Heron Alexandrinus, Spiritali di Herone Alessandrino

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Author: Heron Alexandrinus
Title: Spiritali di Herone Alessandrino

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1SPIRITALI
DI HERONE
ALESSANDRINO
Ridotti in lingua Volgare
DA ALESSANDRO GIORGI
DA VRBINO.
1[Figure 1]
JN VRBINO 4.
Appreſſo Bartholomeo, e Simone Raguſij fratelli.
Con Licenza de' Superiori. 1592.
1
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1
AL SERENISSIMO
SIGNORE,
IL SIGNOR FRANCESCOMARIA
FELTRIO DELLA ROVERE,
DVCA VI.
D'VRBINO.
SE bene quelle iſteſſe ca-
gioni, che moſſero il
grande Anibale Cartagi-
neſe à riputare Formio-
ne Peripatetico per huo-
mo che grandemẽte de-
liraſſe; poteuo credere
che hauerebbono per a-
uentura fatto, che non
fuſſe giudicata minore impertinenza la mia, dedi-
cando queſta traduttione à V. A. S. eſſendo à lei non
pure le materie di Filoſophia, e di Matematica, ſo-
pra le quali è fondato il preſente libro di Herone,
beniſsimo note; ma anco la lingua greca, nella qua-
le da lui ſuo primo Autore compoſto.
Tuttauia
riuolgendomi per l'animo che il Commandino di
bona memoria il primo, che in queſte parti ſu-
ſcitò le Matematiche, e da quelle tenebre cauando-
1 le, che haueuano recato loro la traſcuraggine, e
l'ignoranza di molti ſecoli paſſati; l'illuſtrò di ma-
niera con tante honorare fatiche, quante tutto il
mondo che egli laſciate, che molti, e molti
s'induſſero con la guida di lui à potre in eſſe lo ſtu-
dio loro: tal, che auenne in breue, che ſi come per
prima erano mal conoſciure, & oſcure appreſſo la
più parte de gli huomini, così hora pochiſi troui-
no di quelli, che hanno guſto di lettere polite, a'
quali queſte ancora più le familiari non ſieno.
Il
che tutto, è ben vero, che riconoſcere ſi deue dallo
ſtudio, e dalla diligenza del Cõmandino, come da
inſtrumento che è concorſo à ſi fatta operatione;
ma molto maggiormente da V. A. S. come da cauſa
principale, di doue cominciato quel moto, che
ſi è dopo tirato ſucceſſiuamente queſta bona conſe-
guenza dietro; poiche quanto egli operò, e quan-
to valſe, particolarmente per l'aiuto, e fauori,
che in più modi riportò da lei.
Onde la medeſima
proportione, che hanno gl'effetti con le loro prime
cauſe, è neceſſario dire, che habbino con V. A. S.
l'opere, e frutti di coloro, che hanno da queſta ori-
gine hauuta l'occaſione del loro ſapere.
Perciò con-
cludo, che non poteua di ragione donarſi, ſe non
ſolo à lei, queſta, benche per altro di lei indegna fa-
tica, (quãto à quella parte che da me ritiene,) la qua-
le, come che già è molti anni, e fino da quel tempo,
che il Còmandino ſe ne paſsò à miglior vita, fat-
ta da me à prieghi de gli heredi ſuoi; nondimeno
1 indugiato ſino al preſente à venire in luce, perche
per alcuni riſpetti ſi poterono mai hauere prima
che l'anno paſſato, le figure, alcuni teſti anti-
chi rimaſti nella ſua heredità; ſenza l'aiuto de' qua-
li, non mi pareua di potermi ſicuramente riſoluere
intorno a molti, e molti luoghi di queſto Autore,
parte oſcuri, e parte ſcorretti, che tãto nelli teſti gre-
ci di Roma, e di Bologna; come anco nell'iſteſſa tra-
duttione del Cõmandino ſi trouauano; poiche per
eſſer'egli ſtato dalla morte preuenuto, non le haue-
ua potuto imporre l'vltima mano.
Oltra che tar_
dato anco volõtieri, perche Hermolao Barbaro do-
po hauere accennato in alcuni luoghi del ſuo com-
mento ſopra Vitruuio, eſſere in penſiero, di fare
intorno a Herone queſta medeſima fatica fatta da
me, finalmente nel Cõmẽtario del cap. xiij. del lib. x.
diſſe apertamente, che haueua poſto in lingua no-
ſtra queſt'opera iſteſſa; ond'io ſe tale ſua traduttione
fuſſe comparſa nelle mani de gli huomini, non ha-
uerei permeſſo che queſta mia, ſi laſciaſſe altri-
mente vedere, amando meglio che ſi ſteſſe occolta,
che veniſſe in paragone di quella di tant'huomo;
ſi come non mi poi punto ritenuto di darla fuo-
ri, ma più toſto accreſciutomi l'animo, l'hauerne
veduto vn'altra, ſtampata già due anni ſono.
Hora
tale, quale ſi ſia, reſti ſeruita V. A. S. diaccettarla, e
gradirla, ſe non per altro, almeno come ſegno della
mia pronta deuotione verſo di lei, e degniſi farmi
gratia di darle luogo fra l'infinito numero de' libri,
1 che di cõtinuo raccogliẽdo; con tanta maggior
ſua laude, di quanti adunorno mai librarie famoſe,
quanto gli altri ciò fecero per boria, e per põpa;
doue, ella lo ſolo per cauarne il ricchiſſimo teſoro
delle ſcienze, e quegli habiti, & ornamenti de l'ani-
mo, che la rẽdono molto più ammirabile ne gl'oc-
chi di tutto il mõdo, che l'eſſere Prencipe Se-
reniſſimo; poiche in queſto pure alcuni pari, ma
nel ſapere, e nel'arte del ben gouernare i popoli, (ar-
te veramente architettonica di tutte l'altre) è ſola, e
ſenza eſſempio: come ciò molto bene dimoſtra il
quieto ſtato, nel quale ſi viuono li popoli a lei ſog-
getti, liberi per la ſua prudẽza da quelle tante cala-
mità di fame, e di altri turbamenti, onde vediamo
gli altri conuicini eſſere miſeramẽte oppreſſi.
Così
Dio la conſerui lungamẽte ſana, e felice, acciò poſſa
ottimo ſucceſſo eſſercitare il ſuo valore, per be-
nefitio di quelli, che ſe ne ſtanno ſotto il ſuo gouer-
no: & a me dia gratia di potere, ſi come ſpero, fare
con altro maggior dono, vn giorno più ampla di-
moſtratione del mio puro affetto verſo V. A. S. alla
quale con queſto fine, faccio come deuo humiliſs.

riuerenza
.
Di Vrbino il di 3. di Agoſto. 1592.
ma
D. V. A. Ser.
mo re
Deuotiſs. Ser.
Aleſſandro Giorgi.
1
Il Sig. Gio. Battiſta Fatio al Giorgi.
AL tuo nome ALESSANDRO, altuo ſi raro
Valor che'n queſte carte vnico ſplende,
D'honorato de ſio l'alma s'accende
Di formar carme a te nobile, e chiaro:
Ma perche quai più dolci vnqua cantaro
Humili, e rochi, il tuo gran merto
E'n ſua propria virtute in alto aſcende
ch'a pena il penſier vi giunge a paro,
Taccio; ch'Apollo in me le noti ſue
Non ſpira,e Amor perch'io tal'hor ſoruole
L'altere nubi, non m'impenna l'ali.

Ne già de e riſonar le lodi tue
Palustre augel; quand'anco à ſi gran ſole
Occhio Aquila non , ne penne eguali.
Del medeſimo all'iſteſſo.
T'Auanzi d'alte virtù profonde,
Che qual più moue hoggi pegiato stile
Induſtrioſa man, pouero humile
A nobil ſoggetto non riſponde:
Che'n te non ſol corteſe Apollo infonde
Di facondia immortal ſpirto gentile;
Onde ancor ſenza te negletta, e vile
Fora di Dafne ſua l'eterna fronde:
Ma in mille modi ancor ſcopri l'ingegno
Tuo raro, e nouamente hoggi s'honora
HERONE :altrui la tua mercè: più caro.
Onde tu ſol del tuo valor ſostegno,
Come ſe steſſo il ſol di ſe colora,
Tale in te ſei per te ſublime, e chiaro.

1
SE del tuo vero merto ergere à paro
Potrò
ALESSANDRO il tuo gran nome al cielò,
T'alzerò doue luminoſo, e chiaro
Splende il Rettor de l'honorata Delo,
Che; come dal ſuo raggio illustre, e raro
Per de la notte il tenebroſo velo;
Al naſcer tuo, così ſi dileguaro
De l'ignoranzaria le nubi, e'l gelo.

E quindi appreſo VRBIN nobil costume
Non teme, al ſol di tue virtuti
Di Saturno, e di Lethe horrido verno:
Così poi: qual ne i fior di Febo il lume
Sparge ſalubre humor: tu nelle menti
Spirerai di virtù deſire eterno.

Riſpoſta del Giorgi:
SPerai de i Cigni men pregiati à paro
Spiegar le piume; e l'erte vie del cielo
Premendo, farmi non illuſtre, ò chiaro,
Ma noto almeno, & in Arpino, e'n Delo.

Ma ria Fortuna al mio deſir raro
S'oppoſe, e ruppe comeſſa fragil velo
I bei penſier, ch'all hor dileguaro,
Qual fior, ch'ancide ò tropp'arſura, ò gielo.

Ond'inueſcato nel volgar coſtume,
D'ergermi ſerbo ſolle voghe ardenti,
C'hanno de gl'anni homai non lunge il verno.

FATIO, c'hai di Febo il moto, e'l lume
Propitio; ſegui, e fra le ſaggementi
Splenderai cinto di decoro eterno.

1
BREVE DESCRITTIONE DELLA VI-
TA DI HERONE ALESSANDRINO.
HERONE Autore di queſto libro heb-
be Aleſſandria di Egitto per ſua pa-
tria, onde traſſe il cognome di Aleſ-
ſandrino; ſuo maeſtro Cteſibio
Aſcreo, quale come ſcriue Atheneo
nel 4.
lib. de' Dipnoſofiſti fabricò vna certa machina
hidraulica, nel tẽpo del ſecondo Tolomeo Euergete,
di modo ch'eſſendo queſti ſtato ſuo diſcepolo, ſi può
raccogliere, che fioriſſe anni cento auanti la venuta di
Chriſto noſtro Signore, filoſofo, e matematico di
gran nome, e ſcriſſe molte opere, delle quali parte an-
cora viuono, e parte ſono mancate per il lungo corſo
de gli anni; ma però ſi trouano citate da Eutocio
Aſcalonita, da Pappo Aleſſandrino, da Proclo, da
l'altro Herone Mecanico, autore del trattato delle Ma_
chine da guerra, e della Geodeſia, da alcuni Autori to-
deſchi, e finalmente da Pietro Ramo, quale nelle ſue
Scole matematiche non dubitò di porlo al pari di Ar-
chita, di Leonte, di Eudoſſo, di Ariſtotele, e di Archi-
mede; e queſto perche (come egli dice) congiunſe la
Geometria di Platone, con le Mecaniche di Archime-
de, e l'arte, con l'vſo del'arte, il che fece principalmẽte
1 nelle ſue Mecaniche, & in alcuni altri trattati de qua-
li Pappo mentione nella x.
propoſ. del probl. 6. del
lib
.
8. onde ſi può dire di lui, quello che diſſe Plutar-
co di Archita, e di Eudoſſo, che haueuano traſporta-
re ſe contemplationi matematiche da l'animo, e da
quella intelligenza, che è propria della mente, à gl'eſ-
ſempi delle coſe corporce, e ſenſibili; e certo ſi può di-
re meritamente, poiche non contento che la Geome-
tria ſe ne andaſſe ornata ſolo d'argomenti, e di demo-
ſtrationi, la riduſſe à l'vſo, & alla pratica; il che ca-
gione, che egli fuſſe tanto più accetò al mondo de
gl'altri autori, ch'inſegnano i principij, le regole, e pre_
cetti del'arte; quanto ſono molto più ſaporiti e grati
al guſto li frutti de gl'arbori, che non ſono le radici, ò
il tronco di eſſi, e queſto baſti della vita di Herone,
poiche in breue vſciranno in luce le vite de Matemati-
ci illuſtri, deſcritte amplamente, e con molta diligen-
za, e ſtudio, fra le quali ſarà quella del preſente Auto-
re, doue ſi vederà raccolto quanto in materia tale ſi
poteua deſiderare: opera del noſtro Signore Berardi-
no Baldi digniſſimo Abbate di Guaſtalla, della dottri-
na, & eccellenza del quale oltra la fede, che fanno li
ſcritti ſino al preſente da lui publicati, faranno anco
maggiormente gli altri, che tuttauia compone.
1
INTRODVTTIONE
DI ALESSANDRO GIORGI
ALLI SPIRITALI DI HERONE.
NON ſi può ſenza molta merauiglia conſidera-
re, come alcune nobiliſsime arti eſſendo già
ſtate in ſommo pregio del mondo, ſi ſiano do_
po à tanta declinatione ridotte, che à qual-
che tempo quaſi à pena ſi ſia matenuta viua la
memoria loro: di che alcuni hanno recata la
cagione alla negligenza, e traſcuraggine de gli huomini, che
laſciatiſi oltra modo allettare dal diletto delle coſe apparenti,
non hanno innalzato l'intelletto alla cognitione de l'inuiſibili.

Altri hanno ciò attribuito al corſo delle ſtelle; altri ſtimorno
eſſere proceduto da certa inſtabilità, propria di tutte le coſe
humane, che non permette loro di fermarſi più che tanto, in vn
medeſimo ſtato.
Ma ſiaſi pure quale ſi voglia la vera, baſta be-
ne, che queſta variabile vicenda delle coſe, ſi è viſta eſſercitare
notabilmente le ſue forze nelle Matematiche ancora; quali
più toſto nate, crebbero in breue ſpatio in tanta ſtima, che per
commune opinione di tutti, non poteua riportare lode di no-
bile ingegno, e meno eſſere ammeſſo nelle più famoſe acade-
mie della dotta Grecia, (ſcola in quel tempo di tutto il mon-
do) chiunque non haueua di eſſe più che mediocre notitia: e
dopo qualche interuallo, quaſi che quella fuſſe ſtata la meta ſu-
prema del loro progreſſo naturale, declinorno per fatto mo-
do, che furono à pericolo di rimanere ſepolte in vna perpetua
obliuione: nel quale indegno ſtato fermateſi per alquãto tem-
po, cominciorno finalmente gli anni adietro à riſorgere di
nuouo, di nuouo à caminare ſpeditamente alla grandezza, &
all'eccellenza; doue che tuttaiua ſono poi andate maggiormẽ-
te auanzandoſi: e ſonui ſtati, e ſono molti, e molti dotati di
pellegrino ingegno, che hanno ſpeſo lo ſtudio loro, altri ren-
dendo luce con commenti, & annotationi à l'opere de gli anti-
chi; altri componendone di nuouo; & altri traſportãdole dalle
1 lingue ſtraniere nella natiua; quali tutti ſi come ſempre
ammirati, e riputati degni di molta lode, così all'incontro
ſommamente deſiderato di potere imitarli almeno in qualche
parte; e non mi comportando la debolezza del mio ingegno, e
la cura delle coſe familiari di applicar l'animo à opera, in que-
ſto genere di maggior momento, m'induſsi gli anni paſſati à
prieghi d'alcuni amici, à porre mano alla preſente traduttio-
ne; dalla quale mi gioua pure di credere, che commodo non
poco riporteranno quelli, che ſi dilettano di ſimili ſtudi, poi-
che delle due cagioni, che ſogliono rendere le materie difficili
à eſſere inteſe, cioè la lingua eſterna, e la naturale oſcurità del
ſoggetto, che tutte due ſi trouauano in queſto libro, ſtimo di
hauerne vna in tutto rimoſſa, & ageuolata di maniera l'altra,
che ſerà da hora innanzi accomodato all'intelligenza di molte
più perſone, che non era; eſſendomi sforzato di tradurlo in fa-
nella non ſolo per ſe ſteſſa facile, ma di più, hauendo illuſtrati
molti luoghi, che erano per troppa breuità oſcuri; & altri che
erano oltra modo ſcorretti, reſtituiti alla vera lettione; il che
però non ſi è ſenza molta fatiga potuto conſeguire; Poi che li
teſti tanto ſtampati, quanto à penna diſcordauano in più par-
ti; non pure nelle parole, e ne' concetti, ma nelli theoremi
intieri; e che più nell'isteſſa diuiſione del libro, perche il teſto
di Roma ſi troua eſſere diuiſo in due; il che ſe bene pare fatto
con qualche ragione, hauendo poſto nel primo tutti li theore-
mi più ſemplici, che ſono come elemẽti de gli altri, che ſeguo-
no poi nel ſecondo, compoſti di varij membri: tuttauia parte
degli Autori antichi citando queſto trattato, moſtrano di te-
nere, che ſia vn libro ſolo, e tale l'opinione del Commãdino,
quale hauiamo ſeguitato noi ancora; Frãceſco Barocci frà mo-
derni di parere che andaſſe diuiſo in due.
Oltra di ciò per
più facilitarlo, vi fatte alcune breui annotationcelle, doue
lo ricercauano l'aſprezza della conſtruttione, e li vocaboli mal
noti, o per la nouità, o per l'antichità, o per eſſere compoſti,
o per eſſere nomi proprij di peſi, di miſure, di vaſi, e d'inſtru-
menti, de' quali ſi troua raro mentione in altro aurore.
Con
tutto queſto non vorei che altri ſi deſſe à credere, come fanno
molti, che per hauere trattate in lingua volgare queſte materie
1 che ſono per particolare proprietà difficili; ſi fuſſero fatte tã-
to facili, che poteſſero da gl'intelletti ottuſi eſſere inteſe: per-
che col traſportare da vn idioma ne l'altro, le ſi nulla di
più, ò poco, che liberarle da quelle tenebre accidentali della
lingua foraſtiera, e con il cõmẽtarle, ſi leua loro bene in parte,
ma non à fatto, la difficultà, che dalla ſotigliezza del ſoggetto
procedeua
.
Hora veniamo al noſtro intento: ſcriſſe Ariſtotile
nel principio delle Queſtioni Mecaniche, che quando biſo-
gno di operare alcuna coſa fuori de l'ordine, e della diſpoſi-
tione della natura; la difficultà che in ciò ſi preſenta, rende
l'animo ſoſpeſo, e per ſuperarla è neceſſario l'aiuto de l'arte;
hora quella portione de l'arte, che ſoccorre à tale difficultà,
chiamiamo noi Mecanica; e Mecanico l'artefice, che l'eſſerci-
ta; e Machina l'opera che egli : queſta poi ſi diuide ſecondo
Herone Mecanico, e come riferiſce Pappo nel principio de
l'ottauo libro, in due parti, cio in Mecanica rationale (per
dire così) & in Mecanica manuale, la rationale, prende li ſuoi
fondamenti dalla Geometria, da l'Aritmetica, da l'Aſtrono-
mia, e dalle ragioni naturali.
La manuale ſi ſerue de l'arti fa-
brili, de l'Eraria, de l'Edificatoria, della Pittura, e d'altre ſi-
mili
.
Sono parti di queſta, la Manganaria, ch'inſegna di leua-
re in alto peſi, benche ſmiſurati con poca forza: la Mecano-
pœtica, ch'inſegna di facilmente inalzare l'acque da luoghi
profondi; l'Organopœtica, ch'inſegna di fabricare gl'inſtru-
mẽti, e tutte le machine chiamate da Greci Poliorcetiche, qua-
li ſeruono per vſo della guerra, e ne ſono pieni li libri di Athe-
neo, di Bitone, di Herone Mecanico, di Pappo, di Filone, e di
Apollodoro
.
La Centrobarica, dalla quale depende poi la Sphę-
ropœia, con l'altre ſue compagne.
Parte finalmente di queſta
è la Thaumaturgica, della quale fece particolare profeſsione
il noſtro Autore, e ſi diuide in tre altre parti, delle quali vna
c'inſegna le varie operationi merauiglioſe, che ſi fanno per via
di Clepſidre, ò vogliamo dire d'acqua che paſsi per minuto, &
artifitioſamente da vn vaſe, à l'altro: e di queſta ſcriſſe Herone
quattro libri.
L'altra c'inſegna per via di rote, di molle, di
timpani, di nerui, di corde, di dare il moto à coſe per loro na-
tura immobili, e farle parere animate; come ſi legge, che fu-
1 rono le ſtatue di Volcano, e di Dedalo, la colomba di legno di
Archita, e l'aquila e la moſca, che riferiſce Pietro Ramo: di que_
ſta ſcriſſe medeſimamẽte due libri; e li chiamò gli Automati, ò
delle Machine Semouenti poſti nella lingua volgare con molta
diligenza, e felicità, & illuſtrati di belliſsime figure dal noſtro
Reuorendiſsimo Abbate Baldi.
La terza, c'inſegna per via di
ſpirito, ò aria rinchiuſa, di fare che ſuonino gli organi, come
faceua Cteſibio, imitare le voci di varij vcelli, ſibili di ſerpen-
ti,e ſuoni di trombe, con le quali ragioni, ò ſimili ſi può cre-
dere, che fuſſe fabricata la ſtatua di Mennone, ò di Seſoſtre;
che come riferiſce Pauſania, ogni giorno a l'apparire del ſole
mandaua fuori certo ſtrepito armonico.
E li remi di argento,
che ſi operauano nella barca di Cleopatra Regina di Egitto,
quali eſſendo dentro voti, tutte le volte, che percoteuano l'ac-
qua, rendeuano ſoauiſsimo ſuono, per riſpetto de l'aria, ò ſpi-
rito, che cacciato, & agitato da l'acqua, ſi rompeua paſſando
per alcuni trafori ſtretti, e fatti ad arte.
Inſegna ſimilmente
di fare diuerſi vaſi di mirabili effetti, intorno à che, furono
molto curioſi gli antichi, onde ſi legge, che vn Fitone Agrigẽ-
tino hebbe in caſa ſua priuata vaſi trecento di pietra artifitio-
ſamente fatti; che più? volſe Vitruuio, che ſi faceſſero vaſi,
ſeruando certa determinata proportione di grandezza fra di
loro, e ſi poneſſero ne' Teatri con le bocche riuolte in giù, di
modo, che riceuendo le voci de recitanti rendeſſero certo ſuo-
no grato à gli orecchi.
Oltra di queſti, c'inſegna di operare
molti altri effetti, parte vtili, e parte merauiglioſi, onde ſi può
cauare il modo, di fare tutte le fonti più artifitioſe, e meſco-
lando la natura con l'arte di rappreſentare gemitij, ſpruzza-
menti; gorgogli, grondare, bollori, mormorij, ſpume, tremo-
ri, muſica d'acque cadenti, & altre mille diletteuoli vaghezze,
e ſtrane bizzarrie.
Di queſta ſcriſſe Herone il preſente tratta-
to, chiamato da lui Pneumatico, che è quanto à dire Spiritale;
lo ſtudio del quale ſi come egli medeſimo afferma, è commu-
ne tanto al Filoſofo naturale, quanto al Mecanico: poiche il
Mecanico ſi veſte quaſi l'habito del naturale, quando conſide-
ra le qualità della materia, il motore, il moto, la quiete, il luo-
go, il vacuo, e tutte l'altre circonſtanze ſimili, che poſſono in
1 qualche modo aiutare, ò impedire l'intentione del'operante,
come fece Diogneto: & inſieme non ſi ſcorda di eſſere Matema_
tico, contemplando la proportione, il numero, la grandezza,
la diſtanza, l'ordine, la figura, e le cagioni, onde hãno l'origine
loro gli effetti pieni di merauiglia, e come procedono dalla mi_
racoloſa proprietà della figura circolare, principiò come diſſe
Ariſtotile nelle Mecaniche di tutti gli altri miracoli, per eſſere
compoſto di mobile, & immobile, per contenere in diuer-
ſe contrarietà ma principalmente il curuo, & il conueſſo in
vna iſteſſa linea indiuiſibile per larghezza, & altre molte iui
da lui deſcritte, ſopra le quali ſono fondate non pure le ragio-
ni di tutte le machine più miracoloſe, ma quelle de l'iſteſta ma-
china del mondo, eſſendo come ſi legge nella Sapienza, diſpo-
ſta con miſura, numero, e peſo; talche non Cteſibio (come vo-
le Vitruuio) inuentore delle machine Spiritali, non Volca-
no, non Dedalo delle Semouenti, come volſero gli antichi, ma
l'iſteſſo maeſtro di queſta fabrica del mondo, da l'opera del
quale, ſi come traſſe Archimede l'eſſempio della ſua tanto lo-
data machina di vetro, doue non altrimente, che ſi veda tal-
uolta ſcolpito in vn picciolo anello la ſomigliãza d'vn grandiſ-
ſimo Colloſſo, ſi vedeua mirabilmẽte eſpreſſo in quello anguſto
ſpatio la proportione, l'ordine, & il moto col quale fatta, e
vaſsi mantenendo queſta vaſta mole mondana, così potrebbe
altri cauarne varij modelli di tutte le più ſtupende machine,
ch'immaginarſi poteſſe mai penſiero humano.
Ma veniamo à
dichiarare le coſe neceſſarie di ſaperſi, per bene intendere quã-
to dice Herone, e cominciamo dalla diffinitione della machi-
na, quale Vitruuio diſſe, che era vna perpetua, e continuata
congiontione di materia, che grandiſsima forza ne' moui-
menti de' peſi: ma pare che queſta diffinitione ſia diffettoſa,
e manca, e che egli habbi hauuto ſolo riguardo alle machine,
che tirano, che ſoſpingano, e ch'alzano, ſenza penſare, che così
dicendo, le Spiritali, e Semouenti rimaneuano in tutto eſcluſe;
però farebbe forſe meglio dire, che è vn compoſto ingegnoſo
di coſe proportionate, atto à operare con violenza, e queſta
comprenderà tutte le ſpecie.
Si è detto che è vn compoſto;
perche vn legno ſolo, un ferro ſolo, vna corda ſola non con-
1 ſtituiſce la machina: ingegnoſo, perche nella iſquiſitezza del-
le machine vi più parte l'ingegno de l'artefice, che la mate-
ria: di coſe, come ſono legni, ferro, corde, nerui, acqua, aria,
ſpirito, e ſimili: proportionate, hauendo riguardo alla forma,
al ſito, al tempo, alla diſtanza: atto à operare con violenza,
perche ſi fabricano tutte le machine, ò per dare il moto à coſe
che non l'hanno, ò per accreſcere il loro moto naturale, ò per
mouerle in contrario di quello, che ſi mouerebbono natural-
mente: l'arte di farle ſtà fondata, come ſi è detto, parte nelle
ragioni, parte ne l'iſperienza; l'iſperienza è vna notitia ac-
quiſtata col mezzo di molte proue ſimili appreſe da i ſenſi; l'ar-
tefice ineſperto molte volte non conſeguiſce il fine, per cagio-
ne della materia che tratta, la cui natura è à lui forſe mal no-
ta, ma chi opera col mezzo de l'iſperienza, tutto che non ſap-
pia la ragione de gli effetti, la pratica li è guida, ne lo laſcia in
tutto errare, tuttauia l'iſperienza è pure aſſai men nobile de
l
'arte.
L'inſtrumento è differente dalla machina; perche è più
ſemplice, come ſono il martello, la ſega, e ſimili, euui anco
vn'altra differenza, che l'inſtrumento non ſi moue à operare
da ſe, ma qualche machina ſi bene.
Opera è quel lauoro, che
reſta dopo l'operatione de l'arte.
Operatione è quel progreſ-
ſo, che l'arte mentre lauora.
Fine è quello, al quale s'indriz-
zano l'operationi da l'operante.
L'ordine è quello che contie-
ne il prima, e'l poi nella locatione delle parti: l'oppoſito ſuo
è la confuſione.
Proportione è comparatione di parti d'vn
medeſimo genere, che tẽdono à l'iſteſſo fine Diſpoſitione è di
due ſorti, vna che viene dal caſo, ò dalla neceſsità, l'altra da
l'arte ch'inſegna che coſa, in che luogo porre ſi conuenga, ò
vero come diſſe Vitruuio, è atta colocatione delle coſe.
Spi-
rito quello che ſia, e da diuerſi diuerſamente conſiderato, è dif-
finito, li Medici diſſero, che era quella facoltà diuiſa in tre par-
ti, cioè animale, vitale, e naturale, onde l'anima le ſue ope-
rationi
.
Ariſtotile volſe, che fuſſe aura, ò vento cagionato da
l'eſſalationi calde, e ſecche, quali aſcendendo alla ſeconda re-
gione de l'aria, e quiui perche ella ſi moue in giro, prendendo
il mouimento loro laterale diueniſſero venti; Ma i latini furo-
no di diuerſa opinione, cioè, che per eſſere l'aria di ſua natura
1 fredda, & in conſequenza contraria di qualità à l'eſſalationi, che
ſono calde, e ſecche, le ſi opponeſſe, e contraſtãdo le ricacciaſſe
in giù per forza: onde in quel contraſto ſi cagionaſſe gran mo-
uimento d'aria, e ſucceſsiuamente il vento; intorno à che ſi
potrebbono addurre di molte coſe, che non occorre in queſto
luogo riferire.
Ma chi deſidera di hauerne compita notitia,
ricorra à l'Anemologia del noſtro Molto Illuſtre Signor Fede-
rigo Bonauentura; che pur hora ſe ne viene in luce, e vi trouarà
tutta la materia de' venti ſottiliſsimamente eſſaminata, e con
molta dottrina pienamente riſſoluta.
A noi baſti dire, che ſpiri-
to ſecondo il noſtro Herone, è propriamente l'aria commoſſa
nelle machine, e nelli vaſi ſpiritali, mediante il contraſto che
fanno alcuni elementi vno con l'altro.
Il luogo è termine di
quel corpo, che contiene, & ogni luogo, come luogo, è
preciſamente eguale al corpo contenuto: ma ſe inquanto che
contiene, ſi poſſa dire maggiore, importa conſiderare quã-
to al noſtro intẽto.
Oltra di queſto, ogni corpo è forza che ſia
in qualche luogo, & in ogni luogo è neceſſario che vi ſia qual-
che corpo; e l'ambito, e circonferẽza del cielo è luogo cõmune
de l'univerſo.
Il Moto molte ſpecie, ma tre ſono le conſide-
rate da Mecanici, cioè l'attrattione, quello che ſi ſoſpingen-
do, il terzo che è naturale, come delle coſe greui al centro, e
delle leggieri à l'alto, il moto de l'attrattione, e del ſoſpingi-
mento conſiderato dal Mecanico è ſempre con violenza, ſe be-
ne il Cardano pare che tenga il contrario, affermando che
auenga dalla propria forma de l'elemento, che abboriſce la
rarità, ò denſità maggiore di quello che à lui può per natura
conuenire .
Il moto violento è più gagliardo nel principio,
e nel mezzo, ſi come il naturale più forza nel fine.
Quat-
tro ſono le cagioni, che rendono il moto violento veloce, e
durabile: prima che la cagione mouente moua da principio
velocemente: ſeconda, che moua per lungo ſpatio: terza, è la
diſpoſitione del mezzo, per il quale ſi moue, che habbia in ſe
tal rarità che non impediſca il moto: quarta, è la figura della
coſa che moue, e che vi en moſſa, ch'vna poſſa prontamẽte ope-
rare, e l'altra riceuere l'impreſsione.
Neſſuna coſa ſi moue ſen-
za motore, e la coſa moſſa con violenza, non il principio del
1 ſuo moto in , fuori di ; però le coſe moſſe con moto
violento, ſono moſſe da motore, che è fuori della coſa moſſa,
quale quando poi cominciato à mouerſi, non è tanto il mo-
tore che la moue, quanto l'impeto aquiſtato, ſi come il caldo
cagionato dal fuoco ne l'acqua, ſe bene ſi rimoue il fuoco, non-
dimeno coce la mano, perche l'accidente vnito con violenza
ritiene per qualche ſpatio la ſua forza.
Il moto, e la quiete non
ſono contrarij, ſe non ſolo conſiderata la quiete, come priua-
tione, ma bene è contrario vn moto à l'altro moto.
Tutto quel-
lo che ſi moue, ò mouaſi tutto vnitamente inſieme, ò mouaſi di
parte, in parte, è di neceſsità nondimeno, che habbi vna parte
in ſe quieſcente, di doue prenda ſuo principio il moto, & alla
quale appoggiata la parte mouente, poſſa poi mouere quello
che intende mouere.
E neceſſario che la virtù, e forza del mo-
tore, e del quieſcente habbino vna cotale conuenienza inſie-
me, perche ſi come è vna certa forza, e poſſanza quella per la
quale ſi moue, quello che ſi moue: parimente ancora è vna ſimi-
le poſſanza per la quale ſtà fermo, quello che ſi dice ſtar fermo.

Il medeſimo riſpetto che ſi conſidera che habbi vn moto verſo
vn'altro moto, hauerà vna quiete verſo l'altra; quiete, e pari-
mente in quel grado che ſi troua il moto riſpetto alla quiete, è
necceſſario che ſi troui la quiete riſpetto al moto, le poſſanze
eguali non s'imprimano vna, e l'altra, eſſendo che l'impreſsio-
ne auenga per il dominio, e per l'eccellenza delle forze.
Il va-
cuo ſe ſia, ò ſia, è ſtato gran cõtraſto fra gl'antichi Filoſofi:
perche li Pithagorici ſtimorno che fuſſe fuori del mondo, e di-
ceuano che il mondo in quel vacuo, e da quello haueua la com-
modità di reſpirare: ſeguitata queſta opinione anco da
Cleomede, onde ſi sforzò di ſtabilirla con molti ſuoi argo-
menti, concludendo, che quel niente, che alcuni hanno detto
trouarſi di dal cielo, ſia l'iſteſſo vacuo, quale è non che
ſimpliciſsimo, incorporeo, non comprenſibile dal ſenſo, che
non , può riceuere figura, e non poſſanza di operare,
di patire: ma ſtaſsi aſſolutamente diſpoſto à riceuere il cor-
po: & in ſomma il vacuo ſecondo loro è quello, che può veni-
re riempito, ò vero abbandonato dal corpo, nelle mutationi,
che ſi fanno da luogo, e luogo: ma non ſi trouando (come ſi è
1 detto di ſopra, e come tiene Ariſtotile) luogo ſenza corpo, è
chiara coſa che tale opinione ſia falſa.
Altri volſero che ſi tro-
uaſſe, e poteſſe ſtare il vacuo aſſolutamente amaſſato in varij
luoghi dentro all'ambito, e giro del cielo: aſſerendo, che ſe
queſto non fuſſe vero, ſi anullarebbe il moto da luogo, à luo-
go, percioche eſſendo qualche ſpatio dal luogo doue la coſa ſi
moue, ſin doue intẽde arriuare, ſe quello ſpatio fuſſe vacuo,
ma ripieno d'altro corpo, ò quel corpo opponendoſi impedi-
rebbe il mouimento, ò vero ſi penetrariano più corpi l'vn l'al-
tro, ò vero cedendo ſaria necceſſario, che gli altri corpi con-
tigui faceſſero luogo à quello, che cedere così gli altri di ma-
no in mano vicendeuolmẽte, fin che ſi arriuaſſe al giro del cie-
lo, ch'è l'vltimo luogo; coſe tutte impoſsibili: e s'intrigor-
no tanto in queſte opinioni Zenone, e Meliſſo, che preſtorno
più fede à gli argomenti, che al ſenſo.
Ma come vn corpo ce-
da, e dia luogo à l'altro, e come ſi faccia la condenſatione, e
la rarefattione, non per riſpetto del vacuo, altamente inſe-
gnò Ariſtotile nel teſto 63.
& 84. del quarto libro della Fiſica,
dicẽdo, perche alcuni corpi più rari, per la compreſsione ven-
gono diſcacciati fuori del corpo compreſſo, ò vero rientrano
nel corpo che ſi dilata, ò pure perche la proprietà, e natura
della materia è tale, che eſſendo in potenza, può ridurſi à l'at-
to, e riceuere maggiore, & minore quantità, ſenza che altro
le fi aggiunga di fuori.
Con i quali fondamenti è facile di ſcio-
gliere tutte le ragioni appoggiate al ſenſo, per prouare il va-
cuo
.
Ma per non eſſere fuora di modo lungo, e perche non è
noſtro fine di trattare materia tale in queſto luogo, laſciarò
ch'altri ciò veda ne i proprij fonti d'Ariſtotile, & anco de gli
Interpreti, che tutto queſto trattorno diffuſamente nel 4.
della
Fiſica dal teſto 50.
ſino all' 86. Dirò bene che non ſolo non è
verò che per ſare il mouimento da luogo, e luogo, ſia neceſſa-
rio di concedere il vacuo, ma di più, che concedendoſi, vereb-
be ad anullarſi il moto locale, peroche facendoſi queſto, ò più
veloce, ò più tardo ſecondo la diſpoſitione del mezzo, per il
quale ſi viene à fare, ſe il mezzo dunque fuſſe vacuo, non ſi tro-
uaria nel moto contraſto alcuno, talche ſi faria non pure velo-
tiſsimo, ma in vno iſtante; in vno iſtante non ſi può fare, che
1 non lo permette la natura; dunque dato il vacuo, ſi può al-
trimente fare mouimento locale.
Oltra di queſto ſi può at-
tribuire al vacuo operatione alcuna; adũque è che ſe fuſſe,
non permetteria la natura, che ſteſſe otioſo, come non lo per-
mette à l'altre coſe, che hanno l'eſſere.
Con tutto queſto, tie-
ne diuerſa opinione il noſtro Herone, e sforzaſi di prouare con
ragioni, e proue ſenſibili, che il vacuo ſi troui diſgregato in
varie particelle minute, ſparſe per la maſſa de gl'altri corpi na-
turali, e che quelle particelle di vacui diſgregati, ſi poſsino con
qualche violenza riunire inſieme.
Il che non credo, che faccia
per non hauere veduto quanto ne ſcriſſe Ariſtotile, che già era
ſtato prima di lui al mondo, e conueniua, che li ſuoi ſcritti
fuſſero publicati; ma più toſto, perche ſi trouaſſe obligato à
qualche altra ſetta, ò vero forſe, perche con queſti principij;
parue à lui, di potere più facilmente ſaluare, e rendere la
ragione, di quanto ſi vedeua ſuccedere intorno alli
ſuoi Spiritali.
Tutte le ſopraſcritte diuiſioni,
diffinitioni, e poſitioni, & in oltre queſte
poche particolarità del luogo, del mo-
to, e del vacuo, ci è parſo iſpedi-
ente di toccare, ma breuemẽ-
te, perche ſono come
termini, e qualun-
que li poſſe-
derà bene,
intenderà molto più facilmente la materia, che si tratta.

Ma ſentiamo hora mai come diſcorre Herone intor-
no alli ſuoi vaſi, che veramente ſi può dire, che
ſiano ſimili alla Tazza di Helena, quale
come riferiſce Homero haueua virtù
di fare ch'altri ſi ſcordaſ-
ſe ogni noia, e
faſtidio
.
1
HERONE
ALESSANDRINO
DELLI SPIRITALI.
ESSENDO che la materia ſpiri-
tale ſia ſtata riputata dagli anti-
chi, tanto Filoſofi, quanto Me-
canici degna di molto ſtudio,
poiche da quelli con ragioni ſi
dimoſtra la forza, & efficacia
ſua, e da queſti con l'operatione
iſteſſa, che viene appreſa da i ſen-
ſi; habbiamo ſtimato iſpediente
di ridurre in ordine quel tanto,
che da loro ne laſciato ſcritto,
e di più dichiarare ancora quel-
lo, che hauiamo ritrouato noi, perche così facẽdo, auuerrà, che
da hora innanzi ſi aggiunga molto aiuto à coloro, che à tale
profeſsione vorãno attendere; parendoci adunque ragione uo-
le, che queſto trattato deueſſe andare congiunto l'altro no-
ſtro de gli horologi da l'acqua, diuiſo in quattro libri, ci ſiamo
preſi cura di ſcriuere di eſſo ancora, ſi come già ſi è detto.
Per-
cioche da l'accozzamento de l'aria, del foco, de l'acqua, e della
terra, e contraſtando trè elementi, ò vero anco quattro inſie-
me, ſi cagionano diuerſe diſpoſitioni, altre delle quali appor-
tano commodità necceſſarie per la noſtra vita, & altre ſoglio-
no bene ſpeſſo, recare vna ſi fatta terribile merauiglia; Ma pri-
ma che ſi venghi à quello, di che debbiamo dire, fia bene di di-
ſcorrere del Vacuo, perche altri aſſolutamente hanno affirmato
in tutto, e per tutto non ritrouarſi vacuo alcuno, & altri han-
no poi detto, non eſſere vacuo alcuno naturalmente ammaſſato
1 inſieme, ma bene in parti minute diſperſo ne l'aria, ne l'ac-
qua, nel foco, & in altri corpi, & in vero con queſti è forza di
accordarſi; concioſia che da quãto appare, e ſenſatamente ſi co-
noſce, faraſsi chiaro oltre oltre eſſere in modo tale à pũto, po-
ſciache i vaſi che à molti paiano vacui, vacui nel vero non ſono,
ſi come eſsi credono, ma d'aria pieni; l'aria poi (così fatto è il
parere di coloro, che trattano le coſe naturali) è compoſta di
corpi di queſta conditione, talmente minuti, e leggieri, che al-
la cognitione de i ſenſi per la più parte ſi aſcondano; percio-
che ſe nel vaſo che à noi vacuo pare ſarà infuſa l'acqua, quan-
to in eſſe intraraui d'acqua, egual parte all'incontro vſciranne
d'aria, e che il fatto così ſtia, ſe ne può da queſto prendere cer-
tezza; cioè, che s'alcuno per auuentura riuolto in bocca il va-
ſo, che vacuo pare, lo ſommergerà tal quale egli è, ne l'acqua,
mantenendolo diritto, non per tanto entrerà l'acqua in eſſo,
ancorche egli fuſſe ſommerſo à fatto, da che ſi comprende, che
eſſendo l'aria corpo, diuieta l'entrar dentro à l'acqua, poiche
prima tutto quel luogo, che è nel vaſo, è occupato da lei, hora
poi ſe alcuno farà vn foro nel fondo al vaſo, l'acqua à l'hora en-
trerà in eſſo per la bocca, e l'aria ne vſcirà per il foro fatto; di
più, prima che ſi fori il fondo al vaſo, ſe alcuno lo tirerà dirit-
to fuori de l'acqua, riuolgendolo dopo all'insù, vederà tutta la
ſuperficie ſua di dentro, non eſſere bagnata, pur tocca da
l'acqua, à punto come ella era prima che ſi ſommergeſſe.

onde ¬¨√® da conchiudere neceſſariamente, che l'aria è corpo, e
quando ſi moue, generaſi dal mouimento ſuo vn certo Spirito,
che altro non è, che l'iſteſſa aria commoſſa, per tanto quando
forato il vaſo nel fondo, vi entra l'acqua dentro, ſe alcuno, aui-
cinerà la mano à quel foro, ſentirà ſpirare vno Spirito dal va-
ſo, che è ſolo l'aria da l'acqua diſcacciata .
Non è dunque da
credere che tra le coſe che hãno l'eſſere, ſi ritruoui vna ſorte di
vacuo, che per ſua natura, ſi ſtia in ſe ſteſſo ammucchiato, ma ſi
bene diſgiunto in breui particelle ne l'aria, ne l'acqua, & in al-
tri corpi, eccetto però, ſe alcuno credeſſe che ſolo il 1 Dia-
mante fuſſe libero da quale ſi voglia ſorte di vacuo, come quel-
lo, che non può infocarſi, e meno romperſi, e percoſſo, ſi aſcon-
de tutto, e rientra ne l'incudini, e ne' martelli; hor queſto
1 auuienli bene, già perche di vacuo manchi, ma per la trop-
pa ſua continuata ſpeſſezza, perche eſſendo più groſsi li cor-
picelli del foco, che non ſono le particelle del vacuo, che nella
pietra ſi contiene, non hanno valore di penetrarlo, ma girano
ſolamente la ſuperficie eſteriore; ond'è che non s'internando
non inducano caldo in lui, come ne gli altri corpi.
Ma li corpi
de l'aria benche ſieno riſtretti inſieme, non ſono perciò à fatto
à fatto continuati, anzi pure hanno tra di loro frameſsi certi
ſpatij vacui, come l'arena che ſtà ſopra i liti, perche biſogna
immaginarſi, che le particelle de l'arena ſieno ſomiglianti alli
corpi de l'aria, & l'aria poi che è trapoſto frà le particelle de
l'arena, ſia ſomigliante à quei vacui ſeminati per l'aria, da che
procede, che per opera di qualche forza l'aria ſi reſtringe aſsie-
me, & viene ad occupare li luoghi de i vacui, quando che con
violenza ſono premuti, e riſtretti li corpi di eſſa vno con l'al-
tro, ma poi ceſſando quella forza, ritornano di nuouo à ſer-
uare l'ordine di prima, moſsi da proprio ritiramento natura-
le, come eſpreſſamente ſi vede ne le raſure de' corni, e 2 ne le
ſpugne ſecche, quali ſe ſono premute, e dopo rilaſſate, ritor-
nano ne l'iſteſſo ſpatio primiero, e ripigliano la priſtina gran-
dezza
.
Similmente ancora, ſe le particelle de l'aria ſeranno con
qualche violenza vna da l'altra ſeparate, tale che ne ſeguiti vn
vacuo maggiore, che non comporta la natura, di nuouo poi
vanno à trouarſi, fin tanto che li corpi ſieno riuniti aſsieme,
& è veloce moto quello, che ſi per lo ſpatio vacuo, perche
non contraſto; ò ripugnanza alcuna.
Se vno adunque pren-
dendo vn leggieriſsimo vaſo, che habbi anguſta bocca, e po-
nendoſelo à bocca, ne ſucchierà l'aria, dopo ſe bene il vaso
non ſerà tenuto, reſterà à le labra da ſe ſteſſo appeſo, tirando
il vacuo la carne, per riempirne il luogo reſo maggiormente
vacuo, & in queſto modo ſi chiaro, che le particelle del va-
cuo, che era nel vaſo, ſi erano vnite inſieme.
Ma ciò ſi manife-
ſta ancora con vn'altra proua, percioche l'voua di vetro da te-
nere liquori odoriferi, che hanno la bocca ſtretta, quando
altri vuole empirli, ſucchiando con bocca l'aria, che era rin-
chiuſa dẽtro in eſsi, e poi coprẽdo quel foro col dito, riuol-
gono ſoſopra ne l'acqua, e poſcia leuatone il dito l'acqua vie-
1 ne tirata à riempire il loco vacuo, e fuori di ſua natura aſcen-
de; & quanto ſi vede auuenire delle ventoſe, non è diuerſo da
queſto che detto hauiamo, perche applicate al corpo non pu-
re non cadono, hauendo apparente greuezza, ma per l'iſteſſa
cagione tirano à ſe per le parti rare del corpo la circonſtante
materia, peroche poſtoui dentro il foco egli più rara quel-
l'aria, che vi troua, e la corrompe, ſi come anco diſtrugge tutti
gli altri corpi, & in ſoſtanze più pure con la ſua forza li ridu-
ce, intendo de l'aria, de l'acqua, e de la terra, quali per via de i
carboni ſmorzati ſi conoſce corromperſi euidentemente, per-
cioche mantenendoſi queſti della medeſima grãdezza, che era-
no per prima, auanti che fuſſero abbruſciati, ò poco minore;
nondimeno quanto à la grauezza, ſono molto differrenti, per-
che quelle parti de i corpi, che ſi corrompono, trapaſſano me-
diante il fumo nella natura del foco, de l'aria, de l'acqua, e
della terra, perche le parti più leggieri ſono traſportate nel più
eminente luogo ; doue è la sfera del foco, quelle alquanto
più groſſe in aria, l'altre poi groſſe à fatto, che in compagnia di
queſte ſi erano ſoleuate in parte, continuando l'iſteſſo moto, di
nuouo tornano nel più baſſo loco, e ricongiunganſi alle parti
terrene
.
Medeſimamente l'acqua corrotta dal foco ſi trasfor-
ma in aria, & i vapori che aſcendano da i vaſi bollenti, altro
non ſono, che parti de l'acqua fatte ſotili, quali già diuengano
aria, però come il foco riſolua ogni corpo, che ſia più materiale
di lui, e lo traſmuti: da queſto che ſi è detto, chiaramente appa-
re: & anche da l'eſſalationi, 3 che eſcono di terra; ſi traſmuta-
no li corpi più groſsi, in più ſottili, e più pure coſe, perche le
rugiade non ſi eleuano altrimente in alto, ſe l'acqua che è frà
terra non fia ſgroſſata prima col mezzo de l'eſſalatione; di que-
ſta eſſalatione è cagione vna tale ſoſtanza di natura di foco, pro-
dotta dal ſole, 4 che mentre è ſopra terra riſcalda quel luogo,
e tanto più, ſe egli terra di ſolfo, ò di bitume, il quale riſcaldato
che ſia, genera molte eſſalationi; e l'acque calde, che ſcaturi-
ſcono di terra, per queſta cagione iſteſſa ſono tali; le parti poi
più ſottili della rugiada, ſi traſmutano in aria; e le più groſſe
ſoleuate alquanto dalla forza de l'eſſalatione, quando poi ſi
raffredda per la partẽza del ſole; 5 di nuouo dalla propria gra-
1 uezza ſono ricondotte à baſſo. Ma i venti ſi generano da vna
gagliarda eſſalatione ſoſpinta, & aſſottigliata l'aria, 6 che
commouendo di mano, in mano l'aria che ſegue dopo lei, ma
il mouimento de l'aria, non è egualmente veloce in ogni loco,
che ¬¨√® più gagliardo vicino l'eſſalatione, & è di manco forza
ſecondo che più ſi allunga dal loco, doue principio il moui-
mento, ſi come auuiene alle coſe graui, che ſono cacciate in
alto, peroche queſte ancora ſi mouono con velocità maggiore
appreſſo il loco più vicino al baſſo, 7 doue ancora dura la vio-
lenza che ſoſpinge, più tardo poi, quãto più vanno in alto, che
diuenendo à poco, à poco languido quell'impeto, che ſpinge-
ua, di nuouo tornano nel loro ſito naturale, cioè nel più baſ-
ſo loco: perche ſe quella violenza haueſſe egualmente ſpin-
to, certo è che il mouimento non ſarebbe mai ceſſato, ma ve-
nendo tuttauia mancando, la velocità del mouimento ancora
quaſi che cõſumata ceſſa.
L'acqua medeſimamente ſi muta ne
l'eſſere della terra, ond'è che quando verſiamo l'acqua in qual-
che loco cauato in terra, poco dopo ſucchiata l'acqua dalla
ſoſtanza della terra in tutto diſpare, perche ſi ammiſta, e faſsi
anco eſſa terra, ma ſe alcuno dirà che la ſi riſolua, e non venghi
ſucchiata dalla terra, ma ſi conuerta in vapore, & ſia riſoluta
dalla caldezza del ſole, ò d'altro, ſi ſcoprirà facilmente ciò non
eſſere vero, perche poniamo caſo, che quell'acqua iſteſſa ſia ver-
ſata in qualche vaſo fatto di vetro, di rame, ò di quale ſi ſia ma-
teria ſoda, e quello poſto per lungo ſpatio di tempo al ſole,
non ſi ſcema di eſſa, ſe non ſolo vna molto piccola particella, da
che appare, che l'acqua ſi conuerte nella ſoſtanza della terra, &
il loto, e il fango ſono mutamenti de l'acqua in terra.
Mutanſi
ancora i corpi più ſottili in altri più groſsi, ſi come noi vede-
mo che quãdo l'olio viene manco alle lucerne, e che già ſtanno
per iſmorzarſi,ſeparandoſi la fiamma s'innalza alquanto, e qua-
ſi che cacciata s'inuia colasù nel proprio luogo, cioè nella più
alta regione ſopra il ſito de l'aria, ma ſuperata da l'abondanza
de l'aria che ſtà in mezzo, non ſegue poi di gire nel determi-
nato loco, ma confuſa, e miſta con le parti de l'aria, in aria ſi
conuerte
.
Non che tale ancora è neceſſario d'intendere de
l'aria, perche quando la ſi troua in qualche vaſo non molto
1 grande che ſia chiuſo bene, e che aſsieme col vaſo viene tuffata
nel'acqua, dopoi ſcoperto il vaſo, & eſſendo volto con la boc-
ta diſopra, l'acqua vi entra, e l'aria ſe ne parte, ma ſouerchia-
ta da l'acqua, ſi meſcola talmente con quella, e ſi confonde, che
in acqua ſi conuerte.
In queſta guiſa iſteſſa eſſendo l'aria cor-
rotta, & aſſottigliata dal foco dentro à quel vaſetto, che noi
chiamiamo ventoſa, eſce fuori per le parti rare di eſſo, & il lo-
co rimaſto vacuo tira dentro la materia, che più vicina qua-
lunque ella ſi ſia, ma quando la ventoſa può poi reſpirare, al-
l'hora rientra l'aria nel loco vacuo, e più non è tirata la mate-
ria; ſi che quelli adunque che affermano aſſolutamente non ri-
trouarſi vacuo alcuno, poſſono bene andarſi immaginando va-
rij argomenti, & forſe più toſto perſuaderlo con parlare orna-
to, ma non che adduchino ſenſata demoſtratione che il ſenſo
appaghi
.
Hora ſe ſarà moſtrato col mezzo di coſe apparenti,
& ſottopoſte al ſenſo, che il vacuo ammaſſato inſieme, è fatto
fuori de l'ordine di natura, e che ſecondo l'ordine di eſſa natu-
ra ſi troua in breui particelle ſparſo, e diuiſo, e che i corpi ſteſ-
ſi quando ſono premuti, riempono quei vacui ſparſi: certo che
per neſsu modo ſerãno più degni di eſſere aſcoltati quelli, che
intorno à ciò non ſanno addurre ſe non probabili ragioni.
fac-
ciaſi dunque vna palla di vna piaſtra, che habbi alquanto di
groſſezza accioche troppo facilmente ſi rompa, e di tenuta
intorno à otto Cotile, 8 che ſia ſtagnata bene da ogni parte,
dopo biſogna di forarla, e metterui dentro vn ſifone di rame,
cioè vn cannaletto ſottile, auertendo che non tocchi l'altra
parte, che per linea diritta riſponde al loco già prima forato,
per modo che iui poſsi hauere commodo paſſo l'acqua, e l'altro
capo, che rimane fuori, ſporgaſi ſopra di eſſa palla bẽ tre dita,
e poi quel foro per doue ſi mette dentro il ſifone rinchiudaſi
con lo ſtagno, ſaldandolo aſsieme con la ſuperficie della palla
di maniera, che quando vorremo con bocca ſoffiare per il ſifo-
ne, il fiato poſſa in modo alcuno ſpirare fuori di quella pal-
la; hor fatto queſto vediamo quello che ne ſegue, trouandoſi
dentro l'aria ſi come in tutti gli altri vaſi ancora, quali ſi dice
che ſono vacui, e riempiendo tutto il loco che era dentro in eſ-
ſa, congiungendoſi al ſuo giro per vna certa per modo di dire
1 continuatione, e finalmente non vi rimanendo loco, ſi come
eſsi ſtimano ſenza fallo vacuo, non haueremo già forza di cac-
ciarui ne acqua, e meno più aria, non vſcendo quella che vi era
prima, e ſe con molta forza ci prouaremo pure, per fare ch'ella
vi entri, più toſto il vaſo ſpezzeraſsi, che nulla di più riceua, eſ-
ſendo che gia ſi troui pieno, peroche le parti de l'aria non ſi
poſsono ridurre, ò reſtringere in maſsa minore, per tanto
dunque ſerà neceſsario, che habbino dentro in loro ſteſse cer-
ti interualli, ne' quali poi riſpinte, occupino ſpatio aſsai più
breue; ma queſto non faccia di vero, ſe così ¬¨√®, che non ſi
troui vacuo alcuno, & toccandoſi i corpi in ogni parte ſecon-
do la ſuperficie loro; & ſimilmente intorno al giro del vaSo,
non poſſono benche cacciati, fare in parte alcuna luogo non vi
ſtando qualche vacuo dentro, per la qual cagione non ſi potrà
con nullo ingegno cacciare in quella, qual ſi voglia parte di
quelle coſe, che ne ſono fuori, eccetto, ſe prima non ne ſcappa
qualche quantità de l'aria ritenuta dentro, eſſendo ſi come ſti-
mano tutto quel luogo inſpeſsito, e ſenza interuallo alcuno.
Ma chiunque ſi ponerà il ſifone à bocca, e vorrà gonfiare quel-
la palla, vi cacciarà fiato pure aſſai, ſe bene l'aria che è dentro
non eſce altrimenti, il che auuenendo ſempre in queſto modo,
chiaramente ci moſtra, che i corpi che erano in quella palla ſi
reſtringono, e ſi ritirano in quelli vacui frapoſtiui tra loro, e
quel reſtringimento fuori di natura procede dalla violenza che
caccia
.
Hora ſe alcuno ſoffiando turi dopo ſubito col dito la
bocca del ſifone, tutto quel tempo l'aria ſtarà in quella palla
ſtrettamente chiuſa, ma ſe chi ſi ſia di nuouo l'apra, all'hora
quel'aria meſſaui per forza, sboccherà fuora mormoreggiãdo,
e ſibilando, peroche come hauiamo di già propoſto, viene di-
ſcacciata dal diſlargamẽto de l'aria che vi era prima, impetuo-
ſamẽte fatto.
Similmẽte ſe alcuno vuole tirare bocca mediã-
te il ſifone laria, che è nella palla, ne cauerà grã copia ſenza che
null'altra coſa entri in luogo di quella, ſi come già ſi diſſe par-
lando de l'vouo.
Perlo che da queſto ſi dimoſtra euidente-
mente, che nella palla viene raccolta vna gran maſſa di vacuo,
peroche quelle parti di aria, che vi rimangono, non poſſono
in quel tempo di maniera dislargarſi, che ſieno atte à riempire
1 il loco di quell'altre parti, che ne ſono vſcite, perche quando ſi
ampliaſſero ſenza che li ſi agggiungeſſe altra coſa di fuori, ſareb-
be veriſimile, che l'accreſcimento ſi faceſſe col diuenire più ra-
re, la rarefattione 9 ſi accreſcendoſi di parte; in parte quelle
particelle vacue, ma dicono che non ſi troua il vacuo, adunque
quelle patri non ſi dislargheranno, ne come in altro modo poſ-
ſino diuenire maggiori, è poſsibile d'imaginarſi; dalle qua-
li coſe manifeſtamente appare, che frà le parti de l'aria, vi ſono
ſeminati certi ſpatij vacui, onde poi per qualche violẽza, che li
accade, ſi riducano inſieme, e fanno vn vacuo tale contra la di-
ſpoſitione della natura.
Ma l'aria che è nel vaſo, che ſi attuffa
con la bocca in giù ne l'acqua, non è molto premuta, perche
quello che la violenza, non è per ciò fare più à propoſito che
tanto, eſſendo che l'acqua cõſiderata in ſe ſteſſa, non habbi gre-
uezza, ne vigoroſa forza di premere, e quindi è poi, che au-
uiene, che quelli che notano nel profondo del mare, e che han-
no infinite.
10 Metrete d'acqua ſopra le ſpalle, non ſono sfor-
zati da quella à prender fiato, benche à fatto poca ſia l'aria
contenuta nel naſo; hora la cagione onde proceda, che quelli
che notano come ſi è detto, nel profondo del mare, hauendo vn
peſo d'acqua ineſtimabile ſopra le ſpalle, non venghino oppreſ-
ſi, pare che ſia degna di conſideratione.
Dicono dunque cer-
ti, che ciò viene, perche l'acqua in ſe ſteſſa è vgualmente gre-
ue, ma queſti non vengono punto ad aſsignare altra ragio-
ne, perche coloro che notano nel fondo; non ſieno oppreſsi
da l'acqua che li è ſopra, la onde fa di miſtieri dimoſtrarlo in
queſta guiſa.
Imaginiamoci la parte ſuperiore de l'acqua, dal-
la ſuperficie che tocca il corpo in eſſa immerſo, e ſopra la quale
ſeguita l'acqua, eſſere vna mole, ò corpo egualmente greue co-
me l'acqua; e che habbi conforme figura al reſto de l'acqua che
è di ſopra, & imaginiamoci che queſta mole ſia a meſſa nel reſto
de l'acqua, di modo che la ſuperficie ſua inferiore fi accoſti al
corpo immerſo, e fia quaſi come vna coſa iſteſſa con quello, e
che ſucceſsiuamente vi ſia ſopra la parte ſuperiore de l'acqua;
è chiara coſa che queſta mole immerſa, non ſopraſtà tanto, ò
quanto al reſto de l'acqua, e meno è ſommerſa ſotto la ſuperfi-
cie ſuperiore di eſſa; è poi per certo ſtato da Archimede dimo-
1 ſtrato nel libro che delle coſe, che vanno per acqua, che li
corpi egualmente greui, e l'acqua immerſa nell'altr'acqua,
ſopraſtà punto all'acqua, meno viene da quella depreſſa,
adunque non calcarà le à lei ſottopoſte coſe, e leuatone di ſopra
tutto quello, che premere haueria potuto, nondimeno quel
corpo ſe ne ſtarà nell'iſteſſo loco; per qual conto adunque pre-
merà quel corpo, che non appetiſce di calare in altro più baſſo
luogo? per l'iſteſſo riſpetto quell'acqua, doue ſtaua il corpo
non opprimerà le coſe ſottopoſte, poiche quanto al moto &
alla quiete non è differente quel corpo da l'acqua che occupa-
ua quel medeſimo loco.
Ma che ſimili ſpatij vacui ſi trouino,
conoſchilo chi vuole anco da queſto; poſcia che ſe non ſi tro-
uaſſero, non potrebbe il lume, il calore, altra corporea
potenza penetrare per l'acqua, per l'aria, ò vero per altro
corpo: & in qual maniera vorebbono paſſare li raggi ſolari
per l'acqua ſino al fondo del vaſo? perche ſe l'acqua non ha-
ueſſe i pori, ma fuſſe da i raggi à forza penetrata, ne ſeguiria,
che i vaſi pieni ſoprauanzando l'acqua, ſi ſpargeſſero, il che
non vediamo che ſucceda; di più, ſe i raggi à forza penetraſſe-
ro per l'acqua, è chiara coſa che non ſi ſpezzarebbono altri
nella prima ſuperficie, & altri calariano al baſſo, la doue pur
quelli tutti, che nelle particelle ſode de l'acqua s'incontrano,
vengono nella parte ſuperiore à romperſi, e gli altri, che nelli
vacui de l'acqua ſi affrontano, facendoſi loro incontra poche,
ò minute particelle di acqua, non prima ſi fermano, che ſieno
nel fondo del vaſo peruenuti: di più, che ne l'acqua vi ſieno al-
cuni ſpatij vacui, anco da queſto chiaramente appare, pero-
che ſpargendoſi ſopra l'acqua il vino, vedeſi con vn certo ri-
meſcolamento per qualunque parte de l'acqua trapelare, il che
ſe i vacui non fuſſero ne l'acqua, già non auuerebbe.
Et anco
vn lume penetrando per vn altro lume, perche quando al-
tri molte, e molte faci acceſo haueſſe, verebbono tutte le co-
ſe via maggiormente illuminate, penetrandoſi quei lumi in
ogni parte ſcambieuolmente; ma per il bronzo, per il ferro, e
per quall'altro ſi ſia corpo il penetrare luogo, ſi come nella
Torpedine marina vedeſi auuenire.
Hora che il vacuo ſi
riduchi anco ripugnante la natura in vna maſſa, già ſi è dimo-
1 ſtrato, ſi per il vaſo leggieri poſtoſi bocca, come per l'vouo
da tener l'acque odorifere; e tutto che vi ſieno molte più di-
moſtrationi della natura del vacuo, nondimeno queſte che ſi
ſono addotte, hauiamo riputato che à ſofficienza baſtino, poi-
che col mezzo di coſe ſenſibili, & apparenti ſono fatte; ſi può
dunque dire ſenza eccettione alcuna che ogni corpo conſta di
altri minuti, e rari corpicelli, fra' quali ſtanno ſparſi alcuni
vacui minori, che quelli corpicelli non ſono; per tanto di-
ciamo impropriamente, che non ſi troui vacuo alcuno, ſe non
ſolo procurato col mezzo di qualche violente forza, ma che il
tutto ¬¨√® pieno d'aria, ò d'acqua, ò di cotale altra ſoſtanza, e che
quanto d'vno di queſti ſi ſcema, altretanto ſuccede d'vn'altro
à render pieno il luogo, che era reſtato voto, e non trouarſi
conceſſo dalla natura vn vacuo continuato inſieme, e non vio-
lentato, & in oltre non mai trouarſi vn vacuo, aſſolutamente,
ma procurato fuora de l'ordine naturale.
Hora dichiarate
queſte coſe, deſcriueremo per l'innanzi li theoremi, che dal
concorſo di queſti elementi ne riſultano, peroche mediante
queſti ſi ritrouano alcuni varij mouimenti al poſsibile mera-
uiglioſi, conſiderato prima dunque tutto queſto, trattaremo
per occaſione di principio, anco delli ſifoni ritorti, poiche
queſti alla materia delli Spiritali non poco vtili in molti modi
ſono
.
1
ANNOTATIONI DI A. G.
SPIRITALE uiene da ſpirito, e già habbiamo detto, che Herone intende per
queſta uoce ſpirito l'aria commoſſa, la quale opinione anco d' Hippocrate, come
ſi uede nel libro de Spiritu, e di Platone nel Timeo, cioè, che non pure lo ſpirito, che
è come genere, ma il uento ancora, non fuſſe altro che aria commoſſa ; il che riprouò
Ariſtotile nel primo, e nel ſecondo delle Meteore.
1 La cagione che il Diamante non ſi abbruci è la medeſima, che aſſegna il Vicomercato
nel cap.
2. del 4. delle Meteore, parlando del Carbonchio, cioè oltra la denſità de po-
ri, come dice Herone, perche quel poco humore, che ritiene in ſe, ſtà tenacemente
unito le ſue parti ſecche, ma per qual cagione egli ſtia inuincibile alle percoſſe, è dif-
ficile à trouare, non ſi potendo due, che ciò auenga per qualità elementare, poiche Al-
berto Magno afferma, che reſiſte alle percoſte del ferro, e cede à quelle del piombo, il
che dice egli, che auuiene per la natura de l'argento uiuo, che è nel piombo, ma non
come li pori del diamante, che non amettono il foco, poſsino riceuere l'argento ui-
uo, conuerrà dunque dire, che tale durezza nel diamante ſia per occulta uirtù, e che
quanto li auuiene dal piombo, è per antipathia, quando però ſia uero, perche l'Ario-
ſto moſtrò di darli poca fede, quando diſſe Scarpello ſi uedrà di piombo, ò lima for-
mare in uarie imagini diamante, affermano anco, che il ſangue del becco lo penetra,
& inteneriſce, ma la cagione perche ciò auuenga, diremo, come diſſe il Fracaſtoro,
parlando di queſta materia, Deo, & nature notum eſt.
2 Le ſpugne ſi numerano fia li Zoophiti, chi deſidera ſapere, come ſi generano, & altre
particularità della natura loro ueda Ariſtotile nel 16.
cap. del lib. 5. de l' Hiſtoria de
gli animali, e Plinio nel cap.
45. del lib. 9.
3 E degno di conſideratione quello, che dice Herone in materia de l'eſſalationi, cioè che
mutino li corpi più groſsi in ſoſtanze più ſottili, come fuſſero quali col loro calore
cauſe efficienti di queſta mutatione, che così accennano quelle parole, Anco da l'eſſa-
lationi, ch'eſcono di terra, & c.
Se non uoleſſe però dire, che i corpi più groſsi riſo-
luti in eſſalatione, per la forza del caldo, come opinione di Ariſtotile di groſsi uen-
gono a mutarſi in ſoſtanze ſottili, e così l'eſſalatione, non ſarà cauſa efficiente, ma
quel corpo ſottile in cui ſi traſmuta in più groſſo.
4 Prodotta dal ſole. Dice il greco γριεξηισξηε Bυξησταβεν & c.
doue è manifeſta ſcorrettione, perche eſſendo il ſole ſotto terra, è chiara coſa, che non
può altrimente riſcaldate i noſtri luoghi, però per cauarne ſenſo, che ſia buono, bi-
ſogna dire, che quelle parole ſtanno in uece de l'ablatiuo aſſoluto, e che in luogo della
propoſitione γριεξηισξηε Bυξησταβεν, ſi deue leggere γριεξηισξηε Bυξησταβεν .
5 Secundũ ſolis cõuerſioneẽ. Dice il teſto latino, γριεξηισξηε Bυξησταβεν,
ma cosi ità nel greco, quale hauiamo ſeguitato noi, e uole inferire, che per l'abſenza
del ſole raffreddata l'eſſalatione, che portaua le parti più groſse de la rogiada in alto,
ello ſe ne tornano al baſſo.
ui ſarà forſe differenza alcuna fia Herone, & Ariſto-
tile nelle cauſe de la rugiada, chi bene conſidera le ſue parole.
6 Aeris expulſi, attenuati. γριεξηισξηε Bυξησταβεν.
Così ſtà nel teſto greco, e io tengo che uoglia dire Herone, che i uenti ſi generano da
gagliarda eſſalatione non de l'aria, ma che moue l'aria, e l'aſſotiglia, che dicendo il
queſto modo, fi accordarà con Ariſtotile nel 4.
cap. del 2. delle Meteore.
1
7 Nel luogo più uicino baſſo, & c. Queſte parole pare, che ſiano diſcordanti da quel-
lo, che diſſe Ariſtotile nel teſto 35.
dal 2. del Cielo, doue parla del moto delle coſe lan-
ciate
.
affermando, che ¬¨√® più ueloce in mezzo, che nel principio doue comincia, ma
ueramente è il medeſimo queſto che dice Herone, perche egli miſura il moto con due
termini ſoli, cioè inferiore, e ſuperiore, e per inferiore, intende dal principio ſino al
mezzo, e per ſuperiore dal mezzo, ſino al fine, onde per luogo più uicino al baſſo, in-
tende quella parte del mezzo, che è uerſo il principio.
8 Cotila, è nome di miſura, ui era la romana, che teneua once noue, e la greca once
dieci
.
9 γριεξηισξηε Bυξησταβεν. Hoc autem eſt implicatio
ſecundum euacuationem.
Tanto il teſto latino, quanto il greco, è molto oſcuro,
credo che ſi poſſa intendere altro, ſe non che tenendo egli, che la rarefattione ſi faccia
quando diſtratio le particelle de l'aria da qualche uiolenza, il luogo ſi maggiore,
hora uoglia dire la rarefattione eſſere un diſgregamẽto fatto ſecõdo il uacuo, che creſce.
10 Metreta è nome di miſura, la greca era capace di libre 10. e la romana di libre 80.
Se bene pareua che la natura de' belliſsimi concetti ſparſi dal noſtro Autore in que-
ſta ſua Prefatione, inuitaſſe ad eſporla molto più difuſamente.
Tuttauia non mi è par-
ſo d'intrare in queſto, poiche per ciò fare, biſognaua prima ponderar bene la diuerſità
de i teſti ne i luoghi più importanti, e moſtrar come poteſſero poi conciliarſi.
Dopo
uenire alle diuiſioni del ſoggetto, e comminciando da le Mathematiche, come da ge-
nere generaliſsimo, paſſare à gli altri ſubalterni, & alle ſpecie loro, di grado in grado,
fin che ſi trouaſſe la Spiritale, e quiui diſcorrere quanto conueniua de l'antichità, della
grandezza, e del fine di eſſa, e perche tutto il fondamento di quanto tratta Herone, ſi
ripoſa ſopra alcune ſue opinioni, intorno al uacuo, era neceſſario di moſtrare quanto
uariamente n'hãno ſcritto, gli Autori, e bene eſſaminare i detti loro, e fare apparere qual
forza habbino le proue di Herone, e quale gli argomenti de gli altri, per poter poi
formare una concluſione conforme al uero.
E perche oltra di queſto egli mentione
del moto più e manco ueloce, e della rarefattione, e condenſatione, onde in conſe-
guenza occorreua di conſiderare il tempo, e la quantita maggiore, e minore.
E pren-
dendo occaſione da quanto egli dice de lo Spirito de l'eſſalationi, e del uento diſcorre-
re, come ſi uenghino à generare, come ſi mouono, e perche più in un modo, che nel-
l
'altro.
Oltra di queſto adducendo egli alcuni eſſempi del Diamante, e de la Torpedine
marina: biſognaua diſcorrere de la cagioni, de la loro Antipathia, e Simpathia, quali
benche ſiano difficili à trouare, nondimeno ſi può dire aſſai, come hanno moſtrato il
Fracaſtoro nel trattato, che ſopra di ciò.
il Farnelio nel ſuo De abditis rerum cauſis.
E Ceſare Euolo De cauſis Antipathiæ, & Simpathiæ rerum.
Biſognaua ſimilmente
dire de la natura del lume, del caldo, e de i raggi, e del modo del loro operare, e di
altre ſeicento coſe tali, che uengono in conſeguenza de le dette di ſopra, quali, come
ogn'uno , che ſia punto introdotto ne le materie di Filoſofia, ricercariano i uolumi
intieri
.
E non eſſendo queſta manifattura più neceſſaria che tanto, per intendere He-
rone, ſaria forſe parſo à tal quale più toſto impertinente oſtentatione, che altro.
Però
mi ſono compiaciuto di far ſolo queſte breui annotationcelle per ſodisfattione di mo-
toro, che ne haueranno biſogno.
1
Del Sifone torto. I.
1 Sia il ſifone torto, cioè il canale ABC, la cui gamba AB ſia nel va-
ſo DE pieno d'acqua; e la ſuperficie dell'acqua ſia fino alla linea dirit-
ta FG, e la gamba AB del ſifone torto ſi empia d'acqua a dirittura di
FG, cioè la parte di eſſo poſta tra la AH: ma la parte HBC ſia piena
d
'aria.
Se dunque dalla parte C del ſifone tiraremo l'aria che vi è den-
tro con la bocca, ſe ne verrà l'acqua ancora dopo lei, percioche come già
prima hauemo detto, non può eſſere vn luogo al tutto vacuo; e ſe fia la
bocca del ſifone nella parte C dirimpetto adeſſo FG, il ſifone benche em-
pito d'acqua non per queſto 2[Figure 2]
correrà; ma ſtaraſſi così pie_
no, a tale che la parte di lui
ABC ſerà piena d'acqua,
benche in alto ſi leui contra
la natura ſua; e così a gui-
ſa d'vna bilancia c'habbi li
ſuoi peſi eguali, l'acqua ſta-
ferma, alzata in quanto
alla parte HB, & all'ingiù
ſoſpeſa in quanto all'altra
BC
.
Ma ſe la bocca poi di
fuori del ſifone fuſſe ſotto la
linea diritta FG, come ſa-
rebbe a dire in K, l'acqua
ſenza dubbio all'hora ſi ver_
ſarabbe, perche la parte che
ſi troua in KB, eſſendo più
grave di quella che è in BH
s'inſignoriſce, e tira, & a
punto ſi verſa fin tanto, che
la bocca K ſia poſta in piano
con la ſuperficie dell'acqua;
e da quello in poi, più non ſi
verſerà que l'iſteſſa cagione.

1Ma ſe la bocca di fuori del ſifone ſarà di ſotto la K, come a dire in L, ſi
verſerà per fino a tanto che il piano dell'acqua ſi riduchi al paro della boc_
ca A; onde volendo noi cauare in tutto, e per tutto l'acqua che è nel vaſo,
abbaſſaremo di maniera il ſifone che la bocca A s'auicini al fõdo del vaſo,
e ſia ſolo per tanto ſpatio diſtante, quanto parerà che baſti per dare libero
paſſo all'acqua.
Hora la cagione di queſto che hauemo detto del ſifone
adducendo alcuni, diſſerò ciò auenire, perche la gamba maggiore come
quella che conteneua più acqua, veniua a tirar l'altra che era manco.

Ma la falſità di queſta ragione, e l'errore di chiunque la crede vera, coſì
dimoſtraremo, ſe farà proua di tirare l'acqua da luogo baſſo.
Facciſi dun-
que vn ſifone che habbi la gamba che dentro più lunga, ma ſtretta;
e l'altra che fuori facciſi minore per lunghezza, ma di tanta larghez-
za che contenga più acqua dell'altra, che è più lunga; il che fatto empiaſi
d'acqua, e pongaſi la gamba più lunga in vn vaſo, o pure anco in qual che
pozzo; ſe laſſaremo dunque che ſi verſi la gãba di fuori, che ha più acqua
in ſe di quella dentro, tirarà ſecondo queſta ragione primamente l'acqua
dall'altra gamba più lunga, laquale ſi tirerà poi anco dietro quella che
è nel pozzo; e quando hauerà cominciato a correre la tirarà tutta fuori,
ouero correrà ſenza intermiſſione, poiche l'acqua contenuta nella gamba
di fuori è più di quella che ſi troua nell'altra gamba di dentro; ma queſto
non ſuccede, adunque la ragione allegata non è vera.
Vediamo dunque
qual ſia la cauſa naturale.
2 Certo è che ogni acqua continua, e che non
ha moto prende la ſuperficie sferica, & ha l'iſteſſo centro che la terra;
ma l'acqua che ſi moue, corre, e ſi agita fin tanto che come ſi è detto, nella
ſuperficie sferica ſi riduce; hora ſe prendendo due vaſi poneromo l'ac-
qua in ciaſcuno di eſſi, & empiendo il ſifone, turaremo con le dita le ſue
bocche, e dopo metteremo vna delle gambe in vno de' vaſi, e l'altra nel-
l'altro, tanto giù che venghino coperte da l'acqua, all'hora quell'acqua
diuenirà cõtinua, e tutta vna iſteſſa coſa, poiche l'vna, e l'altra di quell'ac_
qua, che ſi troua dentro de' vaſi, viene a congiungerſi con quella che è nel
ſifone, di maniera che diuiene vn corpo ſolo continuato; ſe dunque la ſu-
perficie dell'acque che erano prima ne' vaſi ſi affronterà d'eſſere pari, &
vn'iſteſſa ſuperficie, venendo in ambedue ſommerſo il ſifone, l'vna, e l'al-
tra di loro ſtarà medeſimamente ferma; ma ſe le ſuperficie ſaranno im-
pari, e varie, poiche quell'acqua è congiunta inſieme, necceſſariamente
per riſpetto della ſua continuità ſi mouerà a correre nel luogo più baſſo,
1fin tanto che o tutta l'acqua de' vaſi ſia in vna medeſima ſuperficie, oue-
ro vno di eſſi diuenghi voto: Riduchinſi dunque in vna ſuperficie iſteſſa
l'acque che ſono ne' vaſi, non ha dubbio che ſtaranno immobili; a tale che
anco l'acqua che è nel ſifone punto non ſi mouerà.
Ma s'alcuno s'imagi-
nerà che ſia tagliato il ſifone radente le ſuperficie dell'acque che ſono ne'
vaſi, ſtarà medeſimamente ferma l'acqua che è nel ſifone: ſe dunque il
ſifone ſarà anco ſoſpeſo, di modo però che non penda in alcun lato, tanto
l'acqua ſtarà ſalda, o ſia il ſifone per tutto egualmente largo, o pure hab-
bi vna delle gambe ſpatioſa molto più che non è l'altra, percioche non vie-
ne da queſto la cagione, ma ſi bene da quello, che le ſue bocche ſono poſte
in vn medeſimo piano.
Ma di doue naſce che ſoſpeſo il ſifone, l'acqua moſ-
ſa dalla ſua natiua grauez-
za
3[Figure 3] non ſi verſi, hauendo ſot-
to di ſe l'aria molto più rara
di lei? perche non può tro-
uarſi vn luogo a fatto va-
cuo; onde ſe l'acqua, che vi
è dentro deue ſcorrere, è
necceſſario prima che ſi em-
pia il loco ſuperiore del ſi-
fone, nel quale non può l'a-
ria penetrare; ma s'alcuno
forerà la parte di ſopra del
ſifone, ſubito ſi verſerà fuo-
ri l'acqua per tutte due le
bocche ſubintrando in ſua
vece l'aria, ma prima che ſi
fori quella parte del ſifone,
ripoſandoſi l'acqua, che vi è
dentro ſopra l'aria, che gli è
ſotto la viene a ſpingere, &
ella non hauendo doue riti-
rarſi, non permette il paſſo
all'acqua, ma quando per
quel foro ha poi l'aria doue
ridurſi, non ſoſtenendo più
1la grauezza dell'acqua le luogo. Per queſta medeſima cagione anco
tiramo con bocca per mezzo del ſifone il vino in contra la natura ſua;
peroche riceundo l'aria, che è dentro nel ſifone, diuenimo più ripieni di
prima, e ſpicamo l'aria a lui congiunta, prima quella, che è in cima, do-
po l'altra, che ſegue di mano in mano, fin che il vacuo arriui alla ſuperfi-
cie del vino, & all'hora il vino diſuelto corre nel loco vano del ſifone,
perche altro luogo non vi è doue poſſa ritirarſi, e per queſta cagione ſi
ſolleua contra ſua natura.
Staraſſi medeſimamente ferma l'acqua che è
nel ſifone; quando ſia ſituata in vna ſuperficie sferica, il centro della qua-
le ſia l'iſteſſo con il centro della terra; 3 percioche ſe la ſuperficie di qual_
che acqua è sferica, & ha l'iſteſſo centro che la terra, ella ſi poſa, ma ſe è
poſſibile non ſi poſi, adunque dopo che ſarà moſſa, fermaraſſi pure quan-
do che ſia; ſtiaſi dunque ferma, per tanto ſarà vna sferica ſuperficie, che
hauerà vn medeſimo centro con la terra, e partirà la prima ſuperficie;
peroche quell'acqua iſteſſa partendoſi da vn luogo comune ſcorrendo oc-
cuparà queſta, e quella parte; ſie-
no
4[Figure 4] dũque diuiſe queſte due ſuperfi_
cie da qualche piano, che paſſi per
il centro della terra, a faccino li-
ne e nelle ſuperficie, che ſieno cir-
conferenze de' circoli, che hanno
il medeſimo centro che la terra,
cioè ABCFBD, hora tiriſi la
linea BG la quale BG farà egua-
le alle GFGA, ma queſto non
può ſtare, adunque necceſſaria-
mente ſegue che ſi fermi.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Sifone è uoce greca, ma riceuuta, & uſata de latini ancora, ha uarij ſignificati, e
particolarmente uuol dire quel canale, che ſi adopra nelle fonti artificioſe per fare
montare, e ſcendere l'acque, & in queſto ſenſo l'uſa il noſtro Auttore.
2 Che il centro di tutie l'acque, che non hanno moto ſia il medeſimo col centro
della terra, e che la ſuperficie loro ſia sferica, lo dimoſtra Archimede nel trattato
delle coſe.
che uanno per acqua, nella ſeconda propoſitione del primo libro.
3 Per intendere la preſente dimoſtratione, e necceſſario di hauere ueduto, & inteſo
la demoſtratione allegata di ſopra di Archimede, poiche la traduttione non le può
dare più luce che tanto, per riſpetto della ſua naturale oſcurità.
1
Del Diabete ſpiritale di mezzo. II.
1 Euui ancora vn iſtrumento che ſi chiama Dia-
bete ſpiritale di mezzo, che l'iſteſſa operatione
del ſifone torto.
Sia medeſimamente vn vaſo pieno di acqua AB, e per il ſuo fondo
trapaſſi il canaletto CD congiunto a eſſo fondo, e che trapaſſando auanzi
di ſotto, ma la ſua bocca C non tocchi la bocca del vaſo AB, ma vn'al-
tro canale EF lo circondi, e ſia da lui egualmente diſtante in ogni parte,
la cui bocca di ſopra ſia coperta con la lama EG laſciando poco ſpatio
tra lei, a la bocca C, ma la boc-
ca
5[Figure 5] di ſotto del canale EF ſia tãto
diſtante dal fondo del vaſo AB
quanto baſti per dare il paſſo a
l
'acqua.
Accommodato queſto
in tal maniera, ſe tiraremo per
la bocca D l'aria che è nel cana-
le CD, tiraremo anco inſieme
l'acqua che è nel vaſo AB di
modo che ſcapparà fuora, e per
riſpetto del canale, che ſporge in
fuori ſi riuerſerà tutta l'acqua,
che è nel vaſo AB, per-
che l'aria, che è interpoſta fra
l'acqua, & il canale EF per eſ-
ſere poca, può ritirarſi dietro
l'acqua, il corſo della quale non
ſi fermarà per cagione dello ſpor_
gere in fuora, che ſe non vi fuſſe
EF mancaria di correre, poiche
la ſuperficie dell'acqua ſecondo
C ſi , peroche ſporge come ſi è
1detto in fuora; ma perche non puote l'aria ſubintrare, eſſendo tutto EF
ſomerſo nell'acqua, il corſo non ſi fermarà, e l'aria che è intrata in AB
ſeguirà dietro l'acqua, che eſce fuori, poiche la bocca eſteriore del cana-
le riſpetto a l'acqua è ſempre più baſſa della ſuperficie dell'acqua, che ſi
troua nel vaſo, e non potendoſi fare che ſieno d'vn'iſteſſa ſuperficie, ſi
verſa fuori tutta l'acqua, che è tirata da grauezza maggiore.
E ſe anco
non ci piacerà di tirare con bocca l'aria, che è nel canale CD, verſare-
mo l'acqua nel vaſo AB fin tanto ch'entrando nel canale CD darà prin-
cipio al correre, e coſì medeſimamente tutta l'acqua, che è nel vaſo AB
ſi votarà.
Si chiama, come già ſi è detto, queſto tal vaſo CDEF ſifo-
ne ſpiritale, o diabete ſpiritale, che è quanto a dire canale ſommergibile,
ouero ſommergibile ſormontatore.

Da queſte demoſtrationi chia-
ramente
6[Figure 6] appare che il corſo del
ſifone ſtando egli fermo ſi ine-
gualmente, e l'iſteſſo auiene quã-
do ſi fora vn vaſo nel fondo per
modo che corra, percioche anco
quel corſo è ineguale, eſſendo che
da prima il corſo dell'acqua cer-
tamente ſia affrettato da mag-
giore grauezza, e poi minore, ſe-
condo ſi viene votando; e quan-
to il ſifone auanza maggiormen-
te, tanto è più veloce il corſo;
medeſimamente ancora il corſo
che ſi per la ſua bocca viene
premuto da grauezza maggio-
re, chenon è quando l'auanzo di
fuori è manco grande, cioè quan-
to ha più vantaggio la bocca di
fuori del ſifone, dalla ſuperficie
dell'acqua, che è nel vaſo.
Fi-
no a quì dunque ſi è detto del cor_
ſo ſempre ineguale fatto per
1mezzo del ſifone; biſogna hora ritrouare il corſo ſempr'eguale per mez-
zo dell'iſteſſo ſifone.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Diabete è parola greca, e ſignifica propriamente l'inſtrumento deſcritto in que-
ſto luogo tanto chiaramente da Herone, che non ha biſogno di altra dichiaratio-
ne, ſe bene alcuni auttori l'hanno poi per tranſlatione applicato ad altre coſe, co-
me Galeno a quella indiſpoſitione chiamata da latini urinæ profluuium, e Colu-
mella ad un'altra coſa diuerſa dicendo egli nel terzo libro a cap.
10. naturali enim
ſpiritu omne alimentum uirentis, quaſi quædam anima per medullam trunci ue-
luti per ſiphonem, quem diabetem uocant mechanici trahitur ad ſummum.

Del corſo ſempre eguale fatto per mezzo del
ſifone torto.
III.
Sia vn vaſo tale AB con 7[Figure 7]
alquanto di acqua dentro,
nel quale ſtia notando il ca-
tino CD, & habbi riſerrata
la bocca con il coperchio
CD, poi vna gamba del ſi-
fone trapaſſi per il coper-
chio, e per il fondo del cati-
no, & alli fori dell'vno, e
dell'altro ſia congionto con
lo ſtagno; ma l'altra gam-
ba ſia fuori del vaſo AB,
& habbi la bocca alquanto
più baſſa della ſuperficie de_
l'acqua, che è dentro nel
vaſo
.
Se dunque per la boc_
ca eſtrinſeca del ſifone tira-
remo l'aria che vi è dentro,
menſapete che l'acqua an-
cora li verrà dietro, poiche
non pote rimanere luogo
nel ſifone al tutto vacuo,
1talche quando il ſifone ha-
uerà
8[Figure 8] cominciato a correre,
correrà poi fin tanto, che
ſerà vſcita fuori tutta l'ac-
qua che era nel vaſo, e que-
ſto ſuo corſo è ſempre egua-
le, percioche la parte di fuo_
ri del ſifone ha ſempre il me_
deſimo vantaggio con la ſu-
perficie dell'acqua, e queſto
perche nel votarſi che il
vaſo, viene il catino di con-
tinuo calando co'l ſifone a
lui congiunto, e quanto ſarà
maggiore l'auanzo di fuori
del ſifone, tanto fia il corſo
più veloce; benche riſpetto
a ſe ſteſſo ſempre ſi conſer-
uarà eguale; ſia il predetto
ſifone EFG, la ſuperficie
dell'acqua ſia nella linea
diritta HK.

ANNOTATIONI DI A. G.
Auerta ſi che l'Auttore preſupone che ſi faccino li uaſi di bronzo, o di ferro, o di
altra materia tale, però dice che il ſifone ſia ſaldato nelli fori del catino, e del uaſo
con lo ſtagno.
Del corſo in parte eguale, & in parte ineguale
fatto per mezzo del ſifone.
IIII.
Fassi ancora il corſo per mezzo del ſifone in par-
te eguale, & in parte ineguale; io chiamo in parte
eguale, & in parte ineguale, quando parendo co-
1 a noi, ſarà da principio il corſo per vn pezzo egua-
le, e dapoi per vn'altro pezzo, (ſe medeſimamente
ci parerà) ſarà bene eguale riſpetto a ſe ſteſſo, ma
riſpetto a quello di prima o più veloce o più tardo.
Hora ſia medeſimamente il vaſo d'acqua AB, & il catino CD, poi per
il coperchio, e per il fondo del catino trapaſſi vn canale più largo, che non
è la gamba di dentro del ſifone, e ſia queſto canale ML ſtagnato bene co'l
coperchio, e con il fondo del catino, e ſopra il coperchio ſi poſi il Pegma-
tio fabricato di tauole riquadrate, e ſimile alla lettera γριεξηισξηε Bυξησταβεν quale ſia CN
XD
.
nelle tauole poſte per diritto, cioè CN, XD ſiano dalla banda di
dentro per il lungo incauate alcune comiſſure, per le quali la trauerſa
OP poſſa ſpeditamente correre, ſia di più la vite diritta RS, che arri-
ui al coperchio CD, e paſſi per il foro che è nella trauerſa OP, ſia inoltre
qualche ſpigoletto congiun-
to
9[Figure 9] alla trauerſa OP di mo-
do che s'incaſtri nelle ritor-
te della vite; ſoprauanzi
poi la vite ſopra la trauer-
ſa NX, & a quello auanzo
ſia adattato vn manico, col
quale riuolgiamo la vite, a
tale che la trauerſa OP ta_
l'hora ſi ſtia in alto, e ta-
l'hora cali a baſſo, alla qua-
le trauerſa ſia congiunta la
gamba di dentro del ſifone,
che trapaſſi medeſimamen-
te per il canale LM di ma-
niera che la ſua bocca ſia im_
merſa nell'acqua, che è nel
vaſo
.
Se noi dunque per la
bocca di fuori tiraremo l'ac-
qua, correrà il ſifone egual-
1mente fin tanto che l'acqua che è nel vaſi ſi verſi a fatto. Ma quando
vorremo che egli facci vn'altro corſo più veloce del predetto, ma non-
dimeno eguale riſpetto a ſe, ſuolgiamo la vite in modo che la trauerſa OP
cali più a baſſo; all'hora 10[Figure 10]
l'auanzo del ſifone dalla
parte di fuori ſerà mag-
giore, che non era prima, e
per queſto il corſo ſarà be-
ne eguale, conſiderato per
ſe ſteſſo, ma più veloce di
quello di prima; e ſe anco-
ra voremo che ſia più ve-
loce, volgeremo la vite per
modo, che la trauerſa OP
vadi ancora più baſſo; ma
ſe voremo che ſia più tar-
do, volgendo la vite al con-
trario faremo leuare in al-
to la trauerſa OP, e così
per mezzo del ſifone ſi fa-
il corſo in parte eguale,
& in parte ineguale.
ANNOTATIONI DI A. G.
Pegmatio detto da greci γριεξηισξηε Bυξησταβεν, da latini pegma, e pecma uiene da γριεξηισξηε Bυξησταβεν
uerbo greco, che ſignifica conſtruire, e fabricare, e uuol dire una machina fabricata
di più tauole poſte aſsieme; Seneca a Lucilio la deſcriue con queſte parole, His an-
numeres licet machinatores, qui pegmata per ſe ſurgentia excogitant, & tabulata ta-
cita in ſublime creſcentia, & alias ex inopinato uarietates, aut dehiſcentibus quæ co-
hærebant, aut quæ diſtabant ſua ſponte cohærentibus, aut his quæ eminebant pau-
latim in ſe reſidentibus
.
Del modo per fare che il ſifone cominci da ſe
ſteſſo a correre.
V.
Per non hauere a tirare l'acqua con la bocca, poi
1 che queſto non può ſe non ſolo nelli ſi-
foni molto anguſti, faremo a queſto modo.
Sia vn 1 meriſmatio, il maſchio del quale ſi accommodi alla gamba di
fuori del ſifone talche poſſa correre per eſſo, e ſia Tγριεξηισξηε Bυξησταβεν, e la femina ſia
T
γριεξηισξηε BυξησταβενV, bene prima congiunta al vaſetto LZ, quale ſia d'alquanto più ac-
qua capace che non è il ſifone, & habbi nel fondo l'vſcita γριεξηισξηε Bυξησταβεν.
Quando
11[Figure 11]
1voremo dunque per mezzo del ſifone tirar fuora l'acqua, che è nel vaſo
AB, turando co'l dito l'vſcita del vaſetto LZ l'empiremo poi di acqua;
dopo comettendo bene lo ſmeriſma femina co'l ſuo maſchio, apriremo l'v-
ſcita γριεξηισξηε Bυξησταβεν , onde votato il vaſetto LZ, l'aria che ſe ne ſtaua nel ſifone, cami-
nerà nel luogo rimaſto voto, e ſarà ſeguitato dall'acqua che è dentro del
vaſo AB, di modo che il ſifone diuerrà pieno; dopo leuando via il vaſet-
to LZ permetteremo che il ſifone diſcorra: ma è neceſſario che il ſifone
ſcenda bene diritto, e ſtia perpendicolare, chi vuole che egli eſſe quiſca
bene l'effitio ſuo; il che ſuccederà, ſe nell'orlo del vaſo AB conficcare-
mo due ſtaggiuole diritte, tra le quali adattaremo la gamba di dentro del
ſifone di modo che baci e l'vna, e l'altra, & alla medeſima gamba di den-
tro del ſifone, attacaremo da ogni banda vno ſtiletto, che ſtrettamente
tocchile ſtaggiuole nella parte dentro, e così calarà in torto, alla
parte dinanzi; ma ſcenderà diritto, e giuſto a pelo, ſtringendo bene quei
ſtili fra le ſtaggiuole.
ANNOTATIONI DI A. G.
Meriſmatio, un teſto ha γριεξηισξηε Bυξησταβεν, e l'altro γριεξηισξηε Bυξησταβεν è uoce non
uſata da altri auttori, e biſogna raccogliere più toſto dalla figura, che ſi uede qual fia
il ſuo ſignificato, che andarne cercando altra etymologia.
Della palla vota di rame vtile a gli horti. VI.
Cominciamo hor 12[Figure 12]
mai a trattare della
cõpoſitione de quel-
le coſe, che ſi ponga_
no aſſieme, per met-
terle dopo in opera,
e cominciamo dalle
coſe minori, come
da primi principij, e
prima da certo ſem-
1 plice iſtrumento molto a propoſito per iſpargere
l
'acqua.
Si fabrica dunque vna palla buzza di rame, come a dire AB, forata
dalla parte di ſotto con minuti, & ſpeſſi buchi a guiſa di criuello, e che hab_
bi dall'altra di ſopra vna canna CD forata, & a lei co'l piombo molto be-
ne congiunta, la bocca della quale ſia poi aperta.
Quando vno dun-
que vorrà ſpargere l'acqua, prenda la palla nella parte CD, e la ſomer-
ghi nell'acqua di maniera, che nulla parte di lei ſi veda, e così l'acqua ſe
n'entra per i fori, e l'aria che è dentro venendone diſcacciata, eſce fuori
per la canna CD.
Hora s'alcuno co'l dito groſſo turando alla canna la
bocca C, cauarà la palla fuori dell'acqua, l'acqua, che è nella palla, non
è per iſpargerſi altrimente; percioche l'aria entrare non puote nel luogo,
che reſtarebbe vacuo, poiche il paſſo è per la bocca C, quale già è chiuſo
dal dito; quando voremo dunque che l'acqua ſi ſparga, leuaremo il di-
to, e l'aria toſto intrando dentro empirà il luogo rimaſto voto.
E ſe di
nuouo chiuderemo co'l dito lo ſpiraglio E ſi fermarà il corſo dell'acqua fin
tanto, che leuando il dito, laſciaremo lo ſpiraglio libero.
Si può anco
tuffare nell'acqua calda, e quella dopo ritenere, e mandar fuori, quanto
ci piace, fin tanto che tutta l'acqua contenuta nella palla ſi verſi a fatto.
E ſe l'eſtremità della canna CD ſi farà piegata alquanto, cioè nella par-
te C operarà l'iſteſſo effetto; anzi di più ſarà meglio accommodata per
queſto tale vſo, poſciache tanto più facilmente la bocca ſi coprirà co'l dito.

Delle medeſima palla. VII.
Si può medeſimamente dall'iſteſſa palla man-
dar fuori l'acqua calda, e fredda ad ogni noſtro
piacere
.
Si fabrica ſimilmente la palla AB, c'habbi per il lungo vn tramezzo
diritto CD, e nella parte di ſopra vi ſia la canna EF forata inſieme con
la palla, & a quella con diligenza congiunta, dentro la qual canna ſia il
tramezzetto CG vnito, e continuato con l'altro tramezzo CD, & hab-
bi poi di ſopra le faſce HK, quali ſeruano a tutte due le parti de' luoghi,
1che ſono in E, & in F, e da ciaſcuna parte del tramezzo CD, cioè nel
fondo della palla in D ſiano fori ſimili a quelli de i criuelli.
Quando vore-
mo dunque tirare l'acqua calda, coprendo due dita le bocche HK tuf-
faremo la palla nell'acqua, e poi apriremo vna delle bocche cioè H, ac-
cioche l'aria, che è nella mezza palla BCD venghi diſcacciata per la
bocca H, e l'acqua calda entrata per quei fori, venghi a riempire la mez-
za palla BCD; dopoi coprendo la bocca H tiraremo la palla fuori dell'ac_
qua calda, quale non è per mouerſi di nulla, non hauendo l'aria comodi-
d'entrarui dentro.
Tuffandola poi dunque ſimilmente nell'acqua fred-
da, apriremo la bocca K, e così empitaſi la mezza palla ACD, chiude-
remo eſſo K, e tiraremo fuori la mezza palla piena di acqua calda, e
fredda
.
Pertanto quando voremo, che ſi verſi vna di eſſe, diſcoprire-
mo la bocca, che le riſponde all'incontro, e quando voremo che non ſi ver-
ſi più, di nuouo quella ſimilmente chiuderemo, e teneremo queſto ſtile fin
tanto che ſi verſi tutta.
Si puote ancora con queſta medeſima palla ti-
rare, e mandar fuori il vino, e l'acqua calda, & anco la fredda, & ogni
altra coſa, che voremo, e quanto, e quando di piacerà, ſe faremo più
tramezzi, e più fori, per i quali poſſa l'aria in ogn'vno di quei luoghi en-
trare, & eſſerne anco diſcacciata.
Si poſſono ancora in vece delle
bocche torte, fare ſemplici 13[Figure 13]
fori d'intorno alla canna, dal-
la parte di ſopra, quali ri-
ſpondino ciaſcuno al ſuo luo-
go, e potremo ſerrarli con le
dita, ſecondo che voremo te-
nere, che quello che vi è den-
tro non ſi verſi.
Ma perche
quei fori non ſi vedino, li rico_
priremo con vn coperchio,
di maneria che parerà, che
dall'iſteſſa canna, ſi verſino
i liquori tutti, che vi ſono
dentro
.

1
Della Prochita. VIII.
Fabricaſi ancora la Prochita, che ſia più, e me-
no capace d'acqua, e che ne mandi fuora tal volta
più, tal volta manco; di maniera che meſſoui den-
tro vino, & acqua: tal'hora manda fuori l'acqua
pura, tal'hora vino ſchietto, e tal fiata l'vno, e
l'altro miſto; il modo di farla è queſto.
Sia la Prochita AB par_
tita
14[Figure 14] dal tramezzo CD, e
nel tramezzo accoſto al cor_
po del vaſo nel punto E ſie-
no diſpoſti molti fori d'in-
torno intorno, dopo ſia nel
tramezzo vn buco rotondo
F, per il quale ſi facci paſ-
ſare la canna FHK ſalda-
ta inſieme co'l tramezzo, e
che arriui poco lunge al fon_
do della prochita, doue è G,
l'altra ſua bocca H ſia fora-
ta inſieme co'l lato della
prochita, ſotto la manica,
con la quale ſia bene ſalda-
ta; auertendo però che ſia
buzza, e che habbi vn foro
K, nella parte eſteriore di
eſſa manica, il quale copri-
remo co'l dito, tutte le vol-
te che farà biſogno.
Se dun-
que come ſi è detto ricopri-
remo l'apertura K, e verſa-
remo l'acqua nella prochi-
1ta, è certo che ſi fermerà nello ſpatio di ſopra del tramezzo; non poten-
do paſſare per quel criuellato nel loco di ſotto; come veramente non può,
poſcia che non ha doue reſpirare altroue, ſe non ſolo per l'vſcita K, dalla
quale tantoſio che leuaremo il dito, l'acqua diſcenderà nel luogo più baſ-
ſo, e la prochita capirà pur aſſai più.
Per tanto ſe prima vi metteremo
dentro il vino, di modo ch' 15[Figure 15]
empia il loco CBD, e poi
ſerrando l'vſcita K vi met-
tiamo l'acqua, è certo, che
ſi potrà meſcolare co'l vi_
no, ma quãdo piegaremo la
prochita, mãdarà fuori l'ac_
qua pura, e quando laſcia-
remo reſpirare l'vſcita K,
mentre ſi verſa per ancora
l'acqua, ſi verſerà medeſi-
mamente il vino: percioche
l'aria paſſando per quello
ſpiraglio entrerà nel loco ri_
maſto vacuo: e poi final-
mente ſi verſerà il vino pu-
ro
.
Poſſi ancora, hauen-
doui meſſo prima l'acqua, e
poi chiuſo lo ſpiraglio K,
metterui anco vino; onde
poi ad altri ſi darà vino pu-
ro, ad altri miſto con l'ac-
qua, & ad altri (quando ci
piacerà burlar con loro)
l'acqua ſchietta.

ANNOTATIONI DI A. G.
Prochita è uoce greca, che uiene dal uerbo γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che ſignifice ſparger, o uer-
ſare, Atheneo nel 15.
cap. del xi. lib. afferma la prochita eſſere un uaſo da bere, ma cre-
do che s'inganni, perche dall'auttorità iſteſſa allegata da lui, di Ione Chio, che dice,
Crateriam nobis uiniferi famuli in prochvtis miſcento argenteis.
Si raccoglie, che era
uaſo, co'l quale ſi uerſaua il uino per bere nella cratera, o tazza, che uoliamo dire, &
in queſto ſignificato è poſta dal noſtro Auttore, & accettata cõmunemente da tutti.
1
Della Palla vota. IX.
Si fabrica medeſimamente vna palla cauata den-
tro, o anco altro vaſo, nel quale meſſaui l'acqua,
ella de ſe ſteſſa, e con gran violenza ſi leua in alto;
talche ſi verſa tutta, benche l'andar ſuo in ſù ſia
contra la natura di lei; hor queſto è il modo di fa-
bricarla
.
Sia vna palla capace di 16[Figure 16]
ſei 1 Cotile in circa, il giro
della quale ſia di vna lami-
na fidata, acciò poſſi reſtar
ſalda, nel premere dell'a-
ria, che ſi deue fare; que-
ſta ſia AB poſata ſopra vn
qualche 2 Hypoſpario C, e
forata nella parte di ſopra,
ſiaui meſſo dentro vna can-
na, tanto lunge al luogo, che
diametralmente è riſcon-
tro al foro di ſopra, quan-
to baſti per dare il paſſo a
l'acqua; e ſoprauanzi al-
quanto nella parte di ſopra
della palla, congiunta, e
ſaldata al ſuo corpo intor-
no al foro.
Diuidaſi poi la
bocca di ſopra in due canne
DGDF, alle quali ſieno
congiunte, e ſaldate altre
due canne arcate, GHKL,
FMNX, che habbino li
1fori communi con eſſi DGDF, e dopo vn'altra canna OP ſi adatti, e
cometta nelle canne GHKLFMNX, e che habbi li fori, che ſi affron-
tino con quelli, che ſono nelle dette GHKLFMNX, & habbia inca-
ſtrato di ſopra vn canaletto diritto RS, che con vno de fori riſponda in lei,
e con l'altro finiſca in vna picciola bocca che ſia S; ſe noi dunque prenden-
do il canaletto RS riuolgeremo la canna OP ſi veranno a chiudere vn
l'altro quei fori, che haueuano coriſpondenza inſieme, di maniera che l'ac_
qua, che deueua diſcacciarſi, non poſſi hauere l'vſcita; mettaſi di più
nella palla per qualche foro vn'altra canna Tγριεξηισξηε BυξησταβενV, quale habbi la bocca
V di ſotto bene turata, e da vna banda vicino al fondo il foro tondo Q,
al quale ſi accommodi quella chiauetta, chiamata già dalli Romani 3 Aſ-
ſario, che poco a baſſo inſegnaremo la maniera di farla; dopo vn ma-
ſchio Zγριεξηισξηε Bυξησταβεν ſia intromeſſo, & 17[Figure 17]
accommodato nella canna
T
γριεξηισξηε BυξησταβενV.
Se dunque tiran-
do fuora il maſchio Zγριεξηισξηε Bυξησταβεν
metteremo l'acqua in eſſo
T
γριεξηισξηε BυξησταβενV, ella entrerà nel cor-
po della palla per il foro Q
apprendoſi la chiauetta nel_
la parte di fuora, e parten-
doſi l'aria per li fori della
canna OP poſti di rimpet-
to alli fori delle canne GH
KL, FMNX.
Pertan-
to quando l'acqua hauerà
occupato la metà della pal_
la, abbaſſaremo il canaletto
SR, di modo che quelli fo-
ri vno nell'altro riſponden-
ti venghino a variare, do-
po mettendo dentro il ma-
ſchio Zγριεξηισξηε Bυξησταβεν diſcacciaremo
il ſuo aiuto l'aria, e l'acqua
che ſtana nella cãna Tγριεξηισξηε BυξησταβενV,
quali con violenza sbocca-
1no per la chiauetta nel corpo della palla; e perche la palla è già ripiena
d'aria, e d'acqua, ſi mediante l'aria ſoſpinta, e penetrante, lo sbocca-
mento in quelli vani, che ſi rinchiudano in lei.
Dopo rimouendo di nuo-
uo il maſchio Zγριεξηισξηε Bυξησταβεν, di maniera che la canna Tγριεξηισξηε BυξησταβενV ſi riempia d'aria, tor-
naremo poi medeſimamente a rimetterui dentro il maſchio Zγριεξηισξηε Bυξησταβεν, e caccia-
remo l'aria predetta nella palla; e così facendo più, e più volte, hauere-
mo aria pure aſſai amaſſata nella palla.
Hora è chiara coſa che anco ri-
moſſo il maſchio, l'aria rinchiuſa non è per vſcire, poi che la chiauetta ſo-
ſpinta da quella verſo la parte dentro ſi viene a rinchiudere per ſe ſteſſa.

Se dunque di nuouo inalzaremo il canaletto RS per modo che ſtia dirit-
to, e li fori ſieno vn verſo l'altro riſpondenti, all'hora verrà ſcacciata fuo-
ri l'acqua, perche l'aria riſtretta, ſi dislarga nella propria naturale gran-
dezza, e diſcaccia l'acqua che le ſoggiace.
E quando fuſſe l'aria riſtretta
molto, diſcacciarà tutta l'acqua, per modo tale che l'aria ſoprabondan-
te ancora verrà con l'acqua diſcacciata.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Cotyla è uoce greca detta da loro γριεξηισξηε Bυξησταβεν, uuol dire propriamente cauità, &
è nome di una ſorte di miſura di coſe liquide di once 9.
alla miſura noſtra, & ap-
preſſo molti auttori, quali riferiſce Atheneo nel lib.
ij. e cap. 18. uiene poſta per un
uaſo da bere.
2 Hypoſpario, nel teſto greco ſi legge γριεξηισξηε Bυξησταβεν: ma γριεξηισξηε Bυξησταβεν ſi
conoſce che è la uera lettione, e non ha dubbio, che il teſto è corotto, poiche non
può ſignificare coſa, che facci a propoſito per l'intentione dell'Auttore, la doue
queſt'altra quadra beniſsimo, uolendo dire poſamento della sfera, o della palla.
3 Aſtario, è quello, che Vitruuio nel cap. 12. del lib. 10. chiamò axes, & il Barba-
ro traduſſe animelle, e da molti ſi nomina linguella, o bocchetta, & in ſomma è
quella coſa, che rinchiude il foro per doue l'aria entra mantici, & il fiato nel
pallone da uento; Herone la dimoſtra talmente nel ſeguente theorema, che le-
ua ogni occaſione di dubitarne.
Dell'Aſſario. X.
L'Aſſario del quale ſi è fatto mentione di ſopra,
ſi fabrica in queſto modo.
1
Faccianſi due pianellette 18[Figure 18]
quadrate di rame, che hab-
bino ciaſcun lor lato di gran_
dezza d'vn dito in circa; e
la groſſezza ſia quanto è
vn filo da muratore, queſte
dũque bene appareggiate a
ſeſto vna l'altra, poliſcaſi,
a rendaſi bene liſcia la ſuper_
ficie di eſſe, talche ſi bacino
di maniera, che aria,
acqua poſſa entrare fra di
loro; e ſieno queſte ABCD,
EFGH, & ad vna di loro,
cioè ABCD, ſi facci nel
mezzo vn foro tondo, il dia_
metro del quale ſia quaſi
per la terza parte d'vn dito; dopo appareggiato il lato AD a l'altro EH,
congiunghinſi aſſieme le pianelle mediante alcuni cardinetti, per modo
che le ſuperficie loro polite ſi accoſtino bene vna con l'altra.
Quando
voremo dunque operare con queſte, ſi accommoda la pianella ABCD
al foro, per il quale o l'aria, o l'acqua s'intromette, poiche venendo ſpin-
ta la pianella EFGH ſi apre, peroche ſi muoue ſpeditamente intorno li
ſuoi cardinetti, e riceue dentro l'aria, e l'acqua, che rinchiuſa poi nel va-
ſo ben ſaldo, reſpingendo la pianella EFGH riſerra il foro per doue era
paſſata dentro.

Del Sacrifitio. XI.
Che in alcuni altari, mentre che euapora il fuo-
co;, gli animali, che vi ſono ſopra faccino ſacrifitio.
Sia la baſe, o poſamento doue ſtanno gli animali ABCD, ſopra il qua-
le ſtia vn'altare molto ben chiuſo intorno, & eſſo poſamento an-
cora ſia con diligenza chiuſo, e forato aſſieme con l'altare in G, poi per il
1poſamento ſi trametta vna canna HKL, quale con la parte L vadi po-
co diſtante al fondo del poſamento, e con l'altro capo H peruenga nella
2 fiala tenuta da l'animale, e ſia forato aſſieme quella; ſia poi verſata
l'acqua nel poſamento per il foro M, quale dopo verſata che ſarà ſi turi.

Se dunque ſi accenderà fuoco nell'altare EFG auenirà, che l'aria di den-
tro aſſotigliandoſi diffonderaſſi per il poſamento, e diſcacciarà quell'ac-
qua, che vi troua, e queſta non hauendo altra reſiſtenza in contrario, ſe
ne paſſa per la canna HKL, e nella fiala; e così l'animale ſacrifi-
tio, e tanto tempo vi attende, quanto dura il fuoco; ſmorzato poſcia il
fuoco, egli ſi rimane di ſacrificare; e tante fiate ſi farà da capo, quante
ſi accenderà il fuoco.
Ma la canna per doue ha da paſſare il calore ſia
19[Figure 19]
1più larga nel mezzo, perche è neceſſario che il caldo, ouero più toſto il
vapore cagionato da quello, quando peruiene in luogo più ſpatioſo diuen-
ghi maggiore, e poſſi per conſequenza maggiormente adoperare.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 La Fiala, ſecondo l'opinione di Roberto Senale è l'iſteſſo che il Gutturnio, così
chiamato à gutture, perche ha il collo molto lungo, ouero come uuole Feſto
Pomp
.
Quia guttatim effundit aquam, baſta che è uaſetto piccolo, e noi po-
treſsimo chiamarlo bronzo, o brocchetta.
De' vaſi, che non ſi verſano, ſe non
ſono pieni.
XII.
Si trouano certi vaſi, che ſe non ſono pieni non
ſi verſano; ma ſe ſi empano, verſaſi tutta l'acqua,
che vi è dentro; queſto è il modo di farli.
Sia vn vaſo non co_
perto
20[Figure 20] ABCD, per il
fondo del quale ſi tra-
metta o il diabete ſpi-
ritale EFLH, ouero
il ſifone torto GHK;
Pertãto empito il va-
ſo ABCD, di modo
che ſoprauanzi l'ac-
qua ſopra il diabete,
auiene che per quello
elle ſi verſi, fin che il
vaſo ABCD reſti al
1tutto voto: purche il diabete habbi principio vicino al fondo del vaſo,
per modo che non vi rimanga ſe non ſolo il paſſo per minuto all'acqua.

21[Figure 21]
De' vaſi concordi. XIII.
Eſſendo due vaſi ſopra qualche poſamento, &
eſſendone vno empito di vino, e l'altro voto, e ha-
uendo ambodue li loro canali aperti; non ſi verſa
fuora il vino, ſe prima non s'empie l'altro vaſo di
acqua; ma all'hora poi da vno di eſſi vino, e da_
l'altro verſaſi acqua, fin tanto che tutti due ſi vota-
no; e ſono queſti chiamati vaſi della concordia.
1
Il poſamento ſopra il quale ſi fermano i vaſi ſia ABCD, e ſieno li vaſi
EF nell'vno, e nell'altro de' quali ſia vn ſifone torto; cioè nel vaſo E il
ſifone GHK, & in F, ſia LMN, quali habbino quelle parti di loro, che
auanzano fuori terminate in canale, e gli archi loro s'alzino alle bocche
de' vaſi, & vn'altra canna paſſando per il poſamento, ſi ripieghi ne' vaſi,
la quale ſia XOPR, le bocche della quale XR ſieno vicine a gli archi de
i ſifoni.
Hora mettaſi del vino nel vaſo E, ma non perciò tanto, che la
ſuperficie ſua ſormonti l'arco H del ſifone.
Fin qui dunque il vino non ſi
verſa, per riſpetto che il ſifone non può cominciare a correre.
Ma ſe
metteremo l'acqua nel vaſo F, in tanta quantità, che la ſua ſuperficie ſu-
peri ſopra l'arco M, all'hora l'acqua ſe ne ſcorrerà per la canna XOPR,
e conducendoſi nel vaſo E ſarà cagione al vino di cominciare a correre,
& all'hora ciaſcuno de' due vaſi verſarà: ma queſto vino, e quell'altro
acqua
.

22[Figure 22]
1
Del vaſo, che imita la voce del Melancorifo. XIIII.
Se ſarà meſſa l'acqua in certi vaſi, viene eſpreſſa
la voce, o il fiſchio del 1 Melancorifo; e faſſi a que-
ſto modo.
23[Figure 23]
Sia vna baſe ABCD bene riſerrata, e per il coperchio AD trapaſ-
ſi l' 2 Infondibolo EF, la cannella del quale ariui tanto lunge al fondo,
quanto baſti per dare il paſſo a l'acqua, e ſi ſaldi co'l coperchio; ſia mede-
ſimamente vna ſampognetta GHK, di quella ſorte, che ſogliono ſonare, e
ſia forata inſieme con la baſe, e ſaldata ſimilmente co'l coperchio AD, e
la ſua bocca K ripieghiſi nell'acqua, che ſarà nel vaſetto L poſto vicino.

Verſata dunque l'acqua per l'infondibolo EF, auiene che l'aria, che era
nella baſe, eſſendo diſcacciata, ſe ne fugge per la ſampognetta GHK, e
così manda fuora il ſuono.
Ma ſe la parte eſtrema, di quella ſampognet-
ta ſarà ripiegata nell'acqua, ſi ſente vn ſuono, che mormora, di modo che
viene imitata la voce del Melancorifo; ma ſe non vi ſerà poſta l'acqua,
farà ſolamente il fiſchio.
1
ANNOTATIONI DI A. G.
1 Melancorifo è uoce greca, e ſignifica quel uccello notiſsimo, che noi chiamiamo
caponero
.
2 Infundibolo è quell'inſtrumento, che ſi adopra per imboccare facilmente le co-
ſe liquide, ne uaſi, che hanno la bocca ſtretta; il Barbaro nel tradurre Vitruuio
l'ha chiamato tramoggio, noi li dicemo il pettiuolo.
Della Ciuetta, che s'aggira al canto de gli vccelli fat-
to dalle ſampogne mediante l'acqua, che
ſcorre da qualche fonte.
XV.
24[Figure 24]
1
Dunque per mezzo delle ſampogne ſi viene a
generare il canto; ma è ben vero, che s'intuonano
diuerſi accenti dalle ſampogne, in quanto che le ſo-
no più ſottili, o più groſſe, & anco più lunghe, o
più breui; ouero quando qualche parte di eſſe, s'in-
merge nell'acqua più alta, o più baſſa; di modo che
per queſta via, ſi viene ad imitar' il canto, di molti
vccelli; e per far queſto ſi forma (ouero in vna fon-
te, ouero in qualche grotta, ouero anco in gene-
rale per tutto doue ſi troui acqua corrente (vna
moltitudine di vccelli meſsi per ordine, e vicino a
loro vna ciuetta ſopra la poſta, che da ſe ſteſſa hor fi
riuolge a gli vccelli, & hora li ſi naſconde, e quando
ella è naſcoſta gli vccelli cantano, e poi che a loro ſi
riuolge, fermano il canto, e queſto fanno molte, e
molte volte: hor eccoui il modo come ciò ſi .
Sia vna canella, che di continuo corra A, e le ſi ponghi ſotto vn vaſo
ben rinchiuſo BCDE, che habbia il diabete ſpiritale, ouero il ſifone
torto FG, & vn infondibolo meſſoui dentro HK la canella del quale ſia
tanto lunge dal fondo del vaſo, quanto non impediſca il paſſo all'acqua, &
habbi molte ſampognette di più ragioni, ſi come hauemo di già detto, e ſi
vede in L.
Hor fatto queſto, accaderà che mentre il vaſo BCDE ſi em-
pie d'acqua, l'aria che vi è dentro diſcacciata per le ſampognette, imite-
il canto de gli vccelli, peroche ciaſcuna di quelle ſampognette finiſce
nella bocca di qualch'vno di quelli vccelli; ma dopo che fia pieno il vaſo,
mentre ſi votarà per la canna GF tanto ceſſarà il loro canto.
Ma perche
la ciuetta hor ſi riuolga a gli vccelli, hor li ſi aſconda, come è già inſegna-
to prima; facciaſi queſto, che diremo adeſſo.
Sia ſopra vna qualche baſe
M l' 1 Aſſe diritto, e polito al torno NX, d'intorno al quale ſi accomodi la
1canna OP per modo che ſenza impedimento ſi poſſa riuolgere attorno a
eſſo, & a lei ſia poi attaccato vn picciolo 2 Tympano RS, ſopra il qua-
le ſi poſi la ciuetta ben ſaldata con quello; & intorno alla canna OP ſie-
no due catene pendenti, & auolte vna per vn verſo, e l'altra per l'altro
T
γριεξηισξηε BυξησταβενVQ, quali ſi girino con l'aiuto di due girelle γριεξηισξηε BυξησταβενQ, e da Tγριεξηισξηε Bυξησταβεν penda
il peſo Z, e da VQ il vaſo concauo γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che ſia ſottopoſto al ſifone, ouero
ſpiritale diabete FG.
Occorre dunque, che mentre ſi vota il vaſo BC
DE, che l'acqua ſe ne paſſa nel vaſo γριεξηισξηε Bυξησταβεν, e la canna OP aſſieme con la ci-
uetta ſi riuolge, per modo che riſguarda gli vccelli.
Ma votato il vaſo
BCDE, votaraſſi ancora il vaſo γριεξηισξηε Bυξησταβεν, co'l mezzo di qualche ſifone, o dia-
bete ſpiritale, che vi ſia dentro; per il che di nuouo eſſendo più greue il
peſo Z, che non è poi il vaſo γριεξηισξηε Bυξησταβεν, all'hora farà volgere la canna, & in-
ſieme la ciuetta; ma quando il vaſo BCDE ſi venirà empiendo, quell'a-
ria che vi è dentro vſcendo per le ſampogne iſprimera di nuouo le voci
de gli vccelli.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Aſſe è uoce latina, & ha diuerſi ſignificati, alcuna uolta uuol dire quella linea,
che paſſando per il centro peruiene a l'uno, e l'altro polo del mondo, ſi chiama con
queſto nome anco il fuſſello della rota, il Barbaro, e Coſmo Bartholi nelle tradut-
tioni di Vitruuio, e di Leonbattiſta hanno tradotto Axis perno, appreſſo il noſtro
Auttore è poſto per un baſtone polito al torno.
2 Tympano è uoce latina, può eſſere con altra uoce uolgarmente eſpreſſo, ha
uarij ſignificati appreſſo gli auttori; è nome d'un'iſtrumento da ſonare.
Il Budeo
lo pone per una rota d'un argano, Vitruuio per una rota d'una machina da eleua-
re l'acqua da luoghi baſsi, Plinio per un uaſo, e communemente uuol dire una co-
ſa uota dentro, e coperta di ſopra, come queſta, che pene Herone.
1
Del ſuono delle Trombe. XVI.
Con la medeſima ragione ſi fanno i ſuoni del-
le trombe, in queſto modo.
Mettaſi dentro d'vn vaſo ben rinchiuſo la cannella dell'infondibolo,
che arriui poco lunge al fondo, e ſia bene ſtagnata co'l coperchio del va-
ſo, co'l quale ſia medeſimamente forata inſieme, e ſaldata vna tromba,
che habbi la 1 Codona, e la 2 Lingula; ſuccede poi che verſandoſi l'ac-
qua nell'infondibolo, l'aria che vi è dentro diſcacciata da quella, paſſa
per la lingula, e genera il ſuono.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Codona uiene dal Greco γριεξηισξηε Bυξησταβεν, e ſi troua uſato in diuerſi ſignificati, come
per il ſonaglio, per il cembalo, per la campanella, e da Herone è poſto per la par-
te più larga della tromba chiamata uolgarmente il padiglione della tromba, e que-
ſto forſi per la ſomiglianza, che ha con la forma della campana, ſi come ſi legge
anco nell'annotationi dell'auttore, che le ſcolie ſopra Sophocle.
2 Lingula è quella parte della tromba, che ſi pone alla bocca, detta uolgarmen-
te la bocchetta, ouero il boccaletto.
Del ſuono delle Trombe, che ſi nell'aprire
del tempio.
XVII.
Aprendoſi la porta del tempio, ſi il ſuono
delle trombe, in queſto modo.
1
Sia dietro la porta il vaſo ABCD, con l'acqua dentro, non quale ſia
vn 1 ſuffocatorio, cioè il vaſo Syſtomo H riuolto con la bocca in giù, al
fondo del quale forato che ſerà, ſi accomodi vna tromba, che habbi me-
deſimamente la bocchetta, & il padiglione, & alla canna diritta della
trõba ſi adatti la ſtaggia LM attaccata al ſuffocatorio, e legata pure alla
canna della tromba, la qual ſtaggia LM habbi nella cima il 2 Chelonario
Z, nel quale entri la ſtaggia NX, che ſoſtenga il ſuffocatorio H tanto alto
dall'acqua, quãto baſti, e la ſtaggia NX mouaſi d'intorno al chiodo, ouero
perno O, e ſia legata nell'eſtremità della ſtaggia in X vna catena, o fune,
che paſſando per la girella P, vadi a trouare la parte dietro della porta.

Succederà dunque poi che aprendoſi la porta, quella fune legata tirarà
l'eſtremità X della ſtaggia, onde il ſuffocatorio H non verrà più ſoſtenu-
to da eſſa ſtaggia NX, ma abbaſſandoſi nell'acqua, farà il ſuono della
tromba, percioche l'aria, che vi è dentro ſerà diſcacciata dall'acqua per la
bocchetta, e per il padiglione della tromba accommodata, come di ſopra.

25[Figure 25]
1
ANNOTATIONI DI A. G.
1 Suffocatorio, e Syſtomo ſono quaſi il medeſimo, γριεξηισξηε Bυξησταβεν è greco, e ſigni-
fica di bocca ſtretta.
Suffocatorio uiene dal uerbo latino ſuffoco, che uuol dire
rinchiudere lo ſpirito, perciò Herone nomina così un uaſo, che habbi ſtrettiſsima
bocca, onde uolto poi boccone nell'acqua, ui ſi uenghi a chiudere l'aria, o ſpirito,
che ui è dentro.
2 Chelonario uuol dire uncino, manico, taccaglia, o coſa ſimile, che in queſto ſi-
gnificato l'uſa Vitruuio nel cap.
2. del lib. x. & il Barbaro l'interpreta manico,
ouero orecchie, e il Budeo lo deſcriue con queſte parole, Chelonium enim tegu-
mentum eſt teſtudinis animalis: eius autem integumenti ſimilitudinem habent
chelonia, ideſt retinacula, quibus intra tigna ſicula retinetur
.
De' vaſi che tal'hora verſano l'acqua, tal'hora il vino,
e tal'hora l'vno, e l'altro miſto inſieme.
XVIII.
Sono certi 26[Figure 26]
vaſi che meſ_
ſoui prima
vino; quan-
do vi ſi met_
te dopo l'ac_
qua, tal'ho-
ra verſano l'
acqua pura,
e tal'hora il
vino ſchiet-
to; il che ſi
per que-
ſta via.
1
Sia vn vaſo ABC, che habbi due tramezzi, cioè DE, FG, e per cia-
ſcuno di loro ſi cacci la canna HK ſaldata con eſſi tramezzi, e forata in
L alquanto di ſopra del tramezzo FG, e ſotto al tramezzo DE ſia nel
ventre del vaſo lo ſpiraglio M.
Condotte le coſe a queſto termine, s'al-
cuno riſerrando l'vſcita C infonderà dentro vino, egli per il foro L paſſa-
nel loco DEFG, e l'aria, che quiui ſi troua, partirà per lo ſpiraglio
M, ma quando ſerraremo queſto ſpiraglio M co'l dito, il vino ſi tratte-
nerà nel loco DEFG, e quando metteremo l'acqua nella parte ABDE
del vaſo, turando lo ſpiraglio M ſi verſerà l'acqua pura: ma ſe apriremo
lo ſpiraglio M, eſſendo ancora l'acqua nella parte di ſopra, ſi verſerà vi-
no miſto con acqua; e dopo che hauerà finito di correre l'acqua, ne vſci-
vino ſchietto; e ſi può anco aprendo più, e più volte lo ſpiraglio M,
farne vſcire diuerſe miſture.
Ma vien meglio, mettendo prima l'acqua
nel loco DEFG, 27[Figure 27]
e chiuendeno lo ſpi_
raglio, metterui
dopo uino, perche
ne ſeguirà, ch'al-
cuna volta ne v-
ſcirà vino puro,
& aperto lo ſpira_
glio, vſcirà meſco_
lato, e di nuouo
rinchiuſo, torne-
a vſcire vino,
e queſto ſuccede-
tante volte,
quante a noi ſarà
in piacere.

1
Della coppa, che reſta ſempre piena, benche
ſe ne caui aſſai vino.
XIX.
Ponendo ſopra qualche baſe vna coppa, che ſia
piena di vino; quantunque altri ne caui quanto vo-
le, nondimeno la coppa reſterà medeſimamente
piena: queſto è il modo di ciò fare.
Sia il vaſo AB 28[Figure 28]
che habbi diuiſo
la bocca dal tra-
mezzo CD vici-
no al ſuo collo; e
framettaſi per il
tramezzo la can_
na EF, che ari-
ui poco lunge al
fondo, dopo vn'al_
tra cãna GH tra
paſſi per il fondo,
& ariui non mol_
to lunge al tra-
mezzo CD, & il
fondo del uaſo ſia
forato in K, doue
ſi metta la cãnel-
la KL; Ma il va_
ſo AB ſia poſto ſopra qualche baſe MNXO, dentro la quale paſſi la can_
na GH con l'eſtremità H, e la coppa ſia PR; poi per la baſe MNXO
paſſi la canna ST, che riſponda con i fori nella baſe, e nella coppa, l'orlo
della qual coppa ſia in vn medeſimo piano con la bocca H di eſſa cãna GH.

Hora mettiamo il vino per la canna EF nel vaſo AB, non ha dubio, che
l'aria vſcirà per la canna GH, e ſe ſarà aperta la cannelletta KL, il vino
che ſi mette dentro, paſſarà per quella nella baſe, e di dopo nella coppa;
1ma ſe la ſi turarà all'hora il vaſo AB empiraſſi. Pertanto mettiamo il
vino nella baſe MNXO, come anco nella coppa PR, a tale che la cop-
pa ſia piena, e la baſe MNXO ſi empia fino alla bocca della canna GH.

Il che compito che ſia, e ſerrata la bocca E, il vino, che ſi troua nel vaſo
AB non paſſarà più nella baſe, per la cannella KL, poſcia che non ha do-
ue riceuere l'aria, che ſucceda nel luogo rimaſto voto, onde haueua prima
il paſſo per la bocca E.
Quando cauaremo dunque il vino della coppa, ſi
aprirà la bocca E, la doue ſubintrando l'aria correrà di nuouo il vino nel-
la baſe, & anco nella coppa PR fin tanto che ſia piena, e queſto auenirà
tutte le volte, che ſia cauato il vino della coppa.
Ma biſognerà bene che
anco la baſe MNXO ſia forata co'l foro γριεξηισξηε Bυξησταβεν, accioche l'aria, che è nel vaſo
AB concedendo il luogo al vino, entri per la bocca G, e ſcappi fuora per
il buco γριεξηισξηε Bυξησταβεν.
29[Figure 29]
1
Della coppa, che ſtà ſempre medeſima-
mente piena.
XX.
Se voremo anco per il medeſimo vſo fare vna cop_
pa, che poſta in qualche luogo, benche da quella
ſia cauata molta copia d'acqua, reſti nondimeno
ſempre piena; il modo di farla è queſto.
30[Figure 30]
Sia il vaſo AB con tant'acqua dentro, che baſti per l'effetto, che de-
ue ſeguire, e ſia vna cãnella CD, che eſca da eſſo, alla quale ſi põghi ſotto
la tinella GH, e non molto lunge da quella cannella, ſi accommodi la ſtag_
gia EF; dal capo E della quale penda la ſuora K, che ſtia nella tinella,
all'altro capo F leghiſi vna catena, che ſoſtenga il peſo di piombo X; il che
tutto ſia per tal modo accommodato, che dalla ſuora K che nota nell'ac-
qua della tinella, venghi rinchiuſa la cannella CD; e votata poi l'acqua
della tinella, cali per conſeguenza la ſuora, & apra la cannella, di mo-
do che di nuouo entrando l'acqua nella tinella, facci ſolleuare la ſuora, on-
de venghi come prima la cannella rinchiuſa.
Ma auertendo, che la ſuora
conuerrà che ſia più greue, che non è quel peſo, che ſi è attaccato in X.

Hora ſia la coppa di già detta LM fermata in qualche luogo, l'orlo della
1quale ſia poſto a liuello, con la ſuperficie dell'acqua della tinella, quando
notandoui la ſuora, non corre più la cannella; dalla tinella tiriſi vna can-
na HN, che ariui nel fondo della coppa.
Quand'alcuno dunque, eſſendo
piena la coppa ne cauarà l'acqua, tirerà inſieme con eſſa quell'ancora, che
è nella tinella HG, onde calando la ſuora, ſi aprira la cannella, quale
ſcorrendo nella tinella, & anco nella coppa farà che l'acqua s'innalzi, &
ſolleui la ſuora, di maniera che di nuouo poi non corra.
E queſto faraſſi
tante volte, quante altri cauarà l'acqua dalla coppa.

Del vaſo de' ſagrificij, che ſpruzza
l
'acqua.
XXI.
Gettãdoſi vna mo_
neta 31[Figure 31] da cinque 1 drã_
me nella 2 Spondea,
cioè nel vaſo dal ſa-
grificio; ne ſcappa
l'acqua per iſpruz-
zarſene
.
Sia la ſpondea ABCD,
la bocca A, della quale ſia
ſcoperta, e dentro della ſpon_
dea ſia il vaſo FGHK, che
habbi dell'acqua, & anco
la 3 Pixide L, dalla quale
ſcappi fuora la cãnella LM,
vicino al vaſo FGHK ſia
poſto vna ſtaggia diritta N
X, nella ſommità della qua-
le ſi accommodi vn'altra
ſtaggia OP, che nella par-
1te O habbia il 4 Platiſmatio R equidiſtante al fondo del vaſo: e poco lun-
ge da P, cioè in S, habbia il coperchio, che ſi confacci alla pixide L, per
modo, che non permetta correre la cannella LM; ma il coperchio della
pixide ſia più greue, del platiſmatio R, e più leggiero poi dell'vno, e dell'al_
tro, cioè della moneta, e del platiſmatio inſieme.
Quando getteraſſi
dunque la moneta per la bocca A, caderà ſopra il platiſmatio R, & ag-
grauandolo farà calare la parte O della ſtaggia OP, alzandoſi la parte
P, inalzerà il coperchio della pixide, per modo, che l'acqua corra; dopo
cadendo giù la moneta, di nuouo il coperchio ſerrarà la pixide, di ma-
niera che più l'acqua non diſcorra.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Dramma è nome di peſo, & anco di moneta, che ſecondo Georgio Agricola
peſa l'ottaua parte d'un oncia, talche una moneta, che ualeſſe cinque dramme
d'argento, potria importare da mezzo ſcudo d'oro in circa, ſecondo l'opinione di
Ruberto Senale nel ſuo trattato de ponderibus, & menſuris.
2 Spondea uiene del greco γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che uuol dire ſagrificio, & era nome d'un
uaſo che ſi adoperaua per ſagrificare, come ſi raccoglie dalle parole d' Herodiano
nel 4.
lib. doue dice γριεξηισξηε Bυξησταβεν. Herone lo
pone per il uaſo, doue ſi metteuanao l'offerte, il quale è anco nominate da lui The_
ſoro, che oltra il ſuo ſignificato ordinario uuol dire la caſſa, o altra coſa ſimile,
doue dal popolo ſi pongono l'offerte; che in queſto ſenſo pare che fuſſe poſto nel-
la ſacra ſcrittura nel 7.
cap. di Nehem. Dederunt in Theſaurum operis, auri
drachmas uiginti millia.
3 Pixide è uoce greca γριεξηισξηε Bυξησταβεν, è quel uaſo, che noi chiamia-
mo uolgarmente Boſſolo, detto così, perche da prima ſi faceuano ſolamente del
legno di boſſo.
4 Platiſmatio uiene dalla parola greca γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che uuol dire ogni coſa,
che ſi ſtende in larghezza, e però Herone ſe ne è ſeruito per ſignificare la parte lar-
ga dalla ſtaggia OP, come chiaramente dalla figura appare.
1
Del vaſo, che tenendo varij liquori manda
fuori ciaſcuno per l'iſteſſa
cannella
.
XXII.
Hauendo gettato in vn vaſo molte ragioni di
coſe liquide tutte per l'iſteſſa bocca, fare che ſepa-
ratamente ciaſcuna ſi verſi fuora per la medeſima
cannella, qual più ci piacerà.
Sia vn qualche vaſo A 32[Figure 32]
B che habbia il collo ſepa_
rato dal tramezzo CD,
& habbi anco altri tra-
mezzi per il diritto, pro_
lungati dal fondo fino a
eſſo tramezzo CD, e
che diuidino il vaſo in
tanti luoghi, quante ſo-
no la ragioni de gli hu-
mori, che volemo met-
terui dentro; hor ſieno
per adeſſo due ſoli, cioè
EF, e nel tramezzo C
D ſieno bucetti piccoli
a foggia di criuello, che
riſpondino in ambedue
quei luoghi; ſotto al tra_
mezzo ſieno poi due bu-
chi da reſpirare GH,
che rieſchino pure ne i
1detti luoghi, e nel fondo ſieno due cannelle KL forate aſſieme con queſti
luoghi, e riſpondenti nel cannale commune M.
Se dunque chiudendo li
due buchi da reſpirare GH, & inſieme il cannale M, verſaremo per la
bocca, qualch'vna di quelle ſorti di coſe liquide; è chiara coſa, che non
entrerà in neſſuno di quelli luoghi, percioche l'aria, che ſi troua dentro
in eſſi, non ha vſcita.
Ma ſe apriremo vno delli ſpiragli, l'acqua ſe ne
andarà in quel luogo, doue riſponde lo ſpiraglio aperto; il quale dopo rin-
chiuderemo di nuouo, e volendoui mettere dentro altro liquore, aprire-
mo l'altro ſpiraglio, & il liquore paſſarà nell'altro luogo: ſerrando vlti-
mamente tutti li ſpiragli, & anco li bucetti, che ſono nel tramezzo CD,
ſe bene apriremo la cannella M, nulla per queſto vſcirà fuori da eſſa, ſe
prima non s'apre vno di quelli due ſpiragli; perche in quel caſo hauendo
l'aria per doue entrare, vſcirà l'acqua, che era in quel loco ritenuta; e
poi rinchiuſo queſto ſpiraglio, a riaperto l'altro, vſcirà il liquore, che ſi
troua nell'altro luogo.
Delli due vaſi, che mentre ſi mette l'acqua
in vno, l'altro verſa fuori
vino
.
XXIII.
Trouandoſi due vaſi ſopra qualche poſamento,
vno de' quali ſia pieno di vino, e l'altro voto; quan_
to nel voto verſaremmo d'acqua, tanto di vino ſcap-
parà dell'altro: queſto è il modo come ciò .
1
Siano in qualche baſe AB, due vaſi CD, & EF, che habbino chiu-
ſe, e diuiſe le bocche da due tramezzi GH, e KL, e la canna MNXO
trapaſſi per la baſe, e ripieghiſi ne' vaſi, diſtendoſi poco lunge alli
tramezzi con li ſuoi capi MO, e nel vaſo EF ſia il ſifone torto PRS,
che facci l'arco ſotto la bocca del vaſo, e con l'altra ſua gamba ridotta in
guiſa di cannella, rieſchi nella parte di fuori, dopo per il tramezzo GH
mettaſi l'infondibolo Tγριεξηισξηε Bυξησταβεν, la cannella del quale ſia ſaldata co'l tramezzo,
e vadi poco lunge al fondo.
Verſiſi dunque vino nel vaſo EF per qual-
che foro K, il quale dopo che ſia verſato ſi turi.
Hora ſe per l'infon-
dibolo verſaremo l'acqua nel vaſo CD, auenirà che l'aria, che vi è den-
tro, eſſendo diſcaciata, paſſarà nel vaſo EF per la canna MNXO, e co-
diſcacciarà quel vino, che era in quel tal vaſo, e queſto tante fiate
33[Figure 33]
1accaderà, quante vi verſaremo l'acqua dentro: ne occorre dubitare, che
l'aria diſcacciata tiene l'iſteſſa grandezza, e corpo, che l'acqua, che lo
ſcaccia; & anco diſcaccia parte eguale di vino; e ſe non vi fuſſe il ſifo-
ne torto, ma ſolamente la cannella S, il medeſimo auerebbe, purche
dalla violenza, & inſulto dell'acqua non veniſſe occupata la cannella.
Della cannella, che vino, & acqua
con proportione.
XXIIII.
Per fare vna cannella, che verſi vino, & acqua in
qualunque proportione ci ſarà in piacere.
34[Figure 34]
Sia l'acqua il doppio più del vino, e ſia vn vaſo voto AB, di forma ſimi-
le al 1 Cylindro, ouero 2 Orthogonio piedi ſodi, & eguali, al quale ſia
poſto vicino vn'altro vaſo CD ſopra il medeſimo poſamento ben chiuſo da
tutte le parti, e di forma ſimile al primo, la baſe del quale, ſia per la metà
di quella del vaſo AB, perche volemo che l'acqua ſia il doppio del vino;
et a queſto ſia poſto vicino vn'altro vaſo bẽ chiuſo EF, nel quale ſi metta
il vino, e per l'vno, e per l'altro cioè CD, EF ſia la canna torta GHK, che
forando i tramezzi, o coperchi loro, ſia ſaldata inſieme con quelli; &
1il vaſo EF habbi la canna torta LMN, la gamba di dentro della quale
ariui tanto lunge al fondo, quanto ſia a baſtanza per il paſſo dell'acqua;
e l'altra gamba piegandoſi dentro, paſſi nell'altro vaſo XO, dal quale
vſcendo la canna PR paſſi per il poſamento commune di tutti i vaſi, per
modo che di ſotto via peruenghi al fondo del vaſo AB ſenza impedimen-
to alcuno; & vn'altra canna ST rieſchi con li ſuoi fori nell'vno, e nell'al-
tro vaſo AB, e CD, & il vaſo AB habbi vicino al fondo la cannellet-
ta γριεξηισξηε Bυξησταβεν, e poi tutte due le cannelle PR, e γριεξηισξηε Bυξησταβεν s'inneſtino nella canna groſſa
VZ, che habbi vna chiaue, onde fi poſſa ſerrare, & aprire ad ogni noſtra
voglia
.
Meſſo tutte queſte coſe in ordine, e ſerrata la canna VZ, ſe ver-
ſaremo l'acqua nel vaſo AB, vna parte di quella, cioè la metà paſſarà nel
vaſo CD mediante la canna ST, e l'acqua che caderà nel vaſo CD cac-
ciarà egual parte d'aria, per la canna GHK nel vaſo EF, e queſta ſcar-
ciarà altretanto di vino per la canna LMN nel vaſo XO.
Quando
apriremo dunque la canna groſſa VZ, vſcirà fuori da eſſo l'acqua verſa-
ta nel vaſo AB, & il vino del vaſo XO condotto per la canna PR, e
ſerà compito l'intendimento noſtro.
Di più rimaranno poi li vaſi voti,
quando vſcendone fuora quella meſcolanza, entrerà in eſſi l'aria per la
canna PR.

35[Figure 35]
1
ANNOTATIONI DI A. G.
1 Cylindro uiéne dal uerbo γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che ſignifica riuolgere; onde
un uaſo cylindrico uuol dire di forma tonda, a ſomiglianza di una colonna.
2 Orthogonio, uuol dire, che habbia gli angoli retti, e da ogni parte eguali, & ha
ſcelto Herone frà tutte l'altre forme queſte due ſole, cioè o aſſolutamente quadra,
o aſſolutamente tonda; perche in ciaſcuna di queſte è più facile di trouare la pro-
portione propoſta da lui, che deuono hauere queſti uaſi uno con l'altro.
D'vn'animale, che notando ſopra l'acqua d'vn vaſo
quanto ſi cauerà di quella, tanto vino
vſcirà dall'animale.
XXV.
Eſſendo vn vaſo, nel quale ſia l'acqua, che hab-
bi vna cannella con la chiaue, e notando vn'ani-
male in quell'acqua; quanto noi cauaremo di quel-
la mediante la cannella, tanto di vino vſcirà dal-
l'animale, a proportione dell'acqua già ſcappata
prima
.
1
Sia vn vaſo con l'acqua AB, che habbi la cannella C ſerrata, e nel-
l'acqua ſopranoti il 1 Catino D, che habbi la canna EF figurata in for-
ma d'animale; ſia poſto vicino a queſto vn'altro vaſo GH co'l vino den-
tro; e ſiaui vn ſifone torto KLM, vna gamba del quale ſia dentro al va-
ſo GH, e l'altra di fuori, quale ariui alla canna EF.
Hora ſe per la
bocca M tiraremo il vino, egli ſe ne verrà nella canna EF fin tanto che la
ſuperficie del vino, che è nel vaſo GH, e nella canna EF, ſi riduchi in vn
medeſimo piano, il quale ſia lungo la linea diritta NXOP, e nel punto
P ſia la cannelletta R aperta; fin qui è certo che il vino non eſce fuora;
ma quando per la cannella C cauaremo alcuna parte d'acqua, calarà il
catino D, e con eſſo lui la canna EF, di maniera che la ſuperficie del vi-
no, che vi è dentro, diuenirà più baſſa, che non è la ſuperficie NX; e per-
ciò eſſendo che la parte di fuora del ſifone, ſia calata più giù, di nuouo
il vino correrà nella 36[Figure 36]
canna EF, & anda-
raſſene fuora per la
cannelletta R, e queſto
ſerà ſempre ogni vol-
ta, quando cauaremo
l'acqua per la cannella
C
.
Et all'hora vſcirà
il vino proportionata-
mente, ſecondo l'acqua
che ne ſcappa, ſe la ba-
ſe del vaſo AB, haue-
conueneuole propor_
tione la baſe del va_
ſo GH, che facendo
così ne ſeguirà l'inten-
to noſtro.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Catino, un teſto ha γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che uuol dire bacile, l'altro γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che
appreſſo gli auttori è poſto diuerſamente.
Atheneo uuole, che ſia un uaſo da ſa-
crificare, ma Homero lo pone per la pentola, e Herone per quel uaſo, che noi
chiamiamo catino.
1
D'vn'altro modo per fare che il vino ſcorra
proportionatamente
.
XXVI.
Se noi volemo che gettando l'acqua in qualche
vaſo, ne ſcappi vino a proportione di eſſa, faremo
in queſto modo.
37[Figure 37]
Sia medeſimamente vn vaſo AB con l'acqua, & vn'altro co'l vino
GH, e la canna EF ſia fuora del vaſo AB, e nel vaſo AB vi noti la
palla D, quale ſia ſoſtenuta da vna fune, che paſſando per le girelle ST,
ſia legata alla canna EF, ma l'altre coſe ſieno pur tutte l'iſteſſe, che di
ſopra hauemo detto.
Dunque auiene che gettata l'acqua nel vaſo AB,
la palla D ſi ſolleua, & all'incontro s'inchina tanto la canna EF, che di
nuouo corre il vino.
Si puote ancora operare queſto iſteſſo in altro modo.
La fune, che tiene ſoſpeſa la palla D, traſportiſi per la girella S alla gi-
rella T, e da queſta poi al ſifone KLM, al quale ſi auinca: ſuccederà dun-
que che ſolleuata la palla D, ſi abbaſſarà il ſifone KLM, per eſſere ſoſpe-
ſo alla medeſima fune, di modo che la gamba di fuori del ſifone prenden-
do vantaggio, ne ſegue poi che il vino corra per la bocca M.

1
De i ſifoni atti per eſtinguere gl'incendij. XXVII.
Li ſifoni che ſi adoperano per eſtinguere i fuo-
chi, ſi fanno a modo tale.
Siano due mog-
gi
38[Figure 38] piccoli di rame
politi per tal mo-
do al torno, nella
parte dentro, che
li maſchi vi entri_
no di punto, ſi co_
me ſono i mogget_
ti delle machine
hydrauliche, A
BCD & EF
GH; & i maſchi
al loro riſpondenti
ſieno KL, & M
N, li moggetti
ſieno forati vno
all'incontro del-
l'altro, mediante
la canna XODF,
e nelli capi di eſſa
canna XODF
ſieno due Aſſarij
PR fatti come già ſi è inſegnato, e ſimili a quelli, che ſi vedano ne' man-
tici delle focine, ch'intrometono dento il fiato; e ſieno accommodati a gui_
ſa tale, che ſi aprino dalla parte di fuora de i moggetti.
Habbino di più
li moggetti nelli fondi loro due buchi ST, che ſieno turati con aſſicelli pia-
uolati γριεξηισξηε Bυξησταβεν, & Qγριεξηισξηε Bυξησταβεν attacati, e congiunti alli fondi de' moggetti con le fib-
bie γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che habbino da vna banda gli vncinelli da' quali venghi prohi-
bito, che non poſſino eſſere leu a ti dal luogo loro gli aſſicelli, li maſchi poi
1habbino le ſtagge γριεξηισξηε Bυξησταβεν conficcate nel mezzo; alle quali ſia congiunto l'altra
ſtaggia Zγριεξηισξηε Bυξησταβεν, che nel mezzo hauẽdo la cauiglia γριεξηισξηε Bυξησταβεν, ſi volga intorno a quella;
ma le ſtagge γριεξηισξηε Bυξησταβεν mouanſi d'intorno alle cauiglie γριεξηισξηε Bυξησταβεν.
Sia poi con la cãna XO
DF forata vn'altra canna diritta γριεξηισξηε Bυξησταβεν, quale ſia diuiſa in γριεξηισξηε Bυξησταβεν in due parti, e
che habbi li ſmeriſmatij, per li quali mandi fuora l'acqua, e ſieno tali a
punto, ſi come hauemo di già diuiſato, nella fabrica del vaſo, che porge
l'acqua per bere, mediante l'aria che è riſtretta in eſſo.
Dunque li
moggetti aſſieme con l'altre coſe con loro fabricate, ſieno poſti in vn vaſo
d'acqua γριεξηισξηε Bυξησταβεν, e ſi accommodi la ſtaggia Zγριεξηισξηε Bυξησταβεν, che mouendoſi d'intorno
alla cauiglia γριεξηισξηε Bυξησταβεν ſi abbaſſino, & alzino a vicenda li ſuoi capi; onde calan-
do a baſſo i maſchi cacciano l'acqua per la canna γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che per la bocca
mobile γριεξηισξηε Bυξησταβεν viene poi ſoſpinta fuori: peroche il maſchio KL leuandoſi in al-
to, è certo che s'apre il buco S, & alzato l'aſſicello Qγριεξηισξηε Bυξησταβεν chiude l'aſſario,
ouero bocchetta P; e calando rinchiude il foro S, & apre la bocchetta P
per la quale cacciata l'acqua, vien poi ſoſpinta fuori; l'iſteſſo effetto auie-
ne per conto del maſchio MN: onde la cannelletta γριεξηισξηε Bυξησταβεν hora negando, &
hora conſentendo, manda fuori l'acqua fino ad vna tale diſſegnata altez-
za: ma non per queſto ad vn riuolgimento diſſegnato; caſo che non ſi
riuolga tutto l'inſtrumento.
E perche queſto modo è tardo, e male ac-
concio alli biſogni vrgenti; acciò l'acqua venghi ſoſpinta facilmente ver-
ſo vn luogo diſſegnato, faremo che la canna γριεξηισξηε Bυξησταβεν ſerà di due pezzi, com-
meſſi vno nell'altro, vno de' quali ſia congiunto alla canna XODF, e
l'altro al reſtante, che in γριεξηισξηε Bυξησταβεν è diuiſo in due parti, percioche riuolgendo
poi quella parte di ſopra della canna, e riſcontrandoſi con la cannelletta γριεξηισξηε Bυξησταβεν
ſi manda l'acqua in qual parte più ci piace, e la canna incaſtrata di ſopra
conuiene che habbia gli vncinelli, acciò tal volta non dalla violenza del-
l'acqua ſia sforzata cadere dall'inſtrumento, quali vncinelli ſeranno a
guiſa della lettera γριεξηισξηε Bυξησταβεν attaccati a eſſa, e ch'entrino con la riuolta in vn'
annelletto poſto nella canna di ſotto.

ANNOTATIONI DI A. G.
Vna machina ſimile a queſta, deſcriue Vitruuio nel 10. libro al 12. cap. il qual
luogo aiuta d'intendere queſto di Herone, ſi come queſto aiura l'intelligenza di
quello
1
D'vn'animale, che preſentatoli da bere, beue
ſtrependo, e gridando.
XXVIII.
Si fabrica vn'animale di rame, o di altra mate-
ria, in qualche luogo doue l'acqua caſchi d'alto, al
quale venendo offerto da bere, beue ſtrependo, e
gridando di maniera, che pare hauer ſete: la fabri-
ca di eſſo è tale.
Sia il vaſo AB, nel qua_
le
39[Figure 39] ſi verſi l'acqua dalla can-
nelletta C, & habbi dentro
il ſifone torto, ouero il dia-
bete ſpiritale DEF, vna
gamba del quale ſporghi
fuora del fondo al vaſo; a
queſto ſia poſto di ſotto vna
baſe, bene rinchiuſa GHKL
che habbi ſimilmente il ſifo-
ne torto MNX, & alla
bocca F, che ſporge fuori
del vaſo, ſi ponghi ſotto l'in-
fondibolo OP, la cannella
del quale peruenghi nella
baſe GHKL, & ariui tan_
to lunge al fondo, quanto
baſti per laſciare l'vſcita a
l'acqua; la bocca dell'ani-
male ſia in R, doue ſia ripoſta vna cannelletta, che o per vn de piedi, o
per qualche altra parte dell'animale ſi conduchi occultamente nella baſe,
la quale ſia RST.
Succederà dunque, che riempito il vaſo AB l'acqua
ſoprabondando caderà nell'infondibolo OP, e ſi empirà la baſe GHKL,
1e ſi votarà eſſo vaſo AB. Similmente turata la bocca dell'infundibolo,
& eſſendo riempita la baſe, l'acqua ſoprabondante ſerà cagione, che per
mezzo del ſifone MNX, ella ſi votarà, e mentre viene rimanendo vo-
ta; l'aria entrerà per la bocca R a riempire il luogo rimaſto voto.
Quan-
do offeriremo dunque da bere alla bocca R, ella in vece dell'aria ſorbirà
l'acqua, tirandola per forza, ſin che la baſe diuerrà vota in tutto.

E così di nuouo il vaſo AB eſſendo riempito ſi vota, e ne ſeguono queſte
medeſime coſe, che hauemo detto.
Ma a fin che offeriamo da
bere a tempo conueneuole; cioè mentre la baſe ſi vota, ſia vna qualche
coſa, che venghi moſſa dalla correntia dell'acqua, che ſi per il ſifone
MNX mentre vi cade ſopra, doue hauendo noi l'occhio quando ſi mo-
uerà, all'hora offeriamo da bere.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Vna traduttione latina antica aggiunge nel fine di queſto theorema il modo per
fare che quell'acqua medeſima uſcita dal ſifone MNX uadi nel uaſo doue ſi offeri-
ſce da bere all'animale 3 & è quaſi l'iſteſſo, ch'inſegna Herone nel theorema 19 però
uolendo ſeruirſene, ricorraſi a quello.
Dell'animale, che beue riuolgendoſi vn
Paniſco
.
XXIX.
Si pure in vn'altro modo, che correndo tut-
tauia l'acqua, & eſſendo riuolto il Paniſco, l'ani-
male s'induchi a bere.
1
Sia vna baſe riſerrata 40[Figure 40]
d'ognintorno ABCD, di-
uiſa da vn tramezzo in due
parti quaſi eguali, & in eſ-
ſa baſe ſia poſato vn'anima-
le, al quale paſſi per la boc-
ca la canna EFG, e la baſe
nella parte di ſotto habbia il
ſifone torto HKL; vna gam_
ba del quale eſchi fuora del
fondo, e nel tramezzo ſia
l'infondibolo MN; la cui
cannella ariui poco lunge al
fondo; & alla baſe ABCD
ſia ſoprapoſta vn'altra baſe
XO, nella quale riſeda il
Paniſco PR, che habbia il
fuſello, ò perno S, quale
eſceda ſotto la baſe, e ſiali
congiunta la canna Tγριεξηισξηε Bυξησταβεν, alla
quale ſia ſimilmente con-
giunto nell'altro capo, e fo-
rato aſſieme con eſſa il va-
ſetto γριεξηισξηε BυξησταβενV; e la canna Tγριεξηισξηε Bυξησταβεν
ſia tanto lunga, che venendo riuolto il Paniſco, e girandoſi il vaſetto
γριεξηισξηε BυξησταβενV, ſi ponghi dirimpetto all'infondibolo MN, alquanto però ſopra di eſ-
ſo; e nella baſe ſia poſto il vaſo QZ, che riſponda ſopra l'infondibolo
MN, e ſia forato inſieme con quella, nel qual vaſo ſi verſi l'acqua, che
ſcaturiſce da γριεξηισξηε Bυξησταβεν, in copia tale, che auanzi quella, che eſce per il ſifone
HKL
.
Queſt'acqua dunque, ſarà condotta dall'infondibolo MN, nel-
la parte di ſotto della baſe ABCD, partendoſi l'aria, che iui dentro di-
moraua, per la canna EFG, e la baſe rimanerà ſempre piena d'acqua,
peroche quella, che vi entra è più dell'altra, che ne ſcappa.
Quando
riuolgeremo dunque il Paniſco, il vaſetto vien poſto ſopra l'infondibo-
lo, e riceue in ſua vece l'acqua corrente da γριεξηισξηε Bυξησταβεν, quale diſcorre poi via
per la canna Tγριεξηισξηε Bυξησταβεν in altra parte.
Pertanto non paſſando più l'acqua nel-
1la parte di ſotto della baſe ABCD, il ſifone HKL la votarà, entran-
doui l'aria per la canna EFG; onde l'animale di nuouo bene, purche
da bere li ſia offerto.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Paniſco è nome proprio diminutiuo di Pane, che era in ueneratione de' paſtori,
del quale molte coſe fauoleggia l'antichità, che per eſſere notiſsime non occorre di ri-
ferirle, baſta che queſta, ò altra figuretta ſimile, ſi potrà formare nella cima del fu-
ſello, che deſcriue Herone.
Dell'animale, che beue benche non ſia
moſſo il Paniſco.
XXX.
Si puote anco in vn'altro modo fare, che l'ani-
male beua, ſenza che l'acqua corra, ne che altri
moua il Paniſco.
Sia la baſe A 41[Figure 41]
BCD, e la boc-
ca dell'animale
ſia in E, dalla
qual bocca E,
partẽdoſi la cã-
na EFG, e paſ-
ſando per il pet-
to;, e per il piè
dietro, ouero per
la coda dell'animale, ariui nella parte di dẽtro della baſe, e ſtabilita la ba-
ſe, che non ſi moua, ſia forata la canna EFG, che paſſa per l'animale
con vn foro H piccolino, che a fatiga ſi ſcorga; Se alcuno adunque riem-
pirà d'acqua la canna EFG, con l'aiuto di qualche altra canna a foggia
d'infondibolo, la bocca della quale ſi accommodi al foro H, e poi empita,
ſerri eſſo foro H; la canna EFG ſi ſtarà piena d'acqua, eſſendo che le ſue
bocche ſieno poſte in vn'iſteſſo piano, e quando preſentaremo da bere alla
1bocca dell'animale, e che tuffaremo qualche parte di eſſa; ſuccederà che
la parte della canna EFG, che è in G, prenderà vantaggio, e perciò
tirarà l'acqua, & ella ſe ne andarà nella baſe ABCD; talche non
miſtieri che in queſto inſtrumento ſia la baſe riſerrata.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Nel teſto latino ui manca l'auertimento, che ſi ſerri la bocca H, il che non ſi fa-
cendo, benche il foro fuſſe piccolo, pure ui porrebbe entrare qualche poco d'aria, on-
de ne ſeguiria, che l'acqua, che ſi troua in EFG non ſtarebbe in equilibre, ma tira-
ta dalla ſua grauezza, uſciria della canna.
Del modo per fare, che quelli, ch'entrano ne'
portici de' tempi, venghino ſpruz-
zati dall'acqua.
XXXI.
Nelli portici de' tempi de gli Egittij ſi fanno al-
cune 1 Rote di rame da girare, accioche quelli, ch'
entrano le riuolghino; percioche il 2 Rame pare,
che habbi certa virtù di purgare.
Vi ſono ancora
certi vaſi da dar l'acqua, onde quelli, ch'entrano
ſieno aſperſi.
Poniamo caſo dunque, che biſogni
fare, che riuoltata la rota, l'acqua da ſua poſta ſcor-
rendo da quella aſperghi coloro, ch'entrano, ſi co-
me è detto.
Sia naſcoſto dietro il portico vn vaſo d'acqua ABCD, forato nel fon-
do in E, e ſotto il fondo li ſi attacchi la canna FGHK, che habbi ſimil-
mente vn foro nella parte riſcontro a quello ch' è nel fondo; dentro a
queſta ſia vn'altra canna minore LM, che nella parte L ſia congiunta a
FGHK, e che habbia il foro P riſpondente al foro E; tra queſte due can_
ne acconciſi l'altra NXOR di modo, che ſia contigua ad ambedue, &
1habbia il foro S al l'incontro 42[Figure 42]
del foro E. Poiche dunque
riſpondano li ſudetti fori vno
nell'altro, s'alcuno verſarà
l'acqua nel vaſo ABCD,
vſcirà fuori per la canna
LM; ma ſe riuolgeremo la
canna NXOR di modo, che
il foro S muti luogo, non ſe-
guirà più oltre a correre.

Però facciſi vna rota, che
ſia congiunta con la canna
NXOR, la quale venendo
poi girata, diſcorrerà più, e
più volte l'acqua.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Di queſte Rote poſte ne i portici de i tempi Egittij, non ho potuto ritrouare me-
moria in neſſuno auttore; ma ſi bene dell'acqua, onde ſi ſpruzzauano quelli, che
entrauano nel tempio, della quale uſanza fece mentione Hippocrate auttore anti-
chiſsimo nel ſuo libro de morbo ſacro, dicendo;
ipſique terminos templorum, ac
de lubrorum dijs deſignamus, ut nullus qui non purus ſit eos tranſcendat; & in-
greſsi reſpergimur, non ut inquinemur, ſed ſi quod etiam prius ſcelus habemus,
purificemur
.
La quale auttorità auertita da Girolamo Magio ancora per mo-
ſtrare l'antichità di tale uſanza.
Ne è merauiglia, che queſto fuſſe rito partico-
lare de gli Egittij, perche erano molto ſuperſtitioſi ne gli ornamenti eſteriori de i
tempij; onde nacque il prouerbio, Egiptium templum; contra coloro, che atten-
deuano più curioſamente a gli ornamenti di fuori, che a quelli dentro; chi uole
ſapere molte ſtrauaganze de i coſtumi loro, ueda Celio Rodigino nel 37.
cap. del
decimo lib.
2 Che il Rame haueſſe una certa occulta naturale uirtù di purgare, non pure l'ani-
me, come accenna Herone, ma li corpi ancora; ferma opinione appreſſo gli an-
tichi; della prima inteſe per auentura Plutarcho in quel ſuo libro, de facie in ore
lunæ doue diſſe, Ideo in defectibus plerique ſolent æra pulſare, ac ſonitum fragoreque
aduerſus animas edere
.
L'interprete di Theocrito nella Pharmaceutria dice pure,
γριεξηισξηε Bυξησταβεν.
Il medeſimo ſcriue Appollodoro nel libro delli Dei,e Sophocle introduce Medea,
che per fare gl'incanti, coglie l'herbe con un coltello di rame, e ne caua il ſugo
1 in uaſi di rame; che come ſcriue Macrobio, non ſi adoperauano altri uaſi in ſi-
mili manifatture; che habbi medeſimamente uirtù purgatiua, quanto al corpo,
opinione di Ariſtotele, come ſi uede nelli ſuoi Problemi, nella prima ſect.
e ſi
raccoglie da quello, che taccontano del ferro della lancia di Achille, che per eſſere
di rame riſanò Telepho, di doue nacque, come dice Euſtathio, il prouerbio:
γριεξηισξηε Bυξησταβεν.
D'vn vaſo, ch'empito di più ragioni di vino,
mandi fuora qual più ne piace per
l'iſteſſa cannella.
XXXII.
Eſſendo vn ſolo vaſo, vi ſi metterà dento per
la bocca di più ragioni vino, e per vn'iſteſſa can-
nella ſi potrà dopo rihauere ciaſcuno ſeparatamen_
te, ſi come altri eleggerà di volere: per modo, che
eſſendo molti a gettarui del vino, potrà ciaſcuno il
ſuo proprio ripigliarſi, & a punto tanto, quanto ve_
ne era ſtato da lui meſſo dentro.
Sia vn vaſo ben rinchiuſo ABCD, che habbia diuiſo il collo dal tra-
mezzo EF, e ſia diſpartito il vaſo in tanti luoghi, quante voremo; che
ſieno le ragioni del vino, e ſieno li tramezzi GH, e KL, che faccino tre
luoghi MNX, ne' quali ſi getti vino; ſia poi forato il tramezzo EF ſo-
pra ciaſcuno di quei luoghi, con fori piccolini; e ſieno anco li fori OPR,
dalli quali s'alzino al collo del vaſo le cannelle PSOTRγριεξηισξηε Bυξησταβεν forate aſſie_
me con eſſo; & intorno a ciaſcuna di quelle cannelle ſieno diuerſi fori
nel tramezzo EF a guiſa di criuello, per doue il vino paſſi ne' luoghi diſſe-
gnati
.
Quando voremo dunque verſarui dentro qual ſi ſia di quei vini,
ſerraremo con le dita le bocche STγριεξηισξηε Bυξησταβεν, e verſaremo il vino nel collo γριεξηισξηε Bυξησταβεν,
ma egli non andarà in niun loco, percioche l'aria riſerrata dentro in
quei luoghi, non per doue vſcire; ma quando apriremo qualch'vna
delle bocche STγριεξηισξηε Bυξησταβεν, vſcirà per eſſa l'aria, che era in quel luogo, doue el-
la riſpondeua, & il vino entrerà per li fori del tramezzo EF; dopoi chiu-
1dendo quella boc_
ca
, 43[Figure 43] ne apriremo
ſimilmente vn'al_
tra, e vi mettere-
mo vn'altra ra-
gione di vino, e
dopo gli altri di
mano, in mano,
quãti che ſarãno,
pari però di nu-
mero a quei luo-
ghi, che ſono nel
vaſo ABCD.

Ripigliaremo poi
ciaſcuno di eſſi ſe_
paratamente, ma
per la medeſima
cannella, in que-
ſto modo.
Nel fõ-
do del vaſo AB
CD, da ciaſcun luogo da per ſè eſchi vna cannella; come dal luogo M, la
cannella Qγριεξηισξηε Bυξησταβεν, e da N la cannella γριεξηισξηε BυξησταβενZ, e da X la cannella VI, li capi del-
le quali γριεξηισξηε BυξησταβενZI, sbocchino in vn'altra canna γριεξηισξηε BυξησταβενZIγριεξηισξηε Bυξησταβεν; dopoi ſi accommodi
con diligenza vn'altra canna γριεξηισξηε Bυξησταβεν dentro la canna γριεξηισξηε BυξησταβενZIγριεξηισξηε Bυξησταβεν, chiuſa nella
parte di dentro γριεξηισξηε Bυξησταβεν, e che habbi alcuni forì, che riſpondino alle bocche γριεξηισξηε BυξησταβενZI,
a tale, che riuoltata la canna γριεξηισξηε Bυξησταβεν, li fori riſcontratiſi con ciaſcuna di quel-
le bocche, riceuino in vino, che ſi trauaua in ogn'vno di quei luoghi, e lo
mandino fuora per la bocca eſteriore della canna γριεξηισξηε Bυξησταβεν.
Sia poi congiunto
alla canna γριεξηισξηε Bυξησταβεν vno ſpiedo di ferro γριεξηισξηε Bυξησταβεν, al quale nella parte γριεξηισξηε Bυξησταβεν ſi attacchì
vn peſo di piombo γριεξηισξηε Bυξησταβεν, e nella parte γριεξηισξηε Bυξησταβεν ſiaui vna fibbia di ferro γριεξηισξηε Bυξησταβεν, quale
habbia nel mezzo vn 1 vaſetto attaccato γριεξηισξηε Bυξησταβεν, riuolto all'insù con la parte
cauata, e la concauità ſua ſia fatta in guiſa di cono γριεξηισξηε Bυξησταβεν, il cerchio maggiore
del quale ſia γριεξηισξηε Bυξησταβεν, & il minore γριεξηισξηε Bυξησταβεν, e venghi raccommandato alla fibbia
γριεξηισξηε Bυξησταβεν, fianſi ancora alcune palle di piombo ineguali, e ſieno tante, quanti
ſono i luoghi MNX.
Se metteremo dunque nel vaſetto γριεξηισξηε Bυξησταβεν la palla più
piccola, ella tirata dalla propria grauezza, calarà tanto a baſſo, fin che
1toccarà da ognì banda la ſuperficie del cono, e riuoltarà la canna γριεξηισξηε Bυξησταβεν per
modo che il foro che è in eſſa, ſi conduchi all'incontro di γριεξηισξηε Bυξησταβεν, e riceua il vi-
no, che in quel tal luogo ſi ritrouaua, il quale correrà fino a tanto, che
la palla ſtarà nel vaſetto, ſe però non ſerà finito di correre tutto.
Ma
ſe leuaremo via la palla, di nuouo il peſo γριεξηισξηε Bυξησταβεν riuolgendoſi, chiuderà il fo-
ro γριεξηισξηε Bυξησταβεν, di maniera che non correrà più il vino: dopo ſe vi metteremo l'al-
tra palla più greue, calarà più a baſſo, e riuolgerà tanto più la canna γριεξηισξηε Bυξησταβεν,
fin che il foro, che è in eſſa ſi riſcontri a Z, e così correrà il vino, che era
in quel luogo contenuto; e di nuouo tolta via la palla, il peſo γριεξηισξηε Bυξησταβεν calando,
ſerrarà il foro Z, per modo che il vino non corra più oltre.
Se finalmen-
te vi ſi metterà l'altra palla più greue delle dne prime, ſi riuolgerà anco
maggiormente la canna γριεξηισξηε Bυξησταβεν, di maniera che correrà il vino, che è nel luo-
go X.
Ma auertaſi che è neceſſario, che la palla minore, che ſi mette
dentro il vaſetto ſoprafia il peſo γριεξηισξηε Bυξησταβεν, voglio dire, che riuolga la canna γριεξηισξηε Bυξησταβεν,
peroche lo ſuperaranno poi anco l'altre palle, & in conſeguenza riuolge-
raſſi la canna γριεξηισξηε Bυξησταβεν.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Auertaſi, che il uaſetto γριεξηισξηε Bυξησταβεν conuiene, che ſi ſoſtenga in bilico, e che le palle
di piombo, habbino certa cotale proportione di grauezza con il peſo γριεξηισξηε Bυξησταβεν altrimente
non ſeguirebbe l'effetto, che ſi deſidera.
Di vna lucerna, che da ſe ſteſſa logora lo ſtop-
pino a poco, a poco.
Per fabricare vna lucerna, che da ſua poſta ſi
conſumi
.
Sia lucerna ABC, e paſſi per la bocca di eſſa la molla DE, che nel
capo E, ſi poſſi da ſe ſteſſa mouere, e ſopra la molla ſi auolga lo ſtoppino
in giro, per modo che ſi poſſa facilmente ſuiluppare, accommodiſi ancora
la rota F fatta a denti, quale ſi moua ſpeditamente d'intorno al ſuo fu-
ſello, o perno, e li ſuoi denti tocchino la molla, onde poi eſſendo ella riuol-
1tata, il lucigno venghi mandato innanzi dalli denti, e ſia la lucerna mol-
to bene ſpatioſa, ſi che meſſoui dentro l'olio vi noti ſopra il catino D, che
habbi la ſtaggia H a ſe congiunta, e con denti, che s'incaſtrino nelli denti
della rota F; ſuccederà dunque che conſumandoſi l'olio, calarà il catino,
e mediante li denti della ſua ſtaggia, riuolgerà la rota F, di modo che il
lucigno verrà ſpinto auanti.

44[Figure 44]
ANNOTATIONI DI A. G.
Con l'occaſione di queſta lucerna di Herone, non uoglio laſciare di dire della mol-
to merauiglioſa lucerna, che gli Athenieſi teneuano acceſa inanzi al ſimulacro di Mi-
nerua, che ardeua un'anno intiero ſenza che biſognaſſe mai toccarla; era fatta di
materia ſoda, & in ogni parte bene ſerrata, dal buco doue ſi metteua l'olio in fuori,
la ſua forma era come di una torricella, capace di tanta quantità, che ueriſimilmen-
te poteſſe durare lo ſpatio di un'anno, a queſta faceuano un lucignolo di lino Carpa-
ſio, che ſe bene arde, non ſi conſuma tanto, o quanto, e l'olio, che era dentro non
uſciua per il buco, doue era ſtato meſſo, perche ſarebbe reſtato dentro il luogo ua-
1 cuo, il che non ſi concede; ma mentre ardeua la lucerna, uenendo tirato pian piano
dalla forza della fiamma, daua commodità, che l'aria rarefatta dal caldo penetraſ-
ſe o per la poroſità del uaſo, o anco a poco, a poco per li meati (per dire così) dell'olio
iſteſſo, reſo dal caldo atto a eſſere penetrato: chi ne deſidera più diffuſa informatione,
ueda il Cardano nel primo lib.
de ſubtilitate, doue la deſcriue, e pone anco la figu-
ra di eſſa.
D'vn vaſo, che manda fuora l'acqua tall'hora nel
principio, tal volta quando è mezzo,
e tall'altrà quando è pieno.

XXXIIII
.
Eſſendo vn vaſo, 45[Figure 45]
che habbi vna can-
nella aperta vicino
al fondo, e gettata-
ui dentro l'acqua;
quella cannella cor_
rerà alcuna volta da
principio, altra vol-
ta quando ſerà mez_
zo, & tall'hora quã-
do ſerà pieno a fat-
to il vaſo; o pure an_
cora ſenza più di-
ſtintione, metten-
douene quãta ſi vo-
glia, la cannella cor_
rerà, e verſaralla tut_
ta fuora.
1
Sia il vaſo AB, che habbia il collo diuiſo da vn tramezzo, e per il tra-
mezzo mettaſi la canna CD ſaldata con eſſo, e che ariui tanto lunge al
fondo, quanto baſti per dare il paſſo all'acqua; ſia di più la canna torta
EFG, la gamba di dentro della quale vadi lontano dal fondo, quanto non
s'impediſchi l'vſcire dell'acqua, e l'altra prolungata fuori del vaſo, ſi ri-
duchi a foggia di cannella, e la piegatura della canna ſia vicina al collo
del vaſo; qual vaſo habbi appreſſo al tramezzo lo ſpiraglio H, che li
rieſchi dentro nel corpo.
Se dunque voremo che la cannella corra da
principio ſubito meſſoui l'acqua, chiuderemo co'l dito lo ſpiraglio H, e
correrà la cannella, perche l'aria, che ſi troua dentro al vaſo, non ha-
uendo per doue ritirarſi, ſarà cagione che l'acqua sbocchi fuora per la
canna torta.
Ma ſe non chiuderemo lo ſpiraglio, l'acqua ſe n'andarà nel
corpo del vaſo, e la cannella non correrà, fin tanto che di nuouo non chiu-
deremo lo ſpiraglio, il quale venendo poi riaperto, la canna torta verſe-
tutta l'acqua fuora.
D'vn vaſo, che riceue l'acqua, che vi ſi mette;
ma quando altri ſi ferma, non ne
riceue più.
XXXV.
Si fabrica ſimilmente vn vaſo, che fin tanto che
vi ſi mette l'acqua la riceue; ma quando altri ſi fer-
ma, dopo non la riceue più: e faſsi a queſta foggia.
1
Sia vn vaſo AB, che habbia diuiſo il collo dal tramezzo CD, e met-
taſi per eſſo tramezzo la canna EF, che vadi poco lontano dal fondo, e
che auanzi di ſopra del tramezzo, quanto ariui non molto lunge a l'orlo
del vaſo, & a queſta parte, che auanza di ſopra, pongaſi d'intorno vn'
altra canna GH, che per tanto ſpatio ſtia diſcoſto al tramezzo, & l'al-
tra canna, quanto baſti per il paſſo dell'acqua; la parte di ſopra della
canna GH ſia coperchiata con vna lametta, & il vaſo habbi lo ſpiraglio
K, che rieſchi dentro in eſſo.
Quando verſaremo dunque l'acqua per il
collo, ne ſeguirà che ella vadi nel corpo del vaſo per la canna GH, e per
l'altra EF, partendoſi l'aria per lo ſpiraglio K.
Ma ſe ci fermaremo, &
il collo del vaſo ſia voto, l'aria diſgiungerà l'vnione, onde l'acqua, che è
nella canna GH interrotta caderà nel tramezzo.
Ma ſia tanta larghez-
za intorno alla canna GH, che l'acqua caſchi tirata dalla propria gra-
uezza; talche mettendoui poi più acqua, l'aria raccolta nelle canne EF,
& GH, non le permetterà che paſſi, di maniera che ſi ſpargerà ſopra
l'orlo del vaſo.

46[Figure 46]
1
D'vn Satiriſco, che tiene vn'vtre nelle mani.
XXXVI
.
Si fabrica ancora vn 1 Satiriſco ſopra qualche ba-
ſe, che tenghi nelle mani vn'vtre, e vicino a lui ſia
vn 2 Pilo, nel quale verſataui dell'acqua fin che ſia
pieno, quella paſſarà per l'vtre nel pilo, ne mai a-
uanzerà ſopra quello, fin che dall'vtre non fia vota-
ta tutta l'acqua: la fabrica di eſſo è queſta.
47[Figure 47]
Sia vna baſe AB rinchiuſa da ogni parte, di forma ſimile al Cilindro,
o pure da otto facce, hauendo in ciò riguardo all'ornamento, quale ſia
diuiſa dal tramezzo CD, e per eſſo tramezzo s'intrometta la canna EF
forata inſieme con quello, e che ariui poco lontano dal coperchio, e per il
1coperchio ſi trametta la canna GH, che auanzi alquanto di ſoprauia, &
habbia in quella parte ſopra di ſe il pilo, che riſponda ſotto la bocca dell'
vtre tenuta dal Satiriſco, e con l'altro capo vadi tanto lunge al fondo,
qnãto baſti al paſſo dell'acqua; inoltre ſia ſaldata co'l fondo del oilo, e co'l
coperchio della baſe, e co'l tramezzo; dopo ſi cacci ſimilmente per il co-
perchio vn'altra canna KLM ſaldata inſieme con quello; che con vn capo
ariui poco lontano al tramezzo, e con l'altro conduchi l'acqua nell'vtre,
la cui bocca riſponda ſopra del pilo poſato ſopra la canna GH, e fora-
to inſiemo con quella.
Accommodate in tal modo queſte coſe, empiaſi
d'acqua la parte AD per il foro N, quale dopo meſſaui l'acqua ſi turi.
Se dunque verſaremo l'acqua nel pilo, ſcenderà per la canna GH nella
parte BC, vſcendone l'aria per EF, quale andando nella parte AD,
caccia l'acqua, che vi era dentro, per la canna KLM, che la conduce
nel pilo, e di riandando nella parte BC, caccia medeſimamente l'aria,
che vi è dentro; & ella per conſeguenza cacciando l'acqua, che è nella
parte AD la manda nel pilo, & in queſto dura tanto, fin che l'acqua,
48[Figure 48]
1che era dentro la parte AD ſarà votata. Ma ſia di biſogno, che la
canna MLK non ſolo peruenghi nella bocca dell'vtre; ma che ſia ſottile
a fatto, acciò queſto ſpettacolo duri tanto più lungo ſpatio.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Satiriſco è diminutiuo di Satiro animale notiſsimo per le molte fauole, che han-
no laſciate di ſui ſcritte gli antichi.
2 Pilo, il teſto greco dice γριεξηισξηε Bυξησταβεν, il latino labellum diminutiuo di la-
brum poſto da Vitruuio nel 10 cap.
del 5. lib. per il uaſo de i bagni, noi hauemo
tradotto Pilo, che è propriamente quel uaſo, doue caſca l'acqua delle fonti artifi-
cioſe, l'Aleotti nella ſua traduttione, l'ha nominato auello, e per quello, che a me
pare poco propriamente, eſſendo che queſta uoce non ſi troui (che io ſappia) uſa-
ta mai da neſſuno auttore, ſe non per la ſepoltura, o per quel uaſo, doue ſi con-
ſeruauano anticamente le ceneri de' corpi morti, e poi abbrugiati ſecondo l'uſan-
za di quei tempi.
Delle porte, che s'aprano da lor poſta, e chiudono
mediante vn fuoco acceſo.
XXXVII.
A fare vna capella, che acceſoui dentro il foco,
le porte s'apriranno da lor poſta, e poi ſmorzato
ſimilmente ſi chiuderanuo.
1
Sia la capella nella baſe ABCD, ſopra la quale ſia poſto l'altaretto
ED, e per quello ſi frametta la canna GF, la bocca F della quale ſia
dentro di eſſo altaretto, ma la bocca G ſia riceuuta dẽtro vna certa palla
H alquanto lontano dal ſuo centro, e la palla ſia ſaldata con la canna G
F, e ſia dentro in eſſa palla la canna torta KLM; li cardini poi delle por-
te ſi prolunghino nella parte di ſotto, e ſi ragirino dolcemente mediante
di 1 Cnodaci, che ſono nella baſe ABCD; dalli cardini ſi partino alcune
49[Figure 49]
1catenelle, che vnite aſſieme paſſino per vna girella, e ſieno legate al va-
ſo NX concauo, e ſeſtennuto in aria da quelle; alcune altre catenelle
eſſendo auolte intorno a i cardini, al contrario delle prime, e ridotte in
vno, paſſino per vna girella, e ſi leghino ad vn peſo di piombo, quale ca-
lando poi facci che ſi chiudino le porte.
Hora la canna KLM habbi l'al-
tra gamba di fuori, che rieſchi nel vaſo come di ſopra appeſo; mettaſi
poi l'acqua nella palla per qualche foro, come P, tanto che arriui alla
mezza, e dopo meſſaui che ſia, turiſi quel foro.
Succederà dunque che
auampandoſi quel foco, l'aria, che è dentro l'altaretto riſcaldata ſi di-
ſtargarà, e vorrà luogo maggiore, onde paſſando per la canna FG nella
palla, cacciarà l'acqua, che vi era dentro, per la canna KLM nel vaſo
appeſo; il qual vaſo calando, tirarà le catene, & aprirà le porte.
Si-
milmente dopo ſmorzato il foco l'aria aſſottigliata vſcirà per li pori, o ra-
rità del giro della palla, e la canna torta KLM tirarà l'acqua dal vaſo
appeſo, di modo che ſi riempirà il loco delle parti aſſottigliate, & vſcite
fuori, perche ſarà tuffato con vn capo nell'acqua, che è dentro il vaſo
appeſo, talche votato il vaſo, e per queſto diuenuto più leggieri, anco il
peſo attaccato calando a baſſo ſerrarà le porte.
Vi ſono alcuni, che in
vece di acqua vſano l' 2 Hydrargiro, perche è più greue dell'acqua, e
facilmente ſi riſolue dal caldo.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Cnodaci ſi raccoglie quello, che ſieno dalle parole di Vitruuio nel 6. cap. del 10.
lib
.
doue parlando dell'inuentione di Creſifonte, dice che ferreos cnodaces, uti ſub-
ſcudes in capitibus ſcaporum implumbauit, & armillas in materia ad cnodaces
circundandos infixit
, e poco dopoi ſoggiunge, cnodaces autem in armillis incluſi,
liberam habuerunt uerſationem
, & c.
Sono in ſomma quelle punte, o ſtili di ferro,
che ſi adattano ne i capi di qualche fuſto, o di altra coſa tale, onde riceuute poi ne
loro occhietti, chiamati da Vitruuio armille, ſi riuolghino più facilmente, come
ſono anco le punte de torni, che tengano le coſe mentre ſi torniſcano.
2 Hydrargyro è parola greca γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che uuol dire argento uiuo, ſe be-
ne Plinio nel cap.
8. del lib. 33. certa diſtintione tra l'argento uiuo, e l'hydrargy-
ro, chiamando argento uiuo quello, che uiene prodotto dalla miniera, & hydrar-
gyro l'altro, che ſi con arte, ma gli auttori pongano indifferentemente uno per
l
'altro.
1
Del medeſimo in altro modo. XXXVIII.
Si può fare anco in altro modo, che acceſo il fo-
co, ſi aprino le porte.
50[Figure 50]
1
Sia ſimilmente vna cappella in qualche baſe ABCD, nella quale ſia
l'altare E, e dall'altare partaſi la canna FGH, che rieſchi in vn piccio-
lo vtre K ben chiuſo da ogni parte; leghiſi ſotto l'vtre il peſo L ſoſtenu-
to da vna catenella, che partendoſi dall'vtre paſſi per vna girella, e ſi
leghi alle catene che ſono auolte intorno a i cardini, per modo che eſſendo
l'vtre ſgonfio, il peſo L trabocchi, e chiuda le porte; quali acceſo dopo
il foco ſi venghino ad aprire, peroche di nuouo l'aria che era dentro l'al-
tare rarefatto, e dilatato dal caldo, per la canna FGH paſſarà nell'v-
tre, e tirarà quello aſſieme col peſo L, talche le porte ſi apriranno; per-
che ouero ſi apriranno da loro poſta, ſi come quelle delle ſufe ſi chiudano
da loro, ouero haueranno vn contrapeſo che l'aprira.
Smorzato poſcia
il foco, e ritirandoſi l'aria, ch'era entrata nell'vtre, calara il peſo inſie-
me con l'vtre, e tirando chiuderà le porte.

1
Del vaſo da tre cannelle. XXXIX:
Hauendo empito di vino vn vaſo, che habbi tre
cannelle, ſi farà correre il vino per quella di mezzo,
e quando vi metteremo l'acqua il vino non correrà
più, ma ſi bene l'acqua per l'altre due cannelle, e
quando l'acqua ſi rimanerà di correre, correrà poi
vino per quella di mezzo: e queſto tante fiate auie-
ne, quante vi metteremo l'acqua dentro.
Sia vn vaſo tale AB, che 51[Figure 51]
habbi tramezzato il collo
co'l tramezzo CD, & hab-
bia nel fondo vna cannella
E; per il tramezzo mettan-
ſi due canne FGH, KLM,
quali finiſchino in cannelle,
& auanzino ſopra del tra-
mezzo, e quella parte, che
auanza ſia intorniata con
l'altre canne NX coperte di
ſopra, e ſtiano lontane dal
tramezzo quãto parerà che
baſti per il paſſo dell'acqua,
& vn'altra cannelletta PO
ſi fori aſſieme con eſſo FGH,
poco lantano dal tramezzo
CD
.
Rinchiuſa dunque la
cannella E, empiaſi di vino
il vaſo AB per il foro V,
che dopo meſſoui dentro il
vino ſi turi: ſuccederà do-
poi, che aperta la cannel-
1la E, il vino correrà fuora, percioche l'aria entrerà per la bocca H, e
per la canna OP.
Hora ſe metteremo l'acqua nel tramezzo CD, ſerà
condotta fuori dalle canne FGH, KLM, e non hauendo l'aria commo-
dità d'entrare nel vaſo AB il vino non ſeguirà di correre, fin che non ſia
verſata tutta l'acqua, che all'hora hauendo poi di nuouo l'aria il paſſo, il
vino correrà: ſi può anco in vece della cãnelletta OP fare vn'altra canna
KS forata inſieme co'l tramezzo, intorno alla quale ſe ne ponghi vn'al-
tra Tγριεξηισξηε Bυξησταβεν, a ſomiglianza di NX, ma più alta di quella per tal modo, che
la canna RS auanzi ſopra l'orlo del vaſo, e ſequiranno le medeſime co-
ſe, che hauemo detto.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Vi è molta uarieti nelle parole di queſto theorema, e ãco nelle figure tãto de teſti
latini, quanto greci, a particolarmente ſono errori notabiliſsimi nella traduttione
ſtampata dopo la morte del Commandino, alla quale egli non puote imporre l'ul-
tima mano, che non ha dubbio che ſaria uſcita in loce con quella perfettione, che
conueniua a huomo di tanto profondo ſtudio, e di tanta dottrina, di quanta lo
fanno conoſcere le ſue infinite, & honoratiſsime fatiche.
Primamente nella figu-
ra è ſtato inteſo l'effetto, che deueua fare la cãna OP, e però facendola un inſteſ-
ſa coſa col coperchio N l'hanno poſta ſopra il tramezzo CD, onde non è poſsibi-
le, che per quella, (e ſia forata doue ſi uoglia) poſſa reſpirare il uaſo AB.
Nel
teſto doue dice, aer enim per oſculum R, & per tubum OP extra procedit; è a
punto l'oppoſto di quello, che dice il teſto greco, e che ha inteſo Herone, il quale
non fa in quel luogo mentione della bocca R, che uon ſerue alla prima dimoſtra-
tione, che egli allhora inſegna, e non deue ſeguire da quello, che preſupone Hero-
ne, che l'aria extra procedat per tubum OP, ma che entri dentro a riempire il luo-
go, doue ſi parte il uino, e però non ſi può diffendere che ſtia bene.
2 Il teſto greco ſtà meglio aſſai in tutte le parti, eſcetto che uuole, che la canna
OP ſi faccia per il piano ſotto il tramezzo forata inſieme con la canna FGH, e
rieſchi nel corpo del uaſo, doue a me pare che fi poſta opporre, che quando mette-
remo l'acqua per la bocca del uaſo AB, quella che paſſarà per la canna FGH, è
uero che uietarà il paſſo a l'aria, ma il uino, che già è nel uaſo AB pronto a cor-
rere per la cannella E, non potendo hauere l'aria che riempia il luogo doue egli
parte, tirarà per l'iſteſſa canna OP qualche portione dell'acqua, che paſſa per
FGH, e così ne ſeguirà, che non ſolo non ſi fermarà di correre il uino, ma cor-
rerà meſcolato con l'acqua, però era megſio a mio giuditio, che Herone ſi con-
tentaſſe del ſecondo modo inſegnato da lui per mezzo della canna PS coperchiata
da TY, tuttauia ſi potrebbe forſi ſaluare anco queſt'altro con fare la canna OP
non per il piano, come ſtà nella figura del teſto greco, ma con la bocca in co-
me ſi uede nella figura preſente.
1
D'Hercole che ſaetta il drago. XL.
Eſſendo vna baſe ſopra la quale ſia vn arbore
non molto grande, & intorno à l'arbore vn drago,
doue ſia vn Hercole in atto di ſaettare; hora poſto
vn pomo ſopra la baſe, ſubito che alcuno alzarà dal_
la baſe quel pomo con mano, Hercole ſcoccarà lo
ſtrale nel drago; & egli fiſchiarà.
52[Figure 52]
1
Sia la detta baſe riſerrata AB, che habbia il tramezzo CD, & al
tramezzo ſia congiunto vn picciolo 1 Cono EF concauo, e ſpuntato, il gi-
ro minore del quale ſia F, aperto verſo il fondo, e poco lontano da quel-
lo, cioè quanto ſia baſtante per dare il paſſo all'acqua, e dentro a queſto
ſia bene accommodato vn'altro cono H, legato con qualche catenella, che
per vn buco ariui al pomo K, poſato ſopra la baſe; Hercole poi tenghi
vn'arco di 2 Cornio ben teſo, e tenghilo tanto lunge alla deſtra mano,
quanto baſti; dentro alla deſtra mano all'incontro del drago, ſia vna
mano in tutto, e per tutto ſimile a quella di fuori, dall'eſſere piccola in
poi, e che habbia l'incocca, che ſcocchi la corda, e dalla parte die-
tro dell'incocca ſia legata vna catena, ouero fune, che per la baſe ſi
conduchi alla girella poſta ſopra del tramezzo, e di poi alla catenella
doue ſtà legato il cono, & il pomo.
Caricaremo dunque l'arco, e pone-
remo la corda nell'incocca dentro la mano di Hercole, di modo però
che la catenella ſtia bene diſteſa, & il pomo venghi a forza in giù tirato:
ſia dopo vna fune, che paſſi dentro per il corpo, e per la mano di Herco-
le; e dal tramezzo fin ſopra la baſe ſi prolunghi vna piccola canna di
queſte, che ſi adoperano per fiſchiare, che rieſchio ſotto l'arbore, o den-
tro in eſſo; hora empiaſi il vaſo AB di acqua, ſia l'arborcello LM, l'ar-
co NX, la ſua corda OP, la mano che lo tiene RS, l'incocca Tγριεξηισξηε Bυξησταβεν, la
fune VQ, la girella per doue paſſa la fune Q, la canna che fiſchia
Z
γριεξηισξηε Bυξησταβεν.
Se alcuno dunque alzarà da terra il pomo K, alzarà anco inſieme
il cono H, e tirarà la fune γριεξηισξηε BυξησταβενVQ, che leuarà la mano, di modo che la
frezza ſi auenti, e l'acqua, che è nel vaſo AD ſcendendo nel vaſo BC
ſcacciarà per quella canna l'aria, che vi è dentro, & ella farà il fiſchio;
ma ripoſto poi giù il pomo, il cono, che entra nell'altro, fermarà il corſo
dell'acqua, di modo che il fiſchio non durerà poi più.
Di nuouo dopo ac-
conciaremo quelle coſe, che ſono intorno alla frezza, e laſciaremole ſta-
re, e ſi il vaſo BC ſerà pieno, tornaremo a votarlo per mezzo di qual-
che cannella, che habbi la ſua chiauetta, & il vaſo AD l'empiremo
come prima.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Cono, auertaſi che delli due coni il primo, che di fuora deue eſſere aperto
nel fondo, ma l'altro .
2 Cornio è arbore notiſsimo molto duro, e forte, però uſato da gli antichi per
fare archi, & haſte, onde Virgilio diſſe nella Georgica, & bona bello cornus.
1
Del vaſo di giuſta miſura. XLI.
Fabrica del vaſo chiamato dicatometro, cioè di
giuſta miſura, quale empito di acqua, tutte le vol-
te poi che ſi riuerſa, ne mãda fuori quantità eguale.
Sia vn vaſo tale AB, 53[Figure 53]
che habbia diuiſo il collo dal
tramezzo AB, e nel fondo
del vaſo ſia la palla C capa-
ce di quella quantità, che
voremo che ſi verſi; cacci-
ſi per il tramezzo vna can-
na ſottiliſſima DE, forata
inſieme con la palla, e nel-
la parte di ſotto della palla
ſia vn foro piccolo F, dal
quale ſi tiri vna canna FG
alla volta del manico del
vaſo, qual manico ſia buz-
zo, e forato inſieme con eſſa
canna; vicino al foro F, ſia
vn'altro foro L, che rieſchi
nel corpo del vaſo, & il
manico habbia lo ſpiraglio
H: Chiudendo dunque lo
ſpiraglio H, empiremo il va-
ſo di acqua per via di qual-
che buco, che dopo ſi ſerri,
ouero anco l'empiremo per
l'iſteſſa canna DE, e l'aria
ſi partirà per lo ſpiraglio
H
.
E' dunque chiara coſa
1che anco la palla C ſi empirà di acqua, o per la canna DE, o per il foro L;
ſe poi riuolgendo ſoſopra il vaſo, apriremo lo ſpiraglio H, vſcirà l'acqua,
che era nelle palla C, e nella canna DE, ma biſogna che il foro L, e la
bocca F della canna ſieno nel fondo della palla vicini vn l'altro.
Di nuo-
uo dunque ſe riſerrando lo ſpiraglio riuolgeremo il vaſo in piedi, ſi empi-
per il foro L, non ſolo la palla, ma la canna DE ancora, e l'aria che
è in eſſi, verrà diſperſa dall'acqua, che le ſoprauiene.
Dopo quando vol-
geremo di nuouo ſoſopra il vaſo ſi verſarà altretanto di acqua, eſcetto
però ſe non apportaſſe forſe qualche differenza la canna DE, peroche
non ſempre ſi empirà, ma ſecondo che il vaſo ſi verrà votando, reſterà
ella ancora vota; tuttauia queſta differenza non può eſſere ſe non pochiſ-
ſima
.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Il teſto greco della libraria Vaticana è diuiſo in due libri, e queſto preſente theo-
rema è il primo del ſecondo libro.
Vi è anco di più, che ne gli altri quello auerti-
mento, che il foro L, & la bocca F ſieno inſieme uicini; il che ho uoltuto dire acciò
ſi conſideri quanta uarietà habbi recato il tempo a queſto auttore, & in conſeguen-
za reſe più difficili le materie, che tratta.
1
Del vaſo doue ſi gonfia l'acqua. XLII.
In certi vaſi gonfiandoſi l'acqua, ſi compreme
in queſto modo.
Mettaſi vna canna per 54[Figure 54]
la bocca del vaſo, che
vadi poco lunge al fondo,
e ſia bene ſaldata con eſſa
bocca, reſtringendoſi a ci-
ma in vna picciola boc-
chetta: Se dunque chiu-
dendo queſta bocchetta,
empiremo per qualche fo-
ro il vaſo di acqua, dopo
hauendo ſoffiato per l'iſteſ_
ſo foro, lo chiuderemo
poſcia con la chiaue, &
apriremo la bocchetta del_
la canna, l'acqua ſarà per
l'iſteſſa bocchetta ſoſpinta
fuori dall'aria gonfiata, e
compreſſa dentro.

1
Del concento de gli vccelli. XLIII.
Le voci de gli vccelli con certi interualli ſi fan-
no in queſto modo.
55[Figure 55]
Sia vn vaſo ben chiuſo, per il quale ſi trametta vn'infondibolo, la cui cã-
nella ſi diſcoſti tanto dal fondo, quanto baſti a l'acqua per paſſare, ſi po-
ne poi di ſopra l'infondibolo vn vaſo concauo, che ſi ſuolga per mezzo
delli ſuoi cnodaci, & habbia qualche peſo nel fondo, nel quale corra ſem-
pre l'acqua; ſegue dunque che eſſendo voto il vaſo, che ſi ſoſtiene nelle
punte delli cnodaci, ſi viene a mantenere diritto mediante il peſo, che ha
cõgiunto al fondo; ma quãdo ſarà empito di acqua ſi riuerſerà nell'infon-
dibolo, & indi nel vaſo chiuſo, e l'aria, che è dentro in queſto diſcac-
ciata per vna ſampogna, farà il concento; votaſi dopo il vaſo chiuſo con
qualche canna torta, e mentre che egli ſi vota, l'altro vaſo di nuouo ri-
empito ſi riuerſa.
Al che fare, fia di miſtieri che la correntia dell'acqua
non caggia a punto nel mezzo del vaſo, accioche riempito ſubito poi ſi
riuerſi
.

1
Dell'iſteſſo in vn'altro modo. XLIIII.
Si fanno anco in queſto modo li concenti con
alcuni interualli.
Sia vn vaſo, che habbi 56[Figure 56]
molti tramezzi per trauer_
ſo, & in ciaſcuno di quei
luoghi ſianui diabeti, o can-
ne torte, che rieſchino nelle
parti de ſotto, cioè dal pri-
mo nel ſecondo, dal ſecon-
do nel terzo, dal terzo nel
quarto; & habbiano il cor-
ſo ineguale, e ſia in ciaſcu-
no tramezzo vna ſampo-
gnetta, che faccia il concen-
to; Onde verſandoſi poſcia
il corſo dell'acqua nel vaſo
di ſopra, ne ſegue dopo che
riempito quello, l'acqua
mediante il diabete, che vi
è dentro, viene condotta nel
luogo di ſotto, e poi di ma-
no in mano finche paſſa per
tutti, e perche hauemo pre-
ſupoſto che il vaſo ſia ben
chiuſo, l'aria che vi è den-
tro, venẽdo diſcacciata per
le ſampognette genera il concento.

1
Delle palle, che ballano. XLV.
Le palle ballano a queſto modo.
57[Figure 57]
Si pone al foco vn vaſo di rame pieno di acqua, e coperto di ſopra, e
dal ſuo coperchio eſce vna canna, che in cima vna mezza palla conca-
ua forata inſieme con eſſa.
Se metteremo dunque in quella mezza pal-
la vna palla piccola, e legiere, ne ſeguirà che il vapore, che per mez-
zo della canna ſi leua in alto dal vaſo, ſolleuarà la palla di maniera che
parerà che balli.

ANNOTATIONI DI A. G.
Quello, che hauemo tradotto uaſo di rame, dice il greco γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che ſecondo
Porfirio ſopra il nouo dell'Illiade di Homero, è un uaſo di rame, nel quale ſi ponga-
no le coſe al foco, perche bollano, ſe bene Atheneo nel ſettimo cap.
del. XI. lib. pare,
che più toſto uoglia, che ſia uaſo da bere, chiamato lebes a libando.
1
Della palla traſparente. XLVI.
Si ſimilmente vna palla traſparente, che hab-
bia dentro di ſe l'aria, e l'acqua, e nel mezzo vna
palla a ſomiglianza del mondo.
Si fanno due mezze palle di 58[Figure 58]
vetro, vna delle quali ſi ricopre
con vna lamina, o piaſtra di ra-
me, che habbia vn foro tondo nel
mezzo; dopo ſi vn'altra palla
più piccola, e leggiere, e gettaſi
nell'acqua, che è in vna delle due
mezze palle, & a queſta poi ſi
ſoprapone l'altra mezza palla co_
perta; e cauata vna parte dell'ac-
qua, la palla ſi fermarà nel luogo che è in mezzo, talche per via di
queſt'altra mezza palla ſi riduce in effetto quanto ſi era propoſto.

Della goccia, che ſtilla percoſſa dal Sole. XLVII.
Quella che ſi chiama goccia, ſtilla percotendo
in eſſa il Sole.
Sia vna baſe rinchiuſa ABCD, per la quale mettaſi vn'infondibolo,
che con la ſua cannella vadi non molto lunge al fondo; e ſia la palla EF,
dalla quale partendoſi vna canna, entri nella baſe, diſcoſtandoſi poco dal
fondo del vaſo, e dalla faccia di ſopra della palla; & accommodata vna
canna torta nella palla, che vadi a riuſcire nell'infondibolo, mettaſi poi
dell'acqua nella palla.
Quando il Sole dunque percote nella palla, ve-
nendo riſcaldata l'aria che vi è dentro, diſcaccia l'acqua, & ella ſe ne
paſſa per la canna G, e mediante l'infondibolo, ſi conduce nella baſe; ma
1quando la palla ſarà nell'ombra, ritirandoſi l'aria, la canna, che paſſa
per la palla ripigliarà l'acqua, e riempirà il luogo voto; e queſto ſucce-
derà tante volte, quante il Sole percoterà in eſſa.

59[Figure 59]
1
Del Thyrſo. XLVIII.
Fare che vn Thyrſo tuffato nell'acqua, mãdi fuora
il ſuono della ſampogna, ouero di qualche vccello.
Sia vn 1 Thyrſo AB 60[Figure 60]
CD, che habbia vn foro in
cima del 2 Corymbo D,
qual corymbo ſia concauo
dentro, & a guiſa d'vna
pigna, ouero d'vn cono, &
habbia tramezzato la go-
la poco di ſotto alla bocca
co'l tramezzo AE, nel
quale ſi accommodi la ſam_
pognetta F, intorniata di
ſopra da vn'altra canna
groſſa, e forata inſieme col
tramezzo
.
Quando noi
dunque mettendo il thyrſo
nell'acqua lo premeremo
in giù, l'aria, che vi è den-
tro venẽdo diſcacciata dal_
l'acqua, produce il ſuono;
e ſe la ſampognetta ſarà
ſola, produrrà il ſuono del_
la ſampogna: ma ſe ſarà
ſopra del tramezzo qual-
che quantità d'acqua, ren-
derà vn ſuono ſtrepitoſo.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Thyrſo è uoce di molti ſignificati, gli antichi chiamorno thyrſo quell'haſta cir-
condara di ellera, che portaua Bacco, & uſauano le baccanti nelli ſuoi ſagrificij;
appreſſo Celio Rodigino, è una certa corona nuttiale, e da Plinio è poſto per il fu-
1 ſto dell'herbe; e particolarmente della latuca, però Herone chiamato queſto ſuo
uaſo thyrſo per la ſomiglianza, che deue hauere con una pianta di latuca ſtretta.
2 Corymbo ſignifica graſpo, o racemo, perciò hauendo riguardo Herone alla for-
ma, e garbo di queſto ſuo uaſo, chiama la punta di eſſe, pianta del corymbo.
Dell'animale, che ſona la tromba. XLIX.
Eſſendo ſopra vna baſe vn'animale, che habbi
vna tromba alla bocca, ſe noi ſoffiaremo, ſonarà
la tromba.
Sia vna baſe rinchiuſa A 61[Figure 61]
BCD, ſopra la quale ſi ſtia
vn'animale, e dentro la baſe
ſia vna mezza palla conca-
ua ſerrata da ogni parte EF
G, che habbi nel fondo alcu-
ni piccoli fori, dalla quale
partendoſi la cãna HF ſi di-
ſtenda ſù per l'animale alla
volta della tromba, quale
habbi la bocchetta, & il pa-
diglione, e nella baſe mettaſi
l'acqua per qualche foro,
ch dopo meſſaui ſi ſerri con
vna chiauetta.
Quando ſof-
fiaremo dunque nel padiglio_
ne della tromba, quel fiato
mandato fuori da noi, diſcac_
cerà l'acqua, che era nella
mezza palla per quei fori,
& ella ſolleuandoſi, ſe ne an_
darà nella baſe, e quando
ſoſſiaremo più, ritornerà di
nuouo nella mezza palla, e
diſcaccerà l'aria, che paſſan_
do poi per la bocchetia, farà il ſucuo della tromba.

1
ANNOTATIONI DI A. G.
Auertaſi che la mezza palla benche la figura non lo dimoſtri, deue eſſere tutta den-
tro nella baſe, & alquanto ſotto alla ſua ſuperficie, e quando ſi mette l'acqua den-
tro la baſe, facciaſi che ariui ſolamente fino al piano della mezza palla, acciò ui reſti
luogo doue poſſa ritirarſi l'acqua, quando uiene cacciata dal fiato fuori della mezza
palla
.
Della palla, che ſi riuolge. L.
A fare che poſto vn vaſo al fuoco, ſi riuolga vna
palla intorno ad vn cnodace.
Sia il vaſo con l'acqua 62[Figure 62]
dentro, e poſto al fuoco AB
al quale ricopraſi bene la
bocca co'l coperchio CD,
eſſendo forato aſſieme con
eſſo la canna torta EFG,
il cui capo G ſi accommodi
alla palla cauata, e vota
HK, & a queſto capo ſi
opponghi per diametro il
cnodace LM, ſtabilito ſo-
pra il coperchio CD, &
habbia la palla, due canne
torte vna dirimpetto l'al-
tra forate aſſieme con lei, e
piegate ſcambieuolmente,
e quelle piegature faccino
gli angoli retti.
Seguirà
dunque che riſcaldato il va_
ſo, il vapore che paſſa nel-
la palla per la canna EFG
caderà fuori per quelle canne torte, e volgerà la palla; ſi come ſi vede
auenire de gli animali, che ballano.

1
Della cannella, che ſi ferma di correre,
benche non ſia riſerrata.
LI.
Se ſarà vna tazza ſopra qualche baſe, & habbia
vna cannella aperta, ſi fermarà di correre a mezzo
il corſo, benche la cannella non venghi ſerrata dal-
la ſua chiaue.
63[Figure 63]
Sia la tazza AB nella baſe C, e per il fondo della tazza, e per la ba-
ſe mettaſi la canna DEF, che finiſchi in cannella; nel manico poi della
tazza ſia incaſtrata la ſtaggia GH, alla quale ſi accommodi vn'altra ſtag_
gia KL, che ſi volga intorno al perno H, e dall'altro capo K, ſcenda vn'
altra ſtaggia KM, quale ſi volga intorno al perno K, e nel capo M habbia
1vn vaſetto alquanto greue, & che poſſa circondare la canna DEF.
Quando trouandoſi dunque la tazza piena, calcaremo il capo della ſtag-
gia L il vaſetto NX ſi leuarà in alto, e l'acqua, che è nella tazza, ſe ne
andarà fuora per la canna DEF, e ſe laſſaremo andare il capo L, il va-
ſetto calarà giù, e circondarà la canna DEF, onde l'aria, che è dentro
in eſſo non hauendo vſcita, farà diuieto all'acqua, che è d'intorno alla can_
na DEF, che non poſſa più correre per la bocca D; ma quando poi abbaſ-
ſaremo di nuouo il capo della ſtaggia L, all'hora la cannella ſpargerà
fuora l'acqua.
Di fabricare il vaſo, che corre. LII.
Fabrica d'vn vaſo tale, che poſtoui ſopra vn co-
perchio di vetro, e ſcorrendo l'acqua, aſcende ſo-
pra quel coperchio di vetro, e poi ſi riuerſa
fuora
.
Sia il vaſo, che corre ABC diuiſo dal tramezzo DE, e da eſſo DE
eſchino due canne FG, & HK, delle quali FG rieſchi fuora del vaſo, &
HK di dentro; ricopra queſto vaſo il coperchio di vetro MN, e per que-
ſto coperchio di vetro mettaſi la canna X, che paſſi nel tramezzo, e per
queſta mettaſi l'acqua dentro, empito dunque mediante queſta il vaſo;
che corre, ſi empirà ſimilmente la canna HK, e l'acqua ſormontarà nel
coperchio di vetro, di maniera che vſcirà poi fuora per l'altra canna FG,
e queſto ſarà per l'ordine della canna torta, la gamba minore della qua-
le ſarà HK, e la maggiore FG, per cagione della quale venendo tira-
ta l'acqua, che è nel vaſo, àſcenderà nel coperchio di vetro; ma prima
tirerà l'aria, come più leggiere dell'acpua, e poi ſi vederà ſormontare
1l'acqua nel luogo, che rimane voto di aria, che aiutata poi dalla pro-
pria grauezza, calarà al baſſo, poſciache fuora di ſua natura le accade
di eſſere traſportata in alto.

64[Figure 64]
1
Del vaſo doue l'acqua ſormonta. LIII.
Euui anco vn'altro vaſo, nel quale aſcende l'ac-
qua a poco, a poco; e ſta di maniera che pare ſem-
pre aſcendere.
Sia la baſe A rinchiu-
ſa
65[Figure 65] beue d'intorno intorno,
che habbia il tramezzo C
D, & vn coperchio di ve-
tro EF di figura ſimile al
cilindro, e chiuſo pure d'o-
gni intorno, e nel coperchio
EF ſia la canna GH, che
ariui poco lontano alla par-
te che lo copre, e ſia fora-
ta inſieme co'l tramezzo;
vn'altra canna poi KL fori
la parte di ſopra della ba-
ſe, e vadi poco lunge al tra-
mezzo; ſia poi fatto nella
baſe, in luogo non compreſo
dal coperchio di vetro, vn
foro M, per il quale ſi poſſa
empire il vaſo AD, e la
baſe AB habbia nel fondo
la cannella N.
Sia in oltre
vn'altra canna XO forata
inſieme co'l tramezzo, che
ariui non molto lontano al
fondo della baſe, per la qua_
le ſi empirà il vaſo CB;
perciò riſerrrata la cannel-
1la N, l'aria, che è in CB ſe ne vſcirà fuora per le canne, e per il foro M,
e quando ſarà empito il vaſo CB, empiremo anco AD per il foro M, e
l'aria, che vi è dentro eſcirà per l'iſteſſo foro; ſe dunque laſciaremo cor-
rere la cannella N, ſe ne verrà l'aria dal coperchio di vetro per la canna
GH nel luogo CB rimaſto voto; ma nel luogo voto del coperchio di ve-
tro vi aſcenderà l'acqua da AD per la canna KL, e l'aria entrerà per il
foro M, e queſto durerà tanto, finche il coperchio di vetro ſia ripieno.
Ma
ben miſtieri che i luoghi AD, e CB con EF ſieno eguali fra di loro,
accioche l'aria, e l'acqua venghi vicendeuolmente traſportata vna nel
loco dell'altra.
Hora quando ſerà votato il vaſo CB, e rimeſſa, e ri-
unita inſieme l'aria, di nuouo ſcenderà l'acqua dal coperchio di vetro nel
vaſo AD entrando l'aria in eſſo coperchio di vetro per la cannella N, e
per la canna GH, e l'aria, che è nel vaſo AD partirà per il foro M.

1
De gli animali,che gonfiati gettano
l
'acqua.
LIIII.
Certi animali ſoffiandoli nella bocca, mandano
fuora l'acqua per altra parte; come per modo di di-
re, ſe vn Satiriſco tenerà vn'vtre, per quell'vtre man_
darà fuora l'acqua.
66[Figure 66]
Sia vna baſe rinchiuſa ABCD, ſopra la quale ſtia formato vn'ani-
male, e per la bocca dell'animale facciſi poſſare la canna EF, forata inſie-
me con la baſe, e che habbia ſotto il 1 Platiſmatio GH, quale riſerri il foro
1della canna F, e ſia ritenuto con 2 Fibbie tali, & incaſtrate di modo che
non ſcappi, mettaſi anco di più per la baſe vna canna KL, vn capo del-
la quale, come a dire K, ſi accommodi a quel luogo per doue volemo, che
ſia mandata fuora l'acqua, e con l'altro capo L ariui tanto lunge al fon-
do, quanto non venga impedito il corſo all'acqua; & habbia il capo K vn
meriſmatio alquanto gentile, dal quale fia chiuſa la ſua bocca.
Meſſa
dunque l'acqua nella baſe per vn qualche foro, che dopoi ſi chiuda, ſe ri-
ſerrando la bocca K, ſoffiaremo nella canna EF, quel fiato ſpingerà il pla-
tiſmatio, & entrato nella baſe, conuerrà che ſtia dentro, venendoui rin-
chiuſo dall'iſteſſo platiſmatio; dopo tolto via il meriſmatio, quell'aria, che
era compreſſa, e riſtretta dentro, diſcacciarà con impeto per la bocca K,
l'acqua, che era nella baſe, finche tutta venghi ſoſpinta fuori, e l'aria ri-
torni nella ſua prima eſſiſtenza naturale, cioè che non ſia riſtretta in ſe
ſteſſa
.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Herone ha chiamato in queſto luogo Platiſmatio quello, che più propriamen-
te ſi conuerebbe nominare aſſario, hauendo riguardo a l'operatione, che deue fa-
re, e deuendo, come egli dice eſſere ſoſpinto dal fiato, e cedere; onde è forza dire
o che il teſto fia corotto, o che habbi poſto la parte per il tutto: poiche altroue è
da lui poſto in ſignificato aſſai diuerſo.
2 Fibbia è quella, che i Greci hanno chiamato, γριεξηισξηε Bυξησταβεν, i Latini axicu-
lus
e clauiculus, & è quel chiodo, cauiglia, o perno, che uogliamo dire, che
congiunge aſsieme i trauicelli in un capo, acciò poſsino dislargarſi nell'altro per di-
uerſi effetti, & uſi come inſegna Vitruuio nel 2.
cap. del 10 libro. Herone
chiama fibbie due piaſtre commeſſe inſieme, e congiunte nella commiſſura del un
pernetto, intorno al quale ſi uolgano, e deue il perno, paſſando per li fori di ambo-
due le piaſtre, eſſere ribattuto dalli capi, acciò non ſcappi; ui è poi la fibbia ordina-
ria delle cinture, e chiamaſi fibbia anco l'uncinello.
1
Di certi vaſi, che corrono per interualli. LV.
Certi vaſi mettendoui dentro l'acqua, ſubito
cominciano a correre, dopo diſmettendo, non
corrono più, finche non ſono pieno fino al mezzo,
e ricominciano al-
l'hora 67[Figure 67] a correre;
ma tralaſciãdo poi
di nuouo, non cor-
rono più, finche
ſono pieni a fatto.
Sia vn vaſo AB, che
habbia dentro di ſe tre can-
ne torte CDE naſcoſte nel
proprio corpo, vna parte
delle gambe delle quali can-
ne ſieno vicino al fondo del
vaſo, ma l'altre paſſando a-
uanti, ſi riduchino a guiſa
di cannelle, e ſieno poſti a'
capo di eſſe li vaſi FGH, il
fondo de' quali ſia tanto lun_
ge alle bocche loro, quanto
non ſia poco per il paſſo del_
l'acqua, e tutti ſieno coper-
ti da vn'altro vaſo, come a
dire la baſe KLMN, che
habbia la cannella X; la pie-
gatura poi della canna C ſia
vicino al fondo del vaſo, ma
1quella della canna D nel mezzo di quanto egli è alto, e l'altra della can-
na E ariui ſino al collo.
Se dunque verſaremo l'acqua nel vaſo AB,
ella certamente correrà da principio per la canna C, perche la ſua pie-
gatura è vicino al fondo; ma ſe noi tralaſciaremo, ſi votarà per la cannel-
la X l'acqua, che già vi è meſſa dentro, rimanendo il vaſo F pieno di ac-
qua, & il reſtante della canna C ſi riempirà di aria.
Quando vi ver-
ſaremo dunque di nuouo l'acqua non paſſarà per la canna C, percioche
l'aria, che vi è dentro non puote vſcire per la bocca, che è nel vaſo F,
eſſendo riſerrata dall'acqua, che è dentro in eſſo vaſo; ſi che creſcerà
dunque l'acqua fino alla piegatura della canna D, che è nel mezzo del-
l'altezza del vaſo, & all'hora cominciarà di correre; ma di nuouo
tralaſciandoſi, ſeguirà l'iſteſſo, che già ſi è detto della canna C, & il me-
deſimo rechiamoci nell'animo, che auenga della canna E.
bene ſarà
neceſſario di verſare dentro l'acqua a poco, a poco, acciò quell'aria, che
ſtaſſi rinchiuſa nelle canne, non veniſſe taluolta per troppa forza diſcac-
ciata
.

68[Figure 68]
1
Della ventoſa, che tira ſenza fuoco.
Modo di fare vna ventoſa, che tiri ſenza fuoco.
69[Figure 69]
Sia vna ventoſa ABC, di quelle, che ordinariamente ſono in vſo,
che habbia nel mezzo il tramezzo DE, e per il fondo le ſi cacci vno 1
Schizzo, la canna di fuori del quale ſia FG, e l'altra di dentro HK, che
habbino li bucetti LM riſpondenti vno nell'altro, e fatti nella parte, che
è fuora della ventoſa, e le bocche loro di dentro ſieno aperte, e la bocca
di fuori della canna HK ſia riſerrata, & habbia l' 2 Epiſtomio. Sia in-
oltre ſotto il tramezzo DE vn'altro ſchizzo NX ſomigliante a quello,
che è nel fondo, che habbia li fori, ma riſpondenti dentro la ventoſa, e
1forati aſſieme co'l tramezzo DE. Hora ſtabilito tutto queſto, ſuolghinſi
li epiſtomij delli ſchizzi, per modo che quelli fori, che ſono vicino al fon-
do, ſieno poſti vno all'incontro dell'altro; ma quelli, che ſono ſotto al tra-
mezzo ſi venghino a ſuariare, e chiudere.
Pertanto eſſendo che il va-
ſo DE ſia pieno di aria; pondendo noi la bocca alli bucetti LM, potremo
ſorbire qualche parte di quell'aria; dopo ſuolgendo di nuouo l'epiſtomio,
ſenza però leuarſi lo ſchizzo da bocca, potremo ſimilmente hauere l'aria
rarefatta, che è nel vaſo DC.
Faremo dunque in tal modo tante volte,
finche haueremo ſucchiata molta copia di aria; dopo accommodando la
ventoſa alla carne, come ſi ſuol fare, apriremo mediante l'epiſtomio li fo-
ri, che ſono nello ſchizzo NX.
Certo che è neceſſario, che paſſi nel
loco del vaſo CD qualche parte di quell'aria, che è nel vaſo ADE, e nel
luogo rimaſto voto, in vece dell'aria ſi tiri o la carne, o altra materia,
che ſia fra la carne, inducendola a trapelare per le rarità della carne,
quali ſogliono chiamarſi pori occolti.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Quello che in queſto luogo il teſto greco chiama meriſma, ſi è tradotto ſchizzo,
perche ſe pure non è l'iſteſſo a punto, baſta bene, che è aſſai ſimile, biſogna
pretendere da queſto auttore più che tanto la proprieta delle parole, poiche l'uſa in
diuerſi ſignificati, come auiene di queſta, che poco prima nel theorema 54.
l'usò
in ſignificato molto diuerſo da quello, che hora la pone.
2 Epiſtomio, e non epiſtonio ſi deue dire come uogliono molti; è uoce greca,
può eſſere eſpreſſa con altra equiualente latina, uolgare, però Vitru.
nel 13.
cap
.
del 10 lib. usò queſta iſteſſa, uiene dal uerbo epiſtomizzo, che ſignifica rite-
nere, e raffrenare, onde epiſtomio uien detto perche prohibiſce che l'acqua, o
aria interchiuſa non ſcappi; quale ſia la forma, & officio ſuo, lo deſcriue ampla-
mente il Budeo ſopra le Pandette, in .
l. fundi §. ſi ruta. Herone chiama con
queſto nome il maſchio dello ſchizzo.
1
Del 1 Pyulco. LVII.
Di più, anco quello, che ſi chiama pyulco,
opera per queſta iſteſſa cagione.
Si fabrica dunque vna 70[Figure 70]
canna alquanto lunga AB,
alla quale ne ſia vn'altra ac_
commodata CD, & il capo
C di queſta ricopraſi con v-
na lametta, e l'altro capo
D habbia il manico EF, e
la bocca della canna AB ſi
riſerri con vna lametta nel-
la parte A, e finiſchi in vna
cannellina ſottile, e forata
GH
.
Quando voremo dun-
que tirare l'humore putre-
fatto accommodando al luo_
go della putrefattione la
bocchetta della cannellina,
che è in H, tiraremo in fuo-
ra la canna CD co'l mezzo
del ſuo manico; onde reſo
voto il luogo, che è nella can-
na AB, viene dopo neceſ-
ſariamente tirato in quello
qualche altra coſa, e non
vi eſſendo altro luogo per
doue, dalla bocca della can-
nellina in fuori, a forza con-
uiene che per quella venghi
tirata la materia liquida
1circonſtante. Di più quando volemo mettere dentro qualche liquore,
verſandolo nella canna AB, e prendendo EF, e cacciando innanzi la
canna CD, ſpremeremo fin tanto che ci parerà necceſſaria l'eſpreſſione.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Pyulco è inſtrumento di chirugia, ne mentione il Tagauito nel 6. lib. doue
parla delle coſe attraenti, e Galeno nel 2.
lib. ad Glauconem. Et è l'iſteſſo, che
hoggidì ſi chiama Siringa, ſe bene l'auttore del theſoro della lingua greca, pare
che ne dubiti, ma non dubitaria, ſe haueſſe uiſto queſto luogo di Herone, doue
ſi deſcriue non solo ſa ſua figura, ma tutta l'operatione, di maniere che non laſſa
occaſione di dubitare.
D'vn vaſo, che corre diuerſamente. LVIII.
Se fia vn vaſo pieno di vino, & habbia vna can-
nella, che corre; quando li verſaremo vn 1 Cyatho,
o bicchiere di acqua nel collo, ſi fermerà di cor-
rere; ma ſe dopo li verſaremo vn'altro bicchiere,
correrà fuora quello, aſſieme con il primo; cioè
1
due bicchieri di acqua per due altre cannelle, e poi
che ſarà vſcita tutta l'acqua, correrà di nuouo il vi-
no per la cannella di mezzo, e ſeguirà di fare que-
ſto fin tanto che ſia corſo fuora tutto il vino.
71[Figure 71]
Sia vn qualche vaſo AB, che habbia vicino al fondo la cannella C, e
ſia diuiſo vicino al collo dal tramezzo DE, per il quale ſi tiri la canna
FG, & intorno a eſſa nel capo G, ſe ne accommodi vn'altra, che non ſi
1accoſti al tramezzo per quanto ſpatio ha biſogno l'acqua per correre, ſi
come faſſi nel diabete, ouero nelle canne, che non hanno per doue reſpira-
re; mettaſi anco per il tramezzo vn'altra canna HK, che nella parte di
ſopra auanzi manco della prima, & a baſſo ſia poi partita in due cannel-
le LM, e ſi accommodi ſimilmente intorno a queſta vn'altra canna po-
co lunge dal tramezzo; il vaſo poi habbia lo ſpiraglio N ſotto al tramez-
zo
.
Se riſerrando dunque la cannella, vi metteremo il vino, egli ſe ne
paſſarà nel corpo del vaſo per la canna FG, perche l'aria vſcirà fuora
per lo ſpiraglio N.
Ma ſe aperte le cannelle, chiuderemo lo ſpiraglio, è
certo che da LM vſcirà l'acqua, che era nella canna HK, e da C ſcor-
rerà quel vino, che era nel corpo del vaſo.
Dunque ſe correndo la can-
nella C, verſaremo vn bicchiero di acqua ſopra del tramezzo, l'aria non
entrerà più per la canna FG, e per queſto la cannella C ſi rimanerà di
correre
.
Ma ſe vi verſaremo poi vn'altro bicchiere, l'acqua ſi alza-
ſopra la canna HK, e paſſarà per eſſa nelle cannelle LM, e finalmen-
te vſcirà fuora tutta; one rihauendo la canna FG per doue reſpirare,
in conſeguenza sforzerà di correre la cannella C.
E queſto auerà tutto
le volte, che vi verſaremo altri bicchieri.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Cyatho è nome di miſura, e anco di uaſo da bere, la miſura cosi chiamata, te-
neua quattro cocchiari, & il uaſo da bere, teneua quanto ſi poteua bere in una ſor-
bita; e ſoleuano i Romani bere tanti caythi, quante lettere erano nel nome della
perſona, a honore della quale ſi beueua, e però diſſe Martiale, Sex iubeo cyathos
fundere, Cæſar erit
.
1
Del vaſo, che verſa tal'hora vino, tal'hora
l'acqua, e tal volta l'vno meſcolato con
l
'altro.
LIX.
Se ſarà vn vaſo pieno di vino, che habbia vna
cannella, mandarà fuora alcuna volta vino; ma
meſſoui l'acqua, mandarà fuora l'acqua ſchietta, e
poi ſimilmente il vino; e ſe altri anco voleſſe, meſſa-
ui l'acqua, mandarà fuora vino, & acqua meſcolati
aſſieme
.
72[Figure 72]
1
Sia vn qualche vaſo AB, che habbia vicino al collo il tramezzo CD,
per il qual tramezzo ſi frametta la canna EF, che ſi prolunghi fuora
del fondo, e ſi riduchi a guiſa di cannella; la canna EF habbia vn piccio-
lo foro G dentro nel vaſo, cioè vicino al fondo, e ſotto del collo ſia lo ſpi-
raglio H.
Se dunque chiudendo la cannella F, vi metteremo dentro vi-
no, egli andarà nel corpo del vaſo, partendoſi l'aria per lo ſpiraglio H;
ma ſe chiudendo lo ſpiraglio, apriremo la cannella, non vſcirà fuora ſe
non ſolo quello, che è nella cannella EF; perciò ſe verſaremo dentro
l'acqua ſchietta, quell'iſteſſa vſcirà fuora; ma ſe apriremo lo ſpiraglio,
vſcirà fuora vna meſcolanza di ambodue, e quando non ve ne mettere-
mo più, vſcirà fuora vino ſchietto.

1
Del Sagrificio. LX.
Eſſendo acceſo fuoco ſopra d'vn altare, a fare
che gli animali, che vi ſaranno preſenti faccino ſa-
grificio, e fiſchi vn drago.
73[Figure 73]
Sia vna baſe tale vota dentro AB, e ſopra di eſſa l'altare C, che hab-
bia nel mezzo la canna DE, quale diſcenda nella baſe, e quiui poi ſi dipar-
ta in tre canne, cioè nella canna EF, che vadi alla bocca del drago, nel-
la canna EGH, che vadi a trouare il vaſo KL conſerua del vino, il fon-
do del quale ſopraſtia all'animale M; e ſia congiunta al coperchio del va-
ſo, ma con fori a guiſa d'vna grata; e nella canna ENX, quale vadi
1ſimilmente a riuſcire nell'altra conſerua del vino O, e anco queſta ſia con-
giunta co'l coperchio del vaſo, rimanendoui però alcuni bucetti, come
nell'altra, e ſieno ſaldate alli fondi delli due vaſi, doue paſſano, & in
ciaſcuno di queſti vaſi conſerue del vino ſieno le canne torte RSTγριεξηισξηε Bυξησταβεν,
quali con vno de' capi ſtiano immerſe nel vino, e con l'altro paſſando per
entro eſſa conſerua del vino, con la quale ſiano ſaldate, ariuino per tut-
to ben chiuſe, doue ſi hanno a fare le mani de gli animali ſagrificanti.
Quando altri è poi per accendere il fuoco, getti prima vn pochetto di ac-
qua nelle canne, acciò l'aridità non le facci crepare, e chiudaſi bene ogni
coſa, che non reſpiri; onde poi lo ſpirito del fuoco meſcolato con l'acqua,
ſi ſolleuarà per le canne alla volta de' buchi delle grate, e di poi cac-
ciando il vino, lo riduce nelle canne torte RSTγριεξηισξηε Bυξησταβεν, di modo che verſan-
doſi per le mani de gli animali, parerà che faccino ſagrificio; e mentre
arde la fiamma ſopra l'altare, l'altra canna adducendo il vapore; e ſpi-
rito alla bocca del drago, lo farà ſibilare.
1
D'vna Lucerna, che meſſaui l'acqua, ſi
riempie d'olio.
LXI.
A fare vna lucerna, doue diminuendoſi l'olio,
ſecondo che viene ardendo; ſe vi fia meſſa l'acqua,
ſi riempirà di nuouo d'olio.
74[Figure 74]
Sia ſotto la lucerna vn vaſo rinchiuſo d'intorno intorno AB congiun-
to a eſſa, o pure anco ſeparato, dal quale eſchino due canne CDEF
forate aſſieme co'l vaſo, e la bocca della canna C, ſia tanto lunge al ſuo
1fondo, quanto non impediſchi l'acqua di paſſare; e la canna CD ſi pro-
lunghi fino al piano della lucerna, & habbia vna fiala nel ſuo capo D,
per la quale s'infonderà poi l'acqua, e la canna EF ſia forata inſieme co'l
fondo della lucerna.
Se alcuno dunque verſarà l'olio nella concauità del-
la lucerna, primamente ſe ne andarà nel vaſo AB, e dopo empito quel-
lo, ſi empiranno anco le canne CDEF, e finalmente la lucerna iſteſſa.

Hora perche la lucerna ardendo ſi ſcemarà, noi mettendoui l'acqua per
la fiala, che è in D, ſe ne andarà nel vaſo AB, doue trouarà l'olio,
qual'olio, che è nel vaſo AB ſolleuandoſi riempirà la parte della lucer-
na, che ſi era vota, facendo che l'olio s'innalzi fino al piano di eſſa; dopo
ſe di nuouo ſi abbaſſarà l'olio, facciſi l'iſteſſo finche l'olio ſi conſumi tutto.

E poniam caſo che biſogni, eſſendo ancora l'olio nella lucerna, di leuar
via il vaſo AB; conuerrà che ſia vna qualche chiauetta nelle canne CD
EF, in quella parte, doue ſi congiunge il vaſo AB, e la lucerna, qual
chiauetta riuolgendoſi, tenghi che l'olio non ſi verſi, tanto quello, che è
nella lucerna, quanto l'altro, che è nelle canne; e così ſarà il vaſo da le-
uare, e porre; e quando ci piacerà di nuouo adattando aſſieme il vaſo, e
la lucerna, apriremo le chiauette.
Ma per certo è meglio che la canna
EF ſi conduchi nel manico della lucerna; e la canna CD alquanto dietro
al manico, hauendo accommodato ſopra di ſe in alto qualche vaſo a gui-
ſa di vna fiala, forato aſſieme con eſſa, per il quale ſi verſi l'acqua; ac-
cioche dopo in vn tempo iſteſſo s'infonda l'acqua, e l'olio ſi riuerſi da l'o-
recchia, o manico della lucerna.

1
D'vn vaſo, che hora corre, hora non corre. LXII.
Eſſendo vn vaſo ben coperto, che habbia vna
cannella aperta, & a queſti accõmodando vn thyr-
ſo, al quale ſi ponghi ſotto vn vaſo da bere pieno di
acqua; s'alcuno leuarà via il vaſo da bere, la cannel-
la correrà vn pochetto, finche quel vaſo ſia leuato;
ma ripoſto il vaſo da bere nel primo ſito, la cannel-
la non correrà più.
75[Figure 75]
1
Sia detto vaſo AB, che habbia il collo dipartito dal tramezzo CD,
e per CD tiriſi la cannelletta EF forata inſieme con eſſo, d'intorno
alla quale ponghiſi la canna KL, di modo che ſia vn diabete, che non
reſpiri, e con eſſa canna KL ſia forata inſieme vn'altra canna MN, che
habbi la bocca M aperta, e la ſua gamba di fuori, entri in vn vaſo da be-
re OX, nel quale mettiamo l'acqua in tanta quantità, che ſi empia, on-
de veraſſi anco a empire quella parte della gamba della cannella, che vi è
poſta dentro; infondaſi dopoi nel collo del vaſo AB vn pochetto di ac-
qua, tanto che chiuda il loco da reſpirare.
Perbenche dunque ſia pieno
il vaſo AB non correrà perciò la cannella P auenga che ſia aperta; im-
peroche l'aria non ha l'intrata, per riſpetto dell'acqua infuſa nel collo;
ma leuato via il vaſo da bere, è forza necceſſariamente che ſi voti qual-
che parte di quella gamba della canna, che è nel vaſo da bere; ondo
nel luogo rimaſto voto, verà tirata l'aria contigua, & ella ſimilmente
tirarà l'acqua verſata nel collo; a tale che venghi a ſopraſtare alla bocca
F, e per queſto hauendo poi l'aria il paſſo, correrà la cannella P, fin
tanto che alzato il vaſo da bere, operi che l'acqua chiuda quel luogo
da reſpirare, che era nel collo; perche in quel caſo tornerà a occupare
l'iſteſſo luogo, e la cannella P più non correrà: e queſto hauerà tante vol-
te effetto, quante ſarà leuato, e poſto il vaſo da bere.
Ma biſogna be-
ne di auertire che il vaſo da bere non ſi leui a fatto, acciò non venghi di-
ſcoperta tutta la gamba della canna; e per queſto la cannella MN ridu-
chiſi in forma di thyrſo, & habbia d'intorno RN, accioche lo ſpettaco-
lo ſia deutamente ordinato.
1
Della 1 Lagena. LXIII.
Fabrica d'vna Lagena, che mormora quando
ne ſcappa l'acqua.
Sía queſta Lagena tale, 76[Figure 76]
che habbia riſerrato il collo
dal tramezzo AB, e la
bocca dal tramezzo CD, e
per ambodue queſti tra-
mezzi conduchiſi la canna
EF, forata inſieme con quel_
li, & il manico di eſſa lage-
na ſia GH; e da l'altra ban_
da ſia la canna KL forata
inſieme co'l tramezzo AB,
che va al tanto lunge al tra-
mezzo CD, quanto a l'ac-
qua non manchi doue paſſa-
re; e in eſſo tramezzo CD
ſia la ſampognetta M, atta
a mandar fuora il mormo-
rio
.
Empiraſſi dunque la
lagena per la canna EF, v-
ſcendone l'aria per la can_
na KL, come anco per la
ſampognetta M.
Quando
noi dunque, tenendo la la-
gena per il manico, l'abbaſ-
ſaremo per modo che l'ac-
qua ſi verſi, che ſi verſerà
fuori del vaſo per la can-
na EF, e per l'altra KL paſſarà nel collo BC, e quell'aria che era
in eſſo venendone diſcacciata per la ſampognetta M, mandarà fuora il
1mormorio. Sia di più nel tramezzo AB vn'altro foro per doue ritor-
ni adietro l'aria quando ſerà riuolta la lagena in piedi.
ANNOTATIONI DI A. G.
1 Lagena è nome di uaſo di terra, che uſauano gli antichi per tenere il uino; però
Plauto diſſe nel curcul.
Quaſi lagenam dicas, ubi uinum ſolet Chium eſſe.
Et era di forma ſimile a un'orciuolo, ouero a un boccale alquanto grande. Athe-
neo nel primo cap.
del lib. 7. mentione di certe feſte chiamate lagenoforia, e dice
che li feſtanti portauano nelle mani alcuni rami di oliua, & una lagena per uno,
alla quale beueuano.
Del vaſo, che corre per miſura. LXIIII.
Se fia poſato vn vaſo ſopra qualche baſe, che
habbia dentro il vino, & vna cannella aperta; fare
che ſcemato il peſo la cannella corra per miſura:
come per modo di dire, alcuna volta vna mezza 1
Cotyle, & altra volta vna cotyle, e generalmente
quel poco, o molto, che ad altri piacerà.
1
Sia il vaſo AB, nel quale ſi metta vino, e ſia vicino al ſuo fondo la
cannella D, e chiudaſeli il collo co'l tramezzo EF, e per eſſo EF mettaſi
la canna GH, che ſtia tanto lontano al fondo del vaſo, quanto non ſi vie-
ti il paſſo al vino; ſia dopo vna baſe KLMN poſta ſotto al vaſo, &
vn'altra canna XO, che ariui poco lunge al tramezzo, e paſſi nella ba-
ſe: inoltre ſia nella baſe tanto di acqua, che chiuda la bocca della canna
XO; ſia ſimilmente la ſtaggia PR, la metà della quale ſia dentro la ba-
ſe, & il rimanen-
te
77[Figure 77] di fuori; e mo-
uaſi d'intorno al
punto S, e nel ca-
po della ſtaggia P
appendaſi vna 2
Clepſydra, c'hab-
bia nel fondo il fo_
ro T.
Empiremo
dũque il vaſo per
la canna GH, par_
tendoſi l'aria per
l'altra cãna XO,
auanti che il vi-
no giunghi nella
baſe; dopo chiu-
dendo la cannel-
la, verſaremo l'ac-
qua nella baſe per
qualche foro, fin
tanto che venghi
a riſerrarſi la boc_
ca O, e apriremo
la cannella D.
E'
dunque certo, che
il vino non corre,
cõcioſia che l'aria
non habbi per do-
ue entrare da neſ-
1ſuna parte: ma quando abbaſſaremo il capo della ſtaggia R, s'alzarà dal-
l'acqua qualche parte della clepſydra, onde reſtando libera la bocca O,
per reſpirare, correrà poi la cannella D, fin tanto che l'acqua ſolleuata
nella clepſydra, vſcendone a poco, a poco, venghi di nuouo a chiudere la
bocca O per doue ſi reſpiraua.
Ma ſe di nuouo riempita la clepſydra,
ſi abbaſſarà il capo della ſtaggia R più di prima, l'acqua leuata in alto dal-
la clepſydra, ponerà nell'vſcire più lungo ſpatio di tempo, e perciò dalla
cannella ſcapparà copia maggiore di vino; ma ſe tutta la clepſydra ſi al-
zarà fuora dell'acqua, vſcirà più vino pure aſſai.
Ma perche abbaſ-
ſiamo il capo della ſtaggia R ſenza operare le mani, ſia qualche peſo V,
poſto alle parte di fuora della ſtaggia QR, quale quando ſarà vicino a R
ſolleuarà tutta la clepſydra intiera; ma quando ſarà più lontano, ne ſol-
leuarà tanto manco.
Et in queſto modo per via di eſperienza ritrouan-
do le miſure, di quanto volemo che corra la cannella D, faremo alcuni
taglietti nella ſtaggia QR, & anco i ſegui di quelle miſure: onde poi quan-
do ci parerà che ne corra vna tanta parte, aggiuſtando il peſo via ſopra
quelli taglietti, laſciaremo che la corra.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Cotyla di già hauemo detto che è miſura capace di once 9. ſe bene il Filandro ſo-
pra Vitruu.
uole che ſia un'iſteſſa coſa con l'hemina, e che tenghi once dieci.
2 Clepſydra era un'horologio da acqua molto uſato da gli antichi però ſpeſſe uol-
te ſi troua ne gli auttori, orare ad clepſydram dicere ad clepſydram, e ſimili modi di
dire, ui erano ſegnate ſopra l,hore, e nel fondo haueua un bucetto piccolo per do-
ue gocciolando l'acqua dimoſtraua l'hore ſecondo che ſi ſminuiua, ma non erano
ſenza imperfettione, perche la ſtate paſſaua l'acqua in manco ſpatio, che non fa-
ceua il uerno, per eſſere fatta dal caldo più ſottile, & all'incontro eſſendo l'inuer-
no reſa dal freddo piu groſſa, e pigra ui metteua più tempo; era forza che ui ſuſſe
anco qualche differenza nel correre che faceua da principio, e nel fine, perche
quanto più acqua era nella clepſydra, deueua ſcorrere tanto più uelocemente per ri-
ſpetto del proprio peſo; Herone ſcriſſe quattro libri di queſti fatti horologi.
1
D'vn vaſo, che verſa hora miſtura, hor ac-
qua ſchietta.
LXV.
Fabrica 78[Figure 78]
d'vn vaſo,
che corre,
per modo
che da prin_
cipio corra
vna miſtu-
ra, e quan-
do anco ci
parerà meſ_
ſaui l'acqua
dentro, cor_
ra l'acqua
iſteſſa ſepa-
ratamente
,
e dopo di
nuouo la
miſtura
.
1
Sia il vaſo, che ha da correre AB, che habbia riſerrato il collo dal
tramezzo CD, per il quale ſi frametta la canna EF, che ariui giù do-
ue ha poi da correre, & habbia vn piccolo foro G dentro nel vaſo; ſia di
più nel vaſo, che deue correre la ſpiraglio H ſotto del tramezzo.
Se dun-
que riſerrando F bocca per doue ha da correre, vi verſaremo dentro la
miſtura, ella ſe ne andarà nel vaſo per il foro G, e quando apriremo il
luogo da correre, correrà la miſtura partendoſi l'aria per lo ſpiraglio H.

Ma quando chiudendo lo ſpiraglio H, verſaremo dentro l'acqua ſchietta,
è certo che le miſtura non correrà, ma l'acqua ſchietta; percioche l'aria
non puote hauere l'intrata; e quando apriremo lo ſpiraglio, ciaſcuna
correrà e l'acqua, e la miſtura; voglio dire la miſtura, che faraſſi di nuo-
uo d'ambodue loro.

1
D'vn vaſo, che meſſaui l'acqua corre hora l'acqua,
hora la miſtura, e tal'hora vino.
LXVI.
Se ſarà vn vaſo ſopra vna baſe, che habbia vna
cannella alquanto ſopra il fondo, verſandoui den-
tro l'acqua, fare che alcuna volta corra l'acqua
ſchietta, alcun'altra la miſtura, e tal'altra vino
puro
.
Sia il vaſo AB ſopra 79[Figure 79]
vna baſe, & habbia la can-
nella CD, la bocca C della
quale ſia ſopra il fondo del
vaſo, & il ſuo collo chiu-
daſi co'l tramezzo EF, per
il quale ſi metta la canna G
H, che auanzi alquanto ſo-
pra del tramezzo con vn
capo, e con l'altro vadi lon-
tano dal fondo, quanto ſi
conceda il paſſo all'acqua;
ſia di più vn'altra canna K
L nel corpo del vaſo dalla
banda di fuora, alla quale
ſi ponghi ſotto vn vaſo di
vino ſchietto KM, e ſia nel
tramezzo vn bucetto pic-
colo N.
Ordinate queſte
coſe a modo tale, ſe verſa-
remo per il collo l'acqua nel
vaſo, è certo che quella par_
te, che è intorno all'auanzo
1della canna, ſi ſtà ferma nel collo, ma l'altra parte, che ſopra l'auan-
zo della canna, paſſa nel corpo del vaſo, finche ariua alla bocca C della
canna, e così vſcirà l'acqua ſchietta; ma dopo che la canna hauerà co-
minciato a correre, tirarà ſi come ſuol fare il diabete anco il vino, che è
nel vaſo KM, onde correrà la miſtura; ma quando ſarà ſpacciata l'ac-
qua, correrà il vino ſchietto ſolamente, da quella poca acqua in fuori,
che è nel tramezzo EF, che ſimilmente verrà tirata, e quando anco que-
ſta ſarà vſcita tutta per il foro N, all'hora entrandoui l'aria dipartirà
l'vnione, e nulla correrà da quello in poi.

Del vaſo, che verſa il vino per miſura nella
coppa
.
LVXII.
Se vn vaſo ſarà empito di vino, & habbi vna can-
nella, cui ſi ponga ſotto vna coppa; a fare che il vi-
no corra nella coppa, ſecondo vna miſura deter-
minata
.
Sia il vaſo, che habbia il vino AB, e la cannella CD, e la bocca del-
la cannella che è in C, habbia la ſuperficie di ſopra così ben polita, che
ſouraponendoui vn timpanetto ritenghi l'acqua; ſia medeſimamente vna
1ſtaggia diritta G 80[Figure 80]
H, incaſtrata nel
manico, ſopra la
quale ſi muoua
vn'altra ſtaggia
KL: ſia di più
vn'altra ſtaggia
MN ſotto la ba-
ſe del vaſo, qua-
le ſi muoua intor_
no a X; inoltre
due altre ſtagge
KL, LP ſieno
conficcate di mo_
do che ſi ſuolghi-
no d'intorno alli
chiodi, o perni, a
tale che alzato il
timpanetto EF,
ſi apra la cannella, e corra il vino, e dopo di nuouo abbaſſato ſi chiuda;
pongaſi dunque ſopra la ſtaggia MN vna coppa, nella quale volemo che
corra il vino per miſura, e ſia la coppa R, poſta ſotto la cannella, e ſia vn
peſo S, che per via d'vn'anello ſi poſſa condurre innanzi, e indietro per
l'auanzo della ſtaggia MO.
Pertanto quãdo ritiraremo il peſo nella par-
te M, ſi aprirà la cannella, e correrà il vino nella coppa, qual coppa di-
uenuta poi più greue, il peſo cederà; e chiuderà la cannella: ma perche
la corra per miſura, verſiſi nella coppa (per modo di dire) vna cotyle, e
quello, che ſcapparà della cannella, lo riceueremo in vn'altro vaſo, e ti-
riſi adietro il peſo la prima volta, fin tanto che la cannella non corra più,
e ſegniſi nella ſtaggia ſcriuendoſi vna cotyle, e ſimilmente mezza cotyle,
e due cotyle, e quel più, o meno, che volemo che ſia la miſura, e queſti
medeſimi ſegni, o note, che faremo, ci dimoſtraranno le miſure, riſpet-
to alle quali miſtieri di ritirare adietro il peſo per diſtribuire dette mi-
ſure
.
Poſſiamo ſimilmente in vece del timpanetto EF porre d'intorno
alla cannella vn qualche vaſo chiuſo, acciò diuiſo il vino dall'aria, che vi
è dentro, la cannella ceſſi di più correre.

1
D'vn vaſo, che verſa tanto vino in vna tazza,
quanto altri ne caua.
LXVIII.
Se ſarà vn vaſo co'l vino, con la cannella, & a quel-
la ſia poſto di ſotto vna tazza: a fare che quãto di vi-
no alcuno cauarà della tazza, tãto ve ne correrà dal-
la cannella.
Sia il vaſo, co'l 81[Figure 81]
vino AB, e la cã_
nella CD, & hab__
bia il timpanetto
EF, e le ſtagge
GH, KL, KO,
LM accõmodate
come ſi è detto
di ſopra, e ſia po_
ſto ſotto la cãnel_
la la coppa P, &
alla ſtaggia KO
ſia congiunto vn
picciolo catino R
che ſia nel vaſo
ST, e la canna
γριεξηισξηε BυξησταβενV ſia forata
li vaſi STP.

Ordinato il tutto
per tal modo, &
eſſendo voti li va_
ſi STP, il catino piccolo R ſerà nel fondo del vaſo ST, & aprirà la can_
nella CD, quale ſcorrendo nell'vno, e nell'altro vaſo STP ſolleuraſſi
il catino, e chiuderà di nuouo la cannella, finche votaremo pure la coppa,
e queſto ſeguirà tutte le volte, che ne leuaremo il vino.

1
Della1 Conſerua de' dinari. LXIX.
Fabrica di vna conſerua da dinari, che habbia
vna rota di rame diſpoſta a riuolgerſi, quale ſi chia-
ma 2 Purgatorio: quei tali, che entrano alli ſagrifi-
cij ſono ſoliti di riuolgerla.
Accaderà dunque che
mentre queſta rota ſi riuolge, verrà eſpreſſa la vo-
ce del caponero, & anco eſſo augelletto ſendoui
ſopra ſi riuolgerà; ma finita di girare la rota, il ca-
ponero non è più per cantare, per riuolgerſi.
Sia la conſerua de' 82[Figure 82]
dinari ABCD, e den-
troui accommodato vn
perno EF, che pronta-
mente ſi riuolga, & a
lui ſia congiunta la rota
HK, quale fa miſtieri di
riuolgere: ſieno inoltre
due rote LM dẽtro via
congiunte al medeſimo
perno, delle quali L hab_
bia l'3Eſſelittra, o fuſel-
lo, e l'altra M ſia dẽta-
ta, & intorno all'eſſelit_
tra auolgaſi vna fune,
al capo della quale ſia
ſoſpeſo il 4 Suffocato-
rio N, che habbia la cã-
na XO, & in cima di
eſſa vna ſampognetta,
che mandi fuora la vo-
1ce del caponero, ponghiſi poi ſotto al ſuffocatorio vn vaſo d'acqua PR, e
dalla cima della conſerua de' dinari, mettaſi per lungo vn pernetto ST,
che poſſa riuolgerſi ageuolmente, quale nella parte S habbia il caponero,
e nella T vna rota dentata, i denti della quale s'incraſtrino ne' denti della
rota M.
Seguirà dunque che riuoltata la rota HK, la fune ſi auolgerà
intorno all'eſſelittra, e ſoſtenerà il ſuffocatorio; ma rilaſſata la rota, il
ſuffocatorio tirato dalla ſua propria grauezza calarà nel'acqua, onde ve-
nendo diſcacciata l'aria mandarà fuora il ſuono; e ſimilmente il capone-
ro ſi riuolgerà, moſſo dal riuolgimento delle rote.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Conſerua da dinari, Herone l'ha chiamata theſoro, e nel theorema 21. la no-
minò ſpondea; baſta che ſono l'iſteſſo, di queſte rote di rame fece mentione anco
nel theorema 31.
doue ſi diſſe quel tanto, che occorreua.
2 Purgatorio, dice il greco γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che ſecondo Heſichio ſignifica luo-
go doue ſi l'eſpurgatione, e però ſi è tradotto purgatorio, non potendoſi eſpri-
mere con altra uoce più propria.
3 Exelictra è uoce greca γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che uiene dal uerbo γριεξηισξηε Bυξησταβεν,
che uuol dire euoluo, non ho trouato che ſia ſtata uſata da altro ſcrittore, però con-
uiene di raccogliere qual ſia il ſuo ſignificato dal uerbo doue deriua, e dalla ſua fi-
gura iſteſſa, può ſecondo me uolere per eſſa intendere altro Herone, che il fu-
ſello, o rocchetto della rota.
4 Suffocatorio quello che ſia, già ſi è detro nell'annot. del theor. 17.
1
Di fare ch'vn vaſo corra, o non corra, come
altri vuole.
LXX.
Certe canne meſſe dentro de' vaſi corrono finche
o i vaſi ſieno votati, o pure la ſuperficie dell'acqua
ſi riduchi in vn piano con la bocca di fuora della
canna; hor poniamo che biſogni, che correndo
ella, ſe a noi parerà, non ſeguiti più di correre.
Sia vn vaſo AB, & in eſſo 83[Figure 83]
la canna CDE, che habbia la
gamba di dentro torta, ſi co-
me CFG, ſia di più la ſtag-
gia diritta, e conficcata HK,
alla quale ſe ne congiunghi
vn'altra LM, e ſimilmente
da queſta ſe ne moua vn'al-
tra MN d'intorno a vn per-
no, & habbia nel capo N vn
vaſo, che poſſa circondare la
parte torta della canna FG,
e la ſtaggia LM habbia vn
peſo attaccato in L, accioche
il vaſo, che circonda la par-
te torta della canna, ſtia in
alto ſopra la bocca di quel-
la, tal che la canna poſſa cor_
rere
.
Ma quãdo volemo che
non corra più, leuaremo via
il peſo, che è in L, accioche il
vaſo, che è in N ſi abbaſſi a
circõdare la parte torta del_
la canna FG, onde per que-
ſta via c eſſi di correre il diabete; e quando volemo poi che corra; di nuo-
uo li appiccaremo quel peſo.

1
Del ballo de gli animali. LXXI.
Se ſarà acceſo il fuoco ſopra d'vn'altare, gli ani-
mali, che vi ſono, parerà che ballino.
84[Figure 84]
Sia l'altare ABCD, e'l focolare ſopra quello acceſo EF, dalla cima del
quale mandiſi vna canna GH fino al poſamento dell'altare, la parte
della quale, che è in H, quiui ſi riuolga ſopra il ſuo cnodace, o perno, e
l'altra che è in G volgaſi dento vna trõba, che ſia congiunta al focolare,
e queſta canna habbia anco altre quattro canne più piccole forate, e con-
giunte aſſieme con eſſe, e che ſi riſpondino diametralmente vna nell'al-
tra con diſtanze eguali, e ſieno ne i capi ripiegate ſimilmente a vicenda;
a queſte canne congiungaſi vn timpano IKLM, ſopra il quale ſtaranno
gli animali, che hanno a ballare, e la materia di che ſarà formato l'alta-
re, ſia traſparente, come a dire di vetro, o pure di corno, accioche per eſſa
ſi poſſino vedere gli animali, che ballano.
Diſpoſto dunque il tutto in que-
ſto modo, ſe accenderemo il fuoco nel focolare, verrà a riſcaldarſi l'aria,
1e paſſarà per la tromba nella canna, e dalla canna venendo diſcacciata
per l'altre canne piccole, e auogliendoſi per il voto dell'altare, riuolge la
canna, & il timpano, ſopra il quale ſono gli animali, onde parerà che
ballino
.

ANNOTATIONI DI A. G.
Queſto theorama nel teſto greco di Roma manca tutto intiero, in quello di che
ſi ſerui il Commandino deueua eſſerui molto imperfetto cõforme alla traduttione
laſſata da lui, in un'altro teſto antico, che ho io ſi legge a punto come ſtà qui ſopra,
al tempo noſtro è molto piu noto il modo di far queſte merauiglie, che non deueua
eſſere al tempo di Herone, e ſi fanno con aſſai manca manifattura, come ſi ue-
de bene ſpeſſo per le Chieſe.
D'vna lucerna, che ſi riempie d'olio ſenza
ch'altri ve lo metta.
LXXII.
Fare vna lucerna, che poſtoui il lucignolo, quan-
do l'olio manchi, venghi poi di nuouo rinfuſo nel
lucignolo dall'orecchia della lucerna, in quella
quantità ch'altri vorrà, ſenza però accoſtarui vaſe,
dal quale l'olio vi ſi verſi.
Facciaſi vna lucerna, che habbia la baſe concaua, & a triangolo for-
mata in guiſa di piramide, la qual baſe concaua ſia ABCD, & in eſſa
il tramezzo EF, la canna della lucerna ſia GH ſimilmente concaua, ſo-
pra la quale ſia vn 1 Calice KL capace di olio aſſai, e dal tramezzo EF
eſchi la canna MN forata inſieme con quello, che ariui tanto lontano al
coperchio del calice KL, ſopra il quale ſi accommoda il lucignolo, quanto
baſti per l'vſcita dell'aria; vn'altra piccola cannella XO mettaſi per il
1coperchio KL, e vadi lon-
tano
85[Figure 85] al fondo del calice,
quanto reſti luogo per paſ-
ſare a l'olio, & auanzi al-
quãto ſopra del coperchio,
& alla parte, che auanza
accommodiſi vn'altra can-
nellina P, che habbia la boc_
ca da cima riſerrata, e paſ-
ſando per il fondo della lu-
cerna ſia ſaldata con eſſa
lucerna, & alla cannellina
P attachiſi vn'altra can-
nellina ſottile, che vadi a
trouare l'eſtremità dell'o-
recchia, e ſia forata inſie-
me con quella, di modo che
rieſchi nella concauità do-
ue è il lucignolo, e che hab_
bia vn foro ſi come hanno
l'altre, e ſotto il tramezzo
EF ſiaui ſaldata vna chia-
uetta, che rieſchi nella par_
te CDEF, per modo che
ſe la ſi apra, l'acqua paſſi
dalla parte ABEF, nell'altra parte CDEF: ſia di più nel coperchio
AB vn picciolo foro, per mezzo del quale empiremo d'acqua il luoco A
BEF, e l'aria che vi è dentro ſcapparà per l'iſteſſo foro.
Leuato via
dunque il lucignolo empiremo il calice della lucerna per la canna XO, e
l'aria ſi partirà per la canna MN, & anco per la chiaue aperta, che è
nel fondo CD, quando anco l'acqua, che è in CDEF ſcapparà fuora.
Accommodato dunque il lucignolo nella linguetta P, quando fia biſogno
di metterui l'olio, apriremo la chiaue, che è nel fondo CD, e l'acqua che
è nel luogo ABEF andando nell'altro luogo CDEF, farà che l'aria che
vi è dentro peruenghi al calice della lucerna per la canna MN, e diſper-
derà l'olio, quale per la cannelletta XO, e per l'altra a lei congiunta, an-
1darà non lucignolo. Quando 86[Figure 86]
voremo che non corra più,
ſi chiuderà la chiauetta, e
fermaraſſi, e poi di nuouo
quando fia di biſogno, fare-
mo il medeſimo.
Poſſiamo
ancora far queſto con altro
modo più iſpedito, ſe la ba-
ſe doue era l'acqua ſi farà di_
uerſamente, reſtando l'al-
tre coſe tutte le medeſime,
dalla baſe, e l'acqua, che vi
è dentro in poi; la canna M
N habbia la bocca N forata
giù giù inſieme con il fuſto, o
cãna della lucerna, di modo
che ſporga fuora di eſſa can-
na, e poſſaſi turare: ſe alcu_
no dunque accoſtandoui la
bocca ſoffiarà per eſſa, il fia_
to paſſarà nel calice, e cac-
ciarà l'olio per la cãna XO,
e ſarà il medeſimo che già
ſi è detto prima, percioche
qualunque volta ſoffiaremo, infonderaſſi l'olio nel lucignolo: ma conuer-
che la parte eſtrema dell'orecchia, con il bucetto che rieſce nel luci-
gnolo, ſia ripiegata a rettangoli, acciò l'olio non venga ſoſpinto fuora.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Calice nel greco ſi legge γριεξηισξηε Bυξησταβεν, uoce familiare anco a latini, e ſignifica
propriamente ſporta, o caneſtro, come ſi raccoglie dalle parole di Ouidio nel 4.
de faſti doue dice
Hæc implet calathos lento de uimine nexos, Virg. in Alex. tibi
lilia plenis Ecce ferunt nimphæ calathis
,
Ma è poi ſtata uſata in altro ſignificato
ancora, e quando per un uaſo, quando per l'altro.
Il medeſimo Virg. diſſe nel 3
della Georgica Nocte premunt quod iam tenebris, & ſole cadente. ſub lucem ex-
portant calathis
,
doue deuendo tenere il fatte, conuiene che l'habbia poſto per un
1 uaſo di materia ſoda, e ſi è tradotto calice, perche per un uaſo ſimile, lo poſe mede-
ſimamente nell'Egloga Dafni, quando diſſe.
Vina nouum fundam calathis A-
uiſia nectar
.
Al d'hoggi ſi ſono ritrouate lucerne molto più merauiglioſe di queſta di Herone,
e di uarie forti, una fia l'altre molto ingegnoſa inſegna il modo di farla Giouam_
battiſta Benedetti nel ſuo trattato delle ſpeculatiouni mathematiche, e fiſiche.
Del Milliario. LXXIII.
Fabricare vn milliario, che poſtoui ſopra vn'ani-
male formato in atto di ſoffiare, ſoffij ne' carboni,
talche il milliario s'infiammi.
Di più che poſto vna
cannella aperta vicino al collo del milliario la non
corra, ſe prima non verſaremo l'acqua fredda in
qualche tazza, e che la fredda non ſi meſcoli con la
calda, ſe la non ſcende al fondo, e che dalla can-
nella eſchi caldiſſima.
Sia la forma del milliario tal quale ad altri ſarà in piacere, & in vn
luogo, che riceua l'acqua, ſi ſepari con due tramezzi diritti vn qualche
lochetto piccolo, tal che ſia chiuſo d'ogn'intorno, & habbia vna canna vi-
cino al fondo forata inſieme con eſſolui, che ſia di quella ſorte, che ſi met-
tono ſotto li carboni, vna parte della quale ſi chiuda acciò l'acqua del
milliario non vi entri dentro; L'altre canne poi rieſchino nel luogo
doue è l'acqua, acciò li carboni acceſe mediante vna canna, che rieſchi
in quel poco luogo, è ben chiuſo, generino il vapore, e queſti per vna certa
canna forata inſieme co'l coperchio del milliario, viene poi condotto per la
bocca dell'animale ſopra li carboni, peroche l'animale ſtà di maniera piega_
to, che viene a ſoffiare in giù; eſſendo che dunque il vapore ſempre ſi ge-
1neri, così l'animale ſempre ſoffia, perche il vapore è generato dal fuoco:
ma ſe verſaremo vn poco d'acqua in quel luogo piccolo riſerrato, gene-
raremo più parte di vapore, di maniera che ſoffiãdo l'animale oltra l'vſa-
to, anco riſcaldarà maggiormente il milliario, come vediamo a punto nel-
87[Figure 87]
1li vaſi bollenti, ſolleuarſi il vapore dall'acqua. Ma l'animale ſarà bene
che ſia poſticcio da leuare, e porre, mediante qualche chiaue accommoda-
ta per vſo di verſarui qualche pochetto d'acqua; & anco medeſimamen-
te, ſe non ci piacerà, che l'animale ſoffij più oltre nelli carboni, lo riuolge-
remo mediante le chiaue nella parte di fuora; ſia ſimilmente vna picciola
tazza poſta ſopra il coperchio, dalla quale ſi prolunghi vna canna fin giù
vicino al fõdo del milliario, di modo che l'acqua fredda verſata que eſſa per
uenghi al fondo: ma perche il milliario mettẽdoui l'acqua ſi poſſa empire,
come anco perche l'acqua, che ſourabolle ſi riuerſi fuora, foriſi vn'altra
canna co'l coperchio del milliario, e ripieghiſi nella tazza, mediante la ſua
ſuperficie di dentro, acciò non rieſchi aſpera a toccare.
Ma poneremo
auanti gli occhi fabrica del milliario.

Fabricaſi vn cilindro concauo, la baſe del quale ſia AB, e la cima CD;
& vn'altro cilindro ſimile ſi fabrichi d'intorno al medeſimo aſſe, o fuſello,
la cui parte di ſotto ſia EF, e l'altra di ſopra GH, & all'apritura di fuo-
ri de' cilindri ſieno ſourapoſti li tramezzi, che poſſino chiudere la loro con-
cauità e turare le bocche di eſſi, & il cilindro EFGH habbia le canne
OKLXLM, delle quali LX ſia forata inſieme con lui da vna delle
bande, cioè in X, ma gli altri da tutte due le parti, e rieſchino li capi lo-
ro tanto da vn lato, quanto dall'altro in quello ſpatio frapoſto fra li due ci-
lindri, nel quale ſieno ſtabiliti due tramezzi EGFH, che venghino a co-
gliere di mezzo il luogo GEFH, doue rieſchi la canna forata, come
ſi è detto inſieme con eſſolui ſolo da vna parte: ſia poi ripoſto ſopra del co-
perchio, cioè ſopra GH vna canna piccola, che habbia vn'animaletto fo-
rato aſſieme con eſſa, e ſia forato giù giù per tutto, e ripieghiſi di modo
che ſtia chinato ſopra il luogo, doue ſeranno li carboni.
Ma ſe qualche
volta non voremo che l'animale ſoffij più oltre; ſia quella canna doue egli
è poſato, comeſſa di maniera in vn'altra, che quando lo riuolgeremo ver-
ſo la parte di fuori non ſoffij nel luogo de i carboni, ma di fuorauia: ma per_
mettere l'acqua nel luogo GEFH, potremo ſeruirci della canna, che ſi
comette, peroche leuato l'animale della canna doue ſtà poſato, per quel-
la verſaremo l'acqua dentro; onde paſſi poi maggior parte di vapore
nell
'animale.
Di più ſi pone ſopra il coperchio la tazza RS forata inſie-
me con eſſo, e che habbia nel fondo vna canna, che ſi diſtenda fino al fon-
do del milliario, dal quale però ſtia tanto lunge, quanto non ſia poco al
paſſo dell'acqua.
Quanto di acqua calda voremo dunque che ſia manda-
1ta, fuori, tanto ne verſaremo dentro della fredda per RS, quale andarà
per la canna, che conduce nel luogo, doue ſtà la calda, che all'hora ſolle-
uandoſi, andarà a verſarſi per la canna, che è d'intorno al collo dell'anima_
le, peroche l'acqua fredda entrata per la canna, non è per ancora meſco-
lata con la calda, che è di ſotto; onde così facendo, haueremo ſempre l'ac-
qua calda in vece della fredda, che vi ſi mette; ma perche ci accorgia-
mo quãdo l'acqua ſi ſolleua per il milliario, ſi fa vno ſpiraglietto forato
giù per tutto, che ſtia fermato co'l collo ſopra il coperchio, doue ſi è fora-
to, e habbia vna piccola canna, queſto riſguardarà nella tazza RS, ac-
cioche ſolleuandoſi l'acqua calda, venghi condotta in eſſa tazza: dun-
que il modo di ciò fare è tale.
Ma ſe voremo che il luogo FEGH non
occupi tutto, ma ſolo qualche parte, ſi faranno tramezzi ſino alla me-
, & a quelli ſi ſouraponerà vn'altro tramezzo, che riceua la canna, che
ariua nell'animale, e da quel poco luogo ſi porterà il vapore ſopra li car-
boni ardenti, e metteraſſi l'acqua ſimilmente in eſſo.

ANNOTATIONI DI A. G.
Milliario e uaſo di rame, qual ſia la ſua forma ſi raccoglie dalle parole di Palladio
nel primo lib.
de re ruſt. doue dice, Vas ænęum milliario ſimile, id eſt alrum, & an-
guſtum, ueſpere inter alucaria collocemus
, & c.
altri non ho trouato, che lo deſcri-
ua piu particolarmente.
Di ſonare la tromba, e d'imitare la voce del
merlo
.
LXXIIII.
Hanno anco in vſo vn'altra fabrica non diſſimile,
per ſonare di tromba, & imitare la voce del merlo.
Si fabrica ſimilmente l'iſteſſo milliario che habbia tutte le canne, che
ſono nella baſe forate da ogni parte, e fin giù vicino al fondo vadi la can-
188[Figure 88]
na VT femina, nella quale ſi cometta il maſchio KL, che rieſchi nel lo-
co dell'acqua calda, e ſi giri mediante il manico KL, queſta ſia forata con-
1tre fori MNX, e ſimilmente la canna VT ſia forata con altre tanti fori
riſpondenti a gli altri MNX; ma all'incontro di X poi ſi fori la baſe, e ſi
tiri vna canna ſaldata con eſſo foro X, ſopra la quale ſi pone vn'anima-
le, ſi come già ſi è detto, e da MN eſcano le canne MONP, che han-
no li capi di ſopra ripiegati, e ſia forata inſieme con queſti, e ſaldata la
parte di ſopra del milliario, e per quei fori entrino altre canne, comeſſe
nelle canne PO, ſopra le quali ſieno poſate queſte coſe, cioè in vno vn
merlo, che ſia voto dentro, acciò poſſa tenerui l'acqua, e queſta canna,
doue ſtà poſato ſi ripieghi, & habbia il 1 Phtongario di quella ſorte, che
ſi fanno per mandar fuori le voci, e la piegatura peruenghi ſino all'acqua,
che è nel merlo; quando ariua dunque la voce del phtongario all'acqua,
manda fuora la voce del merlo.
Similmente l'altra canna ha ella anco-
ra vna canna incaſtrata in ſe, ſopra la quale ſtà poſato vn'animale for-
mato in guiſa di 2 Tritone, che tenghi la buccina in bocca, e queſta can-
na formata a modo di buccina, habbia la bocchetta, & il padiglione, ſe-
condo il ſolito, paſſando poi dunque il vapore per la bocchetta, e per il
padiglione congiunto con la buccina viene a generare il ſuono.
Però oſ-
ſeruaremo con l'iſperienza quando il foro ſi riſcontrarà nella canna MO,
e quando nella canna NP, e quando all'animale poſto ſopra di X, & ha-
uendo notitia di tutte queſte coſe, faremo alcuni ſegni nel manico KL,
acciò ſoni di buccina quando ci parerà che ſoni, e ſimilmente ſoffij quan-
do ci parerà che debba farlo, & imiti quando ci parerà la voce del mer-
lo
.
Per conto poi della tazza, e dell'alzarſi che l'acqua calda, fac-
ciſi nel modo, che per prima detto hauemo.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Phtongario uiene dal greco γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che uuol dire ſuouo armonia, e Ho-
mero chiamò con queſta uoce il canto delle ſirene, ſi che phtongario uorra ſigni-
ficare il luogo doue ſi genera il ſuono.
2 Tritone è monſtro marino trombetto di Nettunno, e ſuona in uece di tromba
una conca marina chiamata buccina, ſe bene con queſto nome hanno poi li ſcrit-
tori chiamati alcuni iſtrumenti da guerra; & anco paſtorali.
1
Dell'Organo da acqua. LXXV.
Fabrica dell'Organo da acqua.
89[Figure 89]
Sia vn'altaretto di rame ABCD, nel quale ſia l'acqua, e nell'acqua
vna mezza palla concaua riuolta ſoſopra EFGH, che ſi potrebbe per
la ſomiglianza chiamar forno, quale habbia nel fondo vna riuſcita nel-
l'acqua, e nella ſua cima s'inalzino due canne forate aſſieme con eſſa, delle
quali vna cioè GKLM ſi ripieghi nella parte di fuora dell'altaretto fora_
ta inſieme co'l moggetto NXOP, dentro al quale rieſchi con la bocca, &
habbia la ſuperficie di dentro riſpondente al maſchio, a queſto moggetto
ſi accommodi talmente il maſchio RS, che l'aria non vi poſſa entrare, &
al maſchio ſi congiunga la ſtaggia Tγριεξηισξηε Bυξησταβεν, che ſia ſtabile, e gagliarda, alla
quale ſi adatti vn'altra ſtaggia γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che ſi moua intorno vna fibbia in
1γριεξηισξηε Bυξησταβεν, e paſſi per la cima della ſtaggia diritta γριεξηισξηε Bυξησταβεν, doue ſia ſtabilita immo-
bilmente, dopò al moggetto NXOP ſi ſouraponga vn'altro moggetto pic_
colo γριεξηισξηε Bυξησταβεν forato inſieme con eſſo, e coperto dalla parte di ſopra, e che hab-
bia vn foro, per il quale l'aria entri nel moggetto, e ſotto quel foro ſia vna
lametta, che lo ferri ritenuta da qualche chiodo, che habbia il capo acciò
non eſchi; queſta fi chiama platiſmatio.
Oltra di queſto dalla mezza
palla EFGH tiriſi vn'altra canna FV forata inſieme con vn'altra can-
na, che ſtia per il piano VZ, ſopra la quale ſiano poſte le canne γριεξηισξηε Bυξησταβεν forate
aſſieme essa, e che habbino nella parte di ſotto vn
1 Gloſſocomo forato
aſſieme con loro, le bocche delle quali γριεξηισξηε Bυξησταβεν ſieno aperte, e per le bocche ſi
mettino li coperchi, che ſieno forati per modo che poſtoui poi eſſi coper-
chi, li fori loro riſpondino alli fori delle canne, e quando li medeſimi ſi ri-
tirano venghino a variare, e chiudino le canne.
Se dunque la ſtaggia
poſta per il trauerſo ſi premerà in giù nella parte γριεξηισξηε Bυξησταβεν, inalzandoſi il ma-
ſchio RS diſcaccerà l'aria contenuta nel moggetto NXOP, & ella chiu-
derà il foro, che è nel picciolo moggetto mediante il platiſmatio; onde
paſſarà per la cãna MLKG nella mezza palla, e dalla mezza palla nella
cãna poſta per il piano VZ mediante l'altra canna FV; dopo dalla can-
na poſta per il piano, paſſarà nelle canne dell'organo, tuttauia che i fori
loro riſpondino alli fori delli coperchi, cioè qualũque volta vi ſieno accom_
modati li coperchio o tutti, o parte di eſſi; Accioche dũque quãdo volemo
che ſuoni queſta, o quella canna dell'organo, li fori loro ſi aprino, e quando
volemo fermarci, ſi rinchiudino, faremo a questo modo.
Poniamo che
ſia vno di quelli gloſſocomi poſto in diſparte da gl'altri γριεξηισξηε Bυξησταβεν, la cui bocca
ſia γριεξηισξηε Bυξησταβεν, e la canna dell'organo forata inſieme con l γριεξηισξηε Bυξησταβεν, & il coperchio adat-
tato a quello γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che ha il foro γριεξηισξηε Bυξησταβεν diuariato dalla canna dell'organo γριεξηισξηε Bυξησταβεν.

Sia di più, per dire così, vn cubito di tre pezzi γριεξηισξηε Bυξησταβεν, vn pezzo del
quale cioè γριεξηισξηε Bυξησταβεν ſia congiunto al coperchio γριεξηισξηε Bυξησταβεν, e doue è γριεξηισξηε Bυξησταβεν ſi ſuolga intor-
no a vn chiodo; ſe dunque ritiraremo con mano il capo del cubito γριεξηισξηε Bυξησταβεν, tra-
ſportaremo il coperchio più adentro doue γριεξηισξηε Bυξησταβεν bocca del gloſſocomo, e
quando ſerà più a dentro, all'hora il foro che è in eſſo ſi affronterà con la
canna dell'organo.
Ma a fine che quando leuaremo la mano, il coper-
chio per ſe ſteſſo ſi ritiri, e non riſponda nella canna dell'organo, oſſeruiſi
queſto: mettaſi ſotto li gloſſocomi vna ſtaggia eguale alla canna VZ, &
in ogni parte egualmente diſtante da quella γριεξηισξηε Bυξησταβεν, nella quale ſi conficchi-
no
2 Spatole di cornio gagliarde, e piegate, come ſarebbe a dire vna O,
1accommodata per il gloſſocoma γριεξηισξηε Bυξησταβεν, al capo del quale eſſendo ligato vn
neruo, ſia poi ſimilmente annodato al capo γριεξηισξηε Bυξησταβεν, di modo che venendo ſpinto
il coperchio adentro, quel neruo ſi diſtunghi.
Pertanto ſe ritirando il
capo del cubito γριεξηισξηε Bυξησταβεν ſpingeremo il coperchio nella parte dentro, il neruo ti-
rarà la ſpatola di maniera, che venghi a dirizzarſi: ma quando lo rilaſ-
ſaremo, ritornata la ſpatola di nuouo a piegarſi, e nell'eſſere di prima,
ritirarà il coperchio dalla bocca, per modo che il foro venghi a variare.

Accõmodate dunque in ciaſcuno gloſſocoma queſte coſe tali, quando vor-
remo, che alcuna delle canne dell'organo ſuoni, ritiraremo con le dita li
cubiti, che ſono ordinati a quelle, e quando voremo che ſi rimanghino di
più ſonare, leuaremo le dita, onde all'hora ceſſaranno, venendo ritirati
li coperchi.
Ma l'acqua, che è nell'altaretto, vi ſi pone per queſto effet-
to, accioche l'aria ſoprabondante nella mezza palla, cioè quella, che di-
ſcacciata del moggetto ſolleua l'acqua, ſia ritenuta, e conuertita in vſo
delle canne dell'organo, che ſonano.
Ma il maſchio RS ſoſpinto in ,
90[Figure 90]
1 caccia come hauemo detto nella mezza palla l'aria, che era nel moggetto,
ma ritirato poi, apre il platiſmatio , che è locato nel piccolo moggetto,
mediante il quale viene il moggetto riempito d'aria eſterna, onde ſoſpinto
poi di nuouo il maſchio in , caccia quella nella mezza palla: & è anco
meglio, che la ſtaggia Tγριεξηισξηε Bυξησταβεν ſi moua intorno al vna fibbia vicino a T, pero-
che per R poſto ſimilmente nel fondo del maſchio, ſi accommoda alla fib-
bia, co'l mezzo della quale conuiene poi di ſpingere, e queſto accioche il
maſchio non ſi ſuolga, ma dirittamente ſia ſoſpinto in , & anco ſi ritiri.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Gloſſocoma è uoce greca γριεξηισξηε Bυξησταβεν, può con altra uoca latina,
toſcana eſſere intieramente eſpreſſa, in una traduttione latina antica ſenza nome di
auttore, che è appreſſo di me, ſi legge in tutti quei luoghi doue il greco gloſſo-
coma tradotto lingula, ma propriamente uuol dire la caſſa, doue ſi tengono le lin-
guelle, è ſtata ſimilmente uſata dalli ſcrittori in altri ſignificati aſſai diuerſi da
queſto, ponendola quando per un uaſo, quando per la borſcia, quando per la ſpor-
ta, ſi come notato Celio Rhodig.
nel cap. 25. del 7. lib.
2 Sputula, dice il greco γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che ſignifica coltello, ſcarpello, & anco ta-
lhora un'iſtrumento di cirugia, noi hauemo tradotto ſpatola, che è quel legno ri-
dotto quaſi a guiſa di ſpada, groſſo alquanto nel mezzo, e tagliente dalle bande, del
quale ſi ſeruono le donne per conciare i lini, e lo chiamano con queſto nome ſpa-
tola, che tali apunto conuiene, che fuſſero quelle ſtagiuole inteſe da Herone.
3 Parera forſi ad alcuno, che la traduttione di queſto theorema non ſia ben chiara
come conueria, ma ſappia che oltra la corruttione de i teſti da quali non ſi può ca-
uare ſenſo che ſia buono, la difficultà uiene dalla materia iſteſſa.
perche non eſſen_
do in uſo a tempi noſtri queſti organi ſi fatti, non ſi può compitamente intendere
l'artifitio loro, ſe bene Herone ſi è sforzato di ſcriuerne apertamente quanto com_
porta la ſtrauaganza della machina, e delle ſue parti, poſſono bene quelli che han-
na practica de gli organi moderni imprendere molte coſe più de gli altri, non dal-
la forza de'uocaboli antichi, e difuſati, ma dalla ſomiglianza delle parti che han-
no queſti con quelli.
Vitruu. deſcriue egli ancora la machina Idraulica nel cap. 13.
del lib.
10. e tenta di ridurre a facilità l'intelligenza di eſſa, ma li ſuccede fino a cer-
to termine, è ben uero che il Barbaro l' illuſtrata aſſai con il ſuo comento, pe-
a lui potrà ricorrere chi ui deſidera ſopra più diffuſo diſcorſo.
1
Dell'organo da vento. LXXXVI.
A fare vn'organo, che ſoffiando il vento ſi ge-
neri ſuono delle canne muſicali.
91[Figure 91]
Siano le canne muſicali A, vna canna per trauerſo forata inſieme
con loro BC, & vna diritta DE, dalla quale ſi parta vn'altra per tra-
uerſo EF, che vadi a riuſcire nel moggetto GH, che habbia la superfi-
cie di dentro riſpondente dirittamente al maſchio, & a queſti ſi accom-
modi il maſchio KL, che poſſa ſpeditamente entrare in eſſo, e ſiali con-
giunta la ſtaggia MN vnita con l'altra ſtaggia NX, quale ſi ſuolga in-
192[Figure 92]
torno all'aſſe PR, e nella parte N ſia vn chiodo, che ſi diſnodi facilmen-
te, e nella parte X ſi ponga vn platiſmatio congiunto con XO: & a eſſo
XO congiungaſi l'aſſe S, quale ſi moua mediante li cnodaci di ferro poſti
nel tauolato, che poſſa ſuentolare, ma a l'aſſe S ſieno congiunti due timpa-
netti γριεξηισξηε Bυξησταβεν, delli quali habbia poi γριεξηισξηε Bυξησταβεν alcuni baſtoni accõmodati al platiſma-
tio XO, ma γριεξηισξηε Bυξησταβεν habbia certa coſa larga come quelle, che ſi chiamano ſuen-
toli
.
Quando queſte coſe percoſſe dunque dal vento vanno tutte ſuen-
tolando, e voltano il timpanetto γριεξηισξηε Bυξησταβεν, ſi riuolge anco l'aſſe, & anco per
conſeguenza il timpanetto γριεξηισξηε Bυξησταβεν, e quelli baſtoni, che ſono in eſſo percotendo
vno dopo l'altro nel platiſmatio XO, ſolleuano il maſchio KL, & in quel
mentre che il baſtone non giunge, il maſchio vaſſene a baſſo, e caccia
l'aria contenuta nel moggetto GH per le canne, & indi nell'organo,
doue manda fuora il ſuono.
Ma potraſſi bene ſempre volgere il tauola-
1to, che ha l'aſſe incontro a lo ſpirare del vento, accioche riuolgimento
ſia con più forza, e più continuato.

ANNOTATIONI DI A. G.
1 Suentoli, ſi legge nel greco γριεξηισξηε Bυξησταβεν, uoce non uſata, che io ſappia da al-
tro auttore, che o deriui dal uerbo γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che ſignifica ſuentolare, & auen-
are; o pure ſia compoſta da γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che ſignifica uento, e da γριεξηισξηε Bυξησταβεν,
che ſignifica uento ſecondo, ouero da γριεξηισξηε Bυξησταβεν, che ſignifica inalzare, & incitare,
credo che non poſſa tradurſi con altra uoce più propria.
2 In un teſto greco uenutomi ultimanente alle mani, ui ſono alcuni theoremi di
più, che ne gli altri, che uanno attorno, ne' quali ſi propone di fare molte piaceuo-
lezze non meno belle, & ingegnoſe di qualunque ſi ſia contenuta in queſto libro,
ma ſono ſtati così male trattati dal tempo, che oltra l'eſſere il teſto ſcorrettiſsimo,
ui mancano anco le figure, di modo che non è ſtato poſsibile di ridurli a ſtato ta-
le, che ſi poſsino laſciare uſcire in luce, tuttauia quello, che non ſi è potuto adeſ-
ſo, ſi compirà forſi un'altra uolta, e ſi laſceranno uedere al mondo in compagnia
di alcune inuentioni noue di queſto medeſimo genere.
IL FINE.
1
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1
TAVOLA DI QVANTO
In queſt'opera ſi contiene
LEttera dedicatoria.
Sonetti del Fatio.

Riſpoſta del Giorgi.

Vita de l'Autore.
car. 1
Introduttione del Giorgi.
2
Prefatione di Herone.
7
Teorema del ſifone torto.
13
Diabete ſpiritale.
15
Del corſo ſempre eguale.
16
Del corſo parte eguale, parte
ineguale
.
16
Del ſifone che corre da ſe ſteſ-
ſo
.
17. 18
Della palla per inaffiare gli
horti
.
18
Della medeſima.
19
Della Prochita.
20
Della palla vota.
21
De l'Aſſario.
22
Del ſagrifitio.
22. 23
De' vaſi che non ſi verſano, ſe
non ſono pieni.
23
De' vaſi concordi.
24
Del Melancorifo.
25
Della Ciuetta, e de gli vccel-
li, & c.
25
Del ſuono delle trombe.
27
Del ſuono delle trombe, che ſi
nell'aprire del tẽpio.
27
De'vaſi, che verſano acqua, e
vino
.
28
Della coppa ſẽpre piena.
29. 30.
Del vaſo de' ſagrificij.
30
Del vaſo, che tiene varij liquo-
ri
.
31
Delli due vaſi, ch'empiendoſi
vno, l'altro, & c.
32
Della cannella, che vino,
& acqua.
33
D'vn'animale,che notando ſo-
pra l'acqua d'vn vaſo, & c.
34
Del modo di fare, che il vino
corra, & c.
35
Delli ſifoni atti per eſtingue-
re gl'incendij.
35
D'vn'animale, che beuendo
grida
.
36
D'vn'animale, e del Paniſco.
37
Del medeſimo.
38
Del ſpruzzare coloro, ch'en-
trano ne' portici, & c.
38
D'vn vaſo, ch'empito di più
ragioni di vino, & c.
39
D'vna lucerna, che per ſe ſteſ-
ſa logora lo ſtoppino, & c.
40
D'vn vaſo, che manda fuora
l'acqua tal'hora, & c.
41
D'vn vaſo, che riceue, & c.
42
D'vn Satiriſco, che, & c.
43
Delle porte,che ſi aprono
1 lor poſta; e chiudono & c. 44
Delle medeſime in altro mo-
do
.
45
Del vaſo da tre cannelle.
46
D'Hercole che ſaetta il dra-
go
.
47
Del vaſo di giuſta miſura.
48
Del vaſo doue ſi gonfia l'ac-
qua
.
49
Del cõcento de gli vccelli.
50
De l'iſteſſo in vn'altro mo-
do
.
50
Delle palle, che ballano.
51
Della palla traſparente.
51
Della goccia, che ſtilla percoſ-
ſa dal Sole.
51
Del Thyrſo.
52
De l'animale, che ſuona la
tromba
.
53
Della palla, che ſi riuolge.
53
Della cannella intermitten-
te
.
54
Di fabricare il vaſo, che cor-
re
.
54
Del vaſo doue l'acqua ſormon_
ta
.
55
De gli animali, che gettano
l
'acqua.
56
De' vaſi, che corrono per in-
terualli
.
57
Della ventoſa.
58
Del Pyulco.
59
Del vaſo, che corre diuerſa-
mente
.
6o
Del vaſo, che verſa le miſtu-
re
.
61
Del ſagrifitio.
62
Della lucerna, che meſſaui l'ac-
qua, ſi riempie d'olio.
63
D'vn vaſo,che hora corre, ho-
ra non corre.
64
Della Lagena.
65
Del vaſo, che corre per miſu-
ra
.
66.
D'vn vaſo, che verſa hora mi-
ſtura, hor acqua ſchietta.
67
D'vn vaſo, che meſſoui acqua
corre hora l'acqua, & c.
68.
Del vaſo, che verſa il vino per
miſura
.
69
D'vn vaſo, che verſa tanto vi-
no in vna tazza, & c.
70
Della conſerua de' denari.
71
Di fare ch'vn vaſo corra, ò
corra
.
71
Del ballo de gli animali.
72
D'vna lucerna, che s'empie, da
ſe ſteſſa.
72
Del Milliario.
74
Di ſonare la tromba, e della
voce, & c.
75
De l'organo da acqua.
77
De l'organo da vento.
79
1
TAVOLA DE GLI AVTORI CITATI.
ABbate Baldi.
Alberto Magno
Aleotti
.

Arioſto
.

Archimede
.

Atheneo
.

Ariſtotile
.

Apollodoro
.

Bitone
.

Budeo
.

Cardano
.

Celio Rodigino.

Ceſare Euolo.

Cleomede
.

Columella
.

Commandino
.

Coſmo Bartholi.

Daniello Barbaro.

Diogneto
.

Euſtathio
.

Eutocio
.

Feſto Pompeio.

Federigo Bonauentura.

Franceſco Barocci.

Formione Peripatetico.

Filandro ſopra Vitruuio.

Fernelio
.

Fracaſtoro
.

Filone
.

Galeno
.

Gio
.
Battiſta Benedetti.
Girolamo Magio.

Georgio Agricola.

Herodiano
.

Hippocrate
.

Homero
.

Heſichio
.

Herone Mecanico.

Interprete di Theocrito.

Leonbattiſta Alberti.

Martiale
.

Macrobio
.

Nehemia
.

Ouidio
.

Platone
.

Plinio
.

Pauſania
.

Plutarco
.

Pandette
.

Plauto
.

Palladio
.

Pietro Ramo.

Pappo
.

Proclo
.

Roberto Senale.

Seneca
.

Sophocle
.

Tagautio
.

Vitruuio
.

Virgilio
.

Vicomercato
.
1
Errori di ſtampa.
Carte. Faccie. Errori.
2 b lacura delle coſa fa-
miliari
4 a de l'iſteſta
4 a immaginarſi
4 b iſquifitezza
5 a ehe
7 a fi aggiunga
8 a immaginarſi
13 a grare
14 b auttore
15 b grarezza
17 b che ſi più
20 b qrando
22 a qu ſto
26 a canella
30 b acqna
35 b intrometono
36 a acqna
39 a vi manca queſto ver-
ſo
40 b dne
40 b vi manca il numero
del Theoreme
41 b tall'hora
43 a bafe
53 a pianta del corimbo
57 a γριεξηισξηε Bυξησταβεν
57 b vna parte delle gãbe
59 a vocc
65 a deutamente
Corretti
gl'impedimenti della cura fa-
miliare
de l'iſteſſa
imaginarſi
iſquiſitezza
che
ſi aggiunga
imaginarſi
greue
autore, e così in tutti gli altri
luoghi
greuezza
che ſia più
quando
queſto
cannella
acqua
intromettono
acqua
da Ariſtotile in poi, che tocca
non che tale nella terza
queſtione mecanica,
due
XXXIII
.

tal'hora, e così ſempre
baſe
punta del corimbo
γριεξηισξηε Bυξησταβεν
da vna parte le gambe
voce
debitamente
.
Gli errori di poco momento, e le minutie d'ortografia, che
da molti è diuerſamente inteſa, ſi rimettono alla diſcre-
tione de' lettori.
IL FINE.
1
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