenza ca­
gione
fece queſta diuiſione Ariſtotele, perche
egli
uoleua parlare delle propoſitioni, che ſo­
no
ſolo da nome & uerbo compoſte.
MOR.
Come
?
ueggio io che entrano nelle propoſitio­
ni
, & negationi, & congiuntioni, & altre.
TOM. Vi entrano, ma ſi come entra nella
compoſitione
dell'huomo l'accidente che però
non
è della eſſenza di eſſo huomo, & ſe pure
uolete
che la negatione habbia qualche forza
nella
propoſitione, dite che ella l'ha congiun­
ta
co'l predicato.
MOR. Et queſto mi ba­
sta
, & di piu ho inteſo da queſto uoſtro par­
lare
, che il uerbo nella propoſitione ſarà come

il
predicato, & il nome come il ſuggetto.
TOM. uero è, ſe per ſorte non ui ſia ſe non
il
uerbo & il nome ſuſtantiale, come à dire
l
'huomo è.
ma anco quando nella oratione ui
ſono
piu nomi, il uerbo ſempre ſi accoſta al
predicato
, come à dire l'huomo è giuſto.
MOR. Perche il uerbo & il nome ſi poſſo­
no
comporre in molti modi, ditemi di gratia,
può
il logico ſeruirſi d'ogni ſorte di oratione,

fatte
dal grammatico?
TOM. Solo della
enunciatione
può egli ſeruirſi, perche il ſuo
ufficio
è ſolo di fare iſtrumento che ſerua ad
1inueſtigare, & affirmare la uerità, & rifiu­

tare
la falſità; & però ſi ſerue ſolo della enun
tiatione
, laquale è compoſta & di nome, &
di
uerbo, & non di qualunque caſo di nome,
ma
del retto ſolo, non di qualunque modo,
ouero
tempo del uerbo, ma ſolo del modo in­
dicatiuo
, & del tempo preſente paſſato, &
futuro
, ſi che hauete da che ſi componga la
enuntiatione
, laquale non è altro che una ora
tione
, ò parlamento che d'una coſa afferma,
ouero
niega, & per non gittare uia tempo in

darno
ecco la diuiſione della enunciatione.
prima o ella è affermatiua, ò negatiua: affer
matiua
è quella che afferma il predicato eſſe­
re
nel ſuggetto, come à dire l'huomo è buono,
ecco
che la bontà è nell'huomo: la negatione è
quella
che rimuoue eſſo predicato dal ſugget­
to
come à dire, l'huomo non è buono.
ciaſcu­
na
di queſte ſpecie poſſono eſſere uniuerſali,
ouero
particolari, ouero infinita ouero ſingo­

lari
la enunciatione uniuerſale è quella che
ouero
uniuerſalmente afferma, ouero uniuer­
ſalmente
rimuoue il predicato dal ſuggetto,
la
particalare è ancor quella che particolar­
mente
afferma, ouero niega l'iſteſſo predicato

eſſere
nel ſuggetto.
La indeſinita enunciatione
è
quella che da qualche ſuggetto uniuerſale
non
uniuerſalmente, ouero particolarmente
1rimuoue il predicato, ouero lo niega, & di
queſta
ue ne do eſſempio, perche è un poco piu
oſcura
delle altre, come, l'huomo è animale,
ecco
che non ui è ſegno uniuerſale, ne partico
lare
, & però ſi chiama indefinita.
Hora
ciaſcuna
di queſte propoſitioni, ouero che ſa­
del primo adiacente, ouero del ſecondo, &
chiamaremo
prepoſitioni del primo adiacente,

lequali
ſolamente ſono d'un nome, & d'un uer
bo
, come à dirt l'huomo è, l'huomo non è,
& quelle dico eſſere del ſecondo adiacente,

nelle
quali ſono due nomi, & un uerbo, come
l
'huomo è giuſto, l'huomo non è giuſto, à tal
che
quelle del primo adiacento ſolamente affer
mano
il ſuggetto eſſere, ò non eſſere, ma quel
le
del ſecondo non affermano il ſuggetto eſſe­
re
, ma la paßione, ouero predicato eſſere in
eſſo
ſuggetto, come apparene gli eſſempi dati,
Di
nuouo tutte queſte propoſitioni ſi poſſono
treplicare
, per riſpetto del uerbo, ilquale può
eſſere
preſente, paſſato, & futuro, & que­
ste
propoſitioni ſono chiamate da latini, propo

ſitioni
de ineſſe; ciaſcuna delle quali di nuouo
potrà
eſſere quadruplicata, & in queſta qua­
druplicatione
mutano il nome, perche di pro­
poſitioni
de ineſſe che ſi chiamauano, ſi chia­

maranno
propoſitioni modali, perche ciaſcu­
na
di loro potrà hauere ciaſcuno di queſti
1quattro modi, cioè neceſſario, poßibile, im­
poßibile
, & contingente, come à dire neceſſa
riamente
l'huomo è giuſto, ouero non neceſſa­
riamente
l'huomo è giuſto, & coſi delle altre.
Vltimamente ogni una, coſi quelle de ineſſe,
come
le modali poſſono eſſere triplicate, per
riſpetto
delle tre materie, cioè neceſſaria, con­
tingente
, & remota, come per eſſempio, l'huo­
mo
è animale, l'huomo è bianco, l'huomo è
un
ſaſſo.
MOR. Queſto numero di prepoſi­
tioni
ſarà quaſi infinito.
TOM. Hauete
parlato
bene à dire quaſi, accioche udita l'al
tra
parte delle prepoſitioni potiate dire infini­
ta
aſſolutamente.
MOR. Che adunque,
ue
ne ſono ancora.
TOM. Altrettante ue­
ne
ſono, perche ciaſcuna delle ſudette poſſono
eſſere
prononciate con conditione, & diſgiun­
tione
, non affermando, ſi come fanno le paſ­
ſate
la coſa eſſere, ouero non eſſere, & que­

ste
ſono chiamate hipotetice propoſitioni, cioè
propoſitioni
conditionate, come à dire ſe è
giorno
egli è luce, ſe egli è buon huomo, è an
che
giuſto: & queſte quantunque ſieno in po
co
uſo, ſi poſſono nondimeno uariare in molti
modi
, perche ouero che ſaranno diſgiunte, co
me
à dire è l'A, ouero la B. poſſono eſſere
conditionali
ancora, & queſte ouero ſaranno
ſemplici
, ouero compoſte, le ſemplici come ſe è
1l'A, è anco la B; le compoſte ancora ſi diui
dono
& ouero ſaranno con una conditione,
ouero
con due, con due conditioni, come ſe è
l
'A, & ſe è la B, è anco la C. con una ſo­
la
, come ſe è l'A, ſarà la B, & la C.
MOR. Mi diceuate che ne rimaneua la me
da connumerare, & per quello che io poſſo
comprendere
da queſta diuiſione ſi poſſono due
uolte
triplicare.
TOM. Il mio non fu erro­
re
, perche io non ui dißi coſi per affermarui
il
numero delle propoſitioni, che mi reſtaua,
ma
per riſpondere à uoi che diceuate che era­
no
quaſi infinite; ma intorno à queſti douete
notare
, perche hauemo detto che non afferma
no
, ne niegano ſe non conditionatamente, che
eſſe
conoſcerete affermare, ouero negare dalla
conſequentia
loro, perche ſe la conſequenza
affermarà
qualche coſa, uoi direte eſſere affer
matiue
, & ſe anco negarà, uoi direte eſſere
negatiue
.
MOR. Queſte propoſitioni con­
ditionali
però hanno i medeſimi termini, che
hanno
quelle de ineſſe, & le modali, ma ſolo
ſono
differenti per la conditione, ouero diſiun
tione
, che ſe li aggiungono.
TOM. Ne
piu
ne meno è di quello che uoi dite, & qui
finiſce
la diuiſione delle propoſitioni, & ſe ui
pareſſe
intorno à eſſa diuiſione qualche diffi­
cultà
, perche io, per breuità, non ne ho dato
1di tutte l'eſſempio, ſe non uolete chiedere à
me
ricorrete intorno à Boetio, ilquale di tutte
le
propoſitioni ha parlato, ma eſquiſitißima­
mente
delle hippotetice.
MOR.Per hora
pare
à me che io ne ſia capacißimo, ne dubito
punto
che con queſta idea, che io ho nella men­
te
, non ritroua il numero di tutte le propoſitio­
ni
.
TOM. Hor baſta, poi che le hauete
coſi
bene inteſe, annotate alcune coſe in uni­
uerſale
intorno ad eſſe propoſitioni, ne uerre­
mo
à dire del Sillogiſmo, & finalmente della
demoſtratione
, come è stato inſino da princi­
pio
propoſto.
La prima coſa che uoglio che
noi
annotiamo è la oppoſitione delle propoſitio
ni
, perche, ſe bene io mi raccordo, parlan­
do
delle uoci, diceuo che elleno non ſi oppon­
gono
ueramente, ma che è proprio delle pro­
poſitioni
; però douiamo ſapere, che la propo­
ſitione
uniuerſale affermatiua, & la uniuer­
ſale
negatiua d'uno iſteſſo ſogetto, & predica
to
, & conle medeſime altre conditioni, po­
ste
all incontro ſono contrarie, ne poſſono eſſe­

re
inſieme mai uere, ſia in quale ſi uoglia
ſorte
di propoſitioni, poſſono bene eſſere l'una
uera
, & l'altra falſa, oueramente amendue
falſe
, & ſe l'affermatiua uniuerſale, ſarà al­
l
'incontro della particolare negatiua, con le
ſopradctte
conditioni, ilche intenderò in ogni
1ſorte di oppoſitione, dico che ſaranno contra­
dittorie
, come ſara anco ſe la negatiua uniuer
ſale
ſi oppone alla particolare negatiua, le­
quali
mai non poſſono eſſere amendue ue­
re
, ò falſe inſieme, ma l'una uera, &
l
'altra falſa; ma ſe per caſo ancora metteßi­
mo
due particolari all incontro, l'una afferma
tiua
, & l'altra negatiua, dire dobbiamo che
queſta
oppoſitione è ſubcontraria, la cui leg­
ge
è che poßino eſſere inſieme uere, ma non
falſe
.
Poßiamo fare un'altra implicatione,
cioè
confrontare la uniuerſale affermatiua con
la
particolare affermatiua, ouero la uniuerſa
lc
negatiua, con la particolare negatiua, &
queſte
complicationi le chiamaremo ſubalter­
ne
, non per altro, ſe non perche la particola­
re
è ſottopoſta alla uniuerſale, nella iſteſſa
ſorte
parlando, & queſta legge è che ſe le
uniuerſali
ſono uere, tali ſaranno anche le
particolari
, & il ſimile intenderemo delle fal­
ſe
, ma non per il contrario, cioè la uerità
della
particolare, ò falſità non farà la uni­
uerſale
uera, ò falſa.
MOR. Che oppoſi­
tione
ſarà ſe due ſingolari propoſitioni l'una
affermatiua
, & l'altra negatiua ſarà all'in­
contro
, non ſarà ella propoſitione contradit­
toria
?
TOM. Coſi ſarà, & queſto ne baſti
circa
le oppoſitioni.
Et perche ſi ſuol dire
1che dalla guerra ſi uiene alla pace, uenia­
mo
noi dalla oppoſitione delle propoſitioni alla

conuerſione
di eſſe.
Però la propoſitione uni­
uerſale
negatiua ſi conuerte in ſe ſteſſa, co­
me
ſarebbe à dire ſe glie uero che neſſuna
A
, non è la B, ſarà anco uero à dire, che
neſſuna
B, ſia per A. MOR. Si dirà dun­
que
le propoſitioni conuertirſe in ſe ſteſſe
ogni
uolta che ſeruata la qualità, & quan­
tità
ſi mutano ſolamente i termini.
TOM.
Sarà
& ſi chiamerà ſemplice conuerſione.
MOR. La propoſitione uniuerſale afferma­
tiua
in che ſi conuertirà?
TOM.Si con­
uertirà
in una particolare affermatiua, co­
me
ſe è uero che ogni A, ſia B, ſarà anco
uero
che qualche B; ſarà A. & queſta con­
uerſione
chiamano gli autori conuerſione per
accidente
.
La particolare affermatiua ella
ſi
conuerte in ſe steſſa nel medeſimo modo
che
fa la uniuerſale negatiua.
La particola­
re
negatiua, ella non ſi conuerte, & queſte
conuerſioni
ſi debbono intendere in materia
neceſſaria
maßimamente, & queſte ſono le
conuerſioni
delle propoſitioni, dico delle pro­
poſitioni
, percioche ne i ſillogiſmi come ue­
deremo
, oltra queſte ſe ne fanno delle altre,
cioè
ſi fa la conuerſione dell'impoßibile, &
ſi
muta anco la maggiore in minore, & la
1minore in maggiore, ſi come poi commo­
damente
uederemo al ſuo proprio luogo.
MOR. Per non interrompere il uoſtro paſ­
ſato
ragionamento, ho uoluto riſeruare fino
à
queſt'hora una dubitatione, laquale hora
ui
dirò, poiche ui ueggio uolere ſalire à ſil­
logiſmi
.
Hauete detto che le conditioni della
ſingolare
negatiua, & affermatiua ſono che
di
neceßità l'una ſia uera, & l'altra falſa,
& ſe egli è uero, come ſarà alcuna propo­
ſitione
contingente?
TOM. Io ho detto che
queſte
due propoſitioni ſeruano le condittioni
delle
contradittorie cioè che nel tempo futuro
(perche ne gli altri tempi non è dubbio) ne­
ceſſariamente
ne ſarà una uera, & l'altra
falſa
, & quale di queſte due habbia da
eſſer
uera, dico che affermare non ſi può, &
però
sta benißimo inſieme, che di queſte pro­
poſitioni
l'una neceſſariamente habbia da eſſer

uera
, & l'altra falſa, & che ſieno uere, ò
falſe
conting entemente: perche ſe le conſide­
riamo
amendue inſieme; cioè in ſenſo compo­
sto
, come dicono i logici, dico che neceſſaria­
mente
l'una ſaria uera, & l'altra falſa, ma
ſe
le conſideriamo ſeparate in ſenſo diuiſo, al­
l
'hora dico che non hanno alcuna neceßità, pe
che ſe noi diremo, domani ſarà guerra, non
è
neceſſario che ſia, ò che non ſia, & il ſimi-
1le ſarà della ſua negatiua: ma ſe diremo do­
mani
ſarà guerra, domani non ſarà guerra,
dico
che neceſſariamente l'una ſarà uera, &
l
'altra falſa, & queſta medeſima ſolutione
diede
Ariſtotele à gli Stoici, che teneuano tut
te
le coſe auuenire neceſſariamente.
MOR.
Mi
occorrono bene ancora delle altre difficul­
, ma conſidero che non hanno qui il proprio
luogo
ma ui ſarà tempo un'altra uolta con
maggiore
commodità, & però ſeguite pure lo
intento
uoſtro.
TOM. è luogo, & tempo
quando
uoi uolete, ma poi che coſi ui piace
me
ne uengo al ſillogiſmo di lungo, intorno al
quale
prima ſapere douete, che eſſo è di tante
ſpecie
, di quante ſono le propoſitioni, perche
da
quelle è compoſto; ma per non andare mol
to
in lungo, parlaremo in uniuerſale di eſſo ſil

logiſmo
, & poi ſcorreremo alle particolarità
ſe
il tempo nel concederà.
Il ſillogiſmo adun
que
, è un parlare nel quale eſſendo poſte due
propoſitioni
, ne riſulta un'altra differente dal

le
poſte, come à dire l'A, è la B, la C, è la
A
, adunque la C, è la B. & eſſo ſillogiſmo
ſi
può conſiderare in due modi, ouero in ri­
ſpetto
della ſua forma, ouero in riſpetto della
materia
.
Conſideramolo dunque in quanto al
la
ſua forma, perche tutte le ſorti de ſillo­
giſmi
conuengono nella forma, ma per riſpetto
1della materia ſono diuerſe, come intenderete
poi
.
Diuideſi dunque il ſillogiſmo in riſpetto

della
forma in ſillogiſmo perfetto, & imper­
fetto
: il perfetto è quello, che non ha di biſo
gno
dell'altrui aiuto à prouare la propoſitione,
che
intende di prouare, & l'imperfetto è quel
lo
che ha di biſogno del perfetto, per uenire al
l
'intento ſuo.
In genere tre ſono le figure, ò
forme
de ſillogiſmi.
MOR. Perche coſitre,
& non piu, ò meno?
TOM. Per queſto.
Voi ſapete, ò almeno ſapere douete che ogni
ſillogiſmo
ha tre termini, de' quali uno ſi chia­

ma
mezo termine.
MOR. Perche coſime­
zo
termine?
TOM. Perche è il mezo co'l
quale
ſi congiungono gli altri due, ouero ſi
diſgiungono
, & è la miſura, la quale fa co­
noſcere
la equalità de gli altri termini, de'
quali
uno ſi chiama maggiore Eſtremità, &

l
'altro minore Eſtremità.
La maggiore eſtre­
mità
è quel termine che è piu uniuerſale fuo­
ra
del mezo, & la minore, è il minor termi­
ne
; & da qui naſce anco che tre ſono le pro­
poſitioni
, delle quali due ſono denominate dal
li
due predetti termini, cioè quella, oue è la
maggiore
eſtremità è detta maggiore, & quel
la
oue è la minore è detta minore, & quella
che
riſulta da queſte due è detta concluſione.
Hora queſti tre termini ſono ouero predicati,
1ouero ſuggetti, perche come hauemo detto,
la
propoſitione non coſta d'altri termini, che
di
predicato, & ſuggetto.
onde dalla diuer­
ſa
implicatione di queſta, ne naſce la diuerſi­
de ſillogiſmi, perche quel termine che ſarà
ſuggetto
nella maggiore, ſarà poi predicato

nella
minore, d'onde naſce la prima figura:
laquale
è forma del ſillogiſmo perfetto, per eſ­
ſer
ella perfettißima, ouero anco il termine,
che
ſarà ſuggetto nella maggiore, ſarà anco
ſuggetto
nella minore, & di qui naſce la ſe­
conda
figura, ouero che il predicato nella mag
giore
ſarà anco predicato nella minore, &
queſta
ſarà la terza figura, ne ſi deue ammet
tere
l'altra implicatione, & per queſto non ſi
ammetta
la quarta figura, come hanno uolu­
to
alcuni; perche ſarebbe figura inutilißima.
Hora ciaſcuna di queſte figure ha diuerſi gra­
di
, per riſpetto che quattro ſono le prepoſitio­
ni
, che poſſono eſſere approuate in ciaſcuna ſi
gura
, & oltra di queſto, poſſono eſſer prouate
nella
ſeconda & nella terza in diuerſi modi,
onde
ne naſcono diuerſe propoſitioni.
MOR.
Queſte
propoſitioni ſono quattro, cioè, uniuer
ſale
affermatiua, uniuerſale negatina, parti­
colare
affermatiua, & particolare negatiua
parimente
.
TOM. Tante ſono, & notate
che
ilogici ſi hanno imaginate certe uoci uni-
1uerſali, lequali contengono tutte le regole de
igradi
de ſillogiſmi d'ogni ſorte, & il primo
grado
della prima figura.
Si contiene ſotto
queſto
nome di Barbara, ma accio intendiate
l
'artificio di queſta parola, notate che in ogni
parola
ſi ritrouano tre ſorti di lettere, quattro
uocali
, cioè, à, e, i, o, lequali mi dimo­
strano
la quantità, & qualità delle prepoſitio,
ni
, onde doue ſarà, à, ſarà ſempre la propo­
ſitione
uniuerſale affermatiua; doue ſarà, è,
ſempre
la propoſitione ſarà uniuerſale negati­
ua
, & doue è la, i ſarà particolare afferma­
tiua
, & doue è la, o ſarà particolare negati
ua
.
Sono altre quattro lettere conſonanti,
lequali
ſono in principio de inomi, che ſono,
b
, c, d, f, lequali mi moſtrano ne i ſillogiſmi
imperfetti
à quale perfetto ſillogiſmo della pri
ma
figura ſi debbano ridurre, come ſarebbe
quel
ſillogiſmo che ſi contiene ſotto al nome Ce
lantes
ſi riduce il ſillogiſmo de celarent, per­
cioche
amendue incominciano da una iſteſſa let
tera
, che e la, c, ſonoui altre quattro lette­
re
in eſſe uoci, cioè l, p, e, m, lequali mi
dimoſtrano
la conuerſionc della propoſitione
che
è innanzi a loro, la, l, dimoſtra ne i ſil­
logiſmi
imperfetti, che la propoſitione auanti
à
lei ſi debba conuertire ſemplicemente, cioè
in
ſe steſſa, la, p, dimoſtra che la propoſitio-
1ne ſi deue conuertire per accidente, la, c, di­
moſtra
che ſi deue conuertire per impoßibile,
la
cui ſorte di conuerſione dichiararemo poi
quando
ſaremo giunti al ſillogiſmo per impoßi
bile
, poi che di eſſa non hauemo ancora ra­
gionato
; la, m, dimoſtrarà che la propoſi­
tione
innanzi à lei, ſarà maggiore ſi deue
fare
minore.
A tal che poi che hauerete ſa­
puto
quali ſieno le uoci della prima figura,
uoi
ſaprete fare i ſillogiſmi, & di imperfetti
farli
perfetti, & però la prima figura ha que
ste
quattro dittioni, cioè.
Barbara, Cela­

rent
, Darij, Ferio.
Quelli della ſeconda ſono
le
quattro dittioni del terzo uerſo, che ſono
Ceſare
, Cameſtres, Feſtino, Baroco.
Quelle
della
terza figura ſono le ſei del quarto uerſo,
cioè
Darapti, Felapton, Diſamis, Daptiſi,
Brocardo
Feriſon.
MOR. il ſecondo
uerſo
à che figura ſi ridurrà egli inſieme con
baralipton
ultima parola del primo?
TOM.
Ci
riducono ſotto la prima figura, ma non ho
io
di queſte fatto mentione, percioche conclu­
dono
indircttamente, però accadendoui fare
tali
ſillogiſmi, gli ridurrete a i primi della pri­
ma
figura, al modo che noi habbiamo detto di
ſopra
.
Vi darei l'eſſempio di tutti, & anco
ui
moſtrarei la riduttione, ma mi allontanarei
troppo
dal noſtro intento, che è ſolamente di
1moſtrarui uniuerſalmente le coſe. MOR.
Di
gratia fate hora piu stima del mio intereſ­
ſe
, che del uoſtro ordine, del quale ſarete piu
toſto
lodato da gli huomini d'intelletto, che
biaſimato
.
TOM. Hauete ragione, & pe­
eccoui l'eſſempio del primo grado della pri­
ma
figura, laquale ſi contiene ſotto quel no­
me
barbara, che ha tre, a, che ne dimo­
strano
tre prepoſitioni uniuerſali, come à di­
re
.
ogni, a, è, b, ogni, c, è, a, adunque
ogni
, c, è, b, & queſto primo grado è ogni
uolta
che (ſeruata la regola commune della
prima
figura, che è che il ſugietto della mag­
giore
ſia il predicato della minore) la mag­
giore
eſtremità ſarà uniuerſalmente nel mezo
termine
, & eſſo mezo ſarà tutto nella minore
eſtremità
, & che neceſſariamente ſeguirà, che
la
maggiore eſtremità ſarà nella minore.
MOR. Datemene di gratia uno eſſempio fi­
ſico
, & moſtratemi à dito tutte le coſe che ha
uete
dette, perche mi ſaranno à chiarezza in
tutti
gli altri eſſempi, ne ui ricercarò piu qua
le
ſia il mezo termine, quale ſia la maggiore,
ò
la minore, & altre faccnde.
TOM. Ec­

coui
l'eſſempio fiſico nel primo grado della pri
ma
figura.
Ogni animale rationale è riſibi­
le
, ogni huomo è animale rationale, adunque
ogni
huomo è riſibile.
Per prima notate che
1tutte tre le propoſitioni ſono uniuerſali affirma
tiue
, notate ancora che queſta prepoſitione.
Ogni animale rationale è riſibile è quella pro­
poſitione
che domandiamo maggiore, perche
in
ſe contiene la maggiore eſtremità, che è riſi­
bile
, & contiene il mezo che è, ogni animale
rationale
, de quali due termini l'uno ha ragio
ne
di ſugetto che è il mezo termine, & l'al­
tro
ragione di predicato che è la maggiore
eſtremità
.
La minore propoſitione è queſta,
ogni
huomo è animale rationale, perche ella
ha
la minore eſtremità che è ogni huomo; la
concluſione
poi è, adunque ogni huomo è ri­
ſibile
.
Vltimamente notate in che modo la
maggiore
eſtremità è uniuerſalmente nel me­
zo
, ſe ogni animale rationale è riſibile, ne­
ceſſaria
coſa è che riſibile, che è la maggiore
eſtremità
, & che è predicato, ſia nel mezo,
che
è ſuo ſugetto uniuerſalmente.
è anco fa­
cil
coſa uedere in che modo il mezo ſia uniuer
ſalmente
nella minore eſtremità, perche ſe
ogni
huomo è animale rationale, anco ogni ani
male
rationale ſarà huomo, & in che modo
poi
ſegua neceſſariamente che la maggiore
eſtremità
ſia nella minore, credo che la ragio
ne
aſtringa l'intelletto uoſtro à crederlo, ſen­
za
ch'io ue lo moſtri à dito.
MOR. Haue­
te
fatta una fatica, che ſarà à uoi di gran
1ſolleuatione ne gli altri gradi, che dichiarate,
& à me di grandißima utilità, però ſeguite à
uoſtro
bell'agio.
TOM. Purche ſia coſi, che

non
m'interrompiate di nuouo.
Il ſecondo mo
do
della iſteſſa figura ſarà ogni uolta che la
maggiore
stremità ſarà in neſſun mezo, & il
mezo
ſarà in tutto nella minore iſtremità, &
neceſſariamente
ſeguirà che la maggiore iſtre­
mità
non ſia nella minore, & queſto modo ſi
contiene
ſotto la uoce, Celarent, come (per
eſſempio
) niſſuno animale è ſaſſo, ogni huo­
mo
è animale, adunque niſſuno huomo è ſaſſo.
Vi darò gli eſſempi naturali, perche ui ueg­
gio
deſiderargli.
MOR. Vi ringratio, ho
raueniamo
al terzo.
TOM. Il terzo modo
è
quando la maggiore iſtremità è uniuerſal­
mente
nel mezo, & il mezo è particolarmen
tenella
minore eſtremità, & però ſegue neceſ­
ſariamente
che la maggiore eſtremità ſia par­
ticolarmente
nella minore, & queſto modo è
ſotto
il nome Darij, come, ogni animale è di­
ſciplinabile
, alcuno leone è animale, adunque

alcun
leone è diſciplinabile.
Il quarto è quan
do
la maggiore eſtremità non è in alcun modo
nel
mezo, & il mezo è in qualche parte nella
minore
eſtremità, onde ſi conclude la maggio­
re
eſtremità non eſſere in qualche parte nella
minore
eſtremità.
Seguirebbono hora gli al-
1tri cinque modi, cioè quegli, che ſono ſotto
queſti
nomi Baralipton, Celantes, Dabitis,
Fapeſmo
, Friſeſomorum, ma perche conchiu­
dono
indirettamente, gli poſtporremo à tutti.
MOR. Seruate l'ordine accidentale, & per
cio
preponcte i piu degni a i meno degni.
TOM. Ben ſapete. Hor ſeguono i modi de
i
ſillogiſmi imperfetti, i quali ſi riducono a i
ſudetti
, & diceuamo che la ſeconda figura è
quando
il predicato della maggiore è anco pre

dicato
nella minore, laquale ha piu gradi ſi
come
hauemo detto.
Il primo è quando il
mezo
non è in ueruna parte della maggiore
iſtremità
, & eſſo mezo è in ogni parte della
minore
eſtremità, onde ſegue che la maggio­
re
eſtremità non è in ueruna parte della mino
re
, & queſto ſi contiene ſotto la uoce Ceſare,
come
(per eſſempio) Niſſun uitio è uirtù,
ogni
giuſtitia è uirtù, adunque niſſuna giuſti­
tia
è uitio, & ſi conuerte a Celarent, conuer­
tendoſi
la maggiore ſemplicemente, cioè in uni
uerſale
negatiua, ſi come dicendo niſſuna uir­
è uitio, ogni giuſtitia è uirtù, adunque niſ­
ſuna
giuſtitia è uitio.
Il ſecondo modo poi è
quando
il mezo è uniuerſalmente in tutta la
maggiore
eſtremità, & non è in alcuna parte
della
minore, & queſto è ſotto la uoce Came­
stres
, come à dire ogni animale è uiuente,
1niſſun ſaſſo uiue, adunque nißun ſaßo è ani­
male
, & ſi riduce a Celarent, conuertendoſi la
minore
ſcmplicemente, cioè in uniuerſale ne­
gatiua
, & traſponendo la minore in maggio­
re
, & la maggiore in minore.
Il terzo mo
do
è quando il mezo non è in ueruna parte del
la
maggiore, & in qualche parte della mino­
re
, & che ſegue che la maggiore eſtremità ſi
ritroua
in qualche parte della minore, & è
ſotto
la uoce Feſtino, come ſe dicemmo, nißun
aſino
è huomo, Socrate è huomo, adunque So
crate
non è aſino, & eßo ſi riduce a Ferio
conuertendoſi
la maggiore ſemplicemente.
Jl quarto modo di queſta figura è ogni uolta
che
il mezo è uniuerſalmente nella maggiore
eſtremità
, & particolarmente ſi rimuoue dal
la
minore, & però ſi conchiude la maggiore
eſtremità
non eßere in qualche parte della mi
nore
, & queſto modo è contenuto dalla uoce
Barocho
, il cui eßempio è queſto, Ogni uir­
è laudabile, l'auaritia non è laudabile,
adunque
l'auaritia non è uirtù, & eßo ſi ri­
duce
a Barbara co'l mezo della riſolutione per
l
'impoßibile.
MOR. Che conuerſione è
queſta
, che uoi chiamate per l'impoßibile,
perche
di eßa non ne è fatta ancora mentione.

T
OM. Hauete ragione, & la conuerſio­
ne
fatta per l'impoßibile è quando ſi piglia
1l'oppoſito della concluſione, & una delle pre­
meſſe
, & ſi conchiude l'oppoſito dell'altra pre
mcſſa
, come uerbigratia nell'argumento gia
detto
, la concluſione è tale.
l'auaritia non è
uirtù
, & la ſua contradittoria è che ogni
auaritia
è uirtù, laquale ſi piglia, & appli­
ca
alla maggiore del ſudetto argumento, che
è
dal che ne ſegue poi l'oppoſito della minore,
che
era l'auaritia non è laudabile, onde tale
ſarà
l'argomento.
Ogni uirtù è laudabile,
ogni
auaritia e uirtù, adunque ogni auaritia
è
laudabile, & ecco che la concluſione di que
sto
argumento è contradittoria della minore
del
primo che gia era stata ammeſſa per uera,
& però ſi chiama conuerſione per l'impoßibi­
le
, perche è impoßibile che due contraditto­
rie
ſieno inſieme uere.
MOR. Non acca­
derà
che piu ui moleſti intorno alle conuerſio­
ni
, paſſate dunque a uoſtro piacere alla terza
figura
, laquale, è quando quello che è ſugetto
nella
maggiore è anco ſugetto nella minore,
& ella ha (per quello che uoi hauete detto)
ſei
modi, de' quali n'aſpetto la uoſtra dichia­

ratione
.
TOM. Il primo è quando la mag
giore
eſtremità è in tutto'l mezo nel quale e
anco
la minore, & percio ſi conclude che la
maggiore
eſtremità è in qualche parte della mi
nore
, & è retto dalla uoce Darapti.
MOR.
1L'eſſempio di queſto tale deue eſſere. ogni huo
mo
è ſuſtanza, ogni huomo animale, adun­
que
qualche animale è ſuſtanza, & per le re
gole
gia datc, eſſo ſi uedc ridurre alla uoce
Darij
conuertendoſi la minore per accidente,
cioè
in particolare affirmatiua.
TOM. Ne
potremo
adunque iſpedire breuemente, poi
che
uoi ui moſtrate capacißimo d'ogni coſa;
però
il ſecondo modo è, quando la maggiore
eſtremità
non è in alcum mezo, nel quale è la
minore
uniuerſalmente, & ſi conclude che la
maggiore
non ſarà in tutte le parti della mino
re
.
MOR. Come à dire, niſſuno animale è
morto
, ogni animale è uiuo, adunque alcun
uiuo
non è morto; & queſto tale argumento è
retto
dalla uoce Felapton, & riduceſi alla uo
ce
Ferio conuertendoſi la minore per acciden­
te
.
TOM. A queſto ſegue il terzo, ilqua­
le
è ogni uolta che la maggiore eſtremità è in
qualche
parte del mezo, nel quale è uniuer­
ſalmente
la minore, & però ne ſegue la mag­
giore
eſſere in parte nella minore, & è ſotto
il
nome Diſamis.
MOR. et ecco l'eſſempio,
alcun
huomo è giuſto, ogni huomo è animale,
adunque
qualche animale è giuſto, & riduce
ſia
Darij riſoluendoſi la maggiore ſemplice­
mente
, & la concluſione inſieme, traſponen­
do
anco le premeſſe.
TOM. et perche que-
1sta conuerſione ha qualche difficultà, ne da­
io l'eſſempio.
Ogni huomo è animale, qual
che
giuſto è huomo, adunque qualche giuſto
è
animale.
MOR. Hauete fatto bene à
darne
eſſempio, però ueniamo al quarto modo.
TOM. Il quarto modo è quando la maggio­
re
eſtremità è in tutto'l mezo nel quale in par
te
ancora è la minore, & però ſegui che la
maggiore
eſtremità ſia in parte nella minore,
& il ſuo nome che lo regge è Datiſi.
MOR.
L
'eſſempio di queſto (perche io che l'aſpet­
tate
da me) è, alcun huomo è ſuſtanza, al­
cun
huomo è animale, adunque qualche ani­
male
è ſuſtanza, & ſi conuerte a Darij con­
uertendoſi
ſolo la minore ſemplicemente.
TOM. Il quinto modo, che non ueggio l'ho
ra
di ſpedirmene è quando la maggiore ſi ri­
muoue
, in qualche parte dal mezo, nel quale
è
tutta la minore, & però ſegue che la mag­
giore
ſi ritroua in qualche parte della minore,
ilqual
modo uien contenuto dalla uoce Brocar­
do
, il cui eſſempio è.
Alcun huomo non è
giuſto
, ogni huomo è rationale, adunque al­
cuno
rationale non è giuſto.
MOR. et per
le
regole che uoi hauete date, ſi riduce à Bar
bara
per la conuerſione che è per l'impoßibile.
TOM. Coſi è. Il ſeſto modo è quando la
maggiore
eſtremità non è in alcuna parte del
1mezo, nel quale però è in particolare la mi­
nore
, per ilche ſegue che la maggiore eſtre­
mità
ſi rimuoua in parte dalla minore, & la
ſua
uoce che lo regge è Feriſon, il cui eſſempio
è
tale.
Niſſun uitio è uirtù, alcun uitio è ma­
le
, adunque qualche male non è uirtù.
MOR. et eſſo ſi riduce à Ferio, conuertendo
ſi
la minore ſemplicemente.
TOM. Eim que
ste
ſono breuemente le regole, delle conuerſio
ni
, con gli eſſempi de i ſillogiſmi, che conclu­
dono
dirittamente; hora ne reſtano cinque,
che
indirettamente concludono, de' quali par
te
ne fu inuentore Ariſtotele, come di Fapeſ­

mon
, & Friſemorum, come ſi puo uedere
nella
Priora, & gli altri tre furono ritrouati
da
Theofraſto, & Eudemo, che ſono Bara­
lipton
, Celantes, Dabitis, ne mi pare che di
queſti
piu ne parliamo, ma baſta che ſi ſap­
pia
che ſeruano le regole della prima figura,
& ſi conuertono per le medeſime regole che
ſi
conuertono anche gli altri predetti.
MOR.
Poi
che ſono inutili, laſciamogli adunque in­
ſieme
con tutte le altre congiuntioni, ò com­
binationi
che ne uogliam dire, che non ne ſer
uano
piu che tanto, di che pure ne fa mentio
ne
Ariſtotele, ne mi pare che dobbiamo en­
trare
à dire delle miſtioni delle prepoſitioni,
eſſendo
che la materia è lunga, & noi hab-
1biamo l'occhio alla demoſtratione. TOM.
Sono
per fare quello che uoi uolete.
MOR.
Ditemi
dunque, per quale ragione non ſi po­
trebbe
aggiugnere alle tre predette figure la
quarta
, come bene aggiunſe Galeno?
TOM.
Si
potrebbe pur troppo aggiugnere, che Ari­
stotele
non lo uietarebbe, ſe però l'arte lo com
portaſſe
.
MOR. Et perche non lo compor
tarebbe
l'arte?
TOM. Perche ella non può
ſoffrire
parte che in lei ſia diſutile.
MOR.

La
quarta figura ſarebbe dunque inutile.
TOM. Al tutto inutile, & che ſia il uero,
ecco
.
uoleua Galeno che ſi poteſſe fare la quar
ta
implicatione de i termini, cioè che il mezo
foſſe
predicato nella maggiore, & ſuggetto nel
la
minore, come a dire ogni huomo è anima­
le
, ogni animale è ſuſtanza, adunque ogni huo
mo
è ſuſtanza; ma queſta implicatione è di­
ſutile
, come ſi può uedere, perche ella proua
una
coſa, & che ſi natur almente, che an
co
Ariſtotele ne i predicamenti ha per regola
inſegnato
, quando egli dice, che ogni coſa che ſi
predica
del predicato, predicaſi parimente

del
ſugetto.
Onde eſſendo coſa chiarißima che
la
ſuſtanza ſi predica dell' animale, & che l'
nimale
ſi predica dall'huomo, non occorre che
ſi
uoglia prouare ſe la ſuſtanza ſi predichi del
l
'huomo, & per la regola datane da Ariſto-
1tele, & perche anco eſpreſſamente è coſa chia
ra
: perche chi è quello, che non ſappia ſe un
uaſo
è capace di tre libre d'acqua, non ne
ſia
anche capace d'una, ſarà ben goffo, &
stolto
colui, che lo negarà; coſi parimcnte chi
negarà
ſe la ſuſtanza ſi predica di tutti gli ani
mali
, non ſi predichi anco dell'huomo?
MOR.
è
ragione aſſai euidente, pure non come
Galeno
, huomo di grandißimo intelletto, ſi la­
ſciaſſe
traſportare a taſſare Ariſt. ſenza gran
ragione
.
TOM. Altra certo ragione non fu,
che
perche uide che ſi poteua fare queſta quar
ta
implicatione, ma non conſiderò poi che era
onninamente
ſuperflua.
MOR. In uero io
non
ueggio luogo da poterlo iſcuſare, anzi mi
pare
che ſi potrebbe, per il contrario, taſſare
Ariſtotele
, per dir coſi licentioſamente, che
egli
habbia piu toſto peccato in ſuperfluità;
perche
con una ſola figura, ſenza punto met­
terne
tre poteua egli iſpedirſene, poi che in
ogni
modo le due altre ſi riducono a lei.
TOM. Anzi che non ſolo ſi riducono tutte
le
altre figure alla prima figura, ma per pa­
rere
dell'iſteſſo Ariſtotele tutti i ſillogiſmi, co
ſi
della prima figura, come della ſeconda, &
terza
, ſi riducono al primo della prima, per­
cioche
, come di gia hauemo detto, la ſecon­
da
, & terza figura; & quegli della prima
1figura, che concludono indirettamente ſi ridu
cono
à gli quattro primi della prima figura;
& il terzo della prima ſi può conuertire per
la
conuerſione dell' impoßibile al ſecondo della
ſeconda
figura; & il quarto per la medeſima
conuerſione
al primo della ſeconda; i quali poi
ſi
conuertono a Celarent, come di gia ui ho
detto
; & Celarent è in un certo modo riduci
bile
al primo: percioche, eſſendo che egli ha le
ſue
propoſitioni negatiue, & Barbara affirma
tiue
, & le negatiue non hauendo forza di con
cludere
coſa ueruna ſe non per mezo delle af­
firmatiue
, di qui ſegue che Celarent inſieme
con
tutti gli altri ſillogiſmi pigliano tutta la lo
ro
forza da Barbara, come dal ſuo principio.

Ma
però con tutto queſto non ſegue che foſſe
baſtato
il primo modo della prima figura, per
che
ſe bene gli altri ſono riducibili a quello,
& che quello habbia in potenza tutta la for­
za
de gli altri ſillogiſmi, eſſo non potrebbe pe
prouare attualmente tutti queſti queſiti,
che
prouano gli altri, & è apunto come nel­
le
coſe naturali, lequali benche tutti ſi riſol­
uino
ne i ſuoi principij, non reſta però che non
ſieno
neceſſarie; & percio Ariſtotele con pur
gatißimo
giuditio poſe tre ſorti di ſillogiſmi,
ne-poteua
porne piu, ne meno, altramente,
ſarebbe
caduto, ò nel uitio della ſuperfluità,
1ouero della diminutione. MOR. È da cre
dere
che egli ſapendo quanto huomo ſapeſſe
mai
, nelle arti, che ne fa ſapere, habbia po­
sto
ogni cura, & diligenza per fare che eſſe
foſſero
compite.
TOM. Non douemo cre­
dere
altrimenti.
Hora fin qui con quella bre­
uità
, che apunto ſi conueniua alla noſtra in­
tentione
, è stato detto de i termini incompleſ­
ſi
coſi di quegli della prima intentione, come
anco
di quegli della ſeconda, & ſi ſono anche
meritamente
per capi ſcorſi i termini compleſ­
ſi
inſieme con le regole loro, alle quali ueden­
do
ſeguire gli argomenti, che per la uarietà

del
mezo di che ſi ſeruono ſono tre, demoſtra
tiuo
, topico, & ſofiſtico, per le tre materie
cioè
neceſſaria contingente & remota io inſie­
me
ſcoperſi, che tutti conueniuano nella for­
ma
, & che erano differenti per riſpetto della
materia
, & però fu deliberato di trattare pri­
ma
della loro figura, lequali trattate nell'iſteſ­
ſo
modo, che hauemo fatto li termini.
Ho­
ra
ci ſi rappreſenta da conſiderare gli argu­
menti
in quanto che ſono in appartate mate­
rie
, & per il uero a douerne ragionare quan
to
ſi potrebbe, non le bore, ma i giorni, le
ſettimane
, i meſi, & gli anni non baſtarebbo
no
.
MOR. Potiamo paſſarcene co'l piede
ſecco
intorno al ſillogiſmo topico, & il falla-
1ce, & dilatarne un poco piu intorno alla de­
moſtratione
, perche ella come principale fu
ancora
propoſta.
TOM. Ben ſapete che co
ſi
biſogna fare, però ne baſterà a dire che'l ſil

logiſmo
topico è quello, che ne ſerue ſolamente
ad
hauere una certa opinione delle coſe, ma
non
gia ſcienza, percioche egli ha le ſue pre­
meſſe
, ò propoſitioni non neceſſarie, & per­
ciò
non può concludere uera ſcienza, ma una
certa
opinione, ò credenza.
Il mezo termi­
ne
di che eſſo topico ſi ſerue, è ſempre acci­
dentale
, ne mai ſi ſerue della definitione, ò
del
genere della coſa, che proua, ouero pro­
prio
: & a queſta ſorte di argumento ſi ridu­
ce
l'eſſempio, & l'entimema & indutione.
MOR. Et come ſi chiama egli propriamen­
te
?
TOM. Induttione della quale immedia
tamente
ſi fa poi il ſillogiſmo, che proprijßi­
mamente
è iſtrumento del Dialettico.
MOR.
Adunque
il Dialettico ſi ſerue di tutti queſti
iſtrumenti
, quali per eſſere inducibili al ſillo­
giſmo
, ſi dice che il ſillogiſmo è iſtrumento
proprijßimo
del Dialettico.
TOM. Coſi
stà
.
MOR. Et come ſono riducibili.
TOM. Voi ſapete che l'eſſempio non e altro

che
uno iſtrumento, co'l quale noi prouiamo
per
uia della ſimilitudine uno eſſere nell altro,
come
a dire uoglio prouare che Aleſſandro,
1per eſſere cittadino non deue combattere con­
tra
la patria, dirò in queſto modo; Coriolano
cittadino
di Roma non uolſe combattere con­
tra
la patria, adunque non deue Aleſſandro
combattere
contra eſſa patria.
Queſto eſſem­
pio
ſi riduce alla induttione in queſto modo,
cioè
, comincierà da gran numero di quegli cit­
tadini
, che non uolſero combattere contra la
patria
, perche era coſa mal fatta, & da que
sta
enumeratione ſe ne fa poi l'uniuerſale, con
che
ſi forma il ſillogiſmo probabile, come,
neſſuno
cittadino ha mai combattuto contra la
patria
, Aleſſandro è cittadino, adunque non
deue
combattere contra la patria.
la maggio
re
ſi proua co'l mezo della induttione, laqua­
le
è fatta da piu eſſempi.
MOR. A tal­
che
ſe l'eſſempio era un ſillogiſmo che procede
ua
da un ſingolare a un'altro ſingolare, la in

duttione
è un'argumento, che procede da piu
ſingolari
, a uno uniuerſale, & il ſillogiſmo
probabile
procede da quello uniuerſale proba­
bile
, al ſingolare.
L'entimema credo che ſia

uno
argumento che habbia ſotto due propoſi­
tioni
probabili, & è chiamato ſillogiſmo de­
troncato
, percioche non gli manca altro a eſſe
re
ſillogiſmo, che la maggiore, come a dire
Medea
è madre, adunque ama il figliuolo.
TOM. Queſto ne baſti hormai alla cognitio-
1ne del topico ſillogiſmo & auertire che l'Eſſem
pio
& indutione ſono iſtrumenti eſperimenta­
ti
benche gli habbia poſti qui.
MOR. Se
però
ne date le regole da conoſcere le proba­
tioni
probabili, quali ſono le parti di eſſo ſil­
logiſmo
.
TOM. Dice Ariſtotele che quel
le
ſono prepoſitioni probabili, lequali paiono

uere
a tutti, ouero alla maggior parte, oue­
ro
ſolo a tutti gli ſapienti, ouero al piu, oue­
ro
in numero al manco a piu ſauij, & queſti
ſono
i ſegni, con quali ſi puo conoſcere che le
prepoſitioni
ſieno probabili, ne ſopra di cio ne
occorre
lungo diſcorſo.
MOR. Io ui ho in­
reſo
, però ueniamo al ſillogiſmo ſofiſtico.
TOM. Il ſillogiſmo ſofiſtico è uno argumen­

to
, che procede ouero conſta di prepoſitioni,
lequali
appaiono uere, & probabili, & tut­
tauia
ſono falſe, & il ſuo fine (ſecondo che
uogliono
alcuni) è l'acquiſtare gloria; ma di­
io che è l'ignoranza, perche quello che ſi
diletta
di uſare tal ſorte di argumento, ſpeſſo
non
ſolo inganna gli altri, ma anche ſe steſſo,
& sta ſempre occupato in fallacie; ne mai ſi
alla uerità delle coſe.
Il ſillogiſmo ſofiſti­
co
pecca ſempre, ouero in materia però che le
prepoſitioni
ſono falſe, ouero peoca in forma,
& la metà, a che mira il ſofiſta è di condur­

re
l'auerſario à qualche inconueniente, per
1mezo di alcune fallacie, che egli ha, come
con
la fallacia della equiuocatione, con quel­
la
dell'amſibologia, & altre ſimili, lequali
non
uoglio narrare, per non eſſere poſcia ca­
gione
di darui animo, a farui, douentare ſofi­
sta
.
MOR. Dirò quello, che Socrate diſſe
a
uno che lo haueua ueduto paſſeggiare per il
luogo
delle meretrici, di che ſe ne era mara­
uigliato
, che un Filoſofo di quella ſorte ſi la­
ſciaſſe
uedere in luoghi coſi dishoneſti.
Il So
le
, diſſe il dotto uecchio, non ſottintra egli

con
li ſuoi raggi le immondezze, & le latri­
ne
, tuttauia egli non riceue macchia di ſorte
ueruna
; si riſpoſe quello che ſi era maraui­
gliato
; coſi parimente fa il ſapiente replicò
Socrate
, puo andare douunque gli piace, che
non
riceue macchia nell'animo ſuo.
TOM.
Volete
dire in uoſtro linguaggio che benche
ſappiate
le fallacie, che non le uſate però,
queſto
ui concedcrei quando uoi foſte Socrate.
MOR. Non ſono Socrate, ma ſon bene il
uoſtro
Morello.
TOM. Con tutto queſto
non
mi farete entrare à dire delle fallacie,
perche
ſarebbe molto lunga materia.
MOR.
Dite
coſi; & aggiugnete ancor queſto che ne
hauete
gia detto tanto, che a queſta materia
non
ſi può piu deſiderarui coſa ueruna, &
però
ſe io deſidero pure di ſapere ogni coſa
1perfettamente legga il uoſtro bellißimo libro
de
gli elementi.
TOM. Vi concedo tutto
pur
che non ſe ne ragioni.
La demoſtratione,

come
ſapete, nella facultà della Logica, è co­
me
il fine, percioche in eſſa facultà ſi ricer­
ca
uno iſtrumento, co l quale ſi poſſa acquiſta
re
la ſcienza perfetta, che non è altro che una
intera
cognitione della coſa, & haßi queſta
intera
cognitione ogni uolta che ſi conoſcerà
eſſa
coſa come ella starà.
MOR. Cioè
quando
ſi conoſcerà l'eſſenza, & proprietà di
quella
.
TOM. Tant'è, & perche le pro­
prietà
naſcono dalla eſſenza, parimente cono
ſcendoſi
l'eſſenza, potranſi conoſcere anche le
proprietà
ſudette, & l'eſſenza ſi conoſce co'l
mezo
della diffinitione.
MOR. Naſcerà
adunque
ancho la cognitione delle proprietà
dalla
diffinitione.
TOM. Meſſer ſi. Onde
appare
manifeſtamente che la diffinitione con­
tiene
la cognitione delle proprietà in potenza
ſolo
, & che la demoſtratione ne la da poi in
atto
, cioè ne la propone apertamente innanzi
a
gli occhi uſando per mezo la diffinitione.
Per tanto la demoſtratione contiene in ſe la
diffinitione
, & da lei riceue le proprietà delle
coſe
, & percio diciamo noi che eſplicando quel
lo
che in potenza nella diffinitione ſi contene­
ua
ella non è altro che la diffinitione eſplicata,
1& che contiene in ſe attualmente quello che
conteneua
la diffinitione in atto, & in poten­
za
, & però comparata alla diffinitione è come
è
il tutto in riſpetto delle parti.
MOR.
Con
queſto bellißimo diſcorſo uolete inferire
che
la demoſtratione ha per mezo la diffinitio
ne
.
TOM. Si parlando della demoſtratione
potißima
; perche, ſe uoi ui raccordate bene,
di
ſopra quando diuidemmo la demoſtratione
nelle
ſue ſpecie, dicemmo che eſſendo la demo
stratione
uno iſtrumento che ua dalla coſa in­
cognita
alla conoſciuta, eſſa conoſciuta può eſ­
ſere
concluſione, ouero premeſſa, & ſe ſia con
cluſione
ne naſce la demoſtratione, che riduce
l
'buomo all'impoßibile, ſe anco ſia premeſſa
ne
naſce la demoſtratione demoſtroſtratiua.
Della demoſtratione per l'impoßibile è stato
gia
ragionato trattandoſi della forma de i ſillo
giſmi
in generale, & quelle medeſime regole
ſeruono
a queſta ſpecie di demoſtratione, &
percio
me ne uengo alla demoſtratione demoſtra

tiua
, laqual ſi diuide in ſpecie per riſpetto della
coſa
naturalmente incognita, che ella dimoſtra,
perche
può eſſere ò ſemplice, ò compoſta.
della
coſa
ſemplice ſi ricerca s'ell'è et che coſa ſia;et
della
compoſta ſi ricerca che ſia coſi, & perche
ſia
coſi.
Quando poi demoſtriamo della ſempli­
ce
ſe è, et della compoſta che coſa ſia, adoperiamo
1la demoſtratione, detta, Perche, laquale è quel
ſillogiſmo
ch'appartiene al topico, ò dialettico,
come
di ſopra habbiamo detto.
eſſa non ſi ſerue
mai
de mezi neceſſarij conuertibili, et principij
della
coſa, ch'ella proua è uero che queſta ſorte
di
demoſtratione ſi ſerue alle uolte de gli effi­
cienti
remotißimi ſecondo alcuni, ma mi piace
rebbe
che quando il mezo del ſillogiſmo è la ca
gione
rimotißima ſi chiamaſſe demoſtratione
per
qual coſa, che i logici latini intendono per
Propter
quid, perche ella ua dalla cauſa al­
l
'effetto, benche ſia remotißimo, & che quel
la
ſi chiamaſſe demoſtratione, perche, laqua
le
andaſſe da gli effetti alle cauſe.
MOR.
Mi
piace ueramente queſto uoſtro parere, tut
tauia
poco importa queſto chiamiſi come ſi
uuole
, pur non è da diſtorſi da quello che
han
uoluto gli antichi, eſſendo che eglino
l
'hanno chiamata coſi.
TOM. Hora ſe ſi ri­
cercarà
della coſa incognita perche ſia coſi,
biſognarà
dimoſtrarla con la demoſtratione,
che
ne poſſa dare la cagione, laquale ha il ſuo
andare
da principij a gli effetti, & chiamaſi

demoſtratione
dal primo all'ultimo, al contra
rio
della demoſtratione detta perche, laquale
ua
dall'ultimo al primo, & ſe i principij di ta­
le
demoſtratione ſaranno remoti ne naſcerà
una
demoſtratione poco piu perfetta di detta
1demoſtratione, perche ſe ſaranno anco proßi­
mi
, ouero che ſaranno formali, conuertibili,
& che inferiranno eſſa coſa, ne naſcerà la de
moſtratione
potißima a mio giuditio, ſe bene
uogliono
alcuni che ſieno differenti in queſto,
che
nella gia detta ſi ſopponga il queſito ſi è,
& che nella potißima ſi proui inſieme dando
la
cagione della coſa.
MOR. Queſta è
una
ſuttilità di poco momento, però ſeguite
ſenza
indugio.
TOM. Poſſono eſſere i prin
cipij
della demoſtratione che ne la cagione
efficienti
, cioè che inferiſcono la concluſione
ſolamente
, & non eſſere conuertibili, da che
ne
naſcerà una demoſtratione, laquale è diffe
rente
dalla potißima eſſentialmente, perche
eſſa
ha ſolamente i principij, che ſono come
cauſa
efficiente, & la potißima ha principij
& che cauſano, & che inſieme, inſieme ſo­
no
principij di eſſa coſa intrinſeci, & conuer­
tibili
, & però la potißima ne darà la ſcien­
za
infallibile, perche ne porgerà la uera ca­
gione
immediata, & intrinſeca.
I cui mezi
ſono
la diffinitione, il genere, la differenza &
il
proprio.
della potißima ſempre è la diffini­
tione
alla quale ſi conuengono tutte quelle pro
prietà
che uuole Ariſtotele conuenirſi a prin­
cipij
di tale demoſtratione, & de gli altri ſe
ne
ſeruono le altre demoſtrationi.
MOR.
1La diffinitione che è mezo della potißima demo
stratione
, importa, che ella ſia diffinitione piu
del
ſugetto, che del predicato?
TOM. De
ue
eſſere diffinitione di amendue, perche ſe i
principij
di tale demoſtratione ſono conuertibi
li
, & tali principij non eſſendo altro che ſu­
getto
& predicato, & la diffinitione impli­
candoſi
& co'l ſugetto, & co'l predicato è ne­
ceſſario
che conuertendoſi con uno, & eſſen­
do
ſua diffinitione che ſi conuerta anco con l'al
tro
, & che ſia ſua diffinitione, ben è uero che
ſarà
ſolamente della paßione diffinitione cauſa
le
, & del ſugetto ſarà formale, & cauſale.
MOR. Et perche non formale della paßio­
ne
?
TOM. Perche ſeguirebbe che la paßio
ne
foſſe ſuſtanza, ſe ella haueſſe la diffinitione
formalmente
del ſugetto.
però diciamo che è
ſolamente
cauſale, ò efficiente della paßione,
& del ſugetto formale, & cauſale inſieme,
come
in queſto eſſempio.
L'animale rationale
mortale
è riſibile, l'huomo è animale rationa
le
, mortale, adunque è riſibile: ecco che ani
male
rationale mortale che è il mezo nella de
moſtratione
, è diffinitione formale, & cauſa­
le
dell'huomo, che è il ſugetto, & del riſibile
che
è la paßione è ſolo diffinitione cauſale.
MOR. Intorno a queſta prima parte de me­
todi
altro non deſidero, ſe non che uoi parlia-
1te un poco piu diffuſamente intorno al modo
del
trouare il mezo termine.
TOM. Que­

sto
che mi richiedete ſon per dirui molto uo­
lentieri
, ma con patto però che ſubito uenia­
mo
a gli altri metodi.
MOR. Il dire, &
il
laſciare di dire stà a uoi, perche non ui ho
richieſto
per aſtrignerui alla riſpoſta.
TOM.
se
uoi non mi aſtrignete, mi aſtrigne almeno
la
humanita, & corteſia uoſtra, & però di­
co
che quando uolete prouare qualche coſa,
prima
ui douete accertare ſe la propoſitione,
che
uolete prouare è uniuerſale affirmatiua,
ò
negatiua, ò particolare negatiua, ò affir­
matiua
, & ſe ſia uniuerſale affirmatiua cer­
cate
un termine uniuerſale, che uniuerſalmeu
te
ſi predichi del ſugetto, del quale ancora ſi
predichi
uniuerſalmente il predicato, come ſe
uolete
prouare che l'huomo ſia riſibile piglia­
te
l'animale rationale.
MOR. Et ſe uoleſſe
prouare
la propoſitione uniuerſale negatiua,
che
mezo debbo pigliare.
TOM. Cercarete
un
mezo, ilquale uniuerſalmente di uno ſi pre
dichi
, & dall'altro al tutto ſi rimuoua.
MOR. Et ſe mi occorrerà di prouare la par
ticolare
affirmatiua?
TOM. Prenderete pa­
rimente
un termine, del quale l'uno de i ter­
mini
ſi predichi uniuerſalmente, & che con
l
'altro almeno particolarmente conuegna
1À prouare la particolare negatiua piglieraßi
un
mezo che a un termine conuerrà, & al­
l
'altro.
MOR. Importarà egli che queſto
termine
conuenga piu ad uno, che all'altro?
TOM. Non importa, in quanto che non
impediſce
a ſillogizare, ma importa bene que
sto
riſpetto che uariando i termini uariano le
figure
, & i modi, uerbigratia uolete proua­
re
l'uniuerſale negatiua, ſe pigliate il mezo
termine
, ilquale ſi predichi del ſugetto, fare
te
il ſillogiſmo ſecondo della prima figura, &
il
primo della ſeconda: ma ſe ſi predicarà il
mezo
termine del predicato, all'hora farete
il
ſillogiſmo ſecondo della ſeconda figura, &
coſi
ſimilmente auerrà de gli altri.
MOR.
Et
che mi dirizzerà in trouare queſto mezo
termine
.
TOM. Vi aiutaranno il metodo
ſolutiuo
, il diuiſiuo, & il riſolutiuo, & il
diffinitiuo
come uederete.
Oltra di queſto uoi
ſapete
che il logico ſi ha proueduto di luoghi,
oue
poſti ſono i mezi termini, come in un pron
tuario
, accioche ad un tratto poſſa darli di ma
no
nelle occorenze ſenza molto affaticarſi; de
quali
luoghi Ariſtotele ne trattò, ne ſcriſſe
Cicerone
, ma piu riſtrettamente di eſſo Ari­
stotele
, & amendue chiamorono quei trattati
i
libri de luoghi, gran numero de moderni pa
rimente
ne hanno parlato, tra' quali Ridolfo
1Agricola tiene il primo grado, pone egli uin­
tiquattro
luoghi, doue di quale ſi uoglia me­
zo
termine trouare ſi può.
MOR. Dichia
rate
prima che coſa ſia luogo, poi datemi la
ſua
diffinitione, & finalmente la dichiaratio­
ne
de particolari luoghi.
TOM. Il luogo

non
è altro che un ſegno, ouero una ſedia do­
ue
ſe ne sta il mezo termine, ò argumento che
ne
uogliam dire, & il mezo termine è quella
miſura
, che noi adoperiamo a far fede di quel
lo
che ſi dubita, con che miſurando le due
eſtremità
uenimo in cognitione della qualità,
ò
inequalità loro, come à dire: uoglio ſapere
ſe
ogni huomo è riſibile, me ne al luogo che
chiamiamo
diffinitione, & me ne prendo queſto
mezo
termine, cioè animale rationale morta­
le
, che è la diffinitione dell'huomo, & prima
lo
metto al pari della paßione dicendo, ogni
animale
rationale è mortale, e riſibile, & in
queſto
ueggio l'equalità che è tra'l mezo ter­
mine
, & la paßione, però di nuouo repiglio
il
mezo termine, & l'applico al ſugetto, cioè
huomo
, & dico che ogni huomo è animale ra
tionale
mortale, da che uengo poi à conclude
re
che ogni huomo è riſibile per la ragione ma
tematica
, laquale è che quegli che ſono ugua­
li
a un terzo tra loro ſono uguali.
MOR.
Bella
dichiaratione.
TOM. Seguiremo di
1bene in meglto. Et perche noi hauemo detto
il
luogo eſſere diffinitione, & il mezo eſſere
anco
diffinitione, non occorre di ſgomentarſi,
che
in quanto mezo ſia dimandata diffinitio­
ne
, & in quanto luogo ancora, però che uoi
ſapete
che nelle coſe naturali i luoghi non ſono
diſtinti
da i locati, & per lo piu ritengono
il
medeſimo nome.
Le regole dal mezo ter­
mine
ſono ſimili a quelle della miſura del mu­
ratore
, & biſogna che ſia immutabile, che
non
ſi poſſa alungare, ouero abbreuiare, de­
ue
eſſere uguale a quello di che è miſura, &
non
ſolo in apparenza deue hauere queſta
proprietà
, ma ueramente ſia tale ſecondo la
ſua
eſſenza.
MOR. In che modo conoſce­
remo
noi che habbia tutte queſte proprietà?
TOM. Conoſcendo prima da quai luoghi na
ſcano
, & conoſcendo ſimilmente la ſua eſſen­
za
inſieme con le regole, & precetti che in­
torno
a i ſillogiſmi ſono state date, & ſe ſare
mo
anco periti delle fallacie, a ciò ſarà mol­
to
utile.
Hor dunque il luogo è la stanza del
mezo
termine, co'l quale potemo ſatisfare
ogni
queſito, ouero miſurare ogni ſorte di ter
mine
.
MOR. I termini ſono eglino infini­
ti
?
TOM. Sarebbono ſe l'huomo non haueſ­
ſe
, (come ha fatto nell'altre coſe) ſottratto
da
i particolari certe communità, lequali co-
1noſciute fanno che ſi conoſcano parimente i
particolari
.
MOR. Quante ſono queſte
communità
?
TOM. Sono quattro, genere,

differenza
, diffinitione, proprio, & acciden
te
.
MOR. Come ſono quattro ſe uoi ne po­
nete
cinque?
TOM. Sono cinque in quanto
al
numero, ma in quanto all'eſſenza ſono quat
tro
, perche noi diremo che i termini, cioè pre
dicati
ſono ò ſuſtantiali, ò accdientali: ſe ſu
stantiali
, ò ſimplici, ò compoſti, & coſi de
gli
accidentali a tal che ſaranno ſolo quattro
membri
.
MOR. Datene di gratia l'eſſem­
pio
.
TOM. I predicati ſuſtantiali, & ſem­

plici
ſono il genere, & la differenza, i com­
poſti
è la diffinitione, i ſempli accidentali ſono
il
proprio & l'accidente, i compoſti ſono le de
ſcrittioni
, delle quali non hauemo fatto men­
tione
, perche altro non ſono che uno aggrega­
to
di accidenti, & ſi riducono al proprio, per
che
parimente ſi conuertono con la ſpecie, co­
me
è eſſo proprio.
MOR. La ſpecie non è
ella
predicato?
TOM. Ella è in riſpetto de'
particolari
, ma perche l'arteſice, & il ſcien­
tiſico
non deſcendono mai a particolari, ma
tutto
quello che prouano, lo prouano della ſpe
cie
, per queſto la ſpecie non deue eſſer poſta
tra
i predicati.
MOR Adunque ſi ricer­
ca
di ſapere ſe le predicate, di che hauete det-
1to ſono predicati di tal ſugetto, ò , al che
fare
, biſogna hauere molti mezi termini.
TOM. Però ſenza indugio ueniamo a i dop­
pi
.
per prima conuiene che i luoghi ſieno piu,
perche
anco i mezi termini ſono piu, quantun
que
non ſieno infiniti ſe bene le coſe uanno in
infinito
, perche, come ho gia detto, da gli
huomim
prudenti è stato fatto, che tutte quel
le
coſe che conuengono in una medeſima eſſen­
za
, ò proprietà, ò accidente, ſieno chiama­
te
dal nome di quella communità, & conoſciu
te
anco per mezo di quella, & perciò i luo­
ghi
, che ſono luoghi non de i particolari, ma
delle
communità ſottratte da i particolari ſo­
no
finite.
MOR. Et quanti ſono queſti
luoghi
?
TOM. Io ui ho gia detto che ſono

uentiquattro
, & la loro diuiſione ſi fa in que
sto
modo, cioè, ò ſono luoghi delle coſe in­
trinſeche
, ouero delle eſtrinſeche.
Ma ac­
cioche
uoi habbiate un modello di tutta la di­
uiſione
de i luoghi pigliate queſta tauoletta.
1
Inſtrumen
ti
dichiara
tiui
, di quam
te
ſorti ſie­
no
.
Metodo in
quanti
mo
di
ſi piglia.
Diffinitio­
ne
della
nia
.
Metodi
quanti
ſie­
no
.
Differenza
tra
il Meto
do
', & gli
ordini
.
Queſiti
la
coſa con
accidente
,
& di quella,
che
è ſen­
za
.
Accidenti,
di
quante
ſorti
.
Natura del
ſugetto
.
Dimoſtra­
tione
à che
ſerua
.
Dimoſtra­
tione
quan
te
propoſi­
tioni
hab­
bia
, & co­
me
ſi chia­
mino
.
Dimoſtra­
tioni
come
ſi
uariauo.
Sillogiſ­
mo
qua­
ti
termini
riſulti
.
Termini
logicali
,
quai
ſieno.
Voce, che
coſa
ſia.
Diuiſione
della
uoce.
Voce artifi­
ciale
.
Voce della
prima
intem
tione
.
Voce della
ſeconda
in
tentione
.
Voci quan
te
ſieno.
Vniuerſa­
le
, qual ſia.
Genere.
Differenza.
Proprio.
Accidente.
Predicatio
ne
, in quam
ti
modi ſi
facci
.
Vniuoci.
Denomi­
natim
.
Diuiſione
de
dieci
l'redicamen
1
.
Differenza
tra
il predi
camento
,
& il predi­
cato
.
Oppoſitio
ni
di uoci.
Nome, &
Verbo
Di quale
ſorte
d'ora
tione
può
ſeruirſi
il
Logico
.
Enunciatio­
ne
, di che
ſia
compo
ſta
.
Enunciatio­
ne
come ſi
diuida
.
Enunciatio­
ne
uniuer­
ſale
.
Par­
ticolare
.
Indefinita
Propoſitio
ne
dal pri­
mo
adiacem
te
.
Del ſecon­
do
adiacen­
te
.
Propoſitio
ni
de Ineſ­
ſe
.
Propoſitio
ni
modali.
Propoſitio
ni
hipoteti
ce
.
Oppoſitio
nedi
pro­
poſitioni
.
Conuerſio
ne
di pro­
poſitioni
.
Prepoſitio
m
neceſſa­
rie
.
Sillogiſ­
mo
che co
ſa
ſia.
Sillogiſ­
mo
in quam
ti
modi ſi
confideri
.
Diuiſione
del
Sillogi
ſmo
.
Termini
del
Sillogi
ſmo
.
Eſtremità
de
' Sillogi
ſmi
.
Figura de'
Sillogiſmi
.
Dittioni
della
pri­
ma
, ſecon
da
, & ter­
za
figura
de
Sillogi­
ſmi
.
Eſſempio
fiſico
nella
prima
figu
ra
.
Eſſempio
del
ſecon­
do
modo.
Eſſempio
del
terzo
modo
, &
del
quarto.
Gradi del­
la
ſeconda
figura
.
Conuerſio
ne
per l'in­
poſsibile
.
Modi del­
la
terza fi­
gura
.
Gli inuen­
tori
dei ſil
logiſmi

che
indiret­
tamente
con­
cludono
.
Queſta fi­
gura
de' ſil
logiſmi
, co
me
ſi poſla
far
ſecondo
Galeno
.
Quarta fi­
gura
pche
è
uana.
Ariſtotele,
perche
po
ſe
tre ſorti
di
ſillogiſ­
mi
, & non
piu
, ne me
no
.
Argomenti
di
quante
ſorti
ſieno.
Sillogiſ­
mo
Topi­
co
.
Eſſempio.
Induttio­
ne
, che co
ſa
ſia.
Entime­
ma
.
Propoſitio
ni
probabi
li
.
Sillogiſmo
Sofiſtico
.
Meta d̨l ſo
fiſta
.
Arguta ri­
ſpoſta
di
Socrate
.
Demoſtra­
tione
, &
ſuo
uſo.
Demoſtra
tione
de­
moſtratiua

& ſue ſpe­
cie
.
Demoſtra
tione
dal
primo
al­
l
'ultimo.
Mezo ter­
mine
co­
me
ſi troui
Luogo,
che
coſa
ſia
.
Communi
quante
ſieno
.
Predicati
ſuſtantiali
,
ſemplici
,
& compe­
ſti
.
Luoghi, et
loro
diui­
ſione
.
TAVOLA.
16[Figure 16]
1
Dichiara ­
tione
de'
luoghi
.
QVESTA è la tauola di tutti i luo­
ghi
, quale hora dichiararemo.
MOR. I luoghi interni non ſono
quegli
, i quali talmente ſono nelle coſe incar
nati
, che eſſe non poſſono eſſere ſenza di loro?
TOM. Sono eßi, & danno anco l'eſſere a eſ­
ſa
coſa, ne i quali poi uedrete infißi gli eſter­
ni
, & quegli ſono intorno alla ſuſtanza della
coſa
, quali portano a quella in certo modo,
ouero
affettione, ma però non ſono ſue parti.
MOR. Le cauſe debbono poi eſſere quelle,
che
la producono.
TOM. Si, ma però non
ſono
della ſua eſſenza, & le coniugate ſono
quelle
, lequali eſſendo eſterne, tuttauia ne­
ceſſariamente
aggiunte accompagnano la coſa
iſteſſa
.
Le applicate ſono poi quelle, dalle qua
li
la coſa non è fatta, ma riceue però una cer
ta
habitudine, & nome da loro.
MOR.
Gli
accidenti credo che ſieno quegli, che non
neceſſariamente
ſono attaccati alla coſa.
TOM. eßi ſono. Gli repugnanti potiamo
dire
che ſieno quegli che ſcambieuolmente di­
ſcacciano
l'uno l'altro, ne ſi poſſono patire in
un
medeſimo ſuggetto; hor ueniamo a partico
lari
luoghi MOR. Ne i luoghi interni,

& che ſono della ſuſtanza, ui è la diffinitio­
ne
, che altro non è che una oratione breue,
che
chiaramente eſpone che coſa ſia la coſa di
1che è diffinitione, dando di eſſa il genere pro­
prio
, & la propria differenza.
TOM. Al­
la
cui cognitione fa biſogno di ſapere, che il ge
nere
è una uoce della ſeconda intentione, la­
quale
ſi predica ſuſtantialmente di molti diffe­
renti
di ſpecie, & che la ſpecie è quella che ſi
ſuppone
al genere, di che eſſo ſi predica, &
che
parimente ſi predica di piu differenti di
numero
.
MOR. La cognitione della diffe­
renza
a ancora farà alla cognitione della diffini­
tione
; parlando però della differenza ſuſtan­
tiale
, laquale fa che una coſa è differente
dall
'altra eſſentialmente, & non accidental­
mente
, perche queſto è ufficio della differenza
accidentale
.
Le leggi della diffinitione ſono
che
dichiari la eſſenza della coſa, che ſia bre
ue
, chiara, & che in ſe non contenga parole
oſcure
, & ſinalmente che conuenga a tutto
il
diffinito, & queſto ne potrà baſtare in quan
to
alla intelligenza della diffinitione.
TOM.
Dite
pure, che l'è detto aſſai ancora & del ge­
nere
, & della ſpecie, & differenza inſieme.
MOR. Come ui pare, che in quanto a me
ſon
contentißimo.
TOM. Il tutto, & le par
ti
, & il proprio ſeguono: il proprio è quel­

l
'accidente, che ſi conuerte con la coſa di che
è
proprio, & a lei conuiene ſempre, & a tut
ti
quei particolari, che ſono ſotto di eſſa: ne
1ad altri può conuenire, come fa il riſibile al­
l
'huomo: il tutto è, come per eſſempio, la ca­
ſa
; & le parti ſono come le fondamenta, le
parieti
, & il tetto.
Alle uolte il tutto ſi
piglia
per il genere; & le parti per la ſpecie;
quantunque
impropriamente: conuengono in­

ſieme
il genere, & il tutto; perche ſi come
il
genere contiene in ſe la ſpecie, coſi il tutto
contien
la parte; ma ſono poi differenti, per­
che
ſe deue eſſere il genere, è neceſſario che
ſia
la ſpecie ma ſe bene è la parte non è il ge­
nere
: il tutto non può stare ſenza tutte le ſue
parti
; il genere può tuttauia ſaluarſi in una
ſpecie
ſola.
Si diuidono le parti in piu modi;
ouero
che ſono ſuſtanze, come è il muro, il
tetto
della caſa, ouero che ſono quantità co­
me
le oncie della bilancia, i numeri della de­
cina
, ouero che ſono parti uirtualmente, co­
me
quando diciamo, eßere piu di lume nel ſo
le
, che non è nella luna; piu ſapienza in Pla

tone
che in Ariſtippo.
Si diuidono ancora le
parti
in neceßarie, & non neceßarie: neceſ­
ſarie
ſono quelle che coſtituiſcono la coſa in eſ
ſere
, come il corpo, & l'anima ſono che co­
stituiſcono
l'huomo: le parti non neceßarie
ſono
quelle, ſenza alcuna delle quali può eſſe
re
la coſa, come i piedi, ſenza quali può eſſere
l
'huomo.
Si diuidono ancora le parti in ho-
1mogenee (parlando greco) & heterogenee,
cioè
ſimilari, & dißimilari: le ſimilari ſono
quelle
, che ſeparate del tutto ritengono il no­
me
del tutto, come ſono le parti dell'acqua: le
dißimilari
ſono quelle, che ſeparate non riten
gono
il nome del tutto come è nell'huomo la
mano
, il braccio, & altre; & qui finiſcono
iluoghi
, che ſono nella ſuſtanza.
MOR.
Scguirò
io dunque a quelli che ſono intorno al
la
ſuſtanza, & primo ſi offeriſcono i coniu­

gati
, i quali ſono di molte ſorti; & però na­
ſcono
da una iſteſſa coſa, come giuſto, & giu
stamente
, che ſono congiugati dalla giuſtitia,
& da lei naſcono.
Ne ſeruiremo di queſti a
conoſcere
la coſa, di che ſono coniugati, come
ſe
uogliamo ſapere che coſa ſia ſapienza, co'l
mezo
della diffinitione de ſapienti potremo ue­
nirne
in cognitione di quella, coſi dell'anima
co
'l mezo della diffinitione dell'animato, &
d
'altri.
TOM. Ai coniugati ſeguono gli

adiacenti
, ò accidenti che ne uogliam dire,
quali
ſono certi modi della coſa, da che eſſa
piglia
il nome differente da quello della ſuſtan
za
ſua propria, come Catone è detto prudente
dalla
prudenza, eſſendo che è chiamato huo­
mo
dalla ſuſtanza ſua; & per dir meglio, l'ac
cidente
è quello, che può eſſere, & non eſſe­
re
, ſenza che ſi corrompa la ſuſtanza ſua.
1
M
OR. Gli accidenti ſi diuidono in molte ma
niere
, ouero che ſono compreſi ſotto i ſenſi,
come
i colori, gli odori, i ſapori, la durezza,
la
tenerezza, & altri: ouero che non ſono
da
ſenſi ſentiti, ma dall'intelletto inteſi, come
ogni
ſorte di quantità, come è il numero; &
alcune
qualità, come è la uirtù della calami­
ta
con che eſſa tira il ferro.
Si diuidono an­
cora
gli accidenti in innati, & aduentitij,
& innati ſono come la calidità nel fuoco, la
humidità
nell'acqua; gli aduentitij ſono come
la
calidità nell'acqua, le arti, & le ſcienze
nell
'huomo; & de gli aduentitij, ouero che
ſi
rimuouono facilmente dal ſugetto, ouero
difficilmente
: la roſſezza che per uergogna
uiene
nella faccia all'huomo, è di quegli che fa
cilmente
ſi rimuouono; le ſcienze, & arti
ſono
poi di quegli che ſi rimuouono difficilmen
te
.
Diuidonſi gli accidenti ancora in pertinen
ti
al corpo, & in pertinenti all'animo; & que
gli
, che ſi pertengono al corpo, ſono la uelo­
cità
, la bellezza, & altri; & quegli che ſi
pertengono
all'animo, ſono come il creſcere al­
l
'anima uegetatiua, il moto alla ſenſitiua, al
la
intellettiua i uitij, & le uirtù.
TOM.
L
'atto che immediatamente ſegue gli acciden­
ti
, è quello che in un certo modo ne affligge,
& eſſercita; & altri de gli atti naſcono da
1gli accidenti innati, come dal lume del Sole,
lo
illuminare: altri naſcono parimente da gli
accidenti
aduentitij, come lo ſcriuere, il uer­
gognarſi
; & ſonoui ancora alcuni de gli atti,
che
fanno opera, come l'edificio: alcuni al­
tri
, che non laſciano dopò ſe opera, come il
paſſeggiare
, il ballare: Si diuidono ancora
gli
atti; ouero che ſono pertinenti alla gene­
ratione
, ouero alla corrottione, ouero all au­
gumentatione
, ouero inuentione, ouero alla
mutatione
della qualità, ouero finalmente al­
li
mutatione del luogo.
MOR. Dirò io del
ſuggetto
, per che io uoglio che l'iſpediamo, il­

quale
è quello che ſi fonda in qualche coſa, co­
me
è il muro in che ſi fonda il colore, ouero m
torno
alquale opera qualche coſa, come intor
no
al corpo humano opera la medicina.
Al­
cuni
de'ſuggetti ancora ſono ſugetti de gli acci
denti
, come il fuoco della calidità; altri ſono
ſugetti
della operatione, come il fuoco è ſoget

to
dello ſcaldare, & laſciando le altre diuiſio­
ni
, annoto ſolo che le ſuſtanze propriamente
ſi
chiamano ſugetti.
TOM. Le cauſe, del­

le
quali molto ne ſeruiamo, ſono quelle, che
producono
le coſe, & ne ſono di quattro ſorti,
cioe
la materiale, laquale non è altro che il
ſugetto
di cui ſi genera la coſa, & eſſa è poi
parte
della coſa generata.
La ſeconda è la
formale
, laquale congiugnendoſi con la mate-
1riale, gli dona l'eſſere. La terza è la efficien
te
, che è quella, che muoue la formale, &
diſpone
la materiale à comporſi inſieme.
La
quarta
è la finale, & è quella per cui tutte
le
altre operano, & ſpeſſo ſi conuerte con la
formale
, come per eſſempio, l'artefice è effi­
ciente
della caſa, la materia ſono i ſaßi, legni,
& altri; la forma è, che ſia quadrata, &
che
habbia tutte quelle parti, che in ſe l'effi­
ciente
ha conceputo; & il fine è il medeſimo,
cioè
che la caſa habbia ottenuta la ſua propria
forma
; parlando pero del fine interno, & non
dello
ſcopo, perche lo ſcopo mai ſi conuerte

con
la forma.
MOR. L'euento è quello, il­
quale
per la forza delle cauſe, che gia uoi ha
uete
raccontate, diuiene; & queſto o uero che
è
effetto, o uero effetto, ma deſtinato a qual­
che
fine: effetto come è il pane del piſtore, la
tela
del teßitore; effetto deſtinato è come ſo­
no
le leggi deſtinate alla pace, & ſimili.
&
deueſi
auuertire che una medeſima coſa aßi­
migliata
a diuerſe altre coſe, hora ſarà effi­
ciente
, hora fine, hora effetto ſemplicemente,
& hora effetto deſtinato.
Oltra di queſto no
tare
douemo che di un ſolo effetto è una ſola
propria
cagione, & per il contrario ancora.
TOM. Ottime annotationi ſono queſte.

Hora
ne uengono il luogo, & il tempo; &
1eſſo luogo è come quando noi diciamo Anto­
nio
egli è in caſa, in piazza, nella città, ò
ſimile
, & tre ſono le differenze del luogo,

una
cioè che ſi piglia dalla ſuſtanza del luo­
go
, come quando diciamo eſſere un luogo am­
plo
, o uero stretto, ò alto, ò baſſo.
La ſecon
da
differenza ſi piglia da quelle coſe, che credo
no
il luogo, come è quando noi diciamo che è
luogo
marittimo, terreſtre, sterile, abondan­
te
.
La ultima differenza ſi piglia da gli huo
mini
, come quando noi diciamo, che è luogo
celebre
, ouero ſacro, ò profano per riſpetto
de
gli huomini, che tali ſono.
Il tempo poi

è
la miſura del moto de i cieli, & maßime del
Sole
, co'l quale miſuriamo la uarietà di tut­
te
le coſe, & ſi chiama in diuerſi modi; pri­
ma
della ſua propria eſſenza ſi chiama tempo
preſente
, paſſato, futuro, preſto, tardi.
dal
la
natura prende ancor nome, come giorno,
notte
, meſe, anno, tempo di primauera, di
state
, autunno, & altri.
piglia ancor no­
me
da gli huomini, come quando noi diciamo
che
uno è in tempo di pueritia, di adoleſcen­
za
, di uirilità, di ſenettù, & di decrepità.
Fannoſi altre diuiſioni, che lungo ſarebbe à
numerarle
tutte, & però le laſciaremo da una
banda
.
MOR. Sono però inducibili alle
gia
dette diuiſioni, & per tanto di eſſe mi con-
1
tento
.
Conneßi ſono chiamati quegli, i qua­
li
non stanno attorno la coſa, come fanno il
luogo
, & il tempo, ma paiono che eſtrinſe­
camente
giacciano in eſſa coſa, come fanno le
ricchezze
al ricco, lequali ſono a lui anneſſe,
& da loro ſi prende il nome, quantunque ſie­
no
ſeparate da quello & queſti conneßi ſono
differenti
da gli altri accidenti, da' quali pi­
glia
il nome la coſa; perche ſe bene muore il
ricco
, non muoiono le ricchezze, ma ſe uno è
chiamato
roſſo, per la roſſezza, muorendo
eſſo
, muore parimente laroſſezza.
TOM.

A
conneßi ſeguono i contingenti, i quali pure
ſono
accidenti, che toccano la coſa, ma però
con
queſta conditione, che eßi poſſono eſſere
ſenza
la coſa, & eſſa ſenza loro, come à di­
re
le ingiurie, gli honori.
diuidonſi in molti
modi
; ouero che precedono la coſa, come fan
no
le ingiurie, la guerra, ouero che accom­
pagnano
eſſa coſa, come le correrie, le mor­
ralità
, ſono con eſſa guerra; ouero anco uen
gono
dietro alla coſa, come doppo la guerra
naſcono
ribellioni, ſeditioni, ſi danno oſtaggi,
ſi
fanno patti, & ſi pongono preſidij.
A que
ſti
contingenti ſegue il nome della coſa, ilquale

è
det to da Cicerone Etimologia, et è come una
fede
della coſa di che è nome, & però alle uol
te
ſi adoperano ad argomentare in queſto mo-
1do. Voi douete dare opera à gli studij hu­
mani
, perche ſiate humano.
è uero che alle
uolte
co'l mezo dell'etimologia ſi fanno delle
fallacie
, & è un luogo, del quale molto ſe
ne
ſerue il ſoſiſta.
MOR. I pronunciati

credo
che ſieno quegli, che da alcuni ſono det
ti
pronoſtici.
TOM. Eßi ſono. MOR.
Et
queſti ſono ouero di coſe diuine come que­
gli
, che ſono dalla bocca di Dio, ouero Spiri­
to
ſanto pronunciati; ouero anco da indouini,
& profeti: altri ſono di coſe humane, come
quegli
, che da gli huomini ſenza alcuna iſpi­
ratione
diuina ſono prodotti.
TOM. I qua­
li
ſono le laudi, le lettere, i libri, che ſi ſcri
uono
i detti de teſtimonij, le ſentenze, la fa­
ma
, che ſi leua di qualch'uno, & altri ſimi­
li
.
MOR. Alcuni hanno connumerato tra
li
pronunciati, li atti, con che ſi iſprime qual
che
coſa, come l'atto di Zenone, ilquale in­

terrogato
in che coſa foſſe differente la dialet­
ttca
dalla retorica, aperſe una delle mani, &
l
'altra strinſe, uolendo inferire con la mano
ſerrata
, che la Logica era differente in queſto
dalla
Retorica, che ella diceua le coſe stretta­
mente
, & la retorica diffuſamente, ilche di­
moſtrò
con la mano aperta.
TOM. Chia­

miamo
quei luogbi comparatione, come quan
do
compariamo due coſe à un terzo, & dicia-
1mo che Niſſo e piu ueloce del uento: quello
che
ſi compara è Niſſo, & quello à che è
comparato
e il uento, & la comparatione è
la
uelocità, & alle uolte nella comparatione
ſi
rendono le proprie qualità, & al compara
to
, come quando diciamo, ſi come il fulmine
batte
gli alti monti, coſi la inuidia cerca di­
minuire
la fama de gli huomini ſegnalati.
MOR. Non ſi fa la comparatione in tre
modi
?
TOM. Si fa. MOR. Ouero ſi
ua
dal minore al maggiore, come à dire ſe il
nibbio
può rapire un pollicino, quanto mag­
giormente
l'aquila: ouero ſi ua da pari à pa­
ri
, come ſe è lecito à Catone ſeguire Pompeo,
è
parimente lecito à Cicerone; ouero anco ſi
ua
dal maggiore al minore, come ſe Anniba­
le
non ha potuto prendere Roma, tanto meno
la
prenderanno i Franceſi.
TOM. Queſti
luoghi
ſeruono molto al retorico, & ſono di
grandißsima
efficacia appreſſo gli oratori.
MOR. io queſto, ma il tempo breue non
laſcia
che molto diſcorriamo ſopra tal coſa; pe
ro
ditemi il modo di trouare la ſimilitudine,
laquale
ſegue alla comparatione.
TOM.

La
ſimilitudine è luogo, da che ſi piglia argu­
mento
di poco ualore, come uoi ſapete, &
uolendola
trouare, biſogna deliberare fra ſe
medeſimi
qual coſa ſi uoglia prouare; dipoi
1uedere gli aggiacenti, & atti di eſſa coſa, &
tutte
quelle coſe, che ſi poſſono dire metafori­
camente
della coſa, che uogliamo prouare, &
è
come quando compariamo l'amore al fuoco,
al
laccio, al Sole & è ottima comparatione,
perche
d'amore metaforicamente tutte queſte
coſe
ſono dette.
MOR. Veniamo a gli op­
poſiti
, per condurre hormai al fine ogni coſa.
TOM. gli oppoſiti ſono quegli, che repugna

no
l'uno all'altro, ne l'uno ſi predica all'altro;
& di piu non ſi poſſono predicare ambidue di
un
terzo medeſimo, & ſono come il bianco,
il
negro, & altri.
MOR. Gia di queſti ſe
bene
io mi raccordo è stato detto & dimoſtra­
to
che ue ne erano di quattro ſorti; però la­
ſciamogli
.
TOM. Seguono dunque i luoghi

differenti
, & ſono quegli, che ſecondo la ſu­
stanza
non ſono li medeſimi, quali nondime­
no
ſi riferiſcono à un termine, come l'huomo,
il
cauallo, il bue; & queſti non ſono della
medeſima
ſuſtanza, ma ſi riferiſcono all'ani­
male
.
ſono altri, che ſi chiamano differenti
non
ſecondo la ſuſtanza, ma ſecondo il nume­
ro
, come Catone, Socrate.
altri ſono diffe­
renti
ſecondo la ſpecie, altri ſecondo il genere.
MOR. Et per quanto io mi aueggio da que
sto
luogo non ſi può hauere argumento che
poſſa
prouare coſa ueruna ſe non indirittamen
1te. TOM. È uero, & queſti in concluſio­
ne
ſono iluoghi ſummariamente deſcritti, da'
quali
ſi poſſono pigliare argumenti da prouare
ogni
coſa, che ſi offeriſca, & i piu potenti,
& che ne danno argumento, che non può er­
rare
.
ſono i primi, de' quali ſe ne ſerue la de
moſtratione
, & queſti ſono della ſuſtanza del
la
coſa.
Gli altri ne danno argumenti, che
probabilmente
ne dimoſtrano, & percio dice­
uamo
che dalla uarietà de i mezi termini ne
naſceua
la uarietà de i ſillogiſim, & della co­
gnitione
ancora.
Reſtarebbono à dire molte
altre
coſe, lequali tralaſciaremo, & ſe coſi
ui
pare alla diffinitione, che è il ſecondo meto
do
traſcorreremo.
MOR. A me non pare
che
ui reſtino coſe, che non ſi poſſano ridurre
a
quello, che è detto di ſopra; però uenite pu
re
alla diffinitione.
TOM. Come ui piace.

Segue
il metodo diffinitiuo adunque, ilquale
fu
nel Phedro da Platone molto lodato, ſi co­
me
riferiſce Galeno nel ſecondo libro de i de­
creti
d'Hippocrate, & Platone, dimoſtran­
do
, che la diffinitione è iſtrumento piu neceſſa
rio
, & che piu perfettamente ne fa intendere
di
ogni altro; perche quando uogliamo cono­
ſcere
una coſa, non la potiamo conoſcere ſe
non
per la notitia della ſua eſſenza, che altro
non
è che la forma, & materia di eſſa, &
1tale cognitione non ſi puo hauere ſenza la dif­
finitione
(parlando della diffinitione eſſentia­
le
) ecco dunque di quanta utilità ſia que­
sto
iſtrumento.
MORELLO. Per il
uero
egli piu pare che ſuperi di utilità gli al­
tri
; perche eſſo ne l'eſſenza della coſa, co'l
quale
ſi ſcioglie poi ogni ſorte di queſtione, &
è
quaſi impoßibile de gli altri iſtrumenti ſer­
uirſi
, ſenza la diffinitione.
TOM. A con­
firmatione
di quello che uoi dite, per eſſempio
naſce
queſta queſtione, ſe il Leone è animale;
ecco
che ſe non ſi ſaperà che coſa ſia animale,
non
ſi può fciogliere la queſtione; ma ſe lo ſa
premo
, ilche non ſi può ſe non co'l mezo della
diffinitione
, potraßi uedere ſe le conditioni,
che
con la diffinitione ſono state trouate nel­
l
'animale conuengono al Leone: da che appa­
re
quanta ſia l'utilita della diffinitione.
Per
tanto
nelle coſe di ſomma importanza, biſogna
di
eſſere molto intenti, & auertiti, & coſi ſa

per
douiamo che la coſa, che ſi diffiniſce ſi può
conſiderare
in quanto al nome, & in quanto
all
'eſſenza: in quanto al nome conoſcer ſi deue
ſe
è nome conoſciuto, ò : & ſe non ſia co­
noſciuto
, dobbiamo innanzi che da noi ſi diffi­
niſca
, fare che ſia conoſciuto, & ſe anco lo
conoſciamo
, auertiremo ſe ſia applicato à co­
ſa
ueruna, o , & ſe non è applicato, non
1occorre che lo diffiniamo: ſe anco è applicato,
& è conoſciuto, per quanto ſi aſpetta à lui lo
potiamo
diffinire.
Hora intorno alla coſa ſi
deue
parimente auertire ſe può eſſere diffinita,
ò
, & non potendoſi, deueſi tralaſciare;
ſe
ſi poſſa, douremo conſiderare ſe è una ſola,
ò
piu ſotto un nome ſolo; percioche quante
foſſero
le coſe, tante ſarebbono le diffinitioni,
perche
la diffinitione eſſentiale ad un tratto
non
può ſe non una natura dichiarare, perche
lei
non è del nome, ma delle coſe iſteſſe iſtru­
mento
.
Oltra di cio deueſi ancora auertire
alle
conditioni della coſa, che ſi diffiniſce, ac­
cioche
la diffinitione non ſia ſuperflua, & tut
te
queſte conſiderationi, auanti che ſi diffini­
ſca
coſa ueruna deuonſi auertire: da che poi
ne
naſcerà una diffinitione perfetta con tutte
le
ſue proprietà, cioè ſarà chiara à baſtanza
la
natura di quella coſa, di che ſarà diffinitio­

ne
, & ſarà anco breue.
La diffinitione, ac­
cio
ſappiate non è altro che iſtrumento metodi
co
, quale adoperiamo per uenire dalla coſa
nota
, in cognitione della coſa, che ſi diffiniſce,
quale
era incognita.
MOR. Se non m'ingan
no
uolete dire che è iſtrumento, quale ſi adope
ra
per eſplicare l'eßenza di quella coſa, che
conoſciamo
.
TOM. Tant'è; ma douete piu
oltra
ſapere, che la diffinitione è quella, che
1diceuo eßer conoſciuta, laquale in riſpetto del
diffinito
, deue ſempre eßere piu chiara, al­
tramente
non eſplicarebbe la natura del diffini
to
, & la diffinitione non è altro che le parti,
che
coſti uiſcono la coſa diffinita in eßere; on­
de
la diffinitione deue hauere il genere, & le
differenze
della coſa diffinita, o uero almeno
qualche
accidente, che propriamente queſte
riferiſca
.
Il genere rappreſenta la materia,
& la differenza la forma, che ſono amendue
le
parti integranti di eßa coſa; la coſa, che
incognita
chiamauo è il diffinito, quale può
eßere
incognito quanto al nome, & quanto
etiandio
all eßenza.
Se adoperiamo queſto
iſtrumento
diffinitiuo à dichiarare il nome,
chiameraßi
piu toſto deſcrittione, che diffini­
tione
: ſe anco l'adoperiamo à conoſcere l'eßen­
za
della coſa, allhora ſarà uera diffinitione.
MOR. Di maniera che uerranno à eßere
due
ſpecie di diffinitioni una cioè del nome,
& l'altra della coſa.
TOM. Voi dite il ue­
ro
, ma perche alle uolte con una medeſima
diffinitione
ſi dimoſtra l'uno, & l'altro, però
ui
ſi deue aggiugnere la terza ſpecie, che dif­
finitione
di mezo ſi chiama, laquale ſi può
riferire
in quanto, che dichiara il nome, alla
deſcrittione
, & in quanto dichiara l'eßenza
alla
diffinitione.
MOR. Ditemi di gratia,
1in l'una, & l'altra ſorte deuc ſempre la diffi­
nitione
eſſere piu nota del diffinito?
perche
diſſe
Ariſtotele nel primo della Fiſtca, che la
diffinitione
del circolo è piu incognita che non
è
eſſo circolo.
TOM. Voi ſapete che di qua
lunque
coſa ſi poſſono hauere due cognitioni,
una
cioè confuſa, che hauemo per la deſcrit­
tione
, & l'altra diſtinta, che ſerue per la dif­
finitione
.
Onde Ariſtotele comparando la co
gnitione
confuſa del circolo alla cognitione eſ­
ſentiale
, & diſtinta, diſſe, che era il circolo
piu
conoſciuto quanto al nome di quello che
era
quanto all'eſſenza, che non è altro che la
diffinitione
.
MOR. Sarà uero adunque ſem­
pre
, che il diffinito meno conoſciuto della dif­
finitione
ſarà in ogni ſorte di cognitione, ſe tra
loro
ſaranno comparate; cioè la cognitione
confuſa
con la confuſa, & la diſtinta con la
diſtinta
, & eſſentiale.
TOM. È quanto ui

uoleua
hora dir io.
MOR. La deſcrittione
è
come ſe noi diceßimo la febbre eſſere una fer
ueſcentia
(per dir coſi) la diffinitione è come
ſe
diceßimo la febbre è una intemperie calda,
& ſecca nel cuore, & quella che è poi chia­
mata
di mezo, ò mezana, ò media che ne
uogliam
dire, è come ſe diceßimo la febbre è
una
ferueſcentia del calor naturale nelle parti
ſimilari
, nel cuore.
TOM. Ottimi ſono queſti
1
eſſempi
, ma laſciamo un poco la diffinitione
nominale
, con la media, & alquanto diſcor­
riamo
intorno l'eſſentiale, laquale (per uſa­
rei
proprij nomi de gli ſcittori) ouero che è
cauſale
, ouero formale: formale è quella, che
ne
dichiara l'eſſenza, & forma della coſa,
che
diſſiniſce; ma perche ſi può dichiarare
l
'eſſenza di qualunque coſa, & ſemplicemen­
te
ſenza circonſtanza ueruna, & anco con
qualehe
additamento, per tanto ne naſcono
due
ſpecie di diffinitione, una cioè chiamata

da
Logici quidditatiua, & è quella che ſem­
plicemente
eſpone, & l'altra per additamen­
to
, nella quidditatiua apunto ſempre ui è il
genere
piu proßimo, & le differenze della co
ſa
diffinita; però non ſi deue pigliare ogni ſor
te
di differenza, ma ſolo le proprie, che ac­
compagnano
il diffinito.
MOR. Se le diffe­
renze
proprie mi foſſero incognite, non patrem
mo
conoſcerle?
TOM. . ma con gli ac
cidenti
della forma, ſe ue ne ſono, & ſe non
ue
ne ſono, con quegli della materia; perche
come
ben diſſe Ariſtotele piu toſto ſono tra di
loro
le coſe differenti per la forma, che per la
materia
.
MOR. Se coſi foſſe potrebbeſi
dunque
diffinire le coſe ſolo con la forma, la­
ſciando
la materia.
TOM. Anzi ſi fareh­
be
errore, perche concorre parimente all'eſ-
1ſere, & l'eſſenza della coſa materiale, la ma
teria
, & la forma; onde ne l'una, ne l'altra
ſola
baſtarebbe à dichiarare la natura del dif­
finito
.
però una coſa è ben piu differente dal­
l
'altra per la forma, che non è per la mate­
ria
, & però dobbiamo in caſo che le differen­
ze
proprie mancaſſero, uſare quegli acciden­
ti
, che dalla forma naſcono, accioche le diffe
renze
in queſta diffinitione diſtinguano il diffi­
nito
da gli altri, & che piu che ſia poßibile
dimoſtrino
la ſua eſſenza.
MOR. Parmi
adunque
che in queſta diffinitione ſia neceſſa­
rio
che il genere proßimo, & le differenze
ſpecifice
ui ſieno, & per cio ſola la ſpecie ſi
poſſa
difinire, & non il genere, perche il ge­
nere
in quanto che è genere, non ha ſopra di
ſe
altro genere.
TOM. Non ſi diffiniſce gia
propriamente
ſe non la ſpecie, ma può eſſere
queſta
ſpecie ò ſubalterna, ò ſpecialißima; &
ſappiate
che egli è difficile à trouare diffinitio­
ne
quidditatiua, ſi come anco è impoßibile à
trouare
le proprie differenze.
MOR. Hor
da
che è coſi di gradeuole laſciamola, & ra­

gioniamo
della diffinition formale, & per ad­
ditamento
.
TOM. Ambidue conuengono
in
queſto, che hanno il genere, & la differen
za
, ma la quidditatiua ha il genere in luogo
di
forma commune, & uniuerſale, & la dif-
1ferenza in luogo della forma propria. nella
diffinitione
per additamento il genere è forma,
& la differenza è in luogo di materia, & con
queſta
ſi diffiniſcono gli accidenti maßimamer
te
, & ſi diffiniſce anche la ſuſtanza; ma la
diffinitione
per additamento della ſuſtanza è
differente
da quella de gli accidenti d'una coſa
ſola
, come per eſſempio appare; l'anima è at
to
, cioè forma del corpo: queſta diffinitione è
della
ſuſtanza; il cui genere, & differenza
ſono
ſuſtanze parimente, come è il diffinito.
Quella dell'accidente è di due nature, impe­
roche
il genere è accidente, & la differenza
è
ſuſtanza, come la febbre è una intemperie
del
cuore; ecco il genere che è accidente, &
la
differenza che è ſuſtanza.
MOR. Tan­
to
chiara è stata queſta diuiſione della diffini­
tione
, che da me steſſo hora ſaprei della diffi­
nitione
cauſale pienamente ragionarne, laqua
le
diceuate che è quando nella diffinitione ui è
il
genere, che rappreſenta la cauſa efficiente.
Ma ditemi di gratia; con queſta diffinitione
poßiamo
noi diffinire coſi le ſuſtanze, come gli
accidenti
?
TOM. Poßiamo benißimo, pe­
molto piu ue ſeruiamo nel diffinire gli acci
denti
, che le ſuſtanze, & qui ſi deue auerti­
re
che in queſta diffinitione il genere alle uolte
è
efficiente dell'accidente, che ſi diffiniſce, &
1forma immediata della ſuſtanza, & alcuna
uolta
il genere à la operatione immediata del
l
'efficiente.
MOR. Come ſarebbe per eſ­
ſempio
, ſe bene ho inteſo quello che uoi haue­
te
detto, il riſibile è animale rationale, che è
à
dire che la riſibilità e nell'huomo per l'ani­
ma
rationale; ecco la cauſa efficiente dell'ac­
cidente
, & ecco la forma della ſuſtanza, che

è
rationabilità.
Da Hippocrate poßiamo ha­
uere
l'eſſempio della diffinitione quando il ge­
nere
è operatione dell'efficiente, ilquale diffi­
niſce
la medicina in queſta maniera; la medi­
cina
è uno aggiugnere, & un minuire, che
ſignifica
la medicina eſſere un'arte, laquale le
ua
le coſe ſuperflue, & pone le neceſſarie;
ecco
che il porre, & il leuare ſono operationi,
lequali
ſono nella diffinitione poſte per il gene
re
.
TOM. Meglio non poteuate dire in ta­
le
materia, & però non starò io à dirne piu
coſa
alcuna.
Ne reſta ſolo à conſiderare in
che
maniera noi potiamo diſcoprire che una

diffinitione
ſia cauſale, & non formale; ilche
conoſceremo
ſe pigliaremo il genere nella diffi
nitione
, & lo riſolueremo inſino à gli ultimi
generi
, come per eſſempio poßiamo dire; l'huo
mo
è animale rationale mortale; la cui diffi­
nitione
è formale, perche ha il ſuo genere
proßimo
che è animale, ilquale ſe lo rinſol-
1uiamo, uerremo à trouare che è corpo, &
finalmente
ſuſtanza, che tutti ſi predicano ſu
stantialmente
dell'huomo.
Onde ſi potrà dire
che
l'huomo è corpo & ſuſtanza, & cio non
auuerrà
nella diffinitione cauſale, perche ſe
noi
pigliaremo il genere, & lo riſolueremo,
ſubito
ſi ſcuoprirà che quegli principij in che
ſi
riſolue, non ſi predicaranno del diffinito ſu­
stantialmente
, come ſi può uedere per queſto
eſſempio
, cioè il riſibile è animale rationale:
il
genere in queſta diffinitione è animale, il­
quale
ſe lo uogliamo riſoluere, lo riſolueremo
in
corpo, & ſuſtanza, quali non ſi predicano
del
riſibile ſuſtantialmente, & perciò euiden­
tißimamente
ſi può à un tratto ſcoprire qual
ſia
la diffinitione formale, & quale la cauſa­
le
; ne altro intorno à queſta materia ſono per
dirui
, ſe pur uoi non haueſte qualche coſa in
che
dubitaſte, ouero ui pareſſe degna da eſſere
conſiderata
, & ſe ne hauete ui prego a pro­
porla
ſenza indugio.
MOR. Altro non
mi
occorre certo, ne con quale maggior di­
ligenza
ſi haueſſe potuto ragionare della diffi
nitione
di quello, che hauete fatto uoi; però,
ſe
ui pare coſi, ueniamo alla diuiſione.
meto­
do
ueramente che merita eſſere lodato da un
Platone
come egli è, ilquale con tutti gli al­
tri
della ſua ſetta l'hanno ſommamente com-
1mendato, che non dubito rno dire che ſenza il

metodo
diffinitiuo non ſi poteua conoſcere coſa
alcuna
perfettamente, & à propoſito ho let­
to
parimente nel ſecondo del metodo di Galeno
al
quarto capo, che ſenza il metodo diffiniti­
uo
, neſſuno per bello intelletto che'l ſia, può
entrare
per le porte dell'arte medicinale, co­
me
che ella ſia la chiaue delle arti, & ſcien­
ze
.
TOM. Per il uero è di ſomma utilità
all
'intelligenza d'ogni ſorte di facolta, però
che
ella ne conduce dalla cognitione confuſa al
la
diſtinta, come anco Ariſtotele nel quarto

del
Cielo, al XXII. cap. diſſe, La diui­
ſione
è un metodo, di cui ci ſeruiamo à cono­
ſcere
le coſe in parte conoſciute, & in parte
ignote
; ne è metodo, che piu difficile ſia sta­

to
riputato della diuiſione queſto naſce, per­
che
colui, che diuide, non gli è ſommamente
neceſſario
ſaper bene il metodo diuiſiuo, ma
ancor
fa di meſtieri, che conoſca la natura, &
eſſenza
del genere, che eſſo diuide in ſpecie
per
le differenze proprie; al che fare conuie­
ne
, che ſia inſtrutto nel diffinitiuo.
MOR
Dite
il uero, ſe non altrimenti incorrerebbe
in
quelli tre errori, che Galeno pone nel pri­
mo
delle differenze delle febbri; ouero che tra
la
ciarebbe il primo genere, ilquale ſi piglia
dalla
ſuſtanza della coſa, che è diuiſa, ouero
1laſciarebbono le differenze neceſſarie, ouero,
che
ne metterebbono d'inutili, & accidentali.
TOM. Hora accioche habbiamo la uera co­
gnitione
di queſto metodo coſi raro, & utile,
del
quale hora parliamo, ilquale è quello,
che
diuide il compoſito in parti eſſentiali, cioè
il
genere nelle ſue ſpecie per le differenze op­

poſite
; ilquale potiamo coſi definire: la Di­
uiſione
è Metodo, che ſi adopera da uenire per
le
differenze note in cognitione delle parti del
la
coſa, che diuidiamo, che è à dire delle ſpe­
tie
del genere partito, & diuiſo.
MOR.
Non
ui chiederò la dichiaratione di eſſa diui­
ſione
, poi che da ſe steſſa è chiara; ben deſi­
dero
di ſapere, accioche eſſa non chiara, ma

chiarißima
ſia, che intendete per parti igno­
te
, ouero per ſpetie, che per mezo delle diffe­
renze
conoſciamo.
TOM. con uno eſſempio
(perche coſi credo, che uogliate) ue lo di­
moſtrerò
.
Proponiamoci di parlar della feb­
bre
, & che noi non ſappiamo quante ſieno le
ſpetie
di eſſa, onde per ſaperlo, ci conuenga
pigliare
il metodo diuiſiuo (come fece Galeno
nel
libro delle differenze delle febbri) & col
ſuo
mezo ſmembrare il genere commune, che
è
febbre, ilche non potiamo fare ſenza la co­
gnitione
della natura di tal genere, talmente,

che
diremo, che le differenze ſeruono alla di-
1
uiſione
, perche col mezo loro conoſciamo la
natura
del genere, ilquale poi diuidemo; co­
me
la febbre è una intemperie nel cuore cal­
da
, & ſecca.
Ecco la eſſenza della febbre,
da
cui con la diuiſione ueniamo in cognitione
delle
tre ſpetie della febbre, lequali trouiamo
in
queſta guiſa.
Il cuore, che è ſuggetto del
calore
, (& è differenza nella diffinitione) è
compoſto
di ſpiriti, humori, e parti ſolide.
Per tanto, ſe ſarà l'intemperie ne gli ſpiriti,
ſarà
una ſpetie di febbre: ſe ſarà ne gli humo
ri
, ſarà un'altra ſpetie: ſe nelle parti ſolide, ne
riſultarà
un'altra ſpetie, et queſte ſi partono in
altre
, inſino à tanto, che ſi uiene, diuidendo
à
ſpetie, che in altre partir non ſi poſſono.
Et perciò ſono ſpecie ſpecialißime chiamate;
oltra
lequali non ſi deue paſſare.
MOR.
perche
non ſi deue paſſare le ſpecie ſpecialißi­
me
con la diuiſione?
TOM. perche (ſe ui
raccordate
) la diuiſione non ſi fa per ogni
ſorte
di differenze, ma ſolo per quelle, che ſo­
lamente
tra loro ſono oppoſte, & conſtituiſco
no
ſpetie: onde, come arriuati ſiamo alle ſpe­
cie
ſpecialißime, piu non trouiamo, differen­
ze
oppoſite, che poſſano poi eſſere ſpecie.
&
perciò
dicea Platone dimoſtrando il progreſſo,
che
fa la diuiſione, che la diuiſione deue dal
communißimo
genere deſcender per le diffe-
1renze oppoſite, inſin che ritroua una natura
commune
non à ſpecie, ma ad indiuidui, ſen­
za
hauer con ſeco oppoſitione, laquale ſi pre
dichi
di molti indiuidui; come ſe deſcendeßi­
mo
dalla ſoſtanza alla pianta, al cauallo, al­
l
'huomo, & ſimili; ſeruando però ſempre,
nel
calar, queſto ordine, che il piu uniuerſa­
le
preceda almeno uniuerſale; altrimcnti cau
ſarebbe
errore.
MOR. Eſſendoui quattro
ſorti
di oppoſitioni, non credo gia, che le dif­
ferenze
della diuiſione ſi oppongano tra di lo­
ro
priuatiuamente, ò negatiuamente, ò rela­
tiuamente
, ma che ſi oppongano piu toſto per
oppoſition
contraria.
TOM. Dite il uero,
che
è meglio, che ſi oppongano per tale oppo
ſitione
; ma auertite, che alle uolte ſiamo

stretti
di ſeruirne ancor dell'altre oppoſitioni;
della
negatiua; come quando non habbiamo
nome
da iſprimere l'uno de gli oppoſiti, come
nell
'animale intrauiene, ilquale ſi diuide in
queſta
maniera, in rationale, & non ratio­
nale
; & in queſta diuiſione, ſempre ſi deue
anteporre
l'affermatione alla negatione; altri­
menti
non ſi potrebbe intender la negatione,
ſe
non precedeſſe l'affermatione; per la mede­
ſima
neceßità uſiamo alle uolte la oppoſitione
priuatiua
, in che ſi deue anteporre l'habito al­
la
priuatione per il medeſimo riſpetto, che ſi
1prepone l'affirmatione alla negatione; mai ho

ueduto
diuiderſi i generi per oppoſitione rela­
tiua
.
La ragione è, perche li relatiui non
ſono
differenti ſe non per un certo riſpetto.
Hor auuertite, che ſempre la diuiſione ſia bi­
membre
, perche uno è contrario ſolamente ad
uno
.
MOR. ſe queſto foſſe, biſogna­
rebbe
, che non ſi trouaſſe genere, che haueſſe
piu
di due ſpetie; tuttauia ſi uede il contra­
rio
.
TOM. non diſdice che un genere poßi
hauere
molte ſpecie, & pur la diuiſione ſia
bimembre
.
Togliete l'eſſempio dello animale,
ilquale
ha ſotto di ſe molte ſpetie, però ſi di­
uide
in rationale, & non rationale.
MOR.
E
uero, potete dire quattro parole intorno
alla
riſolutione, & poi far fine quando ui pia
ce
.
TOM. Son per compiacerui, & da
poi
che à uoi coſi aggrada, piacerà ancora à

me
.
però dico, che la riſolutione è parimen­
te
Metodo, che adoperiamo per uenire in co­
gnitione
de' principij, dal fine, ò effetto, ò ope­
ratione
, conoſciuti, come potete uedere in que
sto
eſſempio.
L'huomo è stato prodotto affi­

ne
, che contemplaſſe, & operaſſe; non potea
l
'huomo conſeguir queſto fine ſe non hauea li
membri
coſi organici, come ſimilari.
Le
membra
non ſarebbono state, ſe gli humori,
di
cui ſi nutriſcono non foßino stati prodotti;
1però all'huomo ſono state neceſſarie le mem­
bra
, gli humori, de' quali ſi nutriſce.
Il nu
trimento
per eſſere di diuerſi membri nutri­
mento
, fu neceſſario, che diuerſo foſſe però
non
potè eſſer fatto d'un'elemento ſolo, on e
fu
di quattro elementi, liquali ſono compoſti
della
propria forma, & materia.
onde per
queſto
eſſempio potete uedere, che dalla cogni
tione
del fine, ſete col mezo della riſolutione
giunto
alla cognitione de' principij, coſi proßi
mi
, come rimoti, & rimotißimi.
potiamo
ſimilmente
riſoluere gli effetti ne' ſuoi princi­
pij
, & l'operationi ancora, in quel modo,
che
habbiamo riſoluto il fine.
MOR. Non

ſi
può ancora da gli indiuidui uenire in cogni­
tione
d'una commune natura col mezo di que
sta
riſolutione?
TOM. Si può MOR. Co
me
ſarebbe per eſſempio, da diuerſi huomini
uengo
alla cognitione della natura rationale,
commune
à tutti li particolari huomini, & co
ſi
da diuerſe.
ſpetie ancora potiamo aſcendere
à
una piu commune natura, come dall'huomo,
dal
bue, per mezo della riſolutione uenire in
cognitione
del genere ſuo, che è animale; dal
l
'animale, & altri generi ancora potiamo
aſcendere
à piu commune natura; à tal che po
tiamo
ſinalmente riſoluendo, ſempre quel che
è
meno uniuerſale al piu uniuerſale, inſin tan-
1to, che ueniamo alla ſoſtanza, & genere, che
ſopra
di ſe non ha altro genere.
TOM. Mol
to
bene l'hauete inteſo; & intorno à ciò auuer
tite
, che molto piu ui potete ſeruire del meto­
do
riſolutiuo à ritrouare le coſe, che à trat­
tarle
; ne accade, che uogliamo numerare le
ſpecie
della riſolutione, perche gia dette l'hab
biamo
, quando diceuamo, che ſi può riſolue­
re
il fine conoſciuto ne' ſuoi principij, ouero
altro
, che non è fine; & può eſſere, ouero
ſenſato
, ouero inſenſato; ſe è ſenſato, ſi riſol
ue
in intelligibile, come l'indiuiduo nelle ſpe­
cie
, & quelle nelli generi; ſe non ſarà ſenſa­
to
; ouero; ſarà noto per la dimoſtratione; &

queſta
ſi chiamerà riſolutione logica, quando
dalla
riſolutione della coſa conoſciuta per me­
zo
della dimoſtratione, ueniamo in cognitione
della
coſa incognita; ouero che ſarà conoſciu­
ta
la coſa, che ſi riſolue per la ſua poſitione.

& queſta riſolutione chiameraßi matematica.
piglia altri nomi la riſolutione, ſecondo che
ſono
diuerſe le coſe, che ſi riſoluano, di quali
ſarebbe
lungo à dire.
Ne altro ſon per dire
intorno
à metodi, gradi di queſta noſtra ſcala;
quali
applicati à poggi, ſi puote agiatamente,
& con gli occhi ſerrati per quella caminare.
MOR. Queſto ſi potrà fare, ſe però aggiun
gerete
il primo grado, perche io non poſſo fa-
1re ſi lungo paſſo. TOM. Hauete ragione,
ma
è l'hora breue, però rimettiamo à dimani
queſta
opera, laquale in breuißimo tempo
adempiremo
.
però queſto per hora ui baſti.
andiamo per quel ſeruigio, che uoi ſapete.
MOR. Andiamo, ma con queſto, che di­
mani
ſenza fallo ſi metta fine, accio hormai
poßa
à mio bell'agio aſcendere, & deſcendere
per
la ſiala già tanto da me deſiderata.
TOM. Non dite altro, che à uoi stà il por­
li
, & non porli fine.
MOR. Io non poßo
uenir
con uoi, perche mi biſogna eßere col
signor
Proſpero Borgarucci.
TOM. Non
può
eßere ſe non qualche coſa honora­
ta
, perche doue è il Borgarucci,
iuim è Apolline iui ſono le
Muſe
.
MOR. Per
dire
il uero egli
è
perſona
ho­
norata
, & dotta, & di conti­
nuo
è occupata in qual­
che
ardua, & no­
tabile
im­
preſa
.
Diffinitio­
ne
, che co­
ſa
ſia.
Proprio.
Genere, &
Specie
co
me
in par­
te
conuen
gono
, & in
parte
diffe
riſcano
,
Diuione
delle
parti.
Coniugati,
& loro uſo
Adiacenti,
quali
ſieno
Diuiſione
de
gli acci
denti
.
Suggetto,
che
coſaſia
Diuiſione
de
' ſugget
ti
.
Cauſe, quam
te
ſieno, &
quali
.
Euento, che
coſa
fia.
Luogo.
Differenze
delluogo
.
Tempo, et
ſue
diuiſio
ni
.
Conneſsi.
Centinge­
ti
, & loro
diuiſione
.
Etimolo­
gia
.
Pronuncia
ti
, qual ſie
no
.
Atto di Ze
none
.
Compara­
tione
co­
me
ſi facci.
Similitudi
ne
, come ſi
troui
.
Oppoſiti,
quai
ſieno.
Luoghidif
ferenti
.
Metodo
diffinitiuo

di
quanta
utilità
fia.
Diffinition
nominale.

Diffinitio­
ne
, che co­
ſa
ſia.

Differenza

tra
deſcrit­
tione
, &
diffinitio­
ne
.

Diffinitio­
ne
eſſentia
le
.

Diffinitio­
ne
quiddi
tatiua
.

Diffinitio­
ne
per ad­
ditamento
.

Medicina
,
come
ſi dif
finiſca
ſecom
do
Hippo­
crate
.

Come
ſi
può
cono­
ſcere
, quan­
do
la diffi­
nitione
ſia
cauſale
, &
non
forma
le
.

Metodo

diffinitiuo

quanto
ſia
neceſlario
.

Diuiſione
,
come
ſi dif
finiſca
da
Ariftotele
.

Diuiſione

perche
dif
ficile
.

Altra
diffi­
nitione
del
la
Diuiſio­
nc
.

Parti
igno
te
quai ſie­
no
.

Le
differen­
ze
, in qual

modo
ſer­
uono
alla
diuifione
.

Quando ſia
mo
neceſ­
ſitati
a ſer­
uirne
del­
l
'oppoſitiom

negatiua
.

Perchei
ge
neri
non ſi
diuidonop

oppoſition

relatiua
.

Riſolutio­
ne
, che co
ſa
ſia, & a
che
ſerua.

Eſſempio
.

Come
da
gli
indiui­
dui
ſi poſta
uenire
ï co­
gnition
di
una
natura
commune

col
mezo
della
riſolu­
tione
.

Riſolution

Logica
.

Riſolution

matemati­
ca
.
ILFINE DELLA SECONDA
SESTIONE.
117[Figure 17]
DELLA SCALA
DELLE
SCIENZE,
ET
AR TI,
DIVISA
IN QVATTRO SETTIONI,
DALL
'ECCELLENTE MEDICO
& Filoſofo, Meſſer GREGORIO
MORELLI
.
SETTION
TERZA.
NELL
A QVALE SITR ATTA
del
Iappo, ouero de gli Iſtrumenti
iſperimentatali
, cioè.
ESSEMPIO, ET INDVTTIONE.
INTERLOCVTORI.
18[Figure 18]
TOMITANO, MARCANDONE,
ET
IL MORELLO.
CHE BVONA FORTVNA
ui
ha condotto qua in queſti cal­
di
Marcandone Gentile?
MAR.
Io
ſon uenuto da uoi in quel me­
deſimo
modo, che uiene il ferro alla calamita.
1TOM. Harei io mai per auentura forza oc­
culta
di tirar gli huomini?
MAR. Non
lhauete
ſolamente occulta, come hanno la ca
lamita
, il legno ſanto, il Reobarbaro, & al
tri
ſimili: ma l'hauete paleſe, che tutti la ue,
dono
, & ſentono; onde io ſon stato tirato ſi
da
una certa proprietà uoſtra occulta, & pa­
leſe
, come ancor da una certa buona ſorte, &
corteſia
, & amoreuolezza del noſtro Morel­
lo
.
TOM. A mouere, & tirare un'huo­
mo
di grauità, non baſtano le forze d'uno, ma
biſogna
, che ui ſieno quelle di piu, & di gra
tia
, laſciate le burle, chi ui ha condotto qui?
MAR. Dirouui. Hieri, eſſendo in pratti­
ca
con l'Eccellentißimo Aluigi Bellacati, mi
ſcoperſe
il Morello, come ui riduceuate inſie­
me
, & diſcorreuate ſopra alcune bellißime ma
terie
, & io ſentendo coſi, come quegli, che ha
ſempre
deſiderato di udirui, & dal uoſtro par
lar
preſo non meno utilità, che dilettatione,
per
l'eloquenza, & bellißime inuentioni, ar­
ricchite
di dottißime ſentenze, & modi di di
re
, mi deliberai di uenirmene con lui.
TOM.
di
queſto buono animo ui ringratio, & ne pi­
glio
conſolatione, benche io ſappia, che in me
non
ſieno à gran parte di tante uirtù, come ui
aſtringe
l'affettione, che mi portate, à darmi,
perche
in un certo modo queſta buona impreſ-
1ſione, che hauete di me, e per portarui utili­
udendomi, & alle uolte è per arrecar an­
cora
à me honore; & il Morello ringratio
de
i buoni offici, che fa uerſo di me.
MOR.
buoni
offici feci io ſempre per tutti, ma in que
sto
caſo, ſe io ho fatto buono officio, non ſi de
ue
attribuire à me, ma piu toſto alla buona
stella
uoſtra, & del Marcandone, perche io
dimandato
da lui, ſe ſarei dopo deſinare con
l
'eccellentißimo Bellacati in prattica, gli diſ­
ſi
, che non poteua; percioche per due, ò tre
giorni
haueua da eſſere ancor con uoi, & egli
mi
dimandò à che fare; & io gli dißi il tut­
to
.
TOM. in dirli il tutto, ſon ſicuro, che
gli
metteſte un poco del uoſtro, & Dio uoglia
che
non faccia pentire il Marcandone di eſſer
uenuto
.
Ditemi innanzi che ueniamo al no­
stro
propoſito, che fa l'sccell.
Signor Aluigi
Bellacati
?
egli deue eſſer continuamente ſul ui
ſitare
infermi.
MOR. Ò che uiſita ò che è
uiſitato
, ui prometto, che non gli dan luogo le
tante
occupationi di attendere à ſe steſſo.
&
à
pena ha tempo di mangiare (come ſi ſuol
dire
) ma pare, che Iddio gli accreſca di con­
tinuo
le forze, il ſapere, & l'animo, perche
ſe
altrimenti fuſſe, ſarebbe impoßibile, che
poteſſe
durare à tante fatiche.
MAR. La
ſua
buona natura, & il gouerno, che ha nel
reſto
del. uiuere, & Iddio principalmente,
1che à beneficio di tutto l mondo lo conſerua,
fanno
che ſi mantiene.
TOM. Per il uero è

uno
de i gran prattici, che habbia mai hauu­
ta
queſta noſtra età, & uince ogni altro di
queſta
profeßione, di humanità, & diligen­
za
; parti, che tanto conuengono ad un Me­
dico
, quanto la eſperienza iſteſſa, & ragio­
ne
inſieme, però tutti ſono tenuti à deſiderar
li
lunga uita, & felicità, & uoi in ſpecia­
le
ſiate tenuti à lodare Iddio, che ui ha
fatto
gratia à pratticar con ſua Eccellenza al
la
quale douete fare ogni ſorte di honori.
MOR. Dobbiamo certo, & io per me, non
è
coſa, che per lui non faceßi.
TOM. Hor
laſciamo
l'eccellentißimo Bellacati, che Iddio
lo
conſerui lungamente; & ueniamo al noſtro
propoſito
, hauendo dirizzata la Scala delle
scienze
, & arti, con i ſuoi gradi ordinata­
mente
diſpoſti, alla quale non manca ſe non il
Tappo
; però hoggi intorno al Tappo parlare­
mo
, accio poi à noſtro bell'agio la poßiamo
adopcrare
; & mi rincreſce, che ancor uoi
non
ſiate stato preſente alla fabrica. MAR.
Me
ne duol certo; ma però ringratio i Cieli,
che
mi habbino fatto degno almen di queſto
fine
, & per dire il uero del principio, & me­
zo
ancora, perche il Morello mi ha racconta­
to
ogni coſa ſuccintamente, onde giudico que-
1sta uoſtra Scala de i belli iſtrumenti, che ſi
poſſa
penſare; però merita che ſia adempiuta.

T
OM. Hor alle mani. Il Tappo è adunque
quell
iſtrumento, che chiamano gli Autori
eſperimento
; ilquale, poi che ſarà formato
da
noi, il Marcandone la applicherà alla Sca
la
.
MAR. Non fate diſſegno ſopra di me,
perche
ſolo ſon uenuto per aſcoltarui.
TOM.
Non
biſogna, che il parlare, ò il tacere ſia
piu
d'uno, che dell'altro; à tutti conuien fa­
re
la ſua parte.
MAR. La parte mia ſarà
il
tacere.
tuttauia per fare ſecondo le uoſtre
uoglie
, io mi traponerò nel modo, che ſaperò.
TOM. ben io, che non ſete per manca­
re
.
Diceuamo di ſopra, che tutti gli iſtru­
menti
pigliano la lor forma dalle coſe, di che
ſono
iſtrumenti, però tante ſono le ſpecie de gli

iſtrumenti
, quante ſono uarie le coſe, che di
quelli
ſi ſeruono; alcune coſe ſono di tal na­
tura
, che di quelli ſi può hauere perfetta co­
gnitione
; & però naſce una ſorte d'iſtrumen­

to
perfetto, che è la demoſtratione, & tutti
gli
altri metodi, i quali concorrono à dimo­
strare
tal cognitione; ſono altre coſe, lequa­
li
non poſſono eſſer conoſciute coſi perfettamen
te
, è però non ſi poſſono ſeruire de gli iſtru­
menti
metodici, maßime della dimoſtratione,
però
ne biſogna hauere un'altro iſtrumento,
1che ne baſti a darne quella tanta cognitione,
che
ſi poſſa hauere di quella coſa, che è l'ha­
uerne
una certa peritia, & queſto iſtrumento

è
leſperimentale; ilquale è nella medeſima
forma
, che ſono i metodi, ſe non che è di for­
ma
piu imperfetta. MOR. Quale è la ſua
diffinitione
?
TOM. L'Eſperimento è uno iſtru

mento
, di cui ci ſeruiamo per uenire in cogni­
tione
d'una coſa incognita totalmente, col me
zo
d'una cognita, cioè d una, della quale ne
habbiamo
ſolamente peritia, & cognitione
imperfetta
, da che poi ne ſegua cognitione me
deſimamente
imperfetta della coſa, che era in
cognita
.
MOR. Talmente, che queſto iſtru

mento
è differente da' metodi, perche quelli
ne
danno una uera ſcienza, & queſto ſola­
mente
una peritia.
MAR. Il bello ſarà ue­
der
'il modo di far queſto iſtrumento, & l'uſo
inſieme
.
TOM. Ariſtotele nel ſecondo della

Poſteriora
, intorno al fine ne inſegna à fabri­
carlo
; oue dice, che quando uogliamo hauer
peritia
di qualche coſa, è neceſſario, che la
rappreſentiamo
a ſenſi, di cui ſia eſſa proprio
oggetto
; come à dire, che i colori, & figure,
& finalmente tutte le coſe ſplendide le rappre­
ſentiamo
à gli occhi, à gli orecchi le uoci, al
l
'odorato gli odori, al guſto i ſapori, & al
tatto
le coſe tangibili, come ogni ſorte di coſa
1che ha corpo; perche poi che i ſenſi ſentono,
queſti
propij oggetti, di ſubito, ſe non ſono im
pediti
, riferiſcono la imagine d'eßi oggetti al
ſenſo
commune, oue ſe ne fa una ſenſatione,
dopoi
riſentito di nouo l'oggetto, lo riporta al
ſenſo
commune; oue parimente ſe ne fa un'al­
tra
ſenſatione; & per le molte ſenſationi da­
poi
ne naſce una memoria, col mezo della qual
memoria
poi rappreſentandoſi a ſenſi un'altra
coſa
ſimile à quella, di che ne è fatta la me­
moria
, la conoſciamo, & nel medeſimo modo
noi
conoſciamo dell'altre coſe, che pur ſono
ſimili
alle già dette prime; dal che ne naſcono

molte
memorie, dalle quali poi l'intelletto ne
caua
l'uniuerſale, che è perfetta materia del­
li
metodici inſtrumenti d'eſſo intelletto.
MAR.
Quel
primo atto adunque della ſenſitiua, è
commune
à noi, & à gli animali bruti.
TOM. è uero, & non ſolo il primo, ma an
cora
il ſecondo è communicato à molti anima­
li
irrationali, ma però non à tutti.
MOR.

Per
il primo atto intendete la prima ſenſatio­
ne
.
TOM. Et per la ſeconda, & per la me
moria
ancora.
La ſeconda chiamo poi quella
operatione
, che ſi fa dalla memoria, non à
quella
coſa, di che ſi ha memoria.
ma ad
un
'altra ſimile in ſpecie, però differente dinu­
mero
, & altri accidenti, da che ne naſce poi
1l'attione dell'intelletto; percioche (come ho
già
detto) dalle molte memorie l'intelletto ne
fa
l'uniuerſale principio della ſua uera opcra­
tione
.
MAR. Se la prima ſenſatione è com­
mune
à noi, & à gli animali bruti, non è du
bio
, che non ſia ſolamente attione dell'anima
ſenſitiua
.
MOR. è ueramente. MAR.
Tuttauia
io non , eſſendo il diſcorſo ſopra
dell
'intelletto ſolamente, come potrà eſſere, che
la
ſenſitiua adopri queſto iſtrumento, ilquale
andando
da una coſa conoſciuta ad una incogni
ta
, uiene ad eſſere diſcorſo, benche ſolamente
ne
dia peritia, & non uera cognitione.
MOR. Auertite Marcandone) dirò in cio
il
parer mio, non ch'io uoglia determinar que
sta
queſtione, anzi la laſcio all'Eccellentißi­
mo
Tomitano) che quello atto della ſenſitiua,
è
diſcorſo ſimile à quel dell'intelletto, & non
è
quel dell'intelletto.
& accioche mi faccia
meglio
intendere, douete ſapere, che ui ſono
tre
ſorti di diſcorſi; l'uno, che è fatto da gli

animali
bruti; l'altro dalla ſenſitiua cogitati­
ua
dell'huomo; & il terzo è dell'intelletto.
TOM. Il Morello, ſi come dal principio del
parlar
della noſtra Scala, egli diſſe, ch'io uo
leua
hauer nel parlar mio per guida Ariſtote
le
, & Galeno.
hora per non far torto al ſuo
Auerroe
, qual stima piu d'ogni altro, &
1meritamente certo, egli lo uuol ſeguire nella
materia
de gli iſtrumenti iſperimentali, MAR.
et
che l'affettione, ch'egli porta ad Auerroe
non
l'inganni.
TOM. ò il Morello non è coſi
facile
da laſciarſi traſportare dalle paßioni.
MOR. Vi accordate ambidui à burlarmi.
Horsù in pace, finirò quello, ch'io uoleua di
re
; dapoi mi fia luogo al riſentirmi.
Dico
dunque
, che ui ſono tre ſorti di diſcorſi, ſecon­
do
l'opinion d' Auerroe (da che uolete ch'io lo

dica
) l'uno de gli animali bruti, ilquale è piu
imperfetto
che ui ſia, & non è niuno che lo
poſſa
negare; percioche noi uediamo la peco­
ra
ritrar dal lupo una certa effigie à lei ſpa­
uenteuole
, per laquale ogni uolta, che ſente
annonciare
il lupo, ſpauentaſi, e fugge; ec­
co
che da una coſa nota diuiene in cognitione
d
'una ignota, che è diſcorrere; però ſe mi fuſſe
dimandato
che diſcorſo ſia queſto, io direi principio­
ma
, che fuſſe un certo inſtinto naturale, che
han
tutte le coſe di conoſcere il ſuo contrario,
& di fuggirlo; & che queſto tal diſcorſo è an­
cora
in un certo modo nelle piante, & ne gli
altri
miſti, & inſino ne i corpi ſemplici, & fi­
nalmente
nella materia prima, laquale diceua
Ariſtotele
, che deſidera la forma, come fa la
femina
il maſchio; & che fugge la priuatio­
ne
. queſto deſiderare & fuggire, pare che ſup-
1ponga in un certo modo non ſo che di lume del
la
coſa che è deſiderata.
& direi, che oltra
che
è iſtinto naturale, che haueſſero ancor al
tre
qualità, però che l'animale quel che fug­
ge
, lo conoſce di tal figura, & in ſe ne pren
de
il ritratto; coſa che non fanno le piante.on
de
uoglio dire, che pigliando il diſcorſo in
quella
latitudine, che può eſſer preſo, che non
ſolamente
è ne gli animali, ma nelle piante,
& altri; dico bene che ſe pigliaremo il diſcor
ſo
in queſto ſenſo, in quanto che manifeſtamen
te
ſiano le parti di eſſo conoſciute, cioè, che
colui
, che fa il diſcorſo conoſca prima la coſa,
per
il cui mezo dapoi conoſca l'altra; dico,
che
ſi eſtenderà il diſcorſo ſolamente nell'huo­
ſmo
, & in alcuni animali; & queſto diſcorſo
arà
tripartito, come ho gia detto, cioè im­
perfetto
, manco perfetto, & perfetto.
Lim­

perfetto
ſarà quello de gli animali bruti, come
della
pecora, dal cane, & altri ſimili: i qua
li
, quantunque dalla coſa materiale ne faccia
no
in un certo modo una imagine immateriale,
per
mezo della quale, conoſcano poi le coſe,
che
gli rappreſenta eſſa imagine; nondimeno
perche
non la conoſcano intieramente, ma ſo­
lo
in quanto che ella è buona ò cattiua à ſe me
deſimi
, & che è di tal figura, dico, che co­
noſcono
imperfettißimamente.
MAR. Fin
1quì il Morello non ſi è ſcoſtato punto dal ſuo
Auerroe
.
TOM. Sarebbe meglio, che ſi
diſcoſtaſſe
, hauendo giurato (come ſi ſuol dire)
nelle
parole del maeſtro ſuo.
MOR. Non
diſcoſtandomi
da lui, non poſſo ſe non ſeguire
la
uerità.
Hor il diſcorſo che fa la ſenſitiua
dell
'huomo, è manco imperfetto; percioche non
ſolo
eſſa conoſcei particolari inquanto che ſo­
no
buoni ò cattiui all'huomo, & in quanto ſo
no
di tal figura, & riceue la loro effigie in­
trinſecamente
, ma inquanto ſono tali, & in­
ſieme
conoſcono tutte le differenze indiuidua­
li
, che ſono tra l'uno, & l'altro, coſa che
non
fanno li bruti, & perche queſta uirtù ſen
ſitiua
è come diceua Ariſtotele nel ſecondo
dell
' Anima, diuiſa dal ſenſo, & intelletto; in
di
auiene ancora, che la ſua attione è pari­
mente
diuiſa da quella dell'intelletto, & ſenſo
ancora
, per ſe steſſa è uniforme in tutti
gli
animali; come ben diſſe Themiſtio eſponen
do
il decimoquinto teſto nel ſecondo dell'ani­
ma
, oue dice Ariſtotele, che non in tutti gli
animali
è l'imaginatione, diſſe, che Ariſtote
le
intendeua ſolamente della imaginatione per
fetta
& terminata; & nel medeſmo luoco
Auerroe
eſſendo della medeſima opinione di­
ce
, che le Api, & Formiche, hanno la imagi
natiua
, onde di parere d' Ariſtotele uoſtro, &
1ancor d'Auerroe, & Temiſtio, è manifeſta
queſta
diuiſione del diſcorrere.
& percio uoi
potete
uedere in che modo potiamo dire, &
che
gli animali irrationali diſcorrino, & pa­
rimente
la ſenſitiua nell'huomo, & l'intellet­
to
ancora.
TOM. Acciò ſia leuata ognioc
caſione
à uoi Marcandone di uenire à diſpute,
io
, in confermatione di quello, che ha detto
il
Morello, uoglio che pigliate queſta materia
piu
per l'ordine.
Biſogna che ſappiate, che
ogni
ſorte di conoſcere, & diſcorrere naſce
dall
'anima; et però conuien ſapere che coſa ſia
eſſa
anima, & le ſue parti, & uirtù; però
in
uia de' Filoſofi, l'anima (come ſapete) è
diffinita
da Ariſtotele in due modi, cioè che

e
il primo atto del corpo naturale organiza­
to
, & ricco, & in un'altro luoco dice, che
l
'anima è un principio di uiuere, & cauſa del
corpo
.
Non starò à dichiararui eſſe diffini­
tioni
, perche ciaſcun di uoi già per auanti le
ſanno
.
Tre ſono le ſpecie dell'anima, perche

alle
uolte uediamo, che l'anima l'eſſere ma
teriale
ſolamente, dal quale quello è anima­
to
, e ſolamente quello che è, & altro non fa
per
ſimilitudine, che riceua in ſe steſſo, per­
che
eſſo non conoſce; & queſti tali uiuenti ſo­
no
le piante, lequali ſono informate dall'ani­
ma
uegetatiua.
Alcuni altri uiuenti non ſo-
1lo ſono come le piante animati, ma in ſe steßi
riceuono
ſimilitudine dell'altre coſe; partico­
larmente
però.
& queſti ſono gli animali bru
ti
, i quali per li ſenſi mediante l'anima ſenſi­
tiua
riceuono delli particolari ſimilitudine.
La terza ſpecie dell'anima è quella, che fa,
che
colui, che è di eſſa informato, riceua in
ſe
steſſo le coſe uniuerſalmente; & queſta è
l
'anima intellettiua, che è la forma dell'huo­
mo
.
MAR. Adunque ui ſono tre ſorti d'ani
ma
, lequali (come ſi può intendere dalle uo­
strc
parole) ſi poſſono ſeparare l'una dall'al­
tra
; perche la uegetatiua è nelle piante ſenza
le
altre; la ſenſitiua parimente ne gli anima­
li
bruti, ſenza l'intellettiua; & la intelletti­
ua
finalmente nell'huomo.
MOR. La ſenſi
tiua
, & uegetatiua poſſono ſtare ſenza la intel
lettiua
; la intellettiua però non può stare ſen
za
le altre; & però nell'huomo ſi ritrouano
queſte
tre ſorti d'anime; tuttauia non debbia­
mo
dire, che habbia tre forme; percioche le
prime
due ſono come preparationi alla intellet
tiua
.
TOM. Voi dite il uero Morello, ma
laſciate
ch'io dica quel ch'io ho da dire, &
dapoi
ſe hauerete qualche coſa ancor uoi dire­
te
, che ui fia conceſſo.
MOR. Dicete, che
piu
non u'interromperò.
TOM. eſſendo,
come
ho già detto, tre ſorti d'anima, ſegue
1che ſieno parimente tre ſpecie d'animali; ma

perche
l'anima ſenſitiua ſi diuide in due parti,
in
alcuni ſpirituali ſi uede, che ſolo gli da il
ſenſo
, in alcuni il ſenſo col moto da luoco à luo
co
; inſieme diremo, che ui ſono quattro gra­

di
di uiuenti, il uegetatiuo, il ſenſitiuo, il
motiuo
, & il quarto l'intellettiuo, a' quali
aggiungeremo
il quinto, perche ſegue ſempre
l
'appetito il ſenſitiuo, & il motiuo.
Et però
le
principali potenze dell anima ſono cinque,

cioè
potenza uegetatiua, ſenſitiua, motiua,
appetitiua
& intellettiua, quale à douer tro­
uare
aſſolutamente queſta natura, biſognareb­
be
conſiderar tutte queſte potenze, & gli
obietti
à loro, ma non è proprio luoco; però
dirò
ſolo quel tanto, che ne fa biſogno ad in­
tendere
quel che fa à propoſito noſtro.
L'ani

ma
uegetale laquale ſi ritroua in qualunque
ſorte
d'animale, ha tre potenze, & tre attio
ni
, cioè di nutrire, augumentare, & gene­
rare
.
La ſenſitiua, della quale maßimamen

te
parlar dobbiamo, ne ha due, una interna,
& l'altra eſterna.
La potenza eſteriore ſi

diuide
ne i cinque ſenſi, i quali toſto che gli
ſiano
rappreſentati i ſuoi proprij oggetti, ſu­
bito
gli ſentono, ſe non ſono da qualche cagio
ne
impediti; mentre però che tali oggetti ſono
preſenti
, & eßi non conoſcono le differenze de
1gli oggetti, perche biſognarebbe, che uerbi­
gratia
, ſe il uiſo doueſſe conoſcere la differen­
za
, che è tra il bianco, & il dolce, che cono
ſceſſe
ambidui; ilche è impoßibile, perche il

dolce
non è ſuo oggetto, ma la potenza inte­
riore
, laquale è diuiſa in quattro potenze, co
me
uederemo, conoſce gli oggetti preſenti, &
le
loro differenze indiuiduali, però la prima
è
una ſola potenza, laquale in ſe raccoglie
tutte
le imagini di tutti gli oggetti de' cinque
ſenſi
, & gli conoſce inſieme con le loro diffe­
renze
; & queſto è il ſenſo commune, oltra
queſto
ſenſo commune è neceſſario porre un'al

tra
uertù & è quella, che Auerroe chiamò
imaginatiua
, & li Grcci Fantaſia.
MAR.
Perche
e neceſſario à porla?
TOM. Perche
à
gli animali perfetti conuiene non ſolamente
apprendere
le coſe preſenti, ma ancora eſſen
do
aſſenti; altrimenti non ſi mouerebbono mai
à
cercare coſa ueruna aſſente; al che fare non
ſolo
è neceſſario, che l'animale riceua le ſpecie
delle
coſe ſenſibili, ma che le conſerui.
onde
è
neceſſario porre due uertù, una, che pigli,
& l'altra conſerui eſſe ſpecie.
il ſenſo commu

ne
è quello, che riceue le ſpecie ſenſate.
quel
la
che li conſerua poi è la Fantaſia, ouero

imaginatiua
; laqual uertù nell'huomo compo­
ne
una coſa con l'altra, come l'oro con un mon-
1te, & dimoſtra quaſi un monte d'oro, laqual
compoſitione
non coſi appare ne gli altri ani­
mali
.
Oltra queſte potenze della ſenſitiua, fa
di
meſtieri, che poniamo delle altre, cioè la
eſtimatiua
ne gli bruti, & la cogitatiua ne gli

huomini
, accioche cerchino alcune coſe, &
fugghino
altre, non per allettare, ouero non
nuocere
al ſenſo, ma per altri commodi tali,

ouero
incommodi.
MOR. Et che differen­
za
fate uoi tra la eſtimatiua, & la cogitati­
ua
.
TOM. La eſtimatiua apprende le inten
tioni
non ſenſate, per un certo inſtinto natura
le
, & in queſta guiſa gli animali bruti appren
dono
, ma l'huomo conoſce l'intentioni di que­
ſta
ſorte per la cogitatiua, come per una cer­
ta
collatione, perche partecipa in un certo mo
do
del lume dell'iutelletto, & oltra queſte po­
tenze
, è neceſſario porre un'altra, cioè la me

moratiua
, perche ſi come alla conſeruatione
delle
ſpecie ſenſate, è neceſſario porre la Fan
taſia
, coſi parimente è neceſſario porre un'al
tra
uertù, che conſerui l'intentioni non ſen­
ſate
.
& che queſto ſia il uero, lo uediamo
eſpreßißimamente
, perche noi uediamo, che'l
principio
del raccordarſi è in eßi animali, per
qualche
intentione di queſta ſorte, cioè dalla
rappreſentatione
, che ſe li fa d'una coſa noci­
ua
, ouero diletteuole, che ſi ſia ſtata per inan-
1zi. Non uediamo noi il cane, quando riuede
uno
, che gli habbia dato, ouero minacciato,
fuggirſene
, & oltra il uedere imaginarſi, per
laquale
imaginatione fugge quello come ſuo ni
mico
?
Per tanto e neceſſario, che diciamo ne
gli
animali bruti eſſere la memoria, laquale
però
è piu imperfetta di quella dell'huomo;
perche
ancor la ſua cogitatiua è men perfet­
ta
.
Queſte ſono adunque le potenze dell'ani­
ma
ſenſitiua, lequali concorrono à far quel
diſcorſo
, che diceuamo dare all'huomo non

ſcientia
, ma peritia.
Le altre potenze dell'
nima
trapaſſo; però dico, che i ſenſi ſentono
i
ſuoi oggetti preſenti.
Il ſenſo commune ap­
prende
tutte le ſenſationi, con le loro differen
ze
.
Le ſenſationi poi ſono ſeruate dalla Fan­
taſia
, ouero imaginatiua.
Et perche oltra
che
biſogna, che apprenda le ſenſationi dalli
ſenſi
eſteriori, fa ancor di meſtieri, che ap­
prenda
l'amicitia, & l'odio, & altre inten­
tioni
, che non ſi ſanno per mezo de' ſenſi.
Biſogna porre la terza potenza, cioè l'eſtima
tiua
ne i bruti, & cogitatiua nellhuomo.
Douendoſi poi ſeruar tali intentioni, è stato
neceſſario
porre la memoria.
Onde è manife­
sto
in che modo ſi faccia il diſcorſo nella ſenſi­
tiua
, perche da una ſenſatione fatta nella Fan
taſia
, ſi può uenire in cognitione d'un partico-
1lare; & da quello ad un'altro, inſin tanto,
che
ſi fa l'habito uniuerſal, come appreſſo gli
medici
, i quali hanno oſſeruato in uno pri­
ma
, & poi in dui, che l'agarico purga la
pituita
, & poi che ne laſcino fare molte oſſer
uationi
, & memorie, ne fanno un uniuerſa­
le
, che è, l'agarico purga la pituita, & da che
ſiamo
uenuti à parlar de i medici ſaper dobia
mo
, che gli compoſiti ſi contentano di hauer
ſolamente
le ſenſationi: & le memorie, ſen­
za
piu oltra diſcorrere.
MAR. Come fan
no
nel trar del ſangue, hanno oſſeruato in uno
ouero
in dui, che la febre ardente è ſcacciata
dalla
ſetion della uena inſin alla ſincope, & pe
ſenza conſiderar il tempo, l'età, del Ama­
lato
, le forze, & tutte l'altre conditioni, che
un
medico rationale conſidera, tagliar anno la
uena
ſenza diſtintione nella febre ardente.
TOM. ma il medico rationale, piu oltra paſſan
do
con l'intelletto, inanzi che uenga à tagliar
la
uena uorrà uedere, ſe ſi confrontano le eſpe
rienze
con la ragione & ſe uedrà che le coſe
preſenti
non corriſpondano alle paſſate, eſſo
mondificarà
tal ſettione, tal che farà eſqui­
lio
, & hauerà ſperimentato, & quello che
gli
dettarà il diſcorſo del intelletto ne calzarà
tutti
con una medeſima corona (come ſi ſuol
dire
) ma ſecondo tale indicationi diſſe, ſe gli
1offerirà, egli ſi gouernarà. MOR. Eper­
che
forſe alcuni riprendono l'Eccellente Mar­
candone
Antonio Montagnana, perche muta
no
ſpeſſo i medicamenti, in luoco di lodarlo io
per
me non conobbi mai huomo, che cauaſſe
meglio
le indicationi di lui, & che meglio gli
ſodisfaceſſe
.
TOM. douete eſſere affettio­
nato
.
MOR. Son affettionato alla uerità.
TOM. burlo io, uenimo al noſtro propoſito. Et

l
'iſtrumento, che ſerue à queſto diſcorſo pro­
priamente
è l'eſſempio, ilquale ua da particola
ri
à particolari.
MAR. Cioè dalla cognitione
particolare
alla cognitione particolare.
MOR.
Non
potiamo dire, che ſi ſerua ancor queſta
ſenſitiua
della induttione, perche ella da
particolari
?
TOM. In queſto biſogna auer­

tire
, che la induttione è iſtrumento parte del
la
ſenſitiua, parte della intellettiua.
Della
ſenſitiua
, inquanto che le ſue premeſſe ſono
particolari
, ma inquanto poi che la concluſio
ne
è uniuerſale, è dell'intelletto.
et qui ſi de
ue
notare, che la induttione è un'iſtrumento,
che
ſerue à fare il paſſo, dalla cognition ſen­
ſitiua
alla intellettiua, che ſarà nella Scala del
Tappo
à gli gradi: & queſte ſono quelle po­
che
parole, che io era per dirui intorno al mo
do
, che ſi tiene nell'acquiſtare la peritia, &
intorno
al traffico, che ſi fa dalla peritia alla
1cognitione dell'intelletto, ilquale, ſi come la
ſenſitiua
conoſce ſolamente i particolari, co­
ſi
eſſa conoſce ſolamente gli uniuerſali.
Vi
ho
ancor uoluto moſtrar gli iſtrumenti di eſſa
ſenſitiua
breuemente, perche di ſopra ne i me­
todi
ne parlaßimo à pieno.
Se hora ui pare
Morello
di riſentirui, ouero di dir qualche co­
ſa
, & ſimilmente uoi Marcandone, dite, che
ſarò
pronto ad aſcoltarui.
MAR Io reſto
ſodisfattißimo
, ſaprei che coſa poteßi deſi
derar
di meglio.
MOR. Il mio riſentire ſa
chiamarmi uinto, & à uoi obligatißimo;
ilquale
hoggi, che non ſperaua, mi hauete
fatto
il piu bel diſcorſo, che ſi poteſſe fare in­
torno
à gli iſtrumenti ſperimentali, ò tappo
della
Scala come uogliam dire.
TOM. Se io
ho
detto coſa, che ui ſia grata, mi piace, &
uoi
non ne douete hauere obligo à me, ma à
uoi
, che me n'hauete data cagione.
et di que
sto
ne faccio giudice il Marcandone.
MAR.
Le
coſe, che ogni un uede, non hanno biſogno
di
eſſer giudicate.
TOM. Se non uolete giudi­
care
, pigliateui il tappo, & ſenza piu parole,
prima
andateuene in fiera, dopoi ritornati à ca
ſa
, ponetelo alla Scala, & Iddio ui accompa
gni
, che io me ne uoglio andare in un mio ne­
gotio
.
MOR. Dimani ſi dirà de i paßi.
TOM. Se uoi uerrete, tanto ſi farà.
Lodi del
Bellacati
.
Tappo che
coſa
ſia.
Specie de
gl'iſtrumen
ti
.
Iſtrumento
pſetto
qual
ſia
.
Iſtrumento
eſperimen

tale
.
Diffinitio­
ne
dell'
ſperimento
.
Differenza
tra
l'eſperi­
mento
, &
i
merodi.
Iſtruméto
eſperimen

tale
come
ſi
fabrichi,
& come ſi
metta
im uſo
Come l'in
telletto
ſi
ſerua
del­
l
'uniuerſa­
le
.
Prima ſen­
ſatione
.
Seconda.
Diſcorſi di
quante
ſor
ti
.
Animali
bruti
, co­
me
diſcor­
rano
.
Diſcorſo i
perfetto
.
Diffinitio­
ne
dell'ani
ma
.
Specie del­
l
'anima.
Specie d'
nimali
.
Gradidi ui
uenti
.
Potenze d̨l
l
'anima.
Potenze, &
attioni
del
l
'anima ue
getale
.
Potenze d̨l
la
ſenſitiua
Potenza
ſteriore
.
Potenza in
teriore
,
virtù ima­
ginatiua
.
Attione d̨l
ſenſo
com
mune
.
Attioni d̨l­
la
Fantaſia.
Potenza
ſtimatiua
,
ouero
co­
gitatiua
.
Differenza
tra
l'eſtima
tiua
, & co­
gitatiua
.
Potenza me
moratiua
.
Epilogatio
ne
delle co
ſe
ſudette.
Iſtrumento,
che
ſerue
al
diſcorſo
della
ſenſi­
tiua
.
Vſo della im
duttione
.
IL FINE DELLA TERZA SETTIONE.
119[Figure 19]
DELLA SCALA
DELLE
SCIENZE,
ET
ARTI,
DIVISA
IN QVATTRO SETTIONI,
DALL
'ECCELLENTE MEDICO
& Filoſofo, Meſſer GREGORIO
MORELLI
.
SETTION
QVARTA.
DEIP
ASSI, CHE SI DEVONO
FARE PER LA SCALA.
INTERLOCVTORI
.
20[Figure 20]
TOMITANO, MARCANDONE
ET
IL MORELLO.
STARA PVRE A VE-
dere
da qual parte ſpontaua­
te
, mi hauete fatto fare mil­
le
penſieri, con queſta uoſtra
tardità
, penſaua, ouero; che
ui
contentaſte di hauer la Scala ſolamente, &
che
non ui curaſte altrimenti di ſaper che paßi
1faceſſero le ſcienze per quella. Dall'altra par
te
mi ſoccorreua, che uoi eſſendo gioueni, &
d
'ingegno, doueſte non ſolo contentarui di ha­
uer
la Scala, ma che doueſte far stima anco
de
i paßi; perche mi hauete accennato di uo­
ler
far proua di incaminarli qualche honora­
ta
materia; staua à penſar che ui poteſſe ha­
uere
intratenuti, & era per uſcirmene, ſe
adeſſo
adeſſo non giungeuate.
MOR. La
cauſa
, che mi ha fatto tardare è stata, che
eſſendo
io stato à uiſitare l'Eccellente Nicolò
Corte
, alquale io appartatamente debbo per
piu
riſpetti, ſi per la bontà, & uirtù ſue, come
ancor
per alcuni particolari oblighi, con alcu
ni
ſuoi prudentißimi, & piaceuoli diſcorſi ſia­
mo
stati trattenuti da lui, che non ci ſiamo rac
cordati
piu di quello, che ſi conueniua per ri­
ſpetto
uoſtro.
MAR. Me ne raccordaua be­
ne
io, ma tra la dolcezza, ch'io ſentiua dal
parlar
del Corte, & la benignità del Tomita­
uo
, mi laſciaua tutt'ora traſportare.
TOM.
Sta
bene, non importaua ſe ben haueſte tra­
sferito
il ragionar de' paßi ſino à dimane, pur
che
fußi auiſato, che non haueſte da uenire.
MOR. Da che ſiamo qua giunti, poniamoli
fine
, in ogni modo haueremo tanto di tempo,
che
ne baſterà.
TOM. Si forſe à uoi, che
non
hauete altro che fare, ma io che ſon aſpei-
1tato, non ſo come potrò iſpedirmene, & non
mancare
à quelli, che m'aſpettano.
MAR.
Diuideremo
le prattiche, talche uerrete à ſodi­
sfare
à tutti.
MOR. Non dice coſi egli.
TOM. Anzi mi ſarà fauore, purche gli ama
lati
ſi contentino.
MAR. Burlaua; io ſo ben
che
queſto non ſi può fare, ma certo non ui
mancherà
tempo, ſe ben haueſte da fare le ui
ſite
dell'Eccellente Bellacati.
TOM. A ſua po

sta
, ui uoglio compiacere; ſedete.
Li paßi,
che
fanno, & colui, che inſegna le ſcienze,
& le arti ancor ſono quegli iſtrumenti, che
chiamano
gli autori modi d'inſegnare, con i
quali
diuerſamente ſono inſegnate, & dichia­
rate
eſſe ſcienze ò arti.
onde dalla diuerſita de
gli
iſtrumenti, che adoperiamo da dare ad in­
tendere
& inſegnare ò deſcriuere, ne naſce la

diuerſità
de i modi, & per conſequenza de i
paßi
.
tal diuerſità può naſcere da i diuerſi ri­
ſpetti
, che ha colui, che inſegna in colui, che
è
inſegnato, ouero nella coſa inſegnata, ouero
nel
tempo in che s'inſegna, ouero da tutti inſic
me
.
MAR. Da queſti fonti dunque ſpecialmen
te
ne naſce la diuerſità de i modi, & l'inſegna

re
.
TOM. Meſſerſi, per riſpetto di colui, che
inſegna
ne riſultara due modi, ouero che inſe
gnarà
con uiua uoce, che è inſegnar attualmen
te
, ouero che inſegnarà col ſcriuere.
MAR.
1Et ſe aggiungeſte il terzo modo, cioè che inſe
gnerà
non con uoce, non con ſcrittura, ma con
atti
, come fece Zenone?
TOM. Non ſarà
male
ad aggiungerlo, però per il piu colui, che

inſegna
adopra queſti due modi locutione, &
ſcrittura
.
Hor ſe il modo dell'inſegnare riguar
derà
colui, che è inſegnato, uarierà parimen
te
in due modi, ouero che ſarà facile, ouero
difficile
, cioè che quel modo di colui, che in­
ſegna
ſarà chiamato facile, & difficile in ri­
ſpetto
di colui, che è inſegnato, ſecondo che fa
cilmente
, ò difficilmente apprenderà la coſa in
ſegnata
, & dicea Platone ſe nel inſegnar gli
giouani
debiamo uſar il modo facile & il diffi
cile
e le prouette.
Ma ſe guardiamo il tempo
in
che s'inſegna, ne può riuſcire un modo pro

liſſo
modo chiamato per di eſſodo da Galeno
& diſſe che hauea loco nel ordine compoſitiuo
& un modo breue.
Se riguardiamo anco la
coſa
ſenza hauer riſpetto à colui, che inſegna,
& l'inſegnato, ouero il tempo, ne fa reſulta­
re
modi diuerſi di dire.
come, ſe la coſa in ſe
steſſa
ſarà graue, biſognerà ancor dirla con
un
modo graue; ſe ſarà mediocre, biſognera
ancor
che ſia paleſata con un modo di dire me
diocre
; ſe ancor ſarà baſſa, biſognerà accom­
pagnarla
con un modo di dir baſſo; ſe eſſa ſa­
recondita, biſognerà di uſare un modo di
1eſprimerla recondito. Et queſto è quello, che
Ariſtotele
ſcriuendo ad Aleſſandro, che con
una
ſua lettera ſi era lamentato, che l'hauc­
ua
ripreſo, perche diuulgato haueſſe i libri
della
Fiſica, uolſe dire, quando gli riſpoſe,
che
haueua uſato tal modo di dire, qual me­
ritaua
eſſa ſcienza, & che non ſarebbe inteſo,
ſe
non da quelli, che erano ſimili à loro d'in­
telletto
.
MAR. queſte differenze di modi di
dire
, che fate, che naſcano dalla coſa, pare
à
me, che non ſieno della coſa, ma che naſca­
no
da colui, che aſcolta, alquale perche tali
modi
ſe gli intende difficili, graue, humile,
mediocre
, tali uengono giudicati.
MOR. Con
licenza
riſponderò io à queſto.
Ditemi Mar­
candone
, mi negarete, che gli iſtrumenti non
ſieno
come noi habbiamo diſpoſti, cioè relati­
ui
, & che perciò non dicano habitudine?
MAR. Non che non lo dirò, & che per que­
sto
?
MOR. Che per queſto, ſe i modi ſono
iſtrumenti
, & perciò habbino habitudine, ſe­
guirà
che habbino habitudine alle coſe di che
ſono
iſtrumenti, & che le loro differenze depen
dano
da dette coſe, ſi come hauemo detto di

ſopra
, ancor de gli altri iſtrumenti.
MAR.
Adunque
biſognerà dire, che tutte le altre
differenze
naſcano dalla coſa, & non da co­
lui
, che inſegna, & da colui, che è inſegna-
1to, ouer dal tempo, come di ſopra ha detto il
Tomitano
.
TOM. State ad udire la ſolutio­

ne
di queſta uoſtra difficoltà.
Senza dubio pri
mieramente
ogni ſorte d'iſtrumento di cui noi
parliamo
, naſce dalla coſa di che è iſtrumen­
to
, per laquale eſſo è stato fatto; perche co­
me
diceuano inſin da principio gli iſtrumenti
ſono
stati trouati per i biſogni delle coſe.
Adunque ſe coſi è fia neceſſario, che l'iſtru­
mento
pigli la ſua forma dal biſogno della co­
ſa
, & non da altro, altrimenti non ſi potreb­
be
mai riparare à tal biſogno; & percio è
chiaro
, che primieramente il modo depende
dalla
coſa di che è modo.
Ma direte, perche

dunque
hauete detto di ſopra, che ſono molte
differenze
per riſpetto di colui, che inſegna,
dell
'inſegnato, della coſa inſegnata, & del tem
po
in che s'inſegna?
io lo dißi con ragione, per
che
hauendo già detto tante uolte, che l'iſtru
mento
depende dalla coſa iſtrutta, non mi par
ue
neceſſario di replicarlo, però fui contento
di
accennarui i luochi immediati da che depen
dono
, i quali in quanto che ſono cagione de i
modi
dell'inſegnare, dependono eßi ancora dal
la
coſa, che uiene inſegnata; come il Filoſofo,
non
è egli Filoſofo per riſpetto della Filoſofia,
dal
quale ne naſce poi queſti due modi, cioè
locutione
, & ſcrittura?
MAR. Io reſto ſodi-
1sfatto. MOR. Ancor io. ma accio queſte diffe­
renze
de i modi dell'inſegnare ſieno chiaramen
te
uedute, ditemi la locutione come ſi può dif­

finire
, & che ſpecie ella ha?
TOM. La Locu­
tione
non è altro, che un modo d'inſegnare ò
prononciare
attualmente con la uoce quelle co
ſe
, che hauemo ritrouate, & ſotto un certo

ordine
ridutte, & queſta locutione può eſſere
foſca
, lene, aſpra, ſottile, piena, ilare, me
sta
, flebile, ridiculoſa, depreſſa, acuta, alta,

baſſa
, tarda, preſta, & in altri modi.
MAR. La
ſcrittura
non ſara ella un modo medeſimamen
te
d'inſegnare le coſe ritrouate, & ordinate per
gli
iſtrumenti già detti?
TOM. Sarà, ma non ſa
modo d'inſegnare attualmente con la uoce.
MOR. In queſto dunque ſono differenti nella
ſcrittura
ha modi che particolari di lei ſiano.

ſe
non uoleßimo dire, che la diuerſità dello
ſcriuere
, del ziferare, & del uariare de ca­
ratteri
fuſſero diuerſi modi.
TOM. Si può dire
dauantaggio
.
ſotto queſti due modi d'inſegnare

ſi
contengono indifferentemente diuerſe uoci.
Saranno ornate, ouero rozze, ouero eleganti,
ouero
in proſa, ouero in uerſi.
MAR. Eleganti
ſono
quando ſeruano le pure parole della figu
ra
, cioè uſitate, & proprie.
Rozze ſono quan­
do
pienc di barbariſmi, e ſoleciſmi, mancano
d
'ogni ſorte d'eſſornatione.
MOR. Eſſornate
1credo io che ſieno quando che oltra che ſeruo­
no
la uera latinità, hanno di piu una certa
attillatura
, & politezza, che chiamano i Re

torici
, colori.
& queſti tai colori ſono molti,
come
repetitione, conuerſione, compleßione,
traduttione
, contentione, eſclamatione, inter­
rogatione
, ratiocinatione, ſentenze, contrario,
membro
, articolo graue, continuatione medio­
cre
, comparatione, che caſca nel medeſimo,
l
'augumentatione humile, la ſubiettione, la gra
datione
, la diffinitione, tranſitione, correttio
ne
, occupatione, diſiuntione, coniuntione, adiun
tione
, conduplicatione, interpretatione, com
mutatione
, permißione, dubitatione, eſpeditio­
ne
, diſſolutione, preciſione, concluſione, nomi
natione
graue, prenominatione, denominatio
ne
, circuitione, traſgreßione, ſuperlatione, irre
latione
, abuſi one, traſlatione, permutatione.
& queſte ſono le eſſortationi delle parole, che
fanno
i modi diuerſi Sono altre eſſornationi di

ſentenze
.
MAR. Come la diſtributione, iſpoſi­
tione
, & tutte le altre, che pongono i Reto­
ri
.
TOM. Et per non star tutto hoggi occupa­
to
in queſti detti, che poſſono uariare i modi
dell
'inſegnare per riſpetto della locutione &
ſcrittura
, tanto uariano gli accidenti de i Gram
matici
: et Retorici, iquali quanti ſiano, ciaſcun
di
uoi ne è auanti che hora benißimo iſtrutto.
1Diceuano, che colui, che inſegna può inſegna
re
in uoce, & in ſcrittura, che può ancora in
ſegnare
con atti, ſi come fece Zenone.
Que­
sto
modo è raro, però uengo à gli altri, i qua­
li
ſono come di ſopra è stato detto, per riſpet­
to
della implicatione di colui, che inſegna, con
colui
, che è inſegnato.
& per riſpetto ancora
della
coſa inſegnata, & del tempo in che s'in­
ſegna
.
Ma perche non uariano altrimenti di
quelli
, che habbiamo detto, io, ſe coſi pare
à
uoi, me ne paſſerò al modo, che tengono nel
complicarſi
.
MOR. A che propoſito il repli­
care
quello, che è stato detto?
MAR. Inuero
la
breuità del tempo non lo comporta.
TOM.
Se
per cauſa alcuna mi doueßi indurre a repli
care
, douerebbe eſſere, che non fuſſero stati
inteſi
, ma ueggo che uoi inanzi ne erauate ca
pacißimi
.
MOR. Baſta che hora ne ſiamo capa
ci
, mercè della facilità, che hauete nello iſpri
mere
le coſe, che difficili ſono talmente, che
le
fate facili.
MAR. Che uolete che egli ſap­
pia
fare la Scala della facilità, & che non ſap
pia
poi caminare per eſſa?
MOR. Anzi dico
per
queſto, che è talmente facile, che le coſe
difficili
rende facili; ne però diſcende ad una
baſſezza
del dire, che meriti biaſimo.
TOM.
Laſciatemi
almeno finire i paßi di gratia,
inanzi
che uogliate publicarmi per perfetto
1nella Scala delle Scienze, & arti; perche ſa­
pete
ben che il fine è quello, che la ſenten
za
.
MOR. Si può dire che habbiate finito;
pur
ſeguite à quello, che ui reſta.
TOM. Mire
sta
dunque della complicatione del modo, co­

me
, ho già detto.
Prima ſi può congiungere
inſieme
il difficile col compendioſo, come fece
Galeno
nella coſtitutione dell'arte medica, &
nell
'arte parua; ſi può congiungere il facile col
breue
, come ha fatto il medeſimo nel libro de'
polſi
; potremo congiungere il modo graue, il­
quale
ſuppone colui, che inſegna graue, & l'au
ditore
parimente erudito, col modo breue, &
difficile
, ne riſultarà un modo, che chiamò Hip
pocrate
aphoriſtico, ilquale è quaſi ſimile al
modo
enigmatico, però ſono differenti, perche

l
'aforiſtico è un parlar breue, che contiene in
ſe
amplißimi concetti; & non però è tanto dif­
ficile
, che non poſſa eſſere inteſo, & che quel
lo
, che pare dimoſtrare non lo dimoſtri, coſa,
che
non fa l'enigma; ilquale oltra che è bre­

uißimo
, & difficilißimo, pare che dimoſtri uno,
& dimoſtra l'altro; come è quello, che dice,
Non
ferirai con la ſpada il fuoco; che uuol di­
re
, Non irritarai l'huomo coleroſo & un'altro
modo
, che pure è breue, & oſcuro, ilquale è
differente
da i già detti, che è apoftegmatico,

ilquale
contiene in ſe una certa mordacità maſ-
1ſime intorno al dar riſpoſte. & il modo prouer

biale
, ilquale è differente da l'apoftegmatico,
perche
eſſo contien il parer di piu; & l'apofteg
matico
, il parer d'un ſolo.
Sono i precetti, le
leggi
, i theoremi, le ſentenze, i quali modi ſo­
no
poco differenti dal modo aforiſtico, i quali
tutti
contengono in ſe i principij dell'arte, ma
giouano
al ritrouare i principij di quelle: per­
che
i principij, ouer aforiſmi, non uengono dal
li
luochi euidenti, ma da quelli, che naſcono
dalli
euidenti, ouero all'intelletto, ouero al ſen
ſo
, come il troppo cibo, la troppa quiete, &
ogni
coſa, che ſia troppo, ſempre nuoce.
Vi ſo
no
altri modi, iquali non starò à raccontare.
A me baſta hauerui dimoſtrata la uia da far
tanti
modi, quanti uoi deſiderate.
MOR. In
ſomma
i modi del dire ò inſegnare ſaranno oue

ro
ſemplici, ouero complicati.
I ſemplici, à mio
giuditio
, non ſi potranno trouare appreſſo au­
tor
ueruno.
Si può ben conſiderar ciaſcuno ap­
partatamente
, perche uno ſe deue inſegnare,
biſogna
che inſegni ò con uoce, ò con ſcrittura;
& ſia lungo, ò breue, ò facile, ò difficile, ò orna
tamente
, ò rozzamente, ouero con stil graue,
ouero
mediocre, ouero humile.
TOM. Dite il ue
ro
, ma però ſi trouer à de gli ſcritti, che haue­
ran
menco modi d'un'altro.
MAR. Queſto non
ſo
io, perche à me pare, che ogni modo habbia
1il ſuo contrario, à talche ſe non ui ſarà un con
trario
, ſarà neceſſario che ui ſia l'altro, ouero
il
mezo loro.
TOM. Queſto ſarebbe uerißimo
quando
tutti i modi haueſſero contrari ſenza
mezo
, et che in un componimento non ſi uariaſ
ſero
i modi ſecondo i propoſiti.
MAR. Credo io
che
li habbino, perche ueggo io che il difficile,
ha
il facile, il graue, & l'humile.
È ben uero, ſe
pigliate
tutto un trattato inſieme, che può eſſer,
che
in quel trattato ſaranno piu modi, ouero in
quanto
alla eſſornatione delle dittioni, ouero
clauſule
, che non ſaranno in un'altro.
TOM.
Che
credeuate, che uoleſſe dire d'una clauſula
ſola
non ſi può inſegnare un concetto.
MOR.
Hauete
ragione.
Hora habbiamo col nome del
Signore
finita la Scala.
Prima drizzaßimo gli

stanti
, quali chiamano ordine, & ſono riſo­
lutione
, compoſitione, diffinitione; applicati i
gradi
, che ſono de gli antichi, i metodi, cioè
dimoſtratione
, riſolutione, diuiſione, & diffi­
nitione
.
Mi mancaua per fornire la Scala, d'ap
poggiarli
il Tappo, il che faceßimo hieri: ilqua
le
è l'iſtrumento eſperimentale, che ſono l'eſ­
ſempio
, & l'induttione.
Hoggi hauemo im
parato
à fare gli paßi per eſſa Scala, cioè im
parati
i modi dell'inſegnare.
Però altro non
mi
reſta, che imitando il noſtro Tomitano, in­
commciamo
ad indrizzarui qualche degno
1ſuggetto. MAR. Io per me ſon per ſeguir tal
Scala
ſe mai hauerò occaſione di ſcriuere.
TOM. Non trouarete ne anche la migliore;
anzi
ui uoglio dire, che non ne trouarete al­
tra
; ſe però non uoleſte fare, come fanno
quelli
, che, per troppo bere hanno ſmarrita la
strada
, & uanno al trauerſo.
MOR.
Marcandone
di queſta ſi bella fatica, qual
gratie
dobbiamo rendere al Tomitano?
MAR. Io non mi ritrouo baſtante di ringra­
tiarlo
, perche tanto è l obligo, che con paro­
le
non mi ſento potermene ſcaricare.
MOR.
Horſu
dunque Tomitano, il ringratiarui ſarà
ſolo
il moſtrarui quanto deſideriamo di poter­
ui
rendere con qualche effetto il guiderdone,
poi
che in parole non lo potiamo fare.
TOM. Figliuoli, ſapete quanto
ui
amo, & perciò in ricom­
penſa
ui prego amar­
mi
, uerſo di
me
haue­
te
al
tro
obligo.
Paſsi della
Scala
, qua
li
ſieno, &
à
che ſerui
no
.
Diuiſione|
de
' modi
dell'inſegna
re
, & loro
origene
.
Quai mo­
di
naſcano
da
colui,
ch'inſegna.
Modi, che
naſcano
da
l
'iſegnato.
Modi, che
naſcanodal

tempo
, &
dalla
coſa.
Dubitatio
ne
intorno
il
naſcere
de
gli iſtru
menti
.
Solutione.
Modo onde
primiera­
mente
di­
penda
.
Locutio­
ne
, che co­
ſa
ſia.
Membri d̨lla
locutione
.
Scrittura,
che
coſa ſia
Membri d̨lla
ſcrittura
.
Modicom
muni
alla
ſcrittura
, &
locutione
.
Colori re­
torici
.
Eſſornatio
ni
di ſentom
ze
.
Modi del­
la
complica
tione
.
Modo Aſo
riſtico
Modo enig
matico
.
Modoapof
tegmatico
Modo pro
uerbiale
.
Se i modi
ſemplici
ſi
poſſan
'uſa
re
ſeparata
mente
.
Epilogatio
ne
di tutto
quel
, che
s
'è detto.
IL FINE DELLA QVARTA
ET VLTIMA SETTIONE.
21[Figure 21]