Borro, Girolamo, Del flusso e reflusso del mare, 1561

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Author: Borro, Girolamo
Title: Del flusso e reflusso del mare
Date: 1561

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11[Figure 1]
DIALOGO DEL
FLVSSO
E REFLVSSO
DEL
MARE D'ALSE
FORO TALASCOPIO.
CON VN
Ragionamento
di Telifilo, Filogenio
della
perfettione delle Donne.
A gli Illuſtriſsimi Signori, Il Signor Al­
berigo
Cibo Maleſpina, Marcheſe di
Maſſa
, Signor di Carrara, Con­
te
di Ferentillo, e Ciam­
berlano
di ſua Mae­
ſta
Cath.
E la Signora Donna I ſabetta della Ro­
uere
, ſua Conſorte.
In Lucca per il Bus­
dragho
.
MDLXI.
1
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1
ALLO ECCELLENTISSIMO, ET
ILLVSTRISSIMO
SIGNORE IL S.
ALBERIGO
CIBO MALESPINA
MARCHESE DI MASSASignor di Carrara Conte di Ferentillo, &
Ciamberlano
di Sua M. Cath.Vincenzo Buſdragho. D. S.
MOLTI giorni ſono mi peruenero alle
mani
per mezzo del molto Magnifico,
& dottiſsimo M Girolamo Ghirlanda.
il
Dialogo del fluſso, & del rifluſso del
Mare
, & vn ragionamento della perfet
tione
delle Donne, dalisteßo Autore intitolati, &
dedicati
a vostra Illustriſsima Signoria.
Iquali
hauendo
con quella maggior diligenza, che in coſa
tale
vſare ſi puo, stampati: buon pezzo ho fra me
steſso
conſiderato a chi doueſsi donare quella pocha
di
fatica, che posta haueua in stamparli: mi riſolſi
finalmente
che a vostra Illustrißima Signoria piu
che
ad ogni altro cio ſi conueniſse per due cagioni
principali
: vna per hauere l'Autore isteſso cio fat
to
, dalla volonta del quale di partirmi, non mi pare
ua
in tutto conueneuole: L'altra aſsai piu della gia
detta
potente, l'obligo infinito che io tengo con U.
Illustr
. Signoria per le molte corteſie, & amoreuo­
lezze
ſue verſo me.
Accetti adunque U. S. Illu
striſsima
questo picciolo ſegno della gratitudine,
& pronta voglia dell'animo mio con quella pron-
1tezza, & lieta fronte con laquale ha riceuute l'al­
tre
nostre coſarelle, tenendo quella per certo, che
per
ſodisfare in parte al debito mio non ſia per laſ­
ſare
da parte alcuna piu honorata occaſione,
& con questo facendo fine humilmente
le
bacio l'honorate mani.
Di
Lucca
il di.
x. Ferraio.
MDLXI.
1
AL MOLTO MAGNIFICO M. GI­
ROLAMO
BORRO, SOMMO PHILOSO
PHO
MEDICO ECCELLENTISSIMOe lettor ordinario di Philoſophia nello
ſtudio
di Piſa.
Girolamo Ghirlanda. D. S.
IO temo Eccellentißimo Signor mio, che non m'in
teruengha
appo di voi quel, che d'vno huomo
importuno
, e faſtidioſo diſſe Marco Tullio nel ſe
condo
libro del ſuo Oratore; cioè, ò ragazzo, ſcac
cia
quelle moſche.
Percioche hauendo io opera
to
, che i vostri Dialogi del fluſſo, e refluſſo del
mare
, dell'innondazione del Nilo, e della perfezzione del­
le
Donne, vegghin' in luce ſanza voſtra licenza; Anzi con
tro
ogni voler vostro; ſi come colui ne haueuate pregato,
a
cui ne feste gia dono: So che me ne vorrete male, & mi
terrete
per quello importuno di Cicerone, aſſomigliato alle
moſche
.
Voglio che in questo caſo vi diate pace: perche, ſe
bene
i detti Dialogi non ſono latini, e nella lingua Cicero­
niana
; nellaqual ſanza dubbio ſiete piu atto a ſcriuere, che nel
la
volgare; ſi fatta familiarità hauete con eſſo lei: non per que
sto
douete ripigliarmene: Concio ſia che nella bella lingua, nella
qual
ſono hora ſcritti, piaceranno coſi à i letterati, come a i giu
dizioſi
non letterati: Doue ſe gli haueste ſcritti latini, a latini
ſolo
ſariano piaciuto: Ecco che ho in queſta parte giouato a
piu
perſone: e'l bene, quanto è piu comunicato, ſapete eſſer mag
gior
bene; come confeſſate voi philoſophi, ed anco i Christiani­
e
per che non volete voi, che delle coſe buone e belle, ogn'huomo
(doue ſi poſſa) ne goda?
Oltre à ciò ſo io molto bene, che ſiete in
acconcio
difar toſto veder al mondo, quanto minutamente hab­
biate
fatto anotomia d'Aristotile, e di Platone, e l'hareste fat­
to
buona pezza , ſe i continoui studi delle cotidiane lezzioni
1in coteſto ſtudio, non ve lhaueſſero interdetto. Et questo fia,
quando
darete in luce quella vostra opera de ſubſtantia orbis,
ſubbietto
appunto del voſtro alto intelletto: E vi ſi aggiugne
questo
altreſi; che l'hauete composto in lingua latinißima, o vo
gliate
dir Ciceroniana: coſa da neſſuni, o da pochi, ch'io ſappia,
ſino
a qui tentata, non che fatta & io per me mal mi ſo perſua­
dere
, come habbiate à iſprimere certi vocaboli philoſophici, mo
stranti
la loro energia; ſe non con lunga e tedioſa circonlocu­
zione
: come ſaria, per grazia d'eſempio, a dire: Ilſubietto della
traſmutazione
ſostanziale eſſer ente in potenza formalmente
concomitantemente
, e'l ſubietto della traſmutazione acciden­
tale
eſſer in atto concomitantemente, ed in potenza formalmen­
te
: Materia prima, e materia in potenza ſecondo il dimidio del
quale
: e molti altri ſimili: iquali latinamente mal ſi poſſono (al
mio
giudizio) formare.
Tuttauia ſo quanto valete; perche ho
veduto
far lunga iſperienza di voi fra gran letterati: ed io in
qualche
particella me ne ho voluto chiarire: ed ho veduto, che
per
coſa iſtrauagante ch'io & altri habbia propostaui ci haue­
te
ſi fattamente riſoluti; che bene appar manifeſto, che ne fatti
operiate
quello, che di in parole promettena Gorgia leonti­
no
: ilquale ſi offeriua ſciogliere ogni dubbio.
Or di grazia non in
dugiate
piu a mandar fuori tal libro, da tutti i letterati, che han
no
di ciò contezza, bramato ſopra modo: e nel qual ritrarranno
ſomma
ſodisfazzione, ſi per l'altezza del ſubietto, che è il Cie
lo
; come per l'utilità; concioſia che in contenga in genere tue
ta
la Philoſophia naturale, ed in ſpezie l'utilità ch'è nel libro
del
Cielo e del mondo d'Ariſtot.
E nel qual attendo di vedor com
quanta
destrezza d'ingegno concilierete in molte coſe, doue il
biſogno
lo richegga; e due grandi Arist. e Plat.
Laqual coſa non
conoſco
al preſente altri poter fare, ch'eglino isteßi, ſe ci viueſ
ſero
, o'l Borro; che di tutti due n'ha fatto (come s'è detto) anoto
mia
.
E vi proteſto che ſe iudugiate molto piu a laſciarlo correr'
per
le mani de letterati; che fate lor torto eſpreſſo: percioche
de
doni à voi conceduti da Dio, e com la voſtra induſtria ampliati,
ne
douete altrui far partecipe, e maßimamente giouando loro,
1come conoſco douergli giouare il detto libro. e ſe mi veniſſe
alle
mani frattanto come hanno fatto i voſtri Dialogi; di lui al
trettanto
farei, quanto ho fatto di loro; e me ne riputerei de­
gno
di mercede.
Veggendo adunque voi, ch'io a mio maggior po
tere
procuro di giouar altrui; non vi hauete a rammarica­
re
, ch'io habbia dato alle ſtampe i voſtri Dialogi, come di
me
vi ſiete costi rammaricato con mio figliuolo: e douete
anco
ſapere, che le parti mie, e di ciaſcuno, amante l'utilità
del
proßimo, è di giouar a quanti ſi può, ſenza hauer riguardo
di
diſpiacere ad vn ſolo; almeno quando non glie ne riſulti ne
danno
, ne vergogna; come è in queſto caſo: Ancor ch'io m'inge­
gni
di rimanerui in grazia; laqual ſo che m'hauete donata (la
mercè
vostra) vn pezzo ; e nellaquale conoſcendo voi in que
ſta
parte il candor dell'animo mio; vi contenterete mantener­
mi
.
Laqual coſa vi priego fare. Aggiugnendo, che fra poco man
derò
coſtà vn mio figliuolo, minore di quel, che v'è; ſol perche
appari
ſotto la voſtra diſciplina, Philoſophica.
E ſanza
più
dire, mi vi raccomando, & offero.
Di Car­
rara
il di dell'Epifania. 1560.
1
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1
A GLI ILLVSRISSIMI SIGNORI IL SIG.
ALBERIGO
CIBO MALESPINA MARCHESEdi Maſſa, Signor di Carrara, Conted Ferentillo,
e
Ciamberlano di ſua M. Cath. è la Signora
Donna
Iſabetta dalla Rouere,
ſua
Conſorte.
ALSEFORO TALASCOPIO D. S.
LA materia del Fluſſo, e del Refluſſo del Mare
dal
dotto Ghirlanda propoſtami, per tratteni­
mento
d'ammendue le Signorie Voſtre Illu­
ſtriſsime
è ſtata tenuta ſempre difficile per ſe
ſteſſa
da tutti i Filoſofi del mondo, & in queſto
tempo
difficiliſsima è ella paruta à me: ilquale
dal
di in qua, che elle mi comandarono, che io ne metteſsi in
carta
tutto quello, che ſe ne era diſcorſo all'improuiſo, ſono
ſtato
impedito non ſolo dalle publiche lettioni; ma anche da
infiniti
altri miei particolari trauagli: ogni vno de quali ſa­
rebbe
ſtato baſtante à tormi la voglia, e le forze dello ſcriue
re
: quanto piu eſſendoſene raccolti molti inſieme ſopra la
perſona
mia: che da certi tempi in qua è ſtata, come vn berza
glio
della fortuna: la quale par' che ad altro non habbia hauu
to
l'occhìo, che à tirarui dentro: però le ſignorie voſtre Iilu­
ſtriſsime
non ſi merauiglino, ſe io non ho obedito, â loro co
mandamenti
con quella dottrina, che la materia haurebbe ri
chieſto
, e che elle haurebbero aſpettato, e meritato, & che io
haurei
voluto, e douuto, anzi merauiglinſi piu toſto, che com
tanti
impedimenti io habbia potuto far quel poco, che io ho
fatto
.
& di tutto quel di buono, che ſarà in queſto Dialogo
(ſe pur' nulla ve ne ſarà) dianne l'honore a comandamenti lo
ro
: iquali hanno hauuto forza di farmi ſcriuere quello, che
io
da me ſteſſo non haurei potuto penſare, non che ſcriuere:
& reſtino perſuaſe, che ſe altra volta, con maggior'quiete d'a
nimo
, e di corpo, elle ſi degneranno comandarmi, ſaranno
1da me ſeruite aſſai meglio. Intanto com quella medeſima corte
ſia
, che elle mi comandarono, degninſi anche accettar il piccol
dono
, che la baſſezza mia hoggi porge alla altezza loro: & à
miglior
comodità aſpettine de maggiori, e de migliori.
Io in
queſto
mentre reſtandomi apparecchiato à far loro tutti
que
ſeruigi, che per me ſi potranno, humiliſsi­
mamente
bacio loro l'hono rata
mano
.
DEL NOZZOLINO ALL'ILLU.
STRISSIMO
S. MARCHESE
DI
MASSA.
DA
vn nuouo Sol, che più dell'altro luce.
Che a rara alta virtù gli animi ſcorge,
Del
cui bel lume chiaro ſegno porge
Chiara
Alba, e riga il Ciel con nuoua luce:
Uiua
fiamma d'honor nel cor riluce,
Onde
vn nuouo diſio nell'alma ſorge
D
'alzarſi ratta al Ciel; che ben s'accorge;
C
'hauer vn quà non può piu altero Duce.
Gentilezza regale, alto valore,
Nobiltà
vera, inuitta corteſia
Sono
i be' raggi, ond'ei mi ſcalda il core:
Ma
chi quel dirà mai; che dentro cria
Con
linterna virtù del ſuo splendore
Dolce
Cibo ſoaue all'alma mia?
1
DEL MEDESIMO ALLA ILLU.
STRISSIMA
SIGNORA MAR
CHESANA
DI MASSA.
ARbore
altiero; onde distilla e pioue;
Mercè
del ſommo Gioue; a cui ſacrato
Sei
, liquor dolce e grato;
Ch
'ogni alma a ben oprar gustando muoue
Soura
i be' ramituoi dolce ſi coglie
Quel
precioſo e raro
Cibo
ſoaue e caro;
Che
gli amici del ciel ſostiene in vita:
Sotto
l'ombra gentil de le tue foglie,
In
cui ſi fermo nido
Posto
ha bontate, ognhor ſecuri e lieti
Philoſophi
e Poeti
Lodan
' cantando tua virtù infinita:
Ond
'io che di lontano vdito ho'l grido
(Se fia talhor gradita
Lhumil
voce da te d'un ſeruo fido)
Dirò
inſteme con lor; Pianta felice
Che
ſol naſce ogni ben da tuaradice.
1
Errori fatti ſtampando, ſi corregono in queſto modo.
A fac. 17. doue ſi legge, ha il nome, leggi, ha preſo il nome, à. 19. ſenza mu­
tatione
; ſenza mouimento, e ſenza mutatione.
à. 23. de la ſtate, a la ſtate, à. 23.
nuoua
luna, nuoua luna smagrano.
à. 27. la nolte, la notte, à. 31. alla ateratione
alla
alteratione.
à. 39. quello, quelle. à. 49. Oerſico, Perſico. à. 55. del refluſſo,
del
fluſſo, & del rifluſſo.
à. 59. conuetita, conuertita, à. 59. entra, entrata, à. us.
à poco leggi, à poco à poco, à. 94. vili, vili ſimili à. 95. vn teſtimonio, vn ſe­
gno
& vn teſtimonio.
a. 98. honorato hornato. a. 110. nel gouerno, nel gouer
nare
, à.
110. poſo, peſo. a. 126. violento ſi ripoſa, violento, ma ſi ripoſa. a. 129.
argumento
, argumentando.
1
DIALOGO DEL FLUSSO
E
REFLVSSO DEL MARE
D
'ALSEFORO TALASCOPIO,
A GLI ILLVSTRISSIMI
SIGNORI
IL SIGNOR ALBERIGO CIBO MALESP.
Marcheſe di Maſſa, Signor di Carrara, Conte di Fe­
rentillo
, e Ciamberlano di ſua Mae. Cath.
e
la Signora Donna Iſabetta
dalla
Rouere, ſua
Conſorte
.
NOZZOLINO, TALASCOPIO.
IO Mi credetti (il mio Meſſere Alſeforo) che
voi
haueste preſo altro camino, quando io vi vi
di
paſſar l'ultimo terminodella voſtra tornata:
il
che allegrezza, & dolore in vn tempo mede
ſimo
mi recaua: l'allegrezza naſceua, mentre
io
penſaua ciò douerui eſſere accaduto per co­
modo
vostro: ilquale à me, che vi amo quanto me ſteſſo, ſem­
pre
piacque, & piacerà ſempre.
Il dolor naſceua dal conſide­
rare
, che aſſai piu, che io non haurei voluto, ò douuto, mi con­
ueniua
reſtar ſenza voi; ilquale à me con la voſtra preſenza
ſolete
dare infinita contentezza.
TAL. La mia tornata è stata tarda; perche la infinita cor
teſia
dello Illuſtrißimo Signore Alberigo, & della Illustrißi­
ma
Iſabetta non men degna di lui, che egli ſi ſia degno di lei;
infino
ad hora mi ha trattenuto: ne mi è ſtato poßibile gia
mai
impetrar licenza, quantunque io molte volte efficacißi­
mamente
lhabbia chiesta, e vidico, che ſe la neceßità non mi
haueſſe
sforzato al partirmi, io in quella cotanto honora-
1ta, & Illuſtre Corte mi ſarei restato tutta ſtate: per che am­
mendue
que Signori Illustrißimi quaſi me ne sforzauano;
il
bel paeſe, l'aria perfetta, la bella Terra di Carrara, le ho­
norate
e comode habitationi, le piaceuolißime ville, le dol­
cißime
conuerſationi di que Gentil'huomini, l'honeſtißime
accoglienze
di quelle Gentil'donne, che ſeguitano la Signora
Marcheſa
Illustrißima, la dotta compagnia del virtuoſißi­
mo
Ghirlanda; e i dottißimi ragionamenti, che le ricche e
copioſe
viuande mattina e ſera à Tauola condiuano, ſi mi
piaceuano
; che io ſenza dubbio neſſuno mi ci ſarei fermato
ma
la neceßità di trouarmi preſto in Firenze, ha potuto que­
sta
volta piu ella ſola, che non hanno potuto tutte le altre
coſe
di ſopra racconte: Se la preſenza mia inuerità vi pia­
ce
, quanto voi dite; io me ne tengo di buono: perche il pia­
cere
, à chiunque piace, à buoni, à quali voi piacete, & à chiun
que
ha ottimo giuditio, qual voi hauete; è pur aſſai: Ma ſia­
mi
io, come io mi voglia; che io tutto ſon vostro: però quan­
to
io piu voleßi, per voi tanto meglio ſarebbe: per che haure­
ſte
vno amico, del cui molto valore (ſe egli molto foſſe)
voi
à vostra poſta vi potreste valere: Che egli vi piaceßino
& vi piacino i comodi miei; e vi diſpiaceſſe il douer reſtare
ſenza
me, piu lungo tempo, che voi non haureſte voluto, aman
domi
, quanto mi amate; vi credo, mentre che io dal mio miſu
ro
l'animo vostro; à me ſempre furono e ſaranno care le vo­
ſtre
comodità, e diſcara l'aſſenza vostra; però douendomi io
infra
due giorni partire di Piſa per la volta di Firenze; la lon
tananza
dell'uno, e dell'altro di noi, ad ammendue porterà
vgual
diſpiacere; ilquale non di meno ſi dourà temprare con
la
ragione, e col douere delle amicitie comune; laquale richie
de
da l'uno, & da l'altro di no i, che alla giornata a quel ſi at­
tenda
, che l'occaſione de tempi ne porge.
NOZ. La corteſia d'amendue quei Signori Illuſtrißimi, e le
altre
coſe da voi pur hora racconte, non mi ſono nuoue, hauen
done
io altre volte vdito quello, che a gli orecchi di tutto il
Mondo
la buona Fama ne porta: ma del condimento delle vo-
1stre viuande non ho io gia mai vdito piu di quello, che voi ho
ra
detto ne hauete: piacciaui adunque ſpiegarmi meglio il fo­
glio
, et minutamente dirmi di che ragionaſte, e ſe con ordine, ò
pur
ſecondo che il caſo e la Fortuna occaſione porgeuano, hora
in
questa, & hora in quella materia entrando diſcorreuate.
TAL. Il peſo, che voi (M. Giuſeppe) hoggi alle mie deboli ſpal
le
ponete, è aſſai piu graue, che io non poſſo portare: con cio ſia,
che
in ſei giorni, che io quiui mi ſono trattenuto; di quaſi infi
nite
coſe lunghe a raccontarui, ſi è egli ragionato dodici volt e:
come
ſarebbe, à dire: ſe gli elementi ne loro proprii luoghi ſo
no
, o graui, o leggieri; come fuora de loro proprii luoghi graui
e
leggieri eſſere ſi veggono: e caſo, che l'Aria, & l'Acqua hab
bino
alcuna grauità ne loro proprii luoghi, come tal uoltaegli
ſi
pare, che alcuni Filoſofi habbino creduto; donde naſce, che
noi
, e gli vccelli; à quali ſopraſta il grandißimo peſo dell' Aria;
nol
ſentiamo; come anche, i Peſci il gran Peſo dell' Acqua non
ſentono
?
Donde auiene, che vn mattone ben cotto, aſſai piu
peſa
, che non vn crudo; Che vuole egli dire, che vn pezzo
di
legno nell' Aria, al baſſo piu velocemente ſcende d'un pez­
zo
di Piombo; nell'Acqua poi il Piombo deſcende, e il legno
nel
mezzo d'ammendue questi elementi ſi ferma ſotto l'Aria,
e
ſopra l'Acqua notando?
Ragionammo del modo, colquale la
calamita
tira il Ferro, l'Ambra e'l Diamante ben forbiti tira­
no
le paglie, e'l Roſpo la Dondola, e la bocca del Peſce Ierace
tira
l'oro.
Ragionammo delle Commete, della via Lattea, del
lo
Arco Baleno, della generatione di venti, del Salſo ſapor del
Mare
, della natura d'alcuni moſtri Marini, e di quella d'alcuni
altri
animali Terreni.
Fauellammo dello ordinatißimo Fluſſo
& Refluſſo del Mare, e di ben mille altre coſe, lequali, à me ho­
ra
non ſouuengono: e ne diſputammo con ordine tale, dal Si­
gnor
Marcheſe Illustrißimo poſto; che il Dotto Ghirlanda ca­
rico
haueſſe di proporre alcuni dubbii mattina e ſera a ſuo
beneplacito
; ſopra quali poi ſi diſcorreſſe all'improuiſo.
Questi allo impoſto peſo tanto bene ſodisfece, che io restai af­
fettionatißimo
alla ſua rara virtù: e mi ſarei contentato ha
1uere io ſodisfatto al carico mio, come egli ſodisfece al ſuo:
Tengo
certo, che ſe voi lo haueſte vdito, di lui & del molto ſa­
pere
ſuo haureste fatto quel medeſimo giuditio, che ne feci io,
che
lo vdii, e bene guſtai i ſuoi Dotti diſcorſi: e ſe voi quiui in
nostra
compagnia vifoste trouato con la voſtra dottrina, haure
ste
aggiunto quella perfettione a nostri ragionamenti, che ſen
za
voi ci mancaua: oltra che ſareſte ſtato compagno de noſtri
honorati
piaceri.
NOZ. Laſciamo star da parte quel, che io con la mia pre­
ſenza
, o di bene, o di male haueßi potuto aggiugnere, à vo­
ſtri
diſcorſi: basta, che io haurei hauuto caro eſſermiui ri­
trouato
per molti riſpetti; e per quelli, che voi pur' hora
raccontati
hauete, e perche io non mi ſono chiarito gia mai
delle
cagioni di queſto Fluſſo e Refluſſo del Mare: di che (co­
me
io mi credo) quiui a pieno mi ſarei chiarito: ma da che io
non
vi ſono ſtato preſente, e da che egli hora non ſi legge nel
le
publiche Scuole, ne è tempo d'uſcir fuora di caſa, a questo
gran
caldo, quando egli vi piaccia di dirmi quello, che voi ne
ſentite
, io vene haurò quel molto obligo, che io debbo per ciò.
TAL. Volentieri vi ſodisfarò io in questo; ma con due
leggi
; la prima è, che voi; doue le Demoſtrationi certe non ſi
truouano
; vi contentiate di quelle, che raſſomigliano il vero,
ſenza
aſpettarne delle migliori: & ſe pure ne vorrete delle piu
efficaci
, che non ſaranno le mie, da voi steſſo le vi trouiate; che
io
per me ingenuamente vi confeſſo, da altri non ne hauere per
anche
imparate, e non ne hauere da me steſſo ritrouate di quel
le
, che mi finiſcano di ſodisfare, a pieno: Se voi direte coſa, del­
la
quale l'animo mio ſi appaghi, io da voi la imparerò volentie
ri
, e ve ne resterò con obligatione maggiore, che voi forſe non
vi
penſate.
La ſeconda Legge è, che voi mi ſcuſiate, ſe io; il
quale
non leßi gia mai a miei di libri Thoſcani, meſcolerò ra­
gionando
alcune di quelle parole, che non ſaranno molto al pe
ſo
; & le andrò ammaſſando, come io le trouerrò, ſenza neſſuno
artificio
, e come a me le inſegnò la mia Balia, mentre che io ero
anche
fanciullo, e volgarmente fauellando come a punto ſi fa-
1uella nella mia patria da chiunque quiui nato, vi ſi alleua, of­
fenderò
le vostre Dotte e ben purgate orecchie, vſate ſolo ad
vdire
coſe dette con ſomma politezza e leggiadria.
NOZ. Io non accetto la prima legge, perche egli non ha pun
to
del veriſimile, che lo ſcolare piu vaglia, che non vale il ſuo
maeſtro
; Se voi adunque tanto oltre non vedete, che basti, come
credete
, che io; il quale ho la viſta dello ingegno piu corta di
voi
; arriui, doue voi non hauete potuto arriuare?
e tanto
meno
douete aſpettar da me coſa, che vi appaghi d'intorno, a
ciò
, quanto io nel principio vi dißi reſtarci confuſo.
Quanto
alla
ſeconda legge; io, che domeſticamente vi conoſco a pieno,
confeſſo
eſſer vero, che voi non hauete per vſanza di leggere
libri
volgari; anzi in cambio di paſſarui certe hore faſtidioſe
del
caldo del mezzo giorno, o con Dante, o col Petrarca, o col
Boccaccio
; le vi paſſate con Cicerone, con Ceſare, e con Teren­
tio
, e con altri libri Latini: il che mi ſarà argomento da lodare
l
'ingegno voſtro; ilquale da ſe ſteſſo quello, che molti altri
non
poſſono con lo aiuto de libri; da quali nondimeno in que­
ſti
grauißimi ragionamenti di Filoſofia, voi non haureſte caua
to
frutto neſſuno, ſe bene gli haueſte letti con diligenza; per­
che
i nostri Padri Thoſcani, non curando le coſe graui, che ſi
aſpettano
alle Dottrine, tenner conto ſolamente delle amoro­
ſe
: & hora con nouellette, & hora con rime ſi dilettarono: be
ne
vi ha di quelli, che volſero far proua dello ingegno loro nel
le
ſcienze; ma pochi ſono, e ſenza fama in ciò: tal che il ra­
gionare
co vocaboli loro, aſſai piu strani, che non ſono quelli, i
quali
voi dite hauere imparato dalla vostra Balia, ſarebbe ope
ra
perduta; Il migliore di tutti è Dante: la cui Dottrina, à voi
che
ſeguitate i greci; non piacerebbe: perche egli di rado, e forſe
anche
non mai, ſi diſcoſta da quello, che ci ha laſciato ſcritto S.
Tomaſo
, à quello, che io me ne intenda: però men male ſarà,
che
voi ricorriate alla voſtra Balia per le parole; da cui voi
le
imparaste tali, che egli non è niuno, che non le approui per
buone
: & al voſtro Ariſtotile, e Platone per la Dottrina: pe
laſciando da parte queste cirimonie, ſe eglivi piace, entrate
1nel proposto ragionamento; il che ad ammendue più dourà di­
lettare
; quantunque la Muſica, che naſce dalla lingua di chiun
que
, oa torto, oa dritto loda ſoglia eſſere ſoauißima.
TAL. Certo voi dite bene, M. Giuſeppe; Però laſciando la
Muſica
delle lode a gli huomini, che hanno la zucca vana, e
che
ſe ne dilettano, come di paſtura proportionata al guſto di
coſi
fatto bestiame; entriamo nella diſputa, cotanto da voi de
ſiderata
: E perche meno il caldo ci offenda, paßiamo nel mio
ſtudio
; ilqual come ſapete, ha le finestre volte alla faccia di
maestro
, onde a queſti grandißimi caldi ſuole ſpirar ſpeſſo al­
quanto
di vento.
Iacopo nostro in tanto piglierà la roſta, e com
l
'arte ſupplirà al difetto della natura, caſo ch'ella vento non
iſpiri
.
Incomincerommi anco da primi principii, poco o non nul
la
per hoggi curandomi delle leggi: lequali vogliono non ſi do
uer
incominciare piu alto, che ſi biſogni: pur che voi; ilquale
da
loro partir giamai non vi ſolete, il mi perdoniate.
NOZ. Oltre che la stanza dello ſtudio voſtro hauerà la com
modità
del freſco, che voi dite; ſarà egli anco bene, che noi qui
ui
ci intratteniamo, per eſſer più fuor del romore, e de glialtri
impedimenti
.
Andianui adunque; & incominciateui onde
piu
vi piace; ch'io mi credo, che voi non poßiate errare parlan
do
comunque egli ſi ſia.
TAL. Da che voi coſi volete coſi ſi faccia. Vi douete
adunque
rammentare, che'l mondo è vn ſolo; tanto ſecondo
la
dottrina di Platone, quanto ſecondo quella d'Ariſtotile: e
quantunque
altre ſiano le ragioni di Platone, & altre quelle
d
'Ariſtotile; amendue nondimeno, benche per diuerſo cami­
no
, giungono al medeſimo fine.
Ariſtotile, ilqual entrando nel
profondo
pelago della Filoſofia, e nauigando tutto queſto mare
ſi
stette ſempre con la ſua barca vicino alla terra; benche egli
di
tutto'l resto fauellaſſe; non ne fauello ſe non quanto egli ne
potette
ragionare ſenza diſcostarſi dalla terra.
Platone lo
volſe
ſolcar tutto; ne di ciò contentandoſi, a guiſa di leggiero
vccello
, s'alzò ſopra l'ale; e nell'aria ſi ſostenne tanto, ch'egli
minutamente
conobbe tutto'l mar di questa Filoſofia, e tutte
1le parti ſue. Volendo Platone prouare, che vn ſolo era il mon
do
, ſi inalzò all'una natura dell' Architetto, e della Idea; e diſ­
ſe
: Da che vn ſolo è Iddio, Architetto ottimo, e da che vna
ſola
è l'Idea del mondo; e biſogna dire, che anco vn ſo­
lo
ſia il mondo.
Aristotile tanto credette, quanto egli hebbe
il
pegno in mano.
Però volendo prouar questo medeſimo; non
ſi
diſcoſto molto da quello, che con ſentimenti del corpo ſi può
conoſcere
: Queſti veggendo, che la forma del mondo riempie­
ua
tutta la ſua materia, ne fuor ne laſciaua particella veruna,
quantunque
piccola: Di qui raccolſe, che'l mondo foſſe vn ſo­
lo
, e non poteſſer eſſere piu mondi: come ſe le ſtatue non ſi po­
teſſono
far d'altro, che di legno: & vna ſtatua ſi ritrouaſſe, ſot
to
la cui forma foſſer tutti ilegni; questa vna ſtatua ſi ritro­
uerebbe
in tutto'l mondo; ne ſarebbe poßibile di ritrouarne
piu
d'una: perche ad ogni artefice mancherebbe la materia, del
la
quale ſi poteſſe far vna nuoua ſtatua: Coſi vn ſolo è il mon­
do
: perche ſotto la ſua forma è ſerrata tutta la ſua materia;
ne
ſe ne troua punto di fuora: Però i mondi non poſſono eſſere
ne
due, ne più: Anzi vn ſol mondo è quello, che ſi ritroua.
La qual ragione Aristotile accattò da Platone; come molte
altre
coſe.
Ragione ad amendue questi Filoſofi comune; non
però
coſi minutamente diſteſa: ma da loro propri fondamenti
cauata
, a prouar ch'un ſolo ſia il mondo: e ch'egli è perfettißi
mo
: & è tanta la ſua perfettione, ch'un'altra non ſe ne può tro
uar
ne maggiore, ne pari; abbracciando il mondo in ſe steſſo
tutto
quello, che è di buono e di bello.
Egli raſſomiglia vn cor
po
compoſto di due eſtreme ſuperficie: l'una dellequali è alta,
e
l'altra è baſſa.
L'alta eſtremità del mondo è il ſeggio real
d
'Iddio: la baſſa è il luogo della prima materia, imperfettißi­
ma
piu di tutte l'altre coſe: Fra queſte due eſtreme parti ſono
l
'anime de corpi celeſti, e lo isteſſo Cielo: ci ſono i quattro ele
menti
, e tutto'l rimanente delle coſe compoſte; come ſono i mi
nerali
, le piante, e gli animali: l'huomo ſi ſtà nel mezzo delle
coſe
eterne, e delle mortali: & è come vn giunco, che inſieme
lega
le parti di questo mondo: concioſia ch'egli ha l'intelletto
1immortale; come immortali ſono gli altri intelletti, che muo
uono
i corpi celesti: Ha il ſenſo, e'l corpo mortale; come mor
tali
ſono tutte l'atlre anime, e tutti gli altri corpi, da i celeſti
infuora
.
Queſto bellißimo ordine di tutte le parti del mondo
non
ha paragone, ne lo può hauere: & in queſto ſtaßi la per­
fettione
isteſſa del mondo.
Questa è la bella Venere de gli an
tichi
Poeti; cioè, vna proportione ottimamente miſurata di
tutte
le parti fra di loro, e co'l tutto; da altri chiamata Venu
stà
.
Adunque un ſolo è il mondo: perche quello che è perfet
tißimo
, non può eſſere, ſe non vn ſolo: e ſe foſſero due le coſe
perfettißime
; forza ſarebbe, che l'una delle due foſſe o più, o
men
perfetta dell'altra: Altrimente ſarebbe l'uno quel, che
l
'altro: coſi non ſarebbono piu, ma vno: concioſia che la per­
fettione
di tutte le coſe, naſca dall'eſſenza loro; come lhuma­
na
perfettione naſce dall'eſſenza humana: ſe coſi è; doue è la
medeſima
perfettione, quiui è la medeſima eſſenza e natura:
e
doue è l'eſſenza e la natura diuerſa, quiui biſogna che ſia la
perfettione
diuerſa; e la perfettione medeſima, doue è la natu
ra
e l'eſſenza medeſima.
Or ſe noi dichiamo, che due ſono
i
mondi; amendue ſaranno ripieni della medeſima perfettio­
ne
, dell'isteſſa natura, e dell'iſteſſa eſſenza.
Adunque i mondi
non
ſono due: ma quelli che noi dianzi dicemmo eſſer due, ſo­
no
vn ſolo.
NOZ. Voi hauete preſo vn principio tant'alto, e vi ſiete
incominciato
tanto di lontano; ch'io non ſo come voi potrete
far
si; che tutto ſerua alla dichiaratione del fluſſo e refluſſo
del
mare.
TAL. Io mi ſcuſai con voi, come colui che ben vedeua me­
ritar
qualche biaſimo, incominciandomi tant'alto: voi (ſe ben
vi
rammentate) me ne deste licenza; & io la mi preſi mol­
to
volentieri, con eſſa entrando in questo lontano principio:
ilqual
però (come voi vedrete) ſeruirà tanto bene alla pro­
poſta
quiſtione; che voi ve ne contenterete.
NOZ. Se coſi è, ſeguitate il vostro ragionamento.
TAL. Questo vno mondo vniuerſale ha le ſue parti: lequa
1li anch'elle ſi chiamano mondi: perche in ogn'una di loro è il
ſuo
proportionato ornamento; dalquale il mondo ſi ha il nome.
Tre ſono questi mondi. Il primo ſi chiama mondo intelligibi
le
: Il ſecondo ſi chiama Celėste: e'l terzo elementare.
Il mon­
do
intelligibile è vna moltitudine di tutte l'Idee de due mondi
inferiori
nella mente diuina: laqual mente diuina addoperando
con
arte e con intelletto nel produrre i due mondi inferiori, ha
prima
in ſe la forma loro: come vn' Architetto ha nell'anima
ſua
vna ſimilitudine dell'edificio da fabricarſi: nellaqual ſem­
pre
riguardando, come ad vno eſſempio riguardano i fanciulli;
che
imparano a ſcriuere; l'Architetto produce l'opera ſua.
Questa tal ſimilitudine (come voi molto ben ſapete) chiama­
no
i Platonici Filoſofi, Idea & eſemplare: è vogliono che l'eſſe­
re
dello edificio nella mente dell' Architetto, ſia molto piu per­
fetto
, ch'egli non è in ſe ſteſſo; cioè, nelle pietre e nella muraglia.
Quel primo eſſere chiamano intelligibile: l'altro chiamano eſ­
ſer
ſenſibile: coſi ſe vno artefice edifica vna caſa, diranno eſſer
due
caſe; vna intelligibile nella mente dell'artefice: l'altra ſen
ſibile
dall'artefice compoſta o di marmi, o di mattoni, o d'altra
materia
: nellaqual caſa ſenſibile l'artefice il piu ch'egli può,
s
'ingegna d'imitare la caſa intelligibile, nella mente ſua molto
prima
fabricata.
Ora eſſendo Iddio artefice perfettißimo, &
hauendo
egli fabricato questi altri due mondi inferiori (come
ſi
dirà hor hora) ragioneuol coſa è, ch'egli n'habbia hauuto pri
ma
nella ſua mente vna vniuerſale Idea, ſecondo la cui ſimili­
tudine
questi due mondi ſiano stati prodotti: Altrimente gli
Architetti
humani ſarebbono piu perfetti d'Iddio, e le fabriche
humane
ſarebbono piu belle delle diuine, ſe gli huomini nel fa­
bricare
i palagi, e i tempii, e gli altri edifici nelle lor menti pri­
ma
, che all'impreſa ſi metteſſero, vna spiritual fabrica compo­
neſſero
; laqual foße loro, come vna regola dell'edificare belle
fabriche
; & Iddio Architetto ottimo, ſenza queſta regola, a
caſo
fabricaſſe.
Ne ſarebbono i due mondi inferiori da Dio fa
bricati
tanto belli, quanto ſono; ſe ſanza laregola del bene
adoperare
(la qual altro non è, che queſta Idea) amendue foße
1ro prodotti: come belli non ſono gli edifici fabricati a caſo da
gli
Architetti inconſiderati.
Da che adunque Iddio Architetto
perfetto
addoperà con arte e con intelletto; da che l'opere ſue
ſono
bellißime e perfettißime; egli è neceſſario di dire, che amen
due
questi mondi, & ogn'una delle parti loro piu principali, ha
hauuto
la ſua Idea nella mente diuina.
La moltitudine di tutte
queste
Idee, mondo intelligibile ſi chiama da Platonici Filoſofi.
Il che voi (M. Giuſeppe) da voi steſſo vi ſapete, ſenza ch'al­
tri
vel dica.
NOZ. Poi che voi dalla Platonica ſcuola hauete dato tan
t
'alto principio al uoſtro ragionamento; anch'io non intendo partir
mene
in modo alcuno: Però vorrei, che voi mi diceſte, come egli
ſia
poßibile, che questi dui mondi ſiano ſtati da Dio prodotti, di
cendo
Platone nel ſuo Timeo ciò eſſer auuenuto, perche Iddio è
ottimo
, però ſe ſteſſo comunica: eſſendo queſta vna la natura
del
bene, di comunicar ſe steſſo: la onde ſolo i liberali ſono ripu
tati
buoni, perche con giuditio a chiunque ne ha hiſogno, quan
to
e quando altri ne ha biſogno comunicano il loro hauere: In
queſto
raſſomigliando la bonta diuina; laqual eſſendo ſempre
ottima
, ſempre ſe ſteſſa comunica.
Gli Auari dall'altra parte,
ſono
tenuti cattiui; perche non diſtribuiſcono le ricchezze lo­
ro
.
Se la diuina bontà ſempre ſe steſſa comunica, non hauendo
fuor
del mondo coſa alcuna, à cui comunicarſi; egli ſi pare, che'l
mondo
non habbia hauuto principio; ma con l'eterno Iddio ſi
ſia
ſtato eterno, come coſa, à cui la diuina bontà ſempre comuni
cata
ſi ſia.
TAL. Ben vi diß'io dianzi; che voi (M. Giuſeppe) con la
vostra
dotta eloquenza hareſte recato molta perfettione a no­
ſtri
diſcorſi, ſe voi a Carrara vi foſte trouato in compagnia no­
ſtra
; come hora fate, dottamente fauellando.
Dicoui adunque,
che
'l mondo , & è, e ſarà ſempre da Dio prodotto: perche Iddio
è
ſempre buono, e ſempre ſe steſſo comunica, come voi diceste
pur
hora: Però il mondo non ha hauuto principio, e non har à
giamai
fine, Platonicamente parlando.
NOZ. Come può egli eſſere, ch'una coſa ſenza hauer prin-
1cipio, ſia prodotta? A me pare, che la generatione non ſi poſſa
far
ſenza tempo, non eſſendo ella ſeparata dal mouimento, ilqual
è
congiunto al tempo: Perciò credo, che niuna coſa generar ſi
poſſa
ſenza principio.
TAL. Due ſono le maniere della generatione: Altre del
mouimento hanno biſogno e della mutatione: Altre ſono ſenza
mutatione
.
Le prime ſono, come quando vn'huomo d'human ſeme
ſi
genera: In questa maniera di generationi egli è neceſſario che
la
forma del ſeme a poco a poco tutta ſi corrompa, e che a poco
a
poco ſi generi la forma humana: Il che ſenza mouimento ſen
za
mutatione, e ſenza principio non ſi può fare in modo alcuno.
Le ſeconde maniere delle generationi ſono, come quando altri
intende
ſe ſteſſo, et è di tanta perfettione questo atto del ſuo in
tendere
; che ſubito produce alcuno effetto ſenza altro moui­
mento
, e ſenza altra mutatione: come ſe nel mondo ſi trouaſſe
vn
Re, ilquale da ſe ſteſſo con le ſue proprie mani ſi fabricaſſe il
ſuo
proprio Regno, e le ſue proprie città, e cittadini: Questi non
potrebbe
adoperar nulla ſenza mouimento, ſenza mutationi
ſenza
iſtrumenti corporali, e ſenza principio.
Il che nel Re di­
moſtrerebbe
vna grandißima imperfettione.
Se poi ſi ritrouaſ­
ſe
vn'altro Re, la cui vertù foſſe tanta; che dal ſuo ſolo e ſem­
plice
atto dell'intendere ſe ſteſſo Re, ſubito il Regno tutto con
le
città, e cittadini, & altri Vaſalli spontaneamente ne ſegui­
taſſero
: queſti non harebbe biſogno ne di mouimento, ne di mu
tatione
, ne di corporali iſtrumenti, ne di tempo, ne di principio.
Iddio non produce il mondo, come Artefice della prima manie­
ra
: ma ſolo come Artefice della ſeconda: Però ſempre ſe steſſo
intendendo
Re di tutto'l mondo, il ſuo atto dello intendere è di
tanta
virtù e poſſanza; che tutto'l mondo da ſe ſteſſo naſce spom
taneamente
in vn modo d'una certa dependente generatione,
ſenza
mouimento, ſenza mutatione, ſenza tempo, e ſenza prin
cipio
: La qual maniera di generatione è stata chiamata da al­
cuni
Filoſofi, ſemplice manatione.
Può eſſer adunque vna coſa
generata
nella ſeconda maniera, ſenza principio: ma non gia
nella
prima.
Però quando io dianzi vi dißi; che'l mondo ,
1& è, e ſarà ſempre generato, ſenza principio, e ſenza ſine; inteſi
di
questa ſeconda, e non della prima.
Della qual prima maniera
s
'io haueßi voluto intendere, harei detto il falſo.
NOZ. Io m'appago di questo: Però ſeguite di diſcorrere
ſopra
quello, che à dir vi auanza.
TAL. Il ſecondo mondo ſi chiama celeste; ilquale è compoſto
dell
'anime, e de corpi celeſti; il cui eſſere, e la cui conſeruatione
in
tutto e per tutto dipende dal primo mondo: Ne ha queſta
dipendenza biſogno d'altro mezzo, o d'altro istrumento, del qual
il
primo mondo ſi ſerua, conſeruando l'eſſere alſecondo.
Il terzo Mondo è chiamato mondo elemèntare: & è composto
de
quattro ſemplici e primi elementi: cioè, del fuoco caldo e
ſecco
; dell'Aria calda & humida; dell'Acqua fredda & humi
da
; e della Terra fredda e ſecca: E etiamdio composto questo
terzo
Mondo di tutti i Minerali, di tutte le piante, e di tutti gli
animali
: Nel mezzo di queſto mondo, e del ſecondo ſi ſtanno
gli
huomini, compoſti di due nature: l'una delle quali, per eſſe­
re
eterna, s'appartiene al ſecondo mondo, anzi allo isteſſo Iddio;
da
cui ella diſcendendo, paſſa per lo Mondo celeste, & arriua a
noi
: E questa è l'anima humana: laqual ha'l ſuo primo principio
dalla
Diuina bontà.
L'altra natura, di cui gli huomini ſono com
posti
, per eſſer mortale, nata dalla meſcolanza de gli elementi,
e
di queſto baſſo mondo: la cui perfettione è minore, che non è
quella
del mondo celeſte: e l'eccellenza del mondo celeſte è di
gran
lunga inferiore alla perfettione del mondo intelligibile:
L
'eſſere e la conſeruatione del terzo mondo tutta dipende dal
primo
, e dal ſecondo mondo: e quella del ſecondo non naſce d'al
tronde
che dal primo di maniera; che'l mondo intelligibile reg­
ge
il celeſte ſenza altro mezzo, e regge lo Elementare co'l mez­
zo
del celeste: e'l ſecondo Mondo nel gouernar questo terzo ſi
ſerue
del lume e del mouimento.
NOZ. Quantnn que io ſappia, che ageuol coſa vi ſia il ri­
ſpondere
alle mie dimande: nondimeno da che altro non habbia
mo
affare, hora che'l caldo per tutto è grande; egli ſarà bene, che
noi
allegramente cel paßiamo in questi diletteuoli & honesti
1ragionamenti. Vorrei adunque da voi ſapere, come ſia poßibi­
le
, che in Dio ſi ritrouino le Idee de' i due mondi inferiori; e tut
te
lhumane anime del terzo mondo, ſe Iddio è vn ſolo, purißimo
e
ſe mplicißimo, e ſeco non tolera niuna moltitudine?
In lui,
nel
modo che voi dite, ſarebbe la moltitudine delle Idee de due
mondi
inferiori: ſarebbeui anco la moltitudine de gli intelletti
humani
; iquali voi diceſte ſcender da Dio.
Il che pare, che pun
to
non s'accordi con la diuina vnità ſemplicißima e purißima.
TAL. Io vi dirò, com'io intendo questa moltitudine ritro
uarſi
in Dio; e come ella non guaſta punto la ſemplicißima vni
tàſua
: e dichiarerollouicon alcuni eſempi tanto aperti; che non
è
quaſi poßibile di dubitarne, quanto che ſia vn ſol pelo.
Immaginateui adunque vn circolo, nel cui mezzo ſia vn centro,
dal
quale all'eſtrema circonferenza del circolo, ſi tirino molte
line
e: elle nel centro del circolo, ſono vna coſa isteſſa tutte, in
quanto
ch'elle tutte conuengono in vn ſolo indiuiſibil centro:
Le
medeſime linee, che nel centro ſono vnite indiuiſibilmente,
nell
'estrema circonferenza del circolo ſono diuerſe, e lontane
l
'una dall'altra; ne sono piu vna sola cosa, come erano nel cen­
tro
; ma molte.
Coſi le Idee de due mondi inferiori, e tutti gli
intelletti
humani sono in Dio, come in vn Centro indiuiſibile,
tanto
vnite inſieme; ch'elle raſſomigliano l'iſteſſa vnità: Anzi
altro
non ſono, che l'isteſſa vnità ſimplicißima d'Iddio: concio­
ſia
che tutto quello, che è in Dio, altro non ſia, che Iddio: Ne
due
mondi inferiori queſte Idee, e queste anime humane ſono
molte
: e come nel circolo ſi vede, che l'unità s'accorda com la mol
titudine
; coſi ella ſi accorda in Dio, e molto piu perfettamente,
ch
'ella non ſi accorda altroue.
Queſto medeſimo ſi può dichia
rar
con vn'altro eſempio, molto accomodato: Ilqual ſi può pi­
gliar
dal Sole; dal cui luminoſo corpo eſcono fuora molti raggi,
iquali
illuminano molte parti di queſto terzo mondo: entrano
per
questa, e per quell'altra fineſtra, ſcacciano la notte oſcura
da
queſta, e da quella valle: qui ſi vede vna moltitudine di rag
gi
grandißima: nondimeno nel Sole i raggi ſono vinti; anzi ſo
no
vna coſa medeſima: Coſi le Idee de due mondi inferiori, e del
1le parti loro, ſono quaggiù d'un numero quaſi inſinito: Ma in
Dio
vnico ſole del tutto elle ſono vna isteſſa coſa.
L'acque etiam
dio
ne riui ſono molte, e l'una dall'altra diuerſe.
Nelle prime
fontane
, oue elle hanno il loro primo principio, tutte ſono vn'
acqua
medeſima: Coſi tutte le Idee, e tutte l'anime humane ſo­
no
vna medeſima coſa in Dio: benche in queſto baſſo mondo l'una
dall
'altra ſia molto diuerſa.
Qui mi accade dirui a caſo, come
vno
huomo ritrouandoſi in Leuante, può ſapere quel, che fac­
cia
vn'altro in Ponente, quando l'anima di chiunque habita il
leuante
, ben purgata da vitii, e dall'ignoranza; co'l mezzo del­
le
virtù morali, e delle ſcienze ſpeculatiue inalzandoſi ſopra la
terra
, ſi ritira con la contemplatione al ſuo primo principio; co
me
i raggi del Sole ſi ritirano nel ſole.
Ella quiui perfettamen
te
vnita in quello indiuiſibil centro diuino, vi troua tutte l'al­
tre
anime, e perfettamente ſcorge, quantunque di lontano, quel
lo
; che tutte l'altre anime fanno in diuerſi luoghi.
Il che però
è
conceduto ſolamente a que' pochi; ch'attendono a farſi perfet­
ti
ne buon coſtumi, e nella buona Filoſofia: laqual fatica non pia
ce
a molti.
Habbiamo adunque, che'l mondo intelligibile gouer
na
i due mondi inferiori: Il celeſte, ſenza mezzo: e l'elemen­
tare
co'l mezzo del celeste: e'l celeſte gouerna lo elementare
co
'l mezzo del mouimento, e del lume.
NOZ. A cui laſciate voi l'influenze de corpi celesti in que
ſto
baſſo mondo?
TAL. A gli Aſtrologi, & a gran parte de Filoſofi La­
tini
, & a molti Platonici; co' quali in questo io non m'ac­
cordo
.
NOZ. Gran fatto è, che voi; ilqual nelle publiche ſcuole,
e
ne priuati ragionamenti fate profeßione d'accordar ſempre
Ariſtotile
co'l ſuo maeſtro Platone; Anzi ſolete dire non eſſer
ſtato
ſcritto nulla da queſto, che in quello non ſi ritroui; e Plato
ne
altro non eſſere, che vno Ariſtotile ſcompigliato; come Ari
ſtotile
altro non è, che vn Platone bene ordinato; Or da Plato­
ne
tanto vi diſcostiate.
TAL. Io non ho giurato di difendere a diritto & a torto
1la dottrina di Platone; come fanno molti altri: i quali ſono
tanto
affettionati ad vna ſetta; che anco contro ogni douere
per
amore e per forza la difendono: e tal volta hanno biſogno
de
gli argani, per tirarla alla veritàla onde ben ſpeſſo auuiene,
ch
'ella non ſolo non arriua al ſegno; ma non pure vi ſi accosta.
Quindi ne naſcono le dottrine mostruoſe, lontane da ogni ſenti
mento
humano.
Io per me non fui giamai cotanto ostinato.
Però quando mi pare, che o Platone, o gli altri dalla diritta via
ſi
partono, io non mi vergogno punto a laſciargli loro erro­
ri
: come hora hauete vdito, ch'io ho fatto in queſto.
NOZ. Se l'influenze non vi piacciono; piacciaui almeno
di
darmene alcuna ragione: accio ch'anco io mi poſſa riſoluere
a
credere quello, che voi ne credete.
TAL. Dicono i maeſtri delle influenze; che certe ſtelle nel
Cielo
ſi truouano; lequali riſcaldano questo baſſo mondo; ſi co­
me
è il Sole: E certe altre lo rinfreſcano; come la Luna: nondi
meno
la eſperienza ſenſibilmente ci dimostra; che le notti della
piena
luna, maßimamente de la state, sono aſſai piu calde; che
non
ſono le notti della nuoua Luna: E ciò eſſer vero, oltre che
egli
è ſtato detto da Aristotile nel quarto libro delle parti de
gli
animali; ce lo dimostrano anco i Granchi, le Conche, l'Ostre
ghe
, e quaſi tutti gli animali ſenza ſangue: iquali alhora ſono
aſſai
piu graßi, & aſſai piu pieni; che eglino non ſono, quando
la
Luna è nuoua.
Il che non naſce, perche il lume della piena Lu
na
a granchi, & ad altri ſimili animali ſerua per veder doue, e
di
che paſcerſi; e per poterſi ingraſſare, copioſamente paſcendo
ſi
, come molti Filoſofi hanno creduto: Perche ſe il veder lume
nelle
pasture foſſe cagione, che gli animali ſenza ſangue, ingras
ſaſſeno
; gli animali ciechi, come ſono le Talpe, e gli altri ſomi­
glianti
a queſti, non ingraſſerebbono al tempo della piena Lu­
na
: nondimeno ingraſſano'; & al tempo della nuoua Luna:
Non
naſce adunque l'ingraſſare da questi animali ſenza ſangue,
dal
paſcerſi piu copioſamente nella piena Luna; ne del ſuo lu­
me
ſi ſeruono per veder doue, e di che paſcerſi, maßimamente che
molti
di loro ſeguitano il nutrimento proportionato con l'odo-
1re, a cui non ſerue il lume ne molto, ne poco. Ci biſogna adunque
ritrouar
altra cagione di questo effetto, da che questa non baſta:
E
ſarà il natural caldo di queſti animali, fortificato dal celeste
calore
qua giù prodotto dalla Luna, co'l mezzo del ſuo moui­
mento
, e del ſuo lume; con che ſi toglie il luogo loro alle in­
fluenze
.
NOZ. Se coſi foſſe, come voi dite; questi animali piu graſ
ſi
e più pieni dourebbono eſſere per la cagione del caldo, e del
mouimento
del Sole; ilqual è aſſai maggiore, che non è quel del
la
Luna: Concioſia che se'l lume, e'l mouimento ingraſſa; il mag
gior
lume, e'l mouimento maggiore douerà piu ingraſſare: co­
me
ſe il fuoco riſcalda; il maggior fuoco piu riſcalda.
TAL. Tutto quello, che è in queſto mondo, vn certo parti
colar
peſo et vna certa particolar miſura richiede; fuor del qua
le
ogni coſa ſi guasta, e ſi corrompe.
Gli animali ſenza ſangue
hanno
poco caldo naturale, ilqual non è fortificato dal troppo
gran
caldo del Sole, ne a tanta gran violenza reſiſte; ma è arſo.
Però queſti ainali non poſſono ingraſſare per cagione del maggior
caldo
del Sole; anzi riarſi, ſmagrano: poſſono bene ingraſſare, et
ingraſſano
per la cagione del caldo della luna: il qual è tanto ga
gliardo
, che basta a fortificar il debol caldo naturale de gli ani­
mali
ſenza ſangue: e non è tanto poſſente, che lo riarda.
Que
ſta
proportionata miſura ſi vede in tutte le coſe: particolarmen
te
ſi può ellavedere ne gli huomini; iquali viuono ſani, e gagliar
di
, quando la compleßione loro non paſſa il ſegno dalla natura
posto
nel caldo, nel freddo, nelbumido, e nel ſecco: Se l'una di
queſte
quattro qualità trappaſſa i ſuoi confini, gli huomini s'am
malano
.
Si riſanano, ſe le trapaſſate qualità ſi riducono al ſe­
gno
.
Se'l paſſo è grande, gli huomini ſi muoiono. E etiandio
questa
proportionata miſura nel nutrimento: Percioche non
ſi
nutriſcono gli huomini di carne viua; come molti animali ſal
uatichi
non ſi paſcono dherbe ne' prati: come molti altri: ma
di
pane, e d'altri cibi proportionati allhumana compleßione.
Coſi questi animali ſenza ſangue hanno la loro proportionata
compleßione
; laqual conſiste in vn debolißimo caldo; ilquale
1da vn'altro debolißimo caldo proportionato al natural caldo
loro
, è aiutato: e'l maggior gli riarde, e'l minore non basta.
Quel della Luna debole, come il loro, è a bastanza per ingraſ­
ſarli
.
NOZ. Se le notti della piena Luna ſono piu calde, come
voi
dite, che non ſono quelle della nuoua Luna; onde naſce, che
quando
la Luna è piena, e quando il Cielo è ſereno al verno, le
brine
, e i ghiacci ſono maggiori, che no n ſono al tempo della
Luna
ſcema?
TAL. Dal caldo maggiore delle notti della piena Luna;
ilqual
è tanto che baſta per alzar dalla terra que' vapori humi
di
; iquali ſono materia, di cui ſi genera la brina.
Questi vapori
in
alto, dal caldo della Luna tirati, ſono circondati dalla frigidi
di queſta baſſa parte dell'Aria: dallaquale agghiacciati, ſi
condenſano
, e diuenuti graui, caggiono in terra, come al verno
ſi
vede.
I ghiacci anco ſono maggiori, perche'l lume della pie­
na
Luna dalla baſſa terra più vapori tira; che non fa la nuoua
Luna
: iquali dalla frigidità dell'aria agghiacciati, fanno i ghiac
ci
maggiori.
NOZ. A bastanza s'è detto de gli influßi: Resta che de
gli
altri due istrumenti de corpi celesti dichiate: cioè, del moui­
mento
, e del lume.
TAL. Il mouimento riſcalda con due conditioni: La pri­
ma
è, ch'egli ſia veloce, e quanto piu veloce, tanto è egli meglio:
perche
le parti del corpo, che ſi ha a riſcaldare, velocemente moſ
ſe
, diuengono rare: e i corpi rari ſono aſſai piu atti a riceuere
preſto
il caldo, che non ſono i denſi: Il che ſi vede nella rara
stoppa
: la qual piu presto s'accende, che non il denſo ferro.
In questa maniera i Filoſofi dicono, che'l mouimento riſcalda,
allargando
, e tirando fuor della prima natura le parti del corpo
moſſo
.
Ciò eſſer vero ce lo dimostrano le piom bate frecce, con
empito
e violenza tirate fuor de gli archi: lequali dopo lhauer
fornito
il camin' loro, ſi ritrouano ſenza piombo: auuegna che
l
'empito de gli archi: le faccia muouere tanto velocemente, che'l
piombo
: denſo diuenti raro, & eſca fuor del ſuo eſſer primo: e
1non potendo ſostener la violenza del mouimento ſi riſcaldi, e
finalmente
ſi diſtrugga.
NOZ. Se'l mouimento riſcalda, perche fate voi, che cote­
ſto
fanciullo con la rosta in mano muoua que ſt'aria, che ci stà
d
'intorno?
egli ſi pare, che voi il contrario a punto facciate di
quello
, che detto hauete: concioſia che hora, per hauer freſco,
mouiate
l'aria; e dianzi diceste, che'l mouimento riſcaldaua.
TAL. A ragione dubitate di quello, di che dubitò anco
Aristotile
nelle ſue quistioni, chiamate Problemi: e riſpoſe;
che
'l mouimento dell'aria, fatto dalla roſta, con la qual hora il
fanciullo
ci rinfreſca; ſuentola l'aria pian piano: & ogni tal
mouimento
leggermente ſuentolando, rinfreſca: Per ciò chiun
que
non può aſpettar, che le calde viuande ſi freddino, dentrovi
ſoffia
con l'alito caldo; non dimeno le affredda con quel picciol
venticello
: ilqual pianamente muoue l'aria, & alla calda viuam
da
ſempre ne porta della nuoua: laqual per eſſer frigida, rinfre
ſca
la viuanda: che se'l moto foſſe veloce e gagliardo, egli riſcal
derebbe
.
NOZ. Se altro di questa prima conditione non vi accade
dire
, piacciaui de paſſare alla ſeconda.
TALASC. La ſeconda conditione, che'l mouimento
neceſſariamente
richiede, ſanza la quale egli non riſcalda, ne
può
riſcaldar ſenza eſſa, è; che gli ſia vicino il corpo, nel qual
ſi
debbe riceuere il caldo, e che ſia in vn corpo grande: che
se
'l corpo foſſe piccolo, e lontano; egli non riſcalderebbe.
Per
questo
Aristotile diſſe; che le ſtelle dell'ottauo Cielo non riſcal
dano
molto queſto nostro mondo, ſe bene elle ſono grandi, e ſe
bene
velocißimamente ſi muouono dall'Oriente all'Occidente
in
vn piccolo ſpatio di ventiquattro hore: perche le ſopradette
stelle
ſono da noi troppo lontane: la luna poi, ſe ben ella è a noi
vicina
; nondimeno poco ci riſcalda; perche ella ha a far il giro
del
ſuo viaggio molto piccolo, al paragone del camino, che
l
'ottauo Cielo; da che ella è aſſai piu baſſa, e nel medeſimo picco
lo
ſpatio di tempo dall'Oriente all'Occidente ſi muoue, tirata dal
primo
mobile; cioe dall'ottauo cielo; ilqual è quello, doue ſi
1veggono quaſi infinite stelle, quando la nolte è ſerena. Non ſi
mouendo
adunque la luna preſto, matardi; ella, quantunque
a
noi vicina, non molto ci riſcalda.
Il Sole ha amendue le ſopra
dette
conditioni a bastanza: egli è quaſi nel mezzo di questi
due
corpi estremi; cioè, del primo mobile, che è il Cielo ſtella­
to
, e del corpo celeste della luna: & eſſendo anch'egli tirato dal
l
'Oriente all'Occidente in ventiquattro hore; & hauendo a ca­
minar
per vn giro aſſai maggiore, che non è quello della baſſa
luna
; aſſai piu velocemente ſi gira: e ſe bene egli è da noi alquam
to
più diſcosto, che non è la luna; egli nondimeno è piu vicino,
che
non ſono le ſtelle del primo mobile; quaſi che la ſedia ſua
ſia
conuenientemente a noi vicina: però aſſai più ci riſcalda,
che
non ci riſcaldano l'altre stelle del cielo.
Egli è adunque ne­
ceſſario
, che'l mouimento ſia veloce, & in corpo grande, e vici­
no
, acciò che riſc aldi ſenza amendue queste conditioni, o ve­
ro
ſenza vna d'eſſe, ſiaſi ella qual ella ſi voglia, il mouimento
ne
riſcalda, ne può riſcaldare in modo veruno.
NOZ. Or resta a dirſi del lume; che è l'altro istrumento,
del
qual voi diceſte, che'l Ciel ſi ſeruiua nel comunicar e conſer­
uar
l'eſſere a questo baſſo Mondo.
TAL. Il lume riſcalda; perche dal corpo luminoſo eſcon'
fuora
alcuni raggi; i quali percotendo vn'duro, o polito corpo,
da
eſſo ſono ribattuti, e tornano in dietro, talhor per la medeſi­
ma
via, e talhora per vn'altro camino, ſecondo l'eſſere, e ſecon­
do
la Sedia del corpo luminoſo, onde eſcono i raggi, e del corpo
o
duro, o polito, da raggi percoſſo; ſi come ſi vede, che le palle
gettate
nel muro, ſono da eſſo ripercoſſe, et indietro ritornano.
Se'l lume percuote il corpo al dirimpetto, il raggio del corpo lu
minoſo
ritorna in dietro per la medeſima ſtrada: Se'l lume non
al
dirimpetto, ma dall'una delle parti quaſi al trauerſo percuo­
te
; il raggio per la medeſima ſtrada non può tornar in dietro:
ma
egli è neceſſario, che per altro camino ciò ſi faccia.
Talhora
auuiene
, che'l raggio tanto a trauerſo percuote, che a dietro non
torna
; ma innanzi camina sdruciolando, e guizzando nella ma
niera
, che noi ſpeſſo veggiamo i fanciulli gettar oltre per l'ac-
1que d'un fiume, o d'uno stagno, o del mare, vna larga, e piccola,
e
polita, e ſottil pietrolina: la qual al fondo coſi tosto non ſcen
de
, ne a dietro ritorna: ma inanzi camina, per l'acqua ſaltan­
do
: Coſi i raggi del corpo luminoſo talhora tanto al trauerſo
percuotono
, che in dietro non tornano; ma quaſi pe'l corpo per
coſſo
sdruciolando, e guizzando, vanno innanzi.
Queſti vltimi
raggi
poco riſcaldano; perche la loro reuerberatione è piccola.
Quelli, che piu al dirimpetto feriſcono, piu riſcaldano: Quelli
poi
, che oltre per vna diritta linea caminando, percuotono, e
per
la mede ſima in dietro ritornano, piu che tutti gli altri ri­
ſcaldano
.
In que ſta maniera il ſecondo mondo celeste ſi ſerue
del
moto, e del lume, per riſcaldar queſto terzo mondo elemen­
tare
: Perche tutto il corpo celeſte non è luminoſo, maſolamen
te
la parte ſtellata, però queſta è quella, che col ſuo lume piu ef­
ficacemente
, & non fanno l'altre non ſtellate altera il mondo
elementare
: auenga, che la stella nel Cielo raſſomigli i nodi nel
le
tauole: i quali altro non ſono, che parti piu denſe delle mede
ſime
tauole; lequali mouendoſi, ſeco muouono i nodi loro: coſi
nel
Cielo ſono alcune parti rare, che non rilucano, & alcune den
ſe
, che rilucono: mouendoſi il Cielo ſeco muoue le ſue ſtelle, le
quali
hanno virtù di gouernare queſto baſſo mondo col moto, et
col
lume loro; & benche tutto il Mondo celeste gouerni queſto
mondo
elementare, egli nondimeno ciò ſi piu efficacemente
dalle
parti ſtellate: & più da quelle che ſono più luminoſe, &
maggiori
, che non ſono le altre: perche da queste naſcono aſſai
più
Raggi, che dalle altre: ne ſolamente queſto effetto ſi attri­
buiſce
alla eſtrema ſuperficie delle stelle; ma anche a tutte le
parti
, quantunque profonde, delle medeſime ſtelle: ciò ſi vede
per
iſperienza in dui corpi caldi, d'uguale & proportionata gram
dezza
in ogni parte dalla profondità in fuora: quello, che è più
profondo
, molto meno riſcalda, che non l'altro meno profon­
do
: adunque lo effetto del riſcaldare, a ragione ſi dice eſſere di
tutto
il corpo, & di tutte le ſue parti; quantunque profonde;
& non della ſola ſuperficie: per cio la stella mouendoſi tutta,
& da tutta ſe ſteſſa mandando fuora, i raggi; tutta altera il no
1ſtro mondo inferiore.
NOZ. Queſto (M. Alſeforo mio) non è paſſo da correrlo
molto
velocemente; ma da andarſene oltre pian' piano, & da
conſider
arlo maturamente: però vorrei ſaper' da voi, come egli
fia
poßibile, che le parti ſtellate del Cielo (verbi gratia) il Sole
col
ſuo moto & lume alteri questo baſſo mondo; ſe egli prima
non
altera il Cielo della luna: il quale ſi truoua infra il Sole &
gli
elementi: io per me vi dico, che come vno huomo, stando ſi
in
ſu la ripa d'Arno, non puo tirare à terra vna barca, a cui ſia
legato
vn' canape, ſe egli prima a terra non tira tutto il cana­
pe
, coſi non poſſa il Sole alterare il noſtro mondo elementare,
ſe
egli prima non altera tutti i corpi, che vi ſono in mezzo: il
che
ſe fie vero, vero anche ſarà che il Cielo ſia corruttibile: con
cioſia
, che tutti que' corpi ſiano ſottopoſti alla corruttione, che
ſono
ſottoposti alle eſtrinſeche alterationi: il che guasta tutta
la
Filoſofia.
TAL. Voi (M. Giuſeppe) dottamente parlando, come ſo
lete
, mettete la mano in vna buca doue ſi naſconde vn'granchio
tanto
grande, che à pena infra voi & io nel potremo cauare:
Pure
, comunque io mi potrò, farò pruoua di cauarnelo: Riſpon
doui
adunque, non eſſer neceſſario, che vn corpo alterando vno
altro
corpo da ſe lontano, alteri tutti gli altri corpi, che ſi truo
uano
nel mezzo d'ammendue i corpi estremi: ciò ſi vede nelle
reti
de Peſcatori: iquali dopo, che con eſſe hanno preſo quel pe
ſce
, che da molti di loro, è volgarmente chiamato Tormentola,
& da molti altri Torpedine, ſubito perdo no quel braccio, col
quale
tengono la rete; & ſe nol perdono à fatto, almeno tanto
ſe
lo addormentano, che ne riceuono grandißimo danno: la rete
nondimeno
percio non patiſce ne molto ne poco: il che par che
voleſſe
dire Aleſſandro Afrodiſeo.
NOZ. La vostra riſposta è sbattuta da Temiſtio: ilquale
afferma
, che la rete patiſce, ma non già, come patiſce il braccio
del
Peſcatore: ſe bene è alterata la rete d'una altra ſorte d'alte
ratione
, molto diuerſa da quella; che è nel braccio del Peſcato­
re
: coſi ſarà alterato il Cielo della Luna dal moto da Raggi del
1Sole: mentre egli con eßi altera queſto elementare mondo: &
ſarà
per cio il Cielo ſottoposto alla corruttione: come prima ſi
diceua
.
TAL. Io troppo bene mi ſapeua, che voi non haureſte ac­
cettato
per buona la prima riſposta; ne la dißi perche voi la ac
cettaſte
: ma ſapendo io, quanto grande foſſe la voſtra dottrina,
con
la riſpoſta predetta vi volſi dar campo di dire quello, che
hauete
detto: & volſi hauere occaſione io di potere riſpondere,
come
vdirete hor hora.
I Filoſofi antichi volendoci dare ad
intendere
, in che modo il mondo ſuperiore regge et gouerna que
ſta
Machina inferiore, raſſomigliorono la moltitudine di tutti
questi
corpi, à vno grande animale veſtito: come ſarebbe vno
huomo
; nel cui mezzo è poſto il core: il quale è il primo princi
pio
, donde naſce il caldo, & la vita & il moto di tutto lo anima
le
: co me della prima fontana naſcono tutte le acque di tutti, i
riui
, & ſi diſtribuiſcano, à queſta, & à quella parte: ſe la prima
fontana
ſi ſecca, egli è neceſſario, che anche ſi ſecchino i riui: co­
ſi
dal core dell'huomo a tutto il corpo ſono diſtribuiti gli ſpiriti
che
portano il caldo, & la vita a tutti i membri: ceſſando il co­
re
da questa distributione, ceſſa il caldo & la vita humana: &
ſe
bene egli è neceſſario, che alcune di quelle parti, che ſono d'in
torno
al core, ſi ſcaldino, accioche per lo mezzo loro ſi comuni­
chi
il caldo à membri eſtremi, & da membri, a veſtimenti, egli
nondimeno
tal volta auiene, che i membri non tutti ſono riſcal
dati
, per lo mezzo loro nondimeno dal core ſi comunica il caldo
alle
veſtimenta: il che accade in molte ſorti di febbre, nelle qua
li
l'ammalato arde di dentro, & di fuora agghiaccia; & per le
membra
fredde paſſa il caldo intrinſeco del core, & arriua alle
vestimenta
riſcaldandole, ſenza riſcaldare le membra eſtreme:
coſi
auiene, à queſto grande animale: il core del quale altro non
è
che la parte ſtellata: dalla quale è diſtribuito il gouerno, a
queſto
mondo elementare, per lo mezzo della parte rara del
Cielo
non stellata: la quale non riceue neſſuna ſorte d'alteratio
ne
; nondimeno per lo mezzo ſuo tutto ſi comunica: & basta,
che
tutto il mondo inferiore con le ſue parti eſtreme tocchi tut
1te le parti estreme del mondo celeſte, quantunque non alterate
dalle
ſtelle, come baſta, che le veſtimenta dell'huomo ammalato
tocchino
l'ultima ſuperficie del corpo humano, non riſcaldata
delle
altre intrinſeche, & calde parti del medeſimo corpo: ſe
ſolamente
le stelle alteraſſero, forſe, ch'elle non potrebbono al­
terare
, i corpi lontani, ſenza comunicare la loro alteratio­
ne
a quelli, che ſono nel mezzo: come ſi vede, che il fuoco
non
riſcalda chiunque ſi ſta diſcoſto, ſe egli prima non ha riſcal
dato
il mezzo: & il Sole non illumina la terra, ſe prima egli
non
ha illuminato l'Aria: Ora per che ſolamente la ſtella non
altera
, ſe bene ella alla alteratione principalmente concorre, co
me
ſe ella foſſe il core dello Animale, ma con la Stella ci concor
re
tutto il Cielo, ilquale toccha le parti elementari alterate;
egli
non è neceſſario, che la alteratione delle stelle ſi comunichi
a
quella parte del Cielo, che non è ſtellata: come egli non è ne­
ceſſario
, che il caldo intrinſeco ſi comunichi alle membra estre
me
per riſcaldare i vestimenti estrinſeci: non ſi stampa adunque
nella
parte rara, & non ſtellata del Cielo alcuna alteratione
mentre
il gouerno di questo baſſo mondo qua giu ſcende dalle
stelle
, & paſſa per lo Cielo, perche non ſolamente le stelle, ma
tutto
il Cielo gouerna questa grandißima Machina alla quale
il
Cielo ſi accoſta, ſenza neſſuno mezzo:
NOZ. Tutto mi piacerebbe, ſe voi non haueste meſcolato
nel
vostro ragionamento; che il Cielo mouendoſi, ſeco muoue
tutte
l'altre ſtelle: auenga, che le Stelle ſiano corpi animati; i
quali
ſono moßi da l'anime loro, & non ſeguitano il mouimen­
to
di tutto il Cielo, raſſomigliando i nodi delle tauole; come egli
vi
pare: anzi da Platone le ſtelle ſono ſtate chiamate Iddii gio
uanetti
, a quali Iddio primo architetto di tutto il mondo ha da
to
la cura di prouedere a tutto quello, che è qua giu tra noi.
Hauete anche detto, che il core è la prima fontana della vita,
& hauete laſciato adietro il capo: al quale forſe piu ſi conuie­
ne
questo honore, che al core: il che io non ſo vedere, per che
ve
lo habbiate fatto.
TAL. Bene vi dißi io, che voi col voſtro bello ingegno, &
1gran ſapere toccaui tutti, i tasti, ſenza laſciarne addietro neſſu
no
: ſe noi vogliamo dubitare ſopra ogni coſa, finirà prima il
giorno
, che non finiranno e noſtri ragionamenti: ſe noi, fauellam
do
vogliamo condurci à qualche fine, ci biſogna accettar per ve
re
alcuna di quelle coſe, che ſono alquanto dubbie infra i Filoſofi
maßimamente
quelle che da vna delle principali ſette ſono ri­
ceuute
vniuerſalmente per vere; come ſono le due, di cui dubi­
tate
: delle quali non è, chi dubiti nella Filoſofia d'Aristotile:
ſe
bene Platone & molti medici hanno creduto altrimenti.
NOZ. Voi hauete ragione, però laſciando queſti nodi già
ſciolti
infra Peripatetici, di quelli ſolo tengo cura, che infra di
loro
per anche non ſono ſnodati: pur che, il coſi dubitare, non
vi
ſia moleſto.
TAL. Io non vi ho detto quello, che hauete vdito, per tor
ui
occaſione, di mouer que dubbii, ſenza quali la prima quiſtio­
ne
non ſi puo ſciorre: ma ſolamente accioche, ſe io mi era allon
tanato
forſe più, che il douere non voleua; voi non cercaſte di
mutarmi
; & infra il mio, & il vostro errore, ſempre ci ſteßi­
mo
lontani dal deſiderato fine: ſe hauete adunque qualche coſa,
che
a voi paia neceſſaria, per condurci , doue noi deſideriamo;
mettetela
in campo, che io non ſolo me ne contento; ma anche
vene
priego.
NOZ. Se il Cielo col mouimento, & col lume riſcalda, &
riſcaldando
& mouendo da & conſerua la già data vita al mon
do
elementare, & ſe egli è neceſſario, che i corpi vicini piu ſi ri
ſcaldino
de lontani, l'elemento del fuoco, & l'altißima parte del
l
'Aria, vicini al Cielo, dourebbono eſſere riſcaldati dal lume,
del
corpo celeſte: come ſono riſcaldati del ſuo mouimento, non
dimeno
Aristotile attribuiſce tutto il caldo di questi due cor­
pi
al ſolo mouimento, & non punto al lume, quando dice, che il
Cielo
mouendoſi, ſeco tira tutto il fuoco, & buona parte dell'
ria
, & col ſuo mouimento veloce riſcalda ammendue queſti cor
pi
: & non dice nulla, che questo caldo naſca dal lume del cielo,
dal
qual però egli dourebbe naſcere ſe voi diceste il vero.
TAL. Ariſtotile non diſſe, che il lume del cielo riſcaldaſſe
1tutto lo elemento del fuoco, & buona parte dello elemento del
l
'aria; perche il lume non riſcalda, fe egli non è ripercoſſo: & i
raggi
del lume celeſte ribattuti dell'acqua polita, & dalla terra
ſoda
, ò vero tornando in dietro, tanto alto non arriuano; o ſe
pur
vi arriuano, ſono molto indeboliti; & molto grande ſpatio
occupano
di largo paeſe nello ſcender' dal cielo, & nel tornar
al
cielo: però poco, ò forſe anche non punto riſcaldano: Il mo­
uimento
riſcalda, tirando fuora della lor propria & prima na­
tura
le parti del corpo, il qual ſi debbe riſcaldare, & rendendo
le
piu rare, che elle non erano prima, & perche cio tanto meglio
ſi
, quanto il corpo moſſo è piu vicino al corpo, che muoue; Ari
stotile
al mouimento del cielo attribuiſce il gran caldo del fuo­
co
, e il poco minore della alta parte dell'aria, & non al lume: di
quel
caldo ragiono, che non è naturale à queſti due corpi: per­
che
questo d'altronde non naſce, che dalla propria forma loro,
& quello dal mouimento del cielo, come ſi è detto: Che il lume
ripercoſſo
nella maniera di ſopra racconta, riſcaldi, ſi puo ve­
dere
ne forbiti ſpecchi poſti al dirimpetto del Sole: iquali l'eſca,
la
bambagia, & l'altre coſe ſomiglianti ageuolmente accendo­
no
: il che d'altronde non naſce, che da' ribattuti raggi: iquali
talhora
ardendo la terra, la rendono sterile, tal'hora confortan
dola
, & comunicandole alquanto di quella celeſte & diuina vir
, da cui depende quanto è di buono appreſſo di noi, la fanno di
uentar
fertile: quindi naſcono le nuuole, le pioggie, i terremoti,
i
venti, la fecondita de peſci nel mare, la moltitudine de gli vc­
cegli
nell'aria, la abundantia delle fiere ſaluatiche ne boſchi:
Quindi
naſcono, i diuerſi costumi, & le varie nature, de glihuo
mini
, le inclinationi all'armi, alle lettere, alle mercantie, & ad
altri
eſercitii : iquali ſono tanti & tali, quanti & quali ſono
le
diſpoſitioni del cielo, ilquale mouendoſi, & illuminando que
sto
nostro baſſo mondo ordinariamente le produce, & le con­
ſerua
.
Hora eccoui detto, come il primo mondo intelligi­
bile
da l'eſſere, & il conſeruar al mondo celeſte, da ſe ſteſſo
ſenza
niuno altro mezzo, & al mondo elementare col mezzo
del
mondo celeste: il qual mondo celeſte fa le ſue operationi in
1questo terzo mondo elementare, illuminandolo, & mouendolo,
mentre
che egli ſe ſteſſo muoue, ſenza altri influßi ò vero in­
fluenze
: & qua giù partoriſce gli effetti che ogniuno vede alla
giornata
: Queſta vniuerſal dottrina, con la qual noi ci ſiamo
trattenuti
quaſi tutto hoggi, ci ſeruirà molto bene à ſciorre il
nodo
del proposto fluſſo, & refluſſo del mare, come voi vdirete
apreſſo
:
NOZ. A pena che io mel creda: pure ſeguite:
TAL. Se bene io nel principio del nostro ragionamento mi
protestai
hoggi non volere eſſer' ſottoposto alle leggi, che ordi­
nano
, gli altrui diſcorſi: non volſi però, che cio foſſe in altro in
teſo
, che nello incominciarmi davn principio forſe piu alto, che
il
douer' non voleua; nel reſto mia intentione era di ragionar'
con
voi, con quello ordine, che è dalle leggi perfettamente sta­
bilito
, caſo però, che voi addimandandomi hor d'una, et hor d'un'
tra
coſa, non lo mi haueste turbato: il che bene ſpeſſo ſuole aue
nire
in questo modo di diſcorrere; Infra le leggi del proceder
con
ordine l'ultima non è quella; laqual vuole, che ogni ragiona
mento
habbia il ſuo primo principio da alcune coſe generalißi­
me
, & à poco à poco deſcenda alle particolari: pero dopo lo ha­
uer
detto quello, che egli mi è accaduto delle coſe communi, che
ci
poteuano eſſer'di non piccolo giouamento alla materia noſtra;
egli
è tempo homai di venire à qualche particolare; accioche
egli
ſi paia, che noi non ci ſiamo trattenuti qui à caſo.
NOZ. Questo à me par tanto piu neceſſario, quanto io per
ancho
non iſcorgo il porto, alquale la nostra barca ci conduca:
ne
mi poſſo imaginar doue voi vi vogliate riuſcire.
TAL. Il porto non ſtarà gran tempo à ſcoprirſi, anzi è egli
tanto
vicino, che toſto il vedrete purche voi habbiate vn poco
di
patienza.
NOZ. Io ne haurò quanto voi vorrete:
TAL. Hora alquanto piu particolarmente ragionando, dico
che
il giorno naturale di ventiquattro hore, ſi diuide in quattro
parti
vguali, accioche à ciaſcuna delle parti ne tocchino ſei ſo­
le
hore: In quattro altre parti vguali ſi diuide tutto il mondo:
1le due ſaranno diuiſe dallo orizonte obliquo, ilqual finiſce il mom
do
ſecondo l'atto del noſtro vedere; intanto, che l'una delle due
parti
ſia ſopra quella parte della terra qual noi co noſtri occhi
veggiamo
, diuiſa però dallo Orizzonte obliquo, & l'altra parte
ſotterra
ſi stia, laqual noi non veggiamo, la veggono bene gli
Antipodi
: l'altre due parti ſaranno diuiſe dal circolo del mez­
zo
giorno, ilquale diuide il primo circolo dello Orizzonte obli­
quo
in due parti vguali: per queste quattro parti del mondo la
Luna
continuamente ſi muoue: in tal caſo à ciaſcuna delle quat
tro
parti del mondo, ſi daranno ſei hore del giorno, & à ciaſche
duna
quarta del mondo riſpondera proportionat amente vna quar
ta
del giorno, & la Luna in iſpatio di quattro quarte del gior­
no
, che ſono ventiquattro hore, camminerà per tutte & quat­
tro
le quarte del mondo: Poughiamo hora per caſo, che a l'alba
del
giorno la luna eſca fuora del ſuo Orizzonte obliquo nel no­
ſtro
emiſpero: ella all'hora co'ſuoi raggi incomincerà à ferir'
l
'acque del mare al trauerſo, ne i ſuoi raggi torneranno addietro
ma
sdruccioleranno altre per le acque, & quaſi squizzeranno
innanzi
, però l'acque poco ſi riſcalderanno: pure ſi riſcalderan­
no
alquanto: e il caldo entrando ne corpi humidi gli rende piu
rari
, & gli gonfiare il che ſi vede nelle pentole dell'acqua
piene
, mentre bollono: l'acqua bollendo gonfia per alquanto ſpa
tio
di tempo: gonfier à adunque il Mare & incomincer à ad in­
alzarſi
& tanto piu, quanto piu la Luna ſar à fuora del ſuo Oriz
zonte
: perche quanto piu ella ſalir à tanto piu al dirimpetto
co
ſuoi raggi ferirà l'acque infino alla fine della prima quarta:
il
che ſarà dopo le prime ſei hore del giorno: all'hora l'acque ſa
ranno
in quel colmo maggiore che elle potranno eſſere: perche
i
raggi della luna gagliardamente le feriranno al dirimpetto,
faranno
, vna grandißima riuerberatione, & ripercoßi dalle ac
que
torneranno indietro per quella wedeſima linea per laquale
ſceſono
: Paſſate le prime ſei hore, ne vengono le ſci ſeconde, &
la
Luna caminando entra nella ſeconda quarta del mondo, & in
comincia
à ferir l'acque al trauerſo di nuouo da eſſe fuggendo,
però
meno le riſcalda: & come il caldo le gonfiaua, coſi, il fred-
1do le sgonfia, & le condenſa, condenſate & sgonfiate ſi abbaſſa
no
, & tanto piu, quanto piu la luna ſi auicina al ponente del ſuo
Orizzonte
: all'hora il refluſſo, è finito, & l'acque ſono baßißi­
me
: ſeguita la terza quarta del giorno, & la luna caminando
entra
nella terza quarta del mondo, & di nuouo incomincia à
ferir
l'acque, che ſono nello altro emiſpero de gli Antipodi, &
le
gonfia incominciando vn nuouo fluſſo, ilquale creſce infino,
che
la luna non giugne alla fine delle terze ſei hore del giorno,
& della terza quarta del mondo, il che ſi fa quando la luna, è
nel
canto dalla mezza notte: ſeguita la quarta parte del gior­
no
, & la luna ſeguendo il ſuo viaggio entra nella quarta parte
del
mondo, & incomincia a ferir l'acque del mare co ſuoi raggi
alquanto
trauerſi, per cio il caldo ſcema, & l'acque condenſate
di
nuouo ſgonfiano, & tanto, quanto la Luna arriua alla fine del
le
vltime ſei hore, del giorno, & della vltima quarta del mondo
all
'hora le acque vn'altra volta tornano baßißime.
In questa
maniera
, che voi hauete vdito ſi fa vn per petuo fluſſo & refluſ
ſo
di ſei hore in ſei hore: che è quanto mi accade dire d'intorno
alla
materia proposta à nostri ragionamenti.
NOZ. Se altro à voi non accade, egli accade bene à me; au
zi
d'intorno à quel che voi böra hauete detto, ho io tanto che
ragionare
, che forſe ſi conſumerà tutto il giorno, iunanzi che
egli
ſe ne venga alla fine: quando adunque egli molesto non vi
ſia
, io volentieri vi addimanderò d'alcune coſe, lequali à me re­
cano
difficulta non piccola.
TAL. Dite pure ſicuramente (M. Giuſeppe) che non ſolo
le
coſe vostre non mi ſaranno moleste, ma di contento grandißi
mo
: in ogni modo egli ci auanza ancho gran parte del giorno:
& noi, ſe otioſi ci steßimo, con tedio le paſſeremmo: doue co
voſtri
dotti ragionamenti ageuolerete à voi, & à me la stranez
za
del caldo.
NOZ. Poſcia, che egli coſi vi piace, ditemi perche voi il
mouimento
pigliate della Luna, & non quello del Sole & delle
altre
Stelle?
TAL. Perche il mouimento, e il lume del Sole & di molte
1altre ſtelle è tanto gagliardo, che non ſolo non fa gonfiar l'acque,
ma
di ſua propria natura le sgomfia; concioſia, che egli le aſciu­
ga
& ſeccha, aſciutte & ſecche ſi sgomfiano: alcune altre ſtel­
le
ſono piccole & lontane, come ſono alquante di quelle del pri
mo
mobile, che è l'ottauo cielo, però con il loro piccolo lume, &
con
il loro eſſere dalle nostre acque lontane, ò non poſſono alte­
rarle
punto, ò ſe pur le alterano, cioè tanto poco, che non ſi ſcor
ge
col ſenſo; il lume & il moto della luna non è ne lontano ne
piccolo
come quello delle piccole & lontane stelle, che ſono nel
lo
ottauo cielo di ſopra racconte; non è grande il lume, & non
è
veloce il moto, come quello del Sole & di molte altre ſtelle lu
minoſe
& grandi, ma è il lume della luna, & il mouimento ſuo
tanto
, che baſta per alterar' l'acque, & gli altri corpi humidi, i
quali
poco reſistono alle eſtrinſeche alterationi: come ſono i
granchi
, le conche marine, l'ostreghe, & tutti gli altri animali
ſenza
ſangue de quali pur dianzi ſi diſſe:
NOZ. Perche pigliate voi piu toſto l'orizzonte obliquo,
che
il dritto?
TAL. Perche noi questi effetti attribuiamo al mouimen­
to
della luna; la quale non eſce nel noſtro emiſperò, & non en­
tra
nell'altro, come il ſole dentro à confini del dritto orizzon­
te
, ma ſi bene dello obliquo.
NOZ. Perche ponete voi caſo, che la luna ſi lieui à l'alba?
TAL. Perche ella non ſi lieua ſempre à l'alba; anzi tal'ho
ra
nel mezzo giorno, & tal'hora nella mezza notte: quando
la
luna ſi lieua, all'hora incomincia il fluſſo: & perche ella non
ſi
lieua alla mede ſima hora in tutti, i luoghi, il fluſſo non inco­
mincia
alla medeſima hora in tutti i luoghi: cio ſi e oſſeruato
piu
volte & ancho al tempo mio in vinetia doue il fluſſo del
mare
incomincia due hore dopo, che à Gostantinopoli: cio d'al
tronde
non naſce che dalla luna, laquale due hore dopo ſi lieua
à
Vinetia, che à Gostantinopoli:
NOZ. Voi hauete molto bendetto ſempre parlando di due
ſole
quarte di mondo; nell'una delle quali ſi fa il fluſſo, quando
la
luna vi entra, & nella altra il refluſſo, quando la luna ſe ne
1parte: pero egli ſi pare, che voi vogliate, che ſolamente vn ſo­
lo
fluſſo & vn ſolo refluſſo ſi truoui, & non piu, nondimeno ſe
ne
trouano ſempre due: ſe egli è vero, che il mondo ſia diuiſo,
come
il giorno, in quattro quarte vguali: La luna la mattina
à
l'alba ſi lieua (come voi diceſte) & nella prima quarta del
mondo
il fluſſo; in quella vltima quarta donde ella all'hora
ſi
parte ella il refluſſo; à quelche io dal voſtro ragionamento
raccolgo
: nelle altre due quarte contrapoſte à queſte, che fanno
le
acque?
certamente, che elle non ſi ſtanno, ma ſeguitano il moui
mento del fluſſo et del refluſſo: quiui nondimeno non arriuano ne ar
riuar
' poſſono i raggi della luna, per cagione della terra, laquale
è
intraposta infra loro & l'acque del mare de gli antipodi; et è
la
terra tanto groſſa che ella non puo eſſere penetrata da raggi
della
luna ne puo il mare de gli antipodi in modo neſſuno eſſere
alterato
da loro: egli adunque ſi pare, che voi di cio non hab­
biate
detto à bastanza.
TAL. Voi toccate vna oſcurißima materia, nellaquale io non
veggio
donde entrare ne veggio d'onde vſcire, ſe io ben vi entraſ
ſi
: pure io mi ingegnerò dirui quel che io d'intorno à cio habbia
trouato
ſcritto da alcuni filcſofi: il che forſe non vi finirà di ſodis
fare
, à quel che io me ne creda: La luna ſopra il noſtro Orizzonte
muoue
il mare, come ſi è detto, & ſotto il nostro Orizzonte doue
habitano
gli antipodi, i raggi della Luna non arriuano, ma arri
uano
à quella parte del cielo, che è al dirimpetto della Luna, nel
laquale
ſtampano la virtù loro, donde quaſi ribattuti tornano
alle
acque del mare de gliantipodi, et lo gonfiano facendo in eſ­
ſe
vn nuouo fluſſo, & vn nuouo refluſſo, con quel medeſimo ordi
ne
, con cui egli ſi , quando la Luna vi e preſente: però quel
fluſſo
& quel refluſſo, come questo, naſce dalla Luna: il cui lu­
me
è ribattuto dalla parte del cielo, che è al dirimpetto à quel­
le
ac que: & è ripercoſſo inuerſo i mari, iquali gonfiano, & sgom
fiano
ne piu, ne meno che all'hora ſi facciano i nostri:
NOZ. Voi indiuinaſte quando diceſte, che io non mi appa­
gherei
dalla voſtra ragione.
TAL. Ella non è mia, ma d'altri, et io non ne ho delle migliori
1
NOZ. Siaſi di chiunque ella ſi voglia, che io non me ne con
tento
: & à ragione non me ne poſſo io contentare: perche l'om
bre
de corpi oſcuri ſono di tre ſorte: altre raſſomigliano le co­
lonne
tanto groſſe nel principio, quanto nella fine: queste om­
bre
ſono de corpi oſcuri vguali à corpi luminoſi: le ſeconde om
bre
raſſomigliano le piramidi; quelle dico, che hanno le baſi lo­
ro
immediatamente dietro al corpo oſcuro, & le parti ſottili di
dette
piramidi chiamate cuſpidi ſono quiui, doue l'ombre fini­
ſcono
: queste ombre ſono di que corpi oſcuri iquali ſono mino­
ri
, che non è il corpo luminoſo: Le terze ombre raſſomigliano
quello
piramidi, che hanno le cuſpidi immediatamente dietro al
corpo
oſcuro, doue elle cominciano, et le baſi loro ſono nella par
te
lontana dal corpo luminoſo: hora eſſendo la luna aſſai mino­
re
, che non è la terra, l'ombra della terra nata da raggi della Lu
na
, raſſomigliera vna piramide la cui cuſpide ſarà accanto alla
terra
immediatamente, & la baſi dell'ombra ſarà quiui, in­
uerſo
doue ella ſi destenderà il che è inuerſo il Cielo per
cio
biſogna, che l'ombra della terra ſia molto larga, & occupi
buona
parte del Cielo: adonque i raggi della luna non poſſono ar
riuare
à quella parte del cielo, che è ſottera al dirimpetto della
luna
, quando ella ſi truoua ſopra terra: ſe eglino non ci arriua
no
, non poſſono eſſere ribattuti inuerſo l'acque da quella parte
del
cielo, & non poſſono far il fluſſo & il refluſſo in que mari.
TAL. Voi col vostro bello ingegno, & con la voſtra gran
dottrina
mi ſtrignete ſi, che io (à dirui il vero) non ſo quaſi che
piu
mi penſare pure io mi ingegnerò ſodisfarui il meglio, che io
potrò
: La terra paragonata al Cielo raſſomiglia vn piccol pun
to
: & quantunque la ſua ombra ſia aſſai grande ella non adom
bra
però ſe non vna piccola particella del Cielo: dalle parti non
addombrate
vicine alle addombrate poſſono eſſere ripercoßi, i
raggi
della luna, & poſſono fare il fluſſo & il refluſſo del mare.
NOZ. Se i raggi ci arriuaſſero voi haureste forſe detto
qualche
coſa, ma non gia à baſtanza: perche ſe bene la parte adom
brata
del Cielo è picola, paragonata à tutto il Cielo: nondimeno
al
paragone del mare & della terra ella è grandißima: perche
1ſe l'ombra piramidale della terra ha la ſua baſe inuerſo il Cielo
egli
biſogna dir' per forza, che il Cielo addombrato ſia in quel­
la
parte molto maggiore, che non è tutto il corpo della terra, et
dell
'acqua: oltre che forſe i raggi della luna tanto alto non ar­
riuano
: Quando ancho vi arriuaſſero, eglino non potrebbono
eſſer
' ribattuti dal corpo celeste: perche la ſua natura è diafa­
na
& tranſparente, però ageuolißimamente penetrabile, ſen­
za
far' neſſuna reuerberatione de raggi, che la penetrano: cio ſi
vede
ne raggi del Sole & delle altre stelle ſuperiori, iquali pe
netrano
tutti, i corpi celesti inferiori, & non ſono ribattuti: coſi
ſe
i raggi della luna arriuano à quella parte del Cielo, che voi
dite
, non per queſto ripercoßi tornano in dietro, ma penetrano
il
cielo paſſando innanzi: ſi che ſe voi altra ragione non mi ren­
dete
, io di questa non mi appago ne molto ne poco, à dirloui alla
libera
, come infra di noi ſi debbe.
TAL. A dirui il vero in poche parole, anche io non me ne
contento
: però forſe ſi potrà dire, che ſe non il lume ſi ribatte:
ſarà
alcuna altra virtù naſcoſta nelle acque, dalla quale naſco
no
i medeſimi effetti, che ſogliono naſcere dal ribattuto lume:
come
con vna naſcosta virtù la calamita tira il ferro; la boc­
cha
del peſce hierace tira l'oro; l'ambra le paglie, & il roſpo tira
la
muſtella volgarmente chiamata dondola: & molte altre co­
ſe
ſomiglianti: di che egli non ſe ne può rendere altra ragione,
ſe
non fuggire ad vna occulta virtù: la quale all'ultimo altro
non
è che la propria natura di ciaſcheduna coſa: il che par che
aſſai
ſcopriſſe Aleſſandro Afrodiſeo nelle ſue queſtioni: & ſim
plicio
nella fiſica: ſarà moſſo adunque il mare da queſta ſua na
tural
' virtù, cioè dalla ſua propria natura: dalla quale in quel
tempo
, e in quel luogo naſcono que medeſimi effetti, che naſcono
da
raggi della luna all'hora in altro luogo, ò quiui in altro tem­
po
.
Poßi ancho dire, che il mare oceano (doue i flußi & i re­
flußi
ſono grandißimi) circonda tutta la terra: il che ha proua
to
Colombo Genoueſe nella nauigatione delle Indie da lui di
nuouo
ritrouate, et da gli altri ſuoi compagni piu oltre ſcoper­
te
: ſe queſto mare gira tutta la terra, egli ſi può dire, che l'una
1parte delle acque dalla Luna alterate, altera l'altra parte vici­
na
, et questa ſeconda parte altera la terza altera la quarta d'im
mano
in mano, ne ſi ferma questa alteration' gia mai infino, à
tanto
, che tutte le acque non ſono alterate: in questa maniera
il
fluſſo & il reflnſſo ſi puo forſe fare per tutto: questo modo
d
'alteratione nelle acque ſi vede quando altri vi getta vna pie­
tra
, la quale muoue, in giro la prima parte principalmente per­
coſſa
; queſta muoue la ſeconda, & la ſeconda muoue la terza, in
fino
a l'ultima, & ſi veggono nella acqua molti agitationi in gi
ro
, coſi fa il lume della Luna co ſuoi raggi percotendo l'acque del
mare
, ſecondo l'ordine, che hauete vdito: altro di meglio non ho
che
dirui: ſe cio non vi piace, adoprate hor voi il vostro inge­
gno
: & da voi steſſo ritrouate qualche ragion' migliore: il che
far
potrete, pur'che vogliate.
NOZ. Io ne principii de nostri ragionamenti già vi dißi,
non
hauer' coſa, che d'intorno à cio mi contentaſſe, hora il mede
ſimo
vi replico: pure da che noi altro per hora non habbiamo che
fare
, io vi dirò alcune altre ragioni: lequali perche da Aristo­
tile
ſiano ſtate ſcritte: accioche voi me ne diciate l'animo
voſtro
.
TAL. Dite M.Giuſeppe.
NOZ, Chi attribuiſſe il fluſſo, & il refluſſo del mare al na
tural
mouimento delle acque: lequali per eſſere corpi graui,
dallo
alto del mondo, che è l'aquilone, al baſſo deſcendono, che è
il
mezzo giorno: et giugnendo alla altra ripa del mare, dalla ter
ra
& da gli ſcogli ſono ribattute: & in dietro ritornano, facen­
do
con l'uno de due mouimenti il fluſſo, & con l'altro il refluſſo
egli
forſe direbbe qualche buona coſa, concioſia che la frigidi­
grandißima dello alto Aquilone, generi copia non piccola di
acque
, lequali quiui non poſſono eſſere diſſeccate dal caldo del
Sole
, che vi è piccolißimo, i monti etiandio dello Acquilone à
guiſa
di ſpugne d'acqua pregne premuti dalla frigidita del luo­
go
molte acque continuamente diſtillano, lequali ſono corpi gra
ui
per di lor natura, però dal mare Aquilonare d'acque copioſo
alla
ſpiaggia del mare del mezzo giorno ſi muouono l'acque ri­
battute
in dietro tornano facendo il fluſſo & il refluſſo conti-
1nuo come ſi è detto.
TAL. Chiunque coſi diceſſe, in luogo d'una verita direbbe mol
tebugie
, prima perche l'Oceano circonda tutta la terra, come noi
pur
'hora diceuamo: & non ha le ripe, dalle quali egli poſſa eſſe
re
ribattuto.
Dipoi perche l'Oceano non ſi muoue ne dallo aqui­
lone
al mezzo giorno, ne dal mezzo giorno allo Aquilone; ma
oltra
il ſuo fluſſo, & refluſſo ha egli vn'altro quaſi inſenſibile
mouimento
dal leuante al ponente, col quale egli va imitando
il
mouimento del Cielo, il che molto ſenſibilmente ſi conoſce da
Nardò
promontorio nella Spagna inuerſo la Brettagna; & dal
la
Brettagna al promontorio di Nardò ritorna, i primi aſſai piu
tardi
fanno il camin' loro, che nol' fanno i ſecondi, la cagione, è
che
eſſendo Nardò nelle parti di ponente, et la Brettagna in quel
le
di leuante, mouendo ſi il mare dal Leuante al ponente, i primi
caminano
contro al viaggio del mare, però tardi arriuano, & i
ſecondi ſeguitano il moto delle acque, però preſto giungono, quel
li
anchora, che di Spagna partendo ſi, nauigano inuerſo ponente
alle
Iſole & alla terra ferma di nuouo ritrouata, in ventiquat­
tro
giorni ci giungono: ma non ritornano ſe non in tre, ò ver'
quattro
meſi, perche i primi vanno à ſeconda, & gli altri van­
no
contro acqua adunque il mare non ſi muoue ne dallo Aqui­
lone
al mezzo giorno, ne dal mezzo giorno allo Aquilone, ma
dal
Leuante al ponente, imitando il Cielo, nondimeno questo non
è
il moto del fluſſe & del refluſſo: ilquale (à quel' ch'l'iſteſſa iſpe
rienza
perfetta maestra di tutte le coſe) apertamente ne dimo
stra
altro non è, che vn gonfiare & vno sgonfiare delle acque,
hora
denſe, & hora rare: il qual naſce del caldo, che gonfia, &
del
freddo che sgonfia & condenſa: & ha il ſuo primo princi­
pio
dallo iſteſſo fondo del mare, & â poco à poco hor' creſce, &
hora
ſcema di ſei hore in ſei hore, concioſia che vna quantità di
tante
acque in vno ſpatio di ſei hore cotanto piccolo veriſimilmen
te
non puo entrar d'altronde nel mare; & in vn'altro piccolo
ſpatio
d'altre ſei hore, come ella ſe ne poſſa vſcire, & doue elle
ſe
ne poſſa andare, non ſi vede, ne ſi puo per ancho vedere in mo
do
neſſuno: gonfiano adunque allargate del Caldo, & incomin-
1cia tal mouimento dal fondo del mare, & creſce alzando ſi inuer
ſo
la ſua parte eſtrema il che chiaramente ſi vede ogni giorno
ne
due castelli del porto Venetiano: doue vicino alla fine delle
ſei
hore, quando anche l'acque creſcono, la radice di detti castelli
à
poco à poco ſi ſcuopre, et reſta finalmente ſcoperta l'alteza qua
ſi
d'un piedi innanzi, che il refluſſo incominci: eſſendo certo, che
il
mare ancho creſce, & che nel medeſimo tempo d'intorno alle
parte
estreme di que due castelli, l'acque incominciano à ſcema
re
, egli è neceſſario di confeſſare, che il fluſſo, & il refluſſo del
mare
incominciando ſi dal fondo, à poco à poco ſalga alla alta ſu
perficie
delle acque: & non dallo aquilone al mezzo giorno ſi
muoua
, ò dal mezzo giorno allo aquilone,
NOZ. Se queſta ragione non vi piace; eccouene due altre
pur
'tirate dalla dottrina del medeſimo Aristotile, lequali forſe
vi
piaceranno.
Il fondo del (mare come voi ſapete) non è piano,
ma
dentro vi ſono altißimi monti; & profondißime valli, come
ancho
, è tutta la terra, l'acque etiandio di loro propria natura
ſono
corpi graui, iquali al baſſo naturalmente ſcendono: ſe que
ſto
è vero, l'acque che ſono ſopra i monti da fondo del mare, vi
stanno
per forza, & naturalmente cercano di ſcendere nelle baſ
ſe
valli: doue trouando le altre acque, ne con eſſe potendoſi fer
mare
in quel piccolo luogo, le cacciano: queſte cacciate, per for­
za
ſalgono ſopra, i monti del mare donde le prime ſi partirono:
eſſendo
quiui per forza ſalite, non vi ſi poſſono fermare; però
di
nuouo dalla loro propria grauita naturale moſſe ſcendono in
quelle
valli medeſime donde elle furono cacciate; & ne caccia
no
quelle, che prima vi erano ſceſe; lequali ſalgono doue elle
poſſono
cioè ſopra i monti: ne ſi finiſce gia mai questa guerra,
anzi
dura ſempre ſenza pace & ſenza triegua: il ſalir'delle ac­
que
, il fluſſo, & lo ſcendere delle medeſime il refluſſo; il
quale
ſempre dura, perche elle ſempre ſalgono, & ſempre ſcendo
no
.
L'altra ragione, è che eſſendo la ſuperficie alta del mare in al
cuni
luoghi larga, et inalcuni ſtretta, et eſſendo il fondo del mare
profondo
et doue montuoſo, il mare raſſomiglia le bilance, lequali
banno vno ſtilo ſottile, dalle cui parti eſtreme pendono due vaſetti
1i luoghi stretti della ſuperficie del mare raſſomigliano lo stilo,
& i profondi & grandi, i due vaſi delle bilance: hora ſe nell'
no
de due vaſi della bilancia alcuno corpo graue ſi metta, lo ſti­
lo
ſi abbaſſa da quella teſta, à cui è attaccato il vaſo, & dall'al­
tra
ſi rialza: Nello stretto alto del mare l'acque per forza ſi
stanno
, & al baſſo ſcendono valli larghe del mare, che raſſomi­
gliano
i vaſi della bilancia, & lo ſtilo di queſto ſtretto tirano ho
ra
in queſta, & hora in quell'altra parte: coſi fanno perpetuo il
il
fluſſo & il refluſſo.
TAL. Non punto piu gagliarde ſono queste ragioni, che
la
prima ſi foſſe: concioſia che, ſe il fluſſo, & il refluſſo del mare
naſceſſe
, ò dalla inequalità del fondo & della ſuperficie, & non
d
'altronde, come ſarebbe egli cotanto ordinato?
come ſi mute­
rebbe
egli ſempre di ſei in ſei hore?
certo io nol poſſo intendere:
come
ancho ſi vedrebbe egli il fluſſo & il refluſſo grandißimo
in
alcuni piccoli laghi, & piccole fontane, che questo fondo &
questa
ſuperficie inuguale non hanno?
come ſarebbe egli poßibi
le
, che creſcendo l'Oceano in Fiandra et in Brettagna, i fiumi che
nel
mare entrano per ſpatio di molte & molte miglia, faceßino
il
medeſimo fluſſo, & refluſſo che fanno i mari, non eſſendo in lo
ro
neſſuna inequalità di fondo, ò di ſuperficie?
chiunque andrà
conſiderando
queſti effetti vedrà, che il fluſſo, & il refluſſo del
mare
d'altronde naſce, che ò dal mouerſi dallo alto al baſſo del
mondo
, ò dalla inequalità del fondo & della ſuper ficie.
NOZ. Se queſte non ſono le cagioni del fluſſo & del refluſ
ſo
di queſti fiumi, di questi stagni, & di queste fontane, quali vo
lette
voi, che elle ſiano?
TAL. Non tutti, i laghi, ne tutte le fontane continuamen
teſi
generano di condenſati vapori dalla frigidità del luogo: ma
alcuni
naſcono dal mare, ilquale ha le ſue parti alte, che col pe­
ſo
proprio premono le baſſe, lequali premute, per forza entrano
in
certi aperti canali, che ſono nel fondo del mare, & per eßi com
tinuamente
ſcacciate dalle altre parti delle acque, che le ſegui­
tano
, arriuano alle fontane & a i laghi, iquali hanno il fluſſo et
il
refluſſo ſimile à quel del mare: perche le acque di queste fon-
1tane quando il mare ſcemà, ſi ritirano al mare, & calano: quam
do
il mar' creſce ſalgono alle fontane: per che adunque questi la
ghi
, & queste fontane hanno l'acque perpetuamente dal mare,
però
fanno il fluſſo & il refluſſo come il mare.
NOZ. Se coſi foſſe que laghi & quelle fontane ſarebbono
tutte
ſalate, nondimeno per la maggior parte cio non ſi vede.
TAL. Salate ſono le acque, perche con eſſe ſono meſcolate
alcune
terrestri, & groſſe eſalationi, lequali fanno il ſalſo ſapo
re
: alcuna volta auuiene, che i canali per li quali paſſano l'ac­
que
del mare ſono tanto stretti, che per eßi non poſſono paſſare
l
'acque groſſe; ma ci paſsano ſole le ſottili, lequali abbandonate
dalle
groſſe, donde naſce it ſalſo ſapore, reſtano dolci: Alcuni al
tri
canali ſono tanto larghi, che per lo mezzo: loro paſſano l'ac
que
große, & ſalſe: & arriuando alla fontana & allo stagno,
ſi
conſeruano ſalſe quiui come elle ſalſe ſono nel mare: Ariſtot.
volendo
perſuadere queſta verita infra le altre ragioni meſco­
vno eſperimento aßai ſenſato: & diße che i nauiganti tal'ho
ra
ritrouandoſi in alto mare ſenza acque dolce da bere, fanno
vn
vaſo di cera ben ſerrato da ogni intorno, & il calano legato
ad
vna corda ſotto le acque marine: la cera laquale ha i ſuoi po
ri
molto ſtretti, ſerrà la via à le acque große & terrestre, per
cio
ſalſe, & amare, & la apre alle ſottili, & dolci paßato alquam
to
di ſpatio di tempo i nauiganti tirano il vaſo in alto & aper­
tolo
heoano lacqua, che vi è dentro & la truouano dolce: la on­
de
egli ſi puo raccorre, che la meſcolanza de groſsi, & terrestri
vapori
con le acque ſottili, le faccia diuentare ſalſe: Ariſtot.
non
contento di queſto aggiungne vn'altro ſenſato iſperimento
& dice, che vn'ouo meßo in vn vaſo pieno di acqua dolce ſcende
al
fondo del vaſo, il medeſimo vouo nella medeſima acqua ſala­
ta
nuota à galla: adunque, le parti große & terrene del Sole
quali
hanno ingroſsato l'acqua la hanno fatta diuentar' ſalſa et
amare
: Naſce anche il ſalſo ſapore delle fontane talhora da vna
miniera
di ſale, per laquale eſse poßano, lequali non hanno il fluſ
ſo
& il refluſſo: per che il primo principio loro non è nel mare:
I
fiumi ſeguitano il flußo, & il refluſſo del mare, perche l'acque
1marine alzando ſi gli fanno tornar' in dietro, & abbaſsandoſi gli
laſciano
andar' inanzi.
NOZ. Di queſto vostro diſcorſo io non ne reſto ſodisfatto,
quanto
io vorrei, ma ſolamente quanto io poſso: pure ſiaſi co­
me
ſi voglia, io vi addimanderò ancora d'alcune altre coſe, poi
farò
quello, che egli vi piacera: Voi diceſte, che il mare dello
Oriente
allo Occidente ſi moueua; non dimeno io ho vdito dire
altra
volta da eſercitati nocchièri, che il mare mediterraneo ſi
muoue
in giro: il qual mouimento ſi conoſce da coloro, che na­
uigano
dalla Dalmatia alla Hiſtria, infino à Vinegia, per queſto
ſpatio
di paeſe il mar'ſi muoue dal Leuante al Ponente: Da vine
gia
nauigando verſo la puglia il mare ritorna in verſo Oriente,
& quaſi vn giro: adunque egli non ſi muoue dal Leuante al
ponente
, come voi diceſte.
TAL. Coſi è (M.Giuſeppe) & cio auiene, perche eßendo
il
Mare mediterraneo dalla terra circondato, non puo imitar il
celeste
moto del Leuante al Ponente coſi à punto: però il va
imitando
quanto egli può; non potendo ſe non in giro, per ca­
gione
della terra, che lo impediſce, in giro ſi muoue.
NOZ. Questo flußo & reflußo, di cui tutto hoggi ſi è ra­
gionato
grandißimo ſi vede nel mare Oceano, minore nel medi­
terraneo
, nel mare tirreno non ſe ne vede ſegno neßuno, qui il
noſtro
mare Piſano non ſi muoue altrimente col flußo & col re
flußo
: il ſimile ho vdito dire del Genoueſe, & del prouenzale,
del
mar'morto, & del mare della etiopia, ò ver'morea, che noi ce
la
vogliamo chiamare, d'onde queſta mutatione ſi naſca in que­
sti
mari, io non ſo per ancho vedere pero ſe voi ne hauete ragion
neßuna
, piacciaui di dirlami.
TAL. Voi ben faceste à fauellar'com quella conditione, quaſi
che
voi vi indiuinaste, che io non haueßi nulla da dire, & ſe io
pur
qualche coſa haueßi, di cio non mi appagaßi à pieno.
NOZ. Dite tutto quello che hauete, ò da voi steßo penſa­
to
, ò da altri trouato ſcritto, & ſiaſi per eßere quello, che voi
dirette
, come ſi voglia.
TAL. Coſi farò: ſono adunque alcuni mari, il fondo de qua
1li ha la terra rara & molle, laquale non puo punto ritenere in
ſe
steßai vapori generati dal caldo della luna: anzi gli laſcia
vſcir
' fuora mentre ſi generano: l'acque anche di queſti mari,
ſono
molto ſottili, & quaſi non punto ſalate: lequali poco, ò non
nulla
reſiſtono â raggi della luna, & non molto gli ripercuoto­
no
: però non molto poßono eßere riſcaldate, & non molto poſ­
ſono
eßere alterate nel gonfiarſi, ò nello sgonfiarſi dal caldo, che
vi
è leggiero, ò da vapori tirati dal caldo che ſe ne vanno ſubi­
to
; questi mari ſono piu tosto da eßer' chiamati grandi ſtagni,
che
mari; come il mar'Piſano, il Genoueſe, & il prouenzale: ne
quali
non ſi conoſce il flußo & il reflußo per le cagioni, che voi
hauete
vdite.
Quanto al mar morto, & al mar della morea, da
alcuni
chiamato indico, per eßere congionto con l'indico: vi
dico
, che la cagione della loro perpetua quiete, è a punto
contraria
à quelle che io hora lo raccontate: concioſia che l'ac
que
d'amendue, questi mari ſiano großißime, & denſiſsime, le
quali
non poßono eßere penetrate de raggi della luna; ſono etiam
aio
, i vapori di queſti mari tanto groſsi, che non ſi poſsono muo
uere
però ſi stanno ſempre immobili: Manifestiſsimo ſegno del
la
groſsezza delle acque & de vapori, e' che in que mari non vi
ue
neſsuno animale: pochi legni gli nauigano, & que pochi con
molta
faticha: & i corpi, che ne gli altri mari vanno al fondo,
in
queſti due ſtanno à galla: & appreſso alla ripa loro per mol­
te
miglia non naſce pianta neſsuna tutti questi ſono ſegm aper
ti
della groſsezza delle acque di que' mari la qual' groſsezza
gli
rende inetti al moto: & al riceuere le alterationi de corpi ce
leſti
, dalle quali naſce il fluſso, & il refluſso.
NOZ. Che direte voi del mare Indico & perſico, l'uno de
quali
entra nell'altro ſenza mezzo neſsuno; nondimeno il mar
perſico
, è nauigabile, dal di, che il ſole entra nel primo grado del
peſce
, infino che egli entra nel primo grado della vergine: quan
do
il Sole è ne ſegni contrarii questo mare ha fortuna: quando il
ſole
poi, è nella fine del ſagittario, & nel principio del capricor
no
, la tempeſta, è tanto grande, che quaſi tutte le naui, che all'ho
ra
vi ſi truouano, ſi ſommergono: & resta per cio queſto mare
1innauigabile in que tempi: Il mare Indico, è tranquillo, quando
il
sol' ſi muoue per la vergine infino al principio del peſce, & é
la
tranquillità ſua grandißima, quando il ſol' ſi truoua nella
fine
del ſagittario, & nel principio del capricorno, dal princi­
pio
dello Ariete infino al principio della vergine queſto indico
mare
ha grandiſsima fortuna, & maggior che mai, quando il ſo
le
ſi truoua ne gemini, & maſsime nella fine; & quando egli en
tra
nel principio del cancro: questi due mari ſono continui, non
dimeno
quando l'uno ha fortuna, l'altro è tranquillo; & quan­
do
l'uno, è tranquillo l'altro ha fortuna: vorei coſi, che voi mi
diceste
la cagione di questo regolato mouimento loro: laquale à
me
parebbe, non eſsere stata detta in tutto hoggi.
TAL. vero, è che di cio non ſi è fauellato: però hora vi di­
co
, che ſe bene il fluſso, & il refluſso del mare principalmente
naſce
dalla luna, egli nondimeno è ancho aiutato dal ſole: il che
ſi
vede ne quarti della Luna; ne quali à Vinetia ſi è oßeruato,
che
il flußo, & il refluſso ſi varia nello eßere maggiore, ò mino
re
: egli è ancho aiutato, & impedito dalle acque piu & meno
ſottili
, de vapori rari & denſi, großi & ſottili, che penetrano
per
l'onde marine, & le fanno gonfiare, & sgonfiare, dalla equa
lita
et inequalità del fondo: & da molte altre coſe lunghe à rac
contarſi
hora.
Il mare indico ha l'acqua aßai piu ſpeße piu groſ­
ſe
& piu denſe che non ha il mar' perſico: & cio naſce per che
l
'indico è piu inuerſo il mezzo giorno, che non è il perſico, doue
l
'ardor' grande del ſole meſcola le acque con molte terrestri, &
große
eſalationi, & le tira in alto riſoluendone le parti ſottili,
& laſciandoui quelle piu große & piu feccioſe, lequali rendono
quel
mare denſo & ſalato, anzi amaro: Queſto mare per cagion
della
ſua grandißima großezza non puo eßer' moßo da vn pic­
col
' caldo, o ſiaſi della Luna, ò ſiaſi del ſole ne ſegni del zodiaco
lontani
da quel mare: & perche il ſole entrando nella vergine
poco
riſcalda, però il mare ſi tranquillo: tranquillißimo, quam
do
il ſole ſi appreſsa al mare Indico entrando nel primo grado
dello
Ariete, egli l'incomincia a' mouere tirando in alto gli spi
riti
di quel mare, i quali ſono groſsi, & molti, però fanno nuuo-
1le oſcure & denſe; lequali creſcono ſecondo il moto del Sole ne
ſegni
caldi: la onde quando il ſi truouà ne gemini, & nel Can­
cro
, l'acque ſono turbatißime, et le nuuole oſcurißime: ne ſi puo
il
mare Indico in quel tempo nauigare ſe non com metterſi al ma
nifesto
pericolo di ſommergerſi nelle ſue onde: & cio auiene;
perche
i vapori speßi & großi conſeruano il caldo riceuuto dal
ſole
, & come il ferro groſſo & denſo conſerua il caldo del fuo­
co
, ilquale molto tempo non è conſeruato dalla rara stoppa: &
conſeru
andolo inalzano, turbano & gonfiano l'acque, eſſendo
questa
vna proprieta del caldo di gonfiare, & agitar' gonfian­
do
, i corpi humidi: & tanto le gonfiano, che le rendono innaui­
gabili
.
Il mare Oerſico l'acque & gli ſpiriti ſottili, iquali à
poco
à poco ſi riſoluono, quando il ſole camina per li ſegni caldi
queſti
ſpiriti riſoluti nol poſſono gonfiare: però il mar' perſico, è
all
' hora tranquillo: quando il ſole camina per li ſegni frigidi,
gli
ſpiriti di queſto mare ſi ingroſſano per cagion' del freddo: il­
quale
per natura di ingroſſare, i corpi humidi: questi ſpiriti
ingroſſati
non poſſono eſſere riſoluti coſi ageuolmente; però mo
uendoſi
per le acque le gonfiano: & rendono il mare tempeſto
ſo
: queste mi penſo io, che ſiano le varie cagioni di questi di­
uer
ſi effetti.
NOZ. Che direte voi di que mari, d'Arabia, et di molti al
tri
luoghi, i quali hanno le acque tanto dolci, quanto ſono le ac
que
ordinarie delle fontane, et de fiumi, però biſogna, che le hab
bino
ſottili, da che il ſapor'ſalſo naſce dalla meſcolanza delle par
ti
groſſe & terrene?
come voi diceſte dianzi, nondimeoo que ma
ri
hanno il medeſimo fluſſo & refluſſo, che hanno gli altri?
adun
que
quello, che voi dianzi diceſte delle difficulta, & non pic­
le
: quando fauellando del nostro mare Piſano del Genoueſe, &
de
gli altri ſimili, toglieſte loro il fluſſo et il refluſſo ſolo, perche
le
loro acque, poco amare, & molto ſottili non poteuano ribat­
tere
, à baſtanza, i raggi della Luna, da quali elle foſſero riſcal­
date
, & non poteuano conſeruare in loro steſſe i vapori, che dal
fondo
loro erano tirati in virtù del caldo celeste, ma gli laſcia­
uano
andar'fuora mentre ſi generauano: auenga, che in Arabia
1ſiano de mari dolci, nequali è il fluſſo, & refluſſo à punto com e
ne
glialtri.
TAL. Nella Arabia (M.Giuſeppe) ſono molti fiumi dol
ci
, & großi, iquali entrando nel mare, con impeto ſcacciano le
acque
marine dalle ſpiaggie: le quali ſcacciate ſi ritirano lonta
ne
dalla terra in alto mare, & quiui ſi reſtano ſalſe, & groſſe
ſottopoſte
à quelle medeſime alterationi del Cielo, alle quali ſo
no
ſottopoſte l'acque del Mare Oceano: quiui ſi il vero fluſſo
& il vero refluſſo: nello alzarſi delle acque marine egli è ne­
ceſſario
, che le acque dolci vicine alle ſpiaggie, ſpinte dalle ſalſe
anche
elle ingroßino, & ſi alzino: nello abbaſſarſi poi delle on
de
ſalſe, le dolci ſi abbaſſano, ſeguendo il me deſimo fluſſo, et il me
deſimo
refluſſo: non che cio loro auengha d'altronde, che donde
voi
hauete vdito: cio ſi vede alla foce del noſtro.
Arno, ilquale
entrando
nel mare per molto ſpatio di paeſc conſerua le ſue ac­
que
di colore & di ſapore diuerſe da quelle del mare, & non è
però
ſe non vno piccolo fiume: tanto piu ſi debbe credere di mol
ti
& großi fiumi, come ſono quelli d'Arabia.
NOZ. Anche non ſiamo alla fine: ci restano etiandio certi
altri
mari, iquali non ſi muouono di ſei hore in ſei hore, ma di
quindici
giorni in quindici giorni: questi mari creſcono alzan­
doſi
tutto il tempo de primi, quindici giorni, & colando ſcema
no
tutto il tempo de ſecondi quindici giorni: queſti mari certa­
mente
non poſſono ſeguitare il moto della Luna nelle quattro
quarte
del Cielo, proportionate alle quattro quarte del giorno
però
biſogna, ò veramente, che voi alquanto meglio dichiarate
la
cagione del rifluſſo & di ſopra posta per vera, ò veramente,
che
voi ne ritrouiate delle altre.
TAL. Delle altre io ben vi prometto none potere, ò volere
ritrouare
per hoggi: perche l'hora, è tarda homai, & quando el­
la
cotanto tarda non fuſſe, per auentura, à me non basterebbe
l
'animo di dirui coſe molto lontane da quelle, che hauete vdito:
lequali
alquanto piu ſpiegate, forſe baſteranno, per iſciorre il
voſtro
nodo: egli è ben vero, che cio richiede vn ragionamento
alquanto
lunghetto, del qual forſe voi non vi contenterete.
1
NOZ. Perche non volete voi, che io mi contenti? ſe io non
me
ne contentaßi, non vi haurei addimandato: dite pure, che quam
to
piu direte, tanto più volentieri vi aſcolterò:
TAL. Io vi dißi dianzi, che le stelle del Cielo raſſomiglia­
uano
, i nodi delle tauole: lequali ſono alcune parti del corpo ce­
leste
piu denſe, & piu lucenti: perche la luce nella materia den
ſa
aſſai piu riluce, che ella non nella materia rara: il che ſi ve
de
nel deuſo ferro affocato, il quale molto più riluce, che non
fa
la rara stoppa ardendo: coſi auiene alle stelle, che per eſſe­
re
parti piu denſe del Cielo, più rilucano, che non fanno
le
altre parti rare del medeſimo Cielo: A questo, che io dian
zi
vi dißi, aggiungo, che ſe la materia denſa ſara oſcura & te­
nebroſa
per ſua natura, come è la terra, ella ſarà aſſai più oſcu­
ra
, che non è la medeſima materia rara: & per contrario la ma
teria
per ſua natura atta, à riceuere la luce ſarà tanto piu lumi
noſa
, quanto, che ella ſarà piu denſa, & perche tutta la celeste
materia
, è atta à riceuere la luce, però quanto più condenſate
inſiemi
ſono le parti ſue, tanto piu ella riluce, & naſce questa
luce
nel Cielo dallo Intelletto celeſte, che il moue: & perche gli
intelletti
ſuperiori ſono molto piu perfetti, che non ſono gli in­
feriori
, però la luce, che naſce da gli intelletti celesti ſuperiori,
è
aſſai maggior che non è quella che naſce da gli inferiori, &
perche
l'intelletto, ilquale muoue il Cielo della Luna è imper­
fettißimo
, il lume, che è nella Luna è piccolißimo.
Qui mi accade dire à caſo, che ſe il nostro intelletto foſſe di
quella
perfettione, di cui ſono gli intelletti diuini che muouo­
no
, i corpi celesti, & ſe il noſtro corpo foſſe per ſua natura ſu­
bietto
atto, & proportionato à riceuere la luce, la noſtra fac­
cia
, & le nostre membra riſplenderebbono, come i nostri theolo
gi
dicono, che hoggi riſplende il glorioſo corpo di Ieſu christo in
Cielo
, & come riluceranno i nostri dopo il giorno del giuditio,
quando
gli animi noſtri fatti perfetti, & quando i nostri corpi
ſcarichi
dal graue peſo della oſcura, & tenebroſa terra, riju­
ſciteranno
glorificati: Hora, che l'intelletto nostro è imper­
fetto
, & che il nostro corpo è oſcuro, & tenebroſo per ſua
1natura, in noi non ſi vede alcuna luce, ma in cambio della luce,
nella
faccia noſtra riſplende vno colore viuo, nato dallo intellet
to
nostro, nel ſangue, meſcolato con gli ſpiriti: La onde quelli,
il
cui intelletto, è piu perfetto, & il cui ſangue, & ſpiriti ſono
più
purgati hanno la faccia, & particularmente gliocchi piu ri
lucenti
: i corpi morti, ſenza ſangue, ſenza ſpiriti, & ſenza ani­
ma
, ſono anche ſenza colore: Hora tornando alla Lnna, dico, che
ella
, è vna parte del ſuo Cielo piu denſa, però in lei dal ſuo intel
letto
naſce alquanto di luce; non gia quanta ne, è nel ſole, &
nelle
altre stelle ſuperiori: perche il ſuo intelletto, è meno per
fetto
, che non ſono gli altri intelletti ſuperiori: & perche la fac
cia
della Luna, è meno denſa, che non è quella del ſole, & delle al
tre
ſtelle, però manco riluce: & nella isteſſa faccia della Luna
ſono
alcune parti piu rare, lequali fanno la macchia, che in eſſa
ſi
vede: laquale non è ne l'ombra de monti; ne la reuerberatio­
ne
del mare; ne altra ſomigliante coſa: ma è ſolo vna parte me­
no
denſa, però meno rilucente: per cio io dico, che la Luna da
ſe
steſſa alquanto di luce, oltra quella, che ella riceue dal ſole la
quale
, è aſſai maggiore, che non è la ſua propria: Applicando al
noſtro
propoſito; dico, che ne primi quindici giorni, nequali il
lume
del ſole nella Luna creſce, ſi fortifica la virtù ſua nelle ac
que
, & i flußi all'hora ſi fanno gagliardi, & l'onde marine in­
groſſano
; Quando la Luna ne ſecondi quindici giorni in comin
cia
, à perdere il lume del ſole, ella perde la virtù, che ella nel
le
acque, però l'acque colano, & fanno il refluſſo in que mari,
che
di quindici in quindici giorni hor calano, hor ſcemano: ne
gli
altri mari ſi è oſſeruato, che i flußi ne primi quindici giorni
ſono
maggiori, che non ſono, i reflußi, & ne ſecondi quindici gior
ni
i reflußi ſono maggiori, & i flußi minori, il che daltronde non
puo
naſcere, che dal Sole, ilquale illuminando la luna nelle pri­
me
giornate più, che nelle ſeconde, gli virtù, da potere alzar
l
'acque riſcaldandole, & glie la to glie, à poco à poco nelle ſecon
de
giornate: Que mari, de quali voi diceſte, che haueuano il fluſ
ſo
loro per quindici giorni continui, & per altri & tanti il re­
fluſſo
, biſogna, che ſiano mari, veramente amari, non che ſalati,
1pieni d'acque großißime, & di ſpiriti denſi, & großi, iquali non
poßino
eſſere alterati ſe non dal gran caldo, che è nella Luna ne
primi
quindici giorni; ma non gia dal minore de gli altri quin­
dici
giorni ſecondi: però all'hora, che la luna gagliardamente al
tera
, questi mari gonfiando fanno il fluſſo; ilqual dura, quanto
durà
la molta forza della Luna: quando la ſua forza, & virtù
nelle
acque manca, il fluſſo finiſce: & l'onde marine à poco, a po
co
, sgonfiando, calano, & ritornano baſſe come prima: Eccoui
(il mio M.Giuſeppe) quello, che io mi credo douer baſtare per
voſtra
chiarezza.
NOZ. Cio certo mi baſta circa queſto: ma egli ci rimane
ancho
vn'altra quistione, non molto minore della principale, et
di
cui io non ſon molto hene riſoluto; percio da voi haurò caro
ſapere
quello, che io me debba credere.
TAL. Dite pure quello che vi accade, che io mi ingegnerò
ſodisfarui
, ſe non in tutto, almeno in qualche piccola particella
NOZ. Voi ſapete, che nella prouincia dello Egitto non pio
ue
gia mai per tempo niuno ne di state ne d'inuerno: & che il Ni
lo
fiume großißimo ogni ſtate gonfiando eſce fuora del ſuo let­
to
, & bagna tutta quella prouincia: queſto ſuo moto ordinatis
ſimo
, ogni anno circa il ſolstitio eſtiuo creſcendo allaga tutto lo
Egitto
& ſi alza ſopra terra molte & molte braccia, intanto,
che
gli habitatori di que paeſi, per viuer' ſicuri hanno fatto in
quelle
larghe, & aperte campagne alcuni monti di terra, & di
pietre
, ſopra liquali hanno edificato le loro cittadi, doue in quel
tempo
ſaluano loro, li loro beſtiami, & l'altro loro hauere: du­
ra
il creſcere del fiume circa venti giorni; & poi, à poco à poco
ſcema
, per iſpatio d'altri & tanti giorni: infino, che egli ritorni
alla
ſua propria natura; ne ſi vede, che questo ſuo modo di mo­
uerſi
gia mai ſi muti: il gonfiare del Nilo ſi potrà chiamare
fluſſo
, & il calare ſi potrà addimandare refluſſo: ilquale non ſe­
guitando
l'ordine del mare, dourà hauere altre cagioni, & mol
to
diuerſe dalle gia dette: lequali io deſidero intendere da voi,
perche
, quelle, che io da altri antichi et moderni Filoſofi vdi
to
& letto, non mi paiono punto ragioneuoli: anzi molto piu
1lontane del vero, & dal veriſimile, che non è la luce dalle tene
bre
: & forſe da oſcurare molto più la quistione, per ſua natu­
ra
oſcura, che da dichiararla in neſſuno modo: però ſe cio non vi
è
graue, ſiate contento dirmene quello che ne ſapete.
TAL. Non ſo ſe io di cio potrò ragionare hoggi con voi
all
'improuiſo; eſſendo strettißimo il nodo della vostra diffici­
lißima
quiſtione: ilquale non ſi può ſciorre ſenza diligente &
matura
conſideratione, & ſenza grandißimo ingegno, & arte:
à
che io per hora non mi truouo molto atto, maſe pur voi vole
te
vdirne il parere mio, raccontatemi prima voi quello, che ne
hauete
letto: perche nel ragionare stuzzicherete il mio addor
mentato
ingegno, & mi ſcoprirete qualche coſa; di cui forſe vi
contenterete
.
Questa faticha ci ſarebbe hoggi tolta, ſe noi ha­
ueßimo
quello, che di cio ſcriſſero eudoro, & Aristone Filoſofi
Peripatetici
, ma perche gli ſcritti loro ſi ſono perduti, ò vero
non
ci ſono capitati alle mani, ci biſogna com faticha cercar quel
lo
, che da loro ſenza molta noia hauremmo inteſo à bastanza,
egli
è ben vero, che inanzi, che voi diciate nulla, io vi voglio
sgannare
di quello, che à me pare, che voi habbiate voluto, che
io
creda per vero, cioè che in tutto Egitto ſuperiore, quando il
Sole
ſi auicina al ſolſtitio estiuo, ſi fanno come grandißimi di­
luuii
di pioggie, lequali durano circa quaranta giorni, il qual
tempo
è chiamato verno da gli etiopi, & dura mentre che il
ſole
paſſa tutto il Cancro, & buona parte del Lione, egli è ben
vero
, che nello Egitto inferiore non ſi fanno queste grandißi­
me
pioggie chiamate inuerno, ma ſi bene nel ſuperiore, il che ho
voluto
dirui per is gannarui, et perche io penſo ſeruirmi di que
sto
inuerno, à certe mie biſogne, come voi vdirete: Dite adun­
que
(M. Giuſeppe) ma intanto tenete questo per fermo.
NOZ. Io ſon contento, non gia come Filoſofo, diſcorrere
con
voi quello, che io intendo d'intorno alla noſtra quistione,
perche
io per me non ho penſato à nulla, che mi sodisfaccia, ma
come
hiſtorico fidelmente ui racconterò l'altrui openioni, il giu
ditio
delle quali laſcerò interamente à voi.
TAL. Incominciate adunque; & à voi anche ſerbate la vo
ſtra
parte del giudicare de gli altrui detti, il che molto bene fa-
1re potrete, eſſendo voi cotanto eſercitato nella lettione de buo­
ni
autori, da cui ſi guadagna il giuditio, & ſi fa perfetto.
NOZ. Laſcerò pure questo carico hoggi à voi, & io ſem­
plicemente
attenderò à oßeruarui la mia promeſſa.
Dico adun
que
, che Talete Mileſio, vno de ſette ſauii di Grecia, & Eude­
mone
attribuirono il gonfiar' del Nilo alle Eteſie di ponente,
lequali
(come voi ſapete) ſono venti, che ogni anno ſoffiano cir
ca
il Solstitio eſtiuo, i quali venti fanno gonfiare il mare medi­
terraneo
; doue sboccha il Nilo, et il fanno reſiſtere al corſo del
fiume
, ſi che egli alla libera, & ſenza impedimento non vi puo
entrare
dentro, anzi ribattuto dalle onde marine è sforzato à
tornarſene
indietro, & ad allargarſi vſcendo fuora del ſuo pro
prio
letto, & à coprire tutto lo Egitto, annegando gli animali,
da
quelli infuorati che ſi ſaluano ne luoghi alti, per cio fabri­
cati
da l'arte; da che la natura, in quelle larghe, & aperte cam
pagne
, non ne ha fatti neſſuni.
Alle Eteſie attribuito que­
ſto
effetto anche da Democrito Abderite; ben che in vno altro
modo
: Questi diceua, che ne luoghi di mezzo giorno, non ſono
neui
, ma ſotto l'Aquilone le neui ſono altißime, doue elle ſi com
ſeruano
lungo tempo ghiacciate, lequali al tempo del ſolſtitio
eſtiuo
ſi diſtruggano, & generano molte & groſſe nuuole ne
luoghi
piu alti dello Aquilone; Queſte nuuole ſono ſpinte dal
le
eteſie inuerſo, i piu alti monti del mondo, iquali ſono nello
Egitto
ſuperiore, & nella Etiopia, alle prime fontane del Ni­
lo
.
Dacostoro poco ſi diſcoſto Aleſſandro A frodiſeo, ilquale vol
ſe
, che come nelle noſtre prouincie tal volta auiene, che vna nu­
uola
, d'altronde portata, quiui fa la pioggia, doue ella, è condot
ta
, ſenza eſſerui generata, coſi nello egitto ſuperiore, & nella
Etiopia
dalle Eteſie ſono portate le nuuole, che altroue ſono ge
nerati
, in diuerſe parti del mondo, dalle quali naſcono tante piog
gie
, che bastano, à far la grande inundatione del Nilo, per tut­
to
lo Egitto, queſto medeſimo accade al fiume Nigir, ilquale col
Nilo
creſce, & col Nilo ſcema, molte altre ragioni, da molti al
tri
Filoſofi credute per vere, vi potrei raccontare, ma per non vi
infaſtidire
, le laſcio, & di queſte mi contento, lequai ſe non ſono
vere
, pare, che habbino alquanto del veriſimile.
1
TAL. Si ma non gia tanto, che basti; perche le Eteſie non
ſoffiano
ſolamente dalla quarta del Ponente, come credette Ta
lete
& Eudemone: ma anche da quella dello Aquilone: lequali
però
non fanno gonfiare, i fiumi, che sbocchano ne mari Aqui­
lonari
: & quelle Eteſie, che ſoffiano dalla quarta del Ponente,
non
ribattono tutti gli altri fiumi, che quindi entrano ne mari
anzi
laſciano loro l'entrata libera & aperta: laquale doureb­
bono
impedire; ſe questa foſſe la cagione del gonfiare del Nilo:
Di
poi: ſe le eteſie etiandio gonfiano dalla quarta del Ponente,
le
nuuole non ſono ſpinte ſolo dallo Aquilone, come credette De
mocrito
Abderite: In oltre le Eteſie non incominciano à ſoffia
re
col creſcimento del Nilo, ma quaſi alla fine: & ſi fermano
molto
prima, che non ſi ferma il Nilo: Adunque il creſcere &
lo
ſcemare del Nilo inanzi, che le Eteſie ſi ſentino, & dopo, che
elle
ſono finite, non naſce da loro, ma d'altronde: per che quella
cagione
, laquale anche non è, ò vero, è gia destrutta, non puo
partorire
neſſuno effetto.
Apreſſo, ſe cio naſceſſe, perche le ac
que
foßino ritenute, dal gonfiare eſtraordinario dell'onde mari
ne
, il Nilo incomincerebbe, à creſcere dalla parte di ſotto, vici
na
al mare, & le acque tornando addietro manifeſtamente ſive
drebbono
correre allo in : il che non ſi vede: anzi ſi ſcorge tut
to
il contrario, à punto: cioè incomincia l'augumento del Nilo
dalla
Etiopia, & quindi ſcendono, à poco à poco arriua alle par
ti
piu alte dello Egitto ſuperiore: poi ſe ne viene alle piu baſſe
dello
Egitto inferiore, infino al Cairo: dopo ilquale il fiume in­
groſſato
entrà nel mare: & non ſarebbe la cagione di questo ef­
fetto
naſcosta, come ella è: anzi ella ſarebbe manifeſta, à tutti
gli
habitatori di que paeſi, iquali co proprii occhi la vedrebbo­
no
, & coſi foſſe: come naſcoſta non è ſtata, à tempi nostri la ca­
gione
della inondatione del Teuere, à Roma: laquale nacque,
perche
i venti, che ſoffiano dalla quarta di mezzo gior­
no
, fecono gonfiare il mare: dalle onde delquale furono ri­
battute
addietro l'acque del Teuere, quiui doue egli sbocca: la
onde
elle ritornaro allo in , & allagaro tutta Roma: laquale
eſſendo
per ſua natura ſecca terra, all'hora diuenne tutta naui
1gabile: & è il viaggio del Teuere tanto corto, che ſi di certo,
che
nelle parti di ſopra non era piouuto tanta acqua im neſſuno luo
go
, che poteſſe eſſere cagione di tanta rouina: Si ſaprebbe etiam
dio
la cagione di queſto effetto ſe vero foſſe quello, che per vero
afferma
Democrito, & Aleſſandro: perche le coſe dette da lo­
ro
non ſono tanto naſcoste à gli occhi nostri, che elle non ſi po­
teßino
vedere.
Ma per che il Nilo (come ſi è detto) incomincia
à
creſcere dalle parti ſuperiori, & non dalle inferiori, ne ſi co
noſce
, come in quel tempo apunto, piu di tutti gli altri tempi
caldo
, quiui, in que luoghi, per loro natura caldißimi, poſſa pio
uere
vna gran quantita d'Aqua, che allaghi tutte le larghe et
lunghe
campagne dello Egitto, à ragione ſi dubita, donde naſce
queſto
merauiglioſo effetto, del quale non ſi dubiterebbe, ſe la
coſa
steſſe, come parue à Talete, & à Eudemone, à Democrito,
et
ad Aleſſandro: però altroue, ci biſogna riccorrere, che à que
ſti
Filoſofi, per la cagione del fluſſo, & refluſſo del Nilo, & de
glialtri
fiumi, che ſeco creſcano et ſeco ſcemano, come è il Ni­
NOZ. Et doue? (gir:
TAL. A piu naſcoſti ſegreti di natura: laquale pare, che
à
posta habbia voluto coprire le coſe ſue per darci cagione d'af
faticare
i noſtri ingegni, & bene ſpeſſo indarno: quaſi, che ſe el
la
foſſe donna, ſi foſſe per pigliar' piacere di vederci cercare
lungo
tempo quello, che noi non trouiamo gia mai, & foſſe
per
riderſi de fatti nostri, come ſpeſſo ci ridiamo noi de fan­
ciullini
, quando cercano per alcuna di quelle coſe, che eßi han­
no
dinanzi à gli occhi, et non la trouano, per che non la conoſca
no
, coſi noi cerchiamo, & tal'hora ci appreßiamo al vero nelle
oſcurißime
tenebre del noſtro poco ſapere dalla natura naſco­
sto
, & perche nol' conoſciamo, il laſciamo, come ſe noi gli foßi­
mo
diſcoſto mille miglia, ò piu.
NOZ. Egli mi pare, che voi vogliate entrare nella quiſtio
ne
di Mennone, il quale volendo prouare, che noi non ſapeuamo
nulla
di nuouo; ma che'l ſapere nostro era vno ramentarſi delle
coſe
per lo addietro da noi ſapute, & dimenticate, ſi ſeruiua
d
'un ſimile argumento.
1
TAL. Viromperò la parola in boccha (M. Giuſeppe) hab
biate
patienza, io non ci voglio entrare; perche deſidero veni­
re
vna volta, à capo de nostri raggionamenti.
NOZ. Altrettanto il deſidero io, però piacciaui dirmi quel
lo
, che hauete ritratto da ſegreti di natura, circa il gonfiare,
& circa lo sgonfiare del Nilo.
TAL. Io attribuiſco vn tale effetto à tutte le cagioni, qua
li
voi vdirete: Alle pioggie grandißime, che nella Etepia, &
nello
egitto ſuperiore ſono in que tempi: Alle neui, che all'ho­
ra
ſi distruggono ne monti di Bet, doue ſono le fontane del Ni­
lo
, & alle acque, che in quella stagione eſcono di ſotterra: in
tanto
, che non vnaſola, è la cauſa di questo effetto, ma mol­
te
.
NOZ. Et in che modo?
TAL. Voi l'udirete hor'hora. La pioggia ha le ſue cagioni, co
me
tutti gli altri effetti naturali, le quali ſono la materia, &
l
'e fficiente: Quiui vi è la materia copioſißima, per che vi è buom
numero
di großißimi fiumi, oltra il Nilo, & il mare Arabico,
& l'Oceano: vi ſono lunghißime, & inuilup patißime catene
d
'altißimi monti, vi ſono in fra que monti profundißime valli,
da
tutti questi luoghi & da altri ſimili, poſſono ſalire vapori,
& in effetto ſalgono; perche nelle alte parti di que monti ſi ve
de
, apertamente raccorre vna folta nebbia, laquale pian piano
ſi
conuerte in nuuola: & di nuuola hora in neue, et hora in piog
gia
, ſecondo, che il freddo, è ò maggiore, ò minore: Vi è l'efficien
te
; per che vi è il caldo del Sole grandißimo, ilquale puo tir are
& tira grandißima copia di vapori, & in que monti, e in quel
le
valli vi ſono grandißimi freddi, da poter' condenſare, i vapo­
ri
tanto che diuentino nuuole, & di nuuole hor' pioggia hora
neue
: Tira il Sole maggior' copia di vapori, quando egli piu lun­
go
tempo corre ſopra lo Egitto, però entrando nel primo grado
dello
Ariete, i giorni quiui incominciano, à creſcere, & con lo
augumento della maggiore lunghezza de giorni, il Sole per mag
giore
ſpatio di tempo ſi ferma ſopra quella prouincia, & ogni
1giorno guadagna maggior forza, da tirar' maggior copia di va­
pori
; tanto, che ne viene il Solstitio Estiuo, nel qual tempo il
Sole
lungamente fermandoſi ſopra que paeſi, ne tira grandißi­
ma
quantità di vapori, per cio le piogge vi ſono all'hora gran­
dißime
, & continue ſi fanno dopo il Solstitio; perche il Sole piu
giorni
, & piu hore delle ventiquattro ſi ferma ſopra la terra,
& con impeto & violentia grandißima tira inſino dalle pro­
fonde
parti della terra, & l'uno giorno aiuta l'altro, come.
Ari
stotile
dice, che quanto egli piu pioue, tanto più ſi allungano le
pioggie
: perche l'un giorno, che pioue aiuta l'altro, generando com
tinua
materia di pioggie da eſſer'tirata dal ſole, et im nuoua piog
gia
conuettita: coſi quiui il ſole tira nel principio della ſua entra
nello
Ariete, ma poco quel poco non dimeno fa vna piccola piog
gia
, proportionata alla ſua piccola cagione, la pioggia cadendo
in
terra genera nuoua materia da eſſere tirata dalla maggior'
forza
, che il Sole piu lungo tempo fermando ſi, guadagna; tanto,
che
dopo il Solstitio infino alla fine de gemini le pioggie ſi fan­
no
continue.
NOZ. Come puo egli eſſere, che dopo il ſolſtitio le pioggie
ſiano
tanto grandi ſe elle naſcono dalla maggior' virtù di tira­
re
, che il Sole guadagna ſtando piu hore del giorno ſopra la ter
ra
?
ſe dopo il ſolstitio egli incomincia d'immano in mano, à
ſtarui
meno?
TAL. Come apreſſo di noi paſſando il Sole per lo ſegno del Ge
mini
, & del Cancro ſi ferma molto piu ſopra la teſta nostra, che
egli
non ci ſi ferma di poi, nondimeno non ſentiamo il caldo grande,
ſe
non quando egli è nel Lione: quando egli sta manco ſopra la
noſtra
testa, che egli non vi ſtaua prima, tutto auiene, perche i
giorni
dinanzi hanno fortificato la virtù al Sole di riſcaldare
ne
giorni di poi, & banno apparecchiato la terra, à riceuere il
caldo
piu efficacemente, coſi nello Egitto, i giorni primi fortifica
no
, la virtù di tirare nel Sole, & multiplicano la materia, & la
dispongono
ad eſſer' tirata con minore faticha ne giorni ſeguen
ti
.
In que tempi medeſimi queſte pioggie grandißime mollifi-
1cano le neui ne gli alti monti di Bet: doue ſono le prime fontane
del
Nilo, & le diſtruggono, accreſcendo in questo modo la ca­
gione
del gonſiare del Nilo.
Ne medeſimi tempi la terra inhu­
midita
dalle continue pioggie nel ſuo proprio ſeno raccoglie mol
ta
copia di vapori, iquali ne luoghi à cio proportionati, ingroſ­
ſati
dal freddo quiui ſcacciato dal ſuo contrario, che è il caldo ſi
conuertono in acqua; laquale eſce fuora delle cauerne et delle ve
ne
della terra, et aiuta, à gonfiare il Nilo.
A che parue, che vo
leſſe
accennare Platone nel ſuo Timeo: A questo aggiungo che ſe
bene
le Eteſie non poſſono far' gonfiare il Nilo (come di ſopra ſi è
detto
) perche quando il Nilo gonfia questi venti non ſoffiano,
ſempre
ci ſono nondimeno degli altri venti, iquali incomincia­
no
, à muouerſi inanzi alle Eteſie, et inanzi, che il Nilo incomin
ci
, à gonfiare, iquali venti noi potremo chiamare prodromi, que
sti
venti forſe anche eſsi aiutano il fluſſo del Nilo, ſpignendo nel
la
etiopia, & nello Egitto ſuperiore le nuuole altroue genera­
te
, lequali quiui conuertite in piogge aiutano il gonfiare del
Nilo
: ſegno manifestißimo, che coſi ſia è che il Nilo incomin­
cia
à gonfiare nella Etiopia alquanti giorni prima, che al Cairo
di
Babillonia: per che il Cairo, è piu lontano da monti di Bet, do
ue
ſi generano queſte pioggie, ſi diſtruggono le neui ſono ſpinte
le
nuuole, & eſcono fuora le acque dalle vene della terra, tal­
che
non vna ſola, è la cagione di queſto quaſi miraculoſo effet­
to
: ma tutte inſiemi: paſſato il tempo diſopra posto delli venti
giorni
, le piogge ſcemano, le neui ſi ſono diſtrutte, i venti inco­
minciano
à fermarſi, la terra non manda fuora piu acqua, & il
Nilo
, à poco à poco ſi ſeccha tornando piccolo come prima.
Al
tro
non ho che dire per hora all'improuiſo; altra volta piu dili­
gentemente
ne parleremo, però finiamo.
NOZ. Hauete molto ben ragione, à voler finire homai, et io
vi
il conſentirò ſe prima mi haurete detto; ſe hauete notitia di
quella
Fontana, che è nel paeſe di Campiglia, laquale ogni tre,
ò
quattro anni vna volta manda fuora tanta gran copia d'Ac
que
, che ſe ne vn'groſſo Canale, & è quello anno ſterile, gli al
tri
anni ella ſi ſeccha, & ſono tutti fertili.
1
TAL. Io ne ho vdito fauellare qualche volta, ma perche.
NOZ. Per che à voi, per vostra corteſia, hoggi mentre du
ra
il reſto di queſto caldo, tocca il dirmene la cagione, & in
modo
; che io la poſſa ſcriuere al Signor Marcheſe Illuſtrißimo,
ilquale
à queſti giorni tornando da Firenze, diſſe, hauerne ſen­
tito
ragionare allo Eccellentißimo Signor Duca noſtro, & ha­
uere
dalla propria bocca di S. Eccel. Illustr. ritratto, che volen
tieri
egli ne vedrebbe qualche coſa; di cui egli ſi appagaßi, co­
me
io credo, che ſi appagherà di quello, che voi direte, & io fe­
delmente
ſcriuerò.
TAL. Come volete voi (M. Giuſeppe) che io vi dica hoggi
all
'improuiſo coſa degna d'eſſer veduta, & letta da cotesti due
noſtri
Signori?
in ogni vno de quali, è il giuditio tanto perfetto
che
conoſce (come ſi ſuol dire nel mio paeſe) infino il pelo nello
vouo
?
Biſognerebbe, chi voleſſe dirui coſa, laquale voi poteſte
ſcriuere
in modo, che ammendui ne haueßimo honore, eſſere pri
ma
infra i Filoſofi tanto grandi, quanto grandi ſono eßi infra
Prencipi
di ſtato & di giuditio, in tal caſo, à noi ſi conuerreb­
bono
, i primi luoghi, ne questo basterebbe, ma biſognerebbe ri­
uolgere
tutti questi libri, & maturamente conſiderare quello,
che
d'intorno alla generatione delle fontane è stato ſcritto, &
à
pena anche, che con tutta questa noſtra diligenza noi poteſ­
ſimo
appreſſarci, à quel ſegno, nel mezzo del quale biſognereb­
be
corre, à punto, per dire coſa degna di ſi purgate Orecchie.
NOZ. Voi dite il vero, lodando la grandezza, & il giudi­
tio
loro, & in questo ſolo errate, che voi cio non fate à bastan­
za
.
Ma come ammendue questi Signori Eccellentißimi ſono ri­
pieni
d'ottimo giuditio, & di merauiglioſa grandezza in tutte
le
coſe, coſi hanno anche infinita diſcritione, & conſiderando al
baſſo
grado del nostro piciol'ſapere, & alla corteſia del tempo,
che
noi habbiamo, et particularmente voi che ſiate occupatiſsi
mo
, & nelle publiche lettioni, & nel render la ſanita, à questi
nostri
malati Piſani, & in molte altre vostre domestiche cu­
re
, & nel metterui, à ordine per caualcare, come voi dianzi di­
ceste
, ſi appagheranno corteſemente di quel poco, che noi po-
1tremo, & almeno conoſceranno, che altra volta con piu como­
dita
, potranno eſſere ſeruiti da noi aſſai meglio, che non ſaranno
ſeruiti
hora ſenza neſſuna comodita, anzi con molti impedi­
menti
.
TAL. Voi ben ſapete, quanto mi habbia sbattuto la mor­
te
del mio fratello, & à ragione, per che egli era quello, ſopra
la
cui prudenza, io ripoſauo non ſolo il carico della caſa mia al
paeſe
, ma anche quello di tutte le altre mie faccende, in qual ſi
voglia
luogo, del mondo, che io me ne haueßi: hora à me tocca
penſare
, à me ſteſſo, & ad altri, che è peſo maggiore: percio io
mi
ſento tutto ſtordito, & non poſſo penſar di dirui hoggi coſa,
che
egli meriti la ſpeſa, àſcriuerla, ſe gia voi, che hauete l'in­
chioſtro
piu purgato, del mio & la penna meglio temprata, che
non
è la mia, ſcriuendo non arricchite, & non liſciate quello,
che
io vi dirò rozzamente, com quelle iſteſſe parole, lequali ſi vſa
no
nel paeſe, doue io som nato, et che à me furò inſegnate dallaba
lia
infino nella Culla ſenza artificio, et ſenza induſtria neſsuna
NOZ. Questa voſtra Balia doueua eſſere vna buona maeſtra
TAL. Si di coſe fatte, ma non gia di quelle da farſi.
NOZ. Siaſi come ſi voglia, in ogni modo, à voi toccha: ſe
non
volete incominciare, à negarmi hoggi queſto piacere, ilqua
le
ſarà il primo, che mi habbiate negato, da poi, che io vi cono­
ſco
: il che io non crederò gia mai.
TAL. Io non voglio, che la fede, quale dimostrate hauere
in
me ui inganni; però io mi ingegnerò ſodisfarui, come ſi potrà
in
questo piccolo ſpatio di tempo all'improuiſo, & con tanti im
pacci
, quanti ſono i miei.
Dico adunque, che chiunque il mo
do
, col quale la natura genera le Fontane, puo ageuolmente com
prendere
qual ſia la cagione de gli effetti, ehe fa la fontana di
Campiglia
.
Le fontane hanno la materia, & lo efficiente, d'am
mendue
queste cagioni ci biſogna ragionare, ſe vogliamo veni
re
, à qualche ristretto di quello, che ſi cerca, & poco anzi non
nulla
ci cureremo della forma, & del fine.
La materia, da cui
naſcono
tutti quelli effetti, de quali Ariſtotile fauella nelle
ſue
Meteore, e vno fumo, ouero vna eſalatione calda & humi-
1da, ò uero calda, & ſeccha: da queste eſalationi, come da mate­
ria
loro, naſcono tutti gli effetti, che à gli huomini vulgari pa
iono
miraculoſi, ſe bene ſono naturali.
La efficiente cagione,
è
il moto, & il lume del corpo celeſte, particularmente del Sole,
ilquale
non è molto da noi lontano, come lontane ſono l'altre
stelle
ſuperiori, & con bastante velocità ſi muoue, il che non fa
la
Luna, di cui poco ſi diſſe à pieno.
Il moto & il lume ri­
ſcalda
la terra, & riſcaldandola, in alto tira que fumi, che tal
hora
ſi veggono ſalire per l'Aria, quelli che ſono caldi, per
eſſere
leggieri, montano infino alla piu alta parte dell'Aria,
quiui
dal caldo del luogo, da quello dello elemento del fuoco,
vicino
, & del velocißimo moto del Cielo acceſi, ſi conuertono
in
Comete, in Stelle cadenti, in Capre ſaltanti, & in tutte le
altre
fiamme acceſe, che tal'hora per l'Aria, ſi veggono ſe que
ſti
fummi non paſſano il mezo de l'Aria quiui della frigi­
dità
contraria circondati, ſi riſtringono tanto, che non poten­
do
piu conſeruarſi in quello stretto luogo, con impeto sforza­
no
, & con violenza rompono la nuuola, con la quale eßi ſono
inuiluppati
, & rompendola, fanno i tuoni, & tal'hora accen­
dendoſi
, fanno i baleni, questa materia in queſta parte del
mezzo
dell'Aria naſcono le ſaette, & tutti gli altri effetti ſi­
mili
.
Se questi fumi non paſſano la piu baſſa parte dell'Aria,
ſi
conuertono in vento, il quale altro non è che queſta eſalatio
ne
fumoſa, moſſa d'intorno alla terra, hora in vna, et hora in vn
altra
parte: Se ſi conſeruano nelle cauerne della terra, fanno i
Terremoti
: Queſti ſono quaſi tutti gli effetti, che generalmen­
te
ſogliono naſcere da queſta vna calda eſalatione, molti altri
ne
laſcio, à poſta iquali ſarebbono lunghi a raccontarſi, & fuo­
ra
del nostro propoſito.
La ſeconda materia fumoſa, per non
eſſere
leggiera, come la prima, ſalendo tanto alto non arriua,
ma
ſi ferma nella ſeconda parte dell'Aria: doue dalla frigidi­
ta
del luogo condenſata, ſi conuerte in nuuola, & di nuuola in
pioggia
, & tal'hora in neue; ſe egli auiene, che il fumo ſia ra­
ro
, però ageuolmente poſſa eſſere penetrato dal freddo, in tal'
caſo
il fumo conuertito in nuuola ſi congela prima, che
1egli ſi conuerta in pioggia, & in terra cade informa di bioc­
coli
di bianca lana, è di candida bambaggia: vulgarmen­
te
chiamato neue: Se questa eſalatione, ſi ferma poco ſopra la
terra
, ella, alla, state infrigidata dal freddo della notte, ſi con­
denſa
, & diuien'graue, però cadendo, la guazza, la rugiada,
la
manna, & l'altre coſe ſimili: Allo inuerno questo raro fu­
mo
, dalla molta frigidita dell'Aria penetrato, tal'hora ſi conge
la
prima, che egli in Acqua ſi conuerta, & in terra cadendo, fa
la
brina: Talche la guazza, è vna piccola pioggia, & la brina, è
vna
piccola neue: Se queſta eſalatione nelle naſcoste cauerne
della
terra ſi conſerua; d'eſſa ſi generano le fontane.
La terra (co
mevoi
ſapete) è tutta cauernoſa, et ſpugnoſa, la molle ſpugnapre
mutaverſa
le acque, che ella prima haueua beuuto, coſi la terra
d
'acque pregna, quaſi premuta, come ſe ella foſſe vna ſpugna
molle
, le manda fuora generandone le fontane.
NOZ. e come?
TAL. Come nelle volte delle stufe, nelle piu alte parti de
le
campane da stillare, & nelle copertoie delle pentole, che bol
lono
, ſi vede generare l'Acqua; coſi ella ſi genera ſotterra: Se
ſempre
ci ſono vapori; che ſempre ſi conuertino in Acqua; la
fonte
non ſi ſeccha gia mai.
Se i vapori mancano; la fonte ſi ſec
ca
, ſe i vapori ſono molti; la fonte, è groſſa.
Se i vapori ſono po­
chi
; la fonte, è piccola; & getta poca quantità d'acqua.
Se il
palco
ſopra la cauerna, è tutto di terra iſpugnoſa & rara, i va­
pori
poco vi ſi attaccano, & perche in quelle partirare, & iſpu
gnoſe
è poca frigidita da condenſare i detti vapori, & da conuer
tirgli
in acqua, la fonte è piccola.
Se la volta della cauerna, è di
pietre
per loro natura piu denſe, alle quali piu tenacemente ſi
poßino
attaccare i vapori, & piu efficacemente poßino eſſere
infrigidati
dal maggiore freddo delle pietre; ilquale auanza di
gran
lunga quello della terra; la fontana, è copioſa d'acque, per
che
i vapori più vi ſi attaccano, & piu ſi infrigidano, & molto
più
in acqua ſi conuertono.
NOZ. Se l'acqua, è corpo graue, biſogna, che ella ſcenda al baſso
che
vuole egli dirè adunque, che l'acqua delle fontane, vſcendo fuo
ra
della terra, ſalta in alto come, ſe ella fuſſe un'corpo leggiero?
1
TAL. La violenza (M. Giuſeppe) è di cio cagione: concio
ſia
, che il luogo cauernoſo, doue l'acqua della fontana ſi genera,
ſia
piccolo; però non poſſa tenere tutta l'acqua, che di continuo
vi
ſi produce, biſogna, che la parte dell'acqua, generata di nuo­
uo
prema laltra parte prima nata; laquale premuta & per for
za
violentemente iſpinta, eſca fuora per le vene della terra, ſal
tando
in alto più, & meno, ſecondo che l'impeto, & la violen­
za
ſarà, ò maggiore, ò minore.
Hora deſcendendo piu al parti­
culare
della nostra fontana di Campigli vi dico; che quando qui­
ui
ſono pochi vapori da infrigidarſi, la fontana, di cui ſi ragiona
ſi
ſeccha: quando ve ne ſono aſſai, aſſai copia d'acqua ſi genera,
& molta della generata ne eſce fuora, & tanta, che ſe ne fanno
cauali
großißimi, iquali caminando per quelle campagne aper
te
entrano in mare: Quando ſotterra ſono molti vapori; mol­
te
ſono l'acque della fonte, & il Sole molti ne tira in alto ſopra
terra
, iquali arriuando alla mezza parte dell'Aria, ſi infrigida
no
, & ſi conuertano in acqua: nella maniera, che di ſopra hab­
biamo
detto: & fanno molte, grandi, & lunghe pioggie: quan­
do
ſotterra ſono pochi vapori, la fontanaresta ſeccha per man
camento
di materia, di cui ſi poſſa generare l'acqua: & al­
l
'hora il Sole non ne puo tirare molti ſopra la terra; però
gli
anni ſi rimangono aſciutti: voi vi douete anchora ramenta
re
, che il paeſe di Campiglia, è molto molle, & paduloſo, ſottopo
ſto
a'l patire grandißimo danno dalle acque, quando l'anno è
abundante
di pioggie, quiui o tutte, o almeno buona parte delle
biade
ſi ſommergono: ſi multiplicano etiandio le herbe triſte, le
quali
affogano il buon ſeme: però l'anno reſta ſterile: per con­
trario
, quando l'anno è ſecho, l'herbe triste non naſcono; & le
buone
non ſono affogate ne dal triſto ſeme, ne dalle pioggie: &
all
'hora le ricolte ſogliono eſſere buone & graſſe: Dico adunque
che
non ſempre ſotterra quiui ſono molti vapori: però la fonta­
na
non ſempre getta: maſolamente quando, i vapori ſi multi­
plicano
nelle cauerne terrene, & perche quando cio ſi , in quel
paeſe
ſempre pioue, & le pioggie tolgono le biade, & gli altri
frutti
della terra in quella prouincia, però la fecondità della
1fonte dimoſtra la sterilita del paeſe, & la ſterilita ſua dimoſtra
la
fecondità del paeſe, che i quanto mi accade dirui per ſciorre
il
nodo propoſtomi.
NOZ. Basta (M. Alſeforo) io mi appago di cio che haue
te
detto: & credo, che anche il Signor Duca Eccellentißimo, &
il
Signor Marcheſe Illustrißimo ſi appagheranno: quando leg­
geranno
quello, che io per la prima occaſione ſcriuerò hauere
vdito
da voi.
TAL. Io vi priego quanto piu efficacemente io poſſo, che
voi
indugiate, à ſcriuere vnaltra volta, quando io haurò piu ma
turamente
penſato, à quello, che io hora vi ho racconto ſenza
penſarci
punto: ſapete bene, che da queste coſe inconſiderate due
prencipi
di tanto ingegno, & di tanto ſapere aſſuefatti à legge
re
& a vdire coſe perfette, ſono per restare offe ſi anzi, che no?
NOZ. Io miſurò gli altrui fatti con la miſura, che io addo
pero
, à miſurare i miei: io per me di questa vltima quistione
reſto
tanto ſodisfatto, che mi basta, per chetarmi: il ſimile cre­
do
de gli altri.
TAL. Se voi con la vostra miſura miſurate gli altri pari
vostri
, fate bene, & vi riuſcirà il conto: maſe con eſſa volete
miſurare
quelli, che di grandißima lunga vi ſono ſuperiori, an­
zi
al paragone de quali noi altri non ſiamo nulla i diſegni non
vi
riuſciranno, volete voi che due ſpiriti eleuati: due animi di
uini
, due ingegni rari, come ſono quelli de noſtri Eccellentißi­
mi
ſignori, poßino eſſer' miſurati con quella miſura piccolißi­
ma
, con cui ſi miſurano gli ſpiriti nostri baßi, gli animi nostri
terreni
, gli ingegni noſtri, iquali non ſolamente hanno pari, ma
etiandio
molti ſuperiori?
Troppo grande ſarebbe il voſtro erro
re
, ſe voi in queſta pazza openione vi conſeruaſte.
NOZ. Horsù io non mi fido in altro, ſe non nella ſomma
bonta
loro, laquale farà, che ogniuno di loro reſterà contento
di
quanto ſi è diſcorſo per hora, infino, che à migliore comodita
ſi
dirà meglio, voi anche forſe vi ſiete stracco dicendo, & il cal
do
del mezzo giorno è homai paſſato: però meglio ſarà, che ce
ne
andiamo à ſpaſſo pigliando il freſco l'ungarno, vn'altra volta
1poi io vi dirò l'animo mio: ilquale deſidera ſapere anche molte
altre
coſe d'intorno, à quel che ſi è diſcorſo tutto hoggi, intanto
à
me pare, che per hoggi ci dobbiamo contentare di questo, quando
ci
tornerà bene il ritrouarci inſieme, forſe ci ſarà molto da con­
tradire
: il che ſe ſarà, o bene, ò mal fatto, il giudicherete poi,
& per conchiuderla, io vi ringratio della molta corteſia, qua­
le
hauete vſato comunicandomi questi vostri penſieri, & ve
ne
resto obligatißimo, perche ſe non in tutto almeno in qualche
parte
egli mi è ſcoperto occaſione di conſiderare piu matura­
mente
, à quello, che per lo addietro mi era naſcoſto, e in compa­
gnia
noſtra non ſolo ho paſſato la moleſtia del caldo, ſenza ſen­
tirla
ma anche con grandißimo piacere, & con vtilità tale, qua
le
io vorrei poter'hauere ogni giorno.
TAL. Ringratiamo pure ammendue inſieme que Signori
Illustrißimi
, & il Dotto & da ben Grillanda: da quali ci è ſtata
data
materia da intrattenerci tutto questo giorno cotanto alle
gramente
, & andianne doue piu vi piace: Tu Iacopo intanto
reſtati
à caſa à dare ordine, che la cena ſi apparecchi;
mentre
, che il Nozzolino & io ce ne andremo, à
qualche
freſco di porto.
2[Figure 2]
1
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13[Figure 3]
RAGIONAMENTO
DI
TELIFILO
FILOGENIO
DELLA PERFETTIONE
DELLE
DONNE.
Alla Illuſtriſsima Signora la Signora
Donna
Iſabetta Cibo dalla
Rouere
, Marcheſana
di
Maſſa.
In Lucca per il Bus­
dragho
.
MD LXI.
1
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1
ALLA ILLUSTRISSIMA, SI­
GNORA
LA SIGNORA DONNAIſabetta Cibo dalla Rouere, Mar­
cheſana
di Maſſa,
TELIFILO FILOGENIO. D. S.
SE IO foßi stato
punto
accorto, quam
do
voi Illustriſsi­
ma
Signora, Mar
cheſa
, mi comanda
ste
, che io ſcriueßi
tutto
quello, che al­
lo
improuiſo ſi diſ­
ſe
della virtù, egram
dezza
delle Donne
ſotto
il Cielo ſenza
pari
, io haurei chie
sto
vn giorno di tempo à farlo; dopo ilquale, ne ha­
urei
addimandati due: e paſſati, due ne haureivolu
ti
quattro, & ſempre haureiraddoppiato il tempo,
ſenza
venirne a'l fine gia mai: ſe vostra Signoria
Illustriſsima
mi hauesse addimandato per che io, ſen
za
dar'altro principio almio douuto officio, haueßi
cercato
allungare la coſa, haureiri posto, come ri­
spoſe
Simonide Filoſofo à Hierone Tiranno di Sira
cuſa
, perche quanto piu penſo alla grandezza di
questa
materia, tanto piu ella mi par maggiore: et
tanto
meno veggio il principio, donde incominciar­
mi
, e la fine, d'onde io me ne poteſsi vſcire, caſo pure
1che io incominciaſsi: tanto grande e questo pelago:
ma
per che io all'hora ad altro non penſai, che allo
obedire
à comandamenti di voſtra Sig. Illustriſsima
deſideroſo
di ſeruirla, mi imbarcai (come ſi ſuol di­
re
) ſenza biſcotto; e mi trouai in alto mare, ſenza
ſaper
quello, che di me ſi foſſe per riuſcire: Hora
(per lagratia d Iddio.
& vostra) io ſon' giunto al
porto
, & hoſcritto quello, che io ho ſaputo epotuto
per
inalzare la merauiglioſa grandezza delle Don­
ne
.
ſon certo, che io ho mancato al mio douere in mil­
le
modi; per hauere ſcritto all'improuiſo, come all'im
prouiſo
parlai, però ne addimando perdono a U.
S
. Illustriſsima: da cui, ſe io l'impetrerrò, come
credo
douerlo impetrare, penſerò hauerlo anche ot­
tenuto
da tutte le altre: lequali, quando hauranno ve
duto
, che ella mihaurà perdonato volentieri anchė
elle
, non ſolo mi perdoneranno, ma mi ſcuſeranno,
come
huomo occupatißimo in tante facende publi­
che
, e priuate, che à pena, io ho tempo diripoſarmi
vnaſola
hora del giorno, non che di ſcriuere: & di­
ranno
, che giustiſsima cagione biſogna, che ſia quel­
la
, che mi hafatto vſar tanta negligenza, da che ella
è
coperta dalla virtù e grandezza di U. S.
Illustriſ
ſima
, da cui in questa cauſa, tanto ragioneuole le al­
tre
Donne piglieranno eſempio alperdonarmi; co­
me
ognivna di loro il piglia in tutte le altre coſe: et
à
ragione: perche la bonta, la prudenza, la ſapien­
za
, l'accortezza, le benigne, e dolci ſue maniere ſono
tali
, che meritano d'eſſere imitate con stupore d'
gni
altra perſona: con che facendo fine humiliſsi­
mamente
le bacio la falda, reputandomi indegno,
d
'arriuarle alla mano.
1
RAGIONAMENTO DI
TELIFILO
FILOGENIO
SOPRA LA PERFETTIONE
DELLE
DONNE;
Alla Illuſtriſsima Signora la Signora Donna Iſabetta
Cibo
dalla Rouere, Marcheſana di Maſſa: nel
quale
ragionano le infraſcritte perſone.
LIONORAGIROLAMAFILOGENIOISABELLINACLARICECASSANDRALIVIA
LIONORA. Io non ſe buona ò rea ſi foſ
ſe
hieri à ſera la fortuna di Madonna Liuia &
mia
, da che non ci trouammo al diſcorſo, qual
voi
faceſte ſopra la perfettione delle Donne:
ſe
voi (M.Telifilo) per qual ſi voglia cagio­
ne
non volete trattenerui in compagnia no­
ſtra
à paſſare il caldo del mezzo giorno, la diſgratia gran­
diſsima
: per che all'hora fummo, & hora ſaremo priuate di
quello
, che voi diceſte à fauor noſtro: ſe voi vi volete trat­
tenere
qui al freſco, & brieuemente replicarci, qualche par­
te
di quello, di che voi à lungo ragionaſte, il noſtro acquiſto
ſara
maggiore: concioſia, che hora quietamente, & ſenza al
tra
contradittione vdiremo quello, che all'hora non haurem
mo
potuto vdire, ſe non con l'impedimento di chiunque vi
contradiceua
: hauremo etiandio con voi molta obligatione:
perche
à ſodisfatione & contentezza noſtra ſolamente dire
te
parte di quello, che all'hora diceſte per obedire alla Illu­
ſtriſsima
Signora Marcheſana, & per ſodisfattione di tutti
gli
altri, che erano quiui d'intorno.
FILOG. Comunque egli ſi ſia (ò vaghe, e belle Donne)
1io vi prometto volermi reſtare hoggi con voi: non ſolamen
te
per obedirui (come io ſempre ſoglio) ma molto piu per
honore
comodo, e vtil'mio: Dico honore: per obedire à
Donne
, fuora d'ogni merauiglia honorate (come ſiete voi)
porta
honore grandiſsimo, à chiunque obediſce: come ho­
norati
ſi tengono coloro che ſeruono à gli imperadori, & à
Pontefici
: Dico comodo; perche oltra, che il paſſare il cal­
do
in qual ſi voglia modo, à me ſoglia eſſer ſempre comodo,
comodiſsimo
mi ſarà egli hoggi il paſſarlo in compagnia vo
ſtra
, & in queſta belliſsima villa, doue il mormorio delle chia
re
& freſche acque diletta gli orecchi, i verdi prati, di varii
fiori
veſtiti dilettano gli occhi: & voi ſteſſe com la voſtra pre
ſenza
baſtereſte per dare honeſto contento à qual ſi voglia
bello
ſpirito, che in voſtra compagnia ſi rimaneſſe: Dico vti
lità
: perche oltre, à l'utile, che ſi haurà di fuggire il ſonno (il
che
non fie poco) ſi ne haurò io vn'altro infinitamente mag
giore
: ilquale ſarà, che voi con la bellezza delle voſtre per­
ſone
, & con la bontà valore, ſapienza, & prudenza del voſtro
diuiniſsimo
animo, degnandoui di ragionare hoggi meco,
me
ne comunicherete quella, ò piccola, ò gran parte, che vi
parrà
, & di cui voi prima mi haurete fatto capace: raſſomi­
gliando
in queſto il fuoco: ilquale volendo entrare nel fred
do
ferro: da ſe ſteſſo, à cio lo apparec chia à poco cacciando
ne
tutto il freddo, & à poco à poco riſcaldandolo: cacciato,
che
il caldo ha dal ferro ogni freddo, il fuoco ſenza neſſuno
impedimento
alla libera dentro vi entra: coſi voi dal mal col
tiuato
terreno del mio rozzo ingegno, caccierete com la mol­
ta
virtù voſtra tutto il ruuido, che vi ſarà, poi dentro vi ſtam
perete
quel tanto di ſapere, che egli vi piacerà di ſtamparui
& di che voi prima mi haurete fatto capace la onde io arric­
chito
delle voſtre diuiniſsime ricchezze ragionando potrò
forſe
ſodisfare al deſiderio voſtro, ſe non in tutto, in qualche
piccola
particella almeno: però voi à me, da cui non haurete
riceuuto
ſeruigio neſſuno, non dourete reſtare obligate, ma
io
à tutte voi, da cui ogni mio ben naſce, ne reſto & reſterò
1obligatiſsimo; & in ſegno di cio infino ad hora incomincio
à
ringratiarui del fauore ſmiſurato, qual mi fate, comandan­
domi
, & accettandomi nella voſtra honorata compagnia: ſe
io
hieri à ſera diſsi quel che io diſs iper trattenimento della
Signora
Marcheſana Illuſtriſsima, & de gli altri, che quiui
erano
d'intorno, feci quello, che io doueuo, à cio sforzato
dalla
verità: come anche hoggi dirò quello che io debbo,
replicandone
parte à ſodisfattion' voſtra per cui io à tutte
l
'hore farò quello, che per me ſi potrà: con cio ſia che io ſia
ſtato
ſempre ſchiauo voluntario à tutte le Donne, & hoggi
ſia
à voi tanto piu, che à molte altre per lo addietro ſtato non
ſono
, quanto voi con la ſpiritual bellezza de gli animi vo­
ſtri
auanzate di grandiſsima lunga quella rara, che ne voſtri
corpi
ſi ſcorge, laquale ſpiritual bellezza lega l'animo mio
con
vn nodo da non ſi ſcior' gia mai per qual ſi voglia cagio
ne
, anzi da ſtrignerſi ogni giorno piu, il che ſe fie vero (come
io
ſon certo, che egli ſarà) io mi terrò ogni di piu beato: Del
la
perdita, qual voi dite, che ſareſte, ſe io con le mie parole
hoggi
non vi tratteneſi, non accade fauellare, perche ella ſa
rebbe
tanto piccola, che voi non ne doureſte tenere conto
niuno
, come anche lo acquiſto ſarà poco trattenendoui, con
cioſia
, che io da me ſteſſo non vaglia nulla, & voi in voi ſteſſe
habbiate
quanto è di buono in tutto il mondo: però ſe in voi
ſteſſe
vi ritirerete contemplando le merauiglioſe bellezze
de
corpi, & de gli animi voſtri, vi conoſcerete ripiene di tan
ta
diuinità, che baſterà per far beate voi, & tutti gli altri, à
cui
egli vi piacera compartirne: Aquiſto adunque grande ſa
il mio caſo, che à me vi paia comunicarne quanto, che ſia:
per
che, voſtra merce, diuerrò beato, & tanto più, quanto mag
giore
ſarà la parte, qual mi farete de ricchiſsimi theſori de
gli
animi voſtri veramente diuini.
CLAR. Queſte voſtre parole (M. Telifilo) mi paiono
d
'huomo innamorato, il che di voi, che ſiete ſtato tenuto ſem
pre
pieno di religione, & che ſiete homai vſcito fuora di fan
ciullo
, io non haurei penſato à patto neſſuno.
1
FILOG. Coſi è (Madonna Clarice) ne vi douete per
cio
merauigliare, s'auuenga che non ſolamente io hora ſia in
namorato
come voi dite, ma anche qual ſi voglia huomo da
bene
, & in qualunche età.
CLAR. Egli par pur'brutta coſa il veder vno huomo
d
'anni maturo tenuto religioſo & ſaggio amar' giouane
donna
.
FILOG. Egli è vero fauellando di quel beſtiale amo­
re
, che tirannicamente ſignoreggia ne gli animi giouani ma
egli
non ſi diſpar punto, che vno huomo d'età matura, & di
vita
honeſta ami, anzi ſe egli non amaſſe in verità egli non po­
trebbe
viuere, come viuono gli huomini prudenti & ſaggi,
concioſia
che lo amore vero ſia vna cagione perfetta d'ogni
buona
operatione.
CLAR. Che intendete voi per vero amore? forſe qual
che
coſa non più inteſa da ingegno humano, à cui tanto ho­
nor
' ſi attribuiſca, quanto voi hoggi gli date?
FILOG. Intendo vno amore altra volta conoſciuto
da
tutti i buoni, & nato non ſolamente dalla bellezza del cor­
po
, ma molto piu da quella dell'animo: ilquale amore ſuol fa
re
felici tutti i veri amanti.
LION. Qui fu l'altro giorno il Nozzolino; ilquale ne
ragionò
, ma con tanta breuità, che io non ne reſtai ſodisfat­
ta
, ſe voi hoggi ce ne direte tanto, che ci baſti, ſarete cagione
di
bene: perche ſeguendo queſto voſtro amore, diuentere­
mo
felici, il che vi dourà piacere, poi che ci amate: ma con
patto
, che voi cerchiate di ſpedirui di queſto ragionamento
il
piu toſto, che potrete, accioche poi ſi torni alla materia no
ſtra
principale: la qual piu ci dourà piacere;
FILOG. Il piu brieuemente, che io potrò cercherò
d
'ordire, & di teſſere queſta cotanto lunga, & faticoſa tela,
la
quale altro ingegno, & altra lingua richiederebbe, che la
mia
, & ſe il Nozzolino, giouane innamorato, & dotto, non
diſſe
coſa, che vi appagaſſe à pieno, non la aſpettate hoggi da
me
, che in cio men vaglio di lui: ingegnerommi nondimeno
1d'accomodare quel poco, che io ne dirò di maniera, che egli
ci
ſerua per buon principio al noſtro primo ragionamento:
accioche
egli non ſi paia, che noi fauelliamo à caſo.
LION. Eccoci delle noſtre, diſsi bene io, che voi ſtare­
ſte
poco ad abbaſſarui per eſſere inalzato.
FILOG. Vi ingannate (Mad.Leonora) la coſa iſtà, co
me
io la dico à punto: le spalle mie ſon deboli à tanto peſo:
LION. Sianſi comunque elle ſi voglino, à voi tocca per
hoggi
il traten ere tutta queſta compagnia, mentre il caldo
dura
.
FILOG. Da che coſi vi piace, douete ſapere, che l'amo
re
altro non è che vn deſiderio di poſſedere la bellezza ama
ta
: & perche il deſiderio ſi ſtà nella volunta, la quale non vuo
le
ſe non quello, che e prima conoſciuto, egli non è poſsibi­
le
deſiderare la bellezza, ſe ella prima non ſi conoſce: ci biſo
gna
adunque inanzi che noi amiamo, ſapere quanto ſono, &
quel
che ſono le bellezze.
LION. Diteloci adunque.
FILOG. Le bellezze ſono due: la prima ſi chiama bel
lezza
per ſua propria natura; & la ſeconda per participatio­
ne
: come di due maniere ſono le coſe calde, altre per loro
propria
natura, & altre per participatione: il fuoco, è caldo
per
ſe ſteſſo, & il ferro affocato, è caldo per participatione;
inquanto
che il fuoco comparte al ferro alquanto del ſuo pro
prio
& natural calore riſcaldandolo: la prima chiamata bellez
za
per ſua propria natura, ſi ſtà tutta ſerrata in Dio, ne fuora
eſce
di lui: la ſeconda bellezza, è nelle coſe ſottopoſte à Dio,
come
ſono le anime celeſti, & i corpi loro, i quattro ſempli­
ci
elementi, cio è il fuoco, l'aria, l'acqua, & la terra, le piante
gli
animali, & tutte le altre coſe compoſte: lequali per loro
propria
natura non ſono belle: ma ſolamente in quanto, che
elle
hanno parte della prima bellezza diuina: come il ferro
non
è caldo per ſua propria natura, ma inquanto, che egli piu
& meno, è riſcaldato dal fuoco: Ammendue queſte bellez­
ze
ſono vna miſurata proportione del tutto con le ſue par-
1ti, & delle parti infra di loro, è col proprio tutto: come bel­
la
ſi dice eſſere quella Donna, che ha vna miſurata propor­
tione
di tutti, i membri infra di loro, & con tutto il corpo: &
come
altra é la propria & naturale bellezza, & altra, è la bel­
lezza
participata, coſi due ſono le miſure proportionate: al­
tra
per ſua propria natura, laquale miſura la prima bellezza:
altra
per participatione, la quale miſura la ſeconda bellezza:
due
anche ſono gli amori: l'uno è deſiderio di bellezza per
ſua
propria natura, & altro è deſiderio di bellezza participa
ta
: Queſto ſecondo amore, è di tre maniere: Altro naſce
dal
piacere; Altro dalla vtilità; Altro dalla virtù: Il primo,
è
beſtiale; da cui chiunque è preſo, diuenta vna beſtia: laqua
le
ad altro non penſa, à cauarſi le ſue sfrenate voglie: poi ſu­
bito
finiſce; ne ritorna, ſe non quando le voglie ritornano:
Il
ſecondo Amore è ſeruile perche gli huomini d'animo vi­
li
à ſerui ſono quelli, che amano, ſperando trarre alcuna vti­
lità
del loro Amore: come i ſerui ſperano riceuere alcun'
premio
delle fatiche loro, mancando l'utile, & la ſperanza
del
guadagno, queſto Amor' mancha; & non ritorna gia
mai
, ſe non con la ritornata della nuoua ſperanza.
Il terzo
Amore
, è veramente diuino, perche naſce dalla virtù, per ſua
natura
diuina: laquale non finiſce ne per tempo, ne per acci­
dente
alcuno; anzi ſempre mai dura.
Queſto ſolo Amore, è
ſtabile
, però chiunque coſi ama, non ſi ſtracca d'amar gia mai
anzi
nel ſuo amore creſce ogni hora: & non deſidera cauare
altro
piacere, ò altra vtilità della perſona amata; che quello
iſteſſo
, ilquale l'amante ſente amando & ſeruendo la Donna
amata
: però, ardentiſsimamente amando, cerca tutte le oc­
caſioni
di farli; qualche rileuato ſeruigio & non ſe ne por­
gendo
neſſuna, le pigliando il meglio, che egli puo, con
ogni
induſtria, in cio ſi compiace, & di cio ſi diletta.
Io fui
ſempre
in ogni mia età innamorato di Donne, dal di in qua,
che
io fui capace d'amare, & hora ſono innamorato piu che
mai
; & è tanto piu candido, & piu ſincero il mio Amore, quam
to
queſta età matura non comporta neſſuna di quelle imper
1fettioni, lequali per lo addietro, ſe non foſſero ſtate lodate,
ſarebbono
almeno ſtate tollerate ne miei primi anni, ſe io
maſsi
con qualche ſperanza, ò di piacere ò di premio, non
amerei
l'altrui perſona & l'altrui animo; ma ſi bene amerei
il
piacere & l'util mio: Ma perche io amo ſenza neſſuna ſpe
ranza
, com deſiderio ſolo di ſeruire chiunque io amo, è l'Amor'
mio
predico, & caſto, come pudica, & caſta è quella, che io
amo
, laquale io non amerei, ſe ella non fuſſe, come io ve la di
pingo
ne la potrei amare, ne molto ne poco; ma perche ella
è
quale io hora vi dico, la amo, ne poſſo fare che io non la
ami
: Queſta vltima ſorte d'Amore è ſenza biaſimo della per
ſona
amata; anzi con honore grandiſsimo; perche egli è vn'
teſtimonio
veriſsimo delle virtu raccolte nella donna ama­
ta
, lequali la rendono degna d'eſſere ſeruita, & honorata.
Queſto ſolo amore rende felice l'amante; doue i due primi
recano
biaſimo grandiſsimo à chiunque ama, & à chiunque
è
amato, & pungono ſempre l'amante con nuoui & continui
ſtimuli
, iquali il fanno morire viuendo & viuere morendo
ben
mille volte il giorno.
Chiunque coſi ama non è anche
venuto
al ſegno perfetto del vero amore, & quantunque, que
ſto
Amore nato dalla virtù ſia virtuoſo, & grande, & ce ne
ha
egli nondimeno vn'altro aſſai maggiore & aſſai piu virtuo­
ſo
, ilquale è l'iſteſſa grandezza, l'iſteſſa virtù, e l'iſteſſa beati­
tudine
dello Amante, di cui dianzi parlando, il chiama deſi­
derio
di bellezza per ſua propria natura, & non per ſola par
ticipatione
; queſto honore, è ſolamente nella infinita bontà
diuina
; laquale, è vna proportione, & miſura di tutte le di­
uine
virtù; doue ſi arriua con l'intelletto ben' purgato dalla
ignoranza
, & con la voluntà ben netta da ogni vitio.
LIONO. voi ci hauete ben diſtinto il numero di que­
ſti
amori, & in qualche parte ci hauete detto quello, che e ſi
ſiano
; ci hauete etiandio almeno diſegnato la bellezza; re­
ſta
, che la dipigniate co ſuoi proprii colori; accioche ſe mai
ci
accadera vederla, la ricognoſciamo, & la amiamo, per di­
uentar
beate; come beati hauete detto eſſer' tutti à veri
Amanti
.
1
FILOG. La bellezza diuina, è ſolamente inteſa dallo
intelletto
diuino; & è ſolamente amata dalla voluntà d'Id­
dio
; ilquale per eſſere infinito puo comprendere queſte co
ſe
infinite; Noi, che ſiamo di capacità & di potere finito, non
arriuiamo
tanto alto; ma con certi mezzi quiui ci accoſtia­
mo
in qualche parte.
LION. Quali ſono queſti mezzi?
FILOG. La bellezza del corpo d'una Donna, ci tira
alla
cognitione di quella dell'animo, & ammendue ci ſeruo­
no
per ſcala da ſalire al cielo, & quiui contemplare la diui­
na
bellezza, ſecondo la capacità noſtra.
LION. In che coſa conſiſte queſta bellezza del corpo
della
donna.
FILOG. Queſto il douereſte ſaper' voi meglio di me,
che
ſiete Donna, & bella; pure io il vi dirò; come dianzi vi
diſsi
, ella conſiſte nella miſura proportionata; & queſto é il
dito
groſſo della mano della Donna; il quale miſura tutto
il
corpo ſuo; incominciandoci dalla faccia: dico, che ella
vuole
eſſer' lunga, quanto lungo, è tre volte il dito groſſo.
La prima lunghezza, è della fronte, la ſeconda del Naſo, la
terza
di tutta quella parte, che e infra la punta del Naſo infi­
no
à l'ultima parte del mento: La minore giontura del dito
groſſo
, miſura la punta del naſo infino alla eſtremità del lab­
bro
di ſopra; L'altra maggiore giontura del medeſimo dito
miſura
tutto lo ſpatio, che è infra il labbro di ſopra, & l'
ſtremità
del mento.
La lunghezza del medeſimo dito,
è
la lunghezza dell'arco delle ciglia, delle orecchie, &
della
bocha; La faccia d'una Bella Donna richiede que­
ſta
miſura almeno; dico almeno, perche ſe vno di queſti
membri
fuſſe minore, la faccia riuſcirebbe brutta; ſe vno,
ò
piu fuſſero maggiori, ſe gli accreſcerebbe bellezza &
gratia
; tutta la lunghezza della Donna bella; ſarà no­
ue
faccie almeno, & ſe ella ſarà alquanto piu lunga, ſa­
ra
piu vaga, & piu gratioſa, pur' che ella non paſsi dieci fac­
cic
, che ſe ella le paſſaſſe, diuerrebbe bruttiſsimo moſtro; co
1me anche ella bruttiſsima ſarebbe, ſe ella fuſſe meno di no­
ue
.
La ſeconda faccia è della piu alta parte del petto infino
alla
fontanella dello ſtomaco.
La terza è dalla boccha del­
lo
ſtomaco infino all'umbilico; La quarta dell'umbilico in­
fino
à piedi del corpo.
La Natura maeſtra perfetta di tutte
le
coſe fabricate da lei, hauendo conoſciuto, che nel ventre
della
Donna ſi doueuano ſerrare noue meſi i parti, lo ha fat
to
alquanto maggiore d'una faccia, accioche la capacita del
luogo
, eſſendo maggiore piu comodamente poſſa ſeruire al
la
generatione de figliuoli.
La quinta, & la ſeſta faccia, è la
lunghezza
delle coſce, infino alle ginocchia.
La ſettima, &
l
'ottaua, è la lunghezza de gli ſtinchi, infino alla noce del
piedi
.
LION. Doue laſciate voi la nona?
FILOG. Sopra la ſronte infino alla più alta parte del
Capo
è vna lunghezza del dito groſſo; l'altra nella gola;
La
terza della noce del piedi, infino alla pianta del medeſi­
mo
piedi & la lunghezza del dito groſſo tre volte replicata
ſa
la lunghezza della nona faccia: Altra e tanta dourà eſſere
la
larghezza della Donna bella, quando ella diſtenda le brac
cia
vna gran croce di tutto il corpo facendo, ſe ad ogni vna
di
queſte noue faccie ſi aggiugneſſe di lunghezza, quanto
baſtaſſe
à far' la decima faccia, ſi accreſcerebbe gratia à que­
ſto
corpo; pur che lo augumento non fuſſe diſproportiona­
to
ne doue maggiore, ne doue minore, ma proportionato
ſecondo
il biſogno proprio de membri: La groſſezza non
ha
determinata miſura; ma richiede vna certa mediocrità
di
carne; con laquale l'oſſa mediocremente ſi veſtino; & di
maniera
, che tutte le membra ſiano quaſi ritonde; Se à que
ſta
proportionata miſura ci ſi aggiugne vn bel colore incar
nato
, vna viuacita modeſta ne gliocchi; vna piaceuolezza di
parole
, vn ſuaue riſo; ſe ci ſi aggiungono dolci maniere nel
conuerſare
con tutti ſecondo la qualità delle diuerſe, & va
rie
perſone.
Queſta è vna donna belliſsima degna d'eſſere
amata
da ogni gentile ſpirito, come è la donna mia, laquale
1io amo com ogni reuerenza, & più, che me ſteſſo la tengo cara.
LIONO. Chi è ella queſta voſtra Donna cotanto bel­
la
?
moſtratecela di gratia; accioche noi veggiamo, ſe voi
hauete
bene ornato il ſuo ritratto?
FILOG. Ella è tutta diuina, & il ritratto, che io ne ho
cauato
, è humano; però non ci è proportione neſſuna: pure
ſeruiteuene
, comunque egli ſi ſia; & aprite ben'gliocchi, che
la
vedrete, & ageuolmente la conoſcerete, per che ella non
è
tanto da voi lontana, che in poco tempo non ſiate per ve­
derla
, & conoſcerla, volendo; come altra volta la hauete ve
duta
, & conoſciuta.
LIONO. Hor voi non la ci volete moſtrare, à quel
lo
, che io veggio, però attendete à ſeguitare il voſtro ragio­
namento
.
FILOG. In vn belliſsimo corpo, come è quello della
diuiniſsima
donna mia, non puo habitare anima laſciua vitio
ſa
, & brutta.
LIONO. Si vede pur tal volta vna rea femina eſſer'
b
ella.
FILOG. Quella non è vera bellezza, ma è vna dipin­
tura
; che inganna gli occhi de miſeri giouani innamorati, &
ſe
pur tal volta egli auiene, che vna veramente bella di cor­
po
, ſia vitioſa; di cio ſe ne puo dare la colpa alla pocha cura
che
di lei hanno tenuto coloro, che la hanno alleuata, & al­
la
manco, che ella ha tenuto di ſe ſteſſa, come i caualli belli,
ſe
ſono bene eſercitati, rieſcono buoni, e ſe ſono male eſer­
citati
, rieſcono cattiui, i caualli brutti, quantunque bene
ſercitati
quaſi ſempre fanno triſta riuſcita; coſi le donne bel
le
ſono tutte virtuoſe, ſe ſono bene alleuate; & le brutte ge
neralmente
rieſcono vitioſe.
La mia donna ha l'animo tan­
to
honorato di virtû, che la bellezza ſua di gran lunga auan­
za
quella del ſuo belliſsimo corpo.
A queſta ſpiritual' bel­
lezza
poi che altri è penetrato con l'animo, incominciando
ad
amarla, ama virtuoſamente, ma vna bellezza participata,
donde
però ſi ſaglie alla diuina bellezza, laquale è tale per ſe
1ſteſſa: & come nello animo della bella donna mia è la pudi­
citia
, la prudenza, la modeſtia, & vi ſono tutte le altre gratie;
lequali
fanno vna miſurata proportione belliſsima da inten
derſi
, coſi in Dio ſono tutte le virtù, per loro propria natu­
ra
infinitamente perfette, vi è l'ornamento di tutto il mon­
do
, chiamato mondo intelligibile, ilquale altro non è che vna
ordinatiſsima
moltitudine di tutte le Idee delle coſe create;
nella
maniera, che nella mente dello artefice, è vna Idea, ò
vero
ſimilitudine di quello edificio, che egli vuole fabrica­
re
, di cui altra volta ſi diſſe, à baſtanza.
Queſte Idee in Dio
fanno
vna miſura proportionatiſsima; laquale non è bella,
ma
è la iſteſſa bellezza; amata à pieno ſolamente da lui, &
da
noi, quanto porta la debolezza delle noſtre piccole for­
ze
, quiui inalzate per lo mezzo di queſte altre baſſe bellez­
ze
, & particolarmente, per lo mezo d'una belliſsima don­
na
.
Queſta è l'iſteſſa felicitâ, & chiunque amando tan­
to
alto arriua è ſempre beato, ſenza neſſuna miſeria, &
è
ben dritto, che coſi ſia, perche ſe le bellezze ſole del
gratioſo
corpo della mia diuiniſsima donna da queſti no
ſtri
occhi tenebroſi vedute, lequali però altro non ſo­
no
, che ombre di vera bellezza, ſe vn ſolo de ſuoi ſguardi,
ſe
vn ſolo de ſuoi dolciſsimi accenti, con tanto diletto muo
ue
chiunque la mira, & nell'animo di chiunque la contem­
pla
tanto gran fuoco accende di ſuaue amore, & con tanto
piacere
, che ogni altra conſolatione, quantunque grande à
queſta
vna paragonata non par nulla, che felice merauiglia?
che beato ſtupore dobbiamo noi credere, che ſia quello, che
occupa
le anime, che penetrano alla bellezza dell'animo di
lei
, che è ſopra tutte le altre coſe belle bello?
& quindi ſal­
gono
alla bellezza diuina?
che dolce fiamma amoroſa, che
incendio
ſuaue in tal caſo è quello, che naſce dalla fonte del
la
ſuprema & vera bellezza diuina, eterno, e ſtabile princi­
pio
mezzo & fine d'ogni altra bellezza?
qui l'amante ſi di­
letta
, & con ſtupore fuor d'ogni merauiglia di ſe ſteſſo vſci­
to
, è dalla diuina bellezza tanto inalzato, che egli anche mor
1tale diuenta quaſi diuino, & incomincia à guſtare quel netta
re
& quella ambroſia, di cui gli ſpiriti beati ſi nutriſcono, &
con
loro felice viue.
Hora ſe di cotanto noſtro bene voi al­
tre
belle & vaghe donne ſiate à gli huomini vnica & perfet­
ta
cagione, egli è neceſſario confeſſare, che la perfettione vo
ftra
ſia aſſai maggiore, che non è quella de gli huomini, da
cui
tanta alta felicità non naſce.
Il che in vn tempo medeſi­
mo
(ſe io non mi inganno) dourà baſtarui per renderui com
to
del mondo, colquale io amo, & colquale amano tutti gli
huomini
virtuoſi, & per dimoſtrarui con queſta prima ra­
gione
, qual voi hauete vdito, che la voſtra perfettione, è piu
che
la noſtra maggiore, il che (ſe io ben' mi rammento) vi
promiſi
nel principio di queſto diſcorſo, & credo hauerui
oſſeruato
.
LIONO. Si certo.
LIVIA Vdite digratia M.Telifilo quello, che il noſtro
Colombo
dice, egli ua ſeminando infra di noi altre Donne,
che
voi per forza del voſtro bello ingegno veriſimilmente
ci
moſtrate la perfettion noſtra eſſer maggiore, che ella non
è
aſtutamente penſandoui douer' piacere ad alcuna di noi al
manco
con queſta ſtrada, à cui ſenza eſſa, non piacereſte, per
eſſer
voi ſuora di quel fiore homai di giouentû, ilquale dal­
le
giouane donne ſuole eſſere amato.
FILOG. Il Colombo non ſi inganna, à fatto nel giudi
care
della mia intentione: ma ſi inganna nel mezzo, il quale
mi
conduca, à quel fine, che io deſidero, vorrei (come egli
dice
) piacere ad alcuna di voi altre donne: & à cio penſo
giorno
& notte: & quando io, dopo lunghe fatiche le piaceſ
ſi
, me ne terrei di buono, perche ſarei venuto à quel fine, à
cui
io deſidero di venire, & quanto piu preſto io poſlo, non
vorrei
gia piacerle con la bugia, perche ſe io cio cercaſsi, fa­
rei
, come fa, chiüque da queſta villa d'Agnano, doue noi ho
ra
ci trouiamo, ſi parte per andarſene à Roma, & piglia la
ſtrada
inuerſo Genoua.
Queſti quanto piu corre per giugne
re
al fine, tanto piu ſi diſcoſta dal fine, coſi io, che ardentiſsi-
1mamente deſidero eſſere amato da quella, che io amo molto
piu
, che me ſteſſo, & molto piu, che qual ſi voglia altra coſa
creata
, ſe cercaſsi entrarle in gratia con la bugia, in cambio
del
ſuo amore mi guadagnerei il ſuo odio, perche quella, la
cui
gran bellezza honeſtamente piace à gli occhi miei, quan
to
io vorrei piacere, à lei è aueduta, accorta, & ſaggia, & co
noſce
(come ſi ſuol dire) infino il pelo nell'uouo, ella è ami
ca
della verità, & è mortal nemica della bugia, per cio odia,
e
fugge tutti i bugiardi, ſe io adunque cercaſsi guadagnarla­
mi
con queſta brutta ſtrada della bugia, in cambio di guada­
gnarmi
la gratia ſua, mi guadagnerei la ſua disgratia, il che
quando
fuſſe, io viuerei inſelicemente morendo ben mille
volte
l'hora, come per lo piu ſanno, i giouani innamorati, la
vita
dequali, non è altro che vna infelice prigione, piena d'o
g
ni tormento.
Noi altri d'eta matura, & d'anni piu graui, dob
biamo
cercar' di piacere alle donne noſtre con lo amarle ca
ſtamente
, col proporre le voglie loro alle voglie noſtre, col
ſeruirle
, con lo honorarle, col celebrare quanto ſi puo la vir
loro, & col non deſiderare coſa da loro, che non ſi poſſa,
& non ſi debba concedere, come dourebbono amare, i gio­
uani
, ſe haueſsino il giuditio libero dalle paſsioni ma perche
gli
animi giouani ſono ingombrati da mille affetti carnali,
pero
ogni vno di loro carnalmente amando, ſi diſcoſta dal
dritto
camino: Io che cio conoſco caſtamente amo la don­
na
mia, prepongo le ſue alle mie voglie, la ſeruo di buon' co
re
, la honoro, anzi per dir' meglio, adoro la diuinità del ſuo
nome
in terra, come ſi adora quella del nome d'Iddio in cie
lo
, inalzo la rara virtù ſua; & da lei quelle ſole coſe deſide­
ro
, che concedute le porteranno honore, & gloria non nul­
la
curandomi delle altre.
Queſte ſono le vie, da me tenute
per
guadagnarmi la buona gratia della ſignora mia, & non
quelle
, che il colombo ſi crede, ilquale reſterà ſpennacchia­
to
dal molto valor' voſtro, inanzi, che egli ſi venga alla fine
di
queſti noſtri diſcorſi, guardi pur' bene le ſue pene, & hab
bia
particular cura delle maeſtre, che io vi prometto, che
1voi gliele cauerete tutte.
GIROL. A me pare che queſto ſia vn'diſuiarſi dal no­
ſtro
ragionamento: però io vi priego (M.Telifilo) che voi
torniate
à caſa, & laſciate il colombo ne ſuoi errori, perche
egli
è piu oſtinato, che mai, ne puo ne vuole laſciarſi vince­
re
da neſſuna ragione, che ſe gli dica.
LIVIA Anche à me par quello, che pare à Ma. Girola
ma
, anzi lo ho io pur'hoggi ſentito parlar' con tanto impeto
in
disfauor noſtro, che à me non parue vdir' gia mai il mag­
giore
.
CLAR. Hauete voi conſiderato il ſuo modo di proce
dere
?
egli dice, che la perfettione noſtra non è ne ſuperio­
re
, ne inferiore à quella dell'huomo, anzi vguale, & poi pro
uandolo
, vſa argumenti, che ci farebbono di grandiſsima lum
ga
inferiore, ſe è fuſsino buoni da nulla: quaſi, che noi ſiamo
tutte
cieche, & priue d'ogni ingegno, & d'ogni ſapere; & non
veggiamo
, non cognoſciamo, & non intendiamo il ſuo ſimu
lato
inganno.
FILOG. Voi non conoſcete bene il colombo, egli è
piu
aſtuto, che voi non vi credete, & io hor'hora vi voglio
ſcoprire
l'aſtutia ſua, ſono alcuni in ogni ſcientia, in ogni ar­
te
, & in ogni eſercitio, che alla ſcoperta lodano quella, che
più
lor piace, la inalzano, & la celebrano in modo, che ogni
altro
ſe ne accorge, come io fauellando di voi.
Altri per
moſtrar
' più ingegno di naſcoſto lodano quello, che è loro
più
caro, fingendo di deſtruggerla, queſte perſone tanto fred
damente
, che in cambio di gettar per terra la coſa biaſimata
la
confermano: come fa il colombo, ilquale ha vn bello in­
gegno
, & è pieno di molta dottrina, però conoſce i meriti
della
perfettion' voſtra, la loda, ma con arte; biaſimandola,
tanto
debolmente, che la conferma, nol conoſcete voi al mo
do
del ſuo biaſimarui continuamente ridendo?
quaſi, che
egli
voglia dire, io non credo quel che io dico, anzi credo
apunto
tutto il contrario, il che ſogliono far' coloro, che vo
gliono
dimoſtrare quanto vaglia il loro ingegno, come ho-
1ra fa il colombo, ilquale à patto neſſuno non giurerebbe di
credere
quello, che egli vi dice, ſe in queſta compagnia,
è
neſſuna di voi, che ſi penſi di poterlo muouere, à dir' com
la
boccha quello, che egli ha nell'animo, faccine proua, & ve
drà
, che egli non ſente di voi, & della virtù voſtra, ſe non
quello
, che ne credo io.
LION. Sianſi le ragioni del colombo, come elle eſſer'
ſi
voglino, che io per me, non ſono amica di contentioni, an
zi
, quando noi incominciammo à ragionare, vi diſsi; che l'
dirui
ſenza chi vi contradiceſſe, à me, e à tutta la compagnia
ſarebbe
hoggi molto piu piaciuto, che egli hieri à ſera non
piacque
, con tante contentioni, però (M.Telifilo) non vi cu
rate
de fatti ſuoi anzi laſciandolo, ritornate quiui, donde vi
partiſte
.
FILOG. Da che voi il mi comandate (M.Lionora) io
mi
apparecchio, a obedirui.
La ſeconda ragione; laquale mi
sforza
à credere, che la perfettione delle Donne ſia maggio
re
di quella de glihuomini, ſi piglia dal primo principio del­
la
loro creatione, concioſia, che l'huomo fuſſe da Dio crea­
to
di feccioſa terra; & per cio ſi chiamaſſe huomo: che tan­
to
vuol dire, quanto coſa di terra, & la donna fuſſe creata da
Dio
d'una coſtola d'huomo.
Le coſtole ſono ſtate piantate
da
Dio e dalla natura nel petto, nel mezzo del quale ghiace
il
core, ilquale e la prima fonte della vita, il primo principio
del
ſentire, del conoſcere, dell'intendere, & del ſapere, dalla
vita
del core ſi comunica la vita à tutti gli altri membri, per
lo
mezzo delle vene, & delle Arterie, lequali portando gli
ſpiriti
a tutto il corpo, con eſsi vi portano la vita, mancando
la
vita al core, ella manca, à tutto il rimanente del corpo, &
con
eſſa manchano i ſentimenti, mancha il conoſcere, l'inten
dere
, & il ſapere, quaſi che Iddio hauendo creato l'huomo,
ſimile
à ſe ſteſſo, con le perfettioni racconte, cauandogli dal
petto
vna coſta, glielo apriſſe per trarre dal core humano, ò
tutta
, o buona parte della molta perfettione, che quiui era
raccolta
, & per fabricarne con eſſa la donna, accioche ella
1formata della perfettione maggiore, poſta da Dio nel cor'de
l
'huomo foſſe perfetta & l'huomo priuo di grandiſsima parte
di
p̨fettione, lo addietro riceuuta da Dio nella ſua creatio
ne
, reſtaſsi aſſai men p̨fetto della donna, laquale non à caſo, ma
per
conſiglio diuino, ſi chiamo donna: che tanto vuol dire, quam
to
ſignora, perche ella doueua col ſuo giuſtiſsimo, è ragione
uoliſsimo
imperio della ſmiſurata perfettione ſua ſignoreg­
giare
à l'huomo, come le coſe piu p̨fette ſogliono ſignoreg
giare
alle meno perfette.
La tirannica podeſtà dell'huomo,
non
contenta di ſtare ſottopoſta al reggimento giuſto della
donna
, à torto la ſi ſottomiſe, & per forza tirannica, contro
ad
ogni douere di giuſtitia, ſe le fece ſignore, di ſeruo, che
egli
le doueua eſſere; Queſta tirannide fu da Dio confirma
ta
, anzi per dir meglio, non confirmata, ma tollerata, per men
male
: come ſi vede, che tal' volta vn giuſtiſsimo principe tol
lera
l'ingiuſtitia d'un ſuo miniſtro, perche vede, che il voler
la
gaſtigare, porterebbe troppa alteratione nel ſuo ſtato.
Coſi Iddio, hauendo veduto la molta inſolenza dell'huomo
inuerſo
della donna, & hauendo conoſciuto, che à queſto
sfrenato
cauallo non ſi poteua mettere il freno ſenza qual­
che
nuouo male, ne ſi poteua di poi conſeruar' l'huomo nel
lo
ſtato ſuo ſoggetto, ſenza vna continua faticha, per ritener
lo
in queſto douuto officio; giudicò eſſere minor' male, tol­
lerar
' l'inſolenza vſata da l'huomo ſopra la Donna, volſe non
dimeno
, che queſta ſua pazzia, con triſtitia meſcolata, gli co
ſtaſſe
, però il malediſſe, & ſeco malediſſe tutte le ſue fatiche,
& perche la Donna ſi era laſciata benignamente, è con ani­
mo
amico, e grato al ſuo marito, ſignoreggiar' da lui, & ſen­
za
reſiſtenza neſſuna, ſi era ſottopoſta alle voglie del ſuo com
ſorte
, anche ella fu maledetta da Dio, & per men' male gli
fu
comandato, che ella obediſſe al ſuo ſpoſo, ſtandoſi in quel
la
ſeruito, in cui ella ſteſſa ſi era laſciata condurre ſenza reſi
ſtenza
neſſuna.
Adunque lo ſtato della Donna, è naruralmen
te
libero, fatto ſeruo per fraude, & per forza tirannica, & era
lo
ſtato dell'huomo ſeruo, hora diuenuto tiranno per vio-
1lenza, & per inganno. In che nondimeno ſi ſcorge la perfet­
tione
della Donna maggiore di quella dell'huomo: concio­
ſia
che molto meglio è riceuere l'ingiuria, che egli non è il
farla
, perche chiunque riceue l'ingiuria, non patiſce nella ſua
virtù
, & non la offende, anzi il piu delle volte ha occaſione
di
eſercitare la fortezza & l'altre virtu, eſſendo offeſo, & di
augumentarle
, ma colui che fa ingiuria offende il giuſto, l'ho
neſto
, la virtû il proſsimo, & tutto ſteſſo.
La manſueta beni­
gna
, & dolce Donna eſſendo offeſa da l'huomo alle ſue sfre­
nate
voglie piaceuolmente ſi ſottopoſe: dimoſtrando in cio
volere
reſtare ſuperiore à l'huomo nella virtù, & nella per­
fettione
, da che l'huomo voleua rimanere ſuperiore nell'im
perio
, in queſto modo laſciando à l'huomo la parte peggio­
re
del dominio, & à ſe ſteſſa ſerbando la migliore della vir­
tu
.
Ha voluto nondimeno Iddio che nel mondo ſi conſeruino
alcuni
ſegni delle ragioni, che ha la Donna in queſto impe­
rio
: però ſi è contentato, che ella ſi reſti col nome di Donna:
cio
è di ſignora, & ha voluto, che quando noi fauelliamo d'Id
dio
, lo honoriamo conforme, & modi di parlare douuti, à Dom
na
; dicendo: la eſſenza, & la Maeſtà diuina, quando anche noi
parliamo
con huomini di ſtato, egli vogliamo honorare, dia
mo
loro nomi di Donna; vſiamo dar della Signoria à Signo­
ri
, della Eccellenza, à Duchi, della Maeſta, a gli Imperadori,
della
ſantita à papi honorandogli; Quaſi, che queſti titoli di
Donna
ſiano ſegni manifeſtiſsimi delle buone & gagliarde
ragioni
, che ha la Donna ſopra l'huomo.
Volſe anche Iddio,
che
in Roma da que ſaui, che diedono le leggi al mondo, ſi
ordinaſſe
che ſotto grauiſsime pene, i primi luoghi nelle fe­
ſte
, ne giuochi ne conuiti, e ne publici ſagrificii, ſi deſsino al­
le
Donne, & i ſecondi à gli huomini: & benche hoggi di que
ſta
legge non habbia luogo, la conſuetudine nondimeno con­
uertita
in natura è che i primi honori ſi diano alle Donne:
Alcune
di loro infino à giorni noſtri hanno comandato, &
commandano, à gli huomini, e ne fatti d'Amore chiaramente
ſi
manifeſta il valore delle donne, ilquale, come giuſto ſigno
1re, ſprezzando la tirannide vſata da gli huomini ſopra l'innocem
za
della manſueta Donna che à noi vi fa ſuggette, ne voſtri be
gli
occhi habitando quando di naſcoſto, quando alla ſcoperta
vi
ſignore de noſtri cuori, in tal modo ſi ſono sempre conſer
uati
, & ſi conſerueranno i ſegni delle voſtre ragioni: dequali vn
giorno
(come io ſpero) voi ui varrete; di nuouo guadagnando
ui
quel voſtro legittimo imperio, delquale gia vi cacciò l'altrui
fraudulente
è tirrannico inganno.
Io per me (Donne mie à me
più
, che i proprii occhi care) conoſco me á voi ſoggetto, &
hoggi
per sempre, com le parole vi rendo quelle ragioni, che voi
hauete
ſempre hauto ſopra la perſona mia, & che io com l'ani
mo
vi ho sempre laſciato: & vi offerta di tutte le mie forze:
accioche
com eſſe poſsiate ridurre ſotto il voſtro giuſtiſsimo
imperio
ogni altro huomo: Hoime, che ho io detto?
pen­
ſomi
io però, che non vaglio nulla, doue voi ſiete, che il
tutto
valete, poter'aggiugnere luce al Sole, acqua al mare,
forze
ad Hercole, virtù valore, e ſenno alle Donne, lequa­
li
hanno in loro ſteſſo il colmo d'ogni bene?
certo, che io mi in
gänauo
, coſi parlando: ma il deſiderio smiſurato, che io ho di
farui
conoſcere, quanto io vi ſia ſeruo mi traſportò con la lin,
gua
piu in la, che io non mi doueuo laſciar traſportar, voi che
il
tutto conoſcete, infino al ſegreto de gli altrui cuori, & che
ſiete
ripiene d'ogni bonta, co noſcendo, che l'amor grande
quale
io vi porto, mi ha accecato; ſi che.
io non veggio quel
che
io dourei vedere, mi haurete per iſcuſato, ſe io tal'hora
fauellando
, traſcorro piu, che è non biſognerebbe: voi adun
que
valoroſe Donne, che da voi ſteſſe, tante forze hauete, che
vi
baſtano à queſta e ad ogni altra maggior' impreſa: riſolue­
teui
, come riſoluer'vi douete a guadagnar' quello ſtato, che è
ragioneuolmente
voſtro, & che à voi dopo queſto acquiſ
portera
quelli honori, che alla infinita grandezza, & al ſom
mo
voſtro valore ſono ragioneuolmente douuti.
ISABEL. Voi (M.Telifilo) che pure huomo ſiete, nel
proporre
le Donne à gli Huomini, fede fate, à chi vi|aſcolta
parimente
dello ingegno, & della corteſia dell'animovoſtro
& dite coſe, per auentura non vere, ma per lo intereſſe no-
1ſtro, à noi care molto d'udire.
FILOG. Con voi (M. Iſabellina) io non vorrei ragionar'
d
'altro, che della voſtra Signora, nel cui animo veramente di
uino
, Iddio ſtampò con la ſua propria mano vna Idea di quam
to
il mondo ha di buono & di bello: accioche chiunque in lei
ſola
miraſſe, quiui ſcolpito trouaſſe ogni ſpiritual theſoro, &
quindi
pigliaſſe il modello di tutti gli altri beni.
Quando nel
mondo
in altra Donna altro di bene non foſſe ſe non quello, che
in
lei ſi ſerba, non baſterebbe egli, per far' conoſcer' à tutti,
che
la ſmiſurata perfertion' delle Donne merita d'eſſere hau­
ta
maggiore di quella de gli huomini?
& che io non vi piac­
cio
per dir coſe à voi care per lo intereſſe voſtro, ma perche
dalla
boccha mia, amica della verita, eſce ſolo il vero?
Doue
hauete
voi veduto gia mai huomo, in cui ſia tanto ſenno, &
tanta
bonta, quanta ne è ſolamente in lei?
Donde credete voi,
che
naſcha l'amore vniuerſale, che parimente le portano co
loro
, che la conoſcono, & coloro, che non la conoſcono?
Cer
to
egli non naſce d'altronde che dal colmo di tutte le gratie,
quali
in lei ſerrandoſi fanno merauigliare chiunque la cono­
ſce
, & fanno ſtupire chiunque non la conoſce di preſenza, ma
per
ſola fama.
Che direte voi della Illuſtr. S. Donna Giulia
ſua
Sorella?
Doue laſcerete voi la felice memoria di Mada­
ma
Eccell Madre loro?
Ditemi voi, che le hauete conoſciute
tutte
& tre, & le hauete ſeruite domeſticamente, parui egli
hauer
' trouato in molti altri huomini gia mai, tanto di buo­
no
quanto ogni vna di queſte in ſe ſteſſa raccoglie?
ISABEL. Voi mi sforzate con queſti tre rari eſempi ad
accoſtarmi
alla voſtra opinione: ma voi non ne trouerrete gia
molte
delle altri di pari virtu.
FILOG. Il bene & il buono fu ſempre rado, pero io vi com
feſſo
ingenuamente, che queſte tre ſono come tre paragoni
di
tutte le altre nondimeno io non voglio però che noi ci
diamo
ad intendere, che la natura non habbia potuto fare, &
non habbia fatto delle altre ſimili à loro, il mondo ne ha ſem­
pre
hauuto in ogni eta, & in ogni prouincia alcune, che ſo­
no
ſtate ſpecchio di virtù, ne ha hoggi di, & ne haurà
1infino, che egli durera: & nella molta perfettione di quelle
poche
ſi è conoſciuto, ſi conoſce, & ſi conoſcerà, che le don
ne
meritano d'eſſere ſtimate aſſai più, che gli huomini.
ISABEL. La cauſa noſtra (Madonne) non haueua bi
ſogno
di minor defenſore: l'ingegno di M.
Telifilo ci fa a gli
huomini
ſuperiori, & non la virtu noſtra.
FILOG. Credo, che mi burliate (Mad. Iſabellina) men
tre
mi lodate per huomo di grande ingegno, in queſta cauſa,
laquale
da ſe ſteſſa è tanto vera, che ogni rozzo ingegno la
potrebbe
difendere: pur' che e non vi paia, che io la difenda
troppo
freddamente: il che quando ſia la colpa, é di voi, che
à
me non compartite tante delle voſtre gratie, che baſtino à
ſcoprire
i voſtri grandiſsimi meriti: auenga, che io ſenza il
voſtro
diuino ſplendore, ſia qual tenebroſa notte, & qual'
ſecco
fonte ſenza il voſtro celeſte liquore: & co'l diuino ſplem
dor
' voſtro, & co'l celeſte liquor' voſtro tanto vaglia, quan­
to
egli vi piace donarmene, naſcendo da voi ogni mio bene.
Adunque doleteui di voi ſteſſe, & non di me, che quello,
che
io poſſo, & dico coſe veriſsime, però vi piacciono; per
che
à gli animi candidi amici della verità, come ſono i voſtri
non
puo piacere neſſuna Buggia, la onde egli ſi puo raccor­
re
, che veriſsime ſiano le ragioni, che ſi dicono à voſtro ho­
nore
, poi che elle tanto piacciono, à voi, piene di perfetto
giuditio
.
ISABEL. Voi (M. Telifilo) non meritate eſſer' burla­
to
ma ſi ben meritate d'eſſer lodato da noi, da che lodandoci
vi
rendete degno di lode: però infra di noi non è chi vi voglia
burlare
punto: anzi tutte vi vogliamo lodare, io nondimeno
sforzata
dallo amor' che io vi porto, vi auuertiſco, che non vi
mettiate
in qualche ſtato troppo miſero, mentre inalzando­
ci
vi abbaſſate.
FILOG. Io bramo piu toſto ſeruirui nello eſſer' burla
to
da voi, caſo che io d'altro ſeruir non vi poſſa, che di non
vi
ſeruire in neſſun modo.
Corteſemente poi mi auertite, che io troppo non mi abbaſſi
1mentre ſopra il Cielo inalzo la, non gia maì à baſtanza loda­
ta
, conditione delle Donne, & fo il ſeſſo feminile ſuperiore,
à
gli huomini, hauendo voi (come io ſtimo) openione, che è
ſia
miſeria l'eſſer ſeruo d'altrui: il che io non credo: anzi ſon
perſuaſo
; che ſeruir' ſignore degne d'eſſer' ſeruite, ſimili à
voi
rechi honor grandiſsimo, à chiunque ſerue, il che ſi ſcor
ge
eſſer vero infra gli huomini, iquali per grandi che ſiano,
ſi
reputano honorati ſeruendo i Re, gli imperadori, & i papi
LION. Poi che à me toccha ſempre à intramettermi in
fra
le voſtre cirimonie, & al rammentarui, che vi ricordiate
di
tornare, à caſa, ſiete contento di farlo homai, accioche il
tempo
non ſi conſumi in darno.
FILOGEN. Eccomi preſto, à obedirui. La terza ra­
gione
ſi piglia dalla qualita del corpo della Donna.
Auen­
ga
, che in tutto il mondo (come hanno creduto i Filoſo­
ſi
) alcuni huomini ſiano naturalmente ſerui & alcuni al­
tri
naturalmente liberi.
Quelli, che ſono muſcoloſi, ru­
uidi
, & piloſi, di ſtatura grande, & di forze gagliardi, na­
ſcono
naturalmente ſerui: infra quali Ariſtotile racconta i
barbari
, perche ſeruendo il corpo à l'animo, come vno inſtru
mento
ſerue allo Artefice, & eſſendo il corpo barbaro atto,
à
portare i peſi a tollerar' le fatiche della guerra, della agri­
coltura
, & delle altre opere ſeruili, biſogna, che in quel cor­
po
vi habiti vno animo proportionato, però ſeruile.
Que
corpi
, per contrario iquali non ſono ne muſculoſi, ne ruuidi
ne
piloſi, ne di ſtatura grandi, ne di ſtatura grandi, ne di forze
gagliardi
, ma molli, delicati, politi, morbidi, ſenza peli, ſenza
creſpe
, di mediocre grandezza, & di mediocri ſorze, ſono
naturalmente
liberi, & de gli altri padroni, infra quali Ari­
ſtotile
annouera i Greci, per che queſta ſeconda compleſsio
ne
, ſeruendo à l'animo, come inſtrumento, il rende male at­
to
à portare i peſi, & alle altre fatiche di ſopra racconte, ma
il
inclinato alla prndenza, allo imparare gni ſorte di virtù,
al
contemplare, & al comandare, come libero, però il mede­
mo
Ariſtotile altroue diſſe, che ſe l'huomo vecchio haueſſe
1l'occhio del giouine huomo, egli vedrebbe tanto bene, quan­
to
vede il giouine, ma perche il vecchio ha diſecchato quel­
lo
humore che nell'occhio rende il vedere perfetto, il vec­
chio
perfettamente non vede, come il giouine.
Chi anche ſcri
ue
con vna penna ben temperata, bene ſcriue: & chi ſcriuen­
do
ſi ſerue d'una penna male acconcia, non puo ſcriuer' co­
ſa
, che bene ſtia: perche l'inſtrumento della penna male atto
nol
ſerue & nol puo ſeruire, in modo che ben vadia, è adun
que
proprietà dello artefice il far' bene le ſue faccende pro­
priè
co boni inſtrumenti, & il farle male co triſti: & perche
i
corpi robuſti, e gagliardi non ſono inſtrumenti, de quali l'a
nimo
noſtro ſi poſſa ſeruire alle operationi libere del contem
plare
, & del comandare à gli altri, queſti tali naſcono natural
mente
ſerui, & perche i corpi di delicata compleſsione ſono
inſtrumenti
atti a ſeruire, à l'animo nelle contemplationi, &
nel
gouerno gli altri queſti naſcono naturalmente liberi, &
de
gli altri Signori.
Quantunque à Iureconſulti paia, che neſ­
ſuna
ſeruitù ſia naturale, & che tutti gli huomini naſceſsino
liberi
nel primo loro principio, & che ogni ſeruitù ſia ſta­
ta
introdotta nel mondo dalle leggi: eſsi nientedimeno ſi
ingannano
: perche naſcono altri huomini ſerui, & altri libe
ri
, per le ragioni, quali hauete vdito.
Hora al propoſito no­
ſtro
applicando tutto queſto diſcorſo, dico, che ſe noi faccia
mo
paragone infra il corpo della Donna, & quel dell'huomo,
troueremmo
, che il corpo dell'huomo ha le conditioni, che
hanno
i corpi ſerui: & il corpo della Donna ha quelle della
perſona
libera.
Gli huomini hanno i corpi muſculoſi, ruuidi
piloſi
, rugoſi, creſpi, di ſtatura grandi, & di forze gagliardi,
atti
à reſiſtere al graue poſo delle molte fatiche, per contra­
rio
le Donne hanno il corpo molle, morbido, polito, delica­
to
, ſenza muſculi, ſenza creſpe, ſenza peli, non molto gagliar
do
, non molto atto alle fatiche: però ſaranno le perſone loro
naturalmente
ſignore, & quelle de gli huomini naturalmen
te
ſerue: à che hebbe l'occhio Ariſtotile, quando diſſe, chi ha
la
carne molle, è atto alla mente, & chi la ha dura, non vi è
1atto: ſarà adunque la Donna tanto piu perfetta dell'huomo,
quanto
lo ſtato de ſignori, è piu perfetto, che non è lo ſtato
de
ſerui.
A queſto mir ò Platone quando volendo bene or
dinare
vna perfettiſsima republica, vi introduſle le Donne,
& volſe, che à loro toccaſſe la conueniente parte del gouer
no
ne magistrati: anzi à quello, che ſi puo raccorre dalla gia
detta
ragione, la maggior parte de gouerni ſi appartiene, à lo
ro
; da che con la virtù dello ingegno vagliono aſſai piu, che
non
vagliono gli huomini.
Volſe etiandio Platone dare alle
Donne
la lor parte nella guerra, & le miſse armate infra i ſol
dati
con la lancia in ſu la coſcia: con cui io generalmente non
mi
accordo, ſe non inquanto, che eſſendo le Donne di mol­
to
miglior conſiglio, & di minor forze de gli huomini, à lo­
ro
piu ſi conuiene il gouernar'gli eſerciti comandando à ſol
dati
, la quale è proprieta del capitano, che è non ſi conuiene
il
combattere, il che è proprio de gli huomini, come meno atti
al
comandare & piu atti allo obedire, & al tolerare le fatiche
della
guerra, e al combattere contro à loro nemici, quantun
que
molte donne ſiano, che molti huomini auanzano nelle
forze
del corpo, come nel conſiglio alle quali ſi conuereb­
be
il gouernare gli eſerciti col ſapere, & il combattere con le
forze
.
GIROL. E ſarebbe pure vna brutta coſa veder Donne à
cauallo
armate correr' la lancia all'incontro con huomi­
ni
?
con faticha anche mi acconcio, à credere, che à Donna
baſtasſe
gia mai l'animo d'inſanguinarſi nell'altrui ſan­
gue
.
FILOG. Che direſte voi, ſe voi vedeſte vna belliſsima
giouane
Donna ingnuda giucar' con l'huomo alle braccia in
vna
publica feſta, il che Platone voleua, che le ſue Donne fa
ceſſero
, per eſercitarſi, & renderſi alla arte della guerra?
GIROL. Tanto piu ne reſterei offeſa, e mi volterei in
la
, per non la vedere, e ſe io pur foſſe sforzata mirarla, mi ver
gognerei
della vergogna, che à me parrebbe, che ella doueſ
ſe
hauere in ſe ſteſſa.
1
FILOG. Di queſta voſtra vergogna ne ſarebbe cagio­
ne
il non eſſer' voi aſſuefatta, à queſti ſpettaculi, come anche
alle
Donne di que tempi doueua accadere, quando queſte
leggi
furono meſſe in vſo, & come brutta coſa doueua loro
parere
il veder giouani huomini ignudi publicamente ne tea
tri
giucare alle braccia innanzi, che gliocchi ſi aſſuefaceſſe­
ro
: quando poi gli occhi furono aſſuefatti, & hebbero impa­
rato
, à vedere le Donne, è gli huomini ignudi giucando, non
ſi
vergognaro più, coſi voi (Madonna Girolama) per la pri
ma
, ò per la ſeconda volta vi vergognereſte, ma quando mol
te
volte vi foſte trouata, à queſti aſſalti gliocchi voſtri ſi ſa­
rebbono
aſſuefatti, ne voi, per cio, piu vi vergognereſte.
A
quello
che voi dite, che non vi ſapreſte perſuadere, che à Dom
na
baſtaſsi l'animo d'inſanguinarſi nell'altrui ſangue, vi riſpom
do
, che alle Donne alleuate delicatamente (come hoggi di ſi
vſa
) non baſterebbe l'animo d'inſanguinarſi nel ſangue huma
no
, come anche è non baſterebbe l'animo, à gli huomini, ſe foſ
ſero
alleuati nelle delicatezze delle Donne, ſe le Donne non
ſi
alleuaſsino infra gli aghi da cucire, ma infra le ſpade da fe­
rire
, non ſi nutriſsono infra le rocche da filare, ma infra le lam
ce
da gioſtrare: ſe le Donne foſſero condotte à veder' com­
battere
gli huomini co Lioni, & à veder lacerare le humane
membra
da denti loro, & à ſcorger' la terra bagnata & tinta
di
ſangue humano, come gia ſi vſaua, le Donne riuſcirebbe­
ro
animoſe come gli huomini, & tanto più, quanto noi hab­
biamo
prouato, che le donne hanno maggiore inclinatione
naturale
alle virtù, infra lequali la fortezza dell'animo ha il
ſuo
luogo.
GIRO. Secondo la voſtra openione l'huomo ſarà alme
no
piu perfetto, che non è la Donna nelle forſe del corpo,
come
piu robuſto, piu agile, piu leggiero, & piu atto à tole­
rar
le fatiche, il che non ſara poco al parer mio.
FILOG. Ne molto (Mado. Girolama) perche tra gli
animali
, il cauallo, il Lione, & molti altri ſono piu robuſti de
l
'huomo, nondimeno non ſi trouerrà chi ardiſca proporgli
1à l'huomo percio: e tra gli huomini medeſimi quelli, che han
no
queſte qualita più, che gli altri, non ſono per quelle piu
ſtimati
.
Anzi nelle guerre, doue la forza del corpo vale piu
che
altroue, i piu gagliardi non ſono più pregati: ma à quelli
ſi
danno i primi honori: il cui giuditio, ingegno ragione, e
conſiglio
, auanza quello de gli altri: il che noi habbiamo di­
moſtrato
eſſer'proprio delle Donne, lequali però, ſi reſtano
ne
primi luoghi naturalmente ſuperiori, à gli huomini, egli
è
vero, che infra di voi ce ne ha di quelle, che ſono natural­
mente
alle altre ſignore: come è la diuiniſsima Donna mia, la
quale
molte altre auanza, quanto il lume del Sole quello del
l
'altre ſtelle: Haccene etiandio vn'altra poco lontana da que
ſta
honorata compagnia, laquale è tanto riccha de doni infi­
niti
, da Dio, & dalla natura, à lei liberaliſsimamente donati,
che
ella merita di comandare non ſolo à quelli huomini, à qua
li
ella comanda, ma anche à tutto il reſto del mondo inſiemi:
quello
che à lei, à tolto la fortuna, ſempre nemica della vir­
, gli ha dato la fama: laquale tutto'l giorno porta à gli orec­
chi
d'ogni vno, che ella ne è degna.
ISABEL. Chi è ella queſta Donna cotanto degna?
FILOG. Quella, che voi ſeruite: à cui a ragione ſi con
uengono
queſti honori, come noi pur'dianzi dicemmo.
LION. Iovorrei, ſe poſsibil foſſe, che voi ſeguitaſte le
ragioni
, che ſeruono alla noſtra prima quiſtione, & addietro
laſciaſte
gli altri ragionamenti, per hora; perche ſe noi ci an
dremo
tratenendo in queſti diſcorſi dal primo noſtro princi
pio
aſſai lontani, paſſera il caldo, & ne verrà l'hora della cena
ſenza
, che habbiamo finito il noſtro ragionamento.
FILOG. Hor eccomi pronto ad obedirui. La quar
ta
ragione, con laquale ſi dimoſtra, che l'huomo è piu perfet
to
, che non é la donna ſi piglia dalla anima della Donna, la­
quale
, è tanto Eccellente, & grande, che à me non baſta la vi
ſta
di fauellarne, ſe io non ſon aiutato dalla voſtra diuinita,
da
cui in queſta parte io ſpero, & aſpetto aiuto: col quale l'oc
chio
della mente mia illuminato, non mi conduca al buio per
1le tenebre della oſcuriſsima notte, ma per la chiara luce del
mezzo
giorno, priegoui etiandio à ſcuſarmi, ſe io à queſta
quarta
ragione darò forſe troppo alto & troppo lontano prin
cipio
: & perche io forſe non merito ottener' da voi cotanto
fauore
, mi voglio voler' della autorita, che ha apreſſo di voi
la
noſtra Madonna Caſſandra, laquale ſi degnerà (per ſua
corteſia
& gratia) eſſer' mia auocata.
CASSAN. Ne io (M Telifilo) con queſte Donne poſ
ſo
piu di voi, ne voi tanto poco potete con loro, che habbia
te
biſogno d'altro mezzo, che del voſtro, ne il voſtro molto
ſapere
ha biſogno dello altrui ſoccorſo, maſsime nel ragio­
nar
' d'una cauſa faciliſsima à difenderſi, come voi pur' dianzi
diceſte
: non dimeno tutte queſte corteſiſsime Donne, deſidero
ſe
d'udire quello, che loro piu piace, vi fanno la gratia, che
voi
chiedete, & io prometto per ogni vna di loro in tutto.
FILOG. Con voſtra buona gratia adunque io dico,
che
allo Dio d'Amore in tutte le leggi, tutti gli altri Idii ſo­
no
ſtati ſottopoſti: ne ſe ne truoua pur' vno, che ſia potuto
gia
mai vſcir' fuora del ſuo grandiſsimo Imperio.
Cio ſi ve­
de
nella Antichiſsima Legge Hebraica, & nella noſtra Chri
ſtiana
, nelle quali ſi legge che Iddio il Padre, moſſo da quel­
lo
iſteſſo Amore, che lo haueua ſpinto à creare di non nulla
il
tutto, mandò il ſuo vnico & amato figliuolo in terra à pa­
tire
in carne humana per noi, & il figliuolo dal medeſimo
ancor
' moſſo, volentieri ſi miſse à queſta impreſa.
Venendo
poi
alla legge de gentili, ne Saturno, ne Gioue, ne Marte, ne
neſſuno
de gli altri Dei, ſi trouò che non amaſſe, & che ad
Amore
che non obediſſe, ſotto varie, & diuerſe forme, & hor
queſta
, & hor quella ſemplice giouine Donna, ingannando,
godeuano
de loro amori.
Ne ſolamente cio ſi vede eſſer'vero
nelle
leggi, ma anche nella naturale Filoſofia laquale ci inſe
gna
, che quello grande, è immortale Iddio, ilquale velociſsi
mamente
muoue il primo cielo dal Leuante al Ponente, &
dal
Ponente al ſuo Leuante, in vno ſpatio piccolo di venti­
quattro
hore, & ſeco tira tutti gli altri Cieli, inferiori, à coſi
1faticoſa & continua impreſa da altro non è ſpinto, che
dallo
Amore, & è il Corpo Celeſte da Dio moſſo di figu­
raritonda
, per che ritondo & circulare è il diuino Amo­
re
.
CASSAN. Io non credeuo, che l'Amore foſſe ne ri­
tondo
, ne lungo, ne quadrato, ne circulare, ne di qual ſi vo­
glia
altra figura auenga, che egli ſia Iddio, tutto ſpirituale, à
cui
queſte figure di corpo non ſi conuengono, & penſauo, che
lo
hauerlo dipinto informa di vn'bel fanciullino ignudo, &
cieco
foſſe ſtata opera di huomini ſaui, iquali lo haueuano
coſi
voluto dipignere da ſuoi effetti, credeuo adunque, che
lo
haueſsino dipinto fanciullo, perche i veri amanti ſono
ſemplici
, puri, & candidi, come i fanciulli, mi penſauo, che
lo
haueſsino dipinto cieco, perche l'amante non vede neſſu­
na
imperfettione nella coſa amata, & ſe pur'neſſuna ve e
l
'amante la cuopre, & dice che ella aggiugne gratia: ma che
in
vero lo Amore non foſſe ne maſchio ne femina, ne riton­
do
, ne lungo, ne largo, ne quadrato, ne di qual altra figura ſi
voglia
, eſſendo egli Iddio, voi hora, che dite l'amor' Diuino
eſſer
'ritondo, mi mettete ſi il ceruello à partito, che io non
ſo
, che mi penſare, ſe egli adunque non vi par graue, diteci,
come
voi l'intendete.
FILOG. Egli ſi par bene, che voi (Madon. Caſſandra)
dalla
voſtra Signora, mentre la hauete ſentita ragionare, hab
biate
imparato qualche parte, & non piccola, di quelle coſe
grandi
, che ella dice con merauiglia è ſtupore di chiunque
la
aſcolta, da che cotanto ragioneuolmente dubitate, è ben'
vero
, che voi, toccate vn taſto tanto duro, che altro dito, che
il
mio ci vorrebbe per muouerlo, pure io confido nella di­
uina
virtù voſtra, da cui ſpero tanto d'aiuto, che mi baſti à
ſciorre
il voſtro ſtretto nodo: Dicoui adunque, che voi ben
fate
(M. Caſſandra) à penſare, che l'Amore, per eſſere Iddio
ſpirituale
, non habbia altra figura, che quella, che à lui han­
no
attribuito gli huomini ſaui da ſuoi effetti per amaeſtra­
mento
di chi non intende piu in la, che tanto, perche
1queſta è l'iſteſſa verità: ne io, ho voluto dargli la ritonda figu
ra
, come volgarmente ſi intende, ma ho fauellato d'una figu­
ra
circulare ſpirituale.
Dicoui adunque, che il diuino amore
è
ritondo & circulare inquanto, che egli raſſomiglia vn cir­
culo
, ilquale non ha ne pricicipio ne fine, anzi ogni punto, è
principio
, e ſuo proprio fine, coſi è il diuino amore, perche
l
'amante, l'amato, & l'atto dello amare in Dio ſono vna me­
deſima
coſa.
Ama Iddio ſolamente ſe ſteſſo, & amando fer­
ma
il primo punto del circulo, & amando ſolo ſe ſteſſo, ritor
na
al medeſimo primo punto, ìn tanto, che doue, è il princi­
pio
del diuino amore, quiui è il ſuo vltimo fine, & doue è il
fine
, quiui è il principio, cio è l'amante, è l'amato, & l'amato,
è
l'amato, come il punto qual noi habbiamo poſto nel circu
lo
è il ſuo principio, & il ſuo fine: l'atto poi dello amare il
quale
altro non è che Iddio raſſomiglia la linea dello arco:
laquale
naſcendo dal primo punto, nel medeſimo primo, pun­
to
ritorna, & quiui finiſce; donde ne naſce vno ſpiritual cir­
culo
, ilquale è cagione del circular moto del corpo celeſte.
Eccoui come il diuino amore, è ritondo & circulare: Que­
ſto
ritondo amore moſſe Iddio, à volgere il primo cielo in
giro
, & à tirar'ſeco tutti gli altri corpi celeſti inferiori, inquam
to
, che Iddio intendendo & amando ſe ſteſſo il tutto muoue
in
virtu ſola del ſuo atto dello intendere, & dello amare:
Adunque ſecondo queſta Filoſofia Iddio obediſce all o amo­
re
: la onde ſi comprende, che l'Amore è quel grande Iddio
che
è Iddio di tutti gli altri Dei; dal cui legittimo & ragione
uole
imperio niun'altro Iddio ha potuto ribellarſi gia mai.
Al noſtro propoſito ritornando, ſe faremo paragone infra
l
'anima della Donna & dell'huomo, troueremo; che l'anima
dell
'huomo è piu tarda allo innamorarſi, di quella della don
na
, come la iſperienza dimoſtra & quando ammendue inſie­
mi
ſi ſono innamorati; l'amore della Donna, è piu fermo, piu
ſtabile
, & piu conſtante, che non è quello dell'huomo, & è ben
dritto
, che coſi ſia, da che la Donna, è di compleſsione piu fri­
gida
, che l'huomo, & la frigidità delle compleſsioni e cagio-
1ne di fermezza: doue la calidità delle compleſsioni partori­
ſce
leggerezza inſtabile: Amando adunque la Donna piu ago
uolmente
e piu conſtantemente, che non ama l'huomo ella,
naturalmente
piu congionta con l'anima ſua allo amore, che
non
è l'huomo: percio la perfettione, la grandezza, & l'eceel
lenza
natural' della Donna reſta maggiore, che non è quella
dell
'huomo: con cio ſia, che lo eſſere congionto ſtrettamen­
te
con l'animo, à quel grande Iddio, à cui obediſcono tutti
gli
altri Dei, nella perſona, à lui piu congionta comunichi mag
gior
' perfettione, che non ne comunica à l'altre meno con
lui
congiunte.
CLAR. Si truouano pur'delle Donne tarde allo inna­
morarſi
, & facili à laſciare, i gia preſi amori: come adunque
volete
voi generalmente intendere quello, che generalmen
te
non è vero?
FILOG. Coſi non ſe ne trouaſſero delle crudeli infra
di
voi, come ſe ne truouano, lequali non amano, ſe ben ſo­
no
amate: anzi ſpeſſo à torto odiano iloro amanti: & in­
cambio
di rendergli felici amandogli, gli fanno morire infe­
lici
odiandogli: Il che non auiene alle Donne per loro pro­
pria
natura (à dir'il vero) ma ò per mala educatione, ò persde
gno
giuſto, ò ingiuſto, che egli tal volta ſi ſia, ò per eſſerſi do
nata
ad altro amante, o per alcuno altro accidente particu­
lare
: de quali hora non è poſsibile hauere piena notitia:
baſtaui
, che la Donna per ſua natura non é crudele: anzi man
ſueta
, benigna, amoreuole, amabile, e piena di tutte le gratie:
però
ſe ella; o non ama, ò odia, il fa, per qualche eſtrinſeca ca­
gione
, che la rende degna di qualche ſcuſa a lmeno, ſe non d'o
gni
lode, ſe ella anche ſi muta, amando; cio non gli auiene, ſe
non
quando ella è sforzata, à farlo: auenga, che la compleſsio
ne
della Donna ſia frigida, paragonata alla compleſsione del
l
'huomo: ilquale è di compleſsione calda, come dianzi ſi diſ­
ſe
: & la frigidità parto riſce ſtabilità, & fermezza, non ſolo ne
gli
amori, ma anche in ogni altra operatione: per contrario
la
calidità delle compleſsioni renda gli animi inſtabili, varii,
1& leggieri, come inſtabile, vario, e leggiero è il fuoco, però
la
Donna per ſua propria natura, ne ſuol amori, è aſſai piu fer­
ma
è ſtabile dell'huomo.
Delle donne brutte, & male alleuate hoggi non ſi ragiona:
perche
queſte di rado ſi innamorano, & ſe pure amano, non
amano
caſtamente, ma con laſcuia, e ſonza giuditio neſſu­
no
ſi danno, il piu delle volte in preda ad huomo, che non
merita
d'eſſere amato, ma odiato: come anche elle meritano.
Hora voi caſte, pudiche, è belle donne, quanto piu caſtamen
te
amate, tanto più, à queſto merauiglioſo Iddio vi accoſtate
dalla
cui Diuina preſenza prendete, amando, la diuinità vo­
ſtra
, gran'parte di cui perdereſte; ſe voi non amaſte, & non
amando
, vi rendeſte indegne d'eſſere amate: eſſendo queſta
vna
la propria natura dello amato bene, il comunicarſi: Co­
municate
adunque, ne voſtri amori quella perfettione, che
prendeſte
da queſto perfectiſsimo Iddio: accioche comuni­
candola
, rendiate felici com voi, i voſtri amanti, e inſiemi fatte
beate
com loro, anche viuendo in terra, incominciate à viuere
quella
vita felice, che da veri amanti feliciſsima ſi viue im cielo.
LION. Se voi (M.Telifilo) hauete ad aſpottar' ſempre
d
'eſſer' richiamato inanzi, che vi volgiate alle nuoue ragio­
ni
, io credo, che prima finirà il giorno, che non finiranno, i
noſtri
diſcorſi: porò io crederei, che meglio foſſe, che voi
finita
, che hauete l'una ragione, attaccaſte l'altra, perche coſi
piu
toſto ci ſpediremmo.
FILOG. Io (Madon.Lionora) che ſon nato per ſeruir
gratioſe
, & belle Donne, eſſendo addimandato da alcuna di
voi
, che con la bellezza hauete congionto tanto di gratia,
che
fate vno eterno Aprile, doue voi ſiete, mancherei à que
ſto
mio douuto officio, ſe io non riſpondeſſe, reſterebbonſi an
che
le voſtre ragioni molto pouere, ſe elle non fuſsino arric
chitte
da gli infiniti teſori de voſtri ingegni, però non vi ram
maricate
, ma con la ſolita voſtra attentione aſcoltate.
La quinta ragione naſce dal diuino ſplendore, che eſce fuora
de
voſtri occhi ſereni: e dal viuo calore, che ci ſcorge nel vo
1ſtro bel viſo, il che conoſcerete, quando hauerete prima ſa­
puto
, che la luce altro non è che vno effetto dell'anima, nel­
la
materia di cio capace.
Dico nella materia di cio capace;
perche
, fe l'anime de corpi celeſti foſſero ſerrate, ò in vn le­
gno
, o in vna pietra, elle non potrebbero illuminarlo, per­
che
ſarebbero in vna materia non capace di luce, ma per che
la
materia del cielo ne è capace, l'anima ſua la produce nel
Cielo
, ſe quiui etiandio foſſe vna forma materiale, come ſo­
no
le forme de gli elementi, & di tutte le altre coſe compo­
ſte
, quiui non ſi vedrebbe ſegno di luce, perche ſe bene vi ſa
rebbe
la materia d'eſſa capace, non vi ſarebbe però la forma,
che
la poteſſe produrre: ma perche nel Cielo è la forma atta
à
far queſto effetto, & ui è la materia atta à riceuerlo, la luce
nel
Cielo giorno & notte ſi vede, naſcendo la luce dalla for
ma
celeſte, nella celeſte materia.
Nelle coſe, che ſono ſotto il
cielo
, quella anima maggior luce partorirà, che ſarà piu per­
ſetta
; e quella minore, che ſarà men perfetta, & perche l'ani­
ma
, che muoue il cielo della Luna, e infra tutte le altre ani­
ma
celeſti imperfettiſsima, la faccia della Luna meno riluce,
che
non rilucono l'altre ſtelle ſuperiori, & perche ſotto il cie
lo
ci ha l'anima delle Donne, laquale, ſe bene è diuina, & atta
à
generar la luce, è però congionto à vn corpo terreno, non
capace
di luce, ma ſolamente atto, à riceuer'qualche ombra
di
luce, la diuina anima delle Donne nel belliſsimo corpo lo­
ro
, fa quello, che ella puo, e non potendo piu, che mandar'fuo
ra
de gli occhi loro vno ſplendore diuino, il manda con me­
rauiglioſo
ſtupore, ne hauendo altra forza, che di colorire il
belliſsimo
volto loro com vno incarnato colore, ombra di lu­
ce
dolcemente il coloriſce.
Douete etiandio ſapere, che la luce
nella
materia atta, à riceuerla, non riſplende, ſe ella non è bene
ſtretta
, è ben ſerrata, e ben con'denſata inſiemi, il che ſi cono
ſce
nel medeſimo Cielo, ilquale eſſendo corpo tutto atto,
à
rilucere; non riluce, ſe non nella parte ſtellata, laquale è
aſſai
piu denſa, che non è il reſto del Cielo, & nel corpo
celeſte
raſſomiglia, i nodi, che ſono le parti piu denſe,
1delle tauole loro, cio ſi vede nel ferro rouente, 'ilquale ardem
do
riluce piu, che non fa la ſtoppa, perche la luce del fuoeo
nella
materia del ferro, è aſſai piu riſtretta, è calcata inſiemi,
che
ella non è nella materia rara della ſtopa: il ferro non piu
rouente
, non piu riluce, adunque la luce nel ferro naſceua
dal
fuoco: Il corpo etiandio d'una Donna morta, è ſcolori­
to
, & mancha di quello incarnato, che vi era mentre la Don­
na
viueua, ne fuora de gli occhi ſuoi eſcono que raggi amo­
roſi
, che prima ne vſciuano, queſti adunque ſono tutti effet­
ti
dell'anima: Hora al noſtro propoſito ritornando, dico, che
il
cuore della Donna è compoſto d'una materia denſa, di car
tilagine
, di nerui, di vene, d'arterie, & d'una carne molto ſo­
da
, & denſa; pero molto atta, à riceuere la luce generata dal
la
anima della Donna: e da rilucere mandando fuora iſplendi
diſsimi
raggi: e quali non trooando altro che gli occbi, don­
de
vſcire, per gli occhi eſcono, mentre la Donna arde di quel'
Diuino
amore, che l'anima le produce nel cuore.
Queſti rag
gi
paſſando per gli occhi della Donna arriuano à gli occhi
dell
'huomo, & quindi penetrano al core: doue penetrati ac­
cendono
vn dolciſsimo fuoco, di ſuauiſsimo amore, ilquale
feliciſsimamente
ardendo, ſa diuentar l'huomo beato.
Da queſto diſcorſo noi, al noſtro propoſito ritornando, po­
tremo
intender la verita, paragonando il viuo colore della
Donna
, col colore dell'huomo, & lo splendore che eſce da
gliocchi
dell'uno & dell'altro, in queſto paragone noi tro­
uerremo
, che come la grandiſsima luce del Sole con la pre­
ſenza
ſua il giorno cuopre quella delle altre Stelle, coſi il
diuino
ſplendor delle Donne, & il viuo lor' colore, tanto di
gran
lunga auanza quel dell'huomo, che l'huomo, doue la
Donna
ſi truoua, reſta tutto ſcolorito, e ſmorto: Hora naſcem
do
il maggiore ſplendore, & piu viuo colore dalla anima piu
perfetta
, & il minore dalla men perfetta: is forzati dalla ragio
ne
ſiamo à credere, che la perfettione delle Donne di gran­
diſsima
lunga auanzi quella de gli huomini.
ISABEL. Io ho pur veduto iſpeſſo alcuni huomini di
1quel colore incarnato che meſcolato col bianco, & col roſſo,
temperatamente, auanza il bel colore delle Donne, & mi ramento
anche
hauer'veduto ne gliochi di molti huomini giouini tan
ta
vaghezza è tanto ſplendore, che egli è parſo, che Cupido
& venere ſe gli habbino eletti à poſta per accenderui le fiac­
cole
, che ammendue addoperano per arderei cori innamora
ti
: ſe vero è quello, che voi di ſopra diceſte, vero anche ſarà,
l
'anima di coſi fatti huomini ſia perfettiſsima, & con la ſua
molta
perfettione meriti d'eſſere propoſta à quella delle Dom
ne
, il che quando fie vero, noi ci rimarremo ſotto gli huo­
mini
.
FILOG. Come accomodatamente (M.Iſabellina) voi
hauete
ritrouato via da confirmare le voſtre buone ragioni?
di queſto eſempio, ſi puo raccorre à punto il roueſcio di quel
lo
, che voi raccolto ne hauete: concioſia che queſti giouini,
de
quali voi hauete ragionato, raſſomiglino le belle Donne,
nel
colore, ne gli occhi, ne geſti, nella perſona, nelle maniere
nel
fauellare, nel ridere, nel mirare, & in tutte le altre coſe,
& raſſomigliandole, per cio ſon belli, belli non ſarebbono, ſe
non
le raſſomigliaſsino, quaſi che la natura nel principio di
queſta
opera voleſſe fabbricar' vna Donna, poi ò per errore,
ò
per altro accidente, gli veniſſe fabbricato l'huomo, & vo­
letelo
voi vedere, che queſta ſia bellezza di Donne, & non
d
'huomini?
la bellezza in queſti giouini, tanto ſi conſerua, quam
to
in loro ſi conſerua il viſo ſimile alla faccia della Donna,
ſenza
peli, è ſenza creſpe quando poi la barba ne viene con
le
ruuide creſpe, dalla facciadi queſti tali ſi parte ogni bellez
za
, puoſsi anche corfirmare queſta verita dalle inclinationi
naturali
di queſti belli giouini: eſsi ſono inclinati allo inamo
rarſi
facilmente, al continuar gli amori, alle delicatezze, alla
facilità
, alla piaceuolezza, alla dolcezza, & à tutte le opera­
tioni
degne di lode, allequali ſono inclinate le Donne: adun
que
in loro, è animo, & perfettione di Donna, da che quiui,
è
bellezza di Donna: eccoui, che l'huomo non è ne bello ne
buono
per ſua propria natura, ma ſolamente, in quanto, che
1la bonta, e la bellezza, è à lui comunicata dalla Donna, donde
ne
naſce, che la bonta, la bellezza, l'Eccellenza, & la perfet­
tione
, ſia maggior nella Donna, doue ella non depende dal­
l
'huomo, che ella non è nell'huomo, doue ella depende dal­
la
Donna.
Voi adunque (ò belle & gratioſe Donne, i cui
occhi
& il cui core ſempre ardendo di continua, e ſuaue fiam
ma
amoroſa, ſono la fucina, e gli incudi, dequali cupido ſi
ſerue
per fabricar le freccie, e gli archi, da ferir gli amanti,
tempratele
di maniera, che elle penetrando per gli occhi al
cuore
di chiunque vi ama, ſiano buona cagione di ſtampar­
ui
dentro la bella imagine delle voſtre anime diuine, da cui
lo
ſplendor' de voſtri occhi ſereni, & il viuo colore del vo­
ſtro
bel viſo, ſempre naſcendo, ci dimoſtri à pieno, che la vo
ſtra
alta virtù ſotto il Cielo, è ſenza pari.
CASSAN. Adunque le Donne brutte, da cui occhi non
eſcono
queſti diuini ſplendori, & il color' di cui tal volta è
brutto
, ſi reſteranno inferiori, à gli huomini?
FILOG. La natura, e ordinatiſsima, & non da à l'huo­
mo
faccia di bella Donna, ſenza dargli anima, e perfettione
di
Donna, ne da alla Donna bruttezza d'huomo, ſenza dar­
gli
imperfettione d'huomo, però queſta Donna, di cui hora
ſi
fauella, ſi reſtera nella ſua imperfettione, laqual ſara tanto
maggiore
, quanto maggiori ſaranno le ſue bruttezze, reſtin­
ſi
adunque le Donne brutte nella loro imperfettione.
Gli
huomini
etiandio piu brutti, che gli altri huomini, ſono piu
imperfetti
: & i piu belli piu perfetti, perche piu ſi accoſtano
alla
prima lor'perfettione, che è la Donna, come le acque che
piu
ſi accoſtano alla prima fonte loro, ſono piu chiare, & piu
purgate
.
Per non dar da dire à Madonna Lionora, ſenza altro ſuo in
uito
me ne vengo alla ſeſta, & vltima ragione.
LION. Voi hauete ſatto buona riſolutione, perche ogni
poco
più, che voi indugiaui, mi ſarei intromeſſa ne voſtri di­
ſcorſi
, accioche ritirato da me, ve ne foſte ritornato à caſa, ſe
1pur da voi non ve ne foſte rammentato.
FILOG. Io, che me ne accorſi, veggendoui ſtorcere, mi
leuai
(come ſi ſuol dire) dinanzi alla grandine: Dicoui adun­
que
, che la ſeſta, e vltima ragione, ſi piglia dal fine, la cui pro­
pria
natura, é di far perfetto cioche vi ſi conduce, e di conſer
uare
nella propria perfettione, quello, che la ha guadagnata,
cio
ſi vede in tutte le coſe dalla natura prodotte: e prima ne
gli
elementi, iquali fuora del loro proprio fine ſono imper­
fetti
, e nel proprio fin'loro ſono perfetti, ſiaci per eſempio il
fuoco
; il cui vltimo fine è nel proprio luogo ſotto il cielo
della
Luna, & à cui in due ſoli modi accade eſſerne fuora:
prima
ſe egli è quindi per forza tirato dalla altrui violenza,
ſecondariamente
, ſe egli fuora del ſuo proprio luogo è gene
rato
d'altra materia: ſe nel primo modo il fuoco ſi truona
fuora
del ſuo vltimo fine, ci biſogna, ò per Amore, ò per for
za
dargli qualche imperfettione, concio ſia, che ogni violen
za
, alteri, e tiri fuora della ſua natura la coſa sforzata, e la
renda
imperfetta come gli animali per forza tirati al macel­
lo
, e gli huomini à tormenti, ſono alterati, e nella alteratio­
ne
perdono ſe non tutta la lor'perfettione, buona parte d'eſ
ſa
almeno: coſi lo elemento del fuoco, sforzato ad vſcir'
fuora
del proprio luogo, o vero tutto ſi conuerte in vn'al­
tro
elemento, o uero reſta con qualche imperfettione.
Se il
fuoco
è generato fuora del ſuo luogo naturale, e proprio
biſogna
, che à queſta genaritione ci ſiano concorſe alcu­
ne
parti materiali, di natura diuerſe dalla materia del fuoco,
dalle
quali il fuoco pigli grande imperfettione, come ſe il fuo
co
ſi accendeſſe nelle legna, e ſarebbe imperfetto, perche le
legna
ſono materia terrena, frigida, e graue: però ſono cagio
ne
, che il fuoco dentroui acceſo, diuenuto graue, di leggiero,
che
egli era, com le legna ſcenda al baſſo luogo del mondo, com
tro
alla ſua naturale inclinatione, laquale, e di ſalire in alto,
doue
naturalmente ſalgono tutte le coſe leggiere, adunque il
fuoco
nelle legna generato, è imperfetto, da che gli manca la
1leggerezza, laquale è vna proprieta tanto congionta alla na­
tura
del fuoco perfetto che ſenza eſſa, e diuenta imperfetto.
Queſta imperfettione ſi conſerua infino, che il fuoco ſi reſta
fuora
del ſuo proprio luogo, ſe il fuoco, o ver fuora del ſuo
naturale
luogo generato, ouer quiui per forza tirato, inco­
mincia
, à ſalire in alto, egli è ſegno, che nel fuoco ſi ſono ri­
guadagnate
alcune nuoue parti della gia perduta leggierez­
za
, & che egli ha laſciato molte parte della grauita, contra­
ria
alla ſua natura, quale il fuoco ha ſempre nel ſuo luogo na
turale
, nel montare in alto, quanto egli piu ſale, tanto reſta
men
graue, & diuenta piu leggiero: finalmente, quando il fuo
co
ſara giunto ſotto il Cielo della Luna, nel ſuo luogo na­
turale
, il fuoco haura ſcoſſo ogni peſo, e ſarà diuenuto leggie
riſsimo
, quiui fatto perfetto nella perfettione acquiſtata dal
fine
, ſi conſeruerà in eſſa ripoſandoſi.
CLAR. Io non intendo coſa, che vi diciate (M. Telifi­
lo
) però non vi paia faticha il riſpondermi, à quello, che io vi
addimanderò
.
FILOG. Pur che Madonna Lionora e l'altre non ſe ne
addirino
, io farò quello, che voi vorrete, caſo poi, che ella ſe
ne
addiraſſero, à voi (che di cio ſareſte ſtata cagione) laſcerei
il
carico di placarle, parmi grandiſsima pazzia di colui, che
eſſendoſi
obligato ſeruir molti ſignori, come hoggi ſono io
obligato
, à ſeruir'tutte voi per piacere ad vno, à gli altri di­
ſpiace
, però accordateui con M.Lionora, & con il reſto del­
la
compagnia, e comandatemi, che io ſon preſto a obedirui.
CLARI. Che ne dite (M.Lionora) & voi altre Signo­
re
?
contentateui, che io rompa il filo di queſta teſsitura?
LION. Io ſola confidata nella molta corteſia d'ogni vna
di
queſte altre ſignore, riſponderò per tutte.
Noi non ci con
tentiamo
che voi rompiate il filo, perche voi lo hauete di gia
rotto
, ci contentiamo bene, che voi lo habbiate rotto, con
patto
però, che è ſi rattacchi, quando ci parra, di rattaccar­
lo
.
CLARI. Coſi ſi faccia, voi diceſte dianzi, che ſotto il
1cielo della Luna era il proprio luogo naturale dello elemen
to
del fuoco il che à me non par punto vero; concioſia, che
ſe
coſi foſſe, il ſuo lume coprirebbe quello delle ſtelle, lequa
li
da noi per cio non potrebbero eſſer vedute.
FILOG. Se quiui il fuoco riluceſſe, come egli quaggiu
riluce
: voi haureſte ragione: ma perche il fuoco nella ſua na­
tural
' materia non riluce, egli non puo impedir la viſta no­
ſtra
ſi che ella non penetri infino alle ſtelle.
CLAR. Perche non riluce egli nella ſua materia?
FILOG. Per che ella é rara, & la luce nella rara mate­
ria
non riluce, & non ſi scorge, come pur dianzi vi diſsi, e vel
dìmoſtrai
con l'eſempio del fuoco noſtro, ilquale nel denſo
ferro
affocato riluce; & non nella rara ſtoppa ardendo: eſſen
do
adunque il fuoco nel ſuo proprio luogo in vna materia
rariſsima
piu d'ogni altra, che ſi truoui ſotto il cielo, non è da
merauigliarſi
, ſe il fuoco quiui non riluce, e non impediſce
gli
occhi noſtri, che è non poſsino vedere le ſtelle.
CLAR. Tutto iſta bene; ma perche hauete voi hora
detto
, che il fuoco ſi ripoſa nella ſua perfettione ſotto il cie­
lo
della Luna, hauendo voi altre volte detto; che il cie­
lo
ſtellato in ventiquattro hore mouendoſi dal Leuante al
Ponente
, e dal Ponente al Leuante ritornando, ſeco tira tut
ti
, i corpi celeſti inferiori, è con eſsi tutto lo elemento del fuo
co
, e buona parte dell'aria.
FILOG. Madonna Clarice voi dubitate molto dotta­
mente
, di che io non mi merauiglio, eſſendoui voi alleuata
ne
ſeruigi della voſtra Illuſtriſsima Signora, eſempio raro
d
'ogni virtù, da cui voi hauete potuto imparare e queſta, &
ogni
altra coſa buona: Hora riſpondendoui dico; che i moti
ſono
di tre maniere, altri ſono naturali, altri violenti, altri ſi
ſtanno
nel mezzo infra i due eſtremi, i quali non hanno no­
me
proprio, e ſi chiamano col negar loro l'uno, e l'altro no­
me
eſtremo, cio è non ſono ne naturali, ne violenti, il fuoco
naturalmente
ſi muoue in alto, violentemente ſi muoue in­
uerſo
il centro di tutto il mondo, con vn moto ilquale non è
1ne naturale ne violento, è ſi laſcia mouere dal Cielo in giro,
alquale
egli obediſce ſenza neſſuna reſiſtenza: ſi ripoſa adun
que
il fuoco ſotto la Luna: inquanto, che egli non ſi muoue
col
ſuo natural moto, in alto: ne al baſſo, col moto violento,
ſi
ripoſa in vna quiete, à queſti due moti contraria, ſe bene egli
con
ſomma obedienza, ſenza reſiſtenza neſſuna ſi laſcia tirar'
dal
Cielo in giro.
LION. No no non piu con queſte ſottigliezze; accio­
che
la noſtra non ſia la predica del piouano Arlotto, rattaca
te
rattaccate il filo, che gia rompeſte, che noi non vi intendia
mo
, à dirloui in poche parole.
FILOG. Rattacchiſsi, ſe coſi vi piace. A le anime de
corpi
celeſti da gli elementi ſagliendo, dico, che il primo mo
tore
(il quale è lo Iddio de Filoſofi) prima muoue il Cielo
ſtellato
, come fine amato, e deſiderato da ſe ſteſſo, poi muo­
ue
le anime de gli altri corpi celeſti inferiori, come fine ama
to
, e deſiderato da loro: ne puo il primo motore amare altro
che
ſe ſteſſo, perche eſſendo in lui l'amato, e l'amante vna me­
deſima
coſa, ſe egli amaſſe coſa, à ſe ſteſſo inferiore, diuerreb
be
l'eſſenza ſua à ſe ſteſſa inferiore, e mancherebbe da l'eſſe­
re
diuino, il che dir'non ſi debbe in neſſun modo: è queſto pri­
mo
motore amato dalle anime celeſti inferiori, non in virtù
della
propria natura loro, ma in virtù della natura del mede­
ſimo
primo motore, perche ſe le anime inferiori amaſſero il
primo
motore in virtu della loro propria natura, l'eſſenza lo
ro
non dependerebbe dalla prima eſſenza diuina, ma ſi reſte­
rebbe
ſenza neſſuna altra dipendenza, che da ſe ſtezza, però
ſarebbe
l'eſſenza delle anime inferiori, quello che è la prima
eſſenza
, coſi reſterebbeno tutte le anime celeſti di pari per­
fettione
nella loro eſſenza, e natura, il che ageuolmente ſi
pruoua
, perche eſſendo l'atto dello amare loro l'iſteſſa lor'
natura
, ſe l'atto dello amare, colquale l'anime inferiori ama­
no
il primo motore, non depende, ne anche la lor' natura de
pende
, ſe ella non depende, ella ha tanta perfettione, quanta
1ne ha Iddio, il primo motore, ilquale da neſſuno altro, che
da
ſe ſteſſo depende: però biſogna, che il primo motore ami
ſe
ſteſſo in virtù della ſua propria natura, & che l'anime de
corpi
celeſti inferiori amino il primo motore non in vir­
lor'propria, ma in virtù del medeſimo primo motore, &
mouendo
i loro corpi Celeſti in giro, deſiderino compiace­
re
al primo motore, come à fine amato, e deſiderato da loro;
come
anche il primo motore ama ſe ſteſſo, e deſidera com­
piacerſi
nel mouere, nel quale Amore, è deſiderio conſiſte la
ſomma
loro beatirudine.
Nel medeſimo modo la Donna amata, & deſiderata da l'huo
mo
è il fine dell'huomo, ella prima ama ſe ſteſſa, & deſidera
compiacerſi
in virtû della ſua propria bellezza, e di qui na­
ſce
, che tal'hora le Donne, quantunque ardendo nel mez­
zo
delle fiamme d'Amore, altrui non amano, o almeno non
ſcuoprono
il loro Amore eſſe hauendo in loro ſteſſe la pro
pria
bellezza, laquale non depende dalla bellezza dell'huo­
mo
, e ſono amate da loro iſteſſe, & contente de loro inter­
ni
piaceri, coſa non cercano fuora di loro ſteſſe, che le dilet­
ti
, però altro, che loro ſteſſe non amano: ſe gia l'huomo
amando
, al cor' non penetra della Donna ſua; e quiui am­
mendui
gli Amori vniti, diuentino quaſi vno iſteſſo Amo­
re
: la onde la Donna amando & col ſuo Amore vnito allo
Amore
dell'huomo, in virtù propria ama ſe ſteſſa nell'huo
mo
; come anche l'huomo col ſuo Amore vnito allo Amo
re
della Donna, ſe ſteſſo ama nella Donna ſua; non gia in
virtù
propria; perche ſe egli coſi amaſſe, non dependereb­
be
la ſua amata bellezza, & non dependerebbe il ſuo Amo­
re
, ammendui non dimeno dependono dalla bellezza, e dal­
lo
Amore della Donna, come la bellezza, e lo Amore delle
anime
de corpi celeſti inferiori dependono dallo Amore, e
dalla
bellezza del primo motore, mentre, che l'huomo ſi truo
ua
fuora di queſto amore, egli è lontano dal ſuo proprio fine:
però
ſiamo sforzati à dire, che la ſua natura ſia imperfetta,
1biſogna etiandio, che egli perda queſta imperfettione, e acqui
ſti
molta perfettione, mentre ſi accoſta alla Donna, à cui do­
po
, che egli è perfettamente vnito, in eſſa ſi ripoſa, come in
ſuo
vltimo fine: doue conſeruando la gia guadagnata perfet
tione
, altra ne maggiore ne minore non ne va cercando, ma
di
queſta vna contentandoſi, viue beato, ſe la Donna è il fine
dell
'huomo, e ſe l'huomo fuor'di lei, ſempre deſidera vnirſi
con
lei: ſe inanzi, che è ſi vniſca, & ſi congionga con lei, egli
viue
miſero: ſe ſeco vnito, è viue contento, amandola, e deſi­
derando
compiacerle, non in virtù della propria natura, ma
in
virtù delle perfettione della Donna: la Donna ſarà il pro­
prio
, e natural fine dell'huomo.
Noi ad altro non conoſcia­
mo
che il centro del mondo ſia il fine della terra, che à que­
ſti
due effetti, l'uno è che la terra fuora del centro, come im
perfetta
, al centro ſi muoue, come à ſua perfettione: l'altro,
che
la terra giunta al centro, ſubito ſi ferma, come in ſua per
fettione
: & di qui raccogliamo, che il centro ſia il fin'ſuo, pa
rimente
raccorre dobbiamo, che la Donna ſia fine e perfet­
tione
dell'huomo, da che l'huomo fuora della Donna, pro­
cura
con ogni mezzo d'accoſtarſi, & d'unirſi con lei: vnito,
altro
non brama, altro non cerca, ma in eſſa ſi ripoſa: adunque
la
Donna ſarà il fin proprio dell'huomo: ſalendo con l'ali del
la
contemplatione al Cielo: noi conoſciamo, che Iddio, il pri
mo
motore, amando ſe ſteſſo per ſua propria natura, moue il
primo
mobile, come fine amato, & deſiderato da ſe ſteſſo in
virtù
propria: & le altre anime de corpi celeſti inferiori, muo
uono
i loro proprii corpi, amando non ſolo loro ſteſſe, ma
etiandio
il primo motore, non in virtù della loro natura pro
pria
, ma in virtù del primo: & di qui raccogliamo, che il pri­
mo
motore, è l'ultimo fine delle anime inferiori, adunque ad al
tro
conoſcer' non dobbiamo, che la Donna ſia il proprio fine
dell
'huomo, che allo atto dello amare, col quale, ella ama ſe
ſteſsa
, in virtù della ſua propria natura, & della ſua propria
bellezza
, laquale è amata prima dalla Donna, & è poi amata
etiandio
da l'huomo, non in virtù dell'huomo, ma in virtù
1della Donna, il che ſe coſi è come egli è ſi conclude, che la
Donna
come fine, & come vltima perfettione dell'huomo,
muoue
l'huomo ad amarla, & ad vnirſi perfettamente ſeco
amandola
, & a ripoſarſi in lei, ſenza oercar'altra perfettione,
poſſedendola
: & vero anzi veriſsimo ſarà, che la Donna ſia
l
'ultimo fine dell'huomo.
Hauendo veduto con molti argu­
menti
, che la Donna, è il fine, e la perfettione dell'huomo,
ſenza
neſſuna faticha, concluderemo, lo ſtato della Donna
eſſer
'piu perfetto, che non è lo ſtato dell'huomo, perche la
perfettione
del fine, è maggiore, che non è quella dello coſe
ordinate
al fine.
Io per me honeſte & belle Donne, cognoſco l'imperfettion
mia
: e perche voi, con lo ſplendor'che eſce da voſtri occhi,
da
me cacciate le oſcuriſsime tenebre della ignoranza, e mi
concedete tanto di lume, che io, piu oltre penetrando, com­
prendo
, che voi ſiete il mio proprio & natural line, mentre
mi
truouo da voi lontano, trauaglio di continuo, quando
poi
, e vi piace concedermi tanta gratia, che io caſtamente
amandoui
, e ſeruendoui di buon core, con voi mi vniſca,
mi
ſento diuentar perfetto ripoſandomi nella voſtra perfet­
tione
à me da voi per ſola gratia comeſſa, la qual perfettio­
ne
tanto dura, quanto voi volete, che io mi conſerui vo­
ſtro
, però ricognoſcendoui per vltimo fine, e per vltima
perfettione
dell'eſſer'mio, vi que maggiori honori, che io
poſſo
, & deſidero, che gli altri voſtri amanti, meco vi conſa­
crino
altari, e tempi, e meco vi offeriſchino que ſacrificii, che à
tanta
diuinita ſi conuengono.
ISABEL. Io pur' dianzi ſentiuo dir'al Colombo non
ſo
che di forma, e di materia: quindi argumento, che gli huo
mini
foſſero piu perfetti delle Donne, per non ſo che via di
Ariſtotile
.
FILOG. Il Colombo forſe doueua voler dire, che la
femina
deſidera il maſchio, come la materia deſidera la for­
ma
, e come la coſa imperfetta deſidera la ſua perfettione: &
di
qui doueua voler raccorre, che gli huomini foſſero piu
1perfetti delle Donne.
ISABEL. Coteſto parue, à me, che il Colombo voleſ­
ſe
dire: il che io non inteſi ſe ben l'udii: voi, che ſenza hauer
lo
vdito, molto bene hauete inteſo doue ſta il nodo, doure­
te
anche ſaperlo ſciorre, però non vi ſia graue il farlo.
FILOG. Se queſto foſſe il nodo Gordiano il rompe­
rei
, ſe io nol ſapeſsi ſciorre, ma perche, e non è ne quello, ne
ſimile
à quello, io lo ſciorrei, ſe Madonna Lionora voleſſe;
ma
ella non vuole, che io mi parta dalla noſtra principale qui
ſtione
, & ſe io me ne parto, s'addira, e mi richiama, accioche
io
ritorni d'onde mi ero partito, ſe ella vuole, & io voglio
quello
, che à lei piace.
ISABEL. Contentateui (M. Lionora) che M.Teli­
filo
, o ſciolga, ò rompa queſto nodo.
LION. A ſodisfattion voſtra (M.Iſabellina) voglio in
cio
quello, che vi piace.
ISABEL. Dite adunque (M.Telifilo) come il fatto
iſta
FILOG. Ariſtotile fu vn'huomo, però non è meraui­
glia
, che egli ſcriueſſe in fauor de gli huomini, e ſi ingannaſ­
ſe
, quando diſſe, che la femina deſidera il maſchio, come la
materia
deſidera la forma, & come la coſa imperfetta deſide
ra
la ſua perfettione: il ſuo errore ageuolmente ſi conoſce,
anche
tenendo per veri, i ſuoi principii.
Egli ha detto, che la
materia
da ſe ſteſſa non ha perfettione, ma la ha dalla forma,
& à ragione: concioſia, che vna pietra, vn ſaſſo, vn legno da
ſe
ſteſſo, altro non ſia, che ſaſſo, o legno, non buono da altro,
che
da fabricare vn muro, ò da accendere vn fuoco, ſe vno
ſcultore
perfetto alla imperfetta materia del ſaſſo, e del le­
gno
da vna perfetta forma, & ne caua vna belliſsima ſtatua, o
ver
' di Ceſare, o ver'di Mercurio, o di qual'altra coſa ſi vo­
glia
, quella rozza materia, che prima era diſprezzata, da tut­
ti
, diuenta degna d'eſſer'pregiata da ogni vno, donde ſi cono
ſce
la verita eſſer quella, di cui Ariſtotile parlando diſſe, che
la
materia da ſe ſteſſa non haueua perfettione, ma la haueua
1tutta dalla forma: Se coſi è la Donna, è piu perfetta dell'huo
mo
, anzi è la perfettione dell'huomo: auenga che l'huomo
ſia
la materia, dellaquale fu fabbricata la Donna, il che noi
di
ſopra dichiarammo, quando dicemmo, che la Donna fu
da
Dio fabricata d'una coſtola d'un'huomo; però l'huomo
viſto
, che egli ſe la hebbe ignuda inanzi, in lei riconobbe ſe
ſteſſo
, e pieno di ſtupore diſſe queſta è la carne della mia car
ne
, e queſte ſono l'oſſa delle mie oſſa: quaſi, che egli voleſſe
dire
, io ſon quella materia imperfetta ſenza forma, di cui,
voi
ſiate ſtata creata dalla mano d'Iddio, & come vna perfet
ta
forma hauete dato perfettione alle mie imperfettioni, fal­
ſo
adunque ſarà quel che Ariſtotile diſſe, & che il Colom­
bo
, ſi preſe per ſuo argumento, dicendo, che come la mate­
ria
imperfetta deſidera la forma perfetta, coſi la Donna deſi
dera
l'huomo; anzi il contrario rimarrà vero, cioè che l'huo
mo
come imperfetta materia di Donna, deſidera la Donna,
come
forma, che da perfettione alla ſua imperfetta materia:
ſi
ſcioglie, o ſi rompe adunque il nodo del Colombo dicen­
do
, che Ariſtotile ſi inganno in tal' caſo, da che da ſuo i prin­
cipii
proprii ſi raccoglie il roueſcio del ſuo detto.
Poſsi anche ſciorre in vn'altro modo, cio è dimoſtrando,
che
le coſe deſiderate non ſono ſempre piu perfette di colui
che
le deſidera: i prencipi deſiderano le citta, i caſtelli, le vil
le
; deſiderano i gentil'huomini i Cittadini, i villani, deſidera
no
, i caualli, le veſtimenta, e le altre coſe neceſſarie alla con­
ſeruatione
dello ſtato, e della perſona loro, lequali però non
ſono
piu perfette de prencipi, anzi molto meno perfette.
Quante ce ne ha egli delle Donne nel mondo, che deſidera
no
vna ſcuffia, vn velo, vn par'di guanti, ò vn'altra coſa ſimi­
le
?
certo, io credo, che nel mondo ne ſiano molte: & infra gli
huomini
, ci ha di quelli, che deſiderano coſe viliſsime di gram
diſsima
lunga inferiori alla loro perfettione, adunque queſta
ſentenza
non è generalmente vera, che la coſa deſiderata ſia
piu
perfetta di quella, che deſidera.
Coſi la Donna deſidera
l
'huomo meno perfetto di lei, non per guadagnare neſſuna
1perfettione da l'huomo, ma per farlo perfetto: come i padri,
e
le madri deſiderano i figliuoli, non per guadagnare perfet­
tione
da fanciullini, iquali tutti naſcono imperfettiſsimi nel
la
loro ſpetie, ma per dar loro perfettione allcuandogli nel­
le
buone lettere, ne buoni coſtumi, & ne gli honorati eſerci­
tii
, o della guerra, ò di quale altra coſa ſi voglia, perche adun
que
ci dobbiamo noi merauigliare che la donna piu perfet­
ta
dell'huomo, deſideri l'huomo men perfetto, per renderlo
piu
perfetto ? ſe molte altre coſe il fanno?
anzi l'huomo ſteſſo
in
queſto medeſimo modo deſidera i figliuoli, come noi hor'
hora
diceuamo?
CASSAND. Per amor' d'Iddio vſcite vna volta di
queſte
materie, e di queſte forme, & parlate di modo, che ſia
te
inteſo.
LIONO. Egli è tempo piu toſto di por' fine homai à
queſti
ragionamenti, & com queſta vltima ragione, laqual'voi
prendeſte
dal fine, finire i noſtri diſcorſi.
FILOG. Io ho anche tanto da dire, che vi traterrei pa
recchie
altre giornate, ſempre con nuoue ragioni inalzando
la
perfettion' grande delle Donne: ma ogni bel giuoco rin­
creſce
, però con voi mi accordo, à finirla homal.
LION. Anche queſte altre Donne hanno à baſtanza in
teſo
, che noi ſiamo da piu di voi, per queſto ſi contenteran­
no
di por fine à queſta tela.
FILOG. E come poteuo io non lo vi dimoſtrare, eſſen
do
la bellezza voſtra la ſcala, che ci conduce al Cielo, è ci
vniſce
con Dio dalla cui merauiglioſa bonta, voi foſte crea­
te
di tutte le perfettioni, che egli haueua raccolte nel cuor'
dell
'huomo, accioche voi arrichite della riccha, e bella ima­
gine
diuina, quale Iddio haueua piantata nel cuor' dell'huo­
mo
, reſtaſte di lui ſignore: riceueſte della man' d'Iddio vn'
corpo
delicato, e molle, proprio di chiunque naſce natural­
mente
libero, e all'huomo ne laſciaſte vn'altro aſpro, e ruui­
do
, proprio di coloro, che naſcono naturalmente ſerui, ſem­
pre
vi ſtate con la volunta vnita allo Amore, Iddio degli al-
1tri Dei: a cui gli huomini, quanto voi, non ſi acoſtano; però
piu
ageuolmente, e piu conſtantemente amate de gli huomi
ni
: in queſta, come in tutte le altre coſe, ſcoprendo la ſmiſu­
rata
voſtra perfettione: viui raggi amoroſi eſcon fuora de vo
ſtri
occhi diuini: & il viuo colore del voſtro bel viſo, è il fuo
co
, onde Amore piglia le fiamme; con cui egli arde i petti de
gli
amanti: Voi, voi dico (o vaghe, e belle Donne) ſiete l'ulti­
mo
fine dell'huomo, la perfetta quiete ſua, & lo ſtabile ſuo
ripoſo
.
Et non è coſa vile lo eſſer' ſeruo di perſone di tanto
alto
valore, di quanto voi altre (Gratioſe & belle Donne)
ſiete
: anzi perfettion'grandiſsima: per che il ſeruire chiunque
merita
d'eſſer'ſeruito, quanto voi meritate, recha honore, e
gloria
à chiunque ſerue: Anzi eſſendo noi nati naturalmen
te
ſerui delle Donne, mancheremmo dallo eſſere huomini,
ſe
da queſto ſeruigio à noi per natura douuto; mancaſsimo:
come
Lione non è quel'che non rugghia, Ceruo, quel che
non
corre, & Aquila, quella, che non mira il Sole, eſſendo
queſte
le proprieta naturali di queſti animali: coſi noi, huo­
mini
non ſaremmo, ſe à Donne non ſeruiſsimo: da che con
queſta
proprieta ſiamo ſtati creati da Dio, & dalla natura per
cio
prodotti.
LION. Baſta in fin'qui noi ſiamo perſuaſe, à pieno (M.
Telifilo
) e ſarà bene, che noi ce ne andiamo, à ſpaſſo per lo
giardino
homai, che il caldo, è paſſato, & quiui ci trattenia­
mo
aſpettando l'hora della cena: intanto la noſtra Illuſtriſsi­
ma
Signora dourà anche ella, laſciarſi vedere, e noi ci ſtare­
mo
quiui preſte per ſeruirla.
FILOG. Facciſi quanto vi piace.
LION. Ecco vno de paggi, ilquale ci chiama, la noſtra
Illuſtriſsima
Signora eſce fuora, andianne tutti à tenerle con­
pagnia
.
FILOG. Andianne.
IL FINE.
14[Figure 4]
Regiſtro.
ABCDEfGHIKLMNOPque
Tutti ſono duerni, eccetto A che è terno, &
f
G che è tutto vn duerno.
Stampato in Lucca, per Vincenzo Busdragho,
l
'anno.