Mellini, Domenico, Discorso, 1583

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Author: Mellini, Domenico
Title: Discorso
Date: 1583

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1
DISCORSO
DI

DOMENICO

MELLINI
.
Nel quale ſi proua contra l'oppenione di alcuni
non
ſi potere artifizialmente ritrouare, ne
dare
ad vn corpo compoſto di Materia
corrottibile
vn Mouimento, che
ſia
contmouo & perpetuo.
CON LICENZIA DE' SVPERIORI.
1[Figure 1]
IN FIORENZA
Appreſſo di Bartolommeo Sermartelli.
MDLXXXIII
.
1
[Empty page]
1
ALL'ILL VSTRISSIMO
S
. FRANCESCO BARBOLANI
DE
SIGNORI CONTI DI
MONTAGVTO
.
Gouernatore dell'Arme, & Caſtellano delle
Fortezze
della Terra di Porto Ferraio
per
Sua Altezza Sereniſsima &
mio
Signore Oſſeruan­
diſsimo
.
2[Figure 2]
ESSENDOMI ve
nuto
in fantaſia di ſcri
uere
contra ad vna
nuoua
, & ſtrauagan­
te
Oppenione, la quale
hanno
alcuni Inrgegne­
ri
, & della quale io mi ricordo hauermi
piu
di vna volta ragionato V.S. Illuſtriſ
ſima
quando io era coſtà: & riſolutomi
di
ciò fare, deliberai anco in vn tempo me
deſimo
di dedicare à lei, come à Perſona
1dame ſingolarmente amata & riuerita,
& di molta intelligenza, & ſquiſita co­
gnizione
delle Filoſofia & delle Matema
tiche
; & di ogni piu nobile Arte, che àfa
moſo
Capitano ſi appartenga; tutto quello,
che
io ſcriueßi intorno à cotale credenza,
& non piu penſata & non riuſcibile in­
uenzione
del Moto perpetuo.
Scritto
adunque
ſopra di coſi fatta materia vn pic
ciolißimo
trattato, ò per meglio dire breue
Diſcorſo
; ne faccio piu che volentieri vn
preſente
alla S. V. Illuſtrißima: non per­
pche
io creda con queſto mio pouero Dono
& prima che hora deſtinatole, di potere
di
punto piu arricchirla di honore & di
lode
oltre à quello, che ſi facciano la ſua
Dottrina
& ilſuo valore, non meno il­
lustrato
dalla Nobiltà del ſangue, che'ſi
ſia
dalla chiarezza de'ſuoi proprij fatti;
ma
per honorare me steſſo col veſtire que
sta
mia Operetta del chiarore del ſuo No
me
, & moſtrarmi à lei, & à gl'altri buo
1no conoſcitore di quanto ella vaglia; &
far
ſapere à ciaſcuno, che io l'ho in quel pre
gio
maggiore, che ella merita, & à me ſi
conuiene
: & finalmente per darle occaſio
ne
& prouocarla à dimostrare con quelle
piu
viue ragioni, che ſaprà vſare ella, &
che
non ho appieno ſaputo.
vſare io, l'erro­
re
altrui; & quella Verità, l'Amore del­
la
quale, & non altro, mi inuitato &
moſſo
allo ſcriuerne.
Accettilo, la prego,
con
lieta fronte: & per la ſua natural gen
tilezza
& Bontà continoui di amarmi.
Baciole le mani, & le prego dal Nostro
Signore
Dio ogni proſperità & contento.
Di Fiorenza il di. 15. di Gennaio
1582
.
Della S. V. IlluſtrißimàAffezionatißimo SeruitoreDomenico Mellini.
1
DISCORSO
DI

DOMENICO

MELLINI
.
Nel quale ſi proua contra l'oppenione di alcuni
non
ſi potere artifizialmente ritrouare, ne
dare
ad vn corpo compoſto di materia
corrottibile
vn Mouimento, che
ſia
continuo & perpetuo.
3[Figure 3]
POI che tra quelli, i quali fan­
no
profeſsione di veramen­
te
eſſere Ingegneri, & di ſape
re
con l'Arte fabbricare &
comporre
ſtormenti & Ma­
chine
marauiglioſe; alcu­
ni
ne ſono, che hanno openione, (ſe io
non
m'inganno) ſtrauagante & contraria in
tutto
alla Ragione & al Diſcorſo naturale,
Repugnante
alla filoſofia, & alla ſperien­
za
& al vero: & quella, come creduta da loro
per
buona, & hauuta per certa, vanno ſe­
minando
& ſpargendo tra le perſone meno in­
tendenti
per vera; Et queſta e, che ſi poſſa ſen­
za
fallo per via & mezzo dell'Arte trouare lo
Moto
perpetuo: & fare vn'corpo, che ſi muo-
1ua ſempre ſenza giamai reſtare di muouerſi: &
tra
eſsi ſene ritrouano di quelli, che per eſſere
forſe
di manco intelligenza & di piu ardire, af­
fermano
di hauerlo trouato; piacemi di chia­
ramente
dimoſtrare à coſi buoni Huomini &
à
qualunche in queſto credeſſe loro troppo,
come
quelli ſi facciano à credere coſa, la qua­
le
eſſere non può: & queſti anco eglino ſi in­
gannino
.
Ne à ciò ſono moſſo da altro, che da lo
amore
, che io porto alla verità, & dal deſiderio,
che
io che la ſia cono ſciuta, amata & difeſa;
& dal dolermi, che Huomini per altro Vertuo
ſi
& da bene, & che non a torto riputano ſe ſteſ
ſi
, & ſono riputati da altri ſolenni Fabbricato­
ri
& gran Maeſtri di artificio ſamente fabbrica
re
& comporre varij & diuerſi ſtormenti & Ma­
chine
, non meno neceſſarie che commode & vtili
all
'vſo delle Mecchaniche, & al ſeruigio del Vi
uere
humano de gl'Huomini nella Pace, che le
ſi
ſiano vtiliſsime & neceſſariſsime nella Guer­
ra
, ſiano grauemente da coſi fatto & notabile
errore
ſoprapreſi: il quale gli fa conoſcere per
di
ghiribizzoſo ingegno ſi, ma contra al trop­
po
loro alto preſumerſi, per di poca cognizio­
ne
delle Matematiche; della Filoſofia; & in par­
ticolare
della Dottrina delle Mecchaniche, &
in
queſto affare per di poco, per non dire di
neſſuno
giudicio.
Sono adunque per sgannarli, ſe di coſi pia­
cerà
à Dio, & lo ſpero; con fare toccare con le
mani
à loro, & à chi gli ode tale coſa dire, co-
1me' non mai per l'addietro chila ricercaſſe,
& quello che e più, chi ne diceſſe parola, & for­
ſe
vi penſaſſe.
Et che ne per Arte, ne por for
za
humana, è poſsibile formare Machina, ne
comporre
ſtormento, ò trouare coſa in ter­
ra
, la quale compoſta, fatta & fabbricata dal­
l
'artifizio dell'huomo, continouamente, ſenza
intermiſsione
& in perpetuo (ſe tanto fuſſe per
durare
il Mondo) ſi poſſa girare & muouere: ne
via
ne modo di farla muouere perpetuamente.
Et che tanto maggiore, è l'errore, nel quale e'ſo
no
; quanto e'ſi accorgono meno, che quando pure
la ragione & regole dell'Arte vniuerſalmente
preſe
, & ſecondo i termini del Diſcorſo humano
diſcorrente
infino ad vn certo che; & ſecondo
i
principii di Filoſofia & di Matematica poteſſe
eſſere
vero il loro ghiribizzo, la Materia, la qua
le
contiene in ſe difetti innumerabili, & nel­
l
'operare non corriſponde, ne vbbidiſce in tut
to
all'humano intelletto, ſarebbe loro di pure
troppo
impedimento alla conſecuzione del fi­
ne
propoſtoſi, come ſi dimo ſtrerà piu di ſotto.
Et che il non poterſi hauere, non che ſcienza, ma
ne
anco leggieri notizia di vn fatto, il quale deb
be
eſſere dimo ſtrato & chiarito vero da vna co
ſi
fatta ſperienza particolare, & riſultante da
lo
ſtare la coſa ſteſſa, & lo ſteſſo fatto in vn me
deſimo
modo ſempre, & ſenza variare; il che
non
cade ſotto lungo tempo, ma ſotto lo per­
petuo
& da durare infino al ceſſare del Moui­
mento
del Cielo, & al principio del futuro &
1ſempiterno ſecolo, il quale non può eſſere com
preſo
dalla breuiſsima Vita di vn'huomo, ne
eziandio
dall'Età di piu huomini, ne di tutti in
ſieme
; ne anco dalla intelligenza di eſsi; poiche
non
è coſa vera, & vno impoſsibile: potendo
accadere
infiniti impedimenti, come io manife
ſterò
, per i quali quella coſa, che per qual­
che
ſpazio ditempo, ancora che lungo, ſi mo­
ueſſe
, reſti di muouerſi in tutto; pur trop­
po
ad intendere, che il cercare quello, che non
s
'intende, & non ſi che poſſa eſſere & poſſa tro
uarſi
, è vno auuolgerſi il ceruello indarno.
Ne
io
per me credo che'ſia per eſſere alcuno fuori
di
quelli, che hanno queſta nuoua oppenione,
ne
alla fine anco eglino, che non ſia per conoſce
re
, come Pazzia ſia veramente il penſare, che' ſi po
ſa
fare com le ſue ghiribizzo ſe & fallaci inuenzio
ni
, & mezzo dell'Arte & della Materia ſogget
ta
al tempo & di ſua natura alterabile & corrot
tibile
, & come ſi è di gia detto, non vbbidiente
in
tutto all'intelletto; & dalla quale pende ogni
imperfezzione
, quallo che Dio ſolo può fare con
la
ſua infinita vertù & omnipotenza; & che nel
Corpo
Celeſte ſolamente per la ſua nobiliſsima
natura
, figura & forma ſi potrebbe dare, ſe'fuſ
ſe
però per muouerſi eternamente comenon è,
douendo
ſecondo lo diuino volere di colui, che
di
nulla, & con lo atto della ſua intelligenza &
volontà
omnipotentemente lo creò; vna ſia­
ta
, & quando che fia, per ſempre fermarſi.
Ne
ſi
dee marauigliare alcuno, che gli Huomini
1mortali non poſſano fare quello; che ne anco la
Natura
Miniſtra di Dio, & di lui infinitamen­
te
meno, & di loro aſſai viepiu potente, può fa
re
.
Et ſe bene Ariſtotile diſſe, che l'Arte fa
& conduce à perfezzione alcune coſe, le quali
non
, & non riduce al perfetto la Natura,
della
quale ella è imitatrice, come diſſe il me­
deſimo
filo ſofo nello ſteſſo luogo del ſecondo
libro
della Fiſica, anzi è quaſi Figliuola l'Arte
della
Natura, & queſta di Dio, à cui l'è Nipo­
te
, ſecondo che ſcriſſe il noſtro Dottiſsimo &
marau
iglioſiſsimo Poeta Dante; non è però
chel
'Arte aſſolutamente poſſa piu della Natu
ra
, & ſia da piu di quella.
Perche con tutto
che
l'Arte faccia delle coſe, le quali non può fa
re
la Natura, come ſono tutte le Fattiue & Arti
fiziali
, & in altre l'aiuti di maniera, che la le ri
duce
à maggiore perfezzione, il che la Natu­
ra
non da ſe: come ſi vede nell'Arte della Medi
cina
, che euacua i cattiui humori, & gli trae fuo
ri
del corpo, riſtora le forze nell'ammalato, &
rimette
vn'oſſo nel luogo ſuo, eſſendone vſcito
per
qualche accidente; & nell'Agricoltura la
quale
addimeſtica molte Piante, & fa altri effet
ti
mirabili; non è perciò che quella ſia altro
che
imitatrice & aiutatrice di eſſa Natura, la
quale
ancora che aiutata da coſa aſſai minore
di
ſe, non è per queſto da manco di quella: Si
come
l'Arte non è da meno de' ſuoi ſtormen­
ti
, da quali l'è tuttauia & intanto aiutata ne
ſuoi
effettiartifiz iali; che la non può fare, ne
1operare coſa veruna ſenza eſsi. Ne ſanno an­
cora
coſtoro, non ſapendo per quello che io
mi
creda, di ſapere quello, che'ſi ſtimano di ſa
pere
, perche non ſanno, che la coſa non poſſa
ſtare
, & ſtia altramenti; che ogni Mouimento
ò
è naturale alla coſa mobile, perche ella hab­
bia
il principio del muouerſi dentro di ſe, co­
me
hanno gli Animali: ò è violento, cioe fat­
to
da cagione & da principio, che è fuori del
mobile
, & à quello non naturale.
Et che ſe
gl
'è naturale, & il corpo mobile compoſto di
materia
libera da contrari, & però non ſogget
ta
alla corruzzione, di figura sferica, moſſo cir
colarmente
, & da intelligenza incorporea, in­
fatigabile
& eterna, doppo che la creata,
che
non può eſſere altro, che il Moto del cie­
lo
, & il corpo Celeſte.
Et che ſe l'altre coſe,
benche
moſſe naturalmente, non ſono perpe­
tue
, ne eterne, ne il mouimento loro; tanto
meno
ſaranno Perpetui il corpo da' ſopradet­
ti
Ingegneri ordinato, & il Moto da loro da­
togli
in qual ſi voglia modo.
Puoſsi etiandio
credere
, che' non ſappiano per quello che di
cono
, Che nullo Violento può eſſere perpe­
tuo
.
La qual coſa è chiariſsima appreſſo de
Prencipi
de filoſofi, & di chi ſa, che ſe la Vio­
lenza
fatta contra la Natura di alcuna coſa du­
raſſe
lungamente, & da quella non fuſſe ſupe­
rata
& vinta, che' ſaria forza, che'la corrom­
peſſe
& diſtruggeſſe quella tal coſa.
& la ra­
gione
è, perche la ſupererebbe nel contraſto,
1& vincerebbe la Natura, vertù & forza di eſſe
contra
la quale l'adoperaſſe: & coſi non ſareb­
be
perpetua la violenza, ſi come la non può
eſſere
, ne per conſequente il Moto Perpetuo
vanamente
ricerco & propoſto.
Ma per co­
minciare
homai à ſcoprire la chiarezza della ve
rità
del mio proponimento, baſteuole come
l
'è per diſsipare la folta nebbia, & le oſcure te­
nebre
, dalle quali ſono cotali Artifici inuol­
ti
, & venire al prencipale mio intendimento,
penſato che'ſia bene di prima fermare & eſ­
ſere
daccordo con gli Inueſtigatori & ritro­
uatori
del Moto perpetuo, che ſia quello ap­
punto
che eglino intendano per perpetuo Mo
to
; accioche il mio Ragionamento non fuſſe &
reſtaſſe
vano, com lo hauere preſuppoſto coſa di
uerſa
dalla loro intelligenza: & anco perche
eglino
non habbiano luogo di ritirarſi, ne occa
ſione
di dire, Noi non vogliamo dire queſto,
ne
di affermare cotal coſa intendiamo.
Per
conuenire
adunque ne termini dico.
Che ſe
coſtoro
per Mouimento Perpetuo intendono
vn
mouimento il qualenon ſia perfornir mai,
& che da quei ritrouato per vertù & forza del
loro
ingegno, & dell'Arte, & dato da eſsi in­
fatto
vna volta artifizioſamente ad vn corpo ar
tiſiziale
per mezzo di vn Motore, che ſenza in­
termeſsione
lo muoua, habbia a durar ſempre,
& fare che quel Corpo senza ceſſare giamai pum
to
dal muouerſi, giri, & ſi tramuti da luogo a
luogo
per tanto tempo quanto durerà il mon
1do; che queſto non ſi può ſenza altro, ne in al­
cun
'modo fare; & che gl'è vn penſiero vano, ſi
come
ſi dichiarerà.
Et che vogliano dire & in­
ferire
queſto, & non altro, pare che non ſi poſ
ſa
dubitare, poſcia che le parole vſate da quel­
li
, lo ſignificano apertamente, dicendo eglino di
volere
comporre & fabbricare vno Ordigno,
che
ſi muoua ſempre ſenza mai reſtare, com dar
gli
vn Moto che ſia perpetuo.
Et ſe anco la lo­
ro
intenzione fuſſe di volere dire, che dato vna
fiata
ſola il mouimento à tale corpo, e'fuſſe
per
muouerſi di poi ſempre da ſe, & ſenza che
altro
motore lo moueſſe, fuori della vertù &
forza
impreſſagli dal principio dal ſuo primo
Mouente
; ſi come ſi vede nella Ruota del Va­
ſellaio
, & nel Paleo & Trottola, che girano
poiche
Colui, il quale cominciò à girarle, la­
ſciò
di muouerle; queſto ſarebbe viepiu im­
poſsibile
, & al tutto incredibile: poſcia che eſ
ſere
non può, che il Moto ſi faccia, ſe il Motore
& il Mobile non ſono inſieme, & attualmente
ſi
toccano cioe, ſe il Mouente non tocca ſem­
pre
il Mobile di maniera che infra di loro non
ſia
di mezzo coſa veruna, come dichiarò Ari­
ſtotile
nel ſettimo della Fiſica; ò vertualmente
cioe
, com lo imprimere nel Mobile della ſua ver
, la quale però durerebbe poco, come ſi ve­
de
nel moto di quelle coſe, le quali ſono tira­
te
, ò auuentate con mano, ò con qualche ſtor
mento
.
Et queſto etiandio fa che non può eſ
ſere
Perpetuo quello, che è Violento.
Ma ſe
1eglino intendeſſero di fabbricare vn' Corpo &
dargli
il Moto per forza di qualch'altra coſa,
la
quale habbia vertù & potenza di muouerlo,
& per continouo toccamento & impulſione lo
muoua
ſenza mai reſtare per lungo ſpazio di
tempo
, & infino à tanto, ò che dalla parte del
Mouente
, ò dall'alterazione dello Spazio, ò da
altro
ſimile accidente & impedimento è non
fuſſe
di neceſsità che' ſi fermaſſe: ſi come noi
veggiamo
per eſſempio accadere in vno Hori
uolo
, che vadia per vertù & forza della Molla
& della corda, queſto ſi potrebbe ammettere
& concedere loro; ma non gia che tal Moto ſi
diceſſe
& ſi chiamaſſe Perpetuo, come' lo chia
mano
.
Concioſia che coſi fatto Moto, & ſimi
le
à quello de gli Horiuoli, ſarebbe aſſai diuer
ſo
dal perpetuo, di che ſi ragiona: & il modo
del
chiamarlo, cioè il dirlo Perpetuo, ſarebbe
improprio
à tale qualità di mouimento, ſotto­
poſto
al potere eſſere interrotto.
Et ſe' diceſ
ſero
di intendere di potere trouare modo ſe­
condo
le regole dell'Arte, la quale conſidera
gli
Vniuerſali, che tal Moto fuſſe perpetuo; Ri
ſpondo
: che non è poſsibile, non ſi potendo in
queſto
caſo ridurre in atto, & introdurſi nella
Materia
quello, che fuſſe in potenza ſecondo
quei
Principij Vniuerſali & veri in conſidera­
zione
aſtratta: & che tale potenza, ſarebbe va
na
& ozioſa, non ſi potendo ridurre all'atto
pratico
, & mettere in eſſecuzione & in fatto.
Et in oltre, che la conſiderazione, che ſi fa-
1ceſſe intorno alle Regole & principij, ſopra
quali
eglino vorriano fondare la loro intenzio
ne
, neceſſariamente rinchiude & comprende
dentro
di ſe la materia, ſenza la quale non ſi può
fare
quello che' vogliono, & che' promettono,
& alla quale biſogna applicarla.
Ne ſi può an
co
prouare la loro intenzione doppo il fatto
& compoſizione della loro imaginata Machi­
na
, & per ancora non ritrouata, che che in con
trario
ne dicano alcuni: de quali altrui alla ſi­
cura
ſi può far beffe; & credere che ne ſiano à
quelle
medeſime, chene ſono coloro, i quali
cercano
quello, che eglino affermano di ha­
uere
trouato; ſe non con aſpettare, ſe non pa
recchi
età, & tutti gli anni del mondo, alme­
no
vn lunghiſsimo tempo.
Et ſe alcuno pure
faceſſe
di nuouo inſtanza con dire; che baſte­
ria
trouare lo Moto perpetuo dalla parte del
Motore
: & che all'hora lo haueranno troua­
to
, quando da loro fia trouato, come è, vn Mo­
tore
naturale & perpetuo, atto à muouere per
petuamente
, pure che la Materia & corpo Mo
bile
lo comportaſſe.
Et che queſto è, & ſareb
be
la ſtella Tramontana: & il corpo mobile ſa
rebbe
la Calamita, mentre ch'e fuſſe poſsibi­
le
che la ſi moueſſe, ò fuſſe moſſa; ſono forza­
to
à riſpondere, dicendo prima; Che ſe' voglio
no
ſtare in propoſito, & non riuolgere il det­
to
loro, che è di volere trouare il Moto per­
petuo
, & darlo ad vn corpo da eſsi fantaſtica­
mente
compoſto; che queſto non può eſſere.
1Perche quando ſi dice Moto, ſi preſuppone
qualche
corpo.
Adunque non s'intende dal­
la
parte del Motore ſolo, ma dalla parte del
mobile
& del Motore inſieme.
Poi, che'non
accade
che ſi affatichino più, non deſideran­
do
ſe non di trouare vn Motore atto di ſua na
tura
à muouere perpetuamente & continoua
mente
, poſcia che la Intelligenza, che muoue
il
Cielo, come di gia & aſſai prima che hora ſi
, è atta à muouerlo ſempre; & il Cielo at­
to
ad eſſer moſſo, ſe bene come ſi è detto, ceſ­
ſerà
vna fiata per ſempre: Et la ſtella Polare è
atta
à muouere la Calamita; & queſta ad eſſer
moſſa
, quanto ſi ſia però per la ſua propria na
tura
, & ogni volta che la fuſſe libera da ogni im
pedimento
: & che queſte due coſe come note
à
ciaſcuno, non deono eſſere cercate piu co­
me
nuoue.
Ma poiche coſtoro di contino uo
vanno
cercando Motore perpetuo, à fine di tro
uare
perpetuo Moto, ſegno eſpreſſo è, che' vo
gliano
altri Motori fuori di queſti: ò che non
habbiano
cognizione alcuna di eſsi, & ſiano
in
tutto, come ſi dice al Buio; & argomento
chiariſsimo
, che contradicano à loro medeſi­
mi
, & non intendano ſe ſteſsi: & tanto meno
quanto
ad intendere & dire coſi, intendereb­
bono
& fauellerebbono piu da Filoſofi che da
Ingegneri
& Artefici: Et facendo, farebbono
& opererebbono piu da Artefici che da Filo­
ſofi
.
Il che implica contradizzione. Però non
ſi
può conchiudere, che ſignifichino queſto,
1ma quello appunto, che le parole loro ſuona­
no
, & che di ſopra ſi è ſtabilito.
Soggiungo
oltra
à di ciò, che come niuna coſa naturale,
non
che artifiziale, non ſi muouerà piu forni
to
che fia queſto Mondo, & mancherà in tut­
to
la generazione & corruzzione, per che man
cherà
il Moto, perche ſecondo il beneplaci­
to
di Dio, & al tempo preſcritto dalla Diui­
na
Maeſtà ſua ceſſerà il Mouimento del Cielo:
coſi
il Moto perpetuo & imaginario, del qua­
le
ſi ragiona, non ſi può in cotal guiſa dare à
Mobile
veruno, che poſſa durare infino à che
il
Celeſte Mouimento ſi fermi: douendo tut­
to
ciò che'faceſſero eſſere ſottopoſto ad infini
ti
accidenti, i quali guaſterebbero di gran tem
po
innanzi in tutto, ò in parte ogni loro Com
ponimento
& artifizioſo Ordigno.
Ne voglio
laſciare
eziandio di dire, che ſe eglino non voleſ
ſero
inferire altro che darci ad intendere, che
quanto
ſi ſia per i Principij & Regole dell'Ar­
te
loro, tal Moto Perpetuo ſi può trouare, ogni
volta
però che la Materia, & il Tempo lo pati­
ſcano
, che' non direbbero, ne farebbero co­
ſa
alcuna di piu di quello, cha ſia ſtato detto,
trouato
& fatto infino ad hora, come ſi vede ne
quaſi
infiniti Horiuoli, che per lo Mondo ſo­
no
: & che in vano ſi affaticherebbero à cerca­
re
altro, ſe gia eglino non deſſero al corpo fab­
bricato
vn Moto, il quale fuſſe per durare piu
lungo
tempo, che non dura quello di qual ſi
voglia
Horiuolo.
La qual coſa ſi può fare, &
1forſe non e molto difficile. Con queſte inten
zioni
, & con coſi fatti preſuppoſti proceden­
do
auanti, dico che in ogni Mouimento, ò ſia na
turale
, ò ſia artifiziale & violento, ſono da con
ſiderarſi
cinque coſe, le quali neceſſariamente
concorrono
à tale Mouimento, in coſifatta gui
ſa
, che'non può ſenza alcuna di quelle farſi, &
ſono
queſte.
Il Corpo Mobile: il Motore: il
Termine
d'onde'debbe cominciare: & il Ter­
mine
doue è debbe fornire: dentro all'vno &
all
'altro de quali, cioetra ambidue, ſi compren
de
lo Spazio & luogo: & finalmente il Tempo,
il
quale non è altro che la miſura del Moto ſe­
condo
il prima & il poi.
A volere adunque
che
' ſi poſſa conforme al parere degl'inuento­
ri
del Moto perpetuo, dare cotale Mouimento,
biſogna
per via dell'Arte fabbricare vn Cor­
po
atto ad eſſere moſſo.
Et queſto biſogna
per
forza & aſſoluta niciſtà, che ſia compoſto
di
qualche Materia: la quale quantunque di
natura
ſua ſia forte, & lungamente durabile,
ſia
nondimeno ſottopoſta alla corruzzione; &
doppo
qualche ſpazio di tempo, ò ſi corrom­
pa
quanto alla ſua ſoſtanza in tutto: ò imparte:
ò
almeno ſi alteri quanto alla figura & forma
accidentale
: come ſarebbe per eſſempio, ſe coſi
fatto
corpo fuſſe di Legno, ò di Rame quanto al
la
Materia: & quanto alla figura, Circolare, Triam
golare
, ò Pentagono; perche' può accadere, &
ſenza
dubbio accaderebbe qualche volta, che
conſumato
& mangiato il rame & il ferro dal-
1la ruggine & dal tempo, & logoro dal conti­
nouo
Moto, ſi come ancorail legno intarlato
& infracidato, & la pietra conſumata, ò ſi gua
ſtaſſe
& diuentaſſe diſutile, ò ſi alteraſſe nella
ſua
figura, rompendoſi, ò torcendoſi dima­
niera
, che' non poteſſe fare l'effetto, al quale è
fuſsi
ſtato ordinato.
Et coſi il Moto ceſſaſſe
per
difetto del corpo Mobile, ò mutato per
corruzzione
, ò alterato per qualche ſemplice
guaſtamento
.
Et quello, che io dico della cor
ruzzione
della ſoſtanza, & dell'alterazione
della
figura & forma accidentale, intendo eziam
dio
didire del Peſo & della Grauezza: la qua­
le
ſcemerebbe inſieme con lo ſcemare della
quantità
della Materia, della quale il corpo fuſ
ſe
compoſto.
Ma che dirò io di quella coſa,
ſopra
della quale il fabbricato corpo ſi haueſ­
ſe
à muouere, & ponghiamo per caſo, circo­
larmente
; poſcia che anco queſta ſarebbe Ma­
teriale
, & ſottopoſta à medeſimi auuenimen­
ti
?
Quello ſteſſo appunto, che del corpo Mo­
bile
: aggiugnendo oltre à ciò, che la ſarebbe
verbigrazia
vna linea, che coſi mi piace per ho
ra
di chiamarla, hauendo riſpetto alla ſua lun­
ghezza
ſolamente, terminata da due punti, i
quali
ſi potriano chiamare Poli, ſi come quel­
la
ſi potria appellare Aſſe, intorno & ſopra di
cui
ſi volgeſſe & moueſſe detto Corpo.
Et qui
non
ſia chi mi pigli nelle parole; perche io hab
bi
chiamato linea quell'ago, ſtile ò trauerſa, ò
comunche
la ſi chiami altramenti, che fuſſe di
1ferro, ò di acciaio, ò di vetro, ò dilegno, ò
di
altra Materia; perche di gia mi ſono dichia
rato
, con dire di hauere hauuto ſolamente ri­
ſpetto
alla lunghezza di tal coſa.
Et mol­
to
bene qual ſia propriamente la linea, & che
differenza
ſia tra quella, & il corpo.
Ilſomi­
migliante
dico dell' eſtremità dell'Aſſe di gia
detto
, da me chiamate col nome di Poli, per
la
ſimilitudine & conuenienza, che le hanno in
buona
parte Poli del Mondo: i quali ſi ima­
ginono
, & ſono ſiſsi in Cielo ſenza hauere di
biſogno
di eſſere ſoſtentati da altra coſa fuori
del
Cielo, &|di loro ſteſsi.
il che non accade di
queſti
: à quali è di neceſsità di altro ſoſtentaco
lo
oltra al loro Aſſe, come noi veggiamo eſſe
re
nella Ruota degli Arrotatori, & nello ſtor
mento
chiamato Burbera, con che i Muratori
tirano
à braccia picciola quantità di Mate­
ria
da murare, che l'vna & l'altra è retta da due
coſce
di legname: & nell' Aſſe & ago, dentro
al
quale ſtanno commeſſe le Ruote di vn Car­
ro
, ſoſtenuto & retto dalle medeſime Ruote.
Et perche qualch'vno potrebbe dire, che cota
le
Moto perpetuo ſi potrebbe dare ad vn'cor­
po
, il quale ſi moueſſe & giraſſe come la Ruo
ta
del Vaſellaio, la quale è poſta & billicata ſo
pra
vn' Perno; riſpondo che del Corpo & del
Perno
potrebbe auuenire, & auuerrebbe il
medeſimo
guaſtamento, & gl'altri impedimen
ti
eſpreſsi di ſopra.
Et perche io detto in­
fino
à qui, che coſi tatto corpo ſi potrebbe
1muouere ò ſopra vn Perno, come la Ruota
del
Vaſaio, ò ſopra vna linea & Aſſe, come
vna
Palla, la quale ſi volga & giri ſopra due
Poli
, è neceſſario che io ragioni di quel Moto
che
fuſſe fatto per dirittura & progreſsiua­
inente
: il quale ò ſi farebbe ſopra vna linea ter
minata
& ſinita, col fare ritornare il Mobile,
giunto
& arriuato che' fuſſe all'eſtremità del­
la
detta linea indietro: ò ſi farebbe ſopra vna
linea
infinita, & ſenza che il corpo ritornaſſe
giamai
nel muouerſi à dietro: ò ſi farebbe ſi­
nalmente
per modo di Trepidazione, Tremo­
lamento
& Crollo: & inſieme inſieme ſe que­
ſto
ſi poſſa fare per mezzo dell'Arte; & per
conſequente
ſia da concedere à quei della con
traria
oppenione.
Per eſſere adunque ben
chiari
del vero, mi comincerò di qui.
E chiara
coſa
, che ogni Mouimento, che ſi da luo­
go
à luogo, ò gl'è diritto, ò gl'è torto & à
chiocciola
, ò Circolare; & però ſi ò dal
mezzo
verſo il diſopra; & queſto ſi dice all'in
; & tale è il Mouimento del fuoco: ò ſi fa
verſo
il diſotto, & chiamaſsi all'ingiù, & que­
ſto
è il Moto delle graui, come di vn ſaſso, di
vn
legno & di vna Zolla di Terra.
ò ſi fa intor­
no
al mezzo & centro: & ſi dice farſi ingiro
& circolarmente; come il Moto del Cielo, &
come
appariſce eſſere il Moto della Ruota de
gl
'Arrotatori: ò ſi ſecondo i tre ſiti & riſpet
ti
di gia detti; & ſi appella Moto fatto à Vite
& à Chiocciola, perche ſifà all'insù, all'ingiù
1& in giro in vn'Tempo medeſimo: ſi come appa
riſce
nel muouerſi della Vite di vno Strettoio
da
Vino, ò di altro ordigno, che ſi muoua
per
quella, mentre che la ſta ferma & immobi­
le
: come ſi vede in quelle Nottole degli Stret­
toi
, che adoperano i legatori de' libri: & in
quelle
di quelli, dentro à quali le Donne ten­
gono
li loro Veli, & altri Drappi in ſoppreſ­
ſa
, perche piglino le pieghe.
Le quali Not
tole
, voltando ſi ſecondo il tutto & di fuori cir
colarmente
; & ſecondo la parte & di dentro
ſpiralmente
& à Chiocciola, & ſopra la li­
nea
Chiocciolare & à Vite, gli ſtringono & ſer
ſono
.
In qualunche modo adunque de'tre di
gia
detti queſto Moto ſi tentaſſe di fare, non
riuſcirebbe
.
Perche quella coſa, ſopra la qua
le
egli douerria farſi, anch'ella ſarebbe Mate­
riale
, & perciò ſoggetta al guaſtamento, & alla
corruzzione
, ſi come il corpo Mobile.
A que­
ſto
ſi aggiugne; che ſe'ſi faceſſe ſopravna Linea
retta
, & come ſi dice, per vna lunghezza, ò la
detta
linea ſarebbe terminata, ò .
Se la fuſſe
terminata
& finita, di neceſsità biſognerebbe,
che
tale Mouimento duraſſe ſolamente tanto
quanto
la linea fuſſe lunga; & che arriuato il
Mobile
all'eſtremità di quella, ſi fermaſſe, &
mancaſſe
il ſuo Moto: ò che' ſi faceſſe col tor­
nare
del corpo Mobile all'indietro, & al prin­
cipio
d'onde' cominciò.
Da che riſultereb­
be
, che tal Moto non fuſſe di numero, ne pro­
priamente
vno, ma molti & contrarij Moti.
1Perche douendo concorrere à queſto tre coſe
& queſta è la prima cioè, l'vnità & medeſi­
mità
del corpo Mobile nel muouerſi.
La ſe­
conda
è l'oſſeruanza di vno ſteſſo modo nel
muouerſi
.
Et la Terza è la continouazione del
Mouimento
, il quale non ſia interrotto da quie
tealcuna
, come dimoſtrò Ariſtotile nel quin
to
della Fiſica; non vi concorrerebbe altramen
ti
vna medeſima forma di Moto.
imperoche il
corpo
ſi mouerebbe quando all'innanzi, &
quando
all'indietro: ne vi ſarebbe la continoua
zione
del Mouimento.
Concioſia che fuſſe
neceſſario
, che nel punto, doue' cominciaſſe
à
tornare à dietro, interueniſſe qualche quie­
te
del corpo Mobile, che tanto, ò quanto ſi fer
merebbe
in quello.
il che chiaramente, pro
uato
da Ariſtotile nell'ottauo de' principij na
turali
: doue egli prouò manifeſtamente ſopra
vna
linea diritta & terminata, non poterſi fare
il
Moto infinito, ne cotinouato.
Et qui è da au
uertire
, che il medeſimo inconueniente, il qua
le
accadrebbe nella linea finita, accadrebbe
ancora
nella linea circolare, cioè Se il Moto
non
ſi faceſſe circolarmente, ma ſopra & d'in
torno
ad vn' Cerchio.
Et perche queſto s'in
tenda
meglio, ſi è da ſapere, che gl'è differen­
za
non piccola da muouerſi vna coſa ſopra vna
linea
circolare & vn' cerchio; à muouerſi cir­
colarmente
.
Imperoche il primo modo ſi
quando
vn' corpo mouendo ſi ſopra di vna cir­
colar
linea; arriuato che gli è al punto d'on-
1de è ſi partì, ritorni indietro. Et queſto ſi
& ſi dice per Retroceſsione: come ſarebbe &
ſi
direbbe, quando è ritornaſſe indietro per
vna
linea retta finita.
Nel qual caſo è neceſſa
rio
, che interuenga qualche Quiete di mezzo.
Il muouer ſi circolarmente è, quando il corpo
ſi
muoue in giro perfettamente & all'intorno
col
trapaſſare lo termine, donde il Moto co­
minciò
, & ſenza giamai tornare indietro, nel
che
non accade quiete, ne ſoſta alcuna.
Et ri
tornando
al mio propoſito dico, che quando
il
corpo artifiziale ſi moueſſe ſopra la detta li­
nea
finita & Terminata, il Moto di quello man
cherebbe
toſto che il corpo arriuaſſe all'eſtre­
mità
della linea; & coſi non ſarebbe perpetuo
non
che eterno: benche dell'eterno propria­
mente
per hora non ſi ragiona, ne appreſſo di
noi
Chriſtiani, illuminati dall'infallibile lume
della
Santiſsima & Cattolica fede, ſi .
Et ſe'
ritornaſſe
all'indietro al punto d'onde'comin­
ciò
à muouerſi, & del continouo andaſſe all'in
nanzi
, & ritornaſſe indietro, non ſarebbe al­
tramenti
perpetuo: perche non ſarebbe vn'ſo
lo
, ne continouato: ſi come dichiarò Ariſtoti­
le
nell'ottauo della Fiſica.
Et ſe qualch'vno di
ceſſe
, che ancora che coſi fatto corpo Artifi­
ziale
ſi moueſſe ſopra di vna linea finita, & che
arriuato
all'eſtremità di quella ritornaſſe indie
tro
, & del continouo andaſſe innanzi & indie
tro
, interrompendo lo ſuo Mouimento con
fermarſi
infinite volte, & eſſere interrotto non
1da vna Quiete ſola, ma da infinite: le quali fa­
riano
che' non fuſſe vn' Moto ſolo, ma infiniti
& contrarij; nondimeno per la Vertù del Mo­
tore
, durazione del Corpo, & conſeruazione
del
Luogo, & continouazione di quel Mouimen
to
, quatunque ſpezzato, ſe bene poco appa­
rentemente
, & non vno, ne continouo, hauen
do
riſpetto alle tante pauſe, & à termini, i qua
li
ſcambieuolmente ſi confonderebbono, per­
che
quello, che hora fuſſe il termine d'onde,
diuenterebbeil
Termine al quale; ſi potrebbe
in
vn'certo modo, & largamente pigliandolo
dire
, Che quel Moto fuſſe vno & perpetuo;
in
quanto e' duraſſe ſempre à quel modo; ri­
ſpondo
.
Che' ſarebbe vero, che tal Mouimen
to
compoſto di piu Moti fuſſe per durar ſem­
pre
, ogni volta che le cagioni, dalle quali e' bi
ſognerebbe
che' dipendeſſe, per forza fuſſe­
ro
perpetue.
Ma le non potriano eſſere tali:
Adunque
ne anco il Moto potria eſſere perpe­
tuo
.
Et che le dette Cagioni non poſſano, &
non
poteſſero eſſere perpetue, ſi dimoſtra in
queſta
maniera.
Ad ogni Effetto concorrono
Quattro
Cagioni, le quali ſono ò interne, co­
me
la Materia & la Forma: ò eſterne, come l'Ef
ficiente
& la Finale: & ne queſte, ne quelle ſo­
no
perpetue, come à tal Moto ſi ricercherebbe
douendo
eſſere perpetuo.
Imperoche la Ma­
teria
, la quale è il principio paziente, & nel qua
le
ſi riceue il Moto; & non è altro per dirlo piu
chiaramente
, che il Corpo Mobile, è corrot-
1tibile, ſi come ſono tutti gl'altri corpi ſu­
blunari
.
La Forma ſomigliantemente, la quale altro
non
è, che l'acquiſto del luogo, fatto ſucceſsi­
uamente
dal Mobile, non può di ſua natura,
durare
.
perche corrompendoſi il ſuo ſogget­
to
, cioè il corpo Mobile, nel quale gl'è, for­
za
è, che anco ella ſi corrompa & manchi.
L'A
gente
ancora egli, che nel caſo noſtro è, & ſa­
rebbel
' Artefice & la cauſa Motrice & il Moto
re
, per eſſere per propria natura ſua generabi
le
& corrotttbile, ſenza dubbio veruno man­
cherebbe
: & mancando queſti mancherebbe
etiandio
il Fine, che dall'Agente dipende, &
al
quale l'Agente & Motore aſpira & muoue.
Adunque per neſſuna delle dette Quattro Cau
ſe
potrà eſſere il Moto perpetuo.
Ma perche
queſta
Argomentazione & Ragione Quadri­
partita
conchiude vniuerſalmente, & da ogni
ſua
parte procede contra la propoſta, afferman
te
poterſi ritrouare & dare il Moto perpetuo,
ſeguiterò
di valermi di ſpeciali ragioni, & che
riguar
dino modi particolari di muouere.
Et
però
non oſtante, che per quella ſi ſia proua­
to
il Mouimento perpetuo, non ſi potere da­
re
, ne dalla parte del Mobile, ne dall'acquiſto
ſucceſsiuo
del luogo & forma del Moto, che
comprendei
termini à Quo, & ad Quem: ne
dalla
parte del Motore, ne da quella del Fine;
dico
nondimeno, che dato, & non conceduto
che
' poteſſe accadere, che il Moto per riſpet-
1to del Mobile; & di quella coſa, ſopra della
quale
è ſi moueſſe, poteſſe eſſere perpetuo &
durar
ſempre, nel modo però che hor hora ſi è
detto
; non ſarebbe per ciò vero dalla parte del
Motore
.
il quale di neceſsità biſognerebbe
che
fuſſe tale, che' poteſſe Riflettere lo corpo
Mobile
, & farlo ritornare in dietro: ſi come
per
eſſempio, ſi vede in alcune Statuette, fatte
& formate di geſſo, & dentro piene di Ruote,
fabbricate
& compoſte inſieme come quelle
degl
'Horiuoli.
Le quali picciole Statue, tra
gl
'altri Mouimenti che lefanno, camminando
ſopra
di vna Tauola, ò altro luogo piano & li­
ſcio
vna certa lunghezza, ſi riuoltano dipoi
da
per loro: ſi come io veddi gia in Fiorenza,
eſſendo
fanciulletto, & dipoilo anno 1562. à
Trento
, doue vn Tedeſco ne haueua vna bella,
ſtimata
da lui cento ſcudi.
la quale nel cammi
nare
ſi moueua di maniera, che'pareua, che com
dolcezza
& vezzo ſaggine andaſſe ballando, men
tre
che com l'atteggiare del capo, ſonaua vn Liu
to
cheteneua in braccio.
Ma ne anco queſto
baſterebbe
.
Perche il Moto di queſte ſtatuet
te
, non pure non può eſſere perpetuo, ma ne
anco
di lunga & continouata durazione: eſſen
do
ogni coſa concorrente à quello Materiale
& finita; & potendo per molto poco guaſtar
ſi
& fermarſi gli ordigni, che lo cagionaua­
no
: come ne gli Horiuoli ad ogni punto ſi ve
de
auuenire.
il che da altro non procede, ſe non
da
queſto: ch'ogni volta che la Molla, ò la cor-
1da, che ſono la miſura del Moto & del Tem­
po
, ſi e tutta ſuolta dal ſuo Rocchetto, in­
torno
& ſopra al quale la ſtaua raccolta; re­
ſtano
le Ruote di girare, & l'Horiuolo tut­
to
di muouerſi.
Onde à volere che' ſi muo­
ua
, è di neceſsità ricaricarlo ſpeſſo, & ogni
tanto
tempo.
Adunque non continouo, ne
perpetuo
.
Et ſe ſi diceſſe, che' ſi potreb­
be
fare ſopra vna linea non terminata & infi­
nita
: queſto ſi negherebbe per me, perche
non
ſi può prouare eſſer vero, poi che' non
è
, può eſſere in modo alcuno, per non ſi
dare
, ne concedere vna linea attualmente in­
finita
: & queſta non ſi dare & non ſi concede­
re
, perche la maggior linea, che ſi poſſa troua­
re
, ò dare nell 'Vniuerſo è il Diametro del
Mondo
, il quale è finito: come ſi dimoſtra
nel
primo del Cielo.
Le medeſime coſe ſi potriano dire contra al
detto
Moto, ſe fuſſe fatto per via di Trepida­
zione
, di Tremolamento & di Crollo.
Ne ſi
marauigli
alcuno, che io habbi ragionato del
Moto
, ragionando del Corpo Mobile; poi che
il
Mouimento è atto di quello, come altreſi del
Motore
, benche diuerſamente: come in molti
luoghi
ne inſegnò Ariſtotile, & particolarmen
te
nel 3. della Fiſica.
Et queſto baſti hauer
detto
del Corpo Mobile & artifiziale.
Segui­
terò
hora di Trattare del Motore.
Non
dubbio
veruno, che il Motore, il quale dee
perpetuamente
Muouere il corpo digia tante
1volte da me nominato, di niciſtà, ſarà ò coſa na
turale
, ò fatta d'all' Arte.
Se la ſarà naturale, ſarà
verbigrazia
vn'Fiume, ò altra acqua corrente &
deriuata
da quella, la quale mouerà tal corpo,
volgendolo
come ſi vede fare delle Ruote de'
noſtri
Mulini. nelle ſcarſelle delle quali perco
tendo l'acqua corrente del Fiume & della Gora,
le
fa girare.
coſa, che accade ancora à quelle de'
Mulini
fabbricati im ſu le Barche, come io ve
duto
ſopra il :i quali ſialzano & abbaſſano
ſecondo
che l'acqua creſce & ſcema.
Queſto
Motore
, ancora che forſe non punto meno at­
to
per ſua natura di qualunch'altro à mouere
lungamente
& in perpetuo, pigliando queſta
voce
Perpetuo, per modo di larga ſignifica­
zione
, la quale importi vna lunga, & ſe non
continouata
, almeno poco apparentemente in­
terrotta
durazione di moto; non ſarebbe pe­
ſenza molta difficultà, & impedimenti no­
tabili
.
Imperoche oltre all'immoderata quan
tità
di acqua, la quale potria col venire di vna
piena
, fare che il fiume creſceſſe coſi sforma­
tamente
, che' rouinaſſe & portaſſe via ognie­
difizio
ſopra di quello fabbricato; potrebbe
ſeccarſi
& mancare, per eſſere diuertito, & ri­
uolto
altroue: ò per eſſere inghiottito dal ter­
reno
con l'occorrenza di qualche apertura fat
ta
da Tremuoto, che veniſſe.
Potrebbe per
auuentura
eſſere cotal Motore Rena, la quale
à
poco à poco ſcendendo da alto à baſſo, &
battendo
ſopra di qualche Molla: ò altra coſa
1ſi fatta, faceſſe muouere lo detto corpo in gi­
ro
.
Ma queſto hauerebbe in ſe due impoſsi­
bilità
, le quali ridurrebbono la coſa à tale, che
ò
il Moto non ſi farebbe, ne ſi darebbe in mo­
do
alcuno: ò non durerebbe molto, non che
fuſſe
perpetuo.
L'vno ſarebbe la quantità del
la
Rena: la quale biſognerebbe, che fuſſe infi­
nita
, douendone ſempre ſcendere della nuo­
ua
da vna Tramoggia per dire coſi, ò da altra
coſa
ſimile à quella.
Et che la Rena fuſſe infi­
nita
, ſarebbe al tutto impoſsibile: perche l'in­
finito
attuale non ſi , ne può darſi.
Et che'
ſia
vero, ſi può conſiderare, che ſe la Rena fuſ
ſe
di quantità infinita, per forza occuperebbe
tutto
il luogo de gl'altri corpi dell'Vniuerſo:
ò
vn' corpo penetrerebbe l'altro: & il corpo &
luogo
che la conteneſſe, ſaria anch'eſſo infini­
to
: & coſi ſariano due Infiniti: che è molto
maggiore
inconueniente & impoſsibile.
L'al­
tra
impoſsibilità ſarebbe il non potere ſeruirſi
ſempre
della Rena medeſima, quando la fuſſe
buona
quantità, ma finita.
Concioſia che
non
ſi fuſſe per trouare modo, che con qual­
che
poſsibilità, per non dire ageuolezza, ſi po­
teſſe
ridurre tutta la detta Rena nel luogo, do­
ue
la fuſſe ſtata prima, ſe non in altra guiſa,
col
riuoltare almeno di quella Machina, & di
quel
ſeno, ſpazio & riccettacolo, doue la fuſ­
ſe
tutta caduta: ſi come ſi vede in vno Horiuolo
fatto
à poluere: ò in alcuni Tabernacoli, che co
ſi
gli chiamo, per non ſapere con che altro piu
1accomodato nome chiamargli, i quali fatti di
legname
, hanno dentro di loro, & ne ſone pie
ni
, certi figurini di rilieuo, rappreſentanti varij
& diuerſi Artefici, lauoranti di piu eſſercizij,
che
congegnatiui com gran Maeſtria, & com mol
ta
induſtria, ſi piegano & muouono, faccendo
diuerſe
attitudini & geſti per forza di certa Re
na
, che cade per via occulta dalla ſommità di
detti
Tabernacoli giu al piano di eſsi; & nel
ſuo
cadere fa muouere & lauorare tutti quei
figurini
.
Et come quella Rena è tutta cadu­
ta
al baſſo, reſtano di muouerſi, infino à che
riuolta
tutta quella Machina, & quel Taberna­
colo
capo piedi & ſottoſopra; & alzata vna
picciola
cataratta & bietta, la Rena torna
nella
parte ſuperiore: & quella abbaſſata, la
quale
chiude vna apertura aſſai larga, per
la
quale la Rena paſſa preſto nell'eſſere ri­
dotta
diſopra, cade dipoi la medeſima Rena
per
picciolo foro à poco, à poco, dando in
la
Molla, che muoue l'altra, alla quale ſono i fi­
gurini
attaccati.
Di queſti ſtormenti ne do
nato
vno all'Illuſtriſsimo & Eccellentiſsimo
Signore
Don Pietro de Medici mio Signore
eſſendo
egli fanciullo, portatogli della Ale­
magna
, doue gl'era ſtato fatto.
Potrebbe for
ſe
anco eſſere il Motore, ſecondo qualch'vno
vn
'Fiato; il quale vſcendo verbigrazia di vn'gran
Mantice
, ò di vna Canna & fiſtola, dentro al­
la
quale e'fuſſe raccolto, percoteſſe il Mobi­
le
, & lo faceſſe muouere.
Ma queſto ſareb-
1be impoſsibile: perche il detto fiato biſogne­
rebbe
che fuſſe ò finito, ò infinito.
Se fuſ­
ſe
finito; ne ſeguiterebbe, che eſſalando &
vſcendo
fuori ſi conſumerebbe; eſſendo che
da
ogni coſa finita leuando ſi del continouo
qualche
parte finita, la ſi conſumi; come ci
inſegnò
Ariſtotile nel primo della Fiſica.
Se infinito, biſognerebbe ancora, che per eſſe
re
il detto fiato corpo; che ſi deſſe l'inſinito in
atto
contra à quello, che è determinato nel 3.
libro
della Fiſica, & nel primo del Cielo: oltre
che
il corpo, che lo haueſſe a contenere, ſarebbe
anco
eſſo infinito in atto, che ſarebbe il ſecondo
incoueniente
: & di piu vi farebbe di biſogno,
anzi
aſſoluta niciſtà vi ſaria di vn' Motore, che
fuſſe
d'infinita Vertù.
La quale non ſi può ri
trouare
ne nell'Artefice, ne in qualunch'altro
Agente
fuori della prima Cagione, che è Dio:
ne
in qual ſi voglia coſa artifiziale, ne naturale.
Et ſe ci fuſſe chi ſoggiugneſſe, che tal fiato &
Vento
potrebbe eſſere tirato & raccolto ſuc­
ceſsiuamente
, & à poco à poco con vn Manti­
ce
, ò ſimile ſtormento, da vn' Agente & Mo­
tore
, che alzandolo faceſſe che' tiraſſe à ſe il fia
to
; & laſciandolo abbaſſare, fuſſe cagione che'
lo
mandaſſe fuori, & che il Vento nell'vſcire di
quella
Machina percoteſſe & voltaſſe il Mobi­
le
; direi, che queſto ſarebbe vn'dare vn'Moto­
re
, che moueſſe il Motore Mouente il Mobile
immediatamente
: il quale ò ſarebbe animato,
caduco
& mortale: & perciò non atto à muoue
1re sempre: ò inanimato naturale, ò artifiziale, & bi
ſognoſo
di vno altro agente & Motore, & quel
lo
di vn'altro con procedere in infinito, che è
anco
impoſsibile.
Et ſe alcuno diceſſe, che'ſi
potria
muouere per forza di Ruote & di con­
trapeſi
, ſi come ſi moueua quel corpo sferico,
compoſto
gia & fabbricato con Arte maraui­
glioſa
& ſtupenda da Lorenzo della Volpaia;
& che anco hoggidi ſi ritroua nella Ricchiſsi­
ma
, & veramente Reale Guardaroba del noſtro
Sereniſsimo
Gran DVCA di Toſcana, nel qua
le
ſi vedeuano, & veggiono i Moti di tutti i Pia
neti
, & dell'ottaua sfera; Riſponderei, che tut
ti
queſti Motori, ſi come, gl'altri di qualun­
que
ſorte e'ſi fuſſero, ò naturali, ò artifiziali, ò
miſti
, ſarebbero ridotti ſotto le Regole del­
l
'Arte, & per mezzo di quella adattati all'artiſi
zio
di gia detto: Et tutti forza ſarebbe, che
qualche
volta, & bene ſpeſſo fuſſero impe­
diti
nellaloro operazione da piu & diuerſe ca­
gioni
, contrarietà, alterazioni, mutazioni, &
guaſtamenti
, & altre coſe accidentali, proce­
denti
dalla Materia, di ſua natura alterabile &
corrottibile
; & dal Tempo, che à lungo anda­
re
guaſta, conſuma & diſſolue ogni coſa: ne
patiſce
che in qual ſi voglia, dal Cielo della Lu
na
in giù, ſia ſtabilità, ne lunga durazione, non
che
perpetuità.
E ſimilmente da auuertire
per
confutazione di tanto incoueniente & im
poſsibile
, che ſenza il toccamento continouo
& ſcambieuole del Mobile & del Motore, non
1ſi potrebbe mai fare, ne dare mouimento al­
cuno
, & tanto meno il perpetuo: eſſendo aſſo­
lutamente
neceſſario, che p cotal Toccamento ſi
logoraſſe
dell'vno & dell'altro, ò del corpo mo
bile
, ſe non del motore: & coſi ſi diſcoſtaſſe­
ro
l'vno dall'altro di maniera, che'non ſi toccaſ
ſero
: & per tal cagione ceſſaſſe il moto.
Inol­
tre
, ſe chiara coſa è, che ogni mouente inani­
mato
, ſecondo la ſua propria natura, non ſi muo
ua
, ne poſſa muouere, ſe non ad vna differen­
za
ſola di luogo, come ſi vede nel fuoco: il qua
le
di ſua natura ſi muoue ſolamente all'insù: &
in
vna Zolla di Terra, che ſi muoue all'ingiù;
non
è poſsibile, che i ſopra detti Motori, ò
altri
ſomiglianti muouano à piu differenze di
luogo
: come ſarebbe all'innanzi, & all'indie­
tro
, & col fare, che i termini ſi varino, cioè,
che
il Termine à cui, diuenti al quale: & que­
ſto
quello: come può fare, & vn' Motore ani
mato
, & che il principio in ſe medeſimo di
poterſi
muouere per propria elezzione, & ſi
muoue
dou è vuole.
La qual coſa non potendo fare in modo al­
cuno
i ſopranominati Motori; è impoſsibile
per
mezzo di quelli dare ad vn' corpo artifi­
ziale
mouimento perpetuo.
Ma perche qui
mi
potrebbe eſſere oppoſto, che io non haueſ
ſi
fatto menzione dell' Ariento viuo, atto ſecon
do
lo parere di alcuni à potere dare il Moto à
qualche
corpo, come parue che affermaſſe an­
cora
Ariſtotile nel primo libro dell'Anima; do
1ue egli ragionò della Statua di Venere, fatta di
legno
da Dedalò: la quale ſi moueua per for­
za
dell'Ariento viuo, che vi era dentro.
La
qual
coſa ancora ſcritta & prima da Plato­
ne
: il quale fece menzione delle Statue di Deda
con dire, che le erano fuggitiue, ne ſi pote­
uano
fare ſtare ferme ſe non legando le: ma non
diſſe
in vertù di che coſa le ſi moueſſero, riſpon
do
; Che quando è fuſſe vero, che l'Ariento vi
uo
le haueſſe ſenza l'aiuto di altra coſa fatte
muouere
, il che io non credo; non però ſi con
chiude
la perpetuità di quel Moto, per riſpet­
to
della Statua, non atta à durare ſempre.
Et ag
giungo
di piu, l'Ariento viuo non eſſer baſte­
uole
per muouere da ſe corpo alcuno: maſsi­
mamente
ſegl'hauerà in ſe qualche grauezza;
ma
hauer di biſogno, che qualch'altra coſa lo
aiuti
, & concorra ſeco nel muouere del corpo
Mobile
.
Et che ciò ſia vero, lo dimoſtra la ſpe
rienza
, maeſtra delle coſe, & alla quale chi non
crede
, ſi può dire; che ſia fuori di ſe.
Vedeſi adum
que
manifeſtamente che'tutto che lo Ariento
viuo
sfugga il Tatto & ſia sdrucciolante, mo­
bile
& fuggitiuo, non però ſi muoue ſe' non
è
tocco, ò moſſo il luogo, doue gl'è, ancora
che
non terminato, ne riſtretto da quello.
La
qual
coſa mi credere, & può ad altri dare à
baſtanza
ad intendere, che quando vna Statua
ne
fuſſe in buona parte piena, non per ciò ſi
mouerebbe
: ne l'Ariento per ſe ſteſſo la mo­
ueria
; eſſendo che' ſarebbe all'hora termina-
1to ſecondo la piu parte delle Dimenſioni di
quel
' corpo.
Et ſe coſtoro pure ſi imaginaſ­
ſero
di fare vn' Corpo sferico pulito, liſcio
& ſdrucciolante, come ſarebbe per eſſem­
pio
vna Palla di materia leggiera, & atta à pi­
gliare
pulimento, & diuentare liſcia; & di em­
pierla
infino ad vn' certo che, perche riuoltan
doſi
quella, lo Ariento viuo poteſſe muouerſi
per
luogo vacuo dialtro corpo, eccettuatane
l
'Aria, & aiutarla rotolare & voltarſi, con po­
ſarla
ſopra vn' piano pulito, liſcio & ſdruccio
lante
, molto bene liuellato, doue la ſi riuolgeſ
ſe
& giraſſe come il meglio, & quanto la po­
teſſe
.
Et inoltre poteſſero fabbricare vn' Cor
po
di tanta perfetta ritondità, & vn' piano co­
ſi
pari & ſpianato, cheil corpo sferico poſan­
doſi
ſopra del piano, lo toccaſſe in coſi piccio
la
parte, che quaſi per niciſtà & per forza del
non
trouare appena doue fermarſi, & dell'
riento
viuo, che fuſſe dentro di quella, la fuſſe
neceſsitata
à muouerſi; non per queſto ſarebbe
che
il corpo, & il piano come materiali non fuſ
ſero
ſottopoſti alla corruzzione, & ad altriac­
cidenti
, ne' quali gli incorrerebbono à qual­
che
tempo, maſsimamente in vn lungo pro ceſ­
ſo
di quello.
Et perche da medeſimi Ingegne­
ri
, ò da chi voleſſe la loro oppenione ſoſtenta­
re
, mi potrebbe eſſere ſoggiunto, Che quan­
tunque
e' non ſi poſſa negare, ne in tutto, ne in
parte
quello, che infino ad hora ſi è detto da
me
, per prouare, che gl'è impoſsibile per via
1dell'Arte & ingegno humano trouare & dare
il
Moto perpetuo; & che tal coſa particolar­
mente
non e' comportata dalla caducità & in
obbedienza
della Materia, della quale il corpo
Mobile
douerrebbe eſſere compoſto: ne an­
co
dal Motore, alterabile & corrottibile, ſi co­
me
è ciaſcuno di quelli, de' quali ſi è ragiona­
to
: ne dallo Spazio: ne dal Tempo; non è però,
che
tale oppenione ſia vana del tutto & falſa:
anzi
che la ſi può prouare eſſere vera; & il Mo
to
Perpetuo poterſi trouare, dare & concede­
re
: poiche per la coſa Mobile ſi potrebbe da
re
& aſſegnare la Calamita, ò il ferro & accia­
io
calamitato: & per Motore la Stella Tramon
tana
& ſua Vertù: con la quale la tira & riuol
ge
à , non pure la Calamita, ma il ferro &
acciaio
: ſe però queſto è vero, & non per il
contrario
, cioe che la Calamita di ſua propria
natura
, & il ferro & acciaio calamitato ſi muo
uano
& riuoltino alla Tramontana: coſa, che
come
in fatto ſi vede negl'Horiuoli da Sole, &
nelle
Buſſole eſſere vera: coſi non ſi chi ſia
l
'Agente, & il Paziente.
Ionondimeno rimet
tendomene
à chi piu intende di me, credo che
la
Vertù attiua & Motrice ſia nella Stella, cor­
po
nobiliſsimo, celeſte & non ſoggetto alla cor
ruzzione
, perche coſi ſia piaciuto à chi la creò
& conſerua; & non nella Calamita, corpoter­
reno
, miſto & corrottibile:
Et che il Motore in queſto caſo non ſi po­
crebbe
corrompere, anzi ſarebbe perpetuo:
1ne per accidente, & modo alcuno, potria eſſe­
re
impedito dal ſempre muouere, & tirare à ſe
quel
Mobile com la medeſima Vertù, & nella ma
niera
che' hoggidi.
Et che eſſendo la Ca­
lamita
per eſſere anch'ella ſempre della ſteſſa
natura
& attitudine à muouerſi verſo la Tra­
montana
, ò ad eſſere moſſa da lei, ſi come l'è
hora
; che ſempre ſaria tirata in ogni parte, do
ue
la fuſſe, infino à quanto il Mondo duraſſe.
al qual termine poi, marauiglia non ſarebbe che
mancaſſe
il Moto trouato & dato, poſcia che
mancare
dee il Mouimento del Cielo, & la in
fluenza
di quello, inſieme com la generazione &
corruzzione
delle coſe dal Cielo in giù: & con
tutto
ciò ſaria verificato, che' ſi fuſſe potuto
trouare
& dare lo Moto perpetuo.
Et che'
non
è inconueniente alcuno, ne repugna alla
ragione
, che' ſi dica, che' ſi poſſa trouare & da
re
vn' Moto perpetuo, in quel modo, che da
Ariſtotile
ſi dice nel primo del Cielo, Che
ogni
grandezza ſi può diuidere in parte, che
di
nuouo ſi può ſempre diuidere: il che non è
altro
, che poterſi diuidere in infinito.
Et che in infinito ſecondo Euclide ſi può tira­
re
vna Linea, ſe bene non ſi è trouato mai chi la
tiraſſe
.
Però, che preſuppoſto, che la Ca­
lamita
poteſſe ſempre muouerſi da ſe verſo la
Tramontana
, ò eſſer moſſa da quella, come la
farebbe
per la propria Vertù, & ſe la non ha­
ueſſe
impedimento, alcuno; tal Moto ſarebbe
perpetuo
aſſolutamente dalla parte del Moto-
1re, che con la medeſima Vertù & forza, che'ti­
ra
hoggidi, & riuolge a ſe la Calamita, la tire­
rebbe
ſempre, per eſſere perpetuo & incorrot
tibile
.
A queſta oppoſizione, & nuouo pen­
ſiero
riſponderò, parte col negare quello, che
per
gli auuerſarij ſi preſuppone nel princi­
pio
della loro inſtanza, cioè; che la Calamita ſi
muoua
, ò poſſa eſſer moſſa ſempre & contino
uamente
, ſenza hauere impedimento, che ſi com
traponga
accidentalmente alla ſua natural Ver
, dicendo con Epicarmo, Che fatti i preſup
poſti
falſi, non è poſsibile diſcorrer bene, ne
conchiudere
il vero: & parte con prouare,
che
queſto non può farſi: & che coſtoro non
intendono
loro medeſimi, ne ſanno quello,
che
' ſi vogliono dire.
Primieramente adun­
que
, niego il preſuppoſto.
il quale douendo
toccare
à prouare à loro, ſarà da eſsi coſi be­
ne
, & con qvella poſsibilità & ageuolezza pro­
uato
eſſer vero, che ſarebbe dimoſtrare, che
tra
lo Diametro, & la coſta, fuſſe qualchepro­
porzione
.
Et che ſarebbe prouare, che quel­
lo
, chenon ſolamente à Priori; ma ne anco à
Poſteriorinon
ſi può prouare, pure ſi prouaſ
ſe
.
Non ſi può adunque prouare à priori: per
che
nel preſuppoſto ſi comprende il ſempre
muouerſi
, ò eſſere ſempre moſſa, non ſecondo
la
poſsibilità della ſua natura & vertù, & ſecon
do
la ragione in vniuerſale & aſtratto; ma ſe­
condo
il ſenſo & in fatto.
Et perche il ſempre
inferiſce
& importa continouo & perpetuo,
1del quale non ſi può hauere cognizione ſe non
in
vn' Tempo, quando non ſarà piu Tempo:
il
che implica contradizzione, & impoſsibilità,
non
potendo ſtare inſieme Tempo & non Tem
po
.
Adunque non ſi può prouare à Priori.
A Poſteriori ſimilmente, non è poſsibile pro­
uare
tale preſuppoſto, per la ragione hora ho
ra
detta.
La quale chiariſce, che neſſuno può
auuerare
quello eſſere in fatto, di che non ſi
può
hauere in fatto ſcienza & notizia alcuna.
A dunque ne anco à poſteriori è poſsibile co­
tal
coſa prouare.
Secondariamente dico, che il
preſuppoſto
è falſo per ſe ſteſſo, cioè ſenza ha
uere
riſpetto & conſiderazione à gli accidenti
& impedimenti, & lo prouo coſi.
Quello,
che
è atto nato, & di ſua natura determinato,
mouendoſi
da ſe, ò eſſendo moſſo da altri, ad
vn
' particolar' ſito, & ad vn' punto ſolo, come
à
ſuo proprio & naturale Termine & fine; & à
quello
neceſſariamente per ſua proprietà, ò di
chi
lo muoua & tiri, acquiſtato che lo , ſi fer
ma
& ceſſa di piu muouerſi: & tanto piu age­
uolmente
& prima reſta di muouerſi, quanto
la
Vertù attatrice & motrice, che lo hauerà
moſſo
, ſarà piu gagliarda & piu potente.
Ma
tale
è la Calamita, la quale per occulta Vertù
& qualità non inteſa ſi riuolge, ò è riuoltaper
forza
al punto & al ſegno della Tramontana,
dalla
medeſima Stella, à cui trouata che la l'ha,
ſi
ferma & più non ſi muoue.
Adunque non è
poſsibile
, che la Calamita ſi muoua ſempre.
1Adunque vano il preſuppoſto, & dimoſtrato
vano
dalla Sperienza, piu potente & piu forte
di
ogni ragione.
Imperoche noi veggiamo
lo
Ago calamitato & Lancetta di vno Horiuo
lo
da Sole, & coſi quello delle Buſſole muo­
uerſi
ad ogni altro ſito fuori della Tramonta­
na
, non per muouerſi ad alcuno, che non ſia quel
lo
: ma per muouerſi alla medeſima Tramonta­
na
, & ſolamente à dirittura di quella fermarſi.
La qual coſa dimoſtra, quel ſegno eſſere il fine
del
ſuo Moto: & che lo hauerlo conſeguito è
la
cagione del ſuo fermarſi.
Et che, ò ſia la Ver
nella Calamita, ò nella Stella, la Calamita
non
ſi muoue & ferma ad altro ſegno, ſe la non
è
moſſa & ferma per forza & opera altrui; ma
però
laſciata operare ſecondo la ſua natura,
ſenza
fermarſi altroue; ritorna al ſegno del no­
ſtro
Polo.
Adunque non è vero, che la Calamita ſia il
Mobile
perpetuo, che i ghiribizzatori cerca­
no
in darno.
Ne anco può eſſere; poiche in
ogni
Moto è neceſſario non pure il Mouente,
ma
il corpo, che dee eſſere moſſo, come ſi diſ­
ſe
di ſopra, quando ſi moſtrò, che ad ogni Mo
to
cinque coſe concorrono: Et che ſe il Mo­
tore
debbe perpetuamente muouere, perpe­
tuamente
ancora debbe il corpo eſſere moſſo.
la qual coſa ſi è dimoſtrata non potere della ca
lamita
auuenire.
Chi non vede per tanto, che
il
volere, che la Calamita, che non ſi muoue,
ne
è moſſa ſempre & di continouo; anzi ſi vol-
1ge & ferma alla Tramontana, ſia quella coſa,
nella
quale come in Mobile, dee eſſere l'atto
del
Motore, che perpetuamente muoua, & ca
gioni
il Moto perpetuo, è vna baia: Si come
baia
è, che' ſi poſſa colorire vn' diſegno in aria
& mettere in atto vno impoſsibile non pure
ſtrauagante
capriccio: al quale ſi contrapon­
gono
non pure molti & molti, ma quaſi infi­
niti
impedimenti, & difficultà innumerabili.
Ne biſogna che' replichino, che ciò che ſi ra­
giona
& afferma da loro, hauerebbe luogo &
ſarebbe
vero ognivolta che dalla parte del Mo
bile
, cioè della Calamita, non ci fuſſero impe­
dimenti
, come non ci ſariano dalla parte del
Motore
, cioè della ſtella Polare: la quale è in
corrottibile
, et atta a ſempre muouere: ma que
ſto
ſarebbe vn' ritirarſi dalla prima conuen­
zione
fatta infra di noi, quando conuenimo
nel
Termine, & ſignificato della loro Propoſi­
zione
: la quale, che' ſi poſſa trouare & da­
re
in verità & in fatto il Moto perpetuo: & non
come
' vorriano hora, imaginario & fonda­
to
ſopra preſuppoſti non veri; & in ſul dire,
caſo
che coſi fuſſe, & che coſi poteſſe eſſere:
che
tanto è quanto dire nulla: anzi dire & mo
ſtrare
di volere fare coſe nuoue, marauiglioſe
& ſtupende, ma con la imaginazione & in
ſogno
.
Puoſsi in oltre conſiderare, che ſe natural­
mente
ſi poteſſe, & tra le coſe naturali ritro­
uare
cotal Moto, che' non ſarebbe piu officio
1di coſtoro il cercarne & il trouarlo durabile
perle
centinaia de'gl'anni, ſe non eternamente;
ò
almeno per le Decine, che' ſi ſia de Filoſo­
fi
& de Medici: anzi molto piu proprio di que
ſti
: i quali potriano aſſegnare il Mouimento
del
Cielo, ben che ſaputo & inteſo da tutti; &
il
Moto & battere del polſo; che di quelli, i
quali
promettendo in ciò di operare come Ar
tefici
induſtrioſi & di ſingolare Eccellenza;
moſtrano
ſenza altro, che l'opera loro debba
eſſere
artifiziale, & non naturale.
Adunque
maggiormente
ſottopoſta alla corruzzione,
& manco perfetta: adunque manco durabi­
le
: adunque non perpetua.
Et queſto baſti ha
uere
ragionato del Motore.
il quale non è poſ
ſibile
, & ſia di qualunque qualità & ſorte ſi vo
glia
, & con ogni ſquiſito, & da me non penſa­
to
artifizio adattato & adoperato à perpetua­
mente
muouere lo corpo fabbricato da' ſo­
pradetti
Ingegneri, che lo muoua di Moto
perpetuo
, & ſenza mai reſtare.
Ragionerò
hora
con breuità, & piu diſtintamente della
qualità
del detto Moto.
il quale per non po­
tere
eſſere ſe non Violcto & Locale, forza è che
ſia
tale, che ſi poſſa chiamare ſecondo vna di
quelle
Quattro Differenze, che da Ariſtotile
furono
notate nel ſettimo della Fiſica, & que­
ſte
ſono.
Il Pignere: il Portare: il Tirare à
ſe
; & il Girare.
Se tal Mouimento adunque ſi faceſſe per im
pulſione
, & per linea retta, cioè perche il
1Mobile deſſe la pinta al corpo Mobile con ſe­
guitare
ditoccarlo ſempre, non potrebbe eſ­
ſere
il Moto pepetuo: in quel modo che non
può
eſſer Perpetuo ciò che è Violento.
Ne comporterebbelo Spazio finito, che in eſ­
ſo
ſi faceſſe vn' Moto inſinito.
Se' fuſſe per
eſpulſione
, cioè percheil Motore pigneſſe &
diſcoſtaſſe
da ſe il Mobile, & non lo ſeguitaſſe,
ne
accadrebbe il medeſimo, che ſi vede acca­
dere
nel tirare che ſi di vn' ſaſſo.
nel qual
caſo
, quegli che lo tira, non lo ſeguita, ne lo
toccando
& ſpignendo continouamente: anzi
che
il ſaſſo ſe ne , & ſi muoue ſpinto della for
za
impreſſagli dal Motore, & aiutato dall'
ria
per alquanto Spazio, poiche gl'è vſcito di
mano
à colui, che lo traſſe: ne ſi muoue per­
petuamente
, ne in infinito: perchela Violen­
za
manca, & per conſequente il Moto: la per
petuità
del quale non comporta eziandio la
Terminazione
dello Spazio.
Adunque in que
ſto
modo non ſi può dare il Moto perpetuo:
come
ne ancora ſe ſi cagionaſſe dallo eſſere il
Mobile
portato.
perche ne ſeguirebbe il me­
deſimo
, per cagione dello ſpazio finito; & per
gl
'impedimenti & oſtacoli, coſi del non pote­
re
eſſere portato innanzi & indietro, per non
ſi
potere muouere lo Agente & Motore ſecon
do
la volontaria & propria ſua determinazio­
ne
; come di altro, che potrebbe accadere dalla
parte
della coſa, che lo portaſſe.
la quale ſi po
tria
alterare & guaſtare: non a ltramenti che
1lo ſteſſo corpo Mobile, per eſſere di ſua natu­
ra
à ciò ſottopoſto, Materiale & non ſen­
za
priuazione di contrarietà.
Ma che direi
io
, quando tàl Moto ſi faceſſe col tirare à ſe il
Mouente
lo corpo Mobile?
Riſponderei, che
ad
ogni modo, anzi tanto meno potrebbe eſ­
ſere
perpetuo.
Et per dichiararmi, à fine di
eſſer
meglio inteſo, fo queſta diſtinzione.
Che
il
Tirare à ſe, ſi fa in tre modi.
Primieramente
il
Motore, come fine, tira à ſe il Mobile: come
Verbigrazia
il Guadagno tira il Mercatante à
Fiorenza
.
Secondariamente il Tira à ſe, come
alterante
& imprimente nel Mobile qualche
nuoua
qualità accidentale: Si come l'Ambra
riſcaldata
dallo ſtropicciamento, tira à ſe la pa
glia
: & la Calamita il ferro, & il ferro Calami
tato
, hauendo riceuuto dalla Calamita vna Ver
& qualità occulta, tira à ſe l'altro ferro non
Calamitato
.
Et finalmente tira il Motore lo
Mobile
à ſe, come Agente violento, il quale
operi
per lo mezzo del Moto locale, & ſenza
alcuna
alterazione nel corpo Mobile: Si come quando ſi tira vna Naue allito.
Nel
primo
modo non ſi potrebbe fare il Moto per
petuo
, per non ſi trattare in queſta nuoua in­
uenzione
, ne in queſto mio ragionamento di
Moto
trouato dall'Arte, & fatto per mezzo di
Motori
intelligibili.
Et perche conſeguito
che
fuſſe il fine, ceſſerebbe il Moto: poiche
chiunque
muoue, non per altro muoue, ſe non
perche
gli manca alcuna coſa; & ſe non à ſe,
1à chi è prouede: & quella conſeguita che gl'
reſta
di muouere.
E in oltre da auuertire,
che
ſe il Motore moueſſe per lo Fine, & non lo
poteſſe
conſeguire, ne acquiſtare ne al Mobi­
le
, ne à ſe; ò non moueria in ordine al Fine: ne
il
Fine mouerebbe come deſiderato: ò il me­
deſimo
Motore moueria in vano.
La qual co
ſa
è aſſurdiſsima & ſconueneuoliſsima à dirſi
poiche
ogni Agente adopera per lo Fine.
Nel ſecondo modo ſomigliantemente, non
ſi
potrebbe fare: per la ragione, che non vuole,
che
quando la coſa è giunta, & arriuata al ſuo
Termine
, la ſi muoua piu: anzi chiede di fer­
marſi
: come di niciſtà la Paglia quando la toc
ca
l'Ambra; & il ferro tocca la Calamita, che
queſto
& quella ſi ferma.
Nella Terza maniera finalmente non ſi po­
trebbe
dare il Moto perpetuo: perche il tira­
re
ſempre, & ſempre muouere tirando à ſe, ò
ad
altra coſa, per via di Moto locale il Mobile,
ricercherebbe
diſtanza infinita tra'l Motore
e
'l Mobile; & vertù infinita nel Mouente, ò fuſ
ſe
artifiziale, ò naturale.
Le quali coſe non ſi
concedono
; come ne anco la durazione per
petua
delle coſe ſublunari nel medeſimo eſſe­
re
& ſtato: ò ſiano fatte dalla Natura, ò ritro­
uate
dall' Arte.
Reſtacihorà à ragionare de' Termini: den­
tro
à quali cotal Moto neceſſariamente dec
farſi
; & dello Spazio & del Luogo piu partico
larmente
, & del Tempo.
1
De'Termini, come che poco ci ſia che ra­
gionarne
, dirò nondimeno, che non eſſendo
quelli
altro che termini & eſtremità dello Spa
zio
; ci moſtrano & fanno conoſcere, che il
detto
Spazio, del quale e' ſono l'vltimo, da
ogni
parte ſia ſinito.
Se adunque lo ſpazio ſa
finito & terminato, come di neceſsità dee eſ
ſere
, non ſi dando lo ſpazio attualmente infi­
nito
; forza anco ſarà, che il Moto fatto in eſſo
ſia
finito.
Et ſe queſto ſarà finito; finito ſarà
ancora
il Tempo; ma lo ſpazio & il luogo, den­
tro
& ſopra del quale ſi diſegna, che ſi habbia à
fare
il Moto perpetuo, non può eſſere ſe non fi
nito
: Adunque finito ſarà il Moto & finito il
Tempo
.
adunque non ſi darà il Moto, perpe­
tuo
, di che ſi ragiona: Adunque non vera la
propoſizione
de gl'Ingegno ſi Arteficr.
E di
piu
da conſiderare, Che i Termini dal Quale &
à
Cui, ò ſono vna coſa medeſima in fatto, ma
diuerſi
& diſtinti ſecondo la conſiderazione: ò
ſono
diſtinti & diuerſi in fatto & realmente, &
ſecondo
la conſiderazione.
Se'fuſſero nel
propoſito
noſtro, nel ſecondo modo, come'ſo
no
quando il Moto locale ſi fa per vna lunghez
za
finita, perche della infinita, la quale non ſi
, non ſi poſſono aſſegnare Termini; lo Spazio
adunque
ſarebbe finito, & il Moto & il Tem­
po
finito, come ſi è detto.
Et ſe infra eſsi il Mo
bile
ſi moueſſe perpetuamente, hora dall'vno
all
'altro; & da queſto à quello, con l'andare
innanzi
& indietro, non ſarebbe vn'Moto ſo-
1lo, ma piu Moti contrari, & non vno contino
no
, ne perpetuo: Et i Termini dello Spazio,
nel
quale e' ſi faceſſe, non ſariano diſtinti in
fatto
& in conſiderazione: che ſarebbe contra
rio
à quello, che pure hora ſi è detto & pre­
ſuppoſto
per via & ragione diuiſiua, & s'im­
plicherebbe
contradizzione.
Se' fuſſero nella
prima
maniera, come' ſono quando il Moto ſi
circolarmente, ad ogni modo ſariano Ter­
mini
di vno Spazio finito, & ſimilmente fini­
to
il Moto, & il Tempo: Si come per eſſem­
pio
, il Cielo ſi muoue da Oriente verſo Occi­
dente
: & quantunque il Termine à Quo &
d
'onde, che èl'Oriente; & il Termine ad Quem
& al quale, ch'è il medeſimo Oriente, ſiano re­
almente
vna coſa medeſima; ſono nondimeno
diuerſi
ſecondo i diuerſi riſpetti del Mobile &
del
ſuo mouimento.
Sono vna coſa medeſi­
ma
quanto al ſoggetto, ch'e la puntal parte
del
Cielo, chiamata Oriente: perche mouendo
ſi
il corpo Celeſte dall' Oriente, ch'è termine
dal
quale, verſo la ſua parte dinanzi, la quale è
l
'Emiſperio di ſopra, & verſo l'Occidente; tor
na
al medeſimo Oriente, come à Termine al
Quale
.
Et queſto Termine conſiderato co­
me
fine, ſi chiama ad Quem & al Quale: ſi co
me
conſiderato come principium vnde motus
E
Termine à Quo & dal Quale.
Ma perche que
ſti
nonpoſſono in modo alcuno, ne inqual ſi
voglia
Tempo, impedire la durazione del Mo­
to
nel Mobile, ne lo Motore, perche non ſono
1coſa materiale: ma ſolamente terminarlo & far
lo
finito, non ſene può dire altro.
Lo Spazio &
il
Luogo, altreſi perſeſteſſo, & come rinchiu
ſo
tra' Termini, & da eſsi compreſo, ci dimo­
ſtra
, che il Moto, il quale ſi faceſſe ſopra quel­
lo
, neceſſariamente ſarebbe finito.
Adunque
non
perpetuo.
Adunque vana la inu enzione
dicoſtoro
.
Et perche qualch'vno potrebbe
dirmi
, Queſto non s'inferire concludentemen
te
, & non eſſer vero: imperoche ancora il Mo
to
del Cielo è finito quanto à ſe, & à ſuoi Ter­
mini
: nondimeno è continouo & perpetuo:
& coſi potria eſſere il Moto, del quale ſi ragio
na
.
A queſta obbiezzione riſpondo; Che, ſe
bene
il Moto Celeſte è finito, & ſi fa dentro à
certi
Termini, & Spazio, & Luogo finito,
è
però continouo, & per durare ſenza im­
pedimento
alcuno infino alla fine del Mon­
do
: & ſi può chiamare perpetuo, & in vn'cer
to
modo ſempiterno, per le ſucceſsiue & conti
nouamente
rinnouate circolazioni & riuolu­
zioni
, fatte & cagionate dalla ſua Intelligenza,
la
quale è immateriale, incorrottibile, ſpiritale
& eterna à parte poſt, cioe doppo il principio
della
ſua creazione.
Ma che tale non è, ne può
eſſere
il Motore cagionante l'immaginato Mo
to
perpetuo.
Et però l'argomento non valere,
ne
tenere.
non per cagione della diuerſità del
la
Terminazione: ma per la perpetua iterazio­
ne
, & rinnouazione ſucceſsiua, & continoua
della
circolazione & riuolgimento del Mobi-
1le, & diuerſità & vertù del Motore. Può di più
accadere
, che per qualche accidente & Sini­
ſtro
, vn'altro corpo ſia moſſo, & ſi muoua per
lo
medeſimo ſpazio; & attrauerſandoſi al Mo
bile
artifiziale, il quale ſi moueſſe alcunalun
ghezza
; ò accoſtandoſi à quello, quando e'fa­
ceſſe
il ſuo Moto circolarmente, ò in giro; lo
faceſſe
fermare, & coſi fuſſe d'impedimento al
la
continouazione di quel Moto, & ageuolmen
te
inſieme inſieme alla ſua durazione & perpe­
tuità
.
Et perche queſto può farſi quaſi che
in
infiniti modi per dire coſi, laſcerò di piu ra
gionarne
.
Il Tempo finalmente anch'egli, dal
la
ſua parte non comporteria la perpetuità del
Moto
.
perche eſſendo il Tempo miſura di Mo­
to
, & il Moto finito, come ſi è dichiarato: ſa­
eziandio il Tempo finito & non perpetuo.
Et ſe alcuno ſi contraponeſſe dicendo, che
aſſai
ſarebbe, che il tempo che miſuraſſe lo ritro
uato
Moto perpetuo, fuſſcil medeſimo, che mi
ſuraſſe
la durazione del Moto del Cielo; riſpom
do
, niuno altro Mouimento fuori di quello, po
tere
durare tanto, per non eſſere il Mobile, ne il
Motore
di quella natura & perfezzione, che è il
corpo
Celeſte, & la Intelligenza, che lo muoue
& perche le coſe di qua giù non ſono p̨petue,
ma
dal Tempo conſumate & disfatte.
Io in
fino
à qui prouato, conforme al Titolo della
Quiſtione
propoſta, & alla promeſſa fattane,
Che
il Moto perpetuo non ſi poſſa in modo al
cuno
ritrouare, ne dare in fatto & realmente,
1per via & mezzo dell'Arte, cioè fare che um C or
po
fabbricato da quella, attualmente ſi muoua,
ò
ſia moſſo ſempre, ſenza giamai reſtare, ſe non
quando reſterà il Mouimëto del Cielo: ne in co
ſa
fuoridi quel corpo ſopra mondano trouar
lo
, ne aſſegnarlo: & dimoſtro la verità della
mia
Conchiuſione, argomentando dalla par­
te
del Corpo Mobile, artifiziale in tutto, ò na­
turale
: dalla parte del Motore qualunque' ſi
fuſſe
, Eccettuatone però le Intelligenze: Da
Termini
, & dallo Spazio & dal Luogo tra eſsi
compreſo
; & dal Tempo: coſe tutte apparte­
nenti
à qualunque Mouimentó: Et per ogni
verſo
ſcoperto la fallacia & vanità dell'openio
ne
contraria alla mia: & manifeſtato la verità
del
mio proponimento, con piu & diuerſe ra­
gioni
.
le quali tutte ſaranno hora da me rac­
colte
, in vna pro cedente informa Sillogiſtica:
accioche
come la mia Conchiuſione è vna; co­
ſi
in vna ſola ragione, di cui le propoſizioni
& le parti ſi ſiano prima prouate eſſer vere; ſi
ſcuopra
& veggia ad vn'tratto il vero del mio
proponimento
, & la concludente confutazio
ne
& diſtruzzione della contraria propoſta:
& con l'vna & con l'altra inſieme ſi conchiug­
ga
& termini lo mio Diſcorſo: & ſi ponga fi­
ne
à queſto mio Ragionamento: & la detta Ra
gione
ſarà queſta.
Cinque coſe ſi richieggono ad ogni moui­
mento
, che ſi habbia à fare, & ſono queſte.
Il
Corpo
Mobile: il Motore: lo Spazio per lo
1quale e' dee farſi: i Termini del detto Spazio:
& il Tempo.
Adunque tante neceſſariamen­
te
deono concorrere al Moto perpetuo, di che
ſi
cerca.
Adunque tutte cinque deono eſſere
perpetue
1, & perpetuamente concorrere al
detto
Moto, ſe'dee eſſere perpetuo.
Ma ne il
Corpo
mobile compoſto, & trouato da qual ſi
voglia
Ingegnere può eſſer perpetuo, come ne
anco
perpetuo il Motore.
Non può eſſere in
finito
lo Spazio, dentro al quale ſi faceſſe tal
Moto
; ne la coſa ſopra della quale e' ſi faceſſe:
ne
i Termini ſuoi poſſono eſſere vna coſa me­
deſima
in fatto; & diuerſi & diſtinti ſecondo
la
realità & conſiderazione.
Non può eſſere
il
tempo finito: Adunque dal primo all'vltimo
non
può eſſere, ne trouarſi, ne darſi il Moto
perpetuo
in modo alcuno: come partitamente
ſi
è dimoſtrato diſopra.
Et però vane tutte
le
fatiche di coloro, i quali ſi ſono meſsi, ò ſi
metteſſero
à cercare tal coſa, impoſsile à tro­
uarſi
& fabbricarſi dall'humano ingegno, &
che
per mezzo della ſperienza non ſi può proua
re
; ne per via della ragione & Diſcorſo dimo
ſtrare
eſſer vera, come la non è.
Perche toglien
doſi
homai da coſi fatta impreſa qualunque In
gegnere
, & nobile Artefice ſi ſia; attenda à
quello
, che cade ſotto la poſsibilità & ſotto le
forze
dell'Arte, & che può arrecare vtile &
honore
à ſe ſteſſo, & giouamento à gl'altri.
IL FINE.