Vitruvius; Barbaro, Daniele Matteo Alvise [Hrsg.], I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556

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Author: Vitruvius; Barbaro, Daniele Matteo Alvise [Hrsg.]
Title: I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio
Year: 1556
City: Vinegia
Publisher: Marcolini

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Table of contents
1. Page: 0
2. ALLO ILLVSTRISSIMOET REVERENDISSIMO CARDINAL DI FERRARA D. HIPPOLITO DA ESTE DANIEL BARBARO ELETTO D’AQVILEGGIA. S. Page: 7
3. IL PRIMO LIBRO DI DIECI DELLAR CHITETTVRA DIM. VITRVVIO TRADVTTI ET COMMENTATI DA MONSIGNOR BARBARO ELETTO DACQVILEGGIA. Page: 9
4. VITA DI VITRVVIO. Page: 9
5. DI QVAI COSE E COMPOSTA L’ARCHI TETTVR A. CAP. II. Page: 22
6. CAPITOLO III. DELLE PARTI DELL’ARCHITETTVRA. Page: 32
7. DELLA ELETTIONE DE I LVOGHI. sANI. ET DE I CONTRARII ALLA SANITA CAP. IIII. Page: 34
8. DELLE FONDAMENTA DELLE MVRAGLIE, ET DELLE TORRI. CAP. V. Page: 35
9. CAP. VI. DELLA DIVISIONE DELL’OPERE, CHE SONO DENTRO LE MVRA, ET DELLA DISPOSITIONE DI ESSE PER SCHIVARE I FIATI NOCIVI DE I VENTI. Page: 39
10. DELLA ELETTIONE DE I LVOGHI ALLVSO COMMVNE DELLA CITTA. CAP. VII. Page: 47
11. L’INDICE DEL PRIMO LIBR O DELLE FORTIFICATIONI DEL SIGNOR GIANIACOPO LEONARDI CONTE DE MONTELABATE. Page: 47
12. IL FINE DEL PRIMO LIBRO. Page: 48
13. DELLA ARCHITETTVRA DI M, VITRVVIO. Page: 49
14. PROEMIO. Page: 49
15. CAP. I. DELLA VITA DE GLI HVOMINI ANTICHI, ET DE I PRINCIPII DEL VIVER HVMANO, ET DELLE CASE ET ACCRESCIMENTO DI QVELLE. Page: 50
16. CAP. II. DE I PRINCIPII DELLE COSE SECONDO I FILOSOFI. Page: 52
17. CAP. III. DE I MATTONI. Page: 53
18. CAP. IIII. DELLA ARENA. Page: 54
19. CAP. V. DELLA CALCE, ET DEL MODO D’IMPASTARLA. Page: 55
20. CAP. VI. DELLA POLVE POZZOLANA. Page: 56
21. CAP. VII. DEI LVOGHI DOVE SI TAGLIANO LE PIETRE. Page: 56
22. CAP. VIII. DELLE MANIERE DEL MVRARE, E QVALITA SVE. Le parti di poner inſieme le Pietre ſon queſte. Page: 57
23. CAP. IX. DEL TAGLIARE I LEGNAMI. Page: 61
24. CAP. X. DELLO ABETE DETTO SOPERNATE, ET INFERNATE, CON LA DESCRITTIONE DELL’APENNINO. Page: 63
25. IL FINE DEL SECONDO LIBRO. Page: 63
26. LIBRO TERZO DELLA ARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO. Page: 64
27. PROEMIO. Page: 64
28. CAP. I. CHE LA RAGIONE DELLE MISVRE E STATA DA GLI ANTICHI PIGLIATA DALLE MISV-RE DEL CORPO HVMANO. Page: 70
29. QVESTA E LA PIANTA DEL TEMPIO DETTO FACCIA IN PILASTRI DETTA IN ANTIS. Page: 76
30. QVESTA E L A META’ DELLA’ PIANTA DELLO ALLATO DOPPIO, DETTO DIPTEROS, LAQVAL E’ NEL PRIMO LIBRO, ET LEV ANDOGLI L’ORDINE DI DENTRO DELLE COLONNE SERVIRA’ IN QVESTO LVOGO PER IL FALSOALLATO DETTO PSEVDODIPTEROS. Page: 86
31. CAP. II. DI CINQVE SPECIE DI TEMPI. Page: 87
32. LA META’ DELLA PIANTA DELL’ASPETTO DEL TEMPIO SCOPERTO DETTO HYPETROS. Page: 88
33. CAP. III. DEL FONDARE, ET DELLE COLONNE, ET DEL LORO ORNAMENTO, ET DE GLI ARCHITRAVI. Page: 98
34. IL FINE DEL TERZO LIBRO. Page: 117
35. LIBRO QVARTO DELLA ARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO. Page: 118
36. PROEMIO. Page: 118
37. CAP. I. DI TRE MANIERE DI COLONNE, ET DELLE ORIGINI ET INVENTION LORO. Page: 118
38. CAP. II. DE GLIORNAMENTI. DELLE COLONNE. Page: 120
39. CAP. III. DELLA RAGIONE DORICA. Page: 124
40. CAP. IIII. DELLA DISTRIBVTIONE DI DENTRO DELLE CELLE ET DELL’ANTITEMPIO. Page: 126
41. CAP. V. DI FAR I TEMPI SECONDO LE REGIONI. Page: 131
42. CAP. VI. DELLE RAGIONI DELLE PORTE, ET DE GLI ORNAMENTI DELLE ERTE, O PILASTRATE CHE SI FANNODINANZI A TEMPI. Page: 131
43. CAP. VII. DELLE RAGION THOSCANE DE SACRI TEMPI. Page: 136
44. CAP. VIII. DELL’ORDINARE GLI ALTARI DE I DEI. Page: 140
45. IL FINE DEL QVARTO LIBRO. Page: 140
46. DELLA ARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO. Page: 142
47. PROEMIO. Page: 142
48. PROEMIO. Page: 142
49. CAP. PRIMO DEL FORO. Page: 144
50. CAP. IL. DELLO ERARIO, DELLA PRIGIONE, ET DELLA CVRIA COME SI DEONO ORDINARE. Page: 153
51. CAP. III. DEL THEATRO. Page: 155
52. CAP. IIII. DELL’ARMONIA. Page: 157
53. CAP. V. DE I VASI DEL THEATRO. Page: 165
54. CAP. VI. DELLA CONFORMATIONE DEL THEATRO. Page: 167
55. CAP. VII. DEL COPERTO DEL PORTICO DEL THEATRO. Page: 171
56. CAP. VIII. DI TRE SORTF DI SCENE. Page: 175
57. CAP. VIII. DI TRE SORTI DI SCENE. Page: 176
58. CAP. X. DELLA DISPOSITIONE ET DELLE PARTI DE I BAGNI. Page: 179
59. CAP. XI. DELLA EDIFICATIONE DELLE PALESTRE, ET DE I XISTI. Page: 180
60. CAP. XII. DE I PORTI, ET DE GLI EDIFICI CHE NELL’ACQVA SI DEONO FARE. Page: 181
61. IL FINE DEL QVINTO LIBRO. Page: 182
62. LIBROSESTO DELLA ARCHITETTVRA DIM. VITRVVIO. Page: 183
63. PROEMIO. Page: 183
64. CAP. I. DI DIVERSE QVALITA’ DE PAESI ET VARII ASPETTI DEL CIELO; SECONDO I QVALI SI DEONO DISPORRE GLI EDIFICII. Page: 184
65. CAP. II. DELLE MISVRE, ET PROPORTIONI DE I PRIVATI EDIFICII. Page: 185
66. QVESTA E VNA PARTE DELLA FACCIATA DELLA CASA PRIVATA. Page: 189
67. CAP. III. DE I CAVEDI DELLE CASE. Page: 190
68. CAP. IIII. DE GLI ATRII, ALE, TABLINI. Page: 191
69. CAP. V. DE I TRICLINI, STANZE, ESSEDRE, ET DELLE LIBRERIE ET DELLE LORO MISVRE. Page: 193
70. CAP. VI. DELLE SALE AL MODO DE GRECI. Page: 193
71. CAP. VII. A CHE PARTE DEL CIELO OGNI MANIERA DI EDIFICIO DEVE GVARDARE ACCIO SIA VTILE, E SANA. Page: 194
72. CAP. VIII. DE I PROPI LVOGHI DE GLI EDIFICI, E PRI-V’ATI, E COMMVNI, ET DELLE MANIERE CONVE-NIENTI AD OGNI QVALITA DI PERSONE. Page: 194
73. CAP. IX. DELLE RAGIONI DE I RVSTICALI EDIFICI, ET DESTINTIONI DI MOLTE PARTI DI QVELLE. Page: 195
74. CAP. X. DELLE DISPoSITIONI DE GLI EDIFICII, ET DELLE PARTI LORO SECONDO I GRECI, ET DE I NOMI DIFFERENTI ET MOLTO DA I COSTVMI D’ITALIA LONTANI. Page: 196
75. CAP. XI. DELLA FERMEZZA ET DE LE FONDA MENTA DELLE FABRICHE. Page: 199
76. IL FINE DEL SESTO LIBRO. Page: 199
77. DELLA ARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO. Page: 200
78. PROEMIO. Page: 200
79. CAP. I. DE I TERRAZZI. Page: 202
80. CAP. II. DI MACERAR LA CALCE PER BIANCHEGGIARE ET COPRIRE I PARETI. Page: 203
81. CAP. III. DELLA DISPOSITIONE DE I VOLTI DEL MODO DI COPRIRE, ET D’INCRO-STAR I MVRI. Page: 204
82. CAP. IIII. DELLE POLITVRE, NE I LVOGHI HVMIDI. Page: 205
83. CAP. V. DELLA RAGIONE DEL DIPIGNERE NE GLI EDIFICII. Page: 206
84. CAP. VI. IN CHE MODO S’APPARECCHI IL MARMO PER GLI COPRIMENTI. Page: 207
85. CAP. VII. DE I COLORI, ET PRIMA DELL’OCHREA. Page: 208
86. CAP. VIII. DELLE RAGIONI DEL MINIO. Page: 208
87. CAP. IX. DELLA TEMPERATVRA DEL MINIO. Page: 208
88. CAP. X. DE I COLORI ARTIFICIOSI. Page: 209
89. CAP. XI. DELLE TEMPRE DEL COLOR CERVLEO. Page: 209
90. CAP. XII. COME SI FACCIA LA CERVSA, IL VERDERAME, ET LA SANDARACA. Page: 209
91. CAP. XIII. IN CHE MODO SI FACCIA L’OSTRO ECCELLEN-TISSIMO DI TVTTI I COLORI ARTIFICIALI. Page: 209
92. CAP. XIIII. DE I COLORI PVRPVREI. Page: 209
93. IL FINE DEL SETTIMO LIBRO. Page: 209
94. DELLA ARCHITETTVRA DIM. VITRVVIO. Page: 210
95. PROEMIO. Page: 210
96. CAP. PRIMO DELLA INVEN-TIONE DELL’ACQVA. Page: 210
97. CAP. II. DELL’ACQVE DELLE PIOGGIE. Qui tratta della natura dell’acque, & prima delle piouane, & poi dell’altre. Page: 212
98. CAPITOLO. Page: 213
99. CAP. III. DELL’ACQVE CALDE, ET CHE FORZE HANNO DA DIVERSI ME- TALLI D’ONDE ESCONO, ET DELLA NATVRA DI VARII FONTI, LAGHI, ET FIVMARE. Page: 214
100. CAP. IIII. DELLA PROPIETA D’ALCVNI LVOGHI ET FONTI. Page: 216
101. CAP. V. DE GLI ESPERIMENTI DELL’ACQVA. Page: 217
102. CAP. VI. DEL CONDVRRE, ET LIVELLARE L’ACQVE ET DE GLI STRVMENTI BVONI A TALI EFFETTI. Page: 217
103. CAP. VII. A QVANTI MODI SI CON-DVCHINO LE ACQVE. Page: 218
104. IL FINE DELL’OTTAVO LIBRO. Page: 219
105. DELLA ARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO. Page: 220
106. PROEMIO. Page: 220
107. CAP L IL MODO RITTROVATO DA PLA TONE PER MISVRARE VN CAMPO. Page: 221
108. CAP II. DELLA SQVADRA IN-VENTIONE DI PITHAGO RA PER FORMAR L’ANGV- LO GIVSTO. Page: 221
109. CAP. III. COME SI POSSA CONOSCER VNA PORTIONE D’ARGENTO MESCOLATA CON L’ORO FINITA L’OPERA. Page: 222
110. AL RE PTOLOMEO ERATOSTHENE SALVTE. Page: 223
111. CAP. IIII. DELL A RAGIONE DE I GNOMONI RITROVATI DA I RAGGI DEL SOLE, ET DEL MONDO, ET DE I PIANETI. Page: 228
112. TAVOLA DEL MOVIMENTO DEI CIELI. Page: 231
113. CAP. V. DEL CORSO DEL SOLE PER LI DODICI SEGNI. Page: 237
114. CAP. VI. DELLE CONSTELLATIONI CHE SONO DALLA PARTE SETTENTRIONALE. Page: 240
115. TAVOLA DELLE LONGHEZZE, LARGHEZZE PARTI, ET GRANDEZZE DELLE STELLE. Page: 240
116. CAP. VII. DELLE STELLE, CHE SONO DAL ZODIACO AL MEZZO DI. Page: 248
117. CAP. VIII. DELLE RAGIONI DE GLI HOROLOGI, ET DELL’OMBRE DE I GNOMONI AL TEMPO DELLO EQVINOTTIO A RO-MA, ET IN ALCVNI ALTRI LVOGHI. Page: 249
118. TAVOLA DELLA PROPORTIONE DELLE OMBRE AL GNOMONE. Page: 250
119. TAVOLA DELLA DECLINATIONE DEL SOLE. Page: 252
120. CAP. IX. DELLA RAGIONE, ET VSO DE GLI HOROLOGI, ET DELLA LORO INVENTIONE, ET DE GLI INVENTORI. Page: 254
121. TAVOLA DELLA ELEVATIONE DEI SO-LE ET DELLA LATITVDINE PER GRADI XLV. Page: 260
122. TAVOLA DE I DRITTI ASCENDIMENTI. Page: 265
123. TAVOLA DEL MOVIMENTO DEL SOLE PER L’ANNO M D LVI. Page: 267
124. DELLA ARCHITETTVRA DI M. VITRVVIO. Page: 272
125. PROEMIO. Page: 272
126. CAP. I. CHE COSA E MACHINA, IN CHE E DIFFERENTE DALL’ISTRVMEN-TO, ET DELLA ORIGINE ET NECESSITA DI QVELLA. Page: 273
127. CAP. II. DELLE MACHINATIONI TRATTORIE DE I SACRI TEMPI, ET DELLE OPERE PVBLICHE. Page: 275
128. CAP. III. DE DIVERSI VOCABOLI DELLE MA-CHINE, E COME SI DRIZZANO. Page: 276
129. CAP. IIII. DI VNA MACHINA SIMIIE ALLA SOPRAPOSTA A CVI SI COMM’ETTONO COSE MAGGIORI MVTATO SOLO IL MOLINELLO IN VN TIMPANO. Page: 276
130. CAP. V. D’VN’ALTRA SORTE DI MACHINA DA TIRARE. Page: 277
131. CAP. VI. D’VNA INGENIOSA RAGIONE DI CTESI-FONTE, PER CONDVRE I PESI. Page: 277
132. CAP. VII. COME TROVATO S’HABBIA LA PETRAIA, DELLA QVALE FV FATTO IL TEMPIO DI DIANA EFESIA. Page: 278
133. CAP. VIII. DEL MOVIMENTO DRITTO, E CIRCOLARE CHE SI RICHIEDE A LEV AR I PESI. Page: 278
134. CAP. IX. DELLE SORTI DE GLI STRVMENTI DA CAVAR L'ACQVE E PRIMA DEL TIMPANO. Page: 282
135. CAP. X. DELLE RVOTE E TIMPANI PER MACINAR LA FARINA. Page: 282
136. CAP. XI. DELLA VIDA, CHE ALZA GRAN COPIA D’ACQVA, MA NON SI ALTO. Page: 282
137. CAP. XII. DELLA MACHINA FATTA DA CTESIBIO, CHE ALZA L’ACQVA MOLTO IN ALTO. Page: 283
138. CAP. XIII. DELLE MACHINE HIDRAVLICE CON LEQVALI SI FANNO GLI ORGANI. Page: 285
139. CAP. XIIII. CON CHE RAGIONE SI MISVRA IL VIAGGIO FATTO, O IN CA-RETTA, O IN NAVE. Page: 286
140. CAP. XV. DELLE RAGIONI DELLE CATAPVLTE, ET DE GLI SCORPIONI. Page: 289
141. CAP. XVI. DELLE RAGIONI DELLE BALISTE. Page: 290
142. CAP. XVII. DELLA PROPORTIONE DELLE PIETRE, CHE SI DEONO TRARRE AL FORO DELLA BALISTA. Page: 290
143. CAP. XVIII. DELLE TEMPRE, E CARCATVRE DELLE BALISTE, ET DELLE CATAPVLTE. Page: 290
144. CAP. XIX. DELLE COSE DA OPPVGNARE, E DA DIFFENDERE, ET PRIMA DELLA INVENTIONE DELLO ARIETE ET DELLA SVA MACHINA. Page: 291
145. CAP. XX. DELL’ APPARECCHIO DELLA TESTVGGINE PER LE FOSSE. Page: 291
146. CAP. XXI. DELLE ALTRE TESTVGGINI. Page: 292
147. CAP. XXII. LA PERORATIONE DI TVTTA L’OPERA. Page: 292
148. TAVOLA DI QVELLO SI CONTIENE IN TVTTA L’OPERA PER I CAPI. Che coſa ſi contiene nel Primo Libro di Vitruuio. A DIO HONOR E GLORIA. Page: 294
149. TAVOLA PER DICHIARATIONE DE TVTTE LE COSE NOTABILE DE L’OPERA. Page: 295
150. REGOLA COME SI POTEVANO GIRARE I THEATRI DI CVRIONE. Page: 310
151. REGOIA COME SI POTEVANO GIRARE I THEATRI DI CVRIONE. Page: 311
152. ERRORI DELLA TAVOLA GRANDE DELLE STELLE. POSTA A CAKTE CCXXI. Page: 313
153. REGISTRO DEOLL’PERA. ABCDEFGHIKLMNOPQRSTV. Page: 314
1
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2
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4
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51[Figure 1]I DIECI LIBRI
DELL’AR
CHITETTVRA DI M.
VITRVVIO
TRADVTTI ET
COMMENTATI
DA MONSIGNOR
BARBARO
ELETTO PATRIARCA
D’AQVILEGGIA
.
Con
due Tauole, l’una di tutto quello ſi contiene peri
Capi
nell’Opera, l’altra per dechiaratione di tutte
le
coſe d’importanza.
IN
VINEGIA PER FRANCESCO MARCOLINI CON PRIVILEGGI. MDLVI.
11[Handwritten note 1]
6
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7
ALLO ILLVSTRISSIMOET
REVERENDISSIMO
CARDINAL
DI
FERRARA D. HIPPOLITO DA ESTE
DANIEL
BARBARO ELETTO
D’AQVILEGGIA
. S.
2[Figure 2]
Le belle inuentioni de gli buomini Illuftrisſtrisſimo, & Reuerens
disſimo
Signor mio fatte a commune utiliti portano a chi non le intende
merauiglia
, &
a chi le intende diletto grandisſimo, perche a quelli pa,
re
, che la natura ſiauinta, e ſuperata dall’ arte, a queſti fatta migliore,
&
perfetta. Et benche le cagioni delle coſebelle allamaggior parte naſco-
ſe
ſiano, niente di meno il commodo, &
il piacere è uniuerſalmente datutti
prouato
, èſentito.
Per questaragione eſſendo io ſicuro ditali due coſe mi
ſon
poſto congran fatica allo studio della Architettura, come dicoſa, che abbraccia tutto il bello
delle
inuentioni, che ſipoſſatrouare a commodita, e diletto di chiciuiue.
Loappoggio di queſta alta
efaticoſa
impreſa è ſtato Marco Vitruuio, antico, buono, eſolo Authore, ilquale come ammaeſtra
to
nella Dottrina de Greci, ſuegliato dalla grandezza de Latini, aiutato dalla propria inclinatione,
eportato
dal piacere naturale di ſapere, ſi diede allo ſtudio, &
all’ opera di ſi glorioſa Arte, anzi
Capomaeſtra
(come il nome ſuona) dituttele.
Arti, etriduſſe in uno tuttiipiu ſcielti precetti dieſſa,
&
facendone come un corpo le diede membra, & parti conuenientisſime, dimodo, che ſi può uedere
come
intiera, &
compita la forma ſua. Vero è che come una ſtatua nuouamente di ſotterra ritroua-
ta
ba biſogno di molti acconciamenti, &
abbellimenti, perche poſſa eſſer ueduta netta, & polita da
quelle
macchie, che’ltempo, e lo bumore le bauera fatte, coſiqueſto Authore ha contratto in ſe, per
molte
cagioni molti diffetti, &
molte oſcurità, doue era neceſſario racconciarlo, & fare, che le ſue
bellezze
ſi ſcopriſſero, accioche poſto in alto luogo come un merauiglioſo lauoro fuſſe da tutti riguar-
dato
:
al che eſſendomi io poſto gia molti anni con amore, ſtudio, e fatica nonpicciola, cercando da ogni
parte
aiuto, e conſiglio, mi ſon forzato di andar deſtramente nel polire di coſi eccellente fattura, nel-
la
quale io bo trouatoil tempo bauer fatto danni grandisſimi, e gli Eſpoſitoriingiurie moltonotabili,
però
anch’ io bene ſpeſſo ho temuto di non eſſer troppo peſante di mano, &
chela mia pomice non ſia ſta-
ta
troppo aſpra, &
lo ſtuccare doue era corroſo troppo differente dal uero, & il luſtro poco dolce, &
artificioſo
.
La doue penſando di far bene, & di fare che gli errori mei, che poſſono eſſer molti, ó
ſiano
deltutto leuati, ò in parte coperti, riccorro a uoi Illuſtrißimo, &
Reuerendißmo Signor mio,
&
con quella ſicurtâ che piglia ogni ſtudioſo ditutta la Europa, conoſcendo già molto tempo l’ buma-
nità
, bontá, &
giudicio ſuo, chiamo, erichiamo la ſua protettione, & le dedico tanta mia fatica
laquale
prima, che V.
S. Illuſtrißima ſapeſſe douerle eſſer conſecrata, s’baueua pigliato a difen-
dere
, &
a ſicurare. Hora maggiormente di honeſto obbligo ella ſera tenuta fauorirla, & come
quella
, che ba tutte le conditioni di eccellente Architetto, tra le quali é l’humanità, &
piaceuolez-
za
, congiunta con ſomma dignitá, e grandezza, ſopporterà i miei difetti, coprira glierrori, &

fara
riſplendere, quelpoco, che ſerà mediocremente buono.
A me ſerà aſſai, che allegando a fauor
mio
, le Fabriche Regali, cheella ha fatte in Italia, in Franza, &
doue è ſtata, con l’ eſſempio di
quelle
io lalui le regole, &
iprecetti contenuti nell’ opera mia. Perche hauendo uoi gettati i fonda-
menti
ſodi, &
durabilinella eternità della uirtù, lo ſplendor del ſangue, la copia de i beni, e delle ric-
chezze
, la grandezza della dignità, ui fanno riguardeuole, come un’ ornato, e celebre Edificio, alla
cui
ſimiglianza, chinon cerca di formare la uita ſua, è in tutto fuoridella ſtrada, e del uero camino.
8 3[Figure 3]
95
IL PRIMO LIBRO
DI
DIECI
DELLAR
CHITETTVRA
DIM
. VITRVVIO TRADVTTI
ET
COMMENTATI
DA
MONSIGNOR BARBARO
ELETTO
DACQVILEGGIA.
Co n il nome didio Glorioſo io Daniel Barbaro nobile Venetiano mi ſono poſto ad eſpone-
re
, &
interpretare i dieci libri dell’ Architettura di M. Vitruuio. Mia intentione è ſtata con qualche bone-
ſta
fatica giouare à gli studioſi delle artificioſe inuentioni, &
di dare occaſione ad altridi ſcriuere piu chia-
ramente
di quelle coſe, che per alcuna cagione, (come che molte humanamente auuengono) mi ſeranno dal-
le
mani fuggite.
Ecco benigno Lettore, che io non diſidero premio ſenza fatica, ne con ripoſo arr cchirmi
cerco
de i beni altrui, giustamente richiedo la tua gratitudine, buomini nati ſiamo, &
ciò che procede dalla
humanit
@ è atto di noi propio, &
naturale, che uerſo altrui ſi eſſercita, imperoche ad altri uiuiamo, &
l’un
l’altro aiutamo.
Solo Iddio nella ſua eſſenza, & infinità raccolto biſog non ha di coſa, che non ſia
eſſo
, ma il tutto è di ſua gratia biſogneuole.
Godiamci adunque di quella, & ſenza inuidia porgendoci ma-
no
di pari paſſo tentiamo di peruenire à quella bella uerità, che nelle degne Arti ſi trcua, accio che con lo
1110 ſplendore della uirtù, &
della gloria ſcacciamo le tenebre dello errore, & della morte.
VITA DI VITRVVIO.
MArco Vitruuio fu altempo di Giulio Ceſare, uiſſe ancho ſotto il buono Auguſto ne gli anni del mondo, 5159. & di
Roma
.
727. ſu di mediocre ſtatura, & de i beni della fortuna, non molto accommodato. Hebbe felice ſorte riſpetto al
Padre
, &
alla Madre : Imperò che con diligenza nodrito da quelli, & bene ammaeſtrato alla congnitione di molte arti ſi
diede
, per le quali peruenne allo acquiſto della Architettura.
Viſſe molti anni, operò, e ſcriſſe, & uirtuoſamente ſi con-
duſſe
à i termini della uita, ne altra memoria altroue di lui ſi troua, che le ſue propie compoſitioni, dalle quali ſi ba quan
to
ſi è detto fin’hora, &
pruna nella dedicatione dell’ opera dice.
MA hauendo il Concilio de i Dei quello conſecrato à i troni della immortalità, & trasferito nel po-
ter
tuo lo Imperio del Padre, lo iſteſſo mio ſtudio nella memoria di lui reſtando fermo, in te ogni
fanore
tenne raccolto.
Adunque con Marco Aurelio. P. Minidio, & Gn. Cornelio fui ſopra
Papparecchio
delle Baliſtc, &
delli Scorpioni, & alla prouiſione de gli altri tormenti, & con esſi
loro
io hebbi di molti commodi, iquali ſubito che mi concedeſti, molto bene per la raccommanda-
tione
di tua Sorella il riconoſcimento ſeruaſti.
Et però eſſendo io per quel beneficio tenuto, & ob-
bligato
di módo, che io non haueua à temer ne gli ultimi anni di mia uita la pouertà, io ho cominciato à ſcri-
uere
queſte coſe.
Nel proemio del Secondo libro.
Ma à me, ò lmperadore la Natura non ha dato la grandezza del corpo, & la Età mi ha deformata la faccia, & la infer-
2230 mità leuate le forze, done eſſendo io da coſi fatti preſidij abbandonato, io ſpero per mezzo della ſcienza, &
per
gli
ſcritti uenire in qualche grado.
Nel proemio del Seſto libro.
Et pero io in finite, & grandisſime gratie rendo à miei progenitori, i quali approuando la legge de gli Athenieſi am-
maeſtrato
mi hanno nell’ Arti, &
in quelle ſpecialmente, che ſenza lettere, & ſenza quella raccommunanza di tut-
te
le dottrine, che in giro ſi uolge, non puo per modo alcuno eſſer commendata.
Et ſeguitando dimoſtra non eſſer stato ambitioſo, ne arrogante, ne auaro, & di ſe modestamente parlando difende i litterati, riprende i teme-
rarij
, ammaeſtra gl’ imperiti, &
ammoniſce con cuore, & con ſede quelli, che uogliono fabricare; ſegni certisſimi della bontà dell’ animo, &
della
innocenza della uita.
Scr@je dieci libri della Architettura (come egli afferma nel fine dell’ opera,) & ſotto uno aſpetto, & in un corpo la
3340 riduſſe raunando le parti di eſſa à beneſitio di tutte le genti, come egli confeſſa nel proemio del quarto libro.
Ilmodo che uſa Vitr. nello ſcri-
uere
, e ( come ſi conuiene ) prima ordinatamente, da poicon ſemplicità di uocaboli, &
proprietà di parole, del che egline rende la ragione,
nel
proemio del quinto libro, ilquale io diſidero, che letto ſia, prima che ad altro ſi uenga.
Ma poihabbiamo altre difficultà, le quali ò uero
ſpauentano
, i lettori di Vitr.
ouero rittardano gli studioſi della Architettura, & quelle grandi ſono, & potenti, & la prima, e il poco ſape-
re
di molti, iquali ſi uogliono dare à Vitr.
ſenza lettere, & ſenza pratica. Altri ſi penſano ſaper aſſai, & ſono come Sofiſti, & uantato-
ri
;
i difſ@tti de i quali dallo Autore ſono in piu luoghi ſcoperti; @ altra difficultà é posta nel mancamento de gli eſſempi, ſi delle opere antiche, co-
me
delle pitture, che ci promette Vitr.
nel fine di ciaſcun libro. Quelle aſſai ci inſegnerebbono, & non ci laſcierebbero il carico di piu preſto in-
douinare
, che approuare la uerità delle coſe.
Ma io non uorrei che per queſta ragione alcuno sbigottito ſi rimoueſſe da ſi bella, & lodata
impreſa
, nella quale molti di generoſo animo affaticati ſi ſono, &
di nuouo s’affaticano, & s’ affaticheranno, ſperando che la fatica, & dili-
genza
di mortali ſia per ſuperare ogni humana difficult.
.
4450
per queſta ragione ancho aiutato dal diletto, & dallo ſtudio che riuiue in molti, che ſono à nostri giorni, mi ſono poſto all’ impreſa, allaquale è
5510 tempo homai di entrare.
Per diſponere adunque gli intelletti, acciò che meglio ſia loro dimoſtrato il ſentiero, & il fine alquale deono perueni-
re
, dirò che coſa è Arte, onde naſce, come creſca, à che peruenga.
Diſtinguerò le Arti, Ritrouerò l’ Architettura, & le parti di eſſa, di-
chiarandoc
l’uſſicio, &
il fine dello Architetto.
106PROEMIO.
DIverse ſono le qualità delle coſe, trale quali una è, che habito ſe dimanda, ſecondo che ſi dice far buon’habito, eſ-
ſer
bene habituato, &
ſimiglianti modi; che dinotano, ò prendere, ò poſſedere una qualità, che di doue ella é difficil-
mente
ſi poſſa leuare.
Sotto il predetto nome ogni ſcienza, ogni arte, ogni uirtù, & ogniuitio ſi comprende. Da questa
cognitione
lo intelletto tragge due coſe, l’una è, che egliconoſce la importanza di apprendere piu uno habito, che un’ altro,
doue non è da marauigliarſiſe alcuna fiata non ſi fa profitto nelle ſcienze, &
nelle uirtù, l’altra è, che non coſi ageuolmen-
te
s’ acquiſtano i belli habiti, ne di leggieri alcuno merita eſſere con i chiari nomi di quelli chiamato, il che coſi eßendo l’huo
mo
auueduto s’ affatica, &
pratica con le perſone Eccellenti, & non ſeduce ſe medeſimo credendo di ſapere quello, che
egli
ueramente non ſa.
Diuidonſi gli habiti in queſto modo, che altri ſono dello intelletto, altri della uolontà noſtra. Gli habiti dello intellet-
1110 to.
Sono di tre maniere. Alcuni non laſciano lo intelletto piu al uero, che al falſo piegare, come è la oppinione, il ſoſpetto, la Credulità. Altri
uolgono
la mente humana dal uero, &
di fermo al falſo la torcono; come ſe alcuno da falſi principij diſpoſto, al uero per modo alcuno conſen-
tir
non poteſſe, &
queſto mal’habito, ſi chiama ignoranza praua. La terza maniera di habiti e quella che auezza l’ intelletto al uero di modo,
che
eglinon ſi puo alla falſità, &
all’ errore per alcuna uia riuolgere; degna ueramente, & pretioſa maniera, come quella, che lieua le inſtabi-
lità
della oppinione, ſcaccia le tenebre della ignoranza, &
induce la certezza, la chiarezza; & la ſermezza del uero. Ma perche il uero
nelle
coſe diuerſamente ſi troua.
però molti ſono gli habiti dello intelletto circa il uero nelle coſe. Dico adunque nelle inenti humane eſſer uno
habito
del uero, che di necesſità auuiene, &
uno altro habito di quel uero, che non è neceſſario, che auegna, detto da filoſofi cõtingente. Il ue-
ro
neceſſario e quello, che per alcuna uera, e certaragione, ò proua ſi conchiude, &
oltra di queſto uero neceſſario e quello, che ſi piglia
per
prouare una coſa, &
appreſſo quel tutto inſieme, che della proua, & della coſa prouata e composto; uero neceſſario ſe dimanda, la on-
de
tre maniere de habiti dalla predetta diuiſinoe ci ſono manifeſte.
@l primo e nominato ſcienza, che è habito di concluſione per uera, & ne-
2220 ceßaria proua acquiſtato.
Il ſecondo è detto intelletto, che è habito de i principij, & delle proue, & ritiene il nome della potenza dell’ anima no-
ſtra
, nella quale egli ſi troua, onde è Intelletto nominato, imperoche allo acqui ſto di quello non ui concorre altro habito precedente, ma
conoſciuti
i termini, cioè ſapendoſi la ſignificatione de nomi, di ſubito l’intelletto ſenza altra proua ſolo da diuini Raggi illuſtrato conoſce,
&
conſente eſſere il uero quello, che é propoſto. Pcrò Dante chiama il conoſcimento di queſto uero, Prima notitia, & quel uero. Primo uero,
i
Filoſofi Primi concetti, dignità, e masſime ſogliono chiamare.
Da gli habiti predetti hanno hauuto uigore, & forza tutte le Mathematice,
perche
queſte prime notitie picciole ſono di quantità, ma di ualore ineſtimabile.
Per ſapere adunque concludere molte coſe da i propi princi-
, che altro non è che hauer ſcienza, biſogna prima acquiſtarſi lo intelletto, cio è l’habito che conoſce i principij, che io in queſto luogo chia
merei
intendimento per non confondere i uocaboli delle coſe.
Il terzo habito é detto ſapienza, che é pronta, & ſottile cognitione delle proue
alleconcluſioni
appplicate, &
come l’acume della Diuina intelligenza penetra per entro al mezzo d’ ogni coſa, coſi ad uno riſuegliamento
dello
intelletto habituato in molte ſcienze, &
molti principij ſi ritroua il uero, et i ſopradetti habiti ſono dello intelletto, circa il uero neceſſa-
3330 rio, cioé circa il uero, che non puo eſſere, che non ſia, ne i quali non ſi haritrouato quello habito, che noi Arte propiamente chiamiamo;
dico propiamente, perche hora ſi ragiona con i propi, & ueri uocaboli delle coſe. Horauediamo ſe ne gli habiti, che ſono d’ intorno al uero,
che
contingente ſi chiama, ſi troua l’ Arte.
Dico, che nelle coſe fatte da gli huomini, perche dipendono dalla uolontà loro, che non piu a que-
ſto
che à quello e terminata, ſi manca di quelle neceßità, &
altre di quelle ſon pertinenti alla unione, & conuerſatioue, altre conuengono
alla
utilità, &
commodo uniuerſale. La Regola delle prime é nominata Prudenza, che è habito moderatore delle attioni humane, & ciuili.
Laregola
delle ſeconde è detta Arte, che è habito regolatore delle opere, che ricercano alcuna materia esteriore, &
ſi come dalla prima
ſono
gli huomini chiamati Prudenti, Giudici, &
Rettori, cosi dalla Seconda ſon detti Architetti, Soldati, Agricoltori, Fabri, & finalmente
Artefici
.
Dalle già dette coſe ritrouato hauemo, che l’ Arte é habito nella mente humana, come in uero ſuggetto ripoſto, che la diſpone
fermamente
à fare, &
operare drittamente, & conragione fuori di ſe, coſe utili alla uita; come Prudenza era habito, che diſponeua l’ intelletto
à
regolare la uoluntà, perche habituata fuſſe in quelle uirtù, che alla unione, &
bene della Republica, & della fainiglia, & di ſe ſteſſo conuen-
4440 gono.
La onde giuſti, modeſti, forti, piaceuoli, amici, ueraci, & in ſomma buoni, & uirtuoſi diuentiamo, & di piu quaſi Semidei per la uir-
tu
heroica ſiamo giudicati.
Ma laſciamo à dietro le coſe, che non ſanno per noi, & ritrouiamo il naſcimento dell’ Arte, ſecondo che promeſſo
hauemo
di ſopra.
Naſce ogni Arte dalla Iſperienza; ilche come ſia dirò breuemente, dimoſtrando che coſa è Iſperienza; Da che naſce, come
ſia
ſonte dell’ Arti.
Iſperienza non è altro, che notitia nata da molte ricordanze di ſimiglianti coſe à ſenſi humani ſottopoſte, per lequali ricor
danze
l’ huomo giudica à uno iſteſſo modo.
Eccoti lo eſſempio. Nel conoſcer unà coſa ui concorre prima il Senſo, dapoila Memoria, & di piu
la
comparatione delle ricordate coſe, hauendo l’ huomo per uia de ſenſi compreſo che l’ Aſſentio ha conferito à queſto, &
à quello nella debo-
lezza
dello ſtomaco, &
ricordandoſi di tal’ effetto, ne caua una ſomma d’ uniuerſal propoſitione, & dice. Adunque doue è debollezza di ſto-
maco
l’ Aſſentio è gioueuole, &
buono. Il ſimile puo fare delle altre piante, & da molte particolari, & diſtinte Iſperienze col mezzo della me-
moria
puo trarre le propoſitioni uniuerſali, lequali ſono principij delle Arti.
L’ Iſperienza adunque è ſimile all’ orma, che ci dimoſtra le Fiere
perche
ſi come l’ orma è principio di ritrouare il Ceruo, ne però è parte del Ceruo.
Percio che il Ceruo non è compoſto di orme, coſi l’ iſpe-
5550 rienza é principio di ritrouar le Arti, &
non é parte di alcun’ Arte, perche le coſe à ſenſi ſottopoſte non ſono Principij delle Arti, ma occa-
ſioni
, come chiaramente ſi uede, perche il Principio delle Arti è uniuerſale, &
non ſottoposto à Senſi humani, benche da Senſi ſtato ſia tro-
uato
.
Ma che differenza ſia tra la Iſperienza, & l’ Arte, ſi uedrà conſiderando in queſto modo. Certo e che quanto all’ operare non è da l’ Ar-
te
la Iſperienza differente.
Percioche tanto in quella, quanto in queſta uenendo al fatto ſi diſcende all’ Indiuiduo, perche le attioni ſono circa
le
coſe particolari.
Ma quanto alla ſorza, & efficacia dell’ operare gli eſperti fanno effetto maggiore, che quelli, iquali hanno la ragione
uniuerſale
delle coſe, &
però ſpeſſo auuiene che lo Artefice ineſperto, auenga dio che egli habbia la ragione nella mente de gli Arteficij, erra
però
, &
pecca bene ſpeſſo, non per non ſapere, ne perche la ragione ſia men uera, ma perche non à eſſercitato, ne conoſce i diffetti della mate-
ria
, che molte fiate non riſponde alla intention dell’ Arte.
Con tutto queſto l’ Arte è piu eccellente, & piu degna della Iſperienza, perche é piu
uicina
al ſapere, intendendo le cauſe, &
le ragioni della coſa, doue la Iſperienza opera ſenza ragione. Appreßo lo intelligente Artefice è piu
pronto
à riſoluere, &
dar conto delle coſe, che il ſemplice, & puro eſperto, la onde l’ Arte è alla ſapienza, che è habito nobilißimo, piu pro
6660 pinqua.
Segno manifeſto del ſapere è il poter inſegnare, & ammaeſtrare altrui, percioche la perfettione conſiſte in poter far altri à ſe me-
deſimi
ſimiglianti.
Et però l’ Artefice che è quello, che intende la ragione, puo inſegnare, & fare un’ altro ſe ſteßo quanto all’ Arte ſua, ma
l’eſperto
non coſi, &
ſe bene l’ eſperto ad altrui dimoſtra come egli fa, non però è atto à darne conto, non hauendo l’ Arte, & la ſua d@noſtra-
tione
oltre il ſenſo non ſi eſtende, &
é ſolamente in modo di uedere congiunto con alcuna opinione, ò credenza di colui, che uede, ilquale in
ſimil
caſo fa ufficio ſeruile imperſetto, &
lontano dall’ ufficio dell’ Arte, & però Vitr. uuole che la Iſperienza ſia con la cognitione accom-
pagnata
.
Come adunque naſce la Iſperienza, che coſa è, & in che modo l’ Arte da eßa procede chiaramente s’è dimoſtrato dalche ſi comprende
eßer
due maniere d’ Iſperienza, l’ una che all’ Arte è propoſta, cioè che ſi fa prima che l’ Arte s’ acquiſti, come è quando ſi dice io faccio Iſperien-
za
, &
uoglio prouar ſe mirieſce alcuna coſa, & queſta è come fonte à fiume. L’ altra che eccita, & deſta l’ arte, che in noi ſi troua. Et ſecõdo
l’
Arte la eßercitiamo.
Egli ſi puo anche dalle coſe predette uedere che l’ Iſperienza piu ſerue all’ Arti che per inuẽtione s’ acquiſtano che à quel-
le
che per ammaeſtramento s’imparano.
Il naſcimento dell’ Arti da principio è debole, ma col tempo acquiſta forza, & uigore. Imperoche
7770 i primi inuentori hanno poco lume delle coſe, &
non poßono raccorre molte uniuerſali propoſitioni, per lequali l’ Arte s’ingagliardiſca, per
che
tempo non hanno di farne l’ Iſperienza per la breuità della uita;
ma laſciando à i poſteri le coſe da loro trouate, ſcemano la ſatica di quelli,
aggiugnendoli
occaſione d’ aumentare le loro Arti, per la molta forza, che ne pochi principij ſi troua, perche ſi come nella mente ſi concepe
la
moltitudine de ſudditi ſotto un Principe, coſi molti concetti dell’ Arte al ſuo principio ſi riferiſcono, &
per questo di gran lode ſon de-
gni
gli Inuentori delle coſe iquali trouato hanno i principij ſenzariſpiarmi o di fatica, da i quali il compimento, &
la perfettione dell’ Arti
peruiene
doue ſi puo dire che la metà del fatto, è nel cominciar bene, Et qui ſia detto aſſai d’ intorno alla diffinitione.
Origine,
117PROEMIO.& perſettione dell’ Arte. Reſta che io diſtingua l’ Arti ſecondo che io di ſar promisſi diſopra. Certo io non uoglio fare in queſto luogo una
ſcelta
ditutte l’ Arti partitamente, perche troppo rittarderei l’intendimento di chi legge, &
poco giouerei. Laſcierò à dietro quella ſignifica-
tione
uniuerſale di queſto uocabolo Arte, che abbraccia l’ Arti liberali, dclle quali tre ſono d’intornoal parlare, &
quattro circa la quan-
tità
;
d’intorno al parlare, é la Gram. la Reth. la Logica. Circa la quantità, e la Geometria, la Muſica, l’Aſtrologia, l’ Arithmetica. Laſcie-
ròle
Arti uili, &
baſſe, che degne non ſono della preſente conſideratione, ne del nome dell’ Arte. Nonragionerò di quelle Arti, & Dottri-
ne
, che ci ſono da Iddio inſpirate, come è la noſtra Chriſtiana Theologia, perche horanon ſitratta à queſto fine, che rittrouiamo tutto quello,
che
ſotto il nome di Arte ſi contiene, imperoche non è al propoſito nostro.
Si che laſcierò le Diuinationi, che meſcolate ſono d’inſpiratione di-
uina
, &
inuétione humana. Sono adunque al preſente biſogno di quelle Arti neceſſarie, che ſerueno con dignità, & grandezza alla commodità,
&
uſo de mortali, come è l’ Arte di andar per mare, detta Nauigatione, l’ Arte militare, l’ Arte del fabricare, la Medicina, l’ Agricoltura, la
1110 Venatione, la Pittura, &
Scoltura, & altre ſimiglianti, lequali in due modi ſi poſſono conſiderare. Prima come diſcorreno, & con uie ra-
gioneuoli
trouando uanno le cagioni, &
le Regole dell’ operare, da poi come con prontezza di mano s’affaticano in qualche materia esteriore;
di qui naſce che alcune Arti hanno piu dalla Scienza, & altre meno. Ma à conoſcere l’ Arti piu degne queſta è la uia; che quelle, nelle quali
fa
biſogno l’ Arte del numerare, la Geometria, &
l’ altre Mathematice, tutte banno del grande, il rimanente ſenza le dette Arti, (come dice
Platone
) é uile, &
abietto come coſa nata da ſemplice imaginatione, fallace coniettura, & dal uero abbandonata Iſperienza. Et qui appari-
, la dignità della Architettura, la quale giudica, &
approua l’opere, che dall’altre Arti ſi fanno. Ma perche non ſi deue lodare alcuna coſa,
ſe
prima non ſi ſa che coſa ella ſia, giusto &
ragioneuol’è che dimoſtriamo l’origine, & le parti dell’ Architettura, et qual ſia l’ uf-
ficio
, ct il fine dell’ Architetto;
et perche il medeſimo ſi ſa dall’ Autore come da Erudito, & ammaeſtrato ne i precetti dell’ Arte, darò principio
alla
dichiaratione de i detti ſuoi, sbrigandomi prima dalla Dedicatione dell’opera.
Dedicando adunque ad Ottauio Auguſto dice in questo modo.
2220
S’IN tanto che la tua Diuina mẽte, & Deità; O Ceſare Imperatore acquiſtaua l’Imperio del Mondo,
&
i Cittadini ſi gloriauano delTriõfo; & della uittoria tua eſſendo tutti i nimici dalla tua inuitta uir
à terra gittati, &
mentre che tutte le nationi domite, & ſoggiogate il tuo cẽno attendeuano, & il
Popolo
Romano inſieme col Senato ſuori d’ogni timore da i tuoi altisſimi prouedimẽti, &
conſigli
era
gouernato.
Io non ardiua mandare in luce le coſe dell’ Architettura da me ſcritte tra tante occu-
pationi
, &
con grandi penſamenti eſplicate, dubitando non fuor di tẽpo trãmettendomi incorresſi
nell’
offeſa dell’animo tuo.
Ma poi, ch’io m’accorſi, che egualmente haucui cura della ſalute d’ogn’uno con il publico
maneggio
, &
della opportunità de i Publici Ediſicij, accioche ſolamente còl tuo fauore la Città ſuſſe di ſtato am-
pliata
ma ancora la maeſtà dell’lmperio grandezza haueſſe, &
riputatione de i publici lauori. Io ho penſato non eſ-
ſer
tempo di tardare, &
non ho uoluto pretermettere, che di ſubito à nome tuo non mandasſi fuora le già dette coſe;
3330 imperoche per queſta ragione io mi feci à tuo Padre conoſcere, & apprèſſo io era della uirtù ſua ſtudioſo. Ma hauen
do
il Concilio de i Celeſti Dei conſecrato quello nella ſede dell’immortalità, &
trasſerito nel poter tuo l’imperio del
Padre
, l’iſteſſo mio ſtudio nella memoria di quello reſtãdo ſermo in te ogni ſauore tenne raccolto.
Adunque con M.
Aurelio Publio Minidio, & Gn. Cornelio ſui ſopra l’apparato delle Baliſte, & Scorpioni, & alla prouiſione de gli al-
tri
tormenti, &
inſieme con eſſo loro n’hebbi de’ commodi, liquali ſubito, che mi concedeſti molto bene per la rac-
cōmandatione
di tua Sorella il riconoſcimento ſeruaſti;
& pero eſſendo io per queſto beneſicio tenuto, & obbligato
in
modo, che io non hauea à temere ne gl’ultimi anni della uita mia diſagio alcuno.
Io diedi principio à ſcriuere
quelle
coſe, perche io hauea auuertito, che tu haueui molte coſe fabricate, &
tutta uia ne uai edificãdo, & per l’auue
nire
ſei per hauer cura, &
pẽſiero delle publiche, & priuate opere ſecondo la grãdezza delle coſe fatte; accioche ſiano
alla
memoria de poſteri comendate.
Io ho ſcritto diligenza precetti fermi, & terminati in modo, che da te ſteſſo à
4440 quelli ponendo pẽſiero, poteſti conoſcere quali fuſſero le coſe gia ſabricate, et come haueſlero à riuſcire quelle, che
far
ſi doueano, percioche in queſti uolumi io ho maniſeſtato, &
ſcoperto tutte le ragioni di ſimile ammaeſtramento.
Ilſauio, & prudente lettore potrà per le parole di Vitr. conſiderare la prudenza, & bontà ſua come di perſona, che eſſendo obbligato per be-
neficij
dimostra gratitudine, &
nella gratitudine giuditio offerendo quelle coſe, che poſſono eſſer grate à chi le riceue, & in uero eſſendo tut
to
il Mondo ſotto un Principe l’armi erano ceſſate, &
le porte di Giano rinchiuſe, il Principe raccolto nella gloria delle belle impreſe da lui
fatte
godeua del ſuo ſplendore;
& ſommamente di fabricar ſi dilettaua, gloriandoſi di laſciar la Città, che prima era di pietre cotte, laſtricata
di
Marmo.
Fu adottiuo figliuolo di Giulio Ceſare: nacque di Accia, & di Ottauio. Alcoſtui tempo nacque noſtro Signore, Fu ueramente
buono
, &
grande appoggio de i uirtuoſi: per il che non tanto per hauer accreſciuto l’Imperio eſſer deue nominato Augusto, quanto per ha-
uer
fauorito gl’huomini da bene, &
aumentato con lode, & premio ogui uirtu, & dottrina. Allui adunque meritamente conſacra
le
ſatiche ſue il noſtro Vitr.
& con ingegno di quelle coſe, & con quelle parole l’eſſalta, che ueramente, & ſenza adulatione ſe li con-
5550 ueniuano, &
queſto detto ſia circa la dedicatione dall’opera. Leggeſi in alcuni teſti non Minidio, ma Numidio, & in alcuni Numdico. Io
non
trouo altra fcde che piu ad uno, che ad altro modo ſi debba leggere, benche in alcune midaglie ſi legga eſſer ſtato ſopra la moneta un L.
Musſidio, ne ſono curioſo di dichiarare che coſa é Balista, & Scorpione percioche ſe ne dirà nel Decimo libro al ſuo propio luogo: ne ſi de-
ue
, per quanto stimo io, conſonder l’ordine delle coſe.
Venirò dunque à Vitr. ilquale ſecondo il precetto dell’Arte diſſiniſce, & determina
che
coſa é Architettura, dicendo.
Architettura è Scienza di molte dottrine, & di diuerſi ammaeſtramẽti ornata, dal cui giudicio s’approuano tutte l’ope
re
, che dall’altre Arti compiutamente ſi fanno.
Prima che ſi eſponga, & dimoſtri, che coſa e Architettura, dirò la ſorza della compoſitione di queſto nome, percioche molto gioua alle coſe, che
ſi
diranno.
Architettura è nome Greco di due uoci composto delle quali, la prima ſigniſica principale, & capo: la ſeconda fabro ò arteſice,
&
chi uoleſſe bene uolgarmente eſprimer la forza del detto nome, direbbe capo maeſtra; Et pero dice Platone, che l’ Architetto non me-
6660 ſtier alcuno, ma è ſopraſtante à quelli, che uſano i meſtieri:
la doue potremo dire l’ Architetto non eſſer fabbro, non maeſtro di legnami, non
muratore
, non ſeparatamente certo, &
terminato artefice, macapo, ſopraſtante, & regolatore di tutti l’ Arteſici; come quello, che non
ſia
prima à tanto grado ſalito, ch’egli non s’habbia in molte, &
diuerſe opere, & dottrine eſſercitato: ſopraſtando adunque dimoſtra, diſſe-
gna
, diſtribuiſce, &
cõmanda; & in questi uſſici appare la dignità all’ Architettura eſſer alla Sapienza uicina: & come uirtu Heroica nel
mezzo
ditutte l’ Arti dimorare, perche ſola intende le cagioni;
ſola abbraccia le belle, & alte coſe, ſola dico tra tutte l’ Arti participa delle
piu
certe ſcienze com’è l’ Arithmetica, la Geometria, &
molte altre, ſenza le quali, come s’e detto, ogni Arte è uile, & ſenza riputatio-
ne
.
Vedendo adunque Vitr. l’ Architettura eſſer tale, dice prima ella eſſer (Scienza) & per ſcienza intende cognitione, & raunanza di
molti
precetti, &
ammaeſtramenti, che unitamente riguardano alla conoſcenza di un ſine propoſto: poi perche in questo l’ Architettura con-
uiene
con molte altre ſcienze, delle quali ſi puo dire partitamente ciaſcuna eſſer cognitione:
pero Vitr. le attribuiſce alcune diſſerenze che ri-
strigneno
quello intendimento uniuerſale, &
commune del predetto nome, & queſto é uſſicio della uera diſſinitione, cioé dichiarire la natu-
7770 ra, et la ſorza della coſa diſſinita in modo, ch’ella da tutte l’altre coſe ſeparata, et diſtinta ſi ueggia, &
pero ſoggiunge Vitr. di molte dottrine,
&
di diucrſi ammaeſtr amenti ornata, & diſtingue per le dette parole l’ Architettura da molte particolari notitie, che uengono da i ſenſi, stan
no
nella iſperienza, &
ſi eſſercitano per uſanza, ne per questo é bene diſſinita l’ Architettura, percioche ſe qui reſtaſſe la diffinitione, ella ſa-
rebbe
cummune, &
piu ampia di quello, che ſi conuiene, imperoche l’ Arte dell’Oratore, la medicina, & molte altre Arti, & Scienze or-
nate
ſono di molte dottrine, &
di diuerſi ammaeſtramenti, come che chiaramente per gli ſcritti di Cicer. di Galeno, & d’altri Autori ſi uede.
Ristringendo adunque Vitr. con maggiore propietà la ſua diffinitione dice.
Dal cui giudicio s’approuano tutte le opere, che dall’altre Arti compiutamente ſi fanno.
128PROEMIO.
Ecco l’ultima diſſerenza, che ne i ueri, & giuſti termini, & quaſi confini rinchiude l’ Architettura, percioche il giudicare l’opere compiute dal
l’
Arti, è propio di lei, &
non d’ altre: l’Oratore s’adorna di molte Arti, & Diſcipline, & quelle grandisſime ſono, & bellisſime, il ſimi-
gliante
ſa il Medico, ma l’uno, &
l’altro hanno diuerſi intendimenti, l’Oratore s’adorna per potere perſuadere, cioè indurre opinione, il Me-
dico
, per indurre, ò conſeruare la ſanità, ma lo Architetto ſolo per giudicare, &
approuare l’opere conſumate dall’ altre Arti, conſumate
dico
, &
perfette ò uero compiute, come dice Vitr. però che non ſi puo giudicare ſe non le coſe finite, acciò neſſuna ſcuſa ſia dell’ Artefice.
Dalla diffinitione dell’ Architettura ſi comprende, che coſa è Architetto, & ſi conoſce Architetto eſſer colui, ilquale per certa, & maraui-
glioſa
ragione, &
uia, ſi con la mente, & con l’animo ſa determinare come con l’opera condurre à fine quelle coſe, che da il mouimento de i
peſi
, dal compartimento de i corpi, dalla compoſitione dell’opere à beneficio de gli huomini commendate ſaranno.
Dice adunque Vitr.
Architettura è Scienza ornata di molte dottrine, & uarie eruditioni.
Et per Dottrina s’intende quella eſſere la quale i Maeſtri inſegnano, & Diſciplina quella laquale i diſcipoli imparano, il parlare è ſtrumento del-
1110 l’inſegnare, &
l’udire dell’imparare, la Dottrina comincia nel concetto di colui, che inſegna, & s’eſtende alle parole; ma la diſciplina comin
cia
nell’udito di colui, che impara, &
termina nella mente, ma bella coſa, & utile è il ſopponere per ragione, & dimoſtrare per pratica, in
quello
é la Dottrina, &
in queſto la eruditione, cioè lo ſgroſſamento. (Per lo cui giuditio s’approuano) Il giudicare è coſa eccellen-
tisſima
, &
non ad altri conceſſa, che à ſaui, & prudenti, percioche il giuditio ſi fa ſopra le coſe conoſciute, & per eſſo (s’approua)
Cioè
ſi da la ſentenza, &
ſi dimoſtra che con ragione s’è operato. Approua adunque l’ Architettura. (L’opere fatte dall’altre Arti
compiutamente
.
Opera) e quello artiſicio, & lauoro che resta ceſſando l’operatione dell’ Artefice, come operatione è quel mouimento
ch’egli
ſa mentre lauora.
Ma attione s’intende negotio, & maneggio ciuile, & uirtuoſo, ceſſato ilquale, niente piu reſta (Arti) Qui s’in-
tende
l’ Arti in quanto s’adoprano, &
ſi ſanno, le ragioni delle quali à eſſa padrona ſi riferiſcono, & qui ſia fine della diffinitione dell’ Archi-
tettura
.
Nella quale uirtualmente compreſe ſono le belle uerità dell’ Architettura, & de i precetti ſuoi, coſa degna di molta conſideratione,
&
perche chiaramente s’intenda queſto notabile ſegreto. Dico che in ciaſcuna cognitione, il diſſinire il ſoggetto, del quale ſi tratta, che è
2220 quello à cui ſi ri teriſce tutto quello, che ſi tratta, contiene uirtualmente le ſolutioni de i dubij, le inuentioni de i ſecreti, &
le uerità delle coſe
in
quella ſcienza contenute.
Virtualmente contenere intendo, poter produrre una coſa, come il ſeme contiene in uirtu il frutto. La diffini-
tione
adunque del ſoggetto, quando è fatta con leragioni dichiarate di ſopra, cioè quando dimostra la natura della coſa diffinita, la raccommu
nanza
che ha con molte coſe, &
la differenza, propietà, che tiene; ha uirtù di far maniſeſte l’oſcure dimande, che ſono di quella ſcienza,
della
quale, è, il ſoggetto diffinito, &
la ragione, è, perche la diffinitione del ſuggetto, è, principio, il quale come precetto dell’ Arte eſſer
deue
uero, utile, &
conforme; come dice Galeno. Vero, perche niente ſi comprende, che non ſia uero, come ſe alcuno diceſſe il fele della
Chimera
eſſer’ utile à gli infermi;
queſto non ſi potrebbe comprendere, perciò che non ſi troua, & non e uero che la Chimera ſia. Vtile biſogna
ſia
il precetto, perciò è neceſſario che egli tenda à qualche fine;
& utilità, non è altro che riferire le coſe al debito fine, & in uero è de-
gna
del nome di Arte quella cognitione la cui operatione, non è utile alla humana uita.
La conſormità é poſta nella uirtù predetta, molte co-
ſe
in uero hanno in ſe la forza della uerità, che non hanno la forza della conſormità, perche non hanno ualore d’inſluire il lume loro nelle co-
3330 ſe, ilche ſi conoſce, che uolendo noi applicare i principij alle coſe, non ſi raccoglie alcuna ragione, percio che non ſono concludenti, &
con-
formi
, quando adunque il ſoggetto, &
le propietà naſcono da i principij, all hor a ui è la conformità, & la uirtù conſiſte nell’applicatione.
Vero è da tutti giudicato conoſciuti i termini, come io diceua, che ſe dalle coſe equali ſi leueranno l’equali, ò dalle pari, le pari il rimanente
ſarà
pari, ò equale, ne ſolamente è uero queſto principio, ma di ualore ineſtimabile, perciò che egli s’applica dal Filoſoſo naturale à i mo-
uimenti
, al tempo, à gli ſpatij;
dal Geometra alle miſure, & grandezze; da l’ Arithmetico à i numeri, dal Muſico à i ſuoni; dal Nocchiero al
uolteggiare
;
dal Medico alle uirtù, & qualità delle coſe; ſtando adunque le già dette coſe, ne ſeguita quello che dirà Vitr. dell’ Architettu-
ra
, &
prima del ſuo naſcimento, poi delle ſue conditioni, dice adunque.
Eſſa naſce da fabrica, & da diſcorſo.
Ma questa conſequenza non ſi puo ſapere ſe prima non ſi fa manifeſto che coſa è fabrica, & che coſa è diſcorſo, però dice Vitr.
Fabrica è continuo, & eſſercitato penſamento dell’uſo, che di qualunque materia, che per dar forma all’opera pro-
4440 poſta ſi richiede, con le mani ſi compie.
Diſcorſo è quello, che le coſe fabricate prontamente, & con ragioneuole
proportione
puo dimoſtrando manifeſtare.
Diuino è ueramente il diſiderio di quegli, che leuando la mente alla conſideratione delle coſe, cercano la cagione di eſſe, & riguardando come dal
diſopra
, &
da lunge la uerità s’ accendono alle fatiche, per lo contrario molti ſono, che con grandisſime lodi al Cielo inalzando i dotti, &
letterati
huomini, &
con marauiglia riſguardando le ſcienze fanno ogni altra coſa piu preſto, che affaticarſi per acquiſtarle. Sono anche mol-
ti
, che auenga dio che del certo ſappiano eſſer biſogno per l’acquiſto d’una ſcienza participare di molte altre, poco però di quelle ſi curano,
anzi
danno biaſimo à gli studioſi di quelle, queſti come gente trauiata, &
folle ſi denno laſciare. Bella coſa è il poter giudicare, & appro-
uare
l’opre de mortali, come atto di uirtù ſuperiore uerſo l’inferiore, nientedimeno pochi ſi danno alla fatica, pochi uogliano adoperarſi;
&
uſcire
delle pelli dell’otio, &
perciò non fanno giudicio, & conſequentemente non peruengono al fine dell’ Architettura. Biſogna adunque eſ-
ſercitio
, biſogna diſcorſo, il diſcorſo come padre, la fabrica è come madre dell’ Architettura.
5550
Fabrica è continuato, & eſſercitato penſiero dell’uſo.
Ogni artificioſo componimento ha l’eſſer ſuo dalla notitia del fine, come dice Galeno. Volendo adunque fabricare, fa di meſtieri hauere conoſci-
mento
del fine.
Fine intendo io quello à cui s’indrizza l’operatione, & in queſto intelletto conſidera che coſa è principio, & che coſa è mez-
zo
, &
troua che il principio ſi conſidera in modo di preſidenza, & nel principiare il fine è prima, che lo agente, perche il fine è quello che
muoue
all’opera, lo agente è prima che la forma, perche lo agente induce la forma, &
la forma è prima che la materia, imperoche la materia
non
e moſſa ſe la forma non è prima nella mente di colui che opera.
Il mezzo ueramente è il ſoggetto, nelquale il fine manda la ſua ſimiglianza
al
principio, &
il principio la rimanda al fine, però non è concordanza maggiore di quella che è tra il principio, & il fine, oltra di queſto ſi
comprende
, che chiunque impediſce il mezzo leua il principio del fine, &
il mezzo per cagione del principio s’affatica, & riſpetto al fine ſi
ripoſa
, come dicono i ſauij.
Volendo adunque fabricare, biſogna conoſcere il fine, come quello che almezzo impone forza, & necesſi-
.
Ma per la cognitione del fine è neceſſario lo studio, & il penſamento, & ſi come il ſaettatore non indirizzerebbe la ſaetta alla brocca,
6660 ſe egli non teneſſe ferma la mira, coſi l’ Arteſice non toccherebbe il fine, ſe da quello altroue ſi riuolgeſſe.
L’uſo adunque è (come s’è detto) driz
zare
le coſe al debito fine, come abuſo è torcerle da quello, ma per hauer queſto indrizzamento delle coſe al fine, fa biſogno hauer un’altro
uſo
, ilquale uuol dire aſſuefattione, laquale non è altro, che ſpeſſa, &
frequentata operatione d’alcuna uirtù, & forza dell’anima. Onde ſi
dice
eſſer uſato alle fatiche;
eßer uſato, posto in uſo, & conſuetudine, biſogna adunque eſſer uſo al continuo penſamento del fine, & però
dice
Vitr.
Fabrica eſſer continuo, & eſſercitato.
Et come uia trita, & battuta da paſſaggeri ſrequentato penſiero di indrizzare le coſe à fine conueniente, & da queſte parole ſi dimostra l’utili-
, che era conditione dell’ Arte.
Ma perche con tanta ſollecitudine di penſiero affaticarſ@? à che ſenza intermisſione auuertire? certo non
per
altro, che per maniſeſtare in qualche materia eſteriore la ſorma, che prima era nel penſamento interiore, &
però dice Vitr. dando fine
alla
diffinitione della fabrica, quella eſſere operatione maniſeſta in qualche materia fuori di noi ſecondo il penſiero, che era in noi.
Fabrica è no
7770 me commune à tutte le parti dell’ Architettura, &
molto piu contiene di quello, che communemente ſi ſtima come ſi dir à dapoi.
Diſcorſo è quello, che le coſe fabricate prontamente, & con ragione di proportione puo dimoſtrando manifeſtare.
Il diſcorſo è proprio dell’huomo, & la uirtù che diſcorre, è, quella che conſidera quanto ſi può fare con tutte le ragioni all’opere pertinenti,
&
pero erra il diſcorſo, quando l’intelletto non concorda le proprietà delle coſe atte à fare, con quelle, che ſono atte à riceuere. Diſcorre
adunque
l’huomo, cioè applica il principio al fine per uia del mezzo;
ilche come s’è detto, è, proprio dell’humana ſpetie, auuenga che mol-
ti
de gli antichi habbino à gl’altri animali conceſſo una parte di ragione, &
chiamati gli habbino maeſtri dell’huomo, dicendo che l’arte del
139PROEMIO. ſere e ſtata preſa dalla Ragna, la diſpoſitione della caſa dalla Formica, il gouerno ciuile dall’ Api; ma noi trouiamo, che quelli ſono instinti di
natura
, &
non diſcorſi dell’ arte, & ſe arte ſi deueſſe chiamare la loro naturale, & non auueduta prudẽza, perche non ſi potrebbe ſimilmen
te
Arte chiamare la uirtù, che nelle piante, &
nelle pietre ſi troua? come l’Arte dello Helleboro purgare la pazzia? l’ Arte della pietra pregna
che
ne i nidi dell’ Aquile, ſi troua rilaſciare i parti?
perche anche non ſi direbbe eſſere un’arte diuina che regge, & conſerua il mondo; una ce-
leſte
che regola i mouimenti de i Cieli, una mondana, che tramuta gl’Elementi?
ma laſciamo la translatione de nomi ſatta per le ſimiglianze del-
le
coſe;
il diſcorſo è padre (dirò coſi) dell’ Architettura, nel diſcorſo biſogna Solertia. Solertia non è altro, che ſubita, & pronta inuentio-
ne
del mezzo, &
quello è mezzo, che hauendo conuenienza con gli estremi, lega quelli ad uno effetto, & però dice Vitr. quella parola.
Prontamente.
Che nel Latino dice ſolertia. Ma non è aſſai eſſer pronto à ritrouare il uero, perche potrebbe quel uero eſſer poco atto à concludere, però ſog-
giugne
.
1110
Con ragione di proportione.
Che coſa ſia proportione ſi dir à nel ſequente Capitolo. Vitr. ha parlato in modo che quelle parole, che dicono.
Prontamente, & con ragione di proportione.
Reſerire anche ſi poſſano à quella parola che dice. Fabricate.
Et il ſentimento ſarebbe queſto, che il diſcorſo poteße dimoſtrare, cioè render la ragione delle coſe fabricate con ſolertia, & proportione, eſ-
ſendo
l’ufficio dell’ Architetto approuare le coſe ragioneuoli;
ma ſia qual ſi uoglia l’intendimento delle parole dette, tutto è conforme al uero.
Piu ſecreta intelligenza ſi tragge ancor da quello s’ è dichiarato, & prima che l’artefice riſpetto all’opera tiene doppia conſideratione; poi
tiene
doppia affettione à quelle conſiderationi corriſpondente.
La prima conſideratione è una notitia ſemplice uniuerſale per la quale ſi dice,
che
lhuomo ſa quanto ſi richiede à fine, che l’opera rieſca, &
niente piu ui aggiugne, l’altra è una notitia particolare, & prosſima all’ope-
rare
, che conſidera il tempo, il luogo, il modola doue naſce una affettione, che muoue l’huomo à commandare, &
operare, come ſecondo
2220 la primaco.
iſideratione l’huomo ſi compiaceua, & in uniuerſale abbracciaua non l’opera, ma la cognitione, & però non è ſufficiente queſta
ſola
conſideratione ſola del diſcorſo, ſola dell’uniuerſale, ma ſi richiede quella ſeconda notitia, &
quella ſeconda affettione, che nella fabri-
ca
è collocata.
Eſpoſta la diffinitione dell’ Architettura, & dichiarito il naſcimento di eſſa uiene Vitr. à formare l’ Architetto, coſamolto ragioneuole, & con-
ueniente
, come ſi uedrà da quello che ſegue, dice adunque.
Dalle dette coſe ne ſegue, che quelli Architetti, che ſenza lettere tentato hanno di affaticarſi con le mani, non hanno
potuto
fare, che s’habbino per le fatiche loro acquiſtato riputatione alcuna, &
quei, che nei diſcorſi, & nella co-
gnitione
delle lettere ſolamente fidati ſi ſono;
l’ombra non la coſa pare che habbino ſeguitato. Ma chil’una, &
l’altra
bene apparato hanno, come huomini di tutte armi coperti, &
ornati con credito, & riputatione hanno
illoro
intento facilmente conſeguito.
3330
Sicome alla naturale generatione ſi richiede il Padre, & la Madre, & ſenza uno di loro niente ſi genera, coſi à eſſer Architetto, che è una
artificioſa
generatione, ſi ricerca il diſcorſo, &
la fabrica unitamente; & ſe alcuno ſi perſuadeſſe eſſere Architetto con la ſola ſabrica, ò
uero
con il ſolo diſcorſo egli s’ingannerebbe, &
ſarebbe ſtimato coſa imperſetta, anzi monstruoſa; & di gratia ſe uno haueße il ſapere ſo-
lamente
, &
uſurpare ſi uoleſſe il nome d’ Architetto non ſarebbe egli ſottopoſto all’offeſe de gli Eſperti? non potrebbe ogni manuale improue
rarli
, &
dirli che ſai tu? dall’ altra parte ſe per hauere un lieue eſſercitio, & alquanto di practica, di ſi gran nome degno eſſer ſi credeſſe,
non
potrebbe uno intelligente, &
litterato chiuderli la bocca, domandandoli conto, & ragione delle coſe fatte? & però biſogna eſſere ar-
mati
, &
ornati di tutte l’armi per acquistare la uittoria, & il uanto del uero Architetto. Biſogna eſſer coperto per difeſa, armato per of-
feſa
, ornato per gloria maneggiando l’eſperienza con l’artificio.
Perche adunque i pratici non hanno acquistato credito? percioche l’Ar-
chitettura
naſce da diſcorſo.
Perche i letterati? percioche l’ Architettura naſce da fabrica, & però dice Vitr. dalle dette coſe, cioè dal na-
ſcimento
dell’ Architettura che è fabrica, &
diſcorſo cioè opera, & ragione, ſegue quello, che egli dice. Main queſto luogo potrebbe alcuno
4440 dubitare, &
dire. Se ueramente l’arte è nello intelletto, perche cagione ha detto Vitr. che quelli iquali, nel ſaper ſolamente ſi ſono fidati,
l’ombra
non la coſa pare che habbino ſeguitato?
Riſpondo, che le coſe dell’intelletto alla piu parte ombre paiano, & il uolgo ſtima le coſe in
quanto
che à i ſenſi, &
à gliocchi ſottopoſte ſono, & non inquanto non appaiono, & queſto auuiene per la conſuetudine, perche non
ſono
le genti auuezze à diſcorrere, &
però l’accorto Vitr. non afferma, che i letterati habbino ſeguito l’ombre, ma dice, parere, queſto che
dinota
il giuditio de gli imperiti eſſer fatto dalle coſe apparenti, &
però mi pare che molti uaneggiano nel decidere qual ſia più nobile,
la
ſcultura, ò la pittura, imperoche uanno alla materia, al tempo, &
à molti altri accidenti, che non ſono dell’ arte, perche l’arte, è nell’intel-
letto
, la doue tanto è ſcultore, &
pittore il diuino Michel’ angelo dormendo, & mangiando, quanto operando, & facendo, però coſi ſi do-
ueria
conſiderare qual’ è piu degno habito nell’intelletto di Michel’angelo, ò quello che egli ha della ſcultura, ò pure quello della pittura, &

coſi
laſciare i marmi, gl’azurri, i rilieui, &
le proſpettiue, la difficultà, & la facilità delle dette arti; all’hora ſi potrebbe dire qualcoſa,
che
haueſſe del buono, ma hora non è tempo di decidere queſta queſtione.
Dice adunque l’arte non douer eſſere ocioſa, ma con eſſa le mani
5550 eſſer neceſſarie, &
questo approua con altre parole, dicendo.
Perche ſi in ogni altra coſa come ſpecialmente nell’ Architettura queſte due parti ſi trouano, cioè la coſa ſignificata, &
quella
che ſigniſica.
La coſa ſignificata è l’opera propoſta, dellaquale ſi ragiona. Quella che ſignifica, è la proua, &
il
perche di eſſa con maeſtreuole ragione eſpreſſo, &
dichiarito.
Trale Artiſono alquante, il fine dellequali non paſſa oltra la conſideratione delle coſe alloro ſuggette, come ſono le Mathematiche, & la Scienza
naturale
.
Altre oltra uengono ad alcuna operatione, ma niente reſta di fatto, come è nell’ Arte di ſaltare, di ſonare, & altre ſimiglianti.
Sonui alcune, che dietro à ſe laſciano alcun lauoro, come l’ Arte fabrile, & l’Arte del fabricare. Appreſſo qualch’una è, che al pren-
dere
, &
acquistare alcuna coſa ſi , come la uenatione, l’uccellare, la peſcaggione, & altre: infine molte non à conſiderare, non à finire,
non
à pigliare intente ſono, ma correggono, &
emendano gl’errori, & i danni delle coſe fatte, & acconciano quelle. Con tutte le pre-
dette
Arti, anzi ſopra tutte è l’ Architettura, come giudice che ella è di ciaſcuna:
onde biſogna che in eßa ſpecialmente ſi conſideri alcu-
6660 na coſa fatta, ò uero da eſſer fatta, &
poi ſi conſideri la ragione: & però due coſe ſono, una è la ſignificata, & proposta opera, l’altra
è
la ſigniſicante, cioè dimoſtratiua ragione.
Tutti glieffetti adunque, & tutte l’opere, ò lauori delle Arti: tutte le concluſioni di tutte le ſci-
enze
ſono le coſe ſignificate, ma le ragioni, le proue, le cauſe di quelle ſono le coſe ſignificanti, &
queſto è perche il ſegno ſi riferiſce alla
coſa
ſignificata, l’effetto alla cauſa, la concluſione alla proua.
Ma per dichiaratione io dico, che ſignificare è per ſegni dimoſtrare, &
ſegnare
, e imprimere il ſegno:
doue in ogni opera da ragione drizzata, & con dißegno finita è impreſſo il ſegno dell’ Artefice, cioè
la
qualità, &
la forma, che era nella mente di quello, perciò che l’artefice opera prima nell’intelletto, & concepe nellamente, & poi ſe-
gna
la materia eſteriore dell’habito interiore.
Specialmente nell’ Architettura.
Percioch’ella ſopra ogn’ Arte, (ſignifica,) cioèrappreſenta le coſe alla uirtù, che conoſce, & concorre principalmente à formare il concetto
ſecondo
l’intentione dell’ Arte;
& queſto è propio ſignificare: ma eſſer ſignificato è propio eſſer rappreſentato al ſopradetto modo.
7770
De i ſegni alcuni ſono ſi à dentro, che ueramente ſono come cagione delle coſe, altri fanno una ſuperficiale, & debile istimatione delle coſe; lo
Architetto
laſcia queſti ultimi ſegni all’Oratore, &
al Poeta, & inſieme con la Dialettica, che è modo dell’artificioſo diſcorſo, abbraccia
quegli
, perche neceßarij ſono, intimi, &
concludenti.
Donde auuiene, che chi fa profesſione d’ Architetto, pare che nell’una, & l’altra parte eſſer debbia eſſercitato.
Ogni agente nel grado, ch’egli tiene, eſſer deue perfetto, acciò che l’opera compita, & perfetta ſi ueda. Tre ſono gl’agenti delle coſe, il Diui-
no
, il naturale, lo artificiale, cioè IDIO, La Natura, l’Huomo, noi parleremo dell’ huomo:
s’adunque l’ Architettura è coſi
1410PROEMIO. ch’ella giudica l’ opere d’ogni artè, biſogna che lo Architetto ſia in tal modo formato, che egli poßa far l’uſſicio del giudicare; & però direi
che
le infraſcritte coſe gli ſono neceßarie.
Prima che egli ſia di natura perſpicace, & docile, cioè che dimoſtratagli una coſa diſubito egli l’ap-
prenda
, &
benche di natura Diuina è colui, che da ſe troua, et impara, non e però ſenza lode chiunche preſto s’ammaeſtra da altri, come è d’in-
fima
conditione, chi ne da ſe ſteſſo, ne per opera de’ Maeſtri apprende le coſe.
Quelle buone conditioni ſono da Vitr. in queſte parole compreſe.
Onde auuiene che chi fa profesſione d’Architetto, pare nell’una & nell’una & nell’altra parte eſſer debbia eſiercitato.
Cioè nella coſa ſignificata, & nella ſignificante, poi ſegue.
Doue, & ingegnoſo, & docile biſogna che egli ſia, perche ne l’ingegno ſenza l’ammaeſtramento, nell’ammaeſtramen-
to
ſenza l’ingegno puo far l’huomo eccellente.
Lo ingegno ſerue, & alla inuentione che ſa l’huomo da ſe, & alla dottrina, che egli impara da altri, rare uolte auuiene che uno ſia inuentore,
&
compito fattore d’un’arte, cioè che ritroui, & riduca à perfettione tutto il corpo d’un’arte, pero ben dice Vitr.
1110
Che ſenza l’ingegno l’ammaeſtramento, ne ſenza l’ammaeſtramento l’ingegno fa l’huomo eccellente.
La Seconda conditione dell’ Architetto, é la educatione, & lo eſſercitio da i primi anni fatto nelle prime ſcienze. Prime chiamo la Geometria,
l’
Arithmetica, &
l’altre Mathemattice. Queſte hebbe Vitr. per opera de’ ſuoi progenitori, come egli conſeſſa nel proemio del Seſto libro al
luogo
di ſopra citato nella uita ſua.
La terza conditione è l’hauer’ udito, & letto i piu eccellenti, & rari huomini, & ſcrittori, come fece Vitr. ilquale atteſta nel proemio del ſe-
condo
libro quello ch’io dico dicendo.
Et ſeguitando eſporrò gl’ingresſi dell’antica Natura, & di quegli che i principij del cõſortio humano, & le belle, & fon-
date
inuentioni con gli ſcritti, &
regole dedicarono, & pero come io ne ſono da quelli ammaeſtrato dimoſtrerò.
Et queſto é quanto a gli ſcrittori, & alla lettione de’ buoni: ma quanto à i preſenti, & allaudito dice nel proemio del Seſto libro hauere hauu-
to
ottimi precettori.
2220
La Quarta conditione è la tolleranza delle fatiche, & il continuo penſiero, & ragionamento delle coſe pertinenti all’ Arti, difficilmente ſi tro-
ua
ingegno eleuato, &
manſueto Vitr. hebbe acuto ingegno, & ſofferente però dice.
Et dilettandomi delle coſe pertinenti al parlare, & alle Arti, & delle ſcritture de’ commentarij. Io ho acquiſtato con
l’animo
quelle poſsesſioni, dallequali ne uiene queſta ſomma di tutti i frutti, che io non ho piu alcuna necesſità,
&
che io ſtimo quella eſſer la propietà delle richezze di diſiderare niente piu.
La Quinta conditione è non diſiderare niente altro che la uerità, ne altro hauere dinanzi à gliocchi, & per meglio conſequirla, euui.
La Seſta conditione, che conſiſte nell’hauere una uia ragioneuole di ritrouare il uero, & quella uia poco ci giouarebbe ſenza.
La Settima, che é posta in ſaper uſar la detta uia, et nell’ applicatione. Che Vitr. fuſſe ſtudioſo del uero, che gl’haueſſe la regola di trouarlo, & che
finalmente
ſapeſſe uſare la dettaregola, molto bene appare nel ſuo procedere ordinatamente, nel ſignificar le coſe, nel dar forma, &
perfettione
à
tutto il corpo dell’ Architettura.
Le ſette conditioni ſoprodette naſcono da i principij detti di ſopra, cioè dalla diffinitione dell’ Architettura,
3330&
dal ſuo naſcimento, come ſi puo conſiderando uedere. Ma noi à Vitr. ilquale narra quante coſe biſognano, & quali, & perche cagio
ne
, &
à che modo.
Appreſſo biſogna, che egli ſia letterato. habbia diſſegno, perito ſia dell’arte del miſurare, non ignorante della proſpetti-
ua
:
ſappia l’ Arithmetica, conoſca molte hiſtorie, udito habbia con diligenza j Filoſofi: di Muſica; di Medicina del
le
Leggi, &
riſpoſte de lurisconſulti, ſia intelligente; & finalmente rozzo non ſia nel conoſcer la ragione del Cielo,
&
delle ſtelle.
Poi che Vitr. per formare l’ Architetto ha detto quante, & quali coſe ſiano neceſſarie dice.
Ma perche coſi biſogno ſia, queſta è la ragione.
Et partitamente di ciaſcuna ſeguitando ne rende conto, & prima dice.
Eneceſſario che lo Architetto habbia cognitione di lettere, acciò che leggendo gli ſcritti libri. Commentarij nomina-
4440 ti, la memoria ſi faccia piu ferma.
Il giudicare, è, coſa da prudente, la prudenza compara le coſe ſeguite con le inſtanti, ſa stima delle ſeguenti: le coſe ſeguite per memoria ſi han
no
, pero è neceſſario all’ufficio del giudicare, il quale conuiene all’Architetto, hauer memoria ferma delle coſe paſſate, ma la memoria ferma ſi
fa
per la lettione perche le coſe stanno ne gli ſcritti fermamente, però biſogna, che lo Architetto habbia la prima Arte, detta Cognitione di
lettere
, cioè del parlare, &
dello ſeriuere drittamente, fermaſi adunque la memoria; con la lettione de commentarij, il nome ſteſſo lo dimo-
ſtra
, perciò che commentario è detto, come quello ch’alla mente commetta le coſe:
& è ſuccinta, & breue narratione delle coſe, la doue con
la
breuità ſouuiene alla memoria, biſogna adunque leggere, &
le coſe lette per la mente riuolgere, altrimente male n’hauerebbe dalla inuen-
tione
delle lettere, come dice Platone, perciò che gl’huomini fidandoſi negli ſcritti, ſi fanno pigri, &
negligenti. Vittruuio hebbe cognitione
di
lcttere Grece, &
Latine, usò uocaboli Greci, & conſeſſa hauer da Greci molte belle coſe trapportate ne i commentari ſuoi, & forſi di qui
è
nata la difficultà d’ intendere Vitr.
& la ſcorrettione de i testi per la ignoranza di molti, che non hanno hauuto lettere Grece, in questo mo
5550 do io dichiaro hauere cognitione di lettere, perche diſotto pare che Vitr.
coſi uoglia eſponendo cognitione di lettere eſſer la Grammatica, altri
intendeno
l’Arti ſcritte, ma io ueggio che l’ Arti ſcritte ſenza grammatica non s’hanno.
Appreſſo habbia diſſegno, acciò che con dipinti eſſempi ogni maniera d’opera, che egli faccia ſenza fatica formi, &
dipinga
.
Tutte le Matbematice hanno ſotto di ſe alcune Arti, le quali nate da quelle ſi danno alla pratica, & all’operare, ſotto l’ Aſtrologia è la nauiga-
tione
, ſotto la muſica è quella parte, che in pratica è poſta di cantare, &
di ſuonare diuerſi strumenti, ſotto l’ Arithmetica è l’abbaco, ſotto
la
Geometria, è l’Arte di perticare i terreni, &
miſurare i campi, ſono anche altre arti nate da piu d’una delle predette ſcienze. Vitr. uuole,
che
non ſolamente habbiamo quelle prime, &
uniuerſali, che rendeno le ragioni delle coſe, ma anche gli eſſercitij, & le pratiche da quelle pro-
cedenti
, &
però quanto al diſſegno uuole, che habbiamo facilità, & pratica, & la mano pronta à tirar dritte le linee, & anguli approuata
6660 biamo la ragioue di quelle, che altro non è, che certa, &
ferma determinatione concetta nella mente, fatta con linee, & anguli approuata
dal
uero, il cui ufficio è di preſcriuere à gl’edefici atto luogo, certo numero, degno modo, &
grato ordine. Queſtaragione non ſeguita la
materia
, anzi è l’iſteſſa in ogni materia, perche la ragione del circulo è la medeſima nel ſerro, nel piombo, in cielo, in terra, &
nell’ Abbiſſo,
biſogna
adunque hauere la peritia de i lineamenti, che Vitr.
dice (Peritiam graphidos.) Che è peritia de i lineamenti, che ſerue à pit-
tori
, à ſcultori, intagliatori, &
ſimiglianti, la quale alle arti predette in quel modo ſerue, che le mathematice ſerueno alla filoſofia. Que-
ſta
peritia raccoglie la dimenſione, &
la terminatione delle coſe cioè la grandezza, & i contorni, la grandezza s’ha per le ſquadre, &
per
le regole, che in piedi, &
once diſtinte ſono, il contorno ſi piglia con uno strumento del raggio, & del finitore compoſto, & da queſto
ſtrumento
ſi pigliano le comparationi di tutti i membri alla grandezza di tutto il corpo, le diſſcrenze, &
le conuenienze delle parti tra ſe
ſteſſe
, alle quali la pittura aggiugne i colori, &
ombre: del predetto strumento ſi dir à al ſuo luogo, biſogna adunque che l’ Architetto hab-
7770 bia diſſegno, queſto ſi uede per le coſe dette nel quinto libro al ſeſto cap.
della conformatione del Theatro, ſimilmente all’ottauo del detto li-
bro
, doue ſi parla delle Scene, &
al quarto del ſesto, & in molti luoghi, doue biſogna hauer pratica del diſſegno, & facilità nell’operare,
la
ragione di questa pratica è tolta dalla Geometria, come quando accade pigliare una linea à piombo ſopra l’altra, formare gli angoli drit-
ti
, far le figure di piu lati, trouare il centro di tre punti, &
ſimil altre coſe, che giouano à far le piante, & i rileui de i diſſegni eſpeditamen-
te
, &
pero dice Vitr.
L’arte del miſurare gioua molto allo Architetto, perche ella inſegna l’uſo della linea dritta, & della circulare, dal che
poi
i diſſegni de gli ediſidij ſi fanno ne i piani ageuolmente.
& le dritture delle ſquadre de i liuelli, & de i lineamenti
ſi
formano eſpeditamente.
1511PROEMIO.
L’arte del miſurare è detta Geometria; questa gioua al diſſegno, & è quella, che alla predetta pratica del diſſegno ſouuiene con la ragione, co-
me
ſi uede nella uoluta del capitello Ionico, &
in molte proportionate miſure; oltra di queſto perche ſpeſſo auuiene, che è neceſſario liuellare
i
piani, tirare à ſquadra, &
drizzare i terreni, però è neceſſario hauere la Geometria, come ſi uede del liuellare le acque nell’ottauo, del-
la
diuiſione dell’opere, nel primo, del miſurare i terreni, nel nono, &
finalmente per ogni parte; doue ſi può dire la Geometria eſſer madre
del
diſſegno, biſogna adunque hauere la facilità del diſſegno biſogna hauere la ragione, la quale è poſta in ſapere la cagione de gli effetti fatti
con
la regola, &
col compaſſo, che ſono le linee dritte, & le piegate, gli archi, i uolti, le corde, & le dritture per uſare i nomi della pra-
tica
.
La Geometria adunque dal punto prouede le linee disteſe, le torte, le pendenti, le piane, lequediſtanti, gli angoli giuſti, gli stretti,
i
larghi, le ſommitati, i circoli interi, i diminuiti, i composti, le figure de piu lati, le ſuperficie, i corpiregolari, &
gl’irregolari, le pirami
di
, le ſpere, i coni, &
altre ſimiglianti, che alle colonne, à gli architraui, alle cube, tribune, & à molte altre coſe de gli edificij; & coſi la
Geometria
è neceſſaria allo Architetto.
& questa hebbe Vitr. come appare in molti luoghi, & ſpecialmente al ſeſto, & ottauo libro.
1110
Per la proſpettiua anche nelle fabriche ſi pigliano i lumi da determinate parti del cielo.
Proſpettiua è nome del tutto, & nome della parte. Proſpettiua in generale è quella, che dimostra tre ragioni del uedere, la dritta, la rifleſſa, la
riſranta
, ne la dritta ſi comprende la cagione de gli effctti, che fanno le coſe uiſibili medianti i lumi poſti per dritto.
La riſleſſa è laragione del
riſalimento
de i raggi, &
gli effctti che ſi fanno come da gli ſpecchi piani, caui, ritorti, riuerſci, & altre figure. La rinfranta è la ragione
delle
coſe, che appaiano per mezzo d’alcuna coſa lucida, &
traſparente: come ſotto l’acqua, per lo uetro, oltra le nubi, & questa proſpet-
tiua
ſi chiama, proſpettiua de i lumi naturali, ſpeculatiua, &
di grande conditione tra le parti della Filoſofia; percioche il ſuggetto ſuo è la
luce
giocondisſima alle uiſte, &
agli animi de mortali, la doue eſſendo noi nelle stanze rinchiuſi per difeſa del freddo, & del caldo, neceſſa-
rio
è che habbiamo la diletteuolisſima preſenza della luce, &
del lume, ſia egli, ò dritto, ò rifleſſo, & però è neceſſario che l’Architetto hab
bia
la proſpettiua.
Ma quando come parte è preſa, riguardando alla pratica ſuol far coſe marauiglioſe ingannando gli occhi humani per le
distanze
de i luoghi ritrouando lo inganno.
Queſta ſopra i piani dimoſtra i rilieui, le diſtanze, il fuggire, & lo ſcorciare delle coſe corpo-
2220 rali, con un punto reggendo il tutto, come ſi dir à;
però nel Terzo libro al ſecõdo capitolo uuole Vitr. che le colonne angolari ſieno piu groſſe,
percioche
l’aere circonſtante diminuiſce.
& leua della uiſta, & nel fine del detto libro commanda, che tutti i membri ſopra i capitelli come
ſono
architraui, ſregi, gocciolatoi, frontiſpitij ſieno inclinati per la duodecima parte, ciaſcuno della fronte ſua, &
queſto ſolo per la uiſta,
come
ſi dirà nel ſeſto anche al ſecondo capitolo parla alcune coſe della proſpettiua.
per le quali ſi comprende quella eſſer allo Architetto ne-
ceſſaria
&
Vitr. non eſſerne stato imperito, & finalmente le pitture delle Scene altro non ſono, che proſpettiua.
Col mezo dell’Arithmetica ſi fa la ſomma delle ſpeſe, ſi dimoſtra la ragione delle miſure, & con modi, & uie ragione-
uoli
ſi trouano le difficili queſtioni delle proportionate miſure.
Il uulgo stima quelle pratiche nate dalle Mathematice, che noi ſopra dicemmo eſſer uere arti, & eccellentisſime uirtuti, ilche non è, pericò che
non
rendeno le ragioni delle coſe, benche dimoſtrino effetti diletteuoli, &
belli, Vitr. (come ho detto) abbraccia, & la principale, & la
meno
principale, come ſi uede nell’ Arithmetica, &
s’ha ueduto nella predetta ragione della Geometria, & del diſſegno, l’abbaco prima è ue-
3330 nuto dalla uera Arithmetica, et queſto è neceſſario per far conto delle ſpeſe, imperoche uano ſarebbe il diſſegno, uana la ſatica del principiare, ſe
l’opera
per alcuno impedimento restaſſe, &
tra molti impedimenti la ſpe ſa è il principale, doue al Decimo libro nel proemio loda Vitr. la leg-
ge
de gli Eſeſii, come ſi uede in quel luogo della pena de gli Architctti, che piu ſpendeuano di quello, che haueuano affcrmato, &
promeſſo.
Ma benche ageuolmente ſi faccia il conto, non però ageuolmente ſi conoſce ſopra che ſar ſi debbia, & però Vitr. nel predetto proemio dice.
Solamente quelli, che con ſottigliezza delle dottrine prudenti ſono, farebbeno profesſione d’Architettura.
Ma piu à dentro penetrando oltra la pratica del numerare, che coſiste nella rappreſentatione de i numeri, nelraccorre, nel’abbattere, nel
moltiplicare
, nel partire, nel radoppiare, nello ſmezzare, nel cauare le radici, ſi de gli interi, come de i rotti;
& anche in una certa, & ordi-
nata
ſalita de numeri, che progresſione ſi chiama;
utile è l’Arithmetica à dimostrare le ragioni delle miſure, & à ſciorre le dubitationi,
che
per Geometria ſono indiſſolubili, come ci dimostra nel Nono hauere, &
Platone, Pitagora, & Archimede ritrouato, come iui ſi uede.
E in uerò, uero è quello che dice Plat che gli huomini di natura Arithmetici atti ſono à tutte le diſcipline, come quelli, che in ſe habbino prõtez-
4440 za, &
altezza di ſpirito. Ma perche cagione Vitr. di queſte cognitioni tocca le ſpeculatiue, & le pratiche? certò non per altro, che per di-
moſtrare
eſſer uero, quanto egli ha di ſopra detto, che ci uuole diſcorſo, &
fabrica, & che in ogni arte è la coſa ſignificata, & la ſign ficante.
La cognitione dell’Iſtoria fa, che ſi ſappia la ragione di molti ornamẽti, che ſogliono fare gl’Architetti nelle opereloro.
Vitr. in queſta parte è chiaro per gli eſſempi ch’egli da.
Come ſe alcuno poſto haueſſe in luogo di colonne le ſtatue feminili di marmo, quelle, che Cariatidi chiamate ſono ue
ſtite
di habito lõgo, &
matronale, & ſopra quelle poſto haueſſe i modiglioni, & i gocciolatoi, coſi di tale opera à chi
ne
domandaſſe, renderebbe ragione.
Caria città della Morea con i Perſiani contra la Grecia ſi congiunſe, i Greci con
la
uittoria glorioſamente dalla guerra liberati, di conſiglio uniuerſale contra i Cariati ſi moſſero, preſa la loro ſortez
za
, ucciſi gli huomini, &
ſpianata la terra, le Matrone loro per iſchiaue menarono, non ſopportando, che quelle
deponeſſero
gli habiti, &
gli ornamenti matronali, acciò che non in uno trionfo ſolo condotte ſoſſero, ma con eter-
5550 no eſſempio di ſeruitu da grande ſcorno oppreſſe, per tutte le città loro pareſſero portar la pena.
Gli Architetti
di
quei tempi ne i publici edificij poſero le imagini di quelle matrone per ſoſtenimento de i peſi, acciò che alla me-
moria
de i poſteri la conoſciuta pena de gli errori de Cariati commendata fuſſe.
Noi adunque per le parole di Vitr. piglieremo argomento di ornare gl’edificij con la memoria di quei fatti, che grati ſaranno à quei principiò
uerò
quelle republiche, le quali uorremo honorare, &
honorandole à noi grate rendere, & fauoreuoli. Come steſſero quelle matrone ſot-
to
i peſi Vitr.
non dichiara, prendeſi argomento, che ſteſſero con il capo ſottopoſto, & con la ſinistra mano leuata al ſoſtenimento de i peſi,
&
queſto per parole d’ Atheneo dotto, & diletteuole ſcrittore, ma noi laſceremo la pompa dell’ autorità à piu curioſi commentatori, ſola-
mente
quello addurremo, che per intelligentia di Vitr.
potrà baſtare, hauendo gratie immortali à chiunque s’affaticher à per noi. Ma perche
biſogna
cominciare à uſarſi di uedere alcuno dipinto eſſempio, diſcriuerò qui di ſotto le figure delle Cariatide, ſecondo, che al preſente nego-
tio
ſarà bastante, dichiarando, che stola era ueſte lunga, &
dimeßa, propia delle matrone, con quella erano le imagini delle Cariatidi come
6660 dice Vitr.
Similmente i Lacedemonij ſotto Pauſania figliuolo d’Egeſipolide dopo il fatto d’armi di Platea hauendo con poca gen
te
ſuperato il numeroſo eſſercito de’ Perſiani, &
con gloria trionfato; de i denari tratti delle ſpoglie, & della preda
in
luogo di trofeo della uittoria à poſteri fabricarono il portico Perſiano dimoſtratore della lode, &
della uirtu de
Cittadini
, &
in quel portico poſero i ſimulachri de i prigioni con l’ornamento Barbaro del ueſtire, che ſo ſteneua-
no
il tetto, hauendo con meritate contumelie la lor ſuperbia caſtigata.
A ſine che i nimici cagione haueſſero di te-
mere
gli effetti della fortezza loro, &
i Cittadini guardando in quello eſſempio di uirtu dalla gloria ſolleuati alla di-
feſa
della Patria s’eccitaſſero grandemente, la doue nei ſeguenti anni molti cominciarno à porre le ſtatue Perſia-
ne
, che ſoſteneuano gli archi, &
i loro ornamenti, & indi traſſero argomen to di accreſcere nell’opere marauiglioſa
uarietà
di maniere, di ſimiglianti Iſtorie altre ne ſono, delle quali biſogna che l’ Architetto ne ſia bene informato.
7770
Come ſi legge della inuentione del capitello Corinthio, & d’altri effetti che ſi uedranno, leggendo ne! Quarto libro. Hasſinel primo libro di Tu-
cidide
Pauſania Spartano figliuolo di Cleombroto capitano de Greci.
Plutharco citando Chiſiferno nelle comparationi de i Romani, & de i
Grecinarra
che;
Diſcorrendo i Perſi nella Grecia, & facendo di molte prede Pauſania duce de Lacedemonij riceuè quaranta talenti d’oro da
Xerſe
, accioche tradiſſe la Grecia, la qual coſa poi che ſi riſeppe.
Ageſilao Padre hauendo perſeguitato il figliuolo fino al tempio di Pallade.
Edichalca; otturò con mattoni le porte del tempio, & iui per fame lo fece conſumare, & la Madre lo laſciò inſepolto; queſto dice Plutharco di
uerſamente
da Thucidide.
Soleuano i Greci nel luogo oue haueuano poſti in fuga, & ſuperati i nimici tagliare i rami de gli Alberi, &
1612PROEMIO. re i tronchi di ſpoglie hoſtili per ſegno, & ricordanza della uittoria, quel tronco adorno coſi, chiamauaſi troſeo, come in piu luoghi ſi uede
nella
historia di Thucydide, uolendo i Lacedemonij hauere memoria della bella impreſa, che ſecero ſotto Pauſama contra i Perſi non uolſe-
ro
alzare, &
adornare i Troſei, ma ſecero coſa piu illuſtre, & memorabile, come dice Vitr. ſabricando un portico con i denari tratti del-
le
uendute ſpoglie, chi ſi dicono, manubie, &
della preda, che è tutto il corpo del bottino, di queſto portico ne ſa mentione il dotto Pauſania
ne
i Laconici;
dice ancho nell’ Attica ragionando, della ſtirpe di Pauſania, e pone la genealogia di quello, & nell’ Archadia dice che Pauſa-
nia
figliuolo di Cleombroto Duce de Plateſi hebbe impedimento dalle ribalderie che egli poi ſece, di eſſer chiamato benemerito della Grecia.
Dalle hiſtorie adunque occaſione prende l’ Architetto di adornare l’opere ſue, come ancho Vitr. in molti luoghi adorna i ſuoi uolumi, co-
me
nel.
VI. cap. del primo, nel. IX. del ſecondo, nel primo del VI. & in tutti i proemi de i ſuoi. X. libri, & altroue e pieno di belli am-
maeſtramenti
tratti dalle hiſtorie.

4[Figure 4]
1713PRIMO. che è come un bellißimo giardino, che con la bella ueduta delle herbe, & de fiori ristora gli occhi de gli affaticati dal lungo uiaggio, coſi
lo
interporre delle hiſtoriche narrationi tra i difficili precetti d’ alcuna arte, ricrea la mente ſtanca dal penſiero delie coſe diſſicili, &
aſcoſe.
Di tai conſolationi in Vitr. ne haueremo aſſai, non lontane pero da i propoſi ti delle coſe, che egli ce inſegna, accioche con la dolcezza del-
la
uarietà porti la conſideratione de ſuoi ammaestramenti nell’animo nostro.
Seguita adunque il diſſegno delle Cariatidi, che dopo i Perſiani
a
bello ſtudio è ſtato poſto.
Benche queſto importi poco nelle coſe facili, nelle quali forſe ſiamo stati negligenti, come nella deſcrittione della
Torre
&
della muraglia a carte 32 doue la muraglia tra le chiaui deue moſtrare terreno, & non pietra, & deue eſſer alta al pari di quel-
le
traui, che ſi ſtaccano dalla Torre ne i biſogni, come hauemo auuertito nel detto luogo.
5[Figure 5]
1814LIBRO
La Filoſofia ueramente ſa lo Architetto. Nella Filofofia, che è Studio, & amore di Sapienza, cioè del bene, & del uero é la ſpecula-
tione
delle coſe, &
la regola delle attioni, l’una, & l’altra è neceſſaria allo Architetto, quanto alla regola delle attioni dice Vitr. che.
La Filo ſofia fa l’Architetto. Cioè dimoſtra allo Architetto il modo di coſtumatamente uiuere, & dichiara in che principalmente ſi con-
uenga
questa regola, &
dice, che prima. La Filoſoſia lo fa d’animo grande. Si per abbracciar le grandi impreſe, come per non
temer
le grandi offeſe;
ma perche la grandezza dell’animo pare che ſeco apporti il diſpregio d’altrui, & una certa ſeuerità, & appreſſo l’ar-
roganza
, però ſia l’ Architetto di grand’ animo ſenza arroganza, che è uitio alla uerità opposto, che oltra il debito attribuiſce à ſe ſteſſo:
ſia
piaceuole
ſi nell’udire, &
ſatisfare alle dimande de gl’imperiti, ſi nel ſopportare i loro diſſetti: ma perche nell’ eſſere piaceuole egli potrebbe
inchinarſi
ad alcuna coſa men giusta però come maeſtro di proportione ſia egli giuſto, &
eguale à ogmuno, & nella egualità dimoſtri ſede
nel
conſigliare:
non ſia auaro nel riceuere i doni, ne cupido nel deſiderargli, hauendo queſte belle conditioni l’ Architetto conſeruerà il gra-
do
ſuo, reſterà honorato, &
laſcierà fama immortale, & però Vitr. hauendo conoſciuto in ſe steſſo quanto ſia bello, & degno l’ornamento
1110 delle predette uirtù, &
deſorme la macchia de gli oppoſti errori: in molti luoghi dell’opera ſua dimoſtra stimare piu la Verità, che le ricchez-
ze
piu la Gloria che l’utile, &
biaſima gl’adulatori, arroganti, & auari Architetti, come da tutti i Proemi de i Dieci Libri ſi può uedere,
iquali
ueramente, come ſe fuſſeno un Proemio ſolo di tutta l’opera ſi deono leggere, &
conſiderare. Quanto adunque alla uirtù de coſtumi
grandemente
ci gioua la Filoſofia, &
pero Vitr. dice.
La Filoſoſia ueramente fa lo Architetto d’animo grande, ſenza arroganza, piaceuole, giuſto, & fedele, non auaro, il-
che
è coſa grandisſima, la doue ſenza ſede, &
caſtità ueramente niuna opera ſi può ſare. Anchora la Filoſofia leua
la
cupidigia, &
non laſcia l’animo occupato nel riceuer doni, ma fa, che con grauità ſi difenda la propria dignità, &
ſene
riporti buon nome.
Queſte coſe dalla Filoſofia preſcritte ci ſono.
Quanto alla parte, che al uero aſpetta dice Vitr. ancho quella eſſer’utile all’Architetto.
Appreſſo la medeſima cognitione ci dimoſtra la Scienza delle coſe naturali, la quale con iſtudio ſi deue grandemente
2220 cercare, come quella, che in ſe contenga molte, &
diuerſe dimande naturali, come ancho ſi uede nel condurre l’acque,
perche
ne i corſi, &
ne i giri, & ne i piani liuellati, & ne gli eſiti le uſcite, & gli ſpiriti naturali à molti modi ſi fanno,
à
i difetti delle quali coſe niuno può rimediare, ſe non chi dalla Filoſofia preſo hauerà i principij della natura delle
coſe
.
Oltra di queſto chiunque leggerà i uolumi di Thesbia, ò d’Archimede, non conſentirà loro, ſe prima di tali coſe
non
ſarà da i Filoſofi ammaeſtrato.
Vna parte della Filoſoſia Naturale è chiamata Hiſtoria Naturale, & una Scienza; la Hiſtoria Naturale è ſemplice narratione de gl’effetti, et del
l’opere
di Natura, l’eſſempio ſi può da gli ſcritti di Plinio commodamente pigliare, perche Plinio narra tutto quello, che ſi uede nelle coſe fatte
dalla
Natura, cominciando da eſſo Mondo, &
dalle parti principali di eſſo come ſono i Cieli, & gl’Elementi. Venendo alle coſe particolari de
i
Paeſi, delle Pietre, de i Metalli, delle Piante, de gl’Animali, &
dell’Huomo che e fine di tutte l opere di Natura. La Scienza è cognitione del-
le
cauſe, &
de i principij di tutte le predette coſe, della quale ordinatamente, & con mirabil dottrina il buouo Ariſtotile ne è ſtato maeſtro.
3330 Tanto l’hiſtoria quanto la cognitione è buona per lo Architetto. Vitr. hebbe l’una, & l’altra, come ſi uede nel quarto cap. del Primo doue ſi
tratta
de i principij delle coſe, &
nell’Ottauo Libro, & nel Secondo, & nel restante di quel Libro, & in tutta l’opera doue egli parla de gli
Alberi
, delle Pietre, delle minere, de gl’ Animali, delia uoce, dell’udito, del uedere, &
di molte opere di Natura, le cagioni delle quali ſono in
molti
luoghi dell’ Architettura cercate, &
ſpecialmente nella materia dell’acque, come ſi uede nell’ Ottauo Libro.
Della Muſica eſſer deue pratico l’Architetto à fine, che egli conoſca la regolata ragione, & la Mathematica, & acciò,
che
egli ſappia drittamente dare la tempera à gli inſtrumenti da Pietre, ò Saette, come ſono Baleſtre, Catapulte, &

Scorpioni
.
Qui Vitr. dimoſtra la Muſica eſſer’utile allo Architetto, & quanto alla pratica, & quanto alla ſpeculatione come ſono l’altre Mathematice,
quanto
alla pratica dice quella parola.
# Regolata. # Che nel Latino dice. # Canonica. # Quanto alla ſpeculatione dice quellaltra.
Mathematica. Io dichiaro l’una, & l’altra con l’autorità de i buoni Autori. La Canonica appartiene all’orecchie, come la proſpettiua à
4440 gl’occhi, &
è preſa da i Muſici come per ſondamento della loro arte uſitata, & è quella, che miſura le altezze, & le lunghezze delle uoci, &
da
Greci la miſura del durare delle uoci è detta, Rithmus, cioè numero, &
la miſura dell’altezza, è detta, Melos, cioè canto. Tiene anco la Ca-
nonica
un’altra parte, Metrica nominata, cioè arte di comporre i uerſi, che ſono effctti delle predette miſure nelle ſillabe, &
nelle parole; arte
ueramente
diletteuole, &
conforme alla Natura Humana, è detta Canonica cioè regolatrice (come dice Boetio) nella ſua Muſica, perche non
ſi
deue dare tutto il giuditio à i ſenſi, perche ſono fallaci, &
alterabili per ogni minima offeſa, benche ſieno principij, cioè occaſioni dell’Arti,
&
ci facciano auuertiti delle coſe, però la perſettione, & la forza della cognitione e poſta nella ragione, la quale con certe regole eſſendo ſer
mata
non ci ſa errare in modo alcuno, &
però è detta Canonica, & regolata. La Mathematica è quella, che non piu riguarda al ſenſo, ma è
facultà
di giudicare ſecondo la ſpeculatione, &
la propoſta ragione conueniente alla Muſica de i numeri ſonori, & de i modi, & delle maniere
delle
Canzoni, &
de i meſcolamenti, & de i uerſi de Poeti, forſi piu alto ſalẽdo la Humana, & Mondana conuenienza de i Cieli, & dell’ Ani-
ma
conſiderando.
Ma noi ci riſerimo al Quinto Libro doue chiaramente di parlar intendemo circa la Muſica, & Harmonia, credendo à
5550 Vitr.
come far deue chiunque impara, fino che il giuditio, & la eſperienza ſi faccia, perche al ſuo luogo uedremo acconciamente quello, che
dice
hora Vitr.
di uaſi di rame nel Quinto, & de gl’inſtrumenti d’acqua nel Decimo.
Quei uaſi ancho di Rame, che nei Theatri ſotto i gradi nelle Celle con ragione Mathematica ſi fanno, & le differenze
de
i tuoni ſi accordano à i riſuegliamenti de i dolci ſuoni Muſicali, &
ſi compongono à Cella per Cella, in quei giri,
con
quelle conſonanze, che da i Muſici, Diateſſaron, Diapente, Diapaſon nominate ſono, acciò, che la uoce de i ſuoni
ſcenici
nelle diſpoſitioni conuenienti quando toccherà l’udito piu chiara, &
piu ſoaue à gli aſcoltanti peruenga.
Gli inſtrumenti d’acque ſenza ragione di Muſica drittamente non ſi fanno.
Et ſimilmente ſi uedrà del Decimo Libro al cap. X VIII. quello che egli ha detto di ſopra la Muſica eſſer neceſſaria all’ Architetto
Acciò che egli ſappia drittamente dare la temperatura à gli inſtrumenti, che tirano Pietre, ò Saette, come ſono Baleſtre
grandi
, &
piccole nominate Baliſte, Catapulte, & Scorpioni, imperoche ne i capi dalla deſtra, & dalla ſiniſtra ſono i
6660 pertugi, ò fori de i pari tuoni, per li quali le torte funi di neruo tirate ſono con molinelli, ò naſpi, iquali non ſi chiu-
dono
, ò legano ſe prima fuori non mandano determinati, &
eguali ſuoni all’orecchie di quelli, che le fanno, perche le
braccia
ſi ſerrano nelle carcature, &
nel tirare di eſſe funi, quando poi ſi ſtendono, ſi ſchiudono con egualità, &
parimente
d’ambe le parti mandar deonole ſaette, la doue ſe non ſaranno di pari tuoni impediranno il tirare
drittamente
.
Non è luogo ne tempo di dimorare ſopra le predette coſe, percìò, che la dottrina eſſer deue ordinata, & quel che uuole maggiore introduttio-
ne
eſſer non deue nella prima ſronte collocato.
Certo è nella Muſica chella egualità del ſuono dimoſtra egualità di ſpatio, & quella propor-
tione
che è tra ſpatio, e ſpatio, ſi troua ancho tra ſuono, &
ſuono, & però eſſendo il ſuono eguale, dall’uno, & l’altro braccio ſeguita che
la
fune dentro le braccia ſie eguale, dalche naſce la bontà dello instrumento, &
l’uſo di eſſo, come prouano gli Arcieri, & i Balestrieri tut-
to
il giorno, e ci ſerà manifeſto nel Decimo.
7770
La medicina deue dal buono Architetto eſſer appreſa pet conoſcere le inclinationi del Cielo, & l’aere de i luoghi ſalu-
bri
, ò mal ſani, &
per l’uſo delle acque, percioche ſeuza tali ragione ſtanza non ſi può fare, che buona ſia.
Le inclinationi del Cielo dette Climata da Greci, ſono ſpatij del Cielo poſti tra due circoli egualmente diſtanti detti Paralelli, come ſi dirà poi, par
lando
de gl’Horologij nel Nono Libro.
Vitr. ueramente hebbe qualche notitia della Medicina; come ſi uede nel Primo Libro doue egli di-
moſtra
quali inſermità da quai uenti ſonoingenerate, &
in altri luoghi del medeſimo Libro, & de gl’ altri dichiara le qualità de paeſi quanto
all’aere
, all’acque, all’herbe, à gl’animali, à gl’Huomini, coſe alla cognitione del Medico ſottoposte.
1915PRIMO.
Dapoi conoſcere è dibiſogno la ragione ciuile in quanto è neceſſaria à i pareti de gli edifici communiallo ſpatio delle
gronde
, de i tetti, &
delle chiauiche, & de i lumi, & anchora de i condotti dell’acque, & altre ſimighanti coſe hauer
biſogna
conoſcimento, accioche ſi guardino prima, che comincino di non mettere in lite i padri di famiglia, dipoi
che
haueranno l’opere conſumate, &
acciò, che nel fare de patti con prudenza prouedino, & à chi toglie, & à chi
da
à pigione, perche ſe il patto ſarà ben fatto, &
chiaro, auuerrà, che quello da queſto, & queſto da quello ſi potrà
ſenza
fraude liberare.
Qui Vitr. dichiara quello che egli diſſe di ſopra appartenere alla fedeltà, & giuſtitia dell’Architetto, dico adunque che quella parte di Filoſo-
fia
, che ci da laregola del ben uiuere, tratta di diuerſe maniere di beni, tra quali è la uirtù de coſtumi, poſta nella parte ragioneuole, ò uero
in
quella, che alla ragione ubidiſce.
In queſta parte di Filoſofia ſi tratta de gl’affetti humani, delle potenze dell’anima, nellequali ſono gl’af-
fetti
, de gli habiti di quelle potenze, ſieno quegli eccesſi, ò mancamenti, ò mediocritati:
trattaſi ancho dell’arbitrio, della elettione, del con-
1110 ſiglio, dell’appetito, in cui è la cupidigia, l’ira, &
la uoglia: trattaſi delle coſe, che uogliono alle uirtuti asſimigliarſi, ò uero, che di quelle
principij
ſono, per le quali coſe l’huomo è baſteuole à ſe ſteſſo:
dapoi riguarda il prosſimo ſuo come parte di ſua famiglia, & come parte di
ſuo
uniuerſal gouerno, &
nella famiglia ritroua l’ufficio del Patrone, & del ſeruo, della Moglie, & del Marito, del Padre, & del figliuo-
lo
, acquista, diſpenſa, uſa, &
adorna il tutto, ma nella ciuile, & publica amminiſtratione contenuta da un ſolo, ò da grandi, ò da molti con
legittimo
reggimento, ucde i ſaggi eſſere in uece di ragione, i Soldati in luogo d’iracundia gli arteſici in cambio della cupidigia, che ſi troua
in
noi.
De i ſaggi ſi fanno i Capi, i Magiſtrati, i Sacerdoti, i Senatori, i Giudici, ne i quali ha ſondamento la ragion ciuile, perciò, che da
quelli
ſi fanno le leggi, &
le eſſecutioni, perche altro non è ragion ciuile, che quella che, è fatta da ciaſcuna Città ſecondo il fine del propio
gouerno
.
La ſomma di queſta ragione è raccolta ne i libri delle Pandette, che coſi chiamate ſono, perche raccolgono tutte le parti della ra-
gion
ciuile:
la doue ſotto il primo titolo ſi ragunano i Principi, ſotto il ſecondo i Giudicij, ſotto il terzo le Coſe, ſotto il quarto le Hypoteca-
tion
, ſotto il quinto i Testamenti con le coſe à quelli appartenenti, ſotto il ſeſto uarij Titoli delle Poſſesſioni de i beni cogniti;
i danni, le fabri-
2220 che rouinate, le inſidie di quelle, la legge delle gronde, &
dell’ acqua piouana, parte all’ Architetto neceſſaria, & finalmente ſono altri capi,
che
lungo ſarebbe à nominarli.
Nell’ultimo titolo ſono le ſtipulationi, i contratti, i malleuadori, l’opere publiche, imercati, i cenſi, & al-
tre
coſe ne i grandi uolumi de Legiſti compreſe, delle quali ſecondo il biſogno eſſer ne deue l’ Architetto ammaeſtrato, come di coſe pertinenti
al
uiuer in pace, &
ſenza litigio. Ma piu alto ſalire, è, neceſſario per bene de gl’ Huomini, & però dice Vitr.
Dalla Aſtrologia ueramente ſi conoſce il Leuante, il Ponente, il Meriggie, & il Settentrione, & la ragione del Cielo, lo
Equinottio
, il Soleſtitio, i corſi delle Stelle, la notitia delle quai coſe chi non ha, non può ſapere la ragione de gli
Horologij
.
Vna delle parti principali dell’ Architettura è come ſi uede al terzo cap. del Primo Libro, circa l’ombre cauſate dal Sole, & da gli ſtili neceſſa-
ri
à fare gl’ Horologij da Sole, di queſta cognitione è ripieno con marauiglioſa dottrina il Nono Libro di Vitr.
nel quale ſi uede ancho l’altra
parte
dell’ Aſtrologia, che conſidera le eleuationi, &
le diſtantie de i Pianeti, & delle Stelle, alle quali aſpetta la inuentione dell’ Aſtrolabio,
3330 come ſi dirà poi.
Quanto ueramente appartiene à quella parte, che da gl’aſcendenti nel naſcer noſtro comprende i ſuccesſi delle future coſe
niuno
uſo ſi troua nell’ Architettura, ſaluo ſe noi non uogliamo cercare alcune occulte qualità de i luoghi, le cognitioni delle quali non ad al-
tro
, che à gliordini, &
influsſi de Pianeti reſerire ſi poſſono, ma non è lecito per lo amore, che ſi porta all’ Architettura eſſer curioſi di tan-
te
cognitioni, che non meno dubie, che inutili (ſalua la pace di chi altrimenti crede) eſſer ueggiamo, però qui ſia fine delle proue poſte da
Vitr
.
per dimostrare tanta diuerſità di arti eſſer neceſſaria allo Architetto, & però conchiude dalle conditioni dell’ Architettura quale, &
chi
ſi deue Architetto nominare.
Eſſendo adunque coſi degna diſciplina ornata, & copioſa di tante, & ſi diuerſe dottrine, io non penſo, che alcuno di
ſubito
poſſa ragioneuolmente chiamarfi Architetto, ſe con queſti gradi di ſcienze à poco à poco ſalendo ſin da i te-
neri
anni nodrito della cognitione di uarie ſorte di lettete non peruerrà al colmo della Architettura.
Quanto uero ſia, che lodar non ſi debbia coſa alcuna, prima che egli dimoſtrato non ſi habbia, quello, che ella è, chiaramente ſi uede per le coſe
4440 fin’hora dichiarate, perciò che niuno hauerebbe degnamente potuto lodare l’ Architettura ſenza la cognitione della natura, &
delle propietà,
che
le conuengono, &
ſe ſcioccamente egli posto s’haueſſe à lodarla, prima ſaputo non hauerebbe, poi non gli ſarebbe stato creduto, & fi-
nalmeute
costretto à renderne ragione fuggito ſarebbe, ò uero à ſe ſteſſo contradetto hauria, &
in queſto caſo con gli ignoranti al pari ſareb-
be
ſtato.
Ma prouiamo noi ſe con ragione posſiamo lodare l’ Architettura, ſi ueramente, & primo quanto alla cognitione, poi quanto al-
l’operationi
, perche nel conoſcimento, &
nel giudicio ella può eſſere con la Sapienza, & con la prudenza, meritamente paragonata, & per
l’operare
tra le arti come Heroica Virtù chiaramente riluce.
Mirabil coſa è il potere à cõmune beneficio raunare gl’huomini rozzi, & quelli
ridurre
al culto, &
alla diſciplina, ſicuri, & tranquilli nelle Città, & nelle fortezze: poi con maggior uiolenza fatta alla natura tagliare le
Rupi
, forare i Monti, empire le Valli, ſeccare le Paludi, fabricare le Naui, drizzar i Fiumi, munire i Porti, gettare i Ponti, &
ſuperar la
ſteſſa
Natura, in quelle coſe, che noi uinti ſiamo leuando peſi immenſi, &
ſatisfacendo in parte al deſiderio innato della Eternita, dilettando
chi
nõfabrica, &
molto piu chi fabrica, ornando i Regni, le Prouincie, il Mondo, per ilche ſi può dire di eſſa, che molto piu ſi puote con l’ani-
5550 mo penſarne, che con la penna ſcriuerne, ò con la lingua ragionarne;
Ma perche alcuno piu oltre non ſapendo può dinanzi à gl’occhi l’in-
finito
, &
l’imposſibile proporſi, argumentando che non cape in animo Humano tanta cognitione, & uarietà di Scienze, però Vitr. ci dimo-
ſtra
in che modo, &
inſino à che termine biſogna hauer le predette Scienze, & dice.
Ma forſe à gli imperiti puo imposſibil coſa parere, che la Natura apprenda, & s’arricordi tanto numero di dottrine.
Queſta è la dubitatione ſondata nel potere della Natura Humana come impotente à riceuere tanta uarietà di dottrine, ſcioglie la predetta dubita
tione
Vitr.
in queſto modo.
Ma quando auuertiranno bene, che tutte le dottrine, & diſcipline tra ſe tengono una certa raccõmunanza, & cogni-
tione
, uedranno quello, che io dico potere auuenire, per cio che tutto quello, che s’impara à guiſa di corpo di tai
membri
compoſto in ſe ſteſſo ſi raggira, &
però chi da i primi anni in uarij ammaeſtramenti ſi eſſercita, riconoſce,
in
tutte ſorti di lettere i ſegni medeſimi, &
la raccõmunanza uede delle diſcipline, & per quella ſono atti, ad appren
6660 dere ogni coſa.
Diceua il dubbio, ò uero la obiettione quello effetto eſſere imposſibile, di cui la cagione è imposſibile, & però non poter l’Huomo apprender tan
te
arti perciò, che la cagione di apprenderle era imposſibile:
la cagione era la uirtù dell’anima inſufficiente, & incapace. Riſponde Vitr.
& dice argomentando, che posſibile è quello effetto, il modo del quale è posſibile, però è posſibille che l’Huomo adornato ſia di uarie dottri-
ne
, perciò che il modo è posſibile.
Il modo ueramente è che hauendo le Scienze una certa raccomunanza tra loro, & quaſi in giro l’una nel-
l’altra
mouendoſi per alcune ſimiglianze di coſe, non è imposſibile à chi per tempo comincia, &
s’affatica riconoſcere la ditta ſimiglianza, &
fare
di piu coſe ſimiglianti lo ſteſſo giuditio, &
però può eſſere un termine, & una ſobrieta (diro coſi) di ſapere, che hauendo noi quanto ci
ſa
, posſiamo commodamente ſeruirci.
Vedremo diſotto per eſſempio quello, che hora s’è detto, fin tanto Vitr. riprende Pythio Architetto,
ilquale
haueua oppinione, che l’ Architetto poteſſe meglio in ogni arte partitamente, che i propij arteſici, dice adunque.
Et però Pythio uno de gl’antichi Architetti, quello che in Pirene ſi nobilmente fece il Tempio di Minerua, dice ne i
7770 ſuoi Commentarij, che l’Architetto piu deue potere operare in tutte l’arti, &
dottrine, che quelli, iquali ciaſcuna co-
ſa
con loro induſtria, &
eſſercitio hanno al ſommo della eccellenza, condotto.
Vitr. appoſta la riprenſione di Pythio, argomenta contra di eſſo con uarie ragioni, & prima dalla eſperienza, dicendo.
Ma queſto con effetto non ſi uede, perche non deue, ne può lo Architetto eſſere come Ariſtarcho perito della Gram-
matica
, ma bene non ſenza letteratura, ne come Ariſtoxeno Muſico, ma non lontano dalla Muſica;
ne Pittore co-
me
Appelle, pure habbia diſſegno, ne qual Mirone Statuario, ò Policleto lauoratore di Stucchi.
ma non
2016LIBRO di tal’arte, ne di nuouo come Hypocrate medico, ma non ſenza ragione di medicina, & finalmente non ſia egli in
tutte
altre diſcipline perfetto, pure che di eſſe imperito non ſia.
Le parole ſecondo la noſtra interpretatione ſono chiare, ne proua poi con argomenti non eſſer uero il detto di Pythio; & dice.
Perche non puo alcuno in tante, & ſi diuerſe coſe conſeguire ſingulare ſcienze, à pena cadendo in poter noſtro cono-
ſcere
, &
conſeguire le loro ragioni, ne però non ſolamente gl’ Architetti non poſſono hauere in tutte le coſe gl’ulti-
mi
effetti, ma quelli che ad una ſola ſcienza ſi danno, non ripportano tutti il ſommo principato della lode.
Se adun-
que
non tutti in ciaſcuna dottrina, ma pochi in molti anni appena ottennero il deſiderato nome, in che modo lo Ar
chitetto
, ilquale eſſer deue in tante arti perito, non fara coſa grande, &
marauiglioſa, ſe non gli manchera alcuna del-
le
predette coſe, &
di piu ſe egli andrà innanzi à tutti gl’ Arteſici, iquali particolarmente in ciaſcuna dottrina ſtati
ſono
grandemente ſolleciti, &
diligenti?
1110
Molto piu ragioneuole ci pare, che uno huomo conſeguiſca la perfettione di una ſola ſcienza, che di molte, & pure di raro ſi troua, che queſto
auuenga
, cioè che uno ſia perfetto in un’arte ſola, però ſe non è quello, che pare piu ragioneuole che ſia, meno ſarà quello che meno ci pare
cioè
che un ſolo huomo, ottenga il ſommo grado in molte, &
diuerſe cognitioni, la onde ſi conclude da Vitr. dicendo.
Per ilche pare, che in queſto Pythio errato habbia.
Cioè ſe Pythio è ſtato eccellente Architetto, ſe ha detto molte belle coſe, in queſto però ha errato, in queſto non gli ſede, eſſendoci il ſenſo, & la
ragione
contraria, &
per piu ſtabilire la ragione detta, non ſi ſcorda Vitr. di quello che ſopra ci propoſe, cioè, che nell’ Architettura erano,
come
in ogni altra peritia, due coſe da eſſer conſiderate;
l’una era l’opera proposta, che egli dice ſignificata, l’altra la ragione, che egli dic@
ſignificante
, il medeſimo ſi dice con altre parole, in queſto luogo per confirmatione de i detti ſuoi, dice adunque modeſtamente.
Pare che Pythio in queſto errato habbia, non uedendo che di due coſe ogni arte è compoſta, cioè dell’opera, & della ra-
gione
di eſſa, &
di queſte due una è propia di coloro, che in ciaſcuna coſa eſſercitati ſono, & queſto è, l’effetto del-
2220 l’opera, l’altra è, commune à tutti i Dotti, cioè la ragione, ò uero il diſcorſo fattoui ſopra.
Non è alcuno, che ricordandoſi le coſe dette di ſopra, non intenda quello, che hora dice Vitr. & ſe egli non haueſſe appreſo bene, che coſa è fa-
brica
, &
diſcorſo, opera, & ragione, la coſa ſignificata, & quella, che ſignifica, legga l’inſraſcritto eſſempio dello Autore, che intender à il
tutto
, &
conoſcerà piu oltra come ſia il giro, & la raccommunanza delle ſcienze. , dice adunque.
Come auuiene à i Medici, & à i Muſici ſopra il numeroſo battere delle uene, & il mouimento de i piedi, ma ſe gl’auuer-
, che biſogni medicare una ferità, ò trarre di pericolo uno ammalato, non uerrà il Muſico, ma il Medico, &
coſi nel-
l’Organo
canterà, non il Medico, ma il Muſico, à fine che l’orecchie dal ſuono dolcezza prendino, &
dilettatione.
Molti eſſempi ci adduce Vitr. per i quali ſi comprende come ſtà la communanza delle ſcienze, & prima dimoſtra quella tra due ſcienze, & poi
tra
molte, la Muſica, &
la Medicina ſono ſcienze, l’ufficio del Medico in quanto Medico, è riſanare gl’infermi, l’ufficio del Muſico in quanto
Muſico
, è dilettare cantando gl’aſcoltanti, in questi uffici ſono differenti, ma nelle ragioni poſſono eſſer conformi, la conſormità naſce da una
3330 commune regola, che all’uno, &
all’altra può ageuolmente ſeruire, perche conſiderando il Medico la eleuatione, & la depresſione de i polſi,
la
uelocità, &
tardezza, la equalità, ò uero la diſguaglianza, conuiene col Muſico, ilquale nelle uoci conſidera le ſteſſe coſe, perciò
che
l’eſſer tardo, &
ueloce, alto, & baſſo, eguale, ò diſeguale ſon termini communi, che à molte coſe di natura diuerſe ſi poſſono applicare,
però
non è incommodo, alcuno, che nella ragione conuenghino molti artefici, i quali ſieno nell’opere differenti, &
questo naſce dal ualore de
i
principij, i quali eſſendo uniuerſali, &
indifferenti abbracciano piu coſe, & non dipendono da ſuggetto alcuno, equale adunque ſi può inten-
dere
il tempo, il luogo, il mouimento, il corpo, il numero, la uirtù, &
molte altre coſe, che à diuerſi artefici con ragione diuerſamente con-
forme
aſpettano, dico diuerſamente conſorme, perche il principio è uno, come ſe io dicesſi l’eguale giunto all’eguale fa il tutto eguale, ma l’ap
plicatione
ſi fa in materie, &
ſuggetti diuerſi, perche il Medico applica il detto principio alle qualità dell’herbe, il Muſico a i tempi, il Filo-
ſofo
naturale à i mouimenti, il Geometra alle grandezze, &
altri altre coſe alle loro notitie ſotto poste come ancho pigliando il Medico dal
Geometra
, che gl’anguli facilmente s’uniſcano, &
la circonferenza non coſi, dice per questo le ferite circulari eſſer difflcili da unire, & ſal-
4440 dare, &
in queſto s’accompagner à col Geometra ne però il Geometra oſerà metter mano ſopra un ferito, ne il Medico ardirà opporſi al
Geometra
come Medico, che egli è.
Simigliantemente tra Muſici, & Aſtrologi commune è il diſputare del conſenſo delle Stelle, de i concetti, & conſonan-
ze
Diateſſaron, &
Diapente nominate, che ſono ne i quadrati, & ne i triangolari aſpetti, & con il Geometra della
proſpettiua
, &
delle apparenze, & coſi in tutte l’altre dottrine molte coſe, ò tutte communi ſono atte ſolamente ad
eſſer
con diſputationi trattate, ma gl’incominciamenti dell’opere, che con il maneggio, &
con l’operare ad eſpeditio-
ne
ſi conducono, à quelli ſolamente aſpettano, che propiamente all’ eſſercitio d’un’arte determinati ſono.
Io diſidero laſciarmi chiaramente intendere, perciò il Philandro, benche fidelmente eſponga le parole dello interprete di Tholomeo; ci laſcia pe-
deſiderio di maggior intelligenza.
Dico adunque, che gl’Aſtrologi uolendo dimostrare come i corpi celeſti concordano, & s’uniſcono à
mandare
qua giu nel centro, i diuini loro influsſi, hanno pigliato alcune figure di Geometria tra loro proportionate, &
riſpondenti. La
5550 prima è quella, che ha tre angoli, &
tre lati equali. La ſeconda è quella, che n’ha quattro. La terza è quella, che n’ha ſei, hanno dipoi miſu-
rato
gl’angoli di quelle figure, &
ritrouato in quegli eßer proportione, & corriſpondenza mirabile, & per quella giudicato hanno la con-
formita
, &
conſonanza, che hanno le stelle nel mandar quà giu le loro Celeſti, & Diuine uirtuti, & acciò, che il tutto chiaramente s’inten-
da
, io dico ſecondo Euclide, che gl’angoli ſi miſurano dalla circonferenza, poniamo, che in un circolo molte linee tirate dalla circonferenza al
centro
facciano diuerſi angoli, dico che quegli angoli ſaranno miſurati da gli ſpatij che tengono i capi delle linee, che gli fanno nella circonfe-
renza
.
Dico dipoi che gl’antichi chiamauano Aſſe, ogni coſa intera atta à eſſer miſurata, ò partita, & la diuideuano in parte dodici, l’una
cra
detta Oncia, le due Seſtante, perche entrauano ſei fiate neltutto, che era dodici, le tre, Quadrante, perche entrauano quattro fiate nel-
l’Aſſe
, le quattro Triente, perche entrauano tre uolte nell’intero, le cinque Quincunce, &
non denominauano le cinque parti altrimenti, che
Quincunce
, perche non entrauano à far il tutto equalmente, come le due, le tre, &
le quattro, ma le ſei erano dette Semiſis, quaſi la metà
dell’Aſſe
, le ſette, Settunce, per la ſteſſa ragione delle cinque, le otto diſſero Beſſem, perche alle ſei n’aggiugneuano due, le noue Dodrante, le
6660 diece Deſtante, &
le undici, Deunce, perche non era multiplicatione, che egualmente entraſſe à finire le dodici, ſtando le coſe nel ſopradetto
modo
, io dico, che l’angulo dritto del quadrato giuſto, &
intero occupera dodici parti, l’angulo del triangulo, che è maggiore, & piu largo
@c
occuperà ſedeci, l’angulo della terza figura di ſei come piu ſtretto, ne occuperà otto.
6[Figure 6]8 16 12
L’angulo del quadrato per eſſer giuſto, & intero ſarà detto Aſſe: quello del Triangulo per eſſer maggiore un terzo, ſecondo, che ſi @e-
de
nello ſpatio della occupata circonſerenza, contenerà una fiata il dritto, che è di dodici parti, &
ſarà di piu uno
2117PRIMO. che é un terzo, & qui ſarà la proportione ſeſquiterza nominata, che é quando una coſa contiene tutta un’altra, & di piu la terza parte,
come
ſi dirà poi ragionando delle proportioni al ſuo luogo.
L’angulo della figura eſſangulare, e minor la metà dell’ angulo della triangulare,
perche
occupa otto parti della circunferenza, che è di miſura beſſale, cioè d’otto parti, &
però tra queſti anguli è la proportione detta dop-
pia
, come tra Pangulo del quadrato, &
l’angulo della eſſangulare figura, e proportione ſeſquialterà, cioè, che nel continente è una uolta,
&
mezza, il contenuto, come otto, cioè il beſſale, e nel dodici cioè nell’ A ſſe una fiata, & uno triente, che è la metà d’otto, & queſto è
quanto
appartiene alla A ſtrologia.
Quello ueramente, che è della muſica, è ch’il Muſico ſimilmente conſidera la conſonanza, & quella non
nelle
figure, ma nelle uoei.
Conſonanza è proportione di uoci diſtanti, & difforenti nel graue, & nell’acuto, che unitamente, & con dol-
cezza
girando peruengono all’ orecchie.
Delle conſonanze alcune ſono ſemplici, altre compoſte; i nomi delle ſemplici ſono diapaſon, diateſſa-
ron
, &
con diapende diapaſon. Laragione di queſti nomi al luogo ſuo ſar à manifeſta; hora dirò delle ſemplici conſonanze. I muſici non han-
no
uoluto uſare i nomi de gli Arithmetici conuenienti alle proportioni, &
queſto per le ragioni che ſi diranno nel quinto libro; ma in luogo di
1110 doppia uſano queſto nome, diapaſon, &
per ſeſquialtera, diapente, & per ſeſquitertia, diateſſaron; biſogna adunque ſe le uoci eſſer deono
conſonanti
, cioè uenire all’udito in modo diletteuole unite, &
meſcolate, biſogna dico, che egli ci ſia tra la graue, & l’ acuta proportionata
diſtanza
, il ſimigliante è neceſſario, che ſia nel conſentimento delle stelle, &
de i pianeti, acciò che unitamente qua giù mandino con effica-
cia
, &
forzagl’ infiulsſi loro. Leregole adunque dell’ Arithmetica ſono quelle, che fanno la Muſica conl’ A ſtrologia congiunta, perche la pro-
portione
, è commune, &
uniuerſale in tutte le coſe atte à eſſer numerate, miſurate, & peſate. Ma le regole della Geometria, che fanno alla
proſpettiua
, &
alle apparenze ſono da gli A ſtrologi pigliate in quanto che gli A strologi rendeno ragione de gli aſpetti, delle distantìe, delle
uedute
, &
delle apparenze de i corpi celeſti, come ſi uede ne i uolumi loro, & però l’ A strologia tien commertio (per modo di dire,) & con
la
Muſica, &
con la Geometria, in quanto dalla Geometria è ſeruita la Proſpettiua, imperoche la Proſpettiua prende il ſuo ſuggetto da due
ſcienze
, cioè dalla Geometria la linea, dalla Naturale il uedere, &
ne fa una ſola coſa, che io direi raggio, stando adunque le predette co-
ſe
, &
la raccommunanza delle ſcienze Vitr. ci preſcriue il modo del ſapere concludendo.
2220
Et però aſſai parerà hauer fatto colui, che di ciaſcuna dottrina mediocremente hauerà conoſciute le parti, & le ragio-
ni
di eſſe, &
quelle, che neceſſarie ſaranno all’ Architettura, affine che non ſi manchi quando di tai coſe, & di tal ar-
ti
biſognerà farne giudicio, ò renderne conto.
Preſcritto il modo, & la ſobrietà di ſapere, perche diſopra è ſtato detto da Vitr. queſte parole.
Perche non deue, ne puo l’ Architetto eſſere come Ariſtarcho perito nella Grammatica.
Et il resto, però dichiara quel, (non deue,) percioche ſe bene l’ Architetto poteſſe eßer perfetto in tante arti, non però per quella perfettio-
ne
ſi douerebbe chiamare Architetto, perche uſcirebbe fuori de i termini dell’ Architettura, &
per queſto molto più forte ſi fa laragione
di
Vitr.
contra Pythio, perche prima s’è dimoſtrato, che la ſua oppinione per la eſperienza non è uera, poi per ragionando non è poſ-
ſibile
, &
in fine ſe bene posſibil ſuße, non é conueniente. Simili argomènti uſa Platone, Aristotile, & Galeno, ragionando quei dell’ Ora-
tore
, &
queſti del Medico, Secondo il propoſito loro, & però qui dirò coſa, che à me pare degna di conſideratione, per fare auuer-
3330 titi quelli, iquali à una ſcienza ſi danno, che chiunche ſapeße bene quali foßero i termini di ciaſcuna ſcienza, &
conoſcer poteße quan-
do
altri n’uſciſſero, ſenza dubbio egli trouerebbe tante, &
ſi belle coſe in ciaſcuna arte, che ci darebbe da marauigliare, baſtimi hauere ac-
cennato
queſto, &
da lungi il fonte come à dito moſtrato, percioche chi ba bene la propieta, & le diſtintioni delle coſe, puote ancho, & le rac-
communanze
, &
le ſimiglianze conoſcere, ma di raro ſimili buomini ſi trouano, come dice Vitr. prima dicendo.
Ma quelli à i quali la natura benigna tanto di acutezza d’ingegno, & di memoria, & di ſolertia concederà, che posſi-
no
inſieme del tutto conoſcere la Geometria, l’A ſtrologia, la Muſica, &
l’altre ſcienze, certamente uſciranno fuo-
ra
de termini dell’ Architetto, &
ſi faranno Mathematici, doue facilmente potranno contra quelle diſcipline diſpu-
tare
, perche di piu armi di ſcienze, armati ſaranno.
Egli ſi ſuole diſputare de i principij d’una ſcienza, & ſi ſuole anche diſputare delle coſe contenute ſotto i principij ſuoi, contra chile negaſſe, ſtan-
do
nella ſua ſcienza, perche niente è prima de i principij, ma ſe egli uoleſſe diſputare de i principij ſuoi biſognerebbe, che egli uſciße de iter-
4440 mini della ſua profeßione, &
adoperaße una ſcienza commune, & uniuer ſale, & però dice Vitr. che chi è armato di piu armi di ſcienze,
può
diſputare contra le ſcienze, cioè contra coloro, che di quelle ſcienze faceßero profesſione, &
però Ariſt. non come filoſofo naturale di-
ſputa
contra parmenide, ò Melißo, che negauano i principij della filoſofia naturale, macome dialetico, ouero Methafiſico, contra quelli
s’oppone
, puo bene alcuno artefice non uſcendo fuori dell’arte ſua diſputare contra quelli, che delle coſe pertinenti, à quelle arti ragionaſ-
ſero
, perche egli ſi ſeruirebbe de i principij di quell’arte.
Quelli adunque iquali ſono in molte ſcienze eccellenti ſon ſempre armati alla difeſa,
&
all’ offcſa.
Ma di rado ſimili huomini ſi trouano, come fu Ariſtarcho Samio, Philolao, & Archita Tarentini. Apollonio Pergeo,
Erathoſtene
Cyreneo.
Archimede, & Scopinas Siracufani, iquali, molti ſtrumenti, raggi, & ſtili da ombre per uia
di
numeri, &
canſe naturali à poſteri degnamente laſciarono.
Io non uoglio deuiarmi dalle coſe belle di Vitr. per narrare le hiſtorie de ſopradetti huomini eccellenti, Popere de iquali fede ci faranno delle loro
5550 conditioni in piu luoghi dell’ Autore.
Conclude adunque Vitr. con mirabile Circondottione, & abbracciamento le coſe dette, maper maggio-
re
intelligenza, dico che quando alcuno uuole uſare la grandezza del dire, egli uſa tra l’altre forme, &
maniere, una che è, detta cir-
condottione
, ò uero Abbracciamento, &
queſta ſi fa, quando ſi tiene longamente ſoſpeſo l’intendimento prima, che ſi uenga al fine, & quan-
do
ſi richiede altro ſentimento, con alcune particelle come ſono, benche;
auuenga dio, concioſia, quantunque, non ſolamente, & altre ſi-
miglianti
, dice Vitr.
Quando adunque ſia, che dalla ſolertia naturale, non à tutte le genti, ma à pochi hnomini ſi dia l’hauere coſi buoni
ingegni
, &
l’ufficio dell’ Architetto ſia eſſere in djuerſi ammaeſtramenti eſſercitato, & la ragione della coſa il per-
metta
, non ſolo ſecondo la necesſità le grandi, ma le mediocre ſcienze douere hauere.
Io ò Ceſare, & à te, & à quel-
li
che leggeranno dimando, che ſe coſa alcuna poco ſecondo l’arte grammaticale ſarà eſpoſta, perdonato mi ſia, per-
ciò
, che non come grande Philoſofo, ne come eloquente Oratore, ne grammatico io fono nelle piu belle ragioni
6660 dell’arte eſſercitato, ma come Architetto di tai letteere erudito, queſte coſe mi ſono sforzato di ſcriuere.
Ecco quanto è pieno queſto parlare di ſentimenti, & d’argomenti, & prima dalla natura quando dice. (Ma à pochi huomini ſi dia.)
Dapoi dall’arte quando dice, (Et l’ufficio dello Architetto.) Indi dalle coſe iſteſse, quando dice, (Et la ragione per la grandez-
za
della coſa.)
Et finalmente compie il ſentimento, dicendo, (Io ò Cefare.) Il reſtante finita la ſua bella, & ripiena oratione propone
di
che coſa egli habbia à trattare, &
in che modo dicendo.
Quanto ueramente richiede il potere di queſt’arte, & le ragioni, che in eſſo potere poſte ſono, prometto; come io ſpe-
ro
, in queſti libri non ſolo à gli edificatori, ma à tutti i ſaui ſenza dubbio con grandisſima autorità douer preſtare.
Pareua la promeſſa di Vitr. grande, & gonfia, però con prudenza egli ha giunto quelle parole, (come io ſpero) per dimoſtrar modeſtia, dice
adunque
, che egli promette preſtare quanto porta il poter dell’ Architettura, non ſolamente à gli edificanti, ricordandoſi di bauer detto, che
l’
Architettura naſce dafabrica, ma à tutti i periti le ragioni dell’ arte promette, le quali nel diſcorſo, nella coſa ſignificante, &
nella proua
7770 della fabrica poste ſono, &
però ſenza dubbio con grandisſima le promeße, perciò, che come buono Architetto fonderì
l’arte
ſua ſopraueri, efficaci, utili, &
conformi precetti, & queſto ſia detto ſopra il primo capitolo.
2218LIBRO
DI QVAI COSE E COMPOSTA L’ARCHI TETTVR A.
CAP
. II.
L’Ar chitettvra conſifte nell’ Ordine, nella Diſpoſitione, nella Eurithmia, nel Compartimen-
to
, nel Decoro, &
nella Diſtributione.
Chiunque intender à bene il preſente capitolo, potrà dire con uerità ſapere, & intendere la forza, & il ualore dell’ Ar-
chitettura
, perciò che le ſei coſe, nellequali afferma Vitr.
che conſiste l’Architettura, ſono quelle, che appartengono all’eſ-
ſenza
di eſſa.
Quelle delle quali è l’habito nella mente dello Architetto compoſto, & quelle finalmente ſenza lequali niuna
coſa
esteriore puo hauer forma, ò perfettione.
Difficile, & ingegnioſa coſa, e dimostrare la diuerſità, che è tra le predete
1110 ſei coſe, &
bella coſa è laſciarſi intendere, & non fuggire, perciò che à molti puo parere, che Vitr. dica una iſteſſa coſa in piu modi, il
che
non è, come io mi sforzerò chiaramente di dimoſtrare.
Dico adunque per intelligentia di quello, che ſi deue eſponere, che alcune coſe in quanto all’ eſſer loro non ſi riferiſcono ad altre, ma libere, &
aſſolute
ſono.
Altre hanno relatione ò riſpetto, & ſenza non ſtarebbero; l’huomo, la pietra, la pianta non hanno comparátione ad altro, ma
l’eſſer
padre, patrone, maeſtro, amico, fratello, non sta da ſe, ma di neceßità ad altro riguarda, perche padre non è, chi non ha figliuolo, pa
trone
, chi non ſeruo;
maeſtro, ſenza ſcolare, amico, ò fratello, ſenza amico, ò fratello, ſiinilmente il doppio, il maggiore, il minore
ſoncoſe
, che ſole non ſi poſſono intendere, perciò che biſogna dire, doppio, della metà, maggiore del minore, &
minore del maggiore, co-
me
equale dello equale, pari del pari;
oltra la predetta distintione, egli é degno di auuertimento, che nelle coſe, che di natura ſi riferiſcono,
ſi
hanno alcuni termini, &
queſti ſono il fondamento, cioè ſoggetto, & principio da cui s’incomincia la relatione, & il fine, nelquale ella
termina
, come l’eſſer padre comincia da chi genera, &
finiſce in chi è generato; l’eſſer maeſtro ſi fonda in colui, che inſegna, & hail ſuo fine
2220 in colui che impara;
l’eſſer maggiore comincia in coſa che eccede, & termina in coſa che è ecceßa: Stando in queſti termini ſpeßo auuiene,
che
la comparatione è pari, cioè che egli ſi troua nell’uno, &
nell’ altro termine ragione eguale: come dicendo, amico, fratello, percioche l’amico
è
pari all’amico;
il fratello alfratello nell’ agguaglianza, ſpeſſo anche ſi uede in queſti riſpetti maggioranza, ò diſaguaglianza, come dire pa-
trone
, &
ſeruo, padre, & figliuolo; maeſtro, & diſcepolo; perche importa piu cominciare da uno, che dall’ altro. Queſté relationinel pre-
detto
modo appreſe grande momento hanno all’intelligenza delle ſei predette coſe, perciò, che tutte ſono relationi, &
comparationi, come
ſi
uedr à qui ſotto.
Hauendo adunque Vitr. formato l’Architetto, cioè fattolo degno agente di tanti artificij. Tratta qui della forma, perciò,
che
eſſendo la materia immobile, &
imperfetta, niuna coſa di eſſa ſi trarrebbe ſenza la perfettione, & forma, la quale conſiste nelle ſei
predette
coſe.
Due fini ſi trouano nell’opere, uno è il compimento, e perfettione de i lauori, come è quando ſi dice l’opera è compita, & fini-
ta
;
l’altro è il fine della intentione, che è quando finita l’opera ſi dice. io ho l’intento mio, come finita la caſa, io ſon difeſo da i uenti, piog-
gie
, &
da contrarij. Per uenire al fine dell’operaè neceſſario (ſe con arte ci uolemo regolare) procedere ordinatamente, & queſto in due
3330 modi, prima quanto alla quantità, &
grandezza delle parti, dapoi quanto alla ſuſtanza, con qualità di eſſe parti, nel primo è l’Ordine, nel
ſecondo
è la Diſpofitione, &
perche la qualità ſi puo conſider are in ſe, & comparandola alla forma, che allo aſpetto, & à gliocchi ſi rife
riſce
, però biſogna, che ui ſia nell’ opera una certa qualità, che contenti gli Occbi de i riguardanti, &
queſta é detta da Vitr. Eurithmia, del-
laquale
ſi dirapoi;
reſta, che noiritrouiamo la ragione dell’ altre coſe; Perche adunque non ſi propone l’opera infinita, ma terminata in gran-
dezza
ſi del tutto, come delle parti;
però biſogna, che oltra l’Ordine, ci ſia una corriſpondenza delle miſure tra loro, & al tutto comparate,
che
propoſtaci una miſurà d’una ſola parte, ſappiamo le miſure dell’altre, &
propoſtaci la grandezza del tutto, ſappiamo la grandezza di
ciaſcuna
parte, &
queſta corriſpondenza è Simmetria nominata, quaſi concorſo, & ripondenza delle miſure. Ma perche Popere che ſi fanno
hauer
deono autorità, &
riputatione, & eſſer’ anche all’uſo de gli habitanti accommodate, & con prudenza diſpenſate, però uolendo noi ot-
tenere
le predette coſe, biſogna ſeruar quello, che conuiene, che Decoro ſi chiama, &
diſpenſare il tutto, il che nella distributione, è colloca-
to
, &
queſta è la necesſit à, & ſufficienza delle ſei coſe; conſider ando adunque, per dire in breuità, & in ſomma il tutto, & le parti d’und
4440 opera, uſeremo la infra poſta figura.
55
# { # in ſc & coſi # }
# " # " #### { # Secando il prima, e il poi ordine.
# " # " # # { # òucro fecondo la qnantità # "
# { ## } ## " ## " # Secondo la riſpondcnza, Simmetria.
Tutta
la forma, e figura dell’o\\pera ſi conſidera ò uero # " ## " # # "
# " ## " ## " # ò uero ſecondo la quantità & figura, coſi è la ciſpoſitione.
# {
# " ## { # # { # ò uero all’ aſpetto eurithmia
# " # riferita # " ## " # ò uerò alla conuenienze Decoro
### " # # " # ò uero all’ uſo Diſtributione.
Noi diſtintamente ragioneremo di ciaſcuna parte, & prima dell’Ordine il quale in queſto modo da Vitr. è diffinito.
Ordine è moderata attitudine de i membri di tutta l’opera partitamente, & riſpetto di tutta la proportione al com-
partimen
to, il quale ſi compone di quantità.
perche in molte coſe ritrouiamo, Ordine, Diſp oſitione, Decoro, Diſtributione, & le altre parti ſopradette, però diremo, che queſti termini ſono
generali
, &
commuui, & come gen erali, & communi hanno le loro diffinitioni, ditermini communi, & generali; ma poi, che ciaſcuno
6660 Artefice uuole applicar quelle parti alla propia cogmtione, riſtrigne quella uniuerſalità al particulare, &
propio dell’ arte ſua, come ſi ue-
de
al preſente nelle dette diffinitioni, &
prima nelia diffinitione dell’Ordine. Certo è che l’Ordine in ſe, & ſecondo la natura, è quando una
coſa
di ſuaragione pone un’eßer dopo l’altro, &
per queſto ne uiene, che doue è ordine ui ſia prima, & poi, & questi ſon termini commu-
ni
, ma l’ Architetto gli riſtrigne à ſe, come ogni altro artefice, &
dice, che l’Ordine é quando in un’opera di ſua ragione, l’eſſer d’una quan
tità
è poſta prima, &
l’altro poi, & in queſto modo la diffinitione dell’Ordine é fatta propia, & particulare per l’applicatione de i termini
communi
, &
uniuerſali, ne i quali ſi puo dire, che poſta ſia la raccommunanza delle ſcienze. Per ſtare adunque ne i noſtri primi fondamen-
ti
, io dico, che l’Ordine è poſto in comparatione.
& riſpetto, & dico appreſſo, che la comparatione è di quelle, nelle quali ſi troua la diſag-
guaglianza
, chiaro è, che nell’ Ordine ſia riſpetto, percioche nell’Ordine s’intende, che alcuna coſa preceda, &
altro ſucceda; euui diſaguaglian-
za
, perche ſe tutte le coſe fuſſero eguali, già non ſarebbono tutte;
come dice S. Auguſtino, & però l’ordine, è diſpenſatione delle coſe pari, &
diſpari
, eguali, &
diſeguali. L’Ordine dello architetto è circa la quantità, & nella quantità ſi troua l’Ordine, che riguarda al tutto, & l’Or-
7770 dine, che riguarda alle parti, non che l’un’ordine in effetto ſi ritroui ſenza l’altro, ma in modo, che l’intelletto puo ſar la diſtintione, &
in-
tender
ciaſcuno ſeparatamente, &
però dice Vitr. quanto all’Ordine che é delle partitraſe che.
L’Ordine è moderata attitudine de i membri di tutta l’opera partitamente.
Et queſta attitudine conſiste nel regolare, & temperare uua parte circa la ſua grandezza in modo, che con l’altre parti conuenga, & riſponda,
&
in queſta regolatione una parte deue precedere, l’altra ſuccedere. Precede la parte dalla cui grandezza ſi prende la regola, ſuccede la par-
te
regolata, euui adunque nell’ordine all’Architettura, il prima, &
il poi, & queſte ſono differenze opposte, & ono eguali, & pero ſi
2319PRIMO. ridurre ſotto un termine commune; & queſta è la regola; ma piu chiaramente per l’eſſempio, & queſto quando io hauerò dichiarato l’or-
dine
delle partì comparate al tutto, dice in quanto à questo ordine Vitr.
Et un riſpetto di tutta la Proportione al Compartimento delle miſure.
Proportione è comparatione di coſe l’una iſteſſa natura; queſta nell’Architettura ſi fa pigliando una certa, & determinata quantità, la quale
ſia
regolatrice di tutte le grandezze, &
miſure delle parti, & membri dell’opere, l’eſſempio è queſto Vitr. nel terzo libro al ſecondo, uo-
lendo
render ragione di quella bella maniera de i Tempij, nella quale é il luogo commodo, &
fermo ſpatio tra una colonna, & l’altra, dice
che
egli biſogna, che lo ſpatio ſia della groſſezza, &
del quarto della colonna, & con questo dice, ſe la Fronte del luogo ſarà di quattro co-
lonne
, biſogna compartirla in undici parti, &
mezza, laſciando le ſpire, & una delle undici deue eſſere ilmodulo, che coſi egli chiama quel
la
miſura, che regola tutte le grandezze dell’opere, poſcia alle groſſezze delle colonne un modulo, à gli estremi ſpatij uoti due moduli,
&
la quarta parte, allo ſpatio uano di mezzo tre modali, & in questo modo ordina tutta la facciata, come chiaramente ſi uede, che quattro
1110 moduli ſi danno à quattro colonne, tre allo ſpatio di mezo, che ſono ſette, quattro, &
mezzo, à gli l’patij da i lati, che ſono undici &
mezzo
, &
coſi riſeriſce al tutto quel modulo, che egli preſe per regola. Similmente uuole, che l’altezza delle colonne ſia d’otto moduli,
&
mezzo, & la ragione ſteſſa è lodata, ſe la Fronte ſarà di ſei colonne, perciò che quella è diuiſa in parti diciotto, & uuole, che una di
quelle
ſi habbia per lo modulo, dicendo la groſſezza delle colonne douere eſſere d’un modulo;
eſſendo adunque ſei colonne, ſei moduli nelle
groſſezze
loro ſi metteranno;
ſonui ancho cinque ſpatij, quello di mezzo occupatre moduli, iquali con i ſei fanno noue moduli. Ma ne i
quattro
ſpatij dell’una, &
l’altra parte, eſſendo ciaſcuno di due moduli, & la quarta parte, terranno lo ſpatio di noue moduli; iquali con i
noue
prdetti faranno la ſomma di diciotto parti.
Seguita poi, ſe la Fronte del luogo ſarà d’otto colonne, la diuiſione ſar ì in parte uentiquat-
tro
, &
mezza unà delle quali ſar à il modulo, & regoletta di tutta l’opera. Otto colonne terranno in groſſezza otto moduli, lo ſpatio di
mezzotre
, i ſei da i lati tredici, &
mezzo occupando per ogni ſpatio come s’è detto, due moduli, & la quarta parte, lequali parti ſono
alta
ſomma di uentiquattro, &
mezzo. Ordine adunque è comparatione di diſaguaglianza, che comincia in una precedente quantità come
2220 regola di tutte le parti, traſe, &
al tutto riferita, facendo, & dimoſtrando una conuenienza di miſure nominata da Greci. Simmetria,
&
però dice Vitr. l’Ordine eſſer compoſto di quantità anzi pure la Simmetria, perciò che non puo eſſer Simmetria, cioè conuenienza di mi-
ſure
ſenza molte quantità, &
miſure; dice adunque l’Autore.
Quefta ſi compone di quantità, cioè la Simmetria.
Et dichiara, che coſa è quantità dicendo.
Laquale è conueniente effetto de i moduli dalla preſa di eſſa opera, & da ciaſcuna parte de i membri di tutto
il
lauoro.
Come s’è dichiarato per l’ l’eſſempio di Vitr. ilquale prima prende tutta l’opera nella Fronte, & quella in parti diuide, & di quelle parti ne la
regoletta
, &
il modulo, ilquale tempera, & modera imembri, & le parti dell’opera facendo nel tutto un conueniente effetto.
La Diſpoſitione è atta collocatione delle coſe, & ſcelto effetto dell’opera nella compoſitione d’eſſa con qualità.
3330
La Diſpoſitione compare le parti dell’opere non come grandezze, macome parti da eſſer collocate nel propio luogo, perciò che non è aſſai tro-
uare
una commune miſura, che ſia regola della grandezza di ciaſcuna parte, ma biſogna ancho trouare un’ ordine di quella coſa, che ha par
te
, non comparando le parti come grandezze, &
quantità, ma comparandole come coſe da eſſer poſte al luogo ſuo. Due maniere ſono
di
diſpoſitione, l’una dal caſo procede, ò dalla necesſità, &
l’ altra dall’artificio, ò dalſapere. Vitr. ragiona di queſta ultima nel pre-
ſente
luogo, ma nel ſesto libro ragiona della prima, &
molto bene ſi laſcia intendere al ſecondo capitolo del detto libro, circa le predette ſei
coſe
dicendo.
Niuna cura maggiore hauer deue l’Architetto, che far, che gli Edificij habbiano per le proportioni della rata parte i
componimenti
delle loro ragioni.
Quando adunque farà fornita la ragione delle miſure, & con diſcorſo eſplicate le
proportioni
.
Come ricerca l’Ordine, & la Simmetria.
4440
Allhora è propio anche dell’acutezza dello intelletto prouedere alla natura del luogo, all’uſo, alla bellezza, & ag-
giugnendo
, ò ſcemando, far conueneuoli temperàmenti, acciò che quando ſarà tolto, ò uero accreſcruto alcuna
coſa
alla miſura, ciò paia eſſere drittamente formato.
Come fa Vitr. nella Diſpoſitione delle Baſiliche nel quinto libro, doue egli uuole, che eſſendo il luogo piu lungo di quello, che ſi conuiene alla
miſura
della Baſilica riſpetto alla larghezza, ſi facciano le Calcidiche daicapi.
Segue Vitr.
In modeo, che niente piu ſi deſideri nello aſpetto, (Ecco la Eurithmia.) Perche altra forma pare, che ſia da preſſo, & al
baſſo
, altra da lunge, &
in altezza; ne quella ſteſſa pare in luogo rinchiuſo, che pare in luogo aperto; nelle quai
coſe
è opera di grande ingegno ſaper prender partito.
Et in fine del detto cap. dice piu piu chiaramente, toccando la Diſpoſitione, che dal caſo, & dalla necesſità procede.
Io non penſo che biſogni dubitare, che alle nature, & necesſità de i luoghi non ſi debbino fare gli accreſcimenti, & le di
5550 minutioni, ma in modo, che in ſimile opera niente ſia diſiderato, &
queſto non ſolo per dottrina, ma per acutez
za
d’ingegno ſi puo fare, &
però prima egli ſi deue ordinare la ragione delle miſure, dalla quale ſi poſſa ſenza dubi-
tatione
pigliare il mutamento delle coſe, dipoi eſplicato ſia lo ſpatio dal baſſo dell’opera, cheue fare di larghez-
za
, &
di lunghezza, della qualeopera, quando una fiata ſarà la grandezza conſtituta lo apparato della proportio-
ne
alla bellezza ne ſegua, acciò che dubbio non ſia l’aſpetto della conſonanza, à chi ui uorrà ſopra conſiderare.
Dalle parole di Vitr. chiaramente ſi conoſce il numero l’ordine, & la natura delle ſei parti predette; io l’ho uolute allegare, per eſſer l’intento
mio
d’eſporre Vitr.
con Vitr. ſteſſo, quanto mi ſarà posſibile. Diſpoſitione dunque è ordine, che dimoſtra che coſa in che luogo ponere ſi con-
uenga
, &
però dice Vitr. quella eſſere.
Atta collocatione delle coſe.
Et per coſaintende le ſtanze, & le parti di eſſe, òuero le parti dell’opere fatte dallo Architetto ſiano quali ſi uoglia. Da questa collocatione uno
6660 effetto ne naſce, che è il uedere in tutta la compoſitione una bella qualità, che è conueniente ſito à ciaſcuna coſa, &
però dice.
Scelto effetto dell’opera nella compoſitione di eſſa con qualità.
Scelto, cioè sbrigato, netto, diſtinto. Alla Diſpoſitione s’oppone il ſuperfluo, come all’Ordine la confuſione, & ſi puo dire, che l’Ordine è Diſpo-
ſitione
delle miſure alla Simmetria, la Diſpoſitione è Ordine delle parti al luogo come ſi uedr à nel libro primo al ſesto cap.
& in molti luoghi del
l’opera
chiaramente.
Nel collocar le parti lo Architetto forma nel ſuo penſiero tre Idee, & figure dell’opere, l’una è della Pianta per dimostrar
la
larghezza, &
la lunghezza delle parti, & del tutto, collocando ogni parte alſuo luogo, et questa é detta Icnographia, l’altra è la Eleuatione,
che
all’altezza dell’opere ſi dona, detta Orthografia, detta lo in Piè, la quale deue eſſere alla Pianta cõſorme, altrimenti ſarebbe una ſteſſa co
ſa
quella che naſce, &
quella che creſce, il che è grande errore, & contra la natura delle coſe, perciò che nelle piante, & ne gli animali ſi
uede
quello che naſce, &
quel che creſce eſſer lo steſſo, & niuna parte aggiugnerſi da poi. Laterza Idea é il Profilo detto Schiographia dal
quale
infinita utilià ne prende l’Architetto, perciò che dalle deſcrittione del Profilo ben fatta rende conto delle groſſezze de i muri, de gli
7770 ſporti, delle ritrattioni d’ogni membro, &
quaſi Medico dimoſtra tutte le parti interiori, & esteriori dell’opere, & però in queſto ufficio ha
biſogno
di grandisſimo penſamento, &
giuditio, & pratica, come à chigli effctti del Profilo conſidera, è manifeſto; perche in uero l’eleuatio-
ne
della fronte, &
la maeſtà della coſa, eſſendo fatta nella ſuperficie non dimostra gli ſporti, le ritrattioni, le groſſezze delle Cornici de i Ca-
pitelli
, de i Baſamenti, de i Fronteſpitij, delle ſcale, de i Piediſtalli, et d’altre coſe, &
però è neceſſario il Profilo, & con queſte tre Idee eſpreſ
ſe
in diſſegno l’Architetto s’asſicura come l’opera deue riuſcire, &
fa piu certa la ſua intentione, & l’altrui deſiderio di far opra lodata, &
degna
, &
appreſſo s’asſicura della ſpeſa, & di molte coſe all’opera pertinenti, dalle dette Idee che ſon forme dell’opere concette nella mente, &
2420LIBRO eſpreße nelle carte, ne uiene quello effetto ſcelto, & elegante, che nella compoſitione dell’ opera ſi richiede, poſto nella Diſpoſitione, &
però
dice Vitr.
Le Idee della Diſpoſitione ſon queſte; la Pianta, l’Eleuatione, il Profilo, & diffiniſce ciaſcuna dicendo.
La deſcrittione della Pianta, è moderato uſo del compaſſo, & della ſquadra, dal quale ſi piglia il diſſegno delle forme nei piani. Icnographia è
detta
la deſcrittione della pianta;
in queſta mirabilmente ſi ricerca l’uſo del compaſſo, & della regola come ſi uedrà nelle piante dei Theatri,
&
altri edificij, nella Icnographia è il naſcimento dell’opera, nell’Eleuatione il creſcimento, ne Profilo la compiuta perſettione, quanto ap-
pertiene
alla forma dell’opera che ſi deue fare, &
però dice Vitr.
La deſcrittione del dritto, el’imagine eleuata della fronte, & figura con modo dipinta con le ragioni dell’opere, che ſi
dee
fare.
Io farò auuertito in queſto luogo il diligente lettore, che Vitr. eſponendo & dichiarando le nature, & le propietà delle ſeicoſe predette, uiene à
confermar
quelle che appartengono alla cognitione dell’ Architetto, perciò che ſi uede nella Diſpoſitione, &
nelle Idee quanto utile ſia il diſſe-
1110 gno, &
la Geometria, ſi uede nell’Ordine quanto commodo ſia l’Arithmetica, & uedrasſi nell’ altre parti quanto ſarà à propoſito la Proſpet
tiua
, la Muſica, &
quelle coſe, che all’hiſtoria, & al’altre qualità dell’ Architetto ſon conuenienti.
La Eleuatione è imagine della Fronte, & figura dipinta con modo.
La doue rappreſenta ſopra il piano d’una carta, tela, ò tauola quello che naſce dalla pianta riferendo il tutto, alle ragioni dell’opera, che ſi dee
fare
, ſia ella Dorica, ionica, ò qual ſi uoglia.
Ma perche in una piana ſuperficie non ſi può uedere nella maeſtà gli ſporti, & i caui, & le
groſſezze
dell’opere, però è neceſſario il Profilo, detto Sciographia, perche in questo modo leggerei Vitr.
& non Scenographia, perciò,
che
molto piu importa, &
piu aperta, & diſtinta ragione dell’opere ſi rende facendo il Proſilo, che le coperte, òitetti di quelle, & pero di-
ce
Vitr.
La Deſcrittione del Profilo è adombratione della Fronte, & de i lati, che ſi ſcoſtano, & corriſpondenza di tutte le li-
2220 nee al centro del compaſſo.
Vitr. ha chiamato Fronte ogni eleuata coſa, che per dritto ſi uede, doue nel Profilo ſi adombra la Fronte, & i lati che ſi ſcoſtano, come ſi uede
nell’
eſſempio infraſcritto del Profilo, perciò che riuolgendo una fabrica per li lati, ſi uede quello che eſce, &
quello che entra nel uiuo, &
tutto
quello, che è tale uiene al punto dell’occhio, come dimostra l’eſſempio, &
del deſcriuere il Profilo arte niuna ſi troua, ma il tutto é po-
sto
, in diiligenza, &
industria, & uſo dell’ Architetto. Noi porremo qui all’incőtro l’eſſempio della Pianta, & ſopra quella in un altro eſſempio
ſi
far à la Eleuatione, &
della medeſima nel terzo eſſempio ſi deſcriuer à il Profilo perche molti ſono da i quali potremo hauere una Pianta de
qualche
fabrica, &
ancho non uſcendo fuori de i termini di quella faranno la Eleuatione ſecondo laragione dell’ opera futura, ma non ſapran-
no
in ogni ordine della fabrica dimoſtrare la großezza de i pareti.
Lo equale al uiuo, quello che eſce, & qnello che entra, & però manche
ranno
di queſta terza ſpetie, &
idea della Diſpoſitione. Altri uogliono, che ſi intenda il modello, à me non pare conforme à Vitr. ben che il mo=
dello
d moſtri, efaccia piu certa la nostra intentione.
Non uoglio tanto affermare la opinione di ſopra, che in non poßa creder che ancho
3330 Sciographia non ſi poſſa riferir alla proſpettiua, &
allo ſcorzare dicendo Vitr. & corriſpondenza di tutte le linee al centro del compaßo.
Et adombratione della fronte, & de i lati, che ſi ſcoſtano, cioè che fuggono; ma che utilità ſia della Proſpettiua, che rileui molto in questo fat-
to
, io nol uedo.
Hora la infraposta Pianta ſi deue intendere che dall’altro capo habbia come dall’uno, & le colonne, & i gradi, & benche ſia
piu
picciola dello inpiè, egli però ſi deue intendere della iſteſſa grandezza.
Ilche non ſi è fatto, perche riuſciua troppo grande ſecondo l’inpie
&
noi non ſiamo ſtati prima auuertiti della grandezza della carta.
25
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2621PRIMO 7[Figure 7]
27
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2822LIBRO 8[Figure 8]
2923PRIMO 9[Figure 9]
3024LIBRO
Le predette idee naſcono da penſamento, & da inuentione. Penſamento è cura piena di ſtudio, & effetto d’indu-
ſtria
, &
uigilanza circa l’opera propoſta con dilettatione. Inuentione è dimoſtramento delle oſcure dimande, & ra-
gione
dalla coſa trouata con preſta, &
mobile uiuacità.
Vitr. in queſto luogo dimoſtra da che naſcono le maniere predette della Diſpoſitione, & come huomo, che bene inteſo habbia, & prouato quello, che
eglidice
, uſa alcuni termini efficaci per eſprimere la ſua intentione.
Se adunque la natura ci apportaß le predette maniere, ſenza dub-
bio
poco ci biſognerebbe uſare dell’artiſicio, ma perche la natura non ci mostra le dette coſe, neceſſario è ricorrere all’arte, &
perche
con
l’arte ſi cerca rappreſentare gli effetti alla natura ſimiglianti, però ci uuole penſamento, &
per eßere difficile il conſeguir con drte l’in-
tento
noſtro, però grande.
Studio, & induſtria.
Siricerca; Ma poi, che dalla diligentia, & ſolertia noſtra naſcono belle, & leggiadre coſe, di ſubito s’accompagna il diletto, & piacere, il qua
1110 le non è altro, che riceuere impresſione, &
qualità conforme all’appetito, & deſiderio, & peròil piacere dell’intelletto e apprendere il ue-
ro
, perche niuna coſa è più conueniente all’intelletto, che lauerità, il diletto del ſenſo è riceuer qualità di qualche oggetto, che con-
uenga
, &
corriſponda al ſenſo, come ſi proua nelle delicate uiuande, nella ſuauità de gli odori, nella dolcezza dell’armonie, nella uaghezza
delle
pitture, &
però dice Vitr. & bene, che penſamento è cura piena di ſtudio, perciò che è circa le coſe difficili, & non dimoſtrate dalla
natura
, &
per piu eſprimere il ſuo concetto dice.
Effetto d’induſtria, & uigilanza ſecondo il propoſto intendimento.
Percioche non penſa bene, chi non è induſtrioſo, & uigilante, uenendo dalla induſtria, & uigilanza molte coſe nell’intelletto, che ci danno da
penſare
, come fece Archimede, ilquale comparando gl’effetti naturali, &
cercandone le cagioni, hebbe cauſa di penſare, & di trouare il ue
ro
della propoſta dimanda;
come dice Vitr. nel nono libro, al terzo, & hauendolo trouato da nouo, da mirabil letitia ſoprapreſo, diße, rep-
plicando
io l’ho trouato, io l’ho trouato, nelche apparue la pronta, &
mobil uiuacità della mente ſua, hauendo in breue ſpatio di tempo ap-
2220 plicato il mezzo al debito fine, reſtandone ſommamente ſatisfatto per la inuentione, con laquale egli dimoſtrò l’oſcura dimanda circa il conoſce-
re
, ſe l’oro lauorato era ſemplice, &
puro, ouero con qualche portione d’argento meſcolato, & però dice Vitr. l’inuentione eßer dimo-
stramento
delle oſcure dimande.
Dimanda è propoſta dubbioſa; dubbio è poſto in mezzo dell’affermare, & del negare; quando adunque l’intelletto è trail ſi, & ilnò, di alcu-
na
coſa, egli forma una propoſta dubbioſa, che ſi chiama dimanda, ò uero queſtione, &
uſa alcune particelle, che dimoſtrano il mo-
do
d’interrogare, &
dimandare la riſposta; come è, ſei tu buono, ò ? che coſa è bontà? donde uieni? doue ſtai? perche ſei moſſo? à che
tanto
affaticarſe?
& altre coſe, & modi ſimiglianti, iquali non piegando piu all’aſſirmatione, che alla negatione, richieggono certa, &
indubbitata
riſpoſta, laquale non può eſſer fatta, ſe non da quelli, che haranno l’inuentione per lo penſamento, &
per l’induſtria, & uiua-
cità
dell’ animo acquistata, &
queſti ſono i termini della Diſpoſitione, cioè la Diſpoſitione é rinchiuſa nelle tre ſopradette maniere, che ſon la
3330 pianta, lo in piè, il profilo.
Il bel numero è maniera bella, & aſpetto accommodato nelle compoſitioni de i membri.
Deue eßere ogni artificioſo lauoro à guiſa d’un bellisſimo uerſo, ilquale ſene ſcorra ſecondo l’ottime conſonzane, ſuccedendo le parti l’una al-
l’altra
ſino, che peruenghino all’ordinato fine, &
benche alcuna coſa in ſe ottima non ſia, nientedimeno può eßere ottimamente ordinata,
come
egli è manifeſto nelle parti del corpo humano, &
nelle coſe artificiali, nellequali è la conſonanza, & l’armonia, imperò che auuen-
ga
dio, che l’occhio ſia piu del piede nobile, &
preſtante, pure ſe conſideriamo quello, & queſto, ſecondo l’ufficio à ciaſcuno conue-
niente
, tanto l’occhio quanto il piede ſaranno nel corpo ottimamente ſituati;
in modo, che ne l’occhio ſarà miglior del piede, ne il piede
miglior
dell’occbio;
ſimilmente nella cithara, perciò che tutte le corde poßono eßere in modo proportionate, che ſe alcuna ſar à teſa, acciò che
ſe
li dia ſuono migliore, non reſterà la conſonanza;
il ſimile auuiene nell’opere, nellequali è neceßario, che ci ſia queſto riſpetto di-
formare
con perfetta ragione tutte le parti, che ſono per natura distinte in modo, che tutte alla bellezza concorrino, &
la uiſta dilet-
tino
de riguardanti, come nella Muſica ſi richiede il conſerto delle uoci, nel quale oltra, che le uoci ſon giuste, oltra che conuengono nella
4440 conſonanza, biſogna anche un certo temperamento, che faccia dolce, &
ſuaue tutta l’barmonia, come auuiene à quei muſici, che ſon
ſoliti
di cantare in ſieme con la ſolita compagnia.
Questa bella maniera ſi nella Muſica, come nell’Architettura è detta Eurithmia, ma-
dre
della gratia, &
del diletto.
Queſta ſi fa quando imembri dell’opera ſono conuenienti l’altezza alla larghezza, la larghezza alla lunghezza, &
in
ſomma quando tutte le coſe riſpondono alla ſua commenſuratione propia.
Sua propia, percioche ſe riſpondeßero ad altre ſimmetrie conuenienti ad altre parti, non ſarebbe la gratioſa maniera conoſciuta, & qui ſi deue
riſerire
la detta maniera alla dilettatione dell’afpetto, (come chiaramente Vitr.
dichiara in molti luoghi,) nel terzo al ſecondo, & all’ultimo, nel
ſeſto
al ſecondo, &
in piu luoghi; & perche ogni proportione è nata, da i numeri, però ſi ha ſeruato il nome predetto in ogni coſa, oue ſia pro
portione
, &
perche la larghezza, lunghezza, & altezza dell’opere deue eßer proportionata, & doue è proportione ſi troua numero, però
il
nome d’Eurithmia è stato pigliato da Vitr.
Delle proportioni ueramente, quante, & quali ſieno ſi dir à chiaramente al primo capitolo
5550 del terzo.
Il Compartimento, & la riſpondenza delle mifure detta Simmetria è conueneuole conſentimento nato da i membri del-
l’opera
, &
riſpondenza delle parti ſeparate alla forma di tutta le figura, ſecondo la rata portione.
La Simmetria è la bellezza dell’Ordine, come la Eurithmia della Diſpoſitione, non è aßai ordinare le miſure una dopo l’altra, ma neceßario è, che
quelle
miſure habbiano conuenienza tra loro, cioé ſieno in qualche proportione, &
però doue ſarà proportione, quiui non può eßer coſa
ſuperflua
;
& ſi come il maeſtro della natural proportione e lo inſtinto della natura, coſi il maeſtro dell’artiſiciale è l’habito dell’arte; di qui
naſce
, che la proportione piu presto dalla forma, che dalla materia procede, &
doue non ſono parti non può eſſer proportione, perche eßa
naſce
dalle parti compoſte, &
dalla relatione di eſſe, & in ogni relatione è forza, che ci ſieno almeno due termini (come s’è detto) ne ſi puo
lodare
à bastanza l’effetto della proportione, nellaquale è poſta la gloria dell’Architetto, la ſermezza dell’opera, &
la marauiglia del-
l’artificio
, come ſi uedrà chiaramente, quando ragioneremo delle proportioni, &
apriremo i ſecreti di questa Arte, dimoſtrando qual riſpetto
6660 s’intende eßere nella proportione, quai termini ſiano i ſuoi;
qual’uſo, & quanti effetti, & di che forza eſſa faccia le coſe parere, però mi ri-
porto
à quella parte.
Vitr. da l’eßempio di quello, che egli ha detto ſecondo la rata portione, dicendo.
Come ſi uede nel corpo humano, che del cubito, del piede, del palmo, è commiſurato, & queſto chiaramente ſi uedrà
nel
primo cap.
dal terzo lib. coſi auuiene nelle perfettioni dell’opere.
Hauendo Hercole miſurato il corſo, & lo ſpatio di Piſe, & trouatolo di piedi ſecento de i ſuoi, & eßendoſi poi nell’altre parti della Grecia fat
ti
quegli ſpatij da correre di piedi ſecento, ma piu breui, il buon Pythagora comparando quei corſi trouò il piede di Hercole eßere ſtato mag-
giore
de i piedi, con i quali i Greci haueano miſurato gli altri ſpatij, &
ſapendo che, & quale la proportione della giuſta grandezza dell’huo-
mo
eßer douea, compreſe la ſtatura d’Hercole eſſer ſtata tanto maggiore della ſtatura de gli altri huomini, quanto il corſo da Hercole nuſu-
rato
eccedeua gli altri corſi della Grecia.
Quando adunque le miſure ſaranno alle maniere accommodate, non è dubbio, che dalla miſura d’una
parte
non ſi conoſca la grandezza dell’altra;
& conſeguentemente la grandezza del tutto.
7770
Et prima ne i ſacri Tempi come dalle groſſezze delle colonne.
Queſto è dichiarato di ſopra, che dalla großezza della colonna, che era d’un modulo ſi pigliauano gli ſpatijtra le colonne, & le altezze di eſſe,
&
piu chiaramente ſi uedrà nel terzo. O uero del Triglifo
Triglifo è membrello ſcannellato, che ſi mette nella cornice, ò nel ſregio, quaſi triſolco nominato, perche tre ſolchi ò canaletti contiene; con
questo
Vitr.
miſura gran parte dell’opera Dorica, come al terzo cap. del quarto lib. ſarà dichiarato. Ouero dal Trigliſo, questo
3125PRIMO s’uſa da gli Architetti de noſtri tempi, come auche s’uſaua appreſſo i Romani, benche ſia greco, foreſtieri, uſiamolo anche noi, & con le paro
lc
uſitate, benche ſtrane, ſormiamo l’intendimento, dice adunque Vitr.
dalle groſſezze delle colonne ò uero dal trigliſo eſſere stata preſa la mi-
ſura
della rata parte, ne i tempi dice ſimilmente, dal forame della baliſta, eſſere ſtata preſala miſura di quello, che egli chiama ſcutula, che in
greco
peritritos ſi dice, dal peſo della pietra egli prende il ſoro della baliſta, &
dal ſoro piglia la miſura del pezzo di legno detto ſcutula,
&
uuole che la ſcutula ſia di lunghezza di tanti forami, come ſi uedrà nel decimo, al X V I I. Dice adunque Vitr. per darne molti eſſempi,
ò
uero come è dal foro della baliſta, nel quale entra il capo della corda ſi prende quello, che da Greci è detto peritriton.
Perche questo ci mi-
ſura
dal foro, &
queſta è l’intelligentia di Vitr. come eſpreſſamente nel decimo ſar à dichiarato, & non uuole Vitr. che quel foro ſia detto,
peritriton
;
ò uero ſcutula, ma che dal foro ſi prenda la miſura della ſcutula, come dalla palla ſi piglia la miſura del pezzo dell’artigliaria,
coſi
ſtimo io rimettendomi à piu ſano intendimento.
1110
Simigliantemente nelle naui dello ſpatio, che è tra il ligamento d’un remo, & l’altro ſi prende il manubrio, quello
che
in greco diiax, &
diichiſis è detto.
Che è quella parte deltimone, che il nocchiero tiene per reggere la naue detta claua, & anſa latinamente, benche qui è preſa per tutto il timo-
ne
detto gubernaculo, ma forſe è meglio à dire, che da gli ſchermi, cioè dallo ſpatio, che è tra un ſchermo, &
l’altro ſi piglia quella miſura,
che
regola, &
miſura tutto il corpo della Galera, come ho uoluto intendere da quelli che lauorano nell’ Arzanà de Venetiani, & quella miſura
da
due cubiti forſe è data in greco, come la chiama Vitr.
Dipichi.
Et ſimigliantemente nell’altre opere, che hanno membri, & parti da eſſe ſi troua la ragione delle miſure di ciaſcuna, poi
ſeguita
.
Decoro è l’aſpetto polito di tutta l’opera compoſta con autorità di approuate coſe.
Io eſpono decoro per le coſe, che ſegueno, ma in uero Vitr. abbraccia ſotto nome d’ornamento, & bellezza dell’opere quando egli dice, aſpetto po
2220 lito di tutta l’opora, &
la ſeconda ſi riferiſce al docoro; quando dice, compoſta con autorità di approuate coſe, & perche egli molto bene ſi
laſcia
intendere, però io non uoglio piu coſe à pompa reccare, &
doue io ho dimorato, & ſon per dimorare gran necesſità mi ſtrigner à per
maggiore
intelligenza delle coſe, dice adunque Vitr.
& ſi laſcia benisſimo intendere parlando dell’ornamento, & Decoro.
Queſto è conſumato, & perfetto, ò per ſtanza, ò per conſuetudine, ò per natura, per ſtanza, quando à Gioue, folgo-
ratore
, al Cielo, al Sole, &
alla Luna ſi fanno gli edificij ſcoperti, & ſotto l’Aere, imperoche anco le forme, & glieffetti
di
quei Dei preſenti uedemo nello aperto, &
lucente mondo; à Minerua, à Marte, à Hercole i Tempi Dorici ſon con
uenienti
, perche à queſti Dei per la uirtù loro le fabriche, (come ſta bene) ſi fanno ſenza delicatezze, ò tenerezze:
ma à Venere, à Flora, à Proſerpina, & alle Nynfe delle fonti ſon l’opere Corinthie mirabilmente conueneuoli, per-
che
à queſti Dei per la loro tenerezza l’opere ſottili, &
floride, ornate di foglie, & di uolute, pare, che accreſchino
il
douuto ornamento;
ma à Giunone, à Diana, al padre Baccho, & à gli altri Dei, iquali ſono della ſteſla ſimiglianza
3330 facendoſi i lauori Ionici, egli ſi riguarderà alla uia di mezzo, perciò che &
dalla ſenerità della maniera Dorica, & dal
la
delicatezza della Ionica ſarà la loro propietà moderata.
Dalle parole di Vitr. il prudente Architetto puo trar molti bei documenti circa il Decoro, & gli adornamẽti, che conuengono alle ſabriche de gior-
ni
noſtri, imperò, che ſe bene noi non bauemo gli Dei falſi, &
bugiardi de gli Antichi, non ci manca però di potere ſeruare il decoro nelle chie-
ſe
conſecrate à i ueri amici del uero Dio, &
anche alla Maeſtà di quello, & come, che molti ſono, & differenti nello ſplendore di diuerſe
uirtuti
, come le ſtelle del cielo egli ſi può bene uſare ogni maniera coueniente, &
propia à gli effetti di ciaſcuno; l’austerità di Santi, che nella
ſolitaria
uita macer ati ſi ſono, in digiuni, uigilie, orationi, ricerca ſodi, &
inculti lauori, la ſemplicità, & purità uirginale i piu gentili,
&
delicati, & ſimilmente lamoder ata uita ricerca l’una, & l’altra parte, per ſeruar quel, che ſi conuiene; ma non ſi deue credere, che ſo-
lamente
ſieno tre maniere d’opere, perche Vitr.
n’habbia tre ſolamente numerate, perciò che egli ſteſſo nel quarto libro al ſettimo cap. ag-
giugne
la Toſcana, &
i moderni ue metteno un’altra, & in potere è d’un prudcnte, & circonſpetto Architetto di componere con ragio-
ne
di miſure molte altre forme, che non ſaranno da eſſer diſprezzate, hauendo ciaſcuno la ſua ragione, &
propio Decoro, ma queſte ſono le
4440ſemplici.
Alla conſuetudine ſi accommoda la conueneuolezza, quando le parti di dentro magnifiche, & l’entrate belle, & con-
formi
ſi faranno, perche ſe gli edificij interiori faranno bel uedere, &
l’entrate ſaranno baſſe, & brutte non ci
ſarà
bellezza, ne decoro.
Similmente, ſe ne gl’architraui dorici ſcolpirannoſi i dentelli nelle corone, cioè goc-
ciolatoi
, ò uero ſe ne i capitelli fatti à ſponde, ò ne gli architraui Ionici ſi faranno i membrelli ſcannellati Triglifi no-
minati
, togliendo altroue la propietà de i membri s’oſtenderà l’occhio de riguardanti per eſſer l’uſanza in con-
trario
.
Propio è nel gocciolatoio Ionico ſcolpire i dentelli, queſti ſe nell’opera Dorica trapportati ſaranno, come ſece colui, ilquale fabricò il Theatro,
che
Auguſto in nome di Marcello ſuo Nipote ſe fare, offender à gli occhi aſſuefatti ad altra ueduta;
Similmente farà colui, che negli architra-
ui
Ionici ſarà ne i fregi, imembrelli ſcannelletti, che ho detto eſſer Triglifi nominati, perciò che queſti ſon propij de gli architraui dorici, come
5550 Vitr.
ci dimoſtra nel quarto libro al terzo, io laſcio al ſuo luogo la dichiaratione di molti uocaboli per non rittardare la intentione di chi diſide-
ra
ſapere ordinatamente il tutto.
Il decoro naturale ſarà, ſe prima nel fabricare ogni Tempio elette ſaranno le regioni ſomniamente ſane, & le fonti
dell’acque
ne i luoghi, doue ſi faranno le chieſe;
dipoi ſpecialmenie ad Eſculapio, alla Salute, & à quegli Dei per le
medicine
de quali molti infermi acquiſtato hanno la lor ſalute, perche quando di luogo peſtilente in buona parte
i
corpi condotti ſono, &
dalle fonti le buoneacque li ſon recccate, molto preſto ricourano la ſanità, dal che poi
uiene
, che dalla natura del luogo diuotione ſi prende, &
l’oppinione della diuinità con grandezza, & credito
ogni
giorno ſi faccia maggiore.
Appreſſo il Decoro dalla natura ſi piglia, ſe per le ſtanze, oue ſi dorme, & per
le
librerie ſi piglieranno i lumì del Leuante per li bagni, &
luoghi del uerno, dalla parte doue il Sole tram-
monta
la inuernata, per le cancellarie ò ſcrittoi, &
per quei, che richieggono certa equalitâ di lumi dal ſetten-
6660 trione, perche quella parte del Cielo non ſi fa piu chiara, ne piu oſcura per lo corſo del ſole, ma è certa, &
non ſi
muta
in tutto il giorno.
Perche Vitr. nel quinto al decimo, & nel ſeſto al ſettimo cap. ragiona delle coſe dette, & ſimilmente nel quinto al duodecimo, & in altri
luoghi
ragiona del decoro, &
della bellezza. 10 non uoglio per le antedette ragioni preuenire con dichiaratione di uocaboli la intelligenza ri-
ſeruata
al luogo ſuo;
baſtimi dire che la bellezza, & decoro è relatione di tutta l’opera all’aſpetto, & à quello, che ſta bene à chi è l’opera in
drizzata
ſeruando l’uſanza, et la commodità della natura, ſeguita, che dichiaramo l’ultima parte, detta distributione, ò uero Diſpenſatione.
La Diſtributione è commoda, & utile diſpenſatione delle coſe, che biſognano, & del luogo, & moderato tempera-
mente
della ſpeſa fatta con ragione.
Queſta s’oſſeruerà ſe prima lo Architetto non s’affaticherà in cercar quelle co-
ſe
, che non ſi poſſono hauere, ò trouare ſenza ſmiſurata ſpeſa, perciò che non in ogni luogo ſi caua l’arena, ne per
tutto
è copia di Cementi, di Abeti, di Sabbine, di Marmi, ma una coſa in un luogo, &
altra in altra parte ſi tro-
7770 ua, &
le condotte di tai coſe ſon difficili, & di ſpefa, & però doue non ſi può cauare ſabbione di foſſe, uſiſi
quello
de Fiumi, ò uero l’arena del mare ben lauata;
fuggirannoſi i biſogni de gli Abeti, & delle Sabbine uſandoſi
il
Cipreſſo, il Poppio, l’Olmo, ò uero il Pino, &
in tal maniera ſi ſpediranno l’altre coſe, che reſtano, euui un’al-
tro
grado di Diſtributione, quando ſi fabrica all’uſo de padri di famiglia, ouero ſecondo la commodità del di-
naro
, ouero ſecondo la dignità della bellezza;
perciò che pare, che altrimenti s’habbia à fare le caſe nella cit-
, altrimenti quelle, nelle quali ſi hanno à riporre i ſrutti delle uille, &
non ſarà quello iſteſſo il fabricare per
3226LIBRO mercanti, gabellieri, & per li delicati, & quieti; ma le habitationi de i grandi, che con i lor graui prouedimenti go-
uernano
la Republica, ſi deono alla commodità loro fabricare, &
in breue la diſpenſatione de gli Edifici conuiene
eſſere
ſecondo le perſone.
Comele maniere del dire ſono qualità dell’oratione conuenienti alle coſe, & alle perſone, coſi le maniere de gli edificij ſono qualità dell’arte con-
uenienti
alle coſe, &
alle perſone, & ſi come per ſare una maniera dell’oratione otto coſe neceſſarie ſono, cio è la ſententia, che è l’intendi-
mento
, &
la uoglia dell’huomo, l’artificio, col quale l’una, & l’altra coſa ſi leua dall’interno concetto, le parole, che eſprimeno li concetti,
la
compoſitione di quelle, con i colori, &
figure, il mouimento delle parti che ſi muouano, & la chiuſa, & il fine della compoſitione, coſi per
ſpedire
unamanier a dell’arte, ſeicoſe neceſſarie ſono, &
queſte gia quaſi tutte habbiamo di ſopra ſpedite; reſta ſolamente la Diſtributione,
quella
, che nell’arte or atoria ſommamente è deſiderata, &
molto s’apprezza nella cura della ſamiglia, anzi è con uno ſteſſo uocabolo in Gre
co
nominata Iconomia, queſta pare, che con il Decoro conuenga riſerendoſi, alle coſe, &
alle perſone, ma è differente, perche il Decoro ſi ri-
1110 feriſce alle coſe, &
alle per ſone in quella parte, che è conueneuole, & honeſta, ma la Diſtributione in quella parte, che è utile, & commoda,
come
ſi uede nel Seſto libro all’ottauo Capitolo, nel quale ſi puo dire, che Vitr.
habbia uoluto dichiarare la preſente parte, & però gli ſtudioſi
di
Vitr.
leggeranno quello, che iui è detto, & l’applicheranno alla Diſtributione, che io per non eſſer tedioſo lo pretermetto.
CAPITOLO III. DELLE PARTI DELL’ARCHITETTVRA.
LE parti dell’Architettura ſono tre, Fabrica, Regolato lineamento, Opera di machine.
Tempo è, che io ſatisfaccia homai alla promeſſa ſatta di ſopra, quando io disſi di douer diuidere, et dichiarar le parti
dell’Architcttura
, però con quella breuità maggiore, che mi ſar à cõceſſa, eſprimere intendo tutta la ſorma intiera, et unità
dell’Architettura
, &
dimostrare le parti ſue ordinatamẽte, accioche rinchiudiamo ne i terinini ſuoi tutto il corpo di eſſa.
2220
Il ſaperenon è altro, che conoſcer gli effetti per le propie cauſe, ogni effetto è ſatto da aleuno, di qualche coſa, ad alcuno
fine
, aleun modo, &
forma; colui che fa è detto agente, quella coſa di che ſi è detta materia, ò ſoggetto; quella à cui s’in
drizza
è detta fine, quella che pie, et rende perſetta in eſſere, &
in figura, è detta ſorma; piu di quattro adunque ſono le cauſe principali,
per
ò bene intendere, &
ſapere ſi dirà colui, che ſapr à le dette cauſe. Noi dell’Agente artificioſo, quale egli ſi ſia, & di che conditione eſſer
debbia
, gia detto habbiamo, quando &
l’ufficio, & le uirtu dello Architetto habbiamo dichiarato. La forma ſimilmẽte in uniuerſale è ſtata
eſposta
, reſtaci à dire della materia, &
del fine, & per piu chiara intelligenza dicemmo in ſomma, che ad imitatione delle coſenaturali conſi-
deriamo
nelle artificiali due coſe;
l’una è lo eſſere, l’altra é il bene eſſere, circa lo eſſere conſideriamo la materia, la forma, & la compoſitione,
circa
il bene eſſere conſideriamo gl’ornamenti, &
gl’acconciamenti dell’opere, & perche molti ſtrumenti ci biſognano per comporre, & uni-
re
la materia alla ſorma, però è neceſſario trattar de gli strumenti, &
delle machine, & la ragione delle ſopradette coſe in tal modo ſi eſpo-
ne
.
L’arte quanto può imita la natura, et questo auuiene, percioche il principio dell’arte ch’l’intelletto humano ha grã ſimiglianza il princi
3330 pio, che muoue la natura, ilquale, è, una intelligenza Diuina, dalla ſimiglianza delle uirtù, et de principij naſce la ſimiglianza dell’operare, che
per
hora imitatione chiameremo.
Queſta imitatione in ogni arte ſi uede, ma molto maggiormente in quella, che di tutte l’arti é giudice, et mae
ſtra
, imitaremo adũque la natura nel trattamento dell’arte.
Le coſe naturali eſſendo di uarij, et diuerſi principij compoſte, ci danno da cõſidera-
re
in eſſe tre coſe;
Puna è di che fatte, et generate ſono; et queſta materia ſi dimãda, l’altra è quella, che dalla detta materia hauuta eſſa materia è
perſetta
, et finita, et queſta ſi chiama forma;
la terza è quel tutto, che d’ambe le dette inſieme congiunte ne riſulta, ſimile conſider atione, è, fatta
dallo
intelletto humano circa le coſe ritrouate, et regolate dalla ragione, et però egli nell’Architettura dichiara la ſorma;
la materia, la cõpoſitio
ne
dell’opere, &
imitando la natura per l’occulta uirtù, che in lei ſi troua, dalle coſe meno perſette alle piu perſette ſempre deſcẽde. Tratta adun
que
prima dell’eſſere, poi del bene eſſere ſeguẽdo la natura, percio, che non ſi può adornare, quello che nõè;
ma perche il principio, che regge la
natura
è d’infinita Sapièza ornato, ottimo, &
potentisſimo; perciò le coſe belle, utili, & grande: conucneuolmente l’Architetto imitando il
Fattor
della natura deue riguardare alla bellezza, utilità, &
fermeza dell’opere. Trattando adunque della forma biſogna, che egli ſappia
4440 ordinare, diſporre, miſurare, distribuire, &
ornare, & riguardare à quello, che ſi conuiene, & perciò fare, ſar à egli instituito con quel-
le
conditioni, che nel primo cap.
dette ſono, & con quelle, che nel ſecondo ſi leggono, ſotto nome di forma compreſi ſono i lineamenti, i ſiti
delle
coſe, la doue ſi conſidera la Regione con tutte le ſue qualità occulte, &
maniſeſte, buone, & ree, il piano, il partimento di quello, la ele
uatione
de i lati, &
della fronte, l’apriture i coperti con ogni lor conditione, ammaeſtramento, & regolatione, come ſi dir à poi, & questa é
la
conſideratione uniuerſale della forma.
Seguita quella, che appartiene alla materia, ma prima, che la materia diſpoſta ſia, & apparecchiata
biſogna
conſiderare, che lo intelletto dell’huomo è imperſetto, &
non equale allo intelletto Diuino, & non equale allo intelletto Diuino, & la materia, come ſi dice; è ſorda, & la
mano
non riſponde all’intentione dell’arte, &
però prima, che l’Architetto ſi ad incominciar l’opere deue, imitar l’agente naturale, il quale
non
opera, ſe non ſecondo il ſuo potere, coſi ſar à l’Architetto conſiderando l’opera, &
la ſpeſa, & perche la natura nelle coſe piu perfette,
&
piu tempo, & piu diligenza par che ui metta; però l’architetto ha da penſar molto bene, et per far piu certa la riuſcita dell’opere, col diſ-
ſegno
, &
col modello ſi mouer à prima, udendo anco i meno eſperti, & laſciando raffreddare l’affetto per dar luogo al giuditio, imiterà la na-
5550 tura, che contra il ſuo fattore non opera alcuna coſa, però egli non cercher à coſe imposſibili, &
quanto alla materia, & quanto alla forma,
che
egli, altri le poſſa finire, conſiderando, che il Fattor del mondo, uolendo quello formar di niente fece la materia delle coſe, &
la natura
come
primo ſuo parto, mancando di tanto potere, &
uolendo pur asſimigliarſi al ſuo Fattore nelle generationi delle coſe, piglia quella mate-
ria
, che ha uno eſſer ſenza forma, con attitudine à riceuer ogni forma, &
di quella ſà ciò che ſi troua al mondo ſenſibile, & corporale; onde
l’arte
oſſeruatrice della natura, uolendo anch’ella fare alcuna coſa, prende la materia dalla natura posta in eſſer di ſorma ſenſibile, &
naturale,
come
è il legno, il ferro, la pietra, &
forma quella materia di quella Idea, & di quel ſegno, che nella mente dello Arteſice, è, ripoſto; prepa-
rato
adunque il dinaro, acciò, che coſa niuna ſia d’impedimento all’opera proueder asſi della materia, della quale ſi tratta nella ſeconda parte;
La principal materia, che uſa l’Architetto, è il legno, & la pietra, & quelle coſe, che compongono, & metteno inſieme il legno, & la pietra,
però
conſidera nel ſecondo libro Vitr.
le pietre, & gli alberi, l’arena, la calce, la pozzolana, & partitamente la qualità, l’uſo, la natura, &
il
modo ſi del tutto, come delle parti ci propone, acciò che ſappiamo poi nelle ſabriche ſeruici delle dette coſe, &
in fine ſi ragiona di quella ma
6660 teria, che la natura, &
l’uſanza n’apporta, perche di quella, à che la necesſità ne aſtrigne, non ſi ragiona, eſſendo in diuerſi luoghi diuerſa,
come
è bitume, cocciole, &
altre coſe, che per pietre, ò uerò arena ſi uſano, doue arena, & pietre non ſono; in alcuni luoghi ſi cuopreno le
caſe
con testuggini, in alcuni con palme;
altri uſano il cuoio ſecondo il biſogno. Preparata adunque la materia, et conſider ata la forma in uni-
uerſale
, ciresta à dire della compoſitione, ma prima egli ſi deue auuertire, che lo agente, che regge la natura è d’infinite forme ripieno, &
or
dinatamente
procedendo muoue le cauſe ad una ad una, infondẽdo in ciaſcuna uirtù ſecondo il uoler ſuo, quelle cauſe coſi moſſe portano qua giù
quel
diuino influſſc con ordine marauiglioſo, la onde dal primo eſſere, dalla prima uita, &
dal primo intelletto, ogni eſſere, ogni uita, & ogni
intelletto
dipende;
il che coſi eſſendo, biſogna, che l’Architetto ſia ſaggio, & buono; ſaggio in conoſcere per le regole della non fucata Aſtro-
nomia
l’ordinatione, &
influenza diuina, & l’oſſeruatione de i tempi atti à dar principio all’opere, tralaſciãdo gli ardentisſimi Soli, & gli acu-
tisſimi
ghiacci, buono, ſi infatti, non eſſendo auaro, ne dedito à uitij;
ſi in parole pregando il datore di tutte le ſorme, che lo ſpogli d’ignoran-
za
, &
lo ſuegli à partorire le belle inuentioni con proſpero, & ſclice ſucceſſo dell’arte ſua, et beneficio commune de gli huomini. Hora per ri-
7770 tornare al propoſito, io dico, che non ſolamente imitar ſi deue la natura nel modo piu uniuerſale, &
commune, ma ſempre al meno, & piu ri-
ſtretto
diſcendere, per ilche gl’Architetti ſi sſorzano di far l’opere loro à qualche opera di natura ſimiglianti, &
non eſſendo qua giu coſa,
che
in perfettione all’huomo s’aguaglie, bellisſimo eſſempio in ogni artiſicio ci dar à il cõſiderare la proportione del corpo humano.
Certo è che
la
natura nella generatione dell’huomo dimoſtra ueramente à quello ogni coſa douerſi riſerire, la onde perfetta coſa lo rende, et per ciò di molte
parti
come di molti strumẽti dotato in ſeruitio dell’anima, et della uita ſi uede.
Delle dette parti alcune ſono di nome, et di natura ſimiglianti, co
me
il ſangue, l’oſſa, i nerui, unperò che ogni parte di ſangue;
è ſangue; ogni parte d’oſſo è oſſo; ogni parte di neruo è neruo; & coſi uien chiamato.
3327PRIMO. Altre ſono di nature, & uocaboli diuerſi, come è la mano, il capo; imperoche non ogni parte della mano è mano; ne è detta mano, & coſi
del
piede, et del capo.
Delle prime parti già dette ſi fanno le ſeconde, et le ſeconde hãnc ufficio, et fini diuer ſi all’ uſo, et beneficio di tutto il corpo.
Volendo adunque l’Architetto far l’opera ſua in modo, che ella ſia una intera, & unita, biſogna, che conſideri le parti principali, acciò che ſi dia
lor
materia, che cõuenga, &
buona ſia per l’opere, & ad imitatione di natura, che da luogo cõuente, & ben preparato, nel quale per tanto
ſpatio
ditempo s’habbio à formare compiutamente le membra humane.
gittando prima per ſondamento della uita, del ſenſo, & del mouimen-
to
i ſegni del cuore, del fegato, &
del ceruello. Lo Architetto hauerà la conſideratione del luogo, del modo, delle parti, & uſo di eſſe, & pc-
ſegue, che la materia ſia eſpedita ſecondo l’uſo delle parti.
Quanto adunque al luogo ſi uede per certi ſegni, & inditij le qualit à del terreno,
oſſeruanſi
alcune regole, &
dannoſi alcuni ammaestr amenti, indi alla dechiar atione dell’ altre coſe ſi ragiona delle pietre ſecondo la quantita, et
figura
loro à fine, che ſecondo l’uſo ci ſeruiamo, come ci pare, il ſimigliante ſi dir à della calze, con quelle oſſeruationi, che all’uſo conuerranno,
&
piu oltre paſſando ſi dir à il modo di porre inſieme le calze, & la pietra, & con belli auuertunenti tolti dalla natura delle coſe, ſi farà confiz
1110 deratione delle parti della fabrica ſopra il fondamento, le quali ſono, i pauimenti, i lati, i coperti con tutte le maniere di murature abbracciate da
Vitr
.
nel Seondo Lib. & coſi l’oſſa, i ſoſtegni, l’apriture, i legamenti, i corſi, i riempimenti chiaramente ſi daranno ad intendere, & queſtaè par
ticulare
, &
diſtinta ragione dell’Architettura, ma anchora non ſpedita, perciò che fin’hora ſi ha hauuto alcuna conſideratione del fine, che
è
quel, che pon ſorza, &
necesſità à i mezzi, & conſtituiſce ogn’arte; come dice Gal. Operando adunque l’Architetto à fine, che gl’huomini
ſotto
l’unione, alla quale per natura inclinati ſono, commodi, &
ſecuri uiuino, & ſiano l’un l’altro di giouamento, neceſſario, è conſiderare la
diuerſità
de gl’huomini, acciò che ſi prouegga ſecondo il biſogno di ciaſcuno.
Vedendo noi adunque gran numero d’huomini ad un fine inſieme
ragunati
potemo conſiderare tutto quel numero in ſe steſſo, potemo anco diſcorrere tra quella moltitudine, et trouarui entro qualche differen
za
delle perſone;
ſe tutta la ragunanza inſieme uorremo conſiáerare, neceſſario diremo eſſere, che ſe le eſſaccia una città, con tutte quelle par-
ti
, che per tutta quella ragunanza utili, &
ſicure ſaranno, & però prima s’haucrà riſpetto all’ampiezza, & girò, nel quale ſarà biſogno rin-
chiuder
la detta moltitudine, et però ſi tratter à delle mura, nelle quali hasſi à conſider ar la diffeſa, &
ſicurtà di tutto il numero, la onde ſi deue
2220 ordinar la fabrica delle torri, &
di quelle parti, che baloardi, caualieri, piatte forme, riuellini, porte, & ſaracineſche ſi chiamano, et perche or
dinato
, &
compartito eſſer deue il piano rinchiuſo dalle mura per commodo d’ogn’uno, perciò che tutto non deue eſſer fabricato, ne tutto uoto,
però
ſi tratter à delle ſtrade, piazze, calli, uie publiche, hauendo ſempre riſpetto al ſoffiare de i uenti, come ſi dir à dipoi.
Oltra di queſto, perche
ne
i luoghi delle citt à paſſano fiumi, ò uerò altre acque, per le quali ſi conducono le merci, &
le uettouaglie, però è neceſſaria la ſabrica de i pon
ti
, &
de i porti per la commodità d’ogn’uno, come è, neceſſaroio far le chiauiche, per le quali eſcano le immonditie fatte dalla moltitudine, ò dalle
acque
celesti, &
tanto ſia detto di quelle parti, & dell’uſo di eſſe, le quali hanno riguardo à tutta la moltitudine. Ma uolgendoci noi alla diſtin-
tione
delle perſone troueremo altrieſſer piu degni, altri meno, &
tra i degni, ò uerò un capo, ò uerò molti, & quel capo, ò per elettione di mol-
ti
, &
permisſione delle leggi, ò per uiolenza, & forza; nel primo caſo ci apparir à il Principe, nel ſecõdo il Tiranno, dal fine di ciaſcuno prende
l’Architetto la maniera delle fabriche, &
delle habitationi facendo al Principe il Palazzo, & la Rocca. Tra i molti degni ritro
uerà
alcuni alla Religione conſecrati, alcuni fuori dell’oſſeruàza della Religione;
di questi altri ſaranno atti ad uſcir fuori per la republica, al
3330 tri per regger quella non uſcendo fuori, di quegli, che ſono atti ad uſcire, altri al mare, altri alla terra ſi daranno, &
chiunque prender à il ma-
re
, come general dell’armate hauer à biſogno di Naui, Galere, di munitione, de porti, è nauali;
però l’Architetto deue anche hauere conſidera-
tione
di quelle fabriche, che al mare conuengono, ma chi prender à la terra, come Capitano, &
conduttor di eſſerciti hauera biſogno d’alloggia
menti
, di ſteccati, &
di ſorti, & d’artiglierie, & strumenti diuerſi per offendere altri, & diſender ſe ſteſſo; ma perche quelli, i quali ſtanno den-
tro
al gouerno ò uero ſon preſidenti alle controuerſie ciuili, &
criminali ò uerò ſon conſultori delle coſe di ſtato, però è neceſſario per i giudici
il
foro, et per i Senatori il Senato, &
coſi le perſone degne ſuori dell’oſſeruãza della R eligione haueranno propie, & conuenienti habitatio-
ni
, ma à gli oſſeruatori della Religione ſi farãno i monaſteri, i chioſtri, gli hoſpitali per gli huomini, et per le dõne, &
come ricerca, & l’uſo, &
il
decoro d’ogni perſona;
ſono alcune opere, che ne in tutto publiche; ne in tutto priuate ſi deono chiamare, delle quali alcune per conſerua delle
coſe
da uiuere, ò uerò dammercãtare, ò uero difenſione, et aiuto ſi fanno, come i fondichi, le dogane.
La Zecca, gli armamẽtarij, le arzena, i luoghi
della
munitione, et altri ſimili edificij, altre all’uſo come bagni, gli acquedutti, et altre ſimili inuẽtioni, altre all’honore, et alla memoria, come gli
4440 archi, i troſei, le ſepulture, le mete, gli obeliſchi, et le piramidi.
Alcune al dietto ſerueno, et alle ſeſte; come ſono, i Theatri, le loggi, gli Amphitea
tri
, i ridotti di diuer ſi giochi, i circi;
altre infine à i rei huomini ſi ſanno, come il carcere il quale é ccnſeruator della giuſtitia. Tutte le predet-
te
ſabriche hanno del publico, &
del priuato in un certo modo. Male perſone ſenza grado ſono i cittadini, gli artefici, gli agricoltori, & pe-
conſiderando l’Architetto la commodità, &
la conditione d’ogn’uno non laſcier à à dietro maniera alcuna di priuato edificio, ſi nella Città,
come
in Villa, et con queſta darà fine à quella parte del’Architettura, che tratta dell’eſſer delle coſe, riuolgendoſi poi al bene eſſere, tratter à
de
gli ornamenti con quello ſteβo ordine, che egli hauer à tratato dell’eſſere, adornando la città, le fortezze, le ſtrade, i ponti, le chiauiche, i pa-
lazzi
, i tempi, le caſe, &
finalmente ogni edificio, & le parti principali, & le meno principali di ciaſcuna opera inſino all’ultime, & piu minu-
te
particelle, di queſte ſi tratta nel Settimo;
finalmente perche à far ſi grande, & bell’ opere ci biſognano molti inſtrumenti, ne i quali contra la
natura
delle coſe l’arte dimostra la forza ſua, &
la materia è ſoggetto d’ogni opera, & la potẽza dell’agente la ſà eſſer quello, che ella era, et
queſto
diuer ſi mſtrumenti, per eſſer lo ſtrumẽto mezano tra l’operate, et la coſa operata, però il ſaggio Architetto ragiona, come ho detto
5550 de gli instrumenti &
delle machine atte à leuare, tirare, & muouere i peſi, & di tutte le ſorti artiglierie, & altri ingegnioſi ordegni come ſi
uedrà
ne i luoghi, propij al Decimo;
& queſta è la ſomma dell’Architettura, la quale chi ben conſiàera abbraccia ogni commodo, & diletto
dell’humana
genetratione, Vitr ueramente dicendo, che coſa è Architettura, da che naſce, in che conſiſte, qual ſia l’officio dell’Architetto di-
moſtra
uirtualmente eſſere uero tutto quello, che detto ſi è delle parti dell’Architettura, &
con queſta intelligenza posſiamo andar ſicura-
mente
all i dichiaratione del Terzo cap.
dicc adunque diuidendo l’Architettura.
Le parti dell’Architettura ſon tre. Edificatione, Lineatione regolata per l’ombre de ſtili, & l’Arte di far le Machine.
Dapoi che Vitr. ci ha dimoſtrato, che coſa deue eſſere nella mente dello Architetto prima, che egli uenga all’opera, hora egli ci dimostra in quante
coſe
egli ha da porre le ſei predette coſe, &
dice che l’ordine, la Simmitria, la Diſpoſitione, la Diſtributione, il Decoro, & la Eurithmia ſi hanno
eſſercitare
in tre coſe principalmente, che egli chiama parti dell’Architettura, &
ſono parti materiali, & la prima, è, la edificatione è ſabrica.
Fabrica è nome generale, et nome particolare, in gener ale fabrica è arte, et cõponimento d’alcuna coſa; come latinamẽte fabro è detto ogni ope-
6660 rario, ſimilmente machinatione è quello ſteſſo, che è fabrica in generale;
ma quando l’uno, et l’altro nome è preſo in particolare, fabrica s’inten
de
ediſicatione, &
machinatione s’intende quella parte della fabrica, che tratta delle machine come ſono distinte nel Decimo. La edificatione è
trattata
ne i primi otto libri da Vitr.
& perche alcuna uolta lo Architetto ſi leua la mente, & con gli occhi al cielo, & riguarda il Sole, la
Luna
, &
le Stelle, & troua, che dal lume, & dal mouimento de i Cieli uengono molte commodità à mortali, però non uolendo egli laſciare à die
tro
coſa, che bella, &
gioueuole ſia diſcende à fare gli horologi, l’uſo de i quali è di utile, & di giouamento à gli huomini piu che mediocre, pe-
la conſideratione di tale coſa, &
è, tra le parti principali dell’arte, & ſe ne tratta nel Nono libro, & è quella, che dall’ombre de ſtili inſegna
le
ragioni, &
le diſcrittioni de gli horologi, detta Gnomonica, l’ultima, che è detta Mecanica, nel Decimo. Noi al ſuo luogo diremo, quello che ſa
neceſſario circa i nomi, &
le coſe predette, ſeguitiamo hora la diuiſione delle parti ſopraposte. Edificatione è in due parti diuiſa, una è la
collocatione
delle mura, &
dell’opere communi ne i publici luoghi, l’altra è la eſplicatione de priuati edificij.
Dell’opere publiche ſi ragiona da Vitr. diſtintamente, & con grande intelligenza; come ſi uedr à ne i cinque primi libri, de i priuati nel Seſto.
7770
La diſtributione dell’opere publiche, ò uerò è per difeſa, ò uerò è per la Religione, ò uer per il commodo, alla difeſa ap-
partiene
la ragione di far le mura, le torri, &
le porte, trouate per ribattere l’impeto de i nemici.
Et queſta ſi ha nel primo, & nel ſecondo Cap. alla Religione aſpetta il ſabricare de Tempi, & delle Chieſe de i dei immortali, come ſi uede nel ter
zo
, &
nel quarto, alla commodità ſi richiede la diſpoſitione di tutti i luoghi all’uſo della Città; come ponti, Fori, portichi, bagni, theatri, log-
gi
, &
altre coſe, lequali con le ragioni ſteſſe nei publici luoghi ſi diſſegnano, & di queſte coſe nel quinto, & nel ſettimo ſi ragiona, come det-
to
hauemo.
3428LIBRO.
Queſte coſe coſi deono eſſer diſpoſte, che ſi habbia riguardo alla ſtabilità loro, all’utile, & alla bellezza. Alla fermez-
za
ſi riguarderà, quando le fabriche ſarãno ben fondate, et ſenza auaritia fatta ſarà elettlone della materia d’ogni ſor
te
, che uerrà al propoſito.
Alla utilità ſi prouederà, quando ſenza impedimento al commodo, & uſo de luoghi, & ſen
za
menda ſaranno le coſe diſpoſte, &
bene accõmodate ad ogni ragione. Alla bellezza ſi ſatisfarà, quando con bella,
&
gioconda maniera dell’aſpetto la compartita miſura de i membri ſarà giuſta, eguale, & proportionata.
Quelle coſe, che piaceno nell’opere, uengono ò uerò dall’ingegno, ò uerò dalle mani, ò dalla natura: dallo ingegno uiene l’elettione, il compartimen-
to
, &
le ſei coſe dichiarate di ſopra. Dalle mani il tagliare, ſegare, conficcare, polire, il dipignere. Dalla natura il peſo, la leggerezza, la den-
ſità
ò uerò la rarità.
Tutte queſte coſe ſono abbracciate dalla edificatione, dalla regolata ragione de gli ſtili, & dalla mecanica, & mirabil coſa
è
, à, chi ben conſidera le coſe dette nel primo Cap nel ſecondo, et nel terzo, il ueder quanto ogni coſa concorda, et riſponda, &
ſi uede dalla dif-
finitione
, dal naſcimento, dall’ufficio dell’Architettura, come è neceſſario l’ordine, la diſpoſitione, la bellezza, l’utilità, &
la uenuſtà, le quali tre
1110 coſe unitamẽte ſi deono hauere, perciò che non perfetta ſarebbe quell’opera, che util fuſſe per poco tempo, ò uerò che per molto non fuſſe com-
moda
, ò uerò che niuna gratia conteneſſe, però Vitr.
nel ſecondo all’ottauo Cap. nel terzo al ſecondo, & nel ſeguente Cap. & nel quinto del pre
ſente
Lib.
nel quarto, & undecimo del ſeſto, & in molti altri luoghi, ſecondo l’occaſione parla delle tre dette coſe, & quando ragiona della ue-
nuſtà
egli intende di quella gratia, che dalle proportioni procede, &
non di quella bellezza, che nel ſettimo, è data à gli adornamenti, & pittu
re
, perciò che la uera bellezza eſſer deue interna, propia, &
con l’opere nata, ma l’ adornamento è coſa esteriore, ſatta da poi, & accidente del
la
bellezza, come chiaramente nelle belle Donne di natura ſi uede, le quali alla natia uenusta aggiungono gli ornamenti eſteriori, la uenuſta pro
cede
dalla intelligenza dell’Architetto, l’utilità, &
la ſermezza dal potere; colui adunque ſar à le coſe utili, belle, et durabili, che ſa-
prà
, uorrà, &
potrà fare, come in ogni operatione ſi richiede.
2220
DELLA ELETTIONE DE I LVOGHI. sANI. ET DE I
CONTRARII ALLA SANITA CAP. IIII.
NEL fabricar le mura queſti principij ſi deono oſſeruare.
Hauendo Vitr. ſondata la trattatione dell’Architettura ſopra i princi dichiar ati di ſopra, comincia hora à fabricar-
ui
ſopra, &
ſecondo la ſua diuiſione comincia à ragionar dell’opere publiche, & delle ſei coſe, che appartengono alla ſor-
ma
tocca la diſtributione, &
il decoro naturale, & delle tre che deue heuer ogni fabrica; ragiona prima dell’utilità, perciò
che
l’utilé precede alla duratione, &
la dur atione alla uenuſtà dell’opere. Sei coſe ſono; come dice il dotto Leonbatiſta, da
eſſer
conſiderate da chiuuol ſabricare, la prima è l’ampiezza di tutta la terra poſta d’intorno, &
la facciata doue ſi debbe
fabricare
, detta Regione, la ſeconda è il campo, &
l’area, & lo ſpatio, et determinato della Regione, da eſſer con l’opera circondato, laterza è
il
compartimento del detto ſpatio;
la quarta è tutto quello, che ſi leua dal piano, parete ò muro nominato, la quinta è tutto quello, che ci ſtà ſo-
3330 pra il capo, ò che ci cuopre in qualunche modo.
La ſeſta è l’apritura doue, & le perſone, & le coſe entrano, & eſcono. Vitruuio comincia à di-
re
della Regione cio è della elettione de i luoghi ſani, perche gran forza, et uirtù é poſta nella natura de luoghi, &
dell’aere, come quello, che da
noi
non ſi puote ſeparare, &
il luogo é come padre della generatione, in quanto da eſſo con le qualità del cielo ogni coſa procede, & però le co
ſe
naturalmẽte piu ſi conſeruano ne i propi luoghi, doue eſſe naſceno, che altroue, della Regione adunque primieramẽte ſi ragiona.
Noi con bre
ue
, &
utile diuiſione proponeremo tutta la preſente materia ſotto uno aſpetto ſpedito, et prõto, dalche manifeſto ſi render i quello, che ne dice
Vittr
.
& ſe alcuna coſa dubbia, ò uerò aſcoſa, & difficile ſi trouer à nello Autore, ci sforzeremo di darle luce, & ſacilità, non uagando in co-
ſe
, che utili non ſieno allo intendimento dell’Autore.
La Regione conticne alcune qualità, delle quali altre ſono paleſe, altre naſcoſe. Delle
paleſi
alcune ſono ree, &
queſte ſi cognoſcono per le buone. Alcune ſono buone, & di queste altre ci ſerueno al commodo come è il paeſe abbon
dante
di acque, di frutti, di grani, &
di paſcoli, che ha buoni uicini, porti, entrate, & commodo al contrattare, & condurre le merci. Altre ue-
ramente
ſono buone alla ſanità, ſi perche hanno l’acque mobili, lucide, non uiſcoſe, ſenza qualità di odore, ſapore, &
colore, ſi anche perche, i,
4440 uenti non uengono troppo freddi, troppo caldi, ò da luoghi inſetti, ſimilmente ſe la temperatura ſar à alquanto humida, et dolce cioè tempera-
ta
dopo la quale, è, piu ſana la fredda, et ſe lo aere ſarà puro, purgato, peruio alla uiſta, mobile, et uniforme, et il Sole non cuocerà troppo, ò non
ſarà
troppo lontano, ma potr à col ſuo calore digerire le fredde aure matutine.
Le naſcoſe qualità poſſono eſſere buone, et ree, le ree ſi cono-
ſcono
per le contrarie delle buone, et le buone ſi attendono da gli animali grandi, gagliardi ſaporiti di carne, et di fegato buono, et da gli huomi-
ni
quando dell’uno, et dell’altro ſeſſo ſono copioſi, et belli, quando uiueno ſani, et lungamente, et che ſono coloriti, et gagliardi, et di compleſ-
ſione
temperata, et dalle piante, quando ſon belle ben nutrite, non offeſe da i uenti, et non ſono di quelle, che naſcono in luoghi paludoſi, ò ſtra-
ni
, &
dalle coſe Diuine, come dal Genio, & buona ſortuna del luogo, e dalle naturali, quando le coſe ſi conſeruano, le merce, i ſrutti, dalle
artiſicioſe
quando gli edificijnon ſono corroſi da i uenti ò dalla ſalſugine.
Questa è la ſomma delle coſe pertinenti all’elettione de i luoghi ſani
però
dice Vitruuio.
Nel fabricare le mura queſti ſono principij, primieramente la elettione de luoghi ſani, & queſti ſono glialti, eleuati,
5550 non nebuloſi, ne carichi di freddi uapori, ma che riguardino quelle parti del Cielo, che troppo calde ſono, trop-
po
fredde, ma temperate.
Dipoi, che lontane ſieno da paludi, perche alla Città col naſcente Sole uenendo l’aure ma-
tutine
, &
con quelle aggiugnendoſi le nate nebbie, & i fiati delle beſtie paluſtri meſcolati ne i corpi mandando i ue
lenoſi
uapori, faranno il luogo peſtilente, &
mal ſano. Anchora ſe appreſſo il mare ſaranno le mura, & riguarderan
no
al merigge, ò uero all’Occidente, non ſaranno i luoghi ſalubri, perche nella ſtate l’area, che è uerſo il merigge na-
ſcẽdo
il Sole ſi riſcalda, nel mezzodì arde, &
ſimilmẽte l’aere, che è uerſo il Ponẽte naſcẽdo il Sole s’intepidiſce, ſalẽdo
al
mezzodi ſi riſcalda, &
cadendo abbrugia; onde per le mutationi del freddo i corpi, che ſono in quei
luoghi
, s’infermano, &
queſto ſi può uedere nelle coſe inanimate, perciò che nelle cãtine coperte niuno prẽde il lume
dal
mezzodì, dal Ponente, ma dal Settentrione, imperò che quella parte à tempo alcuno mutata non ſi uede, ma
è
ferma ſempre, &
immutabile, & però i grãnari, che riguardano il corſo del Sole, preſto mutano la bontà loro, & le
6660 coſe da mangiare, &
i frutti che non ſono alla parte oppoſta al corſo del Sole non ſi conſeruano lungameute, perche
ſempre
il calore cocendo alcuna coſa perfettamente leua la fermezza delle coſe, &
con i feruenti uapori ſugge le uir-
naturali, &
le diſcioglie, & quelle perlo caldo ammollite ſi fannodebili, & impotenti, corne ſi uede nel ferro, il qua
le
, bẽche ſia di natura forte, &
duro, pure nelle ſornaci dal fuoco riſcaldato, s’ammolliſce in modo, che in ogni for-
ma
ſi puote ageuolmente piegare, &
fabricare, & lo ſteſſo eſſendo molle, & rouente poſto nell’acqua fredda ſi rindu-
ra
, &
nella primiera ſua propietà ritorna. Egli ſi può anchora conſiderare coſi eſſere da che nel tempo dell’eſtate
tutti
i corpi per lo caldo s’indebiliſcono, non tanto ne i luoghi peſtilenti, quanto ne i ſani;
& per lo contrario nel uer
no
, quantunque le regioni ſieno molto mal ſane, diuentano però ſane, &
habitabili, perciò che i freddi le fortificano
grandemente
.
Simigliantemente ſi uede, che i corpi da i freddi luoghi in calde parti trapportati poco durano, & ſi di-
ſciolgono
;
ma quelli, che ſono di caldi paeſi ſtando ſotto il Settentrione, che è luogo freddo, non ſolamente non ſi
7770 infermano mutando luogo, ma ſi confermano;
per il che nel porre le mura della Città molto bene egli ſi deue auuer-
tire
di ſchiuar quelle parti, che poſſono i caldi fiati ſpargere ne i cotpi humani, Perche da queì principij, che chia-
mano
elementi.
Fin qui Vitr. con eſſempi ha prouato quanto nociui ſieno i luoghi ſottopoſti al calore del Sole, & ſi laſciato molto bene intendere inconfor-
mità
di molti antichi, i quali hanno ſopra ciò ſcritto, ſeguita poi à dimoſtrare le ſue predette concluſionicon ragione, &
cauſe naturali, & di-
chiara
non eſſer in eſperto della Filoſofia;
diſcorre adunque, acciò che dal diſcorſo ne uenghi la fabrica. Leggi Leonbatiſta al terzo,
3529PRIMO. quinto, & ſesto Capitolo del primo Libro, & hauerai la preſeute materia copioſa, ornata, & dotta; alle ragioni adunque uenendo
Vittruuio
dice.
Perche da quei principi, che ſi chiamano elementi, tutti i corpi compoſti ſono, cioè di calore, di humore, di terreno, et
22[Handwritten note 2] d’aere;
& dalla meſcolanza di queſti con naturale temperamento in ſomma formate ſono le ſpecie di tutti gli anima
li
, che ſi trouano al mondo.
In quei corpi adunque nei quali abonda tra quei principij il caldo, ſi uede, che il cado gli
uccide
, &
gli diſcioglie, & tai difetti ſuol fare l’aere caldo, che uiene da certe parti del Cielo, quando egli entra nelle
aperte
uene piu di quello, che può portare il corpo, per le meſcolanze dalla ſua naturale complesſione.
Parimente
ſe
l’humore hauerà occupato le uene de i corpi, &
quelle hauerà fatte diſeguali, tutti gli altri elementi, come dal li-
quore
corrotti, &
guaſti ſi liquefaranno, & le uirtù della compoſitione ſi diſtaranno. Anchora da i freddi de gli hu-
1110 mori, de i uenti, &
dell’aure s’infondeno le malatie nei corpi, ſimilmente la naturale compoſitione dell’aere, & del ter
reno
creſcendo, ò minuendo fa debili, &
impotenti gli altri principij, gli terreſtri per la pienezza del cibo, gli aerei,
per
la grauezza del Cielo.
Ma ſe alcuno uorrà queſte coſe con piu diligentia ſenſibilmente uedere, auuertiſca, & at-
tenda
alle nature de peſci, de gli uccelli, &
de terreſtri animali, & à queſto modo potra conſiderare le differenze del-
le
complesſioni de i corpi.
Imperoche altra meſcolanza hanno gli uccelli, altra i peſci, & molto anco piu, è, diuerſa
la
natura de terreſtri animali.
Gli uccelli hanno manco della terra, & manco dell’humore, ſono di teperato calore, ab
bondano
d’aere da che naſce, che eſſendo di elementi piu lieui compoſti ageuolmente ſi leuano contra l’impeto del-
l’aere
, Ma le aquatili nature de peſci, perche ſono dal calor tẽperate, &
di terreno, & poco d’humore rit-
tengono
, quanto meno hanno tra quei principij loro dell’humore, tanto piu facilmente nell’humore ſi conſeruano,
&
però à terra condotti ad uno ſteſto tempo, & la uita, & l’acqua mandano fuori; à queſto modo medeſimo i terre-
2220 ſtri animali, perche tra i principij loro ſon dall’aere, &
dal calore temperati, & meno rittengono del terreno, & piu del
l
humore, abondando in esſi le parti humide, non poſſono ſtando nell’acqua lungamente conſeruer la uita loro, ſe
adunque
coſi pare, che ſia come propoſto hauemo, &
ſe colſenſo uedemo i corpi de gli animali eſſer di tai principij
compoſti
, &
dimoſtrato hauemo per lo mancamento, ò per lo ſuperchio di tai coſe il tutto ceſſare, ò patire, non du-
bitiamo
, che neceſlario non ſia con ogni diligentia sforzarſi diligentia sforzarſi di elegger le parti del Cielo temperatis ſime, quando nel
far
le mura delle Città ſi richiede la ſanità.
Et però iO giudico fermamente deuerſi à queſto propoſito riuocare la ra-
gione
de gli antichi, imperoche dopo i ſacrifici delle pecore, che paſceuano in quei luoghi, doue ſi faceuano le caſtel-
la
, &
doue ſi accampauano per ſtarui, con diligenza ne i fegati di quelle riguardauano, & ſe le prime erano liuide, ò
macchiate
di nuouo ne ſacrificauano dell’altre, dubitando ſe per infirmità, ò per li paſcoli offeſe fuſſero;
ma poi hauen
do
fatto l’eſperienza in molte di eſſe, &
prouata l’intera, & ſoda natura de i fegati per l’acque, & per li paſcoli, in quei
3330 luoghi s’accompauano;
ma ſe trouauano diffetto in esſi per ſegno certo argomẽtauano il medeſimo ne i corpi huma
ni
trapportãdo, che eſſer peſtilente doueſſe in quei luoghi la copia dell’acqua, &
del cibo, & coſi per altre parti ſi mo
ueuano
, &
mutauano paeſe, cercando in ogni luogo la ſanità. Ma che per li paſcoli, & cibi ſi manifeſtino i terreni eſ-
ſer
di natura ſalubre, argomento chiaro, &
grande ci danno i campi di Candia, che ſono d’intorno al fiume Potero,
tra
Retimo, &
Gortina, perche dall’una, & l’altra parte di quel fiume paſcendo ſi uanno le pecore; ma quelle, che ſo-
no
dalla parte di Retimo, hanno la milza apparẽte, &
quelle, che ſono appreſſo Gortina non l’hanno. Perche diman
dandone
i medici la cagione, ritrouarno procedere queſto da un’herba, che pigliata dalle pecore ſcema la milza, &
pe
cogliendola ne dauano à chi patiua di milza, &
per quella ragione i Cretenſi Aſplenion la dimandauano; che da
queſto
ſegno ſi può hauere dal cibo, &
dalle acque naturalmente i luoghi eſſer peſtilenti, ò ſalubri. Anchora ſe nelle
paludi
ſarà fabricata la Città, ſe le paludi uicine al mare riguarderanno al Settentrione, ò uerò tra il Settentrione, &

4440 il Leuante:
pur che ſiano piu alte, che il lito del mare con ragione parerà eſſer fabricata, perciò che tratte le foſſe l’ac-
queal
lito ſe ne corrono, &
dal mare per le fortune ribattute nelle paludi, per uarij mouimenti ſaranno commoſſe, la
doue
per le amare meſcolanze ne i luoghi paluſtri non naſceranno animali uelenoſi, &
quelli, che da piu alti luoghi
uerſo
i liti ſe n’andranno per la uſata ſalſugine ſi morranno;
lo eſſempio di queſte coſe ſi piglia dalle paludi Galli-
ce
, che ſono intorno Altino.
Rauenna, & Aquilegia, & altre terre alle paludi uicine, che in quei luoghi ſono, le qua-
li
per queſte ragioni hanno una incredibil ſalubrità di aere;
ma quelle parti, che hanno le paludi baſſe, & non hanno
uſcite
, per fiumane, per foſſe, come ſon le paludi Pontine, ſtando ferme, &
non hauendo corſo ſi putrefanno,
&
fuori mandano in quei luoghi humori graui, & peſtilenti. Nella Puglia l’antica Salapia, che da Diomede nel ritor-
no
da Troia fu fabricata, ò uerò (come altri dice) de Elfia Rhodiotto, in tai luoghi era poſta, onde gli habitanti infer-
mandoſi
ognianno andarono finalmente à M.
Hoſtilio: & da lui per publico nome chiedendo impetrarono, che egli
5550 luogo idoneo gli trouaſſe, &
eleggeſſe à fabricar la Città, non ritardò. M. Hoſtilio, ma preſto con gran dottrina in-
ueſtigãdo
le Regioni appreſſo il mare in luogo ſano, comprò una poſſesſione, &
chieſe dal Sen, & Pop. Rom. che le-
cito
foſſe trapportare la Città, &
coſi fece le mura, diuiſe il piano, & fatte le parti uendette à ciaſcuno habitãte la ſua
per
due libre, &
mezzo d’argento, & poi aperſe il lago nel mare, & feceil porto di eſſo lago con i doni conccsſi, la o-
ue
i Salapini per quattro miglia lontani dalla loro antica Cittàhabitano in luogo ſano.
Vna gran parte del ſettimo della Rep. d’Ariſtot. tratta di quello, che ſi contiene in questo Cap. & ne gli altri ſeguenti del preſente Libro, ma noi
non
uogliamo à pompa empire i ſogli, ne diſputar ſottilmente delle coſe dette da Vitr.
nelle quali egli ha uoluto, & Medico, & Filoſofo eſſere
ſtimato
.
lo deſcriuerei l’herba Aſplenon i luoghi di Cãdia, doue ella naſce co’ nomi antichi, et moderni, & dmoſtrerei in pittura il ſito, et la Re
gione
, nella quale eſſer deue collocata una Città.
Ma perche io intendo, che altri ſi pigliano queſta fatica, uolentieri la laſciero à loro. Circa l’Hi
ſtorie
uoglio creder à Vitr.
perche par conueniente conſermare i detti di Vitr. autorità di Plinio, ò d’altro, che ſorſe ha pigliato da Vitr.
6660 quello, che gli ha ſcritto, é aſſai, che Leonbatista con ogni diligenza raccolto habbia molte, & diuerſe coſe ad un propoſito, che poſſono ſatisfa
re
à curioſi di ſaper piu oltra, &
ciò detto ſia per ogni altra occaſione, che mi poſſa uenire, leggi Leonbatista al ſecondo del quario.
DELLE FONDAMENTA DELLE MVRAGLIE, ET
DELLE
TORRI. CAP. V.
QVando adunque con queſte ragioni eſpoſta ſarà la ſalubrita de i luoghi, doue ſi hanno à fare le
cinte
della mnra, &
che per ſouuegno.
Hauendo trattato Vitr. della Regione, et delle ſue qualita, & buone, & ree, acciò che laſciãdo queſte abbracciamo quelle,
hora
uuole trattare di quella parte, che noi dicemo di ſopra eſſer certa, et terminata, coſi ampia, et ſpacioſa, come è la Re
7770 gione.
Comincia adunque à rinchiuderla ne, i, termini ſuoi con le muraglie, & tratta delle ſondamenta di quelle, & delle
torri
, riguardando al commodo, alla diſeſa, alla ſermezza dell’opera, &
conſiderando il fine, come ſi deue in ogni operatio-
ne
.
Tratta adunque in questo Cap della circonſcrettione di una parte della Regione, & però tratta delle mura. Nella diuiſione dell’ Architet-
tura
detto hauemo la necesſità di ſar le muraglie, hora ſi tratta delle fondamenta di quelle, delle parti loro, della ſorma, della groſſezza, delle tor
ri
, &
figure loro, prẽdendo il tutto dal fine. Ma per applicare alle coſe, i, Principi loro, io dico, che egli biſogna hauere le idee della Diſpoſitio
ne
, &
i termini loro, acciò che il tutto ſia preuiſto, & prima conſiderato, uenireino adunque alla pianta. I termini di eſſa ſi fanno con linee, &
anguli
, quella parte del piano ſottopoſto, che tra due linee ſi cõtiene toccandoſi quelle, è angulo nominata, et però quattro anguli ſi fanno da
3630LIBRO linee, che inſieme ſi tagliano, de i quali ſe uno ſarà à ciaſcuno de i tre eguale, ſar à detto giuſto & dritto; & quelli, che del dritto ſarăno minori,
stretti
, et acuti ſarăno chiamati;
et i maggiori, larghi, obtuſi, et rintuzzati. Delle linee alcune ſon dritte, et ſono quelle, il mezzo delle quali non
adombra
gli estremi;
& che ſtanno nel piu breue ſpatio egualmente tra due punti. Altre ſono piegate, & quelle ſono, che eſcono col mezzo lo-
ro
da gli eſtremi.
Delle piegate alcune ſono parte del circolo. Circolo è figura piana rinchiu ſa da una ſola linea, dal cui centro, che è punto im-
mobile
nel mezzo, tutte le linee alla circoſerenzatirate ſono eguali, la linea piegata gli Architetti è Arco chiamata, ſi come è detta Corda
quella
, che paſſa dall’uno de capi della piegata linea all’altro, Saetta ſi chiama quella linea, che dal mezzo della corda con angoli eguali aſcende
alla
circonſerenza dell’arco;
& Raggio è detta quella linea, che dallo immotil punto alla circonferenza peruiene. Diametro è poi quella, che
paſſa
per lo centro, &
in eguali parti il circolo diuide. Intero arco è il ſemicircolo. Diminuto è quello che è minore, cioè,che ba la corda ſua mi
nore
del Diametro;
il composto è di due archi diminuti, & però nella ſommità di due archi incrocciati uno angolo, gli eſſempi delle predette
coſe
ſono qui ſotto.
1110
Io ho uoluto dare i ſopradetti principij acciò che cominciamo
10[Figure 10]a b Linea dritta
e
d Linea torta
e
Angoli giusti
f
Anguli larghi
o
Anguli ſtretti
h
i K Circulo
h
g i Diametro
g
K Raggio
g
Centro
l
m n Arco intiero
l
m Corda
n
p Saetta
r
Arco ſcemo
ſ
Arco compoſto
a b c d e e e e f o f o k b 3 1 T S n l p m
à ragionare con i termini di queſt’arte.
Vitr. continuando
quello
, che gli ha detto, con quello, che deue dire, il che è
figura
della chiarezza, &
purit à del parlare, dice in que-
sto
modo.
Quando adunque con tai ragioni eſpoſta ſarà la ſa
lubrità
de i luoghi, doue ſi hanno à fare le Città,
&
che per ſouuegno di quelle elette ſaranno le
parti
copioſe de frutti, &
per gli acconciamen-
ti
delle ſtrade, &
per le commodità de i fiumi,
2220 ò uerò per gli porti del mare, ſi potrà con le con-
dotte
delle coſe commodamente uenire, all’ho-
ra
in queſto modo ſi hanno à fare le fondamen-
ta
, cioè, che ſi caui tanto, che ſi troui il ſodo,
s’egli
ſi può ritrouare, &
nel ſodo quanto ra-
gioneuolmente
parerà per la grandezza dell’o-
pera
, con queſta conditione però, che la par-
te
ſotterra tenga ſpatio maggiore, &
piu groſ-
ſa
ſia, che i pareti ſopra terra, &
quelle fonda-
menta
, empite ſieno di fermisſime pietre me-
3330 ſcolate con calce, &
arena, che ſtruttura ſi
chiama
.
Hora la natura de, i, luoghi porta ſanità, & fortezza, ho-
ra
l’arte, hora l’uno, &
l’altro: nel primo caſo egli ſi de-
ue
conoſcere quello, che di natura ſua, e, buono, come
nel
precedente Capitolo è stato maniſesto, nel ſecondo bi-
ſogna
porre mano al diſcorſo dell’arte, come ſi dir à nel ſeguente, ne uoglio hora commendare la conſuetudine delle genti straniere, che ho
ra
nelle amplisſime ſolitudini, &
diſerti habitando, hora ne gli aſprisſimi mõti, & tra le oſcurisſime ſelue riducendoſi, & alcuna fiata nel mez
zo
di larghisſime paludi, quaſi attuffandoſi, &
habitando luoghi ſterilisſimi, ſicuriſi chiamauano da ogni uiolenza, come ſi legge ne’ Com. di
Ceſare
de i Germani, &
altroue de gli Hirlandeſi, Ingle@@, & Scoceſi, non lodo io ſimili auantaggi, perciò che non mi pare, che egli ſi debbia di-
444033[Handwritten note 3]44[Handwritten note 4]55[Handwritten note 5] ſiderare la pouertà, acciò che niuno ci porti inuidia, anco ſognerei un poetico mondo, ò terreſtre paradiſo, doue i fiumi di latte corrono, mele
ſudando
le querce, manna, &
nettare piouono i Cieli, perciò che all’humana necesſità, ſi può con mediocre, & conueneuole habitatione proue-
dere
, et quelle copie piu presto diſiderare, che hauere ſi poſſono Quanto adũque ricerca l’humana generatione, eleggaſi in tal ſito la Città, che
33[Handwritten note 3]44[Handwritten note 4]55[Handwritten note 5] ella ſi notriſca del ſuo tenitoro, che non poſſa di leggieri eſſer aſſalita, che ſia libera alle ſortite, &
che habbia le ſopradette cõditioni, dipoi hab
biſi
cura delle ſondamenta della muraglia, por queſto ſare adunque io diſcriuerò qui ſotto partitamente, &
con breuità tutta la ragione del ſon-
33[Handwritten note 3]44[Handwritten note 4]55[Handwritten note 5] dare.
Gli inditij di buono, & ſodo terreno. Che ne i luoghi nei quali ſi à ſondare non ſieno herbe uſate di naſcere in luoghi humidi. Che nel
paeſe
d’intorno ſieno ſasſi acuti, &
ſodi, & alberi naſcenti ſolamente in luoghi aſciutti. Se ui ſaranno acque uiue di ſotto. Se il terreno per
li
peſi in terra gittati non riſuoner à, Pacqua in uaſo alcuno ripoſta per li cadimenti ſi mouer à.
Le cauationi de pozzi oltra l’utilità dell’ac-
qua
, &
della materia ſegni daranno della ſodezza del terreno. il fondamento non è parte della fabrica, imperoche bene ſpeſſo la natura ſenza
l’arte
ſuol darci il luogo ſondato facendo il piano ſodisſimo con alti, &
duri ſasſi, doue non ſa biſogno d’alcuna ſatica humana. Circa il fonda-
5550 mento, che ſi da gli huomini, ſi deono conſiderare.
La diuiſione del terreno, che è ſatta ſecondo la quantità de i luoghi i quali ſono alti,
basſi
, pendenti, in queſti da baſſo ſi deue il ſondamento incominciare.
Secondo la qualità. Laterra molte ſcorze, onde alcune ſon coperte di
groſſa
, altre diminuta ſabbia, &
altre di creta, altre ditoſo, molte di ghiarameſcolata, & infine altre ſono ſecche, & arenoſe, altre humide, &
molli
;
nelle ſecche, arenoſe, & nelle molli far ai le palificate ſpeſſe, & ſode, & quelle piu preſto col continuo percuotere, che col peſo de gli in-
ſtrumenti
, che noi becchi chiamiamo, &
da Latini fiſtuce detti ſono. Partimento. Diſſegna con linee i piani, che ſi deono cauare per le fonda-
menta
, &
con la ſquadra diſſegna gli anguli. Fa una croce di corde ſecondo che dice Leone Alberto, & nel mezzo ſia fitto un chiodo, dal qua-
le
tireggerai, &
coſi farai le tue ſaccome tirando il filo per ogni uerſo. Regole per le fondamenta d’ogni fabrica. Conſigliati con i periti de i
luoghi
circa la natura del terreno.
Non ti fidar di far le fondamenta ſopraruina. Egualmente caua, & iſpiana il ſondo delle ſoſſe, acciò il peſo
prema
egualmente.
Sia la parte inferiore piu groſſa della ſuperiore imitando gli alberi. Conſerua piu il uecchio, che puoi, per non hauerti poi à
pentire
.
Ne i luoghi molli per minore ſpeſa, & piu ſicurtà ſi fonda ſopra i Volti. La palificata ſia del muro il doppio piu groſſa, i pali ſpesſisſi-
6660 mi, et grosſi per la lunghezza loro la duodecima parte, cortimeno dell’ottaua.
Ne i grãdi edifici laſcianſi alcuni ſpiragli nel mezzo delle fon
damenta
per l’opera, ſino alla cima, acciò che i uenti eſchino.
Ampiezza, & giro della Città. Quanto alla dignità. Sirichiede ampia, populoſa,
&
ornata. Quanto alla fortezza. La grande da poche genti non può eſſer oſſeſa. La picciola da manco genti é diſeſa, piu facilmẽte può eſſer
rubbata
, &
è piu ſicura al tempo di guerra. Quanto alla moltitudine. Sia capace della moltitudine, habbia molto di uacuo. Regole. Biſogna
ſecondo
i tempi ſar le Città, imperò che dalle maniere delle offeſe, che ſecondo le inuentioni de gli huomini tutto il giorno ſi fanno, ſi piglia for-
ma
alle diſeſe.
Le offeſe in ſomma ſono, ò uerò occulte, ò uero maniſeſte, & altre ſon di dentro la cìttà, & altre di ſuori, altre uicine, altre lonta-
ne
, &
però biſogna, che tutte ſieno conſiderate, acciò che la diſeſa ſia pronta, la doue alle mine, all’artiglierie, al piccone, all’inſidie, & altre in-
uentioni
biſogna fabricando prouedere.
Le mura, & ſue parti. Gli antichi uogliono, che ſi ſacciano due muraglie lontane piedi uenti, & tra
quelle
poſto ſia il terreno cauato dalle foſſe, &
bene raſſodato, & battuto, ma in modo, che dal muro il primo parete ſia alquanto inferiore, il ſe
condo
molto minore, accioche dal piano della Città alle diſeſe come per gradi s’aſcenda, chiamanſi ſpalti boggi da noi.
Non uoleuano la C ortina
7770 dritta, ma non anguloſa, acciò che il nimico in moltigiri di muri entrato, fuſſe per moltilati offeſo;
legauano le muraglie, ò incamiſciate, che
dichino
, con muri trauerſi, &
per la loro grandezza poneuano traui d’oliuaſtro arſiciati, ſaceuano le foſſe altisſime, & piene, acciò che fa-
cilmente
non ſi uarcaſſeno, riempiſſeno, ò minaſſeno;
uerò è che le ſecche ſono buone per le ſortite, & conſeruano le muraglie; biſogna ſempre
accommodarſi
à, i, tempi.
Continuando la muraglia, la quale deue eſſer groſſa, colſuo cordone, che é la ſortezza ſua, deueſi uſare ogni buona re
gola
nel fondarla, &
ſopra tutto uſiſi la ſquadra, il piombino, & modo con ogni diligentia. Dietro alle mura uerſo la ter-
ra
fannoſi alcuni ſproni, che uagliano aſſai per tener ſerma la muraglia, perche tr a quelli ſi un buono, &
ſodo Terrapieno, & lo Spalto,
3731PRIMO aſcende, onde ſi ſchiua grande ſpeſa, & fa buono effctto; oltra il ſoſſo ſi fa la contraſcarpa, con un muretto, che ſoſtenta il terreno, acciò acciò l’ini-
mico
non coſi di leggieri aſcenda alla riua.
Gli antichi ogni tante paſſa ſaceuano le torri, come dice Vitr. imoderni fanno i Baloardi, caual-
lieri
, &
le piatte ſorme, le porte ſecondo il preſente biſogno, & alcune diſeſe nelle muraglie, come ſono le cannoniere, ò bombardiere, le-
quali
ſono ſpesſisſime, &
batteno la campagna per dritto, le Cortine ueramente eſſer non deono troppo lunghe ſenza Baloardi, ò cauallieri
trapposti
, &
quando fuſſero biſogna farli le piatte forme, lo effetto de Baloardi, è, fiancheggiare la Cortina, & batter la campagna; i lati de i
Baloardi
eſſer deono dalla Cortina difeſi.
La conditione della porta è tale, che auenga Iddio, che biſogni asſicurarla, non però eſſer deue in
modo
, che preſa da alcuno di dentro ſia diſeſa, &
ſicura, come ſpeſſo è accaduto, che la fortezza della porta è ſtat a cagione della preſa della
Città
;
bene, è, uero, che la porta deue eſſer ſicura dal nimico, & poter bitter di fuori, la doue s’oſſerua nelle terre ben ſortificate d’Italia, che
le
porte ſono aſcoſe, &
ad eſſe non mettono capo le ſtrade, di corſo alla dritta poſſono uenire le genti. Gli eſperti ſoldati non lodano il mu
ro
alto, perciò che è ſottopoſto alle artiglierie, le quali rouinandolo, empiono le foſſe, &
con le ruine danno la ſalita piu facile al nimico. Ho-
1110 ra dirò de Baſtioni.
Lodanſi i Baſtioni di ſorma triangolare, l’uſo, & la eſperienza l’ha dimoſtrato; deue eſſere il Baſtione ne gli anguli del-
le
muraglie, perche poſſa diſendere i fianchi, &
ſia ſuperiore à gli inimici, Ma la ſomma del fortificare è ridotta à queſto da alcuni, che ſcrit-
to
ne hanno, che il munire delle Città è quando che i difenſori ſono ſicuri, quando ſi può uietare il nimico, &
quando anco egli ſi può ſcac-
ciarlo
, ſi uieta con l’acqua, col foſſo, &
col muro, la foſſa uieta, & per la diſceſa, & molto piu per l’aſceſa, quando ella è profonda, & pre-
cipite, & piu d’una, l’acqua ſortiua ne i luoghi non ſi può leuare, ſe è alta anniega, ſe è baſſa fa ſdrucciolare, impediſce i fuochi, La mura-
66[Handwritten note 6] glia eſſer deue groſſa, è fatta con le ragioni, che ha detto Vitr.
che molto bene ſerueno anco a nostri giorni; ſcacciaſi, & ſi tiene da lungi il
nimico
con le torri, Baloardi, argini, &
ſimil coſe fatte col predetto modo, la ſicurtà parimente de i difenſori è poſta nelle piazze di Baloar-
di
, nel muro ben fatto, &
ordinato in modo, che i fuochi, i colpi delle artiglierie quanto piu ſi può ſi ſacciano uani, & per queſte coſe ben
auuertite
ſi comprende molto bene quello, che io ho hauuto in oppinione, &
che anco mi è ſtato confermato dal giuditio del Conte Giouangia-
copo
Leonardi, che chi faceſſe la fortificatione ſecondo il modo preſcrittoci da Vitr.
ritrouerebbe grande beneficio anco à nostri giorni, anzi
2220 chi non auertiſce à quello, che faceuano gli antichi nel fortificar moderno, non la intende, &
però dice quel giudicioſo gentil’huomo, & hono-
rato
Cauallieri, che tutte le fortificationi ſtanno in queſte coſe, che ſono la Cortina, il Fianco, la Strada, &
Piazza oue ſi poſſano ope
rare
le genti, &
le machine, che difendono, & tutte ſi uedono notate da Vitr. Vediamo, che ci inſegna come ſia da fondare, & come da ti-
rar
le muraglia ad alto per farla ſicura, &
che egli ſcopre il contraforte molto meglio di quello, che facemo noi per quelle parole.
Pectinatim diſpoſiti quemadmodum ſerræ dentes.
Cimoſtra il Terrapieno, & per qual ragione diſidera lo Sprone come denti d’una ſega dicendo.
Cum enim ſic erit factum, tuncita oneris terreni magnitudo.
Et il reſto, Pare, che ſia queſta differẽza tra quella di quei tempi, & noſtri, che l’ Autore loda il Torrione tondo come piu atto à reſiſtere alle ma-
chine
oppugnatorie, biaſma gli anguli, perche ſono piu disſipabili, &
coprono gli inimici, che non poſſono eſſer battuti da due lati, come nel
tondo
.
Maſe auertimo bene la medeſima dottrina ſerue à noſtri tempi, perciò che ſiamo tenuti à fuggir gli anguli tutti, ſiano piani di linee
3330 dritte, curui, acuti, ottuſi come ſi ſiano, ſiamo obligati tirar le faccie de i Fianchi de i noſtri Baloardi con fuggir piu, che ſi può gli anguli, per
che
ſi faccia legatura migliore, che non fa l’angulo, ilquale può eſſer tagliato dall’artigliaria, che faria luogo ſenza difeſa.
Fa lo angulo il me-
deſimo
danno, che dice Vitr.
percioche il nimico reſta coperto, ci moſtra il Fianco, ilquale con la regola de gli antichi potemo eſſequire con le
noſtre
artiglierie, perciò che uogliamo che ſian diſtanti uno tiro di ſaetta, che il nimico poſſa eβer offeſo dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra. Noi
applicando
queſta dottrina alla noſtra fortiſicatione facemo la distanza di modo, che la noſtra artigliaria offenda da due lati, &
che poſſa ca-
ſtigare
colui, che preſumeſſe uoler fabricare di terreno tra l’uno, &
l’altro Fianco. Le Torri che ci moſtra, è, ragioneuole, che fuſſero ſicure,
poi
che uuole, che i diſenſori posſino ſtarui per la difeſa.
Ne i ſoldati, ne le machine ſtate ſariano con ſicurezza ſe non haueſſero hauuto le
ſue
ſpalle gagliarde ſecondo l’offeſa delle machine deſcritte nel Decimo Libro.
Noi ſe haueremo queſta conſideratione ſecondo la mente del-
l’Autore
, uedremo, che ci moſtra, che le ſpalle de noſtri Fianchi eſſer deono ſicure, le piazze di quelli ſpacioſe.
Hauemo anco di qual modo
far
ſi deono le ſtrade ſortite, doue uuole, che non ſian ritte, ma curue, di modo, che il nimico eſſer poſſa offeſo dal lato deſtro, oue non era lo
4440 ſcudo.
Noi ſeguendo quefta auuertenza faremo ſempre le nostre ſortite, che fuggiremo lo riſchio, che il nimico non potrà entrare meſcola-
tamente
co i noſtri entro la ſortezza, come è molte uolte auuenuto à quelli, che non hanno hauuto queſta conſideratione.
Vuole anco Vitr.
che hauer ſi debbia grandisſima conſideratione alla qualità de ſiti, nei quali ſi fanno le Fortezze, perciò che non ſempre ſi procede à uno isteſſo
modo
, perche ſe ci trouamo in luogo eminente baſtano i Terrapieni con l’altezze della Torri, ma ne i luoghi à quali il nimico può uenir à pie
piano
da luogo alto, inſegna, che ſia da fare il foſſo, perciò che grande è il uantaggio del nimico contra una Fortezza, quando egli ſi troua ha-
uere
il ſito alto, con l’aiuto del quale le machine oppugnatorie poſſano fare la offeſa maggiore, perche con l’alto ſi ſcopreno i luoghi oue ſtan-
no
i difenſori con le lor machine, uengono battuti, &
leuati dalle difeſe, come à tempi noſtri faciamo ſimilmente con le artiglierie. I luoghi piani
ſono
ancho uãtaggioſi, ſe il nimico haueſſe il foβo, perche à un tratto l’Ariete, &
l’altre offeſe eſſer poſſono ſotto la muraglia. Moſtra come
ſi
è detto, che quella Fortezza, che ſi trouerà in luogo alto hauerà biſogno di foſſo, come l’altre, imperoche con grãdisſimo incoõmodo ſi con-
duceno
gli huomini, &
le machine cõtra i luoghi, che ſiano in monte, Similmente noifacemo le due muraglie alcuna uolta, come faceuano gli an-
5550 tichi, &
queſto quando per le ſpalle della muraglia non hauemo il ſito pari, come ci biſogna alzare, facemo il primo uerſo il nimico con i Con-
traforti
, facemo un’altro muro entro la terra, per ſoſtener il terreno, perche alzandoſi ci dia commodità da poterui mettere l’artiglierie, &

tener
ancho corpo di battaglia de fanti, per la iſteſſa ragione gli antichi coſi fabricarono in molti luoghi, oue poi hauemo il Terrapieno dopole
ſpalle
di altezzatale, che non ci faccia biſogno di ſoſtenerlo, non facemo altro, che la ſola muraglia, che uolta la faccia all’inimico, che quando
coſi
ſiatorna à maggior commodità de i difenſori, i quali per ogni uia ſenza hauer à ſalire per una ſtrada, ò per due poβono ageuolmente per
la
difeſa montare in ogni loco con le ſue machine.
Queſte coſe conformi ſono à quelle, che io ho ſempre giudicate eſſer di Vitr. & de nostri
tempi
.
Ma molto piu belle coſe, & dimande il detto Sig. Giouangiacopo ci farà uedere ſopra la preſente materia, imperoche in un Libro, che
egli
ſà delle fortificationi de i tempi noſtri, tratta particolarmente d’ogni coſa, ne ci laſcia deſiderar altro nella preſente occaſione, ſolo in fine
del
Libro io ponerò l’indice di queſta materia trattata nel Libro delle ſortificationi, acciò che uenendo egli in luce, ſia con piu deſiderio abbrac-
ciato
, ò non uenendo gli huomini ſtudioſi ſapiano, che coſa auuertire, &
conſiderar ſi debbia nella materia del fortificare.
6660
Le Torri deono uſcir fuori dell’ordine delle mura, & ſportare nella parte eſteriore, acciò che uolẽdo il nimico impetuo
ſamente
auuicinarſi alla muraglia, ſia da ogniparte ne gli aperti Fianchi dalle Torri con pietre, &
altre coſe da trarre
ferito
.
Egli pare anchora, che prouedere ſi debbia grandemente, cheil nimico non habbia facile lo adito à oppugna-
reil
muro, ma coſi di fosſi precipitoſi circondato ſia, &
prouiſto, che le uie ſieno alle porte drizzate, ma per torto
camino
uadino alla ſiniſtra, perche quando ciò ſarà fatto, la deſtra parte di coloro, che andranno alla Città, che non è
dallo
ſcudo coperta, ſarà prosſima alla muraglia.
Il fine di ſar le Torri, é la diſenſione della Cortina, però é neceſſario, che le Torri eſchino nelle parti eſteriori. Le porte ſon fatte, acciò che s’eſca,
&
entri commodamente per tragger fuori, ò uero portar dentro le coſe neceſſarie, ſi per il uiuere, come per la difenſione, & perche nella com
modità
dell’ entrare, &
dell’uſcire è pericolo, che il nimico faccia il ſimile, però è neceſſario, che le porte ſieno difeſe, & ſicure, ilche ſi far à
quando
le uie non ſaranno alle porte drizzate, come s’è detto.
Tutta la preſente materia è à giorni noſtri conueniente, & è coſa degna di
7770 grandisſima conſideratione, ilche eſſendo molto bene ſpeſſo da me conſiderato ho uoluto ſopra ciò il parere di molti eſperti Signori, tra quali
per
non defraudare del debito honore alcuno come ho detto è ſtato il Sig.
Conte Gianiacopo de Leonardi huomo nella diſciplina militare non
meno
, che nelle leggi eccellente, &
ſollecito inuestigatore di tutte le coſe, il giuditio delquale ſi può deſiderare, in quello Architetto, che ci ha
propoſto
Vitruuio.
Le Caſtella deonſi fare non quadrate, ne di anguli, che eſchino fuori, ma deono piu preſto girare, acciò che da piu parti
il
nimico ueduto ſia, perciò che quel luogo, di doue eſcono gli anguli difficultà ſi difende, imperò che lo angulo,
3832LIBRO. piu preſto in difeſa del nimico, che del cittadion. Ma la groſſezza del muro ſi deue fare in modo, che gli huomini arma
ti
ſcontrandoſi l’uno con l’altro ſenza impedimento posſino paſſare, pure che nella groſſezza del muro le taglie di
Oliuaſtro
bruſtolate, &
incaſtrate ſpesſisſime poſte ſieno, acciò che amendue le fronti del muro tra ſe come Fibbie,
&
chiaui con queſti pezzi tagliati inſieme legate durino eternamente, imperò che à ſimile materia, pioggie impe-
tuoſe
, tarli, uecchiezza poſſono fare nocumẽto alcuno, ma &
in terra ſepolta, & poſta in acqua dura fenza dan
no
in ſempiterno, &
però ſolamẽte nel muro, ma nelle fondamenta ogni parete, che ſi farà della groſſezza del mu
ro
, ſe con queſta ragione ſarà legato, non ſi potrà di leggieri intaccare, ne uitiare.
Gli ſpatij da Torre à Torre ſieno
piu
lõtani, che un tirar d’arco, perciò che ſe da una parte ſarà la Torre battuta, dalle Torri, che ſarãno da l’una, &
l’al-
tra
parte baleſtre, &
altri ſaettamẽti ſieno i nimici ſcacciati. Etanchora per lo cõtrario il muro di dentro delle Tor
ri
, deue eſſer diuiſo con interualli, &
ſpatij tanto grandi quanto ſaranno le Torri, & le uie ſieno conle parti interiori
1110 delle Torri di traui cõtinuate, &
congiunte, però ſieno alcuni chiodi, ò ferramenti da i capi cõficcati, perche quan
do
, i, nimici dalla parte di fuori haueranno preſa alcuna parte del muro, quelli che ſaranno alle difeſe potranno taglia
re
le dette uie, &
ſe faranno preſti laſcieranno paſſare i nimici all’altra parte delle Torri, ò uero della muraglia, ſe
forſe
quelli uorranno andare in precipitio.
Biſogna adunque far le Torri, ò uero di forma ritonda, ò uero di molti
anguli
, però che le quadrate di leggieri ſi gettano à terra dalle machine, perche gli Arieti urtando rompono le canto-
nate
, ma nelle ritonde ſpignendole uerſo il centro come cunei non le poſſono offendere.
Appreſſo di queſto le difeſe
delle
muraglie, &
delle Torri cõgiunte à gli argini, & Terrapieni grandemente ſicure ſono, imperò che gli Arieti,
ne
le Mine, altri inſtrumenti li poſſono fare offeſa:
ma in ogni luogo ſi richiede l’argine, ma ſolamente la doue
dal
di fuori da luogo alto à piede piano ſi può uenire à oppugnare la Città, &
però in tai luoghi biſogna prima caua
re
le foſſe di larghezza, &
di altezza grandisſima, dapoi eſſer deue il fondamento del muro deppreſſo, & calcato tra
2220 lo alueo della foſſa, &
fatto di quella groſſezza, & che egli poſſa facilmente ſoſtenere il carico dell’opera terrena, & an
chora
dalla parte della fabrica di dentro uerſo la terra deueſi fare il fondamento per ampio ſpatio diſtante da quel di
fuori
inmodo, che le compagnie posſino come in ordinanza nelle difeſe fermarſi ſopra la larghezza dell’argine;
ma
poi
, che in queſto modo diſtanti l’uno dall’altro fatte ſaranno le fondamenta, all’hora biſogna per lo trauerſo farne
de
gli altri, che congiunti ſieno col fondamento di dentro, &
conil fondamento di fuori, diſpoſti come pettini a gui-
ſa
de i denti d’una ſega, perciò che quando in queſta maniera ſarà fabricato, &
fondato il muro, all’hora ſene hauerà
queſto
commodo, che la grandezza del peſo in picciole parti ſeparata, non calcando con tutto il carico, potrà per
modo
alcuno rallentare, &
far uſcir dal ſuo luogo di ſotto alcuna coſa. Ma della muraglia, di che materia far ſi cõuen
ga
non ſi deue in queſto luogo altrimenti determinare, perciò che ſi può per tutto hauer quella copia di coſe, che
ſi
deſidera;
ma doue ſaranno i ſasſi di lati, & di anguli eguali, & di piana ſuperficie, che quadrati ſi chiamano, ò uero
3330 il ſilice, ò uero il cimento, ò uero il matone cotto, ò crudo, queſte coſe ſi deono uſare, perche non ſi può in tutte le par
ti
del mondo, &
in tutte le nature de i luoghi, perche i muri durino eternamente ſenza difetto; adoperar quello che
copioſamente
uiene in Babilonia, doue in luogo di calze, &
di arena, ſi uſa il bitume liquido, & di quello, & di cotto
matone
è fatto il muro della Città.
Leggi il terzo Cap. dell’Ottauo Libro, & qui conſidera la figura deſcritta, che bene darà ad intendere quanto Vitr. commanda, & ſi uede i pre-
cetti
de gli antichi non eſſer molto lontani da i noſtri, come ho detto diſopra, il resto è ſtato ancho aβai copioſamente dichiarato di ſopra.
11[Figure 11]
3933PRIMO.
CAP. VI. DELLA DIVISIONE DELL’OPERE, CHE SONO DENTRO
LE
MVRA, ET DELLA DISPOSITIONE DI ESSE PER
SCHIVARE
I FIATI NOCIVI DE I VENTI.
CIRCONDATA la Città d’intorno con la muraglia ſeguita il compartimento interiore delle
piazze
, &
de gli ſpatij, & il drizzamento delle contrade, & de i capi delle uie alle parti del Cielo.
Dapoi che Vitr. ha trattato della Regione, che era la prima coſa tra i principi pertinenti alla ſabrica, & dapoi, che ha
1110 dimoſtrato, come ſi ha da pigliare una parte della Regione, &
circondarla di difeſe, & munitione di muraglia, conra-
gione
egli uuole inſegnare à compartire il piano rinchiuſo da tutto il giro della Città, &
prima conſidera il comparti-
mento
, quanto appartiene à ſchiuar le coſe nociue, &
queſto nel preſente ſeſto Cap. dapoi quanto appartiene alla di-
ſtributione
, &
diſpenſatione dei luoghi, & queſto nel. VII. & ultimo cap. del preſente Libro. Quanto adunque s’aſpetta al compartimen-
to
del piano per drizzar le uie, &
le piazze, acciò che ſi ſchifino i noioſi, & dannoſi fiati de i uenti, dice Vitr. Prima con eſſempi facendo-
ne
auuertiti, che alcuno danno riſpetto à i uenti nonne intrauenga, dapoi diſcorrendo ſopra la natura, forza, nomi, numero, &
ſito de i uenti,
per
ſormarne poicerta, &
terminata figura, acciò che ſappiamo con quella reggerſi nelle dritture delle contrade, dice.
Drizzerannoli bene, ſe prudentemente ſaranno eſcluſi i uenti da i capi delle uie, perche i uenti freddi offendono, i caldi
corrompono
, gli humidi nuocono, per ilche pare, che ſi debbia ſchifare queſto diffetto, &
ſi conuenga hauer cura,
che
quello non auuenga, che in molte Città ſi ſuol fare, come nell’Iſola di Lesbo il caſtello di Meteline e fatto ma-
2220 gnificamente, &
con molti ornamenti, ma poſto ſenza conſideratione, perchein quel luogo ſoffiando l’Oſtro gli
huomini
s’infermano, ſoffiando Cauro hanno la toſſe, ſoffiando Trammontana ſi riſanano:
ma nelle piazze, & ne
i
capi delle uie ſtar non poſſono per la forza del freddo.
Leſbo è Iſola del mare Egeo detto Arcipelago, uolge cento, & ſeſſantamiglia, & ha la ſua Metropoli detta Metelino, dalla quale hoggitutta
l’ſola
è nominata, bene è uero, che hora è priua de gl’antichi ornamenti, &
è andata in ruina. Giace Metelino uerſo la Trammontana, uerſo
ponente
è S.
Theodoro, uerſo Garbino il colſo Caloni, & ira Sirocco, & Leuante il colſo Hieremidia: il ſito di questa iſola è altroue deſcrit
to
da noi.
Metelino adunque e mal ſituato, e compartito, percioche è ſottopoſto à i uenti, de qualila maggior parte ſono mal ſani, pero nel
compartimẽto
biſogna hauer conſideratione à i uenti:
Da queſto precetto Vit. ſi piglia una occaſione bellisſima di Filoſofare d’intorno ad una
materia
non men bella, che difficile, percioche hauendo dimostrato per eſſempio di quanto nocumento ſiano i uenti, &
uolendoci inſegnare à
romper
il corſo loro con i capi delle uie, &
col compartimento delle strade, egli entra à ragionare de iuenti. Biſogna adunque ſchiuare i noioſi
3330 fiati de i uenti per fuggire quelle incommodità, che ci portano le uarie qualità loro come dice Vitr.
eſſer auuenuto à Metelino, & come hog-
gidi
ſi uede à gl’Orzi nuoui, fortezza de Vinetiani ſul tenitorio di Breſcia.
Questa fu fatta tutta di nuouo, & compartita, ma ſenza conſi-
deratione
alcuna de i uenti, la doue tutte le uie di fatto ſono drizzate quaſi con deliberato conſiglio à i ſoffi de i uenti, per la qual coſa gl’ha-
bitanti
patiſcono grandemente.
Il uento è onda dell’aere, che ſcorre con sforzeuole mouimento.
Qui Vitr. comincia à filoſofare ſopra la natura, & la qualit à de i uenti, dichiara prima che coſaè uento, & poi da che naſce, prouando con
eſſempio
ſenſibile eſſer e il uero quanto dice:
il uento adunque è onda dell’aere. Si come l’onda del mare è una parte dell’acque unita, & rac-
colta
, che uerſo alcuna banda ſi muoue, coſi uuole Vitr.
che il uento ſia parte dell’aere in ſe ristretta, che in alcuna parte ſi pieghi, & però
ha
detto che il uento è onda dell’aere, che con sforzeuole, &
grande mouimento ſi commoue.
Egli naſce quando ritroua l’humore, & lo impeto del feruore da ſe tira, & eſprime la forza dello ſpirito, che ſoffia.
4440
Vitr. cerca in questo luogo il naſcimento del uento, & uuole, che quando il calore per alcun modo ritroua l’humidità per la calidità ſi mandi fuo-
ri
la forza dello Spirito, che ſoffia.
Pare queſta coſa eſſer uera per lo eſſempio, che egli prende, ma inuero non è coſi, come egli dice, ne ſi
puo
intendere il naſcimento del ſoffiare per le parole di eſſo.
Io eſponerò prima l’oppinione di eſſo autore, & le parole ſue, dapoi breuemente
con
i ueri termini della filoſofia tratterò la preſente materia, per ſatisfare à gli ſtudioſi del uero, dice adunque Vitruuio.
Et ciò eſſer uero ſi dimoſtra dalle palle da uento, æolopilæ nominate, & con gl’artificioſi rittrouamenti delle coſe ſi trag
ge
dalle ſecrete ragioni del Cielo quanto è uero della diuinità.
Fannoſi dette palle cauate, & hanno un punto ſtret-
tisſimo
, per lo quale ui ſi mette l’acque, queſte al foco ſi pongono, la doue prima, che ſi ſcaldmo alcuno ſoffio non
fanno
, ma poi, che cominciano à bollire, ſoffiano grandemente, &
in queſto modo da picciola, & breuisſima uedu
ta
ſi puo ſapere, &
far giuditio delle grandi, & immenſe ragioni del Cielo, & della natura de i uenti.
Pareua grande argomento à Vitr. la iſperienza àuoler prouare il naſcer de i uenti dal calore, che opera nella humidità, pero egli ſe ne è reſtato
5550 conl’opinione ſopradetta, &
in uero, come ad Architetto ſi può permettere ogni ragione di queſte coſe, ma ſe egli, ò altri uoleſſe contendere,
io
direi, che s’uſcirebbe de itermini dell’Architetto, come egli ſteſſo dice nel primo cap.
del preſente Libro. Io hauendo promeſſo di ſatisfare in
questa
parte al deſiderio de gli ſtudioſi, diro breuemente, che il uento è uapore della terra, che aſcende all’altezza dell’aere, &
ſcacciato dal
freddo
fortemente lo percuote, Per intelligenza di queſto, io dico, che il calor del Sole, &
d’altri corpi celeſti ha uirtu di trarre dalla terra al
cuni
fumi, &
uapori, & leuarli in alto. Queſti uapori ſono alcune parti minute, & ſottili dell’humor terreſtre, che non hanno ne colore, ne
figura
certa, &
determinata; hanno alcuni calore, & humidità altri calore, & ſiccita; de i primi ſi ſa ogni humida impresſione, come le nubi,
la
pioua, la rugiada, la neue, la grandine, la brina, il mare, &
le ſonti: de i ſecondi ogni affoccato, & infiammato ardore ſi genera, & tutto
quello
, che è di calda, &
ſecca natura, & pero i ſuochi, i lampi, i tizzoni, le comete, le caſe ardenti, le caſe ardenti, le cornone luminoſe, i ful
mini
, le apriture, &
uoragini dell’ aere notturno, i uenti, i turbini, & altre apparenze d’ imperfette misture da quelli hanno origine : noi di-
remo
de i uenti.
Il Sole adunque ha uirtu di tirare à ſe quel uapore, che é caldo, & ſecco, il quale uſcito dalla terra, per eſſer di natura di ſuo-
6660 co s’inalza, &
ſi leua dritto all’inſu, & aſcende fin, che egli ritroua quella parte di mezzo dell’aere, che è fredda per eſſer egualmente di-
ſtante
, &
dalla riuerberatione de i raggi del Sole, che dalla terra doppi riſaliſcono, & dal feruore del fuoco, elemento ſuperiore, rittrouando
poi
il freddo come nimico lo fugge, &
hauendo il uapore natura di fuoco cerca pure di aſcendere, ma eſſendo ribattuto dal freddo è forza, che
diſcenda
, &
per queſto contraſto e da i lati ſcacciato, & in giro ſi moue per la uiolenza fattagli dal freddo, che lo ribatte in giu, & per la natu
rale
inclinatione, che lo porta all’infu, &
però il uento non è altro, che uapor caldo, & ſecco moſſo da i lati circa la terra per la ribbattuta del
freddo
, che è nella mezzana parte dell’aere, &
ſe bene alcuna fiata chiamiamo uento l’aere moſſo, come ſi uede dal ſoffiare de i ſolli, & dal ſarſi
uento
l’eſtate, non è però, che il uento ſia mouimento dell’aere, perche puo stare, che con il uento ſi muoua l’aere, &
che il uento però non ſia
onda
dell’aere, come dice Vitruuio.
Ma che il uapor caldo, & ſecco ſia principio de i uenti prouaſi per tre ſegni, il primo e, che per l’abbon-
danza
de uenti, le regioni ſi fanno calde, &
ſecche : il ſecondo e, che i grandi uenti fanno ceſſare le pioggie, il terzo e, che uengono piu uenti
i
poli del mondo cioè dal Settentrione, Meriggie, &
dal Ponente, che dal Leuante, perche in quelle regioni ſi troua maggior copia di uapo-
7770 ri.
Queſti ſegni pareno al primo aſpetto contrari all’eſperienza, & prima, perche quando ſono i grandi uenti, pare che regni freddo maggio-
re
, dapoi non ſi uede chiaramente, che gl’huomini riſcaldati cercano farſi uento per raffreddarſi, adunque il uento è di natura freddo.
Riſpon-
do
al primo detto, il freddo, che ſi ſente dal tempo che ſoffiano i uenti, naſce per la meſcolanza, che fanno i uapori caldi, &
ſecchi, con i ſreddi,
&
humidi quando s’incontrano, & ancho dalla freddura dell’aere, con ilquale i uapori ſono meſcolati, può ancho eſſere, che il uapore
4034LIBRO.& ſecco ſia mutato per lo freddo, che egli troua nel mezzo dell’aere, ma ceβando il uento il paeſe reſta aſciutto, & caldo; Al ſecõdo io dico, che
per
loſar ſi uento egli ſi moue l’aere, &
ſi riſtrigne, il quale e piu freddo, che il corpo humano riſcaldato, & però deſiderato, il uento adun-
que
e uapore eleuato, &
ſcacciato, et ſi come il fiume nel principio preſſo alla ſonte è piccolo, et allontanandoſi dalla ſua origine, per lo ingreſſo
d’altri
fiumi diuenta maggiore, coſi il uento uicino al luogo, oue egli ſi leua è poco, &
partendoſi é molto ritrouando ſempre altri uapori di
nuouo
, ne prima il uapore diuiene uento, che egli ſia ſcacciato dal freddo dell’aere.
Muoueſi in giro per la ſopradetta cagione, & forſe anco ſe
guendo
il mouimento delle stelle, &
de i pianeti, che lo muouono, l’ſſempio di Vitr. delle Palle dette æolopilæ, ſi fa in queſto modo, che eſſendo
rinchiuſa
l’acqua, &
al ſoco poſta, comincia à poco à poco allargaſi, et dilatar ſi per lo calore, imperoche propio è dal caldo allargare, come
del
freddo riſtrignere, lo allargare fa, che le parti dell’acqua piu denſe, diuentino piu rare, &
però ricerchino luogo maggiore, come parti, che
per
lo calore ſieno aere diuentate, da queſto procede, che creſcendo il caldo, le dimenſioni dell’aere creſcono ſimilmente, &
eſſendo in poco ua
ſo
rinchiuſe, &
uolendo uſcire trouano l’uſcita piccola, doue con uiolenza muouono lo ſpirito, & ſoffiano grandemente, & queſto è quel po
1110 co, che io ho uoluto dire della natura, &
origine de i uenti. Ma quanto appartiene alla nauigatione riſpetto à i uenti, laſciaſi à marinari, ſe-
condo
quello ſi dice.
Nauita de uentis.
Perche ſe i uenti ſaranno eſclu ſi non ſolamente à i ſani renderanno le habitationi ſalubri, ma ancora ſe per altri diffetti
ci
ſeranno delle infirmità, le quali ne gl’altri luoghi ſalu bri ſi curano con contrarie medicine, qui per la temperata
eſcluſione
de i uenti piu ageuolmente ſeranno curate.
Ottimo rimedio ſarebbe nel predetto luogo de gl’Orzi nuoui alle molte infirmità, che uengono à gl’habitanti di quel luogo, & ſpecialmente l’apo
ſtemme
, lo drizzare le ſtrade, come ci dimostrer à Vitr.
per eſcludere i uenti, & in uero il uento genera molte inſirmità : ecco Vitr. il quale
dapoi
, che ha filoſofato circa la natura de i uenti, comincia ancho à fare il Medico;
narrando gl’effetti di quegli, & dicendo.
Imali, che difficilmente ſi curano ne i detti luoghi ſono la grauezza, i dolori artefici, la toſſe, la punta, il tiſico, l’oſcire
il
ſangue, &
l’altre infirmità, che con lo aggiugnere, & non con il minuire ſi curano.
2220
Narrati i mali, che uengono da i uenti à difficultà di cura. Vitr rende la ragione, perche cagione quelle ſi leuano difficilmente, & dice.
Queſte difficilmente ſi leuano, prima, perche uẽgono dal freddo, poi perche indebolite le forze dalla egritudine lo aere
cõmoſſo
da i uenti ſi aſſottiglia, &
unitamente leua da gli infermi il ſucco, & quegli rende piu uoti, & eſtenuati, ma
per
lo contrario l’aere quieto, dolce, &
ripoſato, & non agitato da i uenti è piu denſo, perche non ſoffia, ne ha ſpeſſe
commotioni
per la ſua ſtabilità, aggiugnendo à i membri de i corpinotriſce, &
riſtora coloro, che ſono da ſimili infir-
mitati
oppresſi.
Ogni infirmità naſce, ò dallo ecceſſo, ò uero dal mancamento, curaſi dal contrario riempiendo oue manca, & leuando oue abonda, uuole Vitr. che le
ſopradette
inſermità uenghino da diffetto, &
mancamento dicendone la ragione, che lo aere aſſottigliato per l’agitatione de i uenti aſciuga l’hu
more
de i corpi, &
gl’indeboliſce, & il freddo gl’ offende, per questo riuolgendoſi al contrario, uuole, che l’aere dolce, & tranquillo gli riempia,
&
notriſca, & ſia ottimo rimedio alle ſopradette malatie. Grauezza è humore, che diſcende dal capo, ſerra le narici, ingroſſa la uoce, & muo
3330 ue la ſecca toſſe.
Hippocrate chiama tutte le diſtillationi, & grauezze Cryzas. I dolori artetici ſono pasſioni di quelle parti, che ſono appreſſo
le
giunture, &
legamenti, & ſono nerui, oſſa, & uene, dubita Galeno ſopra il X V I. aphoriſmo d’Hippocrate nel I I I. Libro, che coſa uera-
mente
s’intenda per queſto nome artheritis uſato da Vitr in queſto luogo, &
dice in queſto modo.
Degna coſa è adunque cercare: Quali pasſion di nerui, & di legatura detto habbia Hippocrate farſi nelle ſiccità, per-
cio
che ſe le ſiccitadi immoderate haueranno conſumata la humidità de i legamenti, le faranno un certo mouimento
difficile
per la ſiccità, &
forſe alcnna fiata apporterãno dolore, ma non faranno però quella infirmità, che è detta Ar-
thritis
, ſe forſe alcuno non uuole nominare con queſto nome ogni dolore di nerui.
Ma il medeſimo Hipp. nel ſecon
do
Libro delle Epidimie dice in queſto modo.
Quelli, che per fame nell’Iſla Acno, che è nel golfo Arabico; mangia-
uano
de legumi, haueano debolezza di gambe:
& quelli, che uſauano per cibo la uezza, patiuano dolori nelle ginoc-
chia
:
queſti Hipp. non chiama arthetrici, ma doglio ſi delle ginocchia. Ma forſe alcuno dirà, che arthritis ſi chiama il
4440 dolore non di una giuntura, ò neruo ſolo, ma di molti inſieme.
Et in Latino è detto morbus articularis, et questa é la dubitatione di Gal. nella quale è poſta la ſolutione nell’ultima parte. La pleuritide è apoſtema
dentro
delle coſte, chiamaſi la punta.
Ptiſis ſono le piaghe inſanabili del polmone, dalle quali con piccola ſebre ſeguita la eſtenuatione di tutto il
corpo
, &
poi la morte ceſſando lo ſputo. L’oſcire il ſangue, cioe lo ſputar ſangue è detto in Greco Aemophtiſis, & ſi cauſa da ſiccità, & le ſo-
pradette
infirmita ſi curano ſi curano difficilmente riſpetto alli uenti, &
però Hipp. Nel . Libro dice, in queſto modo, al quinto A ph.
I uenti Auſtrali aſſordano, ingroſſano la uiſta, fanno peſare il capo, fanno lenti, & pigri gl’huomini, & li diſcioglieno, &
quando
anderanno queſti tempi nelle malatie ſi deono aſpettare ſimili effetti :
Da gli Aquilonari, & Settentrionali
uengono
le tos ſi, lo eſſer rauco, durezza di uentre, difficultà d’orina, gli horrori, &
i dolori delle coſte, & del uentre.
La ragione delle predette coſe e come dice Ga. perciò che i uenti Auſtrali riempieno, & otturano, perche ſeco portano grande humidità, laquale
riempie
gl’instrumenti de ſenſi humani, &
pigri ſonnacchioſi, & aggrauati reſtano; Ma per li uenti Settentrionali, per ſtemperatura de gl’in-
5550 ſtrumenti, che ſeruono alla reſpiratione, &
per l’aſprezza delle canne nata dal ſecco, & dal freddo, uengono le predette infirmità, & queſto ci
puo
bastare per hora, il resto copioſamente da medici è trattato.
Piacque ad alcuno, che i uenti fuſſero quattro.
Comincia Vitr. à narrare il numero de uenti, & ſecondo l’opinione di diuer ſi dichiara la ſua intentione, laquale noi poneremo diſtinatamẽte, & con
le
figure ſue ſecondo la diuerſità de nomi, &
il boſſolo da nauigare, per giouare alli praticanti dell’arte, dice adunque Vitr.
Dell’Oriente Equinottiale, il Solano, detto da i pratici il Leuante : dal Mezzodi l’Oſtro, dall’Occidente Equinottiale,
il
Fauonio detto Ponente;
dal Settentrione, la Trammontana, detta Settentrione.
Per la intelligenza delle coſe dette, & di quelle che s’hanno à dire circa il numero de uenti. Io dico, che ſono trentadue nomi di uenti praticati nella
nauigatione
;
& la ragione perche ſi da queſto numero è come dice Pietro da Medina, perche imaginiamo la ritondità del mondo eſſer diuiſa in
partitrentadue
, &
à ciaſcuna di eſſe ſe le aſſegna un uento, alquale ſi da nome d’intiero, ò mezzo, ò quarta ſecondo quella parte, da che ci
6660 pare, che uenga il uento, deueſi per questo ſapere, che tutto il giro del mondo tiene quattro parti principali, che anguli, ò regioni ſi chiamano,
come
in queſto conuengono i Filoſofi, &
A ſtrologhi con i Sacri ſcrittori. Queſte qnattro parti ſono, & conoſciute, & nominate, con quattro
uenti
principali, che ſono, Leuante, Ponente, Oſtro, &
Trammontana, chiamati da Vitr. Solanus. Fauonius, Auſter, Septentrio; Solanus, per-
che
i ui ſi leua il Sole quando è l’Equinottio, Fauonius, perche fauoriſce alle naſcenti coſe, &
con altro nome è detto Zephiro padre de i fiori.
Septentrionalis, per le ſette Stelle dell’Orſa minore. Auſter, perche tragge l’acqua, & gl’humori. La figura di questi quattro è qui ſotto con i
nomi
uſitati nella nauigatione A Leuante B Ponente O Ostro D Trammontana, &
ſono nel primo circolo.
Queſti quattro uenti ne hanno altri quattro collaterali, & ſono cõpoſti di quelli, pigliando il nome dalla metà di queſti ciaſcuuo, il primo è tra’l
Mezzodi
&
il Leuante; dal naſcer del Sole l’Inuernata Eurus nominato, come à dire uento Leuantino. Tra il Ponente, & il Settentrione euui
quel
uento, che Caurus, ò uero Carus ſi chiama, perche rinchiuſo del coro de i uenti, &
dal uerno Occidente, tra l’Oſtro, & il Ponente
euuì
l’Affrico dall’Affrica, donde uiene chiamato.
Tra’l Settentrione, & il Leuante è l’Aquilone, perche conſtrigne, disſipa le acque, la
7770 figura di queſti otto uenti è ſegnata nel circolo di mezzo, &
ſono f Siroccog Garbino h Maeſtro i Greco.
Questi otto uenti ſi chiamano uenti interi, & principali, tra quali ne ſono altri otto ſegnati, che ſi chiamane mezzanini, non perche ſi eno
di
manco forza, che i primi, ma perche ſono trapposti, &
tramezzano gl’otto ſopradetti. Questi ſimilmente prendono i nomi da i uen-
ti
.
che gli ſono da i lati : il primo è tra la Trammontana, & lo Aquilone : il ſecondo tra il Leuante, & l’Aquilone : il terzo tra il
4135PRIMO. te, & l’Euro; il quarto tra l’Oſtro, & l’Euro; il quinto tra l’Affrico, & l’Ostro; il ſesto tra il Ponente, & l’Affrico: il ſettimo tra il
Cauro
, &
il Ponente, Pottauo tra il Cauro, & la Trammontana, nelterzo circolo.
Tra queſti ſedici uenti, altri ſedici figurati ſono, che ſi chiamano quarte ciaſcuno de gli otto principali tiene due quarte collaterali, & cia-
ſcuna
quarta prende il ſuo nome dal uento uicino, come ſarebbe à dire la Trammontana tiene due quarte, quella, che ſta alla parte del Gre-
co
ſi chiama, la quarta di Trammontana uerſo Greco, &
quella che ſta alla parte di Maestro, ſi chiama la quarta di Trammontana uerſo
Maeſtro
, &
coſi il Maeſtro ha due quarte, quella, che è uerſo Trammontand, ſi chiama la quarta di Ma@@o uerſo Trammontana, &
quella
, che ſta uerſo Ponente, ſi dice quarta di Maeſtro uerſo Ponente:
il ſimile s’intende di tutte l’altre quarte, & la figura. Si può facil-
mente
fare ſecondo la regola delle altre.
La infrſcritta diuiſione è la piu diſtinta, & piu uſitata, che ſi poſſa trouare, però ſecondo queſta ſi reggonoi marinari, come ſecondo coſa
determinata
, &
diſtinta, alli quali in queſto caſo ogn’uno ſi deue riferire, perche è propia loro conſideratione: biſogna an cho auuertire, che
1110 la cognitione, &
l’uſo del boſſolo ci ſerue à molte belle coſe, oltra l’indrizzo dei uenti, perche à pigliar i paeſi, & ſiti è mirabile, & le
facciate
delle caſe, ègli horologi altre coſe belle, &
utili, dellequali ſi dira al ſuo luogo.
12[Figure 12]*** Leuante Solanus.P Ponente Fauonius. Zefirus.T Trammontana Septentrio Aparctias.O Oſtro Auſter.M Maeſtro Caurus.L Libecchio, ò Garbino, Affricus.S Sirocco, Eurus.G Greco, Aquilo.@ Sirocco Leuante.2 Oſtro Sirocco, Euro Auster.3 Oſtro Garbino, Libonatus, ouer Auſtro Affricus.4 Ponente Garbino.5 Ponente Maeſtro.6 Maeſtro Trammontana.7 Greco Trammontana.8 Greco Leuante.9 tra Sirocco, è Sirocco Leuante.Et coſi ua ſeguendo. come dimoſtra la figura.1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 L M V G S O P T***2220
E ben coſa degna di auuertimento à conſiderare come ſi disting uono i uenti, pcrcioche molto gioua à ſaper diſcioglier molte dubitationi, che
uēgono
per non intendere i riſpetti delle diſtintioni de i uenti, però ſaperemo, che in quattro modi ſi diſtingueno i uenti, primamente, ſecon
do
tutti i punti, che ſono nella circonferenza dell’Orizonte:
Orizonte è circolo, che partela metà del mondo, che ſi uede da quella, che non
ſi
uede, &
mette i termini alla uiſta nostra: Almodo hora detto infiniti uenti ſi darebbeno, & in ogni parte dell’ Orizonte, & perche non
cadono
ſotto alcuna regola, non ſi deono à queſto modo diuidere, dapoi distinti ſono i uenti per li punti dell’ Orizonte, che notabilmente ſo-
no
diſtanti l’uno dall’ altro, &
coſi da i marniari posti ſono. X X X I I. uenti ſopradetti, perche à queſto modo ſi poſſono i marinari commo-
damente
ſeruire.
Il terzo modo di partire i uentiè ſecondo le meſcolãze delle prime qualità, che ſono, caldo, freddo, humido, & ſecco, & à que-
3360 ſta maniera ſaranno quattro uẽti, i quali ſoffiano dalle quattro regioni principali dette cardini del mondo;
di queſto modo ſi ſeruono i ſiloſofi, et
gl’
A strologi;
Nel quarto modo ſi diſtinguono i uẽti dalle dodici partidel Zodiaco, che ſono i dodici ſegni Celeſti, ſotto i quali il Sole ha uirtù di
leuare
la natura de i uenti, &
queſta diſtintione è propia de gl’ Aſtrologi; & ſe per ſorte ſi trouaſſe altra distintione de i uenti, questo ſarebbe
per
maggiore, &
piu determinata dimoſtratione riſpetto all’ arte del nauigare, ò uero ad altra intẽtione, et di qui è nata la uarietà dell’ oppinio
ni
circa il numero de i uenti, perche altri ne fanno xij.
altri come dirà qui diſotto Vit. xxiiij. Ritorniamo adunque à Vit. ilquale hauẽdo poſto
l’oppenione
di quelli, che hannopoſti ſolamente quattro uenti, ſeguita à dire l’oppinione di quelli, che ne hanno poſto in piu quantità, &
dice.
Ma chicon maggior diligenza cercato hanno, otto ne poſero, & ſpecialmente Andronico Cirreſte, ilquale ne fece
l’eſſempio
ſabricando in Athene una torre di marmo fatta in otto faccie, &
in ciaſcuna delle otto faccie poſe la i-
magine
di un uento ſcolpita, che riguardaua contra i ſoffiamenti dogn’uno, &
ſopra la torre ui miſe una Meta
di
marmo, nella cui ſommità ui fiſſe uno Tritone di ràme, che con la deſtra porgeua una uerghetta, &
lo fece in
4470 modo, che dal uento commoſſo ſi raggiraua, &
contra il uento ſi fermaua, tenendo ſopra la imagine del uento
fcolpito
la uerga dimoſtratrice, &
coſi tra il Leuante, & l’Oſtro dal uerno Oriẽte Euro, cioè Sirocco è collocato.
Tra l’Oſtro e’l Ponente oue il Sole il uerno Trammonta, è Garbino, Affrico nominato: tra Ponente, & tram-
montana
Cauro, cioe Maeſtro, &
tra la Trammontana, & Leuan te e lo Aquilone, cioe Greco. Et coſi
4236LIBRO re, che dichiarito ſia, & eſpreſſo di che maniera egli prende il numero, inomi, & le parti de uenti d’onde ſpi-
rino
determinatamente, laqual coſa eſſendoſi in queſto modo inueſtigata, accioche ſi ſappia prendere le regio-
ni
, &
i naſcimenti loro, coſi biſogna diſcorrere. Poſto ſia nel mezzo della città à liuello un piano quadro di mar-
mo
, ò uero il luogo ſia ſpianato, &
pareggiato in modo, che il detto quadro Amuſio detto, non ſi deſideri, põgaſi poi
nel
mezzo centro di eſſo uno ſtile di rame, che dimoſtri l’ombra, &
ſopra il detto quadro ſegniſi l’ombra eſtrema
fatta
dallo ſtile quaſi l’hom quinta ante meridiana, &
facciaſi con un punto il ſegno, dapoi rallargata la ſeſta al pun
to
, che è ſegno della lunghezza dell’ombra, &
fermata nel centro ſacciaſi il giro finito: dapoi ſia oſſeruato dopo il
meriggie
l’ombra creſcente cagionata da queſto ſtile, &
quando quella hauerà toccato il giro gia fatto, & hauerà pa
reggiato
all’ombra antemeridiana quella fatta dapoi mezzo giorno, far biſogna in quel toccare un punto, da queſti
due
ſegni con la ſeſta due ſegni in crocicchiati far ſi deono, &
per tale incrociamento, & per lo centro nel mezzo ſi
1110 deue tirare una linea, che tocchi l’eſtremità del cerchio, accioche s’habbia il mezzo giorno, &
la trammontana. Fat-
to
queſto biſogna pigliare la ſeſta decima di tutta la linea circolare, &
porre il centro nella linea del meriggie, laqua
le
tocca la circonferenza, &
ſi deue ſegnare dalla deſtra, & dalla ſiniſtra nella ditta circonferenza, & dalla parte del
mezzo
di, &
dalla parte della trammontana: da poi da queſti quattro ſegni per mezzo del centro ſi deono tirare in
croce
le linee, che con le loro eſtremità tocchino la circonferenza, &
à queſto modo ſi hauerà il diſſegno dell’ottaua
parte
dell’Oſtro, &
della Trammontana, le altre parti ueramente, che ſono tre dalla deſtra, & tre dalla ſiniſtra eguali
à
queſte ſi deono in tutto la circonferenza diſtribuire, in modo, che l’eguali diuiſioni degli otto uenti ſiano nel de-
ſcriuere
, &
compartire, diſſegnate, all’hora per gli anguli tra due regioni de i uenti, pare, che drizzar ſi deueno le
dritture
delle piazze, &
i capi delle uie, perche con tai ragioni, & compartendo à quel modo, dalle ſtanze, & da i bor-
ghi
, &
contrade ſarà eſcluſa la moleſta, & noioſa forza dei uenti; altrimenti quando le piazze per dritto dei uenti
2220 ſaranno diſſegnate, l’impeto, &
il ſoffiar frequente uenendo dallo ampio, & libero ſpatio del Cielo rinchiuſo nelle
bocche
, &
nelle entrate delle uie, & delle ſtrade, andrà con piu forzeuole mouimento uagando, per ilche le dritture
de
i borghi, &
delle uicinanze deono eſſer riuolte dalle regioni de i uenti, accioche peruenendo quelli à gli anguli del
le
Iſole, &
alle cantonate de i capi delle uie ſieno rotti, & eſpulſi, & disſipati.
Nella preſente conſideratione, i me pare, che biſogna ſapere le qualità de i uenti, & gli effetti, che fanno in diuerſi luoghi, percioche per darne
lo
eſſempio, l’Oſtro in alcuni luoghi è mortale, in altrinò coſi.
Borea è ſano in Venetia, & altroue dannoſo, però nelle dritture delle strade biſo
gna
hauer queſta conſideratione;
ſe forſe uogliamo dire, che ogni uento ſia noioſo, & mal ſano: Vitr. adunque ha conſiderato l’uniuerſale,
&
bene, perche il particolare ſi deue conſiderare da i particolari, iquali ſecondo le loro compleßioni ſaper deono qual uento gli ſia gioueuole,
&
qual non? Dichiarano i preceti de medicile qualità de i uenti, & dimoſtrano qual uento à qual compleßione ouero nuoca, ouero ſia digio
uamento
:
lo à quelli mando i curioſi, ò ſtudioſi di queſte coſe. Hauẽdo fin qui Vitr. dataci intentione del drizzare le ſtrade, & le uie, uuole piu
3330 partitamente ſare il medeſimo, &
formarne la ſua ſigura: Ma prima ua indagando, ſe per ſorte ſi troua piu numero di uenti; & dice.
Ma ſorſe quelli, che hanno piu nomi di uenti conoſciuti prenderanno marauiglia, che io detto habbia otto ſoli uentiri
trouarſi
, ma ſe auertiranno il circuito di tutta la terra eſſere ſtato da Eratoſtene Cireneo mathematiche ragioni, et
uie
ritrouato per lo corſo del Sole, &
per l’ombre dello ſtile equinottiale dalla inclinatione del cielo eſſere di ſtadi du
cento
, &
cinquanta due mila, che ſono pasſi. 31500000. trenta una fiata mille migliaia, & cinquecento fiate mille, & di
queſti
la ottaua parte da un uento eſſer occupata, che è di pasſi.
3937500. tre mila miglia nouecento, & trentaſette mi
la
, &
cinquecento, non ſi doueriano marauigliare, ſe in tãto grande ſpatio un uento uagando col ceſſare, & col rit-
torno
farà uarie mutationi di ſoſſiare, &
però cerca l’Oſtro dalla deſtra, & dalla ſiniſtra è il uento detto Leuconotus,
&
il uẽto nominato Altanus: d’intorno allo Affrico ſoſſia il Libonoto, & quello, che ſi chiama Sub ueſperus: d’intor-
no
al Fauonio ſpira l’Argeſte, &
à certi tempi l’Etheſie; da i lati del Cauro ſta il Circio, & il Coro; circa il Settentrione
4440 uno è che ſi chiama Thraſcias, &
l’altro Gallico dalla deſtra, & dalla ſiniſtra dello Aquilone ſoffia il Borea, & il Su-
pernate
:
d’intorno il Solano è Carbas, & à certi tempi le Ornithie; ma dello Euro, che tiene le parti di mezzo dalle
bande
ſtanno Cecia, &
Volturno.
In questo luogo Vitr. riſponde à quello, che ſe gli potrebbe opporre circa il numero de i uenti. Potrebbe dire
13[Figure 13]A Aleſſandria.
B
Siene.
A
D il Gnomone.
C
il Centro del Mondo.
F
H C D G. iraggi del Sole.
A
D G A C B. gli
Anguli
corriſpondenti.
e f d b a c
5550 alcuno, ò Vitr tu hai noueratti ſolamente otto uenti, ma dei ſapere, che ne ſono molti altri anchora cono-
ſciuti
, però non doueui affermare cio che detto hai:
Riſponde Vitr. che molto bene puo ſtar quello, che
egli
ha detto del numero de i uenti, &
che ancho altri uenti ſieno conoſciuti, & la ragione è queſta, perche
nonè
marauiglia, ſe uno uento ſteſſo uagando per grandißimo ſpacio col ceſsare, &
col rittorno ſaccia di-
uerſamente
ſoffiando molte uarietà, dalle quali ſi prendino diuerſi nomi di uenti;
ma direbbe alcuno, &
che
ſpatio e coſi grande, per ilquale hada uagare il uento?
Riſponde quello eſſer l’ottaua parte di tutto il gi
ro
della terra, laquale ottaua parte é miglia.
3937. Prendendo adunque iuenti per lo grande ſpatio qualche
mutatione
ouero per gli monti oppoſti, ouero per l’altezza della terra, o per qualche altra cagione non ſi
douemo
marauigliare ſe da i lati de gli otto uenti altri ne ſono ſtati collocati-come narra Vitr.
ſin al nume
ro
di uentiquattro, &
come appare per la ſottopoſta figura, et accioche s’intenda queſto; dice egli, che
Erathoſtene
Cireneo, che fu grandißimo mathematico, rittrouò con uie, et modi ragioneuoli tutto il giro, et
circuito
della terra eſſer stadi ducento cinquanta due mila, che ſono miglia trent’un mila, et cinquecẽto, per
che
otto ſtadi ſono un miglio, et ſono paßi.
31500000. perche mille paßi fanno un miglio, & il paſſo è di cin
que
piedi, l’ottaua parte di tutto il circuito è di miglia 3937.
che ſono paſſa. 3937500. & queſto è lo ſpa-
tio
grande, che egli dice, ma in che modo per lo corſo del Sole, &
per l’ombre dello ſtile equinottiale. Era
thoſthene
rittrouaſſe con ragioni Mathemathiche dalla inclinatione del Cielo il circuito della terra, hora è
al
propoſito noſtro dichiarire, benche altroue queſto fatto habbiamo maniſesto.
Erathostene preſe due luo
6660 ghi in Egitto, Aleßandria, &
Siene, iquali due luoghi ſono quaſi ſotto un’isteſſo meridiano, & dallo ſpatio,
che
è tra un luogo, &
l’altro egli traſſe tutta la circonſerenza della terra, drizzòadunque ſopra la terra
in
Aleſſandria lo gnomone.
Dipoi egli nel mezzo di appunto quando il Sole è nel principio del Cãcro con
ſider
aua due r aggi ſolari, uno, che cadeua ſopra Siene a piombo, perche Siene ė ſotto il tropico, l’altro, che
cadeua
ſopra la punta dello ſtile drizzato in Aleſſandria, &
gettaua l’ombra uerſo Settentrione perche
Aleſſandria
è di qua dal Tropico di Cancro, &
per ragione del gnomone all’ombra per uia Geometrica
egli
trouò, che l’angulo compreſo ſotto il gnomone, &
ſotto’raggio ſolare, erala cinquanteſima parte
di
quattro anguli dritti, &
però eſſendo queſto angulo eguale à quello, che nel centro della terra ſa il rag-
gio
, che diſcende per Siene inſieme col gnomone d’Aleſſandria imaginato continuare fin’al centrodella ter
7770 ra, imperoche eſſendo i raggi quaſi paralelli, gl’anguli erano corriſpondẽti, &
ſimili, era neceſſario, che que
llo
ſpatio di circonferenza, che era da Siene ad Aleſſandria ſuſſe la cinquanteſima del tutto, et peròmiſura-
ta
quelia parte eſſer di 5000 stadi ſeguita, che tutta lo circonſerenza ſiadi 250000.
ſtadi, che ſono.
31250. miglia, & coſi ſi può acconciare, & Vitr. & Plinio, & ſe é diuerſità tra gli Autori penſo, che la
uenga
dalla diuerſità delle miſure, la ſigura della dimostratione di Erathostene é la ſeguente.
4337PRIMO.14[Figure 14]A Solanus.
B
Septentrio.
C
Fauonius.
D
Meridies.
E
Euras.
F
Affricus.
G
Caurus.
H
Aquilo
I
Carbas.
K
Boreas.
L
Supernas.
M
Gallicus.
N
Trhaſcias.
O
Corus.
P
Circius.
Q
Etheſiœ.
R
Argeſtes.
S
Subueſperus.
T
Libonotus.
V
Altanus.
X
Leuconotus.
Y
Vulturnus.
Z
Cecias.
*
Ornithiœ.
a b c d e f g h N F X n t s q p d n m l R l
Sono anchora piu nomi, & fiati di uenti
preſi
da i luoghi di doue ſpirano, ò ue-
da i fiumi, ò dalle procelle, che fan-
no
uenendo da i monti, oltra di que-
ſto
ſono le aure mattutine, che ſpira-
no
quando il Sole eſce di ſotterra, per-
che
il Sole girando percuote l’humore
dell’aere
, &
nello alzarſi con impeto
ſcacciãdo
tragge i ſiati delle aure con
lo
ſpirito, che uiene auanti la luce, i
1110 quali fiati ſe nato il Sole reſtano ſi ra-
gunano
con le parti del uento Euro,
&
perciò Euro dalle aure, delle quali
egli
ſi genera, da Greci è nominato, &

il
Dimane ſimilmente per le aure Ma
tutine
Aurion da i medeſimi è chia-
mato
.
Aura è piu presto Spirito, che uento, è, detta dal-
l’aere
, perche leue, &
dolce è il mouimẽto del-
l’aere
, la onde i Poeti dicono, che le aure con
2220 lieui piume traſcorrono l’aere.
Sono alcuni, che negano Erathoſtene ha
uer
potuto drittamẽte miſurare lo ſpa
tio
del Mondo;
ma ſia la miſura detta
uera
, ò uera, non puo la noſtra ſcrittura non hauere la uera determinatione delle parti, dalle quali naſcono i uen
ti
;
ilche ſe coſi è, poco manchera, che ciaſcun uento non habbia la certa ragione della ſua miſura, ma poco piu, ò po-
co
meno impeto.
Ma perche queſte coſe da noi breuemente eſpoſte ſono, mi è parſo nell’ultimo del Libro porre
due
ſigure dette da Greci Schemata, una, che dimoſtri d’onde uengano certi gli impeti de i uenti?
l’altra con che ma-
niera
dalle loro forze con diuerſe dritture di borghi, &
di piazze, ſchiuar ſi poſſon i noioſi ſiati de uenti.
Non uuole contendere Vitr. ſe Erathostene s’habbia portato bene nel miſurare il Mondo, percioche questo gli importa poco, ne può uariarla
3330 ragione di trouare iuenti, la dubietà delle miſure della terra, perciò che ſe la miſura è incerta, ſono però i uenti certi, &
uengono da certe,
&
determinate parte del Cielo; però ſe bene altri hanno ſcemato, ò uero accreſciuto il numero de gli ſtadi d’Erathoſtene, queſto poco ſa nel
preſente
negotio;
ne meno deue curare Vitr. ſe uno uento ſia piu ò meno impetuoſo dell’altro, però egli ci dimoſtra in Figura la ſua inten-
tione
, &
dice.
Sia adunquc in piano eguale il centro, doue è la littera. A. l’eſtremità dell’ombra cagionata dallo ſtile inanzi al mezzo
giorno
doue è la littera.
B. dal centro. A. all’ombra. B. allargata la ſeſta ſi faccia la linca circolare, & ripoſto lo ſtile do-
ue
era prima, aſpettiſi tanto, che l’ombra ſi ſminuiſca, &
faccia di nuouo, creſcendo l’ombre dopo il mezzodì eguale
all’ombra
fatta inanzi, &
tocchi la linea circolare doue ſi ſegnerà con la littera. C. all’hora dal ſegno. B. al ſegno. C. con
la
ſeſta ſi deſcriuerà in croce doue è il.
D. dapoi per quello incrocciamento doue è il. D. & per lo centro tirata ſia una
linea
allo eſtremo della circolare, à i capi della quale ſaranno le littere.
E. F. queſta linea ſarà dimoſtratrice della par-
4440 te Meridiana, &
della parte Settentrionale, da poi ſi deue pigliare la ſeſtadecima parte della linea circolare, & il cen-
tro
della ſeſta porre nella linea Meridiana, che tocca la circonferenza doue è la littera.
E. & dalla deſtra, & della ſini-
ſtra
ſegnare doue ſono.
G. H. & poi nella parte Setten trionale pongaſi il centro doue nella circonferẽza è ſegnato. F.
& dalla deſtra, & dalla ſiniſtra ſegnare doue ſono le litttere. L. K. & dal. G. al. K. & dalla. H. allo. L. ſi deono tirare le li-
nee
per lo centro, &
coſi quello ſpatio, che ſarà tra lo. G. & lo. H. ſarà lo ſpatio del uento Oſtro, & della parte Meri-
diana
, &
quello ſpatio, che ſarà dallo. L. al. K. ſarâ lo ſpatio del Setten trione; le altre parti, che ſono tre dalla deſtra, &
tre
dalla ſiniſtra eſſer deono egualmẽte partite, quelle dal Leuante ſaranno doue ſi uedranno le Lettere.
L. & .M. &
quelle
dal Ponẽte doue ſono le littere, N.
& O. dapoi dallo, M. allo. O. & dalla. L. allo. N. in croce s’hãno à tirar le linee,
&
in queſto modo egualmẽte partiti ſarãno gli ſpatij de gli otto uenti in tutto il giro diſſegnato, le quali coſe quãdo
ſaranno
in queſta maniera deſcritte in ciaſcuno de glianguli della figura d’otto faccie, ſe cómincieremo dal mezzodì
5550 tra lo Sirocco, &
Garbino, l’Oſtro nell’angulo ſarà la littera. G. tra l’Oſtro, & Garbino la. H. tra’l Garbino, & il Ponẽ-
te
la, N.
tra’l Ponente, & il Maeſtro la, O. tra’l Maeſtro; & la Trãmontana, la, R. tra la Trãmontana, et il Greco, la, I.
tra’l Greco, & Leuante, la, L. tra’l Leuante, & il Sirocco; la, M. diſpoſte in tal modo le coſe predette, ponga ſi lo ſtile
tra
gli anguli dell’ottangulo;
& in queſta maniera drizzate ſieno le piazze, & le otto diuiſioni de i capi delle uie.
Modo antico di ſcriuere. I I X. due di dieci, come. X X C I X. uenti di cento; & noue; ſono. 89. & . X L I I X. per 48. & altri ſimili. Altra dichiaratio-
ne
non ſi ricer ca delle coſe dette da Vitruuio, ſe non la ſigura, laquale è appreſſo deſcritta.
15[Figure 15]Incrociamento.f i l m g d h n o k d c e b
4416[Figure 16]STRADA
RASTELLO
TERRAPIENO
PAS-110
FOSSO
*** S O G P M T G 20 40 50 55 110 220
4539PRIMO.
La Piazza da baſſo ſerà alta ſopra il piano del foſſo piedi X V I I.
La Piazzadi ſopra piu alta di queſta piedi X V I. Doue è ſegnato la littera. M. ſono Magazeni da monitione.
Doue è ſegnato la lettera S ſono ſcale, che ſeruono per andare da baſſo per le contramine a torno il Baloardo.
La lettera. L. è la Piazza di ſopra.
Dali Huomini di giudicio, ſera conoſciuto lo errore fatto (dallo intagliatore, nella pianta qui all’incontro) in alcune linee, che
dimoſtrano
i tiri, che perfettamente non eſcono delle Canoniere.
17[Figure 17]piedi 250
piedi
110
piedi
60
PIEDI
.iis
piedi
80
piedi
50
L I S
PArera forſe a molti, che il trattare delle fortificattioni ſiacoſa da eſſer tenuta ſecreta, come, che a Prin-
cipi
, &
a Republiche ſolamente debbia eſſer manifeſta, oltra, che io ho udito alcuni dolerſi, che paleſandoſi
il
modo, &
le miſure del fortificare egli ſi uiene a giouare a molte genti fuori d’Italia, alle’quali par loro;
che ſi debbia tener le man ſtrette nello inſegnare. A queſti io non riſpondo, perche da ſe ſtesſi uanno a baſſo
come
quelli, che eſſendo huomini, mancar uogliono dell’ufficio della humanità, &
poi ſono ingrati, perche
hauendo
imparato molte coſe belle dalle genti di diuerſi paeſi, non uogliono uſar queſta gratitudine di ri-
compenſarle
ne biſogni della lor ſalute, oltra, che non ſanno gli inuidioſi, che gli eſſempi delle fortezze fatte iu Italia poſ-
ſono
ammaeſtrare ogni buon intelletto ſenza altra ſcrittura.
A quelli ueramente, che lodano la ſecretezza, direi, che
4640LIERO. che appartiene alla con@eruati@@e de glihuomini, non ſi deue tener ſecreto, et ſe pare a molti coſa grande l’inuentione delle Ma-
chine
horribili, ch@@ed ſtrage del genere humano ritrouate ſono, &
che il trouare ogni giorno dinouo ſia merauiglioſo, & la fa-
tica
di fare@quegli artifici non ſia fuggita da molti, quanto piu ſi douemo affaticare, per le coſe della ſalute?
& ſe le off eſe ſo-
no
co@coſi @abbracciate, come potremo, ò doueremo eſſer pegri nelle difefe?
Ma in ſomma io diro a tutti i riprenditori delle coſe que-
ſte
poche parole, lequali ſiano dette per una fiata, che il giudicare e operatione di una eccellentißima uirtù, &
come che difficil
coſa
, e pericoloſa ſia ad ogniuno, a coloro maßimamente, e dura &
dannoſa; i quali ò non intendono, ò uengono con proponi-
mento
di biaſimare piu preſto, che di giudicare.
Et guardando con gliocchi aperti al poco di male, ſono ciechi al molto di
buono
, che nelle opere di altri ſi troua.
Queſta ſorte di gente benche pare tra la moltitudine eſſer qualche coſa, perche il ripren-
dere
ha in ſe nna moſtra di eccellenza, &
d’auantaggio, niente di meno la uerita col tempo ſcuopre il difetto dell’ animo, & il
mancamento
de la uolonta loro.
Alla peruerſità di questi, e ſottopoſto ogn’ uno che ſuol fare, ò dare alcuna coſa in publico, quan-
1110 tunque l’habbiano fatta, ò data con ottima intentione.
Però io ſtimo, che maggior occaſione prenderanno molti di biaſmare quel-
lo
, che io con ottimo penſamento ho propoſto di publicare,imperoche il trattamento d’un’ arte ſola e ſottopoſto al peruerſo giudi-
cio
di quelli, che in quella arte uogliono eſſer tenuti, ò ſi ſtimano periti, &
intendenti. Ma il trattare di quella cognitione, che
abbraccia
molte, &
diuerſe arti, non puo fuggire il biaſimo de molti e diuerſi artifici inuidioſi, de i quali ſe in alcun tempo ſe ne è
trouato
copia, a noſtri certamente ne ſono infiniti, perche quanto manca a loro la induſtria, la dottrina, la eſperienza, &
lo
eſſe
mpio de i buoni, tanto ſoprabonda l’arroganza, la perfidia, &
la ignoranza loro; io di queſti poco mi curarei, quando io co-
noſceßi
, che non gli fuſſe dato d’orecchia, percioche ne di danno, ne di uergogna ſarebbeno a chi ſe affatica.
Maperche la coſa
ua
altrimenti, &
uolontieri ſi aſcolta, chi dice male. Io eſorto ognuno; che ſi piglia qualche bella impreſa per giouar altrui,
che
non perdonino a fatica per fare tale opere, che da ſe ſi difendino, &
che prendendo ſeco la diffeſadella uerita, con la forza
2220 del tempo a poco a poco poſſano conuincere di maluagità, chi s’oppone al uero.
Queſto couſiglio io mi ho forzato di prendere ne lo
interpretare
, &
eſponere i preſenti uolumi de l’ Architettura, & ſe ben le debil forze mie non hanno potuto far tanto, che l’o-
pera
ſia riuſcita a quella perſettione, ch’ella poßi mantenirſi da ſe, nientedimeno io poſſo affermare con uerità, che ne maggior
diligenza
, ne piu induſtria, ne miglior uoler ho potuto porui di quello ho poſto.
Io ho cercato impar are da ognuno, ad ogn’uno che
mi
ha giouato reſto debitore, de infinite gratie, &
come diſpenſatore, de i beni riceuuti da altri mi rendo. Io ho giudicato non
men
uergogna il uon uoler imparare, che danno il non ſapere.
Ho fugito la pompa di citare a nome gli Autori, de i quali mi ho
ſeruito
in queſta faticoſa impreſa, &
ho cercato non l’ampiezza della lingua, ò la copia, ma la chiarezza, & la elettione de le
coſe
, eſtimando un coſi importante uolurne douer eſſer di giouamento piu che mediocre uenendo in luce.
Piu uolte ho de ſiderato di
communicare
le fatiche mie con altri, &
in commune inuestigare la uerità, accioche quello, che non puo far uno ſolo fatto fuſſe
3330 da molti, ma queſto per alcuna cagione, che io non ſo, non mie uenuto fatto eccetto, che ne i di ſſegni de le figure importanti ho uſato
l’opera
di M.
Andrea Palladio Vicentino Architetto, il quale ha con incredibile profitto tra quanti ho conoſciuto, & di uiſta,
&
di fana & per giudicio de huomini eccellenti acquiſtato la uera Architettura non ſolo intendendo le belle, e ſottili ragioni di
eſſa
, ma anco ponendola in opera, ſi ne i ſottiliſimi, e uaghi diſegni delle piante, di gli alzati, &
de i profili, come nelo eſequire
e
far moltie ſuperbi Edificij ne la patria ſua, &
altroue, che contendono con gli antichi, danno lume a modermi, e daran merauiglia
a
quelli che uerranno.
Et quanto appartiene a Vitr. l’artificio de i Theatri, de i Tempi de le Baſiliche & di quelle coſe, che han-
no
piu belle, &
piu ſecrete ragioni di compartimenti tutte ſono state da qucllo con prontezza d’animo, & di mano eſplicate, eſe-
co
conſigliate, come da quello che di tutta Italia con giudici ha ſcielto le piu belle maniere de gli antichi, &
miſurate tutte l’opere,
che
ſi trouano.
Ne i diſegni adunque ha guardato piu a le miſure, che ale pitture, perche Vitr. inſeona le proportioni, e non le adom
arationi
delle opere, Nel restante de la fatica mia il buon uolere, puo coprire, ò ſcuſare qualche difetto &
inuitare altri amore-
uolmente
alla ciuile correttione, la quale io attendo con quel deſiderio, che ho hauuto ſempre di far bene.
Ma aſſai ſiamo uſciti
del
propoſito nostro però, e tempo di ritornar a Vitr.
4739PRIMO.
DELLA ELETTIONE DE I LVOGHI ALLVSO COMMVNE
DELLA
CITTA. CAP. VII.
Divisiicapi delle uie, & deſcritte le piazze, deueſi fare la elettione de i piani manifeſta al commo-
do
, &
all’uſo commune della Città per li Sacri Tempi, per lo Foro, & per gli altri luoghi communi-
Tratta
Vitr.
in queſto cap. quanto appartiene all’uniuerſal Diſpoſitione, Diſtributione, & Decoro de i luoghi, conſideran
do
il cõpartimento de i luoghi all’uſo commune.
Compartimento è ragioneuole diuiſione del piano, nella quale é poſta tutta
la
forza dell’ingegno, et dell’opera, come in quella in cui ripoſto ſia l’uſo del tutto, &
delle parti, la forza della proportione,
la
conſuetudine de paeſi, et la conſider atione de tempi, come nella ſottoſcritta partitione ſi dimoſtra cõpartimẽto nel qua-
1110 le ſi conſidera l’uſo delle parti, la proportione, l’ſanza, &
le ſtagioni. L’uſo eſſer deue accompagnato dal Decoro, dalla baſtanza delle parti, &
dalla
intentione del fine;
del Decoro s’ė detto diſopra al I I. cap. & ne dir à qui ſotto Vitr. il reſtante ſe dichiarerà al luogo ſuo. La proportio
ne
, &
riſpondenza ſia, che à grandi ſoggetti, grandi edifici ſi facciano, & de i grandi edifici ſiano i membri, & le parti grandi, perche la
Città
è una grandisſima caſa, come ſi puo dire, che la caſa ſia picciola Città.
Il ſauio Architetto deue alcuna coſa donare all’uſanza de ſuoi pae
ſi
;
non però deue egli errare, ne abbandonare la ragione, ma non laſciare la uſanza, & tenerſi alla ſcienza, altrimenti la cattiua uſanza non è
altro
che la uecchiezza del uitio, dal quale animo ſamente l’huomo ſi deue diſcoſtare, &
dar buono eſſempio à ſucceſſori. Le stagioni ſono con
ſiderate
ne i compartimenti per accommodare le stanze ſecondo il uerno, l’eſtate, &
gli altri tempi, ma noi al ſuo luogo piu partitamente
ne
parlaremo;
il reſto è facile nell’Autore.
Se le mura ſaranno preſſo al mare, il campo doue ſi deue fare il Foro, ſi deue eleggere appreſſo il porto; la Città ſarà
fra
terra nel mezzo.
2220
Laragione é perche nel Foro, che è luogo doue ſi uendono le coſe, & doue ſi tiene ragione e commodo à i foreſtieri, & mercanti, che uengano di
parti
lontane, eſſendo uicino al porto, quando la Città è preſſo il mare.
Ma quando è fra terra il mezzo della Città é commodo per lo Foro,
perche
il mezzo è propinquo à tutte le parti, &
preſto prouede al biſogno, & però Vitr. ha detto in medio oppido, perche Oppidum, e detto
dal
dare aiuto, che in latino ſi dice dare opem;
ò uero perche iui ſi portano le ricchezze, che da latini Opes dette ſono.
Ma per li Tempi Sacri di quelli Dei, nella tutela de i quali ſpecialmente è poſta la terra, & à Gioue, & à Giunone, & à
Minerua
ſi danno i campi in altisſimi luoghi, da i quali la grandisſima parte della Città ſi poſſa unitamente uede-
re
;
Ma à Mercurio nel Foro, ò uero ancho come ad Iſide, & Serapi nel fontico, ò mercato; ad Apolline, & al Padre
Bacco
preſſo al Theatro;
ad Hercole in quei luoghi doue non ſono Gimnaſi, ne Amphiteatri, appreſſo il Circo. A
Marte
fuori della Città, &
al campo. A Venere preſſo il porto; & queſto da i Toſcani aruſpici è ſtato ordinato; cioè
che
à Venere, Vulcano, &
à Marte, fatti ſiano i Tempi fuori delle mura, acciò che i piaceri di Venere, non prendi-
3330 no piede nella città preſſo la giouentù, &
le matri di famiglia; & che dalla forza di Vulcano tratta fuori della Città
religione
, &
ſacrifici, gli edifici parino eſſere dal timore de gli incendij liberati. Ma la diuinità di Marte eſſendo fuo-
ri
della terra conſecrata, non ſarà tra i cittadini la diſſentione, che uiene all’arme, ma con quella diſeſa da i nimici con
ſeruerà
quella da i pericoli delle battaglie;
ſimilmen te à Cerere ſi faranno i Tempi fuori della Città in luoghi doue
non
ſi uada, ſe non per necesſità douendoſi con religione, &
con ſanti coſtumi queſto luogo caſtamente guardare;
al reſtante de glialtri Dei biſogna ritrouar luoghi da fabricare, che ſiano conuenienti, guardando ſempre alle manie-
re
de ſacriſici.
Ma del modo de fabricare i Tempi, & delle miſure, & Simmetrie di quelli, nel. . & nel. iiij lib. ne rende
le ragioni, perciò che mi è piaciuto prima determinare della copia della materia, che ſi deue nelle fabriche prepara
re
, &
eſponer la forza, & l’uſo di eſſa, & poi le miſure de gli edifici, & gli ordini, & le maniere partitamente di tutte
le
Simmetrie trattare, &
in ciaſcuno de i ſeguenti libri eſplicare.
4440
Etragioneuolmente in uero prima della materia tratta Vitr. & poi della forma, per che prima poco è da dire della materia, come coſa, che la na-
tura
ci recca, &
molto della forma, & è giuſto sbrigarſene preſto; da poi, perche una ſteſſa materia ſerue à diuerſe forme, & maniere; &
ſimile
uſanza tiene Ariſt.
ne i libri de i Principi naturali, & qui ſia fine del primo libro.
L’INDICE DEL PRIMO LIBR O DELLE FORTIFICATIONI
DEL
SIGNOR GIANIACOPO LEONARDI
CONTE
DE MONTELABATE.
PRoemio.
La cagione perche tanti Imperi, & luoghi murati,
ch’appò
gli antichi erano, deſtrutti ſi trouano.
Regole d’intorno, al fortiſicare, & difendere un for
te
, &
ſono 81.
La fortificatione ci è stata moſtrata della natura, del
la
quale gli antichi hebbero cognitione, &
buona.
La Fortificatione de Rom. niente in difeſo haueua.
Che è ragioneuol credere, che detta ſortif. de Rom. haueſſe, & ſpalle,
&
fianchi, & piazze ſpatioſe, come, & meglio di quelle che habbia-
mo
noi.
Perche ſia, che all’età noſtra non ueggiamo molte fortificationi de gli
antichi
del modo, che i Scrittori di ſopra le preſuppongono.
Quale conſideratione hebbero gli antichi nel fabricar le lor Città.
Che il peſo di diſegnare, di ſtabilire un luogo, & una Città ſorte eſſer
deue
tutto del Principe Caualiero, lo eſequire tutto dello ingegnero.
Se la Geometria, & l’arti Mathematice neceſſarie ſiano al Principe
Caualiero
, per ben ſaper ordinare una fortificatione.
Prima, che ſi uenga alla fortificatione, eſſer neceſſario far ſcielta de
Soldati
eſperimentati alla guerra.
Sono le ſortiſicationi utili anco à quelli, che hanno ſorze grandi di po-
ter
metter una, &
piu uolte eſſerciti in campagna.
Egli è neceſſario hauer cognitione delle uoci, e uocaboli, che uſiamo al-
la
età noſtr a nelle fortificationi.
Che ſia bene hauer notitia della Ethimologia delle uoci, è, uocaboli di-
ſopra
.
5550
Che ė neceſſario nell’ordinar le fortiſicationi diſtinguer i tempi, ne i qua
li
ſi trouano.
Che tutti i tempi di ſopra ne ſuoi gradi hanno le regole loro.
Che gli è bene ſapere in qu@nti modi ſi diſſenda un ſtato, & coſi quante
&
quali ſiano le diſſcſe di quello.
Quali, & quante ſiano le diffcſe, che entro la fortiſicatione neceſſa-
rie
ſono.
Quali ſono le principali conſider ationi nel fortificare un Regno.
Se ſia bene hauer le terre tutte del Regno fortiſicate, ò meglio ſolamen-
te
parte.
6660
Che lo Stato de Signori Vinitiani piu che altro, che ſia hoggi potria
quaſi
tutto reſtar ſorte, &
ageuolmente diſſeſo.
Vn Principe pouero ſortiſicar deue, quel che ei conoſce poter diffendere.
Quali ſiano la utilità, che trahemo dalle fortiſicationi de Stati.
Tre Principali ſono le conſiderationi che hauer ſi deono nella fortiſi-
catione
, che ſia forte, che ſia con ſparagno, &
che ſi faccia in tempo.
Come diſcorrer potiamo la ſpeſa, che nel ſortiſicar ſia neceſſaria.
Quel che ſia da riſoluere perche la ſortiſicatione da farſi posſi eſſere in
diſſeſa
nel biſogno.
Nelle ſortiſicationi che in eſſer trouamo, ò dobbiamo uſcir fuori del
7770 fatto, òſtar in quello, ò r eſtrignerci dentro.
Colui che da principio al fortiſicar un Stato, un luogo ha da guardarſi
come
ſe nel ſoſpetto della guerra ſuſſe.
L’huomo, il terreno, il muro, fanno la ſortezza.
Tre ſono le oſſeſe principali; la Batteria, il Tagliamento che fa la ma-
no
dell’huomo, è la ſcala.
4840INDICE DEL SECONDO LIBRO.
PRoemio.
Naſcono le città oltra quelle, che ſi fanno per elettio
ne
molte uolte à caſo, molte uolte per necesſità.
Volendoſi far una Città ſopra un monte, che egli
è
bene ſapere come naſchino i monti, &
le natu-
re
loro.
Quel che conſiderar ſi deue per fortiſicar una Città, che collocata ſi tro
ua
nella coſta d’un monte.
Quel, che conſiderar ſi deue quando un monte alla Città uicino ſi troua.
Quando una Città ſia poſta parte in piano, & parte nella coſta dil mon-
te
, quel che ſia da conſider are.
Quando una Città ſituata ſi troua in una ualle.
Che non ſia ben penſato d’abbaſſar i monti, che ſopra stanno in offeſa
del
forte.
Diſcorſo intorno a mari, laghi, ſiumi, ſonti, paludi, riui, e ſimiglianti luo-
chi
oue annidano l’acque.
Se un fiume ſia da pigliar dentro la Citta ò ueramente laſciarlo fuori.
Ch’il fiume, ò qual altra ſorte d’acqua che ſia, che faccia porto, che ſia
da
eſſer tenuta in grande iſtima.
Delle Città ch’hãno paludi, ſiumi, è laghi, rupine precipitoſi à lor uicine
Delle Città, è luoghi ch’entro lagune ſopra i ſcogli ſi trouano.
Qual ſorma ſia migliore per ſortiſicar una ſortezza.
Qual miglior, & piu ſorte ſia, ò il circoito maggior, ò menore d’una
Città
.
Perche ſia, che molti ſorti ne ſiano in riputatione, che poi tentate debo-
le
ſi trouano quale potiamo riputar per ſorte.
Qual piu ſorte renda la ſortezza, ò il ſoſſo aſciutto, ò pieno di groſſa
acqua
.
Quali, & quante auuertenze hauer ſi deono, nel riconoſcer un ſito per
ſortiſicarlo
.
Come conoſcer ſi poſſano le uenute de nemici.
Le ſpianate neceſſarie ſono per ſortezza de i luochi.
Il paeſe di ſuori molte uolte alla Città fortezza, è debolezza apporta,
che
non ce ne auuediamo.
Molte uolte aiutiamo con l’arte gli intorni di ſuori, per difficultar l’al-
loggiar
del nemico.
Del ſoſſo, che ua intorno alla ſortezza.
Del ciglio, è ſommità del ſoßo.
Del ſondo del ſoſſo
Del riuo piccolo, ch’entro’l fondi del ſoſſo far ſi deue.
Dell’ altra parte del ſoſſo uerſo la muraglia.
Qual conſideratione hauer debbiamo ſopra le ſondamẽte delle muraglie.
Diſcorſo intorno il cauamento della ſoſſa, & del maneggiar il terreno.
Diſcorſo intorno il ſondamento della muraglia.
Diqual modo potiamo asſicurarci, che’l ſondamento ſopra’l quale ua
la
muraglia ſia buono.
Delle arene, & calcine.
Quali ſian le cagioni, che ſanno roinar le ſabriche.
Che glie neceſſario hauer conſideratione ſopra tutti gli accidenti di ſo-
pra
, che danno cagione alla ruina delle ſabriche.
Due ſono gli errori, che nelle fabriche ſi commettono, l’uno della mano,
l’altro
dell’occhio.
Della ſtrada coperta, che nel ciglio del ſoſſo.
Delle montate, che ſi fanno dal ſondo del ſoſſo à detta strada.
Della contraſcarpa.
In tre parti ſi diuide il lauoro del muro.
A qual parte della fortezza ſi deue dar principio.
Diſcorſo intorno le miſure delle fortificationi.
Auuertenze intorno le miſure delle fortiſicationi.
Le miſure ſecondo l’uſo d’hoggi, ſono l’infraſcritte.
Della contramina.
Che nel fortificare ſi à da penſare hauer copia di terreno.
Delle due canoniere baſſe, che à ſianchi di Baloardi ſi ſanno.
1110
Dell’ officio delle dette cannoniere.
Per qual cagione oprar ſi deueno Cannoni nelle cannoniere di ſopra &
preſſo
quelli, qual’ altra ſorte di pezzi.
Dell’orecchione.
Della piazza di ſianchi di ſotto.
Della finestra, che ua nell’ouatura della Cannoniera di uerſo la Cortina.
Della ſtrada, che paſſa dall’una, & l’altra piazza del Baloardo, & del-
l’utilità
di quella.
Del Merlone, che s’uſa di ſare tra l’una, & l’altra cannoniera.
Della piazza di ſopra entro il Baloardo.
2220
Tutti que’ Cauallieri ch’in fronte, ò gola de Baloardi ſi trouano fatti,
tutti
ſenza ragione ſabricati ſono.
Ch’il Baloardo hauer douerebbe, & di ſopra, & di ſotto, una ſerratura
di
legname, che niun uſcir poteſſe ſenza licenza.
Delle cannoniere della Girlanda, & dell’officio loro.
Di Cauallieri di Mezzo.
Di Cauallieri ſopra ſianchi.
Quali ſiano le commodità, gli utili, che trahemo dalli Cauallieri, che ne
fianchi
di Baloardi ſono posti.
Delli Parapetti.
3330
Breue diſcorſo intorno al terreno.
Che è neceſſario che Cauallieri, le piazze de Baloardi anchora aữanci-
no
gran pezza la ſpianata di fuori.
Delle ſpalle delle cannoniere.
De contraſorti, ò ſperoni che ſi dicano.
De i uolti, che s’uſano di fare in certi luoghi ſopra contraforti.
Delle diffeſe, che con fosſi, & ripari ſi fanno entro le Città dietro la per
dita
del primo cir coito del forte.
Che la diffeſa de noui ripari poi la Batteria deurebbe eſſer nel ſecreto ſol
del
capo che diffende.
4440
Delle diffeſe, che far debbiamo contra le mine, quali l’eſſercito Ceſareo
à
nostri dimanda Forni.
De alcuni ſchiaratori, che ſono bucchi, che ſi fanno nelle torri in diffeſa
contra
fumi, é fuochi.
Nelle fortificationi, che ſi à d’auuertire di poter batter entro le trince-
re
, che ſi faceſſero per auuicinarſi al muro.
Queſte uoci Rocca, Fortezza, Caſtello, quel che ſignifichino.
Che gli antichi nelle lor Città fecero le Rocche.
Che le Rocche ſono neceſſarie, & utili.
In qual ſito, & parte della Città ſiano da far le Rocche.
5550
Della grandezza che ſi deueno far le Rocche, & delli Maſchi che s’uſa-
uano
far in quelle da noſtri antipaſſati.
Che nelle foße delle Rocche ui deue eſſer l’acqua.
Di qual forma douerebbon eſſer le Rocche per eſſer piu gagliarde.
Auuertenze delle diffeſe delle Rocche, & che con tre modi diffendiamo
le
faccie de Baloardi.
Peroratione.
IL FINE DEL PRIMO LIBRO.
18[Figure 18]
4941LIBRO SECONDO
DELLA ARCHITETTVRA
DI
M, VITRVVIO.
19[Figure 19]
PROEMIO.
DInocrate Architetto confidatoſi nei ſuoi penſieri, & nella ſua ſolertia eſſen-
do
Aleſſandro Signore del mondo, ſi partì di Macedonia per andare allo eſſercito
deſideroſo
d’eſſer dalla maeſtà Regia commendato.
Coſtui dalla patria partendoſi ot-
tenne
da i parenti, &
da gli amici lettere di fauore drizzate à i principali, & potenti
della
corte;
accioche per mezzo loro piu facilmente admeſſo fuſſe. Eſſendo adun-
que
benignamente da quelli raccolto, chieſe loro;
che quanto prima lo conduceſſe-
ro
ad Aleſſandro.
Quegli hauendogli ciò promeſſo erano alquanto tardi aſpettando
il
tempo commodo.
Dinocrate penſando eſſer da quelli sbeffato, à ſe ſteſſo per aiu-
to
riccorſe.
Era egli di grande ſtatura, di gratioſo a ſpetto, & di ſomma dignità è for-
ma
;
fidatoſi adunque di queſte doti di natura depoſe nell’albergo le ueſti, & di
1110 oglio tutto il corpo ſi unſe, &
coperſe la ſiniſtra ſpalla di pelle di Leone, corona-
to
di fronde di Poppio, &
tenendo nella deſtra la Claua, ſe ne andò uerſo il tribu-
nale
del Re, che teneua ragione.
Hauendo la nouità del ſatto riuolto à dietro già tutto il populo, Aleſſandro lo ui-
de
, &
marauiglian doſi commando, che gli ſuſſe dato luogo, accioche egli innanzi ſi faceſſe, & dimandollo chi ſuſſe.
Egli diſſe. Io ſon Dinocrate Architetto di Macedonia, che à te porto penſieri, & forme degne della tua chiarezza.
Percioche
io ho formato il monte Atho in ſigura d’una ſtatua uirile, nella cui man ſiniſtra io ho diſſegnato le mura
d’una
grandis ſima città, &
nella deſtra un uaſo, che raccoglieſſe l’acqua di tutti i fiumi, che ſono in quel monte; ac-
cioche
da quel uaſo nel mare ſi ſpandeſſero.
Dilettato ſi Aleſſandro della ragione della forma, ſubito dimãdò ſe d’intor
no
ui fuſſero campi, che di grano poteſſero à quella Città prouedere.
Hauendo rittronato che non ci era altra uia, che
quella
di oltra mare, diſſe, io conattentione riguardo al cõpimento di coſi bella forma, &
di eſſa mi diletto. Maio conſi
2220 dero, che ſe alcuno uorrà in quel luogo uenir ad habitar, ſia per poco giudicio biaſimato;
perche ſi come il fanciul-
lo
hora nato non ſi puo ſenza il latte della notrice alleuarſi in creſcere, coſi la città ſenza poſſesſioni, òfrutti, che ui ſia-
no
portati, non può ſoſtentarſi ne mantenerſi, crefcendo ſenza copia di uettouaglie, ne eſſer frequentata, ne ſi può il
populo
ſenza abondanza de uiueri conſeruare;
perilche(ſi come io ſtimo)che ſi bel diſſegno merita lode, coſi giuddi-
co
douer eſſer biaſimato il luogo, ma bene uoglio, che tu ſtia meco;
percioche io intendo di uſar l’opera tua. Dall’ho-
ra
in poi Dinocrate non ſi ſcoſtò mai dal Re, &
in Egitto lo ſeguitò iui hauendo ueduto Aleſſandro il porto per natu
ra
ſicuro, lo egregio mercato, i campi d intorno à tutto lo Egitto abondanti di grano, &
le molte cõmodità del grã fiu
me
del Nilo, cómandò, che iui dal ſuo nome Aleſſandria ſi fabricaſle;
& per queſto Dinocrate dalla bellezza, & gratia
del
ſuo aſpetto, &
grandezza del corpo à quella nobiltà, & chiarezza peruenne. Ma à me ò Imperatore la natura non
diede
la grandezza della perſona, &
la età mi hai deformato la faccia, la infermità leuato le forze, la doue eſſendo io
3330 da tali preſidij abbandonato, ſpero per mezzo della ſciẽza, &
de gli ſcritti à qualche grado dicõmendatione, & gloria
peruenire
.
Hauendo adunque io nel primo lib. ſcritto dell’officio dello Architetto, & de i termini dell’Architettura, &
appreſſo
delle mura, &
delle diuiſioni de i piani, che ſono dentro le mura, & ſeguitando l’ordine de i ſacri Tẽpi, & dei
publici
ediſicij, &
ancho de i priuati, quai miſure, & proportioni deono eſſer fatti; io ho penſato di porre queſte
coſe
prima, che io ragionasſi della copia della materia, della qual ſi fanno le fabriche, &
che ragione, & che forza ella
habbia
nell’uſo, &
che principij la natura delle coſe compoſte ſia. Ma prima, che io dia principio à dichiarire le coſe
naturali
delle ragioni del fabricare, doue hanno hauuto origine, &
come per inuẽtione creſciute ſono, partitamente ra
gionerò
, &
ſeguitãdo eſporrò gl’ingres ſi dell’antica natura, & di quelli, che il principio del conſortio humano, & le bel
le
, &
fondate inuentioni con gli ſcritti, & regole dedicarono, & però come io da esſi ſono ammaeſtrato, dimoſtrerò.
4440
TRatta Vitr. nel ſeco ſecondo libro dell’ Architettura quale materia neceſſaria ſia allo Architetto, & come ſi ſcielga, & ſi
conoſca
;
& ci dimoſtra il modo di metterla inſieme, propone il ſuo procmio, & inuero artificioſamente, & con ſommo giu
dicio
, percioche hauendo nel primo libro ragionato ne i quattro ultimi capi di molte coſe pertinenti alla elettione de i luo-
ghi
per fabricar la Città, &
hauendo trattato delle muraglie, & difeſe, del compartimento de i piam ſi per iſchiuare i no
ioſi
uenti, come per diſtribuire ogni luogo con gratia e decoro, &
uolendo darci un ſegnalato precetto, ouero conſermar-
lo
nell’ animo, &
nel penſiero dell’Architetto, benche pare, che ad altro fine lo dichi, ci dimostra con notabile eſſempio,
nel
proemio del ſecondo libro, che ſopra tutte le coſe douemo conſiderare di ſabricare in luogo, che ci dia da uiuere, &
che ſuppliſca alle neceſ
ſità
de i cittadini;
altrimenti non riguaràando à queſto, noi faremo le Città indarno; percioche niuno ſi mouerebbe ad habitare, doue egli ſi mo
riſſe
di fame;
come ſi uede per lo contrario, che per l’abondanza delle coſe i luoghi ſono frequentati. Leggeſi in Ariſtotele doue ſi tratta delle
coſe
marauiglioſe del mondo, che i mercanti Carthagineſi trouarono nauigando fuori dello ſtretto di Hercole per molte giornate un’iſola non
5550 piu per lo adietro ſcoperta che era da fiere ſolamente haoitata, ma piena però di alberi marauig lioſi &
di grandisſimi fiumi, fertile, & abon-
dante
di ciò che puo naſcere, lontana molto dalla terra dell’ Affrica.
Quiui trouandoſi der temper atisſimo, & copia di tutti i frutti della terra,
cominciauano
le genti abbandonare la propria città, &
andare ad habitar que luoghi, per la qual coſa i Carthagineſi conſtretti furono à fare
uno
editto, che ſotto pena d’eſſer ucciſo in quelle parti niuno piu nauigaſſe, che forſe erano quelle, che à giorni noſtri di nuouo ſono uerſo po-
nente
ſtate ſcoperte.
Et pero uedendo Vit. la importanza del uiuere ha uoluto nel proemio di nuouo farci auuertiti come in luogo ſegnato, &
che
prima uegni nella conſider atione de i lettori, come che egli uoglia dire;
prima, che io tratti d’ altre coſe ricorditi ò Architetto di prouedere
in
luoghi fertili, &
abondanti alla uita de cittadini, come nel quinto capo del primo nel principio ueduto hauemo. Dinocrate Architetto.
Leggeſi Chirocrate coſi appreſſo Strabone, come appreſſo Eliano, ma i testi di Vitr. hanno Dinocrate. Delquale ne fa mentione Xenofonte
s’io
non m’inganno.
Penſamenti, & nella ſua ſolertia. Ha detto Vitr. nel ſecondo cap. del primo lib. che le maniere della Diſpoſitione na-
ſceuano
da Penſamento, &
da Inuentione, però qui dimostra Dinocrate eſſer stato buon Architetto, quando dice. Penſam@@to, e ſolertia,
6660 Come anche diſotto moſtra lo iſteſſo quando Dinocrate diſſe ad Aleßandro.
Io ſono Dinocrate Architetto di Maɔedonia, ilquale à
te
porto penſieri, &
forme degne della tua ſplendidezza. Perche dicendo. Penſieri & forme, uuol dire fabrica, & diſcorſo, la
coſa
ſignificata, &
quella che ſignifica l’opera, & la ragione dalle qual coſe naſce l’ Architettura. Io ho formato il monte Atho in ſigu
ra
d’huomo.
Voleua Dinocrate rappreſentare la figura di Aleſſ. come ſi legge, & nella deſtra ſormargli uno capacisſimo alueo da riceuere
tutte
le acque del monte Atho altis ſimo tra la Macedonia, &
la Thracia; & nella ſiniſtra uoleua fabricar una città capace di diecimila
5042LIBRO ni; bella, & ſottile inuentione; ſe coſi egli haueſſe conſiderato di dare alla ſua città da mangiare, come egli le haued prouiſto del bere dell’ac-
que
.
Però di nuouo dico, che biſogna far le città in luoghi cõmodi, & opportuni, & di queſta lode meritamente eſſer deue commendata la città di
Vinetia
, allaquale riſpondono tanti fiumi, tante entrate, &
tante commodità, che pare che tutto il mondo ſia obbligato à notrirla, & adornarla
che
ſi puo dire, che ſi come la notrice prende il cibo altroue, della ſoſtanza delquale ella poi ne fa il latte da nodrire il fanciullo, coſi Vinetia
riceua
da ogni parte il ſuo notrimento per ſoſtentare il resto dello ſtato ſuo, &
in uero appare, che la natura riſſeruati ſi habbia alcuni luoghi,
che
per rarisſimi accidenti poſſono eſſer dishabitati, &
queſto per la commodità del ſito loro, come è la detta Città, & Roma, & constantino-
poli
, &
molti luoghi nella Prancia, & altroue (come ſi uede,) che ſempre ſtati ſono celebrati, & frequentati per le ſopradette ragioni.
CAP. I. DELLA VITA DE GLI HVOMINI ANTICHI, ET DE I
PRINCIPII
DEL VIVER HVMANO, ET DELLE
CASE
ET ACCRESCIMENTO DI QVELLE.
1110
GLIHVOMINI per antica uſanza come fiere nelle ſelue, & nelle ſpilonche; e tra i boſchi naſce-
uano
, &
di agreſte cibo paſcendoſi menauano la lor uita; in quel tanto in un certo luogo da i uenti
&
dalle fortune furono gli ſpesſi alberi agitati, & commosſi, & i rami ſtropicciandoſi inſieme fuo
ri
ne mandarono il fuoco;
1 uicini dalla gran fiamma sbigottiti in fuga ſi miſero; ceſſata la fiamma,
&
hora queſto, hora quello auicinandoſi al fuoco, & rittrouando il fuoco eſſer di molta commodi-
à i corpi aggiugnendogli legna mentre, che mancaua, &
conſeruandolo ui conduceuano de glial
tri
, &
accennandoſi fra loro dimoſtrauano la utilità, che di ciò ne ueniua. In quel concorſo d’huomini eſſendo le uo
ci
diuerſamente dallo ſpirito mandate fuori, per la quottidiana conuerſatione fecero come lor fatto ueniua i uocabo
li
delle coſe, dapoi ſignificando quelle piu ſpeſſo, &
in uſo ponendole, per quello auuenimento com inciarono à
2220 parlare, &
à quel modo tra loro fabricarono i ragionamenti. Eſſendo adunque per la inuentione del fuoco da prima
uenuto
il conuerſare, &
il uiuer inſieme, & conuenendo molti in un luogo medeſimo, hauendo ancho dalla natura,
che
non chinati, come gli altti animali, ma dritti andaſſero, &
la magnificenza del mondo, & delle ſtelle riguardaſſe-
ro
, &
trattando (come piaceua loro) con le dita ogni coſa facilmente, comin ciarono alcuni tra quella moltitudine à
fare
i coperti di fronde, altri à cauar le ſpilonche di ſotto à monti, &
altri imitando i nidi delle rondini edificauano di
loto
, &
di uirgulti per far i luoghi da ridurſi al coperto. Allhora molti oſſeruando i coperti fatti da gli altri, & ag-
giugnendo
à i ſuoi penſieri coſe noue, faceuano di giorno in giorno piu bella maniera di caſe, &
eſſendo gli huomi-
ni
di natura docile, &
che facilmente imitar poteua, gloriandoſi ogni giorno piu delle loro inuentioni, altri ad altri di
moſtrauano
gli effetti de gli edificij, &
coſi per le occorrẽze eſſercitãdo gli ingegni alla giornata ſi fa ceuano piu giudi
tioſi
, &
prima alzate le forcelle, e trappoſti i uirgulti con loto i pareti teſſeuano, altri i ceſpugli, & le zoppe poi di fron
3330 delloto aſciugando faceuano i pareti commettendogli con legami, &
per iſchiuar le pioggie, le grandini, & i caldi
di
, &
di cannuccie le copriuano, & poſcia, perche i coperti poteuano per la tempeſta del uerno ſoſtener le pioggie
facendo
i colmi, &
ſopraponendoui il loto col far i tetti pendenti conduceuano le grondi, & i cadimenti dell’acque.
Fin qui Vit. ha narrato artificioſamente à poco à poco per ordine il principio del fabricare, il mezzo, & il ſine, quanto poteua baſtare all’huma
na
necesſità dico artificioſamente, &
per ordine, perche prima ha detto la cagione, che conſtrinſe gli huomini à star inſieme; che fu il co-
noſcer
l’utilità, che dal fuoco procedeua;
il caſo dimoſtrò l’ utilità. Questa conſtrinſe gli huomini ad unir ſe, dalla unione nacque la fauella,
nacque
la cognitione del poter operarſi con le mani, &
l’operare, & nacque la concorrenza di auanzar l’un l’altro nelle inuentioni de gli edi-
ficij
.
Onde à poco à poco peruenne lo artificio nato (come dicemo nel primo libro) dalla iſperienza fondata nella natura delle coſe. Ma perche
alcuno
potrebbe dubitare di queſto, ouero opponere à Vitr.
dicendogli doue hai tu ritrouato gli ingresſi dell’antica natura, che hai ardi-
mento
di affermare queſte coſe?
Riſponde Vitr. & dice in queſto modo.
4440
Ma che queſte coſe da quei principij, che detto hauemo ſiano ſtate ordinate in queſto modo ſi puo couoſcere; percio-
che
ſino al d’hoggi dalle nationi eſterne ſi fanno gli edificij, come in Francia in Hiſpagna, in Portogallo, in Gua-
ſcogna
, doue ſi fanno i tetti di tauole ſecate di Rouere, ouero con paglie e ſtrame.
Pare à Vitr. grande argomento à prouare l’origine delle fabriche l’uſanza delle genti eſterne; & in uero è ragioneuole, che doue non è perue-
nuta
la bellezza, &
la grandezza dell’arte, ſi uede il modo naturale, & ſi rittegna quello, che dalla natura à i primi huomini è ſtato dimo-
ſtrato
;
perche ſi puo dire, che ogni arte habbia la ſua pueritia, la ſua adoleſcentia, il fior dell’età, & la maturità, come l’ Arch itettura che
ne
i primi ſecoli hebbe i ſuoi ſgroſſamenti, crebbe nell’ Aſia, ottenne in Grecia il ſuo uigore, &
finalmente in Italia conſeguì perſetta & ma
tura
dignità.
Dal principio adunque è ragioneuolele à credere che ella haueſſe quelli principij, che la necesſità dimostrò primieramente all’hu-
mana
generatione, come ſi ha ȧ di noſtri eſſer nell’lſola Spagnuola, &
nelle parti del mondo ſcoperte da moderni, che le ſtanze, & le habitatio
ni
fatte ſono d’ Alberi, teſſute di canne, coperti di paglie, ma di modo, che ſi ha in conſideratione la dignit à delle perſone dando piu belle, &

5550 piu grandi, &
commode habitationi a quelli, iquali fra quelle genti ottengono maggior grado. Queſto è ſtato ritrouato eſſer da i noſtri nel
ſopra
detto modo;
ma poi che piu perite genti, & piu ingegnoſe hanno cominciato a praticar in que luoghi piu bella, & piu artificioſa manie-
ra
di fabricare, e ſtata introdotta, lauorando i legnami, &
facendogli molti ornamenti, che non haueuano prima, & coſi di giorno in giorno
aumenteranno
gli artiſicij, &
le inuentioni delle coſe, & ſi farà domeſtico il paeſe per l’humana conuerſatione, ottimo adunque è l’argomento
di
Vit.
che fa coniettura dell’origine del fabricare, per quello, che a tempi ſuoi ſi trouaua in molti luoghi di gente Barbare, non uſe al uiuer
ciuile
, ma ſolo alla natura ubidienti faceuano quello, che dal principio del mondo ſaceuano i primi buomini.
Dice adunque ſeguitando.
Appreſſo la natione de Colchi nel mar maggior per l’ abondanza delle ſelue con alberi perpetui iſpianati dalla deſtra, &
dalla
ſiniſtra poſti in terra laſciatoui tra quelli tan to ſpacio, quanto ricerca la lunghezza de gli alberi, fannoſi gli edi
ficij
, ma di ſopra nelle eſtreme parti di quegli alberi pongono altri trauerſi.
iquali d’intorno chiudono lo ſpacio di
mezzo
dell’ habitatione, &
allhora dapoi le ſopra poſte traui dalle quattro parti legando, e ſtrignendo gli angoli, &
6660 in queſta maniera facendo i pareti d’alberi à piombo di quelli inalzano le torri, &
quelli ſpacij, che per la groſſezza
della
materia trala ſciati ſono, con lotte, e ſcheggie otturano, &
ancho rittagliando, i tetti da gli anguli eſtremi tram
mezzano
con legni attrauerſati di grado in grado raſtremandogli, &
in queſto modo al mezzo leuano delle quat-
tro
parti le Piramidi, lequali &
di frondi, & di loto coprendo all’uſan za de barbari fanno i colmi teſtugginati.
Chipon mente alle parole di Vitr. ritrouer à nel preſente diſcorſo un’ordine merauiglioſo, perche prima ha ritrouato quanto può la necesſità,
&
la natura dicendo la cagione, che conſtrinſe gli huomini ad habitar inſieme; dapoi ha dimoſtrato quanto può la eſperienza, & l’uſanza, di
cendo
quello, che molte genti accoſtumano difare per accommodarſi, &
diffenderſi, nelle habitationi uariamente, & ſecondo l’uſo de i luoghi,
&
delle coſe, & finalmente dir à quanto ha potuto l’ arte cerca le regolate inuentioni, & gliornamenti, & la pompa del fabricare, come Vi-
tru
.
al primo cap. del Decimo conferma dicendo.
Et in tal modo quelle coſe, che auuertirono eſſer buone all’uſo, tentarono ancho con iſtudio diarte, & ordinationi per
7770 uia di dottrina à poco à poco.
Et qui ſi uedrà come la natura humana tutta fiata ſe steſſa auanza di giorno in giorno, & dal neceſſario al commodo, & dal commodo al honore
uole
peruiene.
Bella, & degna coſa è, à conſiderare come l’arte ſopra la natura ſi fonda, non mutando quello, che é per natura, ma facendo-
lo
piu perfetto, &
adorno, come ſi uede nel preſente capo, che Vit. per diuerſi eſſempi ci moſtra non ſolamėnte la origine del fabricare, ma i
mo
di, &
le maniere naturali, che ſono preſe dall’arte à perſettione delle coſe, come ſonoi tetti, i colmi, le uolte, & altre parti, che ſono
dalla
natural necesſità alla certezza dell’arte per humana ſolertia trapportate.
Seguita adunque Vitr. dicendo.
5143SECONDO.
Mai Phrigij, che habitan le campagne, per la inopia de boſchi hauendo de legnami biſogno, eleggono alcune parti
piu
eleuate del terreno, &
quelle cauando nel mezzo, & uotandole, & facendo i ſentieri allargano gli ſpacij quanto
cape
la quantità, e grandezza del luogo;
ma di ſopra poi legando tra ſe molti fuſti fannoi colmi de i tetti piramida-
li
, &
quelli con canne, & paglie coprendo inalzano ſopra le ſtanze grandisſimi grumi di terra, & à queſto modo
fanno
con la ragione dei tetti l’inuernate caldisſime, &
l’eſtati freſchisſime. Altri di paluſtre alica i loro tuguri ri-
coprono
, &
ancho appreſſo altre nationi, & in alcuniluoghi ſimigliantemente, & in queſta maniera le caſe ſi fan-
no
, in Marſiglia ancho ſi può uedere, cheitetti fatti ſono ſenza tegole poſtaui ſotto la terra con le paglie;
in Athe-
ne
etiamdio per eſſempio di antichità nell’Arcopago fin’ànoſtri giorni ſi uede il tetto dilottole.
Anchora nel Cam-
pidoglio
la caſa di Romulo enlla Sacra Rocca ci può far auuertiti de gli antichi coſtuni, per eſſer coperta di paglie,
&
dificno, & coſi per tai ſegni potemo diſcorrere ſopra la inuentione de gli antichi edificij, che coſi fuſſero, come
1110 detto hauemo.
Finito ha Vitr. l’argomentatione proposta, & con molti eſſempi ci haconfermati nella credenza dell’ antico, eneceſſario modo del fabricare, &
quaſi
ci ha indotti à credere la inuentione del conſortio humano eſſer ſtata ſecondo, che egli ha detto, hora ci unole far accorti di quanto lo
uſo
, &
la iſperienza, & dipoi l’arte ci ha dimostrato, & dice.
Ma hauendo gli huomini operando ogni giorno fatto le mani piu pronte, e piu deſtre à fabricare, & eſlendo con ſoler-
tia
alle arti peruenuti per lo eſſercitare continuamente gl’ingegni loro, ne ſegui poiche à gli animi loro aggiunta la
induſtria
fece, che chitra quelli fuſſero piu ſtudioſi, &
diligenti confeſſauano ſe eſſer fabri.
Fabro latinamente ogni artefice è nominato, diceſi in Greco Tecton d’onde è il nome d’Architetto deriuato (come nel primo libro s’è detto,) &
quiſi
può uedere come nonſolamente le coſe alla Architettura pertinenti habbiano hauuto principio, ma ancho iuocaboli delle coſe, però pru
dentemente
Vitr.
nonlaſciando alcuna coſa rende per fetto l’anditore, & il lettore delle opere ſue. Fabri adunque ſi chiamauano ipiu studioſi
2220&
diligenti operatori; perche alla natura, all’eſſercitio, alla ſolertia aggiugneuano la induſtria. Laquale non è altro che un diſiderio di affa-
ticarſi
ridotto all’opera con diligenza, &
eſſercitio dello ingegno, & dell’arte per conſeguire il perſetto compimento di quella. Conchiude
adunque
Vitru.
come tutte l’arti, & le inuentioni delle già dette coſe habbiam preſo il naſcimento loro.
Quando adunqueda principio queſte coſe ſtate ſieno in queſto modo ordinate, & la natura non pure di ſentimen-
ti
habbia gli huomini, comeglialtri animali adornati, maanchora di conſideratione, &
di conſiglio armato l’intel-
letto
, ſottomettendo al poter loro glialtri animali, quelli digrado in grado alle altrearti, &
diſcipline peruenendo,
uſciti
dal fabricare, dalla uita ferigna, &
ſilueſtre alla manſueta, & humana ſi conduſſero; d’indi animoſamente
ammaeſtrandoſi
, &
piu oltre guardando con maggiori penſamentinati dalla uarietà dell’arti, non piu caſe humi-
li
, &
baſſe, ma grandi habitationi fondate, & di pareti fatti di mattoni, & di pietre, & dilcgnami compoſte, & di
tegole
coperti cominciarono à fabricare.
Dapoi creſcendo in uarie oſſeruationi diſtudi con giudicioſo diſcorſo da
3330 incerte à certe ragioni dimiſure la coſainanzi conduſſero, &
di la auuertendo, che la natura largamentei legnami
producena
, &
porgeua loro abondante copia di materia da fabricare, cominciarono à nodrirla, & à cultiuarla, &
creſciuta
poi con artificij ornarla all’uſo diletteuole &
eleganza della uita. Etperò di quelle coſe io ui ſon per dire,
lequali
commode, &
buone ſono negli edificij, dimoſtrando, comeio potrò, le qualità, e uirtù di quelle.
Vitruuio ci ha condotti à poco à poco à ritroudr la materia, & l’abondanza delle coſe, che uanno nelfabricare, & quaſi ha fatto naſcere tutte
le
coſe una dall’altra con la euidenza, &
col porre dianzi à gli occhi tutto il ſucceſſo, & accreſcimento dell’arte, & s’ha eletto di trattare
uon
di tutte le ſorti delſabricare;
perche le fabriche fatte dalle gentirozze, ò per necesſità ſono d’infinite maniere, & Pinfinito non cade
ſotto
la dottrina de i precetti, ma uuole trattar di quelle che dalla ciuile uſanza, &
per commodo, & per bellezza ſono degne dieſſer conſi
derate
.
Hora adunque cominciar à à trattare delle qualità, è forze delle ſopradette coſe, accioche (come ſidice) la ſua inſtitutione uada
con
ſuoi piedi, &
perciò fare proua con che ragione egli ha uoluto nel preſente libro trattare della materia, che ſi adopera nel fabricare,
4440&
dice.
Ma ſe alcuno uorrà diſputare dell’ordine di queſto libro penſandoquello douer’eſſer à tutti gli altri prepoſto, acciocho
eglinon
penſi, cheio errato habbia, ne dirò la ragione.
Come chi fabrica una caſa, e tenuto rendere la ragione dell’ordine uſato nelfabricare; coſi chi compone un’opera, & inſegna un’arte, e obbli-
gato
à dire, perche prima, &
perche poi poſte habbia le coſe in quell’arte contenute, & queſto è per acquetar gli animi di quelli, che odono,
ò
uedono le coſe impoſte, però Vitr.
con grande humanità & modestia rende conto dell’ordine del preſente libro.
Scriuendo io il corpo dell’Architettura, ho penſato di eſponere nel primo libro di che ammaeſtramenti, & diſcipline
ella
eſſer debbia ornata, &
con certi terminiio ho uoluto finire le ſue maniere, & dire, da che ella nata fuſſe, & coſi
quello
,che fuſſe all’Architetto neceſſario iui dimoſtrai, &
però nel primo libro ho detto dell’offico dell’arte, nel
preſente
io diſputerò delle coſe naturali della materia per accommodarle all’uſo del fabricare, perche il preſentelibro
5550 non dichiarerà oue naſce l’Architettura, ma d’onde l’origini delle fabriche ſono ſtate inſtituite, &
con quai ragioni
nodrite
, &
peruenute di grado ingrado à queſta determinatione, & però in queſto modo alluogo, & ordine ſuo po
ſta
ſerà la compoſitione di queſto uolume.
La ragione di Vitr. in uirtu è queſta, non è conueniente trattare d’alcuna coſa partitamente contenuta in un’arte, prima che egli ſi tratti de i prin
cipij
di quell’arte, percioche niuno effetto è prima che la cauſa ſua, ſe io adunque (puo dir Vitru.)
trattato hauesſi prima della materia, che
è
trattatione particolare di queſt’arte, &
non de i principij di tutta l’arte, io non hauerei uſato l’ordine, che ſi conuiene, il fine dell’ Archi-
tetto
non ciſarebbestato manifeſto, coſa che era ſommamente neceſſaria, perche la cognitione delfine precede ogni operatione;
dapoi l’uffi-
cio
dello Architetto ſarebbe ſtato aſcoſo, iprecetti dell’arte laſciati, la confuſione ci hauerebbe impeditoil uero intendimento.
Meritamen-
te
adunque le coſe dette nel primo libro doueuano preceder tutte l’ultre, che neiſeguenti contenute ſono;
ma perche ilſecondo libro conte-
ner
debbia il trattamento della materia, ſimilmente è manifeſto;
perche la materia è principio non della Architettura, perche l’Architettura
6660 non è fatta di legno, ne di pietra, ma delle coſe che ſono dall’arte formate, &
è principio & ſoggetto, nelquale ſi eſprime quello che è nella
mente
dello artefice, cioè l’Ordine, la Diſpoſitione, la Diſtributione, la Simmetria, la Gratia, &
il Decoro, & in ſomma il perche, lara-
gione
, il Diſcorſo, &
la coſa ſignificante, come nel primo libro ſi dimoftra, iltrattamento adunque della materia e alluogo ſuo, & ſi co-
me
nel primo libro s’ è detto della origine dell’arte, coſi nel ſecondo ſi tratta dell’origine del fabricare.
Hora io tornerò al propolito, & delle copie dirò, che buone ſono al fabricare, in che modo ſiano dalla natura compo
ſte
, &
con che meſcolanze, e principij ſienoiloro componimenti temperati; acciò non oſcure, ma chiare ſieno àilet-
tori
eſponerò con ragione.
Perche niuna ſorte di materia, ne corpo ò, ne coſa alcuna, che ſenza la unione di quei prin
cipij
poſſa uenir in luce, ne eſſer allo intendimento ſottopoſta, ne altramente la natura delle coſe dei precetti de i
Filoſofi
naturali puo hauere le ſode, &
uere dichiarationi, ſe prima le cauſe, che in quelle coſe ſi trouano, in che mo-
do
, &
perche coſi ſieno con ſottilis ſime ragioni dimoſtrate non ſono.
Douendo trattar Vitruuio de glieffetti che fanno le coſe, che entrano nelle fabriche, come ſonoilegnami, le pietre, & altre coſe, accioche ſap-
piamo
elegger le buone, &
utili; neceſſario è, che egli ragioni delle cauſe, & de i principij di quelle, imperoche il uero ſapere, (come det-
to
hauemo) conſiſte nella cognitione delle cauſe, &
de iprincipij, di perche adunque niuna coſa ſi troua in qualunque modo à ſenſi humani ſot
topoſta
, che compoſta non ſia per la meſcolanza de ſuoi principij, &
le coſes’intendono, come ſono; però è neceſſario trattare de i princi-
, &
tanto piu perche la cognitione della meſcolanza de i principij ci dara ad intendere qualmateria come pietra; ò legno ſia buona ad
una
coſa,&
quale all’altra, perche altra natura ha ’Olmo, oltra il Poppio, altro effetto failmarmo, altro il tofo, altro il ſaſſo, però
5244LIBRO tru. che diſcorreua, che da diuerſe cauſe uengono diuerſi effetti, Filoſoſando narral’opinion de gli antichi Filoſoſanti cercai principij mate
riali
, cioè che entrano come parti à far le coſe di natura, &
nel ſucceſſo applicherà poi le cauſe à gli effetti, come ci ſarà ſe-
guendo
manifeſto.
CAP. II. DE I PRINCIPII DELLE COSE
SECONDO
I FILOSOFI.
THales primieramente pensò, che l’acqua principio fuſſe di tutte le coſe. Heraclito Efe-
ſio
, che perla oſcurità de ſuoi detti Scotinòs era nominato, poſe il fuoco.
Democrito, & l’Epicuro
di
Democrito fautore, gli Atomi, che inſecabili da noſtri, ouero indiuidui corpi da alcuni chiama-
1110 ti ſono.
Ma la diſciplina de Pithagorici aggiunſe all’acqua, & al fuoco, l’aera, & la terra. Democri
to
adunque auuegna, chele coſe à nome propio non chiamaſſe, ma ſolamente poneſſei corpi indi-
uiſibili
, pureper queſtaragione pare, che egli poneſſe quelli iſtesſi principij;
perche eſſendo esſi
corpi
ſeparati, prima, che concorrino inſieme alla generatione delle coſe, neſi raccogliono, ne poſſono mancare, ne
ſi
diuidono, ma ſempiternamente rittengono in ſe perpetua, &
infinita ſodezza. Quando adunque da queſti prin-
cipij
inſieme conuenientemente compoſti tutte le coſe naſcere ſi ueda, &
eſſendo quelle coſe d’infinite maniere per
natura
diſtinte, io ho penſato, che ſia neceſſario trattare delle uarietà, &
differenze dell’uſo loro, & dichiarire che
qualità
habbiano negli edificij, accioche eſſendo conoſciute, quelli, iquali penſano di fabricare, non errino, ma appa-
recchino
le coſe buone è fufficienti all’uſo del fabricare.
Vitruuio eſpone in queſta parte le diuerſità delle oppinioni de gli antichi filoſofi ccrcai principij delle coſe, & intende (come ho detto,) i Prin-
2220 cipij materiali, cioè quelli, che entrano nella compoſitione delle coſe, ne i quali finalmente ogni coſa ſi riſolue.
Dice che Thales uuole, che
del
tutto foſſe l’acquaprincipio.
Heraclito il fuoco. Democrito, & PEpicuro alcuni corpi da quelli Atominominati, i Pithagorici l’ac-
qua
, ilfuoco, l’aere, &
la terra uoluto hanno tra iprincipij numerare. Vitr. non contende in questo luogo quale ſia ſtata migliore op-
pinione
, maconſente à quella de Pithagorici, che abbracciaua tutti quattro glielementi, &
queſto piu chiaramente nel proemio dell’Otta-
uo
libro ſi uede, doue ne dice laragione copioſamente, &
con dignità della materia, pero chi non uuole aſpettar fino, che ſi peruenga à
quella
parte, non gl’increſca uolgere alquante carte, &
ritrouare il propio luogo. Ma perche iui non ſi fa mentione di quello, che per
Atomi
Democrito intendeua, io dichiaro breuemente la oppinione di quello, &
è coſa degna della cognitione dei Filoſofanti. Vedendo
adunque
Democrito che tuttii corpi, che hanno parti diuerſe &
di nome, & di ragione, compoſti erano di purti, che in nome, & inra-
gione
erano ſimiglianti, uolle che anche le parti dinome, &
di natura ſimiglianti fatte, & compoſte fuſſero dialcuni indiuiſibili, & inſec-
cabili
corpicelli, che Atomi ſi chiamauano.
Per intelligenza di queſto mi ricordo hauer detto nel primo libro, cheil corpo humano haue-
3330 ua alcune parti distinte di nome, &
dinatura, come ſono i piedi, le mani, il capo, & le altre parti, che ſono come ſtrumenti dell’anima.
Disſi, che ciaſcuna di quelle parti diuerſe era compoſta di particelle, che nel nome, & nella natura conueniuano, come ilſangue, l’oſſa, la
carne
, perche del ſangue ogni parte èſangue, &
ſi chiama ſangue, dell’oſſo ogni parte èoſſo, & oſſo è detta. Della carne ogni parte è car
ne
, &
è carne nominata, ilſimile uedendo Democrito rittrouarſi in ogni corpo naturale, & uolendo rittrouar iprincipij materiali di quel-
le
parti, che nel nome, &
nellaragione conueniuano, poſe infiniti principij materiali, & quelli Atomi dimandaua, & benche trouar
non
ſi poſſa coſi picciola parte nel corpo, come corpo che ella è, che non ſi poſſa diuidere in altre parti, &
quelle ſimilmente in altre, &
coſi
in infinito, niente di meno ilbuon Democrito tanto da Ariſtotile commendato, uoleua che infiniti corpicelli ſi trouaſſero, che per modo
alcuno
non riceueſſero diuiſione, ma fuſſero indiuiſibili, &
impartibili. Ma come egli queſto intendeſſe, accioche un tant’huomo non ſia
contraragione
biaſimato, io dico che egli bene ſapeua, chela diuiſione deicorpi, &
delle parti, & delle particelle di quelli andaua in infi-
nito
, ne ſi poteua queſta diuiſione posſibile intender altrimenti;
ma dall’ altro canto egli bene conſiderando che i corpi naturali eſſer pote-
4440 uano diuiſi in coſi minute parti, cheniuna di quelle poteſſe preſtar piul’officio ſuo, comes’egli ſi prendeſſe una minima parte di carne, che
non
poteſſe far l’operatione della carne, però egli uolle, chei corpi naturali fuſſero compoſti di queſti corpicelli indiuiſibili, non in-
quanto
corpi, ma in quanto corpinaturali, &
uolle, che queſti infiniti foſſero, cioè dinumero grandisſimo, & difigure diuerſe, & pe-
altri ritondi, altri piani, altri adunci, altridritti, altri rittorti, altri di quadrata figura, altri d’altra ſorma facendo, &
nel uacuo
del
mondo diſpergendoli, uoleua che per la unione, &
per la ſeparatione di quelli fatta diuer ſamente ſi produceſſero le coſe, & mancaſſe-
ro
, come ci appare;
& queſta era l’oppinione di Democrito, perlaquale ſi comprende, che egli uoluto habbia, & creduto, che la natural fi-
gura
, &
apparenza de i corpi ſia la forma loro ſoſtantiale, & uera; ilche in uero non è, perche la figura è accidente, & non ſoſtanza del-
le
coſe.
Pare che Vitruuio uoglia, che Democrito habbia hauuto l’oppinione de i Pithagorici, ſe bene egli non ha nominato terra, acqua,
aere
, e fuoco, &
forſe per questa cauſa nell’ottauo libro non hafatto mentione diquesto. Madichiamo noi anchora alcuna coſa.
Quattro ſono i principή materiali di tutte le coſe (come uogliono gli antichi) che gli chiamarono primi corpi, & queſti ſono terra, acqua, ae=
5550 re, fuoco, &
ſe pir oltra paſſar ſi uoleſſe, egli ſipotrebbe dire anche queſti eſſer compoſti d’altri principή, ma non ſi conuiene piu aden=
tro
penetrare in queſto luogo, perche ſi tratta hora di que principή, le qualità de i quali fanno tutte le mutationi, &
gli effetti, che nelle co=
ſe
ſi trouano, &
quelle qualit à eſſer deono maniſeſte, come il calore, l’humore, l freddo, & il ſecco, che ſono à i quattro principή conue=
nienti
, per quelle, &
in quelle ogni corpo ſi trammuta, come ne i ſequenti uerſi uerſi tolti delle noſtre Meteore per diletto dimoεtreremo.
Poi che da prima il mondo giouanetto
Moſtrò
ſua bella faccia, che confuſa
Ogni
forma teneua in un’aſpetto,
Et la diuina mano aprio la chiuſa
A
gli elementi, &
in gioconda uece
Fu
ſua uirtute nelle coſe infuſa,
Delle piaggie mondane anchora fece
L’ordine
bello, e il uariato ſtile
A
beneficio dell’bumana fpece.
Dalla terra Phumor, l’aura gentile
Dal
ſoco ſcielſe, &
a que corpi diede
Loco
ſublime, à queſti baßo e humile,
Et ſe l’un per diſtanza l’altro eccede,
Pur
han uirtù tra lor conueniente,
Si
che’l tutto, ch’èqui, d’indi proceded.
E tra lor ben ſi cangiano ſouente.
Et la terra nell’acqua riſluta
Rara
diuenta, liquida, e corrente.
L’Humor la ſua grauezza anco riſiuta,
E
s’aßttiglia in aer, e questi anchora.
In ſottilisſimo ſoco ſi trammuta.
In questo uariar non ſi dimora,
Ch’il
fuoco ſcema la ſua leggierezza,
Et
per la noua ſorma ſi ſcolora.
L’aer lubrico è graue à piu chiarezza
Si
moue del liquor, che à maggior ponde
6660 Giugne la ſiccitate, &
la ſodezza.
Coſi natura uariando il mondo
Ripara
d’un’in altra la ſemenza
Della
coſe, che’l fan bello e gicondo.
Onde’l morir non è ſe non ſtar ſenza
L
eſſer di prima, e il naſcer coninciare
Altr’eſſer
, altra forma, altr’apparenza;
Queſto continuato uariare
Dello
ſtato mondano ordine tiene
Soggetto
alle uirtù celeεti, e chiare.
7770
Ch’indi Peterno corſo lo mantiene
Lo
tempra, e lo diſcerne, &
uariando
In
pro di noi uiuenti lo rittiene.
Et la miſura d’ogni coſa e il quando.
5345SECONDO.
Qvattro adunque ſono le prime qualità inanzile quali niun’ altra ſi troua, caldo, ſecco, humido è freddo, da queſte per la loro meſco-
lanza
uengono le altre, duro, molle, aſpero, piano, dolce, amaro, lieue, graue, tenace, raro, denſo, &
ogni altra ſecoida qualità,
doue
è neceſſario che lo Architetto, ilquale ha da conſiderar la bontà, &
glieffetti della materia che ſi deue porre in opra, ſappia le forze
delle
prime qualità, come dice Vitr.
nel fine del preſente cap. quando dice.
Vedendoſi adunque, che dal concorſo di que’ corpi. # Etil reſtante.
Qvattro ancho ſono le posſibili, & naturali concorrenze delle prime qualità ne gli elementi, imperoche ſtanno inſieme Phumore eil
calore
, l’bumore è il ſreddo, il freddo e la ſiccità, la ſiccità &
il calore, & ciaſcuno de gli elementi ha due di quelle, ma una di eſſe gli è
propia
, l’altra apropiata, il fuoco propiamente è caldo, l’aere humido, l’acqua fredda, la terraſecca, &
appropiatamente il ſuoco è ſecco,
l’aere
è caldo, l’acqua humida, &
laterra fredda. Quelielementi, che conuengouo in una qualità, più facilmente ſi trammutano l’uno
nell’altro
come il fuoco, el’aere, l’aere, el’acqua.
l’acqua, & la terra, perche la ſimiglianza, & conuenienza della coſe fa il predetto effet-
1110 to, il fuoco è caldo per lo ſuo propio calore, e ſecco per la ſiccità, che eglidalla terra riceue, lo aere è per ſua natura humido, &
dal fuoco
riceue
il calore, l’acqua per ſe steſſa è;
fredda, & dallo aere prende la humidità Laterra per la ſua propia ſiccità è ſecca, ma per lofreàdo
dell’acqua
èfredda, &
quando egliſidice, che i celesti ſegni ſono ignei, acquei, òterreſtri, egli’intende che le loro uirtù ſono atte ad in-
fluire
qua giùglieffetti, che fanno gli elementi, &
però l’Ariete alquale è attribuito la natura, & complesſione del fuoco moltiplica con
il
ſuo calore, neicorpi inferiori gliardori, ſacaccia le ſrigidità, conſuma le humidità ſecca, &
aſciugga i corpi, perche adunque la uirtù
di
queſto ſegno hamaggiore conuenienza col fuoco, che con alcuno altro de gli elementi, però dicemo, cheegliè caldo, &
ſecco, ilſimile ſi
può
dire de gli altri ſegni ſecondo le uirtù, e forze che hanno.
A ppreſſo le già dette coſe è degna diconſideratione la forza delle predette qua-
lità
, perònel ſucceſſo dell’operamolte coſe ſi faranno innanzi à gliocchi, che dimoſtreranno uari, &
diuerſi effetti, Vederemo cheil fuoco
riſolue
, tira à ſe, dilata, ſepara, diſtrugge, rende leggieri, &
mobili, tutte le coſe, il freddo condenſa, restrigne, uccide, l’bumido riem-
pie
, gonfia, ritarda, il ſecco rende aſpro, rauco, aſciutto ogni ſoggetto, però è neceſſario auuertire à i principij delle coſe.
Cominciamo
2220 adunque à uenire à gli effetti inſieme con Vitr.
ilquale hauendo ſtabilito coſi degno precetto, come è questo, che ſi debbia riguardare alla
alla
natura di que principij, che alla compoſitioneditutte le coſe concorrono, comincia à trattare de i mattoni, &
dice.
CAP. III. DE I MATTONI.
ETio dirò prima de i mattoni di che terra ſi habbiano à fare.
Vitruuio tratta in queſto luogo de i mattoni, & prepone queſta conſideratione à tutte le altre, perciochela riſſo-
lutione
ultima di tutta la fabrica eridotta ne i mattoni, però ſono i primi mesſi in opera come elementi della fàbrica,
prende
da gli effetti, &
dall’uſo de mattoni argomento di trattar della materia loro, & dimoſtrare qual terra ſia buona
perfare
i mattoni, &
l’uſo dießi, & glieffetti che deon o fare nelle fabriche. Noſecondo l’unstituio noſtro poncremo
3330 dinanzi à gli occhi tutta la preſente materia, cioè di quello che ſi contiene ncl ſecondo libro.
Material adunque e quella coſa, diche ſi fanno le fabriche come pietre, legnami, ferramenti, hora ſitratta della materia piu neceſſaria, & prin-
cipale
, come ſono le pietre, la calce, l’arena, i legnami.
Delle pietre altre natur ali ſono, altre fatte dall’arte. Delle artificiali ſitrat-
ta
nel preſente capo, delle altre, &
delreſtante della materia nei ſeguenticap, hora noieſpediremo le artificiali, che ſono i mattoni,
doueſi
ha da ſapere di che terra, &
in che modo ſi fanno, che qualitate hanno, & cheforma. Quanto adunque apartiene alla terra,
ſi
deue pigliare la terra cretoſa, bianchegna, domabile, e quella che ſi chiama sabbion maſchio, che è (per quantostimo) unſabbio-
ne
molto groſſo, e granito, cheper eſſer tale è detto maſchio, ſi come ſi dice inceſo maſchio dalla forma maſculina.
Laſciaſideltutto
la
terra ghiaroſa, &
ſabbionegna, batteſi bene la terra, cioè ſi ſpadazza concertiſerri in modo diſpade, & ſi doma bene cacciandone
le
cioole, &
le petruzze, & piu che è domata & macerata, emigliore.
Ne gli antichi s’è ueduto marmo peſto, & ſabbiaroſſa, la terra Samia, l’Aretina, la Modeneſe, la Sagontina di Spagna, & la Pergameſe
4440 d’Aſia lodate furnon da gli antichi nelle opere di terra, mabiſogna chenoi ne pigliamo, didoue ſi può hauerne.
Cauaſi l’Autunno, ſi
unacera
il uerno, &
ſi forma la Primauera, mail uerno ſi copreno diſecca arena, & la State di paglia bagnata. Se la necesſitati
ſtrigne
à formargli iluerno, olaſtate, fatti che ſono ſeccagli per molto tempo, &
è megho ſeccargli all’ombar, il che nonſifa in me-
no
di due anni;
cuocigli poi; Cotti molto per lo gran fuoco diuentano durisſimi. Erano de mattom altricrudi, altricotti, & di que-
sti
altri Vetriati, altri non.
La forma era tale faceuanſi anticamente lungbiun piede è mezzo larghiuno, ne eran o ancho di cinque
palmiper
ogni uerſo &
di quattro ancho per gli edifici maggiori, ſi ſanno ancho di lunghiſeidita, grosſiuno, larghi tre per ſelicare
20[Figure 20] à ſpina, Negliarchi, &
nelle congiunture ſi uedono Quadarelli di due piedi per ogni uerſo, lo
danſi
ancho di forma triangolare diun piede per ogni uerſo grosſiundito è mezzo, &
ſi fan-
no
quattro di esſi unti, laſciandoui i loro Diametri alquanto cauati, accioche piu ageuol-
mente
dapoi cotti ſi rompmo, queſta forma è commota al maneggiare, diſpeſa minore, &

5550 diaſpetto piubello, perche poſta nelle fronti del muro riuolto l’angulo in dentro dimostra lar-
ghezza
di due piedi, Popera ſi fa piu ſoda, &
piu uaga perche pare, che ogni mattone nel
muroſiu
intiero, &
le cantonate dentate fannouna formezza mirabile, ſimilmente i mattoni
ſottili
politi, &
fregati ſono di durata, deonſi fregare ſubito tratti dalla fornace. I grosſi
ſi
forano in piu luoghi, accioche meglio ſi ſecchino, &
cuochino, hora ueniremo à Vitru-
uio
laſciando al ſuo luogo dire delle naturali.
Etio dirò prima dei mattoni, di che terra ſi habbiamo à fare, perche non di
arenoſa
, ne giaroſa, ne Sabbionigna lota ſi fanno, imperoche eſſendo di tai
maniere
di terreni compoſti, primieramente ſono graui, dapoi eſſendo dalle
pioggie
bagnati cadono daimuri, &
le paglie, che in quelli ſi pongono, per
6660 l’aſprezza loro non ſi attaccano, econgiungono;
adunque ſideono fare di ter-
ra
bianchigna, cretoſa, ò roſſa, ò di ſabbione maſchio.
Imittoni eſſer deono leggieri di peſo, & però deono refiſtere all acque, & non riempirſi d’hu-
more
, ma bene poter inſieme congiugnerſi, &
fare una preſa tenace, & ſalda; eſſer deo-
no
leggieriper non caricar la fabricha, reſistere alle pioggie, acciò per l’humore non ſi stacchino, la preſa gagliarda fortifica ilmu-
ro
, per queſto Vitruuio dimoſtra qual terra ſia buona, &
qual non, dapoi tratta deal tempo di farli, & ne rende la ragione, quan-
do
dice.
Deonſi faire la Primauera, ouero l’Autunno, accioche.
Nella creta da far i mattoni ſi poneuano le paglie tagliate, coſi dice Palladio nel ſeſto al Duodecino cap. Etſene legge la doue il po-
polo
d’lſrael’ era afflitto da Faraone, nell’operadifarimattoni.
Diterra bianchegna.
Plinio dice Albicante al Quartodecimo capo del libro trigeſimo quinto, & Vitr. dice. Albida, & ne rende la ragione dicendo.
Perche queſte ſorti per la loro mollitie, ò morbidezza, hanno fermezza, non ſono di peſo nelle opere, & facilmente ſi
raunano
, &
ſi uniſcono inſieme.
Dapoi dice, à che tempo ſi deono gettare, ò formare, al che Palladio al ſopradetto luogo conſente dicendo, che imattoni ſi deono formar di
Maggio
.
Vitr. dice la Primauera.
5446LIBRO
Deonſi fare la Primauera, ouero l’autunno, accioche parimente ad uno iſteſſo tenore ſi ſecchino, perche quelli, che
ſi
fanno al tempo del Solſtition ſono diffettoſi, perche la lor coperta ſuperficiale eſſendo cotta dal Sole, ſà che pa-
rino
ſecchi, &
aridi, ma di dentro non ſono aſciutti, & poi, che ſeccandoſi ſi reſtringono, le parti aride crepa-
no
, &
coſi fesſi ſi fanno debili, & però ſommamente buoni ſeranno quelli, che due anni prima ſi formeranno,
percioche
non piu preſto ſeccar ſi poſſono quanto biſogna, &
pero quando freſchi, & non ſecchi ſono poſti in
lauoro
indottaui la croſta, eſtando quella rigidamente ſoda, dando quelli in ſe, non poſſono tener la iſteſſA al-
tezza
, che tiene la coperta, ò la croſta, ma ſono dalla congiuntione di quella ſeparati, &
però la intonicatura della
fabrica
ſeparata non potendo ſtar da ſe per la ſua ſottigliezza ſi rompe, &
i pareti per ſorte dando in ſe ſtesſi ri-
ceueno
mancamento, per queſta ragione gli Vticeſi nel fare i pareti uſano, &
in opera mettono il mattone,
quando
è bene aſciutto, &
ſecco, & fatto cinque anni prima, & che poſcia queſto ſia del magiſtrato preſiden-
1110 te approuato.
Dal preſente luogo ſi può moderare la ingordiggia di quelli, che non prima penſato hanno difabricare, che in un punto uogliono hauer finita l’o
pera
, ſenza conſideration, ò ſcielta della materia.
Ma giuſtamente poiſono castigati, quando per la loro traccuraggine, qualche ſinistro
gli
aurene, onde infinitamente ſi dolgono, che della loro negligenza eterno teſtimonio ſi ſerbi nella memoria della genti, è ſpecialmente
nelle
opere publiche, che ſono piu riguardate.
Tre maniere di mattoni ſi fanno, una che da Greci Didoron ſi dice. Quella che da noſtri ſi uſa lunga un piede,
larga
mezzao.
L’altre da i Greci adoperate ſono ne gli edificijloro, dellequali una è detta Pentadoron, l’altra Te-
tradoron
, Doron chiamano il Palmo, &
il dare de i doni in Greco Doron ſi dice, & quello, che ſi da ſi porta nel-
la
palma della mano.
Benche Vit, dica eſſer tre maniere de mattoni, pure non pone una ſerma legge, che piu non ſe ne uſino, imperoche imaggiori edificij ſi faceua-
2220 no con maggiori mattoni, &
s’è ueduto gli antichi hauer uſato più grandi, e minori mattoni ſecondo la commodità. Denominarono i mat-
toni
dal palmo, col quale erano miſur ati, come noi dalla forma quadra, Quadrelli i nominamo nel Greco idioma il Palmo ſi chiama Do-
ron
, &
perciò il dare de i doni, e ſimilmente Doron detto, perche quello, che ſi da ſi ſuole portar nella Palma, & peròi mattoni ſono
denominati
dal Palmo, perche ſi poſono con una preſa di mano portare, anzi piu preſto perche ſi miſurano col Palmo, Quello adunque che
in
lunghezzaſer à d’un piede, &
in larghezza mezzo chiamdaſi Didron, cioè di due palmi, che ſon mezzo piede, come nel terzo libro
ſi
far à manifesto, doue d’ogni miſura, &
proportione parleremo à bastanza. Palladio al luogo ſopracitato uuole, che i mattoni ſian get-
tati
in una forma longa due piedi, larga uno, alta oncie quattro.
Plinio, che piglia tutto il preſente luogo di Vit. dice, che’l mattone Dio-
doro
detto era longo un piede è mezzo, largo un piede, &
coſi il Filandro dice rittrouarſi ſcitto in unteſto di Vit. ma gli piace piu che Vit.
habbia hauuto riſpetto alla larhezza, & che egli habbia inteſo del Palmo minore, doue due palmi fanno mezzo piede.
Quello adunque che per ogni uerſo, e di palmi cinque Pentadoron, & quello di quattro Tetradoron ſi di-
3330 manda, &
le opere publiche ſi fano di quelli, che ſono di cinque palmi, & le priuate di quelli, che ſono
di
quattro.
Et in uero con ragione, perche de i maggiori edificij maggiori eſſer deono i membri, & de i maggiori membri le parti maggiori eſſer con-
uengono
.
Fannoſi appreſſo de i detti quadrelli; mezzi quadrelli, iquali quando ſi mettono in opera ne i corſi da una parte ſi
pongono
gli intieri dall’altra i mezzi, &
però quando dall’una, & l’altra parte poſti ſono à drittura i pareti cam-
bieuolmente
con gli ordini, &
corſi legati ſono, & i mezzi mattoni ſopra quelli conſtrignimenti collocati, & fer-
mezza
, &
aſpetto non ingrato fanno dall’una, & l’altra parte.
Vit. dimostra una bella uſanza di poner i mattoni uno ſopra l’altro, & perche la uarietà proge diletto in qualunque opera, & la confor-
mità
continua partoriſce ſaſtidio;
però trouando egliuna forma di quadrelli differente inmiſura daipredetti, ce inſegna accompagnar
4440 queſti, &
quelli in modo che habbiano del buono, & durino aſſai, perche queſti minori con quelli, ne i corſi, & ordini che lui dice Co-
ria
, ſono accompagnati in modo, che doue ſi congiungono dalle teste di due quadrelli maggiori uengono di ſopra quelli ad incontrar il mez-
zo
de i quadrelli minori, &
queſto dice in altri luoghi, & nelle figure de diuerſi tempi noil’hauemo diſſengato. lo fra tanto diſidero, chenel
preſente
luogo ſia conſiderato, che Vitr.
molto à propoſito ha uoluto nel precedente cape eſponer la oppinione de gli autichi cercai princi-
delle coſe, perche douendo egli render la ragione di molti effetti, non potea ciò fare commodamente ſenza la intelligenza della natura di
quei
principij, &
delle loro qualità come detto hauemo.
Sono nella Spagna di la Calento, & Masſia, & nell’Aſia Pitane, doue i mattoni quando ſpianati ſono, & ſecchi, po-
ſti
poi nell’acqua ſopranuotano.
Ma perche posſino coſi nuotare, queſta mi pare, che ſia la ragione, perche la terra
di
che ſi fanno, e come pomice, &
pero eſſendo leggiera, & dallo aere raſſodata non riceue, & non aſſorbeil liquore,
&
però eſſendo di lieue, & di rara propietà, ne laſciando entrar l’humore nella ſua corporatura, ſia di che peſo ſi uo-
5550 glia, e da eſſa natura forzata come la poimce ad eſſer dall’acqua ſoſtenuta, &
à queſto modo ne hanno grande utilità,
perche
ne troppo peſano nelle opere, ne quando ſi formano delle pioggie ſono disfatti.
Strabone nel terzo decimo libro della ſua Coſmograſia coſidice. Dicono che appreſſo Puane i quadrelli poſti in acqua ſopranuotano, ilche quuie
ne
ſimilmente iu Etruria in una certa Iſola, imperoche eſſendo la terra piu lieue, che l’acqua accade che eſſa è portat.
Poßidonio riferiſce
hauer
ueduto, che i quadrelli fatti d’una certa certa, che netta le coſe inargentate, nuotano ſopra l’acque.
Ma la cagione del nuotare dette
da
Vitr.
& ad Strabone à me non ſatisfa; ſe forſe Strabone non intende quella creta in particulare eſſer piulieue dell’acqua, ilche an-
cho
non è aſſai, perche biſogna render il perche quella terra è piu lieue, che l’acqua, &
ſe Vitru, riſponde, che quella terra è come po-
mice
, che tanto è quanto à dir leggiera, non però compie di aſſegnar la cagione del ſopra nuotare, &
ſe ben queſto conciede alla natura
de
i principij, de quali quella terra abonda, dicendo che ella è raſſodata dallo aere, ne laſcia penetrare adentro l’humore, non però queſta puo eſ
ſer
la cagione, percioche queſto puo auuenire per la ontuoſità, &
graßezza della terra, & ancho per troppo ſiccità, & per eſſer la terra
6660 cauernoſa, e piena di fori, come è la pomice.
CAP. IIII. DELLA ARENA.
MA nelle opere de Cementi prima biſogna hauer cura di trouar l’Arena, accioche ella ſia buona à me-
ſcolar
la materia, cioè la calce, &
non habbia ſeco terra meſcolata. Le ſorti dell’Arena che ſi caua ſon
queſte
, la nera, la bianca, la roſſa, il carbuncino.
Di queſte ottima è quella, che ſtroppicciata con le
dita
, cigola, ma quella, che ſerà con terra meſcolata non hauerà dell'aſpro, non ſerà buona, dapoi
7770 quella ſerà idonea, che ſparſa ſopra le ueſti, &
poi crollata non la ſcierà macchia, ne iui reſterà terra
diſotto
, ma ſe ſeranno bucche di arena, allhora da i fiumi &
delle ghiare ſerà neceſſario cernirla,
&
ancho dal lito del mare, ma quella nelle murature, & opere ha queſti diffetti, che difficilmentes’aſciuga, ne doue
ella
ſi troua, il parete ſopporta di eſſer continuamente di molto peſo aggrauto, ſe con qualche intermisſione
dell’opera
non ripoſa, &
oltra di queſto riceue le uolte, & l’Arena del mare ha queſto male di piu, che quando i pa
reti
ſeranno coperti, &
intonicati, mandãdo fuori la ſalſugine ſi diſcioglierãno. Ma l’Arene che ſi cauan di foſſe,
5547SECONDO. do ſon poſte nell’opere, preſto ſi aſciugano, & nelle coperti dei muri ſon buone, & durabili, ſopportan le uolte, ma
biſogna
cauarle di freſco, perche ſtando troppo allo ſcoperto dal Sole, dalla Luna, &
dalla prunina ſi riſſolueno in ter-
ra
.
doue poi poſte in opera non rittengon o i cementi, ma ſi ſtaccano, & candono, & i muri non ſoſtengonoi peſi, Ma
le
arene, che di ſeſco ſi cauano hauendo tanta bontà nel murare, non ſono però utili nelle coperte de i muri, perche
la
calce alla ſua graſſezza con la paglia meſcolata per la fortezza, che tiene, non puo ſenza fiſſure ſeccarli.
Ma que’la
de
fiumi per la magrezza come l’aitreco, per eſſer bene con mazze battuta, &
impaſtata nelle coperte riceue fer-
mezza
.
Vit. ce inſegna le ſorti dell’arena, i ſegni di conoſcerla, quello che in caſo di necesſità douemo fare, i diffetti, & l’utilità di quelle ſorti; & il tutto
è
quiſotto manifeſto.
Plinio di questo luogo ſe ne ſerue al duodecimo capo del trenteſimo quinto libro. La ſoſtaza, della terra è in tre modi
uariata
, la groſſa è detta arena, la ſottile Argilla, la mediocore commune, l’arona è ſterile, &
non è atta ad eſſer formatain alcun modo, l’argil-
1110 la è buona, &
per notrire l’berbe, & per eſſer adoperata in molte ſorme era di queſta ſorte quella terra bianca gia detta Taſcon ium, dellaqua-
le
in Hiſpagna ſopra gli altimonti ſi faceuano i luoghi alti delle guardie, &
à di noſtri (come riferiſce l’Agricola) è una torre di queſta terra
appreſſo
una città di Saſſonia detta Coruerco, piu ſicura dal ſuoco, daiuenti, &
dalle pioggie, che ſe ſuſſe ſatta di pietre, perche per la fua
grauità
reſiſte all’impeto de iuenti, per lo ſuoco piu s’indura, &
non riceuendo l’bumore non ſi riempie d’acque, & però eſſer deue graſſa, ſot
tile
, eſpeßa, ma tornamo all’Arena.
Trouaſi arena di caua queſta tiene il primo grado di bontà. Trouaſi ancho arena di fiume ſotto il primo
ſuolo
, &
di torrente ſotto la balza, oue l’acque ſcendono. Trouaſi ancho di mare, queſta per eſſer buona, biſogna che negrizzi, & ſia come
uetro
lucida.
I colori dell’arena ſono il nero, il branco, & ilroſſo, la nera è aſſai buona, la biancha tra quelle dicaua e la peggiore, la roßa ſi
uſa
à Roma, il carbuncino è terra arſa dal ſuoco ne i montirinchiuſo piu ſoda di terra non cotta piu molle del toſo, &
piu commendabile,
L’arena
con ghiara meſcolata e utile alle fondamenta, &
è piu commendata la pi minua, angulare, & ſenza terra, Tra le marine arene la piu
groß
, &
la piu uicina alle riue è la migliore, preſto ſi ſecca quella del mare, & preſto ſi bagna, & ſi disfa per lo ſalſo, & non ſoſtenta il
2220 peſo, l’arena di fiume è buona per le intonicature, l’arena di caua à i uolti continuati, è pero graſſa, tenace, &
ſi fende, Delle ſpecie di caua,
e
nighlior quella che ſtride eſſendo ſtropicciata, &
che ſopra i bianchi panni non la ſcia macchia sdrucciolando giu, ò crollandoſi, la pozzolana
da
mirabil fermezza alle opere, e ſpecialmente à gli edificij fatti nell’acque di queſta ne parler à vit.
qui ſotto.
CAP. V. DELLA CALCE, ET DEL MODO
D’IMPASTARLA
.
HAvendosi chiaro quello, che appartiene alla copia dell’arena, biſogna, ancho uſar diligenza
3330 che la calce cotta ſia di pietra bianca, ouero di ſelice, &
quella, che di piu ſpeſſa, & dura pietra, e fat-
ta
, piu utilmente ſi adopera nelle murature, ma quella che ſi fa di ſpugnoſa, buona ſi troua nelle in
tonicature
.
Quando le calce ſerà eſtinta, allhora la materia in queſto modo ſi deue meſcolar,e che pi-
gliandoſi
arena di caua tre parti di eſſa, &
una di calce ſi meſchia ſe di fiume, ò di mare due parti di
arena
, &
una di calce, & coſi giuſta uerrà la ragione della malta, & della tempra ſua, & ancho ſe
nell’arena
di nume, ò di mare peſte ſeranno le ſpezzautre di teſte, &
criuellati aggiunta la terza parte, farà la tempra
della
materia migliore.
Ma perche la calce riceuendo l’acqua, & l’arena piu ſoda faccia la muratura, è ſtruttura; que
ſta
pare che ſia la ragione Perche i ſasſi à guiſa de glialtri copri ſono de gli elementi compoſti, &
quelli che nella
loro
miſtura hanno più dello aerre ſono teneri, quelli che abondano d’acqua ſono lenti per l’humore, quelli, che han-
4440 no piu della terra ſono duri, quelli oue predomina il fuoco ſono fragili.
Et però di queſti corpi ſei ſasſi prima, che ſia
no
cotti peſtati minutamente, &
con l’arena meſcolati ſeranno adoperati, ne ſi faranno ſodi, ne potaranno tenere
unita
la fabrica.
Ma quando nella fornace preſi del gran feruore del fuoco perduoto, haueranno la uirtù della loro
ſodezza
, allhora abbrucciate, &
conſumate le forze loro reſtano con bucchi, & fori aperti: & uoti il liquore adun-
que
, che è nel corpo di quella pietra, &
lo aere eſſendo conſumato, & leuato, & hauendo il reſto del calore in ſe na-
ſcoſo
poſto, che è nellacqua, prima che il fuoco eſca fuori, ricouera la forza, &
penetrando l’humore nella rarità de
i
Fori bolle, &
coſi raffreddato manda fuori del corpo della calce il feruore, & però i ſasſi tratti dalla fornace, non ri-
ſpondeno
alloro primo peſo, &
benche habbiano la iſteſſa grandezza, pure quaſi della terza parte del peſo mancar
fi
trouano, poi che è aſciutto il liquore.
Eſſendo adunque i bucchi loro aperti, & rari pigliano la meſcolanza dell’a-
rena
, &
ſi accompagnano, & ſeccandoſi con le pietre ſi raunano, & ferma fanno la muratura.
5550
Della calce ſi tratta nel preſente luogo, la natura è materia, & la comparatione della materia, di che ſi ſa la calce. Ogni pietra da humori pur-
gata
ſecca, fracle, &
che non habbia coſa da eſſer conſumata dal fuoco è buona per far la calce. Gliarchitetti antichi lodauano la calce ſatta
di
pietra durisſima, ſpeſſa è candiada, noifacemo ottima calce de i cuocoli della Piaue.
Vitr. lodò la ſelice, benche altri dica che ogni pietra ca-
uata
per ſar la calce ſia della raccolta migliore.
& diombroſa, & humida caua piu toſto, che di ſecca, & di bianca meglio ſi adopera,
che
di bruna.
Quella calce, che è fatta di pietre da macinare è di natura graſſa ſe non ha ſale, & è piu ammaßata, erotta con lima getta pol-
ue
.
Cuoceſi in hore ſeßanta la pietra di che ſi ſa la calce, & la piu lodata deure reſtar il terzo piu leggiera della ſua pietra, ma è coſa mirabile
del
bollimento che ella ſa quando è cotta gettandoſele dell’acqua ſopra.
Leggeſi in Santo Agoſtino al quarto capo del uenteſimo primo libro
della
Città di Dio, questo bello ſentimento.
La calce concepe il ſuoco dal ſuoco, & eßendo la zolla fredda immerſa nell’acqua ſerua il
fuoco
naſcoſo dimodo, che egli à niun ſenſo e maniſeſto, ma però ſi ha per iſperienza, che ſe bene il fuoco non appare ſi ſa che egli ui
è
dentro, per il che chiamiamo quella calce uiua, come, che il fuoco naſcoſo ſia l’anima inuiſibile di quel corpo uiſibile, ma quanto è
6660 mirabile che mentre ella ſi eſtingue, piu ſi accenda?
& per leuarle il fuoco occulto ſi le inſonde l’acqua? & eßendo prima fredda indi boglie,
di
doue tutte le coſe boglienti ſi raffreddano, pare adunque che quella zolla eſpire, mentre appare il fuoco, che ſi parte, &
finalmente è
come
morta, in modo che gettatoui di nouo l’acqua, ella piu non arde, &
quella calce, che prima era chiamata uiua, poieſtinta, & morta
ſi
chiama, &
di piu ſi ha, che la calce non boglie ſe ui ſer à infuſo l’glio. Dico adunque, che il calore, che la calce acquiſta nella fornace rin-
chiuſo
in eßa ſi restrigne fuggendo dal freddo dell’acqua, come da ſuo nimico, &
per tale unione ſi rinforza, e diuenta ſuoco, & però l’ac-
qua
accende la calce che coſi non accende la cenere, perche nella cenere ſi conſuma il calore, però la calce tratta di fornace dal ſuoco purga-
ta
ſonora, e leggiera, e lodata, e masſimamente ſe bagnata con ſtrepito euapora, ma con questa piu ſpeßa diuenta con ſabbia angulare, piu
tenace
con la terza parte di teſtole peſte, &
bene incorporate, & ben battute, ma noi paßamo à Vitr. che ci propone la merquiglioſa natu-
ra
della polue detta Pozzolana, &
dice.
7770
5648LIBRO
CAP. VI. DELLA POLVE POZZOLANA.
EVvi ancho una ſpecie di polue, che di natura fa coſe marauiglioſe. Naſce à Baie, & nei campi di
coloro
, che ſono appreſſo il Monte Veſuuio.
Queſta polue meſcolata con la calce, & con cementi
non
ſolo da fermezza à gli altri edificij, ma le grandi opere che ſi fanno nel mare per eſſa ſott’acqua
ſi
fanno piu forti.
La ragione di queſto è, perche ſotto quei monti, & ſotterra ci ſono ardentisſime,
e
ſpeſſe fonti, lequali non farebbeno, ſe nel fondo loro non haueſſero zolfo, ò uero allume, ouero bi
tume
, che fanno grandisſimi fuochi, Penetrão adunque il fuoco, &
il uapore della fiamma nel mez
zo
delle uene, &
ardendo fa quella terra lieue, & il fuoco che iui naſce aſſorbe, & è ſenza liquore. Eſſendo adunque tre
coſe
cioè zolfo, allume, &
bitume diſimile natural dalla uehemenza del fuoco in una miſtura formate, ſubito, che han-
1110 no riceuuto il liquore ſi raunano, &
preſto l’humore in durite ſi raſſodano, ne il mare, ne la forza dell’acqua le può
dificogliere
.
Ma che in quei luoghi ſiano ardori ſi dimoſtra per queſto, che nei monti Cumani, & di Baie cauati ſono
i
luoghi per li bagni, ne i quali il feruen te uapore dal fondo naſcendo con la forza del fuoco fora quella terra, &
per
entroeſſa
paſſando in quei luoghi riſſorge, &
di’indi per li ſudatoi ſi cauano grandi utilità. Similmente ſi narra an-
ticamente
eſſer creſciuti gli ardori, &
eſſer abondati ſotto il monte Veſuuio, & d’indi hauer per li campi ſparſa d’in-
torno
la fiamma, &
però quella pietra che ſpugna ouer pomice Pompeiana ſi chiama cotta perfettamente da un’altra
ſpecie
di Petra in queſta qualità pare, che ridotta ſia, &
quella ſorte di Spugna, che d’indi ſi caua, non naſce in ogni
luogo
, ſe non intorno il monte Etna, &
i colli della Miſia, detti da Greci Catachiecaumeni, & altroue ſe iui ſono
queſte
propietà di luoghi.
Se adunque in quelle parti ſi trouano le fonti d’acque feruenti, & da gli antichi ſi narra,
che
nelle concauità de i monti caldi uapori ſi trouano, &
le fiammeite ſono per molti luoghiuagãdo, pare ueramen-
2220 te eſſer certa coſa, che per la uehemenza del fuoco dal tofo, &
dalla terra (come nelle fornaci dalla calce) coſi da que
ſti
ſasfi eſſer cauato il liquore, &
però da coſe diſjpari, & disſimili, inſieme raunate, & in una uirtu riſtrette il caldo di-
giuno
d’humore dall’acqua ſubito ſatiato raccommunando i corpi bolle, per lo calore naſcoſo, &
fa che quelli forte-
mente
s’uniſchino, &
preſto riceuino la forza della ſodezza. reſtaci il diſiderio di ſapere perche cagione eſſendo in
Toſcana
molte fonti d’acque boglienti, non ci ſia ancho la polue, che naſce nei detti luoghi, laquale per la iſteſſa ra-
gione
ſode faccia l’opere di ſott’acqua, &
però prima, che ciò fi defideri, mi pare, perche coſi ſia, dirne la cagione. In tut-
te
le parti, &
in tuttii luoghi non fi troua la medeſima ſorte di terra, ne di pietre; ma alcune hannon della terra, alcune-
della
ſabbia, altre della ghiara, altre dell’arena, &
coſi altroue diuerſe, & del tutto disſimili, & diſpari maniere, come ſo-
no
le ragioni ſi trouano le qualità della terra, &
ciò ſi puo molto bene conſiderare, che la doue l’Appennino cigne le
parti
d’ltalia, &
di Toſcana quaſi in ogni luogo non manca l’arena di caua, ma oltra l’Appennino doue e’l mar Adria
3330 tico niente ſi troua, ne in Achaia, ne in Aſia, &
in breue oltra il mare, appena ſe ne ſente il nome, Adunque non in
tuttii
luoghi doue bolleno le fonti dell’acque calde concorreno, le medeſime commodità delle coſe, ma tutte (come
è
da natura ordinato) non ſecondo le uoglie humane, ma per ſorte diuiſe, &
diſtribuite ſono, in quei luoghi adun-
que
nei quali non ſono i monti del tutto di terra, ma che tengono le qualità della diſpoſta materia paſſando per quel
li
la forza del fuoco gli abbruggia, &
quello che è molle, & tenero aſciuga, & la ſcia quello che è aſpro, & però come
in
Campagna detta terra di lauoro, la terra abbrucciata diuenta polue coſi la Cotta in Thoſcana carboncino diuenta,
&
l’una, & l’altra materia è ottima nel fabricare; ma rittengono altra forza, ne gli edificij, che ſi fanno in terra, altra
nelle
grandi opere, che ſi fanno in mare, perche la uirtù della materia iui, e, più molle del tofo, &
più ſoda che la ter-
ra
, dalqual tofo del tutto dal fondo per la forza del calore abbrucciato in alcuni luoghi ſi fa quella ſorte d’arena, che
ſi
chiama carboncolo.
4440
Io non ſaprei aggiungere alcuna coſa à Vit. poi che la interpretatione è da ſe molto chiara, & egli altro fatto non habbia in queſto capo, che det
ta
la uirtu della Pozzaolana, che però non è quella, che hoggidi ſi uſa à roma.
Plinio piglia queſto lugo di Vitru. nel terzo decimo capo del
trenteſimo
quinto.
Le dimande, & le riſpoſte in Vitr. ſono manifeste.
CAP. VII. DEI LVOGHI DOVE SI TAGLIANO LE PIETRE.
DElla calce, dell’arena di che diuerfità ſiano, & che forze, s’habbiano, fin quichiaramente ho ra-
gionato
, ſeguita;
che ſi dichi per ordine de iluoghi doue ſi tagliano le pietre, da i quali, & de i ſasſi
quadrati
, &
dei cementi gran copia ſi caua per gliedificij. Queſte ſi trouano diuarie, & molto
disſimiglianti
maniere, perche alcune ſono molli, come di’intorno à Roma le Roſſe, le Palliane, le
5550 Fidenati, le Albane, alcune tempereate, come le Teuertine, le Anmiternine, le Sorattine, &
altre di
queſta
maniera, alcune poi dure ſono come li Selici.
Sonoui anche altre ſpecie, come in Campagna
il
Tofo nero, &
il Roſſo, nell’Vmbria, nel Piceno, & nella Marca Triuiſana il Bianco, ilquale come legno con denta-
ta
ſega ſi taglia, ma quelle tutte, che ſono molli, hanno queſta utilità che quando i ſasſi da quella cauati ſono, facil-
mente
nell’opere ſi maneggiano, &
ſe ſono al coperto ſoſtengono i peſi, ma allo aere indurite per le Stille dell’acque,
&
per le pruinefi ſpezzano, & apreſſo le parti maritime ſono mangiate dalla ſalſugine, ne ſtanno ſalde à i gran cal-
di
.
Le Tiburtine, & quelle, che ſono della ſteſſa maniera ſopportano i carichi dell’opere; & le ingiurie de i mali tempi,
ma
ſono dal fuoco ſicure, &
ſubito, che da quello toccate ſono, ſi ſpezzano, percioche nella loro naturale tẽperatu-
ra
hanno poco humore, &
non molto della terra ma aſſai dello aere, & del fuoco. Eſſendo adunque in eſſe poco della
terra
, &
dell’humore, & enetrando ancho il fuoco per la forza del uapore ſcacciato l’aere, & occupando i uacui tra
6660 le uene, belle, &
rende quelle ſimiglianti à i fuoi ardenti corpi. Sono ancho altre petraie ne i confini di Tarquineſi,
dette
Anitiane di colore della Albane, le officine dellequali d’intorno il Lago di Volſcena ſpecialmẽte, &
nella prefet
tura
Stratonieſe ſi trouano.
Queſte hannon uirtù infinite percioche ne i grandi ghiacci, ne la forza del foco da loro no
cumento
alcuno, ma ferme ſono, &
durabili alla uecchiezza, percioche nella loro miſtura poco hanno dello aere, &
del
fuoco, ma di temperato humore con aſſai terra, &
coſi con ſpeſſe ſtrutture aſſodati, ne da piggie, ne da fuoco of
feſe
ſono.
Queſte con buono argomento ſi puo dimoſtrare da i monumenti, che ſono d’intorno la terra di Ferento,
fatti
di queſte pietre, perche hanno le ſtatue grandi, &
belle le figurinei fiori, & gli achanti benisfimo ſcolpiti, le qual
coſe
benche uecchie ſono, però coſi come hora fatte fuſſero noue, &
recenti pareno. Similmente i fabbri di metallo
adoperano
per li getti le frome fatte di queſte pietre, &
die eſſe per fonder il metallo n’hanno grndisfimi commodi,
lequali
ſi fuſſero preſſo Roma, degna coſa ſarebbe, che da queſte officine tutte l’opere fuſſero formate;
ma isforzan-
7770 do ſi la necesſità per la uicinanza, che delle roſſe, &
delle palliane, & di quelli che ſono à Roma uicine, ci ſeruiamo; ſe al
cuno
uorrà porle in opera ſenza diffetto, farà l’apparecchio di eſſe in queſto modo.
Douendoſi Fabricare per due an
ni
prima non nel uerno, ma nella ſtate ſi deono cauare quelle pietre, &
ſiano laſciate ſteſe allo ſcoperto, & quelle, che
dalle
pioggie, è mali tempi per quelli due anni ſeranno ſtate offeſe, poſte ſiano nelle fondamenta, le altre non guaſte
come
dalla natura approuate potranno ſopra terra nelle fabriche mantenerſi, ne ſolamente ſi deono queſte coſe nelle
pietre
Quadrate oſſeruare, ma anchora nelle opere di Cemento.
5749SECONDO.
Vitr. tratta qui delle Pietre fatte dalla Natura, & ne dimoſtra la diuerſità, luſo, & il commodo di eſſe molto facilmente, è tutta questa materia
ſimilmente
è ſtata preſa, &
leuata di peſo (dirò coſi) da Plmio, nel trenteſimoquinto Libro al uigeſimo ſecondo Cap. Hora ancho noi ſommaria-
mente
tratteremo queſta materia.
Cinque ſorti di Pietre Natruali ſi trouano anzi cinque generi, cioè la Gemma, il Marmo, la Cote, il Se-
lice
, il Saſſo.
Conoſconſi le Gemme dalla Sostanza, dal ueder dal tatto, & dalla lima. Sono piu graui, & piu fredded del Vetro, non patiſco-
no
la lima, hanno lo ſplendore piu ſaldo, piu chiaro, &
empiono piu la uiſta, ne ſi ſamriſcono al lume della Lucerna, & ſono di ſoſtanza uiua-
ce
, e piena.
Di questil’Architetto non ragiona, perche non uanno nelle Fabriche, i Marmi ſentono la lima, & ſono grandi, & riſplendono.
Le Selici hanno come ſquame, le Cotti come grani, i Sasſi non hanno nitore. Conſideramo nelle Pietre, it tempo di cauarle, la quantità la
qualità
la comparatione, &
l’uſo. Cauanſil’eſtate, & ſtanno allo ſcoperto, acciò che ſi faccia la proua della bontà di eſſe, adopranſi dopo
due
anni, &
dall’uſo, & dagliedifici fattiſi prendono le loro qualità, però la Pietra bianca è piu facile che la ſoſca, la trapparente miglior,
che
l’opaca, piu intrattabile è la piu alſale ſimigliãte, il saſſo aſperſo come di arena, è, aſpor, ſe gli uſciranno come punte nere, è indomabile,
l’aſperſo
digocciole angulari, e piuſodo, chel’aſperſo diritonde.
Quanto meno è uenato, tanto piu è intiero, piu dura eſſendo il colore pur-
1110 gato, elimpido;
Emigliore quello la cui uena, è piuſimile alla Pietra. La uena ſottile moſtra la Pietra ſpiaceuole. La piu torta, & che piu
gira
, e piu auſtera.
La nodoſa e piu acerba. Quella Pietra piu ageuolmente ſi fende, che nel mezzo hauna roſſa linea come putrida, proſ-
ſima
à quella è la bianchegna.
Et quella che à uerde ghiaccio ſi asſimiglia, è, piu difficile. Il numero delle uene dimoſtra la Pietra inconſtante,
&
che crepa. Le uene dritte ſono giudicate peggiori. Quella Pietra è piu ſoda, le cui ſcheggie ſono piu acute, & terſe. La Pietra che ſpez-
zata
rimane piu liſcia di ſoperficie, è piu atta allo ſcarpello.
L’aſpra, quanto piu biancheggia, tanto meno ubidiſce alferro. La foſca quanto
piu
la Luna ſcema, tanto meno conſente al ferro, ogni Pietra ignobile tanto è piu dura, quanto è piu cauernoſa.
Quella che non aſciuga l’ac-
qua
che ſi li ſpruzza di ſopra, à piu cruda.
Ogni Pietra graue, è piu ſoda, & piu ſi liſcia, che la leggiera. Et la piu leggiera della piu graue,
è
piu fragile.
Quella che percoſſa riſuona è della ſorda piu denſa. La Stroppicciata, che ſa zi Zolfo, è piu dura, che la ſenza odore. Quel-
la
, che piu reſiſte allo ſcalpello, piu anco dura alle acque, &
mali tempi. Ogni Pietra dinouo cauata è piu tenera, & io ne ho ueduti in An-
glia
che ſi lauorano alle caue, perche ſe ſtanno troppo fuori ſindurano di modo, che non ſi poſſono lauorare.
Se non ſono poſti una inuernata
2220 nell’acqua.
Soffiando l’Ostro piu facilmente ſi lauorano le Pietre, che ſoffiando Borea. Quella, che nell’acqua ſi piu greue, ſi disfà per l’hu-
more
, quella che per lo fuoco ſi ſgretola, &
apre non dura al Sole. Della quantità, & qualità ſi dir à diſotto.
CAP. VIII. DELLE MANIERE DEL MVRARE,
E
QVALITA SVE.
Le parti di poner inſieme le Pietre ſon queſte.
VItrvvio ce inſegna il modo, et le maniere di porre inſieme le Pietre, cõmenda la muratura de Mattoni, et con bel-
li
eſſempi ſimilmente proua quanto dice.
Prima che io eſpona Vitr, io diro delle parti della Fabrica ſoprail ſondamento,
&
quale ſia officio di ciaſcuna, in ogni Fabrica conſideramo il baſſo, la cima, ilati. Il baſſo è il paumento, & ſuolo, la ci-
3330 ma ſono i Copertiè colmi, i lati ſono i Partiò muri.
Del Pauimento ſi dira nel Settimo Libro, de i coperti nel quarto.
Hora ſi dirà del Muro, il quale è differente dal fondamento in queſto, che il fondamento dai lati della foſſa ſolamente ſoste-
nuto
per eſſer intiero, conſiſte:
ma il muro, ò, Parete di piu Parti è compoſto, perche ha il Poggio, il Procinto, la Cornice, l’oſſa e, ſoſtegni, Pa-
priture
, &
le labra, il compimento, & le ſue oſſeruationi, noieſponeremo l’uſo delle dette parti, à guiſa de Medici, i quali nella conſtitutione
della
loro Arte trattano dell’uſo della parti del corpo humano.
Poggio è quella parte che io direi Scarpa, che è la prima diſotto, che ſi leua
dal
fondamento, alquanto piu groſſa, che il Muro, ò Parete.
Procinto, è Corona ſono parti del Muro una diſopra, l’altra nel mezzo Procinto, è
quella
parte di mezzo, &
quella legatura, che lega il Muro d’intorno come cornice, & nelle Mura della Città ſi potrebbe chiamare, & ſi chia
ma
Cordone, l’oſſa è ſoſtegni ſono come Anguli Pilaſtri, Colonne, Trauamenti, Erte, &
ciò che ſta ſopra le apriture, come che elle ſiano ò in ar-
co
, ò dritte, perche l’arco è come Traue piegato, è Traue come Colonna trauerſa, è Colonna come Traue dritto in piedi.
Le apriture, è la bra
ſono
, come le fineſtre;
le cannoniere, le porti, i bucchi, & in parte i nichi, che latinamente conche ſi portriano dire. I compimenti trappoſti ſo-
4440 no tra l’oſſa, &
l’apriture, & altre parti, & queſto ſia à bastanza detto delle parti del Muro. Hora ſi dira quanto conuenga à ciaſcuna par-
te
, ilche accioche commodamente ſi faccia, ſi dir à della quantita, &
qualità delle Pietre del modo diporle inſieme, delle maniere, & regole del
murare
.
Sono le Pietre, ouero di ſoperficie anguli, & linee equali dette quadrate, ouero diſſoperficie, angoli, & linee uariate dette incerte.
Sono alcune grandi, che ſenza ſtromenti, emachine, non ſi poſſono maneggiare, altre minute, che con una mano ſi leuano, altre mezzane ditte
giuſte
, hanno ancho le Pietre qualità diuerſa perche alcune ſono uiuaci, forti, piene di ſucco come la Selice, &
il Marmo, nellequali il ſuono è
innato
, &
la ſodezza, altre eſauſte, & leggieri come toſi, & Pietre arenoſe, i Marmi ſono Prosſimi all’honor delle Gemme, per la bellezza, &
gratia
loro, è ſpecialmente que Marmi nobili, che per la uarieta di colori, ò per la gran bianchezza, ò per la finezza, e ſplendore, ò traſparen-
za
loro danno merauiglia, come e il Pario, il Porphido, il Serpentino, il Phengitico l’Alabaſtro, &
altri ſimiglianti Marmi, Il Selice ueramen-
teò
tenero, duro, tenace, friabile, graue, leggiero, ò che non ſi paſſa dal fuoco, ò che ſi conuerta in cenere, è ſquamoſo, ſopporta il freddo, è l’ac-
que
, non riſplende, però non è Marmo, entra però nelle fabriche, come ancho alcuni ſasſi.
Ma la Cote come è la Damaſchina, il Tocco, che pro-
5550 ua i metalli, alcune Pietre che nell’Indie ſi uſano per tagliare ſono per aguzzar iferri, ſi conſumano à poco à poco ſe ſteſſe, ma preſto conſuma
no
l’altre coſe, &
la parte, che e riuolta al Sole, è migliore, che quella di ſotto, perche dal Sole ſi fanno perfette. I Sasſi ſono duerſi per la pro
pietà
, come la Calamita, per la uirtu, come il Calamocho, cioò ſpuma di canne, per lo colore, come l’Amochriſo, per la pittura comal’Alabandi-
co
, per la forma come il Trochite, per la nobiltà di reſiſtere al fuoco, &
all’acqua come la Magneſia. La propieta della Calamita è nota, perche
tira
, è ſcaccia il ferro, dimoſtra le parti del Cielo, ſerue à nauiganti, &
famirabili effetti. La ſpuma delle Arondine Calamocho nominata, è
fortisſima
, &
caldisſima, & conſuma i corpi in eſſa ſepolti. Il Trocchiere è ſtriato, ò cannellato nel piano, & nel mezzo del piano ha un pun
to
, dalquale ſi partono tutte le ſcannellature, &
il piano è circondata da un lieue timpanuzzo, moueſi da ſe poſtoui ſopra l’aceto. Ammochiſo,
cioe
Arena d’oro perche è di color d’oro, ſquammoſa, &
ſe ne polue da ſeccar le lettere. L’Alabandico dimoſtra in ſe uarie figure. La
Magneſia
reſiſte mirabilmente alfuoco, &
all’acqua, ma di queſti ſasſi pochi ſono all’uſo delle Fabriche, benche per adornamenti poſſono eſſer
apprecciati
.
Io ho detto della quantità, & qualita delle Pietre, hora diro dil modo di porle inſieme, perche importa molto alla fermezza delle
6660 Fabriche.
Ogni Pietra deue eſſer intera, non fangoſa, ma bagnata bene, & s’eſſer può di torrente, le intiere al ſuono ſi conoſcono, le cauate di
nuouo
ſon piu commode, la Pietra altre fiate adoperata non rieſce, &
non ſi attacca bene, perche di gia ha ſorbito Phumido, Altri con minu-
te
Pietre, &
calce copioſa empiono iſondamenti, altri ui mettono ogni ſorte dirottame. Deueſi imitar la Natura, che nel far imonti tra le
piu
ſode Pietre la piu tenera trammette.
Coſi ſopra grande quadrate, & intiere Pietre gran copia di calce ſtemperata ſi getta, le piu gagliar-
de
parti delle Pietre ſi pongono oue è di maggior fermezza biſogna.
Eſſendo la uena atta à romperſi, non in lato ma ſteſa giacendo ſi ponga.
La faccia della Pietra tagliata per trauerſo, e piu forte, che quella, che per lungo, è tagliata. Nel fondar le Colonne non è neceſſorio continuar
il
fondamento, ma conuienſi fare ſotto le Colonne, accio col peſo loro nonforino la terra, &
tirare da Colonna à Colonna un’arco allariuer-
ſcia
.
La Pietra ſecca, & ſitibonda conſabbia di fiume ſiconfà la bagnata, & humida di natura con quella di caua. Non ſi adoperiſabbia di
Mare
nelle opere di uerſo Ostro.
A minute Pietre ſpeſſa calce, à ſecche ſoda ſi ponga, benche la tenace ſia stata da gli antichi approuata. Le
grandi
Pietre uanno ſopra tenera, &
liquida calce, & forſe questo fi , perche ſdrucciolãdo nel liquido meglio ſi aſſettano, & però gioua ſot-
7770 toporui alcuna coſa teſa, &
liquida, perche le Pietre dal graue peſo non ſiano rotte. Gioua bagnare ſpeſſo la muratura. Non uogliono quel
le
Pietre eſſer bagnate, che dentro non ſian bumide, &
negrezzanti eſſendo ſpezzate, è rotte. Hora cireſta à dire delle maniere, & regole
del
murare.
Tre ſono le maniere del murare, l’Ordinaria, la Incerta, la Reticulata. Di queſte ne tratta Vitr. nel preſentte Cap. Et dice.
Le maniere di murare ſon queſte; prima quella, che ſi in modo di Rete, che hor ſi uſa da ognuno, poi l’antica laqual
ſi
chiama Incerta, di queſte due piu bella è la prima, laquale poi a fare le fiſſure è facile, perche in ogni parte ha i
5850LIBRO& le Cõmiſſure diſciolte, & fiſunite, ma gli Incerti ſedendo i cimenti l’uno ſopra l’altro, & tra ſe poſti in modo d’im-
brici
, ehe uno tocca due anguli, e ſi tocca inſieme col’altro, non bella come la reticulata, ma ſi bene piu ferma fanno
la
ligatura del muro.
Vero che l’una, & l’altra maniera di minutisſime coſe deue eſſer impaſtata, accioche per la
materia
di calce, &
d’Arena ſpeſſa i Pareti ſatiati inſieme ſtiano longamente perche eſſendo di molle, & rara meſco-
lanza
aſciugano il ſucco della materia tirato, ma quando la copia della calce, &
dell’arena ſoprabondera, il Parete,
che
hauerà preſo aſſai dell’humore non coſi preſto ſi farà uano, ma ſi contenera inſieme.
Ma quando la forza humi-
da
per la rarità dei cementi ſarà dalla materia diſeccata, etratta fuori, alhora la calce dall’arena ſtaccandoſi, ſi diſcio-
gliera
, &
coſi i cementi non ſi potranno con queſti accompagnare, ma col tempo faranno i Pareti ruinoſi. Et que-
ſto
ſi può comprendere da alcuni monumenti iquali d’intorno à Roma, ſono di Marmi, ò uerò di pietre quadrate, &

di
dentro nel mezzo calcati, &
empiuti, la materia uana, & uota per la uecchiezza diuenuta, & aſciutta di fuori la ra-
1110 rita de i Cementi rouinano, &
diſciolte dalla pruina, e ghiacci le Cõmiſſure de i congiugnimenti ſi disſipano. Et ſe al-
cuno
non uorra incorrere in queſto uitio biſogna, che egli faccia i Pareti di due piedi laſciando il mezzo concauo ap
preſſo
i corſi, &
gli ordini dritti come Pilaſtrelli dalla parte di dẽtro di Saſſo roſſo quadrato, à uero di terra cotta oue
ro
di Selici ordinarij &
con i granchi di ferro, ò piombo leghi le Fronti, & à queſto modo non ſottoſopra ma ordi
natamente
fatta l’opera potrà ſenza diffetto eternamente durare, perche i letti, &
le legature di quelli tra ſe giacen-
ti
, &
con le chiaui ligati non ſpigneranno l’opera, ne laſcieranno, i. Philaſtrelli tra ſelegati in altra parete piegare. Et
però
non ſi deue ſprezzare la Fabrica dei Greci:
perche ſi benenon la uſano polita di tenero Cemento, pure quando
ſi
partino dal Fabricare di quadrata Pietra, fanno la ordinaria di Selice, ò di dura Pietra, &
coſi come fuſſero di Mat-
toni
legano con doppi corſi i loro conſtregnimenti, &
coſi fanno fermisſime l’opere loro.
Eglie neceſſario in queſto luogo eſponere alcuni uocaboli uſati da Vitr perche piu facilmente s’intenda quello, che egli ce inſegna. Et prima Ce
2220 mento è Pietra rozza, non tagliata, uulgare ſenza terminata forma, ogni diper Roma ne uanno i giumenti carichi, &
in terra di Laurora det
ta
Campagna rittiene il nome.
Reticulato, & incerto, queſti ſon due modi di poner a ſilo, õ uero inſieme i corſi delle Pietre. Il Reticulato è
coſi
detto perche à guiſa di rete dimostra la diuiſione da una Pietra all’altra nel murare, &
queſto non ſi può ſare ſe almeno una facciata
della
Pietra non è quadrata, &
polita. Biſogna ancho che ſtiano in modo, che gli angoli ſi tocchino, come qui ſotto per la figura ſi dimoſtra.
L’incerto è quello, che ſi ſa di Pietre di diuerſe figure à caſo poste, perche quello, che ſi dice laucrar à caſſa, e quello che di ſotto è detto em-
plecton
.
La correttione dello incerto accio fia ſicuro, dritto, & forte, ſi ſa come per figura latroue è dimoſtrato, imperoche è neceſſario legar
ambe
le ſronti una con l’altra con attrauerſata muratura, &
empire il uano con pietre meſcolate con molta calce.
21[Figure 21]Renculato
iucerto
Ma noi ſeguiteremo il propoſito noſtro di prima, che hauendo detto diſo-
pra
quante ſiano le parti del muro, &
quale ſia ciaſcuna di eſſe, & le ma-
niere
del murare, giusta coſa, et ragioneuole ci pare, dire il biRogno che ha
ciaſcuna
parte, &
qui è buono reccarſi à mente quello, che di ſopradicemo
della
forma, &
quantità delle Pietre, accioche uſando noi i propij uoca-
boli
delle coſe, ſiamo inteſi da ognuno.
Sono adunque le Pietre quadra-
te
, incerte, grãdi, giuste, minute, dico adunque, che ordinareie murature ſo-
no
quelle doue le Pietre quadrate, le giuſte, o le grandi, ſi pongono inſieme
ordinatamente
, à ſquadra, piombo, e liuello, &
che queſta ſia l’ordinaria
Vitr
.
lo accenna quando dice.
Et però non ſi deue ſpreggiare la Fabrica de Gteci ſe benenon
l
'uſano polita di tenero cemento, pure quando ſi partino dal
Fabricaredi
quadrata Pietra fanno di Selice, ò di dura Pie-
3340 tra l’Ordinaria.
Laquale è mezzana tra la incerta, & quella, che ſi fa di quadrata pietra.
La Regola, & quuertimento, che ſi deue hauere nelle maniere del mu-
rare
, è che deono eſſer accommodate à diuerſe parti.
Il poggio, che for-
ſe
Stereobata da Vitruuio è detto, che è quella parte fatta in ſcarpa, che
ſi
leua dal fondamento della Fabrica hauer deue l’incroſtatura di quadra-
ta
Pietra, grande, e dura.
Accio ſia diffeſo da molte offeſe, che à quel-
la
parte nuocer poſſono, però in queſta parte il muro ha di piu ſodezzai
biſogno
, come parte, che ha della natura del fondamanto, che ſoſtenga tut-
to
il carico, &
che piu uicina ſia alla humidità del terreno, & in Vine-
4450 gia ſpecialmente ſi deue oſſeruare, &
ſi oſſerua ancho nelle caſe ben fatte,
da
questo piede alle Fabriche, del qual dice Catone.
Leuerai da terra
la
Fabrica con ſoda pietra, &
calce per un piede, l’altre parti con cru-
do
mattone potrai ſormare;
ma in Vingia queſta parte è piu leuata, & ha del grande, & del ſodo, & arriua finà cinque eſei piedi, & ſopra
di
eſſa è il cordone di forma ritonda ò uero in forma di faſcia, che ſporta in fuori.
Trai procinti s’interpongono alcune legature di pietre mag-
giori
, lequali ſono come concatenationi dell’oſſa con l’oſſa, &
della croſte, the ſono nella parte di dentro, con quclle, che ſono di fuori, & pero qui
lunghe
, larghe, &
ſode pietre ſi richiedono, fannoſi ancho altri procinti, per legar le cantona, & tener l’opera inſieme, ma piu rari, deono
quelli
primi à piombo, &
à ſquadra dentro, è di fuori col muro conuenire, & queſti che ſono maggiori, come corone ò gocciolatoi ſportare,
&
gli ordini, & corſi eſſer bene legati in modo, che come ſoprapoſto Pauimento la Fabrica di ſotto benef ſi ricopra. Siano nelle murature le
pietre
un’all’altra ſoprapoſte in modo, che la commiſſura di due di ſoprapoſte ſia nel mezzo della pietra di ſotto, è questo ſpecialmente nei pro-
5560 cinti, &
nelle legature, Nelle opere reticulate gli antichi tir auano il legamento di cinque Mattoni ò almento di tre, che ò uero tutti ò uero in un’
ordine
almeno era di Pietre piu groſſe che l’altre, ma piu lunghe, et piu larghe, Ma nelle opere ordinareie per ogni cinque piedi, è ſtato a baſtã
zaun
Mattone di due piedi per legatura però fabricando con pietre maggiori piu raro legamẽto biſogna, et è quaſi à ſufficiẽza la corona ſola,
laqual
deue eſſer fatta ſomma diligenza, et di ſerme, &
larghe pietre ordinareie, & quiſte, & ne Pareti di crudi Mattoni la corona eſſer deue
diterra
cotta, accio ſia diffeſa dalla pioggia, &
alleggiamento del carico. Deueſi auuertire, che il marmo rifiuta la calce, & ſi macchia fa-
cilmente
, la doue gli antichi quanto meno poteuano adoprauano i Marmi con la calce.
Dell’oſſa, & de ſoſtegni, & delle apriture ſi dira dapoi.
I compimenti trappoſti ſono tra l’oßa, la apriture, & l’altre parti, ne i quali ſono da conſider are le imboccature, i riempimenti, Pintonicature
tanto
di dentro, quanto di fuori, perilche ſi uede eſſer differenza tral’oſſa, e i compimenti, percioche nell’oßa grandi, ſode, &
ordinate pie-
tre
ſi pongono, ne i compimenti minute rotte, ſpezzate, meno ordinarie, &
à caſo; ma bene con molta calce, & arena. Vero è che perfect-
to
ſarebbe l’ediſicio del muro, che tutto fuſſe di quadrate pietre, ma eſſendo di troppo ſpeſa biſogna tra l’una, &
l’altra ſcorza poner alcune
6670 pietre ordinarie attrauerſate nel muro per unir la ſcorza.
Vſarono ibuoni madeſtri empire tra la ſponde non piu di piedi cingque tra ogni or-
dine
, accioche la Fabrica quaſi con nerui, e legature reſtretta fuſſe, &
che ſe nel mezzo le pietre calaſſero il rejtante non ſeguitaſſe. Empirasſi
bene
ogni luogo, &
non piu di’una libra maggiori ſi mettino le pietre nel mezzo per empire, perche le pietre minute meglio s’uniſcono. Nelle
intonicature
di fuori poner ai le pietre migliori eſpoſte in fuori à gli impeti de i uenti, &
delle acque lontane da i cadimenti delle grondi, et non
ui
poner Pietre di grandezze, ò peſi diſeguali, mariſpõdino le parti deſtre alle ſiniſtre, et le rimote alle uicine ſeguendo gli ordini incominciati.
Mai’intonicatura di dentro ſia di Pietra piu dolce, & ſeruiſi laregola, che ſi dirà nel Settimo Libro. Il muro fatto con crudi
5951SECONDO. to Lateritio da gli antichi, fa la Fabrica piu ſana, ma molto da Terremoti patiſce, ſia però groſſo da ſolſtener i Palchi. Il Loto da fabricare
ſia
ſimile al Bitume, che posto nell’acqua lentamente ſi disfaccia, &
s’attacchi alle mani, & aſciutto bene’s ammasſi. L’opera di Lote di ſuo-
ri
ueſtita ſia di calce, &
dentro digeſſo, & come ſi dira nel settimo. Lanuda pietra eſſer deue quadra, ſoda, grande dura, ſenza ſcaglie
trappoſte
.
Sia meſſa in opera ſolo con arpeſi, & chiodi, perche gliarpeſi fanno, che le peitre ſtiano al pari, i chiodi legano il di ſopra, con
quello
, che è diſotto.
Gli arpeſi, & chiodi d’Ottone non irruginiſcono, ma fannoſi di Ferro è di legno, fermanſi quelli di ferro ò d’ottone con
piombo
ſcollato, que di legno con la forma loro, che dalla ſimiglianza coda di rondine detti ſono.
La terza parte di Stagno meſcolata con quei
d’Ottone
piu dureuoli i rende, ſe ancho ſeranno unti con oglio, ò bitume.
Il ferro con Sbiacca, Geſſo, ſi ſerba dalla ruggine, biſogna ben guar
dare
, che l’acque non tocchino gli arpeſi.
Matornamo alla muratura, ponerai dalle ſponde tauole, ò craticciper ſoſtegno, fino che ſi aſciughino,
a
queimuri che ſono fatti di rotami, &
qui ſiè trouato modo di gettar le Colonne nelle forme di legno, per ſcemar la ſpeſa, empiſi la forma di
ogni
ſorte di rotame con molta calce, altri ui laſciano nel mezzo l’anima di Rouere, ò di Mattoni, per ſicurta, altri fanno la paſta con minute
1110 pietre, laſciano aſciugarla, &
aſciutta leuano la forma, danno la incrostatura, & la intonicatura alla Colonna, & la fingono di Marmo, ò di
meſchio
, ò come uogliano.
La Pietra ritonda, ſe non e da ogni parta fortificat, non e ſerma, però pongono ne i muri fatti di queſte pietre per
ogni
tre piedi Pietre angulari alquanto grandette, Si pone in queſte opere il giunco Marino, con ls Sparto, fanſi craticci ò uer ſtore di can-
ne
ſecche, empionſi di loto &
paglia mecſolata per tre giorni poi copronſi con calce, & geßo, & ſi dipingono, et è buono col geſſo inſieme por
ui
la terza parte di uaſi di terra bene piſtati, &
per dire quanto ſi può in queſta materia ſeguirai l’opera del muro in modo, che la parte fatta
del
muro habbia fatto alquanto di preſa coſi fanno le Rondini, perche neiloro nidi laſciano alquanto ſeccare il primo fango, et poi ue ne ap-
portano
dell’altro.
Segno che la calce è aſciutta, e quando ella manda fuori una lanugine, & certo fiorume da muratori conoſciuto. Ceſſan-
do
dall’ opera ſia il muro con paglia coperto accioche il ſucco dal Sole, ò dal uento ſeccato non ſuaniſca prima che ſia fatta la preſa.
Quando
poi
ſi ripiglia il lauo ro deueſi molto bene adoperar dell’acqua.
Ilgroſſo muro non bad’armatura biſogno perche è armatura à ſeſteſſo. Laſcia
il
luogo commodo per le apriture facendoui un’arco, ilquale otturato ſia, &
al biſogno ſi apra, & queſto ſi fa, perche il peſo non aggraue trop
2220 po la parte uoto, chiuuole aggingnere al muro, per la groſſezza di eſſo ui laſcia i denti ſporti in fuori.
Gli anguli, perche participan di due
lati
, &
ſono per tener dritto il muro, però deono eſſer fermisſimi, & con lunghe, & dure pietre, come con braccia tenuti, per ilche faceuanſi
gia
il doppio del muro piugrosſi.
Ettanto detto ſia d’intorno alla ſoprapoſta diuiſione, laqual ſe benef ſera conſiderata, non ha dubbio che ella
non
ſia per apportare giouamento mirabile alle conſiderationi de ſaui, &
alle oper ationi de maeſtri, ma noitornamo à Vitruuio.
Queſte Fabriche Greche in due modi ſi murano, l’uno è detto eguale, l’altro diſegual, Il primo è quando tuttii cor-
ſi
ſeranno eguali in grandezza, l’altro, e quando gli ordini de i corſi non ſeranno drizzati pari.
L’una, & l’altra ma
niera
per cio è ferma, perche prima i cementi ſono diſoda, &
denſa natura, ne aſciugar poſſono il liquore della ma-
teria
, ma conſeruano quelle nell’humor ſuo ſino alla uecchiezza, &
iletti loro piano, & benef liuellati non laſciano
la
materia rouinare, ma con la continuata groſſezza de Pareti coſi legati durano longamente.
Euui un’altra manie
ra
di Fabrica riempita nominata, la quale ancho dai noſtri uillani ſi uſa, dellaquale ſono ſolamente le fronti polite,
3330 ma le altre parti come nate ſono, poſte inſieme con la materia legano con ſtrettisſime legature, mai noſtri per iſpe-
dirſene
preſto ſacendoui i corſi dritti, eleuati ſeruaeno alli fronti, &
nel mezzo empiono di ſpezzati cementi ſepara-
tamente
con la materia, &
à queſto modo in quella muratura lauano e drizzano tre croſte, due delle fronti, & una
nel
mezzo del riempimento.
I Greci ueramente non fanno à queſta guiſa, ma ponendoli piani, & ordinando le lon
ghezze
de i corſi conalternati congiugnimenti in groſſezza, non empiono il mezzao, ma i loro mattoni, che ſron-
tati
chiamano continuato, &
in una groſſezza raſſodato fanno il Parete, & oltra le altre coſe interpongono quelli,
che
da l’una &
l’altra parte hanno le fronti, & ſono di continuata groſſezza detti Diatoni, i quali ſommamente ſtri-
gnendo
confermano la ſodezza de i muri, Et però ſe alcuno uorra di queſti commentarij, elegger la maniera di mu
rare
, potra molto bene hauere alla perpetuita riguardo, percioche qulle Fabriche, lequali ſono di cemento, &
di ſot
tile
aſpetto di bellezza, non poſſono fare che col tempo ruinoſe non ſiano.
Etperò quando egli ſi elegge gli arbi-
4440 trei de communi Pareti, non ſi ſtima per quanto prezzo esſi ſono ſtati fabricati, ma riguardando nelle loro ſcritture,
i
, precij delle loro locationi, leuano d’ogni anno, che paſſato ſia la ottanteſima, parte, &
coſi del reſtante della ſomma
commandano
, che reſtituito ſia una parte, per tai pareti, &
ſententiano, che esſi piu che ottanta anni durar non poſ-
ſino
.
Ma de i Pareti fatti di Mattoni, pure che dritti, à piombo fatti ſieno, niente ſi leua, ma per quanto prezzo ſe-
ranno
ſtati fabricati, tanto ſempre ſtimati ſeranno, &
pero in alcune Città, & le opere publiche, & le priuate caſe, &
le
reali di Mattoni fabbricate ſiuedeno.
Et prima in Athene il muro, che riguarda uerſo il monte Himeto, & Pete-
lenſe
ſi può uedere.
Etancho, i, Paretinel Tempio di Gioue, & di Hercole le Celle ſono de Mattoni, eſſendo d’in-
torno
gli Architraui, &
le Colonne di Pietra. In Italia in Arezzo cuui il muro benisſimo fatto, & in Tralli la caſa
di
Re Attalici, che al Sacerdote di quel luogo per ſtanza, e conſegnata, &
coſi di Lacedemone d’alcuni Pareti ſono le
pitture
tagliate, che intagliati i mattoni poſte erano in alcune forme di legno, lequali poſcia ad ornamento della edi
5550 lita di Varrone, &
di Murena furono nel comitio portate. La caſa di Creſo laquale, i, Sardi, a, i cittadini per ripoſo
della
età per lo collegio de i piu uecchi dedicarono detta Geruſia.
Etin Alicarnaſo la caſa del potentisſimo Re
Mauſolo
hauendo di preconesſio Marmo tutte l’lpere adornate, h ài Pareti fatti di Mattoni, i quali ſin à queſto tem
po
rittengono una fermezza merauiglioſa, coſi con intonicature, &
croſte politi, che come uertri riluceno, ne ciò fat-
to
fu per biſogno, che quel Signor haueſſe, per che richisſimo era d’intrate, come quello, che à tutta la Caria domina-
ua
.
Main queſto modo è da conſiderar la ſolertia, & acutezza ſua nel fabricare, percioche eſſendo egli Milaſio, &
hauendo
ueduto il lugogo d’Halicarnaſſo di natura munito, &
hauer idoneo bazarro, ò mercato, & il porto commo-
do
iui ſi fece la ſtanza.
Queſto luogo è ſimile alla curuatura d’un Theatro, & nella parte di dentro appreſſo il pro-
to
eil Foro, &
per mezzo la curuatura dell’altezza, & della cinta ui è una larghisſima piazzo, nel mezzo dellaquale,
è
fabricato il Mauſoleo di ſi fatta, &
nobil opera, che, è, numerato tra i ſette ſpettacoli del Mõdo, nel mezzo dell’alta
6660 Rocca,e il Tempio di Marte, che tiene la ſtatua del Coloſſo, detta Acrolitho fatta dalla nobile mano di Telocare;
ben
che
altri dicono di Timotheo.
Ma nella ſommità del deſtro corno, è il tempio di Venere, & di Mercurio, appreſſo’la
Fonte
Salmacide, che per falſa oppinioue uien detto, che tenga di uenerea infirmita oppres ſi chi beono di quella.
Ma à me non rincreſcera di dire da che nata ſia queſta oppinione falſamente nel mondo, percioche eſſer non può,
quello
che ſi dice, che gli huomini per quella acqua diuentino molli, &
impudichi, ma la uirtù di quella Fonte, è,
molto
chiara, &
il ſapore egregio. Hauendo adunque Melante, & Areuania da Argo, & Tropzena in que luoghi una
commune
Colonia Ridotta, ſacciarono, i, Barbari di Caras, &
di Lelege. Queſti ſcacciati, à i monti ſi raunarono in-
ſieme
, &
faceuano molte correrie, & rubbando in quelluogo crudelmente uccideuano gli habitanti, auuenne poi,
che
uno de gli habitatori affine di guadagnare fece per la bontà dell’acque, una ricca hoſteria, e tenẽdola fornita allet
taua
quei Barbari, iquali à poco à poco uenendoui, &
mettendoſi inſieme, di duro, & ferigno coſtume nella uſanza
7770 de Greci uoleutieri ſi riduceuano.
Quell’acqua adunque non per dishoneſta hora perche io ſon uenuto alla dichia-
manità
mitigati i feroci petti de i Barbari acquiſto fece di quella fama.
Reſta hora perche io ſon uenuto alla dichia-
ratione
delle loro muraglie, che io le deſcriua tutti come ſono.
Come adunque nella deſtra parte, è il Tempio di
Venere
, &
la Fonte predetta, coſi nel ſiniſtro corno, e il palazzio Reale, il quale per ſe fece Mauſolo fabricare, perche
dalla
deſtra il Foro, &
tutta la terminatione del porto, & delle mura ſi uede, ſotto la ſiniſtra, è il porto ſecreto ſotto
i
monti naſcoſo in modo, che niuno può ueder, ò ſaper quello, che iui ſi faccia, accioche eſſo Re dal ſuo bel palazzo,
6052LIBRO galeotti, & ſoldati ſenza che altri ſene accorga, poſſa quanto biſogna commandare, Dapoi la morte di Mauſolo re
gnando
Artemiſia ſua moglie, ſdegnandoſi i Rhodiotti, ch’una ſemina ſignoreggiaſſe le Città di tutta la Caria, ſi mi-
ſero
in punto per occupar quel Regno, ilche eſſendo alla Reina fatto intender, ella commãdo che in quel porto ſteſ-
ſe
l’armata all’ordine co’marinari, e ſoldati, ma il reſto de cittadini ſopra le mura compariſſero.
Ma hauendo i Rho-
diotti
la lor bella armata nel porto maggiore condotta, la Reina commando che fuſſero dalle mura ſalutati, &
pro-
meſſa
loro fuſſe la Città perilche quelli abbandonate le naui entrarono nella Città, ma la Reina di ſubito per la foſſa
fatta
dal minor porto traſſe fuori la armata nel mare, &
entrata nel maggiore sbarcati i ſoldati, & i galcotti, tirò nel
mare
la uota armata de Rhodiotti, iquali non huendo doue ricourarſi eſſendo tolti di mezzo furono nella piazza
tutti
à pezzi tagliati.
Artemiſia entrata nelle naui de Rhodiotti preſe la uia de Rhodi, periche uedndo i Rhodiotti
le
lor nauti tornare ingirlandate de frondi penſando che fuſſero i loro cittadini, riceuerono iloro nemici, alhora la Rei
na
preſa Rhodi, ucciſi i principali, nella Città poſe il Trofeco della ſua uittoria, è due ſtatue fe fare di Bronzo, una
1110 rappreſentaua la Città de Rhodi l’altra la Rua imagine, figurando queſta, che con affocato ferro la Città di Rhodi ſi-
gillaſſe
.
Dapoi queſto fatto i Rhodiotti dalla Religione impediti, perchen non era lecito rimouere i conſecrati Tro-
fei
, fecero d’intorno alle ſtatue uno edificio, &
quello ricoprirono inalzando un luogo per guardia all’uſanza Greca,
accioche
niuno andare ui poteſſe, &
queſto commandarono, che Abaton ſi chiamaſſe. Non hauendo adunque, i, Re
coſi
potenti ſprezzata l’opera de Mattoni, potẽdo per le fatte prede, &
per le coſe, che gli erano portate, farle non ſo-
lamente
di cemento, ò di quadrata pietra, madi Marmo, io non penſo, che ſian da biaſmare gli edificij murati di qua-
drelli
, pure che drittamente fatti ſiano.
Ma perche non ſia lecito al populo Romano in Roma fabricare in queſto
modo
, io ne dirola ragione.
Le leggi publiche non comportano, che le groſſezze de i muri neiluoghi communi ſiano
maggiori
d’un piede, e, mezzo, ma gli altri Pareti, accio che gli ſpatij, non ſi faceſſero piu ſtretti, di quella ſteſſa grof-
ſezza
ſi fanno, ma que Mattoni crudi ſe non ſeranno di due, ò di tre corſi de mattoni, con la groſſezza d’un piede &

2220 mezzo, non potranno ſoſtenere piu che un palco.
Ma nella maeſtà di quella Città in tanta frequentia de cittadini
biſognaua
fare innumerabili habitationi, non potendo adunque il campo piano riceuere ad habitar dentro di Ro-
ma
tanta moltitudine, la coſa iſteſſa, poſe necesſita di uenire all’altezza de gli edificij, &
però con le pilaſtrate di pie-
tra
, &
con le murature di pietra cotta, & con i Pareti di cemento per commodità de i cenacoli, & dei luoghi, di doue
ſi
guarda abbaſſo ſono ſtate fatte le altezze, &
con gli ſpesſi palchi condhiauate, & però il popolo room. ſenza im-
pedimento
ha le ſtanze bellisſime moltiplicati i palchi, &
i corritori in grande altezza. Ma poi che è ſtato preſo la ra
gione
perche in Rome per la necesſità de i luoghi ſtretti, non ſi ſanno i pareti di Mattoni.
Hora ſi dirà in che modo
far
ſi deono accioche durino aſſai, fuor della Città, poſto ſia nella ſommità de i Pareti ſotto la copritura del tetto una
muratura
di terra cotta alta circa un piede, e mezzo, &
habbia gli ſporti de gli orli, & gli ſporti de i gocciolatoi, & co-
ſi
potranno ſchiuare i danni, &
i diffetti, che hauer ſogliono i pareti, perche quando nel tetto ſeranno le tegole rotte
3330 ò da i uenti al baſſo gettate da quella parte, chel’acqua delle pioggie potrà far danno la ſportatura, &
il recinto di
Mattoni
cotti non laſciera offender il crudo, ma lo ſporto de i corniccioni ſpignera in fuori le goccie oltra il dritto
cadimẽto
, &
con quel modo intiere, & ſalde ſi ſerberanno le murature de quadrelli. Ma ſe la muratura fatta di pietre
cotte
ſerà buona ò non, in poco ſpatio di tẽpo non ſi puo ſapere, perche s’ella è ferma nelle tẽpeſte e ſtrauẽti, &
nella
ſtate
, alhora è prouata, perche quella, che ſarà di buona creta, ò che ſarà poco cotta toccata dal ghiaccio, ò dalla
pruina
iui ſi moſtrera diffettoſa.
Quella adunque non potra nelle muratureſoſtenere il carico, che ne i tetti non può
patir
la fatica, perilche auuerra, chei Pareti di uecchie tegole coperti potrãno hauer fermezza.
Ma io non uorrei, che
in
alcun tẽpo giamai foſſero ſtati i Craticci rittrouati, perche quanto giouano alla preſtezza, &
tengono manco luo
go
, tanto ſono di cõmune, &
maggior calamità, perche ſono come faſci à gli incendij preparati. Et però pare, che la
ſpeſa
delle cotte pietre ſia migliore nella ſontuoſita, che lo ſparagno dei craticci nel pericolo.
Appreſſo quelle, che
4440 ſono nella incroſtatura fanno ſiſſure per la diſpoſitione dritta, &
trauerſa de i Craticcipoſti ſotto la croſta, perche
quando
s’inteingono leggiermeute riceuendo l’humore ſi gonſiano, &
poi ſeccandoſi ſi riſtringono, & coſi aſſomigli-
ti
rompono la fermezza delle croſte.
Ma perche alcuni aſtretti ſono à coſi fare, ò per la preſte zza, ò per biſogno, ò
per
ſeparare un luogo dall’altro, però è di meſtieri far in queſto modo.
Fatto fia il funolo, & ſolleuato, acioche ò dal
terazzo
, ò pauimento toccato non ſia, perche eſſendo iui ſommerſo col tempo ammarciſce dapoi dando in ſe picga,
erompe
la bellezza delle incroſtature.
Il fin qui, come potuto, dei Pareti ho detto, & dello apparecchio della
materia
loro diſtintamente, &
di che bontà fieno, & che diffetti habbiano Reſta, che io eſpona chiaramente quanto
appartiene
alle trauature, &
con che ragione ſi troua la materia da farle, & come ſiano di buona durata quanto di-
moſtra
la natura delle coſe.
Io ho uoluto porre tutta la interpretatione del preſente cap. ſi perche è facile, & di piana intelligenza, ſi perche prima mi ſon forzato di met-
5550 tere innanzi à gliocchi con il ſoprapoſto diſcorſo tutta la preſente materia, nel reſto ogni ſtudioſo può da ſe ſteſſo conſiderare tutto quello, che
Vitr
.
uoluto fare in queſta parte, & uedra la ſua intentione eſſer state di ragionar della Fabrica dei muri, e Pareti, come egli dice nel fi-
ne
del ſoprapoſto capo, hauer diuiſo queſto ragionamento in piu parti, &
nella prima hauer detto le maniere del murare, & hauer reſo la
ragione
de i diffetti, &
della bontà di quelle, quaſi comparadndole inſime. Nella ſeconda hauer ragionato della muratura de Greci di tre ma-
niere
di quella, &
hauer compareato il modo Greco al modo Latino di murare. Nellaterza hauer lodato il fabricare de Mattoni, dimoſtrato-
ui
il uero modo, &
con bella, & hiſtorica commendatione hauer commendato le fabriche di Mauſolo, & propoſtoci molti eſſempi di quelle,
&
finita la ſua ornata digresſione accompagnata dalli leggi del populo Rom. nelqual caſo s’e dimostrato non ignorante delle leggi ciuili, &
nell’ultima
eſſer ritornato ad’inſegnarci quanto era neceſſario à uarie ſorti dimurature ſi de Pareti, come di craticci conchiudendo finalmen-
te
quanto ha uoluto fare, &
quanto intende, poſcia nel ſeguente capo di dichiarire. I uocaboli ueramente del testo per la interpretatione, &
altroue
per la eſpoſitione noſtra ſono chiari.
Leggi Plin. per tutto il Trenteſimoſeſto Libro trouerai molte coſe al propoſito, & le figure del
6660 le coſe dette da Vitr.
& da noi, che qui ſotto ſono, daranno adintendcre. Leggi ancho Plin. al Cap. quinto e ſeſto quartodecimo del pre-
detto
Libro.
6153SECONDO.22[Figure 22]tetradoronpentadorondi doronA b e Le ſorti di murare dette di ſopra.C Eguale muratura detta Iſodomon.D La Fabrica riempita detta Emplecton.F Diſeguale muratura detta Aniſodomon.G La muratura de Greci con i Mattoni detti Diatoni ſrontati ſopra li Anguli.H Le Orthoſtrate.4 4 4 4 4 5 5 5 5 5 d c b a h g f e
CAP. IX. DEL TAGLIARE I LEGNAMI.
LA Materia ſi deue tagliare al principio dell’Autunno ſino à quel tempo, che comincia à ſoffiare il
uento
da Ponente, perche da Primauera gli alberi ſono pregni, &
tutti mandano nelle frondi, &
1150 ne frutti, che fanno ognianno la uirtù della loro propietà.
Quando adunque per la necesſità de i
tempi
uoti, &
humidi ſi fanno, uani, e deboli per la rarità ſogliono diuentare à guiſa de i corpi femi
nili
, quando hanno concetto, che dalla concettione loro ſin’al parto non ſono intieri ſtimati.
Ne
gli
animali da uendere quando ſono pregni ſi danno per ſani, percioche creſcendo nel corpo ciò
che
prima era ſeminato da tutta la uirtù del cibo ſi tira il nutrimento, &
quanto piu il parto ſi fa fermo à mãtenerſi,
tanto
meno laſcia eſſer ſoda quella coſa, di che ſi genera, &
però mandato fuori il parto quello, che per altra manie-
ra
di aumento era dettratto, quando è libero per la ſeparatione fatta dal naſcimento della coſa nelle aperte, &
uacue
uene
in ſericeue, &
ſuggendo il ſucco ſi piu fermo, & ritorna nella prima ſodezza della natura ſua. Per la ſteſſa ra-
gione
al tempo dell’ Autunno per la maturità de i frutti infiacchite le frondi tirando le radici de gli alberi à ſe il ſucco
della
terra, ſi ricourano, &
ritornano nella lor prima ſodezza. Ma la forza dello aere del uerno comprime, & aſſo-
2260 da quelle per quel tempo come detto hauemo.
Se adunque con quella ragione che di ſopra s’è detto, & à quel tem-
po
ſi tagliera il legname, ſera utile, &
opportuno. Ma coſi biſogna tagliarlo, che egli ſi uadi ſino à mezzo la midolla,
&
laſciato ſia il taglio fino; che ſtillãdo per eſſo ſi ſecchi l’humore, perilche quello inutile liquore, che in esſi ſi troua
uſcendo
per lo ſuo torlo, non laſcia in quello morire la putredine, ne corromperſi la qualità della materia, ma quan-
do
poi ſera ſecco l’albero, ne ſtillera più;
biſogna gettarlo à terra, & coſi perfetto all’uſo ſi trouera eſſer. Et che que-
ſto
ſia uero egli ſi puo conoſcere ancho da gli arbuſti.
Percioche quando esſi ciaſcuno al tempo ſuo col foro, che ſe
le
dal piede uiene caſtrato, mandano fuori dalle midolle il uitioſo, &
ſoprabondante humore, e triſto liquore, &
coſi
diſſeccandoſi riceuono in ſe la uirtù di poter lungemẽte durare.
Ma quegli humori, che hanno le uſcite gli
alberi
reſtando esſi dentro, fi putrefanno &
rendono quegli uani, & diffetoſi. Se adunque quelli, che ſtanno, & ui-
uono
ſeccandoſi non inuecchiano, certamente quando gli iſtesſi per farne legname ſono à terra mandati, eſſendo à
3370 quel modo gouernati, potranno ne gli edifidij lungamente, &
con utilità durare. Quegli alberi hanno tra ſe con-
trarie
, &
ſeparate uirtu, come il Rouere, l’olmo, il poppio, Il Cipreſſo, l’Abete & gli altri, che ſono ne gli edificij
grandemente
utili, percioche non può il Rouere quello, che può l’Abete, ne il Cipreſſo quello, che può l’Olmo, ne
gli
altri alberi hanno quella ſimiglianza medeſima di natura fra loro, ma ciaſcuna ſpecie di quelli, con le diſpoſitioni,
&
propietà de principij loro comparati con altri, & d’altra maniera effetti, nelle opere produce. Et però l’ Abete ha-
uendo
aſſai dello aere, &
del fuoco, ma meno del humido, & della terra, fatto di piu lieui ſorze di natura non è
6254LIBRO deroſo, & però del ſuo rigor naturale contento, non coſi preſto ſi piega per lo peſo, ma ſempre dritto rimane nelle
trauature
:
ma perche ha in ſe piu di calore produce, & notriſce il tarlo, & da quello è guaſto, & anco percio, preſto
ſiaccende
, perche la rarita dello aere, che è in quel corpo aperto, riceue il fuoco, &
coſi ne manda fuori la gran fiam-
ma
, &
quella parte di eſſo, che è alla terra uicina, prima, che tagliata ſia, riceuendo per la uicinanza l’humore, ſenza
nodo
, &
humida ſi rende, ma quella, che è di ſopra uerſo la cima per la uehemenza del calore mandando in aere i
rami
fuori dei nodi ſuoi tagliata alto da terra piedi uenti, &
polita per la durezza de i nodi ſuoi, è chiamata fuſterna,
ma
la parte inferiore, quando tagliata per le quattro uene aperta la doue eſce l’humore laſciatoui fuori il torlo dallo
ſteſſo
albero ſi uſa nelle opere fatte di legno, &
è detta Sappinea. Ma per lo contrario la Quercia abundando di ter-
ra
, &
hauendo poco di aere, & di fuoco poſta nelle opere terrene piglia una perpetua ſtabilità, perche quando è
toccata
dall’humore, non hauendo forami per eſſer ſpeſſa, meno puo nel ſuo corpo admetter l’humore, ma da quel-
1110 lo fuggendo reſiſte, &
ſi torce, & ſa le fiſſure. Ma lo Eſcolo per eſſer in tutti i ſuoi principij temperato, e molto utile
nelle
fabriche, ma poſto nell’humore riceuendo quello per li meati, e ſcacciando lo aere, &
il fuoco per l’operatione
dell’humida
forza ſi ſuol uitiare.
Il Cerro, il Souero, il Fago, perche hanno pari meſcolanza di fuoco, & di terra,
&
molto dello aere, paſſando l’humore per la ſua rarita per entro di esſi, preſto ammarciſcono. Il Poppio bianco, &
nero
, &
la Salce, la Tiglia, il Vitice ſatieuolmente di fuoco, d’aere, & di humore temperati hauendo poco del terre-
no
di leggieri tempera compoſti hanno nell’uſo loro una mirabile rigidezza.
Non eſſendo adunque duri per la me
ſcolanza
della terra ſono bianchi per la rarità, &
facilmente poſſono eſſer intagliati. Lo Alno, che naſce uicino alle
riue
de i fiumi, &
non pare utile a coſa alcuna, tiene in ſe bellisſime ragioni, perche è aſſai temperato di aere, & di
fuoco
, non molto di terra, &
poco di humore, & però perche non ha troppo humore ne i luoghi paluſtri, per le fon
damenta
delle fabriche, &
conficcato ſpeſſo nelle pallificate riceuendo in eſſo quel liquore, del qual per ſua natura
2220 è biſogneuole, dura eternamente, &
ſoſtenta grandisſimi peſi, & ſenza diffetto ſi conſerua, & coſi quello, che non
può
per molto ſpacio ſopra terra durare, poſto in acqua ſi conſerua eternamente.
Queſto, che io dico Rauenna ci
dimoſtra
doue tutte l’opere publiche, &
priuate ſotto le fondamenta hanno le pallificate di queſto legno. l’Olmo,
&
il Frasſino abbondano in humore, poco hanno dell’aere, & del fuoco, ma della terra temperatamente, ſi piegano
in
lauoro, &
non hanno per l’abbondanza dell’humore ſotto il peſo durezza, ma preſto ſi torcono, & ſubito che ſo
no
per la uecchiezza aridi diuenuti, ò nel tempo tagliati, manca il liquore che in esſi era prima, mentre, che in terra
giaceno
la doue piu ſodi ſi fanno, &
nelle commiſſure, & ne gli incaſtri per la loro lentezza riceueno ferme inchia
uature
.
Simelmente il Carpino, perche è fatto di poca meſcolanza del fuoco, & della terra, ma di molto dello aere,
&
dell’acqua, non è fragile ma ſi può in ogni uerſo con grande utilità riuolgere, & trattare, & però i Greci, che di
quella
materia fanno 1 gioghi a i buoi, perche dicono i gioghi ziga, quella, materia Zigia ſogliono nominare.
E la na-
3330 tura del Cipreſſo, &
del Pino merauiglioſa, perche hauendo il Cipreſſo, & il Pino abbondanza d’humore, ma eguale
miſtura
de gli altri principij per la ſatieta dell’humore ſi ſpaccano, ma nella uecchiezza ſenza diffetto ſi cõfermano,
perche
il liquore, che è dẽtro quei corpi è di amaro ſapore, che per l’agrezza non laſcia entrare itarli, ò uero altri no-
ciui
animaletti, &
però le opere fatte di queſto durano ſempre, & coſi il Cedro, & il Ginepro hanno le iſteſſe uirtu,
&
utilita. Ma ſi come dal Cipreſſo, & dal Pino uiene la Reſina, che noi Raſa chiamiamo, coſi dal Cedro naſce l’Oglio
detto
Cedrino, delquale quando le altre coſe unte ſono, come anche i Libri, ne tarli, ne carie ſentono.
Gli alberi di
queſta
ſpecie ſono ſimiglianti alla fogliatura de Cipresſi, &
di quella materia la uena e dritta. In Efeſo nel Tem-
pio
è la ſtatua di Diana, &
la trauatura, & coſi in altri luoghi nobilisſimi Tempi, per la Eternita di quella materia
fatti
ſono.
Naſcono queſti Alberi masſimamente in Candia, in Affrica, & in alcune parti della Siria. Il Larice, che
non
e noto, ſe non à gli abitanti d’intoano la riua del , è i liti del mar Adriano, non ſolamente per la grande ama-
4440 rezza del ſucco da i tarli, &
caruoli ſi conſerua, ma ancho dal foco non riceue la ſiamma, ne eſſo da ſe può ardere, ſe
non
come il ſaſſo nella fornace, à cuocer la calce con altri legni ſerà abbruſciato, ne allhora però fiamma riceue, ò fa
carbone
, ma in lungo ſpatio a pena ſi conſuma, perche tra i principij, de quali è fatto, ha pochisſima tempra di fuoco,
ò
di aere, ma la materia di eſſo, è di humore, &
di terra ispesſita, & raſſodata, & non hauendo poroſita, per laquale il
fuoco
ui poſſa entrare, ſcaccia la forza ſua, ne ſi laſcia da quella offendere facilmente, &
per queſto il ſuo peſo non è
dall’acqua
ſoſtenuto, ma quando è condotto, ò in naue, ò uer ſopra le zatte di Abete, è, portato, ma come queſta ma
teria
ſia ſtata rittrouata ſenza cagione ſi deue conoſcere.
Diuo Ceſare hauẽdo l’eſſercito cerca l’alpi, & hauẽdo
mandato
à gli habitanti che gli deſſero uettouaglie, &
eſſendo iui un forte Caſtello detto Larigno, quelli che in eſſo
erano
confidatiſi nella fortezza naturale del luogo uolleno ubbedire, perilche l’Imperatore ſi ſpinſe auãti con lo
eſſercito
.
Fra dinanzi la porta una torre di queſta materia fatta con attrauerſati traui alternamẽte raddoppiati à gui
5550 ſa di pira in alto cõpoſta in modo, che con pali, &
pietre poteua ſcacciare chiunque uoluto haueſſe, à, quella approſi
marſi
.
Vedendoſi poi, che quelli altre armi haueuano, che pali, & che per lo peſo di quelli, poteuano troppo da
lungi
tirarli, fu commandato, che ſi metteſſero ſotto i faſci di uerge legati inſieme, &
le faci ardenti, & coſi preſto i
ſoldati
ne fecero una gran raunanza.
Dapoi, che la fiãma d’intorno â quella materia hebbe la uerge appreſe leuataſi
al
Cielo ſece credere, che tutta l’altezza della Torre caduta fuſſe, ma poi che quella da ſe ſi eſtinſe, &
fu ripoſata, &
reſtò
, ſi uide la Torre eſſer ſtata dal fuoco offeſa, ammirandoſi Ceſare cõmandò, che quelli dal Caſtello fuſſero in-
torno
circondati lontani però dal trar di mano, perilche, i, caſtellani conſtretti dalla paura ſi diedero all’Imperatore
ilquale
poi gli dimandò di che fuſſero quelle legna, che non ſi conſumauano per la fiamma.
Riſpoſero dimoſtran-
dogli
quegli alberi, de i quali in quei luoghi n’è grandisſima copia, &
per queſto il nome hebbe quel Caſtello, che
nominato
Larigno, &
quella materia ſimilmente, è detta Larigna. Queſta per lo ſi conduce à Rauenna nella Co
6660 lonia di Fano, di Peſaro, &
d’Ancona, & ne gli altri luohi, che ſono in quella Regione; della qual materia, s’egli ſi ha
ueſſe
cammodita di condurne à Roma, ſi trarebbe grandisſima utilità ne gli edifici, &
ſe non in tutti, almeno le ta-
uole
ſotto le grondi, d’intorno le caſe de priuati, che Iſole ſi chiamauano, per eſſer tutte ſeparate l’una dall’altra, ſe
di
quella materia poſte fuſlero, dal trappaſſare de gli incẽdij le caſe di pericolo ſariano liberati, perche queſti ne fiam-
ma
, ne carbone riceueno, ne da ſe farne poſſono.
Sono queſti alberi di foglie al Pino ſimigliãti la loro materia è lunga
trattabile
per lauori di legname meno della Sappinea detta di ſopra.
Tiene liquida raſa di colore del mele attico,
laq̈le
è di giouamẽto à, i ptiſici.
Io ho detto di tutte le ſorti de legnami di che propieta ſono per natura, & con che ra-
gione
ſi generano, ſeguita, che io auuertiſca, perche cauſa q̃llo Abete, che in Roma ſi chiamò Sopernate, peggiore ſia
di
quello, che è detto ifernate.
Ilq̈le è di mirabile utilita alla duratione delle Fabriche, & di queſte coſe cõe pareno ha-
uer
dalla propietà de i luoghi bõtà, ò uitio, accioche chiare ſiano, à chi uorrà porui penſamẽto, chiaramẽte eſponerò.
7770
Vitruuio ce ha inſegnato quanto appartiene alla materia il tempo di tagliar gli alberi, & la ragione, il modo di tagliargli, la natura, & uſo loro,
ha
parlato dell’ Abete, del Cedro, &
del Larice coſe degne di auuertimento, & ha deſcritto alcuni alberi, concludendo chiaramète, quanto egli
ha
detto fin hora.
Noi tutta la preſente materia ſimilmente proponeremo ſotto un’aſpetto, ſecondo l’uſanza noſtra. Nel legname adunque
ſi
conſidera il tempo, &
il modo di tagliarlo, la natura. & l’uſo, la comparatione delle parti, & del tutto. Secondo Theofrasto il Rouere, il
Pezzo
, il Pino deonſi tagliare quando le piante sbroccano.
Ma l’Acero, l’Olmo. La Tiglia, & il Fraßeno dopo la uendemia. Vitr. uuole,
che
fi taglie dal principio dell’ Auttunno fin quãdo comincia à ſoffiare il uento detto Fauonio, ò Zefiro, Columela da i uenti fino à, i, trenta
6355SECONDO. la Luna, che s’inuecchia, Vegètio dalla quintadecima fin’ alla uinteſimaſeconda. Heſiodo quando cadeno le foglie. Catone il Rcuere al Sol-
ſtitio
, &
quella materia, che ha del maturo, & del uerde quando le cade il ſeme. l’Olmo quando cadono le foglie. Plinio naſcendo il cane nel
far
della Luna, &
, è, oſſeruatione aſtronomica, percioche per la forza della Luna ogni humore ſi commoue; tirando adunque la Luna alle ra-
dici
l’humore, perche Plinio uuole che s’aſpetti la notte, che ſucciede al giorno che fa la Luna, quãdo eſſa Luna ſarà ſotterra il reſto della mate
ria
ſerà piu puro, &
piu purgato. Non ſi deono uſare i legnamiſe non paſſati i tre meſi, ne tirargli per la ruggiada anzi dopo il mezzo di co-
minciando
, à, calar la Luna, deonſi tagliare alquanto d’intorno, &
laſcirane uſcire l’humore, & poi tagliato di tutto ſcorzarli, e ſpecialmen
te
quelli che fanno frutto, ne ſi deono tagliare ſe non fatto il frutto, ma gli altri al piacer noſtro.
Riponi il legname tagliato doue ne i gran
ſoli
, nei gran uenti le diano.
Vgneſi di ſterco bouino accioche per tutto egualmente ſi ſecchi. La Caſtagna ſi purga nell’ acqua del mare, la
materia
, che ſi adopera al torno ſi ſommerge nell’ acque, &
nel fango per trenta giorni, altri ungono la materia di morchia per li tarli, &
quella
, che per l’acqua ſi guaſta, s’impegola.
La materia inueſchiata ò d’allume bagnata, non arde. La natura, & l’uſo de legnami, é, que-
1110 sto.
L’Alno è buono grandemente alle palificate, ne i paludi, & luoghi Fluuiali, ma all’ aere non dura. L’Eſculo, che è una ſorte di Rouere,
è
impatiente dell’humore, l’Olmo ſi condenſa nello aere, &
allo ſcoperto, ma altroue ſi ſpacca, & la ſua radice, é, bellisſima fra tutti i legni
per
la uariet à de, i, colori, &
per un certo ſplendore, dapoi é la radice dell’ Oliua, bellisſima. Il Peccio, & il Pino eternamente durano ſot-
terrati
.
Il Rouere per eſſer ſparſo, neruoſo, di pochi Fori, ė ottimo alle opere terrene, perche non riceue l’humore, e ſoſtenta i peſi mira-
milmente
.
La Quercia non inuecchia. Il Fago, la Iuglande non ſi guaſtano per l’acque. Il Souero, il Pinaſtro, il Moro, l’ Acero, l’Olmo
non
inutil ſono all’ uſo di Colonne.
A i taſſelli, & uſo di trauamenti la noce Euboica, ma ottimo, è uer amente l’Abete, alquale però di leg-
gieri
ſi attacca il fuoco, nel reſtò é utilisſimo, ne gli ciede il Cipreſſo, questo non ſente uecchiezza, ne tarli, ne da ſe ſi rompe, bene, è, uero,
che
peſa molto, &
è buono per porte, naſce & creſce drittisſimo per natura oltra tutti gli altri alberi. Il Pino ſi tarla, perche il ſuo liquo-
re
è piu dolce di quello dell’ Abete.
Il Larice per li peſi, & per litrauamenti è buono, dura, & è neruoſo, non ſi tarla, pare che delle fiamme
ſi
ſdegni pure uediamo che egli arde, uero è che un tronco groſſo di quello con la ſcorza molto reſiſte al fuoco.
L’Oliuo, il Fico, la Tiglia il
2220 Salice non ſono buoni per le trauamenta.
La Palma contra il peſo ſi uolge. Il Ginepro è propoſto alle trauature ſcoperte, à questo ſimile,
benche
piu ſodo, è dinatura il Cedro, Il Cerro, il Faggio non durano, à, i, lauori di legnami come letti, menſe, tauole.
L’Abete, il Cipreſ-
ſo
.
Il Faggio, & ancho il Pezzo, benche ſiano fragili, però per caſſe, letti, & ſottili asſi ſono buoni, ſimili à queſti è, l’Elza, inutili ſono la
Iuglande
l’Olmo, &
il Frasſino, percioche la Iuglande fatta m tauole ſacilmente ſi rompe, & gli altri alberi cedeno, & ſi ſpaccano, ma il
Frasſino
è ubidientisſimo nell’opera, &
coſi la Noce, benche di eſſa non facciano gli antichi alcuna conſideratione & , à, giorni nostri ella in
molti
, et innumerabili, è ſottilisſimi lauori ſi adopera.
Il Moro, è lodato perche col tẽpo ſi fa piu nero, et dura molto. L’Olmo, à i cordini delle
porte
é buono, pche ſerua il rigore, ma la radice eſſer deue poſta di ſopra.
Dell’ Acquifóglio ſi fanno le stanghe, et coſi ancho di Lauro, et d’Olmo,
ma
i gradi d’Orno, et di Acero, et le chiauette di Cornolo.
A condotti d’acqua coperti fanno bene il Pino, et Pezzo. La Arice ſemmina di colore
ſimile
al mele, è buona per adornar le caſe eſſendo ſtato auuertito, che nelle tauole de i Pittori é immortale, &
però è buona per ſtatue, perche
non
ha diſteſi per longo i nerui ma interrotti, uarij, &
minuti. V ſauano anche il Loto, il Boſſo, il Cedro, il Cipreſſo, & la radice dell’Oliuo
3330 piu ſoda, &
il Perſico Egittio, per farne le ſtatue, ma à farne le tauole per pitture, uſauano gli antichi il bianco, & il nero Poppio. La Sal-
ce
, il Carpene, il Sorbo, il Sambuco, il Fico.
Lodano alcuni la Giuggiola, & per le opere fatte al torno. Il Faggio, il Moro, il Terebinto,
et
ſpecialmĕte il Boſſo, &
l’Ebano. Il Rouere difficilmente s’accõpagna con altri alberi, & rifiuta la colla, & coſi fanno i lagremanti, & creſpi
alberi
, et ogni legno ſodo, che ſi può radere.
Non ſtãno inſieme gli alberi, che ſono per natura differẽti come l’Edera, il Lauro, la Tilia, per eſſer
calidi
, con i nati in luoghi humidi.
Similmente non ſtãno lungamente in colla l’Eſculo, & la Quercia, ne ſi deono accõpagnare l’Olmo, il Frasſi-
no
, il Moro, il Cireggio con il Platano, et l’Alno, perche queſti ſono di natura humida, quelli di ſecca.
Cõparanſi gli alberi quanto al tutto, per-
che
gli infecondi piu fermi ſono de i fruttuoſi.
I ſeluatichi ne con mano, ne con ferro colti piu duri. Gli acuti, & tardiui tra i fruttuoſi piu forti
de
i dolci, piu creſcono gli ſterili che i fertili, piu nodoſi gli ſterili del tutto, ȯ quelli che auicẽda fruttano, che i fer aci de inodoſi, i, piu corti ſono
i
piu difficili, piu nodoſi, i, nodriti in conualli, &
piu corti d’unontani. Ma i mõtani piu fermi, & piu grosſi, piu molli i nati in luoghi humidi, &
ombroſi
de gli aprici.
I legni di clor biãco ſono meno denſi, et piu trattabili. Ogni materia põderoſa della liggiera, è, piu ſpeſſa, & dura, et quel
4440 la, è piu fragile, piu durano tagliati quegli alberi, che uiui piu ſi cõſeruano.
Quanto alla cõparatione delle parti io dico, che quanto meno ui é di
midolla
, tanto piu ui e di fortezza.
Le parti piu uicine alla midolla ſono piu forti, & quelle, che ſono piu uicine alla ſcorza ſono piu tenaci, & la
piggiore
é l’Alburno.
Le piu uicine alla terra ſon le piu ponderoſe, le di mezzo ſono piu creſpe. Le interiori piu cõmode, le eſpoſte al mezzo di
piu
ſecche, &
ſottili, et hãno la midolla piu uicina al cortice, in fine molte altre coſe reſterebbeno à dire, ma queſte uoglio, che ſiano à baſtanza,
il
reſto con ſomma diligenza ſi troua nel Secondo lib.
di Leone, et di Plinio nel Seſtodecimo, et in Theofraſto, ma quello, che é degno di auuerti-
mento
in Vitr.
è la doue egli dice parlando dello Abete, quadrifluuijs diſparatur, non che Vitr. habbia bene interpretato, & Plin. ſimilmente
quãdo
dice, Quæ habeant quadripartitos uenarum curſus, biffidos autẽ omnino ſimplices, ma perche Theofraſto dice dizous monozous, tetra
zous
, parole tradotte da Theodoro quadriuiuas, biniuiuas, &
uniuiuas come dice Hermolao, lequal parole, et nel Greco, et nel Latino non ſigni
ficano
quello che ė in fatto, dico di Theofr asto, et di Theodoro.
Pero ſi può ſtimare, che nel Greco ſiano ſcorrette, perche ſi uede alcuni Abeti, ta
gliati
a trauerſo hauer un corſo di uene, che uanno per un uerſo, &
alcuni hauerne due corſi, che uno caualca l’altro, come ſe la dita d’una
5550 mano attrauerſaßero le dita dell’ altra, &
alcuñi hauerne quattro poſti in modo di craticula, ò di rete, come chi poneſſe le dita d’una mano attra
uerſate
ſopra le dita dell’ altra, &
ſopra quelle ancho altre fin à quattro ordini.
CAP. X. DELLO ABETE DETTO SOPERNATE, ET INFERNATE,
CON
LA DESCRITTIONE DELL’APENNINO.
NAscono le primi radici del mõte Apẽnino dal Mar Tirẽno inſino all’ Alpi, & alle eſtreme parti
di
Thoſcana, ma il giogo di quel mõte girãdoſi à torno, &
con mezza curuatura appreſſandoſi alle
riue
del Mar Adriano peruiene i ſuoi giri uerſo il mare:
la onde la ſua piegatura di qua, che alle re
gioni
di Thoſcana, &
di Cãpagna riguarda, è molto aprica, & fiorita, perche del continuo prende ui
gore
dal corſo del Sole, ma la parte di , che piega al mar di ſopra ſottogiace al Settẽtrione, &
perpe-
6660 tuamente è foſca, &
ombroſa, doue gli alberi, che ſono in quella parte nodriti d’humore ſolo cre-
ſcono
in iſmiſurata grandezza, ma ancho le loro uene pregnanti di grãde humilità tumide, &
gonfie ſi ſatiano dell’ab
bondanza
del liquore, ma poi che tagliate, è ſpianate perduto haueranno il natural uigore, cangiando col ſeccarſi il ri
gore
delle uene, diuentano per la loro rarità uacue, &
ſenza frutto, & però nelle fabriche poſſono durare. Ma quel
le
, che in luoghi eſpoſti al Sole ſi generano hauẽdo tra le uene loro alcuna rarità aſciutte dal ſecco ſi fanno piu fer
me
, perilche il Sole non ſolamente dalla terra aſciugando, ma ancho da gli alberi, caual’humore, &
p erò quegli alberi
che
ſono in parte eſpoſta al Sole aſſodati per le ſpeſſezze delle uene non hauendo rarita alcuna per l’humore, poi che
ſono
piani, &
politi per eſſer poſti in lauoro, durano con molta utilità. Et però quelli, che ſono dalla parte inferiore
dello
Apennino i quali da luoghi aprici portati ſono, migliori ſi trouano di quelli, che naſcono nella parte ſuperiore,
&
uẽgono da luoghi opachi. Io ho eſpoſto quanto ho potuto con l’animo cõſiderare le copie neceſſarie al fabricare,
7770 di che tẽpre ſiano per natura della meſcolãza de i loro principij, &
quali perfettioni, è diffettihabbiano, accio manife
ſte
ſiano à chi intende di fabricare.
Et però quelli, i quali haueranno potuto ſeguitare le leggi di queſti precetti, piu
prudenti
ſeranno, &
potranno far nelle opere elettione dell’uſo di ciaſcuna ſpecie. Eſſendoſi adunque detto dello ap
parecchio
, reſta, che ne gli altri uolumi io dica de gli edificij, &
prima de i ſacri T empi de gli Dei immortali, & delle
loro
miſure, &
proportioni, come ſi conuiene all’ordine propoſto. Ha uoluto Vitr. nel decimo, & ultimo capo di questo Secon
do
Libro porre la differenza de gli alberi che naſcono dalla parte del Sole, &
di quelli, che ne i luoghi ombroſi riguardano al Settentrione. La
coſa
è facile, &
confermata da Palladio nell’Vndecimo Libro al quintodecimo capo, & da Plinio nel Seſtodecimo Libro al Trenteſimonono.
IL FINE DEL SECONDO LIBRO.
6456
LIBRO TERZO
DELLA
ARCHITETTVRA
DI
M. VITRVVIO.
23[Figure 23]
PROEMIO.
IL DELPHICO Apollo nelle riſpoſte date à Pythia, affermò Socrate eſſer di tutti
ſapientisſimo
.
Queſti ſi dice, che prudenza, & dottisſimamente diceſſe, che biſogna
ua
, che i petti de gli huomini fuſſero come fineſtre, &
aperti, affine chė haueſſero i ſenſi
non
occulti, ma paleſi ad eſſer conſiderati.
Voleſſe Iddio che la natura ſeguitando la
opinione
di Socrate ſatto haueſſe i petti apparenti, &
chiari, perche ſe ciò ſtato fuſſe,
non
ſolamente le uirtù, &
i uitij de gli animi ſi uederiano, ma anchora le ſcienze delle
diſcipline
à gli occhi ſottopoſte con certo giudicio ſi approueriano.
Ma à gli eruditi,
&
conoſcenti huomini grande, & ferma riputatione s’accreſcerebbe. Et però perche
la
natura non à modo d’altri, ma al ſuo coſi fare ha uoluto, non può eſſer, che gli huo-
mini
con gli ingegni ſotto i petti oſcurati habbiano potuto le aſcoſe ſcienze de gli ar-
1110 tificij, come ſono, giudicare.
Et anchora esſi artefici, tutto che promettino la loro
prudenza
, ſe non haueranno quantità di danari, ò uero non ſeranno ſtati conoſciuti per la uecchiezza delle loro offi-
cine
, ò non haueranno hauuto gratia, &
eloquenza da piazza, non poſſono per la induſtria de gli ſtudi loro hauer
authorita
alcuna, che creduto lor ſia, che ſappiano quello, di che fanno profesſione.
Et queſto ſpecialmente ſi può
conoſcer
da gli antichi ſtatuari, &
Pittori, che di quelli, coloro che hanno hauuto i ſegni di dignità, & la gratia di
eſſer
commendati con eterna memoria ſi mantengono alla poſterità, come fu Mirone, Policleto, Phidia, Liſippo, &

gli
altri, che hanno con l’Arte loro la nobilità cõſeguita.
Perche come alle gran Città, ò uero à, i, Re, ò uero à i nobili
huomini
fatto hanno opere, &
fabriche, coſi ottennero quello, che io ho detto. Ma quei, che ne di manco ſtudio, &
ingegno
, &
ſolertia ſtati ſono, ne manco belle opere hanno laſciato, à gli ignobili cittadini, & à quelli, che ſono ſta-
ti
di baſſa conditione di fortuna, non hanno di loro laſciato ricordatione, perche non dall’induſtria, ne dalla ſolertia.
2220 dell’Arte, ma dalla felicita ſono ſtati abbandonati, come fu Hellas Athenieſe, Chione Corinthio, Pharace Efeſio,
Bedas
Bizantino, &
molti altri. Similmente i Pittori come Ariſtomene Thaſio, Policle, & Atramiteno, Nico-
macho
, &
gli altri, à i quali ne induſtria, ne ſtudio dell’Arte, ne ſolertia mancò, ma ò uero la poca robba, ò la debil
fortuna
, ò uero nell’ambitione delle concorrenze l’eſſer uinti da gli auerſari impedi la loro grandezza.
Ne però ſi
deue
altri merauigliarſi, ſe per l’ignoranza dell’arte s’oſcurano le uirtù, ma grandemente ſdegnarſi quando bene
ſpeſſo
la gratia de i conuiti luſingheuolmente da, i, ueri giudicij, alla falſa approbatione conduca.
Et però, ſe (come
piacque
a Socrate) i ſenſi, &
l’openioni, & le ſcienze creſciute dalle diſcipline, chiare e e perſpicue fuſlero ſtate, non
la
gratia, non l’ambitione ualerebbe.
Ma s’egli ci fuſſe, chi con uere, & certe fatiche impiegate nell’imparare le
dottrine
, ginnto fuſſe al colmo della ſcienza, à queſti ſi darebbe uolentieri l’opere à fare, ma perche quelle non ſo-
no
illuſtri, &
apparenti, nello aſpetto (come penſamo che biſognaua) anzi io uedo piu preſto gli indotti, che i dot
3330 ti di gratia, &
di fauore ſuperare, non iſtimando io, che buono ſia il contender con gli ignoranti di ambitione, piu
preſto
con tai precetti dimoſtrerò la uirtù della ſcienza noſtra.
Nel primo libro adunque, ò Imperatore ti eſpo-
ſto
dell’Arte, &
che potere ella habbia, & di che diſcipline faccia biſogno che l’Architetto ornato ſia, & ſoggiunſi le
cagioni
perche coſi biſognaua, che egli ammaeſtrato fuſſe, &
diuiſi in ſomma le ragioni dell’Architettura, & diuiſe
io
le ho poſcia diffinite, oltra ciò quello che era prima, &
neceſſario delle mura, come far ſi debbia la elettione de, i,
luoghi
ſani con diſcorſi ho dimoſtrato, &
i uenti quanti, & quali ſieno, & da che parti ſpirino, con diſcrittioni di
linee
ho eſpoſto, &
inſegnato à fare, i, giuſti compartimenti delle piazze, & de i borghi dentro le mura. Et coſi ho
poſto
fine al primo uolume.
Nel ſecondo io ho fornito di trattare della materia, che utilità ſi habbia da eſſa ne gli
edificij
, &
che forza le dia la natura. Hora nel terzo dirò de i Tempi de gli immortali Dei, & in che maniera deono
eſſer
diſſegnati.
4440
DETTO ha Vitruuio nel Primo Libro al terzo capo che tre ſono le parti della Architettura. Vna dellequali era la
Edificatione
, detto ha ſimilmente, che la edificatione er a in due parti diuiſa, una delle quali apparteneua alla Fabrica del-
le
mura, &
delle opere communi, ne, i, publici luoghi, l’altra era tutta nelle priuate fabriche collocata. Ha uoluto, che
le
distributioni delle publiche opere fußero di tre maniere.
L’una pertinente alla Diffeſa, l’altra alla Religione, la ter-
za
alla Opportunità, nel medeſimo Libro ha fornito quanto s’aſpettaua alla Difeſa.
Doueua poſcia delle Fabriche per-
tinenti
alla Religione trattare, ma parendogli molto neceſſario eſponere, &
la materia, & il modo per porre la materia
inſieme
(come detto hauemo) diede ſoggetto al Secondo Libro, nel quale chiaramente della materia piu neceſſaria alle Fabriche, ha uoluto trat
tare
eſponendo la natura, l’uſo, &
le ragioni di quella, pero hauendoſi da quella ſbrigato, ritorna hora alla Diſtributione delle coſe pertinen
5550 ti alla Religione, &
tratta de i Sacri Tempi nel terzo, & nel quarto Libro abbracciando tutto il corpo della preſente materia, per ilche ſi
può
dire che qui comincia tutto il bello, che di mano, &
d’ingegno s’aſpetta dallo Architetto. Qui l’Ordine ha luogo, qui la Diſpoſitione ſi
troua
, qui ſi uede la Simmetria, il Decoro, la Gratia &
la Diſtributione, nelle qual coſe il ualor dello Architetto, la forza dell’ Arte l’Acutez-
za
dello ingegno riluce.
Onde ſi può dire con il gran Poeta.
Muſe, ò alto ingegno hor m’aiutate
Mente, che ſcriueſti ciò ch’io uidi
Qui
ſi parrà la tua Nobilitate.
Et ueramente, ė degna conſideratione quella, che ſi far à ſopra la preſente materia, & molto gentilmente è ſtato auuertito da Vitr. imperoche
ſapendo
egli la grande importanza della coſa, &
che infinita, è la ſchier a de gli ſciocchi, s’ha moſſo à deſiderar quello, che Socrate deſidera-
ua
, che foſſe nella fabrica dell’huomo, ciò, è che ogn’uno haueſſe una finiſtrella nel petto, accioche dentro ſi uedeſſe la Scienza l’Arte, e il Bene,
6660 che ui fuſſė, perche la Gratia, il Fauore, la Fortuna luogo darebbeno quando il dotto, &
l’intelligente con l’imperito, & ignorante di
pari
ueniſſero al giuditio delle genti, ſarebbe la uirtu di piu ſtima, &
l’Arroganza cederebbe alla Modeſtia. Credo io, che Vitr. haueſſe bello,
&
alto penſiero, uiuo, & ſoaue guſto delle alte ragioni dell’ Architettura, onde in ſe ſteſſogodendone deſideraua, che tutto il mondo conoſceſſe
la
bellezza della uirtù, &
però concorreua nella oppinione di Socrate, la dignit à delquale ſopra tutti gli huomini fu giudicata dall’Oraculo
che
per nome d’ A pollo fu dato alla ſua ſacer doteſſa Pithia nominata.
Certamente io ho oßeruato, che non ſenza grande cagione Vitr.
6557TERZO. habbia i proemi à molti libri, percioche (come detto hauemo nel ſecondo,) eſſendo il proemio quello, che prima ci ė propoſto, & riguardando
noi
con maggiore attentione à quello, che prima ci uiene innanzi, bello, &
conueneuole auuertimento è di proponere ne i proemi quelle coſe,
che
noi uogliamo che ſiano grandemente conſiderate, &
atteſe.
Vuole adunque Vitruuio. (dapoi, che la natura non ha fatto à modo noſtro,) che almeno ci forzamo ſcoprire con la eccellenza dell’arte quello,
che
ne i petti noſtri è rinchiuſo.
# La eccellenza adunque dell’arte, ė posta nella ragione. laquale Vitr. ha detto nel primo libro eſſer la coſa
ſignificante
, il diſcorſo, &
la forma, & tutto quello, che nelle ſei coſe, delle quali è fatta l’Architettura, ſi comprende. però ſe alcuno
fia
che uoglia uedere piu à dentro, ė ritrouar e la uerità delle coſe, io lo prego, che con benigno animo legga il ſottoſcritto diſcor-
ſo
mio, &
ritrouando quello, che egli deſidera, lodi meco la bontà di Dio, & ſe del tutto egli non ſer à ſatisfatto, aggiunga lo ſtu-
dio
, &
il fauore all’opera da me cominciata, l’uno per ritrouar il uero, l’altro per accettare il buon animo mio, delquale mi faccio perpe-
tuo
debitore.
1110
Tanta ė la forza della proportione, tanta ė la necesſità di eſſa nelle coſe, che niuno può ne all’orecchie, ne à gli occhi, ne à gli
altri
ſėnſi alcuna dilettatione reccare ſenza la conueneuolezza, &
la riſpondenza della ragione, la onde ciò che ci diletta, & piace, non per
altro
ci diletta è piace, ſe non perche in ſe tiene proportionata miſura, é moder ato temper amento.
Non prima con diletto, & piacere nell’a-
nimo
per le orecchie diſcendono uoci, &
i ſuoni, che tra ſe non conuenghino in proportionata ragione di tempo, & di diſtanza. Le belle
inuentioni
de gli huomini tanto hanno del buono, quanto piu ingenioſamente proportionate ſono.
Effiċacisſima coſa è nel comporre, & me-
ſcolare
le ſemplici medicine la proportione, come nel fare la Tiriaca, il Mitridate:
diuina è la forza de numeri tra loro cõragione comparati ne
ſi
può dire, che ſia coſa piu ampia nella fabrica di questa uniuerſità, che noi mondo chiamamo della conueneuolezza del peſo, del numero, &

della
miſura, con laquale il tempo, lo ſpatio, i mouimenti, le uirtù, la fauella, lo artificio, la natura, il ſapere, &
ogni coſa in ſomma diui-
na
, &
humana, è compoſta, creſciuta, & perfetta. ilche come è uero coſi non ſtimo io, che ſia utile il uolere con piu ampie indottioni pro-
uarlo
, hauendo noi quel ſolo teſtimonio conueniente che Vitr.
adduce. però à Vitr. acconstandoſi diremo, che oue ſia chi con ragione proceder
2220 uoglia nello edificare, neceſſario è che egli conoſca la natura, &
la forza delle proportioni, ſappia diſtintamente ogni ſpecie di eſſe, troui fi-
nalmente
quale proportione à qual maniera di fabrica ſi conuegna.
Quando questo con bello, & ſottile auuedimento ſar à da noi prouiſto, non ſolo ſaremo giudici conuenienti delle opere de gli antichi, ma anchora
inuentori
, &
operatori da noi ſtesſi di coſe rare, & eccellenti, & quando bene Vitr. non ſi ritrouaſſe al mondo, potrebbe colui, che ueramerte
intendeſſe
il ualore delle proportioni, ritrouare innumer abili precetti d’ Architettura, ne per temerario ſarebbe hauuto, perche in ſua diſeſa
haurebbe
la ragione, laqual coſa ha dato credito à paſſati, da commodo à i preſenti, &
dara gloria à quei, che ſeguiranno.
Volendo adunque noi trattare delle proportioni diremo primier amente che coſa è proportione, poi diſtingueremo le ſpecie ſue, & infine luſo
di
ciaſcuna fpecie comparando trouaremo gli effetti di eſſe, accioche ſappiamo quale proportione, à qual fabrica ſi affaccia.
Molto ampia-
mente
ſi eſtcnde queſto nome di proportione con la ſignificanza ſua, perche ogni conuenienza, &
ſimiglianza di coſe uolgarmente ė det
proportione
, &
ancho nella uirtu è ſuſtanza, nella qualità, & in altri gener alisſimi capi ſi dice eſſer la proportione, & in piu altre coſe
3330 non compreſe ſotto i detti capi, ma noi non uogliamo uagare.
Diremo ſolamente della uera proportione, che ſotto la quantità ė compreſa,
non
che la proportione ſia quantità, ma perche è propia della quantità.
Trouanſi due maniere di quantità, una è detta continua, come linea,
ſuperficie
, corpo, tempo, ė mouimento.
l’altra è detta quantita partita è ſeparata, come è nel numero una, dua, tre, & quattro, & nel
parlar
noftro quanto al proferire che una ſillaba, &
una parola, & una parte è diſtinta dall’ altra. Dell’una, & dell’altra quantità è propio,
che
ſecondo ciaſcuna ſi dica le coſe eſſer eguali, ò diſſeguali.
Ma queſta propietà è ſtata trasfcrita in molte altre coſe, che non ſono quantit à,
perche
tutte le coſe, dellequali ſi può far tra ſe comparatione alcuna, ouero ſono eguali, &
paritra ſe, ouero ſono diſſeguali, è diſpari, pro-
portione
adunque è nel numero di quelle coſe, che noi dicemmo, che da ſe non stanno, ma lo eſſer loro è riferisſi ad altro.
Et perche una coſa
in
comparatione d’unaltra è, ò piu, ò meno, ò tanto di quella.
però delle proportioni altre ſeranno tra coſe pari & eguale, altre tra diſeguali
ò
maggiori ò minori, che elle ſieno.
Ma perche noi parlamo hora di quella proportione, che nella quantità ſi troua. però dicemmo, che la proportione altro non ė, che una termina-
4440 ta habitudine, riſpetto, ò comparatione di due quantit à compreſe ſotto un’iſteſſo genere, come ſarebbe due numeri, due corpi, due luo-
ghi
, due tempi, due linee, non ſi potendo dire propiamente la linea eſſer minore della ſoperficie, ò maggiore, ò equale, come egli ſta bene à
dire
, una linea eſſer eguale, ò maggiore, ò minore d’ un’altra linea.
Disſi terminata, non in quanto à noi, ne in ſe certa, ma tale che non
può
eſſer altra, come ſi dira poi.
Eſpedita adunque la diffinitione della proportione, maniſesto è, che ritrouandoſi ella nella quantità alcuna apartenera alle miſure, alcuna à i nu-
meri
, alcuna ſer à meſcolata d’amendue.
Quella che apertiene alle miſure, che Geometrica ė detta, ſer à nelle quantit à continue, lequali tutte cadono ſotto miſura.
Quella, che apartiene à i numeri, che e detta Arithmetica, è nelle distinte è ſeparate, come è quando ſi fa comparatione da numero à numero.
La meſcolata che Harmonica ſi chiama, inſieme aſpetta à i numeri, & alle miſure, come quella, che compara i tempi, é gl’interualli dolle
uoci
.
come ſi dir à nel quinto libro.
5550
Hora diremo della proportione Geometrica nominata. Laquale ė quando ſi fa comparatione di una coſa continua all’altra, come da una linea, ad
un’altra
linea, da un corpo ad un’ altro.
& della Arithmetica, che ſi fa tra i numeri. Quando adunque uorremo trouar le ſpecie deile propor-
tioni
, biſogna ſapere come ſtiano le coſe tra ſe comparate.
per tanto ritrouando noi che le quantità ſono tra ſe ò eguali, ò diſeguali, faccndo
di
quelle la comparatione, diremo, che la proportione ſer à di due maniere.
una quando ſi fara comparatione di due quantit à eguali tra loro,
cioè
che una non eccedera l’altra, &
ſer à detta proportione di Agguaglianza, l’altra quando ſi fara la comparatione di due quantita diſegua
li
tra loro, cioė, che una eccedera l’altra, &
ſer à detta proportione di diſagualianza, & in queſto modo haueremo due ſorti di proportio-
ne
, dellequali la prima non hauera ſotto di ſe altra maniera, imperoche l’aguaglianza non ſi può diuidere, perche non naſce ſe non ad un’iſteſ-
ſo
modo.
Ma la ſeconda ſer à in due modi, Puno quando uorremo comparare il piu al meno, l’altro quando uorremo comparare il meno al piu,
il
primo ſer à detto proportione di diſaguaglianza maggiore, il ſecondo proportione di diſaguaglianza minore.
& perche tante ſono le
6660 ſpecie, &
i modi di comparare il meno al piu, quanti ſono quelli che ſi può comparare il piu al meno. però noi dichiareremo le ſpccie della pro
portione
detta della diſaguaglianza maggiore, perche poi l’altre ci ſeranno manifeſte.
In tre modi adunque ſi fa comparatione dal piu al meno,
cioė
in tre modi il piu eccede il meno parlando della ſemplice proportione, il primo ė quando il piu contiene il meno piu uolte apunto, &

moltiplice
nominato come il quattro contiene due à punto due fiate, &
non piu il noue contiene il tre, tre fiate. l’altro è quando il piu con-
tiene
il meno, &
qualche parte di quello. & ſi chiama proportione ſopra particolare, percioche il piu ė ſopra il meno di qualche parte di eſſo,
come
è quattro à tre, cheil quattro contiene il tre una fiata, &
la ſua terza parte, che uno. Il terzo modo è quando il piu contiene il meno
una
fiata, &
piu parti dieſſo come cinque ė tre, che cinque contiene tre una fiata, & due parti di eſſo. & queſta ſi chiama proportione ſo-
prapartiente
, imperoche ilmaggior termine contiene il minore una fiata, &
ſoprapartiſce quello con l’aggiunta di piu parti. Et queſti ſono le
ſemplicisſime
, &
uniuerſali ſpecie della proportione della maggior diſaguaglianza.
Hora diuideremo breuemente ciaſcuna delle predette ſpecie in altre piu particolari diſtintioni. La moltiplice adunque, laqual ė (come detto ha-
7770 uemo) quando la maggior quantità contiene la minore à punto tante uolte, ſi diuide in questo modo.
Perche ſe la maggior quantit ì contencra
due
fiate &
non piu la minore, ne naſcera la proportione che ſi chiama doppia, come quattro à due. Se tre fiate la tripla. come noue, à tre, ſe
quattro
la quadrupla, come otto à due.
& coſi ſeguirai in infinito. Ma la proportione ſopra particolare, che e quando il piu comparandoſi al
meno
, ſi troua che egli contiene il meno una fiata, &
alcuna parte di eſſo, ſi diuide, ė troua in questo modo, che ſe il piu contiene il meno una
fiata
, &
la metà ſer à la proportione ſeſquialtera, come ſei à quattro, perche ſei contiene quattro una fiata, & la meta di quattro che
6658LIBRO due. Se contenera il terzo oltra il tutto, ſer à la proportione ſeſquiterza nominata. come quattro à tre, otto à ſei. Se un quarto la ſesqui-
quarta
, come dieci à otto.
& coſi in infinito.
Ma ſe uorremo ſapere le ſpecie della ſoprapartiente, diremo in questo modo. che il piu contiene il meno una uolta è due parti d’eſſo, ouero
tre
, ò quattro, &
coſi in infinito. Se contenera di piu del meno due parti, dirasſi ſoprabipartiente. come cinque, à tre, che è un tanto,
&
due terzi, ſe tre parti chiamerasſi ſopratripartiente, come otto à cinque, che è un tanto, è tre quinti. ſe quattro parti, chia merasſi
ſopra
quadripartiente, come noue à cinque, che è un tanto ė quattro quinti.
& coſi nel reſtante, & queſte ſono le ſpecie della ſemplice
proportione
, della maggior diſaguaglianza.
Le compoſte ueramente ſono due, et chiamanſi cõposte, perche fatte ſono da due ſemplici, la prima è detta moltiplice ſopraparticolare. la ſeconda
moltiplice
ſoprapartiente, &
ſono coſi dette, perche rittengono la natura di quelle proportioni delle quali compoſte ſono, inquanto adunque
la
prima è detta moltiplice, ne ſegue, che il maggiore contegna il minore piu uolte, ma inquanto é detta ſopraparticolare, ne ſegue, che il mag-
1110 giore contenera il minore piu uolte con qualche parte di eſſo.
& però la moltiplice ſopraparticolare comparando il piu al meno, ritroua, che
il
piu contiene il meno piu uolte, &
qualche parte di eſſo, ſe due ſiate & la metà ſer à proportione dupla ſeſquialtera, come cinque à due ſe
tre
fiate, &
la meta ſerà tripla ſeſquialtera, & coſi in infinito. Se due ſiate & un terzo come ſette à tre ſer à doppia ſeſquiterza. Se tre
fiate
, &
unterzo, ſer à tripla ſesquiterza, & coſi procedendo nell’ altre ſi può andare in infinito. Parimente la moltiplice ſoprapartiente
proportione
inquanto moltiplice il piu contenera il meno piu uolte, &
inquanto ſoprapartiente il piu contenera del meno alquante parti, &
ſe
il piu contenera il meno due fiate, &
due parti ſer à doppia ſopr abipartiente, come dodici à cinque, ſe due fiate è tre parti, ſer à doppia ſo-
pratripartiente
, come tredici à cinque, &
coſi in infinito, come ſe il piu conteneſſe il meno tre fiate, & due parti ſarebbe tripla ſoprabi-
partiente
, come dieciſette à cinque.
Se tre fiate, & tre parti, ſarebbe tripla ſopratripartiente come dieciotto à cinque. & coſi ſeguendo
nell’altre
.
Et perche per un riſpetto ſi conoſce l’altro, però dalle ſpecie delle proportioni della diſaguaglianza del maggiore al minore, ſe hanno le ſpecie
della
diſaguaglianza del minore al maggiore, ne altra differenza é, che ſi come nella prima ſi cominciaua dal piu &
ſi terminaua nel meno,
2220 coſi in queſta s’ineomincia dal meno, &
ſi termina nel piu. & ſi muta quella particola ſopra, nella particola ſotto, & però ſi dice ſottomol
tiplice
, ſottodoppia, ſotto ſesquialtera, ſottoſesquiterza, &
il reſto ad uno iſteſſo modo.
Deuesſi auuertire, che à due modi una quantità ė parte d’unaltra. Il primo ė quando la parte d’una quantità preſa ſecondo alcune fiate apunto,
entra
nel tutto di punto.
cio è quando il partitore entra apunto nella coſa partita, & niente gli auanza. queſta noi chiamaremo parte molti-
plicante
, &
questa è la uera ſignificatione, & propia intelligenza di questo nome, che parte ſi chiama.
Diceſi in altro modo parte quella, che preſa quante fiate uuoi, mai non ti rende l’intiero, & ſi chiama parte aggiunta, imperoehe aggiunta con
un’
altra parte fa il tutto, l’eſſempio della parte moltiplicante, è come due à ſei, imperoche due miſura ſei, &
in eſſo entra tante fiate apun-
to
, come tre in noue, otto in trentadue.
l’eſſempio della parte aggiunta è come due nel cinque, perche due preſo due fiate non fa cinque, ma
meno
.
& preſo tre non ſa cinque ma piu.
Quando adunque s’è detto che nella proportione ſemplice ſopra particolare il piu contiene il meno una fiata, & ancho qualche parte del meno
3330 intendeſi, che quella tal parte ſia parte moltiplicante, ſimilmente quando s’ė detto, che nella proportione ſoprapartiente il piu contiene il
meno
una fiata, &
di piu alquante parte di eſſo, s’intende delle parti aggiunte, compoſte però di parti moltiplicanti, come cinque contiene
tre
, &
due parti del tre, lequali preſi quante fiate uuoi non fanno tre. perche due preſo una fiata, non fa tre, preſo due fiate paſſa tre. &
però
due è parte aggiunta di tre, laqual parte però è fatta di parti, &
che preſe alquante fiate fan due, perche due è fatto di due unità. il ſi-
mile
intender ai nelle compoſte proportioni, perche ſerbano la natura delle componenti, &
tanto ſia detto della ſignificatione. è ancho della
diffinitione
, &
diuiſione delle proportioni. Hora ſi dir à cio, che ne naſce. Dalle proportioni naſcono le comparationi, & i riſpetti che han-
no
tra ſe, cio ė quando una proportione ė comparata con l’altra, &
queſte ſimiglianze di proportioni ſi chiamano proportionalità, & ſi
come
la proportione è riſpetto, &
conuenienza di due quantità compreſe come due estremi ſotto un’iſteſſo genere, coſi la proportionalità
ė
riſpetto, ė comparatione non d’una quantità all’altra, ma d’una proportione all’altra, come ſarebbe à dire la proportione che ė fra quat-
tro
ė dua, eſſer ſimile alla proportione, che fra otto, &
quattro, imperoche & l’una, & laltra ė doppia. & però tutte le doppie, tutte le
4440 triple, ò quadruple, ò ſiano d’ uno isteſſo genere come tralinea, &
linea, tra corpo & corpo. ò ſiano di diuerſi generi, come è tra linea, &
corpo
, &
tra corpo é ſpatio. tra ſpatio & tempo ſono proportionali, & conſequentemente ſimili, & doue ė proportionalità iui ė neceſſa-
rio
che ſia proportione, imperoche proportionalità non è altro che conueneuolezza di proportione.
ma non per lo contrario, perche fra
quattro
&
dua ė proportione, ma non proportionalità. in queste proportionalità conſisteno tutti i ſecreti dell’ arte. ma perche bene s’intenda
quanto
ſcoprir uolemo, ſi dira prima.
come ſi conoſcono i denominatori delle proportioni. come ſi aggiugne, come ſi leua dalle proportio-
ni
, come ſono moltiplicate, &
partite. & poi ſi dira delle proportionnalità, è de i termini ſuoi coſe, che in quantità poche ſeranno ma in
uirtu
tali, &
tante che ogni ſtudioſo d’ogni facultà ſe ne potra ſeruire.
Per ſapere adunque ritrouare i denominatori delle proportioni, ilche gioua, à conoſcere qual proportione ſia maggiore, qual minore, perche nelle
fabriche
quelle hanno piu del grande, che ſono di maggior proportione, è da conſiderare, che quando la proportione è di aggudgliamza, cioė
quando
ſono tante unit à in un numero, quante in un’altro, non è neceſſario affaticarſi in ritrouar i denominatori, perche (come ho detto)
5550 non ſi trouano piu ſpecie di quella, perehe tra le coſe pari non è maggioranza, ne minoranza.
Ma doue è proportione di diſaguaglianza,
bene
è neceſſario il ſaperli, per poter conoſcer la diuerſità delle ſpecie loro.
Breue adunque, & iſpedita regola di ritrouar i numeri da i quali chiamate, & nominate ſono le proportioni, ė partire l’uno eſtremo della pro-
portione
per altro.
imperoche quello che ne adiuiene per tal partimento, e ſempre il denominatore, cio è il numero dalqual e denominata la
proportione
.
Partire altro non ė che uedere quante fiate un numero entra nell´altro, & quello, che gli auanza. La onde è raggioneuole che
dal
partimento, &
dall’ auuenimento ſi conoſca il nome di ciaſcuna proportione.
Se adunque ſi uuol ſapere come ſi chiama la proportione che è tra quattro & otto, partir conuienſi otto per quattro, cio ė uedere quante fiate
quattro
entra in otto.
& ritrouerai che quattro entra in otto due fiate apunto. da due adunque chiamerai, & denominarai la proportione,
che
e tra quattro, &
otto. & dirai la proportione eſſer doppia.
Eccone un’altro eſſempio ſe deſideri ſapere, che proportione ſia tra cinque e ſedici, parti ſedici per cinque, & ritrouerai chel cinque entra nel
6660 ſedici tre fiate.
& però dirai che ė proportion tripla, & perche gli auanza uno che è la quinta parte di cinque. però dirai che ė proportion
tripla
ſesquiquinta.
& conoſcer ai queſta proportione eſſer compoſta, cio e moltiplice ſopraparticolare, & coſi nel reſtante ti eſſerciterai.
Dalla ſopradetta cognitione ſi può ſapere quale proportione ſia da eſſer poſta tra le maggiori, & quale tra le minori, & quale tra l’eguali &
ſimili
proportioni.
imperoche eguali e ſimili ſono quelle, che hanno le iſteſſe denominationi. ma ſono maggiori quelle, che hanno denomination
maggiore
, &
minori quelle che l’hanno minore, perche la denominatione e detta tanto eſſer grande, quanto il numero, che la dinota. &
però
la quadrupla e maggiore della tripla, perche di quella il numero, che la dinota e quattro, di queſta, tre.
& coſi la ſesquialtera e mag-
giore
della ſesquiterza, perche la ſesquialtera e nommata dalla meta, &
la ſesquiterza da un terzo, & ne i rotti quanto e maggiore il de-
nominatore
del rotto, tanto e minore il rotto, &
quanto e minore il denominatore, tanto e maggiore il rotto, & peròun quarto e meno d’un
terzo
, perche quattro e maggiore di tre.
& però una tripla ſesquialtera e maggiore, che una tripla ſesquiterza. ma una tripla ſesquiterza
e
maggiore che una doppia ſesquialtera.
& queſto non per la denominatione del rotto, ma per ragione del numero intiero.
7770
Non è facile a dichiarire la utilità che ne uiene all’ Architetto della cognitione delle ſopra dette coſe, imperoche infinite ſono le occorrenze
di
ſeruirſi piu d’una, che d’un´ altra proportione, come nella diuiſione de i corpi delle fabriche, ne gli Atrij, Tablini, Sale, Loggie, &
al-
tre
ſtanze.
Nelle ſoprapartienti proportioni ſimilmente quella è maggiore, che da numero maggiore è denominata, & perche queſto s’intendi bene, io dico.
6759TERZO. che la proportione ſoprapartiente, è, quando il piu contiene il meno una fiata, & piu parti di eſſo, & queſto è tanto dal numero di eſſe par-
ti
, quanto dalla denominatione, &
quanto dall’uno, & dall’ altro.
Dal numero delle parti quando il piu contiene il meno una fiata, & due parti di eſſo dicėſi ſoprabipartiente, ſe tre ſopra tripartiente, &
coſi
nel reſto.
Dalla denominatione clelle parti, quando il piu contiene il meno una fiata, & le parti di quello che ſono terzi diceſi ſopra partiente le terze.
Dall’uno, & dall’ altro come ſe dicesſi ſoprabipartiente le terze.
Dico adunque che ſecondo la prima denominatione, che efprime quante parti del numero minore ſono contenute nel maggiore s’intende la pro-
portione
maggiore, perche la ſeconda, che eſprime quali ſiano quelle parti del numero minore, è quella iſteſſa come à dire la ſopraotto partien
te
le undecime, e maggiore, che la ſopr atripartiente le undecime, perche queſta dal numero minore, che è il ternario, quella dall’otto, che è
piu
ſi denomina eſſendo la ſeconda denominatione la isteſſa nell’una, &
nell’altra.
1110
Qui ci biſognerebbe la generatione, & le propiet à di ciaſcuna proportione, & quel bello diſcorſo, che ſanno gli Arithmetici prouando, che
ogni
diſaguaglianza naſce dall’ agguaglianza, &
che l’equalità ė principio della diſegualit à, & che ogni diſegualità ſi riduce all’ agualianza,
ma
laſciar biſogna coſi alte conſiderationi à quelli che uogliono trouare il principio di tutte le coſe create, la unità trina di eſſo, &
la produt-
tione
non di queſte fabriche particolari, ma della uniuerſità del mondo, &
delle coſe: Parlaremo adunque del raccogliere, moltiplicare, ſce-
mare
, &
del partire le proportioni, ilche ci ſeruirà alli nostri biſogni, perche Vitr. in molti luoghi aggiugne, ſottragge, ė diuide le propor-
tiom
, come ſi uedrà ancho nel preſente Libro al primo capo, al ſecondo, &
all’ultimo, & nel quarto al terzo capo.
Ben ė uero che oltra la Simmetria, & proportione molte fiate ſi riguarda à quello che richiede l’occhio perche alcune coſe ſono che la gran-
dezza
loro ricerca piu preſto una ſatisfattione della uista, che una ragione di miſura.
Et l’uſo ſpeſſo dimanda altro, che proportione, come chiaramente in molti luoghi ci dimoſtra Vitruuio, ma chi conſidera bene tutto è proportio-
ne
, &
conueneuolezza.
2220
Hor al propoſito per raccorre due proportioni inſieme biſogna prima trouare il denominatore della proportione prodotta, dapoi raccogliere i
numeri
poſti ſotto la iſteßa prodotta proportione.
Il primo ſi fa à queſto modo, moltiplica il denominatore d’ una proportione, nel denominatore dell’altra, & coſi ne procederà il denominatore
della
raccolta è prodotta proportione.
Ilſecondo ſi fa moltiplicando tra ſe i numeri antecedenti delle propoſte proportioni, & moltiplicando ſimilmente tra ſe i numeri conſeguenti del-
le
dette proportioni, auuertendo che questa regola ci ſerue nelle proportioni ſimiglianti, cioe quando amendue ſono della maggiore diſagua-
glianza
, ò uero amendue della minore, perche quando fuſſe altrimenti, ci biſogna un’altra regola (come dirò qui ſotto).
Hora all’ eßempio, ecco
la
ragione che é tra nuoue e tre, è tripla, &
la ragione che è tra quattro e dua, è doppia.
Voglio raccoglier inſieme una tripla, & una doppia, dico, che biſogna moltiplicare i denominatori di queste proportioni uno nell’ altro, adunque
ſi
moltiiplchera due che è denominatore della doppia, nel tre, che è denominatore della tripla, &
ne riuſcirà ſei, che ſer à denominatore della
3330 generata proportione, &
pero da una tripla, & da una doppia ne naſce una ſeſtupla, ilche appare per li numeri moltiplicati d’amendue le
proportioni
, perche moltiplicato noue per quattro, ne uien trentaſei &
tre per due ne uien ſei. La doue trentaſei riſpetta à ſei tiene pro-
portione
ſeſtupla.
Voglio ſimilnsente nelle ſopraparticolari raccoglier due proportioni come la ſeſquialtera che è tra tre, e dua, & una ſeſquiterza che è tra tre ė
quattro
, moltiplico il denominatore della ſeſquiterza, nel do minatore della ſeſquialtera che e un mezzo in uno è un terzo, &
ne naſce due,
che
è denominatore della prodotta proportione, &
pero da una ſeſquialtera, & d’una ſeſquiterza ne naſce una doppia.
Ecco ne i numeri gli eſſempi moltiplica gli antecedenti e primi numeri tra ſe cioè tre in quattro fa dodici, & ſimilmente i conſequenti delle dette
proportioni
, che ſon due, &
tre, ne riſolter à ſei, ma dodici à ſei, è in doppia proportione.
Quando adunque la conſonanza muſicale detta Diapente ſia in proportione ſeſquialtera, & la Diateſſaron in ſeſquiterza, d’amendue raccolte
inſieme
ne riſoltera la Diapaſon, che conſiſte in doppia proportione.
4440
Similmente adduremo l’eſſempio nelle ſoprapartienti, uoglio aggiugnere la bipartiente le terze, come cinque à tre, alla tripartiẽte le quarte come
ſette
à cinque piglio il denominatore della bipartiente le terze che e un e due terze, &
lo moltiplico inſieme col denominatore della ſopra tri-
partiente
le quarte che è un è tre quarti che fanno due &
undeci duodecimi, da i quali naſce la doppia undeci partiente le duodecime.
Adunque dalla bipartiente le terze, & dalla tripartiente le quarte, ne riſolta la doppia undeci partiente le duodecime. Ecco multiplica cinque e
ſette
che ſono gli primi numeri delle predette proportioni, ne riſolta trentacinque, moltiplica ancho i ſecondi che ſon tre, &
quattro fan
dodici
, trentacinque adunque contiene dodici due fiate, &
undeci duodecimi.
Et coſi ſi raccoglieno le proportioni quando amendue ſono ſimili. Ma quando ſono disſimili cioè una della maggior diſaguaglianza, & l’altra del-
la
minore, allhora quella proportione che è denominata dalla maggior quantità ſi deue partire per l’altra, ſia adunque da comporre una ſot-
to
doppia con una ſeſquialtera come un e due, con tre e due.
La ſottodoppia proportione, ė, denominata dal due, come la doppia, & la ſeſquialtera è denominata dall’uno è mezzo, che è meno dalla doppia,
5550 partiſcaſi adunque due per un’e mezzo, ne riſultera uno ė un terzo, dalle propoſte proportioni adunque ne uien la proportione ſubſeſqui-
terza
, percioche quella che ſi deue partire, è della diſaguaglianza minore, &
la proportione che e nata, ſeguita in queſta parte la proportio-
ne
che eſſer deue partita.
Ecco ne i numeriun e due ſopra tre è dua, moltiplica i primi numeri inſieme, che ſono un’ & tre, ne naſcerà tre, che ſi deue notar di ſotto, dapoi
moltiplica
due in due ne riſolterà quattro, &
tre à quattro, e, in proportione ſubſeſquiterza.
Ma quando biſogno ſia comporre piu di due proportioni inſieme, componer ai con la terza quello, che riſolta delle due prime, & la compoſta di
tre
componerai con la quarta, &
coſi per ordine; per eſſempio ſian questi numeri quattro, tre, due, tre, uno.
Dalle proportioni adunque di quattro à tre, & di tre à due (come s’ė detto) ne naſce una doppia, laqual partita per la ſeguente ſeſquialtera due a
tre
fa la ſeſquiterza, laqual moltiplicata in una tripla, che ha tre ad uno, fa la quadrupla, che ha quattro ad uno.
Dalle coſe dette ne naſce che di due proportioni della maggior diſaguaglianza inſieme compoſte, ſi genera la proportione della maggior diſagua-
6660 glianza, ma l’una &
l’altra, è, maggiore, conſeguentemente da due proportioni della minor diſaguaglianza, ſi produce la proportione della mi
nor
diſaguaglianza, &
l’una, é l’altra ė minor proportione.
Ma da una della maggiore, & l’altra della minore, ſi fa tale proportione, quale è, quella che, è, denominata dal numero maggiore. Ma la pro-
portione
della aguaglianza, con la proportione della maggior diſaguaglianza produce la iſteſſa proportione della maggior diſaguaglianza, &

fa
lo iſteſſo riſpondente con la proportione della minor diſagualianza per ilche ſi uede che la proportione della aguaglianza moltiplicata in ſe
ſteſſa
, produce la ragione della aguaglianza.
Et queſto detto ſia del componimento delle proportioni.
Ma quando uorremo ſottrare una proportione dall’ altra, & conoſcer quale proportione reſta, biſogna ciò fare per uia del partire, ma ſi deue au-
uertire
quello, che ne i numeri s’ė detto, che ſi come il minor numero ſi deue leuare dal magiore, &
non il maggiore dal minore, coſi ancho
nelle
proportioni ſi ſerua il medeſimo, che la minor ſi leua dalla maggiore, primamente adunque ſi parte il denominatore della maggiore, per
lo
denominatore della minore, &
ſi produce il denominator di quella che resta. Dapoi per li numeri poſti ſotto le date proportioni.
7770
Et ciò ſi fa in queſto modo pongaſi di ſopra i numeri della maggior proportione, che ė quella, che ſi deue partire, & di ſotto i numeri della mi-
nore
, dapoi moltiplicato ſia il primo antecedente numero di quella proportione, che ſi deue partire, per il conſeguente del par-
titore
, perche ſi farà l’antecedente e primo di quella proportione, che reſta, &
per la moltiplicatione del ſecondo numero della propor-
tione
da eſſer diuiſa per lo conſeguente della diuidente, ne naſce il conſeguente della restante, &
queſto modo conuiene col partire de i rotti
uulgari
.
6860LIBRO
L’eßempio di quanto hauemo detto prima prenderemo nelle moltiplici. Poniam caſo, che uogliamo ſottrare una doppia da una tripla, partirai
adunque
tre che e denominator della tripla, per due che, è, il denominator della doppia, ſi fara uno e mezzo, dalquale ſi denomina la ſeſquialte-
ra
, da queſto partimento adunque ſi genera la ſeſquialtera.
Siano queſti numeri in proportion tripla noue tre, & in doppia quattro ė due.
Multiplica noue per due ne uien diciotto, & tre in quattro ne uien dodici, alqual numero diciotto e in proportione ſeſquialtera. Prenderemo
ancho
l’eſſempio di ſottrare dalla ſopraparticolare, come ſarebbe leuare una ſeſquiterza da una ſeſquialtera, parti adunque il denominato-
re
della ſeſquialtera, che ė uno è mezzo, per lo denominatore della ſeſquiterza, che ė uno &
un terzo, ne ſeguira uno e un’ottauo, dalla pro-
posta
ſottratione adunque ne reſta una ſeſquiottaua, ne i numeri queſto ſi uedė tre à due e in ſeſquialtera, quattro à tre in ſeſquiterza, mol-
tiplica
tre per tre ſa noue, quattro per due fa otto, ma noue ad otto, ė, in proportione ſeſquiottaua.
Similmente nelle ſoprapartienti ſi dara lo eſſempio. Leuaſi una bipartiente le terze, da una tripartiente le quarte. partendo uno, è tre quar-
1110 ti, per uno è due terzi, ne riſulta uno &
un decimo, dalche è denominata la proportione ſeſquiuigeſima, laquale ancho ci ſara data da i nu-
meri
iſtesſi, come ſette à quattro, cinque à tre, moltiplica ſette per tre, ne uien uent’ uno, &
cinque per quattro ne uien uenti, & uinti uno,
à
, uenti, è in proportione ſeſquiuigeſima, la quale è quella proportione, che reſta dal ſottrare una bipartienti le terze da una tripartiente le
quarte
.
Dal partire adunque la proportione della maggior diſaguaglianza per la ragion, & proportione della minor, ne naſcera la proportione del-
la
maggior, menor dell’una, &
dell’ altra, il ſimigliante giudicar ſi deue delle proportioni disſimiglianti della diſaguaglienza minore, percio-
che
ne naſcera la proportione della minor diſaguaglianza, parimente menor dell’una &
dell’altra, ma ſe amendue le proportioni ſerannno ò
della
maggior, ò della minor diſaguaglianza, &
tra ſe ſimiglianti, cioe ſe la propoſta proportione ſi partira per ſe ſteſſa, ne riſoltera la ragione
dell’aguaglianza
.
Et ſe in ſomma una ſera della maggiore diſaguaglianza, & l´altra della minore, ſi produra una proportione, che tenira piu in queſta parte dalla
2220 proportione, che ſi deue partire, che da quella, che parte, &
ſera quella, che ſi eſprime per il numero maggiore.
E tanto uoglio che detto ſia dello accreſcere, ſcemare, & partire delle proportioni, ilche ſe nelle fabriche, & ne gli edificij uorremo oſſeruare,
non
ha dubbio,, che noi non ſappiamo dar, &
tuore grandezza, & moderare quanto ci parera in ogni occaſione di componimento.
Reſta che noi portamo inanzi quello, che piu importa, & è coſa mirabile per ſaper le comparationi, & delle ſimiglianze delle proportioni, &
ci
giouera nelle coſe ciuili, ne i diſcorſi della muſica, &
in molte coſe, che tutto di ci uengono per le mani, & ſono coſe preſe da Alchindo an-
tiquo
authore, delquale ce ne ha fatto copia il Reuerendisſimo Philippo Archinto Lega o di ſua Santita alli Signor Venetiani, benche in eſſo
libretto
ci ſiano molte coſe delle antedette, co ne ſono le infraſcritte.
La diffinitione della proportione, & altri principij che à me non graue-
ra
poner qui ſotto ſecondo l’ordine dello antedetto authore, per eſſer coſa d importanza &
breui. Sono adunque poſte prima quattro, dif-
finitioni
, &
ſono queſte. Proportione e habitudine mutua di due quantita ſotto un’iſteſſo genere.
La ſeconda ė che quando di due quantit à compreſe ſotto uno iſteſſo genere una parte l’altra, quello, che reſta e la proportione della partita, alla
3330partitrice.
La terza è, che la prodottione, ò la compoſitione d’una proportione dall’altra, non ė altro, che la denominatione eſſer prodotta dalle denomi-
nationi
.
La quarta è, che l’eſſer diuiſa una proportione per un’altra, ò uero eſſer ſottrata, non e altro, che quando la denominatione della proportione
da
eſſer partita, è diuiſa per la denomination di quella che diuide.
Queſte ſoprapoſte diffinitioni ſono ſtate da noi chiaramente eſpoſte di ſo-
pra
, ſeguitano le propoſitioni.
La prima è, ſe la denominatione della proportione di qual ti piace di due eſtremi ſer à moltiplicata nel ſecondo ſi produr à il primo, perche ſe per
la
ſeconda diffinitione partito il primo per il ſecondo, ne naſce il denominatore, adunque moltiplicata la denominatione nel ſecondo, ne na-
ſce
il primo.
La ſeconda quando che tra due è interposto un mezzo che habbia proportione con amendue la proportione che hauera il primo al terzo ſerd
4440 compoſta dalle proportioni che ha il primo al mezzo:
& il mezzo al terzo & queſto ancho è noto.
Sian tre termini due, quattro, dodeci; & quello di mezzo habbia qualche proportione con gli estremi, io dico che la proportione, che é tra il pri-
mo
, &
il terzo, e composta dalla proportione, che è tra il primo, & il mezzano, & tra il mezzano, & il terzo, eßendo adunque tra due, &
dodici
ſeſtupla, dico che ella è compoſta della proportione, che ha due à quattro, &
quattro à dodici. ecco il denominatore della proportione
che
e tra due ė quattro, e due, adunque tra queſti è proportione doppia, &
il denominatore della proportione che è tra quattro e dodici, e tre
adunque
tra questi ui cade proportione tripla, ſia adunque à due, b quattro, c.
dodici. d. il denominatore tra due e quattro, ė il denominatore
tra
b &
. c. & f. il denominatore tra a & . c. perche adunque dal f. nel. c. ſi fa lo a, & dal e nel. c. ſi fa b. per la prima propoſitione, l’o f. all’e, e
come
lo a al b.
& pero eſſendo il d, il denominatore tra l’ a & il. b. egli ſera il denominatore f all’e. adunque per la iſteſſa prima proportione
dal
d in e ſi l’o ſ.
perche adunque la denominatione dello a al c. e prodetta dalla denominatione del b al c, ne ſegue per la terza diffinitione
che
la proportione, che e tra lo a &
il c. come tra due & dodici, che ė la ſeſtupla ſia compoſta dalla proportione che è tra l’a e’l b, cioe tra due
5550 e quattro che e la doppia, &
tra il b, & il. c. che e tra quattro e dodici doue, e proportione tripla, adunque da una doppia, & da una tripla ne
naſce
una ſeſtupla, &
queſto ancho di ſopra e ſtato dichiarato.
Seguita la terza propoſitione di Alchindo. Siano quanti mezzi ſi uoglia io dico, che la propoſitione che è tra gli eſtremi, e compoſta delle pro-
portioni
di tutti gli intermedij.
Sia tra a, & d due intermedij. b c. io dico che la proportione di a ad d. e compoſta delle proportioni, che ſono tra a & b. tra b & c. tra c & d. im-
peroche
per la precedente la proportione, che e tra a &
d. e composta dalla proportione che e tra b. & d. & b a d, ma la proportione che e
tra
b &
d. e fatta dalla proportione, che è tra b & c. & tra. c. & d, per la iſteſſi propoſitione, & però la proportione che è tra à & d. e fat-
ta
da tutte le proportioni, che ſono tra gli intermedij, &
coſi ſi hauera à prouare quando fuſſero piu intermedij, & questo ancho di ſopra
con
eſſempi e stato dichiarito, &
la replica è fatta ſi per ſeguitar l’ordine di Alchindo, come per eſſercitio della memoria in coſa di tanta
importanza
.
6660
La quarta, é, che ſe alcuna proportione è compoſta di due proportioni, la ſua conuerſa è compoſta delle conuerſe. Sia la proportione della
a
al b composta della proportione del c al d.
& dell’e al f. io dico, che la proportione del b all’a. ſera compoſta della proportione del d al c. &
del
f al c.
perche ſian continuate le proportioni del c al d, & del e all’ f. tra g. h. K. di modo che il g, ſia allo h, come il c al d, & l’h al K. come
l’e
all’ f io dico che l’a al b ſera compoſta della proportione del g all’h, &
dell’h al K, & però per la ſeconda propoſitione la proportione del
a
al b ſer a come la proportione del g al K adunque all’incontro la proportione, del b all’a, ſer à come K al g ma la proportione del K al g per
la
isteſſa propoſitione, fatta dalla proportione del K al h, &
del h al g, ma il K al h, ė come l’ f all’e. & l’h al g, & come il d al c. adunque il
b
all’a ſera compoſto dalla proportione che è tra il d &
c. & tre l’ f. & l’e. hasſi adunque l’intento ilche praticato ne i numeri, chiaramente
ſi
uede.
Finite le diffinitioni, & le propoſitioni, che pone A lchindo, ſi uiene alle regole, lequali ſono queſte.
Quando di ſei quantita la proportione che è tra la prima, & la ſeconda e compoſta della proportione che ha la terza alla quarta, & la quinta
7770 alla ſeſta, ſi fanno trecento, &
ſeſſanta ſpecie di compoſitioni, di trentaſei dellequali ſolamente ſi potemo ſeruire, il restante è inutile, &
queſto
è manifeſto ſe noi ponemo che la proportione tra a &
b ſia compoſta della proportione che e tra c & d & tra e & f. perche eſſendo
i
termini ſei, ſi puo intender la proportione di due qual ſi uoglia eſſer compoſta di due proportioni che ſiano tra i quattro reſtanti termini,
ilche
ſera dichiarito poterſi fare per uia della moltiplicatione.
Da questi ſei termini prouengono trenta ſpatij diſtinti. dieci dallo a. otto dal b. ſei dal c. quattro dal d. due dal e. & niuno dal f. perche
6961TERZO. tutti ſono ſtati preſi. lequal coſe manifeſte ſono nclla ſottoſcritta tauola, doue ſono cinque compartimenti, nel primo de i quali ė la compara-
tione
del a.
à gli altri termini, & de gli altri termini all’a. Nel ſecondo é la comparatione del b. à gli altri, & de gli altri al b. nel terzo è
la
comparatione del c.
nel quarto del d. nel quinto del e. à gli altri, et de gli altri à quelli, perche ſono di ciaſcun di due termini due ſpatij. come
dal
a.
al b. uno, & l’altro dal b. all’a. & coſi de gli altri, perche adunque eran ſei termini, rimosſi due, che faceuano lo ſpatio compoſto,
i
reſtanti ſer anno quattro, de quali ne ſeranno uentiquattro ordini, che fanno ſolamente dodici ſpatij, &
perche queſto chiaramente s’intendi,
11
dritta
\\ a.a.a.a.a. \\ b.c.d.e.f. # conuerſa \\ b.c.d.e.f. \\ a.a.a.a.a.
## Primo ordine dieci.
dritta
\\ b.b.b.b. \\ c.d.e.f. # conuerſa \\ c.d.e.f. \\ b.b.b.b.
## Secondo ordine otto.
dritta
\\ c.c.c. \\ d. e.f. # conuerſa \\ d.e.f. \\ c.c.c.
## Terzo ordine ſei.
dritta
\\ d. d. \\ c. f. # conuerſa \\ e. f. \\ d. d.
## Quarto ordine quattro.
dritta
\\ e. \\ f. # conuerſa \\ f. \\ e.
## Quinto ordine due.
22
13
# c. d. \\ e. f. \\ Primo # d. c. \\ e. f. \\ Settimo # 19
14
# c. d. \\ f. e. \\ Secondo # d. c. \\ f. e. \\ Ottauo # 20
15
# c. e. \\ d. f. \\ Terzo # e. c. \\ d. f. \\ Nono # 21
16
# c. e. \\ f. d. \\ Quarto # e. c. \\ f. d. \\ Decimo # 22
17
# c. f. \\ d. e. \\ Quinto # f. c. \\ d. e. \\ Vndecimo # 23
18
# e. f. \\ e. d. \\ Seſto # f. e. \\ c. d. \\ duodecimo # 24
ſian rimosſi queſti termini a.
& b. che fanno la proportione di a. a
b
.
& la conuerſa del b al a. reſteranno quattro termini c. d. e. f. de
i
quali ſeranno uentiquattro ordini.
il numero posto fuori della
tauola
dimoſtra due ordini, che fanno un ſolo interuallo, come il
numero
quinario, che è poſto dentro la tauola dinota, che quel-
3310 l’ ordine à cui è preposto il decimo ſettimo non compone ſpatio di
uerſo
da quello, che compone il quinto, perche ſi compone la
iſteſſa
proportione di quella che è tra’l d, &
l’e. & il c & lo f. di-
notata
per lo decimo ſettimo modo, &
di quella che è tra’l c &
lo
f.
& tra’l d & l’e. laqual pretende il quinto. Adunque per li
numeri
eſtrinſeci ſi dinota, che queſti ordini quanto alla compoſi
tione
delle proportioni ſono geminati, cio è il terzo decimo, il
quartodecimo
, il quintodecimo, &
coſi ſeguitando fin al uente-
ſimo
quarto, ilquale ancho ui s’include.
La proportione adunque
che
è tra a.
& b, & la ſua conuerſa trab. & a. ſi può intendere
4420 che ſia composta di dodici proportioni tra quattro termini c.
d. e.
f. & coſi ciaſcuna delle predette. A dunque eſſendone trenta, che
ſi
poſſono componer tutte le combinationi ſeranno trenta uolte
dodici
, che fanno trecento ſeſſanta.
Ma di tutte queſte poſto che
la
proportione che è tra l’a &
il b, composta ſia delle proportio
ni
che ſono tra’l c el d.
& l’e el’f, ſi dimoſtrino che ſolo trenta ſei
ſono
utili, ma le altre non tenere.
& ci potra baſtare di eſpo-
nerne
quindeci nella tauola, eſſendcne quindeci di quelle conuer-
ſe
, &
noi per la quarta propoſitione dimoſtrato hauemo, che
ogni
conuerſa proportione, ſi fa dalle conuer ſe di quelle proportioni, delle quali è composta la principale.
come ſe la proportione, che è tra l’a
5530 e’l b.
è compoſta dalle proportioni che ſono tra’l c. e’l d. & tra l’e & lo f. ancho la conuerſa, cioè la proportione, che è tra’lb, & l’a, ſerà compo
ſta
dalle proportioni del d al c.
& del f. all’e. & però eſposte quindeci di quelle, le altre quindeci ci ſaranno paleſi.
Eſponeremo adunque le quindeci poste nella tauola, dellequali noue ſeranno di necesſità composte
66
Prima
. # a. b. \\ compoſta
Seconda
. # a. c. \\ compoſta
Terza
. # a. d.
Quarta
. # a. e. \\ compoſta
Quinta
. # a. f.
Sesta
. # b. c.
Settima
. # b. d. \\ compoſta
Ottaua
. # b. e
Nona
. # b. f. \\ compoſta
Decima
. # c. d. \\ compoſta
Vndecima
. # c. e.
Duodecima
. # c. f. \\ compoſta
Terzadecima
. # d. e. \\ compoſta
Quartadecima
. \\ Quintadecima. # d. f. \\ e. f. \\ compoſta
due proportioni tra il reſtante di quattro termini, ma le altre ſei non di necesſità ſi compongono,
&
quella, che ſi compone per la tauola è manifeſtà, come è chiara ancho quella, che non ſi compo
ne
.
Ogni proportione adunque che ſi compone à due modi ſolamente ſi compone, cioè dalla propor-
tione
del terzo al quarto, &
del quinto al ſeſto, & ſimilmente dalla proportione del terzo al ſe-
sto
, &
del quinto al quarto. Per ilche eſſendone noue composte, ſi fanno dieciotto compoſitioni,
&
altretante delle loro conuerſe. Trentaſei adunque ſeranno i modi utili. Ma quelle, che non ſi
compongono
ſono ſei, &
le loro conuerſe ſei, però dodici ſono inutili. Tutti i modi adunque ſi utili
7740 come inutili ſono quaranta otto.
Soppoſto adunque il primo modo, cioè che la proportione che è tra l’a e’lb. composta ſia delle propor-
tioni
, che ſono tra’l c.
e’l d. & tra lo e. et lo f. Io dimoſtrero il ſecondo. che è compoſto della iſteſſa che
è
tra c.
& f. & tra e & d. perche io ponero tra c. & f. d. & e. & la proportione tra c. & f. ſerà
compoſta
delle proportioni, che ſono tra c.
& d, & tra d & e. & tra e & f, per il che ne ſeguirà, che
le
proportioni che ſono tra c &
f. & tra e & d. ſeranno compoſte delle proportioni, che ſono tra
c
.
& d. tra d & e. & tra e & f. & tra e & d. Ma le proportioni che ſono tra c & d. tra d. & e. &
tra
e &
d. compongono quella proportione che ė tra c & d, per la terza propoſitione poſti d & e.
tra c & d. adunque e a d, & c ad f, ſono ſi come c a d. & e ad f. ma la proportione, che è tra a & b,
è
compostà delle proportioni, che ſono tra c.
& d. & tra e & f. A dunque ancho la proportione tra
8850 a &
b. ſerà compoſta delle proportioni che ſono tra c. & f. et tra e et d. che ſono le poſte nella con-
cluſione
.
Il terzo modo, è che ancho la proportione tra a et c, ſerà compoſta della proportione di b.
a d, et di c. ad f. Il ehe è manifeſto, perche poſto b. tra a. & c. la proportione che è tra a & c. ſerà
compoſta
da quella, che è tra l’a &
b, & tra b & c. ma la proportione che è tra a & b. ſi compo-
ne
, da c &
d. & da e & f. ſecondo il ſuppoſito adunque a a c è fatta di b & c. di c & d. & di e et f.
ma
b a.
c. & c. a. d. compongono la b. a. d. trappoſto il c tra b. & e.
Adunque la proportione che è tra a. & c. e compoſta di b. & d. & di e. & f. Il quarto modo ſi come il
ſecondo
modo dal primo, coſi il quarto prociede dal terzo poſti tra b.
& f. communemente d. & e.
& coſi tutti i modi pari, con i lor difpari ſi collegano, per ſchifare il repeter quella iſteſſa uia. Il
quinto
modo.
Componeſi ancho a. ad e. di b. ad f. & di c. a d. perche poſto b. tra a. & e. ſi fa l’argo-
9960 mento del terzo, perche lo a.
all’e. è compoſto dello a. al b. & del b all’e. ma lo a al b. è compoſto
dello
e all’f.
& del c al d. perche coſi s’è preſuppoſto. Adunque lo a al e, ſi compone del b all’c. dell’e
all’f
.
& del c al d. ma il b all’e. & l’e. all’f. compongono il b. all’f. trappoſto l’e tra’l b & lo f. la proportione adunque tra a & e è compoſta del-
le
proportioni tra b.
& f. é tra c. & d. Il ſeſto modo ſi caua dal quinto per l’argomento del ſecondo trappoſto f. & c. tra b & d. Il ſettimo. egli ſi
fa
ſimilmente la proportione del b.
al d. delle proportioni dell’a al c. & del f. all’e. perche eſſendo compoſto l’a al b. del c al d. & dell’e al f. ne ſe-
guirà
per la quarta propoſitione, che la proportione tra’l b.
& l’a. ſerà compoſta di d & c. & di f & e. poſto adunque a trab & d. la propor-
tion
, che è tra b &
d. ſer à fatta di b & a, & di a, & d. Ma b & a. è compoſto di d & c, & di f. & e. Adunque la proportione di b. a. d. ſer à
compoſtà
di tre proportioni, cioé di a.
a. d. di d. a. c. & di f. ad e. Ma la a. al. d, & la d al c. compõgono, quella che é tra a & c. trapposto d. tra d.
& c. Adunque la proportione di b a d. ſer à compoſta delle proportioni di a. a. c. & di f. ad e. il che era il propoſto. L’ottauo modo. ſi come preſup-
poſto
il primo ſi caua il ſecondo modo, coſi per lo iſteſſo argomento ſi caua l’ottauo da i ſuppoſti, &
prouati ne i prècedenti, trappoſto e. &
101070 f.
tra a & e. Il nono modo. ſimilmente la proportione di b ad f, ſer à fatta delle proportioni dell’a all’e. & del d al c. perche b. ad a. è composto
del
d al c.
& del f. all’e trappoſto l’a tra’lb & lo f. ſerà la proportion tra’l b et la f. cõpostà della b. all’a. & dell’a al f. & però la b al f. ſerà cõpo-
ſtà
dell’a.
al f. & del f. al’e, & del d. al c. ma la a. al f & lo f. all’e. cõpongono l’a all’e. A dunque la b al f. è cõpoſta della a all’e, & della d. al c. Il deci
mo
con l’argomento del ſecondo procede dalle coſe prouate nel precedente, trappoſto e &
d. tra a & c. L’undecimo. egli ſi cõpone ancho la c, al
d
.
dalla a al b. & dalla f. al c. perche per la terza la a al c. ſi compone della b. al d. & della e alla f. egli ſi cõponerà la c alla a. dal d. al b. & dal f.
alla c. posto adunque a tra c & d. ſarà la c. al d. compoſta dalla a. al d. della d. al b. & dalla f. al c. ma la a al d. & la d. al b. compongono la a al b.
7062LIBRO
Adunque la c al d. e composta dalla a al b, & dalla f. alla e. Il duodecimo modo ſi caua dall’argomento di ſopra trapposto. b. & ſ. tra la a. & e.
Il terzodecimo ſimilmente e, che la proportione tra c. & f. ſerà compoſta delle proportioni tra a & b. & tra d. & e. poſto d. & e. trac.
&
f. ſerà compoſta la c & la f. dalla c al d. della d al e. & della e alla f. ma la c al d, & la e alla f. compongono la a al b. adunque la
c
al f.
e composta della à al b. & della d. alla e. Il quartodecimo ſi caua dal precedente, ſi come il ſecondo dal primo trapposta b. & d, tra la a
&
la e. Il quintodecimo ė che ancho la d & la e è compoſta della b. alla a. & della c al f, perche poſto c. & f. tra d & e. la d alla e ſerà compoſta
dalla
d.
al c. dalla c alla f. & dalla f alla e. ma la d. alc. & la f. alla e. compongono la b alla a. perche le conuerſe compongono la a al b. per la
ſoppoſitione
adunque la d alla e.
è composta della b. alla a. & dalla c al f. Il decimoſesto modo. con l’argomento del ſecondo, c dedutto dal pre
cedente
trappoſto a &
c tra b & ſ. Il decimoſettimo modo e che la e. & la f. ſi compone della a al b. & dalla d al c. percioche per la conuerſa
del
quinto modo, la e alla a ſi fa della f.
al b. & della d al c. il reſto ſi ordina, come s’è fatto nella prima deduttione del modo undecimo. Il De-
cimo
ottauo modo con l’argomento del ſeeondo ſi caua dal precedente b &
d. trappoſtitra a. & c. Seguitarebbe che io dimoſtrasſi, che i modi
1110 utili non ſono compoſti de glialtri, &
che gli inutili non ſono compoſti. Ma queſto per hora uoglio che ſi preſupponga per non eſſer piu te-
dioſo
.
Baſtimi hauer diſopra dato alquanto di luce alle coſe dette da Alchindo, & qui ſotto cauarne una notabile propoſitione, che ne contie-
ne
dieciſette bellisſime, &
utilisſime da eſſer da ogni ſorte di perſone ſtudioſe eſſercitate, & ſono queſte, lequali ci ſerueno à rittrouare qua-
lunque
numero di quelli ſei, che ci foſſe ignoto.
Se la proportione che ė tra’l primo & il ſecondo è compoſta delle proportioni che ſono tra il
terzo
, e’l quarto, &
tra il qninto e’l ſesto, la iſteſſa ſerà compoſta dalle proportioni, che ſono tra il terzo, e’l ſeſto, & tra’l quinto e’l quar
to
.
Ecco ne i numeri un, dua, tre, quattro, ſei noue, 1 2 3 4 6 9. Dalla ſubſeſquiterza che ė tra tre, e quattro, & dalla ſubſeſqualtera
che
è tra ſei, &
noue, ne naſce la ſotto doppia, che è tra un & due, io dico che la iſteſſa ſotto doppia naſcer à dalle proportioni, che ſono tra il
terzo
, &
il ſesto. cioė tra tre e noue, doue é la proportion ſottotripla, & dalla proportione che é tra’l quinto il quarto, che è ſei & quattro,
doue
è la proportion ſeſqualtera, perche da una ſottotripla, &
da una ſeſqualtera naſce una ſotto doppia, come è tra uno e dua. Similmen-
te
, ſe la proportione del primo al terzo, ſer à compoſta delle proportioni del ſecondo al quarto, &
dal quinto al ſeſto, come la proportione
2220 dell’un al tre, che è ſotto tripla, e compoſta delle proportioni del due al quattro, che è ſotto doppia, &
del ſei al noue, che é ſotto ſeſqualter a.
La isteſſa ne naſcerà dalle proportioni del ſecondo al ſeſto, cioe dal due al noue, che è ſotto quadrupla ſeſqualtera, & dal quinto al quarto, cioé
dal
ſei al quattro, che è in proportione ſeſqualtera, perche da una ſotto quadrupla ſeſqualtera, e da una ſeſqualtera, ne naſce una ſotto tripla,
parimente
ſe la proportione del primo al quinto, cioè del uno al ſei, doue è proportione ſotto ſeſcupla, ſer à fatta delle proportione del ſecondo
al
ſesto, che è del due al noue, doue è proportione ſotto quadrupla ſeſquialtera, &
del terzo al quarto, che ſon tre e quattro, doue cade pro-
portione
ſubſeſquiterza, la iſteſſa uenir à, &
del ſecondo al quarto, che é tra due e quattro, doue cade proportione ſotto doppia, & dal terzo
al
ſesto, come da tre à noue, doue cade proportione ſottotripla, perche ne naſcer à una ſottoſeſcupla coſi ancho ſe la proportione del ſecondo al
quarto
che é proportione ſottodoppia, come da un à quattro, naſcer à dalla proportion del primo al terzo, come è tra uno e tre, doue cade pro-
portione
ſottotripla, et dalla proportione del ſeſto al quinto, come è da noue à ſei, doue cade proportion ſeſquialtera, perche da una ſottotripla,
et
da una ſeſquialtera ne naſce una ſottodoppia, la isteſſa proportione naſcerà dal primo al quinto, che è da un al ſei doue cade proportione ſotto
3330 ſeſcupla, &
dal ſesto al terzo come da noue à tre, doue cade proportione tripla, perche da una ſottoſeſcupla, & da una tripla ne naſce una ſotto-
doppia
, come ė da due à quattro, coſi ancho, ſe la proportione che ha il ſecõdo al ſeſto, come é tra due, et noue, doue cade proportion ſotto quadru
pla
ſeſquialtera, naſce dalla proportione del primo al quinto, come da un à ſei, doue é proportione ſottoſeſcupla, &
da quarto al terzo come
da
quattro è tre, doue è proportione ſeſquiterza.
La iſteſſa proportione ſotto quadrupla ſeſquialtera naſcer à dalla proportione del primo
al
terzo, cioė del un al tre, doue é proportione ſotto tripla, &
dal quarto al quinto, come da quattro è ſei, doue è proportion ſotto ſeſquialte
ra
, perche da una ſotto tripla, &
da una ſottoſeſquialtera ne naſce una ſotto quadrupla ſeſquialtera.
Similmente ſe la proportion del terzo al quarto come ė da tre à quattro doue cade proportione ſotto ſeſquiterza, naſcerà dalla proportione del
primo
al ſecondo, come da uno à due, doue cade proportione ſotto doppia &
dal terzo al quinto, come da noue à ſei, doue cade proportione
ſeſquialtera
, la isteſſa proportione naſcerà dalla proportione, che è tra il primo, &
il quinto, che è uno & ſei, doue cade proportione ſot-
toſeſcupla
, &
del ſeſto al ſecond, o come da noue à due, doue cade proportione quadrupla ſeſquialtera, perche da una ſotto ſeſcupla, &
4440 da una quadr upla ſe ſquialtera ne naſce una ſotto ſeſquiterza.
Oltr a di queſto, ſe la proportione che ė tra’l terzo e il ſeſto, che è ſottotripla come da tre a noue, naſce dalla proportione nel primo al ſecondo
come
da uno à due, che ſottodoppia, &
dal quarto al quinto, che è ſottoſeſquialtera come tra quattro c ſei, la iſteſla naſcerà dal pri-
mo
al quinto, come da un a ſei doue cade la ſottoſcupla, &
dal quarto al ſecondo come da quattro à due, doue cade la ſottodoppia, perche
da
una ſotto doppia, &
da una ſotto ſeſquiterza ne naſce la ſottotripla. Di nouo ſe la proportione del quarto al quinto cioè del quattro
e’l
ſei doue cade la ſottoſeſquialtera, e compoſta del ſecondo al primo cioè dal due, &
uno doue cade la doppia, & del terzo al ſeſto, come del
tre
al noue, doue cade la ſotto tripla, la isteſſa, ſotto ſeſquialtera naſcerà dalla proportione del ſecondo al ſeſto, &
del terzo al primo.
Finalmente ſe la proportione, che è del quinto al ſeſto, come è tra ſei, & noue doue cade la ſottoſeſquialtera, naſcerà dalle proportioni del pri-
mo
al ſecondo come da un à due doue cade la ſottodoppia, &
dal quarto, al terzo doue cade la ſeſquiterza, la iſteſſa naſcerà, da quella, che
e
dal primo al terzo, che e la ſottotripla, come da un à tre, &
da quella, che è dal quarto al ſecondo, che ė la doppia, come dal quattro al due,
5550&
tanto ſia detto delle proportioni, & delle loro comparatione, & riſpetti, lequal coſe diligentemente eſaminate, eſſercitate, & manda-
te
à memoria, &
applicate alle ſcientie, & alle pratiche faranno parere glihuomini miracoloſi. Ma tempo è che aſcoltiamo Vit.
CAP. I. CHE LA RAGIONE DELLE MISVRE E STATA
DA
GLI ANTICHI PIGLIATA DALLE MISV-
RE
DEL CORPO HVMANO.
LA Compoſitione de i tempi ſi fa di corriſpondenza di miſure; la cui ragione eſſer deue con ſomma
6660 diligenza de gli Architetti conoſciuta.
La ſomma di tutto quello, che dice Vit. cerca le fabriche pertinenti alla religione, è che prima ſi dimoſtra la necesſità
di
conoſcer la ſorza delle miſure, dapoi ſi dichiara donde é stata preſa la ragiome delle miſure, &
perche prima ſi co-
mincia
à trattare della compoſitione de i Tempi conſecrati alli Dei, &
in questo trattamento ſi conſidera prima tutto
quello
, che allo aſpetto noſtro da diuerſe figure, &
forme di Tempi ſi rappreſenta di fuori, & da lontano, & in queſta
parte
ſi tratta di cinque maniere di Tempi con le ragioni di ciaſcuna, &
ſi dichiara il modo di fondare, l’ornamento delle colonne, de gli
architraui
, de i capitelli, de i coperti, &
d’altre coſe pertinenti à quello, che di fuori ſi uede, come ſono gradi, poggi, ſporti, piedeſtal
li
, raſtremamenti, gonfiature, aggiunte, ſcanellature, &
ſimil coſe ſecondo i generi delle fabriche, paßa poi alle parti di dentro, & diſtin
tamente
ragiona delle miſure, lunghezze, larghezze, &
altezze de i Tempi, delle celle, de gli Antitempi, de gli altari, delle porte, &
di
tutti gli ornamenti, che conuengono alle predette parti, la onde niente ci laſcia al deſiderio nostro, conchiudendo come ho detto, nel ter-
7770 zo, &
nel quarto libro tutta la materia preſente. Dice adunque Vitru. che per edificar i tempi biſogna conoſcer la forza delle miſure, &
queſta
douer eſſer da gli Architetti con ſomma diligenza tenuta, &
appreſa.
Di queſto la ragione e in pronto, perche ſe bene ogni fabrica eſſer deue con ragione compartita, & miſurata, nientedimeno conſiderando noi
quanto
la diuinità eccede la humanità, meritamente douemo quanto ſi puo di bello, &
di raro ſempre mai operare per honore, & oſſer-
uanza
delle diuiue coſe, &
perche diuina eoſa e in terra l’humana mente; però quella con ogni ſtudio eſſercitar douemo, accioche honor amo
i
Dei, che Dei ueramente ſono i ueri amici di Dio.
7163TERZO.
O@tima coſaénellαmente dellhucmo la ragione, & queſta cccellentemente ſi dimosεtra nelle proportioni, & però ſ@Vitr. ha detto che la ragicre
della
corriſpondenza delle miſure con grandisſima diligenza eſſer deue da gli Architetti appreſa, egli ha detto coſa ragioneuole,honeſta, &
de
bita
alla diuinità &
ſe coſa mortale puo à baſtanza honorare la immortalità, direi anchcra io che le piu pretioſe, & care coſe eſſer douriano
ſoggetto
alle proportionate fabriche de i ſacri luoghi, accioche, &
con la forma, & con la materia ſi honoraſse quanto piu ſi poteβe ogni
coſa
del cielo.
Neceſſaria è adunque la cognitione della Simmetria, & accioche egli ſi ſappia doue ella naſce , inſegnacelo Vitr. dicendo.
Queſta ſi piglia dalla proportione, (& dice,) che coſa è proportione, in quefto modo.
Proportione è conuenienza di moduli, & di miſura in ogni opera, ſi della rata parte de i membri, come del tutto, dalla-
qual
procede la ragione delle Simmetrie.
Hauemo noi di ſopra diffinita la proportione ſecondo la communanza, & uniuerſalità di quel nome, hora Vitr. applica lo iſteſſo uocabulo al-
la
pratica della Architettura, dicendo, che la Proportione è una conſonanza,e rifpondenza delle miſure delle parti tra ſe ſteſſe, &
col tutto
1110 in ogni opera che ſi ſa, &
queſta conſonanza egli chiama commodulatione, percioche modulo è detta quella miſura,che ſi prcnde da prima
con
laquale, &
le parti, & il tutto ſi miſura, & però proportione nelle fabriche altro non è che comparatione de moduli, & di muſure in
quello
, in che conuengono, ò le parti inſieme delle fabriche, ò il tutto unitamente con le parti.
Queſto penſo io, che di già ſia manifeſto, però dice Vitr. ſeguendo ci dimoſtra da quale eβempio di natura, e ſtata pigliata la ragione delle
miſure
, &
dice.
Perche non puo fabrica alcuna ſenza miſura, & proportione hauer ragione di componimento, ſe prima non hauerà
riſpetto
, &
conſideratione ſopra la uera, & certa ragione de i membri dell’huomo ben figurato.
La natura maeεtra ce inſegna, come hauemo à reggerſi nelle miſure, & nelle proportioni delle fabriche à i Dei conſecrate, imperoche non da
altro
ella uuole che impariamo le ragioni delle Simmetrie, che ne i Tempi uſar douemo, che dal Sacro Tempio fatto ad imagine, &
ſimiglian
za
di Dio, che è l’huomo, nella cui compoſitione tutte le altre merauiglie di natura contenute ſono, &
però con bello auuedmento tolſero gli
2220 antichi ogni ragione del miſurare dalle parti del corpo humano, doue con Ragione Vit.
ha detto niuna opera poter hauer di compunento
ragione
, ſe prima non hauerà riguardo alla S immetria delle membra humane, &
accioche ſi conoſca in che modo ſiano εtate pighate le miſu-
re
del corpo humano, egli ci dimoεtra partitamente, ogni ragione di eβo &
dice.
Perche la natura in tal modo ha compoſto il corpo dell’huomo, che la faccia dal capo dal mento alla ſommità della
fronte
, &
alle baſſe radici de i capelli fuſſe la decima parte, & tanto ancho fuſſe la palma della mano dalla giuntura
del
nodo alla cima del dito di mezzo, il capo dal mento alla ſommità della teſta l’ottaua parte, &
tanto ancho dal-
le
baſſe ceruici.
Prima, che io eſpona la intentione di Vitr. parmi neceſſario dicbiarire breuemente alcune coſe pertinenti alla preſente conſideratione. Ditre ma-
niere
ſi dice eßer la miſura.
Primier amente quando una coſa è piu perfetta che le altre ſotto un’iεteſſo genere, quella ſi dice miſura di perfet-
tione
, in queſto modo l’huomo fra tutti gli animali eſſendo il piu perfetto ſi puo dir, cβer la miſura di tutti gli animali.
Chiamaſi poi miſura
3330 d’agguaglianza, quando la miſura contiene la coſa miſurata, &
niente piu, & niente meno, come un concio di uino, ſi chiama miſura di
uino
, in fine miſura:
quella quantità nominiamo, che preſa piu fiate mifura il tutto, coſi dicesno la canna miſurar’ il panno: di queſta noi par-
lamo
, queεta è quella, che dalla miſura della perfettione, che è l’huomo tra gli animali è ſtata preſa da gli antichi, onde miſurare altro non è
che
far manifeεta una quantit à prima non conoſciuta con una quantità, che è piu certa à noi, &
pero con ragione dalle parti dell’huomo εta
te
ſono pigliate le miſure delle coſe, &
è ragioneuole, che dalla teſta ſi prenda la miſura del tutto, eſſendo in quella poεto il ualore di tutti i
ſentimenti
humani, come coſa piu nobile, e principale, &
piu manifeſta. Vitr. uuole che l’huomo ſia di dieci teſte, ſe per teſta egli s’intende
dal
mento al naſcimento de i capelli, &
uuole ancho che ſia di otto teſte, ſe per teſta egli s’intende lo ſpacio che è dal mento alla ſommit à del
capo
.
Io efponerò la ſua intentione laſciando il diffinine le controuerſie delle miſure del corpo humano à Pittori, e Scultori.
Dalla ſommità del petto alle radici de i capilli la ſeſta parte,alla ſommità della teſta la quarta, dal fine del mento al fine
delle
narjci e la terza parte dell’altezza di tutta la faccia, &
tanto è lungo il naſo tutto inſino al mezzo del ſopra-
4440 ciglio, &
tanto ancho da quello fino alle radici de i capelli, doue ſi fa la fronte, ma il piede e la ſeſta parte dell’altez-
za
del corpo, il cubito la quarta, il petto ancho la quarta, &
in queſto modo ancho gli altri membri hanno le loro
conuenienti
, &
proportionate miſure lequali ancho da gli antichi Pittori, & Statuari ſono ſtate uſate, & però gran-
de
, &
infinite lode riportato hanno.
Seguita Vitr. à darci le miſure del corpo humano dellequali copioſamente ne ha parlato il buon Alberto Durero nel ſuo libro della Simmetria
dell’huomo
.
Gli antichi faceuano i corpigrandi, le teſte alquanto picciole, & la ſueltezza era poſta nella lunghezza della coſcia, parlo hora
de
i corpi perfetti, imperoche altra miſura conuiene à putti altra à corpi grasſi, altra ad alcuni aſciutti, ſimilmente gli antichi εtando nelle
miſure
conuenienti amauano la lunghezza, &
la ſottigliezza d’alcune parti parendo loro di dar non ſo che piu di leggiadro all’opere; & pe-
ſe bene dalla raſſetta, che è la piegatura della mano, inſino alla ſommità del dito di mezo uoleuano che tanto fuſſe dal mento alla ſommit à del
la
fronte;
niente dimeno per la detta cagione faceuano la mano, & le dita alquanto piu lunghe, il Filandro auueriiſce, & bene; che non puo
5550 ſtar quello, che dice Vitr.
che il petto ſia la quarta parte, & uuole, che quando Vitr. dice, che’l cubito ſia la quarta parte, egh’intenda non
dalla
giuntur a del braccio alla raſſetta, ma dalla giuntura del braccio alla ſommità del dito mezzano.
Vuole Pomponio Gaurico che la giuſta altezza ſia di noue teεte, altri alquanto piu, ma noi altroue ci riſſeruamo non eſſendo queεto il propio luo
go
, non però uolemo reſtar di pouer per ſatisfattione d’alcuni, quello, che à queεto propoſito ſi legge nel libro della ſottilità, doue ſono
queſte
parole.
Queεta è la ſorma del corpo humano perſetto. La faccia è la decima di tutta la longhezza del naſcimento de i capelli all eſtremo del pollice del
piede
.
La faccia ſi diuide in tre partieguali,l’una ſi da dalla radice de i capelli alla ſommità del naſo, l’altra è la lungbezza del naſo, che è la tri
geſima
parte di tutto il corpo.
La terza è dal fine del naſo al mento. La lunghezza della bocca è eguale alla lunghezza dell’occhio, & la lun-
ghezza
dell’occhio, e quanto lo ſpacio da un’occhio all’altro, di modo che in tre parti ſi diuida lo ſpacio, che è da un’angulo dell’occhio allo an
gulo
dell’altro, cioè due occhi, &
lo ſpacio che è tra quelli, & tutto queſto, e doppio alla lunghezza del naſo, di maniera che la lunghezza
6660 dell’occhio, &
l’apritura della bocca ſia doppia alla nona parte della lunghezza della faccia, & per queſto ancho adiuiene, che la lunghezza
del
naſo ſia ſeſquialter a all’apritura della bocca, &
alla lunghezza dell’occhio, laqual lunghezza del naſo eſſendo tripla allo ſpacio che è
dal
naſo alla bocca, ne ſegue, ehe queſto ſpacio ſer à la materia dell’apritura della bocca, &
della lunghezza dell’occhio, il circuito della bocca
e
doppio alla lunghezza del naſo e triplo all’apritura, A dunque tutta la lunghezza della faccia, èſeſquialtera al circuito della bocca, &
allo
ſpacio
, che è dallo angulo eſteriore d’un occhio all’angulo eſteriore dell’altro, percioche queſto ſpacio, ètanto quanto èil circuito della boc-
ca
, il circuito del naſo da baſſo è pare alla ſua lunghezza, il circuito dell’orecchia è eguale al circuito della bocca, il foro della narice e la quar
ta
parte della lunghezza dell’occhio, &
in tal guiſa è diſpoſta la miſura del corpo humano, come qui ſotto ſi uede.
La faccia parte dieciotto, tra due anguli eεteriori de gliocchi parti dodici. La lunghezza del naſo parti ſei, il circuito da baβo del naſo parti
ſei
, la lunghezza dell’orecchia parte ſei, dalle radici de capelli al naſo parte ſei, dal men o al ſotto naſo parti ſei, la lunghezza della bocca par
ti
quattro, la rotondità della bocca parti dodici.
Dalla cima della teſta al fine di dietro parte uenti quattro, dalla ſommit à del petto alle ſom-
7770 me radici de i capilli partitrenta, dalla forcella ſopra il petto alla cima della teεta parti trenta ſei, il circuito dell’orecchia parti dodeci, la lun-
ghezza
dell’occhio parti quattro, la diſtanza tra un’occhio, &
l’altro parti quattro, dal ſotto naſo alla bocca parti duo, dalla bocca al men-
to
parti quattro, il ſoro del naſo parte una, l’ambito della ſronte di ſopra parti diciotto, dalla giuntuta della mano alla ſomnità del dito di mez
zo
la palma parti diciotto, dal mento alla ſommità della teſta parti uentiquattro, il piede parti uenti, il cubito parti trenta, il petto parti
trenta
.
Tutto il corpo parti cento e ottanta. Sono ancho i maſchi delle tempie proportionali alla lunghezza della faccia, & le orecchie al
naſo
, come oſſeruato hauemo.
Similmente dal nodo della mano alla ſommit à del dito mezzano, e la decima di tutto il corpo, dal mento
7264LIBRO ſommità della teſta,ò dalla ſommità della teſta al collo è il doppio di quello ſpatio,che è da un’angulo dell’occhio all’angulo dell’altro, intendo
de
gli anguli eſteriori.
Dalla forcella ſuperiore del petto alle radici de i capelli, & al fine della fronte, quanto è il cubito, ouer la largbezza
del
petto, cioè, la ſeſta parte della lunghezza di tutto il corpo, la lunghezza del piede è la nona parte della iſteſſa lunghezza.
Dalla forcella
di
ſopra del petto alla cima della teεta e la quinta parte di tutta la lunghezza, &
il doppio della faccia, & coſi appreſſo Vit. non può εtare
la
ragione, che la differenza della ottaua, &
della decima parte aggiunta alla ſeεta empia la quarta del tutto. Ma allargate le mani ſi rende
à
punto l’altezza di tutto il corpo, &
allargate le mani, & i piedi, il Bilico ſi farà nel mezzo, di modo, che dalla prima figura il quadrato
dalla
ſecondo ſi farà il circolo,amendue figure nel ſuo genere perfettisſime l’una di dritta,&
la linea di torte linee compoſta, & queſto è quel-
lo
, che qui ſotto dice Vitr.
Simigliantemente le membra de i Sacri Tempi hauer deono in ciaſcuna parte alla ſomma uniuerſale di tutta la gran-
dezza
conuenientisſime riſpondenze di miſure.
Appreſſo di queſto naturalmenteil mezzo centro del corpo eil
1110 Bilico, imperoche ſe l’huomo ſteſo, &
ſupino allargherà le mani, & i piedi, & una punta della ſeſta ſerà poſta nel
Bilico
di quello, girando attorno le dita delle mani, &
de i piedi ſerano dalla linea, che ſi gira toccati. Et ſi come la ri-
tonda
figura ſi forma nel corpo humano, coſi ancho ſi troua la quadrata.
Imperoche ſe dalle baſſe piante alla ſommi
del capo ſerâ miſurato il corpo dell’huomo, &
quella miſura ſerà poi comparata alle mani deſtre, & allargate, tro
uerasſi
la iſteſſa larghezza, come è l’altezza à guiſa de i piani à ſquadra riquadrati.
Non ſolamente le miſure dell’opere ſatte da gli huomini ſono ſtate preſe dalle miſure delle opere ſatte dalla natura, ma le figure piu perfette an-
chora
come è la ritonda, &
la quadrata giuſta come apertamente ci dimoſtra Vitr. & le figure fatte da glialtri, hora uuole ancho egli dimo-
ſtrare
, che le miſure dette hanno tra ſe riſpondenza per uia de numeri, &
dice.
Seadunque la natura in queſto modo ha il corpo dell’huomo compoſto, che i membri alla perfetta loro figuratione
proportioneuolmente
riſpondino, con ragione pare, che gli antichi habbiano conſtituito, che in tutte le perfet-
2220 tioni delle opere ui habbia eſſer diligente miſura, &
proportione di ciaſcun membro à tutta la figura, & però po-
nendo
quelli in tutte l’opere gli ordini, queſto ne i facri Tempi doue le lodi, &
i biaſimi delle opere eternamente
ſtanno
, ſopra tutte le coſe oſſeruarono.
Fin qui haconchiuſo Vitr. la ſua intentione; hora dimoſtra da che ſono ſtate preſe non le miſure, ma le ragioni delle miſure, & propone pri-
ma
, quello che egli prouer a poi.
Similmente gli antichi raccolſero da i membri del corpo le ragioni delle miſure, che in tutte l’opere pareno eſſer neceſ-
farie
come il Dito, il Palmo, il Piede, il Cubito, &
quelle diſtribuirono nel numero perfetto, che da i Greci Te-
lion
è detto.
Coſa perfettaè quella, à cui nulla manca, & niente ſe le può aggiugnere, & che di tutte ſue parti è compoſta, ne altro le ſoprauanza, per que-
ſtaragione
il mondo è perfetto aſſolutamente;
& molte altre coſe nel loro genere. Ma uediamo noi con che ragione ſi chiamino i numeri per-
3330 fetti, &
quali ſieno.
Perfetto numero da gli antichi fu poſto il dieci, imperoche dalle mani ſi caua il numero denario delle dita, dalle dita il
Palmo
, &
dal Palmo il piede, & ſi come nell’una & nell’altra mano dalle dita naturalmente il dieci è proceduto,
coſi
piacque à Platone quel numero per queſto eſſer perfetto, perche dalle unità;
che Monades grecamente ſi chia-
mano
, è empito il dieci, che è la prima croce, ilqual poi che è fatto un dieci, ouero dodici, non può eſſer perfetto, fin
che
non uiene all’altro incrocciamento, &
la ragione è perche egli ſopraauanza, perche l’unità ſono particelle di
quel
numero.
Detto hauemo diſopra, che parte ueramente è quella, che preſa quante fiate ſi può compone il tutto ſenza piu, dal che naſce la intelligenza
di
quello che ſi dirà.
Dico adunque che alcuni numeri riſpetto alle parti loro, dellequali compoεti ſono, ſi poſſono chiamar diminuti, e po-
ueri
, altri ſuperflui, &
ricchi, & altri uer amente ſofficienti, & perfetti.
4440
La onde poueri ſono quelli, le parti de quali inſieme raccolte non aggiugnono alla ſomma del tutto. Ecco otto è numero diminuto, perche l’uno,
il
due, il quattro, che ſono parti di eſſo raccolte inſieme fan ſette, &
non la ſomma di otto. Ricchi ſono quelli, le parti de i quali accozzate
inſieme
ſoprauanzano la ſomma del tutto, come dodici, e numero fuperfluo, perche l’uno, il due, il tre, il quattro, &
il ſei, che ſono parti
di
eſſo raccolte inſieme paſſano la ſomma del tutto, &
ſon ſedici.
Perfetti ſono que numeri, le parti intiere de i quali con la lor ſomma fanno, & rendeno preciſamente il tutto, come ſei, & uentiotto, ecco un, e
due
, e tre, che ſono parti del ſei raccozzate inſieme fanno ſei à punto;
Puno, dua, quattro, ſette, & quattordici ſono parte del uentiotto,
&
ſommate inſieme fanno preciſamente uentiotto.
Ma poi che noi ſiamo condotti à ragionar de numeri perfetti diremo la loro generatione, & alcune loro propietà, & per queεto fare propo-
neremo
alcune diffinitioni.
Sono adunque alcuni numeri detti parimente pari, & ſono quelli, che eſſendo pare la ſomma loro, ſi diuidono
ſempre
ſino alla unità in numero pare, come ſarebbe ſeſſantaquattro, che e pare, ſi parte in trenta due, &
queſto in ſedici, & ſedici in otto,
5550&
otto in quattro, & quattro in due, che ſono tutti pari, & due finalmente ſi riſolue nell’unità; ſono anche alcuni numeri, che ſi chiamano
primi
, &
incompoεti, i quali ſono quelli, che dalla ſola unità ſono numerati, & non hanno altro numero, che interamente gh parta, come tre,
cinque
, ſette, undici, &
altri ſimili. La generatione adunque de i numeri perfetti ſi fa ponendo per ordine i parimenti pari, & ſommargli
inſieme
, &
abbattendoſi in una ſomma di numero, che moltiplicata per quello che è ultimo nell’accozzamento, ſi fa il numero perfetto, pur
che
il numero dello accozzamento ſia primo, &
incompoſto, altramente non riuſcirebbe il numero perfetto, ecco uno, & due fa tre, efſendo
adunque
tre numero primo, &
incompoεto, egli ſi moltiplica per due, che era l’ultimo nello accozzamento, & due fia tre fan ſei, ecco che ſei
nella
decina, è numero perfetto.
Seguita l’altro in queεto modo uno, & due, fan tre, & quattro fan ſette, ſimilmente ſette è numero primo,
&
incompoſto, queſto ſi moltiplica per quattro, che è il numero ultimo nello accozzamento, & fa uentiotto, & queſto è numero perfetto
nel
cento.
Seguita un due, quattro, otto, fan quindeci, ma quindeci non è numero primo, & incompoεto, perche è miſurato oltra la unità, anche
da
altri numeri come da tre, &
da cinque, però ſi paſſa all’altro parimente pare, che è ſedici, queſti aggiunto al quindeci fa trent’uno, & per
6660 che trent’uno è numero primo, &
incompoſto pero egli ſi moltiplica per ſedici, che è Pultimo nello accozzamento, & quello che ne uiene
per
la moltiplicatione del ſedici, &
del trent’uno, è numero perfetto nel mille, & è queſto quattrocento, & nouantaſei, con la iſteſſa ragio-
ne
nel diecimila è perfetto l’ottomila cento e uenti otto.
Rari ſono i perfetti numeri, rare ſono Paltre coſe perfette; & queεta è la generatione de
i
numeri perfetti, le proprietà loro ſono, che ſe il primo termina in ſei, Paltro ſeguente termina in otto, &
coſi auicenda non hanno altre ter-
minationi
, che ſei, &
otto come ſei, uint’otto, quattrocento nouantaſei, ottomilacento, & uent’otto, e queſta regola è certa.
Maperche cagione ſia ſtato chiamato il numero ternario, & il denario perfetti dirò, & prima, il tre è εtato detto perfetto, perche abbraccia pri
ma
il numero par e diſpari, che ſono le due principali differenze de i numeri;
il dieci è ſtato ſtimato perfetto, perche finiſce, e termina come for
ma
tutti gli altri numeri, &
però ha detto Vit. che come ſi paſſa il dieci, biſogna da capo tornar dall’unità, & non ſi poter uedere la perfettio
ne
fin all’altro incrocciamento, che egli chiama decuſatione, che ſi fa in forma della lettera X.
Ma il Senario è uer amente perſetto, per le
dette
ragioni, gli altri ſono perfetti ſecondo alcune compar ationi e riſpetti.
7770
Ma i Mathematici diſputando contra la ſopradetta oppinione, per queſto diſſero il ſei eſſer perſetto, percioche per le
loro
ragioni quel numero ha le parti conuenienti al numero di ſei.
Per le loro ragioni, cioè ſecondo le ragioni di esſi Mathematici, che uogliono quel numero eſſer perſetto, ilqual naſce à punto dalla ſomma delle
ſue
parti, &
però dice Vitr. percioche per le lor ragioni quel numero ha le parti conuenienti al numero di ſei, perche raccolte ſanno ſei.
Et per queſto chiamarono l’una parte del ſei ſeſtante, le due triente, le tre ſemiſſe, le quattro Beſſe detto Dimerone, le
cinque
quintario che Pentamerone ſi chiama, &
il ſei perfetto.
7365TERZO.
Soleuano gli antichi chiamare aſſe ogni coſa intiera (come detto hauemo nel primo Libro)& partire quella nelle ſue parti, & come quelli, che
felicemente
interpretauano le coſe di Greci molto propiamente ragionauano di quelle.
Volleno adunque gli antichi (come la ragione anche ci
dimoſtra
) che li ſei fuβe numero perfetto, &
lo chiamarono aſſe. Queεto hauendo le parti ſue, ci dimoſtraua per il nome di eſſe quali ſuſſe-
ro
, &
però l’una ſi chiamaua ſeſtante, perche uno è la ſeſta parte di ſei. Le due triente, per eſſer la terza. Il tre ſemiſſe quaſi mezzo Aſſe
per
eβer tre la metà di ſei, il quattro beſſe, perche leua due parti dal tutto, et in Greco Dimerone ſi dice, il cinque quintario, che pentameroni ſi
dice
, &
noi cinque parti dicemo. Ma poi che ſopra il numero perſetto ſi pone la unita, gia ſi comincia à raddoppiar l’altro Aſſe per uenire al
dodici
, che ancho aſſe doppio ſi può dire, &
pero in Greco diplaſiona, è, nominato. ſette parti ſi chiamanan eſeεton, quaſi ſopra aggiunta
del
ſei, l’otto ſi chiaman tertiario, perche oltra ſei aggiugne due, che ſono la terza parte del ſei, &
pero in Greco ſon dette Epitritos, cioe
che
ſopra aggiugne la terza parte al ſei;
noue ſon dette numero ſeſquialtero, & Hemiolio perche noue contiene ſei una uolta, è mezza. Ma fat-
to
dieci chiamaſi bes alterum cioe Paltro bes, perche il primo (come dicemo)era quattro &
chiamauaſi dimerone, quaſi di due parti, & però
1110 queſto ſi chiama Epidmerone, come egli aggiunga à ſei due parti di eſſo.
Similmente Epipentamerone ſi chiama l’undeci, che è il ſopragiunto
quintario
, et in queſto modo le parti de i numeri ſi chiamano ſecondo diuerſi rifpetti, et queſto ha uoluto dir Vitr.
doue pare che egli habbia uo
luto
che ſei ſia numero perfetto, per la iſteſſa ragione, che dieciè perfetto, cioè perche giunti che ſiamo à dieci tornamo da capo dall’unit à fin
che
ſi cőpia l’altra decina, che con due croci, è, deſcritta, coſi ancho giunti al ſei ſecondo, da i Mathematici ſi ritorna à gli iſtesſi nomi, fin all’al-
tro
aβe, che è dodeci, ma io ſtimo che Vit.
habbia accennato ancho la noſtra ragione per laqual detto hauemo il ſei eβer perfetto, quando diβe.
Per le ragioni loro quel numero ha le parti conuenienti al numero di ſei.
Perche poſte inſieme le parti numer anti, & multiplicanti il ſei lo rendono à punto.
Et quando Vitr. diβe.
Et per queſto chiamarono l’una parte del ſei ſeſtante
Non uuole render la ragione perche il ſei ſia perfetto, ma unole dimoſtrar che eſſendo perfetto per la ragione antedetta, i Mathematicihãno uolu-
2220 to dar nome alle parti del fei, &
dimoεtrare, che ſei era un tutto, oltra’l quale ſe aſcender biſognaua numerando era neceſſario tornar da ca-
po
, come nel numero denario.
Altrimenti era uana la oppoſitione de i Mathematici contra quelli, che uoleuano il dieci eſſer perfetto, ſe i
medeſimi
Mathematici, haueſſer uoluto il ſei eſſer perſetto per la iſteſſa ragione, che era detto il dieci eſſer perfetto, queſto ſtimo io ſia de-
gno
di conſideratione.
Similmente perche il piede è la ſeſta parte dell’altezza dell’huomo, pero coſi da quel numero de i piedi, dalqual’è mi-
ſurato
, &
perfetto il corpo terminandolo in altezza con queſti ſei perfetto lo fecero.
Fcco adunque che dal numero ſenaric è εtata pigliata la ragione della miſura del corpo humano inquanto all’altezza ſua.
Et auuertirono il cubito eſſer di ſei palmi, & di uentiquattro dita.
Sicome dalle dita e uenuta la ragioue del numerare coſi ancho e uenuta la ragione del miſurare, & coſi la ragione del numero ſenario entra nelle
miſure
.
Et qui parla Vitr. ſecondo la oppinione de Greci, che uoleuano ſei eſſer numero perfetto. La onde ancho alle monete trasferirono
3330 il detto numero.
Et da quello pare che la Città di Greci habbiano fatto, che ſi come il cubito è di palmi ſei, coſi ſi uſaſſe lo iſteſſo numero
nella
dramma.
Voleuano i Greci, che la dramma lero haueſſe ſei oboli, & queεto riſpondeua al cubito, che contiene palmi ſei. Voleuano che ciaſcuno obolo ha-
ueβe
quattro monete, che esſi chiamauano dichalchi, la onde uentiquattro dichalchi faceuano una dramma come uentiquattro dita fanno un
cubito
, &
pero dice Vitr.
Perche quelle Città fecero, che nella dramma fuſſe la ualuta di ſei ramini ſegnati (come asſi)che esſi chiamano oboli, &
conſtituirono
in uece di dita uentiquatrro nella dramma i quadranti de gli oboli, detti da alcuni dichalchi, da alcu-
ni
trichalchi.
Era la dramma preſſo à Greci, le parti della quale, ſi chiamauano oboli, & ualeua una dramma ſei oboli, & obolo era una moneta di rame di poca
4440 ualuta, ſegnata pero, &
coniata, era l’obolo come un tutto che aβe ſi chiama, & la quarta parte, che quadrante ſi chiama, di eſſo obolo nomi-
uaſi
dichalco, o uero trichalco ſecondo diuerſi riſpetti, come adunque il numero de gli oboli nella drãma riſpondeua al numero de i palmi, che
uanno
à far il cubito, che ſon ſei, coſi il numero de i dichalchi, ò trichalchi nell’obolo riſpondeuan al numero delle dita, che er an uentiquattro.
La onde appare, che ancho nelle monete, i, Grecihabbiano pigliato la ragione de i numeri, & in queſto caſo crediamo à Vitr.
Ma i noſtri prima fecero l’antico numero eſſer il diece, & poſero nel denario dieci a sſi di rame, & pero ſin al di d’hoggi
la
compoſitione della moneta rittiene il nome del denario, &
la quarta parte di eſſo, perche ualeua due asſi, & mez-
zo
, la chiamarono ſeſtertio, ma poi hauendo poſto mente, che l’uno, &
l’altro numero era perfetto, cioè il ſei, & il
dieci
, amendue inſieme raccolſero, &
fecero il fedeci perfetto, & di ciò trouarono il piede autore, perche leuando
dal
cubito palmi due, reſta il piede di quattro palmi, ma il palmo ha quattro dita, &
coſi il piede uiene hauere ſe-
dici
dita, &
tanti asſi il denario di rame.
5550
I palmi ſono due maggiore, è minore, il minore è di quattro dita, il maggiore di dodici, quello ſi chiama paleſte, queſto ſpitthame, noi chiamamo
ſpana
allargando il dito groſſo, &
il minore. Dito ò digito e lo ſpacio di quattro grani d orzo poſti inſieme ſecondo la loro larghezza. Dice
adũque
Vitr.
che Romani pigliarono da prima il diece come numero perfetto, & però chiamarono la moneta denario, come fin hora ſi uſa, &
in
quella poſero dieci asſi di rame, &
ſe bene dapoi cõgiunſero il diece, & il ſei, uedendo, che ancho il ſei era perfetto, rittennero pero ancho
il
nome del denaio mettendo ſedici asſi in un denaio, che riſpondeno à ſedeci dita, che uanno nel piede.
Stando adunque le predette coſe Vitr
conchiude
, &
dice.
Se adunque è ragioneuole, & conueniente coſa, che il numero dalle dita dell’huomo ſia ſtato rittrouato, & che da i
membri
ſeparati ſi faccia la corriſpondenza della miſura ſecondo la rata parte à tutta la forma del corpo, reſta che
noi
ammettiamo quegli, iquali ancho fabricando i Tempi de gli Dei immortali coſi ordinarono le par†i delle opere
loro
, che le diſtributioni, &
compartimenti di quelli ſeparate, & unite col tutto conuenienti fuſſero alle propor-
6660 tioni, &
ſimmetrie.
Pone in queſto luogo Vitr. la uniuerſale conchiuſione di tutto quello, che egli ha detto, però à me pare, che il primo capo di queſto Libro quiui
habbia
à finire, doue ſi conchiude chiaramente, &
le miſure, & le ragioni di eſſe douer eſſer pigliate dalle miſure, & da i numeri, che ſi tro-
uano
nelle parti del corpo humano, uero, &
raro eſſempio di tutte le opere di natura d’ogni perfettione. Ma ſeguitando noi la gia ſatta di-
uiſione
de i capi attenderemo alle coſe, dice adunque Vitr.
I principij de, i, Tempi ſono quelli de iquali è formato lo aſpetto delle lor figure.
Con granragione Vitr. uolendoci inſegnare la fabrica de i Tempi comincia da quelle differenze, che prima ci uengono dinanzi à gli occhi, per-
che
l’ordine della cognitione porta, che cominciamo dalle coſe uniuerſali, confuſe, &
indiſtinte, & poi che ſi uegna al particolare, eſplicato, è
diſtinto
.
Oltra che nell’Architettura ſi deue auuertire che l’occhio habbia la parte ſua, & con la uarieta de gli aſpetti ſecondo le figure, & for
me
diuerſe de i Tempi ſi dia diletto, ueneratione, &
autorita alle opere, che ſi fanno, & ſi come la oratione ha forme, & idee diuerſe per ſa-
7770 tisfar’all’orecchie, coſi habbia l’Architettura gli aſpetti, &
forme ſue per ſatisfar à gli occhi, & ſi come quello che è nella mente, & nella uo
glia
noſtra ripoſto con l’artificio di leuarlo fuori di noi, &
portarlo altroue le parole, le figure, la compoſitione delle parole, i numeri, i
membri
, &
le chiuſe fannno le idee, & le forme del dire, coſi le proportioni, le differenze delle figure ne gli aſpetti, i numeri, & la collocatio
ne
delle parti nell’Architettura fanno le idee di eſſa, che ſono qualità delle Fabriche conuenienti à quelle coſe, per le quali ſi fanno.
altra ra-
gione
di ſentenze, di artificij, di parole, di figure, di parti, di numeri, di compoſitioni, &
di termini ſi uſa uolendo eβer chiaro, puro, & ele-
gante
nel dire, altra uolendo eβer grande, uehemente, aſpro, è ſeuero, &
altro ricerca la piaceuolezza, altro la bellezza, & ornamento
7466LIBRO parlare. Similmente nelle Idee delle fabriche altre proportioni, altre diſpoſitioni, altri ordini ci uuole, quando nella Fabrica ſi richiede
grandezza
, ò ueneratione, che quando ſi dimanda bellezza, ò delicatezza, ò ſemplicità, ò ſchiettezza, che la natura delle coſe, che uanno à
formare
una Idea dell’Oratione ſa, che quelle poſſono eſſer degnamente inſieme con quelle, che uanno à formarne un’altra.
La onde nella pu-
@ità
ſi può hauer del grande, nella grandezza dell’ornato, nell’ornamento del ſemplice, nella ſemplicità dello ſplendido, anzi queεto è ſomma
lode
dell’Oratore, &
ſi ſa meſcolando i numeri d’una forma con le parole, ò figure, ò arteficij d’un’altra, come è manifeεto à i ueri Architetti
della
Oratione.
Però dico io che meſcolando ragioneuolmente nelle fabriche le proportioni d’una maniera, & componendole, ò leuandole,
ne
può riſoltare una bella ſorma di mezzo.
Le coſe di prima ſono ſemplici, e, ſchietti fannoſi poi con diuerſe aggiunte ogni fiata maggiori,
&
piu ornate, ilche chiaramente ſi uede in tutte l’opere, & inuentioni de mortali. Non deue pero il ſauio & prudente preporre tutto quel-
lo
che ci uien fatto, ma ſolamente quelle coſe, che cominciano hauer non ſo che di occulta uirtù, &
che cominciano à ſatisfar à ſenſi noſtri.
Ecco non piglia l’Oratore tutto quello, che il ſciocco uulgo, & la baſſa plebe apprende, ma quello, che può cader ſotto la capacità di chi aſcol
1110 ta con qualche piu eleuato ſentimento, che da ſe la plebe non troueria, ma trouato da altri apprende, et ſe ne diletta.
Coſi Vitruuio non prende
tutte
quelle forme, &
figure di Fabriche, & di Tempi, che fatti ſono, & da queſto, & da quello, che nel fabricare è in luogo di uulgo, & di
plebe
, perche queſto ſarebbe infinito ne ſotto artificio ſi comprenderebbe, ma ci propone quelle coſe, che ſatisſanno à chi non ſa piu oltre poi
che
ſon fatte, ma non poſſono da ognuno eſſer ritrouate.
Dice adunque, che i principij, cioè l’origine della noſtra conſideratione, è la figura,
cioè
quello che all’aſpctto noſtro di prima ſi rappreſenta queſta figura:
& queſto aſpetto, ò è nelle parti dinanzi, ò nelle parti di dietro,
ò
ne i lati de i Tempi, ò partit amente in piu fabriche, ò in una medeſima, &
però egli ci pone inanzi ſette figure, & aſpetti di Tempi,
&
dice.
Et prima lo aſpetto nelle pilaſtrate ſi forma, dapoi ſegue quello che dinanzi ha le Colonne detto Proſtilo.
Le pilaεtrate, che Ante ſi chiamano ſono nelle cantonate della facciata, queεte in Greco Paraſtade ſono dette. Il primo aſpetto adunque è della
facciata
dinanzi, &
della fronte del Tempio, nellaquale ſono ne gli anguli le pilaεtrate, & contraforti quadrati, & nel mezzo le colon-
2220 ne che ſportano infuori, ſopra lequali colonne è il Frontefpicio fatto con quelle ragioni che ſi dir a poi.
Il primo aſpetto adunque della figura
e
detto per dir à modo noſtro Faccia in pilaſtri.
Il ſecondo è detto faccia in colonne, perche dinanzi i pilaſtri, che erano nel primo aſpetto ſo-
pra
le cantonate tiene le colonne, che ſegueno l’ordine di quelle di mezzo, &
nel Fronteſpicio é ſimile al primo aſpetto, & queſto aſpetto ſe-
condo
è la prima aggiũta, che ſi da al ſemplice modo gia detto, &
s’intende ſolamente nella facciata dinanzi. Il terzo aſpetto è detto Amphi
proſtilo
, perche aggiugne al proεtilo, che è facciata in colonne, ancho la parte di dietro ſimilmente con le colonne, è fronteſpicij, &
ſi puo dir
due
teſte, ò amendue fronti in colonne.
Stilo in Greco uuol dir colonna, pro, dinanzi, Amphi d’ammendue le fronti. Il quarto è detto Pe
ripteros
cioè, d’intorno alato, &
cinto di colonne, queεti ha di dietro, & dinanzi colonne ſei, ma da i lati undeci, ponendoui quelle, che ſono
ſopra
da le cantonate, &
queεti fanno ſpacio, & portico. Il quinto ha di piu queſto, che nelle teſte ha otto colonne, & ne, i, lati quindeci
computando
le angulari.
Queſto aſpetto ſi chiama Pſeudodipteros pſeudo uuol dir falſo, Dipteros, che ha due ale, d’intorno Pteros fignifica
ala
, &
Pteromata dette ſono le mura dall’una, & Paltra parte dell’antitempio detto Pronao, & uolgarmente ſi dice un’ala di muro, & ancho
3330 ſono detti i colonati d’intorno al Tempio, perche à modo di ala ſtanno d’intorno, onde Peripteron, è detto quello aſpetto di figura di Tempio,
che
ha d’intorno la cella, ò naue del Tempio un’ordine ſolo di colonne, Dipteros due, Pſeudodipteros, quello che ha leuato l’ordine interiore
delle
colonne à torno, &
laſcia piu libero lo ſpatio da paſſeggiare d’intorno il corpo del Tempio. Vuole Vitr. che queſto aſpetto, che è det
to
Dipteros, perche ha due ordini di colonne à torno &
fa come un portico doppio, habbia di dietro, & dinanzi otto colonne, ma da i lati
d’intorno
al Tempio tenga due ordini di colonne, &
queſto è il ſeſto aſpetto. Il ſettimo ueramente e detto Hipetros, cioè ſotto l’aere, &
diſcoperto
ha dieci colonne per teεta;
nel reſto è conforme al Dipteros, eccetto in alcune coſe (come dira Vitruuio). Et in queſto luogo co-
me
in altri, hauemo da dolerci prima della poca felicità della lingua, che non habbia uocaboli propij, ò facile la compoſitione di quelli.
Dapoi
della
maluagità de i tempi, che non ci ha laſciato gli eſſempi delle Fabriche citate da Vitr.
ne meno i diſſegni, & le figure dello autore. Ma
perche
non è lecita formarne de nuoui, perche come, &
le uoci, & le coſe ci ſono leuate, ecci tolto la honeſta licenza di formarne alcuna da noi?
biſogna, che l’uſo ammoliſca la durezza delle parole, & che la lingua noſtra corteſe ſia à riceuere i uocaboli foreſtieri, come nelle arti fece la
4440 Romana, &
lo eſſempio ne, è, poco lontano, imperoche Vitr. iſteſſo uſa i nomi Greci, & quelli con l’uſo rende facili, & piaceuoli, però ancho
noi
tentiamo di apprender le coſe, &
laſciamo à ſcielta di ciaſcuno eleggere, ò componere i nomi. Dice adunque Vitr. numer ando prima gli
aſpetti
delle figure, che ſi fanno in diuerſe compoſitioni di tempi, &
poi dichiara come, è, doue erano dicendo.
Et prima lo aſpetto della facciata in pilaſtri ſi forma, dapoi della faccia in colonna, amendue le teſte in colonne, l’ale
intorno
, il finto aſpetto di due ordini, il doppio à lato, &
lo ſcoperto, il Tempio di faccie in pilaſtri ſi ſa quando egli
ha
nella fronte i pilaſtri.
Che ſon colonne quadre ſu gli anguli de i Pareti.
Che rinchiudono il corpo del Tempio, & tra i pilaſtri nel mezzo due colonne, & ſopra eſſe il Fronteſpicio fatto con
quella
conuenienza di miſure, che ſi dirà in queſto Libro.
Lo eſſempio di queſto aſpetto ſi uede alle tre Fortune, è
delle
tre quello, che è uicino alla porta Collina.
5550
Et à noſtri giorni non ſi hareliquia di queſto Tempio, pero con le ragioni imparate da Vitr. figurando la pianta, & lo impie, & alcuna uolta il
profilo
, &
i lati laſciaremo le ombre, è ſolamente con linee operando, proponeremo gli eſſempi adornandone qualche parte, con diuerſe ma-
niere
di tagli, accioche ſi ſappia qual ornamento à qual membro conuegna, &
oltra i corpi intieri delle fabriche poſti in forma conueniente fa
remo
da per ſe partitamente ogm membro di piu commoda, &
maggior miſura, di modo che ogni parte ſi potr à con la ſeſta miſurare, & le fi-
gure
noεtre ſer anno come Sacome, che ſeruiranno à tutti i fabricatori.
Laſciaremo d’empir i figli di figure di coſe minute, & facili, & non
affettaremo
la quantita, &
la ſottilit à delle figure adombrate, & in iſcorzo, & in proſpettìue, perche la noεtra intentione è, dimoſtrare le
coſe
, &
non inſegnare à dipignere.
La faccia in colonne detta Proſtilos, ha tutte le coſe, che tiene la faccia in pilaſtri, ma ha due colonne ſopra le cantonate
dirimpetto
à pilaſtri, &
ſopra ha gli architraui come ha la faccia in pilaſtri, & dalla deſtra, & dalla finiſtra nel uolhare
delle
cantonate tiene una colonna per banda.
Lo eſſempio è nell’Iſola Tiburtina al Tẽpio di Gioue, & di Fauno. Lo
6660 aſpetto, che ha amendue le teſte in colonne, tiene cio che è nella faccia in colonne, ma di piu ſerua lo iſteſſo modo di
colonne
, &
di Fronteſpicio nella parte di dietro, & pero è detto Amphiproſtilos.
Vno eſſempio ſerue ad amendue le forme ſoprapoſte, però ci ſeruira una figura ſola, ma bene dalla pianta ſi conoſcerà la differenza perche le
uando
uia, quello che è nella pianta da una delle teſte dell’ amphiproſtilos, reεter à la pianta del proſtilos, ò uero aggiugnendo al proſtilos quello
che
è dall’una delle teſte all’altra, ne uenir à l’Amphiproſtilos.
Stimo io che la luce di queſti tempi ueneſſe dalle porte ſolamente, percioche io
non
trouo ſatta mentione di fineſtre.
L’lſola Tiburtina fu conſecrata ad Eſculapio ſatta prima, à, caſo, pci da Romani fortificata, & ador
nata
di molti belli, &
grandi edificij. Appreſſo il Tempio di Eſculapio hebbe Gioue il ſuo edificato da L. Furio Purpurione Conſolo, & de-
dicato
da C.
Seruilio (come dicono alcuni). Et nella punta dell’lſola hebbe ancho Fauno il ſuo Tempio, delqual hoggi appena ſi uedeno alquanti
ueſtigi
, &
meno ſe ne uedrà per l’auuenire perche il Teuere, per quanto odo, gli ua rodendo intorno, & leuando il terreno. T. Liuio uuole
che
di alcune condennagioni fuſſe edificato il detto Tempio da Gn.
Domitio, & C. Scribonio Edili.
7770
L’aſpetto che ha le ale à torno detto Peripteros, è quello che tiene d’amendue le fronti ſei colonne, ma ne i lati undici
con
le angulari, ſi che queſte colonne ſiano collocate in modo che lo fpacio che è tra colonna, è colonna, ſia d’intor-
no
da i Pareti, à gli ultimi ordini delle colonne, &
fi poſſa paſſeggiare d’intorno la cella, come è nel portico di Metel-
lo
.
Di Gioue ſtatore, & alla Mariana dell’Honore, & della uirtù fatto da Mutio fenza la partedi dietro.
Leggeſi che un Tempio dell’Honore era fuori della porta Salaria, perche iui ſi trouò preſſo lo altare una lamma con queſte parole DOMIN AE
HONORIS.
Marco Marcello dedicòun Tempio all’honore, & alla Virtù, che fu poi da Veſpaſiano riεtaurato, come nelle medaglie ſi
7567TERZO. preſſo la porta Capena, perche fuſſe una monitione à quelli, che uſciuano alle impreſe, che per la uirtù ſi entra all’honore. Mario ancho edi-
ficò
un Tempio all’honore, &
dalla uirtù s’entraua,à, quello dell’honore. Sul Quirinale Gn. Domitio pretore drizzò il Tẽpio alla Fortuna
primogenia
, &
iui ancho era un Tempio dell’honore. Fu Edificato delle ſpoglie Cimbriche, & Teutoniche in quella parte del Monte Eſqui-
lino
, che Merulana in luogo di Mariana è detta.
Al fine del circo Masſimo da Metello Macedonico fu edificato il Tempio di Gioue Statore.
Il finto aſpetto di due ordini detto Pſeudodipteros coſi ſi pone, che nella fronte, & di dietro ſiano otto colonne, & ne
i
lati quindeci con le angulari.
Ma ſono i pareti della cella dalle teſte al dirimpetto di quattro colonne, & coſi lo ſpa-
tio
, che ſarà da i pareti d’intorno à gli eſtremi ordini delle colõne ſerà di due intercolunni, &
della groſſezza da baſ-
fo
d’una colonna, l’eſſempio di queſta forma non è à Roma.
Trouaſi bene à Magneſia il Tempio di Diana fatto da
Hermogene
Alabandeo, &
il Tempio d’Apolline fatto da Mneſte.
Le piante, & Pimpie moſtrano bene quanto s’ha ad intendere, io ho uariato l’impie ſecondo diuerſi generi, & fatto igradi, come io penſo, che
1110 ſtauano.
Seguitando adunque dice Vitr.
L’aſpetto di due ordini, che Dipteros è nominato, ha dinanzi, & di dietro otto colonne, ma d’intorno la cella ha due
ordini
di colonne.
Come il Tempio Dorico di Quirino, & lo Ionico di Diana Efeſia fatto da Eteſifonte.
Del Dipteros, & del Pſeudodipteros ne fa mentione Vitr. nel proemio del Settimo. Et ancho ragiona della inuentione di Hermogene nel ſeguen
te
capo, &
queſto può baſtare con la figura.
Il ſotto l’aere, & ſcoperto detto Hipetros è di dieci colonne per teſta, ma nel reſto è ſimile al Dipteros, ma nella parte
di
dentro tiene doppio ordine di colonne in altezza rimote da i Pareti al circuito, come il portico de chioſtri, che
Periſtili
ſi chiamano, ma la parte di mezzo è alla ſcoperta ſenza tetto, &
dinanzi di dietro ha l’entrate delle porte,
l’eſſempio
non è in Roma, ma in Athene è di otto colonne nel Tempio di Gioue Olimpio.
Queεto eſſer doueua un bellisſimo, & grandisſimo Tempio, haueua i Portici doppi d’intorno, & di dentro haueua due ordini di colonne un ſopra
2220 l’altro, queſte eran minori delle di fuori, dalle interiori ueniua il coperto all’eεteriori, che εtaua in piouere, tutto lo ſpacio circondato dalle co
lonne
di dentro, era ſcoperto, l’altar nel mezzo, per ogni intercolunnio un nichio nel muro con la ſua figura, ſi di dentro come di ſuori, &
ſi
aſcendeua
per gradi.
7668LIBRO
QVESTA E LA PIANTA DEL TEMPIO DETTO
FACCIA
IN PILASTRI DETTA IN ANTIS.
24[Figure 24]
77
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78
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79
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8069TERZO 25[Figure 25]
8170LIBRO
Queſtd Piantd ci ſerue al Proſtilo, & all’ Amphiprostilos aſpetto, perche leudndo uia le Colonne da una
delle
teste, ci dimoſtrer à la faccia in Colonne, ma laſciandole, come ſta qui di ſotto, ci dimostrer à
l’Ampbiproſtilos
, gli Frontiſpicij dell’ uno, &
dell’ altro aſpetto uanno allo iſteſſo modo, ſecondo le
regole
, che ſi daran poi da Vitr, qui ſotto.
26[Figure 26]
82
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83
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8471TERZO. 27[Figure 27]
8572LIBRO28[Figure 28]LA PIANTA DELLO ASPETTO
DETTO
PERIPTEROS CIOE1
ALATO
TORNO.
8673TERZO.
QVESTA E L A META’ DELLA’ PIANTA DELLO ALLATO DOPPIO,
DETTO
DIPTEROS, LAQVAL E’ NEL PRIMO LIBRO,
ET
LEV ANDOGLI L’ORDINE DI DENTRO DELLE COLONNE SERVIRA’ IN
QVESTO
LVOGO PER IL FALSOALLATO DETTO PSEVDODIPTEROS.
29[Figure 29]
8774LIBRO
CAP. II. DI CINQVE SPECIE DI TEMPI.
CINQVE ſono le maniere de i Tempi, dellequali i nomi ſono queſti, Picnoſtilos, cioe di ſpeſſe Co-
lonne
, Siſtilos piu larghe, Diaſtilos anchora piu diſtanti.
Areoſtilos, oltra di quel, che ſi conuie-
ne
, diſtanti, Euſtilos che ha conuenienti, e ragioneuoli interualli.
La humana cognitione, ſia di che uirtu dell’ anima eβer ſi uoglia, ò, del ſenſo, ò dell’intelletto, comincia prima (come detto
hauemo
) dalle coſe confuſe, &
indiſtinte, ma poi approsſimandoſi l’oggetto ſi fa piu particolare, & piu certa,nc uoglio
bora
ſopra queſto filoſofare, ſolo ne darò un’eſſempio della cognitione de i ſenſi.
Vedendo noi di lontano alcuna coſa, ci
formiamo
prima una cognitione confuſa dipoi auuicinandoſi quella, uedemo, che col mouimento ella ſi porta in alcuna parte, &
però dicemo
eſſer
animale, ma piu oltre paβando conoſcemo eſſer un’huomo, et auicinandoſi anchor piu, trouamo eſſer un’ amico, etraffigurandolo piu d’ap-
1110 preſſo ogni parte di lui diſtintamente conſideramo, &
coſi dallo eſſer, che è uniuerſalisſima coſa, al mouimento uenimo, & dal mouimento ci
restrignemo
all’animale, &
à piu diſtinta cognitione peruenuti conoſcemo pbuomo,riconoſcemo Pamico, diſtingucmo ogniſua parte. Simil-
mente
auuienè nella cognitione dello intelletto, pero degnamente Vitr.
ci ha propoſto una indiſtinta, e confuſa cognitione de i ſacri Tempipreſa
dalla
figura, &
dello aſpetto loro, perche tra le coſe ſenſibili la figura è oggetto commune. Diſcende poi alla diſtanza delle parti, & uerra poi
finalmente
alla particolare, &
distinta miſura d’ogni particella, Sette adunque ſono i regolati aſpetti delle figure de i Sacri Tempi, i quali ſono
come
uniuerſali principij della cognitione di queſta materia, &
ſono i ſopraposti. Approſimandoſi poi all’ edificio uedemo gli ſpuij, che ſo-
no
tra Colonna è Colonna, questi ſpacij eſſendo in alcuni Tempi piu riſtretti, in alcuni piu larghi portano all’ occhio diuerſe apparenze, &

fanno
diuerſi effetti ò di dolcezza, &
bellezza, ò di grandezza, & ſeuerita, ſi come fanno gli ſpatij delle uoci nell’oreccbie, perche quello che è
conſonanza
all’orecchie, e bellezza à gliocchi, però Viter.
diſtingue le ſpecie de i Tempi ſecondo gli interualli, che ſono tra Colonna é Colon-
na
, non in quanto al numero, ma in quanto alla quantita loro, &
dice che la prima ſpecie è detta Picnoſtilos cioe di ſpeſſe, ò riſtrette Colonne,
2220 quando una Colonna, è molto appreſſo Paltra.
Lafeconda Siſtilos, quando i uani ſono piu larghi, perche albora le Colonne ſono piu diſtanti.
Laterza è detta Diaſtilos, che anchora con piu larghi ſpatij ſi diβegna. La quarta Areoſtilos, che e quando piu di quel che biſogna diſtanti ſo
no
gli ſpatij delle Colonne.
La quinta Euſtilos, che ragioneualmente comparte i uani. Ma perche anchor a non ſi ſa quanto eſſer deono que-
ſti
ſpacij grandi pero Vitr.
diffiniſce ciaſcuna maniera, & dice.
Picnoſtilos adunque è quella ſpecie nell’intercolunnio dellaquale ui cape la groſſezza d’una Colonna, è, mezza, come
nel
Tempio di Diuo Giulio, &
nel Foro di Ceſareil Tempio di Venere, & ſe altri Tempi ſono in queſta maniera
compoſti
.
L’eſſempio di queſta ſpecie, e, nella ultima pianta ſottopoſta del Tempio ſcoperto doue da una colonna all’ altra, e, lo ſpatio di una Colonna e mez-
za
.
La groſſezza della Colonna s’intende il Diametro della teſta di eſſa. L’impie di queſto Tempio ſi ponera al ſuo luogo, inſieme con, i,leuati
de
gli altri Tempi.
Ma di quelli che Vitr. cita non ne ce restato alcuno. Iuocaboli ſeranno quegli iſtesſi nella noſtra lingua.
3330
8875TERZO.
LA META’ DELLA PIANTA DELL’ASPETTO DEL TEMPIO
SCOPERTO
DETTO HYPETROS.
30[Figure 30]
8976LIBRO
La maniera detta Siſtilos, è quella nella quale lo intercolumnio è di due groſſezze di colonna, & i Zocchi delle ſpire à
quello
ſpatio ſono tanto grandi quanto ſerà tra due zocchi, come è nel tempio della Fortuna equeſtre, al Theatro di
pietra
, &
ne gli altri, che ſono con l’iſteſſe ragioni fabricati.
Il zocco è la parte inferiore della baſa, detta plinthus, perche è in forma di quadrello. uuole Vitr. che il zocco ſia tanto grande quanto è lo ſpatio,
che
è poſto tra due zocchi.
intende qui il Filandro, il Tbeatro di Pompeio, i cui ueſtigi ſono nel campo di Fiore, ne ualſe à Pompeio, che egli
ogni
ſtudio ui poneſſe per farlo eterno facendolo di pietra, perche troppo grande è la forza del tempo, &
la ingiuria, che egli fa alle coſe.
ma quali non gli ſon ſottoposte ? il tempo iſteſſo con il tempo ſi conſuma, & quello, che col tempo prende uita. col tempo ha fine, perche l’eſ-
ſer
del tempo è ſempre naſcere, &
ſempre morire. & mentre ſi uiue, altro non ſi fa, che riceur Pingiurie del tempo, allequali quanto ſi può
l’arte
cerca di rimediare.
ma in fine il tempo auanza l’arte. L’eſſempio della maniera Siſtilos, è nella pianta diſopra Dipteros nominata, à fac-
cie
72.
& l’Impiè è à faccie. 78.
1110
Le due antedette maniere hanno l’uſo loro diffettoſo, perche le Matrone aſcendendo per gradi alle ſupplicationi loro
non
poſſono andar appari tra gli intercolunni.
ma biſogna che pasſino à fila. l’altro diffetto è, che le porte, & gli or-
namenti
loro per la ſtrettezza delle colonne non ſi ueggono, &
finalmente per la ſtrettezza de gli ſpatij è impedi-
toil
paſſeggiar d’intorno il Tempio.
Potrebbeſi dire ſe l’uſo, l’aſpetto, & il caminare è coſi impedito dalle due predette maniere, à che fine Vitr. ce le ha prepoſte ? Dico io che co-
me
non fi deue laſciare à dietro alcuna forma del dire per eſſer men bella.
percioche é tempo, che la oſcurita ci uiene à propoſito, & la con-
fuſione
, che ſono forme oppoſte alla chiarezza, &
eleganza del dire. coſi non deue P Architetto laſciare alcuna forma, che ſia men commoda,
&
gioconda all’ aſpetto, perche hora è che nell’ animo de riguardanti per gli occhi ſi ha da porre diletto, & piacere, bora merauiglia, &
horrore
ſecondo il biſogno, &
ciò non ſi può fare da chi non ſa l’effetto, che fan diuerſe maniere di fabriche. potrebbeſi ancho dire, che in
queſte
maniere ſi farebbeno le colonne tanto groſſe, che quando tra colonna e colonna ùandaſſero due groſſezze, ci ſarebbe ſpatio di andar
2220 appari, ma io riſpondo che l’altezza grande paſſarebbe i termini, &
che piu di due Matrone andauano appari, & che i zocchi nella maniera
Sistilos
occupariano lo ſpacio tra le colonne, &
ſariano d’impedimento al caminare. & ſimilmente le porte, che à proportione deono riſpon
dere
ne piu ne meno ſariano impedite.
La compoſitione del Diaſtilos, è quando potemo noi traporre nello intercolunnio la groſſezza di tre colonue, come
nel
Tempio d’Apollo, &
di Diana. Coteſta diſpoſitione tiene queſta difficultà, che gli Architrani per la grandezza
de
gli ſpatij ſi ſpezzano.
O quanto eſſer deue auuertito lo Architteto, non ſolamente riſpetto alla ſorma, & ragione che nello animo, & nella mente ſua con artificioſi
modiriuolge
.
ma quanto alla materia, i cui diffetti ſono infinuti, i rimedi pochi, & difficili, & tal fiata niuno, ò di niun ualore. Però è bene
che
ancho Vitr.
ci propona, le diffettoſe mantere, perche pe lo contrario ci potemo guardare da gli errori. La Pianta di queſta ſpecie s’inten-
de
per le coſe antedette.
3330
Leon Batt. nel quinto libro al ſettimo capo aſſai commodamente ha interpretato, i nomi delle cinque maniere, dicendo conſerta, ſubconſerta, ſub-
diſpanſa
, Diſpanſa &
elegante.
Nelle maniere Areoſtili non ci è dato l’uſo de gli Architraui di pietra, ne di marmo, ma ſopra le colonne porre ſi deo-
no
le traui di legname continue.
& le maniere di quei tempi ſono baſſe, larghe,humili, & ornano i loro Frontiſpici di
figure
di terra cotta, ò di rame dorate all’ uſanza di Toſcana, come ſi uede al Circo Masſimo, il Tempio di Cerere, &

di
Hercole, &
del Pompeiano Campidoglio.
Il preſente luogo è alquanto intricato per la diuerſità della lettione, perche ſi legge da molti diuer ſamente. benche ſi intenda per conietture, &
ſi
habbia il buon ſentimento.
Le maniere Arcostili uſano liberi ſpatij tra colonna, & colonna. & però Vitr. ha uſato il numero del piu, & non
ha
detto la maniera Areoſtilos.
ma le maniere, perche eſſendo gli ſpatij, & i uani liberi poſſono eſſer piu, & meno larghi ſecondo il uolere di
chi
fabrica, &
non ci è legge, ne regola alcuna. in queste non ſi uſan'Architraui di pietra, ò di amrmo, perche ſi ſpezzerebbero, il qual pericolo
4440 ſe era nella ſpecie Diaſtilos doue il uano era di tre colonne, quanto piu eſſer due, ſe ſerà maggiore ?
la doue per obuiare à queſto diffitto ſi
fan
gli Architraui di legno, &
quella maniera e baſſa, humile, & piu presto ornata di mille uarietà d’ornamenti, che di grandezza d’opere.
la onde ſi può conietturare, che gli Architraui fuſſero inueſtiti d’Auorio, dicendo Vitr. barricefali, perche barri detti ſono gli Eleſanti, &
cefali
ſignifica la teſta.
& è ragioneuole, che la trauatura, ch’era di legno, doueſſe eſſer inueſtita, & ornata. La onde nel quarto libro al ſettimo
capo
Vitr.
dice il medeſimo. ma con altre. parole, & iui è la pianta, & l’Impiè diſſegnato di queſta maniera. L’arte di ſormar di creta le coſe
prima
uenne in Ethruria, che in altro luogo d’Italia, in queſta furono eccellentisſimi Dimophilo, &
Gorgaſo. Et gli iſtesſi erano ancho Pit-
tori
, &
con l’una & l’altra loro arte adornarono il Tempio di Cerere à Roma nel Circo Masſimo, & con la inſcrittione Greca ne uerſi iui
poſti
dimoſtrarono, che le opere dalla deſtra erano di mano di Dimophilo, &
dalla ſimſtra, di Gorgaſi. Auante di queſto tempio tutte le coſe
erano
Thoſcane.
& i Frōtiſpicij, & fastigi erano di queſte opere. Il luogo di Vitruuio, nel quarto, doue egli accenna, quello che dice in que-
ſto
luogo è.
5550
Siano le traui incaſtrate in modo con chiaui, & rittegni, che la commiſſura habbia lo ſpatio largo due dita,imperoche
toccandoſi
le traui, &
non riceuendo ſpiraculto di uento ſi riſcaldano inſieme, & preſto ſi guaſtano, ma ſopra le traui,
&
ſopra il pareti ſiano le meſole trappaſſate per la quarta parte dell'altezza della colonna ſportando in fuori, & nel
le
fronti loro dinanzi fitti ſiano gli ornamenti.
Ecco che Vitr. dice ante pagmenta quelli ornamenti, che ſono apposti. & fitti alle trauature per coprirle. & Vitr. ancho dice qui ſotto, che quan-
to
gli fpatij tra le colonne ſono maggiori, tanto piu groſſe eſſer deono le colonne, &
conſeguentemente minori, & piu baſſe. & però i Tempi
Areoſtili
ſono humili, depresſi, &
basſi.
Deueſi hora render la ragione della bella, & elegante maniera Euſtilos nominata. Laquale, & all’uſo, & alla bellezza,
&
alla fermezza eſpedite tiene le ſue ragioni. percioche gli ſpatij tra gli interualli ſi deono fare della groſſezza di due
colonne
, &
un quarto, & lo intercolunnio di mezzo tanto dinanzi, quanto di dietro ſi deue far di tre groſſezze, per-
6660 che à queſto modo hauera, &
lo aſpetto della figura leggiadro, & l’uſo della entrata ſenza impedimento, & il paſ-
feggiar
d’intorno la cella grandezza.
Et la ragion di ciò coſi, ſi eſpediſſe.
Il ristretto intercolunnio impediua il caminare, Pentrare, & l’aſpetto. però le due maniere di prima erano uitioſe. il piu largo, & libero portaua
pericolo
.
A dunque il giuſto, & elegante tra il piu, & il meno, che ſono eſtremi uitioſi, come uirtuoſo nel mezzo ſi deue ridurre. Se adunque
uno
è mezzo, ouer due e poco.
& tre e di piu, reſta che due, & un quarto ſia conueniente. Ma perche non è coſi due, & mezzo, come due, &
un
quarto ?
Riſpondo, che queſto farà la giuſta miſura del compartimento, quando ſi uorrà ſar lo ſpatio dell’intercolunnio maggiore nel mez-
zo
, che ne gli eſtremi, oltra che ſe noi cauamo da una proportione ſotto ſesquialtera, una ſotto ſesquiquinta.
ne naſcera una ſotto ſesquiotta-
ua
, &
non altro. ecco uno e mezzo ſono ſei quarti, due ſono otto quarti, due, & mezzo dieci quarti, tre dodici quarti. Sei ad otto ſono in
proportione
ſotto ſesquialtera, dieci à dodici in proportione ſotto ſesquiquinta.
di adunque ſei uia dodici, ſettantadue, otto uia dieci ottanta.
tra ſettanta due, & ottanta cade proportione ſotto ſesquiottaua. il noue adunque è piu proportionato al ſei, & al dodici, che al dieci, noue
7770 quarti adunque ſeranno i uani della bella maniera.
hor uediamone la proua.
Se la facciata doue ſi deue fare il Tempio, ſera per farlo di quattro colonne, partiſcaſi in parti undici è mezza. laſciando
fuori
da i lati i margini, &
gli ſporti de i baſamenti. Se di ſei partiſcaſi, in parti diciotto, ſe di otto in uentiquattro è
mezza
.
Di queſte parti, ſia il tempio di quattro, di ſei, ō di otto colōne in fronte, ne piglierai una. & quella ferà il mo
dulo
.
la groſſezza delle colonne ſerà d’un modulo. & ogni intercolunnio, eccetto quello di mezzo ſia di due moduli,
&
d’un quarto, l’intercolunnio di mezzo, ſi dināzi, come dietro, ſia di tre moduli. L’altezza delle colonne ſia di
9077TERZO. moduli è mezzo. & à queſto modo per quella diuiſione gli ſpatij, che ſono tra le colonne, haueranno la giuſta ragio-
ne
.
Noi di ciò non hauemo eſſempio in Roma, ma nell´ A ſia in Theo e il Tempio del Padre Bacco d’otto Colonne.
Qui biſogna molto bene conſiderrare quello, che ci dimoſtra Vitruuio, perche egli ci rende conto della bella maniera, Euſtilos nomi-
nata
, laquale è quando i uani tra le colonne ſono di due teſte &
un quarto, & il uano di mezzo è di tre teſte. Con queſta ra-
gione
Vitruuio regola, quelle ſei ſorme dette di ſopra, laſciando la ſettima, che è la ſaccia in pilaſtri, perche è rinchiuſa, &
non ha
portico
dinanzi.
Queſto ſi comprende benisſimo dalle parole di Vitr. perche egli dimoſtra ciaſcuna di quelle figure dal numero delle colonne.
& però in uece di dire Proſtilos, ò Amphiproſtilos, cio è facciata in colonne, ò ambe le teste in colonne, egli dice Tetraſtilos, cio è quattro co-
lonne
.
in uece di dire peripteros, cio è alato, dice Eſastilos, cio è di ſei colonne, in uece di dire Pſeudodipteros, ò Dipteros, cio è falſo doppio,
&
doppio alato, egli dice ottastilo, cio è di otto colonne. Hauendo adunque dimoſtrato in confuſo, le maniere de gli aſpetti, hora egli uuole re-
golar
ciaſcuna.
Et prima ſecondo la bella maniera del giuſto ſpatio, & poi ſecondo le altre, che banno piu ſtretti, ò piu liberi interualli. Rego-
1110 la adunque il Proſtilos, &
l’Amphiprostilos con una ſola regola, perche l’un& l’altro aſpetto è di quattro colonne piglia lo ſpacio della fron
te
del Tempio, &
ne fa undici parti e mezza, una dellequali eſſer deue il modulo, cio è quella miſura, che è regolatrice di tutte le parti del-
Popera
, ecco qui l’ordine delqual detto bauemo nel primo libro al terzo capo.
D’un modulo adunque ſer à la groſſezza della colonna, eſſen-
do
quattro colonne, ue andaranno quattro moduli, laſciando però gli orli, &
gli ſporti delle baſe, che ſono ſu le cantonate, che Vitr. dice
præter
crepidines, &
proiecturas, cio è oltra le margini, & gli ſporti. & perche i uani ſono un meno delle colonne, ui ſeranno tre uani. quel
di
mezzo hauer à tre moduli, che con i primi quattro delle groſſezze delle colonne fan ſette, i due uani haueranno quattro moduli è mezzo
dando
à ciaſcuno due moduli, &
un quarto. & coſi ſeranregolati i uani della facciata in colonne, & dell’ Amphiproſtilos. Similmente ſire-
gola
il Peripteros, cio è alato à torno, perche bauendo ſei colonne per teſta, partirai la facciata in parti dieciotto, una dellequali ſer à il modu-
lo
, cinque ſeranno i uani, le colonne occuperanno ſei moduli, il uano di mezzo tre, i quattro due per banda noue, à due moduli è un quarto per
intercolunnio
, che poſti inſieme ſan dieciotto.
Regolaſi ancho il finto di due ale detto Pſeudodipteros, & quel di doppio ordine Dipteros
2220 nominato, perche eſſendo lun &
Paltro nelle teſte di otto colonne, egli ſi partir à la fronte del luogo in parti uentiquattro è mezza. l’una ſe-
il modulo, otto moduli adunque andranno nelle groſſezze delle colonne, tre nel uano di mezzo, che ſon undici, &
perche reſtan tre ua-
ni
per banda che ſon ſei uani, andandoui due teste, &
un quarto per uano, ui andaranno tredici moduli è mezzo, che aggiunti à gli undici fan
uentiquattro
è mezzo.
Et queſto e quello, che Vitr. ce inſegna, & appreſſo ciregola ancho l’altezza delle colonne, & uuole che in ogni ma-
niera
di aſpetto regolata ſecondo la bella diuiſione de i uani, Paltezza delle colonne ſia di otto moduli è mezzo.
& quiui accenna la maniera 10-
nica
, dellaqual egli dice ragionar nel preſente libro.
Et quelle riſpondenze di miſure ordinò Hermogene, il qual ancho fu il primo nel trouar la ragione del Tempio d’otto
colonne
, ò finto aſpetto doppio di ale, perche dalla ſimmetria del Dipteros egli leuò gl’interiori ordini di trenta co-
lonne
, &
con quella ragione, & della ſpeſa, & della fatica fece guadagno, coſtui nel mezzo d’intorno la cella fece un
larghisſimo
ſpacio da caminare, &
niente leuò dello aſpetto, ma ſenza deſiderio di coſe ſuperflue, conſeruò Pauto-
3330 rità con le diſtributioni di tutta l’opera.
percioche la ragione delle ale, & delle colonne d’intorno al Tempio, è ſtata
ritrouata
aſſine, che lo aſpetto per l’a ſprezza de gli intercolunni haueſſe riputatione, &
ancho ſe per le pioggie la
forza
dell’acqua occupata, è trachiuſa teneſſe la moltitudine delle genti, poteſſero hauer nel Tempio, &
d’intorno
la
cella con largo ſpacio libera dimora.
Et tutto queſto ſi troua eſpedito nelle diſpoſitioni del finto raddoppiato, pet
ilche
pare che Hermogene fatto habbia con acuta e gran ſolertia gli effetti delle opere, &
che habbia laſciato i fonti
donde
i poſteri trar poteſſero, le ragioni delle diſcipline, &
gli ammaeſtramenti dell’arte.
Leuandoſi dal doppio colonnato le colonne di dentro ponendoui quelle delle teſte ſi leuano trenta colonne, come per la pianta ſi può uedere. Her-
mogene
per auanzar ſpeſa,è ſparagnar fatica, leuò l’ordine di dentro, laſciò i portici piu liberi, &
non leuò alcuna coſa dello aſpetto, perche
nelle
fronti restarono otto colonne, &
ne fianchi ſi uedeuano le quindici. & però aſpetto ſi chiama falſo Dipteros, perche fa la moſtra
del
Dipteros ma non è.
Di qui ſe comprende, che Vitr. baregolati gli aſpetti ſe ben egli non gli ba nominati, perche chiaramente egli per
4440 octaſtilo ha inteſo il Diptero, &
il Pſeudodiptero. dicendo di Hermogene queſte parole. (Ilquale ancho fu il primo à ritrouar la ra-
gione
del Tempio dr otto colonne, ouero Pſeudodipteros.)
Dimoſtra ancho la ſua intentione chiaramente nel proemio del quar
to
libro, nelqual egli dice, quanto è ſtato eſſeguito nel terzo.
dicendo, hauer detto delle diſtributioni, che ſono in ciaſcuna maniera, cio è ne i
principij
de i Tempi quanto à gli aſpetti, &
nelle cinq; maniere, che trattano de gli ſpacü, che ſono tra le colonne. Ma qui potrebbe naſcere un
dubbio
, come ſia che Vitr.
non habbia mentione dello aſpetto ritondo, & come egli non habbia regolata la maniera de i Tempi ſcoperti,
che
hanno dalle teſte dieci colonne.
Al primo io dico, che Vitr. ragiona de i Tempi ritondi nel quarto, & forſe gli mette nel numero de gli aſpet
ti
, che ſono di liberi inter colunni, come ancho i Toſcani, &
ha laſciato à quel Paſſo il trattarne, ſeguitando in questo luogo, quelli aſpetti,
che
per aggiunta uanno creſcendo.
Al ſecondo ſi dice, che è facile dalle coſe dette il regolare ancho il Tempio ſcoperto Hipetbros detto
ſecondo
la bella maniera.
però ſe'l Tempio ſer à fronte di dieci colonne, egli ſi partir à la fronte in parti trentuna, dellequali una ſer à il mo-
dulo
, la groſſezza delle colonne ſerà d’un modulo.
& però à dieci colonne ſi daran dieci moduli, à lo ſpacio di mezzo tre, che ſon tredici, a i ua-
5550 ni da i lati che ſon quattro per parte, che fan otto, ſi daran dieciotto, che aggiunti à i primi tredici fan trent´ uno apunto.
Le piante di que-
sta
regolata maniera ſono poste diſopra.
& ſecondo quella io ne bo regolate alcune eſſendo una iſteſſaragione di tutte, come è il doppio colon-
nato
.
il colonnato à torno, cio è il Dipteros, & il Peripteros. de quali uno è di ſei colonne, l’altro di otto in fronte, ne ſi deue guardare che le
piante
ſiano di minor forma, che lo Impiè, percioche io ho fatto per accommodarmi, accioche le coſe maggiori s’intendino meglio.
Et ſecon-
do
queſta bella e regolata maniera, io ho regolato la pianta detto Peripteros, come ſiuede, &
lo impiè è que-
ſto
che ſeguita, ma fatto di manier a compoſta.
ſimilmente ho regolato l’aſpetto di otto colonne detto Dipteros ò P ſeudodipteros, & lo Impié
è
nel primo libro &
coſi la Pianta.
91
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9278LIBRO 31[Figure 31]
9379TERZO.
Nella maniera detta Areoſtilos, doue è libero lo ſpatio de i uani deonſi fare le colonne in queſto modo.
Hauendoci Vitr. regolato gli aſpetti con la piu ſcielta, et bella maniera, hora egli ce inſegna come ſi hanno à regolare, i, medeſimi aſpetticon le al-
tre
maniere, che ſono le altre quattro, la diſtrette, la di larghe, la di piu larghe, la di libere distanze di colõone.
La sõma della ſua intentione è que
sta
, che noi douemo cõſiderare gli fpatij, che ſono tra colonna &
colonna in ciaſcuna delle dette forme, & doue troueremo tra le Colonne eſſer’
ſpatio
piu grande, douemo proportionatamente accreſcere la groſſezza delle colõne, &
la ragione è queſta, perche ſe fuſſero le Colonne ſottili,
douc
ſono i uani maggiori, molto ſi leuerebbe dello aſpetto, imperoche Paere, e, quello, che toglie aſſai della groſſezza delle colonne, &
fa quel-
le
piu ſottili parere, come la iſperienza ci dimoſtra.
Doue adunque, e, piu di larghezza, & diſtanza iui entra piu lo aere, & ſi taglia del ui-
uo
per lo molto aere, &
però con ſomma ragione la diſtanza de gli intercolunni regola la groſſezza delle colonne, & la groſſezza l’altezza.
La onde Vitr. uolendoci confermare con altra iſperienza, & ragione ciò, che egli ci ha propoſto, uuole, che le colonne delle cantonate ſiano
1110 piu groβe dell’altre, che ſono tra quelle, perche d’intorno le angulari maggior quantità d’aere ſi rauna, &
molto pareno piu ſottili dell’altre,
&
questa, è, quella dignisſima parte, che nel Primo Libro al terzo capo Eurithmia è nominata. Detto adun que ha Vitr. del numero delle
colonnne
ne gli aſpetti, detto ha delle diſtanze nelle cinque maniere, ſequita di dire delle grandezze, &
coſi dell’ uniuerſale al particolare à po
co
à poco diſcende, &
diſtingue le coſe confuſe ſecondo l’ordine della humana cognitione, coſa degna di auuertimento.
Nei Tempi Areoſtili doue ſono liberi ſpatij tra le colonne, deonſi fare le colonne in queſto modo, che la groſſezza di
quelle
ſia l’ottaua parte dell’altezza.
Oltra di queſto nella forma Diaſtilos, I’altezza deueſi miſurare in queſto mo-
do
, che ſia diuiſa in parti otto, &
mezza, & di una parte ſia fatta la groſſezza delle colonne. Nella maniera Siſtilos
egli
ſi ha à diuidere l’altezza in noue parti, &
mezza, & di quella darne una alla groſſezza. Anche nella forma det-
ta
Picnoſtilos.
(Doue gli intercolunni ſono di un Diametro, e, mezzo) L’altezza, e in dieci parti diuiſa, & d’una parte di-
uiſa
, &
d’una parte ſi fa la groſſezza della colonna, Nella maniera Euſtilos nominata ſi ſerua la ragione della maniera
2220 Diaſtilos cioe, che l’altezza ſi diuide in otto parti &
mezza, & una ſi dona alla groſſezza della colonna, & in queſto
modo
ſi da per la rata parte la ragione de gli ſpatij tra le colõne, perche ſi come creſcono gli ſpatij tra le colonne, coſi
ſi
deono con proportioni accreſcere le groſſezze de i loro fuſti, perche ſe nella maniera di liberi ſpatij la groſſez-
za
della colonna ſera la nona, ouero la decima parte dell’altezza, ella ci parerà tenue, &
ſottile, perche per la larghez-
za
de i uani l’aere conſuma, è ſminuiſce la groſſezza all’aſpetto de i tronchi delle colonne, per lo contrario ſe doue
è
lo ſpatio d’uno diametro, e mezzo, come è nella forma Picnoſtilos, la groſſezza ſera l’ottaua parte dell’altezza,
per
la ſtrettezza, &
anguſtia de gli ſpatij, fara un’aſpetto gonfio, & ſenza garbo, & però ſeguir biſogna la conue-
nienza
delle miſure ſecondo la maniera dell’opera, &
coſi per queſto far ſi deono le colonne delle cantonate piu
groſſe
una cinquanteſima parte del loro Diametro, perche le coõlne, che ſtanno ſu gli anguli, ſono dallo aere circon-
ſtante
tagliate, &
piu ſottili paiono â riguardanti, & però quello, che inganna la uiſta, deue con la ragione eſſer
eſſeguito
.
9479 32[Figure 32]
9580 33[Figure 33]
9681 34[Figure 34]
9782LIBRO
Noi hauĕmo eſpoſto aſſai ſufficientemente la oppinione di Vitr. & pero paſſando à quello, che egli dice, io dico che egli anchora uiene à piu par-
ticolari
, &
piu diſtinte ragioni, però tratta delle contrattioni, & rastremamenti, che ſi ſanno nel ſommo della Colonna e tratta della gonfia-
tura
che ſi fa nel mezzo, &
dice.
Le diminutioni, che ſi fanno nella parte di ſopra delle Colonne, ſotto i collarini Hypotrachelij nominati, ſi deono
fare
in queſto modo, che ſe la Colonna ſerà di quindici piedi almeno diuiſa ſia la groſſezza del fuſto da baſſo in ſei par
ti
, &
di quelle parti cinque facciano la groſſezza di ſopra. Anchora di quella colonna, che ſara da quindici fin pie-
di
uenti, la pianta ſera in ſei parti, è mezza diuiſa, &
di quelle cinque, & mezza facciano la groſſezza di ſopra. Si-
milmente
di quelle, che ſaranno da uenti fin trenta piedi, la pianta ſi partira in ſette parti, &
in ſei di quelle ſi fara
la
diminutione di ſopra, ma quella, che ſara d’altezza da trenta fin quaraãta piedi, dal baſſo hauera ſette, &
mezzo, &
di
ſopra ſei, &
mezzo la ragione del ſuo raſtremamento. Et coſi quella, che ſara alta da quaranta fin cinquanta pie-
1110 di, eſſendo dal baſſo in otto partita, ſara ſette di ſopra nel collarino, &
quelle, che ſeranno piu alte con la iſteſſa ra-
gione
per la ratta parte ſi diminuiranno.
Ma quelle per la diſtanza dell’altezza ingannano l’aſpetto, & la uiſta del-
l’occhio
, che aſcẽde, percioche ſi aggiugne alle groſſezze il temperamento, poi che la uiſta noſtra ſeguita mirabilmen
te
la gratia, &
la bellezza, al piacere dellaquale, ſe noi con la proportione, & con la aggiunta delle miſure luſingan
do
non conſentimo, accioche di quello, in che ella è ingannata, con la moderanza ſia accreſciuto, ella rimandera in
dietro
a i riguardanti ſproportinoato, &
ſenza gratia Paſpetto ſuo.
Faceuano gli antichi la ſommita della colonna di ſopra piu ſottile, che la parte di ſotto, faceuano ſimilmente nel mez
35[Figure 35]1 2 3 4 1 3 2 4 zo una gonfiezza, e tumidezza, che le daua molto del buono.
La ragione perche coſi faceuano era, perche le
coſe
naſcenti dalla terra come ſono gli alberi, piu che ſi leuano piu s’aſſotigliano, &
gli huomnini aggrauati da i
peſi
piu s’ingroſſano nel mezzo, però imitando gli alberi ſi raſtremano le colonne di ſopra, &
imitando i peſi ſi
gonfiano
.
Vero è che biſogna auuertire, che ſi come creſcendo i uani ha uoluto Vitr. che à proportione cre-
2220 ſchino le groſſezze delle colonne, coſi uuole hora per la isteſſa ragione, che quanto in altezza e la colonna mag-
giore
, tanto meno raſtremato ſia, et minuita di ſopra, &
di cio ci porge l’eſſempio, la regola & la ragione, & co-
mincia
da quelle colonne, che ſono alte quindeci piedi, perche di minor quantita ſpecialmente ne i Tempi trouar
non
ſi douriano, eſſendo quelle fabriche grandi, &
honoreuoli, da quindeci piedi comincia, & ci da le regole fin
cinquanta
, uuole che le colonne uadino ſcemando meno quanto piu inalzano, perche l’altezza da ſe fa lo effetto
del
raſtremare per la diſtanza, imperoche quanto una coſa è più lontana da gli occhi tanto menore ci appare,
perche
ſi uede ſotto angolo minore.
Ma come ſi faccia queſta diminutione io dico che il Serlio dice coſi, che il fa-
ſto
o ſtipite della colonna ſia partito in parti tre, et la terza parte da baſſo ſia à per pendicolo, cioè à piombo, &
le
due
terzi reſtanti ſian diuiſi in parti equali quanto ſi uuole dipoi alla terza parte della colonna menato un mez-
3330 Zo circolo, &
dalle linee che pendono dalli eſtremi del capitello tirati à dentro l’ottaua parte, che ſarà in tutto
la
quarta parte.
Sotto il collarino qui ſi mener à due linee à piambo caſcante ſopra il mezzo circolo, & quella
parte
del circolo che reſter à da eſſa linea all’estremo lato della colonna ſia diuiſa in altre tante parti equali quan-
to
quelle de i due terzi della colonna, &
coſi fatto dalla deſtra, e ſinistra bãda ſian tirate dalli due lati del mezzo
circolo
le ſue linee à trauerſo, &
ad ogni linea poſtoui il ſuo numero per ordine uenendo à baſſo, & coſi alle li-
nee
, che parteno la colonna poſti i numericon il medeſimo ordine, certa coſa è che la prima linea del circolo ſi
accordera
con la linea ſotto il collarino poi ſi porter à la linea ſeconda del circolo ſopra la ſeconda linea della
colonna
, &
poi ſia portata la terza linea del circolo alla terza linea della colõna, & àipoi la quarta linea del cir-
colo
ſia portata ſopra la quarta linea della colonna, &
fatto queſto dalla baſe del mezzo circolo alla linea quarta
ſia
menata una linea, et dalla linea quarta alla linea terza menata una linea, &
dalla linea terza alla linea ſeconda
4440 menata una linea, &
dalla linea ſeconda alla linea prima ſia menata un’altra linea, & tanto coſi dalli due lati della
colonna
anchora che le dette linee in ſe ſiano rette, nondimeno creano una linea curua, nella qual poi il diligente
artifice
con l’opera di mano uiene à moderar tutti gli anguli,che ſono nel congiugnimento delle linee, &
queſta re
gola
puo ſeruire alla diminutione di tutte le colonne, &
meglio rieſce quando in piu parte è diuiſa la colonna, &
il
ſemicircolo, benche à me pare che queſta uia ſia alquanto lunga.
Ma della aggiunta, che ſi fa nel mezzo delle colonne, che Entaſi da Greci, è detta, nel fin del li-
bro
ſera formata la ſua ragione, come dolce, &
conueniente ſi debbia fare.
Della gonfiatura, che ſi fa nel mezzo della colonna, accioche la ſia dolce, & tenera, & che gentilmente ſi uolga,
noi
non hauemo da Vitr.
altro, che una promeſſa, & certo io credo, che cio credo, che cio ſtia piu presto in diſcrettione, & de-
strezza
, che in arte, ò uero in regola, perche Vitr.
ci promette la figura ſolamente nel fine del libro. Dico be-
5550 ne, che dalla pianta ſino alla ſommita cotesta gonfiezza deue procedere, ma nel mezzo piu dimostrarſi, però con
gentilezza
, &
leggiadria, perche (come ho detto) quella gonfiezza è per dimoſtrare alquanto di effetto, che fa
il
peſo ſopra le colonne, uedenàoſi il ſimile ne i corpi humani, che portano gran peſi, &
forſe quella gonfiatu-
ra
è, perche ſi faccia piu gentilmente la diminutione della colonna di ſopra.
Non ſi deue adunque alcuno dar me
rauiglia
, ſe miſurando le antichita di Roma, non rittroua ſpeſſo le miſure delle colonne à punto, perche ſe egli ſi
poteſſe
uedere tutto il corpo, l’huomo non ſi merauiglierebbe della grandezza, ò picciolezza de i membri, ma ri-
trouando
un piede, ò uero un braccio ſeparato, non può dire queſto piede, ò queſto braccio, è, grande, ò piccio-
lo
, ſe adunque ciò uale nel corpo humano, perche non deue ualere nel corpo d’una fabrica, ò d’altra coſa artificio
ſa
?
perche uolemo far giudicio d’una colonna, non ſapendo come era poſta in opera? che ſpacio era tra una co-
lonna
, &
l’altra? in che maniera era collocata? perche accidente era coſi compartita? che effetto in che luogo fa
6660 ceua?
& altre ſimil coſe, che danno che dire à queſti diſſègnatori, che tutto di uanno in R oma miſurando le par
ti
, &
le particelle, ſenzariguardo del tutto. Vedi che Vitr. ci leua la ſoperſtitione, l’obbligo, & la ſeruitù
ſenza
ragione, però ſia detto questo in rifpoſta di molte queſtioni, che ſi fanno tutto’l di ſopra tai materie, affer-
mando
molti, che non ſi poſſa intender Vitr.
da chi non è ſtato à Roma, & protestando i medeſimi, che non ſi tro
ua
in Roma coſa fatta con le ragioni, è miſure di Vitr.
coſe che à modo alcuno non poſſono ſtar inſieme, ſono bene, i, termini delle coſè ſecondo
il
piu, &
il meno, ma tra que termini oue ſia, chi con ragione uoglia procedere, chi è, che ci leui il modo di poter fermarſi piu in un che in al-
tro
luogo, quando la occaſione ci da di ſarlo?
Io ho in odio non meno la ſoperſtitione, che la hereſia. La gonfiatura della colonna, come à
questi
tempi ella ſi intenda pare che ella ſia nata dalle regole della diminutione, ò raſtrematione della colonna posta di ſopra.
9883TERZO.
CAP. III. DEL FONDARE, ET DELLE COLONNE, ET
DEL
LORO ORNAMENTO, ET DE
GLI
ARCHITRAVI.
LE fondationi delle opere gia dette di quanto ſotterra ſi ha da fare, deonſi cauare, ſe trouar ſi poſſo-
no
, dal ſodo, &
poi nel ſodo, quanto ci parerà per la grandezza dell’opera con ragione deono eſſer
fatte
, &
quella fabrica per tutto il ſuolo, quanto piu ſi puo ſi faccia ſoda, & ſopra terra faccianſi i
muretti
ſotto le colonne per la meta piu grosſi di quello, che eſſer deono le colonne, accioche le
parti
di ſotto piu ferme ſiano, che le parti di ſopra.
1110
Et queſti ſi poſſono chiamare Stercobata, quaſi ferme piante, perche ſoſtentano il peſo di tutto l’Edificio.
Oltra di quelto gn ſporti delle ſpire, & delle baſe non deono uſcir del uiuo, & coſi di ſopra eſſer deue ſeruata la groſ-
ſezza
del muro, ma gli ſpatij, ò uero eſſer deono fatti à uolti, ouero ſiano ben raſſodati, è battuti, accioche ſian ben
rattenuti
, e collegati.
Hauendo Vitr. trattato di quelle coſe, che da lontano in confuſo, & d’appreſſo piu diſtintamente uedemo, accioche non paia, che le ſiano ſola-
mente
nell’ aere, &
che le non habbiano piede, egli uuole trattar delle fondamenta di quelle, & con bell’ordine dal fondamento fin alla cima
ci
far a naſcer la fabrica.
Dimoſtraci adunque prima quello, che ſotto le fabriche deue stare, & uuole, che imitiamo la natura, che ne gli al-
beri
fa le parti inferiori piu groſſe, che le ſuperiori, percioche meglio ſi ſostentano i carichi.
il piano adunque doue ſi deue fabricare, è ouero
duro
, è ſodo, naturale, &
fermo, ouero tenero, molle, ò di terreno gia moſſo. Diuerſamente fonderai nell’uno, & nell’altro terreno, perche
doue
trouer ai la terra ſoda, cauerai per fondare, &
farai la foſſa tanto larga, quanto portera la ragione dell’ opera, che dei fare, ſe il terreno
2220 ſer à molle, ò ſerà tale nella ſoperficie, ò profondera molto, ſe è nella ſoperficie, caua inſino, che troui il ſodo, ſe profonderà, biſogna farli
la
pallificata ben battuta, &
raſſodata. il fondamento è detto ſubſtruttione, che altro non è, che la fabrica, che ſi ſa ſotto terra, fin che ſi ueda.
queſta eſſer deue di ſotto larga, & piu che aſcende, piu ſi riſtrigne. il terreno della foſſa deue eſſer cauato egualmente, & fatto piano, & egua
le
per tutto.
accio il peſo della fabrica lo calche egualmente, ne i pareti facciano danno. Le larghezze delle foſſe per le fondamenta dal iudicio
dell’
Architetto ſecondo le groſſezze delle mura, le grandezze delle fabriche, &
le qualità de terreni far ſi deono, perche può accadere ò nel
far
un gran pallazzo, ò un tempio, ò un ponte, che le fondamenta eſſer deono continuate per tutto il piano di ſotto con perpetua muratura,
come
poi appari del piano hauerai leuato la ſotto muratura è fondamento.
All’hora tu dei fare alcuni muretti, che stercobati ſi chiamano, &
altroue
ſtilobati, quaſi piedeſtalli, ò piedi delle colonne, benche altroue stercobata uoglia dire il baſamento di tutta la fabrica, che in alcuni edi-
fici
è ſatta à ſcarpa.
ma che quiui intenda il piedeſtallo ſi uede per quelle parole.
Et ſopra terra faccianſi i muri ſotto le colonne.
3330
Cio è quando la fabrica comincia à ſcoprirſi, & uederſi, i muretti ſotto le colonne altro non ſono, che i piediſtalli, queſti eſſer deono piu groſ-
ſi
per la meta del fuſto delle colonne da baſſo.
Ecco la ragione. la ſpira, & baſa della colonna non ſporta piu in fuori per lo piu, che la meta del-
la
colonna per groſſezza, cio è per un quarto da un lato, &
per un quarto dall’altro, & queſto nella Dorica, perche lo ſporto della baſa 10
nica
ſi fa d’una quarta, &
ottaua della groſſezza della colonna, come ancho della Corinthia. Vuole adunque Vitr. che il piedeſtilo, che è ſotto
la
colonna ſia per la metà piu groſſo della colonna, che ſi deue por di ſopra.
& dipiu uuole, che gli ſporti delle baſe che ſono tanto, quanto e la
larghezza
del zocco, non eſchino del uiuo, cio è del quadrato del piedeſtallo &
deueſi ancho auuertire, che per questo nome Stilobata, ſe be-
ne
s’intende quello che è ſotto le colonne, come piede ò poſamento.
per ò ancho ſono i Stilobati congiunti uno con l’altro mediante quella ag-
giunta
, dellaquale parla Vitr.
qui ſotto. & però tutto quel legamento, è detto ancho Stereobata ſecondo la eſpoſitione del nome, che detto ha-
uemo
, &
tutta queſta fabrica è immediate ſopra terra. & ſi può ancho Poggio nominare. ma del Poggio ne diro qui ſotto. deueſi auuertire,
che
i buoni antichi ſe ben faceuano il baſamento piu largo della fabrica di ſopra.
non però lo faceuano à ſcarpa in modo, che diſcendesſi con
4440 una linea non à piombo.
ma in modo di gradetti, come dimoſtra queſta figura qui ſotto.
Etancho diſopra la groſſezza del parete ſi dene ſeruare.
Cio è che la parte inferiore ſia di quella diſopra piu groſſa, ma gli ſpatij, che ſono tra un piedeſtallo
36[Figure 36]&
l’altro, cio è nelle ſondamenta deonſi legare in qùesto modo, che ouero ſi facciano in uolti, co-
me
è lo Impiè d’ un Tempio ritondo nel quarto.
& ancho nella facciata d’untempio di otto colon-
ne
diſopra, ouero ſiano raſſodati con pali, &
ben battuti, & fermati, & à questo modo i lega-
menti
della fabrica ſeranno fermisſimi.
questi uolti ſono stati ritrouati per ſcemar la ſpeſa, & ſo-
no
uolti riuerſi.
ma che impediſſe che non ſiano ancho uolti dritti, come ſono ne gli eſſempi detti
hora
.
ma come ſi raſſodi, & battino le palleficate con le fiſtuche, che noi becchi chiamamo, non è
alcuno
, che nol ſappia, &
queſto è la regola di ſondare ne i luoghi che hanno buon, & ſodo terre-
5550 no, come ſono quelli di Candia tenacisſimi, &
fermsſimi, ne i quali è gran fatica il cauare. Ma ſe
i
luoghi ſerãno di moſſo terreno, ouero paludoſo ò tenero, come à Venetia ce inſegna Vitr.
dicẽdo.
Ma s’egli non ſi troua il ſodo, & che il ſuolo ſia moſſo, ouero paluſtre, al’hora quel-
luogo
ſi deue cauare, &
uotare, & con pali d’Alno, ò di Oliuo, ò di Rouere ar-
ſicciati
conficcare, &
con i becchi, & altri ſtrumenti ſiano fatte, & battute le
pallificate
ſpesſisſime, &
gli ſpatij, che ſono tra pali, ſiano empiti di carboni,
&
di ſodisſime murature ſiano le fondamenta riempite, ma poi, che ſerà battu-
ta
la fondamenta, deonſi à liuello porre i piedeſtalli, ſopra de i quali diſponerai
le
colonne (come diſopra ſi è detto) ouero nella maniera di ſpeſſe colonne come
ella
ricerca, ouero altre (come ciaſcuna richiede, ſiano di piu larghi ſpatij, ò piu liberi, ò ragioneuoli) come diſopra
6660 ſono ſtate deſcritte, &
ordinate. perche nelle Areoſtili è grande liberta di fare gli ſpatij (come piace à ciaſcuno) bene
ſi
deue pormente (che ne gli alati à torno, detti peripteri, collocate ſieno le colonne in modo che quanti uani ſeranno
nella
fronte tanti due fiate ſiano ne i lati.
Vitr. diſſe nel capo antecedente, che lo alato à torno, detto Peripteros, haueua ſei colonne in fronte, adunque haueue haueua cinque uani. & da i lati ha-
ueua
undeci colonne computando le angulari, adunque hauera dieci uani, &
però dice.
Perche coſi ſerà doppia la lunghezza dell’opera alla larghezza, peroche quelli, che hanno uoluto raddoppiar le colon-
ne
ne i lati, pare, che habbiano errato, percioche pare un uano di piu ſi ſtenda per la lunghezza.
Et queſto auuiene perche non hanno computato nel numero delle colonne da i lati quelle, che stanno ſopra gli anguli, & cantonate, che ſerueno
alla
fronte, &
a i lati, ſi che biſogna raddoppiare i uani, & non le colonne, & questa regola è nelle altre maniere, che hanno colonne à tor-
no
, che forſe ſotto queſto nome di Periptere ſono ſtate tutte compreſe, perche tutte hanno portici à torno.
Fin qui adunque hauemo le fonda-
7770 menta, hauemo i Piedestalli, la Fabrica s’incomincia à leuar da terra, &
noi ragionaremo de i Piedeſtalli qui ſotto, hora ſi parla de i gradi, per
liquali
ſi aſcendeua al Tempio:
queſti erano nelle fronti, come in molte piante diſopra ſi uede, erano ancho d’intorno, come nella pianta del
Peripteros
, di ſei colonne è poſto.
con una isteſſ a ragione ſi regola il numero, l’altezza, & la larghezza de i gradi, & però dice Vitr.
I gradi nella fronte in queſto modo ſi deono formare, che ſempre ſiano diſpari, perche ſalendoſi al primo grado col pie
deſtro
, lo iſteſſo piede entrandoſi diſopra nel Tempio ſerà poſto.
Ma le groſſezze di que gradi coſi deono eſſer termi
nate
, che non ſiano piu groſſe di dieci dita, ne piu ſottili di noue, i reſtringimenti de i gradi non meno ſiano d’un
9984LIBRO de è mezzo, ne piu di due, & coſi ſe d’intorno il Tempio far ſi deono i gradi, all’iſteſſo modo ſi faranno.
Il piede aſcendendo prima s’alza, poi s’allarga, quella miſura, che ſi fa alzando è detta groſſezza del grado, quella, che il piede calca, & s’allar-
ga
per ſcender all’altro grado, e detta da Vitr.
Rittrattione, io larghezza nominarei. Qui Vitr. non dice, che i gradi eſſer debbiano piu tre,
che
cinque, ne piu cinque, che ſette, uero è che egli è ſtato auuertito, che nelle antiche fabriche non s’è paſſato il numero di noue, &
ſe pure
paſſaua
, ſi faceua un piano, &
una rittrattione larga, che noi requie chiamiamo, ſopra laquale fermandoſi gli huomini ſi ripoſano dopo la fa-
tica
del ſalire.
I Gradi alti ouer grosſi deono eſſer non piu di dieci parti d’un piede, ne meno di noue, ma ſe fuſſero noue, ò meno di dieci, cer-
tamente
ſarian piu commodi, pone adunque Vitr.
i, termini del piu & del meno, ma à di noſtri ſi fanno minori; il piede è partito in dodici on-
cie
, deſtante ſono dieci, dodrante noue dita groſſe, cioe oncie, &
queſta, è, la regola de i gradi.
Ma s’egli ſi uorrà fare da tre lati il poggio d’intorno, biſognerà guardare, che i Quadretti, le Baſe, Tronchi, le Cornici,
&
le Gole conuenghino col Piedeſtilo, che è ſotto le ſpire delle Colonne.
1110
Cioè ſe il Piedeſtale hauer à Quadretti, Liſtelli, Tronchi, Gole, Cornici, Baſe, ò altri membrelli, i medeſimi ſiano ancho nel poggio, come dimoſtra il
lato
eleuato del Tempio di ſei Colonne Peripteros nominato, poſto qui ſotto, ma perche il Piedeſtale ſopra ilquale, era la Colonna uſciua del
dritto
del poggio, et ſi ritiraua in entro, &
tra piedestale e piedestale faceua una concauita, che Vitr. chiama alueolato, pero era neceſſario,
che
Vitr.
ci deſſe la regola di agguagliar, & pareggiar queſti piedestali, accioche ſi ſapeſſe, quanto haueuano ad uſcir del dritto del poggio.
Et però dice.
Ein queſto modo biſogna che il Piedeſtilo ſia agguagliato, & pareggiato al poggio, che egli habbia nel mezzo, l’ag-
giunta
per gli ſcamilli impari, e diſeguali, perche s’egli fuſſe drizzato à linea, egli ſi uedrebbe con l’occhio il letto, è, ca
uo
, ma come à far queſto ſi facciano gli ſcamilli conuenienti, come di molte coſe la forma, &
la dimoſtratione ſera
nel
fine del Libro deſcritta.
Deono i Piedeſtili uſcir del dritto del poggio, & queſta riſalita Vitr. chiama aggiunta, & la parte, che ua di dentro, che è quella del poggio, è
2220 detta alueloato, il nome di ſcamilli in uero non ſi troua, che io ſappia, ne Greco, ne Latino, &
ſe bene uoleſſe dir Camillo, quando ſi diceſſe Ca
millus
nel genere del maſchio, io direi, che la intentione di Vitr.
ſarebbe chiara al modo, ch’io ho detto, perehe Camillus nel Quarto Libro è
una
caſſa, ò ſorma che egli ancho chiama loculamento, le caſſelle, ò celle delle A pi ſi chiamano Camilli, &
tutto quello, che ſepara una coſa dal-
l’altra
, come in caſſa e con questo uocabulo nominato, ſeparando adunque i Piedeſtili uno ſpacio dall’altro del poggio, perche non ſi poſſono
dire
Camilli ciaſcuno de que ſpacij rinchiuſo da, i, Piedestili?
ma con licenza ſi poſſa uſare queſto nome nel genere del maſchio, che è neutro,
io
non lo ſaprei dire.
Il ſenſo pero è come ho detto, ilche prouero ancho poco di ſotto. Ma quello, che Vitr. forſe ſcorrettamente dice
S
camillo, direbbe meglio Scapillo, perche Scapilium, che in Greco è detto, Noton, gli antichi pigliauano, &
per le ſpalle, & interſcapillium,
diceſi
quel cauo, che come una ualletta è trappoſto tra le ſpalle, ma ſia quello ſi uoglia, qui ſotto uederemo, che Vitr.
ha inteſo, quello che noi
intendemo
, &
ſe Scamillus uiene da Scamnũ per diminutione, & che ſi traduca ſcabelli, perche i Piedestili ſono come ſcabelli, non s’impedi-
rebbe
il noſtro ſentimento.
Ma tempo è che ſecondo qnello, che ſi ha oſſeruato nell’ antico ſi dia la regola de i Piedeſtili, & de i loro ſporti,
3330&
dele miſure, è membrelli con che ſi adornano, & nostra intentione è ſeguitando l’ordine del Filandro porre inanzi ſecondo ciaſcuna ma-
niera
la diſſegnatione di tutta la incollonatura dal Piedeſtillo fino alla Cornice, &
dalla Cornice fin’alla ſommita del Frontiſpicio, accioche leg
gendoſi
Vitr.
s’intenda, & la origine de i uocaboli, & delle coſe, & la ragione di tutte le parti. Senza che ſi affaticamo nel teſto, & queſta
parte
tutta è dell’ ornamento, pero è degna di conſideratione, &
d’auuertenza, perche io ho ueduto molti eccellenti diſcorſi de ualent’huomi-
ni
ſopra le coſe dell’ Architettura, et che hãno bene eſplicate le ragioni delle maniere di eſſa, ma quando ſono uenuti alle particelle, et membrel-
li
, non s’hanno ſaputo ſbrigare, han fatto le coſe ſgarbate, le parti pouere, gli ſporti ſcemi, &
altre coſe, che hanno leuato la gratia alle ſaco-
me
loro, dellequali gli artefici pigliando le forme delle opere, hanno mancato dalla bellezza, &
dal garbo, che deono hauer le coſe. Deonſi, la
doue
ſi fa il poggio, fare i Piedeſtili continuati dalle parti, ma lo ſpatio che è tra un Piedeſtilo, &
l’altro detto alueolato, ò continuato che ſia,
ò
con colonnelle fatte a Balaustri, deue retirarſi in entro, come dimostra la Figura qui ſotto.
Benche ella eſſer debbia nella fronte di otto co-
lonne
, che per inaduertenza e ſtata ſatta di dieci, e gli ſpatij ſono giuſti, ſecondo la bella maniera, &
ui, è l’impie, & il fianco di eſſa.
4440
10085TERZO. 37[Figure 37]
10186LIBRO 38[Figure 38]
10287TERZO 39[Figure 39]
10388LIBRO
Conuengono tutte le Fabriche nelle ſondamentd, delle quali s’è detto à baſtanza nel ſecondo libro. Sopra le ſondamẽta, ògradi, ò poggi, che ui ſiano
ſimilmente
ſe ne è data la regola poco di ſopra.
De i predeſtalli hora parleremo, ſono di due mcdi i piedeſtalli, prima tutto il baſamento d’una
fabrica
ſi può dire piedeſtalle, in Greco ſtereobata quaſi ſode piante ſon dette, perche con perpetua ſodezza legano la fabrica d’intorno.
L’eſſem
pio
è nelle piante d’ alcuni Tempi ſoprapoſti, come del Dipteros, &
dell’h Ipethros. & nel primo Tempio ritondo nel quarto, doue ſiuede che
corre
quel legamento intorno, ſopra ilquale ſi poſano le colonne, &
nella parte dinanzi ſono i gradi ſerrati tra quel legamento. L’effetto di
queſto
baſamento è per leuar la fabrica daterra, &
darle ſodezza, è maeſtà, & per ornamento. ſpeſſo gli antichi ui poneuano delle ſtatue
nelle
fronti, la doue da una parte, &
l’altra erano dal baſamento, che uſciua dell’ordine delle colonne dinanzi, per legar i gradi, & questo
poteua
eſſer alto per la quarta parte della colonna, I piedeſtili (che coſi correttamente ſi deono chiamare) benche ſia nome composto del Lati-
no
, &
del Greco, ſono come piedi delle colonne, non ſi danno, per quanto ſi legge in Vitr. ò ſi uede nell’ antico, ne alle opere Doriche, ne
alle
Toſcane, però quelli de Moderni, che danno miſure de piedeſtili.
, pare che s’habbino di lor capo ſormati in que generi i piedeſtili. Ma
1110 nel Ionico, Corinthio, &
compoſto ſe ne trouano, come nel preſente libro, & nel quinto doue ſi parla del Poggio della Scena in Vitr. ſi ue-
de
, &
molti eſſempi ne ſono in Roma ne gli archi, Tempi, Theatri, & Amphitheatri. Questi hanno diuerſe miſure, & tutte però ſi cauano
dall’
altezza della colonna con la Baſa, &
Capitello. perche altri ſono la terza parte, come quelli dell’ arco fatto al Castel uecchio di Verona
d’opera
Corinthia, &
ſommamentle lodata. altri ſono per la quarta parte, come ſono in Roma quelli dell’ Amphitheatro detto Coliſeo. altri
ſono
d’una quarta è mezza, come nell’arco ſatto da Traiano in memoria della uittoria di Dacia ſul porto d’Ancona, &
è opera Corintbia
bella
è ſchietta.
Altri della quinta come alcune ſi è oſſeruato. Siche non ci è determinata regola quanto Chèl Ionico, il Corinthio, ouero il
compoſto
babbia piu queſia miſura, che quell’altra, benche Vitr.
nel quinto ragionando del Poggio delle colonne della Scena, lo ſaccia d’un
terzo
proportionando, &
il Poggio, & le colonne al Diametro dell’orcheſtra, & è bellisſima ſorma, il tutto è poſto in darligratia, è nel
compartimento
di ſuoi membri.
I piedeſtili adunque per le ſatte oſseruationi ſi partiranno in otto parti della loro altezza, di queſte una ua
per
gli ornamenti ò memberelli diſopra, che ſono come capitello del piedeſtallo, due ſi danno alla Baſa, il reſto al dado, ò tronco di mezzo.
La
2220 baſa ſi parte in tre parti, due ſi danno al zocco, l’altra alle altre parti, in alcuni ſi uede la Baſa partita in due parti, una dellequali ſi da al
zocco
, l’altro alle altre parti.
Si che gli ornamenti di ſotto, ò membrelli che ſiano, ſono doppi in altezza à gli ornamenti ò membrelli diſopra.
Soleuano gli antichi ſotto il zocco del piedſtilo porne un, ò due altri, non meno alti di tutta la Baſa del piedeſtallo, & questo per dar gran-
dezza
, &
ſermezza alle opere, & questi zocchi ſi poſſono chiamare Stereobata, & nelle belle opere ſono di marmi, ò di pietre uiue, noine
hauemo
poſto diuerſe forme ſecondo le miſure è proportioni trouate nell’ Antico nei disſſegni de i Tempi diſopra.
Soleuano ſimilmente ſotto
l’orlo
della Baſa della colonna bene ſpeſſo porre un’altro zocco, come ſi uede in molti Archi, &
tutta la baſa col detto zocco, era d’un pez-
zo
, perche ſoſſe piu atta à ſoſtener i peſi, come ſi uede nell’ Arco d’Ancona.
ne gli Archi di Septimio, di Tito, e di Conſtantino in Roma,
&
in altri luoghi d’Italia. Ma prima che io deſcriua coſa alcuna, mi pare conueniente eſponere l’origine, & la ragione de i uocabuli, & no-
mi
posti alle parti è membri delle Fabriche, accioche ſempre non ſi ritorne da capo.
Qui ci ſaranno i nomi Greci, è Latini, & uolgari uſi-
tati
in Italia, &
le ſigure partitamenbe. Fula colonn come s’è detto, ritrouata per ſoſtenere i peſi, & prima era di legno, & ritonda.
3330 Crebbe poi il deſiderio della grandezza, &
della perpetuità con la concorrenza. però ſu la terra ſollecitata, & i marmi dalle uiſcere di quel
la
cauati, la onde le colonne di marmo bebbero luogo, ma in modo che teneſſero qualche ſimiglianza con le colonne fatte di legno.
Queſte
haueuano
dalle teste, accioche per lo peſo non ſi ſendeſſero, alcuni cerchi di ferro, &
alcune anella, che reſtrigneuano i capi loro, doue gli
Architetti
ad imitationo di quelle induſſcro le faſoie diſopra, &
di ſotto i fuſti delle colonne, & à poco à poco accrebbero quelle parti di mo-
do
, che diſopra le colonne chiamarono quella pa te Capitello, &
di ſotto Baſa. nella Baſa oſſeruarono, che la larghezza ſua fuſſe maggiore
dell’altezza
, dapoi che ſportaſſe alq@anto piu @el fuſto della colonna, ad imitatione del piede humano, &
coſi ancho l’mfima parte della Baſa
fuſſe
alquanto piu larga di quella diſopra.
Si come era il piedestlio piu largo della Baſa, & il, fondamento piu largo del piedestilo. Baſa
è
nome Greco chiamaſi ſpira il Latino, pere ſpira ſignifica giro, & le baſe uanno à torno come anella, di doue banno preſo l’origine le par
ti
ſue.
Trouanſi queſie parti, membrelli, & adornamenti nelle Baſe, Plinthus, Torus, Scocia, Trochilus, quadra, Supercilium, Aſtra-
galus
.
le ſigniſicationi de i quali nomi ſeramo ordinatamente qui poſte. Plinthus è nome Greco ſignifica mattone, Laterculus ò lataſtrum
4440 è detto in Latino da alcuni, ma Vitr.
uſa nome Greco fatto Latino. queſto ueramente ſi chiama orlo da Moderni periti, perche zocco è
quello
che è ſotto la baſa, che ſotto Baſ nominarei. L’orlo adunque è di figura quadra, & ancho di figura ritonda, come nelle Baſe Toſcas
ne
ſi uede, &
e la parte inſeriore da Baſa. Torus è un membrello ritondo, che ua ſopra l’orlo, è Stiuas in Greco detto, & ſi chiama Torus,
perche
è come una graſſezza ò gonſiezza du@ e carnoſa, ouero come un piumazzetto.
noi perche è ritondo lo chiamamo Baſtone, & per-
che
tondeggia come una fune, che è detta @udente in L atino, Franceſi lo chiamano rond, bench ſeruano ancho il nome di Bozel, che ſigni-
fica
lo iſteſſo, che Torus, Scocia, è Greco ſigniſica oſcuro, perche è un membro cauo che fa ombra.
Moderni lo chiamano cauetto, altri
ſcorza
, perche e come la ſcorza de mzzo baſtone, Franceſi contrabozel, Latini orbiculo tolto dal Greco Trochilus, perche asſimiglia ad
unarotella
, che ſul taglio habbia un canale come hanno iraggi delle tagli è Quadra è liſtello, &
filette in Franceſi che è la groſſezza di alcu-
ni
membretti, &
eun pianuzzo, ò regola quadra diſoprail cauetto, ſi come è il ſupercilio ſopra gli Astragali. Aſtragalus e coſi detto dalla
forma
di quell’oßo, che e nella giuntura del collo del piede.
Latinamente è detto Talus, che uolgarmente ſi chiama tallone, ma gli Architetti
5550 pur dalla forma tondino il dicono.
i diſſegni di questi membrelli partitamente ſeranno ne i memberi con le lor lettere dimoſtrati qui ſotto.
40[Figure 40]A. Plinthus, Laterculus, uel Latastrum. Orlo.
B
. Thorus, Stiuas, Rond. Bozel. Baſtone.
C
. Scocia, Cauetto, Scorza, Contrabozel, Orbiculus. Trochilus.
D
. Aſtragalus, 7 alus. Tondo.
E
. qnadra, Liſtello, Filette.
F
. è quella parte doue termina il fuſto della Colonna, detta Cim-
bia
, ò uero anuelo o liſtello dell’ Apophige.
B E D A C F
10489TERZO.
La Baſa Toſcana ha di queſte parti l’orlo, & il bastone, la miſura di queſta baſa è queſta. Sia alta quanto è la meta del Diametro della colon
na
, queſta, altezza ſi duade in due parti, l’una ſi da all’orlo, ilqual in queſta baſa e ſatto à ſeſta, l’altra ſi da al baſtone con quella parte, che apo
phige
ſi chiama.
& apotheſi, che ſono certe piegature dalle teſte delle colõne, che danno gratia mirabile quando ſono ben fatte, & pare che fug
gino
, &
ſiano ritratte, & però hanno in Greco queste nominanze apotheſi, & apophige, & quella diſopra è detta collarino, quella diſot-
to
e detta cimbia, &
ſono in modo, che ſe amendue fuſſero congiunte farebbeno la ſorma del cauetto, perche l’una e come unameta, & l’al-
tra
, l’altra meta del cauetto.
Lo ſporto dell’orlo e per la terza parte dell’altezza della baſa, il baſtone ha tanto di ſporto quanto l’orlo, & ſi
fa
con la ſeſta, ſi come ancho l’orlo, benche qui pare quadro.
però dal ſuo fondamento ſi conoſce. il Semidiametro, dalqual ſi caua il baſtone è
termine
della cimbia ò apophige.
laqual cimbia e per la quarta parte dell’auanzo oltra l’orlo, cio è la ottaua di tutta l’altezza della Baſa. alcu-
ni
chiamano la cimbia anulo, ò liſtello, ò lembo dell’ apophige, queſte parti ne gli altri generi ſono parte della colonna, ma nel Toſcano ſono par
tidella
baſa, egli ſi parte in tre parti lo ſpacio, che e del dritto della colonna allo ſporto della cimbia, &
ſe ne riporta una infuori dal punto o,
&
la doue termina ſi fa un punto, come qui ſegnato a, & iui ponendo la ſesta ſi ſa la decuſſatione diſopra al punto b. & quella iſteſſa lar-
1110 ghezza ſe riporta ſopra il ſuſto della colonna al punto c.
dal punto g. che e il dritto della colonna, & iui fermata la ſesta, ſi ſiniſce la decuſſatio-
ne
nel punto b ilqual punto e il centro di far la bella uolta dell’apophige.
& queſta regola ſi ſerua diſopra, & diſotto nelle colonne, come ſi
ueder
à nella deſcrittione delle altre.
Le colonne ſiano alte ſette teſte con la Baſa, & il Capitello. ma rastremate la quarta parte della lor groſſez
za
da piedi, cio è un’ottauo per parte.
41[Figure 41]22203330444055506660
Nel Capitello Thoſcano ci ſono queſte parti. Abacus Echinus, Hypotrachelium cum A phigi, nel Capitello Dorico ciſono questi Cimacium,
Plinthus
, Echinus, pars quæ Hypotrachelio contrahitur columnæ, nel Corinthio ci ſono queſte, Abacus, Voluta, Flos, Cauliculi, Folia.
nela-
l’Ionico
, Cimatiũ, Abacus, Voluta, Oculus, Canalis.
Balthei Puluinorum, Axes Volutarum. Tutti i Capitelli adunque conuengon nell’ Abaco,
&
in queſto, che tutti ſi poſano, & s’incontrano con le linee ciaſcuno della colonna ſua, perche adunque tutti conuengono nell’ Abaco, però
hanno
le parti di ſopra quadrangolari.
Abaco è tauola quadra, operculum detta da Leone. Dado da noſtri, perche è di ſorma quadrangula-
re
, questa nel T hoſcano ſi può chiamarezocco, è Plynthus, le miſure del Capitello Thoſcano ſono queſte, prima egli è alto quanto la baſa,
7770 cioe per la meta della groſſezza della Colonna da piedi, queſta altezza ſi diuide in tre parti, l’una ſi da al zocco di ſopra, quella di mezzo al-
l’Echino
, la terza all’Hipotrachelio con l’A pophige, Echino ſignifica il riccio di caſtagna, il riccio animale d’acqua, &
di terra, chiamaſi que-
ſta
parte Echino, perche in eſſa ſi ſcolpiuano iricci dicaſtagna, douemo imaginarſi moltiricci uno appreſſo l’altro aperti, &
che mostrino le
caſtagne
, come quando ſono maturi, queſtiſanno un bel uedere, &
adornano questa parte mirabilmente. Vitr. chiama encarpi parlando del
Capitello
Ionico, i moderni chiamano queſta parte uuouolo, non ſapendo l’origine, è parendo loro, che ſiano auuoua ſcolpite in quella parte,
ma
non è da contender ſopra le parole, pure che ſi ſappia il ſatto.
10590LIBRO
Macome ſi facciano, & quanti uoglino eſſer, & come ſi compartiſchino, io diro qui ſotto ragionando del Capitello Ionico, Hypotrachelio è ſot-
to
gola alla ſimiglianza coſi detto, come il piu de nomi delle parti ſono ſtati preſi dalla ſimiglianza delle parti del corpo humano, facciaſi adun-
que
il dado ò Plintho per un ſeſto della groſſezza della colõa, che uien ad eſſer un terzo della meta del Diametro.
Il uuouolo occupa la parte di
mezzo
, queſti accioche bene, &
à ſeſta ſia tirato biſogna tirarſi in entro dal dritto della’colonna una parte delle due, che è dal detto dritto allo
ſporto
del dado, &
iui poner l’un piede della ſeſta come nel punto i, & allargando alla estremita di quel liſtello, che ua ſotto il uuouolo il-
qual
listello, è alto la ſeſta parte di quell’ultimo terzo, che ſi da alla ſottogola è ſporto, tanto quanto egli è alto, ſi tira la parte del giro del uuo-
uolo
all’abaco laſciandoui per garbo alquanto di prominenza, fornito’luuouolo, et il listello, ſi ſerra di ſotto l’altro terzo contratto all’Hypo-
trachelio
, con la ſua bella piegatura fatta con la ſopradettaragione, che ſi fa ſotto al piede della colonna l’Hipotrachelio garbato ſi fa in quel
modo
che ſi fa l’A pophige.
1110222042[Figure 42]Abaco
Vuouolo
Liſtello
ò gra
detto
Collarino
Astragalo

Apophigi
,
ouer
Cimbia
3330
Ealto il doppio del liſtello ſotto l’uuouolo, la ſua cimbia è alta la meta, cioe tanto quanto è il liſtello, il ſuo tondo ſporta oltra lo ſporto del liſtello
detto
, perche laſciando cadere una linea à piombo dall’ eſtremita del listello, ſopra quella ſera il centro difar ilgiro, è tondo predetto, et ſopra
la
iſteſſa cade lo ſporto della cimbia.
Ma la piegatura ſotto la cimbia ſi fa al modo ſopradetto, facendo il centro (come ſi è detto). Et coſi è
fornito
il Capitello Thoſcano, ſopra ilquale ſi pone l’architraue, con quelle ragioni, che porta la ragione dell’opera, ma, è, di legno, perche,
per
la distanza delle colonne, che ſi ſa à uoglia di chi fabrica, non ſi puo fare di pietra ſenza certo pericolo, come s’è detto di ſopra, questi
traui
uanno à pari l’una dell’altra, ma collegate con alcuni incastri fatti à coda di Rondine, chimanſi compactiles da Vit.
& quell’incaſtri ſub-
ſcudes
, &
ſecuricle, & ſono come dimostra la ſigura qui ſotto. pero le traui ſono appari, malarghi due dita una dall’altra, accioche non ſi
putrefaceſſero
, quando ſi toccasſino, &
che l’aere non poteſſe paſſare & qui ſotto ſono le forme di diuerſe ligature di traui, & incastrature di
4440 legnami, accioche ſtiano ben chiauate, &
legate inſieme, Ma la trauatura Thoſcana è nel Quarto Libro la doue ſi parla delle opere Thoſcane.
43[Figure 43]
10691TERZO.
Dorico non ba Baſa propia, ma ſe le da alcuna fiata la Baſa attica, laquale ſi forma di queſte parti, Plinthus, Torus Inferior, Quadræ, Scotia’
torus
ſuperior, queſte di gia ſono dichiarite, che coſa ſono, ha dunque l’orlo, due baſtoni, un cauetto tra quelli, con i, ſuoi quadretti, ò gradet
ti
, l’uno di ſopra.
l’altro di ſotto, la miſura è queſta, l’altezza è per la meta della groſſezza della colõna, la longhezza è per una groſſezza, è’
mezza
, partiſcaſi poi la groſſezza della colonna in tre parti una ſi dia all’altezza dell’orlo, il resto, cioe le due ſi partiſcano in quattro parti,
al
bastone di ſopra ſe ne dia una, le altre tre ſi partiſcano in due parti eguali, l’una ſi dara al baſtone di ſotto, l’altra al cauetto con i ſuoi gra-
detti
partendola in ſei parti, una dellequali ſi da al gradetto di ſopra, l’altra al gradetto di ſotto, le quattro al cauetto, lo ſporto del bastone
diſotto
ua à pari dell’orlo, ſi ſa à ſeſta come è ſopradetto, lo ſporto del gradetto di ſotto ua per dritto del Semidiametro, del baſtone di ſopra il
cauetto
à dritto della cimbia, lo ſporto del baſtone di ſopra oltra del gradetto di ſopra tirato à ſeſta, la cimbia à pari del Semidiametro del ba-
ſtone
di ſopra, ilquale Semidiametro è un terzo dello ſporto dell’orlo oltra la groſſezza della colonnalo ſmuſo, ò giro dell’A pophige ua à que-
ſto
modo, che ſi rippona inanzi una delle due parti dello ſporto della cimbia dal dritto della colonna come da b a c &
dall’r all’s. & poſto il pie-
1110 de nel.
c. o. nell’s ſi allarga la ſeſta all’a ò uero all’o, & quella diſtanza ſi ripporta dallo a al d, ò uero dall’o al q. ſul dritto della colonna, & facen-
doſi
centro nel d, o nel.
q. ſi fa una parte di giro nella parte eſteriore, & coſi poſto il piede nel punto. b. ò uer. r. ſi taglia quello giro di prima
con
uno incrocciamento, ne i puntie &
h. & iui è il centro da tirar l’A pophige, mail cauetto ſi tira ad occhio, & con garbo.
44[Figure 44]b s r q o d a b e c
10792LIBRO
La colonna è alta ſette teſte, & ſi raſtrema ſecondo la ragione dell’altezza ſua, come ſi dira poi. Mail capitello ha queſte parti Cimatium, Plin-
thus
, Echinus annulis, pars, quæ Hipotrachelio cõtrahitur columnæ, cioe cimaſa, zocco, ò dado, uuouolo, annella, collarino, dellequali s’è det
to
donde derriuino, &
che ſignificatione habbiano, hora ſi dir à delle miſure, la groſſezza del Capitello, è per la meta della groſſezza della co
lonna
, la larghezza, è per tutta la groſſezza della colonna, &
di piu un ſesto ſecondo Vitruuio, ma nell’antico ſi troua, & rieſce meglio un
quinto
per parte, partirai la groſſezza del capitello in tre parti, una dellequali ſi da al zocco con la ſua cimaſa, l’altra al uuouolo i ſuoi anel
li
.
la terza ſi contragge all’Hipotrachelio, ò collarino della colonna, di modo che la larghezza del Capitello è due quinti piu della groſſez-
za
della colonna, l’altezza del Plintho con la cimaſa, che è la terza parte dell’ altezza del capitello, ſi parte in cinque parti, tre dellequali ſi dan
no
al zocco, due alla cimaſa, &
quelle due ſi partiſcono in cinque, tre ſi danno alla cimaſa, due al quadretto di ſopra, ſinito il zocco, & la ci-
maſa
ſeguita il uuouolo, &
gli anelli, questo occupa l’una delle tre parti dell’altezza del capitello, questa ſi diuide in tre parti due ſi danno al
uuouolo
, una à gli anelli, che ſon tre, alti tanto, uno quanto l’altro, ſportano la meta della loro altezza.
pigliaſi poi l’altezza del uuouolo ſo-
1110 lo con la ſesta, &
ſi pone il piede ſu la eſtremita dell’anello, ò grieto di ſopra, & nella parte di dentro ſi tir a un poco di circonſerenza, & po
ſto
poi un piede della ſeſta ſotto il Plintho, ò zocco, l’altro ſi riporta à quella circonſerenza fatta prima, &
doue s’incrocciano iui è il centro
da
tirar il uuouolo, ilqual ſornito con i ſuoi grietti, ſeguita la parte, che ſi contragge al collarino, detta ſottogola, &
da alcuni fregio; laqual
con
la ſua piega gentile peruiene ſin alla cimbia, &
aſtragalo, o tondino, & s’ incontra à piombo della raſtrematione de ſopra della colonna, &
il
tondino, è alto quanto ſono tutte ne gli anelli, &
la meta di uno, porge in ſuori quanto il uuouolo. La cimbia, è alta per la meta del tondino,
porge
à piombo del ſemidiametro della uolta del tondino, il resto ſi fa al ſopradetto modo.
Sopra il Capitello gli antichi ſoleuano porre una
aggiunta
non molto alta, che poſaua ſul zocco, à dritto del uiuo della colonna di ſopra, &
queſto faceuano, perche l’architr aue ſi poſſaſſe ſul
uiuo
del Capitello, &
della colonna, & non rompeſſe gli ſporti, la figura è questa.
45[Figure 45]
L’architraue detto trabs, con le parti di quello che gli sta ſopra ha queſti uocabuli Epiſtilium, Tenia, guttæ, Trigliphi, Methopæ, regula, Capitula,
Canales
, Femora, Cimatium, Corona, Timpanum, Acroteria, Sima.
Le ſignificationi dellequal coſe ſono queſte. Epiſtilium, è tutto quello che ua
ſopra
le Colonne, è Capitelli per nome generale, ma propiamente è la Traue maeſtra, che Architraue ſi chiama uolgarmente.
la ſorza del nome
Greco
come imposta ò ſopra colonna, queſtinel genere Dorico hauna faſcia ò benda, che Tenia ſi chiama, ſotto laquale con una regoletta ſono
intagliate
le goccie, che fanno l’effetto delle goccie dell’acqua, &
ſono ſei di numero per ogni teſta di traue, che Triglipho ſi chiama, & laragio
ne
di queſti Trigliphie è queſta.
Soleuano nella Fabrica di legname nelle fronti ſportare le teſte de traui, lequali Ope ſi chiamauano, et lo
10893TERZO.46[Figure 46]
10994LIBRO che era tra una teſta, & l’ altra Metopa ſi diceua. hor perche quelle teſte de Traui non haueuano del buono, coſi nude, è ſcoperte. però gli Anti-
chi
imponeuano alcune tauolette, &
quelle con diuerſi colori di cera copriuano, la doue quelli, che non di legno ma di pietra magnificamen-
te
lauorarono, ad imitatione di quelle teste ſecero queſti membri, che Trigliphi chiamano, quaſi Triſolci, perche ſono tagliati in tre Canali da
i
quali pare, che le goccie diſcendino, quelli ſpacij che ſono trai Canali ſemora ſono detti, noi li potresſimo piani nominare.
i Trigliphihan
no
i lor Capitelli, ſopra quali è la Cornice, che corona ſi chiama, perche cigne L’ edificio come Corona, Moderni la chiamano gocciolatoio,
perche
da quella cadono le goccie dell’acque celeſti, &
ſono gettate lontane dallo Edificio. questa Cornice ha due Cimaſe, ò Gole, una di ſotto,
l’altra
di ſopra, &
ſono adornamenti ſuoi: Sopra la Cornice è il Fronteſpicio, ò Fastigio, che ba i membri della Cornice, & un piano che ſi
chiama
Timpano, da i lati, &
nel mezzo ſono alcuni Pilſtrelli detti Acroteria, quaſi ſommita, è faſtigij, ſopra i quali s’imponeuano alcune
figure
, quelli da i lati ueniuano à morir nel tetto da una parte, quel di mezzo era libero d’ogni banda.
Sima è una gola ſchiacciata, però è
coſi
detta, à ſimiglianza del naſo delle Capre.
Hora uenimo alle miſure, l’altezza dello Architraue con la banda, & le goccie ſue, per la
1110 metà della groſſezza della Colonna.
questa metà hora la chiamamo modulo, la Benda Tenia detta, è per la ſettima parte del modulo, le goccie
per
la ſeſta parte ponendoui la regoletta, che ui ua ſopra, laqual occupa una parte di quella ſeſta parte, &
le altre due ſi danno alle goccie,
la
larghezza dell’ Architraue, cio è il piano di ſotto, che ſi poſa ſopra il Capitello, eſſer deue tanto quanto è il Collarino dellà Colonna diſopra,
perche
coſi uenir à à poſarſi ſul uiuo, l’altezza de i Trigliphi, è per un modulo è mezzo, larghi nella fronte un modulo.
queſta fronte per lon-
go
ha due Canali intieri, &
due mezzi dalle parte, & ſono tagliati in modo, che l’angulo della ſquadra u’entri nel mezzo, & le braccia fac
ciano
le ſponde:
& accioche ſiano giuſti, ſi parte la larghezza del Triglipho in ſei parte, & ſe ne laſcia mezza parte per banda per li mez
zi
Canali, doppo i quali ſe ne laſcia una per banda per il piano che Vitr.
chiama femur. doppo il piano i Canali, ne hanno una per uno, &
tr
a i Canali u’è il piano d’una parte i Trigliphi s’imponeno dritto i quadri delle Colonne, di modo che il mezzo del Triglipho ſia ſopra il mez
zo
del quadro della colonna:
le metope ſono tanto larghe quanto alte, cio è quadre, ma quelle che ſono ſopra gli anguli ſono mezze non apun
to
ma meno della metà, perche coſi reiſce il compartimento, come ſi ueder à nel quarto libro.
ſopra i Trigliphi ſono i Capitelli loro, alti la
2220 ſesta parte d’un modulo, &
ſopra i Capitelli la Cornice alta ò groſſa con i ſuoi cimaſi, mezzo modulo, di cui la quarta parte del mezzo mo-
dulo
ua alla cimaſa diſopra, l’altra quarta alla cimaſa di ſotto:
& l’altre due quarte allo ſpacio tra una cimaſa, & l’altra. la cimaſa ha il ſuo
liſtello
alto un terzo, &
gli altri due terzi ſi dann’alresto della ſua piega. Sporta la Cornice, per la meta, & un ſeſto d’un modulo, ha i ſuoi
tagli
di ſotto, accioche le goccie cadendo non posſino uenir longo il muro ò le colonne, &
guaſtarle: & per queſta parte for ſe è detta goccio-
latoio
, quella parte da Vitr.
è detta il mento della corona, & quel taglio Scotia, cio è cauetto. Hora ſi dir à d’alcuni tagli, & ornamenti,
&
prima delle Metope, nellequali gli Antichi ſcolpiuano le teſte di bue bendate, le patine da ſacrificij, & altre coſe, doue io laudo la
inuentione
del Sanſeuino, che iui ha collocato l’inſegna della Republica nostra, col farui il mezzo Leone alato.
Similmente ſotto il piano della
Cornice
alla parte, che guarda in giu, è che ſporta in fuori ſi ſcolpiuano alcune goccie ſopra i Trigliphi, &
alcune roſe ſopra le meto-
pe
, le goccie riſpondeuano alle goccie ſotto i Trigliphi, quelle erano ritonde, queſte in forma di campana, à ſimiglianza del uero, erano ſei per
longo
, &
dieciotto per largo, & laſigura lo dimoſtra. Del Fronteſpicio diremo nel genere lonico, per eſſer una iſteſſa regola di tutti, Hora
3330 ſi dir à della Baſa lonica.
47[Figure 47]b s r q o a d b e c
La Baſa Ionica ſi forma à queſto modo, che la larghezza ſua per ogni uerſo e per un Diametro della colonna, aggiuntoui un quarto, & un’otta-
uo
, l’altezza, è per la metà del Diametro, l’orlo è la terza parte dell’ altezza il reſtante ſi parte in ſette, tre dellequali ſi danno al baſtone di
ſopra
le altre quattro ſi diuidono in due parti eguali, &
d’una di eſſe ſi fa il cauetto di ſopra con i ſuoi tondini, & col ſopraciglio l’altra par-
te
ſi da al cauetto di ſotto, i tondini ſi fanno per la ottaua parte del cauetto, ma ben parera, che il cauetto di ſotto ſia maggiore, percioche egli
ſportera
fin’all’eſtremo dell’orlo.
In ſomma lo ſporto di ſopra ſi fa à questo modo, ſi piglia la groſſezza della colonna, & di quella ſi piglia la
ottaua
, &
la ſeſtadecima parte, & unite inſieme la ottaua & ſeſtadecima parte, ſi diuide in due parti eguali, una ſi ripporta da un capo, &
l’altra
dall’altro dal piedi della colonna, &
tanto è lo ſporto della ſpira, come ſi uede dal punto a al punto b. & dal punto o al punto r ſi rippor
ta
poiuna parte delle due queſto ſporto in fuori come dal punto b.
al punto c. & dal punto r. al punto f. & allargata la ſeſta dal punto a, al pun-
to
c.
ò uero dal o. all’s. ſi ripporta quella lunghezza ſopra il dritto della colonna, al punto. d. & q. & fatto l’incrocciamento dal punto b & dal
d
.
da una parte ſi ſa centro nel punto. e. il quale ſa la b lla uolta della cimbia al pie della colonna, il ſimile ſi fa dall’altra parte, & i centri ſono
ſegnati
.
h. l’altezza della Cimbia, è per un terzo dell’altezza del baſtone, il centro del quale è ſopra la linea, che diſcende dallo ſporto della
Cimbia
, &
coſi è fornita la Baſa Ionica.
11095TERZO. 48[Figure 48]
Il Capitello Ionico ſi forma à queſto modo. egli ſi piglia la groſſezza della Colonna da piedi, & ſe le da la dieciottaua parte, cio è ſi diuide la groſ-
ſezza
della Colonna in parti dieciotto, &
ſi fa di tutta la groſſezza, & di una di quelle parti la longhezza, è larghezza dell’abaco, di modo
che
al Diametro della Colonna la lunghezza dell’ahaco, &
larghezza ſerà in proportione ſeſquidecima ottaua. questa longhezza ſi diuide in
due
parti eguali, &
d’una di eſſe ſi fa l’altezza del Capitello con le ſue uolute, che ſono certe inuogli fatti ad imitatione de cincinni delle don-
ne
.
Tiramo adunque una linea della detta longhezza, et laſciamo da i capi cadere à piombo una linea per capo dellaqual ci ſeruiremo poi. Par-
tiremo
la linea della longhezza in uenti parte, &
ne piglieremo due & mezza, & quelle due & mezza partiremo per meta, che ſerà una
&
un quarto, & l’una metà riporteremo ad una teſta della linea della longhezza, & nella parte di dentro ſegneremo doue termina quella.
1150 Il ſimile faremo dall’altra testa ripportando l’altra metà, nella parte di dentro, & iui ſegnaremo un punto: da questi punti laſciaremo cade-
re
à piombo due linee che Vitr.
chiama catheti, queſte ſimilmente ſeranno tanto longe, quanto le prime, che cadeuano dalle teste, in eſſe ſi han
da
formare le fronti delle uolute, in eſſe ha da eſſer il centro dell’occhio, che Leone chiama Ciclus.
Seranno adunque longhe parti noue è mez
za
, dellequali una è mezza ſi dar à alla groſſezza del Dado, le altre otto alle uolutte:
il dado ha il ſuo orlo, & la ſua gola. l’orlo è un listello
dalla
parte diſopra alto un terzo, cio è mezza parte di quelle una è mezza, che ſi danno all’abaco, &
la gola è il reſtante, queſta gola è fat
ta
in ſorma della lettera.
s. è biſogna tirarla garbatamente. Laſciando un puoco di ſpacio ſotto l’orlo come ſporto, & iui cominciar à tirar
la
prima parte della gola, che è come la lettera.
c. & l’altra metà, che è al contrario deue terminare diſopra ſul primo giro della uoluta poco
inanzi
la linea detta Catheto.
fornito l’Abaco, ſi faran le uolute ſopra i catheti à questo modo. eſſendo otto parti di ſotto l’Abaco restrette
la
doue terminan le quattro e mezza uenendo al baſſo ſi ſa un punto, &
poſto per centro ſi allarga la ſeſta tanto che ſi forme un circolo che
per
Diametro occupe una di quelle parti.
queſto circolo ſi chiama l’occhio della uoluta, nel quale hanno da ſtare i centri della uoluta, che
2260 ſon dodici, queſti centri ſi trouano in queſto modo, &
qui bo caro, che ſi ueda, che quanti hanno ſcritto ſopra queſta uoluta, & quanti
s’hanno
attibuito la inuentione di eſſa, non hanno conſiderato bene quello, che ba detto Vitr.
ne gli effetti di quelle linee, che egli manda à
baſſo
, ma hauendoſi uſurpato alquanto del conoſcimento d’altri, &
delle fatiche, hanno creduto ſaper il tutto: & è merauiglia grande, che
uogliono
hauerſi portato coſi bene nel far della uoluta, dellaqual però non ne rendeno ragione, che è coſa difficillima, &
poi non hanno inte-
ſo
le coſe facili di Vitr.
& uogliono, che Vitr. habbia fatto un libro, che non ſi troue, oltra i dieci, che egli confeſſa d’hauer fatto, & non
piu
.
perche dice Vitr. hauer poſto la uoluta, & la ſua ragione nell’eſtremo libro, & non uedeno, che Vitr. intende in fine del libro preſente:
perche uſaua egli in fine di ciaſcun libro porre i diſſegni delle coſe ſue. ma laſciamo queſto alla inaduertenza loro. Della uoluta ueramente io ne
ho
trouato dieci inuentori per loro ſagramento, &
molti che non ſanno altro di Vitr. che la uoluta, ſe pur la ſanno bene. che però non ren-
deno
conto de gli effetti di tante linee che Vitr.
dice douer eſſer mandate à baſſo. io ragionandone piu uolte con Meſſer Andrea Palladio Archi-
tetto
Vicentino, &
moſtratoli alcuni modi di tirar la uoluta à ſeſta molto differenti da quelli di Alberto, Philandro, & del Serlio, benche
3370 pareua che io m’incontrasſi con le parole di Vitr.
nientedimeno la uoluta non era garbata, doue non ſatisfacendo io ancho à me ſteſſo egli, che
è
molto pratico di ſabricare, &
intendente ſe alcun’altro ſi troua, mieſpoſe la ſua inuentione, nata dal miſurare con diligenza ogni
Capitello
antico, &
ueramente è quella, & merauigliandomi io che Vitr. non haueſſe accennato in qualche modo, come ſi faceſſe queſta uo-
luta
.
Egli mi diſſe, che Vitr. iſteſſo dice diuolerlo fare in fine del libro. Io mi doleua, che molte belle coſe ci mancaſſero con queſte promeſ-
ſe
di Vitr.
però andaua pur diſcorrendo, & uolendo, che Vitr. ci haueſſe dato qualche lume, & hauendo pur auuertito, che Vitr. nel deſcri-
uere
le belle coſe era breue, non laſciaua coſa neceſſaria, non diceua coſa ſuperflua, come nel deſcriuer la machina Hidraulica, le taglie, i
11196LIBRO riſonanti de Teatri, i Teatrimedeſimi, & altre coſe, mi riſolſi di non uoler ingannar me ſteſſo, ma di uoler hauer l’occhio alle mani, come
ſi
dice, à Vitr.
& ueder s’egli haueſſe detto qualche parola al propoſito, & in ſomma ritrouasſimo, che una linea, che ci ſa tirar Vitr. era
quella
, che accennaua i termini d’un quadrato, che ua nell’occhio della Voluta, nelquale ſi ſegnano que centri che il Palladio haueua ritroua-
to
, &
contenti di queſta, con felice corſo ſi peruenne alla ſottilisſima deſcrittione ditutto il Capitello Ionico. Dico adunque che mandate
giu
quelle linee che catheti ſi chiamano, &
quelle che dalle teſte diſcendeno, l’oſſicio delle quali detto hauemo, & formato l’occhio, ſi deono
mandare
ancho alcune altre linee à piombo in queſto modo, prendiſi una parte è mezza delle uẽti, nellequali era diuiſa la larghezza dell’ Aba
co
, &
allargata la ſesta ſi pona un piede nell’ estremit à dell’ Abaco, & l’altro alla parte di dentro cioe uerſo l’altra testa, & da quel punto ſi
mandi
in giu una linea, queſtalinea cader à ſoprail Diametro dell’occhio, &
lo taglier à in un punto; queſta linea adunque, & queſto taglio
è
il lume, che ci da Vitr.
della Voluta, & niuno, che io ſappia, ha dichiarito l’eſſetto di queſta linea, & à che ſine Vitr. ce l’habbia ſatta ſare.
& io dico, che dal centro dell’occhio à quel taglio, & da quel taglio alla circon ferenza dell’ occhio ſono eguali ſpacij, perche la linea, ſopra
1110 laquale e il centro dell’occhio, er a ritirata una parte, &
un quarto dentro dalla teſta dell’ abaco. queſt’altra linea pur dallamedeſima teſta
eraritirata
una parte è mezza.
però ueniua ad auanzare la prima linea piu in entro d’un quarto. cadẽdo adunque ſopra il Diametro dell’occhio,
lo
taglia in un punto, che era un quarto piu in dẽtro del centro dell’ occhio, &
partiua in due parti eguali il Semidiametro dell’occhio, perche l’oc
chio
era una parte per diametro, la cui meta era mezza di quelle parti, &
il punto, che taglia quella mezza, che era il Semidiametro, lo partiua
giuſtamente
in due parti, la doue un quarto del Diametro era da quel taglio al centro, &
da quel taglio alla circonſerenza. Io dico dunque che
chi
ponerà il piede della ſeſta ſul centro dell’ occhio, &
lo allarghera à queltaglio, eriportera quella distanza ſtando ſerma la ſeſtanel cẽtro, del
l’altra
parte del Semidiametro, &
di ſopra, et diſotto del Catheto, ſegnera quattro punti in croce, iquali ſeran termini d’un quadrato perſetto,
nelquale
hanno ad eſſer i dodici centri da tirar la Voluta, ſormato adunque il detto quadrato, è tirate le linee Diagonali, ciaſcuna d’eſſe ſi diui-
de
in ſei parti eguali, &
i punti di quelle diuiſioni ſono i centri della uoluta. gli anguli del quadrato ſon i primi centri del primo giro della uo-
luta
.
eſſendo adunque quattro anguli quattro centri ſi danno per il primo giro, deueſi adunque porre la ſeſta ſopra l’angulo deſtro di ſopra
2220 del quadrato, &
allargarla ſin, che tocchi il punto ſotto l’abaco doue comincia il catheto, & girarla nella parte eſteriore ſin che latocchi il
Diametro
dell’occhio, &
coſi uenir à à ſcemare la metà del Diametro dell’occhio. dipoi ſi riporta l’un p ede della ſeſta al ſiniſtro angulo diſopra
del
quadrato, &
ſi ristrigne al punto toccato dal primo giro, & fermata ſopra il detto angulo ſi uolge ſin al catheto dalla parte inſeriore, et que
ſti
giri Vitr.
chiama tetranti, perche uanno di quarto in quarto dell’occhio. queſto ſecondo tetrante ſcema ancho egli la meta dell’occhio. di
modo
, che in queſti due tetranti il giro ha ſcemato la grandezza d’un occhio.
Si diſcende poi all’angulo di ſotto del quadrato, ilqual è il ſini-
stro
, &
iui fatto il centro, ſi riſtrigne la ſesta al termine gia fatto nel catheto, & d’indi ſi uolge ſin al terzo tetrante che termmanel Dia-
metro
alla parte deſtra, &
coſi ancho ſi ſcema la metà del Diametro dell’occhio. di modo che fin hora con tre giri ſi ha ſcemato un Diametro
è
mezzo dell’occhio.
Finalmente ſi fa centro nel quarto angulo del quadrato che è il destro di ſotto, & riſtretta la ſeſta al punto laſciato
nel
Diametro, la ſi uolge al punto diſopra nel catheto, &
ſcem a tutta uia la metà dell’ occhio, & coſi la uoluta ha il primo ſuo giro in quat-
tro
tetranti, &
ha ſcemato lo ſpacio di due Diametri dell’occhio. Horaper fare il ſecondo giro della Voluta ſi ſa centro nel primo punto
3330 della Diagonale che è deſtro, &
diſopra, & ſi ripiglia ſul catheto il punto laſciato dall’ultimo tetrante, & ſi uolge uerſo la ſiniſtra di ſuori
fin
al Diametro.
& questo giro ſcema un terzo dell’occhio. poi ſi fa centro ſopra il primo punto dell’ altra Diagonale ſotto l’angulo ſinistro
che
è diſopra, &
ſi gira al catheto di ſotto l’occhio, & coſi ſcema un’altro terzo del Diametro poi ſi ſa centro nel primo punto ſopra l’an-
gulo
ſiniſtro di ſotto nella Diagonale, &
ſi ripiglia il punto laſciato, & ſi fa l’altro tetrante, che pur ſcema un terzo, ſopra il Diametro. &
finalmente
ſi fa centro ſopra il primo punto dopo l’angulo deſtro di ſotto nella Diagonale, &
ſi gira al catheto diſopra ſotto l’abaco, & ſce-
ma
tutta uia un terzo.
& coſi la Voluta ha fatto due giri fimti, & ſcemato tre Diametri, & un terzo. L’ultimo giro della Voluia ſcema
un
ſeſto per ogni tetrante, &
ſi fa ne gli ultimi punti ſegnati nelle Diagonali cominciando della deſtra ſotto l’abaco, nella parte diſopra, &
terminando
nella deſtra ſotto l’abaco nella parte diſopra dell’occhio, &
coſi quattro ſeſti ſcemando, ſan due terzi, iquali aggiunti al terzo,
che
auanzaua, ſanno un’intiero, che gionto alli tre intieri, fan quattro, &
coſi in tre giri la Voluta ha ſcemato quattro Diametri dell’occhio,
&
di necesſita termina ſotto l’abaco nella circonſerenza dell’occhio diſopra, & con la isteſſa ragione ſi ſa la larghezza di quella Voluta ſtri-
4440 gnendo la ſeſta la metà dell’occhio dal primo giro, &
facendo gli iſtesſi centri con lo iſteſſo ordine. finito l’Abaco, & la Voluta biſogna far’il
Canale
, &
la Cimaſa, & l’Aſtragalo, cio è il tondino della Colonna, & l’Apophige della Colonna, Sotto l’occhio adunque deue terminare
l’Aſtragalo
ò tondino, adunque tre parti del catheto resteran diſotto il tondino, &
ſei & mezzo diſopra, perche il catheto era partito in
noue
parti è mezza, occupandone l’Abaco una è mezza, &
reſtando tre di ſotto iltõdino, che ſon quattro è mezza reſta che cinque ſiano ſot
to
l’Abaco, trail termine dello Aſtragalo, &
il termine dell’ Abaco, diqueſte cinque il Canale ne occupa una & mezza, la Cimaſa due & un
quarto
, il Tondino tre quarti, &
la larghezza della Voluta mezza, che posti inſieme fanno cinque intieri, il Canale è diſopra la Cimaſa, &
ſi
chiama Canale, perche è incauato, &
il ſuo cauo è tanto proſondo quanto è la duodecima partedell’ altezza della Voluta, cioè una duodeci-
ma
parte delle otto, che restauano ſotto l’Abaco.
Tagliato adunque il Canale resta la Cimaſa, queſta i Moderni chiaman Vuouolo, perche è
ſcolpita
d’alcune coſe che asſimigliano all’uuoua, ma è come un onda picciola, però i Greci la chiamano Cimatium, i Latini Echinus, perche è
come
ho detto intagliato il Riccio di Caſtagna aperto, lo ſporto di queſta Cimaſa è per la grandezza dell’ occhio fuori dello ſporto dell’ Abaco.
5550& però Vitr. ſece tirare dalle teſte dell’ abaco quelle linee che io ho detto. perche ſi uedeſſe lo ſporto della Cimaſa. la uolta della quale ſi ſa
tutta
uia à ſesta.
& in queſto modo, tirato lo ſporto di eſſa ſotto il Canale quanto è il Diametro dell’ occhio ſuori dello ſporto dell’ Abaco. ſi pi
glia
con la ſeſta, la ſua altezza, laquale, come ho detto, è due parti, &
un quarto delle otto del catheto ſotto l’ Abaco, & la ſua linea di ſotto
termina
nel catheto doue comincia l’Aſtragalo, ò tondino, &
poſto un piede nella detta catheto, ſi tira una parte di circonſerenza. poi ſi ſer-
ma
la ſeſta nella linea diſopra doue ſporta la Cimaſa, &
ſi tira una parte di circonſerenza, & la doue ſono queſte due circonſerenze inſieme
tagliate
, iui è il centro da tirare il giro della Cimaſa, ſopra laquale s’inuolge la Voluta, però ella ſporta in ſuori, come una coſa tenera ſopra
una
dura.
S’intaglia la Cimaſa con quelli Vuouoli, ò Ricci à queſto modo, che tra una uoluta, & l’altra ne ſian tre intieri, de quali uno ſia
nel
mezzo, gli altri due dalle parti deſtra, &
ſiniſtra, & eſchino dalle Volute diſopra alcune ſoglie alla parte di dentro, che gli abbracciano.
Sia poi lauorato, & intagliato l’Aſtragalo, ò tondino con ſuſaioli, ò con qualche altra ſorte ditaglio. ma di queſte coſe l’Antico ce ne può dar
molti
eſſempi, &
molte regole ſecondo la oſſeruatione de boni diſſegnatori. Sotto la Cimaſa, è lo Aſtragalo ò tondino alto tre quarti d’un del-
6660 le otto parti, nellequali era diuiſa la catheto ſotto l’Abaco, il centro di eſſo è nel catheto, &
ſotto quello, è il Liſtello dell’ Apophige, ò Colla-
rino
, che ſidica, ilquale non ſporta oltra il catheto, è alto per la metà dell’ altezza del Tondino, &
ſi riduce con la ſua piega, alraſtremamen
to
della Colonna diſopra, colmodo ſopradetto.
& perche imaginamo, che la Voluta ſia come un piumazzo riuolto ſopra un baſtone, & le-
gato
nel mezzo.
però Vitr. ci da la groſſezza di quel bastone, che egli chiama aſſe, & uuole, che egli non ſia piu groſſo del Diametro del-
l’occhio
, &
che le cinte, eglichiama balthei, che ſono dai lati, non ſportino piu della Cimaſa, dimodo, che poſto il piede della ſeſta, nel mez
zo
del quadro del Capitello, &
allargatala allo ſporto della Cimaſa, raggirandoſi tocchi l’estremità delle cinte, come ſi uede nella Pianta del
Capitello
al punto a che è il centro del tetrante il punto b, è lo ſporto della Cimaſa, ilqual girando tocca i balthei, &
le cinte della uoluta, co-
me
ſi uede al punto c, il reſto della Pianta dimoſtra le altre parti, come il d e, l’ abaco, la ſ.
g, l’inuoglio della Voluta, & coſi il reſto. La
ſorma
granda di queſta Voluta ſarà nel ſin del Libro, ſegnata delle ſopra nominate lettere.
11297TERZO.
Gli Architraui Ionici ſi ſanno ſecondo la grandezza, ò altezza delle colonne, accioche aggiugnendoſi à quelli tanto, quanto l’altezza puo leuare,
all’
occhio piu certa ne ſegua la ſua miſura.
Quanto adunque debbiano creſcere Vitr. ce inſegna qui ſotto, io ponero che la colonna ſia alta
quindeci
piedi.
Dico adunque ſe la colonna ſera alta quindici piedi, l’Architraue ſera alto per la metà del Diametro della colonna da piedi,
la
larghezza diſotto, quella, che ſi poſa ſopra il capitello, ſera tanto quanto è la groſſezza della colonna di ſopra, accioche ſi poſa ſul uiuo, la
ſommita
tanto, quanto la groſſezza diſotto, la Cimaſa dell’ Architraue ſi ſa per la ſettima dell’ altezza dell’ Architraue, &
ſportar deue tan-
to
, quanto e alta, &
lo ſporto ſi miſura da quella linea, che cade erincontra nel rastremamento della colonna, il reſto oltra la Cimaſa ſi diui-
de
in parti dodici, tre dellequali ſi danno alla ſaſcia di ſotto, quattro à quella di mezzo, &
cinque à quella di ſopra. Oltra l’Architraue ua
il
Zophoro, che noi chiamamo ſregio.
Greci coſi lo chiamano, perche era di ſigurine tagliato, & portaua molte imagini, noi ſreggio lo chia-
mamo
, ſimilmẽte è come fregio, queſti è un quarto meno alto dell’ Architraue miſurando l’altezza dell’ Architraue con la ſua Cimaſa, &
que-
ſta
altezza del ſreggio ſi ſerua quando in eſſo non ſi fanno tagli, perche intagliandoſi, egli ſi ſa un quarto piu, accioche eſſendo maggiore, le ſi-
1110 gurine, che in quello ſono, et i tagli ſiano maggiori, &
ſi godino piu. Partir ai l’altezza del ſreggio in ſette parti, et d’una di eſſa ſarai la Cimaſa,
che
ui ua ſopra ſecondo, che ſi uede nella ſigura, et diſſegno.
Ma ſopra la Cimaſa ui ua il Dentello, detto latinamẽte denticulus dalla ſimiglianza
ſua
.
L’origine del Dẽtello, è preſa dalle opere di legno, ſi come il trigliſo nell’ ordine Dorico era preſo dalle teſte delle traui, che ſportauano nella
ſronte
, coſi il Dentello è preſo da gli aſſeri, come diremo nel Quarto Libro, il Dentello adunque è alto tanto, quanlo la ſaſcia dimezzo dell’ Ar-
chitraue
, lo ſporto del Dẽtello è tanto quanto la ſua altezza, la larghezza del Dentello detta in Greco Metochi, &
in Latino interſectione è
per
la meta dell’a tezza d@l Dentello, il cauo cioe lo ſpatio da un Dentello all’altro, che ancho Metopa ſi chiama, &
cauo colombario (come
dice
Vit.
nel quarto) e per due terzi della larghezza del Dentello, la Cimaſa del Dentello è alta una ſeſta parte dell’ altezza del Dentello, la Cor
nice
la Cimaſa, è alta quanto la ſaſcia di mezzo lo ſporto della Cornice col Dẽtello eſſer deue tanto quãto è alto lo ſpatio dal ſreggio alla ſom
mita
della gola, ò Cimaſa della Cornice, è queſto ſporto ſi piglia al drittto della linea, che cade dalla eſtremita della Cimaſa del ſregio, e queſta
Cornice
hauer deue il ſuo Dentello dal mento, come la dorica, accioche l’ acqua non goccie giu per le ſabriche, inſino à qui la ſabrica ua diſteſa
2220 equidistante al piano, hora ſi ſa il Frontiſpicio ò ſastigio, ilquale ha le ſue cornici riſpondenti alle cornici da baſſo, &
di piu ha le ſue Sime dette
da
Greci Epitichidi, I atini dalla ſimigliãza Sima chiamano, Greci dalla aggiũta impoſta, queſte ſono piu alte un’ottaua parte dell’altezza delle
cornici
, ſotto di eſſe ſono le cornici del Frontiſpicio (come ho detto) riſpondenti alle cornici da baſſo, et ſi tirano al mezzo dall’ eſtremita di quel
le
.
Sotto le cormci è il Timpano alto la nona parte della longhezza della cornice, miſurando dalla eſtremita delle gole, coſi uuole Vit. ma la coſa
par
troppo baſſa, però alcuni l’hanno piu alzata, come ſi uede nelle ſabrichè antiche, il pianto di queſto Timpano deue ripoſare ſul uiuo, cioè
chi
laſciaſſe andar giu il piombo egli batterebbe prima ſu l’Architraue, poi ſu i collarino delle colonne, &
ſul uiuo, ilche ſi deue auuertire in
Vit
.
ipillaſtrelli detti Acroteri, che ſono tre, deono eſſer alti dico de i due ſopra gli angoli tanto quanto è alto il Timpano nel mezzo, et deono
morir
nel tetto, come ſi uede nell’ antico, &
sta bene, & quel di mezzo eſſer deue piu alto l’ottaua parte.
Sopragli Acroteri ui uanno ſigure, & gli Acroterij angulari deono cominciare al dritto delle colonne, ma entrar tanto in entro quanto porta
laragione
della ueduta, perche in alcune ſabriche uanno piu, perche ſono baſſe, in altre meno, perche ſono alte.
L’eſſempio ène ilati d’un
3330 Tempio ſatto di ſopra.
11398LIBRO 49[Figure 49]
11499TERZO.
Il Capitelio Corinthio ſu preſo da uno Architetto, (come dice Vitr. nel quarto) ilquale paſſando per uia in Corintho uide dal capo d’un monimento
uno
ceſto con una tegola ſopra, &
il ceſto eſſer abbracciato dalle ſoglie dell’ Achanto, cioè di branca urſina, che gli era nata ſotto, queſto era
un
cesto pieno di alcune coſe dellequali ſi dilettaua una uergine iui ſepolta, &
le ſu poſto da una ſua nutrice, & coperto con una tegola ac-
cioche
non ſi guaſtaſſe dall’ acque, parue allo Architetto gratioſa ſorma, uedendo, &
le ſoglie, & iritorti, & il ſiore di quell’ herba hauer
adornato
quel ceſto, però trasſeri quella ſormá nel capitello Corinthio, inoſtri chiamano campana quella parte, che è ſotto le ſoglie, che
rappreſenta
il ceſto nndo, hora ſi dir à delle ſue miſure.
E il Capitello Corinthio alto quanto il Diametro della Colonna, & ſecondo Vitru.
s’include l’abaco in queſta altezza, ma in molte opere antiche l’abaco è di più, & in uero ha piu del ſuelto.
La larghezza dell’ abaco, cioè il quadro eſſer deue tanto, che le linee, che paſſano dall’ un’ an-
50[Figure 50]a b c d gulo all’altro dette diagonali ſiano doppie all’ altezza del Capitello, le fronti nel mezzo
eſſer
deono piegate in dentro dalle fronti per la nona parte della larghezza della ſua fron-
1110 te, il baſſo del Capitello deue riſponder al uiuo della colonna di ſopra, la groſſezza dell’aba
co
ſi ſa della ſettima parte dell’ altezza del capitello, il reſto ſi partirà in tre parti, una
dellequali
ſi da alla ſoglia da baſſo, l’altra alla ſoglia di mezzo, la terza à i cauliculi ò ſuſti
che
mandano ſuori le ſoglie, che riceueno l’abaco, &
quelle uolute, che naſcono da le ſoglie
de
i cauliculi uenghino a gli eſtremi anguli dell’ abaco, ma le minor uolute pieghino in en-
tro
, &
ſiano ſottoposte à i fiori, che ſono nel mezzo dell’abaco da tutte quattro le parti,
iquali
fiori ſiano alti quanto è groſſo l’abaco, ma lunghi come ſi oſſerua nell’ antico al-
quanto
più.
Biſogna adunque ſormar bene la campana, & ueſtirla diſoglie, & ſar uſci
re
dalle ſoglie quelli cauliculi, ò fuſti, da i quali eſcono le ſoglie minori, &
dalle ſoglie mi-
nori
le uolute maggiori, &
le minori, le maggiori aſcendeno à gli angoli, & iui s’inuol-
2220 geno in ſe ſteſſe, le minori aſcendono al mezzo dell’abaco ſotto il ſiore, &
coſi la ſorma
è
garbatisſima.
Ciſono altre ſoglie che di Achanto, & altri tagli ne i Capitelli, come ſi
uede
nell’ antico, ma laſciamo questo à gli oſſeruatori, &
qui ſotto ſi poner à la pianta,
&
il detto Capitello, ma il modo di piegar le fronti la nona parte della lunghezza è
queſta
, che tirata la linea d@lla ſronte, a.
b. & partitala iu noue parti, ſe neriporta
una
nel mezzo dal c.
al d. & per uia de i tre punti ſi troua il centro, perche la doue
s’incrocciano
le linee ſatte dall’incrocciamenti dello a.
col c. & del b. col d. iui è il
centro
, come ſi uedr à nella ſigura qui appreſſo.
51[Figure 51]
115100LIBRO 52[Figure 52]
Fatte, e compite queſte coſe ſi poneranno le Baſe ne iluoghi ſuoi, & quelle à conueniente miſura in queſto modo ſi fa
ranno
, cioè che la groſſezza del Orlo ſia per la metà della groſſezza della colonna, lo ſporto dai Greci Ecphora no-
minato
la quarta parte, &
coſi larga, & lunga ſerà per una groſſezza, è mezza della colonna.
Vit. ce inſegna a porre le baſe delle colonne, & uuole, che la Baſa alta ſia, ò groſſa come egli dice per la metà del Diametro della colonna, alcu-
ni
uogliono, che ſian colonne quadre dette Attiche da gli inuentori, l’altezza dellequali non è determinata, come ſono nel Amphitheatro di Ti-
to
, &
Vit. dimoſtra euidentemente l’attica eſſer diſſerente dalla Dorica, dicendo nel quarto libro, che la porta Atticaua come la Dorica, &
però
altro è l’Attico, altro è il Dorico, ſia adunque la groſſezza, &
altezza della Baſa, la metà del diametro della Colonna, il quadro, &
larghezza
ſua ſporti in ſuori della groſſezza della Colonna un quarto per ogni uerſo, ſiche ſerà larga un Diametroe mezzo.
L’altezza della Baſa s’ella ſerà fatta al modo Attico ſi partirà in queſto modo, che la parte di ſopra ſia per un terzo della
groſlezza
della Colonna, il reſto ſia dell’orlo.
Leuato uia l’orlo, il reſtante ſia diuiſo in quattro parti, il baſtone diſopra
1150 ne habbia una, le tre reſtanti ſian diuiſe in due parti eguali, una ſi dia al baſtone di ſotto, l’altra con i ſuoi quadretti
al
cauetto, che Trochilo è detto da Greci.
Queſte coſe ſono ſtate dichiarite diſopra, & con le loro figure dimoſtrate.
Ma s’egli ſi deue fare le Baſe Ioniche la conuenienza delle miſure è queſta, che la larghezza della Baſa ſia per ogni uer
ſo
tanto quanto è groſſa la Colonna aggionta la quarta, &
ottaua parte di detta groſſezza, ma l’altezza è come nel-
le
ſoprapoſte fatte al modo Attico, coſi l’Orlo di eſſa.
Ma il reſtante oltra l’Orlo, che ſerà la terza parte della groſſez-
za
della colonna, diuiſo ſia in parti ſette, &
di tre di eſſe ſia il Baſtone di ſopra le altre quattro parti ſiano egualmente
diuiſe
, &
d’una ſi faccia il cauetto di ſopra coni ſuoi tondini, & con il ſuo pianuzzo, detto ſopraciglio. L’altra par-
te
per lo cauetto di ſotto ſia laſciata.
Ma queſto cauetto di ſotto ci parerà piu grande, perche gli eſtremi ſuoi, ue-
niranno
ſino à gli eſtremi dell’orlo.
I tondini ſi deono fare, perla ottaua parte del cauetto, lo ſporto della Baſa per la ot
taua
, &
ſeſtadecima parte della groſſezza della colonna.
2260
Le Baſe Ioniche ſono alte, come le Attiche: mail compartimento è diuerſo, perche hanno due cauetti, ò canaletti, & tra quelli due anelli, ò liſtel-
li
, Deueſi leggere nel Latino, ita &
eius Plinthus, & qui ſermarſi, & s’ intende che l’altezza della Baſa Ionica, è come l’Attica, cioè per la
metà
del Diametro della Colonna, &
coſi l’Orlo, cioè l’Orlo della Ionica, ſia come l’Orlo dell’ Attica per la terza parte della groſſezza della
colonna
, dapoi quello che reſta oltra l’Orlo ſia in ſette parti diuiſo.
Et quello che dice Vitr. che lo ſporto della Baſa ſi deue ſare per la Otta-
ua
, &
ſeſtadecima parte della groſſezza della colonna, ſe intende à questo modo, che partita l’ altezza del cauetto in otto parti l’una ſi da
all’altezza
d’un tondino, oltra di queſto la parte, che ſporta in ſuori della Baſa ſi ſa à questo modo, che prima ſi miſura la Ottaua parte del
Diametro
della Colonna, dapoi la ſestadecima ſimilmente di tutto il Diametro, &
ſi pone inſieme l’ottaua, & la ſeſtadecima, ſi allunga da
amendue
le parti la linea dell’Orlo tanto quanto à quella miſura composta della ottaua, &
ſeſtadecima parte, che tanto ſarebbe à dire parti
il
Diametro in parti ſedici, cauane prima due, che ſon l’ Ottaua parte, &
poi una, che è la ſeſtadecima, & raccogli inſieme due, & un ſanno
tre
, ditre adunque delle ſedici parti del Diametro ſi ſa lo ſporto della Baſa, &
questo è il uero ſentimento di Vitr.
3370
Fatte compitamente, & collocate le baſe, egli ſi deue porre à piombo le colonne di mezzo, che ſono nel Pronao cioè
Antitempio
, &
quelle di dietro ſimilmente à perpendicolo del mezzo centro. Ma le angulari, & quelle, che alle an
gulari
dirimpetto nelli lati del Tempio dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra deono eſſer poſte, ſi ſermeranno in modo, che le
loro
, parti che guardano al di dentro uerſo i pareti della cella, ſiano dritee à piombo, ma le eſteriori ſtiano (come s’è
detto
) della loro contrattura, perche à queſto modo le ſigure della compoſitione del Tempio ſeranno giuſtamente,
&
con ragione della contrattura fornite.
116101TERZO.
Quello che dice Vitr. è, che poſte le baſe, ſopra di eſſe ſi deono porre le colonne, ma con diſſegno, & leggiadria. Delle colonne altre ſono nelle
cantonate
, altre ſonotra quelle:
Queste mediane ſi ch@amano da Vit. quelle angulari, uuole Vitr. che le mezane ſiano dritte à piombo nel lo-
ro
mezzo collocate, ma quelle de gli anguli ſiano nella parte di dentro piane, &
ſenza raſtremamento, & queſto forſe è ſatto, perche ſcontri-
no
con gli anguli del parete della cella, &
dicono queſti oſſeruatori, che rieſcono bene alla uiſta. Similmente raſtremate non ſono quelle, che
ſono
appoggiate al parete dirimpeto alle angulari dico da i lati del parete, perche tanto queſte quanto quelle di dentro uia non hanno con-
trattione
, ma il loro lato interiore ua dritto à piombo, benche pare che Vit.
per quelle che uanno dalla deſtra, & dalla ſiniſtra nelli lati
del
tempio, intenda, che ſi debbia porre ſopra le cantonate due colonne una che ſerua alla ſronte, l’ altra al lato del Tempio, ma queſto non
ſtimo
io che ſia, perche le miſure de i uani non ci ſeruerebbono togliendo lo ſpatio di due colonne ad un lato del Tempio.
Poſti i fuſti delle colonne ſeguita la ragione de i capitelli. Queſti ſe ſeranno piumazzati, ſideono ſormar con queſte
Simmetrie
, che quanto ſerâ groſſa la colonna da piedi aggiuntaui una dieciottaua parte del fuſto da baſſo, tanto ſia
1110 longo, &
largo l’Abaco, ò Dado che ſi dica, ma la groſſezza di quelli la Voluta ſia per la metà, douemo poi retirarſi
dall’
eſtremità del Dado nella parte di dentro per far le fronti delle Volute due, &
mezza di quelle parti, & lõgo il da-
do
da tutte quattro le parti delle Volute appreſſo la quadra dell’eſtremità del dado mandar in giu le linee, che Catheti
dette
ſono, &
quella groſſezza del Capitello gia preſa diuidere in noue parti e mezza, una parte e mezza ſia data alla
groſſezza
del dado, &
dell’ altre otto faccianſi le Volute. Dapoi dalla linea, che longo l’ eſtremità dell’ A baco, o Da-
do
, all’ingiù ſerà mandata, egli ſi deue ritirare, per una parte e mezza in dentro, &
mandarne giu un’ altra, indi
partite
ſiano queſte linee in modo, che quattro parti e mezza laſciate ſiano ſotto il Dado, alhora in quel luogo, che
diuide
quattro e mezza, &
tre e mezza, ſegnato ſia il centro dell’occhio, & ſu quel centro in giro tirata ſia una cir-
conferenza
tanto grande in Diametro, quanto è una delle otto parti, quella ſerà per la grandezza dell’ occhio.
& in
quella
ſia tirato un Diametro, che riſponda al Catheto, poi dal di ſopra ſotto il dado minuito ſia mezzo ſpacio del-
2220 l’occhio cominciato in ciaſcuno giro delle quarte, ſin che ſi peruenga ſotto l’iſteſſa quarta, che è ſotto’l Dado, la
groſſezza
del Capitello coſi farſi deue, che di noue parti è mezza tre parti inanzi pendino ſotto il Tondino della
ſommità
della colonna, &
aggiontoui alla gola il reſtante ſi dia al Dado, & al Canale, lo ſporto della gola ſia oltra la
quarta
del Dado per la grandezza dell’occhio.
Sotto il tondino, ouero Aſtragalo, che ſi dica tre parti delle noue e mezza ſi diano, il reſtante delle noue è mezza che ſono ſei, & mezza ſi
da
al Dado al Canale, &
alla Gola, ò Cimaſa, ma dell’ Abaco ſe ne è detto però dice Vit. adempto Abaco, cioè leuatone l’Abaco, del qual hauemo
detto
, che ſe gli da una parte e mezza, il reſto ſi da al Canale, &
alla Cimaſa del Dado, e ponendoui il Dado in quel conto, ſtanno bene, &
non
ſi deono mutare, come uogliono alcuni dicendo, adempto Abaco, ma addito Abaco, ſei parti &
mezza adunque ſi comparteno al Dado,
al
Canale, &
alla Cimaſa, una & mezza ſe ne da al Dado, una allo Aſtragalo, e Tondino, che tanto quanto la grandezza dell’ occhio, le al-
tre
quattroſi danno alla Cimaſa, &
al Canale, itermini del Canale ſono dimoſtrati dal primo giro della Voluta, lo ſporto della Cimaſa ò Go-
3330 la è oltra il quadro del dado per la grandezza dell’ occhio.
Le Cinte de i piumazzi habbiano del Dado queſto ſporto, che poſto un piede della ſeſtanel tetrante del Capitello, &
allargato
l’altro alla eſtremità della Cimaſa raggirandoſi tocchi l’eſtreme parti delle cinte.
Queſta è la terza conditione, che proua, che noi hauemo ſatto bene il Capitello, & di ſopra noi l’ hauemo ben dimoſtrata, & queſto è un de
bei
pasſi di Vitr.
ilqual non ci laſſa deſiderio d’ alcuna coſa, & però ſeguitando dice.
Gliasſi delle Volute eſſer non deono piu grosſi della grandezza dell’ occhio, & le Volute ſiano tagliate in modo, che le
altezze
habbiano la duodecima parte della loro larghezza.
Queſte ſeranno le Simmetrie de i capitelli di quelle Co-
lonne
, che per la meno ſeranno di piedi quindeci, &
quelle altre, che ſeranno di piu teneranno allo iſteſſo modo la
conuenienza
delle lor miſure:
Il Dado ſera lungo, & largo quanto è groſſa la colonna da baſſo, aggiuntoui la nona
parte
, accioche quanto meno la Colonna piu alta hauerà di raſtremamento non meno di quelle il Capitello habbia
4440 lo ſporto della ſua Simmetria, &
nell’altezza l’ aggiunta della rata parte. Ma delle deſcrittioni delle Volute come
drittamente
à ſeſta ſi uoltino, come s’habbiano à diſſegnare, nel fine del libro la forma, &
la ragione ci ſarà dipinta
e
dimoſttata.
Aſſe chiama egli quella parte, che è dalla groſſezza dell’ occhio occupata, come ſe egli fuſſe un bastone, che paſſaſſe per lo mezzo del piumazzo, et
ſopra
eſſo ſi rauolge, ſi come aſſe è quella linea, che da polo à polo trappaſſando per lo cètro ſi stende.
Queſte ſono le miſure di que capitelli, che
uanno
ſopra colonne alte quindeci piedi.
Ma ſe ſuſſero piu alte ſeranno alli capitelli loro date le isteſſe miſure, ueròè, che il Dado ſera largo,
&
longo di piu della groſſezza della colonna per la nona parte, perche eſſendo la colonna maggiore, meno ſirastrema di ſopra, perche lo ae-
re
per la lontananza fa lo effetto.
Forniti i capitelli, & poi poſti ne i ſommi fuſti delle colonne non à dritto liuello, ma ſegondo egual modulo, accioche
quella
aggiunta che ne i piedeſtalli ſerà ſtata ſatta riſponda ne i membri di ſopra con la ragioneuole miſura de gli ar
5550chitraui.
Voleua (come hauemo ueduto di ſopra) Vit. che i Piedeſtalli uſciſſero oltra il Poggio, ma però che di tutti i membrelli del Piedeſtallo riſpondeſ-
ſero
i membrelli del poggio che piu adentro ſi ritiraua, ilche conſiderando egli auuertiti cirende, che poniamo i capitelli di modo, che riſpondi
no
le riſalite loro à quelle giunte da baſſo, accioche nell’architraue corriſpondino i membri con la loro ragioneuole miſura alle parti diſotto
come
per la ſigura dello impiè del Tempio Pſeudodipteros ſi dimoſtra.
Egli ſi deue in queſto modo pigliar la ragione de gli archi-
traui
che ſe le colõone ſerãno almeno da dodici ſin quindici piedi l’altezza dello Architraue ſia per la metà della groſ-
ſezzadella
colõna da piede.
Se paſſerà da quindici à uenti partita l’ altezza della colõna in parti tredici per una di eſſe
ſerà
l’altezza dello Architraue.
Se piu oltre da uenti à uenticinque uſcirà la colonna, diuidaſi l’altezza ſua in parti do
dici
, e mezza, &
diuna parte di quelle ſia ſatto l’Architraue nell’altezza ſua. Se ſerà da uenticinque à trenta di dodici
parti
della colõna una ſia per l’altezza dello Architraue, &
oltra di queſto ſecõdo la rata parte allo iſteſſo modo dalla
6660 altezza delle colonne deono eſſer ſpedite le altezze de gli Architraui, perche quanto piu aſcende l’acutezza della ui
ſta
non facilmente taglia, &
rompe la denſità dello aere, & però debilitata, & conſumata per lo ſpatio dell’altezza,
riporta
à noſtri ſenſi dubioſamente la grandezza delle miſure, per il che ſempre ne i membri delle Simmetrie aggin-
gner
ſi deue il ſupplemento della ragione, accioche quando l’opre ſeranno in luoghi alti, ouero haueranno i membri
grandi
, &
alti, tutte l’altre parti habbiano la ragione delle grandezze. La larghezza dello Architraue dal baſſo in
quella
parte, che egli ſi poſa ſopra il capitello ſerà tanto quanto la groſſezza di ſopra della colonna, che ſotto giace
al
capitello, ma la parte di ſopra dello Architraue ſia quanto ſerà la groſſezza del piede della colonna, la gola detta
Cimaſa
dello Architraue ſia per la ſettima parte della ſua altezza, &
tanto habbia di ſporto, l’ altra parte oltra la det
ta
Cimaſa diuider ſi deue in parti dodici, &
di tre di eſſe facciaſi la prima faſcia, la ſeconda di quattro, & la terza diſo
pra
di cinque, il ſregio ſopra l’ Architraue la quarta parte meno dello Architraue.
Ma ſe hauerai à ſcolpirgli ſigurette
7770 e ſegni, alhora farai il fregio ſia per la quarta parte piu alto dell’Architraue, accioche le ſcolture habbiano del grande.
La gola ò Cimaſa del ſregio ſia per la ſettima della altezza di eſſo, lo ſporto quanto è la ſua groſſezza. Sopra il
ſregio
deneſi ſare il Dentello tanto alto, quanto è la ſaſcia di mezzo dello Architraue, lo ſporto quanto l’altezza,
lo
ſpacio, che è tra Dentello, &
Dentello detto Metochi da Greci, in queſto modo ſi deue diuidere, che il Dentello
habbia
nella ſronte mezza parte dell’ altezza ſua, il cauo della interſecatione di quella ſronte di tre, due parti
habbia
della larghezza, la gola di queſto habbia la ſeſta parte dell’ altezza di quello, il gocciolatoio detto
117102LIBRO con la ſua gola, ò Cimaſa, oltra la gola dritta quanto è la faſcia di mezzo dello Archltraue, lo ſporto del gocciolatoio
con
il Dentello far ſi deue quanto è l’altezza del freggio alla gola di ſopra del gocciolatoio, &
in ſomma tutti gli
ſporti
hanno piu del leggiadro, &
del bello, che quanto i membri hanno di altezza tanto habbiano di ſpotto. II Tim
pano
, che è nel faſtigio, ò Fronteſpicio deue eſſer alto in modo, che miſurata ſia tutta la fronte del gocciolatoio dalla
eſtremita
della Cimaſa, &
diuiſa quella longhezza in partinoue, & di quelle una nel mezzo nella ſommità del Tim
pano
ſia poſta, pur che contra gli Architraui, &
i liſtelli delle Colonne riſponda à perpendicolo. Le corone che uan-
no
ſopra il Timpano, egualmente à quelle da baſſo oltra le Sime ò gole dritte collocar ſi deono, di ſopra le corone ò
gocciolatoi
uanno le Sime ò gole dritte Epitithide nominate, piu alte l’ottaua pate dell’altezza dei gocciolatoi.
Le
ſommita
Acroterie dette, quelle che ſopra gli anguli uanno deono eſſer tanto alte, quanto il Timpano nel mezzo,
ma
la ſommita di mezzo piu alte l’ottaua parte delle Angulari.
1110
Hauendo io dichiarito di ſopra tutto il preſente ordine, & laſciandoſi Vitr. molto bene intendere nel preſente luogo, io non penſo, che biſogno,
ſia
dimorarui piu ſopra, però ſeguitando ſi danno alcuni auuertimenti, &
regole della Eurithmia.
Tutti i membri che andar deono ſopra i capitelli delle Colonne, cioè Architraui, Freggi, Gocciolatoi, Timpani, Faſti-
gi
, Pilaſtrelli, tutti dico deono piegare in fuori per la duodecima parte ciaſcuno della ſua fronte, accioche ſtandò noi,
à
, dirimpetto alle fronti ſe due linee all’occhio ſi ſtenderanno, &
una tocchera la parte di ſotto, & l’altra la parte di
ſopra
d’alcuno di que membri, quella che tocchera la parte ſuperiore ſera piu longa, &
coſi quanto piu longo il ue-
dere
della linea procede, nella parte di ſopra, fara lo aſpetto piu lontano, &
che pieghi in dentro uerſo il muro, ma ſe
piegheranno
come è ſcritto di ſopra, all’hora ci pareranno alla uiſta dritte à Perpendicolo.
Bella ragione di proſpettiua è questa che Vitr. adduce nel preſente luogo, alla cui intelligenza biſogna prima porre la ſua intentione, come una
concluſione
, dapoi prouarla, con la ragione della Proſpettiua.
Dice adunque, che ogni membro, che ſopra i capitelli ſi pone deue nella ſua
2220 fronte eſſer partito in dodici parti, et ciaſcuno piegar uer ſo la fronte ſua una parte delle dodici, et la ragione è fondata nella Profpettiua, queſta
uuole
, che i raggi del uedere eſchino da gli occhi per dritta linea, et che tra quelli ci ſia una certa distanza, &
che la figura ſotto quelli ſia
un
conio, la cui punta ſia nell’occhio, &
la Baſa con tegna i contorni, ò uero i termini della coſa ueduta. Hora ſtando questo ne ſegue, che gli
anguli
hora ſeranno minori, hora maggiori, pero una isteſſa coſa auuicinandoſi all’occhio fara lo angulo maggiore, &
allontanandoſi lo fara
minore
, il ſimil ſegue dell’altezza de gli anguli, del ſito deſtro, &
ſiniſtro, & dell’egualita, la doue quelle coſe, che ſotto anguli maggiori ſi
uedeno
pareranno maggiori, &
minori quelle, che ſotto minori ſi uederanno, & ſotto gli alti, alte, ſotto basſi baſſe, ſotto deſtri deſtre, ſotto
ſinistri
ſiniſtre, ſotto eguali, eguale, &
ſotto piu anguli ſi uedeno meglio, & piu ſpecialmente, però Vitr. conſiderando, che ſe i membri fuſſe-
ro
, à, piombo dritti la parte di ſopra ſarebbe piu lontana dalla uiſta, che la di ſotto, ilche ſi uede tirando dall’occhio due linee à quelle parti,
perche
la linea che ua alla parte di ſopra di quella, che ua alla parte di ſotto, è piu longa, &
però l’opera ci parerebbe piu ſteſa, & riuolta al
di
ſopra per uederſi ſotto raggio piu lontano, però uuole egli, che piegamo in fuori la parte di ſopra, per la duodecima parte della ſua ſronte,
3330 perche la linea del uedere farasſi piu uicina.
L’angulo maggiore, & l’opera piu dritta ci parera, ilche ſi uede per la ſigura qui ſotto, doue
l’occhio
e.
a la linea che ua alla parte di ſopra a b. ſtando la parte dritta, la linea che ua alla parte di ſotto a c. la linea, che ua alla parte di ſopra
piegata
in ſuori per la duodecima parte dell’altezza della ſronte d’un Architraue e d.
l’Architraue e f. ecco che è maggiore ſpatio da a à b. che
da
a à d.
& pero biſogna che l’Architraue e ſnon uegni dritto come b c. ma pieghi in frronte come d c. per la duodecima parte della ſua ſron-
te
, che è d b h è.
d. b. perche d. c. parera dritto come parera b c. piegato in dentro, & diſteſo, pero è neceſſario auuertire à questo, e ſpecialmente
doue
ſono le fabriche alte, è i membri grandi leuando, ò, togliendo ſecondo chericerca il ſito, la distanza, &
l’occhio, ſeguita la ragione della
ſcannellatura
delle Colonnè.
53[Figure 53]e f b c d a
Le ſcanellature delle colonne eſſer deono uentiquattro, cauaſe in queſto modo,
che
poſta la ſquadra nel cauo della ſcãnellatura, &
raggirata tocche in modo,
con
le ſue braccia dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra gli anguli delle ſtrie, che la pun-
4440 ta ò angulo della ſquadra ſi moua facilmente ſenza impedimento toccando
con
la ſua girata.
le groſſezze delle ſtrie, ò pianuzzi deonſi fare quanto ſi tro-
uerà
l’aggiunta nel mezzo della colonna.
Nelle gole dritte ò Sime, che ſopra
i
gocciolatoi ſono ne i lati dei Tempi deonſi ſcolpire le teſte de Leoni coſi
poſte
, che contra ciaſcuna colonna quelle primamente ſiano diſſegnate, ma
le
altre con egual modo diſpoſte, ſi che ciaſcuna ſotto ciaſcuna tegola poſta
ſia
con riſpondenza, &
miſura, ma quelle teſte, che ſeranno contra le colon-
ne
, forate ſiano al canale, che dalle tegole riceue l’acqua piouana, ma le te-
ſte
di mezzo ſiano ſode, &
piene, accioche la forza dell’acqua, che per le tego
gole
nel canale diſcende, non uegna tra gli intercolunni, &
non bagni le per-
5550 ſone, che paſſano di ſotto, ma quelle, che ſono ſopra le colonne paiano, che
uouitando
mandino fuori gli eſiti dell’acque.
La ſcannellatura della colonna è fatta ad imitatione delle falde delle uesti ſe-
54[Figure 54] minili, in questa ſi deono intendere alcuni uocaboli, &
poi il modo di
formare
le dette parti.
Il primo uocabulo è quello, che Vit. chiama Strix.
ſecondo quello che è detto, Stria, il terzo, Ancones. E adunque Strix il
cauo
, &
il canale iſteſſo, ma Stria è lo ſpatio che è tra un cauo, & l’altro
detto
pianuzzo.
Ancones ſono le braccia della ſquadra, laquale é fat-
ta
di due righe, che da Vitr.
Ancones dette ſono. Siano icanali uenti-
quattro
, cauati in ſemicircolo, prouati con l’angulo della quadra, che toc
6660 che il ſondo del cauo, &
con le braccia, che tocchino gli anguli de i pia-
nuzzi
, la groſſezza de quali ſi ſarebbe à punto quando noi ſapesſimo
bene
come ua la gonſiatura della colonna ſecondo l’opinione di Vit.
Noi
qui
ponemo la Figura.
Io ho deſcritto, quanto io ho potuto diligentemente in que-
ſto
Libro le diſpoſitioni dei Tempi Ionici, nel ſeguente io
eſponero
, quali ſiano le proportioni de i Tempi Dorici,
&
Corinthij.
Conclude Vitr. & dice quanto ba trattato ſin bora, & dice bauer detto
con
diligenza le ragioni de i Tempi lonici, &
promette diuoler tratta-
7770 re nel ſeguente Libro delle miſure de i Tempi Dorici, e Corintij, pero
douemo
auuertire alle coſe dette, come à coſe pertinenti alla ragio-
ne
lonica.
IL FINE DEL TERZO LIBRO.
118103
LIBRO QVARTO
DELLA
ARCHITETTVRA
DI
M. VITRVVIO.
55[Figure 55]
PROEMIO.
HAVENDO io ò Imperatore auuertito, che molti laſciato hanno precetti, & uolumi
di
Commentari non ordinati, ma cominciati come particelle ſmembrate, degna, &
uti
lisſima
coſa ho penſato prima il ridurre tutto il corpo di queſta diſciplina à perfetto
ordine
, &
poieſplicare in ciaſcuno uolume le preſcritte, ecerte qualità delle maniere
partitamente
.
Nel primo uolume adunque ò Ceſare io ti ho dichiarito l’ufficio dello Ar
chitetto
, &
dimoſtrato di che arti biſogna, che egliperito ſia. Nel ſecondo io ho diſpu-
tato
della copia della materia, che ſi adopera nelle fabriche.
Nel terzo delle diſpoſitioni
de
i ſacri Tempi, &
della uarietà delle loro maniere, quali, & quante forme s’habbia-
no
, &
delle diſtributioni, che ſono in ciaſcuna maniera, & de i tre generi, che erano di
ſottilisſime
conditioni per le proportioni delle loro miſure, ho dimoſtrato l’uſanze Io-
1110 niche.
Hora in queſto uolume io tratterò de gli Inſtituti Dorici, & Corinthij, & di
tutti
, &
le differenze, & le propietà farò manifeſte.
PERCHE Vitr. non ſaccia nel Proemio del quarto, come nei Proemi de gli altri libri, diſcorrendo ſopra alcuna
bella
coſa, laragione (come io ſtimo) puo eſſer questa.
La materia di queſto libro è continuata con la materia del pre-
cedente
, però non biſognaua far altro Proemio, con digresſione, &
hiſtoria come ha ſatto ne gli altri; ma per che ha
ſatto
queſto poco?
Prima per diſtinguer un libro dall’altro, dapoi per continuar la materia dimoſtrando quello, che ſin
hora
egli ci ha inſegnato, &
quello, che egli ciè per inſegnare, & ſe alcuno diceſſe non doueua egli ſotto un libro com-
prender
tutta la materia delle ſabriche dedicate alla religione?
io direi che per ſuggir il tedio, che ci arreca la lunghez-
za
delle coſe, egli ha uoluto dar modo al terzo libro, &
riſeruarſi nel quarto à dichiararci il restante, & per quella breuità, che egli
2220 lauda nel Proemio del ſeguente libro, che ci ſa piu pronti alle coſe, che preſto ſi ſiniſcono, ben dico io, che in ogni Proemio ci è che auuer-
tire
, &
in queſto ſpecialmente la doue egli dice.
Nel terzo delle diſpoſitioni de i Sacri tempi. Quanto à gli aſpetti delle ſronti, & de i lati al primo capo.
Et della uarietà delle loro maniere. Quanto allo ſpatio delle colonne, del che ne ſono cinque ſpecie, come ſi uede al ſecondo capo, nel
qual
è compreſo ancho quello che qui dice Vitr.
Quali, & quante forme s’habbiano, & delle diſtributioni, che ſono in cia-
ſcuna
maniera.
Quanto alla applicatione delle cinque ſpecie, alle figure de gli aſpetti, & ancho doue egli dice.
Et dei tre generi, che erano di ſottilisſime qualità per le proportioni dei moduli, cioè Dorico, Ionico, & Corinthio.
Et in uero coſi ritrouo, & è neceſſario riuolgere nella mente le coſe dette ſopra le proportioni, & i componimenti di quelle, nel terzo libro,
&
eſſercitarſi nel ragionare ſopra di eſſe, ricordandoſi oltra di queſto della Eurithmia, che è il temperamento delle proportioni applicate al-
la
materia, come la equità alle coſe di giustitia.
Tratta adunque in queſto libro della Origine, & inuentione delle colonne, de i loro ornamen
3330 ti della ragion Dorica, e Corinthia, del compartimento, &
diſtributione del di dentro, & del di ſuori, de i tempi, & ci da alcuni precetti di
porre
i tempi ſecondo le regioni, e parti del Cielo:
parla delle porte, del ſabricar antico di Thoſcana, & delle ſorme ritonde de i Tempi, &
de
gli Altari, &
con queſto termina la ragion della ſabrica alla religione conſecrata.
CAP. I. DI TRE MANIERE DI COLONNE, ET DELLE
ORIGINI
ET INVENTION LORO.
Le colonne Corinthie hanno tutte le miſure come le Ioniche, eccetto i capitelli, ma le altezze dei ca
pitelli
fanno quelle per la rata parte piu alte, &
ſottili, perche l’altezza del Capitello Ionico e la
terza
parte della groſſezza della colonna, ma del Corinthio è tutta la groſſezza.
Adunque perche
4440 due parti della groſſezza della colonna ſono aggiunte à i capitelli Corinthij, però fanno l’altezza
di
quelle con la forma piu ſottile, tutti gli altri membri, che ſopra le colonne ſi poſano, ò dalle mi-
ſure
Doriche, ò dalle uſanze Ioniche ſono trasferite nelle colonne dei Corinthij, perche la manie-
ra
Corinthia non ha propia inſtitutione de gocciolatoi, &
di altri ornamenti, ma ouero dalle ragioni de Triglifi ne
igocciolatoi
i mutoli, &
ne gli epiſtili le goccie all’uſanza Dorica diſpoſte ſono, ò uero ſecondo le leggi Ionichei fre
gi
ornati di ſcolture coni dentelli, &
con le corone ſi compartiſcono, & coſi di due maniere trappoſtoui il capitel-
lo
è ſtata nelle opere la terza maniera prodotta, perche le nominanze de i tre generi, cioè Dorica, Ionica, &
Co-
rinthia
fatte ſono dalle formationi delle colonne, dellequali la prima, &
antica nata è la Dorica.
Nel preſente capo tratta Vitr. delle origini, & inuentioni delle maniere delle colonne, della colonna Corinthia, & del capitello. Le regole delle
Corinthie
ſono breuemente raccolte, la prima è che le colonne Corinthie no ſono dalle Ioniche diſſerenti di miſure, ſaluo che nel capitello, im-
5550 peroche (come ueduto hauemo nel precedente libro,) il capitello Ionico è alto per un terzo della groſſezza della colonna, &
(come qui dicè
Vitr
.
il capitello Corinthio è alto tanto, quanto tutta la groſſezza della colonna, dalche naſce, che la colonna Corinthia per l’aggiunta di due
parti
è piu ſuelta, &
pare piu ſottile, la ſeconda è che gli altri membri, che uanno ſopra le colonne, ò ſi pigliano dalle Simmetrie Doriche, ò dal
le
uſanze Ioniche perche il genere Corinthio non ha que membri proprij, &
ſeparati) come ha ciaſcuno de gli altri generi, ma ſi piglia da i
Triglifi
, cioè dalla ragion Dorica, non che ſiano Triglifi nel Corinthio, perche questo è ſtato mai ueduto nell’ antico, ma perche il compar
timento
Dorico, eregolato ſecondo i Trigliſi.
Similmente per goccie intende non quelle, che ſono ſotto i Trigliſi, ma quelle che ſotto la cor-
nice
à guiſa di goccie ſi metteno, che moderni ſuſaiuoli, ò pater nostri chiamano non ſapendo l’Origine di quelli adornamenti.
Nella maniera
Corinthia
adunque l’Architraue, il ſregio, la Cornice ſi può pigliare dalla miſura, e compartimento Dorico.
Egli ſi può anche dallè uſanze
loniche
prender tutto quello, che ſi mette ſoprai capitelli delle colonne, et in questo caſo non ci è differenza tra’l Ionico, &
il Corinthio, & ſi
puo
dire, che il genere Corinthio non habbia altro del ſuo, che’l Capitello, &
queſto ſi deue auuertire, & noi diſopra ne hauemo ſatto, e di-
6660 ſegnato la ſigura.
Perche in tutta l’Achaica, & il Peloponeſſo Doro ſigliuolo di Helleno, & della Ninfa Optice hebbeil principato, &
119104LIBRO queſti in Argo antica città ſeceà caſo di quella maniera il Tempio di Giunone. Dapoi delle ſteſſe maniere non eſ-
ſendo
anchor nata la ragione delle Simmetrie, fece i tempi nelle altre Citta della Achaia.
Ma poigli Athenieſi per le
riſpoſte
del Delfico Apollo di uniuerſal conſiglio di tutta la Grecia conduſſero tredici colonie in uno iſteſſo tempo
in
Aſia, &
crearono i capi, e condottieri in ciaſcuna colonia, & diedero la ſomma dello Imperio, & gouerno ad lone
figliuolo
di Xuto, &
di Creuſa, ilquale per le riſpoſte Apollo in Delfo ſuo figliuolo uolle chiamare, & coſtui conduſ-
ſe
in Aſia quelle colonic &
iui ſabricò grandisſime Citta. Epheſa, Mileto, Mionta, che gia fu dalle acque ſorbita, i
ſacriſicij
, &
ſuſſragio dellaquale gli Ionij attribuirono à Mileſij, & Priene, Samo, Teo, Colofona, Chio, Erithra,
Phocea
, Clazomene, Lebede, &
Melite. A queſta Melite per l’arroganza de cittadini ſu dalle gia dette Città per
commune
deliberatione moſſa la guerra, &
ne fu ancho roinata, in luogo dellaquale per beneſicio del Re Attalo da-
poi
, &
de Arſinoe la Città de Smirnei tra quelle della Ionia è ſtata riceuuta. Queſte Città hauendo ſcacciati i Cari,
&
i Lelegi nominarono Ionia quella regione di terra dalloro capo Ione, & iui ponendo i Tempi de gli Dei immor-
1110 tali, cominciarono à fabricare alcuni Tẽpietti, &
prima come uidero in Achaia ſecero il Tempio di Apollo detto Pan
nionio
, &
quello Dorico nominarono, perche da prima lo uidero fatto nella Città di Dorieſi. Ma uolendo porre in
quel
Tempio le colonne, non hauendo le Simmetrie di quelle, &
cercando con che ragioni far le poteſſero, accio-
che
, &
à ſoſtentar il peſo Idonee fuſſero, & approuata bellezza teneſſero nello aſpetto, miſurarono la pianta del pie-
de
uirile, &
di quella groſſezza, di che fecero la Baſa del fuſto inferiore ſei fiate tanto leuarono in altezza quella da
terra
col capitello.
Et coſi la colonna Dorica cominciò dare ne gli Ediſicij proportione, & ſermezza, & bellezza
del
corpo humano.
Appreſſo dapoi cercando di ſabricar un Tempio à Diana, da gli iſtesſi ueſtigi trasferirono no-
ua
ſorma di maniera alla ſueltezza muliebre, &
prima ſecero la groſſezza della colonna per la ottaua parte dell’altez
za
, &
accioche teneſſero l’aſpetto piu alto alla Baſa ſottopoſero la ſpira in luogho del calceo, & al capitello impoſero
le
uolute pendenti dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra, come creſpi cincinni della chioma, & ornarono le ſronti con ondule,
2220 che gole riuerſcie, &
feſtoni che encarpi ſi dicono, cioe ſrutti raccolti inſieme, & foglie collegate, in uece di capel-
li
diſpoſti, &
per tutto lo tronco della colonna al baſſo laſciarono andare le ſcannellature come ſalde delle ueſtimen
ta
all’uſanza delle matrone, &
coſi con due differenze imitarono la inuentione delle colonne, una ſchietta, & nuda
ſenza
ornamento, che era di ſpecie uirile, l’altra di muliebre ſottigliezza, &
ornamento, & miſura. Ma quelli, che
uennero
dapoi con eleganza, &
ſottigliezza di giudicio andarono piu inanzi, & dilettandoſi di moduli piu ſottili,
fecero
l’altezza della colonna Dorica, di ſette diametri della groſſezza, &
la Ionica diotto, è mezzo. Et quello, che
gli
Ioni da prima fecero Ionico è ſtato nominato.
Ma il terzo, che Corinthio ſi chiama, è preſo dalla imitatione del-
la
gentilezza uirginale, imperoche le Vergini per la tenerezza dell’età eſſendo di piu ſuelte membra formate riceue-
no
piu leggiadri, &
gratioſi effetti. Ma del capitello Corinthio in queſto modo ſi narra eſſer ſtata fatta la inuentio-
3330 ne.
Vna Vergine cittadina di Corintho gia da marito eſſendo inferma uenne à morte, la notrice di quella hauendo
raccolto
inſieme que uaſi, de iquali la Vergine uiuendo ſi dilettaua, &
poſtoli in un ceſto, dapoi che ſu ſepelita, quelli
al
monumento fece portare, &
porli da capo, & accioche piu longamente reſtaſſero u’impoſe una tegola, il ceſto
per
ſorte ſu poſto ſopra una radice d’Acanthò (cioe branca Vrſina) in quel mezzo la radice dal peſo oppreſſa mandò
fuori
da primauera i rittorti cauli, queſti creſcendo longo i lati del ceſto, &
da gli anguli della tegola, per la neceſ-
ſità
del peſo ſpinti in fuori conſtretti furono nelle ultime parti delle uolute piegarſi.
Allhora Calimacho, ilquale per
la
eleganza, &
ſottigliezza dell’arte, fu da gli Athenieſi Cachizotecnos chiamato.
Perche ſempre ſprezzaua quello, che egliſatto haueua, ne mai ſi contentaua, & ſempre poliua.
Paſſando appreſſo à quel monumento, auuertendo uide quel ceſto, & d’intorno la tenerezza naſcente delle ſoglie, &
dilettatoſi
della maniera, &
della nouità della forma fece à quella ſimiglianza appreſſo i Corinthij le colonne, & po-
4440 ſe le conuenienti miſure di quelle, &
dapoi nelle pefettioni dlle opere ſece la diſtributione della maniera Corinthia.
Ricercherebbe un curioſo, che io citasſi in questo luogo l’auttorità di Plinio, di Pauſania, & di Strabone, & d’altri authori, per eſponere le hi-
storie
, &
le diſcrittioni de i luoghi posti da Vitr. ma io credo à Vitr. per hora, & maggior negotio mi strigne, & di maggiore importan-
za
, che narrare l’Historie, diſcriuer i luoghi, &
dipigner l’herbe. Grande occaſione, & bella ci ha dato la natura, per ſare che l’arte per-
ſetta
ſuſſe, quando ella ci propoſe la forma del corpo humano, percioche con il numero, coni termini, &
contorni, con il ſito, & collocatio-
ne
delle parti in un ſoggetto nobilisſimo ci diede eſſempio merauiglioſo di ſingular bellezza, ſece chei corpi quantunque disſimiglianti ſuſſe-
ro
, nientedimeno belli, &
ben ſormati, & uaghi ci pareſſero, la onde molte bellezze nate ſono, percioche con il certo, & determinato nume-
ro
delle parti, la natura congiunſe la corriſpondente grandezza con i termini ſuoi, &
niente laſciò, che in luogo propio, & accommodato non
ſuſſe
perche ſi trouano de i corpigentili è ſuelti, che ci porgono diletto, trouanſi de gli altri, che ſono piu ſodi, &
maggiori, & però non ci
diſpiaceno
, &
ſinalmente tra questi, & quelli molti altri belli ſono, & gratioſi, come che in ogni coſa ſi trouail grande, il picciolo, il medio-
5550 cre, ciaſcuno con le ſue ragioni.
Ilche conſiderando l’huomo, & leggendo nel libro della natura per imitarla nelle ſue compoſitioni, uolle che tre
maniere
principali ſuſſero del ſabricare, conſiderando molto bene l’oſſicio, &
il ſine di ciaſcuna ſabrica, & però quella, che alla ſatica piu po-
teſſe
durare, &
piu ſermezza, & piu di ſodo haueſſe, Dorica uolle chiamare, perche prima ſu dai Dori di questo modo pigliata, ma quel-
la
, che piu leggiadra, ſuelta, &
ſottile ſuſſe, Corinthia. La mezzana quaſi tra ambe poſta, Ionica: da Ione, come dice Vitr. ma perche cia-
ſcuna
haueſſe d’onde parer diletteuole è bella, cominciò con gran diligenza à conſiderare, che numero, che termini, &
come ſi haueſſero le
parti
à diſporre.
Vedendoſi adunque come ben diſcorrè Leone, che il Diametro del corpo humano, da l’un’ all’ altro lato, è, per la ſesta parte,
&
dal Bilico alle Reni perla decima della lunghezza, ſu da cio preſa la occaſione delle miſure, perche rittrouando, che ſe delle colonne altre
ſuſſero
piu alte la ſesta parte, altre la decima del piede loro, per lo innato, entimento, col quale potemo giudicare, che tanta groſſezza, ò ue-
ro
tanta ſottigliezza non ha del buono, cominciò à ſare l’uſſicio ſuo, &
diſcorrere, che coſa ſuſſe di mezzo tra questi eccesſi, the poteſſe pia-
cere
, &
di ſubito ſi diede alla inuentione delle proportioni, & coſi poſti inſieme, & accozzati quegli eccesſi, cioe ſei, & dieci in due parti la
6660 ſomma diuiſero, dalche trouarono che’l numero di otto era quello, che dal ſei, &
dal dieci con eguali ſpacij s’allõtanaua, piacque la inuentio-
ne
, &
ne riuſci la proua, & pero alla longhezza della colonna diedero otto Diametri del piede, & quella (come ho detto) da gli autori Ioni-
ca
nominarono.
Dapoi giugnendo il minor termine, che eraſei, con queſto otto rittrouato nouamente, ſecero una ſomma di quattordici, che
partita
egualmente rendeua ſette, ſecondo ilqual numero da Dori ſu ſatta la colonna Dorica di ſette teſte, ma aggiugnendo il termine maggio
re
, che era dieci, con quel di mezzo, che era otto, raccolſero diciotto, che partito in due ſaceua noue, perilche alla ſorma piu ſuelta, &
piu
ſottile
diedero noue Diametri, &
Corinthia la chiamarono, perche da Corintho (che Caranto hora ſi chiama) uenne la inuentione per auuer-
timento
di Callimaco Architetto.
Dal numero adunque cominciarono à dar la bellezza, poi uennero al contorno ſacendo le diminutioni, le
gonſiezza
, ò uentri, gli adornamenti come ſi conueniua, diſponendo le parti di ciaſcuna al luogo ſuo, ben è uero, che il ſito, &
la diſpoſitione
delle
parti piu preſto ſi la ſcia conoſcere, è, ſentire, quando sta male, che s’intenda come ſar ſi deggia, percioche quella è grande parte del
giudicio
dell’huomo inſito da natura, bene è uero, che ci ſono alcune auuertenze, come è ſare che le coſe uadino, à piombo, che i membriri-
7770 poſino ſul uiuo, il tutto naſca da terra, pariſieno le colonne ad imitatione dei piedi de gli animali, che ſempre ſon pari, diſpari l’apriture, piu
groſſe
le parti da baſſo, non troppo lauorate le Doriche, ornate le loniche, ornatisſime le Corinthie, perilche non ſi può ſe non biaſimare, chi
neile
opere Doriche ha posto tanta Sottilita, &
uarieta di lauori, che piu non potrebbe hauer ſatto nelle Corinthie, grande ſpeſa, inutile, non
goduta
, &
ſenza Decoro ſu ſatta, ſe bene alcun diceſſe eſſer opera compoſta. A me la ragione da ardire & la iſperienza, & cognitione di
alcune
coſe de gli antichi, lequali quando erano poste lontane dall’occhio erano ſolamente ſgroſſate, &
piu che s’ auuicinauano piu eran ſinite,
a@ziſi
legge, che per lo pericolo, che eranel drizzar le colonne, ſi ſoleua prima drizzarle, et poilauorarle, accioche lauorate, ſe@per caſo
120105QVARTO drizzarle ſi ſpezzaſſero non ſuſſe, & la ſpeſa, & la ſatica gettata. In ſomma riſpondino (come ho detto altre uolte) le coſe deſtre alle ſinistre,
le
dinanz@, alle di dietro, l’alte alle baſſe, le eguali all’ineguali, in modo, che ogni coſa poſta ſia al luogo ſuo.
Io ho detto con che ragione è ſtata
ritrouata
la miſura delle colonne.
Voglio hora ſare auuertiti alcuni, iquali ſi merauigliano, che Vit. steſſo, non pur altri, che hanno ſabrica
to
tra gli antichi Architetti, s’habbia alcuna uolta ſcoſtato dalle dette miſure.
Detto ho di ſopra con l’autorità di Vit. che largione delle coſe,
e
in ſe uera, &
durabile, onde con la proportione ſe ne uiue, e sta ſenza oppoſitione, ma non ſempre diletta quel ſentimẽto dell’animo noſtro,
ilquale
ſorſe piu adentro per aſcoſa ſorza di natura penetrando non conſente, à gliocchi, che la pura, e ſemplice proportione alcuna ſiata
diletti
, ma dalla materia delle coſe, dalla grandezza, dalla diſtanza (come ho detto) richiede alcuna maniera, &
ſorma, che acconci quello gra-
tioſamente
, che troppo ſemplicemente ci porge la miſura, &
proportione, come nelle statue antiche ſi uede altre di noue, altre di dieci, altre
tra
noue, &
dieci teſte ſormate, & nella Muſica ci ſono ſimilmente alcuni ſuoni, che dolcemente uengono alle orecchie, che però non ſi chiama
no
conſonanze, però dico che ogn’uno ceſſar deue di merauigliarſi, quando ritroua in molte opere la miſura alquanto uariata, et diuerſa.
E aſ
1110 ſai trailmaggiore, &
minore ecceſſo contenerſi uariando imezzi con giudicio, & ſottigliezza d’auuertimento, & però da gli ſpatij, & ua
ni
, Vit.
ha regolato nel terzo libro l’altezza delle colonne, ne mai è uſcito de i termini. Plinio nel trenteſimo ſeſto libro al trenteſimo terzo
capo
parla delle colonne, &
delle miſure loro, & del Tempio di Diana Eſeſia, & delle ſue proportioni. Oltra le tre predette maniere di colon
ne
ci ſono le Attiche quadrangulari, &
di pari ſpacio de lati. Quello che dice Vitr. di Callimacho Architetto, che per la eleganza dell’arte
era
detto Cachizotecnos, altri leggono Tixitecnon, perche ſottilmente poliua l’arte ſua, &
ſorſe quadra meglio à Vit. La Simmetria,
ouero
compartimento di quel Capitello, in queſto modo far ſi deue, che quãto ſerà la groſſezza della colonna da pie
di
tanto ſia l’altezza del capitello con il dado.
Ma la larghezza del dado coſi habbia la ragion ſua, che quan to ſerà l’al
tezza
, due tanti ſia la diagonale, percioche gli ſpatij haueranno per ogni uerſo le ſrõti giuſte.
Le fronti della larghez
za
ſiano in dentro piegate da gli eſtremi anguli del dado per la nona parte della larghezza della fronte ſua.
Habbia al
baſſo
del Capitello tãta groſſezza, quanto è la colõna di ſopra, oltra l’Apotheſi, &
lo Aſtragalo, Che dalla ſorma da moder
2220 ni come lor parte tõdino, è collarino uien detto.
La groſſezza del dado per la ſettima dell’altezza del capitello. Toltane la groſ-
ſezza
del dado diuidaſi il reſto in tre parti, dellequali una ſi dia al ſoglio da baſſo, il ſecõdo ſoglio habbia l’altezza di
mezzo
, i cauletti la iſteſſa altezza tẽghino, dai quali naſcono fuori le foglie, che riceueno il dado.
Dalle foglie de i cau
letti
nate eſchino ſin ſu gli eſtremi anguli.
Le uolute, ma le rittorte minori, che Helices dette ſono, & che ſottopoſte
ſono
à i ſiori poſti nel mezzo del dado nelle fronti ſiano ſcolpite, &
intagliate, i ſiori da quattro parti ſormati ſiano
tanto
grandi quãto è la groſſezza del dado, coſi in queſte riſpõdenze di miſure ſormati ſeranno i capitelli corinthij.
Io ho eſpoſto di ſopra queſta compoſitione aſſai chiaramente, & dimoſtratela in diſſegno, uero è che ſi ha auuertito appreſſo gli antichi che ſitro
ua
il dado eſſer oltra la teſta del capitello, ilche ſorſe gli daua maggior ſueltezza.
Sono ancho le manieie de i capitelli, che alle medeſime colonne s’impongono con diuerſi uocaboli nominate, dei qua
li
ne le propieta delle miſure, ne la maniera delle colonne potemo nominare, ma conoſcemo, cheiuocaboli di
3330 quelli ſtati ſono trasferiti, &
mutati da i capitelli Corinthij, ò Puluinati, & Dorici, le Simmetrie de i quali ſtate ſo-
no
in ſottigliezza di noue ſculture trapportate.
La maggior parte de i belli ediſici antichi ſono di maniera compoſta, & queſta maniera è uaria, ſecondo la diuerſità delle proportioni, che ſi com
pongono
inſieme, però non ha nome propio, benche à di nostri ſe le dia il nome d’ltaliana.
Veggonſi tanti capitelli, con tanta diuerſità di
lauori
, che non ci è numero, altri con ſoglie d’Oliua, &
ſono bellisſimi, altri hanno legature d’ammali, altre di altre coſe ſecondo la ſantaſia
de
cõpoſitori, che però deono eſſer garbati, &
eſſere ad imitation di qualche opera dinatura. Et di questa maniera ſi dirà nel ſine del libro.
CAP. II. DE GLIORNAMENTI.
DELLE
COLONNE.
4440
Perche di ſopra le Origini, & le inuentioni delle colonne ſecondo le maniere loro ſono deſcrit-
te
, egli non mi par lontano dal propoſito noſtro con leiſteſſe ragioni trattare de gli ornamenti di
quelle
, come ſono nati, &
con quai principij, & da che origini ritrouati. In tutti gli ediſicij ſi po-
ne
di ſopra la trauatura, &
l’opera di legname con diuerſi uocaboli nominata, & ſi come nelle no-
minanze
, coſi nell’ effetto ritoene diuerſe, &
uarie utilità, imperoche ſopra le colonne pilaſtri, &
ante
ſi pongono le traui, ne i taſſelli e trauature i piccioli traui, e gli asſi, &
ſotto à i tetti ſe gli ſpa-
maggiori iono ui ua il colmello nel ſommo del colmo, onde poi dette ſono le colonne, &
ancho ſi pongono i tra-
uicelli
attrauerſati, &
le chiaui, ma ſe gli ſpacij non ſeranno tanto grandi, ma commodi il colmello, & i Cantieri uen
ghino
in fuori ſin’all’ eſtremo del grondale, &
ſoprai Cantieri ſtiano i Tempiali, ò Pianelle, dapoi di ſopra ſotto le
tegole
gli Aſſeri, che ſportino in modo, che da gli ſporti loro coperti ſiano i pareti.
5550
Mirabile dottrina, & pratica di Architettura ci inſegna Vit. nel preſente capo, percioche eglici rende conto di tutti gli adornamenti, & mem-
bri
, che ſopra le colonne ſi mettono, dimoſtrandoci chiar amente l’origine, &
la inuentione di quelli, dalche laragione di molti uocaboli nel pre
ſente
luogo ci appare.
Certo è (come ſpeſſo ho detto) che dalla necesſità alla magniſicenza del ſabricare ſono gli arteſici peruenuti. Lanatura
c’impoſe
lanecesſità, ma l’animo grande acceſo dalla concorrenza cercò di auanzar ſe ſteſſo, ſiche i primi ſabricarono, come lor ſatto ueniua,
&
quanto il biſogno richiedeua, ſucceſſero le conteſe d’auanzarſi l’un l’altro, ma però ſi ſondauano le inuentioni, & gli accreſcimenti ſopra
la
imitatione di quelle coſe, che per loro natura doueuano eſſer tali però niuna coſa ſecero ne gli adornamẽti, di che non ne poteſſero pienamen
te
rendere laragione dalla imitatione delle coſe ſatte per necesſità, ilche perche non ſia accaduto Vit.
ce lo dimoſtra in queſto modo. Eleuato lo
ediſicio
nella già dimoſtrata ſorma, dal ſondamento ſin alla cima de i Pareti, colonne, e muri, biſognaua coprirlo, accicche perſettamente ſi ue
deſſe
il ſine dell’opera, nel coperto era neceſſario prouedere, che i pareti unitiſteſſero, &
legati inſieme. & il coperto acconciamente ſi ripo
ſaſſe
.
La onde per hauer quanto s’è detto, e da ſapere, che biſogna ſar tutto queſto lauoro di legname, che materiatio è detto da Vit. & conoſce
6660 re diſtintamente inomi, gli eſſetti, &
il ſito di tutte le parti, ſaperemo adunque come alcuna uolta gli ſpatij da coprire ſono grandi, alcuna uol
ta
minori, ſecondo la grandezza de gli ediſici, e diſtanza de i pareti.
Però nelle legature de i tetti ui ua piu, & meno artiſicio, ſecondo il
biſogno
, ſopra le colonne, ſoprai pilaſtri, &
ſopra le ante ui uanno gli Architraui come s’è detto, cioè le traui maeſtre. Ma nell’opera di le-
gname
che Vitr.
chiama contignatione, ui uanno alcuni trauicelli, che Vit. chiama tigna, & le aſſe, che ſono tauole ſeccate, & in queſto conuen
gono
tutte le opere di legname.
Ma ſe’l tetto ſi ſpanderà molto, & ſerà troppo largo nella ſommità del colmo ui ua per longo uno traue
maeſtro
, che ſi chiama in Latino Columen, colmello noi dicemo, dalquale naſcono come ſigliuoli tutti i legamenti del tetto, ſi come del-
la
ſpina maestra nel peſce naſcono tutte le altre.
Et ſor ſe di qua è uſurpato quello, che ſi ſuol dire il tale e dital columello, ci ſon’ i trauerſi
ci
ſono ancho le chiaui dette capreoli dalla ſimiglianza de pampini che legano la uite, perche coſi quelli abbracciano i Cantieri, ma i trauicelli at
trauerſati
ſi dicono latinamente transtra, &
uolgarmente Cadena, & ſono quelli ſopra i quali ſi ripoſſano le chiaui. Ma ſe il tetto ſerà commo
do
, &
non porter à pericolo di slegarſi ouero ſchiauarſi, ſi potrà bastare il colmello ſolamente con i canteri ſuoi, che ſono alcuni legni lun-
7770 ghi del tetto iquali uengono dal colmo, &
diſcendeno dai lati inſino ſotto le grõdi, ſopra queſti canteri, iquali ſanno parere iltetto come una
galea
riuerſcia, &
uſaſi tra noi di dire la galea eſſer in cantiero, quando è ſatto il ſuo corbame, ui uannoi Tempiali, che ſono trauetti, iqua
liuanno
à trauerſo i cantieri incontra le ſronti del tetto.
Soprai tempiali, ui uanno gli Aſſeri, che ſono legni larghi quattro once, che uanno
ſopra
i tempiali, come i Cantieri di ſotto, ſopra queſti aſſeri ui ſi pongono le tegole, i capi dellequali ſi ſcontrano ripoſando ſopra il mezzo de
gli
Aſſeri, &
queſto è quanto la necesſità ci ha dimoſtrato, ſi perche il tetto steſſe in piouere, accioche s’egli ſuſſe piano, non poteſſe ſopportar
le
neui, &
gli altri impeti delle tempeſte, ſi perche ſcacciaſſe de i pareti le acque, & ſuſſe benisſimo legato, & queſto è quanto Vit. ha detto
fin
hora, ilquale hauendo diſpoſto, &
la trauatura, & il tetto ſecondo il biſogno dice.
Et coſi ogni coſa ſi uedrà conſeruare, & il luogo, & la maniera, & la maniera, & l’ordine propio.
Hora tenendoſi à mente gli eſſetti di ciaſcuna delle ſopradette coſe potremo benisſimo ſapere la origine de gli ornamenti, che nelle opere di pie-
tra
ſono ſtati introdutti da i grandi Architetti, &
con che ragione s’habbiano à fare, & per piu ſacile facile intelligenzale figure ſon queste.
121106LIBRO56[Figure 56]A. Canteri. B. Columen, & questaè la deſcrittione, che ba gliſpacij commodi,
che
ſi contenta ſolamente del Colmo, & de i Canterij.
Questa deſcrittione è quando gli ſpacij ſono ampli C ſono i Capreoli. 1. gli Aſſeri
òiTempiali
, & tutta questa legatura ſi chiama testum.
Latraue ſoprale colonne, qui ſi uedono le teste delle traui ſopral’ frchitraue, &
ſopra
questa parte ua la contignatione, ò tauolato.
122107QVARTO
Dalle dette coſe, & dall’opera di legname gli artifici, con le loro ſculture, & nelle opre di pietra, & di Marmo de i ſacri
Tempi
, imitato hanno le diſpoſitionni, &
hanno giudicato, ch’egli ſia da ſeguitare quella loro inuentione, percioche
gliantichi
ſabbri edificando in un certo luogo, hauendo coſi poſte le traui dalle parti di dentro de i pareti all’eſtre-
me
, che uſciuano, &
ſportauano in fuori dal parete, compoſero ancho quello, che fra traue è traue poner ſi doueua,
&
ornarono con opre di legname gratioſamente quello, che ſopra le cornici, & le ſommità ſi poneua, & poi taglia-
rono
à piombo drittamente gli ſporti de i trauicelli per quanto uſciuano in fuori, ilche parendogli fenza garbo fiſſe
ro
ſopra le teſte tagliate de i trauicelli nella fronte alcune tauolette formate nel modo, che hora ſono i Triglifi, &

quelle
dipinſero con cera biaua, accioche le tagliature de i trauicelli non offendeſſero la uiſta, &
coſi nelle opere Do-
richele
diuiſioni de i trauicelli, coperti con la diſpoſitione dei Trigliſi cominciarono hauer lo ſpatio poſto tra i tra-
uicelli
, &
illetto delle trauature.
Hadetto Vitr. che ſopra le colonne, & i pilaſtri ua la trauatura, & ſopra la trauatura il tetto, ò colmo, ba eſposto le parti, & le ragioni del
1110 colmo, hora cieſpone come da quelle parti, &
dalle opere di legno ſtati ſono trasferiti gli ornamenti nelle opere di pietra, & ci diḿostra
come
nelle opere Doriche i Triglifi, &
i Modiom ſiano ſtatipreſi, & nelle lonichei Dentelli, & dice che i Trighſi, che ſono membrelli Scan
nellati
ſopra l’ Architraue nelle opere Doriche ſono fatti ad imitatione delle teſte delle traui, imperoche gli antichi Fabri edificando ti-
rauano
le traui da un muro all’altro, &
ui laſciauano alquanto di ſpatio tra quelli, & faceuano ſportar le teſte delle traui ſuori del muro, &
ſopra
quelli ornauano le Cornici, &
i Frontiſpicij, ma poi tagliauauo quelle teste à pari del parete, ilche offendeua l’occhio, pero affig-
geuano
à quelle teſte alcune tauolette, &
le dipigneuano, & incerauano al modo, che hoggi ſono i Triglifi con quelli canali, che pareno eſſer
fatti
per riceuere le goccie dalla cornice, da queſto gli Architettinelle opere di Pietra hanno fatto i Trigliſi, &
le Metope cioc glt ſpacijtra
uno
Trigliſo, &
l’altro, che rappreſentano le diuiſioni diun Trigliſo dall’altro, come d’un traue dall’altro. Similmente i Mutili, o Modio-
ni
ſono ſtati preſi nelle opere Doriche di pietra dalle opere dalle legname queſti rappreſentano gli ſporti de i canticri ſotto le cornici, come i Tri-
2220 glifirappreſentano gli ſporti delle traui ſopra l’Architraue, queſti Modioni ſono piegati, accioche aiutino à cader l’acque.
Sono piu larght,
&
di men groſſezza dei Trigliſi, il luogo loro è ſotto le Cornici, & la figura qui ſotto lo dimoſtra, & Vitr. lo dice à queſto modo.
Dapoi altri ſono ſtati, che in altre opere à piombo dritto dei triglifi faceuano ſportarin fuori i cantieri, è piegare
i
loro ſporti, &
allhora come dalla diſpoſitione delle traui uennero i triglifi, coſi da gli ſporti de i cantieri ſotto i goc-
ciolatoi
è ſtata la ragione de i Mutuli ritrouata.
Et coſi nelle opere di pietra, & di marmo ſi formano ſcolpiti i mo-
dioni
inchinati, ilche non è altro, che la imitatione de i cantieri, percioche di neceſſita per lo cadimento dell’acque ſi
fanno
piegarin fuori, &
però la ragione ſi de i trigliſi, come de i modioni nelle opere doriche è ſtata da quella imita-
tione
ritrouata percioche non come alcuni errãdo hanno detto che i Triglifi ſono le imagini delle fineſtre, coſi puo
eſſer
, percioche i Triglifi ſi põgono ne glianguli, &
contra i quadri delle colonne, ne i quai luoghi niuna ragion uuo
le
, che ſi facciano le fineſtre, percioche le giunture delle cantonate fi slegano ne gli edificn, ſe in quelle ſi lalcieranno
3330 i lumi delle fineſtre.
Le cantonate de gli Edificij deono eſſer fortisſime, perche ſono come l’oſſa delle fabriche, la doue non poco errore e di colui, & non piccioldanno
dell’ediſicio
, ſe il cantone ſi apre con qualchc ſoro, non è adunque buona l’opinione di quelli, che uogliono i Triglifi, &
le Metope rappreſen-
tare
le Finestre, perche oltra che laragione non conſente, ſeguiterebbe, che nelle opere Ioniche i Dentelli poteſſero ſimilmente rappreſen-
tare
i fori delle Fineſtre, ilche non puo eſſer come dice Vitruuio.
& ce inſegna ad un tratto l’origine de i Dentelli nelle opere Ioniche
&
dice.
Et di piu ancho ſe doue hora ſi fanno i Triglifi, iui ſerà giudicato che ſiano ſtati gli ſpacij de i lumi, per la iſteſſa ragio-
ne
ci può parere, che nelle opere Ioniche i Dentelli habbiano occupato il luogo dellc Fineſtre, percioche amendue
gli
ſpatij, che ſono, &
tra i Dentelli, & tra i Trigliſi, Metope detti ſono, perchei Greci chiamano Ope i letti delle
traui
, &
de gli Aſſeri, come i noſtri i chiamano caui Colombari, & coſi lo ſpatio delle traui poſto tra due Ope, ap-
preſſo
i Greci Metopa è nominato, in modo, che ſi come per auanti nelle opere Doriche è ſtata rittrouata la ragio-
4440 ne de i Triglifi, &
de i Modioni, coſi nelle Ioniche la ordinatione de i Dentelli nelle opere tiene la forza ſua. Et ſi
come
i Modioni rappreſentano la imagine de gli ſporti de i cantieri, coſi nelle Ionichei Dentelli da gli ſporti de gli
Aſſeri
hanno preſa la imitatione, &
però nelle opere de Greci non è chi ſotto il Modione metta i Dentelli, perche
non
poſſono ſtare gli Aſleri ſotto i cantieri.
Quello adunque, che ſopra i cantieri, & i tempiali ueramente deue
eſſer
poſto, ſe nella rappreſentatione ſerà poſto di ſotto ci dara forme, &
ragione dell’opera piena di menda.
Adunque nelle opere Ioniche i Dentelli rendono la ſimiglianza de gli ſporti de gli Aſſeri, & perche gli Aſſeri ſono ſopra i Cantieri, pero i Den-
telli
ſono ſoprai Modioni, queſto è ſtato oſſeruato da i Greci.
Similmente egli è un’altro auuertimento ſondato ſopra laregola, che dalle ue-
re
uſanze di natura ſi deono prender gli adornamenti dell’arte, e questo auuertimento è poſto da Vitr.
qui ſotto.
Etancho gli antichi non laudarono mai, ne commendarono, che ne gli Frontiſpici ſi haueſſe à fare i Modioni, ò uero i
dentelli
, ma ſolamente le corone ſchiette, perche ne i cantieri, ne gli Aſſeri uanno contra le fronti de i Faſtigi, ne
5550 poſſono ſportare, ma piegano uerſo i grondali, &
però quello, chein uerità non ſi può fare, giudicarono gliantichi
non
poter hauere determinata ragione, ſe egli fuſſe nelle imagini rappreſentato, percioche nelle perfettioni delle
opere
trapportarono ogni coſa con certa propietà, dalle uere uſanze di natura, &
niente approuarono, che la eſpli
catione
del ſatto nelle diſputationi non poteſſe hauere la ſua ragione tolta dal uero, &
però da quelle origini ci la-
ſciarono
ordinate le conuenienze delle miſure, &
le proportioni di tutte le maniere, i principii dellequali hauendo
ſegnitato
di ſopra ho detto de i precetti delle opere Ioniche, &
Corinthie. Hora eſponero la ragione Dorica, &
tutta
la forma ſua.
Ogni coſa di ſopra detta à me facile, & iſpedita ſi moſtra, ma poco da molti Architetti ſi è conſiderato quello, che Vitr. dice, cioe che noi non do-
uemo
far coſa, che non habbia del ueriſimile, ne rappreſentare imagine alcuna che dal uero non habbia principio, &
che cadendo in diſputatio-
ne
ſi habbia donde ricorrere, per ſoſtentarla.
Vitr. adunque biaſimaper opinione de gli antichi i dentelli, ò modioni ſatti ne gli fronteſpicij,
6660 perche rappreſentando quelli i cantieri, ò gli aſſeri, &
non uenendo i cantieri, ò gli aſſeri uerſo le fronti,non è poßibile con ragione ſar iui i den
telli
, ò i modioni, doue à niuna coſa ſi riſpcnde.
Ma l’uſanza ha uinto la ragione, perche ſenza riguardo nelle opcre antiche tutto di ſi uedeno
è
dentelli, &
modioni nelle teſte de fronteſpicij, & pare che tale ornamento ſtia bene, tutto che non ci ſia ragione: la forma de i dentelli Vit.
ce la inſegnata di ſopra, & noi con le figure l’hauemo dimoζtrato, mala forma delle opere Doriche doue oltra i triglifi ui uanno di ſopra i mo-
dioni
è qui ſotto diſſegnata.
123108LIBRO 57[Figure 57]
che di ſopra ſi ba fatto mentione di tetti, pareti, èſineſtre, io dirò alcune coſe pertinenti à queſta materia, ſe ben altroue poſſa eſſer il luogo
ſuo
.
Cerca il parete ci ſono alcune regole, & prima egli ſi deue auuertire, che ſopra longo, & continuato ordine di apriture ſenza contrafor-
te
non è ſicuro porre longo, &
continuato parete. Dapoi eſſer deue il muro tant’alto, quanto l’altezza delle colonne col capitello, è tanto groſ-
ſo
, quanto la colonna da baſſo, è ſpecialmente doue ſono i pilaſtri, peroche queſti ſenza dubio eſſer deono della groſſezza delle colonne.
Il muro
della
città è lodato di pietra quadrata, et grande, ouero di pietra grande, &
incerta, & posta in modo, che dia à chi la mira un certo horrore, è
ſpauento
, aggiugnendoui(come s’é detto nel pruno libro)un’alta foſſa, et larga, l’ornamento del muro ſia il cordone prominente, &
la ſua croſta
di
pietra aſpra, &
ſeuera, che ruſtica direi, commeſſa in modo, che non moſtri grande apriture, uſauano gli antichi una regola di piombo, che ſi
piegaua
, &
torceua per tentare il letto, doue ſi haueuano à porre i ſaßigrandi non lauorati, accioche meglio ſi accommodaſſero, & i muratori
1160 non haueſſero tanta fatica in prouar ogni ſaſſo.
Il muro, et parete ſi puo uariamente adornare, perche i rari doni di natura, la peritia dell’ar-
te
, la diligenza dello artifice può far coſe merauiglioſe, la onde la rarità della pietra, &
la bellezza, & la bella intonicatura, la giuſtez-
za
, &
egualità, la corriſpondenza, & miſura, porgono queſta uarietà , d’onde ne naſce quella bellezza , che diletta. Egli ſi uede ſpeſſo,
che
uile materia artificioſamente poſta, piu di gratia tiene , che la nobile conſuſamente congiunta.
Ci da merauiglia il modo di leuar
grandißime
pietre ſopraalte mura , i coperti d’un pezzo, gli ediſici cauati d’una rocca di pietra , come ſono in molti antichi tempi,
&
amphitheatricome à R auenna, in Cipro , & anche nelle parti rittrouate del mondo. Hanno i muri le loro intonicature, come ſi dirà
al
ſuo luogo, &
le coperte loro delle quali altre ſono aggiunte , altre congiunte, le aggiunte ſi fanno di marmo , le congiunte di Geſſo ,
il
marmo è ouero intagliato, ouero liſcio, &
luſtro , lo intagliato ouero è di mezzo rilicuo, ò di tutto ſpicato, il liſcio, & lustro, è oue-
ro
quadrato , ò ritondo , ſe è quadrato ouero è grande , cioè in tauole, ouero è picciolo, &
coſi il picciolo posto in opera è detto Mo-
ſaico
.
Ma di queſte coſe diremo nel ſettimo libro. Cerca i tetti io dico, che il tetto è che il tetto è quello, à cui ſi riferiſce il fine di tutta l’opera,et tutto quello
2270 che ci ſoprast i al capo.
De i tetti altri ſono allo ſcoperto, & queſti ſi fanno pendenti, & deono ſeguitar le linee de gli edificij. Altri ſono al-
lo
ſcoperto, &
queſti ſono di ſoperficie di fuori piani, ma di ſotto ſattià uolti, archi, ò crocciere, di queſti ſi dirà nel ſettimo. Deono itet-
ti
diſendere il muro dalle acque, però ſtiano in piouere, &
molto piu pendenti, doue uengono grandineue, come ſiuede nella Francia,&
nella
Germania, &
ne i paeſi de monti. Siano continuati abbracciando tutto l’edificio & ſe piu ſono , uno non deue piouere nell’,altro,
ne
ſiano ſconci nella ſuperficie , ne raccoglino l’acque in larghi canali.
Ne i coperti s’ha ueduto grande ornamento ne gliantichi, do-
ue
non piu la magnificenza della ſpeſa, che l’ongegno dello Architetto cagione ba dato di merauiglia, percioche banno uſato traui
124109QVARTO. metallo, ètauole bianchisſime, piombi, inuetriature di tegole, & altre coſe ſimili. Vedonſi i coperti dila Magna, & di Francia,che ſono pie
tre
nere, tagliate in laſtre conſicate con chiodi di legno, &
fanno bello effetto quanto alla uiſta, perche ſono con bellisſimo ordine collocate, c
ſtando
i tetti in pendente, I’acqua, che uiene dal Cielo dandogli ſopra non fa ſtrepito alcuno.
Deueſi prouedere, che le laſtre di piombo ferma-
mente
congiunte ſiano, accioche il uento non le porti, &
poſte in modo, che gli uccelli non ſi fermino ſopra. Et ſotto il piombo ſia l’opera co
perta
leggiermente dicenere di ſelce meſcolata con loto di bianca creta.
I chiodi di ferro non ſono à propoſito, perche ſi ſcaldano piu che le
pietre
, &
con la loro ruggine uanno da torno rodendo, pero ſi fanno le morſe, & i chiodi di piombo, accioche con quelli ſi fermino le lame del
le
tegole con ardente ferro.
Ne gliornamenti de i tetti, le cime, le labra delle gronde, le cantonate delle fabriche ſono da eſſer conſiderate, la
doue
di ſopra ui uanno palle, fiori, ſtatue, carri, &
coſe ſimili in modo però, che ogni coſa ſia poſta con gratia, decoro, & con ragione. Io la-
ſcio
al ſuo luogo di dire molte altre coſe pertinenti alla compoſitione, &
natura de i tetti. Vegno alle apriture , che ſono tutte le entrate &
uſcite
, che ſono in qualunque parte dello ediſicio.
Di queſte altre ſono per li lumi, & per lo aere, & uenti come ſono le ſinestre, altre ſono per
1110 gli buomini, &
per le coſe come porte, ſcale, chiauiche, pozzi, fumi, camini, colonnati, è, nicchi, & altre coſe ſimiglianti. Alle fineſtreil
numbero
, il ſito, la Figura, &
le regole ſi danno, imperoche ſe nel mezzo ſono eſſer deono diſpari, ilche nelle ſabriche di Vinetia per lo piu
non
ſi uede, coſa di grande impedimento, &
ſenza gratia. Non ſi deono ſar ſinestre ſenza biſogno, ne porle ſacendoſi ſopra le cantonate.
Pare, che gli antichi ò dalle porte, ò dal diſopra deſſero luce à Tempi. Delle porte ſi dira nel preſente Libro, & delle altre apriture, ne gli al-
tri
uolumi.
Ben ricordo, che il ſito delle fineſtre eſſer deue leuato dal ſuolo, perche con gli occhi, & non con i piedi ſi riceue il lume, & meglio
ſi
ſchiua il uento, quando ſon alte.
Regola eſpedita è, che il lume ſi prende dal diſopra, d’onde egli uiene. Vedeſi queſto in Roma in molte chie-
ſe
.
Vtile è la fineſtra per rinouare l’aere rinchiuſo, che come l’acqua ſtando queſta ſi corrompe. Guardiſi, che il lume non ſia impedito da qnal
che
maggior edificio.
La figura quadra da gli antichi nelle finestre è ſtata approuata, & la grandezza è ſtata ſecondo il biſogno de i uenti, de i
lumi
, &
del Sole, & ancho ſecondo la grandezza dell’opera. Molte difficultà, & grandi ſono ne gli adornamenti delle apriture, mperoche,
&
di bella, rara, & uniſorme, & grande materia eſſer deono, & non coſi ageuolmente s’acconciano, & ſi mettono in lauoro. Auuenga che
2220 Papritura da ſe ſia peruia, &
paſſe da una parte all’altra, ci ſono niente di meno alcune apriture ſenza uſcita, queſte prima da maestri di le-
gn
ame per ſortezza dell’opera, &
ſparagno della ſpeſa ſono state rittrouate, poi da i Marmorari per ornamento uſurpate. Bella coſa è che
l’oſſa
, &
ſoſtenimento ſiano d’una pietra intiera, & poi che habbiano le parti coſi congiunte, che non ſi uedino le commiſſure. Gli antichi
(come ho detto altre fiate) drizzauano prima le colonne, &
nelle Baſe loro le poneuano, & poi drizzauano il muro, perche meglio ſi ado-
perauano
le machine, &
piu à piombo ſi accommodauano le colonne, ilche era difficile (come dice Tullio) appreſſo gli Architetti. A piombo
ſi
pone la colonna trouando il centro della Baſa, &
dall’una testa della colonna, & poi impiombando un ſerro dritto, nel centro della Baſa, il
quale
poi deue entrare nel bucco ſatto nella colonna, &
noi altroue l’hauemo detto. Due ſono le maniere de gli adornamenti delle apriture,
perche
alcuni ſi ſcoſtano dal parete, &
ſono di tutto rilieuo, iſpediti, & liberi, altri s’accostano, & ſono alquanto prominenti, & questi al-
cuna
fiata rappreſentano colonne ritonde, alcuna uolta quadrate, in tutte le predette maniere egli ſi deue oſleruare lo ſporto ragioneuole, &

che’l
tutto ſopra’l uiuo ſia poſto.
Conſiderando appreſſo, che ad altro tempo ſi fabrica, ad altro ſi ueste, & ad altro ſi adorna, pero non deue
3330 eſſer (chi fabrica) impatiente, ma aſpettar, che la ſabrica ſia poſta in eſſer, &
coperta, & poi adornata, altrimenti bene ſpeſſo ſi getta uia la
ſpeſa
de gli adornamenti.
Et tanto detto ſia in uniuerſale de itetti, apriture, & pareti, il reſto ſi riſerba à dire nelle opere de priuati, & ſor ſe
sroppo
hauemo uagato.
CAP. III. DELLA RAGIONE DORICA.
ALCVNI de gli antichi Architetti negato hanno eſſer commoda coſa fabricare i Tempialla Do-
rica
, adducendo che le Simmetrie fuſſero in quella diſconueneuoli, &
mendoſe, & pero Tharthe-
ſio
.
Pitheo, & Hermogene ſimilmente lo negarono. Perche Hermogene hauendo apparecchiata
la
materia per far l’opera di maniera Dorica, cangio quella, &
della ſteſſa fece un Tempio alla Io-
4440 nica al padre Bacco, &
queſto fece non perche la forma Dorica fuſſe ſenza gratia, ne perche la ma-
niera
, ò la dignitâ della forma non ci fuſſe, ma percheil compartimento, è, impedito, in commo-
do
nell’opra de i Triglifi, &
nelle diſtributioni delle trauature, percioche egli è neceſſario porre i Triglifi contra i
retranti
delle colonne, &
che le Metope tra i Triglifi ſiano tanto lunge quanto alte, ma per lo contrario i Triglifi ſi
mettono
nelle eſtreme parti nelle colonne angulari, &
non contra’l mezzo de, i, tetranti delle colonne, coſi la Me-
tope
, che ſono appreſſo i Triglifi de glianguli, non riuſciſcono quadrate, ma alquanto piu longe de i Triglifi per la
meta
della larghezza, ma quelli che uogliono fare Metope giuſte quadre, riſtringono gli intercolumni eſtremi per
la
meta dell’altezza del Trigliſo, ma facendoſi queſto ò nelle longhezze delle Metope, ò ne gli reſtrignimenti de gli
intercolumni
, è diffettoſo, &
non iſta bene, perilche pare, che gli antichi habbiano uoluto ſchiuare nel fabricari
Tempi
la ragione della Dorica Simmetria.
5550
Volendoci Vitr. dichiarire il compartimento Dorico, egli ci propone una difficulta de gli antichi Architetti, accioche noi stiamo piu auuertiti.
Biaſimauano alcuni la miſura, è compartimento Dorico nel fabricar de i Tempi, non perche la forma non baueſſe del grande, ò che l’opera di-
ſpiaceſſe
, ma perche nontornaua bene il compartimento de i Triglifi, &
delle Metope. Noi bauemo ueduto di ſopra, che i Triglifi riſpondo-
no
allc teſte delle traui, &
che le Metope riſpondono à gli ſpatij, che ſono da una traue all’altra detti intertignia nella parte di fuori, ma nella
parte
di dentro, &
le traui, è gli ſpatij ſi chiamano lacunaria. Se adunque i Triglifi rappreſentano le teste delle traui, & le Metope gli ſpa-
, ne ſegue che eſſendo impedito il partimento de i Triglifi, &
delle Metope impedita ſia ancho laragione delle trauamenta, & del loro orna
mento
di dentro.
Ma come ſia impedita la diſtributione de i Triglifi egli ſi uede, perche è neceſſario che lo Trigliſo ſia giuſto per mezzo la
quadra
della colonna, &
la Me opa ſia tanto alta quanto longa, ma gli antichi non auuertendo à quello, che era per gli Trigliſi, & per le Me
toper
rappreſentato, poneuano ſopra le eſtreme parti delle colonne angulari, &
non ſul uiuo i Triglifi, dalche ne naſceua che le Metope ap-
preſſo
que Triglifi, non ueniuano quadre giuſte, ma alquanto piu longe de i Triglifi, cioe per la meta della loro larghezza, &
questo auueni-
6660 ua uolendo quelli ſeruar la diſtanza dell’inter columnio, ma quelli, che di cio non curauano, &
uoleuano pur, che le Metope fuſſero giuſte è
quadre
, non riccorreuano à porre i Triglifi ſul uiuo, ma restrigneuano gli ſpatij de gli intercolumni, &
obbligauano quegli ſpatij di modo, che
non
poteuano cadere ſotto quelle ragioni de gli intercolumni, che detto hauemo nel Terzo Libro, riſtrigneuano adunque gli eſtremi interco-
lumni
per la meta dell’altezza del Trigliſo, per aggiuſtar la Metopa, &
queſto era diffettoſo, però fuggiuano il lauoro Dorico, non biaſiman
do
l’aſpetto ne la maniera, ma il compartimento, &
la Simmetria come fece Tarteſio, Pitheo, & Hermogene. A queſto diſordine prouede
Vitr
gentilimente dimoſtrandoci le ragioni, &
le proportioni di questi compartimenti, & pero dice.
Ma noi come richiede l’ordine eſponemo in quel modo, che da i noſtri precettori hauemo, accioche ſe alcuno ponen-
do
mente, à queſte ragioni uorrà in queſto modo cominciare, egli habbia le proportioni eſpedite, &
manifeſte, con
lequali
egli poſſa bene, &
ſenza diffetto alla Dorica fabricare e finire i Tempi de gli Dei.
Vitr. ci promette di douer dare il modo, & le miſure di fabricare alla Dorica ſenza difetto. Et ſi come nella maniera Ionica egli ci ba dati i precetti
7770 ſecondo le forme de i Tempi, &
regolati quelli ſecondo gli ſpatij de gli inter colũni, coſi nella Dorica egli regola ſecondo le iſteſſe forme gli ſpa-
tra le colonne, uero è, che la ragione di queſti ſpatij, è di queſta maniera tutta dipende dal compartimento de i Triglifi.
Et pero nel di ſopra
&
in altri luogbi, quando Vitr. ha detto la ragione de i Trigliſi, egli ba inteſo la maniera Dorica. Comincia adunque à Regolare la maniera
Diaſtilos
, che ha di tre colonne il ſuo uano, ſecondo la ſorma di facciata in colonne detta Proſtilos, &
ſecondo ambe le teſte in colonne detta
Amphiprostilos
, &
ſotto un nome ſolo intende queſte due forme, chiamandole Tetraſtilos, cioe di quattro colonne, regola ancho la alata à tor
no
detta Peripteros chiamando Exaſtilos, cioe di ſeicolonne, &
ci laſcia à noi regolare le altre maniere, dice adunque.
125110LIBRO
La fronte del Tempio Dorico nel luogo doue s’hanno à porre le colonne douendo eſſer di quattro colonne diuiſa ſia
in
parti uentiſette, ma ſe di ſei in parti 42.
Di queſte parti una ſerà il modulo, che Grecamente Embatis è detto, & quello , perla cui conſtitutione diſcorrendo,
e
ragionando ſi fanno i compartimenti d’ogni opera, la groſſezza delle colonne ſerà di due moduli, l’altezza del ca
pitello
di quattordici.
In queſto luogo ſi deue por mente, che ſe bene Vitr. ha detto che la maniera Diaſtilos ha i uani di tre groſſezze di colonne , non però nella distri
butione
preſente cadono tre groſſezze di Colonne, madue, &
tre quarti, però auuertir douemo, che quando Vitr. nel terzo libro parla
di
queſti uani tra colonna è colonna, in tutte le forme ò di ſpeſſe, ò di larghe, ò di piu libere distanze egli uſa queſti termini.
Puo eſſer, ſi puo porre, potemo trammettere.
Et non dice ſi deue porre, douemo trammettere. ò deue eſſer lo ſpatio di tante groſſezze, perche non ci commanda, perche non da termine cer-
1110 to, come egli fa nella bella, &
elegante maniera detta Euſtilos , doue egli ci commanda, & dice.
Perche fare li deono gli ſpatij de gl’intercolunni di due colonne, & un quarto.
Et però non è neceſſario, che apunto uengbino tre Diametri tra colonna è colonna in queſta forma Diaſtilos , come apertamente ſi uede in que-
ſta
diſtributione de i Triglifi.
Dapoi è da auuertire, che ſu gli anguli uengono mezze Metope, ma non di fatto mezze, perche Vitr. dice Se
mumetopia
eſſer di mezzo Modulo in larghezza;
& mezzo Modulo, e un terzo di Metopa , & però ſi dice mezza Metopa al modo che ſi
dice
Semituono, ò Semiuocale, non che ſia mezzo tuono à punto, ò mezza Vocale, ma perche è una coſa tra gli eſtremi.
Da questa intelligenza ne naſce, che la fronte di quattro colonne ba da eſſer diuiſa in uenti ſette parti, & non in uenti ſette, e mezza, & coſi
la
fronte di ſei colonne eſſer deue diuiſa in parti quaranta due , come à chi ben conſidera è manifesto, con la iſteſſa ragione ſi potrebbe rego-
lare
la ſacciata di otto, &
di dieci colonne, & qui ſotto noi poneremo queſta diuiſione con i nudi Triglifi, & gli ſpatij delle colonne, mache
Vitru
.
intenda mezze Metope non à punto mezze, ma meno ſi puo prouare , perche di ſotto egli uſa Semitriglifo , dicendo che ſopra gli
2220 anguli uanno mezzi Triglifi, &
ſono mezzi à punto.
58[Figure 58]A l’opera Diastilos di quattro Colonne.B l’opera Diaſtilos di ſei Colonne.a b33304440
La groſſezza del Capitello d’un modulo, la larghezza di due, & della ſeſta parte.
Rieſce meglio della quinta parte (come bo detto) il resto è facile per la dichiaratione fatta diſopra nel terzo libro.
Diuidaſi la groſſezza del Capitello in tre parti d’una dellequali ſi faccia l’Abaco con la Cimaſa, ò Gola, dell’altra il
uuouolo
con gli anelli, della terza il fregio, fin al Collarino.
Sia poi contratta, & raſtremata la colonna , ſi come
nel
terzo libro è ſtato nelle Ioniche dimoſtrato .
L’altezza dello Architraue ſia d’un modulo con la liſta , & con le
goccie
.
La liſta ſia per la ſettima parte del modulo. La longhezza delle goccie ſotto la liſta per mezzo i Triglifi alta
con
la regola ſia innanzi pendente, per la ſeſta parte d’un modulo, &
coſi la larghezza dello Architraue dal baſſo ri-
ſponda
al fregio della colonna di ſopra.
Cioè il piano dello Architraue, che guarda al baſſo non ſia piu largo di quella, che è quella parte che ſi contragge al Collarino della Colonna,
che
tanto è quanto la colonna di ſopra rastremata .
5550
Ma ſopra l’Architraue deonſi porrei Triglifi con le ſue Metope alti un modulo & mezzo, larghi nella fronte un mo-
dulo
, coſi diuiſi, che nelle colonne angulari, &
nelle di mezzo poſti ſiano contra il mezzo de i Tetranti, & tra gli
altri
intercolunni due, ma in quelli di mezzo dinanzi, &
di dietro il Tempio tre, & à queſto modo ſenza impedi-
mento
allargati gli ſpatij di mezzo ſerà commoda l’entrata à i ſimulacri de i Dei.
Partiſcaſi poi la larghezza de i Tri-
glifi
in parti ſei, dellequali cinque nel mezzo ſiano, ma due mezze dalla deſtra, &
dalla ſineſtra ſiano diſsegnate,
&
con una regula nel mezzo ſia formato il piano, che femur latinamente, & Miros da Greci è detto, longo quel
la
regola con la punta della ſquadra ſian trauolti i mezzi canaletti.
Poſti in queſto modo i Triglifi, ſiano le Metope
che
uanno tra i Triglifi tanto alte, quanto longhe, &
appreſſo di ſopra le cantonate ſiano le mezze Metope impreſſe
per
la metà d’un Modulo, perche coſi facendoſi auuerrà, che tutti i diffetti, &
errori ſi delle Metope, come de gli In-
tercolunni
, &
delle trauature, eſſendoſi fatti i compartimenti giuſti ſeranno emendati. I Capitelli de i Triglifi ſi han
6660 no à fare per la ſeſta parte d’un Modulo.
Sopra i Capitelli de i Triglifi ſi ponerà la corona ò gocciolatoio; che ſpor-
ti
in fuori per la metà, &
un ſeſto d’un Modulo , hauendo di ſotto una Cimaſa, ò Gola Dorica, & un’altra di ſopra,
&
ſerà il gocciolaotio con le Gole groſſe per la metà d’un modulo. Deonſi ſotto il gocciolatoio diuidere le dritture
delle
uie, &
i compartimenti delle goccie in modo , che le dritture fiano à piombo de i Triglifi , & per mezzo le
Metope
, &
i compartimenti delle goccie in maniera, che ſei goccie in longhezza, & tre in larghezza ſiano manife-
ſte
, ma gli altri ſpatij, imperoche le Metope ſono piu larghe, chei Triglifi laſciati ſiano ſchietti, ouero ci ſiano
ſcolpiti
i fulmini, &
al mento del gocciolatoio tagliata ſia una linea, che ſi chiama Scotia, cioè Cauetto.
Tutto il reſtante delle parti come ſono i Timpani , le Gole dette Sime, i gocciolatoi ſi faranno, come nel Ionico ſcrit-
to
hauemo.
Et queſta ragione ſi troua nelle opere Diaſtile nominate.
Nel terzo libro io ho formato tutto l’ordine Dorico ſecondo le regole di Vitr. ne altro è da dirui ſopra per hora.
7770
Ma ſe l’opera ſarà da far di ſpeſſe colonne; & che habbia un Triglifo ſolo tra lo ſpacio di eſſe partirasſi la fronte douen-
do
eſler di quattro colonne in parti diecinoue, &
mezza, dellequali una ſi piglia per modulo, alla cui miſura (co-
me
s’è ſcritto diſopra) ſon tutte l’opre compartite:
coſi ſopra in ciaſcuna parte dello Architraue poner ſi deue due
Metope
, &
un Triglifo, ma nelle cantonate non piu di mezzo Triglifo. Appreſſo le dette coſe s’aggiugne queſta,
che
lo ſpacio di mezzo ſotto il Frontiſpicio ſarà da eſſer formato con due Triglifi, &
tre Metope, accioche lo in-
tercolunnio
piu ampio ſia, &
piu ſpacioſo, & commodo à quelli che uorranno entrar nel Tempio, & lo
126111QVARTO uerſo l’imagine de gli Dei rittegna piu dignità, & grandezza. Sopra i capitelli de i Triglifi ſi ha da ponere il goc-
ciolatoio
, che habbia (come s’è detto di ſopra) due gole alla Dorica una di ſopra l’altra di ſotto, &
coſi ancho il goc-
ciolatoio
con la gola, ſia per la metà d’un Modulo, &
ſi come s’è detto nelle opere Diaſtili ſi diuideranno le drittu-
re
delle uie, &
i partimenti delle goccie, & l’altre coſe dritto à piombo de gli Triglifi, & per mezzo le Metope nel-
la
parte inferiore del gocciolatoio.
59[Figure 59]La facciata di ſpeſſe Colonne di quattro c , e di ſei d.c d11102220
Biſogna ſcannellare le Colonne con uenti ſcannellature, quelle ſe piane ſeranno hauer deono uenti anguli, ma ſe ſa-
ranno
cauate, ſi farannoin queſto modo, che quanto ſerà lo ſpatio d’una ſcannellatura ſi habbia à formare un
quadrato
di lati, eguali, &
quello ſpatio ſia uno de ilati, nel mezzo poi del quadrato ſi ha da porre il piede della ſe-
ſta
, &
raggirare intorno la circonfereza, che tocche glian-
60[Figure 60] guli della cauatura, &
quanto di cauo ſerà tra la circonfe-
renza
, &
la deſcrittion quadra, tanto ſia cauato à quella for-
ma
.
Et à queſto modo la Colonna Dorica hauerà la per-
fettione
della ſcannellatura conueniente alla maniera ſua.
3330 Ma della aggiunta, che ſi fa nel mezzo della colonna coſi in
queſte
trasferite ſia, come nel terzo libro nelle Ioniche è
ſtato
diſegnato.
La figura delle ſcannellature delle Colonne Doriche è qui poſta, ne hora ci re-
ſta
altro, che hauendo Vitr.
fin qui inſegnatoci con ogni diligenza le mifu-
re
, et proportioni di tutte le parti esteriori de i Tempi, cominciando dal pie
de
fin alla cima, &
hauendo il tutto miſurato ſecondo le tre maniere del fa
bricare
, ſenza laſciar parte, ne membro, ne ornamento, che ſi conuegna,
non
ui reſta altro dico, che entrar in chieſa, &
riconoſcere i comparti-
menti
di dentro, fermandoſi al quanto nella entrata detta pronao, cioè An-
4440 titempio, &
di dentro poi entrando ſicuramente nel Tempio, & questo
ci
promette Vitr.
dicendo.
Ma poi che la forma eſteriore de i compartimenti & Corinthij,
&
Dorici, & Ionici è ſtata deſcritta, egli è neceſſario che di-
chiariamo
la diſtributione delle parti interiori delle celle, &

di
quelle, che ſono inanzi à i tempi.
E dopo queſta promeſſa egli la eſequiſſe nel ſeguente capo dicendo.
5550
CAP. IIII. DELLA DISTRIBVTIONE
DI
DENTRO DELLE CELLE
ET DELL’ANTITEMPIO.
LA longhezza del Tempio ſi comparte in modo, che la larghezza ſia la metà della longhezza, ma la
cella
ſia la quarta parte piu longa di quello, che è la larghezza con quel parete , nel qual ſeranno
poſte
le porte, le altre tre parti del pronao, ò Antitempio corrino uerſo le ante de i pareti;
lequal
ante
deono eſſer della groſſezza delle colonne.
Ma ſe il Tempio ſerà di larghezza maggiore di uen
ti
piedi porre ſi deono due colonne tra due ante, l’officio dellequali è ſeparare lo ſpacio delle ale
&
del pronao.
Io ſtimo che’l preſente luogo ſia difficile, & ſe non ci ſuſſe qualche oſſeruatione de gli antichi tempi forſe biſognerebbe indouinare, però hauendo
6660 io oſſeruate alcune coſe, che uengono da buoni diſſegnatori, io uegno in opinione di interpretare à queſto modo infraſcritto il preſente luogo,
ripportandomi
però à miglior inuentione.
Eſſendo adunque la proportione moltiplice maggiore delle altre ſorti di proportione (ſi come
nel
terzo libro è ſtato dichiarito) coſa conueniente ſi giudica uſare nella proportione de i tempi , la ſpecie delle moltiplici imperoche i tempi
ſono
per lo culto diuino, alquale ogni grandezza, &
magnificenza ſi richiede. Siche Vitr. uolendoci trattare delle parti interiori de i
tempi
comincia à proportionare le lunghezze, &
le larghezzeloro, nel che è ripoſta quella gratioſa maniera, che nel primo libro è ſtata
nominata
Eurithmia.
Dall’altezza non è neceſſario parlare naſcendo ella dalle miſure ſue, imperoche gli Architraui, le Cornici, i Frontiſpi-
ci ſono manifeſti per le coſe antedette.
Vuole adunque Vitr. che la lunghezza del Tempio ſia doppia alla larghezza, & parla qui
de
i Tempi Ionici, Dorici, &
Corinthij, benche pare , che nelle piante poſte nelterza libro le longhezza ſiano meno del doppio alle larghez-
ze
, &
in fatto e coſi, perche l’intercolunnio di mezzo nelle fronti è piu largo, ma ci è poca differenza della doppia proportione. Ho-
ra
quello, che importa è che la cella di quel Tempio ſopra diſſegnato nel primo libro pare troppo longha, &
forſe la intentione di Vitr. ſi
manifeſta
in queſto luogo, però io uorrei che qui conſiderato fuſſe ſe la coſa può ſtare, come io dimoſtrerò, &
ſe Vitr. ce lo accenna, &
7770 ſe ancho nello antico egli ſi uede.
Soleuano gli antichi diſtinguere l’Antitempio detto pronao con alcune ale di muro, che ſecondo Stra-
bone
Pteromata ſi chiamano.
Queſte ale ueniuano uerſo le ſronti da una parte, & l’altra della cella, ma non perueniuano alla fronte com-
pitamente
in alcuni tempi, ma terminauano in alcuni pilastri, ò ante, che ſi dica groſſe quanto le colonne, &
ſe tra un’ala di muro & l’al-
tra
era grande ſpatio ſi poneuano à quel filo de i Pilaſtri, le colonne per fermezza, &
coſi era ſeparato il pronao dal portico, coſi ſi tro-
uan
le piante de i tre Tempi appreſſo il Theatro di Marcello, coſi accenna Vitr.
nel preſente-luogo, & coſipare che la ragione ce
127112LIBRO dimoſtre. Pigliamo adunque la fronte del Tempio in quattro parti, otto ne daremo alla lunghezza, accio che ſia in proportione doppia di
queste
otto, cinque ſi danno alla lunghezza della cella , includendo la groſſezza del parete doue ſono le porte, tre uenghino dall’Antitempio,
ò
corrino alle ante de i pareti, lequal ante eßer deono della groſſezza delle colonne.
Queſte ante ſono i termini delle ale del muro, che uen-
gono
inanzi dall’una parte , &
dall’altra, & perche puo eſſer che ui ſia tra quelle ale poco ſpacio, & ancho molto ſecondo le maniere de
i
tempi di ſpeſſe, ò di larghe colonne, però ſecondo il biſogno è neceſſario trapporui, ò non ui trapporre le colonne.
10 dico in ſomma, che la
maniera
Proſtilos , &
l’Amphiprostilos , la Peripteros, la Pſeudodipteros, la Dipteros, & la Hypetros, tanto Dorica, quanto lonica,
e
Corintbia, ſiano tutti ò di ſtrette, ò di larghe, ò di piu larghe, ò acconcie diſtanze d’intercolunnij tutte ſi regolano dal preſente luogo nel
compartimento
delle celle, &
ſi come tutto il Tempio non uiene apunto doppio in lunghezza, perche la necesſità delle colonne, & de gli
ſpacij
non ce lo läſcia uenire coſi ancho la cella, ſi bene nella facciata in colonne, detta Proſtilos, &
ambe le teste in colonne detta Amphi-
proſtilos
in ogni genere, e maniera puo uenire la lunghezza del Tempio doppia, &
la cella ſecondo le miſure apunto dateci da Vit. non però
1110 à punto uiene la proportione predetta, ne gli altri aſpetti, e maniere, imperoche biſogna, che i pareti delle fronti della cella ſcontrino con le
colonne
del portico, &
ſiano ad una iſteſſa fila , però ſerà alquanto maggiore le celle di que tempi di quello, che dice Vitr. Pero ſecondo che
io
ſtimo, in questo luogo Vitr.
ci comparte le celle, che ſono parte de i Tempi, & ci comparte il pronao cioè l’Antitempio, & il poſtico,
che
è il Poſtempio, in ogni Genere, &
non ſolo nel Dorico, ma nel Ionico, & Corinthio, & io ho prouato queſto compartimento in tutti
gli
aſpetti ſecondo tutti i Generi, per tutte le ſpecie de gli intercolunni, &
rieſce bene , & ſecondo queſta intentione , io bo regolate le celi de
i
Tempi nel terzo libro, &
qui è la pianta di quattro colonne ſecondo quello dice Vitr.
61[Figure 61]
128113QVARTO 62[Figure 62]
129114LIBRO 63[Figure 63]
130115QVARTO
Eſſaminamo le parole di Vitr. il titolo del capo è queſto.
Della diſtributione interiore de le Celle, & del Pronao.
Adunque Vitr. ci mostra come ſi habbia à compartir la Cella, & ancho quella parte, che ui ua dinanzi, adunque altro è Tempio, altro Cella, al-
tro
Portico, altro Pronao.
Il Tempio è il tutto, la Cella è la parte rinchiuſa, e cinta de Parete, il Portico è il Colonnato, che ua d’intorno,
Pronao
è quella parte che è dinanzi la Cella, che da i lati ha due ale di parete continuati alli Pareti da i lati della Cella, nel fine delle quali ſo-
no
le ante, dice adunque Vitr.
La longhezza del Tempio ſi comparte in modo, che la larghezza ſia la metà della longhezza.
Cioe tutto il Tempio con la Cella, & Colonnato ò Portico, ha in proportione doppia la longhezza, alla larghezza, & queſto è uero nelle fronti
di
quattro Colonne, ma doue ui ua Portico non riſponde à punto, percioche gli intercolunni di mezzo nelle fronti ſono maggiori che gli altri,
&
gli ſpatij ſono regolati, ma ci manca poco.
1110
La Cella ſia per la quarta parte piu longa di quello che è la larghezza.
Cioe parti la larghezza del Tempio in quattro parti, & fa la longhezza della Cella d’una parte piu che ſeran cinque, qui ciauanzano tre par-
ti
, liquali ne i Tetraſtili d’ogni aſpetto in ogni genere, &
in ogni ſpecie ſi danno al Pronao ſolo quando non uie Postico, ouero ſi danno al Pro-
nao
, &
al Poſtico quando ci ſono. Queſto compartimento rieſce ne i Tetrastili à punto, ma non coſi nelle altre ſpecie, dice adunque.
La Cella ſia per la quarta parte piu lunga di quello che è la larghezza.
Et comprende nella longhezza della Cella, ancho la groſſezza de muri , dicendo.
Con quel Parete , nel qual ſtate ſeranno collocate le porte.
Cioe il Parete neila ſronte della Cella, perche in quello ſono le apriture delle porte.
Le altre tre parti della entrata dinanzi detta Pronao, ò Antitempio ſi deono eſtendere inanzi fin à i pilaſtri de Pareti,
iquali
pilaſtri hauer deono la groſſezza delle Colonne.
2220
Ecco, che egli fa le Ale dette Pteromata, lequali fanno il Pronao, ſe cinque parti uanno nella longhezza della Cella, & ſe il Tempio è longo il
doppio
della larghezza ſua, &
ſe una di quelle cinque e un quarto della larghezza del Tempio. Seguita, che la longhezza ſia di otto par-
ti
, dellequali trattone cinque per la longhezza della Cella, ne reſtan tre per l’Antitempio, ma le ale di eſſo meglio è che ne habbian due laſcian
do
la fronte in colonne, terminano quelle ale in pilaſtri, i quali come ho detto eſſer deono della groſſezza delle colonne, &
perche queste ale
poſſono
eſſer molto diſtanti, pero dice Vitr.
Et ſe il Tempio ſerà di larghezza piu di piedi uenti trappongaſi tra i due pilaſtri due colonne, che partiſchino lo ſpa-
cio
dell’ala, &
dello Antitempio.
Ecco quella parola (Ala) che in Greco è detta Pteroma ſigniſica quel muro, che da i lati abbraccia l’Antitempio, & lo diuide è ſepara & in
queſta
ſignificatione.
Nel X V I I. Libro della Coſmographia Stradbone piglia quella parola Pteron.
Etancho i tre intercolumni, che ſeranno tra i pilaſtri, & le colonne ſiano, interchiuſi con pozzi di Marmo, ò uero di
3330 opera di legname in modo però, che habbiano i Fori, per liquali entrar ſi poſſa nello Antitempio.
Non ſolamente poſſono eſſer tre iutercolumni tra que pilaſtri, ma ancho cinque, come ne gli aſpetti di dieci colonne, queſti intercolumni in tutti
glialtri
aſpetti ſono tre, percioche non ſi mette à conto il Portico ſemplice, ò doppio che ſia.
Tra questi adunqne ſi poneuano alcuni ſeragli
ò
di Marmo, ò di legno non piu alti di quello, che ſarebbe il poggio s’egli ui andaſſe, la cella haueua le ſue porte ordinarie, &
il ſuo parete alto,
che
la chiudeua, ma l’Antitempio haueua le ſue entrate per gli intercolumni tra i pilaſtri delle ale.
Ma ſe la larghezza della Fronte ſera maggiore di piedi quaranta, egli ſi deue porre altre colonne dalla parte di dentro
all
incontro di quelle, che trappoſte ſeranno tra i pilaſtri, &
ſiano di quella altezza, che ſono le eſteriori nella fronte.
Puo auuenire che lo Antitempio ſia molto largo in fronte, & che ancho occupa grande ſpatio, come nelle opere di dieci colonne, & ancho in quel
le
di otto, &
di ſei, pero nello ſpatio di dentro dello Antitempio ſi puo & deue porre delle colonne per ſoſtenimento, lequali riſpondino alle
colonne
della fronte, &
ſiano di quella iſteſſa altezza, che stia bene, ma quando lo ſpatio non ſuſſe molto grãde par molto buono laſciare
4440 lo Antitempio libero ſenza colonne.
Tralo Antitempio, Per quanto ſi uede ſeparato dal portico , cioe egli ſi poteua andare à torno il Tempio
per
ſotto il portico, ſenza entrare nello Antitempio ilquale haueua i ſuoi Plutei cioe Parapetti di Marmo ò di legno , come dice Vitr.
& chia-
ma
opera inteſtina quella di legno, erano ancho di pietra cotta i Parapetti.
Grande autorità porgeua l’Antitempio, percioche con piu uenerationi s’entraua nel Tempio entrando prima in uno andito, & non uenendo coſi
preſto
al luogo della adoratione.
Ma le groſſezze di quelle ſiano aſſottigliate con queſte ragioni, che ſe quelle fronti ſeranno per otto parti, queſte ſia-
no
di noue, ma ſe quelle di noue ò di dieci queſte ſiano per la rata parte.
Vuole Vitr. che le colonne poste ſotto ò dentro dello Antitempio ſiano alte tanto, quanto ſono quelle delle fronti, ma non uuole, che ſiano coſi groſ-
Te
, laragione è dallo iſteſſo dimoſtrata.
Perche ſe nello aere rinchiuſo alcune ſeranno aſſottigliate non ſi potranno diſcernere, ma ſe pareranno piu ſottili. Bifo
5550 gna che ſe le colonne di fuori haueranno uentiquattro ſcannellature le di dentro ne habbiano uentiotto, ò uero
trentadue
, coſi quello, che ſi leua dal corpo del fuſto con l’aggiunta del numero delle ſcannellature, ſi accreſceia con
ragione
, accioche meno ſi ueda;
& coſi con ragione diſpari agguagliata ſerà la groſſezza delle colonne. Et queſto
auuiene
, perche l’occhio toccādo piu punti, &
piu ſpesſi uiene à uagare con maggior circoito della uiſta; perche ſe ſe
ranno
due colonne di groſſezza eguale con una linea d’intorno miſurate, &
di quelle una non ſia ſcannellata, & l’al-
tra
ſi;
& quella linea tocche i corpi d’intorno i caui delle ſcannellature, & gli anguli de i piani, benche le colonne ſo
no
egualmente groſſe;
non ſeranno però le circondate linee eguali, percioche il circuito de i piani, & de i caui fara
maggior
lunghezza di quella linea.
La doue ſe queſto parera (come detto hauemo) non ſera fuor di propoſito fa-
re
ne i luoghi anguſti, è in rinchiuſo ſpatio, i compartimenti delle colonne nell’opera piu ſottile hauendo noi l’aiu-
to
della temperatura delle ſcannellature.
6660
Hauendo Vitr. dichiarito quanto alte eſſer deono le colonne interiori dell’Antitempio, egli ci moſtra le ragioni delle loro groſſezze, & uuole,
che
quelle ſiano piu ſottili, che le eſteriori.
Laragione è in pronto, perche (ſi come di ſopra nel Terzo Libro) egli uuole, che le colonne an-
gulari
ſiano piu groſſe, che quelle di mezzo, perche l’aere leua della uista di quelle coſi commenda in queſto luogo, che le colonne interiori ſia-
no
piu ſottili delle eſteriori, percioche con ragione ſi pareggier anno queſte à quelle leuando l’aere dalle eſteriori, quello che la ragione toglie
dalle
interiori, ne ſolamente l’aſſottigliar le colonne di dentro un ottauo, ò uer un nono ſecondo la rata parte fa queſlo eſſetto di pareggiarle, ò
farle
parer pari alle colonne di fuori, ma ancho il numero delle ſcannellature fa parer pari una coſa piu ſottile ad una piu groſſa :
percioche
quanto
piu ſcannellature ſono, tanto la colonna pare piu groſſa, perche l’occhio noſtro ha piu da ſpatiare allbora, quando ſono piu termini,
&
maggiori nella coſa ueduta, che quando ne ſono meno, & minori, & hauendo piu da ſpatiare la coſa piu grande ſi dimostra , pcrò quella
colonna
, che hauera piu ſcannellature ci parer à maggiore, che quella che ne hauerà meno, hauendo la colonna, che tiene piu ſcannellature, piu
termini
, che quella, che ne ha meno, come ſi uede rauolgendo un filo d’intorno l’una, &
l’altra, perche piu filo ſi conſumer à nella piu ſcan-
7770 nellata, che ne la meno, ſacendo però, che il filo tocchi, &
i piani, & i caui di tutto il corpo della colonna : come la eſperienza ci dimoſtra.
Et coſi col numero delle ſcannellature ſi porge rimedio alla diſſaguaglianza delle colonne, hora andiamo alla groſſezza de imuri.
Fare biſogna la groſſezza de i muri della cella per la rata parte della grandezza, pure che i pilaſtri di quelli eguali ſiano
alle
groſlezze delle colonne, Et ſe i mnri ſeranno ordinatamente fatti ſiano murati con minutisſimi cementi.
Ma di Quadrato ſaſſo , ò uero di Marmo s’hanno à fare, faccianſi con puri, & molto piccioli quadretti, percioche le
pietre
di mezzo, che contengono i corſi, &
rincalzi di mezzo hanno piu ferma la perfettione dell’opera, &
131116LIBRO d'intorno i corſi, & i letti rilieui daranno maggior dilettatione.
I pilaſtri, ò, ante ſempre ſeranno delle groſſezze delle colonne, ma i pareti al quanto minori, & ſecondo, che porta la ragion delPopera, & il
rifpetto
del carico.
It muro puo eſſer di minutisſimi cementi, & ancho di ſaſſo quadrato grande, è picciolo, rozzo è polito, ma ſiloda per la
dilettatione
, che i quadri ſiano piccioli, perche la moltitudine delle bugne, &
delle prominenze è rilieui, come ſi uede nelle opere ruſtiche, da
gran
dilettatione.
CAP. V. DI FAR I TEMPI SECONDO LE REGIONI.
TEMPI dei Dei immortali fabricar ſi deono in modo, che guardino uerſo quelle parti del Cie-
lo
, che ſi cõuiene, che ſe ragione alcunna impedira, &
libero ſerà il potere, la ſtatua, che ſerà poſta
1110 nella parte di dentro, guardi uerſo la ſera, accioche quelli, che entraranno allo altare per ſacrificare,
&
conſacrar le uittime ſi uolgano uerſo l'Oriente, & uerſo il Simulachro nel Tempio collocato,
&
coſi uotandoſi riguardino il Tempio, & l'Oriente, & i Simulachri come naſcenti parino riguar-
darei
ſupplicanti, &
ſacrificanti: percioche pare, che egli ſia neceſſario, che tutti gli altari de i Dei
uolti
ſiano incontra al mattino, ma ſe la natura del luogo ci ſerà d’impedimento, allhora uoltar ſi deono le fabriche
de
i Tempi in modo, che la maggior parte della Città ſi poſſa da i Tempi de i Dei Vedere.
Etancho ſi longo i ſiumi
ſi
faranno i Tempi come nello Egitto d’intorno il Nilo, pare che le fabriche debbiano uoltare uerſo le riue de i ſiumi.
Simigliantemente ſe longo le uie publiche ſi faranno deonſi edificare in modo, che i paſſaggieri posſino riguarda-
re
, è ſalutare dinanzi la fabrica.
Tratta del Decoro, che per stanza ſi oßerua, dilche ſe n’è detto nel Primo Libro. Guardino adunque le fronti de i Tempi uerſo Ponentė, di qui
2220 naſcerà, che gli altari, &
gli idoli come naſcenti soli pareranno illuminare le menti de, i, ſupplicanti. Hora ſe quelli, che ador auano gli
idoli
erano tanto riſpettoſi nelle lor cerimonie, &
diuoti ne i Tempi, che douemo ſar noi, che adoramo Iddio uero, & bonoramo i ſanti ſuoi,
non
doucmo noi ſare ogni dimo stratione, accioche ſiamo incitati al uero, &
mental culto Diuino?
CAP. VI. DELLE RAGIONI DELLE PORTE, ET DE GLI
ORNAMENTI
DELLE ERTE, O PILASTRATE
CHE
SI FANNODINANZI A TEMPI.
VESTE ſono le ragioni delle porte, & delle loro erte, ò pilaſtri, che dinanzi à quelle ſi ſanno.
3330 Prima è neceſſario ſapere di che maniera ſi hanno à fare. Le maniere di esſi ſono la Dorica. La Io-
nica
, &
l’Attica. I compartimenti di queſte nella maniera Dorica ſi trouano con queſte ragioni,
che
la Cornice, che è ſopra l’impoſta ſuperiore ſia ad egual liuello con i Capitelli delle colonne, che
ſono
nel Pronao, ò Antitempio.
Il lume del portale eſſer deue in modo, che diuiſa l’altezza del Tem
pio
, che è tra’l pauimento e i lacunari in tre parti, &
mezza due di quelle ſi diano all’altezza del lu-
me
delle porte.
Queſta altezza partita ſia in parti dodici, & di quelle ſe ne diano cinque e mezza per la larghezza
del
lume da baſſo:
ma di ſopra ſia riſtretto in modo, che ſe il lume da baſſo e di piedi ſedici, ſia riſtretto unterzo del-
I’impoſta
, ò erta che ſi dica.
Se di ſedici à 25. ſia la parte del lume di ſopra riſtretta per un quarto della detta impo-
ſta
.
Se da uenticinque, à trenta per la ottaua parte. Ma nel reſto quanto è l’altezza maggiore tanto piu dritto, & à
piombo
ſi deue lauorare.
Ma le erte ſi ſaranno groſſe nella fronte per la duodecima parte del lume, & raſtremate ſia
4440 no di ſopra la quartadecima parte della loro groſſezza del ſopraciglio, ſia quanto la groſſezza di ſopra delle erte.
La
Cimaſa
, ò Gola ſia per la ſeſta parte dell’erta.
Lo ſporto quanto e la groſſezza, deueſi ſcolpire, la Cimaſa Lesbia con
il
tondino.
Ma ſopra la Cimaſa che è poſta ſopra il ſopraciglio, porre ſi deue il ſoprafrontale della groſſezza del ſo-
praciglio
, &
in quello ſcolpirui la Cimaſa Dorica, & il tondino Lesbio di ſcoltura di baſſo rilieuo; & dipoi ſi faccia
la
Cornice piana con, la ſua Cimaſa, &
lo ſporto ſera quanto è l’altezza del ſopraciglio, che ſopra l’erte s’impone. Ma
dalla
deſtra, &
dalla ſiniſtra gli ſporti ſi deono fare in queſto modo, che le margini uenghino in fuori, & nella cima
le
gole, &
cimaſe ſi cõgiunghino inſieme.
Prima, che ad altro ſi uegni, parmi neceſſario dichiarire alcuni uocaboli oſcuri, che ſono posti da Vitr. & ſono questi. Antepagmentum, Thyro-
mata
, Atticurgis, Hypothiron, Lacunare, Supercilium, Cimatium Leſbium, &
Doricum. A ſtragalus Leſbius, Sima Scalptura, Crepidines.
A dunque A ntepagmentum da noi è detta l’ Erta delle porte, cioe quelle pietre che stanno dritte da una banda, & dall’altra delle porte, ma io
5550 non dubito che ancho non ſi dica Antepagmentum quello, che ſta attrauerſo, perche Vitr.
dice che la cornice, che sta ſopra l’ Antepagmento
di
ſopra, io ho interpretato la impoſta di ſopra.
Thyromata ſigniſica le porte. A tticurges è parola uſata da Vitr. altroue, e pare che Vitr.
intenda il Corinthio, per quello, che ſi uede nel ſine del preſente capo, e ſa diſſerenza tra l’ Attico, & il Dorico, perche dice che ſono le por-
te
di tre maniere, la Dorica, la Ionica, &
l’ Attica. Et di ſopra ancho nel Terzo Libro ha ſatto mentione della Baſa ſatta alla Attica, laquale
dapoi
Vitr.
e ſtata preſa per la Baſa Dorica: con che ragione io no! . Ben dice Plin. eſſer quattro maniere di colonne, & ui numera l’ Attica,
che
è quadrangulare, &
ha quattro lati eguali, di modo, che queſta maniera pare ſeparata dalle altre. Ma può eſſer, che la Corinthia, che non
ha
niente di propio ſe non il Capitello ſi ſerua di questa maniera, ſi come della Dorica, &
della Ionica. Lacunar quello, che ſia io l’hò eſpoſto
di
ſopra.
Lacus è lo ſpatio tra un traue, & l’altro, & Lacunare, e la trauatura, cioè il traue, & lo ſpatio. Supercilium, Dante dice ſopra-
limitar
dell’ alta porta, &
quella pietra, che è ſopra le erte della porta. Cimatium. Io ho detto nel Terzo, che Cimatium e nome Greco, &
uuol
dir onda picciola, hoggi ſi chiama Cimaſa, altri la dicono Gola, &
quella che è Dorica, e chiara nelle opere Doriche. Ma quello, che ſia
6660 la Cimaſa Leſbia, pare che ſia una Gola lauorata, ſi come dice il Filandro, ma io anchora non ſon riſoluto bene, ſe la coſa e coſi, perche non il
lauoro
, ma la ſorma, e quella, che deue ſar diſſerente la Gola, ò Cimaſa Leſbia dalla Dorica, &
ſorſe e quella diſſerenza, che è tra la Gola
dritta
, &
la riuerſcia come è da un ל diſteſo ad un S riuerſo. Aſtragalus Leſbius, e come un mezzo tondino, e uuouoletto, ſi come pone Fi-
landro
lauorato di baſſo rilieuo, che Vitr.
dice ſima ſcalptura, che uolgarmente Semo ſi dice il naſo, delle Capre. Crepidines ſono le margini,
&
gli adornamenti, che uanno à torno le porte, cioe i membrelli, che attrauerſo, & per dritto corrono d’intorno la erte. Hypothyron e lo ſpa
tio
, &
il uano della porta chiamato Lumen da Vit. Horaeſponero il teſto. Dice Vit. che prima biſogna ſapere di che maniere eſſer deue la por
ta
, &
dice, che tre ſono le manierc delle porte. La Dorica, la Ionica, & l’Attica. Troua poi le miſure della porta Dorica, & dice che la cor-
nice
, che ua di ſopra le impoſte, &
A ntepagmenti di ſopra deue andare à liuello con i capitelli delle colõne dello Antitempio, ce inſegna poi à
cõpartire
tutto lo ſpacio, che è dalla ſommita della detta cornice inſino in terra, et una parte da al lume, l’altra al reſto de gli adornamenti.
Vuo-
le
che ſi deue partire l’altezza del Tempio dal pauimento alla trauatura, che à ſopra l’Architraue in tre partie mezza, &
da due quella al-
7770 l’altezza del lume, e parte queſta altezza in dodici parti, et ne da di quelle cinque e mezza alla l’arghezza del lume da Baſſo, &
uuole, che ſia
raſtremato
il lume di ſopra con queſta ragione, che ſe il lume da Baſſo ſera da ſedeci fin uenticique piedi, ſi raſtremi la parte di ſopra, per un
quarto
della groβezza dell’erta, ſe da 25.
à 30. per la ottaua, & qui ſi deue conſiderare à che ſine queſto lume ſia raſtremato, perche queſta
regola
non e per lo piu oſeruata ne gli ediſici antichi, anzi nel Tempio di Tioli ſolamente ſe ne troua l’eſſempio, ſorſe e per maggior ſortez-
za
, forſe perche ſi uede tra le colonne meglio la porta da lontano.
Similmente egli ſa le erte groſſe per la duodecima parte del lume, & raſtre-
ma
ancho quelle di ſopra la quartadecima parte della loro groſſezza, &
coſi ſin qui hauemo il lume, i ſuoi termim, & l’ultimo ſpatio della
132117QVARTO. nice diſoprd, poi ſi comparte lo ſpacio, che è ſopra il lume, in queſto modo, prima il ſopraciglio ò ſopralimitare è della groſſezza delle crte di ſopra, et ſi piglia
poi
la ſeſta parte della groſſezza dell’erta ò del ſopraciglio, ſi ſa una cimaſa, il cui ſporto è tanto quanto la ſua groſſezza, &
ſi deue ſcolpire la cimaſa lesbia col
ſuo
tondino, ò aſtragalo, che ſi dica, &
qui auuertir douemo che questa cimaſa à torno le erte, perche della cimaſa del ſopraciglio Vitr. ne parla ſubito, & dicen
do
, che ſopra quella cimaſa, che è nel ſopraciglio ua lbyperthiro, egli dimoſtra che, qui intende d’un’ altra cimaſa, ſimilmente dicendo, che ſopra quella cimaſa, che
è
nel ſopraciglio, egli dimostra, che nella groſſezza, ò altezza del ſopraciglio, egli s’include la cimaſa, &
è posta ſopra il ſopraciglio, ſimilmente ſopra la cimaſa,
che
è nel ſopraciglio ua lhyperthiro, ò ſopraporta, ò ſreggio, che ſi dichi, &
queſto è della groſſezza del ſopraciglio, & s’include ancho eſſo in la cimaſa Dorica, &
il
tondino ò aſtragalo lesbio di baſſo rilieuo.
perche queſti membri non deono hauer molto ſporto: ſopra il freggio ò ſopraporta ua la corona piana con la ſua gola
come
dimoſtra la ſigura.
Ma quello che dice Vitr. Ma dalla deſtra, & dallaſiniſtra gli ſporti ſi deono ſare in queſto modo, che le margini uen
ghi
in fuori, &
nella cima le gole è cimaſe ſi congiugnino inſieme. Egli ſi deue intender, che le cimaſe, che ſono nello hyperthiro ò ſreggio, ſporti-
no
in ſuori, &
ſul taglio dieſſe, che Vitr. dice in ungue ſi congiugnino le cimaſe, che uoltano non à torno, come dice il Filandro, ma dalla deſtra & dalla ſinistra
1110 uerſo il parete da ilati, accioche quella parte di ſporto del ſopraſrontale ò hyperthiro non reſti dalle bande ſenza ornamento:
La corona benche ſia alta, è pe-
ſecondo che dice Vitr.
ſe ne troua eſſempio; nel testo e mal ſcritto la doue dice del ſopraciglio ſia queſto la groſſezza, biſogna leggere. Il ſopraciglio ſia quan-
to
la groſsezza.
Ma ſe lc porte alla Ionica ſi ſaranno, ſia il lume alto come nella maniera Dorica. la larghezza non coſi, ma diuiſa l’altezza in parti due,
e
mezza, di quelle una ſi darà al lume da baſſo, la larghezza della contrattura come nelle Doriche, la groſſezza delle erte per l’al-
tezza
del lume ne la ſronte la quartadecima parte:
la cimaſa diqueſta per la ſeſta parte della groſlezza, il reſto oltra la cimaſa ſia diui-
ſo
in dodici parti, di tre dellequali ſi ſa la prima corfa con il ſuo ſuſaiuolo, ò aſtragalo, la ſeconda di quattro, la terza di cinque.
& que-
ſte
corſe con i loro aſtragali uadino intorno intorno, Il ſopralimitare ò frontale, eſſer deue compoſto al modo, che è compoſto il ſo-
pralimitar
Dorico.
Le menſole ò cartelle dette Prothirides, ſcolpite dalla deſtra, & dalla ſiniſtra pendino lontane alliuello del da baſſo
del
ſopraciglio oltra la ſoglia.
Queſti habbiano nella ſronte una delle tre parti delle erte, & ſino dal baſſo la quarta parte piu ſotti
2220 le che di ſopra.
Vitr. ragiona in questo luogo del componimento della porta Ionica, & ſi laſcia intendere. Corſa è la ſaſcia delle impoſte ò antepagmenti, la prima corſa è la piu
uicina
al lume.
Ancones ſono certe meſole dalle bande delle porte à ſimiglianza della lettera S. che con i loro capi ne i rittorti delle uolute ſe intricano, & ſono
dette
Prothirides in Greco, quaſi antiportali, pendono dal diſſotto della cornice longo le erte à piombo dal baſſo del ſopraciglio, oltra la ſoglia, come ſi uede nella
ſigura
, ne qui ancho ſi deue credere, che la porta lonica habbia la cornice, come la Dorica à liuello de i capitelli, perche Vitr.
non lo dice, & coſi l’oppoſitione del
Filandro
ua giu.
Le porte à queſto modo ſono da eſſer poſte inſieme, che i ſuſti de i cardini ſiano longhi la duodecima parte dell’altezza del lume, i tim-
pani
, ò quadri delle porte, che ſono tra i fuſti delle dodici parti ne rittẽgono tre, le deſtributioni de gli orli, che impagine ſi chiamano
coſi
ſi faranno, che partite l’altezze in cinque parti, due ſi diano à quegli di ſopra, &
tre à quelli di ſotto, Sopra il mezzo mezzi orli
poſti
ſiano, &
de gli altri alcuni riguardino il di ſopra, altri il di ſotto, la larghezza dell’orlo ſia per la terza parte del quadro, la golet-
3330 ta per la ſeſta parte dell’orlo, le larghezze de i fuſti per metà de gli orli, &
coſi la cornice, che ripiglia l’orlo detta replum, ſarà per le
ſei
parti, &
mezza di eſſo orlo. I fuſti che ſono dinanzi la ſeconda impoſta ſiano per la metà dell’orlo.
Detto ha Vitr. delle porte inquanto à quello, che ſi ſa di ſopra, di ſotto, & dalle bande di marmi, ò di pietre, hora tratta dell’opera, che ua di legname, o ue-
di metallo, che ancho di metallo ne ſaceuan gli antichi.
Noi dichiariremo alcuni uocaboli per ſare la intellgenza di Vitr. piu eſpedita. Ianua non è altro,
che
il primo adito, &
la prima entrata del tempio detta da Iano, à cui conſecrato era ogni cominciamento, il resto communemente ſi chiamaua hoſtia, cioe porte,
prendoſi
come ſi uoglia, ò uerſo la parte interiore, ò uerſo la eſteriore, ò rauolgendoſi, comes’ uſa, i Greci le chiamarono Thyras, la onde il uono ſi chiama hypothy
ron
, i lati delle porte ſi dicono Ante, ò Paraſtade, et dalle Ante gli adornamẽti ſon detti Antepagmenta:
Fanno differenza i latini tra queſti nomi Ianua è porta, per
che
uogliono, che porta ſia propiamente quella della città &
delle ſortezze, ma Ianua d’altri ediſicij. Conſondono i nomi poi, & hanno per lo iſteſſo Ianua, & O-
ſtium
.
Poſticum è la porta di dietro detta da Greci Pſeudothyron, quaſi ſalſa porta. Anticum è la porta dinanzi. Le porte di legno, & gli adornamenti ſuoi coſi
ſi
ſanno, i ſuſti che entrano ne i cancani nominati da Vitr.
ſcapi cardinales, ſi deono ſare in queſto modo, che prima ſappiamo l’altezza del uano, ò lume della por-
4440 ta, &
queſta diuidiamo in dodici parti, poi ſacciamo detti ſuſti longhi per la duodecima parte come ſe il lume ſuſſe di 12. piedi ſi darebbe un piede alli ſusti, cioè mez-
zo
piede à quello di ſopra, &
mezzo à quello di ſotto. queſti ſusti con i capi ò teste loro entrano come maſcoli nelle ſemine, è cardini loro, cioè Cancani, uno de qua
li
è nel limitar di ſopra, l’altro nel limitar di ſotto.
la doue ſono le lettere q r. V ſauanſi anticamente questi modi per tenere le porte ſoſpeſe, accioche in quelli Can
cani
ſi riuolgeſſero i ſuſti, che ſoſteneuano le porte.
Grande ſacilità al chiudere, et aprire, poco carico à gli ediſicij, & piu sbrigata maniera era l’antica di quella,
che
hoggi di uſamo.
Tutto il legno piano della porta che era tra i ſuſti ſi diuideua in quadri, che Timpani latinamente detti ſono: queſti quadri erano circondati da
certe
liste, ò regole come cornici è gole.
però Vitr. ci da la ragione di eßi dicendo, che i quadri hauer deono tre parti di dodici dell’ altezza del uano, come é il qua-
dro
S &
le regole, deono eſſer compartite in queſto modo, che diuiſe le altezze del lume in parti cmque due ſe ne diano à gliorli & impagini di ſopra come è da t,
ad
, u, tre alle impagini di ſotto, come è da, t, ad x, ma ſopra il mezzo, cioè tra i quadri ò timpani nella diuiſione d’un quadro, &
l’altro ſiano poste mezze regole, &
delle
altre parti ſiano conſiccate alcune regole, ò liste di ſopra, alcune di ſotto, la larghezza delle impagina ſia per la terza parte del quadro, come è da y, z, la gola
per
la ſeſta parte della impagine, le lunghezze de i ſuſti per la metà della impagine;
& la cornice ouero l’ornamento della lista ſia di ſei parti è mezza di eſſa liſta.
5550 Qui è molto da conſiderare quello, che dice Vitr. perche molti s’hanno aſſaticato, & poi hanno detto a modo loro Io non aſſermo d’hauer trouata la uerità, ne pe-
niego d’eſſer lontano dalla ragione, però dico, che chi uuole ſormare una portta al modo di Vitr.
(per quāto io stimo) biſogna conſiderare, che alcune porte ſono
piu
adorne, altre meno, però le meno adorne alla Dorica, le piu adorne all’ altre maniere ſi ſaranno, per gli adornamenti a’elle porte ſono laſciati alcuni ſpatij piani,
&
quelli circondati d’alcuni rilieui attaccati, ò conſicati à detti piani, & intagliati di gole, & di liſtelli, è cornicetti, & altri adornamenti oltra di queſto i compar-
timeti
uarij di detti piani, &
di dette liste, & il ſar le porte intiere, ò di piu pezzi arreca minor ò maggior grandezza, & ornamento, però conſider ando quan-
to
ſi conuiene alla maniera Dorica, Io direi, che la prima compoſitione delle porte posta da Vit.
conuiene alla maniera Dorica, et le altre compoſitioni alle altre ma-
niere
, ilche con ragione potemo giudicare, perche la prima compoſitione è piu ſoda, l’altre ſono piu ornate:
Dapoi perche ſi uede mirabilmente conuenire il pri-
mo
compartimento alla Dorica, &
glialtri, alle altre maniere. Ecco detto ha Vitr. di ſopra. che la porta Dorica è larga al baſſo per cinque p@rti é mezza del-
le
dodici de ll’ altezza del lume, tutto questo uano nel chiudere la porta eſſer deue occupato dal legno ò dal metallo d’un pezzo ſolo, perche la larghezza della
porta
lo ſoſtenta.
Questo legno che empie il uano è adornato ſemplicemente, ha due piani uno di ſopra l’altro di ſotto, detti tmpani circondati da liste regole, & or-
6660 li, &
nella diſtributione de gli orli, che impagini egli chiama, egli uſa il compartimento ſopra detto & posto nella ſigura della porta dorica. Ma la doue egli dice.
I fuſti che ſono dianzi alla ſeconda impoſta Egli ſi deue intendere a questo modo, che il ſecondo pagmento, ò impoſta ſia un telaro dalla parte di den-
tro
della porta, che uadi à torno à torno, è ſcontri con gli ſpacij, che ſono tra i timpani, replum è come un ſreggio, ò piano tra un cimaſo &
l’altro come dimoſtra
la
ſigura.
Ma ſe le porte ſeranno in ſe ripiegate, & ualuatc (come dicono) le loro altezze ſeranno come le ſopradcette. Cioè come le Doriche Ma nella
larghezza
ſi aggiugnerà di piu tanto quanto è la larghezza della porta, ma ſe ella ſerà di quattro fori ſi aggiugnerà ancho l’al-
tezza
.
Queſte ſono le porte Ioniche, cioè quelle porte, che ſi aprono, & ſono di piu pezzi, & ſi aprono pur in entro, & perche la porta Ionica e piu largha
che
la Dorica, però dice Vitr.
Ma nella larghezza ſi aggiugnerà di piu tanto quanto è la larghezza della porta. & perche le porte Attiche erano, ancho
piu
larghe, come quelle, che ſi ripiegauano in piu ſusti, però à queſte ancho ſe le da maggior altezza, &
però Vitr. dice, Ma ſe elle ſeran di quattro ſori egli ſi
aggiugner
à ancho l’ altezza.
7770
Le porte fatte al modo Attico ſi faranno con quelle ragioni, che ſi fanno le Doriche, Oltra di ciò le corſe, ò faſcie ſotto le golette uan-
no
à torno l’erte, lequali ſi hanno à compartire in queſto modo, che nelle erte, oltra la gola di ſette parti nehabbian due.
Ecco qui la miſura delle porte, cioe di quel che sta ſermo, ſeguitan gli ornamenti ò porte che ſi mouono.
Et gli ornamenti di eſſe porte non ſi fanno à geloſie, ma di due fori, ma ualuate, & hanno le apriture nelle parti eſteriori.
Io ho l’ autorit à d’alcuni antichi teſti, che dice non ceroſtrota, ma clatrata. clatra è il lauoro ſatto à geloſia, ſi trouano porte ſatte à queſto modo, che ſi puo per eſſe
uedere
nella parte interiore, ſono come ſerrate, pare, che parli de lle corinthie, le chiuſe dellequali ſi ſanno à geloſie, ne di due ſusti ò pezzi, ma per la loro lar-
ghezza
ſi ſanno ualuate cioè di piu ſori e che ſi riuolgono in ſe, &
s’aprono nella parte eſteriore. & coſi conclude. Io ho eſpoſto quanto ho potuto co
me
, &
con quai ragioni ſi hanno à fare i tempi nelle maniere Doriche, Ioniche, & Corinthie. Come de legitime uſanze tratte ſono.
Hora dirò delle diſpoſitioni Thoſcane, come ſi habbiano ad ordinare. Qui ſeguitano le ſigure delle porte & prima della Dorica con la ſua Sa-
coma
, &
ornamenti poi della Ionica ſimilmente, & in ſine dell’ Attica, & tutte hanno & gli adornamẽti et le ſacome, & le lettere che dimoſtrano le lor parti, mi-
nutamente
, &
queſto è ſatto con diligenza, perche la preſente materia è diſſicile.
133118LIBRO64[Figure 64]A B l’altezza del Pauimento à i Lacunari.C D l’altezza del Lume.C E la larghezza di ſotto del Lume.D F la larghezza del Lume di ſopra.C G la groſſezza dell’erta da baſſo.D H la groſſezza dell’erta di ſopra.I @ il Sopraciglio.K @ la Cimaſa e Tondino che ua à torno le Erte.N lo Hyperthiro e Freggio.O la Cimaſa e Tondino dello Hyperthi@@.P la Cornice piana con la ſua gola.P Corona, ò Gocciolatoio.O Aſtragalo Lesbio, ouero
Vuouolo
.
C Cimatio Dorico, altramente
Cauetto
.
N Hyperthiro, hoggi di Freg-
gio
detto.
K Cimatio ouero Vuouolo.F Astragalo hora Fuſaiuolo.A P O C N K F F E P O N I V S T X B Z Y Q R D M C K H G
134119QVARTO.65[Figure 65]B Ancones.C Hyperthiro.D Corona.E@ Scapo.F Cimacium.G Replum.D Corona.C Hyperthiro.H Cimatium.I Prima Corſa.K Seconda Corſa.L Tertia Corſa.M Timpana.N Impages.O Scapi.D C H L K I O O N M N M N C N M N M N O O D C B E E F F
135120LIBRO66[Figure 66]O Cimacio Lesbio ò VuouoloP Cimacio Dorico ouero Cauetto.Q Hyperthiro ouer Freggio.K C@n@c o delle Pilaſtrate ò Ante
ouero
Intauolato.
S Aſtragali ò Fuſaiuoli.T Prima Faſcia.V Seconda Faſcia.
Mezze
colonne quadre drieto
lequali
ua at acata la porta.
X X Scapo.Y CimacioZ Replum ò Freggio tra i due Ci-
macij
.
I Timpano.K K Impages.A O *** Q R S V S T O *** R S S Q I I I Z I I I T V X X Y K K I
136121QVARTO.
CAP. VII. DELLE RAGION THOSCANE DE SACRI TEMPI.
L luogo nelquale ſi deue ſabricare il tempio quando hauerà ſei parti di longhegza leuandone una,
ſi
dia il reſtante alla larghezza.
Ma la lunghezza in due parti ſi diuida, & quella parte, che ſerà di
dentro
ſia diſſegnata per gli ſpacij delle celle, ma la uicina alla fronte ſia lafciata per porui ordinata
mente
le colonne, ſimilmente diuiderai la larghezza in parti dieci, di queſte tre ne darai allo ſpacio
delle
celle minori, che ſono dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra, ouero le laſcierai doue eſſer deono le ali, ma
le
altre quattro ſi diano al mezzo del tempio.
Lo ſpacio dinanzi le celle nello antitempio coſi diſle-
gnato
ſia per le colonne, che quelle de gli anguli ſiano dirimpetto à i pilaſtri nelle ultime parti de i pareti, ma le due
di
mezzo, che ſono dirimpetto à i pareti, che ſono tra i pilaſtri, &
il mezzo del tempio ſiano coſi diſtribuite, che tra i
1110 pilaſtri, &
le prime colonne per mezzo all’iſteſſa fila ne ſian diſpoſte delle altre, & ſiano dal baſſo per la ſettima par
te
della lor altezza, ma l’altezza per la terza parte della larghezza del tempio, &
la colonna ſia dal diſopra raſtrema-
ta
per un quarto della groſſezza da baſſo;
le ſpire ſiano alte per la meta della groſſezza, & habbian l’orlo ſatto à ſeſta
alto
per la metà della ſua groſezza, il baſtone con l’apophige groſſo quanto è l’orlo.
L’altezza del capitello per la
meta
della groſſezza, la larghezza dello Abaco quanto è la groſſezza dal baſſo della colonna, partiſcaſi poi la groſſez
za
del capitello in tre parti una ſi da all’orlo, che è in luogo dell’ A baco, l’altra all’ Echino ò Vuouolo che ſi dica, l’altra
all’
Hipotrachelio ò collarino con il tondino, &
l’apophige. Sopra le colonne imponer ſi deono le traui congiunte, &
concatenate
al pari, che riſſeruiuo que modu li nelle altezze loro, che ſerà richieſto dalla grandezza dell’ opera.
Et
queſte
traui, che ſi hanno à legar in ſieme, ſian di tanta groſſezza, quanto è l’hipotrachelio della colonna di ſopra, &

ſiano
collegate in modo con chiaui, &
trauerſi incaſtrati, che quella incaſtratura tegni di ſpacio di due dita larga le
2220 traui, imperoche toccandoſi, &
non riceuendo ſpiraculo di uento, ſi riſcaldano inſieme, & preſto ſi guaſtano Ma ſo-
pra
le traui, &
i pareti ſia il trappaſſo de i mutuli ſporti in ſuori per un quarto della groſſezza della colonna, & nelle
frõti
loro dinãzi ſiano aſſitti gli ornamẽti, che antepagmẽti ſi dicono, et ſopra quelli il timpano, che habia i ſuoi ſaſti
gi
di muro, ò di legno, ma ſopra quel ſaſtigio, ò cima ſi ha à porre il colmello, i canthieri, ò coſtali, &
i tempiali in mo
do
che’l grondale nel ſuo ſine alla tcrzera riſponda.
Qui Vitr. tratta delle ragioni delle opere Thoſcane, hauendoſi ſpedito delle opere de Greci, prima, che io eſpona quanto apartiene alla intelligen-
za
del preſente luogo, dirò alcune coſe conuenienti à tutte le ragioni deli’opere ſopradette, benche altr oue ne habbiamo detto.
Prima io dico
che
l’opera Dorica, è piu atta à ſoſtentar i peſi, appreſſo è la T boſcana, ſopra la Dorica nel jecondo ordine ſta la Ionica, &
nel terzo la Co-
rinthia
come piu ornata, &
dilicata ad imitatione de gli alberi ſatti dalla natura nel piede rozzi, n@ll’aſcend@r piu ſottili, nella ſommit à piu
adorni
;
però ſi uede in molti ediſicij l’ordine baſſo eſſer il Dorico, il di mezzo lonico, & il di ſopra Corntbio. Oltra di que ſto non ſi douemo
3303 merauigliare ſe Vitr.
trattando di tutte le ragioni delle maniere del ſabricare, ba trattato delle Thoſcane, percioche l’ Architettura come ho-
ſpitc
hebbe per li ſuoi primi alberghi l’Etruria, cioè la T oſcana, come ancho ſi legge de gli antichi R e di quella eſſere ſtati molti monumenti, &

molte
ſabriche generoſe.
Hora Vitr. dice che la lunghezza del tempio eſſer deue in ſei parti diuiſa, & cinque di eſſe ſi deono dare alla larghez-
za
, in modo, che la detta proportione della larghezza alla lunghezza del tempio ſerà ſeſquiquinta.
Oltra di queſto uuole, che tutta la lunghez-
za
ſia partita per metà, &
una ſi debbia dare per rinchiudere le celle, & l’altra laſciar al portico, ouer antitempio. Fatto queſto uuole, che ſi
partiſca
la larghezza del tempio in dieci parti, dellequali ne laſcia tre dalla deſtra, &
tre dalla ſinistra, per compartimento delle picciole celle,
lequali
ò ſi ſaranno nella teſta, ò da i lati, come accenna Vitr.
quando dice.
Ouero le laſcierai doue deono eſler le ale.
Hauendo poi coſi partito ne ſegue, che le altre parti, che ſono quattro, resteranno al mezzo del tempio la onde tale proportione dal mezzo à
ciaſcuna
delle bande ſer à proportione ſeſquiterza, et in queſto modo ſi ha la diſtributione della parte di dentro.
Hora quanto apartiene al colõ
4440 nato dinanzi, ſaperai che per mezzo gli anguli de i pareti del tempio, ſopra iquali anguli stanno le ante, ò pilaſtri, à dirimpetto ſi deono por-
re
le colonne, lequali ſono termini della lunghezza del tempio, &
perche da uno angulo all’ altro è molta diſtanza, per eſſer l’aſpetto areſtilo
cioè
de liberi intercolumi, però uuole Vitr.
che tra le colonne angulari, ne ſiano altre due in modo, che la ſronte ſerà di quattro colonne, & di
tre
ſpatij, &
perche tra il pilaſtro & la colonna angulare ui è molto ſpatio, & coſi tra il parete, & le colonne di mezzo, però uuole Vitr.
che ſacciamo un’altro ordine di colonne, nel mezzo, & quelle diſpoſte ſiano all’ incontro delle prime ſotto il portico dell’ antitempio, la lunghez
za
di queſte colonne interiori ſerà maggiore della lunghezza di quelle della ſronte, quanto può ricercar l’ altezza dello Architraue dauanti, &

pare
, che per questo Vit.
uoglia, che queſte colonne ſiano alte la ſettima parte dellà loro groſſezza, & l’altezza ſi prender à prima dalla lar-
ghezza
del tempio, però ſi diuider à la larghezza del tempio in tre parti, l’una delle quali ſerà l’altezza delle colonne, et queſta altezza par
tita
in ſette parti, ne darà una alla groſſezza dal piede della colonna, &
questa groſſezza poi diuiſa in quattro parti dimoſtrer à quanto eſſer
debbia
raſtremata la colonna.
A me pare che manchi alcuna coſa nel testo di Vitr. anzi io direi, che non ſi deſidera piu, ch’una lettera, in mo-
5550 do che la, doue dice qui inter antas, &
mediam ædem fuerint diceſſe quae inter antas & coſi ſi appunterebbe la lettione ſpa
tium
, quod erit ante cellas in pronao, ita columnis deſignetur, ut angulares contra antas parietum extremorun è
regione
collocentur.
& qui un punto, & poi leggaſi. Quae inter antas, & mediam aedem fuerint, ita diſttibuantur.
Vitr. dimostra come ſi hanno à diſponere le colonne angulari, & le di mezzo nella ſronte, & le di dentro del pronao, ilche stando coſi, ci lie
ua
il dubbio del Serlio, &
del Filandro cerca l’altezza delle colonne, ſimile intendimento, ancho di ſopra s’è ueduto, Ma le miſure delle ſpire,
&
de i capitelli, & del reſto ſono ſtate dichiarite di ſopra nel terzo libro. Reſtaci à dichiarire quello, che uuol dire Vitr. quando egli dice.
Ma ſopra le traui, & ſopra i pareti ſia il trappaſſo de i mutuli ſporto in ſuori per la quarta parte dell’altezza della co-
lonna
.
Cioe biſogna che le teſte delle traui trappaßino oltra il parete per un quarto dell’ altezza delle colonne, come dimoſtra la ſigura, ilche ſa un largo
piouere
, le teſte di queſti trauicelli deono eſſer coperte, con i ſuoi adornamenti aſſitti, che Vitr.
chiama antepagmenti, ò pure egli intende gli
6660 adornamenti de i ſronteſpicij de i tempi, &
questo è migliore intendimento, & però dice.
67[Figure 67]2
Et nelle fronti di que tempi dinanzi ſiano ſitti gli antepagmẽti,
&
ſopra quelli il timpano, che habbia i ſuoi ſaſtigi di muro, ò
di
legno, &
ſopra quel faſtigio il colmo, ò colmello, & i can-
thieri
, &
i tempiali in modo chel grondale riſponda alla ter-
zera
del coperto compito.
Per terzera, che tertiarium è detta intende Vitr. tutta qualla legatura che dal
colmo
partendoſi ſi allargha in ſorma triangolare, &
è dalle chiaui è trauer
ſi
contenuta, &
rende la ſorma compita del tetto, come appare per la ſigu-
ra
.
a. & qui è la pianta della maniera Thoſcana, il cui alzato, è à faccie
128
ſegnate di numero imperiale.
137122LIBRO 68[Figure 68]
Le maniere Thoſcane doueuano hauere ancho altri compartimenti, & dare ancho occaſione a gli Architetti di prendere da quelle alcune miſure,
&
meſcolarle con gli altri generi, come qui ſotto dirà Vitr. & allargher à la mano à quelli ſuperſtitioſi, che non uogliono preterire alcuni
precetti
dell’ Architettura temendo, che ella ſia tanto pouera, che ſempre ſormi le coſe ad uno iſteſſo modo, ne ſanno, che la ragione, è uniuerſa
le
, ma l’ applicarla è coſa d’ingenioſo, è riſuegliato Architetto, &
che la bella meſcolanza diletta, & le coſe, che ſono tutte ad un modo uengo-
no
in fastidio, però dirà Vitr.
dapoi, che hauerà parlato delle forme ſemplici, ancho delle composte, & tra i tempi ſemplici numera anche i
ritondi
, de iquali non ha parlato nel terzo libro, quando egli diuideua i tempi ſecondo gli aſpetti, per le ragioni allegate in quel luogo.
Et que
ſte
maniere egli conſeſſa hauerle imparate, &
hauute da i ſuoi precettori, & ſatto ſine alle coſe pertinenti alle proportioni delle ſabriche per
tinente
alla religione, uenir à alle commode, &
opportune all’uſo commune della città Io ardiſco di affirmare, che la ſcielta delle coſe ſatta da
Vitr
.
ſia stata fatta con ſommo giudicio, & che ſi bene non pare coſi al primo aſpetto nientedimeno, à chi legge, e rilegge, e conſidera tutte le
parti
, che in queſta ſua artificioſa ſabrica ſi trouano, uederà che egli non n’hauer à laſciata alcuna delle belle, e neceſſarie, &
ſe alcuno d@ſidera
le
coſe piu minute, non ſa quello, che ſia ſcriuere un’arte con dignità ne quello, che ſia diſſerente la inuentione dalla elettione.
1170
Il componimento delle ricette ricerca ogni minuta deſcrittione di tutte le coſe come ricerca deſcrittione di un luogo particolare, mail componi
mento
d’un’arte richiede una ſcielta delle principali e neceſſarie, come la deſcrittione del mondo detta Coſmograſia prende ſolamente le parti
uniuerſali
ſecondo il riſpetto che hanno al cielo, però imparamo porger le coſe ſecondo, che ſono con decoro, e grandezza dichi ſcriue.
138123QVARTO
Fannoſi ancho de i Tempi ritondi, de quali altri ſono d’un’ala ſola ſenza cella colonnati, altri ſono cinti d’intorno,
Quelli
che fatti ſono ſenza cella hanno il tribunale.
& l’aſceſa per la terza parte del ſuo diametro, Dapoi ſopra i pie
deltili
poſti ſiano le colonne tanto alte, quanto è il diametro da gli eſtremi pareti de i piedeſtili, ma ſiano groſſe con
i
loro capitelli, è ſpire per la decima parte della loro altezza.
Lo Architraue alto per la metà della groſſezza della
colonna
:
ll Zoſoro, ò ſregio, & le altre parti, che ui uanno ſopra ſiano come nel Terzo Libro delle miſure ſcritto
hauemo
.
Trattaſi nel preſente luogo de i Tempi ritondi, & di alcune maniere di Tempi composte. E coſa degna di auuertimento la dimoſtratione delle
coſe
dette da Vitr.
A Veſta ſi ſaceuano i Tempi ritondi, & molti riuerſi di Medaglie ci lo dimostrano. I Thraci ſabricauano al Sole i Tem
pi
di queſta ſorma.
Erano nel mezzo del tetto ſcoperti, la ſorma ritonda dimoſtraua la ſigura del Sole. La ſommità ſcoperta ci daua ad
intendere
, che la luce del Sole illuminaua di ſopra tutte le coſe, &
il tutto per quello ueniua in luce, & ſi maniſeſtaua. Trouanſi de i Tempi
1110 grandiſsimi di ſorma ritonda, come quello che à tutti i De i da M.
Agrippa ſu conſecrato, & il tempio di Bacco, & alcuni altri, ma per lo piu
i
Tempi ritondi non erano molto grandi, ma ſi poteuano chiamere Sacelli, ò Capelle.
Queſti ſono di due maniere, perche ouero hanno le
ale
da una parte ſola, &
ſono dette Monoptere, ouero intorno, & ſono dette Periptere. Il tribunale e quella altezza eleuata, allaquale per
gradi
ſi aſcende, &
Vitr. ci da la ragione della ſalita, & la ſigura della pianta lo dimoſtra ancho aſſai acconciamente, haueuano le colonne
ſotto
i ſuoi Picdeſtili, &
nel mezzo era l’ Altare, & io credo, che questa ſorte di Tempi non era troppo grande. Vedeſi nell’ antico alcun
Tempio
ritondo, come quello da Tiuoli, dalquale uiene un portico quadrato in ſuori, che ha il ſuo Frontiſpicio, aſcendeuaſi per gradi dinan-
Zi
dalla parte del portico, &
le colonne erano ſopra uno eleuato muro, che ancho ſi può chiamar Tribunale, e Stereobata, e Stiiobata, &
ſiamo
ſtati in opinione, che quella parola Monopteros ſe debbia intendere al modo di quel Tempio di Tiuoli, perche pure, che ſia di@ſerenza
tra
Peripteros, e Monopteros, perche Peripteros (come hauemo detto piu uolte) ſigniſica alato à torno, &
Monop@eros di una ala ſola, &
che
per quella ala ſia ſigniſicato quell’ Antitempio, che in ſorma quadra eſce dalla ritondità del Tempio, come è l’entrata della Ritonda, &

2220 in queſta opinione ci ha meſſo il non hauer ueduto diſſegno di Tempio ſatto al modo, che dice Vitrnuio, &
tutte le piante deſcritte eſſer ſatte
al
modo del Tempio di Tiuoli, ſimiglianti parendoci ancho, che quella ſalita di tanti gradi haueſſe troppo del gonſio, ma non dicendo Vitr.
al-
tra
coſa piu chiara, hauemo ſatto la pianta, come ſi uede, non negando pero che non ſia bellisſima maniera ancho quella del Tempio di Tiuo-
li
, &
di altri ſatti à quel modo, & con quelle proportioni, ma di questo laſciamo libero il giudicio, à chi uuole. Pigliando adunque, la ter-
za
parte del diametro del Tempio di quella ſaremo la ſalita, &
l’altezza del Tribunale, o Piediſtilo, che ſi dica, & di ſopra ui poneremo le
colonne
di maniera Corinthia, imperoche ſono alte quanto e il diametro rinchiuſo tra gli eſtr cmi pareti del Piedeſtilo, cioè quanto è il dia-
metro
dell’ opera, &
ſono le colonne groſſe la decima parte della loro altezza computando il capitello, & le ſpire. l’ Architraue e alto per la
metà
della groſſezza della colonna.
Il resto ſegue le ragioni, & proportioni poſte di ſopra nel Terzo Libro. Da queſto compartimento ſi
comprende
che l’opera era di maniera Corinthia.
Ma qui potrebbe alcuno deſider are di ſapere. ſe oltra le ſorme ritonde ſi posſino ſare an-
cho
i Tempi di ſorme moltangulari come di otto ſacie, di dieci, &
d’altre ſorme, io riſpondo, che queſto ſi potria ſare, come ſi uede, che al-
3330 cuni de moderni hanno diſſegnato, &
che la ragione ci può ſeruire in ogni ſorma, quando la ſabrica è accommodata all’uſo, ma io non ſo che
ci
ſia ſtato Tempio antico di molti anguli, pure quando ſi uoleſſe ſare, biſognerebbe hauer quella ragione di ſare le piante di molti anguli, &

di
rinchiudere in un circulo ogni ſorte di ſigura, ilche da Euclide con dunoſtratione, &
da molti de moderni con pratica ci e ſtato chiaramen-
te
dimostrato, e ſpecialmente da Alberto Durero nel ſuo libro della Geometria, ilquale tiene pratiche molto utile, e belle, &
io per non eſſer
tedioſo
le laſcio ad altro tempo.
Main queſte ſorme di molti anguli io crederei che ſi heueſſe à perder molto terreno, & che ſi hauerebbe
delle
diſſicultà riſpetto al compartimento di dentro, &
che per ſar parere la co ſa bella di dentro uia ci biſognerebbe gran numero di colonne,
&
ſare molte celle, & molti ornamenti.
139124LIBRO 69[Figure 69]
140125QVARTO.
Fannoſi ancho i Tempi d’altre maniere ordinate dalle iſteſſe Simmetrie, ma in altro modo diſpoſte. Come è il Tempio
di
Caſtore nel Circo Flamminio, &
tra due boſchi ſacri il Tempio del gran Gioue, & piu argutamente nel boſcho
di
Diana aggiuntoui dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra alle ſpalle dello Antitempio le colonne. In queſta maniera prima
ſu
ſatto il Tempio, come è quello di Caſtore nel Circo:
Di Minerua in Athene nella Rocca, Et di Pallade à Sunnio
Attica
.
Di quelle non ci ſono altre proportioni ma le iſteſſe. Le longhezze della Cella ſono doppie alle larghezze,
&
come l’altre parti eguali, che ſogliono eſſer nelle fronti ſono à i lati trapportate. Sono alcuni, che togliendo le di-
ſpoſitioni
delle colonne dalle maniere Thoſcane trasferiſcono quelle ne gli ordini delle opere Corinthie, &
loniche,
perche
doue le ante del Pronao uẽgono in fuori, iui all’incontro della Cella de i Pareti ponendoui due colonne com-
muni
ſanno le ragioni delle opere Thoſcane, &
delle Greche. Altri ancho rimouendo i pareti del Tempio, & appli-
cando
à gli intercolunni nello ſpacio dell’ala del leuato parete ampia fanno la larghezza della Cella, &
conſeruando
1110 le altre coſe con le iſteſſe miſure, &
proportioni, pare che habbiano creato un’altra maniera di ſigura, & di nome,
d’un
Pſeudoperiptero.
Ma quelle maniere ſecondo l’uſo de i ſacriſici ſi uanno mutando, perche non à tntti i dei con
le
iſteſſe ragioni ſi ediſicano i Tempi.
Eſpedite le ſorme de i Tempi ritondi accioche niente ci resti Vitr. ci propone ancho altre maniere di Tempi cõpoſte, & meſcolate delle maniere
Greche
, &
Thoſcane, & per maniere Greche egli intende tanto le Corinthie, quanto le loniche. Aitri aggiugneuano alle ſpalle dello Antitem
pio
tre colonne per parte.
Altri ancho nei lati del Tempio ſeguiuano con lo iſteſſo ordine di colonne. Altri apriuano la Cella, & la riduceuano
à
maggior larghezza ſacendo i pareti la doue erano le colonne, &
ſecondo il propoſito, et la cõmodità de i ſacriſicij, che (come ho detto erano
diuerſi
) accõmodauano le diſpoſitioni de i Tempi, ilche da ad intendere ancho à noi che all’ uſo de noſtri ſacriſicij, accõmodiamo le diſpoſitioni
delle
chieſe doue, &
ſi ſacriſica il uero ſacriſicio, & ſi predica, & ſi celebran i ſacri oſſicij, & ſi ſerbano le Sante ſeliquie, & ui uanno, è stan-
no
buomini, è donne.
Hora è ſornito l’altra parte della ſabrica, che era quella, che apparteneua alla R eligione. Et però conclude Vitr. & dice.
2220
Io ho eſpoſto tutte le ragioni delle ſacre caſe de i Dei, come mi ſon ſtate laſciate, ho diſtinto con i ſuoi compartimenti
gli
ordini, &
le miſure, & mi ſon forzato di deſcriuere quanto ho potuto, quelli che ſono de ſigure disſimiglianti, &
con
che diſſerenze tra ſe ſono ſeparate.
Hora io diro de gli altari de i Dei immortali, accioche attamente ſiano ordi-
nati
alla diſpoſitione de i ſacriſici.
Et coſi @agiona delle miſure de gli Altari dicendo.
CAP. VIII. DELL’ORDINARE GLI ALTARI DE I DEI.
GLI Altari riguardino all’Oriente, & ſiano ſempre poſti piu basſi de i ſimulachri, che ſaranno nel
Tempio
, accioche i ſupplicanti, &
ſacerdoti guardando in ſu ammirandoſi della diuinità con di-
3330 ſeguali altezze al decoro di ciaſcuno de i ſuoi Dei compoſti ſiano.
Le altezze de gli Altari coſi deono
eſſer
eſplicate, che à Gioue, &
à tuttii Dei celeſti altisſimi ſiano fabricati. Alla Dea Veſta, al Mare,
&
alla Terra ſi facciano basſi, & coſi le forme de gli Altari nel mezzo de i tempi conuenienti ſi di-
ſporranno
poi che in queſto Libro trattato hauemo delle fabriche de i Sacri luoghi, ne i ſeguenti ſi
dira
de i compartimenti delle opere communi.
La ſomma di questo ultimo capo è come s’habbiano à drizzare gli altari per ſeruare il Decoro conueniente alla ſorza, & al potere di ciaſcuna
Deità
.
Conuengono tutti in queſto, che deono riguardar l’Oriente (come di ſopra s’è detto). Vuole Alberto, che gli antichi ſaceſſero l’ Altare
alto
ſei piedi, largo dodici, ſopra’lquale poſto ui ſuſſe il Simulachro, Vitr.
non ci preſcriue altezza, perche altri Dei altezze richiedono,
&
ſopra gli Altari ſi ſacriſicaua. I Decreti de i nostri Ponteſici non uogliono che gli Altrari ſi ſacciano d’altro che di marmo, & ſopra quelli
ui
uogliono una pietra conſecrata.
Ma ſe stiano meglio, piu altari, ò d’un ſolo lo laſcio decidere ad altri. Noi ſopra gli Altari ſtendemo bellisſi
4440 me touaglie, &
dinanzi ornatisſimi panni. Non ci mancano i candellieri, & le lampade aceſe di e notte dinanzi il Sacratisſimo corpo di noſtro
Signore
à cui per ogni Chieſa eſſer deue conſecrato un’ Altare.
Vſamo ancho ſopra gli Altari di porre le reliquie di Santi, pero biſogna loro
prouedere
di ornati, &
bẽ compartiti depoſiti. Oltra di queſto ſogliono i noſtri hauere un luogo ſeparato doue ſeruano le uesti Sacerdotali, i
Libri
, &
l’altre coſe neceſſarie à i Sacriſicij, & doue ſi apparano i ſacerdoti, questi luoghi io gli ſarei in quelle parti doue anticamente ne i
Tempi
era il postico.
hanno il Choro doue stanno à celebrare gli oſſicij, Sacri, hanno la torre alta nella cui ſommità ſtanno ſoſpeſi queglli ſtru
menti
di Bronzo, che noi Campane chiamamo, non uſati da altri, che da Christiani, &
ſono per conuocar col ſuono loro le genti alla Chieſa nel
le
debite hore.
Queſte torri eſſer deono alte, pir amidali, e proportionate con l’altezza del Tẽpio, & ſi adornano, ò con oro, ò con belle intonica
ture
di pietre uanno eguali quadre ſin al luogo, doue s’ appicano le Campane, iui ſi ſanno d’intorno i cornicioni, &
s’aprono con colonnati ac-
cio
che’l ſuono ſi oda, à quelli ſi ſale diuerſamente altri con lumache, altri con gradi, altri con piu commode ſalite, &
qui appare l’ingegno, &
la
ſottilità dell’ Architetto, &
ancho la grandezza dell’ opera, quando ſono alte, & che ſopra quelle alzati ſono grandisſimi peſi di marmi. So-
5550 pra i cornicioni, &
l’apriture ui ua la Piramide di proportione ſeſquialtera alla ſua baſa, ò uero equialtera, altri ancho ſanno le puppole in
luogo
di Pir amide, &
le ſue lanterne, in queſte torri ancho ſi ſanno gli horologi da contrapeſi, coſa non conoſciuta da gli antichi, questi horo-
logi
dimoſtrano di ſuori con un raggio l’hore naturali, i ſegni, i gradi del Sole, i giorni della Luna, la quantità del di, &
della notte, & poſſono
ſar
altre dimostrationi, e mouimenti di ſigure, come ſi uede in molti luoghi.
Hanno dietro la Chieſa il Cimitero, doue ſi ſepeliſcono i corpi, luo-
go
Sacro, imperoche la bene ordinata noſtra Religione ha uoluto hauer cura del ſepelire i corpi, eſſendo i corpi humani ſtati uaſi dello ſpirito
Santo
, &
douendo quelli di nuouo riſuſcitare, doue & naturale, & ordinata pietà ſi dimoſtra nel ſepelire i morti. Ma Dio uoglia, che à no-
ſtri
Tempi non ſi ſacciano ſimili uſſicij piu preſto à pompa de uiui, che à pietà, e conſolatione de i morti, Non é lodeuole, che i monumenti, ò ſe-
pulture
ſiano nelle Chieſe, pure egli ſi uſa à grandezza nelle capelle à queſto con pregio appropiate, &
in luoghi emine@ti ſi pongono piu alte
de
i Sacri Altari, &
s’appongono le memorie, i titoli gli Epigrammi, i Troſei, e le inſegne de gli antipaſſati, doue le uere eſſigie di bellisſime,
&
ſinisſime pietre ſi uedono, & i glorioſi geſti in lettere d’oro intagliati ſi leggonono coſe da eſſer poste piu preſto nel Foro, & nella piazza,
6660 che nella Chieſa, &
ſolamente de gli huomini illuſtri, & di quelli le opere uirtuoſe de i quali, eſſer poſſono di mcmorabile, & imitabile eſſem-
pio
à i Cittadini.
Ma laſciamo queſta digresſione, è ſtando con Vitr. ricordiamoci di ſeruar il Decoro in ogni coſa, e ſpecialmente nell honore
di
Dio, &
de i Santi amici ſuoi, & de i Serui ſacroſanti deſtinatial culto di quelli e rinchiuſi ne i monasteri, à iquali è conueniente, che ſi pro-
ueda
di grandi, &
commodi habitationi, di ſpatioſi chioſtri, & di bei giardini, & d’altre coſe neceſſarie alla uita honeſta è commune, & qui
ſia
ſine del Quarto Libro, &
di ſotto ſono due piante di que Tempi compoſti de i quali ha parlato Vitr. nel ſettimo Cap.
IL FINE DEL QVARTO LIBRO.
141126LIBRO70[Figure 70]PIANTA DI VN TEMPIO COMPOSITO THOSCANO.
142127LIBRO QVINTO
DELLA ARCHITETTVRA
DI
M. VITRVVIO.
71[Figure 71]
PROEMIO.
LEPARTI dell’ Architettura (come nel Primo al terzo cap. ci ha dimostrato Vitr. & noi ancho ha
uemo
replicato nel Proemio del terzo) ſono tre:
la Edificatione, la Gnomonica, & l’arte delle ma-
chine
, Veduto hauemo nel medeſimo luogo, che in due partiera la Edificatiane diuiſa, Puna dellequa-
li
apparteneua alle coſe publiche, &
communi. L’altra alla ragione delle opere particolari. Parti-
ta
fu la ragione delle fabriche uniuer ſali, &
communi in modo, che unariguardaua la difeſa; dellaquale
1120 nel Primo Libro s’è detto.
L’altra eratutta alla Religione dedicata, gia eſpedita nel Terzo, & nel
Quarto
Libro:
perchè nel ſecondo ha trattato della materia uniuerſale, conie di coſa che preſtamenie
ſi
doueua eſpedire;
L’ultima alla opportunità, & alcommodo ſi concedeua. Di questa nel preſente
libro
ſi tratta, nelquale ſi uede la Diſpoſitione del, Foro delle Baſiliche, dello Erario, della Curia, del-
la
Prigione, del Theatro, &
delle coſe pertinenti al Theatro, come ſono le Scene, i Portici, la
Graduatione
, de i Bagni, delle Paleſtre, &
luoghi da eſſercitarſi, & finalmente de i Porti. Lequal
tutte
coſe appartengono all’uſo della piu parte, ne ſi poſſono ueramente chimar priuate, ne ancho publiche, ma communi, perche le publi-
che
io intenderei eſſer le mura, &
le difeſe, che egualmente à tutti ſi riferiſcono, le commum quelle, che all’uſo, & piacer di moltiſi deſſe-
2230 ro, &
le priuate quelle, che ad una ſorte ſola diperſone ſi fabricaſſero. Prepone à questo trattamento un Proemio degno da eſſer conſide-
rato
, percioche per eſſo ſi riſponde à molte dimande, che ſi ſoghono fare da molti, che ogni giorno uanno di Vitr.
ragionando per uſar
una
parolamodeſtà, &
non dir cicalando, ne hanno letto, ne conſiderato bene quello, che in queſto authore ſitroua. Noi uedemo chia-
ramcnte
, che Vitr.
non ſolamente ha conſiderato, & eſſaminato bene le coſe, dellequali egli doueua dare molti ammaeſtramenti, ma an-
chora
ſi ha propoſto nell’ animo di eſplicare il tutto con bella, &
artificioſa maniera, & con modo al trattamento d’un’arte conueneuole,
chinon
ha ueduto, è uede Pordine merauig lioſo de iſuoi precetti?
chi non ammira la ſcelta delle belle coſe? quale diuiſione, ò parte ci man-
ca
, che al ſuo luogo non ſia coliocata?
chi leuera, ò aggiugnera, che bene ſtia alcun ſuo documento? Et ſe egli non ha parlato come Ari-
ſtarcho
, Democrito, Ariſtoxeno, Hippocrate, ò come altro perfetto nella ſua profesſione, egli certamentè ha uſato quelle uoci, che era-
no
ammeſſe à i tempi ſuoi, &
quella forma di dire, che ſirichiede da chi uuole inſegnare. Et perche queſta non è mia imagìnatione, ho ca-
ro
che ſi legga il Proemio del preſente libro, di che ne feci auuertito nel mio Primo ragionamento il lettore.
la doue leggendo noi Vitr. in
3340 queſta parte, trouaremo quanto ho detto eſſer ueramente fatto da Vitr.
con deliberato, & ragioneuol conſiglio, il qual dimostra quanto
differente
ſia lo ſcriuere le Historie, ò uero i Poemi, dal trattamento d’un’arte, &
proua la difficultà dello inſegnare, & non cilaſcia ancho
deſiderare
il modo di ſcriuere i precetti dell’arte, &
però dice.
PROEMIO.
QVELLI, che con grandi uolumi eſpoſto hanno i penſieri del loro ingegno, & precetti delle coſe,
certamente
hanno dato grandisſima riputatione à i loro ſcritti, ilche uoleſſe Dio, ò Imperatore
che
ancho nei noſtri ſtudij ſi comportaſſe, accioche con tal ampiezza di dire etiamdio ne i noſtri
precetti
l’authorità prendeſſe augumento, ma queſto non e, come altri crede eſpedito.
4450
il ſenſo di queſte parole è, che il potere à ſuo aggio ſcriuer quello, che nell’ animo ſi uolge, ſenzaeſſer obbligato à bre
uita
di dire, ſuol dar credito, &
riputatione à gli ſcrittori, percioche à grado ſuo ciaſcuno ampiamente ſcriuendo,
può
ampliare, adornare, &
acconciare i ſuoi ſcritti in modo, che poſſono piacere, & dilettare, e, ſpecialmente quando le coſe ſon tali, che
tengono
i lettori deſideroſi di ſaper piu oltre, ma ſimile ampiezza non e coſi facile in ogni trattamento, perche ſe coſi fuſſe, io non dubita-
rei
, che non potesſi a i miei ſcritti dare authorità &
riputatione, pero non potendo far queſto, io reſto con gran deſiderio farlo; ma di-
rebbe
alcuno perche non lo puoi fare?
Vitr. riſponde.
Percioche egli non ſi ſcriue dell’ Architettura, come ſi ſcriuono le Hiſtorie, ò uero i Poemi.
I Poemi ſono penſamenti del noſtro mgegno, & le Hiſiorie eſſempi delle attioni, pero rifponde à quello, che egli ha detto poco di ſopra dicendo.
Penſieri del loro ingegno, & precetti.
Dapoi ſeguitando dimostra la differenza che, ė, tra lo ſcriuer PHiſtorie, & i Poemi, & trattar dell’ Architettura, dicendo.
5560
Le Hiſtorie, da ſe tengono i lettori, perche hanno uarie eſpettationi di coſe noue, & le miſure de i uerſi de i Poemi,
&
i piedi, & la ſcielta diſpoſitione delle parole, & delle ſentenze tra le perſone, & la diſtinta pronuntiatione dei
uerſi
con luſinghe conduce i ſentimenti di chi legge ſenza offeſa inſino all’ultimo de gli ſcritti, ma queſto non ſi puo
fare
nello ſcriuere dell’ Architettura.
La Hiſtoria diletta, perche apporta ſempre coſe noue, dellequali ne è l’animo nostro ſommamente deſideroſo; dilettando la uarietà, è neceſſario,
che
il lettore ſi ſtia ſempre bramoſo, però per ſatisfare al ſuo deſiderio legge continuamente, &
con difpiacere ſi ferma. Et molto piu
dilettano
i Poemi, ſi perche hanno la nouità delle coſe, ſi perche allettano.
l’orecchie con la ſoauità de i numeri, & delle parole, doue l’huo-
mo
tratto da doppia dolcezza, ſi laſcia condurre inſino all’ultimo de gli ſcritti.
Ma nel trattamento d’un’ arte, perche le parole naſcono da
necesſità
, &
le coſe ſono oſcure, non ſi puo adeſcare l’animo di chi legge eſſendo dalla ſtranezza delle parole, & dalla difficultà delle coſe
confuſo
:
ilche maggiormente nella Architettura ſi conoſce, il cui trattamento è per ſua natura molto piu difficile de gli altri, & pero ben
6670 dice Vitr.
Ma queſto non ſi puo fare nello ſcriuere dell’ Architettura.
Cioe con uarie eſpettationi di coſe noue, & con doleezza di parole tirare glianimi ſino al fine, & ne rende la cauſa dicendo.
Perche i uocaboli nati dalla propia necesſità dell’arte, con inuſitato parlar’ oſcurano la intelligenza.
Ogni arte uſa i propi uocaboli, i qualinaſcono dalla necesſità delle coſe, pero biſogna prima partitamente ſapere come ſi chiama, & come dico-
no
i Filoſofi, il quid nominis, de gli inſtrumenti dell’ arte.
Questa propietà di trouare, ò di eſporre i uocaboli, rende oſcuro il
143128LIBRO di chilegge; ne questa difficultà posta ſolamente ne i nomi, ma anchora nelle forme di parlare, & ne i modi del dire, ne è lecito nello in-
ſegnare
d’ un’ arte, ampliarſi, &
uſar giramenti di parlare, perche non ſi finirebbe mai, e tirandoſi la coſa in lungo non ſi ſeruirebbe alla me
moria
, allaquale ſi conuiene con la breuità, &
con l’ordine dar aiuto, & però dice Vitr.
Non eſſendo adunque da ſe manifſeſte quelle coſe, che nelle arti ſono, & non eſſendo ancho i nomi di quelle eſpoſti, &
chiari
nella pratica, &
nella uſanza, & uagando molto ancho le ſcritture de i precetti, ſe non ſi reſtringono, & po
che
, &
aperte ſentenze non ſi dichiarino ponendoui impedimento la frequenza, & la moltitudine del parlare, ren-
dono
dubbioſe le menti de i lettori.
Ecco Vitr. dicendo la frequenza, & la moltitudine del parlare dichiara quello nel principio diſſe.
Quelli che con grandi uolumi eſpoſto hanno.
Byogna adunque inſegnando eſſer breue, perche la breuita ſoccorre alla memoria, ma è neceſſario ancho prouedere, che la breuita non ſia oſcu-
1110 ra, perche ſi offenderebbe la intelligenza, &
pero per contentar la memoria, e lo intelletto, inſegnando fa biſogno di breuita, & di chiarez-
za
, la doue ottimamente Vitr.
dice in questo luogo, che le ſcritture de i precetti, cioe il dar precetti, & ammaeſtramenti ſcriuendo, ſe non
ſi
riſtringono, cioe ſe non ſi danno con breuita, &
con poche, & aperte ſentenze non ſi dichiarino (ecco la chiarezza) ponendouiimpedimen
to
la ſrequenza, cioe la inculcatione, doue s’oſcura lo intelletto, &
la moltitudine, cioe la longhezza, doue ſi offende la memoria, rendono dub-
bioſe
le cogitationi di chi legge, &
per cogitatione pare, che Vitr. intenda le uirtù piu interiori dell’ anima, che ſono la memoria, & lo in-
telletto
:
eſſendo adunque tai coſe uerisſime, conclude dicendo.
Et pero pronunciando io gli occulti nomi, & le occulte miſure delle membra dell’opere, breuemente mi eſpedirò, accio
che
ſiano mandati à memoria:
perche coſi piu ageuolmente le menti le potranno ricenere.
A mio giudicio douea dire Vitr.
Breuemente, & con chiarezza mi eſpedirò.
2220
Volendo con la parola breuemente riſpondere à quello. che ha detto.
Accioche ſiano mandate à memoria.
Et con la parola chiarezza Satisfar à quello, che ha detto.
Percioche coſi piu ageuolmente le menti le potranno riceuere
Cioe intendere, & capire: imperoche il noſtro intender non e altro, che un certo riceuimennto: per le dette ragioni adunque Vitr. uuol eſſer bre
ue
;
quanto però può portare il trattamento di coſa difficile: oltra, che n adduce un’altra, ragione dicendo.
Similmente hauendo io auuertito la Città eſſer occupata, in publiche, & priuate facende, ho giudicato douer eſſer bre
ue
ne gli ſcritti miei, accioche nella ſtrettezza dell’ocio, quelli, che leggeranno breuemente posſino capire.
Vuol dir Vitr. quello che non puo fare ne i miei ſcritti il numero, & la bellezza de i uerſi, la commodità di allargarſi, & la nouità de i ueri ſuc-
cesſi
.
farà la breuita, & la chiarezza dello in ſegnare, che ancho inuita à leggere gli occupati, & trauagliatiin diuerſe facende. Hora che
3330 utilità porti la breuità nello inſegnare, ſi dimoſtra da una conſuetudine di Pithagora Filo ſofo eccellentisſimo, ilquale deſideroſo, che i precetti
ſuoi
reſtaſſero nelle menti di chi gli aſcoltaſſe, non ſolamente era breue in dar un precetto, ma anchora tutta la ſomma de i ſuoi precetti rinchiu
deua
in certo, &
determinato numero, ilquale miſterioſamente (diceua egli) à coſa stabile, & immobile asſimigliandoſi poteua nella mente con
ſomma
stabilità, &
fermezza ripoſarſi, & pero dice Vitr.
Coſi ancho piacque à Pithagora, & à i fuoi ſeguaci ne i loro uolumi ſcriuere i loro precetti con ragioni cubiche, & fece
ro
il cubo di dugento è ſedeci uerſi, &
quelli giudicarono non douer eſſer piu di tre in un trattamento. Il cubo è cor
po
di ſei lati, quadrato di eguallarghezza di piano.
Queſti poi che è tratto in quella parte, che ſi poſa, ſe non è toc
co
, tiene una immobile ſtabilità, à guiſa de i dadi, che ſi tirano ſopra i tauolieri.
I precetti de i Pitagorici er ano breui, & raccolti in uerſetti come queſti. Non percuoter il fuoco col coltello. Senza mangiarla, trappianta
la
Malua.
Nella tua caſa non laſciar le Rondini; Laua il pie manco prima, & calza il deſtro. Ne core ne ceruello mangierai. Non orinar, ne
4440 parlar contra il Sole.
Non guarderai alla lucerna il ſpecchio. Fuggi la uia regal, ſegui il ſentiero. Sputa nell’unghie tue, ne tuoi capelli. Et
ſimilmente
formauano molti altri precetti detti con ſomma breuità, à quali dauano altro intendimento di quello, che ſonauano le parole, &
uo
lendo
trattar d’ una coſa ſola ſtando ſermi in una materia, raccoglieuano quei uerſetti in una certa, &
determinata ſomma preſa dal numero cu
bo
.
Sicome cubo ſi chiama quel corpo, che è di ſei lati, & di ſei quadrati, & eguali faccie come un dado, coſicubo ſi chiama quel numero, che
di
ſei numeri piani contento per ogni uerſo tiene eguali dimenſioni.
Naſcono i cubi dopo la unità diſponendo i numeri diſpari, che naturalmen-
te
diſpoſti ſono ponendo prima i due primi diſpari, dapoi i tre ſeguenti, dapoi i quattro, che uengono, e coſi di mano in mano.
Ecco lo eſſem-
pio
, laſcia l’, e piglia i due diſpari primi, che ſono 3.
& 5 raccoglieli, fann’otto, che e il primo cubo. Piglia i tre ſeguenti diſpari 7. 9. 11.
& ſommagli fan 27. che e il ſecondo cubo, & coſi ua ſeguitando ne i quattro ſeguenti dipaſpari 13. 15. 17. 19. che poſti inſieme fanno il terzo
cubo
, che, e, 64.
Quando adunque ſia, che moſſo il punto ſi generi la linea, & moſſa la linea ſi generi la ſoperficie, & moſſa la ſoperſicie ſi
faccia
il corpo, non è lontano dalla ſimiglianza, ſe pigliando la unità, &
continuandola produremo un numero lineare, ilqual numero per lo
5550 ſuo uerſo continuato faccia il numero ſoperficiale, ilquale moſſo ancho eglifaccia il ſodo.
Come ſe alcuno ſi aggiugneſſe la unità, il nume-
ro
nato, che è due dimoſtra per una certa ſimiglianza la lunghezza, che è propia della linea, &
moſſo il due come linea ſi aggiugne alla lun-
ghezza
, ancho la larghezza, &
ſi fa quattro numero ſoperficiale, che riſponde al quadrato, queſtimoltiplicato per due, che e uno de ſuoi
lati
, come s’ egli ſi moueſſe, ne genera il ſodo per ſimiglianza delle figure cubo nominato, &
però non uale à dire ſe ſono ſei faccie, biſogna, che
ci
ſieno ſei unità.
Dice Vitr. che i Pithagorici con ragioni cubiche de i uerſi dauano i precetti loro, & che poneuano non piu di tre cubi in un
trattamento
, pero formauano un cubo grande di 216 uerſi in queſto modo, moltiplicauano il tre in ſe, &
faceuano il ſuo quadrato noue, que-
sto
noue moltiplicato per tre, che è lato del quadrato fara uentiſette, che è il ſodo e cubo di quel quadrato.
Similmente l’altro cubo ſi fa da un
numero
lineare di quattro unità continuate, le quali moltiplicate inſieme, come s’egli ſi moueſſe la linea, farà una ſoperficie quadrata di ſedici,
et
moltiplicata quelia ſoperficie per lo lato ſuo, che era quattro, ne fara la ſomma di 64.
riſpondente ad un ſodo cubico, che giunto al primo
cubo
, che era uentiſette fara la ſomma di 91.
coſi ilterzo cubo nato dal numero lineare di cinque unita, & ſoperficiali di 25, e 125. che aggiun
6660 to al 91.
rende la ſomma di 216. A queſto numero adunque aggiugneua la ſomma de i precetti Pithagorici, iquali hauendo ſimili quantità di
uerſi
, cioe e{ſS}endo con la ragione del cubo raccolti penſauano, che doueſſero hauer quella fermezza nelle menti, che ſuole hauer il dado quãdo
ègettato
ſopra il tauolieri.
Ma e merauiglia, perche cauſai Pithagorici non pigliaſſero il primo cubo, che è otto, & poiil ſecondo, che è 27. &
poi
il terzo che è 64.
& non raccoglieſſero queſti tre cubi nella ſomma di 99. piu preſto, che cominciar dal noue. Ma forſe diuideuano i trat-
tamenti
loro in cubi, &
ſe’l ſentimento de i lor precetti non era compreſo nel primo cuho aggiugneuano il ſecondo, & ſe queſto non baſtaua
aggiugneuano
il terzo, ilquale era capace d’ogni ſomma, &
perche il primo cubo, che è otto, è poco per comprendere un propoſito, pero
ſtimo
io, che andauano al ſecondo cubo, che è uentiſette cauſato dal tre, numero priuilegiato da Pitahgorici, &
coſi partitamente aggiugne-
uano
i cubi ſe’l biſogno lo richiedeua, &
non ſi metteuano in necesſità di ſerrare tutti i loro trattamenti in 216 uerſi, ma alcuni erano com-
preſi
nel 27.
altri nel 64. & altri, nel 216. ne uoleuano paſſar piu oltre, ſtimando, che troppo lungo ſariastato un trattamento di 432. uerſi,
che
ſono del cubo nato dal ſei, &
aggiunto alla ſomma predetta. A queſto modo io eſponerei la mente di Pithagora. Prende poi Vitr. un’al-
7770 tro eſſempio dai poeti Greci, &
dice.
Eti Greci compoſitori di comedie interponendo dal choro le Canzoni, diuiſero lo ſpatio delle fauole in modo, che fa-
cendo
le parti con ragioni cubice, con gli intermedij alleggeriuano la fatica del recitar’ de gliauttori.
Io non ho trouato anchora, come i Greci faceſſero le parti, che io Atti chiamerei, con ragioni cubice, non trouandoſi forſe, quelle fauole à quel
modo
compartite, che ſi trouauano al tempo di Vitr.
Mae biſognaua ò che gli atti fuſſero otto, ò uero otto ſcene, per atto, ò uero il nu-
mero
de uerſi d’una ſcena, ò d’un atto foſſe Cubico, ma pare che Vitr.
accenni gli intermedij delle fauole fatte di numero
144129QVINTO. perche gli attori, e recitanti ſi ripoſaſſero Mami riporto à migliore giudicio. Seguita adunque Vitr. & dice.
Eſlendo adunque tai coſe con natural miſura da i noſtri maggiori oſſeruate, & uedendo io, di douer ſcriuere coſe inuſi-
tate
, &
oſcure à molti, io ho giudicato con breui uolumi eſpedirmi, accioche piu facilmente peruenghino à i ſenſi
dei
lettori, perche coſi s’intenderanno ageuolmente, &
io le ho ordinate in modo, che le non ſaranno da eſſer ſepa
ratamente
raccolte da chi le cercheranno, ma ſeranno tutto un corpo, &
in ciaſcun uolume con i propi generi ſe
ranno
eſplicate.
Cioè in dieci libriio ho raccolto tutto il corpo della Architettura, e breuemente, come egli dice nel fine del Decimo, & in ciaſcun libro partita
mente
ha poſto i generi, &
le partidi eſſa à guiſa di membra in modo, che quel luogo dichiara molto bene il preſente, & dimoſtra vitr. non
hauer
ſcritto à caſo, &
ſenza ordine, come uogliono alcuni.
Done ò Ceſare nel terzo, & nel quarto io ho eſpoſto le ragioni de i Tempi. in queſto io eſpedirò le diſpoſitioni de i
luoghi
publici, &
prima io dirò, come s’habbia à porre il Foro, perche in eſſo da i magiſtrati ſi gouerna quanto al pu
1110 blico, &
al priuato ragioneuolmente appartiene.
Siche per quelle parole ſopradette ſi uede la continuatione del preſente libro con gli altri. Comincia adunque à trattar del Foro, & delle ſue
ragioni
, &
quaſi diffiniſce il foro, dicendo.
Perche in eſſo da i magiſtrati ſi gouerna quanto al publico, & al priuato ragioneuolmente ap partiene.
Perche iui èil Senato, la Curia, i Tribunali de i giudici, & i magistrati, che gouernano, & per queſto ancho ſi dimostra che conragione ſi tr at
ta
prima del Foro, che dell’altre parti publiche, come di coſa, che appartiene all’uniuerſal gouerno.
CAP. PRIMO DEL FORO.
2220
IGRECI fanno il Foro quadro con ampisſimi, & doppi porticali, & con ſpeſſe colonne, & con
Architraui
di pietra, ò di marmo gli adornano, &
di ſopra ne i palchi, ò taſſelli fanno i luoghi da
paſſeggiare
.
E neceſſario, bello, & commodo nella città, che oltra le strade, & le uie ci ſiano delle piazze, & de i campi (come ſi di
ce
à Vinetia,) percioche oltra l’ornamento, che ſi uede ritrouandoſi à capo una ſtrada un luogo bello, &
ampio dalqua-
le
ſi ueda tutta la forma d’un Tempio, egli ſi ha questo commodo, che iui ſi raunano le genti à paſſeggiare, ſi uendono
le
coſe neceſſarie utili à biſogni della plebe, &
ſi da luogo à molti ſpettacoli, & ſi come torna bene, che ci ſiano molte piazze ſparſe per la Cit
ta
, coſi molto piu ha del grande, &
del honoreuole, che ce ne ſia una principalisſima, & che ueramente ſi poſſa publica nominare, & doue
ancho
ſiano i luoghi doue ſi trattano le cauſe, &
i giudicij, & le trattationi di stato, oltra gli ſpettacoli, che ſi fanno, della cui commodità,
&
diſpoſitione hora ne tratta Vitr.
3330
Ma per iſpedirmi di quelle piazze, che ſono per la Città ſparte, dico che gli antichi le chiamaron Triuij, & benche Triuio, & Quadriuio ſiano
luoghi
, doue tre ò quattro uie fan capo, non dimeno ancho diſſero Triuij à que luoghi aperti, e fpatioſi, doue ſi raunauano molte perſone, do-
ue
ſi puo dire che Triuio ſia una picciola piazza, &
ſe ornar ſi uoleſſe queſte picciole piazze prendendo la forma dalle grandi, noi faresſi-
mo
due coſe, prima i portichi d’intorno dupplicati, dapoi s’entrerebbe in quelle per archi poſti à capo le uie, perche il portico di ſua natura
ha
delgr ande, &
ueder poi in teſta d’una bella ſtrada, un’arco Trionfale ſarebbe coſa, & diletteuole, & honoreuole, come per uiuo eſ-
ſempio
, ci poteua dimoſtrare la Città di Roma, perche la fronte d’un’arco à capo una ſtrada fa parer quella piu bella;
& per l’arco
l’e
ntrata fa parer la piazza maggiore.
Tre uolte fanno un´arco per l’ordinario, & per quello di mezzo paſſaua il Trionfante, & il soldato, per gli altri paſſano quelli, che incon-
trano
, o accompagnano con allegrezza il Trionfo.
L’arco ha piu del grande, quando è poſto à capo la strada maestra, & principale, che
conduce
alla publica piazza, perche è di maggior ſpettacolo, &
piu degnamente i titoli, e le ſtatue ſi pongono, doue meglio ſi poſſono uedere.
4440
Lemiſure de gli archi non hauemo, perche inanzi a lui non ſi uſauano gli archi, iquali al Tempo di Tito ſi cominciarono, (s’io non m’in-
gan
no) ne piu antichi ſe ne uede di quelli di Tito.
Vſauanſi prima i Trofei, & le ſtatue Trionfali, le miſure adunque ſi traranno da gli archi fatti, & dall’ ottauo libro nel ſeſto cap. dell’ Alber
to
, &
molti eſſempi ſi poſſono hauere da gli archi, che ſono in Roma dirimpetto alla chieſa di santa Maria alle radici del Campidoglio.
Et l’Arco ai Settimio Seuero de belli, che ſiano stati fatti; doue ſcolpite ſono le Vittorie alate con i Trofei, & i ſimulachri delle battaglie ter-
reſtri
, &
delle pugne nauali, con i glorioſi titoli delle impreſe. Et ſe bene pare, che prima ci fuſſero de gli archi, come ſi uede fra la uia la-
ta
, &
la Minerua un’arco ſchietto detto Camillo; per il che ſi coniettura da alcuni, che à Camillo fuſſe drizzato, non dimeno quello, &
altri
Archi prima fatti erano uolti, doue ſi poteua ponere qualche ſtatua, ma non erano archi per Trionfanti.
Dianzi à queſto arco fu una colonna dellaquale come da capo cominciano tutte le ſtrade d’italia, chiamauaſi l’ Aureo miliario.
Eu ui un’ altro Arco di Conſtantino con i ſuoi ornamenti men guaſti, & è nellapunta del Palatino che riguard il Coliſeo, & dinanzi à queſto
5550 ſi uede una antica metà di Mattoni, chiamata da gli antichi metà ſudante, perche mandaua ſuori abondante copia d’acqua per eſtinguer la
ſete
di quelli, che entrauano nello Amphitheatro, uicino di Tito.
L’Arco di Domitiano è ſu la ſtrada Flamminia nel capo della valle
Martia
uerſo il Campidoglio, questo arco hoggiè detto di Tripoli.
Fu drizzato à Domitiano, & iui è la ſua natural eſſigie conforme à quella, cheelle medaglie ſi uede.
Ma quell’ Arco, che hoggi ſi chiama l’Arco di S. Vito, che è ritornando ſu la uia Tiburtina, diceſi, che fu l’arco di Galieno Imperatore, il-
quale
ſi penſa, che gli fuſſe drizzato per qualche beneſicio illuſtre, &
non per Trionfo.
Ma di tutti gli archi per eterna memoria della uendetta, che ſece Iddio per mezzo di Tito contra gli Hebrei fu fatto prima ſu la uia ſacra ſino
ad
hoggi ſi uede l’Arco di Tito, nel cui Frontiſpicio ſi legge.
SENATVS POPVLVSQVB ROMANVS DIVO
TITO
, DIVI VESPASIANI. F. VESPASIANO AVGVSTO.
Dall’una parte ſcolpito è il Carro del Trion-
fatore
, ouero l’Arca del patto con le dodici faſci conſulari auanti.
Dall’altra faccia ſi ſcorge con le fpoglie la pompa del Trionfo.
6660
Euui il Candelabro con ſette rami. Eranui le due Tauole di marmo doue era ſcritta la legge di Moſe.
Eranui i uaſi del Tempio, la menſa d’oro, & altre ſpoglie. Ma hora io laſcierò queſta digresſione de gli Archi, che non è ſtata fuori di
propoſito
, perche da queſta narratione ſi da lume à quelli, che uoleſſero à di noſtri drizzare gli Archi, à i Principi Re, &
Imperatori,
&
benche io non habbia posta miſura d’alcun’arco, pure ſi troua, chi ha pigliato queſta fatica.
Il Serlio deſcriue l’Arco di Settimio, & quell’ Arco, che è à beneuento, & l’Arco di Traſi già à Conſtantino dedicato, & altri archi, pe-
laſcio à ſtudioſi, queſto penſiero di leggere, &
inueſtigar le coſe antiche.
Hora ritornando al Foro io dico, che il Foro principale ſecondo Vit. era fatto da Greci di forma quadrata. D’intorno eranui i porticali am-
plisſimi
è doppi, le Colonne ſpeſſe, &
gli Architr aui di pietre, ò di marmi, & ſopra i colonnati faceuano luoghi da paſſeggiare.
Mai Romani, & gli Italiani, perche, ne i Foriloro ſi dauano i doni à gladiatori non riquadrauano i Fori, ma i faceuano bislonghi, in modo,
che
partita la lunghezza loro in tre parti due di eſſe dauano alla larghezza.
7770
Erano gli ſpatij trale Colonne piu larghi, & d’ intorno i portici diſpoſti erano i luoghi de Banchieri, & di quelli, che cambiauano l’argento,
&
di ſopra porgeuano i poggiuoli, accioche da quelli commodamente ſi poteſſero uedere gli ſpettacoli, & coſi riguardando alla quan-
tità
del popolo faceuano le piazze grandi, e capaci, accioche ſe le genti fuſſero molte, la piazza non fuſſe ſtretta, ſe poche, non pa-
reſſe
uota.
Dice adunque Vit.
I Greci fanno il Foro Quadrato con amplisſimi, & doppi Portici.
Doppi cioè di dentro, e di fuori, ouero doppi di dentro ſolamente, & è meglio, perche Vitr. uſa ancho nel terzo queſta parola
145130LIBRO ces,) in queſta ſignificatione.
Et di ſpeſſe colonne, 10 ſtimo che qui Vitr. intenda Picnoſtilo, come ne i Tempi ſacri intendeua lo ſpacio ſtretto da una colonna, & l’al-
tra
d’un Diametro è mezzo, &
che questa ſia la uera intelligentia lo dimoſtrano le parole di ſotto, quando dice, che nelle Città d’italia non
ſi
deono al modo Greco fabricare le piazze, perche altro uſo era quello d’italia, che quello de Greci, però, dandoſi in italia i doni à gladia-
torinel
Foro, eraneceſſario d’intorno à gli ſpettacoli dare grandi ſpatij tra le colonne.
Ecco che egli oppone queſte parole, à quelle, che di ſopra ha detto, Con ſpeſſe colonne.
Dice ancho Meniana, che noi eſponemo. Poggiuoli.
Silegge che Menio uendè à Catone la caſa ſua, che era ſopra la piazza, & ſi riſeruò una ſola Colonna, ſopra laquale uifece un Tauolato, ò
Solaro
, per poter ſtarui ſopra à ueder le feſte, &
ancho uolle, che i poſterigoder poteſſero questo priuilegio, & di qui è nato, che i pog-
giuoli
, ò pergolate coperte, che ſportano in fuori, ſi chiamauano Meniana, da quella Colonna di Menio.
1110
Queſte Meniane adunque erano all’uſo commode, perche iui ſi ſtaua à uedcr i giuochi, erano utili, perche iui ſi ſeruauano le coſe, che ſi uende-
uano
, è comprauano, come ſono i Panti in Anuerſa, riſpetto à i Falchi ò Solari.
Legrandezze delle piazze far ſi deono ſecondo la moltitudine de gli huomini, accioche al commodo, & uſo non
ſia
ſpacio picciolo, &
riſtretto ouero per lo poco numero delle perſone il foro non paia dishabitato. La larghezza
di
eſſo ſia determinata in modo, che diuiſa la lunghezza in tre parti due di quelle ſe le diano, &
coſi la ſua forma
ſerà
bislonga.
Piace à Leon Battista, che la lunghezza ſia di due quadri, & ui aggiugne ancho una bella conſider atione, che è queſta, cioè che gliedificij che
ſeranno
à torno la piazza ſiano in modo proportionati, che non facciano parere la piazza ſtretta eſſendo molto alti, ò non la facciano
parer
troppo ampia eſſendo molto basſi, è depresſi, però egli uuole che gli edifici ſiano alti per la terza parte della larghezza del Foro.
Et la Diſpoſitione utile à gli ſpettacoli.
2220
Qui ſi deue conſiderare, perche cagione la forma bislonga ſia piu commoda, che la quadrata perfetta, certoe, che la figura ritonda è piu capa
ce
d’ogn’altra ſigura, poila quadrata perfetta, però douemo conſiderare perche la bislonga ſia piu commoda alla ragione de gli ſpettacoli,
perche
ſe guardano alla capacità, e piu capace la quadra, ſe al commodo de i gladiatori certo hanno maggior ſpatio nella bislonga, come, che
nelle
gioſtre è piu commoda la lunghezza per lo corſo de i caualli, ſe conſideramo la ragione della proſpettiua, e piu al propoſito la quadra-
ta
, perche tutte le parti d’intorno hanno piu uicinanza al centro, però laſcio queſta conſideratione à chi legge.
E adunque neceſſario fare il foro ſecondo la moltitudine, accio non ſi conuenga far quello, che ſece Auguſto, ilqual fece fare un Foro, benche
picciolo
appreſſo due, che ui erano per la moltitudine de gli huomini, &
delle liti, ſecelo picciolo per non dar noia a i patroni delle uicine caſe.
Queſto Foro era la doue ſono hora gli horti dietro à Morforio, & alla Chieſa di Santa Martina, & fu fatto con molta fretta, ſi ordinò, che
quiui
ſi trattaſſero igiudiij publici, ſi aſſortlſſero i giudici, &
il Senato ancho ſi raunaſſe per conſultar delle guerre, & de i Trionfi, &
che
qui poi i uincitori Capitani poneſſero le ſpoglie de i loro Trionſi, hebbe queſto due bellisſimi portichi, &
fu adornato di coſe rari, ſime.
3330 Ma che non ruina il tempo, che non diſtrugge la guerra, che non muta la gente?
Queſto, & altri Fori, come che molti ſiano stati bellisſimi con tutti i loro ornamenti, ò caduti da ſe, ò gettati à terra, ò tramutati in altre Fa-
briche
ſono ſtati.
Faceuanſi i portichi molto ricchi, & grandi, & con piu ordini di colonne, puſo de i quali era fuggire le pioggie, per star-
ui
all’ombra, &
paſſeggiare, & per fuggir ogni noia della grauezza dello aere, chiamauanſi dalla lor grandezza miliarij, ò ſtadiarij,
&
dalla lor maniera Dorici, Corinthi, Ionici, Thoſcani, ò ſotterranei, altri erano conſecrati ài Dei. Erano in ſomma adornamenti delle
piazze
merauiglioſi.
Le colonne di ſopra ſiano per la quarta parte manco delle Colonne di ſotto, perche le coſe inferiori riſpetto al peſo,
che
portano, deono eſſer piu ferme, che le di ſopra ne manco perche egli biſogna imitar la natura delle naſcenti co-
ſe
, come ne gli alberi ritondi come è l’Abete, il Cipreſſo, il Pino, de iquali non è alcuno, che piu groſſo non ſia dalle
radici
, ma poi creſcendo con naturale reſtrignimento di ſopra à poco à poco peruiene alla Sommità.
Se adunque la
4440 natura delle coſe, che naſcono coſi richiede drittamente ſi ordìna, che delle coſe inferiori le ſoperiori ſiano in lar-
ghezza
, &
groſſezza piu riſtrette.
Bello auuertimento è queſto di Vitr. nel preſente luogo. Vuole egli, che ſe uorremo ſopra le colonne del portico porre altre colonne, & leuar la
fabrica
con piu ordini di Taſſelli, ò Solari, biſogna auuertine di far le colonne di ſopra piu ſottili la quarta parte delle colonne di ſotto;
ma la ragione delle colonne inferiori uuole l’Alberto che ſia preſa dalle colonne della Baſilica, dellaquale ſi dirà poi piu abbaſſo, da queste la
ragione
delle colonne di ſopra ſerà regolata, però uolendo Vit.
che reſtrignendo la groſſezza delle Colonne di ſopra per un quarto, ſiano
ancho
nell’altezza con debita proportione ſcemate ad imitatione delle coſe, che naſcono, c creſcono, come ſono gli alberi, che piu grosſi ſo-
no
dal piede, che nella cima.
Il ſimile ſi puo dire de i monti, & d’altre coſe, che hanno peſo, & ſermezza, ben douemo auuertire che’l primo
ordine
di colonne era Dorico, il ſecondo Ionico, il terzo Corinthio;
& che non ſeguita, che ſe colonne di ſotto ſono la quarta parte in
groſſezza
maggiori, che le colonne di ſopra, che ancho ſiano in altezza maggiori, la quarta parte, perche ſe la colonna Dorica poſta di ſot
5550 to è di piedi quattro per Diametro, &
ſerà alta piedi uentiotto, la diſopra che ſer à Ionica ſe ben ſer à di piedi tre per Diametro, che è un
quarto
men groſſa della colonna di ſotto, non ſerà però un quarto menore di altezza della colonna di ſotto, perche ſerà di otto teſte è
mezza
, che ſono piedi 24.
è mezzo.
Le Baſiliche ſiano congiunte al Foro nelle parti piu calde che ſia posſibile accioche i negotiatori il uerno ſenza mole-
ſtia
de i cattiui Tempi à quelle ſi poſſano trasferire.
Auuertir douemo che Vit. col Foro abbreccia le Baſiliche, l’Erario, il Carcere è la Curia, & però mi pare che in una pianta ſola ſi doureb-
be
rappreſentar il Foro la Baſilica l’Erario, &
la Curia, accioche quelle, coſe, coſe che fannoil Foro ſiano diſpoſte à i luoghi ſuoi. Dice Vitr
nel
terzo capo di queſto lìbro.
Quando ſerà fornito il Foro biſogna eleggere il luogo molto ſano, per gli Spettacoli.
Ecco che il Foro abbracciaua la Curia, le Baſiliche, l’Erario, le Carceri: & ſi legge la Baſilica bellisſima, & merauiglioſisſima di Paulo Emi-
6660 lio eſſer ſtata nel mezzo del Foro.
Scriue Plutar. che Paulo Emilio ſpeſe 900. milia Scudi in far quella Baſilica. Credeſi che ſia tra la chie-
ſa
, che è hora di Santo Adriano, &
il bel Tempio di Fauſtina, Baſilica (ſe uolemo interpretare il nome ſuona Caſa Regale,) & in eſſa ſi ſo-
leua
tener Corte, &
render ragione à coperto, & trattarſi ancho di grandi, & importanti negotij. Vuole adunque Vitr. che in luoghi piu
caldi
, che ſi puo, ſian poſte le Baſiliche, &
ne rende laragione, che è la commodità de negotiatori, & intendi luoghi caldi quelli, che ſono ri-
uolti
dal Settentrione, &
dall’A quilone, come egli eſpone nel decimo dopo del preſente libro. Dapoi ci da le miſure, dicendo.
Et le larghezze di quelle non minori, che per la terza parte, ne maggiori che per la metà della lunghezza ſi facciano, ſe
la
natura del luogo non impedirà, ouero sforzerà à mutar miſura.
Vuole che la Baſilica habbia non ſo che da far col Tempio ma non però in modo, che eguale grandezza ſe la dia, perche molto piu degna coſa
è
il Tempio che la Baſilica.
In quanto adunque la Baſilica tiene una certa conuenientia col Tempio ella ſi uſurpa molte ragioni del Tempio.
Et però poco àapoi dirà Vitr. che le ragioni de gli Architraui, freggi, & gocciolatoi ſi piglieranno dalla Simmetria delle Colonne, ſi come nel
7770 terzo libro ha dichiarito.
La Baſilica adunque imit a piu preſto, che pareggi il Tempio. Vuole adunque l’Alberto, che per la moltitudine de i
litiganti
, per li notai, e ſcrittori ſia la Baſilica molto piu libera, molto piu aperta, e luminoſa, accioche i difenſori, &
i clienti cercando ſi l’un
l’altro
ſi posſino in un giro d’occhio uedere.
Gliantichi aggiunſero alla Baſilica uno, & due tribunali: uno, & due portichi.
Ma ſe’l luogo ſerà ln lunghezza piu ampia poſte ſiano neglieſtremile Chalcidiche come nclla Giulia Aquiliana.
L’Alberto legge Cauſidica, non Chalcidica, & uuole che Cauſidica ſia una aggiuuta alla lunghezza della Baſilica per trauerſo nella
teſta
, &
che faccia la forma d’un T. doue ſtauano gli auuocati, & cauſidici à diſputar le cauſe.
Trouaſi che Chalcidicum è una ſorte di edificio detto dalla Città Chalcidia, & che era un’edificio grãde e ſpatioſo, & ſorſe questo uuole vit. che
146131QVINTO. aggiunga alla Baſilica, quando la grandezza del luogo ce lo comporti. Altri uogliono che ſi lega Chalcidica, per la Zecca, doue ſi batte la mo
neta
.
Altri leggono Chalcieca, ma non dicono perche ragione, ſe non che non fanno diſſerenzatra Chalcidica, & Chalcieca, quanto all’ediſi-
cio
, pure appreſſo Thucidide nel primo ſi leggon queſte parole.
Chiedeuano ancho gli Athenieſi a Lacedemonij, che doueſſero purgare un’
altra
offeſa fatta al Tempio di Minerua Chalcieca, cioè del Tempio detto di Brondo, ò perche i Chalcideſi le fecero quel Tempio.
Ma chi
direbbe
, che i Tempi ſuſſero fatti di Brondo?
Dico che era in Roma un luogo, nelqual ſi daua albergo à gli ambaſciatori di tutte le nationi,
che
ſi chiamaua Grecoſtaſi, cioè Statione de Greci, &
fu denominato da i Greci, come da natione piu degna, in queſto luogo ſcriue Plinio che
Fluuio
uotasſi un tempietto di brondo alla Concordia, ſe gli poteua rappacificare inſieme il populo rom.
ma poi non potendo rittrar dinari
dal
populo per la fabrica del Tempio fece delle condennagioni d’ alcuni uſurari il detto Tempietto di brondo alla Concordia.
Hora non ha dub-
bio
, che non ci ſia queſto nome Chalcieca.
Ma che biſogna per dare aggiunta alla Baſilica farle da capo una caſa, òun Tempio di brondo?
Io non dico, che qui ſia neceſſario far Tempio, ma ben dico d’hauer letto, che nelle ultime parti delle Eſquilie, che uanno à terminar con la
1110 muraglia della città fra la porta maggiore, &
quella di San Lorenzo, Edificò Auguſto una bellisſima Baſilica, con un ſolenne portico ſotto
il
nome di Caio, &
di Lucio ſuoi Nipoti, onde questo luogo ſi chiama à noſtri di con nome corrotto da Caio, & di Lucio, le Therme di Ga-
lutio
, ò perche ogni grande edificioil uulgo ſuol Therme nominare, ò perche, ſecondo l’opinione d’alcuni,iui erano due picciole Therme.
Hoggi di ui è una uolta quaſi intiera, & dopo il Pantheon, forſe non è maggior coſa in Roma. Dico adunque, che non è fuori di propoſito,
che
à capo di le Baſiliche, eſſendoci luogo ci fuſſero le Therme, perche Vitr.
ha detto poco di ſopra, che le Baſiliche ſi deono ſare in luoghi
caldis
ſimi, &
pero hauendo noi luogo d’ auantaggio, per piu commodità, & per l’uſanza che era di lauarſi ſpeſſo, che ci uieta, che non ſi
faccian
le Therme delle teste delle Baſiliche?
& ſe alcuno dirà, che le Therme non banno da fare con i Tempi, o caſe di Rame, ò di Brondo,
io
dico che Vitr.
parlando de i bagni dice, che egli ſi deue eleggere un luogo caldisſimo, & dichiara quale egli ſia, cioe riuolto dal Settentrione,
&
nel ſine del capo dice, che il Laconico, & i Sudatoi deono eſſer congiunti al tepidario, & questi quanto ſeranno larghi tanta altezza
deono
hauer fino alla curuatura da baſſo dello Hemiſphero, &
da quello però penda ſoſpeſo con cathena uno ſcudo di rame, ilquale alza-
2220 to, &
abbaſſato temprar poſſa il ſudare, & ſia egli fatto à ſesta, accioche egualmente dal mezzo la forza della fiamma, & del uapore uagar
poſſa
ſenza impedimento per la ritondità del uolto.
Queſto dice Vit. di ſotto nel preſente libro, & chi ſa ſe egli per la ragione di quello ſcu-
do
di ramė, che era grandisſimo, e copriua come un uolto non intenda le Therme, &
che pona qui la parte per il tutto, come egli pone nel
terzo
Puluinato per la ragione Ionica, &
l’opera del Triglifi per la ragion Dorica? 10 stimo ancho, che Vit. parlaſſe d’una Baſilica fatta
nel
Friuli eſſendo ſtato iui Giulio Cæſ.
doue ci ſono ancho i uestigij delle Therme. & una certa memoria di Aquilio, che noi hauemo ueduta,
&
perȯ alcuni teſti hanno in Villa, & non in Giulia Aquiliana. Queſto potemo coniettur are, ma hauendoſi authorità, che Chalcidica era
no
Edifici grandi, potemo ancho credere, che ſtia bene Chalcidica, &
che quelli luoghi dati per aggiunta alle baſiliche fuſſero alcune ſale gran
de
, doue ſi riduceuano i magistrati, ma ſeguitamo le miſure.
Le colonne della Baſilica ſiano tanto alte, quanto ſono larghi i portichi, ma il portico per un terzo terminato ſia di
quello
, che eſſer deue lo ſpatio di mezzo.
3330
Se la larghezza del portico ſerà dieci piedi ſiano le colonne dieci piedi, & per la larghezza del portico ſe intende lo ſpacio, che è dalle colonne
al
parete, &
poi uuole, che il portico ſia tanto longo, che egli ſia d’un terzo della larghezza di mezzo, cioe quanto ſer à il corpo della Baſi-
lica
riſtretto da i pareti prendaſi un terzo, &
di quello ſi faccia la larghezza del portico.
Le colonne di ſopra ſiano minori di quelle di ſotto, ſecondo che detto hauemo di ſopra. Cioè per la quarta parte.
Il Parapetto (che puteum ſi dice) che è tra le colonne inſeriori, & le ſuperiori ſimilmente pare, che ſia di douer eſſer
per
la quarta parte meno delle colonne di ſopra, accioche quelli, che caminano ſopra il palco della Baſilica non ſia-
no
da i negociatori ueduti.
Le colonne, i fregi, i gocciolatoi ſiano preſi dalla Simmetria delle colonne, come nel
terzo
libro, hauemo detto.
Quanto dice Vitr. qui ſopra dalle parole ſue è manifeſto. Leone Alberto al luogo ſopracitato pone le miſure, & il compartimento della reale
à
modo ſuo.
4440
Ma qui ſotto ſer à la pianta della Baſilica detta di ſopra, & lo impie.
147132LIBRO. 72[Figure 72]
148133QVINTO
Questa figura rappre ſenta una parte di uro de i fianchi collonati della Baſilica ſeguente; e congiunta la lettera A con la lettera
B
poſta a uno de i lati del Tribunale;
e dalla ſua Pianta poſta all’ incontro, & dalla ſeguente figura, ſi può comprendere tutte
le
parti di dentro di questo bellis ſimo Edificio.
73[Figure 73]A
149132LIBRO 74[Figure 74]
150133QVINTO 75[Figure 75]
151134LIBRO
Ne meno di dignità, & di bellezza hauer poſſono i compartimenti delle Baſiliche di quella maniera, che io le ho po-
ſte
nella Colonia Giulia di Fano, &
come io ho hauuto cura che la ſi faccia, le proportioni è miſure dellaquale ſo-
no
in queſto modo.
La Teſtuggine di mezzo tra le colonne è lunga piedi C X X. larga L X. il portico d’intoruo
la
Teltuggine tra i pareti, &
le colonne è largo piedi uenti.
Lecolonne erano dalla parte di dentro, e ſoſteneuano la Teſtuggine, & il Colmo, ma il portico era di fuori à torno, ilquale eraſerrato dimu-
ro
, e parete.
Le Colonne di altezza continuate con i capitelli piedi cinquanta, groſſe cinque. Et però eſſer deono Corinthie.
Hauendo drieto le pilaſtrate alte piedi uenti, larghe due e mezzo, groſſe uno e mezzo, lequali ſoſtentano la traui,
nellequali
s’impone la trauatura de i portichi, &
ſopra quelle ſono altre pilaſtrate di piedi diciotto, larghe due grof-
ſe
uno, che riceueno le traui ſimilmente, quelle dico, che ſoſtentano il cantieri, &
i coperti de i portichi, i quali ſo-
1110 no poſti ſotto la teſtugine.
Auuertir ſi deue, che il coperto del ſecondo portico, era piu baſſo della Teſtuggine.
Gli altri traui, che ſono tra gli ſpatἣ delle Pilaſtrate, & delle Colonne.
Cioè tra il coperto del Portico, & il coperto della Testuggine.
Per gli interualli delle Colonne ſono laſciati à i lumi, quattro Colonne ſono nella larghezza della Teſtuggine, pur
con
le angulari dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra. Ma nella lunghezza prosſima al Foro pur con le ſteſſe angulari ne
ſono
otto dall’altra parte con le angulari ſei, perche le due di mezzo in quella parte non ſono poſte accioche impedi
to
non ſia l’aſpetto della facciata del Tempio di Auguſto, ilqual’ è poſto in mezzo del parete della Baſilica, &
guar-
da
per mezzo il Foro, &
il Tempio di Gioue.
Euui ancho il Tribunale in quel Tempio, meno di figura Semicircolare, & lo ſpacio di quello nella fronte, è di pie-
2220 di quarantaſei, &
la curuatura di dentro di piedi quindici, accioche quelli, che ſteſſero auanti i magiſtrati non impe
diſſero
i negocianti nella Baſilica, ſopra le colonne ſono le traui poſte d’intorno fatte di tre pezzi, di due piedi
I’uno
.
Queſti iſcuſauano per Architraue.
Et quelli delle terze Colonne.
Cioè quelle tra lequali ci ſono leuate le due di mezzo, nel mezzo del parete della Baſilica, perche ſono al numero di tre contando dalle angulari.
Che ſono nella parte di dentro alle pilaſtrate, ò ante, che ſi ſtendono dall’ Antitempio, & toccano dalla deſtra, & da
la
ſiniſtra il Semicircolo.
Sopra le traui dirimpetto de i capitelli, ſono alcuni pilaſtrelli, come piediſtili diſpoſti.
Questiſono in luogo di Fregio.
Diſpoſti à ſoſtenere alti piedi tre, & larghi quattro per ogni uerſo. Sopra quelli ui ſono le traui ben compoſte inchia-
3330 uate di due pezzi di due piedi l’uno, &
poſte intorno.
Le traui euerganee, cioè ben lauorate è compoſte erano in luogo di Cornici.
Sopra iquali ui ſtanno i trauerſi con le chiaui, che contra i Fregi, & le ante, & i pareti dello antitempio ſoſtentano
un
continuato colmo della baſilica, &
un altro dal mezzo ſopra l’Antitempio, & coſi la doppia diſpoſitione delle
uolte
, &
de i colmi, l’una di fuori del tetto, & l’altra della Teſtuggine porge una ueduta, che ha del buono, & ſimil
mente
i leuati ornamenti de gli Architraui, &
la diſtributione de i Parapetti, & delle colonne di ſopra ci toglie la
moleſtia
, &
ſcema per una gran parte la ſomma della ſpeſa. Ma le colonne coſi alte fin ſotto la trauatura della teſtug
gine
;
pare, che accreſchino, & la magnificenza della ſpeſa, & la dignità dell’opera.
Erano leuate quelle parti, cioè Architraui, Fregi, Cornici, & gli adornamenti, & in loro luogo, erano le coſe predette, le traui euerganee, i
pilaſtrelli
, &
le traui di legno perche coſi era neceſſario eſſendo molto ſpacio tra colonna è colonna, & gli Architraui di pietra non hauerian
4440 potuto reggere.
Et quello che ha detto Vitr. fin qui con la figura partitamente ſi far à chiaro.
Et à mio giudicio era una bella Baſilica quella ſua della quale hora non ci ſono ueſtigi apparenti.
Vedeuaſi allhora una giudicioſa compoſitione, ſi perche haueua del grande, ſi perche ſcemaua la ſpeſa, & ſatisfaceua al biſogno.
Di queſta prima fatto hauemo la pianta ſegnata a, & la pianta del Tempio di Auguſto ſegnata. b. lo Antitempio, ò pronao ſegnato c. il Tri-
bunale
.
d. Il parete della Baſilica, che rinchiudeua i portichi e f g h. il parete del Tempio i K l m. i pilaſtri drieto le Colonne ſegnati n. lo
In
pie della Baſilica, &
del Tempio dimoſtra poi partitamente il tutto le colonne 1. i pilaſtri di 20. piedi 2. la prima trauatura del portico
3
.
i ſecondi pilaſtri di 18. piedi 4. le traui, che ſostentano i canteri del coperto del portico, che è inferiore al coperto della Baſilica 5. le
colonne
eran Corinthie, le traui di tre morelli di due piedi l’uno che ſeruiuano per Architraue 6.
i pilastrelli di tre piedi, che ſeruiuano per
Fregio
7.
gli altri traui posti inſieme, che legauano la fabrica à torno, & ſeruiuano per cornici compoſte di morelli di due piedi puno 8. il tet
to
ſi uede con il ſuo legamento ſopra il pronao del Tempio, il paretè del portico à torno la Baſilica ſegnato 9.
era ancho alla prima traua-
5550 tura del portico il ſuo parapetto detta pluteum.
Segnato 10. & i lumi ſegnati o. & coſi era fornita la fabrica d’una bella Baſilica.
152135QVINTO76[Figure 76]I K D B L M C E H n n n A F G
153136LIBRO77[Figure 77]8 7 6 1 O 1 O 1 5 4 10 3 9 2
CAP. IL. DELLO ERARIO, DELLA PRIGIONE, ET
DELLA
CVRIA COME SI DEONO ORDINARE.
L’ERARIO, il Carcere, & la Curia deono eſſer al Foro congionti, ma in modo che alla loro gran-
dezza
della Simmetria riſponda quella, che è prosſima al Foro, &
ſpecialmente la curia ſi deue fare
ſecondo
la dignità delluogo, &
della città.
Erario è luogo doue ſi ripone il Theſoro, & il dinaro publico. I Romani nello Erario conſeruauano tutti gli atti pu-
blici
, i decreti del Senato.
I libri Elefantini, ne quali eran deſcritte le trentacinque tribu di Iuda.
Dice Suetonio, che Ceſ. abbrucciò tutti i libri delle obbliganze, che egliritrouò nello Erario, per togliere ogni occa-
1110 ſione di odio.
Era lo Erario nel Foro Rom. nel Tempio di Saturno, perche Saturno (come ſi dice) fu il primo, che dimostro il modo di batter le monete.
Come eſſer debbia l’Erario, & il carcere non dice qui Vitr. perche ſono parti del Foro, & al giudicio de gli Architetti rimette quelle fabri-
che
, che naſcono da una certa necesſità, come ſono il Granaio publico, l’Erario, l’Armerie, l’Arzanà, il Fondaco, percioche queſte fa-
briche
ſeco portano di eſſer poſte in luoghi ſicurisſimi, &
prontisſimi, cir condate d’alte mura, & guardate dalle ſorze, & dall’inſidie de
i
ſeditioſi Cittadini.
Hauemo nella Città noſtra i Granari, & la Zecca congiunti alla piazza.
Le Armerie nel palazzo iſteſſo, l’Arzana ſicura è fornita ſi altra ue n’è, ò ſia ſtata al mondo, la Zecca è opera del Sanſouino, iui ſi batte è
cimenta
l’oro, e l’argento, &
ſi conſeruano le monete, & ſiriducono alcuni magiſtrati alla Zecca deputati, ſi per la cura di eſſa, come
per
li depoſiti, che aſcendono ad una merauiglioſa ſomma di ſcudi.
2220
154137QVINTO. 78[Figure 78]
Le prig ioni ſimilmente ſono ſotto il Palazzo, alquale è congiunta la piu ricca, che ben inteſa chieſa nella teſta della ſpatioſa piazza.
Antic amente erano tre ſorti di prigio ni. L’una di quelli, che erano ſuiati, & immodeſti, che iui ſi teneuano accio che fuſſero ammaeſtrati,
hora
queſta ſi da à pazzi.
L’altra era di debitori, & queſta ancho s’uſa ſra noi, & ne è in Realto, & in altri luoghi della terra.
La terza è doue stanno i rei, & perfidi huomini, ò già condennati, ò che deono eſſer condennati.
Queſte maniere ſono ſufficienti, perche i ſalli de gli huomini nati ſono ò da immodeſtia, ò da contumacia, ò da peruerſità.
Alla immodeſtia ſi da la prima. Alla contumacia la ſeconda. Alla peruerſità la terza.
Non uoglio qui addurre le prigioni doue eran poſti i martiri, ò quelle, che i crudelisſ@mi Tiranni ordinarono come Ezzelino da Romano,
&
altri, che tormentar uoleuano i miſeri Cittadini, ma ſolo dirò, che le altezze, le groſſezze de i muri, le fortezze, & baſſezze delle
porte
ſi richiedono alle prigioni, accioche per niuna uia ſi poſſa fuggire.
Altri adunque fanno le porte doppie, e di ferro, le uolte altisſime, le
1110 mura di dure, e groſſe pietre, &
quello, che piu importale danno uigilantisſimi guardiani, oltra che pongono le prigioni (dirò coſi) nel
cor
della Città.
V uole l’Alberto che li prigioni prime ſiano piu ſpatioſe, le ſeconde piu riſtrette, & le ultime de malfattori riſtrettisſime ſecondo i
gradi
de i delitti.
Hauemo nella città nostra in molti luoghi le prigioni, che ſi chiamano Caβoni, doue ſi porgono quelli, she ſon preſi la notte, òperarmi, ò
per
qualche occaſione meno honeſta, diuerſi officij hanno anche le prigioni propie ſecondo le occaſioni, Anco Martio edificò nel mezzo
del
Foro il Carcere, al quale Tullio aggiunſe una caua profonda detta poi Tulliana, che era come le I atomie di Siracuſa, &
ſi ſcendeua da
mano
manca per lo fpatio di uenti piedi, era cinta da ogni lato d’altisſime, &
fortimura, oſcura, horribile, e puzzolente.
Era ancho in Roma doue è il Theatro di Marcello, il carcere della Plebe fatto da App. Claud. x. Vir. nel quale stando egli per la uita ucciſe
ſe
ſteſſo, ſono i ueſtigi di queſto carcere appreſſo la Chieſa di S.
Nicolo in carcere. Seguita, che ſi dica della Curia.
2220
155138LIBRO
E ſpecialmente la curia ſi deue fare ſecondo che ricerca la dignità de gli habitanti, & della Città, & ſe ella ſerà quadra-
ta
, quanto hauerà di larghezza aggiugnendoui la metà ſi farà l’altezza, ma ſe la forma ſerà piu lunga, che larga
porrasſi
inſieme la lunghezza, &
la larghezza, & di tutta la ſomma ſi piglierà la metà, & ſi darà all’altezza ſotto
la
trauatura.
Il Foro è de litiganti, la Curia de i Senatori, il Comitio doue ſi creauano i magiſtrati, onde i giorni à queſto deputati ſi chiamauano i giorni
Comitiali
.
Era prima ſcoperto il Comitio, fu poi coperto l’Anno che Annibale paβò in Italia, & poi da Cai. Ceſ. rifatto, era iui il fico rumi
nale
appreſſo le radici del Palatino, &
il Comitio era una gran parte del Foro.
Noi nella Citta noſtra chiamamo il gran conſiglio quel luogo, doue la numeroſa nobiltà ſi rauna per creare i Magistrati.
Ma uegnamo alla Curia, che noi chiamamo il Pregadi, perche anticamente ſi mandauano à pregare à caſa i nobili, che ueniſſero à conſul-
tar
nelle coſe di Stato.
1110
Soleuano gli antichi raunarſi per deliberare ne i Tempi; Et però il Tempio di Giunone Moneta, & Senatulo, & Curia fu detto.
Chiamauaſi ancho Curia doue i ſacerdoti trattauano, & procurauano le coſe pertinenti alla religione, come fu la Curia uecchia: ma altro cra
la
Curia doue il Senato ſi raundua, come era la Hoſtilia edificata da Tullo Hoſtilio ſopra la Curia uecchia fatta da Romulo.
Et la curia di Pompeio fu dinanzi al ſuo Theatro, doue (come dice Suet.) fu Cai. Ceſare morto da i congiurati.
Ma uegnamo à Vitr. ilquale ha piu à cuore la Simmetria della Curia, che del resto. Vuole adunque, che ſe la Curia ſer à riquadrata, che l’altez-
zaſia
una uolta è mezza alla larghezza, queſta proportione Seſquialtera è molto da Vit.
commendata, ma piu comparando la larghezza
alla
lunghezza, che comparando la altezza alla lunghezza.
A me pare che queſta Simmetria della Curia habbia del pozzo, & molto piu hauerebbe ſe ſuſſe maggior altezza, però ſeguitando la forma
bislonga
uuole Vitr.
che raccogliamo la ſomma della larghezza inſieme, & della lunghezza, & quella per metà partendo facciamo l’altezza
di
quella metà, ma quanto eſſer debbia la lunghezza, &
la larghezza non dice, perche ha detto di ſopra, che s’habbia riguardo alla dignità
2220 della Città, &
de gli habitanti, che per hora coſi interpreto quella parola (Municipi) della qual parola io ho parlato nel primo libro à ba-
ſtanza
però ſe molti haueranno ad entrar nella Curia per eſſer la Città grande, &
populoſa ſi farà la curia grande, & perche nel conſultar
naſcono
delle controuerſie, &
è neceſſario che gli huomini ſi leuino à dire le loro oppinioni, pero Vit. ci da un bello auuertimento, accio che
la
uoce de i diſputanti ſia udita, &
dice.
Oltra di queſto ſi deono circondare intorno i pareti al mezzo di Cornicioni con opra fatta di pietra cotta peſta, ò di
ſtucco
, ò bianchimento alla metà dell’altezza, ilche quando fatto non fuſſe, ne ſeguirebbe, che la uoce de i diſpu-
tanti
inalzata molto non ſarebbe udita da gli aſcoltanti;
ma quando d’intorno i pareti ci ſeranno i Corniccioni, la
uoce
da quelli ritardata prima, che in aere ſia disſipata, peruenirà all’orecchie de gli auditori.
I Corniccioni uſcendo con gli ſporti fuori del muro impediranno, che la uoce non ſi perda nell’altezza delle Curie, anziripercotendo il ſuono lo
ſara
abbaſſo ritornare, &
meglio udire. Ecco che le Curie erano molto alte, però Vit. troua modo, che la uoce ſia udita. Ma quello, che ſia
3330 opera inteſtina, ò albaria detto hauemo di ſopra, &
anche piu copio ſamente ne parleremo nel ſettimo, & qui ſia fine del Foro, con tutti que’
corpi
de ſabriche, che gli ſono prosſimi, e congiunti.
Laſciando il reſtante allo Alberto, ilquale nell’ ottauo al non o cap. ragiona aſſai commo
damente
della Curia ſacerdotale, e Senatoria, &
uuole che la prima ſia in teſtuggine, & la Senatoria di trauatura, & che la Sacerdotale
habbia
il parete alto un ſettimo meno della larghezza delia fronte dell’opera, &
dirimpetto alla porta ci ſia il Tribunale, la cui ſaetta ſia per
un
terzo della corda, il uano della porta un ſettimo del parete, &
à mezzo del parete le Cornici, & aggiuntaui ancho l’ottaua parte della
metà
eſchino le Cornici con la faſcia, &
coſi ua ſeguitando.
CAP. III. DEL THEATRO.
FORNITO il Foro elegger biſogna il luogo molto ſano per lo Theatro.
4440
Sicome il Trattamento del Foro abbracciaua la Baſilica l’Erario, il Carcere, & la Curia, coſi il trattamento del Thea
tro
abbraccia molte coſe, dellequali Vit.
ne tratta in queſto, e in altri capi: & è coſa degna di auuertimento, perche ci ſo
no
molte belle, &
difficil pratiche, & conſiderationi, come diſtintamente ſi uedrà al luogo ſuo. Seguitando adunque le
ſolite
diuiſioni diremo, che de gli ſpettacoli alcuni ſono per diletto della pace, &
dell’ocio, altriſono drizzati allo ſtu-
dio
della guerra, &
del negocio, & ſi come ne i primi ſi riſueglia il uigore dello ingegno, & della mente, coſi ne i ſe-
condi
ſi eccita la gagliardezza delle forze, &
dello animo, ma l’amendue una eſſer deue la intentione, cioè, indrizzare il tutto all’ornamen-
to
, &
alla ſalute della patria, però ſommamente ſi deue auuertire, che ne i giuochi, & ne gli ſpettacoli non ſiano introdutte coſe dishoneſte,
&
laſciue. Hora dircmo dell’una, & dell’altra maniera de ſpettacoli.
Nella prima adunque doue è il diletto della pace, introdutti ſono i poeti, i Muſici, gli lſtrioni, nella ſeconda, che riguarda a gli ſtudij della guer-
ra
, ſi fanno diuerſi certami, &
contentioni ſpettanti alla ſorza, & destrezza de i corpi. A i primi ſi da il Theatro, che altro non uuol di
5550 re, che luoghi da guardare:
à i ſecondi, ſe ſono ſpettacoli di agilità, e deſtrezza, come correre, e ſaltare, ſi da il Circo, ſe ſono ſpettacoli di
forze
, come di aſſaltare, e combatter con le fiere ſi da l’Amphitheatro.
Conuengono tutti gli ſpettacoli in queste coſe, prima che ſono cor-
nuti
, e curui, dapoi hanno lo ſpatio di mezzo, &
finalmente d’intorno tengono i gradi, doue ſtanno le perſone à ſedere; ſono differenti nel
diſſegno
, percioche il Theatro è come una luna, ch’inuecchia.
Il Circo è piegato con le corna in longo, & ſi ſtende molto, perche ſia commo
do
alle carette, &
caualli che corrono. Soleuaſi ancho metterui l’acqua, & farui dentro le pugne nauali. L’Amfitheatro cra di due Theatri
congiunti
inſieme con le fronti loro, &
queſte forme di ſpettacoli eran tolte dall’uſo delle coſe, che ſi faceuano. Per trattare adunque del
Theatro
partitamente è chiar amente io dirò, che dal fine ſi potrà ogni ſua diſtributione conſiderare.
Et però laſciando da parte le coſe com-
mum
ad ogni ſabrica, che è il luogo ſano, il fondamento, la piazza, &
altre coſe in che conuengono tutti gli cdificij fatti per guardare.
Douemo conſiderare le perſone, che ui uanno, i giuochi, che ſi fanno. Riguardando adunque alle perſone trouamo prima una gran moltitudine
de
nobili, &
di plebei, che ad un tempo ui uanno, inſieme stanno, & forſe ad un tempo ſi partono, però molte entrate ſi ricercano, molte ſa-
6660 lite, &
molte uſcite: oltra di queſto, perche il tempo, che ſi sta à uedere è lungo, neceſſario è, che ci ſia la commodità del ſedere, & che in un
luogo
ſeggano i nobili, in altro i plebei, i nobili hauer anno i loro ſeggi da baſſo, accioche il ſetore, che con l’aere ſale dalla moltitudine cauſato
non
gli offenda, la plebe ſederà in alto, &
tutti ſeranno in modo collocati, che potranno uedere, & udire commodamente.
Le perſone, che recitano hauer deono i luoghi loro doue ſi ueſtino, et s’apparecchino per recitare, & i luoghi doue uſciti fuori hanno à recitare,
però
ne i Theatri ſer à neceſſario fabricare ſimili partimenti.
Riguardando poi à giuochi uenimo in conſideratione di tutta la ſorma, im-
peroche
ne i Theatri ſi recitano Poemi, &
ſi fanno Muſiche, però è neceſſario dare tal forma al Theatro, che ogn’uno poſſa udire chiar amen
teiſuoni
, &
le fauole, alche ſare è neceſſario ſapere il mouimento della uoce, la qualit à del luogo, & la ragione di dar la ſalita alla uoce, &
farla
unit amente per tutto ſentire, &
di qui è nata la conſideratione della Armonia, dellaquale ſi dirà al ſuo luogo.
Da questa conſideratione condutto Vit. con ſomma diligenza ha eſſequito la distributione del Theatro cominciando dalle fondamenta inſino alla
cima
, pero accoſtandoſi allui diremo.
7770
Fornito il Foro elegger biſogna il luogo molto ſano per lo Theatro, doue ne i ſolenni à i Dei ſi facciano i giochi. La
ragione
de i luoghi ſani s’è dimoſtrata nel primo libro, quando parlamo da far le mura d’intorno la Città, percioche
quelli
che perli giochi con le moglie, &
figliuoli con diletto ſi tengono, ſtando i corpi per lo piacere ſenza mouerſi
hanno
le uene aperte, nelle quali entrano i uenti, che uenendo da luoghi paluſtri, ò d’ altre parti corrotte nuocono
con
i loro ſpiriti grandemente, &
però ſe con diligenza ſi trouerà luogo al Theatro, ageuolmente ſi ſchiferà
ogni
diffetto.
Biſogna oltra di queſto proucdere, che egli non habbia lo impeto del meriggie, percioche
156139QVINTO. piendo il Sole la ritondezza del theatro l’aere nella curuatura rinchiuſo non potendo uſcire, raggirando ſi ſcal-
da
, &
affocato cuoce, e ſcema l’humore de i corpi, & pero grandemente ſi deono fuggire le parti nociue, & eleg-
ger
le ſane, è, buone.
Queſto è facile, ne ha biſogno di eſpoſitione: eleggaſi adunque il luogo ſano, & facciaſi il Theatro nella Città, come di fuori il Circo, horaue-
gnamo
alle ſondamenta.
Piu ageuole ſera fondare ne i monti, ma ſe in piano, ò in luogo paluſtre per necesſità ſi faranno le fondamenta, biſo-
gnera
, che quello ſi fa ſotterra, &
i raſſodamenti, ſi facciano in queſto modo, che di ſopra nel Terzo Libro s’è detto
delle
fondationi de i Tempi.
Ben ha detto in luogo palustre per necesſità, perche non ci ha conſegliati di ſopra, che in luoghi mal ſani ſacciamo i Theatri: ma la necesſità
non
ha legge, &
perche non può eſſer un luogo paluſtre è ſano? di quella ſorte, che egli ha detto eſſer ſane le paludi d’Altino, d’Aquileg-
1110 gia, &
come ſono hoggi quelle di Vinetia, doue ſi fonda con mir abil arte ſopra le paludi ogni grand’ediſicio? Fornite le fondamenta di-
ce
Vitr.
Sopra le ſondamenta i gradi da terra far ſi deono, di pietre ò di Marmi.
Da terra (cioe ſubito ſopra le ſondamenta) I Gradi (Ecco che la prima conſideratione dopo la ſanità del luogo, è di accommodar le perſone.
Far ſi deono adunque le gradationi ſubito ſopra terra, di pietre, ò di Marmi, & questa pompa di fabricare era molto lontana dalla rozza
antichità
, come dice Ouidio.
Tu prima i giuochi ò Romolo ſacesti
Quando
per aiutar i tuoi Dongielli
De
i Sabini le Vergine prendeſti.
Allhor non eran drizzati i penelli
Per
ſoſtener le uele, ne toglieſti
Per
far Theatro da questi, &
da quelli
Monti
li Marmi, ne fuſti ſi uano,
Che
dipigniſti i pulpiti col grano.
Sedean ſopra i Ceſpugli le brigate,
Semplicemente
era la Scena ordita
Ne
i ſolti boſchi con le ſrondi ornate
2220 L’hirſute chiome della gente unita
Dall’ardore
del Sol’eran guardate.
Soleuano ne i di ſolenni raunarſi i contadini inſieme per le uille, & ſarſi diuerſi facriſicij, & giochi ruſticali, & queſta uſanza piacque tanto à
gli
Athenieſi, che ſurono i primi, che la introduceſſero nella Città, &
il luogo, nelquale ſi faceuano quei giochi nominarono Theatro. I Ro-
mani
dapoi dilettandoſi di ſimili costumi uolleno ancho esſi i Theatri nella Città, ma non gli fecero da prima ſoperbi, &
alti, & di pietre,
3330 ma di legno, &
con qualche occaſione, ſpeſero poi molto, & tutt a uia facendogli di legno, & à tempo, come ſi legge del Theatro di M. Scau-
ro
edile fatto per un ſolo meſe di legno capace di ottantamila perſone, che haueua una ſcena di tre ordini, con trecento ſeſſanta colonne di Mar
mo
, doue quelle del primo ordine eran di trent’otto piedi.
La parte inſeriore della ſcena era di Marmo, la di mezzo di Vetro, la di ſopra
tutta
dorata, &
tra le colonne ui eran per adornamento da tre mila figure di metallo. Queſto Theatro ſu il piu grande, che gia mai ſia sta-
to
edificato;
perilche non potendo Curione, che per l’eſſe quie del padre ne uolle far uno, aggiugnere à quella grandezza, riccorſe per aiuto
alla
induſtria, perilche ſece due Theatri amendue ſopra perm in modo bilicati, e ſoſpeſi, che ſi poteuano facilmente girare.
Sotto quelli era-
no
le caſe, &
i coperti, doue stauano quelli, che con Argane, e ruote uolgeuano le gran machine di quelli. Fu coſa merauiglioſa (come dice
Plinio
) &
quel popolo, che era uincitor del mondo, applaudeua in un ſuo tanto pericolo, perche una traue di quella machina, che ſi ſuſſe rot-
ta
tutta la ſabrica poteua roinare.
Queſti Theatri uoltauano la lor curuatur a una incontra l’altra, perche le uoci de i recitanti non ſi con-
fondeſſero
inſieme.
Si congiugneuano poi con le corna, & faceuano uno Amfitheatro dapoi il mezzo di per li giuochi de i gladiatori, e tut-
4440 tauia eſſendoui ſopra il popolo ſi riuolgeua.
Venne poi uoglia, à, Gn. Pompeio di farne uno, che doueſſe lungamente durare, & pe-
lo fece di pietra, &
ornollo magniſicamente, & ſu molto celebre, oltra il quale ne fu un i Leone di Marcello figliuolo di Ottauia ſorella
di
Auguſto capace di ottantamila perſone, &
un’altro che Cornelio Balbo fece à richieſta, è perſuaſione pure di Auguſto, che era deſidero-
ſo
di ueder la Città molto adorna di fabriche, &
edificij di Roma (come dice Vitr.) nella Epiſtola. Ma tornamo à Vitr.
Sopra le fondamenta dalla ſuſtruttione ſi deono far i gradi di pietra, ò di Marmi, le cinte ſecondo l’altezza di Theatri
per
la rata parte, ne piu alte di quello, che ſerà la larghezza della cinta per doue ſi ua à torno.
Queſto luogo ha biſogno di buon intendimento, però douemo auuertire che ſe bene io ho detto gradi, intendo però quello, che uuole, & intende
Vitr
.
per quel nome, che egli dice Gradationi, cioe tutta l’opera, & fabrica della ſalita, & dico, che le precintioni, che ic ho detto cinte, al-
tro
non ſono, che diuiſioni d’intorno i gradi per lo piano dellequali, ſi caminaua à torno, &
uuole Vitr. che ſiano tanto alte, quanto è la lar-
ghezza
del piano per doue ſi camina, che Vitr.
chiama itiner a queſti piani, & rende la ragione perche queste precintioni deono eſſer coſi al-
te
, come i loro piani, e dice.
5550
Perche ſe piu alte ſeranno ſcaccierauno le uoce alla parte di ſopra, ne laſcieranno che udite ſieno le parole intiere, e ter-
minate
con quello, che ſigniſicano da quelli, che ſederanno ne i ſeggi, che ſono ſopra le cinte.
Se la cinta ſera piu alta, che il ſuo piano largo, certo è, che la uoce percuotera in quella, perche non potra terminare per dritta linea alla parte
di
ſopra, eſſendo ribattuta, e rotta dall’altezza della cinta, &
però per rimediare à queſto diſordine dice.
Et in ſomma coſi è neceſſario che ſi gouernamo, che ſi gouernamo, che tirando una linea dal piu baſſo al piu alto grado, tutte le eſtremita
de
i gradi, &
tutti gli anguli ſian toccati da quella, & coſi la uoce non ſera impedita.
Dice linea, cioe, ò corda, ò ſacoma, ò filo di ſerro, & queſto modo è ragioneuole, per che coſi dritta andera la uoce, come il ſilo, & la corda, &
ſe
la corda non è impedita, non ſera ancho impedita la uoce.
Ma Vitr. non ci da regola qui dell’altezza de i Theatri ſecondo la rata parte,
pero
douemo auuertire, che i Theatri ſono stati fatti da alcuni tanto alti quanto era la piazza di mezzo, perche uidero, che la uoce ſi perde-
ua
ne i Theatri piu basſi, &
piu duramente s’udiua ne i piu alti, ma queſto ſi potra eſpedire dal luogo, & dal diſſegno, & dalle regole, che ſi
6660 daranno.
Ecci un’altra regola che riguarda alle perſone, che ui uanno, & è quella, che Vit. pone qui ſotto dicendo.
Biſogna diſporre molti, è ſpatioſi aditi, & ſargli in modo, che quelli di ſopra non s’incontrino con quelli di ſotto, ma
da
ogni parte drizzati, &
continui ſenza pieghe, ò uoltamenti, accioche licentiate le perſone da gli ſpettacoli, non
ſiano
calcate, &
oppreſſe, ma posſino da ogni parte uſcire ſenza impedimento.
Quella ragione, che è dell’uſcire, è ancho dell’intrare, aſcendeua il popolo per gradi coperti, & riuſciua ſopra i piani delle cinte gia dette. Era-
no
di qua, &
di la le ſcale altre commode, & aperte, altre piu dritte è coperte; per quelli aſcendeuano i piu ripoſati, e maturi, per queſte i
piu
curioſi, è preſti, in modo, che era prouisto all’età, &
allo appetito d’ogn’uno. Seguitan l’altre rogole.
Deueſi ancho grandemente auuertire che il luogo non ſia ſordo, ma in eſſo liberamente chiara, & iſpedita la uoce poſſa
uagare
, &
queſto ſi potra fare ſe egli ſi eleggera luogo, doue la riſſonanza impedita non ſia.
Vitr. uuole render la ragione della forma del Theatro, & prende argomento dal moto della uoce, & però dice.
7770
La uoce è ſpirito, che ſcorre, & percoſſa dello aere, che peruiene al ſenſo dell’udito: Queſta ſi moue con infiniti rag-
giramenti
, non altramente, che ſe nell’acqua ripoſata gettandoſi una pietra, naſceſſero innumerabili cerchi dell’on-
da
, creſcendo à poco à poco dal centro, &
allargandoſi quanto piu poteſſero, ſe non fuſſero interrotti dalla ſtrettez-
za
del luogo, ò da qualche offeſa, che non permetteſſe que giri dell’onde terminare fin doue ſi ſtendeſſero, con la
iſteſſa
ragione, &
giramento ſi moue la uoce.
157140LIBRO
La uoce è ſuono cauſato dalla percoſſa dello aere ſecondo, che diuerſamente da naturali str; rumenti dell’huomo è lo ſpirito fuori mandato. Il mo-
uimento
dello aere percoſſo dallo ſpirito è circolare;
come quello dell’acqua doue ſia gettata una pietra: ma ſi troua differente in queſto,
che
i giri dell’acqua poſſono piu presto eſſer nominati circoli fatti nel piano dell’acqua, &
quelli dello aere, perche per ogni uerſo ſi girano
poſſono
eſſer chiamati Sſere, conuengono però con quelli dell’acqua, perche ſe queſti, &
quelli non ſono impediti, il ſecondo naſce dal pri-
mo
, il terzo dal ſecondo, il quarto dal terzo, fin che tanto ſi allargano, &
aſſottigliano, che peruengono al fine, & coſi uanno dal pri-
mo
all’ultimo ſempre creſcendo, perche la parte percoſſa moue la prosſima, &
s’allarga, & questo intende Vitruuio quando
dice
.
Adunque quando ſono rattenute d’alcuno oſtaculo le prime ſturbano le ſeguenti; con la iſteſſa ragione la uoce in gi-
ro
, &
come à ſeſta ſuol fare il ſuo mouimento, ma nell’acqua i circoli ſi mouono in larghezza nel piano eguale, &
1110 nello aere la uoce, &
per larghezza, & per alto ſi ſpende, & aſcende à poco, à poco.
Da questo conclude Vitr. la riſonanza de i luoght, è, dice.
Come adunque nell’acqua nelle diſſegnationi dell’onde, coſi nella uoce quando non ui è oſtacolo nella prima non di-
ſturba
la ſeconda, ne le ſeguenti, ma tutte con la loro riſuonanza peruengono alle orecchie, ſi di quelli, che ſo-
no
abbaſſo, come di quelli, che ſono ad alto, però gli antichi Architetti ſeguitando i ueſtigi della natura, nel
cercare
la ragione della uoce, fecero i gradi de i Theatri in modo, che ordinatamente aſcendeſſero, &
cercarono per
la
regulare Mathematica, &
Muſica ragione, che ogni uoce, che dalla ſcena uſciſſe, chiara, & ſoaue all’orecchie de
gli
ſpettatori perueniſſe.
Se adunque la uoce per lo aere in giro ſi moue, chi dubita, che la ſorma ritonda, è circolare non ſi conuegna al Theatro? perche quando il
Theatro
ſuſſe di ſorme angulari, non egualmente la uoce terminarebbe, percioche alcuni udirebbeno bene, come piu uicini, alcuni male,
2220 come piu lontani.
Ecco adunque come l’Architetto eſſer deue, & Muſico, & naturale, ma molto piu per quello, che ſegue, come ſi ue-
dra
qui ſotto.
Diceadunque Vitr. gli antichi Architetti hauer uſato la regolata ragione de Mathematici, intendendo per canonica, è regolata la ragione de
numeri
, dellaquale i Muſici eſperti ſi ſogliono ſeruire, &
comprende la ſpeculatione, & la pratica dicendo.
La ragione de Mathematici, & la Muſica.
Et perche il luogo ſia piu riſuonante oltra la circolar figura de i Theatri, oltra il giuſto ſalimento de i gradi toccati tutte da una ſteſſa linea,
ne
i loro anguli, ſecero ſopra gli ultimi, &
ſupremi gradi un portico à torno il Theatro di ſopra con ampie aperture dauanti, ma chiuſo
da
dietro, accioche la uoce ſottentrando in quelle ampiezze riſſuonaſſe ſotto que uolti, come riſſuona nelle cauerne, &
ne gli inſtrumenti,
che
hanno gran corpo.
Di queſti portichi ne dir a Vitr. al ſuo luogo, fin tanto auuertiremo à quello, che egli dice.
Perche ſi come gli organi nelle lame d’ottone, ò di corno ſi ſanno per la dieſi perfetta alla chiarezza de i ſuoni delle
3330 corde, coſi da gli antichi le ragioni de i Theatri con ragione Harmonica allo accreſcimento della uoce ſono ſtate
ordinate
.
Cioe ſi come alla ragion delle corde, & del loro ſuono, s’accordano gli inſtrumenti da canne, & gli organi, coſi con Armonica ragione al-
lo
accreſcimento della uoce ſono state ordinate le ragioni de i Theatri da gli antichi, come, che egli uoglia dire, che la dieſi, che è la mini-
ma
uoce, &
principio d’accordar gli strumenti, habbia dato la regola à gli organi, di eſſer accordati. Entra adunque Vitr. con questo pro-
poſito
à ragionare dell’Armonia, &
dice, che coſa ella ſia, & ne fa le figure, & deſcrittioni interpretando la mente di Ariſtexeno, del-
quale
pero non douemo noitroppo asſicurarſi, imperoche egli attribuiua il tutto all’orecchie, niente daua alla ragione, diuideua il tuono
in
due parte eguali, coſa non approuata da i buoni Armonici, &
ſinalmeute, è licentioſo, & dubbioſo authore. Noi eſponeremo Vitr. &
à
i luoghi ſuoi diremo la nostra opinione, &
leggerei qui il titolo del ſeguente capo dell’Armonica, intendendo ſcienza, piu presto, che
dell’Armonia
;
ſe forſe Vitr. non allude à i uaſi Echei, de i quali ne dir a poi.
4440
CAP. IIII. DELL’ARMONIA.
L’ARMONIA è Muſica litteratura naſcoſa, & difficile, è ſpecialmente à quelli, che non han-
no
lettere Greche, perche alcuna coſa di quelle non ha i nomi Latini, &
pero quanto mi ſera con-
ceſſo
, piu breue da gli ſcritti di Ariſtoxeno, quelle mi ſorzero d’interpretare, &
di deſcriuere la
ſua
figura, diſſegnando ancho le terminationi de i ſuoni, accioche chi con diligenza attendera,
poſſa
ageuolmente capirle.
A lla Muſica appertiene, & conſiderare, & operare d’intorno, à que numeri, che ad altri ſi riſeriſeono, aggiuntoui
5550 il ſuono, perilche diuideremo la Muſica principalmente in due parti, dellequali una ſera tutta poſta nel giudicio della ragione, &
di quella
poco
ne parla Aristoxeno, come di quella, che conſidera la natura, la differenza, &
la propieta d’ogni proportione, & d’ogni conſonan-
za
, &
pone diſtintione tra quelle coſe, le quali per la loro ſottigliezza non poſſono eſſer dal ſenſo giudicate. L’altra nelle operationi con-
ſumandoſi
, &
praticando in diuerſe maniere, ſi con la uoce, come con gli strumenti, & componimenti dilettera il ſenſo de mortali affati-
cato
, &
porgera gentile ammaeſtramento della uita (come nella Poeſia ſi uede) laquale è una delle parti di queſta Muſica principale. Mu-
ſica
adunque è ragione, &
eſſercitio della natura Armonica. Natura Armonica è quella, che ſi puo adattar inſieme. Laragione non ope-
ra
cioe non diſcorre ſenza l’occaſione del ſenſo, perche non ſa giudicio di coſe, che prima non ſiano conoſciute.
E adunque neceſſario con-
giugnere
una parte, &
l’altra in modo, che il ſenſo prima s’ adoperi, dapoi ſegua la ragione. Onde ben dice Boetio, che bella coſa è co-
noſcere
con modo, &
uia, che coſa e, & cio, che apporta quello, che è commune à tutti i uiuenti. Di queſte coſe il uulgo non ha dubita-
tione
, i dotti ſi torcono, i conoſcenti ſi dilettano.
Et però la Muſica, che diletta la mente, & l’orecchie, è congiunta con la moralità, &
6660 con la ſpeculatione.
Accioche adunque il ſuono accompagnato dolcemente peruenga alle orecchie, & che quei giri, che ſa la uoce nello ae-
re
non ſiano impediti l’uno dall’altro, ma ſoauemente s’accompagnino, &
s’aiutino inſieme, & accioche, la mente ſi riuolga à conſidera-
re
la cagione della dolcezza, della ſoauità ſuoni, biſogna prima conſiderar il principio, da cui la uoce prende l’attitudine, di poter
eſſer
regolata, &
di cadere ſotto l’Armonia, & con quale mouimento, ella ſi moua, & come peruenga alla perſetta compoſitione al-
che
fare, era neceſſario prima dire, che coſa fuſſe uoce, &
come nello aere ſi moueua, pero Vitr. ce lo ha dimostrato di ſopra, & il
reſtante
è qui ſotto.
La uoce, quando con mutationi ſi piega, alcuna uolta ſi fa graue, alcuna uolta ſi fa acuta, & à due modi ſi moue,
de
i quali uno ha gli effetti ſuoi continuati, l’altro diſtanti.
La uoce continua non conſiſte ne i termini, ne in
alcun
luogo, ma ſuol fare le ſue terminationi non apparenti, &
gli interualli ſuoi di mezzo manifeſti, come
quando
nel parlare dicemo.
Sol, Fior, Mar, Ben, perche à queſto ne doue comincia, ne doue termina ſi co-
7770 noſce, ma ancho ne di acuta graue, ne di graue acuta eſſer fatta dalle orecchie ſi ſente:
Per lo contrario au-
uiene
, quando la uoce ſi moue con diſtanza, perche, quando la uoce mutando ſi piega, uiene à determinarſi
nel
fine d’alcun tuono, dapoi in un’altro ſi muta, &
ciò ſpeſſo facendo di qua, & di pare inconſtante à i ſenſi,
come
auuiene nelle canzoni, nellequali piegando noi la uoce facemo uariare il canto, &
però quando la uoce con
interualli
, è ſpatij diſtanti ſi muta, con manifeſti finimenti di tuoni appare d’onde cominciò, &
d’onde hebbe fine,
ma
i mezzi, che ſono tra gli interualli, ſi oſcurano.
158141QVINTO.
Questa diuiſione (come dice Aristoxeno) è fatta per ſeparar la uoce, che è atta ad entrar in Armonia da quella, che non è atta. La uoce adunque
in
due modi ſi muoue, prima in modo, che pare all’orecchia, come è, continuata, ne che mai ſi fermi in alcun modo di terminatione, queſta dal-
lo
effetto ſuo ſi chiama continua:
ma dall’uſo ſi chiama ragioneuole, perche con quel mouimento di uoce ſolemo parlare, è ragionare, non alte-
rando
la uoce.
Moueſi dapoi la uoce in modo, che pare diſtinta, & che ſi parta da un luogo d’altezza, all’altro, & che mute diuerſe termina-
tioni
de ſuoni, &
coſi ſi chiama dallo effetto, distinta: ma dall’uſo melodica, cioe uſata da chi canta, ò recita uerſi: perche, quando noi canta-
mo
, ò recitamo uerſi, alzamo, &
abbaſſamo distintamente la uoce ſermandola, & ripigliandola ſi, che il ſenſo la diſtingue. Benche Boetio uo-
glia
, che nel recitar de uerſi uſano una uoce mezzana, e mista, tra la continua, &
la diſtinta. La uoce continua, & d’uno iſteſſo tenore non e al-
la
conſideratione della Muſica ſottopoſta, perche doue non è graue, &
acuto, non è conſonanza. Ma ſi bene la diſtinta, ne queſta anchora ſe-
ra
atta alle conſonanze prima, che ad un certo luogo peruenga, ſi come aduiene à molti corpi, i quali non ſono atti à cadere ſotto la ragione
del
peſo ſe non hanno una certa quantità, e grandezza, ne poſſono uenir ſotto la proſpettiua, ſe non hanno quel tanto, che fine del non poter
1110 eſſer ueduti, &
principio dell’eſſer ueduti, perche la natura non comporta, che le minime differenze ſiano à i ſenſi de gli huomini ſottoposte.
A dunque il ſuono distinto, & ridotto ad una certa, & ſenſibile quantita è principio della Armonia, come la unita è principio del numero, il
punto
della linea, lo inſtante del tempo.
La natura ha circonſcritto la uoce di ciaſcuno in modo, che’l primo luogo d’eſſa è il piu graue, & il
piu
baſſo, che eſſer poſſa in ciaſcuno, ma perche facendo ſempre un ſuono, &
in quello fermandoſi la uoce non riuſcirebbe alcuna Armonia, pe
ro
deono le uoci, &
i ſuoni mutarſi, & ſalire, accioche la piu baſſa, con la piu alta proportioneuolmente riſponda, la uia adunque della ſalita,
anzi
pur la ſalità ſi chiama ſpatio, diſtintione, &
interuallo: ma la comparatione riſpetto i termini è diuerſa, però ſtando lo ſpatio, quando la
uoce
dal baſſo aſcende all’alto, dicenio, che la ſi fa piu intenta, piu acuta, ò piu alta:
ma quando dall’alto ſiparte, et uiene al baſſo dicemo, che la
rimette
, &
abbaſſa, & che diuenta graue, & ſi come la natura, ha dato il principio della uoca alla parte piu baſſa, di cui la Muſica ſene ſerue,
coſi
ſalendo quaſi per gradi, è neceſſario trouare il maggior termine, alquale poſſa la uoce naturalmente peruenire, non in modo, che quello,
che
la natura ha dato, per piu alto ſi prenda dall’arte, ma in modo, che ſotto quello ſi troui quel ſuono della uoce, che ſia il piu alto, &
riſpon-
2220 der poſſa al primo in perſettisſima conſonanza di maniera, che ſe oltre ſi paſſaſſe con la uoce ſalendo altr a conſonanza non ſi trouaſſe, che le
contenute
nella piu perſetta, cioe in quella, che abbraccia tutte le altre, come peruenendo al dieci, ſe piu oltra paſſar uolemo rittornamo alla uni
.
Ma perche non ſi peruiene dal primo all’ultimo, cioè dal piu baſſo al piu alto ſuono ſenza mezzi, pero ſalẽdo la uoce dal primo, & piu baſſo
luogo
al ſommo, &
piu alto, che regolar ſi poſſa, è neceſſario, che ella tocche diuerſi gradi, & quelli ſiano con giusti ſpatij diſtinti, & propor-
tionati
.
L’ordinanza adunque della ſalita delle uoci da Greci è detta Siſtema, & da noſtri Scala, & perche ancho la riducono inſegnandocela
ſu
la mano, però la chiamano ancho la Mano, ò perche ella ſi deue hauer à mano come un Enchiridio.
I Greci uogliono dir ordinata compoſi-
tione
, i noſtri conmodo, &
ben compoſto ſalimento, ò ſcala, & quel ſalimento ſi da ad intendere con riga, è ſpatio. La ſcala adunque è una
conſtitutione
di righe, è ſpatij dritti, &
egualmente prodotti, nellaquale ſcritte ſi uedono le note d’ogni canto. L’uſo delle righe, & de gli ſpa-
è accioche ſi conoſca diſtintamente la distanza della ſalita, &
della diſceſa delle note, lequali altro non ſono, che ſegni di mandar fuori la uo
ce
, hauemo adunque fin hora come eſſer deue quella uoce, che è atta alla melodia.
Et Vitr. laſciando molte coſe, che dice Aristoxeno fra mez
3330 zo, uiene alla diuiſione delle Melodie, &
dice.
Le maniere de i canti ſono tre l’una è detta da Greci Armonia, l’altra Chroma, la terza Diatonon. Il canto Armonico,
è
dall’arte partorito, &
per cio le canzoni rittengono grauità, & authorità non poca. Ma il Chromatico ornato di
ſottile
ſolertia, è ſpeſſezza di moduli porge piu ſuaue diletto;
Il Diatonico per eſſer naturale, è piu facile per la di-
ſtanza
de gli interualli.
Se io hauesſi à trattar della Muſica io la ordinarei altrimĕti, ma hora io intĕdo di ſeguitar il modo proposto da Vit. Maniera, ò Genere, è un certo
cõpartimento
de gli ſpttij nelle ſcale, &
nelle ordinanze, che rappreſenta diuerſe idee d’ Armonia, & di queſti diremo partitamĕte qui ſotto, ſa
cendo
chiaro, quello che pare à molti difficile, &
oſcuro. Tre adunque ſono i generi della Melodia. Chromatico, Diatonico, Armonico. Queſti
prendono
i nomi loro dalla uicinanza, ò lontananza de gli ſpatij nelle ſcale, &
or dinanze. Armonico è quello, che nella ſua ordinanza abon-
da
di prosſimi, e picciolisſimi ſpatij, è breuisſime ſalite della uoce, &
è coſi chiamato quaſi adattato, e conſertato, Diatonico è coſi detto per-
4440 che abonda di ſpatij distanti per tuoni, quaſi andante per tuoni, &
in quello la uoce molto ſi ſtende. Chromatico è quello, che piu abonda nel
ſuo
compartimento di Semituoni.
Chroma ſignifica colore, & perche à guiſa di colore, questo genere ſi muta dalla prima intentione, pero è
coſi
nominato.
di questi tre generi piu uicino alla natura è il Diatonico, perche egli ſucciede quaſi da ſe ad ognuno, che canta ſenza ammae-
ſtramento
.
Piu artificioſo è il Chromatico, come quello, che da gli ammaestrati ſolamente ſi eſſercita, & però la maggior parte s’affaticaua in
questo
genere, perche ſempre uoleuano raddolcire, &
ammollire gli animi. Lo Armonico è piu efficace, & è ſolo de gli eccellenti nella Muſi-
ca
, &
è preſtantisſimo tra ogni componimento, & molti per la debolezza loro non lo ammetteno, perche non ſi può coſi facilmente metter in
ogni
uſo.
Seuero, fermo, & constante è il Diatonico, & dimoſtra coſtumi, & habiti uirili. Molle, & lamenteuole è il Chromatico. Quando
adunque
ſia, che noi uogliamo fare un’ordinanza ò una ſcala, che tanto è, quanto accordare uno strumento, neceſſario è, che di ſubito ſappia-
mo
ſecondo quale de i tre generi la uogliamo compartire, perche à materie dolci, &
lachrimeuoli ci uuole il Chromatico, & ad altre grandi,
heroiche
il Di@tonico, come altre ad altri generi, ò meſcolanze di quelli, perche ogni genere à piu modi ſpeciali ſi puo partire, &
quelli partico
5550 lari cõpartimenti di ciaſcun genere gli danno un certo aſpetto, &
forma diuerſa, quaſi à guiſa di Pittori colorandogli, accioche ſi ſacciano udi
re
ſecondo le idee, che ſi uuole, &
non ſi faccia à caſo la imitatione delle coſe, che ſono grandi, conſtanti, molli, mutabili, temperate, ò, mez-
zane
, come porta la lor natura, nel che conſiste ogni bello effetto dell’Armonia, però ſi come è coſa degna di conſideratione, coſi à di nostri è
poco
conſiderata, &
molti penſano col genere Diatonico ſatisfare ad ogni qualit à di coſe, è stanno ostnati ne uogliono udire alcuna ragione,
ò
perche par loro douer perdere quanto hanno imparato, ò che imposſibil ſia oſſeruar queste regole, ò perche uer amente ſono ignoranti, è
ſprezzatori
di quello, che non ſanno.
Io uorrei che qui fusſi luogo di eſponere le idee, & i colori conuenienti ad ogni qualita di coſe ſecondo i
loro
generi, perche con uiua eſperienza delle orecchie, confer-
mata
da inuincibili ragioni gli farei conſeſſar l’error loro, ma
79[Figure 79]HARMONICO
diesi
diesi
ditono
CHROMATICO
ſemitnoijo
ſeimtuono
friemituono
DIATONICO
ſemituono
tuono
tuono
troppo tempo, &
maggior occaſione ſi richiede, ben conclu-
do
che molto in uano s’affaticano, ſe penſano col genere Diato-
6660 nico ſolo rappreſentare gli affetti humani, perche come dice
Vitruuio
.
In queſte tre maniere disſimiglianti ſono le diſpoſitio-
ni
de i Tetracordi, perche i Tetracordi, che appar-
tengono
al genere Armonico han due Tuoni, &
due
Dieſi
;
La Dieſi è la quarta parte del Tuono, & coſi
in
un Semituono ſono due Dieſi.
Nel Chromatico
ſono
poſti in ordine duemezzi Tuoni, ma il terzo
ſpatio
, è, di tre Semituoni.
Il Diatonico ua per due
continuati
Tuoni, &
con lo terzo ſpatio d’un Semi-
7770 tuono, compie la grandezza del ſuo Tetracordo, &

coſi
i Tetracordi ne i tre generi agguagliati ſono, &

pareggiati
di due Tuoni, &
d’un Semituono.
159142LIBRO
In ogni Tetracordo d’ogni genere ſono quattro termini, ò ſuoni, ò gradi, che uogliamo dire, tutti ſaltano ad una ſomma in tre ſalti, ma diuerſa-
mente
, percioche il genere Armonico ſale da la meta d’un Semituono, che dieſi ſi chiama, ad un’altra meta d’un Semituono, &
d’indi allo ſpacio
di
un ditono, il chromaticho ha lo primo ſpatio d’un Semituono, &
ſimilmente il ſecondo, ma ſale poi ad un Trihemituono. Finalmente il
Diatonico
, ha lo primo ſpatio d’un tuono, il ſecondo d’un tuono, il terzo di mezzo tuono.
Siche in ogni genere il tetracordo è composto di
due
tuoni &
mezzo, & queſto è quello, che dice Vitr. che i tetracordi ſono ne i tre generi agguagliati, & pareggiati di due tuoni, & d’un Se
mituono
.
Et perche s’intenda meglio quello, che dice Vitr. diro che coſa, è, tetracordo, che coſa è ſpatio, & interuallo, & dichiarito gli al-
tri
termijni poſti dallui, quanto al preſente biſogno io penſero, che ſia per ſatisſare, con quella breuità, &
chiarezza, che ſi puo in ſimile ma
teria
difficile, aſcoſa, &
alla lingua nostra ſtraniera.
Delle ſcale, & or dinanze perſetta, è, quella, che tra i gradi della piu baſſa, & della piu alta uoce contiene quella conſonanza, che le abbraccia tut
te
, &
questo non ſi può fare ſe la ordinanza della ſcala non tiene quindeci gradi di uoce, & quattordici ſpatij. Grado io intendo il luogo della
1110 uoce, ò, alto, ò, baſſo, che ſia, ma perche da prima nel mondo l’huomo non ha fatto le coſe dell’arti perſette, ma le ſcienze, &
le dottrine à po
co
à poco con l’aggiunta de i ſucceſſori creſciute ſono, però non fu ritrouato da principio tutta la ſcala, &
ordinanza delle uoci, ma ben dapoi
ſi
ſono formati tutti i gradi, la onde nel formare gli instrumenti muſicali ſi uſauano le corde, &
i nerui, i quali rendeuano i ſuoni proportionati,
&
ancho ſi eſſercitaua ſenza alcuna Muſica la ragione ſopra una ſola corda, partendola numero ſamente in modo, che toccando quella uota,
&
poi ſopra uno ſpatio determinato, rendeua quella conſonanza, che ſi cercaua. Chiamauaſi queſta forma Monocordo, di modo, che egli ſi
faceua
d’una corda ſola.
Ma gli antichi uolendo eſſercitare la Muſica faceuano gli ſtrumenti di piu corde, dal numero dellequali dauano i no-
mi
à gli ſtrumenti, et pero chiamauano Tetracordo lo strumento di quattro corde, pentacordo quello di cinque, &
coſi nel reſto fino allo ſtru
mento
Pentecacordo, cioe di quindici corde corriſpondenti à quindeci gradi, è ſalite della uoce, che ſpatij, &
interualli ſi chiamano (come ho
detto
) perche altro non è ſpacio, che quantita della uoce tra due ſuoni, &
qui è ripreſo Ariſtoxeno, che pone la grauita, & l’acutezza della
uoce
, in qualita, &
non in quantita. Da queſto ſi ha, che alcune or dinanze ſeranno maggiori, alcune minori, maggiori ſon quelle, che han-
2220 no piu gradi, &
minori, quelle, che ne hanno meno. La onde gr andisſima ſera quella appreſſo gli antichi, che hauera quindici gradi. Dico
ſecondo
gli antichi, perche, i, moderni, ne hanno aggiunti de gli altri alle loro ſcale, perche niente ci uieta, che con ragione non andiamo piu
oltre
, e ſpecialmente nel fare gli ſtrumenti Muſicali, che poſſono ſalire piu alto, che la uoce humana, laquale temperatamente tra quei quindici
ſi
contiene, ſe piu oltra paſſaſſe, potrebbe eſſer ſtrepito ſa, &
metta alla ordinanza, ilche non aduiene in molti ſtrumenti. Dichiarito hauemo
che
coſa è ſpatio, &
che coſa è Tetracordo, reſtano alcuni altri nomi per fare la intelligenza di Vitr. manifesta, & ſono queſti. Dieſi, Tuo-
no
, Semituono, Trihemituono, Ditono, che ſono i nomi de gli interualli, il Tuono adunque, è il principio della conſonanza, cioe il primo ter-
mine
, &
fondamento della conſonanza, nato da proportione ſeſquiottaua. Conſonanza è uno meſcolamento de ſuoni graui & acuti, che con
diletto
all’orecchie peruiene.
Il ho detto, che coſa è proportione ſeſquiottaua, cioe quando il più contiene il meno una fiata, et l’ottaua parte del
tutto
, come noue contiene otto, chiuuole adunque proportionare i ſuoni, è neceſſario proportionare gli ſpatij, &
chi uuole proportionare
gli
ſpatij, biſogna uſare i numeri, &
le loro ragioni, & quella proportione, che è tra ſpatio è ſpatio, ſera ancho da ſuono à ſuono, pero doue
3330 lo ſpacio ſera con ſeſquiottaua, ò uero altra proportione de numeri compartito, ancho il ſuono hauera la iſteſſa comparatione.
Volendo adun-
que
porre un tuono ſopra una corda, biſogna partire la corda in noue parti, &
ponere lo ſcagno ſopra le otto, perche ſuonando la corda uota,
&
poi ſopra lo ſcagnello, ella rendera un tuono. Sia la corda a. b. diuiſa in partinoue, dico, che la parte. c. b. ſuonera un tuono, con tutta la cor
da
, ma è prima l’uniſſono, che è uno isteſſo, &
perpetuo tenor della uoce ſenza aſceſa, ò diſceſa, come hanno tutte le note, che ſono ſopra l@
iſteſſariga
, ò tra lo iſteſſo ſpatio.
La doue l’uniſſono non e ſpacio, ma fondamento de gli ſpatij, come ut, ut, re, re, ſopra un’iſteſſa riga, ò in uno
isteſſo
ſpacio.
Mail tuono, è, diſtanza di uoce da una riga al ſeguente ſpacio, ò per lo contrario, come dal ut alre, ò uero dal re al ut. Et qui an
cho
è ripreſo Ariſtoxeno, che non uſa numerinel notare le uoci per racorre le uoci per racorre le proportioni, ma piglia la loro differẽza nel mezzo, di modo, che
egli
pone la ſpeculatione nelle uoci, ma in quello, che elle ſono differenti, coſa non ben conſiderata credendo ſaper la differenza di quelle uoci
dellequali
egli ne grandezza, ne miſura ritroua, dando il tutto al giudicio delle orecchie.
Diuide egli il Tuono in due parti eguali, & queste
77[Handwritten note 7] chiama Semituoni, &
non ſa che niuna proportione ſoprapartiente, come, quella in che conſiste il Tuono, ſi puo in due parti eguali diuide-
4440 re.
Ma ſeguitamo noi quello che per uero i dotti hanno approuatc. Poi che adunque il tuono non ſi può partire in due parti eguali, perche
conſiſte
in proportione ſoprapartiente, ſi partire in due parti diſeguali, una di eſſe ſi chiama Semituono minore, &
Dieſi. L’altra Semi-
tuono
maggiore, &
Apotome. Il Semituono minore, è quella parte del tuono per laquale la proportione ſeſquiterza è maggiore di due tuoni,
cioe
di due ſeſquiottaue, ecco l’eſſempio:
parti la corda in quattro parti, e ſotto la prima poni lo ſcagnello, quella iſteſſa uota ſuonera una
ſeſquiterza
con la piena, perche coſi e lo ſpacio diuiſo.
Se adunque ponerai ſopra la detta corda due continuati tuoni partendola, come ho
detto
di ſopra, dico che lo ſpacio che ſera dal ſecondo ſcagnello doue è ſegnato il ſecondo tuono, al terzo, ti ſuonera il Semituono ſpatio da
mi
à fa, &
coſi hauerai quattro termini ut. re. mi. fa. è tre ſpacij, l’uno da ut à re, che è un tuono, l’altro da re à mi, che è il ſecondo tuono,
l’altro
da mi à fa, che è un Semituono minore, ò Dieſi, che ſi chiami, &
qui hai il tetracordo del genere Diatonico, che ſerra la conſonanza,
nata
da proportione ſeſquiterza, che è le quarta, che ſale da ut à fa, per due tuoni, è un Semituon minore.
Il Semituon maggiore è il restan-
te
del tuono, cioè quello, che è di piu della ſeſquiterza al terzo tuono, pero poni tre continuati tuoni, &
la ſeſquiterza come di ſopra, & ha-
5550 uerai dalla ſeſquiterza al reſto del tuono il Semituon maggiore.
Queſto nome adunque di Semituono non importa mezzo tuono à punto, ſi co
me
à dire ſemiuocale, non ſi piglia per la meta della uocale à punto, ma perche è meno, &
non aggiugne all’eſſer uocale, & à far uoce da ſe,
pero
ſi dice Semiuocale, come hauemo detto nel Quarto parlando di Semimetope, &
Semitriglifi. Dico poi che il tuono, & Semituono, ben-
che
non fanno Armonia è conſonanza, nientedimeno egli ſi deue hauere conſideratione dell’uno, &
dell’altro, ſi perche distinguono gli ſpa-
delle conſonanze, &
miſurano i mezzi muſicali, ſi perche le ſode conſonanze, per l’un, & l’altro ſi legano inſieme, & finalmente all’uno,
&
all’altro s’attribuiſce la forza di commouer gli affetti, i numeri d’un tuono ſono 8. e 9. di due 81. 72. 64. & ſi fanno moltiplicando 8 in
ſe
, 9 iu ſe, &
8 in 9. i numeri di tre tuoni ſono 729. 648. 576. 512. moltiplicando 81. 72. 64 per noue, & 64. per otto, & coſi ſi uanno i tuo-
ni
con numeri continuando, ne iquali la proportione del maggiore al minore è ſempre ſeſquiottaua.
Tuono adunque è come ut, are. dariga
à
ſpatio.
Ditono come da ut, à mi, aſcendendo & da mi, a ut, diſcendendo. da riga al ſecondo ſpatio, pur che non u: ſia Semituono di mezzo:
diletta, ma non è conſonanza, & ſi chiama terza maggiore. Trihemitonio come da re, a fa aſcendendo, & chiamaſi ancho ſeſquitono, & è
6660 ſpatio, che abbraccia un tuono, &
un Semituon minore, & ſe bene uien all’orecchie ſoauemente non è però conſonanza, perche le conſonan-
ze
non ſono in proportione ſoprapartiente, &
il ſeſquitono è in tale proportione, (come ſi dira poi) chiamaſi da i moderni terza minore, &
è
lo ſpatio da una riga all’altra, pur che tra mezzo ui ſia un Semituono.
Il Semituon maggiore (come ho detto) è lo auanzo di tre ſeſquiottaue
leuatane
la ſeſquiterza, &
percio è detta A potome da Greci, & aliena dal genere Diatonico, perche non ſi admette nel componere, non ha-
uendo
luogo tra le corde, perche à niuna corda puo riſpondere per far con quella alcuna conſonanza.
Conuengono tutti queſti ſpatij in questo,
perche
tutti ſeruano alla muſica, il tuono.
& il Semituono ſeruono per fondamenti alle legature de i tetracordi, il Trihemitonio & il Ditono,
perche
dilettano, &
pcrche uanno ne i compartimenti de i generi. Dilettano molti ſuoni, che però non ſono conſonanze, come è la terza mag
giore
, &
la minore, & la ſeſta minore fatta dal Semituono, con la diapente, cioe con l’aggiunta d’un Semituono ad una ſeſquialtera, e ſi fa
quando
ſi paſſa da ciaſcuna linea allo terzo ſpacio, che contiene due ſemituoni minori, e tre tuoni, come è da mi à fa cantati per la ſesta.
Euui
ancho
il tuono col Diapente, che paſſa da ciaſcuna linea al terzo ſpacio, ma ui è ſolo un Semituono, è quattro tuoni, come da ut à la cantati
7770 per la ſeſta, &
chiamaſi ſeſta maggiore.
Euui ancho la ſettima minore, che abbraccia due Semituoni minori, è quattro tuoni, come da ut à mi da uno ſpatio al quarto ſpacio, ò da una li-
nea
alla quarta linea, ci ſono ancho molti altri ſpatij piu presto nello eſſercitio, che nelle regole collocati, come è la nona, la decima, la undeci-
ma
, &
la duodecima, ma di queſti altri ne han parlato. Delle conſonanze diremo poi.
160143QVINTO.80[Figure 80]Diateſſaron.
Quarta
.
Seſquiterza
.
Diapente
.
Quinta
Seſquialtera
.
Semituono
con Diapente.
Tuono
con Diapente.
Semiditono
con Diapente.
Diapaſon
.
Doppia
.
Ottaua
.
Diatessaron
.
Diapason
con Diapente
Diapason
.
Diapente
.
Diatessaron
.
24 18 16 12 8 6
Hora hauendo gettato noi i buoni fondamenti, eſponeremo Vitr. Dice egli, che diuerſe ſono le diſpoſitione, & i compartimenti de i Tetracor-
di
, ne i tre predetti generi, &
la ragion è questa; perche ſono applicati à diuerſe intentioni, & idee di coſe baſſe, ò grandi, ò di mezzo.
Dichiara poi la diſpoſitione di ciaſcuno, & dice, che la diſpoſitione del Tetracordo, nel Genere Armonico, che egli Armonia dimanda con-
tiene
due Dieſi, &
due Tuoni, & s’intende à questo modo, che la ſalita dalla parte graue, & baſſa, all’acuta, & alta ſi fa ſalendo dalla
metà
d’un Semituono, che ſa lo primo ſpacio, all’altra metà, che ſa lo ſecondo, &
da queſto ſi ſale allo ſpacio d’un Dituono, intendeua Ari-
1140 ſtoxeno la metà à punto, ma non è coſi (come ho detto) ſerra adunque queſto Tetracordo la quarta, che Diatteſſaron ſi chiama.
La ordi-
nanza
adunque del Tetracordo Armonico fondata la prima uoce dalla parte graue dalla proportione ſeſquiquadrageſima quinta, alla ſeſ-
quiuigeſima
terza, &
indi alla ſeſquiquarta, & ritorna per gli iſtesſi gradi abbracciando il primo Tetracordo, & queſto procedere ſa-
lendo
è dalla dieſi alla dieſi al Dituono ne gli ſpacij ſuoi, &
qui dieſi è la met à del Semituono minore, che prouiene dal partir la differenza
de
gli eſtremi della ſua habitudine in modo, che la maggior ſia alla parte piu alta, &
la minor alla piu graue. La Dieſi in Greco è ancho Te-
tartemoria
detta, &
però Vitr. dice che la Dieſi, è la quarta parte del tuono, & che nel Semituono ſono due Dieſi. Ecco l’habitudine de
22{256 243}13 differenza 262 270 gli estremi del Semituon minore è 13.
perche il Semituon minore conſiſte in questi numeri 256, & 243. 13. adunque è la differenza, queſta ſi
parte
in due parti una maggiore, che è di ſette, l’altra minore, che è, di ſei, la maggiore ſi pone alla parte piu acuta, la minore alla piu graue.
Vedi adunque quanto breui ſono gli ſpatij dell’Armonica melodia, che à pena poſſono regolarſi dalla ragione, non che eſſer compreſi dal ſen-
ſo
, e però altro colore, e compartimento di questo genere non ſi troua, per le ſopradette ragioni de i minimi interualli, ma perche Dieſi
3350 s’intende la met à del Semituon mincre, &
non la metà del maggiore? perche la conſonanza, che rende il Tetracordo e la Diateſſaron
cioè
la quarta, che ſi compone di due Tuoni, &
un Semituon minore. Il Tetracordo Chromatico è compoſto diſpatij, che contengono
il
Semituono minore, il maggiore, &
un ſeſquituono, ò Trihemituono, queſto perche ha gli ſpatij alquanto piu larghi, & accommoda-
ti
, riceue diuerſi colori, &
però ne ha due. Nel primo, che ſi da al Chromatico piu molle s’aſcende dalla ſeſquiuigeſimaſettima per
la
ſaſquiquartadecima alla ſeſquiquinta, &
ſi diſcende al contrario, & tutta uia rendono gli eſtremi del Tetracordo la quarta, ne può
rendere
altra conſonanza, paſſando per queſti interualli, chiamaſi mobile, imperoche è mutabile, lamenteuole, &
affettuoſo. Nel ſe-
condo
colore del detto genere il partimento piu acuto è quello, che dalla ſeſquiuinteſima una paſſa per la ſeſquiundecima alla ſeſquiſeſta, &

qui
con il ſecondo colore, che ſi chiama Sintono ſi rinchiude la diateſſaron nel Chromatico Tetracordo.
Chiamaſi questo colore Sintono,
riſpetto
al molle, percioche è meno mutabile del molle, &
meno lamenteuole, & affetuoſo: & qui ſi può conſiderare come è neceſſario ſe-
condo
le intentioni conſertare le ordinanze, &
le ſcale. Accioche ſe riporte quel uanto della Muſica, che diede tanto nome à gli antichi.
4460 Seguita il Tetracordo del genere Diatonico, queſto perche ba gli ſpatij maggiori, ſi può in piu modi colorare, cinque adunque ſono i ſuoi co
lori
, il molle, il piu tirato, l’eguale, il Sintono, il Diatono.
Nel primo, che è piu molle, & rimeßo dalla parte piu baſſa da una ſeſquiſet-
tima
per una ſeſquinona aſcende ad una ſeſquiuinteſima, chimaſi molle, è rimeſſo perche tra i colori di queſto genere rende un’habito piu tem
perato
de gli altri.
Nel ſecondo colore del detto genere, quello, che è piu tirato, ma non però anchora ben gagliardo comincia dalla ſeſqui-
uigeſima
ſettima, paſſa per la ſeſquiſettima ne puo far altro, che ſia conſonante, che una ſeſquiottaua, chiamaſi molle intento, percioche egli
@iene
una uia di mezzo tra il precedente molle, &
il ſeguente di cui diremo hora. Il terzo colore, è quando la uoce hauendo gia il ſuo primo
luogo
col piu baſſo ſuono determinato ſale al ſecondo con proportione ſeſquiundecima, &
partendo s’inalza una ſeſquidecima, & ſerma il ſuo
no
nel terzo luogo con una ſeſquinona, che altro non puòſare, ſe uuole con melodia eſſer udito.
Et chi non uede quanto regolato, ſia il
paſſo
, &
la ſalita di queſta ſigura ſalendo per tre continuate proportioni, però regolato, ò uero per dir meglio eguale Diatonico ſi chiama.
Il quarto colore diſſegna, & coloriſce queſto genere da una ſeſquidecimaquinta cominciando, & nel paſſo di mezzo forma una ſeſquiottaua,
5570 terminando in una ſeſquinona.
Questi è ſecuro, & forte & dinota habito maſchio, & è molto intenſo, e però ſi chiama Sintonon. Il quin-
to
ſinalmente, perche abonda di tuoni, ſi chiama Diatono, &
è di due tuoni cioe di due ſeſquiottaue, & d’una dieſi, & queſto ancho, è piu
robuſto
, e gagliardo di tutti gli altri.
Et qui ſi rinchiude il colore d’ogni genere uariato ſecondo la intentione de Compoſitori, alche con gran
de
attentione biſogna auuertine, &
in ogni colore la ſorma del Tètracordo rinchiude la Diateſſaron, cioe la quarta con due tuoni, & una Dieſi
&
queſto è quello che dice Vitr. Et in tutti i tre generi i Tetracordi ſono pareggiati di due tuoni, & un Semituono, & le ſigure di quan-
to
s’è detto con i loro numeri ſono qui ſotto notate.
161144LIBRO81[Figure 81]Armonico
Chromatico
molle
Chromatico
non languid@
Diatonico
molle.
Molle
intento
Eguale
Sintono
Diatonico
.
92 216 1{1/4} 69 345 1{1/23} 15 360 1{1/45} 8 368 70 210 1{1/15} 42 252 1{1/14} 18 270 1{1/27} 10 280 22 66 1{1/6} 11 77 1{1/11} 7 84 1{1/21} 4 88 21 63 1{1/7} 9 72 1{1/9} 8 80 1{1/20} 4 84 56 168 1{1/8} 21 189 1{1/7} 27 216 1{1/27} 8 224 3 9 1{1/9} 1 10 1{1/10} 1 11 1{1/11} 5 12 24 72 1{1/9} 8 80 1{1/8} 10 90 1{1/15} 6 96 64 192 1{1/8} 24 216 1{1/8} 27 243 hem 13 2@6
Ma quando esſi Tetracordi ſono ſeparatamente con i termini di ciaſcun genere conſiderati hanno disſimile diſſegna-
tione
delle diſtanze.
1150
Cioe la ſomma de i Tetracordiè pareggiata, perche in ogni genere è abbracciata la Diateſſaron di due tuoni, & un Semituono, ma partitamen-
te
è diſſerentemente ſi ſale alla Diateſſaron in ciaſcun genere, comes’e detto di ſopra, conclude adunque dicendo.
La Natura adunque ha diuiſo nella uoce le diſtanze de i tuoni, & dei Semituoni, & dei Tetracordi, & ha finito le ter
minationi
di quelli con miſure con la quantita de gli ſpacij, &
con certi modi diſtantilha ordinato lequalità, lequali
uſando
ancho gliartefici de gli ſtrumenti ſecondo le coſe conſtituite dalla natura apparecchiano le loro perfettio-
ni
à conuenienti concenti.
L’arte oſſeruando la natura ha ritrouato le conſonanze, è gliartefici ſecondo quelle fanno i loro ſtrumenti, la natura ha dato il potere di far un
tuono
, &
un Semituono, ma Parte baritrouato in che proportione ſia l’uno e l’altro. La natura ſecondo gli affetti fpontanamente moue
gli
buomini, &
le uoci, ma l’arte ba compreſo con uie ragioneuoli, & le quantita, & le qualità de i ſuoni, & ha meſcolato i generi, ritro-
2260 uate Pidee, applicate le forme, bora Vitr.
ci eſpone i ſuoni, i loro uocaboli, & altre coſe pertinenti al propoſito noſtro.
I ſuoni, che da Greci Phtongi ſi chiamano, ſono 18. de i quali otto continuamente ſtanno in tutte tre le maniere, ma gli
altri
dieci quando communemente ſi cantano ſono inſtabili, &
uaganti.
A me pare che Vitr. poteua meglio ordinare, queſto ſuo diſcorſo, perche adduce molte coſe prima, che hanno biſogno dello intendimento di al-
tro
, che egli pone dapoi, però noi ordinatamente ſecondo il douere procieder intendemo.
Certo è che ogni ordinanza di Muſica, e compo-
ſtade
ſuoni.
Suono e cadimento, ò qualità indiuiſibile della uoce, la cui quantita ò grandeζζaè certa, è determinata, e principio della me-
lodia
, &
in quello come nel propio elemento ogni concento ſiriſolue. Deiſuoni altri ſono estremi, altri di mezzo nelle ordinanze. De
gli
estremi altri ſono grauisſimi, ſotto i quali piu baſſo non ſi , altri acutisſimi, ſopra i quali piu alto non ſi ua nelle perfette ordinanze.
Di
quelli
di mezzo altri ſono graui, &
acuti rifpetto a gli altri, graui ſe riguardano à i piu alti, acuti ſe riguardano ai piu basſi, chiamanſi adun
que
alti, &
basſi per comparatione, come tra gli elementi l’acqua riſpetto alla terra è lieue, riſpetto al fuoco è graue, & coſi l’aere compa-
rato
all acqua è leggieri, al fuoco é graue, ma la terra è grauisſima, il fuoco leggierisſimo, perche ſotto quella niuna coſa ſogggiace, ſopra
3370 queſto niente ſopra ſtà, &
forſe da queſta ſimiglianζa ſono ſtate ritrouate le prime quattro uoci, ò ſuoni, che fanno un Tetracordo. I ſuo-
ni
acuti naſcono da ueloci, e ſpesſi, igraui da tardi, è rari mouimenti, come ſi proua efperimentando, che una corda piu tirata è piu ueloce,
&
una piu rimeſſa, è piu tarda. Similmente una corda tirata con piu ſpesſi mouimenti ſi moue, che una rilaſciata. Et ſe bene il m -
uimento
pare un ſolo, non è però da credere, che egli ſiauno, ma più, che pareno un ſolo per la gran celerità del mouimento, come che
una
continua ritondita di fuoco ci appare, quando con grande celerita, ſi gira una uerga aceſa da uno de i ſuoi capi.
Hora dico che i
162145QVINTO ſono 25. noi chiamamo i ſuoni uoci, come ė quãdo dicemo quattro uoci piu in ſu, ſei uoci piu in giu, prender la uoce, intonar la uoce, dar la uo-
ce
, dico, che ſono 15.
nella perfetta or dinanza, benche piu ne ſiano, come ſi uede nella mano, che paſſa le uenti uoci. Et ancho Vitr. ne pone 18.
ma in che guiſa, to dirò poi. Cominciarono gli antichi (come ho detto) con minor numero di uoci, ò ſuoni, à fare gli ſtrumẽti loro, poi aggiugnen
do
, e accreſcendo peruenero alla ſomma di 15.
Cominciarono (dirò coſi) à quattro uoci, ò ſuoni, & fecero un Tetracordo. La prima uoce, che è
la
piu baſſa nel Tetracordo chiamauano, ſecondo che portaua la natura della coſa.
Hypate cioe prima, et la ſeconda Parhypate, cioe uicina al-
la
prima, la terza Paranete, cioe penultima, &
la quarta nete, cioe ultima. Ecco con quanta facilità ſenza uſar i nomid delle lingue ſtrane, la ra-
gione
, anzi la natura ce inſegna à trouar i uocaboli delle coſe, ma perche pur obbligati ſiamo à gli antichi per la fatica, che fatto hãno per noi,
nelle
ſcienζe, però dichiarando gli oſcuri loro uocaboli, potremo uedere le inuention loro, quella de i ſucceſſori fin’al tempo nostro.
Le quattro
uoci
adunque del Tetracordo ſeranno uolgarmẽte chiamate in queſto modo.
Prima: Preſſoprima, Penultima, & Vltima, ma perche poiglian-
tichi
non ſi ſono fermati in un Tetracordo, ma hanno aggiunto piu ſuoni, però per la diuerſa cõparatione di quelli hanno formati diuerſi nomi
1110 de ſuoni fin che dapoi Phaucy trouato, è poſto inſieme due, tre, e quattro Tetracordi, hãno fatto una ſcala, et un’ordinãza perfetta, chiamarono
adũque
il primo ſuono piubaſſo, et piu profondo Proslamuanomenos, che ſignifica accettato, ò uer aggiũto appreſſo à gli altri, perche harac
cõmunãζa
con alcuno de i Tetracordi, ma è di fuori accettato, accioche egli corriſpõda la mezzana queſta uoce è poſta da inoſtri la doue è a
re
, ma hauẽdone ancho esſi aggiunto un’altra dalla parte piu baſſa, l’hãmd ut ſignificandola una lettera Greca, accioche ſi di-
notasſi
, che ancho quclla uoce fuſſe dalloro ſtata aggiunta alla mano, non uſando quella lettera in altre uoci.
Et ſi potrebbe chiamare Epiproſ-
lamuanomenos
, ò uero Hypoproslamuanomenos, quaſi ſotto l’aggiunta, il ſecondo ſuono è detto Hypaton:
Pero douemo ſapere, che ſe noi conſi
deramo
, et ordinamo i Tetracordi ſeparatamẽte ciaſcuno per ſe, &
nella perfetta ordinãζa, & cõpita ſcala, ſempre la lor prima corda, &
piu
graue, e chiamata Hypate (come ho detto) cioe principale, ò prima, ma come ſi metteno piu Tetracordi inſieme la prima corda rittiene il
nome
di Hypate, ma ſe le aggiugne Hypatõ à differenza delle prime de i ſeguenti Tetracordi, chiamaſi adunque prima delle prime, che tanto
uuol
dire Hypate Hypaton, &
coſi la ſeconda ſi chiama parhypate Hypaton, cioe preſſoprima delle prime, à differenza delle ſeconde de gli al
2220 tri Tetracordi.
La terza corda è detta Hyperparhypate cioe ſopra la uicina allhypate, percioche questa è piu alta della parhypate, chiamaſi
ancho
Lycanos, cioe indice, perche ſi come il diton indice ha diſtanza maggiore dal dito groſſo, et alcuna fiata minore, che da gli altri, per queſta
ſimiglianza
la quarta corda, che è la terza de i Tetracordi, ponendo la Proslamuanomenos per prima, hauendo hora maggiore ſpatio, hora mi
nore
, ſecõdo la diuerſità delle harmonie, come ſi uedra, ſi chiama Lycanos, queſta ne i Tetracordi ſeparati ſi chiamerebbe penultima, ma in que
ſta
ordinanζa, è coſi chiamata dal luogo, che ella tiene.
La quinta ſi chiama Hypate Meſon, cioe prima delle mezzane, chiamaſi prima, perche è
la
prima del ſecõdo Tetracordo, chiamaſi delle mezzane, pche il ſecõdo Tetracordo ſi chiama meζζano, pche è tra due tetracordi Puno è detto
delle
principali, delle prime, ilquale sta alla parte piu baſſa, et è quello, alquale fin hora hauemo poſte le corde.
L’altro è delle cõgiunte (come dire
mo
) sta alla parte piu alta.
Ma perche ſi chiama queſta Nete, cioe ultima, per eſſer l’ultima del primo Tetracordo? et Hypate, cioè prima,
per
eſſer prima del ſecondo Tetracordo?
dico, che ſe questo Tetracordo ſi cõſideraſſe da ſe, & nella perfetta ordinãζa coſi biſognerebbe chia
marla
cioe ultima, ma cõſiderãdoſi inſieme gli altri, la uiene ad eſſer ultima, anzi la prima, riſpetto al tetracordo di mezzo, che ſegue;
Era
3330 adunque neceſſarioper la aggiũta di altre corde, mutãdo ſi nouo rifpetto, et noua cõſideratione, mutar ancho il nome alle prime, che inuero pare,
che
la natura habbia queſti nomi formati, ne altri nomi ſi darebbeno alle dette corde dai piu inefperti della Muſica, che dal ſito loro, et dall’or-
dine
, che hãno, et questo dico, perche altri non ſi cõmouino, pche par’ alloro la impoſitione de i nomi antichi difficile, pche ſon nati dalla necesſità
dell’arte
, ſi che ſi marauiglino, ſe con ragione ſe ne formano de noui, ma non ſi deue ſtare ſulle parole, quãdo ſia, che delle coſe ſi prenda buon
partito
, Perche adunque ſono uniti in una ordinanζa i detti Tetracordi, &
le cõparationi de i ſuoni, & delle corde ſono diuerſe, però ſi danno
(come ho detto) altri nomi à quelli Tetracordi uniti, che ſi darebbeno, ſe fuſſero poſti da ſe ſtesſi partitamente.
Eſſendo adunque due otto cor-
di
, nella perfetta ordinanζa l’uno alla parte piu baſſa, l’altro alla parte piu alta, &
eſſendo l’uno et l’altro di due Tetracordi compoſto, poi, che’l
nome
Hypate e diſtribuito à i cadimenti piu basſi, ſi come il nome di Nete, e dato à i termini piu alti, però ad amendue i primi Tetracordi dal
la
parte piu baſſa ſi dãno i nomi preſi dall’ Hypate, doue il primo tetracordo piu graue è detto il tetracordo delle Hypate, cioè delle principali,
&
il ſecõdo, é chiamato il Tetracordo delle mezzane, et la ſua prima corda c detta Hypate Meſon, cioe prima delle mezzane, & con queſti au
4440 uertimenti il reſto ſi rende facile, però la ſeſta corda e detta Parhypatemeſon, cioe uicina alla prima delle mezzane, che è la ſeconda del ſecon
do
Tetracordo, la ſettima é detta Hiperparhipate, quaſi ſopra alla prosſima alle prime, la ottaua è detta Meſon, cioe mezzana, perche uera-
mẽte
e nel mezzo de i Tetracordi.
Ma ſe egli non ſi andaſſe piu oltre, & che ſi rinchiudeſſe le uoci in uno Ottocordo ella ſi chiamarebbe Nete,
cioe
ultima, ma perche è fine del paſſato ottocordo piu baſſo, &
è principio di quello, che è alla parte piu acuta, & è la piu baſſa di quello legan
do
l’uno, &
l’altro inſieme, però è detta mezzana come termine commune à due ottocordi, & come legamento, & come quella, che tiene egua
le
proportione con gli eſtremi.
La nona è detta Parameſon dal ſito ſuo perche, è, uicina alla Mezzana, che è la ſeconda del terzo Tetracordo
la
decima è detta trite Diezeugemenon cioè terza delle diſgiunte, perche nello ſtrumento antico di ſette corde ella era la terza in ordine all’ulti-
ma
, &
era chiamata Parameſe, cioe uicina alla mezzana nel terzo Tetracordo, ò nel ſecõdo ottocordo. Ma perche questa corda rifpetto all’ot-
tocordo
della parte acuta è cõgiunta, è riſpetto all’ottocordo della piu graue, è diſgiunta, cioè ha colligatione con quello, &
non quaſto, però
ſi
chiama Diezeugmenon, cioè delle diſgiunte, è, ſeparate, come ſi dira poi.
L’undecima è, detta Paranete Diezeugmenon, cioè uicina all’ultima
5550 delle diſgiunte, &
è Pultima del terzo Tetracordo detto delle diſgiunte, & prima del quarto Tetracordo detto delle altisſime, et eccellenti, per
che
apartiene al ſoprano, la duodecima, è detta Nete Dieζeugmenon, cioè ultima delle diſgiunte, perche è la quarta, &
ultima del terzo
Tetracordo
.
La terζadecima e detta Trite Hiperboleon, cioe terζa delle eccellenti, perche è la tcrza in ordine dall’ultima poſta nella Par-
te
piu acuta, &
è detta terζa per lo ſito delle eccellenti, perche è del quarto Tetracordo, che ſi chiama delle eccellenti, & altisſime uoci,
che
è l’ultimo nella perfetta ordinanza, la quartadecima è detta Paranete Hyperboleon, cioe penultima delle eccellenti, perche iui è colloca-
ta
.
La quintadecima è detta Nete Hiperboleon cioe ultima delle eccellenti, oltra laquale non ſi aſcende nella ſalita delle uoci nella perſet-
ta
ordinanza.
Ma i moderni, chiamano queſta ordinanza (come ho detto) la ſcala, & uanno ordinando le uoci per gradi, con alcune
ſillabe
, &
con alcune lettere, & dicono Gammaut, are. b mi, & coſi uan ſeguitando, diuidono in quattro parti la loro ſcala, dando la prima
al
Baſſo, la ſeconda al Tenore, la terza all’A lto, la quarta al Soprano, et coſi non pareno differenti da gli antichi, come ſi chiamaſſero il baſ-
6660 ſo Tetracordo delle prime, il tenore Tetracordo delle mezzane, l’alto Tetracordo delle diſgiunte, il ſoprano delle eccellenti, ben è uero, che coſi
chiaramente
non eſprimeno queſta intentione, perche diuidono la ſcala in tre ordinanζ, &
gli danno piu gradi, & chiamano chiaui i principij
di
quelle, à ſimiglianza delle chiaui materiali, come quelle, che aprono certe, &
terminate melodie, & coſi manifeſtano tutta l’ordinanza della
ſcala
, come le chiaui nelle tope riuoltate aprẽdo gli ſcrigni fanno cio, che era dentro naſcoſo manifesto, la onde ancho le Note nominarono chia
ui
.
Segnano le chiaui con queſte lettere a b c d e f g. dicono che delle chiaui altre ſono graui, altre meζζane, altre, le graui ſon quelle, che ſi
cãtano
uoce graue, et rimeſſa, et chiamãſi le chiaui del baſſo;
et il canto per quelle cãtato ſi cbiama il Baſſo, ſono otto, & ſi ſegnano con lette
re
maggior.
A. B. C. D. E. F. G. Le mezzane coſi dette ſono, perche richiedono una uoce di mezzo tra la rime ſſa, & l’acuta, queste ſolemo
udire
nel tenore, et nell’alto, &
ſono ſette notate con lettere minori a. b. c. d. e. f. g. le acute ſon quelle per lequali ſi canta con acuta, et alta uoce,
&
ſono cinque deſcritte con littere minori ma doppie. aa. bb. cc. dd. ee. & queſto ſia detto affine, che ſeeondo diuerſa intentione ſi uanno i no-
mi
formando, &
le ordinanze, però gli antichi andarono fin’ 15, perche quindici à punto chiedono la conſonanza detta Diapaſon. I moderm
ſono
andati a 22, riſpetto à quelli ſtrumenti, che uanno piu alto Vitr.
ne pone 18. riſpetto alla compoſitione de i Tetracordi, de iquali dira da-
7770 poi, dice adunque.
I fuoni detti da Greci Phtongi ſono 18. de iquali 8. ſtanno ſempre in tutti tre i generi fermi, & immobili, ma glialtri 10.
quando cõmunemẽte ſi cantano ſono inſtabili, è uaganti. Stãti ſono quelli, che poſti, tra quelli che ſono mobili, con-
tengono
la congiuntione del Tetracordo, &
per le differenze de i generi ſtanno ne i loro termini permanenti, & ſi
chiamano
in queſto modo.
Aggiunto, primo de i primi, primo deimezzi. Mezzano. Vltimo de i congiunti
preſſo
al mezzano.
Vltimo de i diſgiũti. Vltimo de gli eccllẽti. Mobili ſon quelli, che nel Tetracordo tra gli ſtabili
163130LIBRO igeneri diſpoſti, & nei luoghi fanno mutatione, & ſi chiamano à queſto modo. Vicino al primo dei primi, indice de
i
primi, uicino al primo de i mezzi.
Indice dei mezzi. Terzo de i congiunti, preſſo all’ultimo de i congiunti. Terzo
de
i diſgiunti.
Preſſo all’ultimo de i diſgiunti. Terzo delle eccellenti. Preſſo all’ultimo delle eccellenti.
11
## Armonico. # Chromatico. # Diatonico.
Stabile
# Tuono # Tuono # Tuono # Proslamuanomenos # a.re.
Stabile
# Dieſi # Semitono # Semit. # Hypate Hypaton # b.mi.
Mobile
# Dieſi # Semitono # Tuono # Parhypate hypaton # c. fa. ut.
Mobile
# Ditono # Trihemit. # Tuono # (Lychanos, uel ditonos \\ (Hypaton # d.sol.re.
Stabile
# Dieſi # Semitono # Semit. # Hypate meſon # e. la. mi.
Mobile
# Dieſi # Semiton. # Tuono. # Parhypate meſon # f. fa. ut.
Mobile
# Ditono # Tribemiton # Tuono # Lychanos, uel diatonos meſon # g. sol. re. ut.
Stabile
# Dieſi # Semito. # Semit. # Meſe A. la. mi. re.
Mobile
# Dieſi # Semiton. # Tuono # Trite ſinemmenon # B. fa. b. mi.
Mobile
# Ditono # Trihem. # Tuono # Paranete ſinemmenon # C. ſol. fa
Stabile
# Tuono # Tuono # Tuono # Nete ſinemmenon. # D. la. ſol.
Stabile
# Dieſi # Semitono # Semit. # Parameſe # B. fa. b. mi.
Mobile
# Dieſi # Semitono # Tuono # Trite dieζeugmenon # C. ſol. fa. ut.
Mobile
# Ditono # Trihem. # Tuono # Paranete dieζeugmenon # D. la. ſol. re.
Stabile
# Dieſi # Semitono # Semit. # Nete dieζeugmenon # E. la. mi.
Mobile
# Dieſi # Semitono # Tuono # Trite hyperboleon # F. fa. ut.
Mobile
# Ditono # Trihemitono # Tuono. # Paranete hyperboleon # G. ſol. re. ut.
Stabile
### Nete hyperboleon # A la. mi. re.
In ogni genere ſi può far l’ordinanza di questi ſuoni, & di questi altri ſono ſtabili, altri mobili, & uaganti. Stabili ſono quelli, che trai quindici in
ogni
ordinanza di Muſica ſia di qualunque genere, ò colore ſi uoglia fermi ſtanno nel grado loro, come termini delle conſonanze, perche le con-
ſonanze
ſono le iſteſſe in ogni genere, però doueua Vitr.
trattar prima de i ſuoni, de gli ſpatij, de i generi, delle conſonanze, che conſonder que-
ſte
coſe.
Mutabili ſono quelli, che ſecondo diuer ſi generi, & diuerſi colori ſi mutano ne gli ſpatij loro, facendoli maggiori, ò minori ſecondo-
il
genere, ò il colore.
Ecco tanto nel Tetracordo del genere Chromatico, quanto de gli altri gli estremi ſono ſtabili, perche ſi riſpondeno in
conſonanza
, ma le uoci, &
i ſuoni di mezzo ſi mutano ſecondo i generi, perche l’Armonia ua da Dieſi à Dieſi. Il Colore ò Chromatico da
Semituono
à Semituono.
Il Diatono, ua da Tuono à Tuono, & però dice Vitr. Ma i ſuoni mobili riceuer ſogliono altre uirtù,
perche
hanno gli ſpatij, &
le diſtanze creſcenti. Et dichiara come creſcono, & dice dandoci gli eſſempi.
2240
La prosſima alla prima adunque, che nell’ Armonico e diſtante dalla prima una Dieſi, nel Chromatico e diſtante per un
Semituono
, &
nel Diatonico un Tuono. Et quella, cheſi chiama indice nell’ Armonia, e diſtante dalla prima un Se-
mituono
, ma trapportata nel Chromatico paſſa à due Semituoni, &
nel Diatonico è diſtante dalla prima per tre Se-
mituoni
, &
coſi le dieci uoci per gli trapportamenti loro nei generi. fanno una uarieta di canto di tre ſorti.
L’eſſempio è chiaro, & la figura diſopra fa piu chiaro. Seguita adunque Vitr.
Cinque ſono i Tetracordi, il primo grauisſimo detto, Hipatõ da Greci, il ſecõdo mezzano detto Meſon, il terzo cõgiun
to
detto Sinẽmenõ, il quarto diſgiũ to detto, Diezeugmenõ, il quinto, che è acutisſimo, e detto in Greco Hiperboleõ.
Il Tetracordo delle prime dette Hipaton che è alla parte piu graue, è queſto.
Hypate Hypaton. \\ Parhypate Hypaton. \\ Licanos Hypaton. \\ Hypate Meſon. }
Il Tetracor do delle Mezzane detto Meſon è queſto
Hypate Meſon. \\ Parhypate Meſon. \\ Lycanos Meſon. \\ Meſe. }
Il Tetracordo delle congiunte detto Sinemmenon è queſto.
Trite Sinezeugmenõ \\ Paranete Sinezeugm. \\ Nete Sinezeugmenon}
Il Tetracordo delle diſgiunte detto Dieζeugmenon è queſto.
Parameſe
Trite
dieζeumenon.
3350 Paranete Diezeugmenon.
Nete Diezeugmenon.
Il Tetracordo delle eccellenti, e ſopra acute detto Hiperbolcon,
è
queſto.
Nete Diezeugmenon. \\ Trite Hyperboleon. \\ Paranete Hiperboleon \\ Nete Hyperboleon. }
4460
Congiuntione è quando ſi troua un ſuono cõmune à due Tetracordi contiuuati è ſimili ſecondo la figura. Diſgiuntione è quando tra due continua-
ti
Tetracordi è ſimili in figura, e trappoſto un tuono, non niego però, che egli non ſi poſſa trouar alcune ordinanze communi, che alcund ſiata
ſecondo
la Diſgiuntione, &
alcuna uolta ſecondo la congiuntione, non ſi facciano. Tutte le congiuntioni nella immutabile ordinanza ſono due.
La graue, & l’acuta. La graue è del Tetracordo delle prime, & delle mezzane. L’acuta è del Tetracordo delle diſgiunte, & delle eccellenti.
Nella
graue l’Hypate ò prima delle mezzane è il tenore ò ſuono commune della congiuntione come qui.
Hypate Hypaton. \\ Parhypate Hypaton. \\ Lycanos Hypaton. } Tetracordo.
Hypate Meſon. \\ Parhypate Meſon. \\ Lycanos Meſon. \\ Meſe. } Congiuntione Tetracordo.
Ma la Diſgiuntione è una, laqual è fatta da un Tuono compreſo
dalla
mezzana, &
dalla uicina alla mezzana come qui.
Hypate Meſon. \\ Parhypate Meſon. \\ Lycanos Meſon. }
5570
Meſe. \\ Parameſe} Diſgiuntione.
Trite Diezeugmnon. \\ Paranete Diez. \\ Nete Diezeugmenon. }
164147QVINTO.
Ma nell’ acuta è la Nete delle diſgiunte, laqual in quel caſo muta il nome. Et per questo ſono oltrai quindici queitre ſuoni, che fanno 18. che ſo-
no
Trite, Paranete, &
Nete Sinezeugmenon.
Le conſonanze, che l’huomo può naturalmente cantare, & chein Greco ſi chiamano Sinfonie, ſono ſei, Diateſſaron,
Diapente
, Diapaſon, Diapaſon con Diateſſaron, Diapaſon con Diapente.
Diſdiapaſon.
Conſonanza è temperato meſcolamento de ſuoni acuti, è graui (come ho detto) che dolcemente uiene alle orecchie nata da proportione, ò moltipli-
ce
ò ſopra particolare.
La conſonanza à due modi s’intende, ò uero in riſpetto di que ſuoni, che dilettano ſolamente, & non peruengono
alla
perfettione delle conſonanze, come i gia detti, che ſi chiamano Emmeli in Greco, cioe attialla melodia, ouer melodici.
I contrari de i qua
li
ſono detti Ecmeli, cioe fuori di melodia:
ne ſi portano dolcemente alle orecchie, ò uero riſpetto alla conſonanza maggiore, che contiene tut
te
le altre.
Le conſonanze uere, ò ſono ſemplici, ò compoſte, le ſemplici ſono tre, la Diateſſaron posta in proportione ſeſquiterza, la Dia-
pente
poſta in proportione ſeſquialtera, la Diapaſon poſta in proportion doppia.
Non è pero neceſſario, che da tutte le ſemplici proportio-
1110 ni uenghino le ſemplici conſonanze, imperoche dalle ſoprapartiente non naſcono le conſonanze.
Le compoſte ſono Diapaſon Diapente;
Diapaſon Diateſſaron: Diſdiapaſon. Hora ſi eſponera ciaſcuna. La conſonanza Diateſſaron ſi chiama la quarta da noi, abbraccia due Tuo-
ni
, &
un Semituon minore, & è in proportione ſeſquiterza. La Diapente è detta quinta, perche ſi come la quarta ſalta da qual rega ſi
uuole
al ſecondo ſpacio, ouero da qualunque ſpacio alla ſeconda rega abbracciando quattro gradi della uoce, coſi queſta ſale da ciaſcuna rega
alla
terza, &
da ciaſcuno fpacio al terzo per cinque gradi di uoce, & è poſta in proportione ſeſquialtera, però ſi come la quarta ſi pone ſo-
pra
la corda partendo la corda in quattro parti, è laſciandone una fuori, coſi la quinta ſi pone partendo la corda in tre parti, &
laſciadone
una
fuori, &
finalmente ogni coſa, che può far ſuono, neruo, ò canna, ò ſia qual ſi uoglia materia, quando ſia, che uogliamo farla rendere qual-
che
conſonanza, biſogna proportionar la grandezza, ò gli ſpacijſuoi, con quella riſpondenza, che ricerca quella conſonanza.
Et con quelle
regole
gli artefici de gli organi reggendoſi, non andarebbeno à caſo, come uanno, nel fare iloro strumenti, ma ſapendo trouare le linee pro-
portionali
, ritrouarebbeno al primo tratto le grandezze delle loro canne, &
non andarebbeno à orecchie, come uanno, ò con le miſure fatte
2220 da altri.
Hor al propoſito, ſi come la quarta non arriua à tre tuoni, & è piu d’un Ditono d’un Semituono minore, & piu d’un ſeſquituono,
d’un
Tuono intiero, &
occupa ſei Dieſi & due Comme, coſi la quinta, è di tre Tuoni, & d’un Semituon minore, & ſe egli ſe le leua un Tuo
no
reſta la quarta, &
leuatole la quarta, restaun Tuono, & ſtando queſte coſe ſi può diſcorrere, & trouare, che la Diapente, ò Quinta, e
meno
diotto Semituoni minori, &
che ſi fa d’un Dituono, & d’un Seſquituono, & che la differenza, che è tra la Diapente, & la Diateſſa-
ron
, non altro, che un Tuono, la onde aggiunto un Tuono alla Diateſſaron ne riſulta la Diapente.
Le predette due conſonanze poſte ſono
nelle
maggiori ſopraparticolari che ſiano, perche niuna proportione ſopraparticolare ſi troua maggiore della ſeſquialtera, ò, della ſeſquiter-
za
, ilche ſi puo uedere da i loro denominatori, come ho detto nel terzo.
Oltra di queſto ne due conſonanze Diateſſaron, ne due Diapente poſſo
no
far conſonanza, perche non ſono in proportione moltiplice, ò ſopraparticolare, nellequali detto hauemo eſſer poſte le conſonanze, ma
ſono
in proportione ſoprapartiente, dallaquale non puo uenir alcuna conſonanza, &
laragione è queſta. Le conſonanze ſi trouano in quelle
comparationi
della altezza, ò della baſſezza delle uoci, che hanno manifesta la loro commune miſura, come nelle moltiplici la Doppia, quella
3330 parte è miſura, che tra due termini è posta per differenze, ſi come tra due, &
quattro, il due miſura l’uno, & l’altro, tra’l noue & l’otto,
l’unità
è miſura, come nelle ſopraparticolari ſi troua, nella ſeſquialtera come tra 4.
e 6. il due è commune, e nota miſura dell’uno, & dell’al-
tro
, come del 6.
& dell’8. che ſono in proportione ſeſquiterza, & queſto non aduiene nelle ſoprapartienti, come tratre, & cinque, il due, che
è
la loro diffcrenza non miſura ne l’uno, ne l’altro, perche s’egli ſi piglia una ſiata due, non ſatre, ſe due, non fa cinque, ſe tre paſſa cinque,
il
ſimigliante ſi uede nel reſtante delle ſoprapartienti.
La Diapaſon, è detta da moderni Ottaua, ſta in proportione Doppia, ſi che tutta la
corda
alla meta ſuona l’ottaua, ſalta da una rega al quarto ſpacio, ò da uno ſpacio, alla quarta rega.
E detta Diapaſon cioe per tutte, impero-
che
ella abbraccia tutti i ſoprapoſti fpacij delle conſonanze, &
è termine delle ſemplici. Se noi continuaremo cinque tuoni ſoprala corda, non
aggiugneranno
alla metà, ſe ne porremo ſei, paſſaremo la metà, però la Diapaſon, è piu di cinque, et meno di ſei tuoni, naſce dalla ſeſquialtera,
&
dalla ſeſquiterza, come nel terzo, è stato manifestato. E adunque la ottaua di cinque tuoni, & due ſemituoni minori, cade da ſei tuoni per
un
Comma, che è quel di piu che il Semituon maggiore eccede il minore, &
leuando dalla detta la Diateſſaron reſta la Diapente, come leuan-
4440 done la Diapente, ne reſta la Diateſſaron, &
leuandone un tuono, & la Diapente ne reſta un ſeſquituono. Douemo ſapere, che niuna ſempli-
ce
conſonanza, ſi puo in due parti eguali partire, con certo, &
determinato numero, ilche è chiaro nella Diapente, & nella Diateſſaron per-
che
ſono in proportione ſopraparticolare, la quale non ſi puo egualmente partire.
Della Diapaſon ſimile giuditio ſi farà, perche eſſen-
do
i due minimi numeri di quella conſonanza 1 &
2. & non eſſendo il 2 numero quadrato, ſeguita che la Diapaſon, che conſiſte nella propor-
tione
di due ad uno, non ſi poſſa diuidere egualmente, ne in piu ancho di due, perche egll è stato prouato nell’ Arithmetica, che tra due quadra-
tinumeri
proportionalmente ui cade un mezzo, et altroue è ſtato detto, che ignote, et irrationali ſono quelle ragioni, che non poſſono eſſer con
certo
, è determinato numero diſſegnate, quando adunque noto ſia nella Arithmetica, che dal moltiplicare d’un numero quadrato, in un che è
quadrato
il prodotto non ſia quadrato, &
doue queſto non è, non ſi poſſa rittrouar’un mezzo proportionato tra que due numeri: Seguita che
niuna
proportione ſi troue di mezzo tra le moltiplici, hauẽdo chiaro nell’ Arithmetiea, che la medieta, non è altro, che un legamẽto de gli estre-
mi
, per la comparatione, che ha l’uno, &
l’altro al mezzo. La Diateſſaron Diapente è conſonanza compoſta, & è non due conſonanze,
5550 chiamaſi Vndecima.
Altriuogliono, che non ſia conſonanza, pure uiene ſoauisſimamente all’ orecchie, e ſtando in queſto, che ogni conſonanza
ſia
in proportione moltiplice, ò ſopraparticolare, &
non trouandoſi queſta in alcuna fpecie di quelle, ellanon ſara coſonanza. Ecco ſia a per.
1. b per 2. minimi numeri della Diapaſon, ſia c per 4. d. per 3. minimi numeri della Diateſſaron, moltiplico c in a. cioe 4 in 2. ne uien’otto, &
ſia
questie.
moltiplico b in d. cio 3 in 1. il prodotto è 3. ſia queſtif. certo è che e ad f. contiene una doppia, & una ſeſquiterza, perche ſe una
proportioue
aggiugnera ſopra un’altra tanto, quanto la terza ſopra la quarta, ne naſcera, che la compoſta della prima, &
della quarta ſera
eguale
alle compoſte delle altre.
Sia adunque che quanto la proportione, tra 1 & 2 aggiugne ſopra la proportione tra. 3 e 4. tanto aggiunga
la
proportione, che è tra 2 è 4 alla proportione, che è tra 8 e 6.
dico, che la proportione cõpoſta delle proportioni di 1. a. 2. & di 6. ad 8. ſe-
ra
eguale alla proportione dell’ altre compoſta cioe dal 3 e 4 &
dal 2 e 4. come ſi proua nell’ Arithmetica, hora dico per queſto che lo e, che è 8.
non
e maltiplice allo f.
che è 3. ne ſopra particolare, come ſi uede, non è adunque il Diapaſon Diateſſaron conſonanza. La conſunanza Dia-
paſon
Diapente, è detta duodecima, &
è unaconſonanza ſola, poſta in proportione tripla, perche naſce da una doppia, & da una ſeſquialte-
6660 ra ſopra la predetta conſonanza, e la Diapaſon Diapente con un tuono, che per non eſſer tra quelle proportioni, che fanno le conſonanze, non
ſi
puo chiamare conſonanza, ma però il ſenſo ſene diletta, perche peruiene all’orcchie con ſoauità.
Finalmente la Diſdiapaſon è la quintade-
cima
posta in proportione quadrupla, fatta di due doppie, nellaquale da gli antichi è poſto il termine della perfetta ordinanza, &
l’ultimo gra
do
della uoce, &
poi che trouato hauemo tutte le conſonanze, uediamo come ſi poſſono ordinatamente pore ſopra la data corda. Parti la cor-
da
a b in quattro parti eguali ſegna la quarta.
c. dalc ti partirai uerſo il b. tanto che trouila terza parte della corda, & ſia iui d. d’indi parten
doti
, pur uerſo il b.
troua la meta della corda, & ſegna e. d’indi alle due terziſegnaf. & in ſomma alli tre quarti ſegna. g. dico, che hauerai
partita
la corda ſecondo le dette conſonanze perche a b.
& c b ſuonera la Diateſſaron. a. b. & d. b. la Diapente. a b. & e b. la Diapaſon.
a b. & f. b. la Diapaſon Diapente. & a b & g b. la Diſdiapaſon, & ſe uuoi con numeri dimostrare queſto partimento, parti la corda in 24.
parti
, &
nota questi numeri 6. 8. 12. 16. & 18. e trouerai queſte conſonanze, come la figura dimoſtra. Laſciando le lettere, in luogo delle
quali
, ſono i numeri, 6.
in luogo di c. 8. in luogo deld. 12 in luogo dell’e. 16. in luogo dell’f 18. in luogo del g. e gli eftremi in luogo di a & dib.
7770
165148LIBRO82[Figure 82]Vniſſono
Tuono
.
Semituono
.
Ditono
.
Semiditono
.
A C B
Et però dal numero hanno preſo i nomi di quelle, percioche quando la uoce ſi forma in una terminatione de & ſuoni,
piegandoſi
da quella ſi muta, &
peruiene alla quarta ſua terminatione, la conſonanza è detta Diateſſaron, & termi-
nando
nella quinta Diapente, nella ottaua, Diapaſon, nelle otto &
mezza Diapaſon, & Diateſſaron, nelle noue, &
mezza
Diapaſon, &
Diapente, nella quintadecima Disdiapaſon: Perche egli non ſi puo fare le conſonanze, quando
tra
due ſpatij, ò nella terza, ò nella ſeſta, ò nella ſettima il ſuon delle corde, ò il canto della uoce ſerà formato.
Ma (co-
me
di ſopra ſcritto hauemo) la Diateſſaron, &
la Diapente hanno i loro termini conuenienti dalla natura della uoce
conforme
nell’ordine alla Disdiapaſon;
& i concenti naſcono dalla congiuntione de i ſuoni da’ Greci Pthongi no-
minati
.
L’ordine della Diſdiapaſon, che è la X V. & è la perfetta conſonanza, come quella, che abbraccia ne i ſuoi ſpacij, & contiene ſotto di ſe tutte le
1130 altre, fu, che i termmi della Diateſſaron, &
della Diapente ſiano poſtila doue ſono, & finalmente tutti i gradi ſi riferiſcono à quella intentio-
ne
di peruenire alla X V. Et qui ſia fine del trattamento Muſicale, quanto può baſtare all’ efpoſitione di Vitr.
ne in altro uolemo riprendere
Aristoxeno
, che forſe ha hauuto altre intentioni, che non ſono coſi compreſe, però, ad alcuno le coſe ſue pareno imperfette.
CAP. V. DE I VASI DEL THEATRO.
ETCOSI da fimiglianti inueſtigationi con Mathematici diſcorſi ſi fanno i Vaſi di Rame ſecondo
la
grandezza del Theatro.
Et quelli ſi fanno in modo, che quando ſon tocchi poſſono fra ſe ren-
dere
la Diateſſarron, &
la Diapente in ordine alla Diſdiapaſon.
Pot che ſapemo in che proportione conſiſte ciaſcuna conſonãza. Volendo noi preparare que uaſi di Rame, che uſauano gli
2240 antichi diſporre ne i Theatri, accioche la uoce de recitanti piu chiaramente, &
con dolcezza s’udiſce. Vitr. ci laſcia in-
tendere
prima come ſi hanno ad accordare, poi come ſi banno à porre, &
che eſſetto facciano. Quanto adunque all’ac-
cordargli
.
Vitr. dice, che biſogna fargli in modo, che quando ſono tocchi, ò dalla uoce, ò da alcuna coſa, rendino fra ſe le conſonanze dette
Diateſſaron
, &
Diapente. con queſto però, che l’una & l’altra ſiano ordinate alla Diſdiapaſon, ma egli non dice, il modo di proportionare
que’uaſi
, ſi che rendino queste conſonanze, però biſogna qui porui del buono, &
ſapere le proportioni de i corpi, cioè come un corpo ſia
riſpetto
un’ alcro, ò doppio, ò ſeſquialtero, ò ſeſquiterzo, perche quella proportione, che è tra ſpatio, e fpatio, tra corpo, e corpo, e ancho
tra
ſuono, e ſuono, quando quegli ſpatij, ò que corpi poſſono render ſuono.
Queſta pratica dipende dal ſapere trouare tra due date linee,
due
altre di mezzo proportionali, ilche come ſi faccia, nel nono libro diffuſamente ſi dimostra.
Se adunque, hanno da riſpondere in coſo-
nanza
biſogna, che le grandezze, e gli ſpatij loxo, &
i uani ſiano in quelle proportioni, che ſono le conſonanze, che render uogliono, Pro-
portionati
adunque, biſogna preparare il luogo, doue hanno a ſtare pero dice Vitr.
3350
Dapoi tra i ſeggi del Theatro con ragione di Muſica ſi deono collocare nelle celle à queſto fine apparecchiate, ma di
modo
, che non tocchino alcun parete, &
habbiano d’intorno il luogo uoto.
Deonſi fare i luoghi doue hanno à ſtare i uaſi detti, queſti luoghi ſono da Vitr. nominati Celle, non deono toccare da alcuna banda muro, ò altro,
perche
non riſuonerebbeno.
Et habbiano d’intorno il luogo uacuo. Perche riſuonino meglio.
Et dalla ſommita del capo loro habbiano ſpacio.
Perche meglio u’entri la uoce
Et ſiano riuolti in giu.
Perche la uoce ſott’entri.
Et habbiano da quella parte, che riguarda i Theatri i Cunei ſottopoſti. Perche quei uaſi deono eſſer ſostentati in qualche modo,
non
potendo ſtare in dere come l’arca di Mahomet.
non erano però ſoſpeſi come le campane, ma erano ſopra alcuni Cunei, che gli teneuano ſol
4460 leuati, &
toccauano poca parte di quelli, accio non fuſſe impedito il ſuono, altri uogliono che ſteſſero riuolti con la bocca in giu, & per la boc-
ca
u’entraſſero i Cunei, altri che steſſero riuolti con la bocca uerſo la ſcena, &
che nel mezzo fuſſero da i Cunei ſottopoſti ſostentati.
Siano di ferro que Cunei, non meno alti di mezzo piede.
Per dare ſpatio ſotto i uaſi, accioche non tocchino d’alcuna parte.
Et all’incontro di quelle Celle.
Dentro le quali deono stare i uaſi
Laſciate fiano le apriture a i letti de i gradi inferiori longe due piedi, alte mezzo.
Fin qui Vitr. ha preparato il luogo, doue ſi hanno à porre que uaſi, & ci ha dimostrato il modo di aſſettargli. Seguita egli ſecondo la pro-
portione
, che conuiene alla Muſica, gli diſponga.
Ma prima parla del modo, & del luogo da por le Celle, importando molto il porle piu in
un
luogo, che in un’altro.
5570
Ma in che luogo egli ſi habbia à diſſegnar le celle, coſi è neceſſario dichiarire. Se il Theatro ſera molto ampio, & gran
de
l’altezza di mezzo per trauerſo ſia diſſegnata, &
in quella ſiano à uolti fatte 13. Celle diſtãti per i dodici ſpatij egua
li
, in modo, che que’ uaſi riſſuonanti, che ſono ſtati ſcritti di ſopra, ſuonando all’ultima delle eccellenti detta Nete
Hiperboleon
ſian poſti prima nelle Celle, che ſono nelle eſtreme corna dall’un’, &
l’altra parte.
Cioè partiſcaſi à torno à torno il Theatro la parte di mezzo dell’altezza, et quella ſia diuiſa in dodici ſpatij eguali con tredici Celle, certo è, che ne
ſaranno
due ſu gli estremi corni, una nel mezzo, cinque da una parte tra l’un’ estrema e la di mezzo, &
cinque dall’ altra tra l’altra
166149QVINTO.& quella di mezzo, ſu gli eſtremi di qua, & di la che Vitr. chiama prime, ſian i uaſi, che ſuonino la piu acuta & alta uoce che ſia, detta Nete
Hiperbolem
, cioe ſiano queſti uaſi proportionati in grandezza che ſuonando con gli altri ſiano i ſoprani, queſti posti ſull’ eſtremità ſerãno Vniſ
ſom
&
pero d’una iſteſſa grandezza, & minori di tutti.
83[Figure 83]Diat.
Diat
.
Diateſ
.
Diapen
.
Diateſ
.
Diapaſon
.
Proslamuano-
menos
.
Lycanos
Hypa
ton
.
Lycanos
Me-
ſon
.
Paranete
ſinne
menon
.
Paranete
Die-
Zeugmenon
.
Paranete
Hy-
perboleon
.
Meſe
.
Terza
Regione data al Diatonico.
Diat
.
Diat
.
Diateſ
.
Diapen
.
Diateſ
.
Diapaſon
.
Proslamuano-
menos
.
Lycanos
Hypa
ton
.
Lycanos
me-
ſon
.
Paranete
Sin-
nemenon
.
Paranete
Die-
Zeugmenon
.
Paranete
Hy-
perboleon
.
Diateſ
.
Diapente
.
Diat
.
Diat
.
Diat
.
Diapente
.
Diateſ
.
Parameſe
.
Parhypate

hypaton
.
Parhypate

Meſon
.
Trite
Sinne
menon
.
trite
Dieze
ugmenon
.
Trite
Hyper
boleon
.
Seconda
Regione Data al Chroma.
Hypate
Hypaton.
Diateſ
.
Diapente
.
Parameſe
.
Parhypate

Hypaton
.
Parhypate

Meſon
.
Trite
Sinne-
menon
.
Trite
Dieze-
ugmenon
.
Trite
Hyper
boboleon
.
Diateſ
.
Diateſ
.
Tonus
.
Diat
.
Diateſ
.
Diateſſaron
.
Hypate
meſon
Meſe
.
Nete
Synne-
menon
Parameſe
.
Nete
Diezeug
menon
.
Nete
Hyper-
boleon
.
Prima
Regione data all’Harmonia.
Diateſ
Diat
.
Tonus
.
Diateſ
.
Diateſ
.
Hypate
meſon.
Meſe
.
Nete
Sinneme-
non
.
Parameſe
.
Nete
Diazeug
menon
.
Nete
Hyperbo
leon
.
I ſecondi da gli eſtremi ſuonino la Diateſſaron all’ultima delle diſgiunte.
Ecco à gli eſtremi uaſi di qua, & di la ſono due altri uaſi uicini, queſti due ancho traloro ſeranno Vniſſoni, & d’una iſteſſa grandezza, ma
maggiori
de i primi un terzo, perche hanno da fare il ſuono che fa l’ultima delle diſgionte con l’ultima delle eccellenti, cioe la Diateſſaron, ò la
quarte
, &
queſte ſono gli estremi termini dell’ultimo tetracordo.
167150LIBRO
I terzi uaſi di qua, & di la ſuonino la Diateſſaron alla uicina alla mezzana.
Ecco che Vitr. ua di Tetracordo in Tetracordo pigliãdo ſolamente gli eſtremi termini, cioe quelli, che fanno la conſonanza, et laſciando i ſuoni di
mezzo
, ſuonano all’ultima delle congiunte, questa è per un Tuono distante alla di ſopra, detta Parameſe ò uicina alla mezzana per rinchiu-
dere
l’Octocordo con l’ultima delle eccellenti.
I quinti ſuonano la Diateſſaron alla mezzana.
Sono proportionatamente maggiori i uaſi del quinto ordine, perche ſuonano alla parte piu baſſa, & rinchiudono il terzo Tetracordo.
I ſeſti ſuonano la quarta alla prima delle mezzane, & nel mezzo è uno uaſo ſolo, che ſuona la Diateſſaron alla pri-
ma
delle prime.
Et coſi è rinchiuſo il quarto Tetracordo, ne i ſuoi termini, & diſpoſti ſono i uaſi al ſuo luogo con quell’ ordine, che ſi ricerca, dal che naſce quel-
lo
che dice Vitr.
1110
Et coſi con queſto diſcorſo partendoſi la uoce dalla Scena come da un centro raggirandoſi à torno, & toccando le
concauità
di ciaſcuno di que uaſi, riſueglierà una chiarezza di ſuono accreſciuto, &
fara riſſuonare una conuenien
te
conſonanza.
Que uaſi adunque non ſolamente faceuano la uoee piu chiara, ma rendeuano ancho conſonãza, è melodia. Ne i Theatri piccioli poneuaſi un’ordine
de
uaſi nel mezzo dell’ altezza del Theatro, &
que uaſi ſi poteuano accordare in che genere gli pareua, ma erano ſecondo il genere Armonico.
Ma ſe la grandezza del Theatro ſerà piu ampia, all’hora ſi partira l’altezza in quattro parti, perche ſi facciano tre ſpa-
trauerſi per tre ordini di celle, dellequali uno ſi darà al genere Armonico, l’altro al Chromatico, il terzo al Diatoni
co
, &
dal Baſſo la prima regione ſi darà all’ Ordinanza dell’ Armonia, ſi come hauemo detto di ſopra nel Theatro mi-
nore
.
Ma nella prima parte dell’ordine di mezzo ſi hanno à porre ne le eſtreme corna que uaſi, che riſpondino all’ec
cellenti
del genere Chromatico, ne i ſecondi da queſti la Diateſſaron alla Chromatica diſgiunta, ne i terzi la Diapen-
2220 te alla Chromatica congiunta, ne i quarti la Diateſſaron alla Chromatica mezzana, ne i quinti la quarta alla Chro-
matica
prima, ne i Seſti alla uicina alla mezzana, perche queſti ſuoni hanno corriſpondenza di conſonanza, &
del-
la
Diapente con la Chromatica eccellente, e della Diateſſaron con la Chromatica congiunta.
Ma nel mezzo non ſi
deue
porre alcun uaſo, perchenel genere Chromatico, niun’altra qualità de ſuoni puo hauer conſonanza di Sim-
phonia
.
Egli ſi deue auuertire, che quando Vitr. dice. Ma nella prima parte dell’ordine di mezzo ſi hanno à porre nelle eſtreme corna
que
uaſi, che riſpondino alle eccellenti del Genere Chromatico.
Non piglia la Nete Hyperboleon, ma una di quelle Hiperbolee,
cioe
la Trite Hiperboleon, &
coſi di ſotto nel Genere Diatonico egli piglia la Paranete Hiperboleon per prima ſu l’eſtreme corna, altrimen-
ti
ſe egli pigliaſſe in tutte tre i Generi la Nete Hyperbolem non ci ſarebbe differenza tra un Genere all’altro, perche tutti i termini de i Tetra
cordi
ſarebbon gli isteβi, perche quei ſuoni ſono ſtabili come termini delle conſonanze, da questi principij ſi hanno gli altri ſuoni come dimo-
3330 ſtra la figura.
hora ſi uiene al terzo ordine.
Ma nella diuiſione di ſopra, & nell’e ſtrema regione delle celle ponganſi i uaſi nelle prime corna ſuonanti alla Diatoni-
ca
eccellente, ne i ſecondi la Diateſſaron alla Diatonica diſgiunta, ne i terzi la Diapente alla Diatonica congiunta
ne
i quarti la Diateſlaron alla Diatonica mezzana, nei quinti la Diateſſaron alla Diatonica prima, ne i ſeſti la Dia-
teſſaron
all’aggiunta, nel mezzo alla mezzana, perche la mezzana riſponde la Diapaſon alla aggiunta &
la Diapen
te
alla prima Diatonica.
Quello che Vitr. ha detto fin qui ci ſerà manifeſtato per la figura ſotto ſcritta.
Ma chi uorrà à perfettione ridurre facilmente queſte diſſegnationi, auuertiſca alla figura nel fin del libro diſſegnata
ragione
di Muſica, la quale Ariſtoxeno con gran uigore, &
induſtria partendo i canti per generi laſcio formata, &
da
quella diſſegnatione (ſe alcuno ui porra mente) potra ordinare, e ridurre à compimento i Theatri, &
alla natura
4440 delle uoci, &
al diletto de gli aſcoltanti. Potrebbe forſe dire alcuno, che per molti anni ſtati ſono molti Theatri à Ro-
ma
, ne però in alcuno di quelli hauerſi hauuto alcuna conſideratione di queſte coſe, ma in queſto chi dubita?
erra: im
peroche
tutti i publici Theatri, che ſon fatti di legno hãno molti tauolati, iquali neceſſario è, che rendino ſuono, &

queſto
ſi può auuertire da Citharedi, iquali quando uogliono cantare il Tuono ſoperiore, ſi riuoltano alle porte del
la
Scena, &
coſi dall’aiuto di quelle riceuono la conſonanza della uoce. Ilche non farebbeno, ſe la uoce in que tauolati non do-
ueſſe
riſuonare.
Ma quando di ſoda materia cioe di pietra, muratura, ò di marmo ſi fanno, che ſon coſe, che non poſ
ſono
riſuonare, allhora con queſta ragione da quello, che detto hauemo, ſi deono eſplicare.
Ma ſe egli ſi cercaſſe in
che
Theatro à Roma, que uaſi ſi trouino, certamente lo potemo dimoſtrare, ma ſi bene nelle parti d’Italia, &
in
molte
città de Greci, oltra che hauemo per capo L.
Mummio, ilquale rouinato il Theatro di Corinthi, portò i uaſi di
rame
di quello à Roma, &
delle ſpoglie dedicoglii al tempio della Concordia: Et moltiancho ſuegliati Architetti,
5550 che in terre picciole hanno fatto fare i Theatri per la careſtia con uaſi di terra cotta, riſonante, nel modo, che detto ha
uemo
, &
con queſte ragioni compoſti ad utilisſimi effetti gli hanno condotti.
Perche noi non hauemo ne eſſempio, ne altra memoria altroue, è neceſſario che crediamo à Vitr. però di queſto non ne diremo altro, perche (come
dice
Leon.
Bat queſta coſa è facile da dire, ma quanto facilmente ella ſi poſſa eſſequire con l’opra, ſapianlo gli eſperti.
CAP. VI. DELLA CONFORMATIONE DEL THEATRO.
MA La conformatione del Theatro ſi deue fare in queſto modo: che prima ſi ueda quanto grande eſ-
fer
deue la circonferenza della pianta, è poſto nel mezzo il centro ſi tira un circolo, nelquale ſi fan-
no
quattro Triangoli eguali &
di ſpacij, & di lati, che tocchino la circonferenza, & queſti triango-
6660 li ſono à ſimiglianza di quelli, che gli Aſtrologi nella deſcrittione de i dodici ſegni celeſti da una con
uenienza
muſicale, che hanno le ſtelle tra ſe, ſogliono diſcorrendo cauare.
Di queſti triangoli quel-
lo
il cui lato ſerà prosſimo alla Scena, da quella parte, che egli taglia la curuatura del cerchio, iui ſia
fatta
la fronte della Scena, &
da quel luogo per lo centro ſia tirata una linea egualmente diſtante, laqual ſepari il Pul
pito
del Proſcenio, &
lo ſpacio dell’Orcheſtra, & con queſta ragione il Pulpito ſera piu largo, che quello de Greci,
perche
tutti gli artifici preſtano l’opera loro nella Scena;
ma nell’ Orcheſtra ſono ilugohi diſſegnati à i ſeggi de i Se-
natori
.
La Scena è la fronte del Theatro equidiſtante à quella fronte ſia tirata una linea, che paβi per lo centro, la qual ſepari il Pulpito, (cioe il luogo
piu
alto, che é auanti la Scena, ſopra laquale ſi recitauanole Comedie) dalla parte dell’ Orchestra.
Orcheſtra era luogo nel mezzo del Thea-
tro
al piano doue ſtauano i ſeggi per li Senatori appreſſo Rom.
altramente la Orchestra era del Choro, & de ſonatori, la Scena de gli Attori,
7770 e recitanti.
Quando adunque in un circolo harai formati quattro trianguli equilateri, che tocchino con gli anguli loro la circonferenza, tu
prenderai
uno di que lati, per la fronte della Scena, &
pot à quello egualmente distante tirerai una linea, che paſſe per lo centro, & ſi può di-
re
tira un diametro equdistante alla fronte della Scena, che, ſepari il Pulpito del Proſcenio dall’ Ochreſta.
I Theatri de Greci ſono differen-
ti
da i Theatri d’i Latini:
perche i Greci nel mezzo del piano induceuano i ſaltatori, & i chori, & haueuano minor Pulpito, & quel piano
dalle
ſaltationi ſi chiamaua Orcheſtra.
Ma Romani perche nel Pulpito faceuano ogni coſa, però era neceſſario loro piu largo ſpacio per lo
Pulpito
, &
con eſſo ueniuano piu auanti.
168151QVINTO.
L’altezza del Pulpito non ſia piu di cinque piedi, accioche quelli, che ſederanno nell’ Orcheſtra posſino ueder i geſti di
tutti
i recitanti.
Hauemo adunque chel piano del Pulpito deue uenir ſino alcentro del Semicircolo, & che l’altezza di quello non era piu di piedi cinque, accio-
che
i Senatori dal piano, doue erano à ſedere, uedeſſero commodamente il tutto.
Siano partitii Cunei de gli ſpettacoli nel Theatro in modo, che gli anguli de i Triangoli, cheuanno à torno la circonfe-
renza
del cerchio deſcritto drizzino le aſceſe, &
le ſcale tra i Cunei fino alla prima cinta.
Vitr. data Paltezza del Pulpito ce inſegna doue, & in che modo hauèmo à drizzar le ſchle, & le aſceſe. Haueuano i Theatrii gradi à torno, &
ogni
tanti gradi ci erauna cinta, cioe un piano ſopralquale ſi caminaua.
Tre erano queſte cinte dette da Vitr. precinctioni la prima alla
parte
piu baſſa, la ſeconda nel mezzo, &
l’altra di ſopra, ma quella ſcala, che ci conduceua alla prima cinta, non ſeguitaua fino alla ſeconda,
ma
nel mezzo della ſeconda cinta era un’altra ſcala, che ci conduceua alla terza, &
coſi le ſcale non erano dritte, & d’una ſalita. Imagina-
1110 moci adunque che à gli anguli di que dodicitriangoli, che fermati hauemo, indrizzino le apriture delle ſcale, che formano quaſi un cuneo, per-
che
due linee, che ſi partono dalla circonferenza unite, &
uanno alla parte oppoſta rappreſentano un cuneo, cioe uno angulo ilqual è partito
da
una linea, che uiene dalla punta, che è alla circonferenza al centro, &
ci moſtra la uia di andar, e ſalire alle cinte. Voglio adunque, che que
cunei
, che ci conducono alla prima cinta iui ſiano terminati, &
quelli, che uanno dalla prima alla ſeconda cinta, rincontrino con gli anguli tra-
mezzati
, &
coſi quelli, che uanno alla terza cinta non riſpondmo à quelli, che cihanno condotti alla ſeconda, ma à gli altri di mezzo alteran-
do
i tagli, &
le apriture, Siano ſette le apriture, & al centro drizzate egualmente diſtanti l’una dall’ altra, und delle quali nel mezzo del Semi
circolo
piu ampia ſia, &
piu aperta, due ne ſian und dalla destra, l’altra dalla ſiniſtra del diametro, & due per parte tra quella di mezzo, &
queſte
eſtreme all’incontro una dell’altra &
coſi giuſtamente ſeranno queſte aſceſe compartite, non però io negerò, che altre entrate, & uſcite
non
ſi poßino fare ſecondo la capacità del Theatro, ilche ſi rimette alla neceßità del luogo, ma nelle predette ſcale maeſtre, faceuano capo al-
tre
ſalite coperte (come ho detto diſopra) per la commodità delle perſone, questi cunei adunque erano coſi compartiti, &
andauano alle prime
2220 cinte drizzati per le ſalite, poi dice Vitr.
Ma di ſopra con alternati ſentieri ſiano drizzati i cunei di mezzo. Quelli cunei ueramente, che ſono dal baſſo, & driz
zano
le ſalite feranno ſette.
Come ho detto, & riſponderanno à ſette anguli de i detti trianguli: poi ſi compartono gli altri cinque (come dice Vitr.) à queſto modo.
Ma gli altri cinque diſſegneranno la compoſitione della Scena, tra quali quello, che ſerà nel mezzo à dirimpeto di ſe ha
uer
deue le porte maeſtre.
I due, che ſeranno alla deſtra, & alla ſiniſtra, diſſegneranno le compoſitioni delle foreſte-
rie
, che hoſpitali chiamano, gli ultimi due riguarderanno le uie doue ſi uolta.
Le porte regie nel mezzo della Scena, gli hoſpitali dalla banda, & doue ſi uoltaua per uſcir fuori, riſpondeuano al restante di dodici cunei, cioe à
icinque
.
Dalla Scena alle corna del Theatro erano portichi non continui in modo, che toccaſſero le corna, benche in alcune piante queſto ſi com
prẽda
, ma erano queſti portichi come ale della Scena, ma che importa ſe Vitr.
intendeſſe per quel nome di Verſura, quello che ueramẽte ſi deue
3330 intendere, quando finito un lato ſi uolta all’ altro ſu la cantonata, come ancho nel terzo libro ſi uede, che egli ha uſato questo nome in queſta
ſignificatione
?
& ancho nel fine-del ſeguente capo piu chiaramente lo dimoſtra. Dice poi Vitr. accioche niente ſi deſideri.
I gradi de gli ſpettacoli, doue hanno à porfi i ſeggi, non ſiano meno alti d’uu palmo, & d’un piede, ne piu d’un piede e
ſei
dita, le larghezze di quelli non piu di due-piedi è mezzo, ne men di due.
I gradi de gli ſpettaculi, cioe l’opera dipietra doue ſi ſtaua à uedere à torno il Theatro non ſian meno alti di cinque palmi, ò uinti dita, ne piu d’un
piede
e ſei dita.
Erano ancho nell’ Orcheſtra preparati i luoghi da ſedere, per li grand’ huomini, & Senatori compoſti in luoghi piu alti, iui ſi
portauano
i ſeggi honorati à tempo, &
però ſi legge, che per le parole di Naßica moſſa la prudenza de Senatori uietò, che i ſubſelli, che nel
Theatro
ſi portauano à tempo, &
s’erano ancho cominciati dalla città à poner in uſo, portati fuſſero e posti ne i luoghi loro. Ecco che pare
che
i ſubſelli ò ſeggi oue stauano i nobili erano portati, &
poſti, & ſi leuauano, & il luogo loro era ſopra alcuni gradi eleuati dal piano dell’ Or
cheſtra
, per 558.
anni il Senato meſcolato col popolo era preſente à gli ſpettacoli. Ma questa uſanza Attilio Serãno, et Lucio Scribonio Edili
4440 ſeguitando la ſentenza del Maggior Affricano leuarono ſeparando i luoghi del Senato, da i luoghi del populo, per ilche l’animo del uulgo ſi ri
uolſe
da Scipione, &
il ſuo fauore fu grandementè conquaſſato. Ma nella ſeguente carta è il profilo del Theatro. Et dipoi il profilo ſeguita la
ſua
pianta, l’uno &
l’altra fatti con quella diligenza, che ſi ba potuto maggiore.
169152LIBRO 84[Figure 84]
170153QVINTO 85[Figure 85]
171154LIBRO 86[Figure 86]
CAP. VII. DEL COPERTO DEL PORTICO
DEL
THEATRO.
L Coperto di quel portico del Theatro cheſta fopra l’ultimo ordine de i gradi ſuperiori, ſi fa ad
egual
liuello dell’altezza della Scena;
& la ragione è queſta, perche la uoce creſcendo egualmente
peruenirà
, &
alſommo ordine de i gradi, & al tetto, perche ſe’l portico non ſerà eguale all’altezza
della
Scena, quanto men egli ſerà alto la uoce ſerà portata inanzi fin la doue ella prima peruenirà.
Io ho detto, che queſto portico era ſopraigradi, & come un corridore aperto uerſola piazza del Theatro, ma ſerrato di
dietro
faceua riſuonar la uoce mirabilmente.
Leon Battiſta lo chiama circonuallatione, & dice, che per reſtrignere, &
unir
la uoce era fatto, &
che ſopra come per Cielo del Theatro, & per lauoce, & per Pombra ſi tiraua una uela ornata di Stelle. Queſta
portico
era fatto molto maeſtreuolmente, perche haueua ſotto di ſe altri colonnati, &
altri portichi per ſoſtenimento di quelli di ſopra, maas-
pertinella
parte esteriore, &
ne i grand ßimi Theatri. Questi portichi ſi faceuano doppi, perche meglio al tempo delle pioggile genti ſi pos-
teſſero
riparare.
I colonnati di queſtiera di opraſoda, & ferma tratti i lineamenti da gli archi come dice Leone, che copioſamente di questi
ne
parla.
172155QVINTO.
L’Orcheſtra tra i gradi inferiori quanto grande haueràil ſuo Diametro, prendaſi la ſeſta parte di quello, & nelle cor-
na
, &
d’intorno à gliaditi a piombo di quelle ſiano tagliati i ſeggi inferiori, & la doue ſeràfatto il taglio iui ſiano po-
ſti
i ſopracigli delle uie, perche in queſto modo le loro conformationi haueranno baſteuole altezza.
Il primo ordine de gradi non era ſubito alzato daterra, percioche ſarebbe ſtato troppobaſſo, eſſendo i gradi alti due picdi è mezzo, & eſſendo i
Sedili
nell’ Orcheſtra piu alti, però uuole Vitr.
che ſi piglie la ſeſta parte del Diametro dell’Orcheſtra, & quella ſia l’altezza di quel muret
to
, che circonda l’Orcheſtra, &
ſecondo quell’ altezza dinanzi ſi deono tagliare i primi gradi da baſſo nelle corna, et d’intorno gli aditi, et doue
ſeranno
que tagli posti ſianoi ſopracigli delle uie, &
per ſopracigli intende ſopralimitari, & erano alcune apriture, che andauano alle ſalite,
e
ſcale drizzate ſecondo i cunei, che pone Vitr di ſopra.
& queſto nome di ſopraciglio Vitr. l’ha uſato ancho nel quarto parlando delle porte.
La lunghezza della Scena fia doppia al Diametro dell’Orcheſtra, l’altezza del Poggio dal liuello del Pulpito con la ſua
cornice
, è gola preſa ſia per la duodecima del Diametro dell’Orcheſtra.
Sopra il Poggio ſiano le colonne, con i capi-
1110 telli, &
baſamenti alti per la quarta parte del detto Diametro, gli Architraui, & ornamenti per la quinta parte. Il pa
rapetto
di ſopra con la onda, &
con la cornice ſia per la metà del Parapetto, ò Poggio di ſotto, & ſopra quel Para-
petto
ſian le colonne alte per un quarto meno, che le colonne di ſotto, Ma gli architraui, &
ornamenti di quelle
colonne
, per la quinta.
Ma s’egli ferà il terzo componimento ſopra la Scena, ſia il Parapetto di ſopra per la metà del
Parapetto
di mezzo, &
le colonne, che ui ſeranno di ſopra ſiano un quarto meno alte delle colonne di mezzo. Gli
Architraui
con le cornici di quelle colonne ſimilmente un quinto dell’altezza.
Dice Leon Battiſta, che le foudamenta di que pareti, che aſcendono à gliultimi gradi, & piu lontani dal centro, cioe dell’ultimaè piu larga cinta,
ſi
deono gittare tanto lontani dal centro, quàto è il Semidiametro del piano di mezzo, con un terzo di piu, ma i primi gradi, cioe quelli, che
ſono
di dentro, &
piu baßi, cioé doue ſi comincia la gradatione, non deono cominciar ſubito dal piano: ma dal piano ne i grandi Tbeatri
egli
ſi deue leuar un muro ò parete alto per la nona parte del Semidiametro del piano di mezzo, ma ne i Theatri minori non ſi leuerà quel
2220 parete piu di ſette piedi, ſopra quelli pareti deono cominciare i gradi di quella miſura, che Vitr.
ci ha dimoſtrato. Queſta intentione pare, che
accenni
Vitr.
diſopra nel terzo capo, & qui ancho dicendo di quel taglio, che ſi fa per la circonſerenza di dentro per li ſeggi, & ſopracigli
delle
uie, &
per ſeggi egli intende i primi gradi. Parla poi della lunghezza della Scena, che eſſer deue doppia al Diametro dell’Orchestra; per
ilche
ſe il Diametro ſer à di piedi 60.
la longhezza della Scena ſerà di piedi i20. perche piedi 60. anderanno per mezzo il Diametro, etren
ta
per parte per mezzo le corna del Theatro, egli ci da poi l’altezza del poggio.
Poggio è come un Parapetto nella fronta della Scena, la cui
parte
di ſotto, che uiene uerſo l’Orcheſtra, èil Pulpito.
Sopra il Pulpito adunque, & dal liuello di quello à faccia de gli ſpettatori alzar ſi de-
ue
il primo Parapetto, per la duodecima parte dell’Orchestra, cinque piedi è alto il Pulpito, cinquc il parapetto, &
qui è da conſiderare,
che
il Diametro dell’Orchestra ci da la miſura &
fondamento del tutto, per la duodecima parte adunque del Diametro dell’Orchestra è alto
il
Poggio abbracciando la Cornice, &
la Liſi che Onda Cimaſa, ò Gola ſi puo chiamare, ma doue ſia tratto questo uocabolo di Liſi, io non ho
trouaro
fin hora.
Io ſo bene che Lix in Greco è una pietra larga, e obliqua, & ſe Vitr. dceſſe Liixis potrebbe intendere quella pietra del pog
3330 gio piana ſopra laquale l’huomo s’appoggia.
Le colonne con i capitelli, e baſe ſian alte per la quarta parte dcl Diametro dell’Orcheſtra, &
coſi
ſarebbeno di quindeci piedi eſſendo il Diametro dell’Orchestra 60.
ſopra queſte colonne ui andaua il ſecondo ordine, & quella parte
era
detta Epiſcenos, quaſi ſopra Scena, &
ne i gran Theatri ſi andaua ancho al terzo ordine, & tanto aſcende, che agguagliano il tetto del
portico
di ſopra, anziegli ſi continua ā torno con quelle iſteſſe miſure, &
però Vitr. non parla di quelle miſure, perche ſono le iſteſſe della ter
za
Epiſcenos, dal profilo del Theatro poſto inanzI à faccie 153.
ſi comprenderanno molte coſe, che hauemo diſopra dichiarite ſecondo la in-
tentione
di Vitr.
benche nelle altezze delle colonne, hanemo alquanto uariato, per la ragion che dice qui diſotto.
Ne in ogni Theatro à tuttele ragioni & effetti corrifponder poſſono le miſure, e i compartimenti.
Perche erano alcuni Theatri grandi, alcuni minori, & in diuerſi luoghi, è ſiti, ma è neceſſario, che lo Architetto conſideri, & auertiſca con che
proportioni
ſia neceſſario ſeguire i compartimenti, &
con che ragione egli debbia alla natura, ò alla grandezza del luogo ſeruire.
Imperoche ci ſono delle coſe, che tanto nel grande, quanto nel minor Theatro di necesfità deono tenere la iſteſſa gran
4440 dezza, perche coſi ricerca l’uſo, come ſono i gradi, le cinte, i Parapetti, le Vie le Afceſe, i Pulpiti, &
i Tribunali, & fe
altre
coſetra mezzo ui nanno, dellequali la necesſità ci sforza partirſi dalla Simmetria, accioche l’uſo non ſia impe
dito
.
Similmente ſe egli ci mancherà la copia, come del marmo, del legname, & delle altre coſe, che ſi apparecchia-
no
per la fabrica, non ſerà fuor di propofito leuare, ò aggiugnere alquanto purche queſto troppo ſcioccamente non
ſi
faccia, ma con giudicio, &
ſentimento, & queſto auuerrà ſe lo Architetto ſerà pratico, & oltra di queſto ſe egli
ſerà
ſenza preſtezza, &
ſolertia d’ingegno.
Et però chi uede le membra delle opere antiche, & troua coſa, che paia fuori de gli ammaeſtramenti di Vitr. ( come s’è detto altroue) non deue
di
primo tratto biaſimare ò Vitr.
ò l’Popere, perche non può ſapere quello portaua la neceßità & quanto in tutto il corpo quel membro tene
ua
la ſuaragione.
Vit. ſe ne auuide di queſta ſorte d’huomini, & in ogni luogo dapoi, che egli ci ha dato le Simmetrie, & proportioni delle co
ſe
, ci fa auuertiti, come uſar douemo quella moderatione, che richiede il preſente biſogno.
Noi hauemo interpretato cinte, quella parola,
5550 che egli dici Diazomata, &
altroue ha detto Precinctiones, & coſi biſogna auuertire, che bene ſpeſſo Vitr. uſa piu uocaboli d’una iſteſſa coſa
Tribunali
egli chiama tutte quelle parti, allequali s’aſcende per gradi, &
di cio, nel quarto libro ragionato ne hauemo.
Ma le Scene habbiano le loro ragioni eſplicate in modo, che le porte di mezzo habbiano gli ornamenti d’una caſa rega
le
, &
dalla deſtra, & dalla ſiniſtra ſiano gli hoſpitali, ma longo quellifpacij, che per gli ornamenti fi danno, iquali da i
Greci
Periachi detti fono, perche in que luoghi ſi girauano le machine;
che hanno i triangoli, che fi uolgono, in ognu
no
di quelli tre fono gli adornamenti, iquali, ò quando fi deono mutar le fauole, ò quando nengono i dei con fubiti
Tuoni
ſiano riuoltati, &
mutino nelle fronti loro le ſorti de gli adornamenti. Longo que luoghi ſono le cantonate e
uolte
che ſi ſtendono auanti, lequali fanno l’entrare della Scena, l’una dal foro, l’altra da qualche altra parte d’on-
de
ſi uegna.
La porta di mezzo, che riſponde al cuneo di mezzo de i cinque, che ſi dáno alla Scena, era detta regale da gli ornamenti ſuoi. Eranui altre porte
6660 una dalla deſtra, &
Paltra dalla ſiniſtra di modo, che la fronte della Scena haueua tre gran Nichi, come ſi uede nella pianta, in quelli erano driz
zate
tre machine triangolari, che ſi uoltauano ſopra Perni, come dimoſtra la pianta, &
in ciaſcuna ſacciata era dipinto ſecondo la fauola che
ſi
uoleua rappreſentare, perche in una facciata era la proſpettiua d’una Scena Comica;
nell’altra la Tragica, nell’ altra la Satirica, & ſecon-
do
la occaſione uoltauano quelle faccie.
Da queſte machine parlauano i Dei dal diſopra, s’udiuano i Tuoni nella lor uenuta, fatti con utri di
corami
gonfi, ò di pelli tirate come ne i Tamburri, che uſamo, &
con alcuni ſaßi dentro, che faceuano un ribombo grande, & coſi ſeruauano il
decoro
, non laſciando, che i Dei ſi uedeſſero in Scena.
Coſi appreſſo Sophocle nello Aiace Flagelliſero Pallade parlacon Vliſſe, & non ſi uede,
&
egli dice, che la uoce di quella Dea aßimiglia al ſuon d’una tromba da guerra, che commoue tutto l’huomo, quando ella ſi ſente ſuonare.
Queſte machine adunque ſi riuolgeuano ſecondo il biſogno, & dauano luogo all’entrate rappreſentando le uie l’una, che ueniſſe dalla piaz-
za
, l’altra d’altronde, &
qui ſotto è la facciata della Scena di dentro.
173156LIBRO 87[Figure 87]
174156QVINTO 88[Figure 88]
175157LIBRO
CAP. VIII. DI TRE SORTF DI SCENE.
T R E ſono le maniere delle Scene. Quelli, che interpretano quella parola, che è posta nel primo Libro detta
Sciographia
, &
che intendono in quel luog{223}o, doue ſi tratta delle ſpecie della Diſpoſitione, la Proſpettiua, conſerma-
no
la loro opinione con queſta parte dell’ottauo Capitolo del preſente Libro.
Doue da Vitruuio poſte ſono tre manie-
re
di Scene, ò tre ſorti di apparati, &
d’ apparenze dipinte, ſecondo, che tre ſono le materie, & i ſoggetti delle ſa-
uole
, che ſi hanno a recitare, imperoche eſſendo le coſe, ò baſſe, ò mediocri, uogliono, che alle attioni d’impor-
tanza
doue intrauengono perſone grandi, &
d’alto ſtato, ſi faccia un’apparato di fabriche ſontuoſe, & una Proſpetti-
ua
Magnifica, e Reale, &
inſieme con Vitr. danno queſta apparenza alle Tragedie, & qneſto apparecchio chiamano Scena Tragica.
Similmente doue ſono i maneggi domeſtici, fatti tra perſone mediocri, & di ordinaria conditione, fanno un’altra ſorte di Scena, che
Comica
, ſi chiama, perche iui ſi rappreſentauano le Comedie, cioè le attioni di priuate perſone.
Et in fine alle infime, rozze, e ſemplici
1110 perſone, come ſono gli habitatori delle uille, per quello, che accade tra loro, ſi da una moſtra di paeſi, d’alberi, d’acque, di caſe rusticali,
&
quella moſtra, che in pittura tale ſi rappreſenta, Scena Satirica nominarono. Et coſi in tre ſorti hauendo tutto l’apparato della fauola diui-
ſo
, uidero che la Proſpettiua era molto neceſſaria allo Architetto, et coſi interpretato hanno, quella parola Sciographia, per la Proſpettiua.
Molti ancho letto hanno Scenographia, & hanno inteſo lo iſteſſo, cioè l’arte di far le Scene; laqual arte ricerca mirabilmente l’uſo della Pro-
ſpettiua
, imperoche gli alti Palaggi, le belle Loggie, i magnifichi Edifici, gli Archi ſontuoſi , le ſtrade militari, che nelle Tragedie, ſi dipin
gono
, &
le priuate habitationi, le strade, gli angiporti, che alle Comedie ſi danno, & ilontani de i paeſi, il fuggir dell’acque, i Tuguri paſto
rali
, che ſono propi delle Satire, &
de i giochi rusticali, tutte ricercano il punto della uiſta nostra regolatore di quanto ſi uede in quelle fac-
ciate
, dalche ne naſcono gli ſporti, i rastremamenti, i battimenti de i lumi, &
delle ombre, l’entrare, l’uſcire delle parti, de i membri, il
uicino
, &
il lontano, & l’incrocciamento de i raggi, & laragione de gli angoli, ſotto li quali ſi uede ciò, che ſi uede, ſecondo la conueneuole
uarieta
de gli aſpetti.
Et coſi conſiderando queſta parte hanno uoluto, che iui ſi intẽda la Proſpettiua eſſer una ſpecie della Diſpoſitione, ilquale
2220 intendimento a me non compie di ſatisfare, imperoche e neceſſario, che le ſpecie della Diſpoſitione, poſte ſotto il ſuo genere, habbiano tra ſe
una
certa ſimiglianza, nellaquale come ſpecie cõuenghino ſotto il loro genere, et ſe la pianta detta Icnographia, &
lo inpie detto ortographia
conuengono
nella ordináza della Diſpoſitione, di modo, che quello, che naſce, et quello che creſce, e un’iſteſſa coſa, perche uorremo noi adurre
la
Proſpettiua, che in queſto genere, ha da far nulla le altre ſpecie, et maniere della Diſpoſitione?
Ma ſia quello ſi uoglia, uero è che Vit.
in questa parte pone le tre maniere di Scene predette, cioè Tragiche, Comiche, & Satiriche, & è uero ancho ſeparatamente, che per di-
pignere
queste Scene, &
per fare che facciano i loro effetti, è neceſſario, che ſi ſappia la Proſpettiua. Nellaquale è opera di bel giudicio
ſaper
ponere il punto coſi accommodatamente, che tutto quello, che ſi uede dipinto, rappreſenti un ſito, &
un’eſſer naturale delle coſe, &
niente
ſia di forzato, di precipitoſo, di difforme, di ſgarbato, come ſi uede nelle Scene di molti, le coſe oltra modo picciole, gli Edificij, che
traboccano
, i fuggimenti tanto al baſſo púto ſcnza dolcezza tirati, che ne d’appreſſo, ne da lontano poſſono eſſer con diletto ueduti.
Et perche
questa
parte della pratica a me pare non meno diletteuole, che neceſſaria, mi è uenuto in animo di uolere ancho in queſta parte giouare, quan-
3330 to le mie forze ſi potranno eſtendere, &
pero con diligenza ho cercato, chi in queſta coſa mi poteſſe dar lume, finalmente ho ritrouato un
buon
precettore, il nome del quale honoreuolmente ſer à da me poſto, nel trattato della Proſpettiua, che io intendo di dar in luce, &
perche
appreſſo
le coſe imparate da lui, mi ſon forzato con iſtudio, e fatica di ordinare, &
di aggiugnere delle coſe al propoſito, però io ho partito
quell’
opera in cinque uolumi.
Nel primo de i quali io ho gettati i fondamenti della Proſpettiua, & dato le regole generali della pratica di
eſſa
, con diffinire, diuidere, e dimoſtr are quanto alla dettaragione è neceſſario, accioche ſenza dubitatione l’huomo poſſa porre la ueduta in
propio
, &
accommodato luogo, accioche non uenghino di quelli errori, che di ſopra ho detto. Et coſi nella prima parte i precetti, la uiſta,
&
i quadrati ſi pongono. Nel ſecondo ſe inſegna la Diſpoſitione de i piani regolari, & irregolari, in ſquadra, & fuor di ſquadra, & i per-
fetti
di qualunque corpo ſi ſia.
Nel terzo ſono le miſure de i corpi, accioche uolendo noi da i piani perſetti trare i piani di Proſpettiua, &
da
queſti leuar i detti corpi, ſappiamo le miſure loro.
Nel quarto ſi dimoſtra il modo di leuar i corpi ſecondo le altezze loro, & qui ſi tratte-
ra
delle tre ſorti delle Scene predette, come ſi hanno a leuare, &
de i corpi mathematici, de i loro tagli, rilieui, e piegature, dalche ne naſce-
4440 ra una pratica merauiglioſa, &
una grande utilità per molte coſe, che & per adornamento, & per commodo ci uengono tutto di per le ma
ni
, Nella quinta &
ultima parte ſi tratta dell’ ombreggiare, de i lumi, d’alcuni ſtrumenti della Proſpettiua, & d’alcune altre maniere di queſta
pratica
, come molte coſe ſi dipingono, che non ſi poſſono uedere, ſe non in un certo, &
determinato punto, ò con iſpecchi, ò con traguardi, ò
con
altre ſorti di uedere.
Questa è la fatica mia circa la Proſpettiua pratica, dellaquale , fin hora che io ſappia niuno ha trattato, e dato in
luce
alcuna coſa, benche nelle pitture de gli antipaſſati molte ſe ne uedino fatte con mirabile arteficio, doue non ſol i paeſi, &
le fabriche ſono
ſtate
poſte con ragione di Proſpettiua, ma con ſomma diligenza le figure de glihuomini, &
de i brutti ſono ſtate tirate al punto, doue con am-
miratione
de i riguardanti, &
giudicioſi ingegni ſono state ſommamente lodate, talche potemo ragioneuolmente biaſmare la età noſtra, che
habbia
produtto eccellenti pittori, ma pochi Proſpettiui.
Vedo eſſer ſprezzatala fatica, ma lodata l’opera della Proſpettiua, ammirano il
ben
fatto, fuggono lo ſtudio di ſare, Vogliono hauer le coſe belle, d’altri, ma non ſi curano di ſaper ſarle da loro.
Ma per eſſortare chiunque
dalla
fatica ſbigottito non ardiſce porſi alla impreſa di imparare queſta ſi bella arte.
Io uoglio aßicurare ciaſuno, che tra tutte l’arti, che per
5550 pratica, eragione s’imparano, ha alcuna che ſia piu terminata della Proſpeuttiua, di modo, che l’huomo puo ſperare di uederne la fine in po
co
tempo, per ilche io ſtimo, che questa ſola promeſſa può appreſſo un bello ſpirito hauer tanta ſorza, che non eccitato, ma infiammato egli
habbia
a reſtare in dar principio ad apprender la’Proſpettiua, &
quello, che io con una uniuerſal propoſitione hora dico, ſpero nel trattamen
to
mio della Proſpettiua, &
con ragione, & con iſperienza dimoſtrare ſi fattamente, che non ce ne reſterà dubbio alcuno nella mente di chi
uorra
conſiderare il fatto.
Dalla figura paſſata della Scena ſi potra conſiderare lo inpie, di tutta la facciata di eſſa Scena, perche eſſendoui
poſta
la porta Regia, che è nel mezzo, &
l’altra porta dall’uno de i lati, egli ſi può conſiderare l’altra parte douer’ eſſer ſimilmente dipinta, c
diſſegnata
.
Dipinta dico quanto alla Proſpettiua, che dentro le porti ſi uede. Diſſegnata quanto al ſodo, et alle fabriche, che ſempre reſtauano,
ne
per alcun tempo ſi mutauano, per eſſer di pietre fondate, &
de colonnati stabili, è fermi, che erano parte della fabrica del Theatro, come
la
gradatione, i portichi, &
altre parti. Ma troppo lunga coſa ſarebbe ſtata a uoler diſſegnare tutte le parti, & gli aſpetti, che ſa il Thea-
6660 tro, però hauemo laſciato queſta fatica a piu diligenti di noi, non però, che quello, che neceſſariamente hauemo giudicato eſſer bello da in-
tendere
, habbiamo laſciato.
Volemo bene, che s’auuertiſca, come dalla fabrica de i Theatri ſi potr à imparare molte regole dell’ Architettu-
ra
, delle quali ci potremo ſeruire in altre ſorti di fabriche, &
con quelle adornarle mirabilmente, & prender animo, & ardire di far da noi
qualche
coſa degna di commendatione.
Ma tempo è che tornamo al propoſito.
176167QVINTO.
CAP. VIII. DI TRE SORTI DI SCENE.
T R E fono le maniere delle Scene. Vna è detta Scena Tragica, l’altra Comica, la Terza Satirica. Gli or
namenti
di queſte ſono diucrſi tra ſe, &
con diſeguale compartimento ſi fanno; imperoche le Scene
Tragiche
ſi formano con colonne Frontiſpicij, figure, &
altri ornamenti regali. Le Comiche han-
no
forma di priuati edificij.
di pergolati, ò Corridori, è proſpettiue di fineſtre diſpoſte ad imitatio-
ne
di communi edificij.
Ma le Scene Satiriche ſono ornate di alberi, & di ſpilonche, & di monti, &
d’altre
coſe ruſticali, e ſilueſtri in forma di giardini.
I Tragici recitaùano i caſi de i Tiranni, & de i Re à queſti conneniuano Palaggi, Loggie, Colonnati: però la ſacciata del Triangolo, che era per
la
Tragedia haueua tali ediſicij dipinti.
I Comici rappreſentauano le coſe quotidiane, & le cure famigliari di baſſa gente, però la Scena loro
1110 dunostraua communi edificij.
I Satirici portauano coſe ſilueſtri, e boſcareccie à modi paſtorali conuenienti, però la loro Scena era di
uerdure
, d’acque, di lontani colorita, &
in uero ſu mirabile inuentione quella delle machine triangolari uerſatili, perche drieto una Fauo-
la
Tragica, era pronto l’ apparato per una Comedia, &
drieto la Comedia ſi poteua, ſenza porui tempo di mezzo ſar la rappreſentatione di
alcuna
coſa paſtorale, ſolamente col dare una uolta à quella machina triangulare.
Eſpedita la ragione de i Theatri ſecondo Romani. Vit.
uiene alla diſſegnatione de i Theatri Greci, & dice.
Nei Theatri dei Greci non ſi deono fare tutte le coſe con le iſteſſe ragioni, perche nella circonferenza di ſotto, ſi come
nel
Latino gli anguli di quattro triangoli toccauano il giro d’intorno, coſi nel Greco gli anguli di tre quadrati deo-
no
toccare la detta circonferenza, &
illato di quel quadrato, che è prosſimo alla ſcena, & che taglia la curuatura
della
circonferenza, in quella parte diſſegna il termine del Proſcenio, &
d’indi all’eſtremo giro della curuatura ſe
le
fa una linea equidiſtante, nellaquale ſi diſſegna la fronte della Scena.
Et per lo centro dell’Orcheſtra à canto al
2220 Proſcenio ſi deſcriue una linea equidiſtante, &
da quella parte doue ella taglia le linee della circóferenza dalla deſtra,
&
dalla ſiniſtra ne i corni del Semicircolo ſi hanno à porre i centri, & poſto la ſeſta nella deſtra dallo ſpacio ſiniſtro ſi
tira
un giro alla deſtra parte del Proſcenio, &
coſi poſto il centro nel ſiniſtro corno dallo ſpacio deſtro ſi gira alla ſi
niſtra
parte del Proſcenio, &
coſi per tre centri con queſta deſcrittione i Greci hanno l’Orcheſtra maggiore, & la
Scena
piu à dentro, &
il Pulpito che Logion chiamano, men largo, perche appreſſo Greci la Scena era data à recita
tori
di Tragedie, &
di Comedie, ma gli altri artifici faceuano i lor officijper l’Orcheſtra, & di qua naſce che ſeparata
mente
da Greci nominati ſono i Scenici, &
i Thymelici.
Doueua appreſſo Greci eſſer l’Orcheſtra maggiore però nella diſſegnatione de lor Theatri ſaceuano tre quadr ati in un circolo, ſi come i latini
faceuano
quattro Triangoli, &
tutto che tanto gli Anguli de i Triangoli, quanto gli Angoli de i quadrati partiſſero in dodici parti eguali
la
circonferenza:
Era però maggior ſpacio nel mezzo la àdoue erano tre Quadrati, che la doue eran quattro Triangoli, perche i lati de i
3330 Quadrati ſono piu uicini alla circonſerenza:
Sicome nel Theatro de Latini un lato d’un Triangolo faceua la fronte della Scena, coſi nel Thea
tro
di Greci un lato d’un Quadrato faceua, e terminaua il Proſcenio, ma la fronte della Scena era ſopra una linea tirata fuori della circon-
ferenza
del Circolo, che toccaua pur la circonferenza, &
era egualmente distante à qual lato del quadrato, che terminaua il Proſcenio, di
modo
, che la ſcena de Greci era piu rimota, che la ſcena de Latini.
Oltra di queſto ſi tiraua ancho una linea, che paſſaua per lo centro, & era come Diametro equidistante, è parallela al lato detto, & alla fronte
della
Scena:
ſopra gli eſtremi di queſta linea, la doue tocca la circonferenza, ſi faceua il centro, & prima poſto l’un piede della ſeſta in uno,
l’altro
ſi allargaua al centro, &
uolgendoſi à torno ci daua i termini della circonferenze maggiore, perche la doue toccaua la linea del Pro-
ſcenio
, iui era il termine della circonferenza, è precintione ultima del Theatro, come e nel punto b &
c. nella linea c. b. & i centri ſono
d
.
c. la machina uerſatile triangulare alla letterao. doue è ancho la porta Regia, la fronte della Scena f. g. l’Orcheſtra p. il reſtante è facile.
& gli hoſpitali, & altre ſtanze come nel Theatro de Latini. Vero è che nella pianta del Latino, nella Scena hauemo fatto tre porte, & in cia
4440 ſcuna un Triangolo uerſatile, perche ſi accompagnaſſe di proſpettiua la facciata di mezzo, &
ancho à diuerſo modo hauemo congiunto la
Scena
col Theatro, come ſi uede dalla pianta, non niego però, che ancho ad altro modo non ſi poſſa congiugnere, &
ancho diſſegnare la
Scena
;
ma con grande penſamento conſultando queſta coſa dellaquale ne hauemo eſſempio antico, inſieme col noſtro Palladio ſi ha giudicato
queſta
eſſer conuenientisſima forma:
& di piu ſiamo ſtati aiutati dalle ruine d’un Theatro antico, che ſi troua in Vicenza tra gli horti, &
le
caſe d’alcuni Cittadini, doue ſi ſcorgono tre Nichi della Scena, la doue noi hauemo posto le tre porte, &
il Nichio di mezzo è bello, e gran
de
, &
ci ha dato alquanto di lume. Specialmente al buon giuditio, & eſperienza, che ha il detto Palladio, in ogni bella maniera di fabrica,
&
il guſto delle coſe antiche, & ſe altro ci manca, lo laſciamo al giudicio, & alla inuentione de gh altri, che potranno forſe aggiugnere alle
coſe
nostre amoreuolmente qualche oſſeruatione, &
qui è la pianta del Theatro de Greci, doue ci mancano quelle ombre, che poste ſono
nel
Theatro de Latini laſciate per la negligenza del tagliatore.
177168LIBRO89[Figure 89]C G D P O E B F
L’altezza di quel luogo non deue eſſer meno di dieci, & piu di 12. piedi: I gradi delle ſcale tra i cunei e le ſedi all’incontro
de
gli anguli de i quadrati ſiano drizzati alla prinia cinta, &
da quella cinta tra mezzo di quelli ſiano drizzate an-
cho
le altre gradationi, &
alla ſomma quante ſeranno altre tanto ſempre ſiano ampliate.
L’altezza di quel luogo, cioè del Logeo, e pulpito, non deue eſſer meno de dieci piedi, ne piu di Dodici. Vit. alza il pulpito de Greci ſette piedi
piu
del pulpito de Latini, perche eſſendo il pulpito de Latini piu uicino non doueua hauer piu altezza, accioche quelli, che ſtauano nel-
1170 l’Orcheſtra po eſſer uedere i geſti de i recitanti, ma i Greci che haueuano la lor ſcena piu rimota, poteuano alzar piu il pulpito loro, perche
la
distanza fa parer baſſe le coſe alte, perche ſe uno ua appreſſo una caſa, non uede il colmo, ma piu, che egli s’allontana, piu la diſcopre, co-
me
la ragione della proſpettiua ci dimoſtra.
Alzato adunque il pu pito, Vitr. drizzale ſcale uerſo i cunei, come ha fatto nel Theatro de Latini, & uuole il medeſimo, cioè che le ſcale,
che
uanno alla prima cinta non iſcontrino con quelle, che uanno alla ſeconda, &
coſi quelle, che uanno alla terza non iſcontrino con le
ſeconde
.
178169QVINTO.
Poiche queſte coſe con ſomma cura, e ſolertia eſplicate ſeranno, biſogna allhora piu diligentemente auuertire, che
egli
ſi elega un luogo, doue la uoce dolcemente applicata ſia, &
che ſcacciata ritornando à dietro non riporti all’o-
recchie
una incerta ſignificatione delle parole.
A Vitr. molto preme l’accommodar il luogo alla uoce, però oltra le coſe gia dette egli tutta uia di ciò ci da precetti, & ammaestramenti bellisſi-
mi
, &
certo non ſenza ragione, perche tutto il fine di queſta materia, e che ſi ueda, & che ſi oda commodamente. Distingue adunque i luoghi
quanto
alla natura del ſuono, &
dice.
Sono alcuni luoghi, che naturalmente impediſcono il mouimento della uoce come ſono i diſſonanti, i circonſonanti,
i
riſonanti, i conſonanti:
detti da Greci Cathicontes, Perijcontes, Antijcontes, Sinicontes. Diſſonanti ſon quelli
ne
i quali poi, che la prima uoce s’inalza offeſa da i corpi ſodi di ſopra è ſcacciata ritorna à baſſo &
opprime l’inal-
zamento
della ſeconda uoce.
1110
Come s’egli diceſſe: che il primo giro della uoce intoppandoſi in coſa ſoda ſuſſe in giu rincalzato & rompeſſe il ſecondo, doue ne naſceſſe la diſſonan
za
, che per uirtu della parola Greca ſignifica ſuono al baſſo cacciato, rotto, e franto, perche Cathicontes è quaſi deorſum ſonum mitentes,
&
io ho interpretato diſſonanti, à quel modo, che nel Latino ſi dice deſpicere quaſi deorſum aſpicere.
Circonſonanti luoghi ſon quelli, ne i quali la uoce riſtretta girando intorno riſoluendoſi nel mezzo, e ſnonando ſen-
za
i ſuoi eſtremi cadimenti ſi eſtingue la ſciando incerta la ſignificatione delle parole.
Questi luoghi fanno ribombo, perche in esſi ritorna lo iſteſſo bombo, ò ſuono, come dentro le campane ſi perde il ſuono, poi che reſta la
percoſſa
.
Rifſuonanti ſono que luoghi donue la uoce percoſſa ritornando à dietro le imagini di eſſa eſpreſſe, & fanno, che doppi
ſi
odano gli ultimi cadimenti.
Riſſuona la uoce percuotendo, & ritornando à dietro quaſi de rinuerbero, & come i raggi del Sole riflesſi, perche ſon doppi hanno piu for-
2220 za, coſi la uoce ripercoſſa, riſſuona cioé dinuouo ſuona, &
raddoppia la ſua ſimiglianza come fa l’Echo. La cui eſpresſione noi per diletto
n
due ſtanze ſatte hauemo.
Ecco figlia de i boſchi, & delle ualli
Ignudo
ſpirto, e uoce errante, e ſciolta
Eterno eſſempio d’amoroſi falli
Che
tanto altrui ridice quanto aſcolta,
S’amor ti torne ne ſuoi allegri balli,
E
che ti renda la tua ſorma tolta
Fuor d’eſte ualli abbandonate e ſole
Sciogli
i miei dubbi in ſempici parole.
Ecco, che coſa e’l fin d’amore? amore.
Chi fa ſua strada men ſicura? cura
Viu’ella ſempre, o pur ſen more? more
Debbo
ſuggir la ſorte dura?
dura.
Chi dara fin’ al gran dolore? l’hore.
Come ho da uincer chi è ſpergiura? giura.
Dunque l’inganno ad amor piace? piace.
3330 Che fin è d’eſſo guerra ò pace? pace.
Conſonanti ſono que luoghi, nei quali da baſſo la uoce aiutata con augumento creſcendo entra nelle orecchie con
chiara
terminatione delle parole.
I luoghi conſonanti ſono affatto contrari à i diſſonanti, perche in quelli la uoce uiene dal centro alla circonſerenza aiutata, & unita, & creſce
egualmente
, in questi la uoce dalla circonſerenza al centro e ribattuta, &
rotta. Questa diſſerenza di luoghi è molto bella, & ben dichia-
rita
da Vitr.
& degna di ſomma conſideratione, & però dice.
Et coſi ſe nella elettione de i luoghi ſi auuertirà con diligenza, ſenza dubbio lo effetto della uoce ne i Theatri ſerà con
prudenza
all’utilità moderata, &
emendata: Ma le deſcrittioni, & i diſſegni tra ſe con queſte differenze ſeranno
notati
, che quelli diſſegni, che de i quadrati ſi fanno, ſiano de Greci, &
quelli de Trianguli equilateri habbiano l’u
4440 ſo de Latini.
Et coſi chi uorrà uſare queſte preſcrittioni, condurà benisſimo i Theatri.
Fin qui Vitr. à diſſegnato il Theatro, & dimoſtrato ſecondo l’uſo di Greci, e de Latini, che diffcrenza ſia nelle lor o dcſcrittioni. Hora uuole
parlare
di que portichi, che erano dietro la Scena, &
de i luoghi da paſſeggiare, perche coſi era ordinato da i buoni Architetti, che à i Tem-
pi
, alle caſe di grandi, &
alle fabriche publiche ſi deſſero i portichi, & queſto come dice Vit. & per necesſità, & diletto, & per orna
mento
ſi ſaceua.
Dice adunque.
Deonſi fare i portichi drieto la Scena à queſto fine, che quando le repentien pioggie ſturberanno i Giuochi, il popu-
lo
habbia doue egli ſi ricoueri dal Theatro, &
accioche que luoghi, ne i quali ſi danno gli ſtrumenti per lo choro,
&
l’apparato del choro habbiano ſpatioſo campo. Come ſono i portichi Pompeiani, & in Athene i Portichi Eume
nici
, &
il Tempio del padre Bacco, & l’Odeo à quelli, che eſcono della parte ſiniſtra del Theatro, ilquale Pericle in
Athene
diſpoſe con Colonne di pietra, &
con gli alberi, & con le antenne delle naui delle ſpoglie de Perſiani rico-
5550 perſe, &
lo iſteſſo alla guerra Mithridatica il Re Ariobarzane bruſciato rifece.
Choragia ſignifica e quelli che danno l’inſtrumento, & Papparato per li giuochi, & il luogo, di doue ſi caua lo ſtrumento. Odeum, era quaſi
un
picciolo Theatro, doue ſi guar dauano i certami &
le proue di Muſici, io ſtimo, che iui ſi aſſettaſſero i Muſici, come nel Choragio ſi aſſetta-
uano
gli histrioni, che d’indi poi entrauano in Scena.
Et come è à Smirna lo Stratageo. Cioè l’armamento.
Età Tralli il portico dall’una, & l’altra parte come le Scene ſopra lo ſtadio, che è luoco, oue ſi corre, & come le altre cit-
, che hanno hauuto gli Architetti piu diligenti.
D’intorno à Theatri ſono gli ſpacij da paſſeggiare, & i portichi,
che
in queſto modo par, che ſi debbiamo collocare, prima che ſiano doppi,
Cioè non in altezza, ò di due ordini di colonne, ma doppi di ſotto come, portichi de i Tempi, & lo dimoſtran le ſeguenti parole.
Et habbiano le colonne eſteriori Doriche, & gli Architraui con gli ornamenti ſecondo la ragione della miſura Dorica
6660 fabricati.
Dapoi che le larghezze loro ſiano in modo, che quanto alte ſeranno le colonne di fuori, tanto ſiano gli ſpa
da paſſeggiare dalla parte di dentro tra le ultime colonne, &
le mezzane, & tra le mezzane à i pareti, che rinchiu
dono
il portico d’intorno.
Ma le colonne di mezzo ſiano per la quinta parte piu alte delle eſteriori.
La ragione è perche deono occupar quello ſpatio, che occupa l’ Architraue ſopra le colonne eſteriori, & perche ſopra quelle di mezzo non ſi po-
ne
Architraue, però eſſer deono piu alte.
Et fatte ſiano alla Ionica, ouero alla Corinthia. Le miſure delle colonne, & le proportioni non ſeranno tali, quali ho
detto
douer eſler quelle de i ſacri tempi, perche altra grauità conuengono hauer ne i tempi de i dei, &
altra ſottilità
ne
i portichi, ouero nelle altre opere, &
però ſe le colonne feranno di maniera Dorica, fiano partite le loro altezze
con
i capitelli in parti quindici, &
di quelle una ſia il modulo, alla cui ragione ſi eſpedirà tutta l’opera, & nel baſſo
della
colonna la groſſezza ſi faccia di due moduli, lo ſpatio tra le colonne di cinque è mezzo, l’altezza delle colonne
7770 eccetto il Capitello di 14.
moduli, l’altezza del capitello d’un modulo, la larghezza di due, & un ſeſto, le altre mi-
ſure
del reſtante dell’opera ſi faranno, come s’è detto nel quarto libro de i tempi.
Ma s’egli ſi farà le colonne Ioni-
che
, il Fuſto della colonna oltra la baſa, &
il capitello ſia diuiſo in otto parti, & mezza, & di queſte una ſia data al
la
groſſezza della Colonna.
La baſa con l’Orlo per la metà della groſſezza. Il Capitello ſi farà con la ragione detta
nel
terzo libro.
Se la colonna ſerà di maniera Corinthia, il Fuſto, & la baſa ſia come la Ionica, ma il capitello ſecon
do
, che è ſcritto nel quarto libro.
179160LIBRO
La aggiunta del Piedeſtilo, che ſi fa per gli ſcabelli impari ſia tolta dal diſſegno ſopraſcritto nel terzo libro. Gli Ar-
chitraui
, i gocciolatoi, &
tutto il reſto de membri ſecondo la ragione delle colonne da gli ſcritti de i uolumi di ſo-
pra
ſi piglieranno, ma gli ſpatij di mezzo, che ſeranno alla ſcoperta tra i portichi, ornare ſi deono di uerdure, perche
il
paſſeggiare alla ſcoperta rittiene gran Salubrità, &
prima da gli occhi, perche lo aere dalle uerdure aſſottigliato
per
lo mouimento del corpo entrando aſſottiglia la ſpecie uiſiua, &
coſi leuando da gli occhi il groſſo humore laſcia
la
uiſta ſottile, &
la ſpecie acuta. Oltra di queſto ſcaldandoſi il corpo nel caminare per lo mouimento, che egli fa
aſciugando
lo aere gli humori da i membri ſcema la loro pienezza, &
disſipando gli eſtenua, perche molto piu ne
ſono
di quello, che il corpo puo ſoſtenere.
Et che queſto ſia coſi, ſi puo auuertire, che eſſendo le fonti dell’acqueal co-
perto
, ouero ſotterra ſia la copia paluſtre dell’humore da quelli non ſi lieua alcuno humore nebuloſo, ma ſi benenei
luoghi
aperti, &
liberi, quando il Sole naſcente col ſuo caldo uapore il mondo riſcalda, eccita da i luoghi humidi, &
1110 abondanti d’acqua gli humori, &
quelli inſieme raunati ſollieua. Se adunque coſi pare, che nei luoghi aperti i piu
moleſti
humori ſiano da i corpi per lo aere ſucchiati, come della terra ſi uedono per le nebbie, io non penſo, che dub
bio
ſia, che non ſi debbia porre nelle città gli ſpatij da caminare ſcoperti ſotto il puro Cielo.
Ma perche queſte uie
non
ſiano fangoſe, ma ſempre aſciutte, in queſto modo ſi deue fare.
Siano cauate, & uotate profondisſimamente,
&
dalla deſtra, & dalla ſiniſtra ſi facciano le chiauiche murate, & ne i pareti di quelle, che riguardano al luogo, do-
ue
ſi paſſeggia ſian fatte le canne inchinate nelle chiauichie con la loro cima, &
dapoi che queſte coſe fatte ſaranno
compiutamente
, biſogna empire que luoghi di carboni, &
le uie di ſopra coperte ſiano di ſabbia e ſpianate, coſi per
la
naturale rarità de i carboni, &
per le canne riſpondenti alle chiauichie ſi riceuerà l’acqua, doue ſenza humore, &
aſciutte
ſeranno le uie da paſſeggiare.
Appreſſo in queſte opere ſono i Theſori, e depoſiti nelle città poſti da i mag-
giori
, tra le coſe neceſſarie, perche doue ſi ſta aſſcdiato ogni coſa ſi puo hauere piu ageuolmente, che le legna, perche
2220 il ſale prima piu facilmente ſi puo portare:
i formenti nel publico, & nel priuato piu eſpeditamente ſi aſſunano, &
ſe
per ſorte uengono al manco l’herbe, la carne, &
i legnanii poſſono al biſogno ſupplire. Leacque col cauare de i
pozzi
, &
con le grandi pioggie da le tegole ſi raccoglieno; ma l’apparato delle legna coſi neceſſario al cuocer il cibo,
e
difſicile, &
noioſo, perche tardo ſi conduce, & piu ſi conſuma. In tali tempi del biſogno delle legna s’aprono que
ſti
cortili, ò ſpatij ſcoperti, &
ſi diuidono le miſure partitamente à ciaſcuna teſta, & coſi due belle coſe è buone ci
danno
queſti luoghi ſcoperti una nella pace, che è la ſanità l’altra nella guerra che è la ſalute, per queſte ragioni
adunque
gli ſpatij da paſſeggiare non ſolo dopo la Scena del Theatro, ma ancho fatte appreſſo à i tempi di tutti i dei
portano
alle città grandisſimi commodi.
Et perche aſſai chiaramente mi pare haucr detto di tali coſe, hora paſſerò
à
dimoſtrare la ragione de i bagni.
Io non ſaprei, che aggiugnere à Vitr. ſe non à pompa, però ſeguitando porremo il testo, doue egli parla della Diſpoſitione de i bagni.
3330
CAP. X. DELLA DISPOSITIONE ET DELLE
PARTI
DE I BAGNI.
PRIMAMENTE egli ſi deue eleggere un luogo, che ſia caldisſimo, cioè riuolto dal Settentrio-
ne
, &
dallo Aquilone, & i luoghi da riſcaldare, ouero intepidire habbiano i lumi da quella parte
doue
il Sole tramonta la inuernata.
Ma ſe la natura del luogo ci ſarà d´impedimento, egli ſi piglierà
il
lume del meriggie, perche il tempo del lauarſi dal meriggie al ueſpro è ottimo.
Vitr. ci accommoda ne i bagni gentilmente, & dice quello che è neceſſario, & eſpediente all’uſo ſolamente, hauendo ri-
ſpetto
al biſogno, imperoche da prima le Therme non erano in quel pregio, che furono poi, anzi eraui ſolamente il bagno
4440 alla ſanità del corpo deſtinato, indi poi creſcendo la luſſuria con le ricchezze ſotto il nome di Therme edificauano coſe magnifiche, &
grandi
con
portichi, boſchetti, notatoi, piſcine &
altre coſe ſecondo le uoglie, & appetiti de gli imperatori, & de i gran perſonaggi. Io eſponerò
prima
quello, che dice Vitr.
poi ui diſcorrerò ſopra ſecondo il biſogno. Vuole adunque che i bagni ſieno in luoghi caldisſimi, & dichiara qua
li
ſieno què luoghi, &
dice eſſer quelli, che non riguardano alla Tramontana, & perche erano luoghi ne i bagni doue prima s’intepidiuano i
corpi
, &
luoghi, doue poi ſi riſcaldauano per non entrare dal ſreddo al ſubito caldo, però uuole che ſi prenda il lume per queſti luoghi
per
la doue il Sole trammonta l’inuernata, che è à Garbino, ouero dal mariggie, daci poi un’altro auuertimento dicendo.
Anchora è da auuertire che i luoghi doue ſi hanno à riſcaldare gli huomini, & le donne ſiano congiunti, & poſti di
quelle
iſteſſe parti.
E ne rende la ragione.
Perche coſi auuenirà, che ad amendue que luoghi del forno ne i uaſi ſeruirà l’uſo commune.
Cioè un medeſimo ſorno riſcalderà amendue gli ſcaldatoi, & ancho gli intepidatoi.
5550
Sopra il fornello douemo porre tre uaſi di rame, uno che ſi chiama il caldaio, l’altro tepidario, il terzo rinfreſcatoio,
&
ſi deono por dentro con queſto ordine, che quanta acqua uſcirà del caldaio, tanta dal tepidario in eſſa ui uegna,
&
coſi all’iſteſſo modo dal rinfreſcatoio nel tepidario diſcenda, & dal uapore della fornace commune à tutti ſiano
ſcaldati
, i uolti de i letti ſopra iquali ſono quei uaſi.
Il rinſreſcatoio cioè il uaſo dell’ acqua fredda, ſerà di ſopra. queſti inſonder à l’acqua nel uaſo tepido, & queſti nel uaſo caldo, & il caldo uapo-
re
della ſornace darà ſotto al ſondo de que uaſi, ma al uaſo dell’acqua calda ne dar à poi, à qudllo di mezzo meno, à quel di ſopra niente, &

ce
inſegna il modo di ſoſpender que uaſi, dicendo.
Il ſoſpender de i caldatoi ſi fa prima in modo, che il ſuolo ſia ſalicato di tegole d’un piede, e mezzo, ma ſia quel ſelica-
to
pendente uerſo la bocca della fornace, accioche quando in quella ui fusſi gettata una palla, ella non poſſa ſtarui
dentro
, &
fermarſi, ma di nouo ritorni alla bocca della fornace, perche coſi la fiamma da ſe piu facilmente andrà
6660 uagando ſotto la ſoſpenſione.
Cioè ſotto il luogo doue ſtieno ſoſpeſi quei uaſi.
Ma di ſopra con quadrelli di otto once far ſi deono i pilaſtrelli, coſi diſpoſti, che ſopra quelli ſi poſſano fermar le tego
le
di due piedi, ma i pilaſtrelli ſiano alti due piedi, &
fatti ſiano con argilla ò creta, e capelli ben battuta, & à quelli ſi
ſoprapongan
tegole di due piedi, che ſoſtentino il pauimento.
Le concamerationi, ò uolti ſeranno piu utili fe ſi fa-
ranno
di muratura.
Ma ſe ſi ſaranno taſſelli, e di legname biſogna porui ſotto l’opera di terra cotta, & farla à que
ſto
modo.
Faccianſi le regole, ò lame, ò gli archi di ſerro, & queſti coniſpesſisſlmi oncini di ferro ſiano ſoſpeſi al taſ
ſello
, &
quelle regole, ò archi ſieno diſpoſti in tal modo, che ſi posſino ſopra due di quelli ponere le tegole, ſenza i
loro
margini, &
iui collocarle, & coſi tutte le uolte poſandoſi, e fermandoſi ſopra ferro ſian condotte, è perfette, & i
conſtregnimenti
, &
legamenti di quelle uolte dalla parte di ſopra ſiano coperti leggiermente con argilla battuta in
ſieme
con pelli, ma la parte di ſotto, che riguarda al pauimento prima ſia con teſtole rotte, &
calce rimboccata, e
7770 sgroſſata, dapoi con belle coperte polita, intonicata, e biancheggiata, &
queſte uolte ſe doppie ſeranno ne i luoghi, ò
celle
detti ſcaldatoi, ſeranno piu uſeuoli, percioche l’humore non potrà far danno al palco, ò taſſello, ma fra due
uolte
potrà uagare.
Vitr. ce inſegna come douemo ſare i uolti, & il Cielo de i bagni, & quanto alla materia, & quanto alle parti, ma prima egli ci dimostra come
biſogna
ſare il pauimento del bagno per alzarlo da terra, &
dall’humore, dicendo, che laſtricar biſogna con tegole d’un piede, e mezzo il
piano
, ilquale penda uerſo la bocca del fornello.
Sopra il lastricato uuole, che ſi drizzino alcuni pilastrelli alti due piedi ſatti di quadrelli
180161QVINTO. di due terzi di piede, e ſmaltati con Creta, e cimatura, ben è ſpadazzata, è battuta, ilche ſi fa, perche stia ſalda al fuoco, ſopra i pilaſtrel-
li
egli s’impone le tegole didue piedi, queſte tegole ſoſtentano il pauimento, ſotto ilquale ſi poneua il ſuoco, che per certe trombe, ò canali
nelle
groſſezze de i pareti uaporaua in ſu, come ancho s’è auuertito in alcuni luoghi ritrouati nouamente, doue ſi ſtima, che gli antichi faceſ
ſer
calde le loro ſtanze à queſto modo, ilche perche è coſa degna di ſapere, con le figure l’ho dimoſtrato nel ſeguente libro, al Decimo cap.
Quanto aſpetta alle concamerationi, ò cielo de i bagni ( come ho detto) Vit. ci da le regole, & dice, che in due modi ſi poſſono fare, l’uno, è di
muratura
, l’altro diopera di legname, biſogna conſiderar le parti di ſotto di mezzo, &
di ſopra, & il modo di farle. Le parti dette ſono tut
to
un corpo, ilquale ha biſogno d’eſſer ſoſtentato, perche ſenza legamento ruuinerebbe.
Et però il legamento ſi far à in queſto modo. Farannoſi
le
uolte, &
gli archi di ferro, con liſte è lame di ferro attrauerſati, & incrocciati, & queſti archi, ò liste ſiano con ſpesſi uncini à guiſa di
Ancore
attaccati al tauolato, ma tanto larghe una dall’altra che ſopra due di eſſe fermar ſi poſſano le tegſte di due tegole, et queſta ſer à la par
te
di mezzo, ma diſopra egli ſi far à come un terrazzo di creta con peli impaſtata, &
ben battuta, & il cielo di ſotto, che ſopra ſta al paui-
1110 mento ſerà ſmaltato, erimboccato con teſtole peste, &
calce, dapoi intonicato, e biancheggiato gentilmente, & ſe queste uolte ſeranno doppie
daranno
maggiore utilità.
Hor hauendoci trattato del piano, & del uolto de i bagni, & quello che iui biſogna, che ſia, & come & di che ma-
teria
ſi ha à fare l’uno, e l’altro, ſeguita, &
ci da le miure, dicendo.
Le grandezze de i bagni ſi hanno à fare ſecondo la moltitudine de gli huomini. ma ſiano però in queſto modo compar
tite
, che quanto ha da efſer la lunghezza leuandone un terzo fatta ſia la larghezza oltra il luogo doue ſi ſta ad aſpet
tare
d’intorno allabro, e la foſſa, biſogna fare il labro ſotto il lume, accioche quelli, che ſtanno d’intorno non toglie
no
il lume con l’ombre loro.
Gli ſpatij de i labri, detti ſcole, coſi ſpacioſi deueno eſſer, che quando i primi haueranno
occupati
i luoghi, gli altri guardanti à torno posſino ſtare dritti in piedi.
La larghezza dell’alueo trail parete, & il
Parapetto
non ſia meno di ſei piedi, accioche il grado inferiore, &
il puluino da quella larghezza ne caue due piedi,
il
Laconico, &
le altre parti per li ſudatoi congiunte ſiano al tepidario, & quanto ſeranno larghi tanto ſiano alti al
2220 la curuatura inferiore dello hemiſpero, &
ſia laſciato, il lume di mezzo nello hemiſpero, & da quello penda il coper
chio
di rame con catene attacc attaccato, ilquale alzandoſi, &
abbaſſandoſi dia la tempra del ſudore, & però pare, che egli
ſi
debbia fare à ſeſta, accioche la forza del uapore, &
della fiamma per le uolte della curuatura egualmente dal mez-
zo
partendoſi, poſſa uagare.
La dechiar atione d’alcuni uocaboli ci darà ad intender quanto dice Vitr. deonſif ar i bagni grandi ſccondo la moltitudinc delle perſone. Leggeſi
che
Agrippa ne fece cento e ſettanta à beneficio del popolo, crebbero poi in infinito, &
col numero ſatisfaceuano a quello, che la grandez-
za
non poteua.
La miſura loro era, che la lunghezza fuſſe tre parti, & la larghezza due, ecco la proportione ſeſquialtera, ma in queſta
larghezza
non ſi comprendeua il labro, &
il luogo doue aſpettauano quelli, che uoleuano lauarſi. I abro era una foſſa, ò uaſo capacisſi-
mo
di pietra, ò di marmo, dentro ilquale era l’acqua da lauare, d’intorno quello erano alcuni Parapetti doue s’appoggiauano le perſone aſpet
tando
, che i primi uſciſſero del lubro, queſti ſono detti ſcole, ouero, ilche mi piace piu, erano alcune banche d’intorno i labri, doue ſi aſpetta-
3330 ua, &
la larghezza del labro, che egli chiama ancho alueo tra il parete, & il Parapetto, ſia di piede ſei, due de i quali ſeranno occupati dal
grado
inferiore, &
dal puluino, ilquale ſtinio che ſuſſe una parte doue ſi appoggiauano ſtando nel bagno. il labro era ſotto il lume. il Laconi
co
era quello, che ancho Sudatoio ſi chiama, detto coſi da Lacedemoni, perche in luoghi ſimili ſi ſoleuano eſſercitare, &
la figura è nel ſeguen
te
libro, doue ſi parla de i camini.
Clipeo io ho interpretato coperchio, & è coſi dctto dalla ſorma d’un ſcudo, che era rotonda.
CAP. XI. DELLA EDIFICATIONE DELLE
PALESTRE
, ET DE I XISTI.
4440
HORA à me pare ( tutto che queſto non s’uſi nell’Italia) di dichiarire il modo di far le paleſtre, & di-
moſtrare
come da i Greci ſono fabricate.
Fannoſi adunque in tre portichi le exedre ſpacioſe, che
hanno
i luoghi da ſedere, &
uedere, nellequali i Filoſofi, gli Oratori, & gli altri, che ſi dilettano
de
gli ſtudij poſſono ſedendo diſputare.
Nelle paleſtre i Colonnati, e porticali d’intorno ſi hanno à fare quadrati, ouero alquanto lunghi
in
modo, che habbiano gli ſpatij da caminare intorno di due ſtadi, de iquali diſpoſti ſiano tre por-
ticali
ſemplici, ma il quarto porticale, che ſerà uerſo il meriggie biſogna, che ſia doppio, accioche eſſendo i cat-
tiui
tempi neuoſi, non poſſa l’acqua uenire piu adentro.
Ma nel portico, che ſerà doppio ſiano poſte queſte membra, il luogo da ammaeſtrare i Garzoni detto Ephebeo fia nel
mezzo
.
(Et queſto e una exedra amplisſima con le ſue ſedie longa un terzo piu, che larga) ſotto il deſtro è il luogo
5550 da ammaeſtrar le Garzone, &
appreſſo è il luogo doue s’impoluerauano gli Athleti detto Coniſterio, dalqual luo
go
nel uoltare del portico, ſta il bagno freddo detto Lutra, ma dalla ſiniſtra del luogo de i Garzoni, e il luo-
go
da ugnerſi, detto Eleotheſio, appreſlo ilquale è il luogo da rinfreſcarſi, dalquale ſi ua al luogo della fornace
detto
Propigneo nel uoltar del portico, ma appreſſo poi nella parte di dentro dirimpetto al frigidario ſono i
ſudatoi
di lunghezza il doppio alla larghezza, che nel uoltare habbia da una parte il Laconico compoſto (come
è
ſopraſcritto) &
à dirimpetto del Laconico il bagno caldo.
Nella Paleſtra ſieno i Periſtili, come s’è detto di ſopra, coſi deono eſſer perfettamente compartiti. Ma dalla parte di
fuori
deono eſſer diſpoſti tre portichi, uno la doue ſi eſce del Periſtilio, due dalla deſtra, &
dalla ſineſtra detti Sta-
diati
.
Diqueſti portichi quello, che riguarda al Settentrione ſi fa doppio, & di amplisſima larghezza, l’altro
è
ſemplice, &
fatto in modo, che nelle parti, che fono d’intorno i pareti, & in quelle, che ſono uerſo le Colon-
6660 ne habbia i margini come ſentieri non meno di dieci piedi, &
il mezzo cauato di modo, che due gradi ſiano nel-
la
diſceſa d’un piede e mezzo da i margini al piano, ilqual piano non ſia men largo di piedi dodici, e coſi quelli
che
ueſtiti camineranno d’intorno ne i margini non ſeranno impediti da quelli, che unti ſi exerciteranno.
Queſto portico, e nominato Xiſto da Greci, perche gli Athleti al tempo del uerno ſotto i coperti ne gli Stadij
ſi
exercitauano.
I Xiſti ſi deono fare ſi che tra due portichi ui ſiano ſelue, & le piantationi, & in queſti ſi facciano tra gli alberi le
ſtrade
, &
iui di Aſtreco ſiano collocate le ſtanze.
Appreſſo il Xiſto, & il doppio Portico, ſi diſſegnino i luoghi ſcoperti da caminare detti Peridromide da Greci, nei
quali
il uerno, quando l’aere è ſereno uſcendo gli Athleti ſi posſino eſſercitare.
Dapoi il Xiſto ſerà figurato lo Stadio, cioè il luogo da eſſercitarſi in modo, che la moltitudine delle genti poſſa larga-
7770 mente guardare gli Athleti, che combattono.
Io ho deſcritto diligentemente quelle coſe, che erano neceſſarie dentro le mura, ad eſſer acconciamente diſpoſte.
Quanto dice Vitr, è chiaro aſſai con la interpretation nostra, & dalle parole ſue, la doue ſi deue auuertire quanto ſtudio poneſſero gli antichi nel
lo
eſſercitio, &
come acconciamente prouedeſſero à i biſogni, & à i piaceri de gli huomini. Ma noi diremo qualche coſa del Circo, & del-
lo
Amphitheatro, &
prima dello Amphitheatro, ilquale non era altro che due Theatri inſieme con le corna congiunti, & continua-
ti
leuate uia le ſcene, &
i pulpiti, & laſciato il luogo piano, e ſpacioſo coperto di Arena, doue contra le ferocisſime beſtie
181162LIBRO gli huomini, con destrezza, & ammdestramento mirabili opporſi, & far le caccie: nel reſtante gli A mphitheatri, & quanto all uſcite, &
quanto
all’entrate, &
alle ſalite con i Theatri conuengono. Qui i gladiatori haueuano luogo, qui s’induceua ancho l’acqua, per glieſſercuij
nauali
, ne fu mai il maggiore di quello, che hoggiſi chiama il Coliſeo.
Solamĕte (come ho detto)ſe gli leuano i cinque cunei che ſi dauano alla
ſcena
, &
ſi commettono inſieme i ſette del Theatro,per ilche ne naſce la forma ouale, & però Curione ne i ſuoi Theatri di legno leuaua le
ſcene
, &
riuoltauagli con le corna loro, & gli uniua à forza di Machine, ilche come ſi poteua fare dimoſtra il Gardano in nel libro delle
90[Figure 90]E B C D F A ſottilità, &
difficilmente per uia di archi, & corde, & la figura ſua è qui al lato.
Io conſiderando, che Plinio uuole, che ciaſcuno ſi moueſſe ſopra un Perno, & che di due Theatri ſi fa-
ceſſe
uno A mphitheatro, &
uedendo non meno audacia, che ingegno in tanta opera conſiderai molte
coſe
, &
trouando difficultà grande ſecondo il mio par ere, mentre io ſtaua in queſta conſideratione
mi
ſoprauenne l’ingenioſo Meſſer Franceſco Marcolini, colquale communicando il mio penſiero egli
1110 con la prontezza con laquale troua i modi di ſciogliere ogni queſito, facilmente moſtrò, che facendo
i
centri doue andauano i Perm ne l’un capo del Diametro della Orchestra, i Theatri ſi ſarebbon ucl-
tati
, &
riuoltati, & congiunti inſieme, & fattone la proua con le piante de i Theatri quiui de-
ſcritti
riuſcì mirabilmente, aggiugnendo che in piu luoghi ſi doueuano porre de i ruotoli di Bron-
zo
grosſi, accioche i Theatri fuſſero da quelli ſoſtentati, &
portati, & con facilità riuoltali.
Biſogna adunque porre i Perni in dritta linea in ciaſcun Theatro giustamente ſopra l’un capo del
Diametro
della Orcheſtra;
& ſar girare con inſtrumenti ſufficienti ſopra i ditti ruotoli quei gran
peſi
, &
riuſcirà.
Il Circo, e come un Theatro, ma con le corna slongate, & egualmente distanti l’una dall’altra. Et di ſua
natura
non ha portichi, &
dicono che il Circo fu fatto ad imitatione delle coſe celeſti, pero haueua do-
2220 dici entrate per li dodici ſegni, ſegni, ſette me@e termini da i ſette pianeti, da Leuante a Ponente per mezzo à longo del piano molto diſtanti l’una
dall’altra
, doue le carrette da due, &
da quattro ruoti correndo, andauano per mezzo gli ſpacij del Circo, come diſcorre il Sole, & la Lu-
na
ſotto il Zodiaco, &
non piu di uentiquattro dardi uſauano per le uentiquattro hore, che è unariuolutione del Cielo. Erano diuiſi quel-
le
, che correuano in quatiro liuree con colori diſtintirappreſentando col uerde la primauera, colroſato la ſlate, colbianco l’Autunno, col
foſco
il uerno.
Tre erano le mete principali, piu honorata quella di mezzo, le eſtreme erano Colosſi, le trammezzate colonne, òmetà minori, la parte doue ſi
cominciaua
il corſo era detta carcere, noi chiamamo le moſſe.
Il maggiore, che ſia ſtato fatto è quello, che fin hora ſi chiama il circo Masſimo, che già ſi stendeua appreſſo quattrocento e cinquanta pasſi, &
s’allargaua
1 2 5.
& ui poteuano ſtare aggiatamente 26000. perſone, & à poco crebbe in adornamento, & grandezza, che era coſa
mirabile
, come Liuio, Suetonio, Tacito, &
gli altri ſcriuono, & di queſte antichit à il diligentisſimo meſſer Pirro Ligori, ne è tanto itſtrut
3330 to, quanto altro, che ſitroui, al quale ſi deono infinite gratie, &
immortali per lo ſtudio che cgli ha ſatto, e fa ſcpra le coſe antiche à bene-
ficio
del mondo.
CAP. XII. DE I PORTI, ET DE GLI EDIFICI CHE
NELL’ACQVA
SI DEONO FARE.
Egli non ſi deue laſciar di dire delle commodità de i porti, ma biſogna dichiarire, con che ragione
4440 ſiano le naui in quelli dalle fortune ficure.
Quefti adunque ſe fono naturalmente poſti, & che
habbiano
Promontori, ò capifopra l’acqua, ſi che per la natura del luogo s’ingolfino, hanno gran
disſime
utilità, perche d’intorno s’hanno à fare i portichi, &
i nauali, ouero da i portichi l’entra-
ta
à i fondachi, ò dogane, &
dell’una, & l’altra parte ſi deono fare le torri, dallequali ſi posſino ti
rare
le catene con gli ſtrumenti dell’una all’altra.
Ma s’egli non ſi hauerà luogo per natura idoneo da asſicurar le naui dalle fortune, in queſto modo ſi deue fare: che ſe
egli
non ci ſarà fiume, che impediſca, ma da una parte ſarà la ſtatione, cioè il luogo doue ſicuramente ſtanno le na
ui
, che noi dicemo buon ſorgitore, allhora dall’altra con gli argini, &
con le fabriche ſi uenirà in fuori, & ſi farà pro
greſſo
, &
coſi ſi rinchiuderanno i porti.
Il fine del Porto è ſicurar le naui da i uenti, & dalle fortune, il porto eſſer deue ſicuro, e capace. Queſta ſicurtà ouero è naturale, ouero aiu-
5550 tata dall’ arte.
La natur ale dipende dal ſito del luogo, quando il luogo è ingolfato, & in arcato, & fa le corna come la Luna, & i capi alti uen
gono
in fuori, &
i lati difendono il golfo da i uenti, ne ſi puo dire quanto gioua un ſito tale, perche prima è ſicuro, dapoi è commodo, per-
che
nella curuatura ſi fanno i luoghi da ſaluare le mercantie, ci ſono i ſondachi, le Dogane, i Bazzarri, &
altri luoghi opportuni.
E un ſito naturale, & commodo nella Scotia doue è üno Porto, ò Golfo, che ſi chiama Sicherſand, cioè Arena di ſalute, & porto tranquillo.
Queſto non ha Venetia, ma la poca ſicurtà del porto, e la molta ſicurtà della Terra, uengono però le naui nella Laguna, & iui ſi ſaluano.
Quando adunque ſi hauer à da natura il ſito poca fatica ci uole, il porto è ſicuro per la bocca, & per le rocche, e per li fianchi, ma quando que-
ſto
non ſi poſſa hauere, biſogna ricorrere all’arte, &
però Vitr. ce lo inſegna, dicendo.
Ma quelle fabriche, che ſi hanno à fare nell’acqua coſi pare che ſi habbiano à reggere. Biſogna prima portare la polue
da
quelle parti, che ſono dalle Cume ſin al Promontoro di Minerua, &
meſcolarla nel mortaio, in modo, che due ad
una
riſpondino.
Poi la doue ſi hauerà deliberato di fabricare, poner biſogna nell’acqua le caſſe di rouere, & con ca-
6660 tene rin chiuſe mandarle in giu, &
tenerle à fondo. Dapoi quella parte, che ferà tra le caſſe al baſlo, ſott’acqua, ſi deo-
no
pianare, è purgare, &
iui gettarui di quella materia meſcolata nel mortaio con la miſura data di ſopra, & con
cementi
fino, che ſi empia lo ſpacio, che ſi deue murare, quello dico, che è tra le caſſe, &
queſto dono di natura
hanno
que luoghi, che hauemo detto di ſopra.
Qui Puſo della Pozzolana è mirabile come Vitr. ci ha detto nel ſecondo libro al ſeſto capo. Doue adunque ſià, che posſiamo hauer copia di
Pozzolana
, poneremo due parti di quella, &
una di calce, & faremo nella foſſa, che Vitr. chiama mortario una buona paſta, e ben uol-
tata
, e battuta, poi faremo delle cataratte è caſſe di legname dette arche da Vitr.
et queſte ſeranno di buon rouere, & ſi fanno in queſto modo.
Prendi delle traui ben iſpianate, & per la loro longhezza da una teſta all’altra farai di ſolchi, ò canaletti larghi, ſecondo la larghezza del ta-
glio
delle tauole, che dentro ui metterai, queſte tauole eſſer deono di eguale grandezza, egroſſezza, &
con le teſte loro ne i canali gia fat-
t
uncaſtrate, &
in queſto modo stando le traui dritte, & con giuſti ſpacij lontane una dall’altra, perche piu di due traui per lato ſi drizza-
7770 no, &
incatenate le tauole fermamente, & otturate le commiſſure ſi manderanno giu con peſi à forza nel fondo, & ſi teniranno ferme, &
immobili
, oltra di questo lo ſpacio rinchiuſo tra le cataratte ſi uoter à conruote, &
altre machine da leuare l’acque, dellequali Vit. ne parla
nel
decimo, &
il luogo ſi far à piano egualmente, e netto, ſopra trauicelli, ò Zatte, ò Pali commodamente, ordinate queſte coſe me-
ſcolate
nella foſſa doue hauerai preparata la ſopra detta materia de i Cementi, &
delle Pietre, & di tutto quel corpo cauato della foſſa em-
pirai
lo ſpatio purgato tra le Cataratte, &
in queſto modo far à preſa mirabile, & riuſcir à l’opera fatta nell’acqua, & ciò ſia, qnando caſo niu
no
di acqua t’impediſca;
ma quando l’impeto del mare ti ſturbaſſe, odi Vitr. che dice.
182163QVINTO.
Ma ſe per lo corſo, ò per la forza dello aperto mare, non ſi potrà rattenere le caſſe giu mandate, allhora ſubito ſopra
l’orlo
, e gingiua del mare, doue termina il terreno, ſi deue fare un letto fermisſimo, ilquale ſia piano men della metà;
ma il reſtante, che è prosſimo al lito ſia pendente, e inchinato, dapoi uerſo l’acqua, & da i lati intorno al detto letto
ſi
facciano i margini, &
le ſponde à liuello di quel piano, & quel pendente laſciato oltra la metà ſia empito di arena
tanto
, che egli ſia pare al margine, &
al piano del letto, & ſopra quel piano ſi fabricha un pilaſtro grande, & fatto
che
egli ſia, accioche ſi poſſa feccare, &
far prefa biſogna laſciarlo per due meſi, dapoi tagliſi di ſotto quel margi-
ne
, che ſoſtenta l’arena, &
coſi la terra ſommerſa dall’acqua farà cadere nel mare quel pilaſtro, & con queſta ragio-
ne
richiedendo il biſogno, ſi potrà nell’acque fabricando andar inanzi.
Per far un braccio ſu’l mare à poco à poco comincier ai da terra, & farai uno ſcagno parte piano, & parte, chc ſtia in cadere. La parte penden
te
ſia uerſo il lito, allo ſcagno farai i ſuoi margini nella teſta uerſo il mare, &
da i lati à liuello di quello, & la parte che pende empirai d’a-
1110 rena pareggiando la parte piana.
Sopra lo ſcagno faraiun groſſo pilaſtro della materia detta, & lo laſcier ai far preſa per due meſi, taglierai
poi
il margine di ſotto, e ſubito uederai l’arena uſcire per la rottura, et mancar di ſotto al pilaſtro, ilquale non potendo reggerſi di necesſità ca
derà
nel mare, &
empir à la prima parte prosſima al lito, & coſi uolendo far progreſſo, anderai di mano in mano, & queſto ſi far à non man
cando
la Pozzolana, ò ſimil coſa, che faccia preſa nel mare.
Ma quando ti mancaſſe queſta materia dice Vitr.
Ma in quei luoghi, doue non naſce la polue, con queſta ragione dei fabricare. La doue hai deliberato di fondare, poner
ſi
deono le caſſe doppie intauolate, &
cõcatenate, & tra l’una & l’altra ſia calcata la creta inſicme con i ſacconi fatti
d’
Alica paluſtre, &
poi che coſi ſerà molto bene calcato, & ſodisſimamente ripieno quel luogo di mezzo tra il dop-
pio
tauolato, alhora il luogo di mezzo della caſſa, che è circondato da doppie cataratte, deue eſſer uotato con ruote
e
con timpani, &
altri ſtrumenti da cauar acqua, & iui poi cauate ſiano le fondamenta. Lequali ſe ſeranno in terre
no
buono, ſiano cauate piu groſſe del muro, che ui anderà ſopra fino al uiuo, &
empite di Cementi Calce & Arena.
2220
Ma ſe il luogo farà molle, ſia conficato di pali d’ Alno, di Oliuo ſilueſtre, ò di Rouere bruſtolati, & empito de carbo-
ni
, ſi come ſcritto hauemo nel fondar de i Theatri, &
delmuro.
Indi poi ſia tirata la cortina del muro di ſaſſo quadrato con longhisſima legatura, accioche ſpecialmente le pietre
di
mezzo ſiano benisſimo contenute, &
allhora quel luogo, che ſerà tra il muro riempito ſia di rouinazzo, ouero
di
muratura.
perche à queſto modo egli ſtarà ſi, che ſopra ſi potrà fabricarui una torre.
A me pare, che Vitr. ſi laſcia intendere, & Leone nel decimo diffuſamente del modo di fare le cataratte, gli argini, le pallificate, i ſostegni, le
roſte
, le botte, per tenere, chiudere, condurre, e diſtornar le acque, accioche ſi poſſa fabricare, ò ſi rimedi al danno, ò ſi prouede al commo-
do
, &
noi ne parlaremo al ſuo luogo nell’ottauo libro.
Fornite queſte coſe i nauali. Cioè i luoghi doue hanno da ſtar le Naui. Deono riguardar al Settentrione, perche il merig-
gie
per lo caldo genera uermi, biſcie, &
altri animali, che fan danno, & notrendoli i conſerua, & quelli edifici (che
3330 noi chiamamo tezze)non deono eſſer fatti di legname riſpetto de i fuochi.
Ma della grandezza de i nauali niuna ter
sninatione
eſſer deue, ma fatti ſiano alla mifura, &
capacità delle naui, accioche ſe naui maggiori ſeranno in terra
tirate
habbiano con ſpacio commodo il luogo loro.
Io ho ſcritto in queſto uolume quelle coſe, che mi ſon potute
uenir
à mente, che nelle città all’uſo de i publici luoghi far ſi poſſono, come deono ſtare, &
come ſi deono condur
re
à perfettione.
Ma le utilità de i priuati edificij, & i loro compartimenti nel ſeguente diſcorrendo eſponeremo.
Poi che à noſtri giorni coſa perfetta non hauemo àell’ Antiche, ne alcuno studia con noui edifici imitar quelle fabriche merauiglioſe, & che pochi
ſono
tali che per arte, &
per pratica posſino animoſamente, & con giudicio abbracciare ſi alte impreſe, che facciano ò Theatri, ò Amphi-
theatri
, Circi, Bagni, Baſtliche, ò Tempi degni della grandezza dello imperio, non ſo io che mi dire, ſe non uoltarmi à quelle fabriche, che
ſecondo
la qualità di tempi noſtri ſono riputate maggiori, &
la prima grandezza, che mi ſi para dinanzi, e la fortezza della città, che con
grosſi
, &
alti muri ſopra larghisſimi, e profondisſimi fondamenti ſono, ci rappreſenta una Idea Magnifica, & eccellente delle fabriche mo
4440 derne, quiui oltra la ſuperba muraglia ottimamente fiancheggiata, oltra i Baloardi, Piattiforme, Terrapieni, Sarracineſche, à me pare che
li
grandezza delle porte tenga honorato luogo, &
perche di queſte coſe ſe ne è detto nel primo libro à baſtanza, però non ne dirò altro al pre
ſente
;
ma ricercando l’altre coſe grandi mi ſi faincontro il Nauale di Vinetiani, & la fabrica delle galere, & naui, che hoggidi ſi uſano, ne di
del detto luogo, che egli habbia grandezza per la copia i marmi, &
per la magnificenza, & ſuperbia della materia, che uſauano gli an
tichi
ne gli edifici loro, ma ben dirò, che tutto quello che apartiene all’ uſo di tutte le coſe, &
alla copia di quello, che biſogna al fatto delle ma
rinerezze
, egli auanza di gran lunga tutto quelio, che à noſtri di altroue ſi puo uedere.
1 legni ueramente, et le galere, & le naui, ridotte ſono
à
quella perfettione, che ſi puo diſiderare per l’uſo, &
facilità grande, che in eſſe ſi troua; ne uoglio, che prendiamo merauiglia della gran-
dezza
del detto luogo, come di coſa, che ſatisfaccia ad ognihuomo di giuditio, perche queſto naſce da un’ altra coſa piu ammiranda, &
degna
da
eſſer deſider ata non hauendoſi, &
di grande ſtudio, accio ſia conſeruata hauendoſi. La lunga, & inuiolata libertà di quella citt i ha partori-
to
queſta grandezza, l’uſo delle coſe maritime, le occaſioni belle, e molte ſono ſtate tali, che non è potenza ſi grande, che in poco tempo far
5550 poſſa quello, che hanno fatto i V enetiani, e creſciuta à poco à poco naturalmente (dirò coſi)queſta copia, ne ſi puo con uiolenza generare
tal
coſa, nellaquale il tempo, &
la lunghezza de gli anni n’hanno una grande giuridittione. Però non temo io, che ſi farebbe pregiudicio al-
la
mia patria, narrandola, perche chiunque uorr à drittamente giudicare, trouerà, che piu preſto io metterei in diſperatione ogni altro domi
nio
, che uoleſſe imitare queſto ſi grande apparato, che dargli animo di cominciare.
Io conciedo le ampie ſelue i dinari, l’Imperio, & la uoglia grande con molte altre commodità à gli altriprincipi, ma come potrò dar loro un lun
go
ſtudio, un’eſſercitio continuato, una prouiſione nata dalla prerogatiua del tempo, come hanno questi Signori?
Certo non è opera tanto di
grandi
Imperij, quanto di continuati, e liberi reggimenti lo artificio inuiato, &
ordinato, & ſe bene non s’introduce nelle Arene i Gladiatori,
nelle
S cene gli Hiſtrioni, nc i Circi i Corſi, &
le contentioni de caualieri, s’introduce pure nell’ Arſenale di Vinetiani un’apparato d’ acquiſtar
i
Regni, &
le Prouincie, & di leuar ancho le uoglie à chi uoleſſe in alcun modo turbare la libertà di quello ſtato, & ſi come la fortezza della
città
ha hauuto per Architetto la prouidenza diuina, &
il beneficio della natura, doue ne Muraglie, ne Foſſe, ne Fianchi, ui hanno luogo,
6660 coſi quello, che hanno fatto gli huomini, e nato dallo steſſo prouedimento diuino, &
dal grande amore, che hanno hauuto, & hanno i Cittadi-
ni
uerſo la patria, che per ornarla &
ampliarla non hanno ſparagnato ad alcuna fatica, per ilche ſi uede l’ordine merauiglioſo delle coſe, che
ad
un mouer d’occhio tutti gli armeggi d’una galera, tutti gli inſtrumenti, tutto l’apparato non ſolamente ſi uede al luogo ſuo, con ordine mera
uiglioſo
, ma ſi puo preſtisſimamente por in opera, &
oltra l’ordinario, che per cuſtodia del mare e ſempre fuori, l’apparecchio di cento, e
piu
galere con tanta facilità ſi moue dal ſuo luogo, che non ſi puo credere, le Taglie, gli Argani, le Ruote, i Naſpi ſono coſi ben collocati e or
diti
, che con grande facilità leuano ognigran peſo.
Hebbe gia l’Arſenale molto di queſte coſe, ma hora dal Giudicio del Magnifico Meſſer
Nicolo
Zeno e ſtato in tanto ordine ridotto, che non meno ci da da mar auigliare il numero, &
la grandezza delle coſe, che l’ordine antedetto,
coſa
nata da un amoreuole ſtudio, &
induſtrioſo giudicio di quel gentil’huomo.
IL FINE DEL QVINTO LIBRO.
183164
LIBROSESTO
DELLA
ARCHITETTVRA
DIM
. VITRVVIO.
91[Figure 91]
PROEMIO.
Aristippo Filofofo Socratico gettato dal naufragio allito de Rhodiani, hauendo
auuertito
nell’ Arena alcune figure di Geometria in queſto modo ſi dice hauer eſclama-
to
.
Speriamo beneò compagni poi, che qui ueggio l’orme de gli huomini. Detto queſto
incontanente
s’auuiò alla terra di Rhodi, &
dritto nel Gimnaſio ſi conduſſe, doue diſpu
tando
della Filoſofia fu largamente donato, che ſolo ornò ſe ſteſſo, ma ancho à quel
li
, che con eſſo lui erano ſtati, donò ampiamente il neſtire, &
le altre coſe al uiuere ne-
ceſſarie
, ma uolendo i ſuoi compagni ritornar nella patria, &
addimandandogli, che co
1110 fa egli uoleſſe, che in nome ſuo diceſſero à caſa.
Egli coſi commandò allhora, che di-
ceſſero
:
eſſer biſogno à i figliuoli apparecchiare poſſesſioni, & uiatichi di tal ſorte, che
poteſſero
inſieme con loro nuotando uſcire del naufragio :
perche quelli ſono i ueri pre
fidij
della uita, à i quali ne la iniqua forza della fortuna, ne la mutatione dello ſtato, ne
la
ruina della guerra puote alcun danno reccare.
Ne meno Theophraſto accrebbe la predetta ſentenza, ilquale eſſor
tando
gli huomini piu preſto ad eſſer uirtuoſi, che fidarſi nelle ricchezze, coſi dice, ſolo il uirtuoſo eſſer quello, tra
tutti
gli huomini, ilquale ne foreſtieri ne i luoghi altrui, ne pouero d’amici, quando perde i familiari, ouero i pro-
pinqui
, ſi può chiamare:
ma in ogni città è cittadino, & folo piu ſenza timore ſprezzare gli ſtrani auuenimenti
della
fortuna:
ma chi penſa eſſer munito non da gli aiuti della dottrina, ma della buona ſorte andando per uie ſdruc
cioloſe
pericola in uita non ſtabile ma inferma.
Lo Epicuro ſimigliantemenre afferma la fortuna dar poche coſe à i
2220 ſaui huomini, ma quelle, che ſono grandisſime, &
necefſarie con i penſieri dell’animo, & della mente eſſer gouerna
te
.
Queſte coſe coſi eſſere molti Filoſofi hanno detto, & ancho i poeti, iquali hanno ſcritto le antiche Comedie pro
nunciarono
le medeſime ſentenze nella Scena, come Eucrate, Chionide, Ariſtofane, &
con queſte ſpecialmente
Alexi
:
ilquale dice per ciò deuerſi laudare gli Athenieſi: perche le leggi di tuttii Greci sforzano, che i padri ſieno
da
i figliuoli ſoſtentati, ma quelle de gli Athenieſi non tutti, ma quelli, che haueſſero nelle arti i loro figliuoli
ammaeſtrati
.
Percioche tutti i doni della fortuna quando ſi danno da quella facilmente ſi toglieno: ma le diſcipline
congiunte
con gli animi noſtri non mancano per alcun tempo ma durano ſtabilmente con noi ſino all’ultimo del-
la
uita.
Et però io grandisſime gratie rendo à mei progenitori, i quali approuando la legge de gli Athenieſi, mi han
no
ammaeſtrato nelle arti, &
in quella ſpecialmente, che ſenza lettere, & fenza quella raccomunanza di tutte le
dottrine
, che in giro ſi uolge, non puo per alcun modo eſſer commendata.
Hauendo adunque, & per la cura de i
3330 miei progenitori, &
per la dottrina de i mei preccttori accreſciute in me quelle copie di diſcipline, & dilettando-
mi
di cofe pertinenti alla uarietà delle cognitioni, &
artificij, & delle ſcritture de commentari: io ho acquiſtato con
l’animo
quelle poſſesſioni, dellequali ne uiene queſta ſomma di tutti i frutti, che io non ho piu necesſità alcuna, &

che
io ſtimo quella eſſer la propietà delle ricchezze di deſiderare niente piu.
Ma forſe alcuni penſando queſte coſe
eſſer
leggieri, &
di poco momento, hanno ſolamente quelli per ſaui, iquali abondano di ricchezze; & però molti at-
tendendo
à queſto aggiunta l’audacia con le ricchezze ancho hanno conſeguito d’ſſer conoſciuti.
Io ueramente ò
Ceſare
non per dinari con deliberato conſiglio ho ſtudiato, ma piu preſto ho lodato la pouertà col buon nome, che
la
copia con la mala fama :
& però egli ſi ha poca notitia del fatto mio: ma pur penſo, che mandando in luce queſti
uolumi
io farò ancho à i poſteri conoſciuto, ne ſi deue alcuno merauigliare, perche io ſia ignoto à molti;
perche gli
Architetti
pregano, &
ambiſcono per hauer à far molte opere: ma à me da i miei precettoti è ſtato inſegnato, che
4440 l’huomo pregato non pregante deue pigliare i carichi:
perche lo ingenuo colore ſi moue dalla uergogna addiman-
dando
una coſa ſoſpettoſa, perche ſono ricercati non quei, che riceuono, ma quei che danno il beneficio percioche
qual
coſa penſaremo, che penſi ò ſoſpetti colui, che ſia richieſto di commettere alla gratia di colui, che dimanda il
douer
fare le ſpeſe del patrimonio, ſe non che egli giudica deuerſi ciò fare per cagione della preda, &
del guadagno,
&
però i maggiori primamente dauano le opere à coloro, che erano di bon fangu e. Dapoi cercauano ſe erano hone
ſtamente
alleuati, ſtimando di douer commetterle allo ingenuo pudore, non all’audacia della proteruità, &
esſi ar
tefici
, non ammaeſtrauano, fe non i ſuoi figliuoli, &
i parenti, & gli faceuano huomini da bene alla fede de i quali
in
ſi gran coſa ſenza dubbio ſi commetteſſero i dinari:
Ma quando io uedo gli indotti, & imperiti, che della grandez
za
di ſi fatta diſciplina ſi uanno auantando, &
quelli, che non ſolo di Architettura, ma in tutto di fabrica alcuna non
hanno
cognitione, non poſſono ſenon lodare que padri di famiglia che confirmati con la fiducia delle lettere, che
5550 hanno da ſe fabricando coſi ſtimano, che ſe egli ſi deue commettere à gli imperiti, ſe piu preſto eſſer piu degni à fare
la
loro uolontà, che à quella d’altri cõſumare il dinaro, &
però niuno ſi forza far alcuna altra arte in cafa, come l’arte
del
calzolaio, ò del ſarto, ouero alcuna dell’altre, che ſono piu facili, ſenon l’Architettura, perche quei, che ne fanno
profesſione
, non perche habbiano l’arte uera, ma falſamente ſou detti Architetti.
Per lequal coſe io ho penſato, che
ſia
da ſcriuere tutto il corpo dell’Architettura, &
le ſue ragioni diligentisſimamente, penſando che queſto dono
non
ferà ingrato à tutte le genti, &
però perche nel Quinto io ho ſcritto affine della utilità delle opere communi
in
queſto eſp@cherò le ragioni, &
le miſure proportionate di particolari edifici.
Tratta Vit. nel ſeſto libro de gli edificij priuati, poi che ha fornito quella parte, che apparteneua alle opere publi-
che
, &
communi. Propone al preſente libro un bellisſimo proemio, ilquale tanto piacque à Galeno, che una gran parte
6660 ne preſe in quel libro doue egli eſſorta i giouani alle littere.
Fornito il Proemio ci da alcuni precetti generali di auucrti-
menti
, &
conſiderationi parlando nel primo capitolo di diuerſe qualità de paeſi, & uarij aſpetti del cielo, ſecondo iqua
li
ſi deono diſporre gli edificij.
Et nel ſecondo facendo auuertito l’Architetto, & ricordandoli dell’officio ſuo tratta nel
restante
del libro de gli edificij priuati, cominciando da quelle parti delle caſe, che prima ci uengono m contra e penetran
do
poi à poco à poco nelle piu rimote, è ſecrete, quaſi ci mena per mano, &
ci conduce à ueder di luogo in luogo le Stanze cittadineſche, non
laſciando
parte, che alla utilità, al commodo, &
alla bellezza conuegna, ne ſi cõtenta di queſto, che gentilmente ci conduce à piacere in
184165SESTO.& ci fabrica bellisſimi alloggiamenti con un riguardo mir abile al Decoro, & all’uſo, & alla necesſità de gli huomini concludendo in alcune
regole
di fondare gli Edifici, degne da eſſer conſiderate.
Il Proemio è facile, & contiene una eßortatione alla uirtù mirabile con eſſempi effi-
caci
, &
authorità, & compar ationi diuine delle uirtù alla fortuna, delle dote dell’animo à i beni eſteriori; infine ammaeſtra lo Architetta, &
lo
fa auuertito di quelle coſe, che al preſente libro ſono conuenienti.
Io uedo i ueſtigi de gli huomini.
Non intendeua Ariſtippo l’orme del corpo humano, ma i uestigi della mente, perche le Mathematiche figure erano ſtate prima nella mente di que
ualent’huomini
con ragioni uere conſiderate, &
poi poſte in opera, & diſſegnate nell’arena, & ſi come la ſcrittura è ſegno del parlare, & il
parlare
della mente, coſi le diſſegnationi Mathematiche, &
le figure Geometriche erano come ſegni d’i concetti di coloro. Diſſe adunque Ari-
stippo
io uedo i uestigi de gli huomini, cioè non d’animali brutti, perche non hanno diſcorſo, ne delle parti del corpo humano, ma della mente,
per
laquale, &
dalla quale l’huomo é huomo. posto lo eſſempio di Ariſtippo approua la intentione con teſtimoni, & authorità di Filoſofi, &
1110 di Poeti, adducendo una legge de gli Athenieſi, ſecondo laquale egli di ſe, &
di i ſuoi genitori modeſtamente parlando dimoſtra quanta cura ha-
uer
deono i padri, accioche i loro figliuoli ſiano piu presto buoni, che ricchi, uirtuoſi, che famoſi, degni, che ſtimati.
Concioſia coſa adunque che io ſi per la cura de i genitori ſi per le dottrine de i mei precettori habbia accumulato gran
copia
di diſcipline con le coſe pertinenti allo ſtudio delle lettere, &
al deſiderio dell’arti.
Io ho interpretato qui piu al propoſito, che di ſopra queſte parole, ma il ſenſo e lo iſteſſo à chi ben conſidera. Non ſolo adunque deue lo Archi-
tetto
darſi con ardente deſiderio alla cognitione delle lettere, ma diilettarſi di ſepere come uanno le coſe artificioſe, inueſtigarle, &
farle affuie,
che
la ſua cognitione non reſti morta, &
inutile: & bene egli ſi ricorda di quello, che egli ha detto nel Primo Libro della Fabrica, & del di-
ſcorſo
, &
delle conditioni dello Architetto, però à me pare di auuertire, che Vitr. douendo parlare delle fabriche de i priuati, quaſi che egli
di
nouo cominciaſſe, ha uoluto ridurci à memoria le coſe dette nel Primo Libro, &
però tocca nel Proemio del preſente Libro parte quelle
coſe
che ha toccate nel primo cap.
Et nel primo, ſecondo, & ultimo capo di queſto accenna à quello, che egli ha detto nel ſecondo, nel quarto,
2220&
nel quinto di ſopra, & questo egli ha fatto, acciò non ci pareſſe, che alle priuate ragioni delle fabriche, non steſſe bene porre quella cura, &
hauere
quegli auuertimenti, &
quella cognitione, che ſi deue hauere alle fabriche communi: però io prego ogniuno, che non creda coſi facil-
mente
à molti, che ſi fanno Architetti, che non ſanno leggere, ne diſſegnare, i quali non ſolamente non hanno cognitione dell Architettura, ma
ancho
ſono ineſperti della ſabrica (come dice Vitr.)
Ma la diſgratia uuole che gli imperiti per la loro audacia ſiano piu conoſciuti, che quelli
che
forſe riuſcirebbeno piu nelle opere, che nelle parole, e pur biſognarebbe che fuſſe al contrario.
Euui aggiunta un’ altra difficultà, che cia-
ſcuno
altro artefice può à ſua uoglia dimostrar l’arte ſua, ma lo Architetto non può da ſe coſa alcuna:
percioche biſogna, che egli troui per-
ſone
, che uoglino ſpendere, &
far opere, doue ci uanno molti denari. Ma tornamo à Vitr. & uediamo un ſuo longo, & bello diſcorſo ſo-
pra
diuerſe qualità de paeſi.
3330
CAP. I. DI DIVERSE QVALITA’ DE PAESI ET VARII ASPETTI
DEL CIELO; SECONDO I QVALI SI DEONO DISPORRE GLI EDIFICII.
Qveste coſe coſi drittamente diſpoſte ſeranno, ſe prima egli ſi auuertirà da che parte, ò da che
inclinatione
del Cielo ſieno ordinate, perche altramente in Egitto, altramente nella Spagna, non
coſi
nel Ponto, ò à Roma, &
coſi in altre propietà de paeſi par che ſi debbiano conſtituire le manie-
re
de gli Edificij;
perche da una parte la terra è oppreſſa dal corſo del Sole, & da altra è lontanisſi-
ma
da quello, ma poi ci ſono di quelle parti, che nel mezzo ſono temperate.
Et però come la con-
ſtitutione
del Mondo allo ſpacio della terra per la inclinatione del Zodiaco, &
per lo corſo del So-
4440 le è naturalmente con qualità diſeguali collocata, coſi pare, che ſecondo le ragioni de i paeſi, &
le uarietà del Cielo
eſſer
debbiano gli Edificij reddrizzati.
Sotto il Settentrione ſi faranno le fabriche à uolte, rinchiufe, non aperte, ma
riuolte
alle parti calide.
Ma ſotto il grande impeto del Sole alle parti del Meriggie (perche quelle parti ſono dal ca-
lore
oppreſſe)pare, che ſi debbia collocare le fabriche aperte, &
riuolte al Settentrione, & Aquilone. Coſi quello
che
da ſe per natura offende con l’arte ſi deue emendare, &
coſi nelle altre regioni allo iſteſſo modo, ſecondo chel’ Cie
lo
alla inclinatione del Mondo e collocato, ſi deono temperare.
Et queſte coſe ſono da eſſer auuertite e conſiderate
per
quello, che fa la natura, e ſpecialmente dalle membra, &
da i corpi delle genti, perche in que luoghi, che’l Sole
moderatamente
riſcalda, egli conſerua i corpi temperati, ma quelli, che per la uicinanza correndo abbruccia, ſuc-
ciandoli
leua loro la tempra dell’humore.
Per lo contrario nelle parti fredde, perche ſono molto dal Meriggie lonta-
ne
non ſi caua l’humore dal caldo, ma ſpargendo il ruggiado ſo aere dal Cielo nei corpi l’humore, fa quelli piu gran-
5550 di, &
i ſuoni della uoce piu graui. Et per quello ſotto il Setten trione ſi nutriſcono genti di grande ſtatura di bianco
colore
, di dritta, e roſſa capillatura, d’occhi ceſij, di molto ſangue, perche dalla pienezza dell’humore, &
refrigerij del
Cielo
ſono inſieme formati.
Ma quei, che uicini ſtanno all’ Aſſe del Meriggie ſottopoſti al corſo del Sole, ſono pic-
cioli
di ſtatura, di color foſco, di capello creſpo, d’occhi neri, di debil gamba, di poco ſangue per la gran forza del So
le
, &
ancho per lo poco ſangue ſono piu timidi à reſiſter all’armi, ma ſopportano gli ardori delle febri ſenza timore,
perche
i loro membri ſono con il feruore nodriti;
& però i corpi, che naſcono ſotto il Settentrione piu pauroſi, &
deboli
fono per le febri, ma per l’abbondanza del ſangue reſiſtono al ferro ſenza paura.
Similmente i ſuoni della uo-
ce
ſono diſeguali, &
di uarie qualità nella diuerſità delle genti, perche il termine dell’Oriente, & dell’Occidente in-
torno
al liuello della terra, la doue ſi diuide la parte di ſopra della parte di fotto del Mondo pare, che habbia il ſuo gi
ro
per modo naturale librato, &
ponderato, il qual termine ancho da i Mathematici è chiamato Orizonte, cioè ter-
6660 minatore.
Et però, perche queſto habbiamo, tenendo nella mente noſtra il centro tiramo una linea dallabro, che è
nella
parte Settentrionale, à quello, che è ſopra l’Aſſe Meridiano, &
da quello ancho tirandone un’altra obliqua in-
ſino
alla ſommità, che è dopo le Stelle Settentrionali auuertiremo da quello, che nel Mondo ferà una figura triango
lare
, come quegli Organi, che da Greci nominati ſono Sambuche.
Et però lo ſpacio, che è uicino al Polo inferiore
dalla
linea dello Aſſe ne i termini Meridiani, quelle nationi che ſono ſotto quel luoco, per la poca eleuatione de i Po
li
fanno il ſuono della uoce ſottile, &
accutisſimo, come fa nell’Organo quella corda, che è uicina allo angulo. Da-
poi
quella le altre à mezzo la Grecia, nelle nationi fanno le aſceſe de i ſuoni piu rimeſſe, &
ancho dal mezzo in ordi-
ne
creſcendo inſino à gli ultimi Settentrioni ſotto l’altezza del Cielo gli ſpiriti delle nationi con piu graui ſuoni dal-
la
natura delle coſe eſpresſi ſono.
Coſi pare, che tutta la concettione del Mondo per la inclinatione riſpetto alla tem
peratura
del Sole con grandisſima conſonanza fatta ſia.
Et però le nationi che ſono tra il Cardine dello Aſſe Meri-
7770 diano, &
nel mezzo del Scttentrione, come è deſcritto nella Mufica hanno nel parlare il ſuono della uoce del-
la
mezzana.
Et quelle genti, che uanno uerſo il Settentrione, perche hanno piu alte diſtanze riſpetto al Mondo ha
uendo
gli ſpiriti della uoce ripieni d’humore, sforzati ſono dalla natura delle coſe con piu graue ſuono alla prima, &

all’aggiunta
uoce, detta Hypate, &
Proſlamuanomenos, come per la iſteſla ragione nel mezzo (cadendo le genti uer
ſo
il Meriggie)fanno l’accutisſima ſottigliezza del ſuono della uoce à quelle, che ſon preſſo l’ultime corde, che Pa-
ranete
ſi chiamano.
Ma che uero ſia, che per gli humidi luoghi di natura le coſe piu graui, & per gli caldi piu
185166LIBRO diuentino, in queſto modo eſperimẽtando ſi può auuertire. Siano due calici in una fornace egualmente cotti, & di
egual
peſo, &
ad un ſuono quando ſon tocchi ſiano preſi, & uno di queſti ſia poſto nell’acqua, & poi tratto fuori,
ſia
tocco l’uno è l’altro, quando queſto ferà fatto, egli ſi trouerà gran differc̃za tra que ſuoni, &
non potranno eſſer
di
peſo eguale, coſi auuiene à i corpi de gli huomini, i quali concetti d’una maniera di figuratione, &
in una cõgiun-
tione
del mondo altri per lo ardore del paeſe col toccamento dell’aere, mandano fuori lo ſpirito acuto, altri per l’ab-
bondanza
dell’humore ſpargono grauisſime qualità di ſuoni, &
coſi per la ſottigliezza dello aere le nationi meridia
ne
per lo acuto feruore ſi mouono piu preſto, &
piu eſpeditamente con l’animo à prender conſiglio. Ma le genti
Settentrionali
infuſe della groſſezza dello aere, perche lo aere le oſta, raffreddate dall’humore hanno le menti ſtupi-
de
.
Et che queſto coſi ſia, da i Serpenti ſi comprende, i quali per lo caldo hauendo aſciugato il refrigerio dell’humo-
re
con gran uehemenza ſi mouono, ma nel tempo de i ghiacci il uerno raffredati per la mutatione del Cielo per
1110 lo ſtupore ſi fanno immobili.
Coſi non è merauiglia ſe il caldo aere fa le menti de gli huomini piu acute, & il freddo
per
lo contrario piu tarde.
Eſſendo adunque le nationi ſotto il meriggie d’animo acutisſimo, & d’infinita prontezza
à
prendere partito ſubito, ch’entrano ne i fatti d’arme iui mancano, perche hanno ſucchiate le forze de gli animi dal
Sole
:
ma quelli, che naſcono in parti fredde, ſono piu pronti alle armi, & con grande impeto ſenza timore entrano
nelle
battaglie, ma con tardezza d’animo, &
ſenza conſideratione facendo impeto ſenza ſolertia con i loro conſigli
ſi
rompono.
Eſſendo adunque tal coſe dalla natura nel mondo coſi ſtatuite, che tutte le nationi con immoderate me
ſcolanze
fuſſero diſtinte, piacque alla natura, che tra gli ſpatij di tutto il mondo, &
nel mezzo dell’uniuerſo il po-
pulo
Romano fuſſe poſſeditore di tutti i termini, perche nella Italia ſono le genti temperatisſime ad amendue le par
ti
, &
con i membri del corpo, & col ualore dell’animo alla fortezza diſpoſte. Perche ccme la Stella di Gioue di mez
zo
tra la feruentis ſima di Marte, &
la freddisſima di Saturno correndo è temperata, coſi per la iſteſſa ragione la Ita-
2220 lia poſta tra la parte Settentrionale, &
del Mezzodi dall’una, & l’altra parte temperata riporta inuitte lodi, & però
con
i conſigli rompe le forze de Barbari, &
con la forte mano i penſieri de i Meridiani. Et coſi la prouidentia Diui-
na
ha poſto la Città del populo Romano in ottima è temperata Regione, accioche ella fuſſe patrona del Mondo.
Se
adunque
coſi ſi uede, che per le inclinationi del Cielo le disſimili Regioni con uarie maniere ſiano cõparate, &
che
la
natura delle genti con animi diſpari, &
con figure de i corpi, & con qualità differenti naſceſſero: non dubitiamo
ancho
non douerſi diſtribuirele ragioni del fabricare ſecondo le propietà delle genti, &
delle nationi. Hauendo di ciò
pronta
, &
chiara dimoſtratione dalla natura. Io ho eſpoſto (come io ho potuto con gran ragione auuertire)le pro-
pietà
de i luoghi dalla natura diſpoſti, &
in che modo biſogna al corſo del Sole, & alle inclinationi del Cielo con-
ſtituire
le qualità de gli Edificij alle figure delle genti.
Et però adeſſo breuemente dichiarirò in uniuerſale, & in
particolare
le proportioni, &
miſure delle maniere di ciaſcuno Edificio.
3330
Le qualità de i paeſi deono eſſer conſider ate da chi fabrica, imperoche in un luogo ſi fabrica ad un modo, in altro ad altro modo, riſpetto à gli ar-
denti
Soli, à i freddi uenti, alle neuoſe ſtagioni, &
all’inondationi del mare, ò d’i fiumi, la doue altri nelle cauerne della terra, altri ſopra i mon
ti
, altrine i boſchi, altri àncho ſopra gli altisſimi alberi hanno fatto le loro habitationi, però Vitr.
ha riguardo in generale à quello, che in
ogni
luogo deue conſider are l’ Architetto, &
proua la ſua intentione à molti modi, & con belli eſſempi, cioè, che le qualità del Cielo, & gli
aſpetti
in diuerſe Regioni fanno diuerſi effctti, &
che à quelli ſi deue por mente accioche ſi poſſa goder le ſtanze, & le habitationi ſenza dif-
fetto
.
Prende argomento dalla statura, & da i membri dell’huomo, & dalla diſpoſitione de gli animi, che ſeguitano la temperatura del corpo.
Il tutto è facile, ſolamente quella parte ha biſogno di eſpoſitione, che appartiene alla differenza delle uoci, quando dice, che il ſuono della uo-
ce
tra le genti del mondo ha diuerſa qualità, &
dalla uarietà de i clima uariarſi la uoce de gli huomini, dice adunque in ſomma, che quelli à i
quali
ſi leua meno il Polo ſopra l’Orizonte, hanno la uoce piu ſottile, &
piu acuta, & quanto piu uno naſce in paeſe uicino al Polo, cioè che’l
ponto
che gli ſopraſtà nel Cielo, è uicino al Polo, tanto ha uoce piu baſſa, queſta intentione é preſa da una ſimiglianza di quello instrumento,
4440 che ſi chiama Sambuca, noi forſe Arpa nominiamo, che è ſtrumento muſicale in forma di triangolo, come ancho quello che di canne formato ſi
uede
in mano di Pane Dio de Paſtori, ma l’ Arpa è di corde, imaginamoſi per lo circolo Meridiano A B C D il centro del Mondo, E, l’Ori-
zonte
, che è quel circolo, che diuide gli hemiſperi cioè quello, che ſi uede, da quello che non ſi uede A E C imaginamo il Polo nel punto @
dalquale
cada una linea nell’Orizonte à p ombc nel punto.
H & ſimilmente un’altra
92[Figure 92]B G F A H I M M E M C che peruenga al centro, E, non è dubbio che qui non ſi ueda rappreſentato un triangolo
F
H E, imaginamo ancho il Polo eleuato ſopra il piano nel punto, G, &
facciamo cade-
re
dal detto punto una linea ſopra l’Orizonte nel punto, I, &
un’altra dal detto punto
G
, al centro, E, &
qui haueremo un’ltro triangolo G C I, dico, che quelli, à i quali ſi le-
ua
il Polo nel punto, F, hanno uoce piu ſottile, che quelli, à i quali ſi leua il Polo nel pun
to
, G, rapportamo adunque la linea, F H, dentro al triangolo maggiore, &
iui ſia chia-
5550 mata M N, certo è che la linea G I, ſerà maggiore di quella, &
ſe ella fuſſe una corda
di
strumento ſonarebbe piu baſſo, &
piu graue, che la corda M N, come quella, che è
piu
uicina all’angulo, &
piu picciola, & fa ſuono piu acuto, eſſendo di piu ueloce moui-
mento
, &
piu tirata, ſimilmente dice Vitr.
Adunque quello ſpatio, che è prosſimo al Cardine inferiore nelle parti Me
ridiane
, quellle nationi, che ſono ſotto quel clima per la breuità dell’al-
l’altezza
al mondo fanno un ſuono di uoce acutisſimo, &
ſottilisſimo,
ſi
come fa nello ſtrumento la corda, che è uicina all’angulo.
Et coſi ua ſeguitando, & la noſtra figura dimoſtra chiaramente la ſua intentione, & quella linea obliqua, che egli dice, che ſi debbia tirare, ben-
che
pare, che egli la tire dall’eſtremo Orizonte, come dal punto C che egli chiama labro, pure deue eſſer tirata dal centro, parte di queſto
6660 diſcorſo ſi legge in Ptolomeo nel ſecondo della ſua compoſitione.
CAP. II. DELLE MISVRE, ET PROPORTIONI
DE
I PRIVATI EDIFICII.
Nivna cura magggiore hauer deue lo Architetto, che fare, che gli Edificij habbiano per la pro-
portione
della rata parte, i compartimenti delle loro ragioni.
Quando ferà eſpedita la ragione del-
le
Simmetrie, &
diſcorſo eſplicate le proportioni, allhora ancho è propio di acuto animo proue-
dere
alla natura del luogo, all’uſo, alla bellezza, &
aggiugnendo, ò ſcemando fare conueneuoli tem
peramenti
, acciò quando ſerà tolto, ò uero accreſciuto alla miſura, queſto paia eſſer drittamente
7770 formato in modo, che niente piu ci ſi deſideri per lo aſpetto, perche altra forma pare, che ſia d’ap-
preſſo
, &
al baſſo, altra da lontano, & in alto, ne quella ſteſſa pare in luogo rinchiuſo, che pare in luogo aperto,
nellequal
coſe è opera di gran giudicio ſapere prender partito, perche non pare, che il uedere habbia i ueri effetti
ma
bene ſpeſſo la mente dal ſuo giudicio èingannata.
Come ancho appare nelle Scene dipinte gli ſporti delle colon
ne
, &
de i mutuli, & le figure de i ſegni, che uengono in fuori di rileuo, eſſendo ſenza dubbio la tauola piana, &
eguale
.
Similmente i remi delle naui eſſendo ſott’acqua dritti pareno à gli occhi rotti, e ſpezzati, & fin che le parti
186167SESTO.93[Figure 93]Z Y Q Q O Q Q T
187168LIERO.94[Figure 94]
188169SESTO.95[Figure 95]
189170LIERO.
QVESTA E VNA PARTE DELLA FACCIATA DELLA CASA PRIVATA.
96[Figure 96]
190171SESTO. loro toccano il piano dell’acqua, appareno dritti come ſono. Quando poi ſott’acqua mandati ſono per la rarità trapparente della natura rimandano le imagini fuori dell’acqua alla ſuperſicie, & iui quelle imagini agitate e com- moſſe pareno fare à gli occhi lo aſpetto dei remi ſpezzato, & queſto ò perche quei ſimulachri ſono ſpinti, ò perche da gli occhi uengono i raggi del uedere (come piace à Phyſici)ò per l’una, & per l’altra ragione qual ſi uoglia, coſi pare, che lo aſpetto habbia fallace il giudicio de gli occhi. Eſſendo adunque che le coſe uere pareno falſe, e prouandoſi da gli occhi, alcune coſe altramente di quello, che ſono, io non penſo, che biſogni dubitare, che alle nature, ò neceſ- ſità de i luoghi, non ſi debbia fare gli accreſcimenti, ouero le diminutioni, ma in modo, che in ſimil opere niente ſi deſideri. Et queſto non ſolo per dottrina, ma per acutezza d’ingegno ſi puo fare, & però prima ſi deue ordinare la ragione delle miſure, dallaquale ſi poſſa ſenza dubitatione pigliare il mutamento delle coſe. Dapoi ſia eſplicato lo ſpacio da baſſo dell’opra, che ſi deue fare per larghezza, & per longhezza, dellaqual opera quando una fiata ſerà 1110 grandezza conſtituita lo apparato della proportione alla bellezza ne ſegua, accioche dubbio non ſia l’aſpetto della Eurithmia, à chi uorrà ſopra conſiderare, della quale con che ragioni ſi faccia ne dirò; ma prima ragionerò come ſi debbiano fare i Cortili ſcoperti, delle caſe, Cauedij nominati.
Io ho detto che molto ragioneuolmente Vitr. ha uoluto replicare nel ſeſto libro quelle coſe che nel primo ha uoluto per introduttione dell’Ar-
chitettura
proporre, perche l’ Architetto hauer deue le iſteſſe idee, nell’ ordinare gli edifici priuati, che egli ha nelle coſe publiche, &
molto
bene
auuertire alla Difpoſitione, al Decoro, alla Bellezza, alla Diſtributione, al Compartimento, &
altre coſe toccate nel primo libro ſe-
condo
che nel detto luogo molto bene hauemo eſpoſto, &
di piu ancho ſi deprime l’arroganza di molti, che miſurano molte membra, & mol
te
parti, nelle ruine di Roma, &
non trouando quelle riſpondere alle miſure di Vitr. ſubito le biaſimano dicendo, che Vitr. non la intende-
ua
, la doue imitando nelle fabriche le coſe, che hanno miſurato fuori de i luoghi loro, come ferma regola ſempre allo iſteſſo modo ſi gouerna-
no
, &
non hanno conſideratione à quello, che Vitr. ha detto di ſopra, & molto piu chiar amente dice nel preſente luogo, cioè che non ſem-
2220 pre ſi deue ſeruare le iſteſſe regole, e Simmetrie, perche la natura del luogo richiede ſpeſſo altra ragione di miſure, &
la necesſità ci astrigne
à
dare, ò leuare di quelle, che propoſte haueuamo.
Però in quel caſo dice Vitr. che ſi uede molto la ſottigliezza, & giudicio dello Architet-
to
, ilquale togliendo, ò dando di piu alle miſure, lo fa in modo, che l’occhio ha la parte ſua, &
regge la necesſità con bella e ſottile Ragione.
Et ſe noitrouamo la Cornice del Theatro di Marcello alquãto diuerſa dalle regole di Vit. & il reſtante eſſer benisſimo inteſo, non douemo bia
ſmare
quel grande Architetto, che fece il detto Theatro.
Imperoche chi haueſſe ueduto tutta l’opera inſieme forſe hauerebbe ſatto miglior
giudicio
, &
però ben dice Vit. che ſe bene la maggior cura, che ha l’ Architetto, ſia d’intorno le miſure, & proportioni, però grande acqui
ſto
ſa di ualore, quando egli è forzato partirſi dalle propoſte Simmetrie, &
niente lieua alla bellezza dello aſpetto, ne puo eſſere incolpato
perche
con ragione habbia medicato il male della necesſità.
Et qui ſi uede quanto ſia neceſſaria la proſpettiua allo Architetto, e dimoſtra la
forza
ſua, quando ſia, che la uiſta noſtra merauiglioſamente ingannata ſia dalle pitture fatte ne i piani, che per ragione di proſpettiua rego-
lata
da un ſol punto fa parere le coſe di rilieuo, &
non ſi puo certificarſi, che non ſiano di rilieuo ſe l’huomo non le tocca, o non ſe le auuicina.
3330 E gli inganni della uiſta ſono, ò per la diuerſità de i mezzi, per liquali ſi uedono le coſe che eſſendo intiere paiono ſpezzate, eſſendo picciole
paiono
grande, eſſendo lontane paiono uicme.
La troppa luce impediſce, la poca non è baſteuole alle coſe minute. Le diſtanze mutano le
figure
, però le coſe quadrate da lontano pareno tonde, &
Vit. di tal coſa in niolti lucghi, ci ha fatti auuertiti. Gli ſcorzi de i corpi non la-
ſciano
uedere tutte le parti loro, il ueloce mouimento fa parere una fiamma contim a, quando uelocemente ſi moue una uerga affocata.
La
infermit
à dell’occhio partoriſce ancho diuerſi errori;
però à molte coſe delle ſopra dette il ualente Architetto puo rimediare. Dapoi che
adun
que l’ Architetto hauera molto ben cenſiderato la ragion delle miſure, &
à quel tutto, che fa la coſa bella ſia di che genere eſſer ſi uo-
glia
, ò ſodo per ſoſtener i peſi, ò ſuelto per dilettare, come il Corinthio, ò trammezzo per l’uno, e l’altro come il Ionico, &
egli hauer à au-
uertito
al numero, delquale la natura ſi compiace nelle colonne, &
nelle apriture, & che le coſe alte naſcono dalle baſſe, & che quelle propor-
tioni
, che danno diletto alle orecchie nelle uoci, le isteſſe applicate à i corpi dilettano à gli occhi, dapoi dico, che tutte queſte coſe ſer anno pre-
uiſte
, biſognerà, che egli ſottilisſimamente proueda, à quello, che ſerà neceſſario à quclla parte, che Eurithmia è chiamata nel primo libro.
4440
CAP. III. DE I CAVEDI DELLE CASE.
Icavedi, diſtinti ſono in cinque maniere, le figure, de i quali coſi ſono nominate. Toſcana, Co
rinthia
, Tetraſtila, Diſplu uiata, Teſtugginata I Thoſcani ſon quelli, nei quali le traui, che paſſa-
no
per la larghezza dell’ Atrio hanno alcuni trauicelli pendenti, &
i canali, ò collature dell’acque,
che
corrono di mezzo da gli anguli de i pareti, à gli anguli delle traui, &
ancho da gli aſſeri nel mez
zo
del Cauedio detto compluuio ſono i cadimenti dell’acque.
Ne i Corinthij con le iſteſſe ragioni
ſi
pongono le traui, &
i compluuij, ma ci è queſto di piu, che le traui ſi partono da i pareti, & ſi
ſoprapongono
alle colonne d’intorno.
I Tetraſtili ſon quelli, che hauendo ſotto le traui le colonne angulari le pre-
5550 ſtano utilità &
fermezza, perche ne eſſe ſono conſtrette hauer gran peſo, ne ſono caricate dalle traui trapen-
denti
.
I Diſpluuiati ſon quelli, nei quali li pendenti traui che ſoſtengono l’arca ſcacciano l’acque cadenti. Queſti
ſono
di grandisſima utilità alle ſtanze del uerno, perche i loro compluuή dritti, non togliono il lume à i T riclini.
Ma
hanno
queſto incommodo ne gli acconciamenti, che d’intorno i pareti le canne contengono i cadimenti dell’acque,
lequal
canne non coſi preſto riceuono l’acque cadenti ne i canali, &
coſi redondanti reſtagnano, & s’ingorgano, &
guaſtano
in quelle maniere di fabriche le fineſtre.
Ma i Teſtugginati ſi fanno la doue non ſono gran forze, & di ſo-
pra
nei palchi ſi fanno ſpaciofi perle habitationi.
Hauendoci Vitr. eſposto quello, che @ouemo conſiderare prima, che mettiamo le mani à fabricare le caſe priuate, ſi per riſpetto delle porti del
Cielo
, &
gli afpetti del mondo ſecondo i quali douemo diſponere gli Edificiij, ſi per riſpetto alle miſure, & proportioni, allequali douemo au-
uertire
tanto nella hbera, quanto nella necesſitata diſpoſitione de gli Edificij.
Comincia à darci i precetti, & i compartimenti delle caſe pri-
6660 uate, hauendo conſideratione delle piu belle parti di eſſe, accomodandole alle qualità delle perſone, conſiderando le parti communi, &
le pro-
pie
, &
non laſciando coſa che degna ſia del ſuo auuertimento. Cominciando adunque à trattar delle caſe egli principia da quelle parti, che
prima
uengono all’aſpetto noſtro, come ha fatto nel trattamento de i Tẽpi nel Terzo Lib.
Quello adunque, che prima ne uiene allo aſpet@o è il
piouere
de i colmi, ò tetti, cioe quella parte di doue pioue, &
quella doue pioue Impluuio, & compluuio nommata, & è ragioneuole dichiari-
re
queſta forma, ſi perche ella è la prima che ci uiene inanzi, ſi perche hauendoci Vitr.
dato i precetti della contignatione, & del legamen-
to
del tetto di dentro, &
di ſotto (come s’ha ueduto nel Quarto Libro). Egli ci uuole moſtrare di quanti aſpetti ſiano, ſecondo diuerſe manie-
re
i pioueri, &
i colmi di fuori, & di ſopra. Cauædia chiama egli queſti luoghi, perche ueramente ſono come caui delle caſe. A ulas i Greci ſo-
gliono
nominare questi luoghi circondati da muri è ſcoperti nel mezzo, noi Cortili, ò Corti chiamamo, entrate et cortili quelli, che ſono ſcoper
ti
, entrate quelli, che ſono coperti.
Il cortile adunque è una parte delle principali, nellaquale (come dice l’ Alberto)come in un Foro commu
ne
concorrono tutti gli altri membri minori, &
come nella Città il Foro, & le parti congiunte al Foro, ſono quelle, che prima ſi riguardano,
7770 coſi nella caſa, che è come una picciola Città, ſi da prima d’occhio al Cortile, al quale ſi da luogo ampio, &
aperto, & pronto ad ogni coſa.
I nomi de i Cauedi ſi pigliano, ò dall’uſanza di diuerſe Città, ò dalla forma loro, ſono detti ancho Atria, ma per un’ altro riſpetto, perche Ca-
uedium
è detto riſpetto à quella parte che è ſcoperta, &
che pioue nel mezzo, Atrium riſpetto à quella parte che è coperta. Cinque ſono le
maniere
de i Cauedi altre ſi pigliano dalla forma, altre dall’ uſanze d’alcune Città Prima è la Toſcana, che è la piu ſemplice delle altre dalla-
quale
forſe ſono gli Atrij nominati, perche erano in Toſcana i popoli Atrienſi, per ilche non piace, che Atrium ſia detto dal color A tro, che
prociede
dal fumo, come che in quelli ſi faceſſe la cucina.
I Cauedi Toſcani erano quelli, ne i quali le traui, che paſſano per la larghezza
191172LIBRO Atrio baueuano altri trauicelli pendenti tra quelli, & però Interpenſiua ſi chiamano, & il loro pendere era un piouere, & baueuano i cana-
li
, che Colliquie detti ſono, i quali traccorreuano, &
erano trappoſti in modo di piouere, & ueniuano da gli anguli de i pareti à glianguli delle
traui
.
Erano quattro traui principali ſopra quali ſi poſauano alcuni altri trauicelli, che ſtauano in piouere detti da Vitr. Interpenſiui,
perche
trapendono, queſti ueniuano da gli angoli de i pareti à gli angoli delle traui minori.
Erano con una delle loro teſte fermate ſopra que
trauicelli
, &
conl’altra come appoggiate ne gli angoli de i pareti, eranui poi i lor morelli detti Aſſeri (de quali hauemòdetto nel Quarto Li-
bro
) ſopra esſi erano gl’lmbrici, &
le Tauelle; & mandauano giu l’acqua allargo nel Cortile. Ma che Vitr. intenda per queſto nome de In-
terpenſiui
, i trauicelli appoggiati di ſopra, &
non poſti di ſotto per ſoſtenimento delle traui, che trappaſſano per la largbezza dello Atrio
(come uogliono alcuni) Egli ſi uede per le parole, che egli dice di ſotto parlando de i Cauedi Tetraſtili:
dicendo, che le traui non ſono cari-
cate
da gl’ Interpenſiui.
Segno adunque è che gl’ Interpenſiui caricano, & ſtanno di ſopra: & ſe ſosteneſſero, non ſi chiamerebbeno Inter-
penſiui
.
Questi Cauedi non haueuano portico à torno, & il loro piouere era ſemplicisſimo, & ueniua molto inanzi gettando l’acque molto
1110 lontane da i pareti.
La ſeconda maniera è detta Corintbia, & non è differente quãto al uenir in ſuori delle traui, & del piouere dalla Toſcana.
Ma è ben differente, perche le traui, che uengono da i pareti dalla larghezza dell’ A trio ſono ſopra colonne, che uanno d’intorno al Cauedio.
Come dimoſtra la pianta, & la figura, O, laqual ancho ci ſerue al primo Cauedio, per la ſimiglianza che ha il Cauedio Corinthio con lo Toſca-
no
, intendendo però che nello Toſcano non ciſiano colonne.
La terza maniera è detta Tetraſtilos, cioè di quattro colonne, & è molto ſorte
ne
ha molto carico, perche non ci ſono gl’ Interpenſiui, Queſto Cortile non doueua eſſer molto grande imperoche hauendo ſolo quattro colon
ne
, &
quelle ſopra le cantonate, ſe ſuſſe ſtato molto longo, òlargo, gli ſpacij tra le colonne ſarebbeno ſtati ſuori di modo, & la opera non ſa-
rebbe
ſtata ſerma (come dice Vitr.)
La quarta maniera, è, detta Diſpluuiata, cioè quella che sta in due pioueri fatta di Traui posti come una
Seſta
aperta in piedi, che Deliquiæ ſi chiamano.
Queſti han due cadimenti dell’ acque, però che una parte pioue uerſo i cortili, l’altra dall’altra
parte
di ſuori, &
qui ci naſce un diſſctto, perche l’acqua, che cade per li canali, non può coſi preſto entrare nelle canne, che Fiſtule ſi chiamano
&
ſu le bocche s’ingorgano, & ſoprabõdando ſi ſparge, & uien giu per li pareti, & col tempo guaſta i ſottogrondali, & le fineſtre, & ile-
2220 gnami, che poi diſſicilmente s’acconciano, hanno però queſto commodo, che non impediſcono i lumi alle ſtanze doue ſi mangia, &
laragio-
ne
è perche il loro tetto non uiene troppo in fuori col piouere, ma pende dolcemente, &
il lume non è impedito, però ancho ſe io uoleſſe dire
che
gli A tri fuſſero detti dal color Atro, io direi, che il piouere, che ſporta molto in fuori, fa quegli ombroſi, &
oſcuri, ma forſe A trium può
uenir
dal Greco, &
ſignificare un luogo, che non ba uia che uolga. La quinta maniera ſi chiama Teſtudinata fatta in quattro pioueri, penſo io,
che
queſti fuſſero coperti, &
che di ſopra baueſſero le ſale è le stanze ſpacioſe, & i palchi ſoſtentati da bellisſimi colonnati, che dinanzi alle
porte
faceſſero mostra di belle loggie, che per uestibuli ſeruiſſero, ò che nell’entrate baueſſero colonne compartite à modo, che deſſero gran-
dezza
è bellezza, può ancho eſſer, che queſti cauedi fuſſero di caſe ordinarie, &
di perſone di mediocre conditione, nellequali non erano Atri
ne
colonnati, ſe forſe non uogliamo dire, che Atriſi chiamaſſero quelle entrate, ilche niuno uieta, che coſi egli non s’intenda.
CAP. IIII. DE GLI ATRII, ALE, TABLINI.
LE LONGHEZZE ueramente, & le larghezze de gli Atrij, à tre modi ſi formano, Prima par-
tendo
la longhezza loro in cinque parti, &
dandone tre alla larghezza. Poi partendo in tre, e dan-
done
due, finalmente ponendo la larghezza in un quadro perfetto, e tirando la Diagonale,la lon-
ghezzza
della quale dara la longhezza dello Atrio.
Io non diuiderei con nouo capo queſta parte de gli Atrij dal capitolo precedente perche l’Atrio ua col Cauedio, & ancho
il
modo del parlare, che uſa Vitr.
lo dimostra dicendo Atriorum uero longitudines. L’Atrio è quella parte prima à chi
entra
dentro in caſa, &
è luogo coperto, ha la porta principale nel mezzo à dirimpetto dellaquale in fronte ſono le porte, che uanno ne i Pe-
ristili
paſſando prima per alcuni altri luoghi, che Tablini ſi chiamano, ba dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra le ale, che Pteromata in Greco ſi chia-
mano
, che lo Atrio ſia la prima parte lo dimoſtra Vir.
nel ſettimo capo del preſente Libro dicendo, che nella Città gli Atrij eſſer deono ap-
preſſo
la porta, che lo Atrio ſuſſe coperto Vitr.
ſimilmente l’ba dimostrato di ſopra parlando del Cauedio, doue dice le traui, che ſono nella lar
3340 ghezza dello Atrio, &
il resto. Le miſure, è ſimmetria de gli Atrij ſi ſannno in tre modi, cioè gli Atrij ſono in tre proportioni, il primo ė quan
do
la longhezza dello A trio è partita in cinque parti, &
tre ſe ne danno alla larghezza. Il ſecondo è quando la longbezza è diuiſa in tre par-
ti
, &
due ſi danno alla larghezza. La terza e quando ſi da alla longhezza la Diagonale del quadrato della larghezza. La prima è in propor-
tione
ſoprabipartiente le terze, cioè d’un quadro e due terzi.
La ſeconda e in proportione ſeſquialtera, cioè d’un quadro e mezzo. La terzaè
Diagonale
.
Prima che io uegna alla dichiaratione, e al compartimento di queſte parti uoglio porre il ſecondo capo del Trenteſimoquinto Li-
bro
di Plinio, perche à me pare, che egli faccia al propoſito ſi per l’uſo de gli Atri, &
de i Tablini ſi per l’antichità memorabile, che in eſſo
argutamente
ſi racconta.
Per la Pittura delle imagini molto grandemente ſimiglianti di tempo in tempo ſi conſeruauano le figure, ilche del tutto è mancato. Hora ſi pongo-
no
gli ſcudi di Rame coperti d’Argento, &
con non inteſa diſſerenza delle figure, ſi cambiano le teſte delle Statue, diuulgati ancho i moti de i
uerſi
coſi piu presto uogliono, che la materia ſia riguardata, che esſi eſſer conoſciuti, &
tra queſte coſe con le ueccbie tauole acconciano gli ar
4450 mari doue ſaluano le tauole, detti Pinacothece, et fanno bonore alla effigie altrui non iſtimando l’honore ſe non nel precio, che lo herede le rom
pino
, &
il laccio del ladro le leuino, & coſi non uiuendo l’effigie d’alcuno laſciano le loro imagini, ma quelle della pecunia. Gli iſtesſi adorna
no
le paleſtre de gli Athleti con imagini, &
i luoghi loro doue ſi hanno ad ugnere, & per li cubiculi portano le ſaccie dello Epicuro, & li por
tano
ſeco à torno.
Nel loro Natale ſan ſacrificio al uigeſimo della Luna, & ſeruano le ſeſte ogni meſe, che lcade ſono dette. Eſpecialmente
quelli
, che ancho in uita non uogliono eſſer conoſciuti.
Et coſi e ueramẽte, che la pigritia ha rouinato l’arti. Et perche non ci ſono le imagini de
gli
animi, ancho quelle de i corpiſono ſprezzate.
Altramente appreſſo i maggiort erano quelle ne gli Atrij, perche guardati fuſſero non i ſegni
de
gli Artefici ſoreſtieri, non i Metalli, non i Marmi, ma i uolti eſpresſi nella cera per ciaſcun armario erã diſpoſti, accioche iui ſuſſero le ima-
gine
, che nelle eſſequie accompagnaſſero i Funerali delle caſate, &
ſempre che uno era morto, ſi trouaua preſente per ordine tutta la moltitu-
dine
, che era ſtata di quella famiglia, &
gli ordini, & gradi cõliſte di Rame erano trapposte alle imagini dipinte. Erano ancho tra le porte, &
ſogli
delle porte le imagine de i grandisſimi animi, &
attaccate le ſpoglie de i nemici, lequalt ne da chi compraua la caſa era lecito, che rotte
5560 fuſſero, &
mutati i patroni reſtauano gl’ornamenci delle caſe, & queſto era un grande ſtimolo, che le caſe, & i tetti ogni giorno rinſacciaua-
no
, che un dapoco patrone entraſſe nel trionſo d’altri.
Ecco che da questo luogo ſi può hauer il ſentimento di Vitr. & come nello Atrio era il Tablino, le imagini, & le ſtatue. Similmente Ouidio nella
ottaua
Elegia del primo de gli Amori dice.
Nec te dicipiant ueteris quinque Atria ceræ, uolendo dimostrare una grande, & antica nobiltà à
cui
non bastaſſero cinque Atrij per porre le imagini di cera de i maggiori.
L’uſo adunque di queſti Atri, et delle parti loro come Ale è Tablini
è
di già maniſeſto per le parole di questi buoni autori.
Per procedere adunque ordinatamente nel diſſegno de gli Atrij, & nel compartimen-
to
delle caſe, accioche egli s’intenda questa materia riputata (come inuero è) da tutti diſſicilima.
Io dico, che biſogna prima uenire alla pianta,
&
con linee diſſegnare l’Atrio in longbezza, et larghezza ſecondo una di quelle proportioni, che ha poſto Vit. ò di un quadro è mezzo, ò Dia-
gonale
, ò d’un quadro e due terzi, &
qui noi l’hauemo fatto d’un quadro è mezzo incluſo nelle lettere A B C D. Venimo poi al diſſegno delle
A
le, che ſono dalla deſtra, et dalla ſiniſtra ſolamente, &
ſono portichi, e colonnati, et perche dipendono dalla proportione della longhezza del-
6670 l’Atrio, accioche eſſo ſiano proportionate, è neceſſario ſapere di quanti piedi ſia la longhezza dello A trio.
Qui adunque fatto hauemo l’A-
trio
longo 80 piedi, la doue cader à ſotto laregola, che dice Vitr.
che ſe lo Atrio ſerà longo da 80 in 100 piedi, tutta la ſua longhezza ſi par-
tira
in s parti, &
una di eſſe ſi dara alle Ale à queſto modo, che la 5 parte di 80 ſi diuide in due parti eguali, & unaſi da alla destra Ala l’altra
alla
ſiniſtra, non ponendo però à questo conto la groſſezza delle colonne percioche le Ale uenirebbero molto ſtrette.
La larghezza adunque
delle
Ale ſera 8 piedi, perche 16 e un quinto di 80.
Queſto Atrio adũque ſerà 80 piedi lõgo e. 53 onz. 16 largo, et hauerà l’ Ale di 8 piedi ſenza
la
groſſezza delle colonne.
L’altezza ueramente de gli Atri è la iſteſſa in tutti, cioè ſi ſa ad uno isteſſo modo, che leuando un quarto della
192173SESTO ghezza il reſto ſi da all’altezza, cioè dal piano alla trdue, che è la catena del tetto, che ſostenta l’arca, ò la caſſa di tutto il colmo, leuando adun
que
20 di 80 daremo 60 piedi all’altezza, di queſti 60 piedifaremo l’altezza delle colonne gli Architraui, Freggie Cornici.
53 piedi & oncie
16
ſeranno alte le Colonne con le Baſe, &
Capitelli loro, ilresto ſi dara alli membri di ſopra, ne ci douemo merauigliare ſe le colonne uengo-
no
coſi alte, percioche la magnificenza di quelle caſe coſi ricercaua, &
è propio loro l’altezza, & longhezza, perche & Vitr. dice di ſotto
alta
Atria, &
Virg. dice longa Atria, ne uoglio ricapitulare quello, che dice Plin. della grandezza anzi luſſuria delle caſe de Romani nel
trenteſimoſeſto
, &
nel decimoſettimo, & molto copioſamente ne parlail Budeo nel terzo, e quarto de Aſſe, ben dirò per far ſede di quello, che
io
ho detto dell’altezza delle colonne, cioè che le ueniuano à pigliar ſu le cornici all’altezza del tetto, che Plin.
dice. Verum esto indulſerint pu
blicis
uoluptatibus, etiã ne tacuerunt maximas earum, atq;
adeo duo de quadragenûm pedum lucullei marmoris in Atrio Scauri collocari, nec
clam
ih’ud, occulteq́ ſactum eſt, ſatiſdariſibi damni inſecti egit redemptor cloacarum, in palatium extraherentur.
Da queſte parole dice il
Budeo
potemo intendere, che disſatto il Theatro, che per un meſe ſolo era stato ſabricato, ſoſſero ſtate trapportate le colõne grandisſime nel-
1110 l’Atrio della caſa di Scauro, laqual’era nel palazzo, le altezze delle colonne adunque erano grandi, &
però dice Vitr. che le traui liminari di
quelle
Ale ſono alte di modo, che le altezze ſieno eguali alle larghezze, cioè alle larghezze de gli A tri, &
però eſſendo largo l’Atrio piedi 53
&
onci 16. Similmente dall’ Architraue in terra ſeranno piedi 53 & onci 16. Vitr. chiama queſte traui Liminari prima per dimostrare, che
non
erano uolti ſopra quelle colonne dell’A trio, dapoi perche hanno certa ſimiglianza con i Liminari, diſſegnato l’Atrio in altezza, longhez-
za
, &
larghezza con la proportione delle Ali egli uiene al Tablino. Ma prima io ponero il teſto di quanto, fin hora s’e detto, laſciando il com
partimento
dell’ Architraue, Freggio, e Cornice, alle regole poſte nel Terzo Libro.
L’altezza de gli Atrij ſi deue alzare ſotto le traui tanto quanto tiene la longhezza leuandone uia la quarta parte. Del
reſtãte
ſi deue hauer riſpetto à i Lacunari, &
all’ Arca, che è ſopra le traui. Alle Ale che ſono dalla deſtra, & dalla ſini
ſtra
la larghezza ſi dia in queſto modo, che ſe la longhezza dell’Atrio ſerà da 30 à 40 piedi, ella ſia della terza parte, ſe
da
40 à 50 partita ſia in tre parte e mezza, dellequali una ſi dia alle Ale, ſe da 50 à 60 la quarta parte della lõghezza ſi
2220 concieda alle Ale.
da piedi 60 ad 80 partiſcaſi la longhezza in quattro parti e mezza, & di queſte una parte ſia la lar-
ghezza
delle Ale.
Da 80 fin 100 piedi partita la longhezza in cinque parti dara la iuſta larghezza delle Ale. Le traui
Liminari
di quelle tanto altamente porre ſi deono, che le altezze ſiano equali alle larghezze.
Quiſi uede un creſcere, & un ſcemare di proportioni, mirabile, & chi uorra bene conſider are ſecondo le regole date da noi nel Terzo Libro, po
tra
conoſcere il mirabile artificio di queſte proportioni, et l’effetto diletteuole, che fanno, quãto meno ſon longbi gli atri tanto maggior propor
tione
è della larghezza dell’Ale, perche ſe le proportioni delle ale de gli atriminori fuſſero minori molto ſtrette ſarebbono Pale, et bauriano
del
buono.
16 Pho riuoltata in. tutti i modi, ne mi pare di masticare il pane ad altri, et queeſto per dar cagione, che ſi fermino meglio i dentirom
pendo
ancho esſi le croste.
Veramente con buona intentione l’bo ſatto,perche ſe l’buomo da ſe non ua diſcorrendo,& riuolgendo le coſe belie
non
fa frutto alcuno.
Hora uegniamo al Tablino la cui miſura dipende dalla larghezza dello Atrio, ſi come la miſura delle ale dipende dalla
longbezza
,&
queſto meritamente, & conragione perche ſi come le ale uanno per la longhezza dell’Atrio,coſi il Tablino ua per la larghez
3330 za, &
è in fronte dirimpetto alla porta. Dice adunque Vitr.
Il Tablino ſe la larghezza dello Atrio ſerà di piedi 20 leuãdone la terza parte allo ſpatio ſuo ſi dia il reſtante, ſi da 30 à 40
ſi
dia la metà della larghezza dello Atrio al Tablino.
Ma quando da 40 à 60 partiſcaſi la larghezza dello Atrio in 5
parti
,&
di queſte ſe ne diano due al Tablino. percioche gli Atri minori poſſono hauere le iſteſſe ragioni di Simme
trie
i maggiori, percioche ſe uſatemo le Simmetrie de i maggiori Atrij ne i minori, ne i Tablini nelle ale potranno
hauer
utile alcuno.
# Perche ſeranno troppo strette, & non ſeruiranno al biſogno.
Et ſe an co prẽderemo le proportiõi de i minori, ne i maggiori quelli mẽbri ſerãno in queſte fabriche guaſti, e ſmiſurati.
L’eſſempio e queſto. Se la proportione delle ale de gli Atrij longhi 80 piedi, che è un quinto della longhezza, ſer à pigliata nel miſurar le ale de gli
Atri
di 30 piedi,le ale ſerãno troppo ſtrette,perche un quinto di 30 è ſei piedi, i quali partiti in due parti,ſarãno la lerghezza delle ale di 3 pie
di
.
Similmẽte ſe la proportione delle ale de gli Atri di 30 piedi ſerà preſa per formar le ale de gli Atri di 80 piedi, che è un terzo della lõghez-
4440 za, le ale uenirãno larghisſime, e ſproportionate.
Similmẽte ne i Tablini ſi deue ſeruare la proportione cõueniente alla larghezza de gli A trij.
Vero è che ſi come nell’ atrio pin lõgo ſi pigiiaua minore proportione formar le ale,coſi nell’ atrio piu largo ſi piglia minor proportione per
formar
il Tablino ſuo.
Ecco nell’ atrio largo 20 piedi ſi piagliano due terci per la larghrzza del Tablino, nell’atrio largo da 30 fin 40 ſi piglia
la
metà, nell’ atrio largo da 40 fin 60 ſi piglia due quinti, &
chi uede che ſono piu due terci, che lo metà,et piu la metà, che due quinti?
Et però io ho penſato di douer ſcriuere partitamente le ragioni eſquiſite delle grandezze per ſeruire all’utilità, &
all’Aſpetto
.
All’utilità ci ſerue le ale larghe,perche quando fuſſero ſtrette ſi potrebbe paſſeggiare. Similmẽte il Tablino doue ſi põgono le ſtatue, & gli ar-
mari
eſſendo troppo stretto non baurebbe uſo alcuno.
All’ Aſpotto ſimilmente perche una coſa guaſta, et ſmiſurata fa perdere la uista, et unari-
ſtretta
troppo l’occupa, eriſtrigne.
Se il Tablino preſo dall’atrio largo 20 piedi hauera la proportione dell’atrio di ſeſſanta niuno uſo bauera
il
Tablino perche ſerà, largo due quinti cioe 8 piedi, &
ſe il Tablino preſo dall’atrio di 60 piedi largo hauera la proportione dell’atrio di 20
5550 piedi,che ſon un terzo egli ſer à troppo largo perche ſerà di 40 piedi, &
coſi ancho ſi offendera P Aſpetto tornando d’un’atrio in un Tablino
poco
minore dello Atrio.
Vitr. non ci da lunghezza del Tablino, perche io penſo,che quella ſi deue fare, ò ſecondo la quantità delle ſtatue, ò
ſecondo
la quahtà delle perſone, ò pure come ricera la proportione de gli Atrij.
L’altezzza del Tablino alla traue eſſer deue con l’aggiunta dell’ottaua parte della larghezza. I Lacunari ſiano inal-
zati
con l’aggiunta della terza parte della larghezza all’altezza.
Il Tablino adũque della nostra piãta ſer à largo due quinti della larghezza dello atrio, che ſono piedi 22 poco piu, perche l’atrio e largo piedi 53 et
onci
16 ſer à alto oltra, i, 22 piedi ancho un’ottauo di 22 fin all’Architraue, allaqual altezza ſi dara ancho un terzo della larghezza del Tabli-
no
ſin à i Lacunari, &
coſi ſer à eſpedito Patrio l’ale, et il Tablino quanto alle proportioni, & cõmenſuration loro; et perche gli antichi haue-
uano
piu Atri, Cauedi, Peristili, Loggie, et altre ſimigliãti mẽbri, però ui erano le boccbe, et gli anditi d’andar d’uno nell’altro, et però dice Vit.
Le bocche à gli Atrij minori ſono per la larghezza del Tablino leuandone un terzo, ma à i maggiori per la metà.
6660
Queſte bocche, che Vit. Fauce dimanda erano anditi, & luoghi da paſſare da un luogo all’altro, ne (come ſtimo) mãcaua loro i propij adornamẽti,
&
perche nei Tablini ſi poneuano le statue però Vitr. ordina quanto alte ſi deono collocare con i loro ornamenti, e dice.
Le imagini ſimilmente eſſer deono poſte in quella altezza, che ſerà la larghezza delle Ale.
Et qui nel noſtro impiede del Tablino le ſtatue ſono alte piedi otto, perche tanto è la larghezza delle ale. Il reſto è facile in Vitr. & compreſo
ſotto
le regole date nel Terzo, &
nel Quarto Libro.
Le larghezze delle porte deono eſſer proportionate all’altezza ſecõdo che ricerca le maniere loro. Le Doriche,come le
Doriche
, le Ioniche, come le Ioniche, ſian fatte, come nel Quarto Libro parlãdo delle porte eſpoſte ſono le ragioni del
le
Simmetrie.
Il lume dllo impluuio largo per la larghezza dallo Atrio non meno d’un quarto, ne piu d’un terzo ſia
laſciato
.
Ma la longhezza come dell’Atrio ſia fatta per la rata parte. I Periſtili per trauerſo la terza parte piu longhi
che
di dẽ tro, le colõne tãto alte, quãto ſerãno larghi i portichi.
Gli intercolunni e ſpatij tra le colonne non ſiano di-
7707 ſtati meno di tre, ò piu di quattro groſſezze di colonne.
Ma ſe nel Periſtilio all’uſanza Dorica ſi faranno le colon-
ne
, coſi ſi hanno à fare i moduli, come nel Quarto Libro io ho ſcritto dell’ordine Dorico,accioche à que moduli, &

alle
ragioni de i Triglifi ſiano diſpoſti.
Queſti compartimenti,Moduli,e Simmetrie di traui,di porte,di colonne, & di maniere ſono
ſtati
nel Terzo, et nel Quarto Libro aſſai chiaramente dimoſtrati, et con parole, et con diſſegni, però ſi laſcia la longhezza del dire, per fuggir
il
tedio, et per dare, che diſcorrere à gli ſtudioſi.
10 ho poſto la Pianta, & lo Impie della caſa priuata. & ſe conoſcerà dal incontro
deiie
lettere.
193174LIBRO
CAP. V. DE I TRICLINI, STANZE, ESSEDRE, ET
DELLE
LIBRERIE ET DELLE LORO MISVRE.
QVANTO farà la larghezza de i Triclini due uolte tanto eſſer deue la lunghezza. Le altezze di
tutti
i conclaui, che ſeranno piu longhi, che larghi, deono eſſer compartite in queſto modo, che
poſta
inſieme la longhezza, &
la larghezza, ſi piglie di quella ſomma la metà, & tanto ſi dia per
l’altezza
;
ma ſe le ſtanze, & le Eſſedre ſeranno quadrate aggiunta la metà alla larghezza, ſi farà
l’altezza
.
Le ſtanze dette Pinacotheche, deono eſſer fatte come le Eſſedre con ampie grandezze.
Le ſtanze Corinthie, & di quattro colonne, & quelle che Egittie ſono chiamate habbiano la
ragione
delle miſure loro al ſopradetto modo de i Triclini.
Ma ſiano per la interpoſitione delle colonne piu ſpa-
1110cioſe.
Hauendo trattato Vitr. fin qui delle parti communi de gli ediſici, tratta hora delle propie, come ſono i cenaculi, le camere, i camerini,le Sale,&
le
stanze appartate.
Queste hanno diuerſi nomi preſi ſecondo laſigniſicatione de i nomi Greci, & prima è il nome del Triclinio, che era
luogo
doue ſi cenaua, detto da tre letti, ſopra i quali ſteſi col comito ripoſandoſi mangiauano, non pero ui dormiuano, &
forſe eran ſimili
à
Mastabe Turcheſchi, da questi letti le ſtanze erano chiamate Triclini, che in una stanza per l’ordinario erano apparecchiati, &
ſi puo
formare
Diclinio.
Tetraclinio,e Decaclinio, doue ſono due, quattro, e dieci letti, & piu, ò meno ſecondo la diſpoſitione di quelli. Il Filan
dro
parla molto bene diffuſamente ſopra queſto luogo.
Stauano da un lato ſolo della menſa, che era appreſſo il letto ſopra tre piedi, & an-
cho
ſopra uno, &
mutauano la tauola mutando l’imbandigioni, di modo, che leuata la prima uiuanda, era portata di peſo, la ſeconda ſopra
un’altra
menſa.
Le donne per antico inſtituto ſedeuauo à tauola,gli huomini, come ho detto, stauano ſteſi appoggiati ſul comito. Quando uo-
leuano
mangiare i ſerui correuano, &
gli leuauano le ſcarpe. Per l’ordinario non piu di due stauano ſopra un letto, ma ſecondo il numero
2220 de conuiuanti erano i letti.
La forma de quali preſa dallo antico e poſta dal Filandro, & ne ſono le carte ſtampate. Conclaue ſi chiama ogni
ſtanza
ſerrata ſotto una chiaue, come ſono le camere, i Triclini, &
ogni babitatione. Oeci ſono le ſtanze, doue ſi faceuano i conuiti, &
le
ſeſte, &
doue le donne lauorauano, & noi le potemo nominare Sale, ò Salotti. Eſſedra io chiamerei la Sala, ò il luogo della audienza,
&
doue ſu’l mezzo giorno ſi dormiua la ſtate, & era luogo ſopra i giardini grande, e ſpatioſo detto coſi dalle ſedi, che iui erano. Pinaco-
theca
era luogo doue eran le tauole dipinte, ò uero le ſcritture, &
queſti luoghi cioe le Eſſedre, le Pinacotheche, & i Triclini erano ſatti ma-
gnificamente
, ornati di pitture, di colonne, diſtucchi, &
d’altre magnificenze. Hora Vitr. ci da la miſura, & la Diſpoſitione di tutte,
parti
con regole generali, parti con regole particolari, &
prima dice de i Triclini, iquali dice douer eſſer di due quadri, cioe la lunghezza, il
doppio
della larghezza, &
in generale dice, che ogni conclaue deue eſſer alto la met à di quel tutto, che fa la longhezza, & la larghezza po
ſta
inſieme, di modo che, ſe la larghezza ſerà di ſei, la longhezza di 12.
posti inſieme. 6. & 12. faran 18. la cui metà è 9. l’altezza adun-
que
ſer à di noue, ma ſi le Eſſedre, ò Sale ſeranno diforma quadrata, le altezze ſi deono fare d’un quadro, e mezzo.
Le Pinacotheche, ſi
3330 deono fare di amplisſime proportioni come di doppie, &
di triple. Le Sale al modo Corinthio nominate Tetrastile, & ancho quelle, che ſo-
no
fatte al modo d’Egitlo ſeruano, le proportioni de i Triclini, ma perche in eſſe ui ſon trappoſti delle colonne, pero hanno ſpacij maggiori.
Ma che differenza ſia tra le Corinthie, & le Egittie Vitr. lo dichiara molto bene, & dice.
Trale Corinthie, & le Egittie ſi troua queſta differenza, le Corinthie hanno le colonne ſemplici, ò uero poſte ſopra il
poggio
, ò uero à baſlo, &
hanno gli Architraui, e le corone di ſtucco, ò d’opera di legno, & ancho ſopra le colonne
il
cielo, ò uolta è curuo, à ſeſta ſchiacciato;
Ma nelle Egittie ſono gli Architraui poſti ſopra le colonne, & da gli
Architraui
à i pareti, che uanno à torno e poſto il palco, e ſopra eſſo il tauolato, e pauimento allo ſcoperto, ſi che ſi
uada
à torno;
dapoi ſopra l’Architraue à piombo delle colonne di ſotto ſi pongono le colonne minori per la quarta
parte
, ſopra gli Architraui, &
ornamenti dellequali uanno i ſoffittati adorni, & tra le colonne di ſopra ſi pongono
le
fineſtre, &
coſi pare quella ſimiglianza delle Baſiliche, & non de i Triclini Corinthij.
4440
Le Sale Corinthie baueuano le colonne appreſſo il parete, e muro, & erano le colonne ſemplici, cioè d’un ordine, & ſopra eſſe non u’erano altre
colonne
, ma gli Architraui, e Cornici, come nella Curia di ſtucchi, &
d’o pere di biancheggiamento, ò uero di legno. Ma le Sale Egittie ha-
ueuano
il parete à torno, et le colõne di dentro uia lõtane dal muro, come le Baſiliche, &
ſopra le colõne, erã gli Architraui, et Corone, & gli
ſpatij
tra le colõne, et il parete era coperto di pauimẽto, ilqual pauimẽto era ſcoperto di modo, che ſi poteua andare intorno la Sala allo ſcopto,
&
ſopra l’Architraue, erano delle altre colõne per un quarto minore di quelle di ſotto, et tra queste erano le finestre, che dauano lume alla par
te
di dẽtro, laquale parte baueua il ſoffitto alto, perche era ſopra gli Architraui, &
le cornici delle ſecõde colonne, & in uero doueua eſſer coſa
grãdisſima
, e degna da uedere, &
poteua ſeruire mirabilmẽte alla uiſta delle feste, & de i conuiti, che ſi faceuano in quelle Sale. Somigliauano
queſte
Sali Egittie alle Baſiliche piu preſto, che à i Triclinij, da queste poi s’entraua in altre Sale, &
in altre ſtanze, ò fuſſero Triclini, è con-
claui
, ò altro, che fuſſe neceſſario alla commodità della caſa.
Vitr. ſeguita à darci altre maniere distanze, & di alloggiamenti fatti alla Gre-
ca
, che ancho quelli doueuano hauer del grande, &
il prudente Architetto potrà pigliare quanto gli parerà ſecondo l’uſo de noſtri tempi.
5550
CAP. VI. DELLE SALE AL MODO
DE
GRECI.
FANNOSI ancho le Sale non al modo d’Italia dette Cizicene da Greci. Queſte guardano uerſo
Trammontana
e ſpecialmẽte à i prati, è uerdure, &
hanno le porte nel mezzo, & ſono coſi longhe,
&
larghe, che due Triclini con quello, che ui ua d’intorno, riguardandoſi all’incontro, ui poſſono ca-
pire
, &
hanno dalla deſtra, & dalla ſiniſtra i lumi delle fineſtre, che ſi aprono, e ſerrano, accioche
egli
ſi poſſa per gli ſpatij delle fineſtre dal tetto uedere i prati da lungi.
Le loro altezze ſiano aggiun-
taui
la metà della larghezza.
In queſte maniere di edifici ſi deono fare tutte le ragioni delle miſure,
6660 che ſenza impedimento del luogo ſi potranno, &
i lumi ſe non ſeranno oſcurati dalle altezze de i pareti facilmente
ſeranno
eſplicati, e sbrigati.
Ma ſe dalla ſtrettezza, ò uero da altra necesſità impediti ſeranno, Allhora biſognerà
con
ingegno, e prontezza torre, ò aggiugnere delle miſure in modo, che le bellezze dell’opra dalle uere miſure non
fieno
disſimiglianti.
Equeſta differenza tra le Sale Corinthie, & Egittie, che le Corinthie haueuano le colonne ſemplici, cioè d’un’ordine poſte, ò uero ſoprail poggio
a
modo, d’alcuni tempi, ſecondo che egli ha detto nel terzo, ò uero ſenza il poggio erano da terra leuate, &
ſi ripoſauano in terra, & ſopra le
colonne
gli Architraui, &
le cornici, ò di legno, ò ſtucco al modo, che egli ha detto al ſecondo capo del Quinto parlando della Curia, ſopra
u’erano
i ſoffittati non di tutto tondo, ma ſchiacciati, erano pero fatti à ſesta, &
que uolti erano portioni de circoli, noi chiamaremo rimenati.
Ma gli Egittij uſauã ancho esſi ſopra le colõne gli Architraui, ma ſopra quelle, che erano diſcoſte dal parete uerſo la parte di dentro poneuano
la
trauatura, che da gli Architraui à i muri d’intorno paſſaua:
ſopra la trauatura il taſſello piano e tauellato col pauimẽto ſcoperto, ilqual paui
7770 mento era dallo ſpatio delle colõne al muro d’intorno intorno, &
ſi poteua caminarui ſopra allo ſcoperto. Ma ſopra l’Architraue a piõbo delle
colonne
di ſotto, ſi poneua un’altro ordine di colõne ſecondo la regola detta piu uolte, cioè che le colonne diſopra eran la quarta parte delle co
lonne
di ſotto minori, &
queſte colonne haueuano ancho eſſe i loro Architraui, Cornici, e i Lacunari ſecondo i Corinthij, & tra le colonne di
ſopra
erano le finestre di modo, che una Sala Egittia haueua piu preſto della Baſilica, che del Triclinio, et qui due coſe douemo auuertire l’una
come
erano le Baſiliche, &
come haueuano le fineſtre. L’altra che queſto nome di Triclinio è uſato da Vitr. parlando delle Sale, & non
fa
differenza tra quelle ſtanze, che egli chiama Oeci, &
quelle che ſono Triclini nominate, pero io direi, che Oeci ſono Triclini
194175SESTO& Triclini oeci piccioli. quelli à publichi, queſti à priuati ediſici, & ordinarij dedicati. Hauendoci adunque Vitr. eſplicato queſta differenza,
egli
pone una uſanza di queſte ſale fatte alla Greca, &
benche pare, che le Corinthie ſiano Greche, & che le Egittie ancho ſiano ſtate uſate
da
Greci, &
l’una, & l’altra maniera ſia stata preſa da Italiani, nientedimeno io stimo, che queste ſale, che egli nel preſente capo dice eſſer al-
la
Greca, non fuſſero state preſe da Italiani, ma che ſolo in Grecia s’uſaſſero.
Queſte dice egli, che ſi chiamauano Cizicene, coſi dette da una ter
ra
di Mileſii nalla Propontide.
Erano poſte al Settẽtrione, riguardauano i campi, et le uerdure, baueuano le porte nel mezzo, capiuano due Tri
clinij
con quello, che egli sta intorno oppoſti l’uno all’altro, da i letti de i quali ſi poteuano uedere le uerdure per le fineſtre.
Le miſure di
queste
ſale ſono bene da Vitr.
dichiarite, ne ci accade figura, perche dalle figure ſopraposte, & dalle regole tante fiate dichiarite uno ſtu-
dioſo
, e diligente ne può cauare la forma.
1110
CAP. VII. A CHE PARTE DEL CIELO OGNI MANIERA
DI EDIFICIO DEVE GVARDARE ACCIO SIA VTILE, E SANA.
HOR noi dichiararemo con che proprietà le maniere de gli edifici all’uſo, & alle parti del cielo com-
modamente
posſino riguardare.
I Triclini del uerno, & iluoghi de i bagni riguardino quella par-
te
, doue il Sole trammonta il uerno, perche biſogna uſare il lume della ſera, &
ancho per queſto, per
che
il Sole cadendo ha lo ſplendore oppoſto, &
rimettendo il calore nel tempo ueſpertino intepe
diſce
piu la ragione d’intorno.
I Cubiculi, & le Librerie deono eſſer poſte all’Oriente, perche l’uſo
uuole
il lume mattutino, &
ancho i libri non ſi guaſtano nelle librerie, perche in quelle, che ſono
2220 uerſo il Meriggie, ò uero à Ponente le carte ſono guaſte da i Tarli, &
dall’humore, perche i uenti humidi ſopraue-
gnenti
li fanno generare, &
gli notriſcono; e ſpargendo gli ſpiriti humidi per la muffa corrompeno i uolumi. I Tri-
clinij
di Primauera, &
d’Autunno ſi drizzano all’Oriente, perche l’impeto del Sole oppoſto andando di longo uerſo
l’Occidente
fa quelle ſtanze di lumi circondate piu temperate in quel tempo, che ſi ſogliono adoperare.
Ma quelli
della
ſtate deono riguardare al Settentrione, perche quella parte, non come le altre, che nello ſoſtitio ſi fanno per lo
calore
ardenti, per eſſer riuolta dal corſo del Sole, ſempre, è, freſca, &
nell’uſo porge ſanità, e piacere. Et coſi
que
luoghi, doue ſi hanno à ſaluare ſcritture, e tauole ò pitture detti Pinacothechi, oue ſi fanno le coltre, ò piumac-
ci
cucciti con diuerſi colori, &
imbottiti, ò doue ſi dipigne, biſogna che riguardino al Settentrione, accioche i, colo-
ri
di quelli per la fermezza, &
egualità de lumi ſiano nelle opere impermutabili.
Haueuano gli antichi molta auuertenza al Decoro, del quale parlato hauemo nel Primo Libro. Similmente alla Diſtributione, che ſerue all’uſo,
3330 perche Vitr.
parla in questo luogo di quello, che ci accommoda, & parlera di quello che ſta bene, & che conuiene à diuerſi gradi di perſo-
ne
;
Et inuero, come io ho detto nel principio di queſto Libro Vitr. ha uoluto, che noi conſideriamo egualmente le coſe dette nel primo nelle
opere
publiche, &
nelle priuate: perche quelle erano indifferenti, communi, & applicabili come i numeri, & le figure à diuerſe materie.
Quanto adunque apartiene alla Diſtributione, ſi uede nel preſente capo, che egli tratta à che parti del cielo, quali ſtanze douemo fabricare. Si
perche
ne habbiamo commodo, &
utilità, ſi perche ſiano ſane. Gli antichi mangiauano ſecondo le ſtagioni in diuerſe ſtanze, nella ſtate in
luoghi
uolti al Settentrione, &
che haueuano acque, & uerdure, il uerno haueuano il ſuoco, la facciata piu calda, imparando da gli uccelli,
che
ſecondo le ſtagiani uanno mutando il luogo, &
perche non ſolamente douemo houer cura della commodita delle perſone, ma ancho della con
ſeruatione
delle robbe, però molto bene douemo conſiderare di ſar le ſtanze per ſaluar le robbe, ilche in queſto capo da Vitr.
è molto iene con-
ſiderato
, &
ci laſcia da penſare piu oltra ſecondo l’occaſione, imperoche egli non abbraccia ogni coſa, ma ci da tanto lume, che ci baſta, oltra
che
ne dira ancho dapoi, ci ſono ancho le caſe de gli artifici, &
de mercanti che uendono coſe, che hanno biſogno d’eſſer conſeruati in propi
4440 luoghi, ſecondo le qualità delle merci, Similmente le munitioni, i uiueri, le armi, &
luoghi dall’oglio, dalle Lane, delle Specierie, & de i Frut-
ti
hanno le loro propietà da eſſer conſiderate, perche poi niente ſia, che guaſti le robbe, ma queſte coſe non cadono in conſideratione nelle coſe
de
i grandi.
Seguita ancho un’altra diſtributione, che participa del Decoro, & dice.
CAP. VIII. DE I PROPI LVOGHI DE GLI EDIFICI, E PRI-
V’ATI
, E COMMVNI, ET DELLE MANIERE CONVE-
NIENTI
AD OGNI QVALITA DI PERSONE.
ESSENDO le ſtanze alle parti del Cielo à queſto modo diſpoſte, allhora biſogna auuertire, con che
5550 ragione à i padri di famiglia i propij luoghi, &
i communi con gli ſtrani in che modo ſi deono fabrica
re
, perche in queſti, che propi ſono, non è lecito, ne puo ognuno in esſi entrare ſe non einuitato, co
me
ſono i Cubiculi, i Triclini, i Bagni, &
le altre ſtanze, che hanno l’iſteſſe ragioni dell’uſo loro. Com
muni
ſono quelli, ne i quali ancho chi non, è, chiamato del popolo ui puo entrare.
Queſti ſono l’en-
trate
, i Cortili, i Periſtili, &
quelle parti, che poſſono hauere l’uſo iſteſſo. A quelli adunque, i quali
iono
di ſorte commune, non ſono neceſſarie l’entrate magnifiche, ne i Tablini, ne gli Atri, perche queſti preſtano à
gli
altri quegli officij cercando, che da gli altri ſono cercati.
Ma quelli, che ſeruono alla utilità, e frutti della uilla, nel-
le
entrate delle loro caſe deono hauere gli ſtabuli, &
le tauerne, & nelle caſe l’arche, e i granai, le ſaluarobbe, & le di-
ſpenſe
, che poſſono piu preſto eſſer per ſeruare i frutti, che à bellezza, &
ornamento. Coſi à publicani, à banchie-
ri
, ò uero uſurari, ſi fanno le caſe piu commode, è piu belle, &
piu ſicure delle inſidie. A gli huomini di palazzo,
6660&
à gli auuocati piu eleganti, & piu ſpatioſe, per poter riceuere, & admettere la maltitudine delle genti. A nobili,
che
ne i magiſtrati, &
ne gli honori deono à cittadini non mancare d’officio, ſi deue fare le entrate regali, e gli Atri al-
ti
, &
i portichi, ò loggie amplisſime, & gli ſpatij da caminare piu larghi perfetti all’ornanmento, e Decoro. Oltra
di
cio le Librerie, le Cancellarie, le Baſiliche non disſimiglianti da quello, che ricerca la magnificenza delle opere pu
bliche
, perche nelle lor caſe ſpeſſo ſi fanno &
i conſigli publici e priuati, & gli arbitrari giudici, e compromesſi. Se
adunque
con queſte ragioni ad ogni ſorte di perſone coſi ſeranno gli edificij diſpoſti, come del Decoro e ſtato ſcrit-
to
nel primo uolume, non ſera coſa degna di riprenſione, perche haueranno ad ogni coſa commode, &
ſenza menda
le
loro eſplicationi.
Et di quelle coſe non ſolo ci ſeranno, nella Città le ragioni, ma ancho nella uilla. Eccetto, che
nella
Città gli Atrij ſono uicini alle porte, ma nella uilla, che quaſi imitano le cittadineſche ſubito appreſſo le porte
ſono
i Periſtili, dapoi gli Atrij che hanno i portichi d’intorno con pauimenti, che riguardano uerſo le paleſtri, &
i
7770 luoghi da paſſeggiare.
Io ho deſcritto diligentemente come ho propoſto, in ſomma le ragioni di fare le fabriche cit-
tadineſche
nella Città.
Eſpedita la parte, che apparteneua alla Distributione. Vitr. nel preſente capo ci dimoſtra quanto conuiene al Decoro, che altro non e, che un
riſpetto
alla dignità, &
allo stato delle perſone. Fatta adunque la diſtintione delle perſone biſogna à ciaſuna ſecondo il grado ſuo ſabrica-
re
, &
pero altro compartimento hauerà la caſa d’un Signore, altro quella del nobile, altro quella del populo. Le parti delle caſe ſimilmente
ſiano
, ò communi, ò propie deono riguardare alla qualità delle perſone.
Vſauano anticamente quelli, che con maggiore ſplendidezza
195176LIBRO fabricare laſciar dinanzi alle porte un luogo uacuo, che non era parte della caſa, ma bene conduceua alla caſa, doue ſtauano i Clienti, & quel
li
, che ueniuano per ſalutar i grãdi, fin che erano admesſi, &
ſi poteua dire, che ne erano in caſa, ne ſuori di caſa. Queſto luogo era detto
Veſtibulo
, &
era di gran dignità, & adornato di loggie, & di ſpatij. La ſua boneſtà era la uia, l’uſo, il poter commodamente aſpettare, il pia
cere
, perche iui i giouani aſpettando i principali s’eſſercitauano alla palla, alle lotti, à ſaltare, &
in altri eſſercitij giouanili. Eranui le por-
te
, prima le communi, &
queſta di ragione era una ſola ſplendida, è ricca, & adorna mirabilmente, & poi altre particolari, come quella, che
ſeruiua
al condurre le robbe in caſa, &
quella del patrone ſecreta, per la quale egli ſenza eſſer ueduto poteua uſcire. Et però dice Horatio.
Atria ſeruantẽ poſtico falle clientem, eraui l’entrata, l’Atrio, il Tablino, il peristilio per ordine. Le ſcale ſecondo la dignità e ſorma loro bel
lisſime
, commodisſime, e lucide, metteuano capo in ampie, &
ſpatioſe ſale, che ſcopriuano il mare, i giardini, & le uerdure, & ſotto eſſe à
pie
piano erano molte loggie, è luoghi da audienze di modo, che niente ſi poteua deſiderare.
Laſcio ſtare la magnificẽza, che uſauano in ogni altra
ſtanza
, ne i dormitori, ne i cenacoli ſecondo le ſtagioni, nelle camere, ne i bagni, che ſarebbe coſa lunga à narrare.
Haueuano riguardo ad accom
1110 modar i ſoreſtieri.
I grandi adunque haueuano ſecondo le lor qualità gli edificij, i mediocri, i mercanti, gli arteſici erano accommodati. Le
botteghe
eſſer doueuano ſopra ſtrade correnti in belle uiſte, le merci in moſtra, &
inuitauano gli huomini à comprare. Ecco adunque, quan-
to
chiar amente Vitr.
ſi laſcia intendere per quello, che egli ba detto nel Primo Libro al ſecondo capo, quando egli dice, parlando del Decoro,
beatis
, &
delicatis. qui dice forenſibus autem, & diſertis, & la doue egli dice potentes, qui dice nobilibus, qui honores, magiſtratusque geren
do
.
& c. Gli A trij in Villa non erano alla prima entrata, ma dopo i periſtili, & haueuano i portichi d’initorno con bei pauimenti, & coſi ſi
uede
, che ancho d’intorno gli Atriij erano i portichi.
Et qui ſia fine delle caſe priuate fatte nella Citta.
CAP. IX. DELLE RAGIONI DE I RVSTICALI EDIFICI,
ET
DESTINTIONI DI MOLTE
PARTI
DI QVELLE.
2220
HORA dirò de ruſticali ediſici come poſſono eſſer commodi all’uſo, & con che ragioni ſi deono fa-
re
, prima li deue guardare alla ſalubrita dello aere, come s’è detto nel Primo Libro di porre le Città.
Le grandezze loro ſecondo la miſura delle poſſesſioni, & le copie de i frutti ſieno comperate; I cor
tili
, &
le grandezze loro al numero delle pecore, & coſi quanti parà de buoi ſerà neceſſario, cheul
ſtiano
biſognera determinare.
Nel cortile la cucina in luogo caldis ſimo ſia poſta, & habbia con-
giunte
le ſtalle de i buoi, le preſepi de i quali riguardino uerſo il fuoco, &
l’Oriente, perche i buoi
guardando
il fuoco, &
il lume non ſi fanno ombroſi, & timidi, & coſi gli agricoltori periti delle regioni, non pen-
ſano
che biſogna, che i buoi riguardino altra parte del Cielo, ſe non il naſcimento del Sole.
Le larghezze de i boui-
3330 li non deono eſſer meno di piedi dieci, ne piu di quindici, La longhezza in modo, che ciaſcuno par di buoi non oc-
cupe
piu di ſette piedi.
I Lauatoi ſiano congiunti alla cuccina, perche à queſto modo non ſarà lontana la ammini-
ſtratione
della ruſtica lauatione.
Il Torchio dell’oglio ſia prosſimo alla cuccina, perche coſi à frutti oleari ſerà com
modo
.
Et habbia congiunta la cantina, i lumi dellaquale ſi torranno dal Settentrione, percioche hauendogli da al-
tra
parte, doue il Sole poſſa ſcaldare, il uino, che ui ſerà dentro conſuſo, &
meſcolato dal calore ſi farà debile, & men
gagliardo
.
I luoghi dall’oglio ſi deono porre in modo, che habbiano il lume dal mezzodi, & dalle parti calde, percio
che
l’oglio ſi deue aggiacciare, ma per la tepedità del calore aſſottigliasſi.
Le grandezze di que luoghi deono eſſer
fatte
ſecondo la ragione de i frutti, &
il numero de i uaſi, i quali eſſendo di miſura di uenti anfore, deono per mezzo
occupare
quattro piedi, Ma il torchio ſe non è ſtretto con le uiti, ma con le ſtanghe, &
col prelo e le traue che pre-
meno
, ſia men longo di quaranta piedi, &
coſi ſara à quelli, che lo uoltano lo ſpatio eſpedito, la larghezza ſua non
4440 ſia meno di piedi ſedici, perche coſi compiutamente ſi potrà da quelli, che fanno l’oglio uoltare.
Ma ſe egli ſera luo
go
per due preli, ò calcatoi ſi diano uintiquattro piedi per la lunghezza.
Gli ouili, & le ſtalle per le capre ſi deono
fare
coſi grandi, che ciaſcuna pecora meno di quattro piedi e mezzo, non piu di ſei poſſa occupare dilonghezza.
I Granai alzati al Settentrione, & all’ Aquilone, perche à queſto modo i grani non potranno coſi preſto riſcaldarſi,
ma
dal uento raſſreddati longamẽte ſi conſeruerãno, perche l’altre parti generano le pauigliole, &
altre beſtiuolette,
che
ſono di nocumento à i grani.
Le ſtalle de caualli ſi porranno in luoghi caldisſimi, pur che non guardino al foco,
perche
quando i giumenti ſono appreſſo al foco, ſi fanno horridi.
Et ancho non ſono inutili le tezze di buoi, ò pre-
ſepi
, che ſi dichino, che ſi mettono oltra la cucina alla ſcoperta uerſo Leuante, perche quando la inuernata al Cielo
ſereno
ſono in quelle condotti, la mattina i buoi paſcendoſi diuentano piu grasſi.
I Granari, i Fenili, i luoghi da
riporre
i farri, i piſtrini, ſi deono fare oltra la caſa di uilla, accioche le caſe ſiano piu ſicure dal foco.
Ma ſe nelle fabri-
5550 che di uilla ſi uorrà fare alcuna coſa piu delicata, dalle miſure delle Città ſopraſcritte ſi fabricherà in modo,
che
ſenza impedimento della utilità ruſticale ſia edificata.
Biſogna hauer cura, che tutti gli edifici ſiano luminoſi.
A quelli di Villa, perche non hanno pareti de i uicini, che gli impediſca facilmente ſi prouede. Ma nelle Città, ò le
altezze
de i pareti publichi, ò le ſtrettezze delluogo i loro impedimenti fanno le ſtanze oſcure.
Et pero di que-
ſto
coſi ſi deue far eſperienza.
Da quella parte, che ſi prende il lume, ſia tirata una linea ò filo dall’altezza del pare-
te
, che par’oſtare à quelluogo, dentro ilquale biſogna poner il lume, &
ſe da eſſa linea, quando ſi guardera in alto
ſi
potra uedere lo ampio ſpatio del puro cielo, in quelluogo ſera il lume ſenza impedimento, ma ſe egli impediran-
no
, ò traui, ò ſogliari, ò palchi apriſi dalla parte di ſopra, &
coſi ui ſi metta il lume. Etin ſomma noi douemo go-
uernarſi
in queſto modo, che da qualunque parte ſi puo uedere il lume del cielo, per quelle ſi deono laſciare i luoghi
alle
fineſtre.
Et coſi gli edifici ſeranno lucidi. Ma l’uſo de i lumi grandisſimo ne i Triclimi, & ne gli altri conclaui,
6660 come ne gli anditi, nelle diſceſe, nelle ſcale, perche in queſti luoghi ſpeſſo s’incontrano le perſone, che portano
peſi
addoſſo.
Io ho eſplicato quanto ho potuto le diſtributioni delle opere fatte al noſtro modo, accioche oſcure non
ſiano
à chi fabrica.
Non ha uoluto Vitr. laſciar à dietro la conſideratione della uilla, & delle ſabriche fatte ſuori della Città, imperoche non meno era neceſſario
queſto
trattamento, che quello delle altra ſabriche.
Da Columella, Varrone, Catone, e Palladio ſi può trarre copioſamente, quello, che
apartiene
alla uilla, &
perche quelli autori aſſai diſtinti, è copioſiſono, io non uoglio à pompa citare i luoghi loro: aſſai mi ſer à dimoſtrare in
Vitr
.
i precetti del quale ſono ſtati da alcuni di quelli benisſimo oſſeruati. Le ſabriche di Villa eſſer deono in luoghi ſani, ſono piu libere, che
quelle
della Città, &
molte commodità ſi deue hauere in quelle, & molte dalla natura cercarne. Hanno piu, & meno stanze, ſecondo il gra-
do
de gli buomini tanto per gli ſamiliari, quanto per li ſoreſtieri.
Il mediocre, & baſſo ſi deue sſorzare d’hauer in uilla buona stanza, accio
la
moglie ſtia piu uolentieri à gouernar le robbe, &
attenda piu all’utile, che al piacere. Al contrario i ricchi, è grandi buomini habbiano di-
7770 nanzi le ſtanze loro gli ſpatij da correre, &
torneare, le belle uerdure, ſiano diſeſe da uapori, da uenti, da molti, che impediſcono, non hab-
hian
le ſtalle, ne i letami uicini, &
ſia il tutto ſabricato con dignità. Le ſtanze del lauoratore, ò del Gaſtaldo ſiano partite per le coſe, per
gli
huomini, per gli animali, per gli ſtrumenti.
L’Ara ſia al Sole, aperta, larga, battuta alquanto colma nel mezzo, & uicina al coperto.
il Gaſtaldo dorma appreſſo la porta maeſtra, i lauoratori ne i luoghi, che ſiano pronti à gli uſſicij loro. La cuccina ſia ampia, chiara, ſicu-
ra
dal ſuoco.
Le ſaluarobbe commode, gli animali da lauoro come ſono buoi, & caualli ſiano in luoghi accomodati con le ragioni, che dice
Vilr
.
Similmente gli animali, che ſruttano come ſono armenti di Porci, Pecore, Pollami, Vccelli, Peſci, Colombi, Lepri, & altri
196177SESTO. animali, tutti deono ſecona’o le qualità, e nature loro eſſer accommodati, & l’oſſeruanze di queſte coſe molto bene ſi fanno auuertendo à
quello
, che ſi fa in diuerſi paeſi;
& ponendoui cura, & industria.
Il grano, & ogni ſeme marciſſe per l’humido, impallidiſce per lo caldo, ammaſſato ſi riſtrigne, e ſobboglie, & per toccar la calce ſi guasta, &
pero
ſia ſopra tauolato, ò in caua ſopra la nuda terra, uerſo Borea, e Tramontana.
Le poma ſi conſeruano in luogo ſreddo, in caſſe di legno rinchiuſe.
La Cantina ſotterrra, rinchiuſa, lontana dal mezzo di, & da i uenti Meridionali, & dallo strepito, habbia il lume da Leuaute, ouero da
Borea
, ogni humore, uapore, &
fetore eſſer le deue lontano, ſia pendente, & laſtricata in modo, che ſel uino ſi ſpande, poſſa eſſer raccolto.
I uaſi del Vino ſiano capacisſimi, e fermi.
Gliinſtrumenti, che biſognano à gli Agricoltori ſiano in luoghi accommodati: il carro, i gioghi, l’Aratro, le corbe dal fieno ſiano ſotto il co-
perto
al mezzo di uerſo la cuccina.
1110
Al Torchio diaſi ſtanza capace, & conueniente, oue ſi ripongono i uaſi, le Funi, i Ceſti. Sopra le Traui del coperto ſi pongono i Crattici, le
Pertiche
, lo Strame, il Canapo.
I Buoi mangino al baſſo, a Caualli penda lo ſtrame di ſopra, perche alzando la testa l’aſciugano, perche hanno la teſta humida, però dinanzi la
mangiatora
non ſia il Parete humido.
La Luna gli guaſta gli occhi.
La Mula impazza in luogo caldo, baſſo, & oſcuro. Le Miſure delle ſtalle da buoi, & da pecore ſono poſte da Vitr.
Il Torchio antico forſe haueua altra maniera di quello, che uſamo noi à queſti tempi.
Poſti i precetti di tutte quelle coſe, che alla uilla ſono piu neceſſarie parla Vit. de i lumi, & delle finestre. Lequali in uilla ſono men impedite, ma
nella
Citt à poſſono hauere molti contrari, à i quali ſi troua rimedio ogni uolta, che ſi conſidera l’eſſetto del lume, &
il cadimento, & doue
uegna
, perche è chiaro, che doue non puo cadere il lume, egli non ſi puo hauere.
Le groſſezze de i pareti ſpeſſo l’impediſcono, però alcuni
banno
tagliato il muro doue hanno à ſtare le ſinestre, cominciando dalla ſuperficie di ſuori, &
uenendo per la groſſezza del muro alla ſuperſi
2220 cie di dentro con un taglio pendente, &
forſe Vit. non è lontano da questa opinione. La doue adunque per dritta linea ſi puo tirare un ſilo
allo
ſcoperto, ſenza dubbio ſi puo hauere il lume, &
quando queſto da i lati de i Pareti non ſi poſſa fare, biſogna aprir di ſopra.
Auuertiamo adunque in queſta materia à i precetti di Vitru. eleggendo prima il luogo ſano, perche la doue ſi uuol far conto con l’inſcrno, non
ſolamente
l’entrata, ma la uita è dubbioſa, anzi la morte è piu certa, che’l guadagno:
dapoi con buon conſiglio douemo far le fabriche tanto
grandi
, quanto ricerca la poſſesſione, l’entrata, &
la copia de i ſrutti. Quanto alla poſſesſione eſſer deue il modo, & la miſura, che è ot-
tima
in tutte le coſe, &
ſi deue ſeruar quel precetto che dice, il campo douer eſſer piu debile, che l’A gricoltore: perche ſe biſogna ſoſtener-
lo
, &
curarlo, quando l’ Agricoltore non puo tanto, è neceſſario, che’l campo patiſca, & però men rende ſpeſſo una gran poſſesſione poco,
che
una picciola molto coltiuata.
Siche douemo tanto tenere, quanto potemo mantenere, accioche compramo i campiper goderli noi, & non
per
torgli ad altri, ò per aggrauarci troppo, perche niente gioua il uoler poſſedere, &
non poter lauorare. Quanto alle fabriche ſimil-
mente
douemo ſchiuare di non incorrere nel uitio di Lucullo, &
di Sceuola, de quali uno ediſico in uilla molto piu riccamente di quello, che
3330 richiedeuano le poſſesſioni.
L’altro mancò de gran longa. All’uno di troppo ſpeſa, all’altro di non poco danno ſu cagione.
Queſto errore comincia à moltiplicare à di nostri per la ſuperbia de gli buomini. Le fabriche che non ſono baſtanti, fanno, che i frutti ſi gua-
ſtino
per la ſtrettezza del luogo.
Deueſi adunque fabricare in modo, che ne la fabrica deſideri il ſondo, ne il ſondo ricerchi fabrica.
Il ſesto capo di Columella, e al propoſito di questo capo, il Torchio, l’ara ce inſegna Catone, e Palladio.
CAP. X. DELLE DISPoSITIONI DE GLI EDIFICII, ET
DELLE
PARTI LORO SECONDO I GRECI, ET DE
I
NOMI DIFFERENTI ET MOLTO DA I
COSTVMI
D’ITALIA LONTANI.
4440
PERCHE i Greci non uſano gli atrij nelle entrate, però à noſtro modo non ſon ſoliti di fabricare,
ma
entrando dalla porta ſanno gli anditi non molto larghi, &
dall’una parte le ſtalle de i caualli,
&
dall’altra le ſtanze de i portonari, & ſubito ſon finite l’entrate interiori, & queſto luogo tra
due
porte e detto, Thirorio, cioè Portorio, ò Portale;
dapoi è lo ingreſſo nel Periſtilio, ilquale ha
il
portico da tre parti, &
in quella parte, che riguarda al Meriggie, hanno due pila ſtrate, ò ante tra
ſe
per molto ſpacio diſcoſte, ſopra lequali s’impongono le traui, &
quanta diſtanze è tra le dette
ante
, tanto di quella toltane uia la terza parte ſi da allo ſpacio interiore.
Queſto luogo da alcuni proſtàs, da altri paraſtas è nominato. In que luoghi di dentro ſi fanno le ſtanze grandi, nelle-
5550 quali le madri di famiglia con i laniſici ſiedono.
In quelli anditi dalla deſtra, & dalla ſiniſtra ui ſono i cubiculi, de-
quali
uno è detto Thalamo, l’altro Antithalamo, ma d’intorno à i portichi ſono i Tridini ordinari, &
i cubiculi an-
chora
, &
le ſtanze per la famiglia, & queſta parte è detta Gineconiti, cioè Stanza delle donne.
Aqueſte ſi congiugnono le caſe piu ampie, che hanno i Periſtili, ò colonnati piu ampi, ne i quali ſon quattro porti-
chi
di pari altezza, oucro quello, che riguarda al meriggie, è fatto di piu alte colonne, &
quel Colonnato d’intor-
no
, che ha le Colonne, &
il portico piu alto fi chiama Rhodiaco. Quelle caſe hanno i ueſtibuli magniſichi, & le
porte
propie con grandezza, &
i portichi de i Periſtili ornatisſimamente ſoffittati, intonicati, & lauorati di Stuc
chi
, &
ne i portichi, che riguardano al Settentrione hanno i Triclini, i Ciziceni, le cancellarie, ma uerſo il Leuante
hanno
le Librerie, uerſo Ponente le Eſſedre, &
uerſo il mezzo di le Sale coſi grandi, che facilmente poſti in quelli,
&
acconci, quattro Triclini, il luogo è ſpacioſo ancho per uedere far le feſte, & per lo ſeruitio, & amminiſtratione.
6660 In queſte Sale ſi fanno i conuiti de gli huomini. Perche ſecondo i coſtumi di Greci le matrone ſedeuano a men-
ſa
.
Queſti Periſtili, ò Colonnati ſi chiamauano Andronitide. Perche in quelli ſtauano gli huomini ſenza eſſer di-
ſturbati
dalle donne.
Oltra di queſto dalla deſtra, & dalla ſiniſtra erano alcune caſette, che hauenano porte propie,
Triclini
, &
cubiculi commodi, accioche i foreſtieri non nei Periſtili, ma in quelle foreſterie alloggiaſſero. Perche
eſſendo
ſtati i Greci piu dilicati, &
dei beni di Fortuna piu accommodati, à ſoreſtieri, che ueniuano apparecchia-
uano
, i Triclini, i Cubiculi, &
le ſaluarobbe è diſpenſe, & il primo giorno gli inuitauano à cena. Il ſecondo gli
mandauano
Pollame, Vuoua, herbe, Poma, &
altre coſe diuilla, & però i Pittori imitando con le Pitture le coſe
mandate
à gli hoſpiti chiamauano quelle Xenia.
Coſi non pareua che i padri di famiglia nell’albergo eſſer foreſtieri hauendo in tali alloggiamenti una libertà ſecreta.
Tra queſti Periſtili, & alberghi erano gli anditi detti meſaule, perche erano di mezzo tra due aule, ma i noſtri chia
7770 mano quelle Androne.
Ma queſto è mirabile, perche queſto ne à Greci, ne à noſtri puo conuenire: perche i Greci
chiamano
Androne le ſtanze doue mangiano gli huomini, percheiui ſtanno le dõne.
Et coſi anchora ſono altre
coſe
ſimiglianti, come il Xiſto, il Prothiro, i Telamoni, &
altre parti di queſta maniera. Il Xiſto ſecondo Greci, è
un
portico di ampia larghezza, doue il uerno s’eſſercitauano gli Athleti.
Ma i noſtri chiamamo Xiſti i luoghi ſco-
perti
da caminare, cho i Greci chiamano Peridromide.
Appreſſo Greci Prothiri ſono i ueſtibuli inanzi le porte,
ma
noi chiamamo Prothiri quelli, che i Greci chiamano Diathiri.
197178LIBRO
Anchora ſe alcune figure uirili ſoſtentano i mutuli, ò le corone, i noſtri chiamano Telamoni, ma p erche coſi le chia-
mino
, egli non ſi troua ſcritto nelle hiſtorie, i Greci le chiamano Atlanti, perche nella hiſtoria Atlante è ſormato
à
ſoſtenere il mondo perche coſtui primo fu, che con prontezza d’animo hebbe cura di laſciare à gli huomini il cor
ſo
del Sole, &
della luna, i naſcimenti; & gli occaſi di tutte le ſtelle, & le ragioni del girar del mondo, & per queſto
da
Pittori, &
ſtatuari è formato per quello beneſicio ſoſtenere il mondo, & le ſue figliuole Atlantide, che noi chia
miamo
Virgilie, &
i Greci Pleiade con le ſtelle nel Cielo ſono conſecrate. Ne io ho propoſte tal coſe, perche ſi mu-
te
la uſanza de i uocaboli, &
del parlare; ma perche non ſiano aſcoſe, à chi ne uuole ſaper la ragione. lo ho eſpoſto
con
che ragione ſi fanno le fabriche d’Italia, &
di Grecia; & ho ſcrittodelle miſure, & delle proportioni di ciaſcuna
maniera
.
Adunque perche della Bellezza, & Decoro, eſtato ſcritto di ſopra, hora ſi dirà della fermezza, in che mo
1110 do poſſa durare ſenza diffetto alla uecchiaia.
Pareua à Vitr. che l’huomo facilmente ſi poteſſe ingannare leggendo, ò udendo i nomi Greci, & i nomi Latini delle parti delle ſabriche, perche tra
quelli
ui è non poca differenza, però per rimediare à queſto diſordine, egli ba uoluto in queſto luogo ragionare delle parti de gli ediſici de i
Greci
, &
eſponere iloro uocaboli molto diſſerenti dalle uſanze italiane. Et pero dice, che i Greci non uſauano gli atrij. Credo io perche non
haueuano
quella occaſione, che haueuano Romani della grandezza.
Benche ancho quellinon erano ſenza, perche ſaceuano le ſtanze delle
donne
belle, &
ſeparate da quelle de gli buomini, non uſando adunque gli atrij, che appreſſo Rom. erano appreſſo le porte. Subito che egli
s’entraua
in caſa era una entrata coperta non molto larga, che da una parte haueua i luoghi de i caualli, &
dall’ altra le stanze de portinari,
&
in fronte u’era un’altra porta, & quel luogo che era tra una porta, & Paltra ſi chiamaua Thirorio coſi detto quaſi ſpacio tra le porte, &
queſto
era in luogo di atrio, ò di ueſtibulo, per la porta di dentro entrauano in un bel Periſtilio, ò colonnato, ilquale haueua le colonne da
tre
lati, cioè dal lato della porta, &
dalla destra, & dalla ſiniſtra, ma nella ſronte à dirimpetto della porta, che guardaua al meriggie era
2220 una apritura amplisſima, ſopra gli anguli della quale erano drizzate due gran pilaſtrate, che ſostentauano un traue maestro, ſotto questa
apritura
, era uno ſpacio coperto longo un terzo meno dell’apritura, ma nel parete opposto, &
da i lati erano le porte delle ſale grande, doue
ſtauano
le matrone à lauorare, &
dalla deſtra, & dalla ſiniſtra di queſte apriture eran poſti i cubiculi, cioè camere, & anticamere, ò camini,
che
ſi chiamino al modo noſtro, ma d’intorno i portichi era quello, che dice Vit.
chiar amente, i cubiculi, i tinelli, le stanze de ſamigliari.
Et queſta parte è quella che appartiene alle donne, il resto è de i compartimenti delle stanze de gli buomini, ilche è ancho maniſeſto in Vit. Segui
ta
poi, à dichiarire le diſſcrenze d’alcuni uocaboli uſati da Greci, &
preſi in altra ſigniſicatione da Latini, & dona la ſua parte all’uſo, ap-
preſſo
ilqual è la forza, &
la norma del parlare, ne conuiene ad huomo ſaldo contender de nomi , doue s’intende la coſa, noi ne noſtri com-
mentari
Latini piu ampiamente ragionamo di queſti nomi, conuenienti à Latini, perche bora ci può baſtare hauerli nel traccorſo della interpre
tatione
accennati.
Reſta qui, che io dica alcuna coſa del modo, che uſauano gli antichi per ſcaldarſi. Io ho hauuto in queſta materia due co-
ſe
prima l’Architetto, che fece il Palazzo d’Vrbino laſcia ſcritto, che la ragione, perche non hauemo gli eſſempi de i camin de gli antichi, e per
3330 che i camini ſtauano nella ſuprema parte della caſa, laqual’ era la prima à rouinare, però non ſi ha ueſtigio de camini, ſe non in pochi luoghi
à
pena conoſciuti, poi, ne dalla forma doue ſi trouano.
Ne è uno appreſſo Peruggia ſopra il pianello in uno antico ediſicio, che haueua certi
mezzi
circoliſopra iquali ſi ſedeua, &
nel mezzo una bocca tonda d’onde uſciua il ſumo, era in uolto circondato da muri, largo ſei piedi,
longo
otto come la figura, a.
l’ultimo e a Baie appreſſo la Piſcina di Nerone, che era in quadro di larghezza di piedi 19. per ogni ſaccia, nel
cui
mezzo erano quattro colonne con lo Architraue, ſopra ilquale erano le uolte d’altezza di piedi 10.
ornate di belle figure di stucco, nel
mezzo
era come una cuppoletta Piramidale con un bucco in cima, di doue uſciua il ſumo.
Similmente non molto lontano da Ciuità ueccbia
ne
è uno quaſi della iſteſſa grandezza, che da gli anguli uſciuano quattro modioni, ſopra iquali ſi poſauano quattro Architraui, ſopra iquali
era
la Piramide del camino, d’onde uſciua il ſumo, &
nel parete per ogni ſaccia eran due picciole ſineſtre, con un hemiciclo in mezzo doue
poteua
ſtare qualche ſigura, erano quegli hemicicli alti dal pauimento piedi quattro.
444097[Figure 97]A
198179SESTO
L’altra coſa è, che mi pare ancho, che ſia ſtato ritrouato un’altro modo, con il quale gli antichi riſcaldauano le loro stanze, & ė queſto. Fa-
ceuano
nella groſſezza del muro alcune canne, ò trombe, per le quali il calore del ſoco, che era ſotto quelle ſtanze ſaliua, &
uſciua ſuori
per
certi ſpiragli, ò bocche fatte nelle ſommita di quelle canne, &
quelle bocche ſi poteuano otturare, acciocche ſi poteſſe piu, & meno ſcal-
dare
le ſtanze, &
darle piu, & meno del uapore; con queſta ragione uogliono alcuni, che ſi poſſa dalle parti inſeriori delle caſe raccoglie-
re
il uento, &
farlo ſalire da luoghi ſotterra per le canne alle habitationi della ſtate, & nelle noſtre parti ſi trouano alcune ſabriche appreſ-
ſo
monti, da i quali per luoghi rinchiuſi uenendo gli ſpiriti de i uenti, &
apprendo ſi piu, & meno alcune portelle, egli ſi fa le ſtanze ſre-
ſche
di modo, che la ſtate ci ſi fa un ſreſco mirabile.
Ma io non conſiglierei un mio amico, che eſſendo caldo egli entraſſe in luoghi ſimili.
Mi pare hauer letto, che gli antichi ſpendeſſero aſſai in certe conche di metallo, lauorate, nelle quali ſi faceuano portare il ſoco uolendoſi
ſcaldare
, &
io non dubito, che non ui accendeſſero delle coſe odorate, & che non uſaſſero de carboni, che non nuoceſſero. A noſtrigior-
ni
è manifeſto quello ſi uſa, &
come nella groſſezza de i muri ſi fanno i camim, i quali uſcendo con le lor canne fuori del tetto portano il fu-
1110 mo nello ſpatio dall’aere, doue egli ſi deue auuertire, che’l fumo poſſa ſenza impedimento de i contrari uenti uſcir fuori liberamẽte, et non tor
nare
a dietro all’ingiu, perche le ſtanze ſi empirebbeno di fumo, delche niuna coſa ė piu nociua a gli occhi, doue è andato in prouerbio.
Il fumo, & la mala donna caccia l’huomo di caſa. 10 mi eſtenderei in diſcriuere particolarmente molte coſe, le miſure, & i modi de le qua-
li
non ſono poſti da Vitr.
ma ſapendo che preſto uenir à in luce un libro delle caſe priuate, compoſto, & diſſegnato dal Palladio, & hauen-
do
ueduto, che in quello non ſi puo deſiderare alcuna coſa, non ho uoluto pigliare la ſatica d’altri per mia, Vero, è che stampato il ſuo Li-
bro
, &
douendo io ristampare da nouo il Vitruuio, mi sſorzero raccogliere breuemente i precetti di quello, accioche piu utilmente posti
nel
mio Libro, l’huomo non habbia ſatica di cercarli altroue, &
ſappia da cui io gli hauero pigliate. Iui ſi ueder à una pratica mirabile del
fabricare
, gli ſparagni, &
gli auantaggi, & ſi comincierà dal principio dei ſondamenti inſino al tetto, quanti, & quali deono eſſere i pezzi
delle
pietre, che uanno in opera, ſi nelle Baſe come ne i Capitelli &
altri membri, che ui uanno ſopra, ci ſeranno le miſure delle feneſtre, i
diſſegni
de i camini, i modi di adornar le coſe di dentro, i legamenti de i legnami, i compartimenti delle ſcale d’ogni maniera, il cauamento
2220 de i pozzi, &
delle chiauiche, & d’altri luoghi per le immonditie, le commodità che uogliono hauer le caſe, le qualità ditutte le parti, co-
me
ſono Cantine, Magazzini, Diſpenſe, Cuccine, &
finalmente tutto quello, che alla ſabrica de priuati Ediſici può appartenere, conle
pi
ante, gli inpie, profili di tutte le caſe, &
pallazzi, che egli ba ordinati a diuerſi nobili, con l’aggiunta di alcuni belli Ediſici antichi ottima-
mente
diſſegnati.
Per ilche io stimo, che a poco a poco l’Architettura grandita, & abbellita ſi laſciera uedere nell’antica ſorma, e bellezza
ſua
, doue inamorati gli huomini della uenuſtà ſua, penſeranno molto bene prima, che comincino a fabricare, &
quello, che par loro bello,
non
conoſcendo piu oltre, col tempo gli uenira in odio, &
conoſcendo gli errori paſſati, biaſimeranno il non uoler bauer creduto a chi gli
diceua
il uero.
Et ſe io poſſo pregare, prego e riprego ſpecialmente quelli della pratria mia, che ſi ricordino, che non mancando loro le ric-
chezze
, &
il poter fare coſe honorate, uoglino ancho prouedere, che non ſi deſideri in esſi l’ingegno, & il ſapere, ilche faranno,
quando
ſi perſuaderanno di non ſapere quello, che ueramente non ſanno, ne poſſono ſapere ſenza pratica, e fatica, e ſcienza.
Et ſe gli
pare
che l’uſanza delle loro fabriche gli debbia eſſer maeſtra, s’ingannano grandemente, perche in fatti, è troppo uitioſa, &
mala uſanza,
3330&
ſi pure uogliono concieder all’uſo alcuna coſa, ilche anch’io conciedo, digratia ſiano contenti di laſciar moderare quell’uſo da chi ſi ne in-
tende
, perche molto bene con pratica, &
ragione ſi può acconciare una coſa, e temperarla in modo, che leuatole il male, ella ſiriduea
ad
una ſorma ragioneuole, e tolerabile, con auantaggio dell’uſo, della commodità, &
della bellezza, et ſe una coſa bislonga e capace di dugen
to
perſone ſgarbatamente, uoglino laſciar, che ſotto miglior figura, ſi faccia lo iſteſſo eſſetto, &
ſe uogliono un determinato numero di fi-
neſtre
in una ſtanza, ſiano contenti di laſciarle porre al ſuo luogo, con gli ordini dell’arte, perche importa molto alla bellezza, &
non uie
ne
impedito l’uſo di quelle.
Et ſe io potro porle lontane da gli angoli, non ſer à egli meglio, che porle ſopragli angoli, & indebollire la ca-
ſa
?
Deue il padre di famiglia, conoſcendo quello gli ſa biſogno, dire io uoglio tante ſtanze, e tante habitationi, queſte per me, et per la mo-
glie
, quelle per li figliuoli, queſt’altre per li ſerui, quell’altre per la commodità.
Et poi laſciar allo Architetto, che egli le compartiſca,
e
pona al luogo ſuo, ſecondo l’ordine, diſpoſitione, e miſura, che ſi conuiene.
ſeranno le iſteſſe, ſecondo il uoler del padrone, ma diſpoſte
ordinatamente
ſecondo i precetti dell’arte, &
quando egli ſi uedera, che riuſciſchino, uenira una certa concorrenza trà gli huomini di
4440 far bene, conbiaſmo delle loro male, &
inuecchiate uſanze, & conoſceranno, che non ſi naſce Architetto, ma, che biſogna imparare, &
conoſcere
, &
reggerſi con ragione, dallaquale chiunque fidandoſi dello ingegno ſuo, ſi parte, non conoſce mai il bello delle coſe, anziſtima
il
brutto bello, il cattiuo buono, &
il mal fatto ordinato, eregolato. Voglio ancho eſortare gli Architetti, e Proti, che non ucgliono ap-
plaudere
, &
aſſentire a padroni. Anzi, che gli dichino il uero, & gli conſiglino bene, & amoreuolmente, & che penſino bene prima,
che
gli faceiano ſpendere i dinari, come altroue s’e detto, perche coſi ſacendo, ueramente meritaranno laude, &
nome conueniente alla lo-
ro
proſesſione.
199180LIBRO
CAP. XI. DELLA FERMEZZA ET DE LE FONDA
MENTA
DELLE FABRICHE.
LE ſabriche, che ſono à pie piano, ſe ſeranno fatte al modo eſpoſto da noi ne gli antedetti libri quan-
do
ragionato hauemo delle mura dellacittà, &
del Theatro, ſenza dubbio dureranno eternamen
te
, ma ſe uorremo ſotterra, &
in uolti ſabricare douemo fare le fondamenta de quelle ſabriche piu
groſſe
di quello, che è ſopraterra, e i pareti di quelli edificij, che ui ſtan ſopra, i Pilaſtri, &
le Colon
ne
ſiano collocate al mezzo à piombo di quelle di ſotto, perche ripoſino ſul uiuo, e riſpondino
al
ſodo, perche ſe i carichi de i pareti, &
delle colonne ſeranno poſti in pendente, non potranno
hauer
continua fermezza.
1110
Egli ſi troua tra le ruine de gli antichi ediſicij molti luoghi ſotterranei fatti à uolti con marauig lio ſo lauoro, & di inestimabile grandezza, pe
ſi può deſiderare di ſapere il modo di ſondare que luogbi, &
di uoltarli, & di farli in modo, che ſoſtentino i carichi grandi delle ſabriche
grandi
, che gli ſtanno ſopra.
Però Vitr. accioche ancho in queſta parte noi non deſideriamo alcuna coſa, tratta delle ſondationi delle ſabri
che
.
& perche ba trattato nel primo, & nel terzo, & nel quinto libro del ſondare in que luoghi, doue le ſabriche uanno a pie piano, egli ſi paſ-
ſa
leggiermente in queſto luogo la ragione di que ſondamenti, riportãdoſi a gli allegati luoghi.
Hora piu copioſamente egli ce inſegna il modo
di
ſondare per le ſabriche ſotterra, &
ci da molti precetti, l’uno è che le ſondamenta di questi ediſici eſſer deono più groſſe di quel che ſono le
fabriche
di ſopr:
La’altro che non douemo ſopraporre ne pilaſtro, ne parete, ne colonna, che non cada a picmbo ſopra muri, pilaſtri, ò colonne
di
ſotto, ſi perche egli è errore à fare, che le eoſe di ſopra naſchino dal diſotto, ſi perche porta pericolo di presta ruina, quando un muro di
ſopra
attrauerſa una ſtanza, &
non habbia il piede di ſotto, che naſca dal piano. Di queſti errori è danni molti ne ſono nella citta nostra, nella-
quale
a me pare che gli buomini per hora deono piu preſto eſſer auuertiti, che non incorrino ne gli errori, che ammaeſtrati, che facciano belli,
2220&
ragioneuoli ediſici. benche eſſer non può, che non fabrichino ſenza errore, quando non fabricheranno ragione, ma ſeguitiamo gli altri
precetti
di Vitr.
ilqual dice, che ſe uorremo aßicurarſi la doue ſono ſogli, limitati, & che da i lati habbiano erte, pilaſtri, & ſimil coſe, biſogne
che ui ſottomettiamo alcuni rilaſci ſopra iquali da i capi ſi poſano i limitari, &
lo ſpacio di ſotto i limitari é uoto et non tocca da alcuna par
te
, cioe il limitare non poſa ſopra alcuna coſa, perche ſi ſpezzerebbe, &
percio dice che abbracciano tutto lo ſpacio.
Oltra di queſto ſe tra i ſogliari longo i pila ſtri, e le ante ſeranno ſottopoſte i rilafci, che poſtes detti ſono, non haueran-
no
diſetto, perche i limitari, &
le traui eſſendo dalle fabriche caricate nel mezzo ſpaccate rompono ſotto le piane
le
ſtrutture, ò congiunture.
Ma quando ci ſeranno ſottopoſti, & come cunei ſoggetti i rilaſci, non laſcieranno le
traui
ſopraſedendo à quelli, offenderla.
Deueſi ancho procurare, che gli archi leuino i peſi con le diuiſione de i cunei,
è
i legamenti che riſpondino al centro, perche quãdo gli archi ſeranno ſerrati da i cunei oltra le traui, &
i capi de i
ſopralimitari
, prima la materia ſolleuata dal carico non ſi aprirà.
Dapoi ſe per la uecchiezza ſaranno alcun danno ſa
3330 cilmente ſenza pontelli ſi potra mutare.
Queſto ſi uede in alcuni ediſici in Roma, che ne i pareti ſono gli archi i cunei riſpondenti
al
centro, &
ſopra i limitari delle porte, & ſopra i ſogli delle fineſtre, iquali alleggeriſcono il peſo grandemente de i pareti, quando ſono ben
fatti
, &
danno commodita di acconciare, & rimediare a i danni ſenza apuntellare, & ſenza ſare armature. Similmente quelli ediſici,
che
ſi fanno à pilaſtrate, &
con le diuiſioni de i cunei riſpondendo le congiunture al centro, ſi rinchiudo in arco.
Qui pare che Vitr. tocchi l’opera ruſtica doue ſopra le porte i cunei di groſſe pietre in arco ſi ſerrano, & le bugne, che coſi chiamo le diuiſioni
de
i cunei, riſpondeno al centro, &
accenna, che queſti lauori ſi fanno à pilaſtrate, cioe a colonne quadre, & hanno diſopra gli archi, & le ſor-
nici
, &
non gli architraui, & ci da un precetto degno da eſſer oſſeruato, imperoche dice, che le ultime pilaſtrate ſi dcono fare di ſpacio piu lar-
ghe
, che le mezzane, &
ne rende la ragione. Dice adunque.
In queſte fabriche fatte à pilaſtri, le ultime pilaſtrate ſi deono fare di ſpacio piu largo, accioche habbian ſorza di reſi-
ſtere
quando i pareti oppresſi da i carichi per le congiunture, che ſi ſtringono al centro ſi allargheranno le impoſte, ò
4440 quelle pietre, che ſtanno di ſopra oltra il cuneo di mezzo.
Et però ſe pilaſtrate angulari ſeranno di grandezza mag-
giore
contenendo i cunei faranno l’opere piu ferme.
Dapoi che in tal coſe ſi hauerà auuertito di porui diligenza al-
lhora
niente dimeno ſi deue oſſeruare, che tutto il reſto della muratura riſponda à piombo, ne pieghiin alcuna par-
te
.
Ma grandisſima deue eſſer la cura delle fabriche, che ſi fanno al baſſo, & nelle fondamenta, percioche in quelle
l’aſſunanza
della terra ſuol partorire infiniti difetti, perche la terra non puo eſſer ſempre dello iſteſſo peſo, che ſuol
eſſer
nella ſtate, ma nel uerno riceuendo dalle pioggie la copia dell’acqua, creſce, &
col peſo, & con la grandezza di
ſrompe
, e ſcaccia ſpeſſo le ſepi della muratura, però accioche ſi dia rimedio â queſto mancamento, egli ſi ha da fare
in
queſto modo, che prima per la grandezza dell’aſſunanza della terra ſi faccia la groſſezze della muratura, dapoi
nelle
fronti ſiano poſti i contraſorti o ſperoni, tanto diſtanti uno dell’altro, quanto eſſer deue l’altezza del fonda-
mento
, ma ſian della iſteſſa groſſezza del fondamento, ma dal baſſo tanto habbiano di piede, quanto eſſer deue
5550 groſſo il fondamento, ma poi à poco à poco inalzandoſi ſi raſtremino tanto, che di ſopra ſiano coſi groſſe, quanto
è
groſſo il muro dell’opera che ſi fa.
Oltra di queſto dalla parte di dentro uerſo il terreno come denti congiunti
al
muro à guiſa di ſega ſian fatti, di modo, che ogni dente tanto ſia diſtante dal muro, quanto eſſer deue l’altezza
del
fondamento, &
le muratura di queſti denti ſiano della groſſezza del muro. Similmente ſu le cantonate, quando
ſi
haueremo tirato dallo angulo di dentro quanto occupa lo ſpacio dell’altezza del fondamento, ſia ſegnato da una
parte
, &
l’altra, & da queſti ſegni ſia fatta una muratura Diagonale, & del mezzo di quella un’altra ſia congiunta
con
l’angulo del muro, coſi i denti, &
le murature Diagonale, che non laſcieranno che il muro calche di tutta for-
za
, ma partiranno rittenendo l’impeto dell’aſſunanza del terreno.
Il preſente luogo dichiara, quello che nel primo libro s’è
detto
al quinto capo, &
è facilmente eſpreſſo da Vitr. pur non ci accade altra figura. Seguita Vitr. dicendo.
In che maniera le opere deono eſſer fatte ſenza diſſetto, & come deono eſſer auuertiti quelli, che cominciano, io ho eſ-
6660 poſto.
Ma del modo di mutare le Tegole, gli Aſſeri, i Tigni, non ſi deue hauer quel penſiero, che ſi ha delle ſopra-
dette
coſe;
perche ageuolmente ſi mutano, & però ne ancho ſono ſtimate coſe ſode. Io ho eſpoſto con che ragioni,
&
in che modo queſte coſe potranno eſſer ferme, & ordinate. Ma non è in potere dello Architetto di uſare, che ma-
teria
li piace perche non naſce in tutti i luoghi la copia d’ogni materia (come eſpoſto hauemo nel prosſimo libro.
Oltra che egli è in potere del patrone di edificare, ò di quadrelli, ò di cementi, ò di quadrato ſaſſo. L’approuare adun
que
di tutte le opere, e in tre parti conſiderato, imperoche egli ſi proua un’opera, òper la ſottigliezza dello arte-
fice
, ò per la Magnificenza, ò per la Diſpoſitione.
Quando ſi uedrà l’opera perſetta magniſicamente con ogni pote
re
, egli ſi lauderà la ſpeſa.
Ma quando ſi uederà fatta ſottilmente ſi trouerà la manifattura del fabro, ma quando ſerà
bella
, &
hauerà autorità per le proportioni, e Simmetrie, il tutto tornerà à gloria dello Architetto, & queſte coſe tor
neran
bene quando l’Architetto &
da gli artiſici, & da gli I dioti ſopporterà eſſer conſigliato. Percioche tutti gli
7770 huomini non ſolo gli Architetti poſſono prouare quel, che è buono, ma ci è queſta differenza tra gli Idioti, &
gli
Architetti
, che lo Idiota, ſe egli non uede la coſa fatta, non puo ſapere quello, che deue riuſcire, ma lo Architetto poi
che
inſieme hauerà nell’animo ordinato prima, che egli dia principio, ha per certo quello, che eſſer deue, &
di bellez
za
, &
di uſo, & di Decoro. Io ho ſcritto diligentemente quanto ho potuto chiarisſimamente quelle coſe che io ho
penſato
eſſer utili à gli ediſicij, &
come ſi deono fare. Ma nel ſeguente uolume io eſponerò delle politure di quelli
accio
che ſiano eleganti, &
ſenza uitio durino longamente.
Qui altro non dico, ſe non. che con diligente cura ſi penſi à quello, che Vitr. ha detto in ſine del preſente libro.
IL FINE DEL SESTO LIBRO.
200181LIBRO SETTIMO
DELLA ARCHITETTVRA
DI
M. VITRVVIO.
98[Figure 98]
PROEMIO.
ET PRVDENTEMENTE, & utilmente deliberarono i noſtri maggiori di la-
ſciar
à poſteri per relatione de Commentari i penſieri de gli animi loro, accioche non
periſſero
, ma in ogni età creſcendo, &
in luce mandati con i uolumi à poco à poco con
la
uecchiezza perueniſſero alla ſomma ſottigliezza delle dottrine.
Et però di poche,
ma
d’infinite gratie à quelli tenuti ſiamo, che non hanno con inuidia uoluto tacere, ma
hanno
procurato con ſcritti mandar à memoria ogni maniera di ſentimento, perche ſe
coſi
fatto non haueſſero;
noi non haueresſimo potuto ſapere, che coſe ſtate fuſſero
fatte
nella città di Troia;
ne quale opinione Thalete, Democrito, Anaxagora, Xeno-
fonte
&
gli altri Filoſofi naturali haueſſero hauuto della natura delle coſe, & qual
deliberatione
della uita haueſſero à gli huomini laſciato;
Socrate, Platone, Ariſtotile,
1110 Zenone, Epicuro, &
gli altri Filoſofanti. Ouero qual coſa, & con che ragione Cre-
ſo
Aleſſandro, Dario, &
gli altri Re fatte haueſſero, ſe i maggiori noſtri, con gli ammaeſtramenti alla memoria di
tutti
, per la poſterità non l’haueſſero ſcriuendo inalzate.
Et però ſi come à queſti ſi deue hauer gratie, coſi per lo
contrario
deono eſſer biaſimati, coloro, iquali furando gli altrui ſcritti per ſuoi gli uanno publicando, &
non ſi
sforzano
con i propi loro penſamenti di ſcriuere, ma con inuidioſi coſtumi l’altrui opere uiolando s’auantano, &

però
non ſolamente ſono degni di riprenſione, ma, perche hanno menato la lor uita con empi coſtumi eſſer, deono
caſtigati
.
Etperò queſte coſe eſſer ſtate uendicate curioſamente da gli antichi ſi dice: gli eſiti de i quali ne i giudi-
come fuſſero, non penſo che ſia fuori di propoſito eſplicare, come à noi ſono ſtati laſciati.
I Re Attalici indotti dalla dolcezza di ſapere le ragioni delle coſe hauendo à commun diletto fatto una bella, & egre-
gia
libraria nella Città di Pergamo.
Ptolemeo d’ardente zelo di deſiderio incitato à quel tempo con non minore in
2220 duſtria ſi forzò di farne una in Aleſſandria medeſimamente, &
hauendo ciò fatto con ſomma diligenza, non penſo,
che
queſto fuſſe aſſai, ſe egli non haueſſe cercato diaccreſcerla con noue ſemenze, &
però conſacrò i giuochi alle
Muſe
, &
ad Apollo, & come de gli Athleti, coſi à i uincitori de i communi ſcrittori ordinò premi, & ampi modi
di
eſſer honorati, poi che queſte coſe furono ordinate, &
eſſendo il tempo da fare i giuochi, ſi doueua eleggere i giu-
dici
litterati, che quelli doueſſero approuare.
Il Re hauendone gia fatto, & eletto ſei, & non potendo coſi preſto rittrouare il ſettimo, ſi conſigliò con quelli, che era
no
ſopraſtanti alla libraria, &
dimandò loro ſe haueſſero conoſciuto alcuno, che fuſſe atto à queſto giudicio.
Riſpoſero, che era un certo detto Ariſtofane, ilquale con grande ſtudio, & con ſomma diligenza ogni giorno per ordi
ne
compiutamente turti que libri leggeua.
Eſſendo adunque nel ridotto de i giuochi partite le ſedi ſecretamente di
coloro
, che haueuano à giudicare, chiamato Ariſtofane con gli altri, in quel luogo, che gli fu conſegnato ſi poſe.
3330
Introdutto fu prima l’ordine de poeti al contraſto, e recitandoſi gli ſcritti loro tutto il populo con cenni addimanda-
ua
quello, che que giudici approuaſſero, eſſendo adunque dimandate da ogn’uno le oppinioni, ſei concorſero in una
ſentenza
iſteſſa, &
quello, che haueuano auuertito eſſer ſommamente alla moltitudine piaciuto, à quello dauano
il
primo premio, &
à quello, che era dapoi, il ſecondo.
Ariſtofane eſlendogli richieſto il ſuo parere, uolle, che prima fuſſe prononciato quello, che men diletto haueſſe detto
al
popolo.
Ma sdegnandoſi il Re, inſieme con glialtri, egli ſi leuo in piedi, e pregando impetrò, che gli fuſſe laſcia-
to
dire.
Et coſi fatto ſilentio dimoſtrò quel ſolo tra quelli eſſer poeta, & gli altri recitare le coſe aliene, & che biſogna
ua
, che i giudici approuaſſero gli ſcritti, &
non i ſurti.
Merauigliandoſi il populo, & dubitando il Re egli confidatoſi nella memoria traſſe di certi armari inſiniti uolumi,
e
comparandogli con lecoſe recitate, isforzò quelli à conſeſſare d’hauerle rubbate, &
pero il Re uolle, che contra
4440 queſti ſi procedeſſe come di ladronezzo, &
condannati con uergogna gli diede licenza, & adornò con grandisſi-
midoni
Ariſtofane dandogli il carico ſopra la ſua libreria.
Ne gli anni ſeguenti Zoilo uenne di Macedonia in Aleſſandria, dico quello, che hebbe il cognome di Flagellatore di
Homero
, e recitò i ſuoi uolumi al Re fatti contra la Iliade, &
l’Odiſſea. Perche uedendo Ptolemeo il padre dei Poe-
ti
, &
la guida della dolcezza del dire eſſer in aſſenza accuſato, & eſſer da colui uituperato quello, che da tutte le
genti
era pregiato, sdegnatoſi non gli diede alcuna riſpoſta.
Zoilo poi dimorando longamente nel regno oppreſſo
dal
biſogno mandò ſottomano dimandando al Re, che gli fuſſe dato qualche coſa.
Diceli che il Re riſpoſe. Homero ilquale e mancato mille anni auanti paſcere molti migliaia di perſone, & però eſ-
ſer
conueniente, che colui, che faceua profesſione d’eſſer di miglior ingegno poteſſe non ſolamente ſe ſteſſo, ma
anchora
piu gente notrire, &
in ſomma ſi narra la morte di Zoilo, come di Parricidio condennato.
5550
Altri dicono quello da Philadelſo eſſer ſtato in croce conficcato, altri lapidato, altri à Smirna uiuo poſto in una pira:
Dellequai coſe qualunque auuenuta gli ſia degna certamente à i meriti ſuoi è ſtata la pena, perche altro non me-
rita
colui, che in giudicio chiama quelli, de quali la riſpoſta non ſi puo nella lor preſenza dimoſtrare, che oppinio-
ne
habbiano hauuto ſcriuendo.
Ma io ò Ceſare, ne mutati gli altrui indici trappoſto il nome mio ti moſtro queſto corpo, ne biaſimando gli altrui
penſieri
, per quello uoglio approuare, &
lodare me ſteſlo, ne deſidero, che ſimile opinione ſia hauuta di me, per-
che
niuna coſa ho detto, che da altri io non habbia cercato, &
inteſo, & ſe coſa, è che dir ſi poſſa eſſer mia, la fatica, &
lo
ſtudio certamente ſi puo dire.
201182LIBRO
Maio rendo infinite gratie à tutti gli ſcrittori, che con l’acutezze de gli ingegni loro con l’età conferite hanno in di-
uerſe
maniere abondantisſima copia di coſe preparato, dallequali, come da fonti;
cauando noi l’acqua, e traducen-
dola
al propoſito noſtro, piu feco nde, &
piu ſpedite forze hauendo nello ſcriuere, & in tali authori confidatiſi,
prendemo
ardimento di far coſe noue.
Et però hauendo io da loro tal principio pigliando quelle ragioni, che io ho ueduto eſſer al caſo mio apparecchiate,
ho
cominciato andar inante, perche prima Agatharco, mentre Eſchilo in Athene inſegnaua la Tragedia, fece la
Scena
dipinta, &
di quella ne laſciò il Commentario.
Da queſto ammonito Democrito, & Anaxagora ſcriſſero della iſteſſa caſa, in che maniera biſogna con ragione natu-
rale
dal centro poſto in luogo certo corriſponder all’occhio, &
alla drittura de i raggi con le linee, accioche d’una
coſa
incerta le certe imagini delle fabriche nelle pitture delle Scene rendeſſero Paſpetto loro, &
quelle che nelle
1110 fronti dritte, &
nei piani fuſſero figurate, ſcorzaſſero fuggendo, e pareſſero hauer rilieuo.
Dapoi Sileno fece un uolume delle miſure Doriche. Del Tempio Dorico di Giunone che è in Samo ſcriſſe Theodoro.
Dello Ionico à Diana conſecrato in Efeſo Cteſifonte, & Metagene.
Di quello di Minerua in Priene, che è di lauor Ionico, ne parlo Phileo.
Di quello, che è Dorico in Athene pur di Minerua nella Rocca. Ictimo, & Carpione, Theodoro Phoceſe della Cuba,
che
è in Delſo.
Phileno delle miſure de i Sacri Tempi, & dello Armamento, che era al porto Pireo.
Hermogene del Tempio Ionico di Diana, che è in Magneſia Pſeudodipteros, & di quello, che è à Teo di Bacco Mono-
pteros
.
Argelio delle miſure Corinthie, & delle Ioniche ad Eſculapio in Tralli, ilquale ſi dice eſſer di ſua mano.
Del Mauſo leo Satiro, e Pitheo, à i quali ueramente la felicità fece un grandisſimo dono, perche le arti loro ſtimate ſo
2220 no hauer ſempre grandisſime lodi, &
fiorite continuamente, & hanno anchora dato mirabil opere ſecondo le coſe
penſate
da loro, perche in ciaſcuno lato del Mauſoleo à concorrenza ciaſcuno artefice, ſi tolſe di ornare, &
prouare
la
parte ſua, Leochare, Briaſſe, Scopa, e Praxitele, &
altri ui mettono Timotheo, la eccellenza grande dell’arte
de
i quali conſtrinſe il nome di quella opera peruenire alla ſama de i ſette miracoli del mondo.
Molti ancho men nominati hanno ſcritto le regole delle proportionate miſure come Nexare, Theocide, Demofilo,
Pollis
, Leonida, Silanio, Melampo, Sarnaco, Eufranore.
Similmente delle Machine, come Cliade, Archità,
Archimede
, Cteſibio, Nimfodoro, Philo Bizantino, Diphilo, Charida, Polijdo, Phitone, Ageſiſtrato.
Deicommentari dei quali quello, cheio ho auuertito eſſer utile à queſte coſe raccolte ho ridutto in un corpo, e que
ſto
ſpecialmente, percheio houeduto molti uolumi ſopra queſta coſa da Greci, &
pochi da noſtri eſſer dati in lu
ce
, perche Fusſitio primo di tal coſe deliberò di dar in luce un mirabile uolume.
3330
Et appreſſo Terentio Varrone ſcriſſe delle noue diſcipline, & un libro di Architettura.
Publio Settimio ne fece due. Et piu non è ſtato chi habbia dato opera à ſimile maniera di ſcritture, eſſendo ſtati i cit-
tadini
grandi Architetti, iquali hanno potuto ſcriuere non meno elegantemente de i ſopradetti, perche in Athe-
ne
Antiſthene, e Calleſcheo, &
Antimachide, & Dorino Architetti poſero le ſondamenta del Tempio, che faceua
far
Piſiſtrato di Gioue Olimpio, ma dapoi la morte di quello per lo impedimento delle coſe publiche lo laſciarono
imperfetto
, &
però da dugento anni dapoi Antiocho Re hauendo promeſſo la ſpeſa per quell’opera Coſſutio Cit-
tadin
Romano con gran prontezza, &
ſomma cognitione nobilmente fcce la Cella, & la collocatione delle colon-
neintorno
il Dipteros, &
la diſtributione de gli Architraui, & de gli altri ornamenti con proportionata miſura.
Queſta opera non ſolamente tra le uulgari, ma tra le poche e dalla magnificenza nominata, perche in quattro
parti
ſono le diſpoſitioni de i luoghi facri di marmo ornate, dellequali queſte con chiaris ſima fama nominate ſo
4440 no;
le eccellenze dellequali, & i prudenti apparati de i loro penſieri hanno nei ſeggi de i Dei gran merauiglia,
&
ſi fanno guardare prima il Tempio di Diana in Efeſo alla Ionica fu fatto da Cteſifonte Gnoſio, & da Meta-
gene
ſuo figliuolo, &
poi Demetrio ſeruo di Diana, & Dafni Milefio à Mileto fecero il Tempio d’Apollo con
le
miſure Ioniche, Ictimo alla Dorica à Cerere Eleuſina, &
à Proſerpina fabricarono una cella di ſmiſurata
grandezza
, ſenza le colonne di fuori allo ſpacio dell’uſo dei ſacrificij, &
quella dominando in Athene De-
metrio
Falereo, dapoi fu facta da Philone d’aſpetto Proſtilos, &
coſi accreſciuto il ueſtibulo laſciò lo ſpacio à
quelli
, che conſacrauano, &
diede grande autorità all’opera.
In Aſti ſi dice ancho, che Coſſutio ſi pigliò la impreſa di far Gioue Olimpio loro amplisſimi moduli, & di miſure,
e
proportioni Corinthie, come s’è detto di ſopra, delqual niuno Commentario è ſtato ritrouato.
Neſolamente da Coſſutio tal ſorte de ſcritti ſono da deſiderare, ma ancho da Caio Mutio, ilquale confidatoſi nella
5550 fua grande ſcienza, con legittime ordinationi dell’arte conduſſe à fine il Tempio dell’honore, &
della uirtu della
cella
Mariana, &
le proportioni delle miſure, & de gli Architraui.
Quel Tempio ſe egli fuſſe ſtato fatto di marmo, accioche egli haueſſe hauuto come dall’arte la ſottigliezza, coſi dal-
la
magnificenza, &
dalle ſpeſe l’autorità certamente tra le prime, e grand’opere ſarebbe nominato.
Ritrouandoſi adunque, & de gli antichi noſtri non meno de i Greci eſſere ſtati grandi Architetti, & molti an-
cho
di noſtra memoria, &
non hauendo quelli ſe non poco ſcritto de i precetti dell’ Archi tettura.
Io non ho penſato di uoler con ſilentio paſſarmi, ma per ordine in ciaſcun libro trattar di ciaſcuna coſa, & però
hauendo
io nel ſeſto con diligenza ſcritto le ragioni de i priuati edificij.
In queſto, che è ſettimo in ordine uoglio trattar de gli ornamenti, & eſprimere con che raggione habbiano, &
bellezza
è ſtabilità.
6660
NEL ſettimo Vitr. ci dai precetti delle politure, & de gli adornamenti delle fabriche, & non ſenzaragione ha poſto in
queſto
luogo la detta materia ſeguitando egli l’ordine di natura, che prima pone le coſe in eſſer, &
poile adorna.
Hanno adunque le parte de gliediſici i loro adornamenti, & prima i piani, dapoi i pareti, & finalmente i tetti. A i piani
è
neceſſario il pauimento, &
ſuolo, à i muri l’intonicature, & i bianchimenti, & le pitture, à i tetti & ſolari i ſoffitati,
&
ancho le pitture. & perche le coſe eſſer deono non men belle, che durabili, però Vit. abbraccia in queſto libro, & la
fermezza
, &
lo adornamento, & adorna ancho il preſente libro d’un bellißimo proemio, ilqual commenda la uirtu de
paſſati
, accuſa l’arroganza de gli imperiti, è rende gratitudine à i precettori.
il proemio è ſacile, & pieno d’hiſtorie, è narrationi, & eſſempi,
iquali
io non uoglio confirmare con altri detti, che con quelli di Vit.
il reſto ancho del libro è facile per la maggior parte, però ci leuer à la fa-
tica
di lunga commentatione.
7770
Tratta ne i primi quattro capi de gli adornamenti de i pauimenti, & dal quinto fin al ſettimo parla della ragione del dipignere, & del incro-
stare
de marmi, dal ſettimo fin al fine del libro parla de i colori naturali, &
artificiali, noi ci fermaremo doue ſara biſogno.
202183SETTIMO.
CAP. I. DE I TERRAZZI.
ET prima comincierò à dire de i ſgroſſamenti dei Terrazzi, che ſono i principij delle politure, &
de
gli ornamenti delle fabriche, accioche con maggior cura è prouedimento ſi gnardi alla fermez
za
.
Se adunque egli ſi deue sgroſſare, e terrazare à pie piano cerchiſi il ſuolo ſe gli è tutto ſodo, &
poi
ſia iſpianato bene, e pareggiato, &
ſe gli dia il terrazzo con la prima croſta. Ma ſe tutto il
luogo
, ò parte ſera di terreno commoſſo, egli biſogna con gran cura, e diligenza raſſodarlo, ſi che
ſia
ben battuto, &
pallificato. Ma s’egli ſi uuole terrazzare ſopra i Palchi, ò Solari, biſogna bene
auuertire
ſe ci è qualche parete, che non uenghi in ſu, che ſia fatto ſotto il pauimento, ma piu preſto rilaſciato hab
bia
ſopra ſe il tauolato pendente, perche uſcendo il parete ſodo, ſeccandoſi la trauature, ouer dando in ſe per lo tor
1110 cerſi, che fanno, ſtando per ſodezza della fabrica, fa di necesſità dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra longo di ſe le fiſſure ne i
pauimenti
.
Ancho biſogna dar opera, che non ſiano meſcolate le tauole di Eſculo con quelle di Quercia, perche quelle di Quer-
cia
ſubito, che hanno riceuuto l’humore torcendo ſi fanno le fiſſure ne i pauimenti.
Ma s’egli non ſi potrà hauere de gli Eſculi, & la necesſità per biſogno ci coſtrignerà uſare la Quercia, coſi pare, che
biſogni
operare, che quanto ſi puo ſi ſeghino ſottili;
ſottili; perche quanto meno haueranno di forza tan to piu facilmen-
te
conficcate con chiodi ſi teneranno inſieme?
Dapoi per ciaſcun traue nelle eſtreme parti dell’aſſe ſiano confitti
due
chiodi, accioche torcendoſi dall’una parte non posſino glianguli ſolleuare.
Perche del Cerro del Faggio, & del
Farno
niuno puo alla uecchiezza durare.
Fatti i tauolati ſe egli ci ſara del Felice, ſe non della paglia ſia ſotto diſteſa,
accioche
il legname ſia difeſo da i danni della calce, allhora poi ui ſia meſſo il ſaſſo peſto non minore di quello, che
2220 puo empir la mano, &
indottoui quello ſia sgroſſato, & impoſtoui il terrazzo, ilquale ſe ſerà fatto di nouo in tre
parti
di eſſo ne ſia una di calce, ma ſe di uecchio ſerà riffatto riſponda la meſcolanza di cinque à due, dapoi ſia dato il
terrazzo
, &
peſtato con i baſtoni di legno da molti huomini, e benisſimo raſſodato, & tutta queſta paſta non ſia
men
alta e groſſa di onze noue, ma poi di ſop ra ui ſi metta l’anima di teſtole, cioè la croſta, ò coperta piu reſiſtente
detta
Nucleus, hauendo la meſcolanza à tre parti di quella d’una di calce, ſi che il pauimento non ſia di minor groſſez
za
di ſei dita.
Sopra queſt’anima à squadra, & à liuello ſia ſteſo il pauimento ò di taglietti di petruccie, ò di quadri
grandi
.
Quando quelli ſeranno poſti inſieme, & la ſoperſicie, eminente uſcirà fuori, biſogna fricarli in modo, che eſſendo
il
pauimento di petruccie non ci ſiano alcuni rilieui, ò gradi ſecondo quelle forme, che haueranno i pezzi, ò tonde
come
ſcudi, ò triangolari, ò quadrate, ò di ſei anguli, come i faui delle api, ma ſian poſti inſieme drittamente, &
il
tutto
ſia piano, &
agguagliato.
3330
Ma ſe’l pauimento ſerà di quadri grandi biſogna, che habbian gli anguli eguali, & che niente eſca fuori della iſpiana-
tura
, perche quando gli anguli non ſeranno tutti egualmente piani, quella frecatura non ſera compitamente per-
fetta
.
Et coſi ſe’l pauimento ſera fatto à ſpiche di Teſtole, ò di Teuertino deueſi fare con diligenza, ſi che non hab-
bia
canali, ò rilieui ma ſian diſteſi, &
à regola iſpianati. Ma poi ſopra la fregatura quando ſeranno fatte liſcie, ò po-
lite
, ui ſia criuellato il marmo, &
di ſopra ui ſian indotte le cinte di Calce, & di Arena.
Ma ne i pauimenti fatti alla ſcoperta biſogna uſar diligenza, che ſiano utili è buoni, perche le trauature per l’humore
creſcendo
, ouero per lo ſecco ſcemando, ò uſcendo di luogo, col far panza mouendo ſi fanno i terrazzi difettoſi.
Oltra di queſto i freddi, i giacci, & l’acque non gli laſciano ſtar intieri, & però ſe la necesſita uorrà, che ſi facciano, ac-
cio
non ſiano difettoſi biſogna operare in queſto modo.
4440
Quando egli ſerà fatto il tauolato, biſogna ſopra farne un’altro attrauerſo, ilquale con chiodi conficcato faccia una
armatura
doppia alla trauamenta, dapoi ſia data la terza parte di teſtole piſte al terrazzo nouo, &
due parti di Cal-
ce
à cinque di eſſo riſpondino nel mortaio.
Fatto il riempimento poſto ui ſia il terrazzo, & quello ben piſto non ſia men gro ſſo d’un piede, ma poi indottaui l’a-
nima
, come s’è detto di ſopra ſia fatto il Suolo, ò Pauimento di quadro grande, hauendo in dieci piedi due dita di
colmo
, queſto pauimento ſe ſera ben impaſtato, &
iſpianato, ſera da tutti i diffetti ſicuro, ma perche tra le com-
miſſure
la materia non patiſca da i ghiacci, biſogna ogni anno anantiil Verno ſatiarlo di fece d’oglio, perche a que-
ſto
modo non laſciera riceuere la brina del gelo, che cade.
Qui Vit. Parla delli Terrazzi che ſi fanno al ſcoperto ſopra le caſe.
Ma ſe egli ci parerà di uoler far queſto con piu diligenza, ſiano poſte le tegole di due piedi tra ſe commeſſe, ſopra
5550 il terrazzo ſottopoſtoui la materia, hauendo in ognilato delle loro Commiſſure i Canaletti larghi un dito, lequali
poi
che ſeranno congiunte, ſiano empite di calce, con oglio battuta, &
ſiano fregate inſieme le congiunture, e
ben
commeſſe, coſi la calce, che ſi attachera ne i canali, indurandoſi non laſciera, ne acqua, ne altro trappaſſare tra
quelle
commiſſure, dapoi che coſi ſera gettato queſto terrazzo, egli iui ſi deue ſopra indure l’anima, &
con baſto
ni
rammazzarla bene:
ma di ſopra ſi deue pauimentare ò di quadri, ò a ſpiche di Teſtole ſecondo che è ſopraſcrit-
to
dandoli il colmo.
Queſte coſe quando ſaranno fatte in queſto modo, non ſi guaſteranno.
Il primo luogo trale politure tengono i sgroſſamenti, ò Terrazzi, che ſi chiamino. Queſte ſono ò à pie piano, ò in ſolaro, & queſte, ò co-
perte
, ò ſcoperte, ſi ſono à pie piano, ouero il terreno è moſſo, ouero è ſodo.
Ditutte queſte maniere Vitru. cida i precetti. Il terren ſodo deue eſſer iſpianato, e liuellato, & poi indurui ſopra il terrazzo con la prima co-
6660 perta, &
qui douemo ſapere che gli antichi uſauano molta diligenza nel fare i pauimenti, perche poneuano molte mani di coſe per fare il
ſuolo
, cioè molte coperte una ſopra l’altra, cominciando dalla piu baſſa croſta con materia piu groſſa, &
uenendo alla ſuperficie di ſopra
ſempre
con materia piu minuta, auuertendo ancho molto bene al tempo di fare i pauimenti, come io dirò dapoi.
Per fondamento adunque porre ſi deue (come dice Vitru.) di ſotto il ſaſſo non piu grande del pugno, ouero il Quadrello, & queſto fon-
damento
Vitru.
chiama Statumen, & questo inſieme con la materia piu groſſa.
Ma ſe il terreno ſer à commoſſo, è neceſſario batterlo, & raſſodarlo molto bene, & con pali unirlo, accioche non s’allarghi, & faccia rom-
pere
, e crepare il pauimento, nel che biſogna uſare grandisſima diligenza, indi poi ſpianarlo, &
far come di ſopra inducendoui il pri-
mo
ſgroſſamento.
Ma ſe ne i palchi ſopra le trauature uorremo gettare i pauimenti, biſogna ſopra le traui porre un’ordine di tauole attrauerſate, & auuertire
che
la trauatura, &
il parete, che ſoſtenta quel tauolato, ſia d’una ſote di legname, ò di pietra egualmente gagliarda, e forte, accioche
7770 una parte ſoſtenendo il peſo, &
l’altra cedendo non faccia diſegualità dalche, ne naſca, che’l pauimento crepi, come ſi uede ſpeſſo, che da i
capi
delle trauature uicine al parete, perche in que luoghi il capo del traue è forte per eſſer uicino al centro doue egli s’appoggia, &
nel
mezzo
è debile, per il che la materia del mezzo dando luogo ſi rilaſcia da i capi, &
fa le crepature ne i pauimenti.
Nelle trauature, & tauolati biſogna auuertire di non meſcolare legname di piu ſorte, perche in diuerſi legni, e diuerſa natura, ne uno e coſi
ſaldo
, come l’altro, dalche ne naſcono i diffetti de i Pauimenti.
Per la iſteſſa ragione ſopra la trauatura, ò tauo lato biſogna porui della paglia, ò del Felice, perche la calce, che entra nel terrazzo non
203184LIBRO ſti il legname, & coſi gettar biſogna il primo fondamento di pietra non meno di quanto cape la mano, e sgroſſare col Terrazzo.
Vſauano due ſorti di Terrazzo, il nouo, che ſi ſa di pietra allbora peſta, ò di teſtole aggiugnendoui una parte di Calcina, à due di quelle, il
uecchio
rinouato fatto di pauimenti gia ruinati, nella cui meſcolanza ui ua à cinque di terazzo due di calcina.
Gettato il terrazzo, e neceſſario batterlo bene, però à queſto officio gli antichi eleggeuano un numero di buomini fin à dieci, perche ſi poteua-
no
accommodare in una stanza, che uno non impediua l’altro, &
ſi faceuano tante decurie, cioè tanti dieci buomini, quanti era neceſſa-
rio
, di modo, che uno commandaua, &
ſopraſtaua à dieci.
Questo modo di battere, raſſodare, e ſpianare il terrazzo noi chiamamo Orſare. L’altezza, ò groſſez za di quella materia coſi peſta, e bat-
tuta
eſſer deue non meno di once noue, che Vitr.
dice Dodrante, & queſto è il primo ſgroſſamento, & la prima crosta, ò letto del pauimen-
to
.
Sopra ilquale di piu ſottile, & minuta materia ſi deue indurre un’altra mano, che come anima, & ſodezza eſſer s’intende, & è di teſtola
ben
pistata, che di due parti, ne habbia una di calce.
Sopra queſta crosta s’induce il pauimento, ò di pietra cotta, ò d’altra pietra, & que-
1110 ſta, ò ſerà minuta come muſaico, ò di quadri grandi, ſecondo la grandezza, ò bellezza, che ſi deſidera, ben ſi deſidera opera, che le pietre
di
che forma ſiano, ò quadretti, òritondi come ſcudi, che Vitr.
dice Scutulis, ò Triangulari, ò di ſei anguli, che Vitr. chiama faui, perchei
faui
, &
le caſelle delle api 4ono in ſei anguli, ò di che ſi ſieno, ſian tutte eguali in un piano uni-
99[Figure 99]L’Antico.
Filandro
.
te, &
ſi ſcontrino à punto, che una non ſia piu alta deli’altra, che i lati, & gli anguli ſieno uni
ti
, ilche ſi fa con il fregarli molto bene, &
liſciarli con diligenza. Vſauano gli antichi alcune
croſte
fatte di Arena, &
di calce, & minute teſtole, nellequali ui andaua la quarta parte di Te
uertino
pesto, uſauano ancho alcuni quadrelli grosſi un dito larghi due, lunghi altrettanto, che
ſtauano
in taglio, asſiimigliando le ſpiche, queſte polite figure, &
luſtre erano ſi, che ſi uede-
uano
le commſſure, ne una minima pietra, che ucciſe de i termini, però erano mirabilmente
piane
, &
diſteſe, & ſpecialmente uaghe, coſi eſpongono glialtri, ma io dico che uanno altra-
2220 mente queste erano nel pauimento poste, accioche l’acqua, &
l’humidità non paſſaſſe alla tra-
uatura
, erano piane, &
ſopra queſte era una mirabil croſta di marmo peſto d’Arena, & di cal
ce
, che Vitr.
chiama Lorica aſſai ben groſſa, laquale copriua quel lauoro fatto à ſpiche, co-
me
ſi uede nelle ruine antiche, e quel lauoro à ſpiche non è come pone il Filandro, ma come è
per
la prosſima figura dimostrato, ſecondo l’eſſempio tolto dallo antico, &
erano della gran-
dezza
di queſto quadro che contiene la figura, e groſſe un’oncia, &
queſte coſe ſi uſauano al
coperto
.
Maſotto Paere ui biſognaua altra manifattura, eſſendoui maggior pericolo li ghiacci, per la humi
ditȧ
, &
per l’ardore, però biſogna fare due mani di tauolati uno attrauerſo de l’altro, che ſia
no
bẽ chiodati inſieme, dipoi col terrazzo nouo biſogna meſcolar due parti di testa peſta, et due
3330 parti di calce à cinque riſpondino nella meſcolanza che ſi fa col detto terrazzo, fatto il letto
di
ſotto indur ui biſogna la ſeconda croſta alta un piede, ſopra laquale ui ua l’anima, ſopra
l’anima
il pauimento come è ſtato detto, che nel mezzo ſia gonfio, e colmo ſi, che in dieci
piedi
habbia due dita di colmo, ilqual pauimento ſia fatto, de quadri grosſi due dita, con que
ſta
manifattura noipotemo asſicurarſi dal danno delle pioggie, &
de i ghiacci.
Ma per le politure, e ſpianamenti egli ſi piglia un pezzo di piombo, ò di ſelice, di molto peſo ſpia
nato
, &
quello con funi tirato ſu, & giu, di qua, & di la ſopra il pauimento ſpargendoui ſem
pre
della Arena aſpera, &
dell’acqua iſpianail tutto, & ſe gli anguli, & le linee del ſelica-
to
non ſono conſormi, queſto non ſi puo far commodamente, &
ſe’l pauimento, e con oglio di
lino
fregato rende un luſtro, come ſe ſuſſe di Vetro.
4440
Similmente ſer à buono ſpargerui della Amurca, ò gettarui piu uolte ſopra dell’acqua, nellaqua-
le
ſia ſtata eſtinta la calce, &
ſe uuoi acconciare un terrazzo rotto prendi una parte di tego-
le
peſte, &
due di bolo armeno, & incorpora con raſa preſſo al fuoco, & ſcaldato, che ha-
rai
il terrazzo, gettaui ſopra questa materia, &
poicon un ferro caldo ſtendila gentil-
mente
.
Et coſifarai ancho ſe col marmo polucrizato meſcolerai Calcina bianca cruda in acqua boglien-
te
, &
laſciate ſeccare fatto queſto tre, ò quattro fiate impaſterai con latte, & con quel
colore
, che ti piacerà di dare, &
ſe uoleſti far parere l’opera di muſaico, poni la detta ma-
teria
nelle forme, dandoli quel color che ti piace, ma poi dalli l’oglio caldo, ouero impaſta con
colla
di cacio il marmo tamiggiato, pur che la colla ſia stemperata con chiara d’uuoua ben bat-
5550 tuta, poi ui metti la calce, &
impaſta.
CAP. II. DI MACERAR LA CALCE
PER
BIANCHEGGIARE ET
COPRIRE
I PARETI.
QVANDO dal penſiero di far ipauimenti ci ſaremo partiti, allhora biſogna dichiarire il modo
di
biancheggiare, &
polire le opere, & queſto è per ſucceder bene, quando molto tempo inanzi il
6660 biſogno i pezzi di buonisſima calce, &
le ſcheggie ſeranno nell’acqua molliſicate, e macerate, accio-
che
ſe alcuna ſcheggia ſerà poco cotta nella ſornace per la longa maceratione coſtretta dal liquore à
sboglire
, ſia con una egualità digeſta.
Perche quando ſi piglia la calce non macerata, ma noua, & fre
ſca
, dapoi che è data à i pareti hauendo Ciotole, ò Calculi, crudi a ſcoſi manda fuori alcune puſtule,
&
queſte Ciotole quando nell’opera poi ſono rotte egualmente, e macerate diſcioglieno, & disfanno le politezze
delle
coperte.
Ma poì che ſi hauerà ben prouiſto alla maceratione della calce, & ciò con diligenza ſerà nell’opera preparato, piglieſi
una
Aſcia, che noi cazzuola, altri zapetta chiamano, &
ſi come ſi ſpiana, e poliſce il legname, con la ſpiana, coſi la
calce
macerata nella ſoſſa ſia aſciuta, &
riuoltata con la cazuola, ſe i calcoli ſi ſentiranno dare in quello ſtrumento,
ſegno
ſera che la calce non è ben temperata, ma quando il ſerro ſi trarra ſuori ſecco, e netto, ſi moſtrera quella uani
da
, &
ſitibonda, ma quando ſera graſſa, & ben macerata attaccata come colla à quel ferro, dara ottimo inditio di
7770 eſſere ottimamente temperata.
Fatte, e preparate queſte coſe trouati gli ſtrumenti, & l’armatura ſiano eſpedite le diſpoſitioni de i uolti nelle ſtanze,
quando
ſia, che non uogliamo fare i ſoffitti.
Nel ſecondo capo Vitr. ce inſegna à preparare la calce accioche, commodamente la potiamo uſare alle coperte, & biancheggiamenti de i pareti,
&
coſi eſpediti i pauimenti, & loro bellezze uiene ad ornar i muri, io nel ſecondo libro ho detto a baſtanza della calce, & quello, che iui s’e
detio
, rende piu facile il preſente luogo, che da ſe ancho è piano, però eſponeremo il ſeguente, che adorna i uolti, &
i pareti.
204185SETTIMO.
CAP. III. DELLA DISPOSITIONE DE I VOLTI
DEL
MODO DI COPRIRE, ET D’INCRO-
STAR
I MVRI.
QANDO adunque ſera biſogno fabricar’ à uolti, coſi fare ſi deue. Siano diſpoſti gli Aſſeri, ò tra
uicelli
dritti diſtanti piu di due piedi l’uno dall’altro, &
queſti ſiano di Cipreſſo, perche quelli di
Abete
preſto ſono da i tarli, &
dalla uecchiezza conſumati, quelli Aſſeri quando ſeranno à torno
diſpoſti
in forma ritonda ſiano congiunti alle traui, ò coperti, &
conficcati con chiodi di ferro di-
1110 ſpoſte per ordine le catene, lequali ſiano fatte di quella materia, allaquale ne tarli, ne uecchiezza,
ne
humore poſſa far danno, come il Boſſo, il Ginepro, l’Oliuo, il Rouere, il Cipreſſo, &
altri ſimi-
glianti
, eccetto che di Quercia.
Perche la Quercia torcendoſi nelle opere doue è poſta, ſi fende. Diſpoſti che ſeran-
no
ordinatamente quei trauicelli, à quelli ſi deue legare le canne Greche peſte, come richiede la forma del uolto,
con
alcuni reſte fatte di Sparto Hiſpanico.
Similmente ſopra la curuatura ui ſia indotta la materia di calce, & d’a-
rena
meſcolata, accioche ſe qualche gocciola cadera dal tauolato, ò da i tetti, facilmente ſi poſſa ſoſtenere.
Ma ſe
non
ui ſerà copia di canne Greche, biſognera pigliare delle ſottil cannuccie de paludi, &
legarle inſieme, & di quel-
le
far le mataſſe, &
le reſti quanto longhe ſi conuiene, ma di continuata groſſezza, pure che tra due nodi non ſia di-
ſtanza
de i legamenti piu di due piedi, &
queſte mataſſe (come s’è ſcritto di ſopra) ſiano à gli Aſſeri, e trauicelli le-
gate
, &
in eſſe conficcate ſiano le Spatelle di legno; & l’altre coſe tutte ſiano eſpedite (come s’è detto di ſopra.) Di-
2220 poſte poi le curuature, e conteſte, ſia il loro cielo ſmaltato e coperto politamente, &
con l’arena ſgroſſato, dapoi con
creta
, ò Marmo polito, poi che i uolti politi ſeranno porre ſi deono le cornici, lequali ſi deono fare quanto piu ſi
puo
ſottili, e leggieri, perche eſſendo grandi per lo peſo ſi ſtaccano, ne ſi poſſono ſoſtenere.
In queſte per modo al-
cuno
non ſi deue meſcolare il Geſſo, ma con criuellato marmo deono eſſer ad un modo egualmente tirate, accioche
facendo
preſa laſciano l’opera ad un tempo ſeccarſi.
Egli ſi deue ancho nel far i uolti ſchiuare la diſpoſitione de gli
antichi
, perche i piani delle loro cornici per lo gran peſo minacciando erano pericoloſi.
Delle cornici altre ſono
ſchiette
, altre ornate.
Nei Conclaui doue ſono aſſai lucerne; ò uero il fuoco ſtanno meglio le ſchiette, accioche piu facilmente ſi posſino net-
tare
, ma ne i luoghi della ſtate, &
nella Eſſedre, doue non è fumo, ne caligine puo far danno, ſtan bene le orna-
te
, perche ſempre le coſe bianche, per la ſoperbia e grandezza del candore, non ſolamente da i propi luoghi
3330 doue ſono, ma da gli altri edifici uicini pigliano il fumo.
Fatte, & eſpedite le cornici biſogna imboccare mol-
to
bene i pareti, &
ſgroſſarli, & ſeccandoſi quella ſgroſſatura ſian indotte le dritture dello arenato, di modo, che
le
longhezze ſiano à linea, le altezze à piombo, gli anguli à ſquadra, perche la maniera delle coperte à queſto
modo
ſera preparata per le pitture.
Cominciandoſi à ſeccare la data croſta di nouo ſe le dia un’altra di ſopra, e coſi
quanto
piu fondata ſera la dritrura dello arenato, tanto piu ferma ſerà la ſodezza della intonnicatura.
Quando poi
il
parete doppo la prima ſgroſſatura con tre croſte almeno di arena ſerà ſormato, allhora ſi faranno le ſpianature con
grano
di marmo, pur che la materia ſia temperata in modo, che quando ſerà impaſtata non ſi attacche al badile, ma
il
ferro netto dal mortaio tratto ne ſia.
Indottoui il grano, & ſeccandoſi ſia data un’altra intonnicatura leggiermen
te
, laquale ben battuta e fregata ſottilmente ſi dia.
Quando adunque i pareti con tre coperte diarena, & di mar-
mo
aſſodati ſeranno, ne fiſſure, ne altro difetto potranno riceuere.
Ma le ſodezze fondate, & fermate con le batti-
4440 ture di baſtoni, &
con la ferma bianchezza del marmo liſciate, poſtoui ſopra i colori con le politure, manderanno
fuori
eccellenti bellezze.
Quando i colori con diligenza ſono indotti ſopra le coperte non bene aſciutte, per que-
ſto
non ſputano, ma ſtanno, fermi, perche la calce nelle fornaci aſciugato l’humore, &
per le ſue rarita diuenuta uo
ta
aſtretta dalla ſiccita tira l’humore à ſe delle coſe, che per ſorte la toccano, &
inſieme aſſodandoſi per le meſcolan-
ze
fatte di coſe d’altra uirtu, concorrendoui i ſemi, &
i principij in ciaſcuno membro, che ella ſia formata ſec-
candoſi
tale diuiene, che pare che habbia le propie qualita della ſua maniera, &
pero le coperte, che ſon ben fat-
te
, ne per la uecchiezza diuentano aſpre ne leuate rilaſciano i colori, ſe forſe non ſeranno con diligenza date nel
ſecco
.
Quando adunque in queſto modo, come è ſopradetto, i pareti ſeranno coperti potranno hauere, e fermezza, e
ſplendore
, &
forza di durare eternamente; ma quando ſera data una coperta di arena, & una di minuto marmo
5550 ſolamente, potendo poco quella ſottigliezza ſi rompe, ne può per la debolezza della groſſezza ſua conſeruare nel-
le’politure
il propio ſplendore:
Perche come lo ſpecchio d’argento tirato di ſottil lametta rittiene incerta, & debil
luſtrezza
, &
quello che, è, di piu ſoda temperatura formato riceuendo in ſe con fermo potere la politezza, rende lu-
ſtre
nello aſpetto, &
certe le imagini à riguardanti: coſi le coperte fatte di materia ſottile, non ſolamente fanno le
fiſſure
, ma ſi guaſtano preſtamente, ma quelle, che ſon fondate con piu croſte di arena, &
con ſodezza di marmo,
fatte
piu ſode, &
con frequente politezze battute, & liſciate, non ſolamente luſtre ſi fanno, ma anchora riman-
dano
fuori le imagine à riguardanti, I copritori de i Greci uſando queſte ragioni non tanto fanno le loro opere
ferme
, ma ancho nel mortaio con calce, &
arena meſcolata con molti huomini peſtano la materia con pezzi di
legno
, &
coſi ben battuta à concorrenza mettteno in opera.
Dalche è nato, che molti uſano in luogo di tauole da dipignere quelle croſte, che ſi leuano da i pareti, & quelli coper-
6660 ti con le diuiſioni delle tauole, &
de gli ſpecchi hanno d’intorno à ſe gli ſporti eſpresſi dalle coſe. Ma ſe ne i gratic-
ci
ſi haueranuo à fare le coperte, nellequali è neceſſario, che ſi facciano le fiſſure, ne i dritti, &
trauerſi trauicelli,
(perche quando s’impaſtano di lote riceuonon l’humore, &
quando ſi ſeccano aſſottigliati fanno le fiſſure nelle cro-
ſte
) accioche queſto difetto non auuegna, coſi ragioneuolmente ſi deue prouedere.
Quando tutto il parete ſera impaſtato di loto, allhora in quell’opera ſiano le canne continue con chiodi muſcarij con-
fitte
, dapo di nouo indottoui il loto ſe le prime canne ſeranno fitte per trauerſo, le ſeconde ſiano fitte per dritto,
&
coſi come (s’è di ſopra determinato) data ui ſia la croſta di arena, & di marmo, & d’ogni maniera di coperta, &
coſi
doppiamente eſſendo fitta la continuità delle canne ne i pareti con ordini trauerſi, ne peli, ne fiſſure è per fa-
re
in modo alcuno.
Tratta della Diſpoſitione de i uolti, & queſto è neceſſario, imperoche male ſi potranno coprire, & intonnicare i uolti, ſe non ſeranno fer-
7770 mi, e ben fatti;
& atti a riceuere gli abbellimenti, & le intonnicature, & pero prima egli ce inſegna, come douemo far i uolti, perche
ſoſtentino
gli ornamenti, come douemo, &
di ſopra, & di ſotto di quelli ſm altarli, & darli di bianco, & come ſotto quelli ſi hanno à fare
le
Cornici, &
ſotto le Cornici come ſi banno ad intonicare, & biancheggiare i pareti, & finalmente ci mostra come ſi babbiano à fare, & à
coprire
i pareti di Craticij.
Noi in uniuerſale parleremo de i uolti, accioche tutta la preſente materia ci ſia dinanzi à gliocchi, & udurremo parte di quello, che dice l’Alberto
nel
Terzo al 14 Cap.
205186LIBRO
Varie ſono le maniere de i uolti, e camere, noidouemo cercare, che differenza ſiatra quelle, & quali ſiano le linee de i contorni loro, le ſorti
loro
ſono la fornice, la camera, l’hemiſpero, &
quelle uolte, che ſono parti di queſte. L’hemiſpero, ò mezza palla non uiene per ſua natura
ſe
non dalle piante circolari.
La camera ſi deue alle piante quadrate, le fornici conuengono a quegli edifici, che ſon quadrangolari, ma quel
uolto
, che è fatto à ſimiglianza d’un monte cauato, è detto fornice, che è un uolto longo, &
piegato in arco. Imaginamoci un parete lar-
ghisſimo
, che dalla cima ſi uolti, &
ſi pieghi attrauerſo d’un portico. Camera è come un’arco, che da Mezzodi à Trammontana ſi pieghi,
&
che ne habbia ſimilmente attrauerſato un’altro da Leuante à Ponente, & e à ſimiglianza delle corna piegate. Hemiſpero e il concorſo
di
molti archi eguali in un centro del colmo di mezzo.
Ciſono ancho molte altre maniere di uolti, & di archi, che fanno mostra di figure di
molti
anguli, dellequali è una iſteſſa ragione deluoltarli, &
tutte le predette maniere ſi fanno con laragione, che ſi fa il parete, imperoche i
ſoſtegni
, &
l’oſſa, che uengono ſino alla ſommita deono leuarſi dall’oſſa del parete, ma ſecondo il modo loro deono nel parete eſſer’impoſti,
cioe
in quella forma, che uolemo dar al uolto, &
queste oſſa deono eſſer drizzate diſtanti una dall’altra, per un certo ſpatio. Vitr. dice Aſſeri
1110 drizzati non lontani uno dall’altro piu di due piedi, &
ſono trauicelli alti, & stretti, & dice queſti Aſſeri quando ſeranno diſtribuiti ſecon-
do
la forma del giro cioe ſecondo quella maniera di uolto, che uolemo fare, deono con catene eſſer legati, queste catene ſono legature di legni
poste
nelle ſommita di detti trauicelli, accioche ſi tenghino inſieme.
Siano queſti chiodati al tetto, & tauolato di ſopra. Et que ſpatij tra l’oſſa
uuole
l’Alberto, che ſiano riempiti, ma ui é differenza tra gli empiementi, che ſi fanno ne i pareti, ò muri, da quelli, che ſi fanno tra que ſte
oſſa
, imperoche nel muro uanno dritti à piombo, qui piegati, e torti, ſecondo la forma de i uolti, uole ancho che l’oſſa ſian di pietra cotta
di
due piedi, &
iriempimenti di leggierisſima pietra, per non caricare il muro. Dice poi, che per fare gli archi, & i uolti, è neceſſario l’ar-
matura
, che è fatta di legname ſecondo la forma, che ſi uuole, ſopra queſta ſi pongono le Craticole di canne, per ſostenere quella materia di
che
ſi fa il uolto, fin che s’induriſca, uuole che la mezza palla non habbia biſogno d’armatura, ne quelle forme, che uanno imitando quel
che
ſon di molti anguli, ma bene ſa biſogno d’una legatura, ò tesſitura, che legbi ſtrettisſimamente le parti debili, con le ferme, &
ga-
gliarde
, &
iui cõmenda la forma dell’Hemiſpero, dice poi, che la teſtugine, la camera, la fornice hanno biſogno d’armature, riccommandando i
2220 primi ordini, &
i capi de gli archi à fermisſime imposte, & da alcuni precetti d’intorno a queſta materia, & di leuar l’armature, & di riem
pir
i uani, &
di fortificar gli archi, i quali precetti ſono chiari à praticanti, noi uſamo gli archi, & i uolti, le crocciere, le cube, i rimenati,
le
uolte à lunette ſecondo le nature de gli edifici, come è noto.
Formata la camera, cioe quella curuatura di uolto, come ci piace, ſi copre
il
cielo di ſotto, &
ſi da di ſopra quello, che dice Vitr. dapoi ſi ſanno le cornici à torno di ſtucco, & non ui entra geſſo di ſorte alcuna, ſotto
le
cornici, lequali deono eſſer leggieri, &
di ſottil materia, & non hauer molto ſporto, perche non ſi rompino caricate dal peſo. Si deue
hauer
cura de intonicar i pareti, &
in queſta parte è molto diffuſo il detto Alberto. Manoi ſtaremo con Vitr. & diremo la ſua intentione
da
capo, laqual è di apparecchiare i uolti, &
le camere, & dice, che egli ſi deue drizzare alcuni trauicelli diſtanti due piedi uno dall’altro, & ſia
no
di Cipreſſo per eſſer legno, che non ſi tarla, ne ſi guaſta, queſti trauicelli deono eßer cõpartiti à torno la stanza con catene di legno fin al ta
uolato
, ò tetto con ſpesſi chiodi di ferro confitti, uuole che queſte catene ſieno, ò di Boſſo, ò di Oliua, ò di Cipreſſo, ò di Rouere, ma non di
Quercia
, perche ſi fende, ne d’altro legname, che patiſca.
Fornite le legature, è diſpoſti i trauicelli, & confitti fin ſotto il tauolato, biſogna
3330 con ſtore di ſparto Hiſpano, che è una ſorte di giunco, ò con cãne Greche, pistate, et ſono (penſo io) di quelle, che noi chiamamo canne uere, ſi
adoperano
ſimile uolti in romagna da loro quella forma, che ſi uuole, perche queſta è materia, che ſi piega, &
che ſi maneggia come ſi uuole, &
coſi
formato il cielo, ſi bãno due ſuperficie una di ſopra cõueſſa, che guarda al tetto, l’altra di ſotto concaua, che guarda il pauimẽto, quella di ſo
pra
è coperta con calce, &
arena, & ſmaltata, accioche diſendad liparte di ſopra dalle g@ccia, che @adeſſero dal colmo ò dalle trauature Etc@ſi,
ſera
eſpedita la parte di ſopra;
& quando non ci fusſino canne Greche, uſeremo le cannuccie delle paludi, delle quali ſi faranno come craticule
inſieme
legate, &
annodate cordicelle, ò giunchi ritorti, purche i nodi non ſieno distaãti l’uno dall’altro piu di due piedi, queſte mataſſe, ò crati
cule
ſiano fitte à gli Aſſeri, con pironi di legno, che Spathelle, ò Cortelli ſi chiamano.
Quanto ueramente alla parte di ſotto ſi richiede, cioè
ſotto
il cielo, è darui la ſmaltatura di calce, &
d’arena, & coſi di mano in mano coprire, & d’arena, & di marmo piſto. Finalmente polito,
e
biancheggiato il uolto, ſi deono far le cornici d’intorno ſottilisſime, &
quanto ſi puo leggieri, & picciole, imperoche, ſe fuſſero grandi por
terebbe
pericolo, che per lo peſo non ſi ſtaccaſſero, &
pero biſogna auuertire di non farle digeſſo, ma di marmo criuellato, & dato egual-
4440 mente di un tenore, &
d’una groſſezza, & accioche ancho egualmente ſi ſecchi, perche quando una parte preueniſſe l’altra, non
egualmente
ſi ſeccherebbeno.
La leggierezza loro difende ancho gli habitanti dal pericolo, perche le coruici grandi, & larghe ſi poſſo-
no
per qualche accidente ſtaccare, &
cader adoſſo, à chi ſta nelle camere. Delle Cornici altre ſi faceuano ſchiette, altre lauorate, le ſchiette
ſtan
bene in luoghi doue è fumo, lumi, &
polue, accioche meglio ſi posſino far nette. Le lauorate à fogliami, ò à figure ſtan bene nelle ſtan-
ze
della state, perche iui non ui è fumo, ne lume, &
è coſa incredibile quanto il fumo delle alte stanze nuoca, benche lontane, tanta è la ſoperbia
della
bianchezza.
Fatte le Cornici, e adornato il cielo, e neceſſario ancho adornare, & biancheggiar il muro della stanza, & apparecchiar-
lo
alle pitture, però al parete ſi dara prima una groſſa ſmaltatura, ſopra laquale poi, che cominciera à ſeccare, biſogna darle una ſmaltatura
di
calce, &
di arena fatta ſecondo quel compartimento, che ſi uorra per dipignere, & ſian l’altezze del parete à piombo, le longhezze à linea,
gli
anguli à ſquadra, come ueramente ſi troua i muri de mill’anni, e piu fatti tanto eguali, che una riga tocca per tutto, tanto ſodi, che per tauo
le
ſi poſſono uſare quelle intonicature e ſcorze, tanto fini, che polite con un panno riſplendono come ſpecchi, &
queſto naſceua perche dauano
5550 piu croſte à i pareti, &
uſauano infinita diligenza, dando la ſeguente ſcorza prima, che la precedente fuſſe à fatto ſecca, era la materia ben
macerata
, &
preparata molto tempo prima, che ſi metteſſe in opera, di qui naſceua, che i colori delle pitture non ſolo riſplendeuano, & era-
no
uaghi, ma ancho durauano eternamente, &
s’incorporauano con quella intonicatura, ilche non auuenirebbe quando ſi deſſe una ſola mano
di
arenato, et una digranito.
Ma perche ſpeſſo, ò per necesſita, ò per non caricare tanto le fabriche, ſi ſogliono fare i pareti di Craticci, iquali
per
molti riſpetti poſſono eſſer diffettoſi, pero Vitr.
ci da iprecetti ancho di farli meglio, che ſi puo, accioche durino, & non facciano fiſſu-
re
.
Il tutto è facile, pero paſſaremo ad altro.
CAP. IIII. DELLE POLITVRE, NE I
LVOGHI
HVMIDI.
6660
IO HO detto con che ragioni ſi fanno le coperte ne i luoghi aſciutti, hora io eſponero in che mo-
do
, accioche durino far ſi conuegna le politezze, ne i luoghi humidi, &
prima ne i Conclaui, che ſe
ranno
à pe piano cerca tre piedi alto dal pauimento in luogo di arenato ſi dia la teſtola, &
ſgroſſato
accioche
le parti di quelle coperte non ſian guaſte dall’humore.
Ma ſe egli ſi trouerà alcuno pare-
te
, che per tutto ſia offeſo dall’humore, biſogna allontanarſi alquanto da quello, &
farne un’altro
tanto
diſtante, quanto parera conuenire alla coſa, &
tra due pareti ſia tirato un canale piu baſſo
del
piano del Conclaue, &
queſto canale sbocche in qualche luogo, & poi che egli ſera fatto alquanto alto laſciati ui
ſiano
gli ſpiracoli, perche ſe l’humore non uſcira per la bocca, ma uſcira, ò di ſotto, ò di ſopra, ſi ſpargera nella mu-
ratura
noua.
Fatte queſte coſe ſi dia lo primo ſgroſſamento al parete di teſtola, & poi drizzato, e ſpianato, & poli-
to
ſia.
Ma ſe’l luogo non patira, che ſi faccia l’altra muratura, facianſi pure i canali, & le bocche loro eſchino in loco
7770 aperto, dapoi da una parte ſopra il margine del canale imponganſi tegole di due piedi, &
dall’altra ſi drizzino i pila-
ſtrelli
di quadrelletti di ott’oncie, ne iquali poſſan ſedere gli anguli di due tegole, &
coſi quelli pilaſtri ſiano tanto
diſtanti
dal parete, che non pasſino un palmo, dapoi dal baſſo del parete in ſino alla cima ſian fitte dritte le tegole
oncinate
, alle parti di dentro dellequali con diligenza ſia data la pece, accioche ſca cciano da ſe il liquore, &
coſi di
ſotto
, &
ſopra il uolto habbiano i loro ſpiracoli. Allhora poi ſian biancheggiate con calce liquida in acqua, accio
non
rifiuteno la ſmaltatura, e croſta de teſtola, perche per l’aridita preſa nelle fornaci, non poſſono riceuere la
206187SETTIMO. tatura, ne mantenerla, ſe la calce ſotto poſta, non incolle, & non attacche l’una, & l’altra coſa. Indottoui quel primo
ſgroſſamento
, ſe le dia in luogo d’arenato la teſtola, &
tutte le altre coſe, come s’è ſcritto di ſopra nelle ragioni delle
intonicature
, ma gli ornamenti della politura deono hauere propie, e particolari ragioni del Decoro, accioche hab-
biano
dignità conuenienti ſi ſecondo la natura de i luoghi, come per le differenze delle maniere.
Nelle ſtanze del
uerno
non è utile queſta compoſitione, ne la pittura di grande ſpeſa, ne il ſottile ornamento de i uolti, di Cornici,
perche
quelle coſe è dal fumo, &
dalla fuligine di molti lumi ſi guaſtano, ma in queſti ſopra i poggi deono le tauole
con
inchioſtro eſſer impennate, &
politi trappoſtoui i Cunei di ſilice, ò di terra roſſa. Quando ſeranno eſplicate le
camere
pure, e polite ancho non ſerà diſpiaceuole l’uſo delle ſtanze del uerno de i Greci ſe alcuno ui uorrà por men-
te
;
& queſto uſo non è ſontuoſo, ma utile, perche egli ſi caua tra’l piano liuello del Triclinio quaſi due piedi, & bat-
tuto
bene il ſuolo, ſi ui da, ò’l terazzo, ò il pauimento di teſtole coſi colmato, che habbia le bocche nel canale.
Da-
1110 poi poſtoui ſopra i carboni, &
calcati ſodamente, ui ſi da una materia meſcolata di ſabbione, di calce, & di fauilla
groſſa
mezzo piede poſta à regola, &
à liuello, & polito il piano con la cote, ſi fa la forma del pauimento nero, & coſi
ne
i conuiui loro, quello, che da i uaſi.
& da gli ſputi loro ſi manda à terra, ſubito caduto ſi ſecca, & i ſerui, che gli
miniſtrano
ſi bene ſeranno ſcalzi, non piglieranno freddo da tai pauimenti.
Qui ſi uede la mirabile industria, che uſauano gli antichi, accioche le loro fabriche duraſſero, & ſi manteneſſero belle, & ornate, imperoche an-
cho
la doue la natura del luogo poteua impedire, ò non patiua gli abbellimenti, con arte ſi sforzauano di remediare, &
perche non é coſa niu-
na
, che guasti piu gliedifici, &
le politure, che la humidità, non ha dubbio, che quando à quella ſer à ingenioſamente prouiſto, che la bellezza
non
conſegua l’effetto ſuo, pero hauendo Vitr.
fornito di darci i precetti di abbellire, & biancheggiare le opere fatte in luoghi aſciutti, nel
preſente
capo ce inſegna à rimediare à i diffetti de i luoghi bumidi, il difetto dell’humido uiene, ò dal baßo per lo terreno, ò dall’alto per li mu-
ri
, che ſiano appoggiati à monti, ò à terreni piu alti.
Se uiene dal baſſo, biſogner à per le ſtanze à pe piano dal luogo, doue uorremo fare il pa-
2220 uimento cauar ſotto tre piedi, &
riempire tutto il cauo di teſtole, & poi ſpianarlo bene, questa materia tenerà il luogo ſempre aſciutto. Ma
ſe
per ſorte alcun muro ſerà continuamente tocco dall’humore, allhora faremo un’altro muro ſottile diſcoſto da quello quanto ci parera con-
ueniente
, &
tra que muri ſi far à un canale piu baſſo alquanto del piano dalla ſtanza, ilquale ſboccherà in luogo aperto, laſciandoui i ſuoi ſpi-
ragli
di ſopra, perche quando il canale fuſſe molto alto, &
che non ſe gli faceſſe queſto rimedio, non ha dubbio, che’l tutto ammarcirebbe,
&
ſi diſcioglierebbe, biſogna adnnque dargli le ſue bocche di ſotto, & i ſuoi ſpiragli di ſopra. Drizzato adunque il muro al predetto modo,
allhora
potremo ſmaltarlo, intonicarlo, &
polirlo. Il medeſimo rimedio ce inſegna Plinio, & Palladio. Ma ſe per ſorte il luogo non puo
patire
, che ſi faccia il muretto, ci baſtera farui i canali, che ſbocchino in luogo aperto, &
nelle margim di que canali da una parte ſopraporui
tegole
alte due piedi, dall’altra farui alcuni muretti, ò pilastrelli di mattoni di due terzi di piede, ſopra iquali ſi poſſan ſopraporre gli anguli di
due
tegole, &
queſte tegole non ſian distanti dal parete principale piu d’un palmo, & coſi ſerà fornita la fabrica del canale, & la ſua copri-
tura
, &
perche la humidità del muro principale poſſa entrare nel detto canale, biſogna longo il muro dal piede alla ſommità conficcare delle
3330 tegole oncinate di modo, che come hamo una entri nell’altra, &
ſiano queſte di dentrouia con ſomma diligenza impegolate, perche non riceui-
no
l’humidità, &
coſi queste tegole ſoppliranno al mancamento del muretto, & faranno lo iſteſſo effetto, perche tra quelle, & il muro prin-
cipale
ci è fpatio conueniente, &
la humidità del muro ua tra quelle tegole, & il muro, pure che di ſotto ſian le ſboccature, & di ſopra gli
ſpiragli
.
Fornita queſta intauelatura (dirò coſi) accioche riceua le imprimiture di teſtole biſogna ſmaltarla di calce liquida, imperoche quel-
la
calce rimedia alla ſiccità delle tegole, lequali non riceuerebbeno le intonnicature, ſenza quella prima ſmaltatura.
Quello poi, che ſi debbia
dipignere
in ſimili, &
altriluoghi Vitr. con gran facilità, & con belli auuertimenti ci dimoſtra, però miriporto alla interpretatione, nel
che
ſi conſidera quello, che appartiene al Decoro, parla poi di una uſanza Greca di fare i pauimenti coſa bella, utile, &
di poca ſpeſa, & nel
testo
è manifesta.
4440
CAP. V. DELLA RAGIONE DEL DIPIGNERE
NE GLI EDIFICII.
AGLI altri Conclaui cioè di Primauera, d’Autunno, dell’Aſtate, & gli Atrij, & Periſtili da gli an-
tichi
ſtate ſono determinate alcune maniere di pitture per certi riſpetti, perche la pittura ſi fa im-
magine
di quello, che è, &
può eſſer, come dell’huomo, dello edificio, della naue, & delle altre coſe,
dalle
forme dellequali, &
da i contorni de i corpi configurata ſimiglianza ſi pigliano gli eſſempi.
Da queſto gli antichi, che ordinarono i principi delle politezze prima imitarono la diuerſità delle
croſtc
di marmo, &
le loro collocationi, & dipoi delle Cornici, & dei uarij compartimenti di colo-
re
Ceruleo, &
di minio. Dapoi intrarono à fare le figure de gli edificij, e delle colonne, & imitare gli ſporti, & i ri-
lieui
, de i Frontiſpici, &
ne i luoghi aperti, come nelle Eſſedre per l’ampiezza de i pareti diſſegnarono le fronti delle
5550 Scene all’uſanza Tragica, ò uero Comica, ò uero Satirica, ma ne i luoghi da paſſeggiare per eſſere gli ſpacij longhi ſi
diedero
ad ornarli di uarietà di giardini eſprimendo le imagini di certe propietà di paeſi, perche dipingono i Porti,
le
Promontore, i Liti, i Fiumi, le Fonti, gli Tratti delle Acque, i Tempi, i Boſchi Sacri, i Monti, le Pecore, i Paſtori,
&
in alcuni luoghi ancho ſi fanno pitture piu degne, & che hanno piu fattura, che dimoſtrano ancho coſe maggio-
ri
, come ſono i Simulacri de i Dei, le ordinate dichiarationi delle Fauole, le guerre Troiane, gli errori d'Vliſſe per
li
luoghi &
altre coſe, che ſono con ſimigliante ragioni à quelli fatte dalla natura. Ma quegli eſſempi, che erano tol-
ti
da gli antichi da coſe uere, hora ſono con maluaggie uſanze corrotti, e guaſti.
Perche nelle coperte de i muri ſi di-
pingono
piu perſto i moſtri, che le certe imagini perſe da determinate coſe.
Perche in uece di colonne ui ſi pongo-
no
canne, &
in luogo de Faſtigi fanno gli Arpagineti canellati con le foglie creſpe: Similmentei candellieri de i Tem
pietti
, che ſonſtengono le Figure, &
ſopra le cime di quelli fan naſcere dalle radici i ritorti teneri con le uolute, che
6660 hanno ſenza ragioni le Figurine, che ſopra ui ſiedono.
Similmente i fioretti da i loro ſteli, che hanno mezze figure,
che
eſcono da quelli altre ſimiglianti, à, i capi humani, altre à i capi delle beſtie.
Ma tal coſe, ne ſono, ne poſſon eſſer,
ne
ſarãno giamai.
Coſi adunque i cattiui coſtumi hanno conſtretto, che per inertia i mali giudici chiudino gli occhi
alle
uirtu dell’arti, perche come puo eſſer che una cãna ſoſtenti un coperto, ò uero un candellieri, un Tẽpietto, &
gli
ornamenti
d’un Frontiſpicio, ò uero un faſcetto di herba coſi ſottile, &
molle ſoſtegna una figuretta, che ui ſtia ſo-
pra
ſedendo?
ò uero che dalle radici, e fuſti piccioli, da una parte ſiano generati i fiori, & mezze figure? Ma bẽche gli
huomini
uedino tai coſe eſſer falſe pure ſi dilettano, ne fanno cõto ſe elle poſſono eſſer, ò :
ma le mẽti offuſcate da
i
giudici in fermi non poſſono approuare, quello, che è con dignità, &
con riputatione del Decoro puo eſſer proua-
to
, perche quelle pitture non deono eſſer approuate, che non ſeranno ſimili alla uerità ne ancho ſe bene ſeranno
fatte
belle dall’arte, pero ſi deue far buon giudicio coſi preſto di quelle, ſe non haueranno certe ragioni di argomento
7770 ſenza offeſa dichiarite.
Perche ancho à Tralli hauendo Apaturio Alabandeo con ſcielta, e, buona mano finto una ſce
tra
in un picciolo Theatro, che appreſſo quelli, ſi chiama Eccleſiaſtirio, &
hauendo in quella fatto in luogo di colon
ne
le Figure, &
i Centauri, che ſoſtentauano gli Architraui, & i rotondi coperti, & il uoltare prominenti de i Fron-
tiſpici
, &
le Cornici ornate con capi Leonini, lequai coſe tutte hanno la ragione de, i, Stillicidi, che uengono da i co
perti
.
Oltra di queſto ſopra quella Scena era l’Epiſcenio, nelquale era l’ornato uario di tutto il tetto, i Tholi, i Pro-
nai
, è i mezzi Frontiſpici.
Quando adunque l’aſpetto di quella Scena compiaceua al uedere di tutti per
207188LIBRO& che di già erano apparecchiati per approuar quell’opera. All’hora ſalto ſuori Licinio Matematico, & diſſe gli
Alabandei
eſſere aſſai ſuegliati in tutte le coſe ciuili, ma per non molto gran peccato di ſeruar il Decoro eſſer giudi-
cati
poco ſaui, perche tutte le Statue, che ſono nel lor Gitanaſio, poſte pareno trattar le cauſe, e quelle, che ſono nel
foro
tener i deſchi, ò correre, ò giocar alla palla.
Et coſi lo ſtato delle figure ſenza Decoro tra le propieta de i luoghi
hauerli
accreſciuto difetto della riputatione della città.
Ma uediamo ancho che à noſtri tempi la Scena di Apaturio non ci faccia Alabandei, ouero Abderiti: perche chi di uoi
puo
hauere le tegole de i tetti le Caſe?
ò le Colonne? ò i Frontiſpici, perche queſte coſe ſi poneuano ſopra i taſſelli,
ma
non ſopra le Tegole da i tetti.
Se adunque le coſe, che non poſſono hauere la uerità del fatto, ſeranno da noi ap-
prouate
nelle pitture, uerremo anchora noi à conſentire, à quelle città, che per tali diffetti ſono ſtate giudicate di
poco
ſapere.
Adunque Apaturio non hebbe ardimen to di riſpondere alcuna coſa contra, ma leuò la Scena, & muta
1110 tala alla ragione del uero, poi che fu acconcia, l’approuò.
O haueſſero uoluto i dei immortali, che Licinio fuſſe torna
to
uiuo, &
correggeſe queſta pazzia, & gli erranti ordini di queſte coperte. Ma egli non ſerà fuor di propoſito eſpli
care
, perche la ragion falſa uinca la uerità, perche quello, che affaticandoſi gli antichi, e ponendoui in duſtria tenta-
uano
di approuare con le arti, à noſtri giorni ſi conſegue con i colori, &
con la uaghezza loro, & quella authorità,
che
la ſottilità dello artifice daua alle opere, hora la ſpeſa del patrone fa, che non ſia deſiderata, perche chi è colui
de
gli antichi, che non habbia uſato parcamente come una medicina il Minio?
Ma à di noſtri per tutto il piu del-
le
uolte ſono di Minio tutti i pareti coperti, &
ſe gli aggiugne ancho, e ſe gli da di Borace, d’Oſtro, d’Armenio, &
queſte
coſe quando ſi danno à i pareti, ſe ben non ſeranno poſte artificioſament, enientedimeno danno à gli occhi
non
ſo che di ſplendore, &
perche ſono precioſe coſe, & uagliono aſlai, però ſono eccettuate dalle leggi, che dal pa
trone
, &
non da colui che piglia l’opere ſono rappreſentate. Io ho eſpoſto aſſai quelle coſe, nellequali ho potuto far
2220 auuertito chi copre i pareti, accioche non cada in errore.
Hora dirò, come preparare ſi deono, come mi potrà uenir
in
mente, &
perche da prima s’è detto della calce, hora ci reſta à parlare del marmo.
Quello, che biſogni dipigner in diuerſe ſtanze, accioche ſia ſeruato il Decoro, Vitr, ce lo ha dimostrato in parte nel precedente cap. & in par
te
hora ce lo inſegna.
Et dalla diſſinitione della pittura ua argomentando quello, che ſta bene, & poiriprende liberamente le uſanze de i pit-
tori
de i tempi ſuoi, come che habbiano deuiato molto dalla certa, &
giusta ragione de gli antichi. Doue grandemente s’oppone à quella ma
mera
di pitture, che noi chiamamo Grotteſche, come coſa che non poſſa stare in modo alcuno, perche ſe la pittura e una imitatione delle coſe,
che
ſono, ò che poſſono eſſere come potremo dire, che ſtia bene quello, che nelle Grotteſche ſi uede?
come ſono animali, che portano Tempi,
colonne
di cannuccie, artigli di moſtri, difformita di nature, miſti di ucrie ſpecie:
Certo ſi come la Fantaſia nel ſogno ci rappreſenta conſu-
ſamente
le imagini delle eoſe, e ſpeſſo pone inſieme nature diuerſe, coſi potemo dire, che facciano le Grotteſche, lequali ſenza dubbio potemo
nominare
ſogni della pittura.
Simil coſa uedemo noi nelp arti del parlare, imperoche il Dialetico ſi forza di ſatisfare alla ragione, l’Orato-
3330 re al ſenſo, &
alla ragione, il Poeta alquanto piu al ſenſo, & al diletto, che alla ragione, il Sofiſta fa coſe moſtruoſe, e tali, quali cirappreſen
ta
la fantaſia, quando i noſtri ſentimenti ſono chiuſi dal ſonno.
Quanto mo che ſia da lodare un ſofiſta, io lo laſcio giudicare, à chi ſa fare
differenze
tra il falſo, e’l uero, trailuero, e’lueroiſimile.
Et perche Vitr. e ſacile, & Plinio nel lib. X X X V. ci da molto lume in queſta ma
teria
, io non faro altro à pompa, ma per quanto io dalle coſe uedute, &
lette poſſo comprendere trouo, che la pittura ſi come ogn’altra coſa,
che
ſi fa da gli huomini, prima deue hauere intentioni, &
rappreſentar qualche effetto, alquale effetto ſia indrizzata tutta la compoſitione,
&
ſi come le ſauole denno eſſere utili alla uita de gli huomini, & la Muſica hauer deue la ſua intentione, coſi ancbo la pittura. Dapoi ſi uuol
ben
ſapere contornar le coſe, &
hauere le Simmetrie di tutte le parti, & la riſpondenze di quelle tra ſe. Et con il tutto indile mouenze, e gii
atti
tah, che parino di coſe uiue, &
non dipinte, & dimoſtrino gli affetti, e, i, costumi, ilche e di pochi, in ſomma poi (che e coſa di pochisſimi)
&
à noſtri di non e à pena conſiderata, & è la perfettione áll’ arte, fare i contorni di modo dolci, & sfumati, che ancho s’intenda, quel che
non
ſi uede, anzi che l’occhio penſi di uedere, quello ch’egli uede, che è un fuggir dolcisſimo una tenerezza nell’ orizonte della uiſta noſtra,
4440 che e, &
non e, & che ſolo ſi fa con infinita pratica, & che diletta à chi non ſa piu oltra, & fa ſtupire, chi bene la intende. Laſcio ſtare i
colori
conuenienti la meſcolanza di quelli, &
la uaghezza, la morbidezza delle carni nelle imagini muliebri, che ſcuoprono i muſculi, ma in
modo
, che ſi intendino i panni, che fanno fede del nudo, le pieghe dolci, la ſueltezza, i lontani, gli ſcorzi, l’altezza della uiſta, &
altre coſe,
che
ſono nel dipignere ſommamente commodate, &
uago ſaria, & fuori dell’ instituto nostro à uoler parlare piu diffuſamente, & chi ha con-
ſiderato
molte pitture di diuerſi ualenti buomini, &
che ha ſentito ragionare, & con diletto, & attentioue ha aſcoltato gli altri, puo molto
ben
ſapere di quanta importanza ſia, &
quãto abbraccia quello, che io ho accennato; il reſto di Vitr. è maniſeſto ſino alla fine del libro, che
io
non ho uoluto aggiugnerui altro, parendomi, che Vitr.
habbi aſſai chiaramente parlato, ci reſta hora à dire di molti ornamenti, che ſi fan-
no
nella Città come Piramidi, Obeliſci, Sepulchri, Titoli, Colonne, &
altre coſe ſimili, ma hoggimai le coſe antiche di Roma ſono ſtate mi-
ſurate
piu uolte, &
poste in luce da molti ualenti buomini, di modo che ſarà di minor fatica ueder à un tratto le pitture, & miſurarle, che
leggere
molte carte, che io potesſi fare;
Eſorto bene ogn’uno, che ſia studioſo dell’antichità, & imitator de buom, & che ſi forzi render ra-
5550 gione di quello, che egli fa, eſercitandoſi nelle arti liberali &
ſpecialmente nelle. I I I I. diſcipline, che ſono quattro porte principali di tutti
gli
edifici, ſtrumenti, inuentioni, che ſono ſtati, ſono, &
che ſaranno, & chi ancho uuole hauere qualche ammaestramento delle ſopradette
coſe
, legga nel nono libro di Leonbatiſta, &
oſſerui i precetti ſuoi
6660
CAP. VI. IN CHE MODO S’APPARECCHI
IL
MARMO PER GLI
COPRIMENTI
.
NON di una ſteſſa maniera in ogni paeſe ſi genera il Marmo, ma in alcuni luoghi naſcono le Glebe
come
di ſale, che hanno le miche lucide, &
riſplendẽti, le quali peſte, & ammollite danno grande uti
lità
nelle coperte, &
nelle cornici, ma in quei luoghi ne i quai non ſi trouano tai coſe. Peſtanſi con
i
piſtelli di ferro, &
ſi criuellano i cementi di Marmo, ò uero le ſcaglie, che cadono dalle pietre ta-
gliate
da i marmorari, &
queſte cernite ſi parteno in tre maniere, & quella parte, che ſarà piu gran
de
, (come ſi è detto di ſopra) con la calce ſi dia con l’arenato, dapoi la ſeguente, &
la terza, che ſarà
7770 piu ſottile, date queſte coſe, &
con diligenza pareggiate, & liſciate, habbiaſi ragione à dare i colori in guiſa, che man
dino
fuori lucenti raggi, &
ſplendori, de i quali queſta ſarà la prima differenza, & apparato.
208189SETTIMO.
CAP. VII. DE I COLORI, ET PRIMA DELL’OCHREA.
DEI colorialcuni ſono, che da lor ſtesſi naſcono in certi luoghi, & indi ſi cauano, altri da altre coſe
inſieme
poſte, è meſcolate, ò temperate ſi compongono, accioche dieno nelle opere utilità allo iſteſ-
ſo
modo.
Ma eſponeremo quelli, che da ſe naſcenti ſi cauano, come è l’Ochrea; Queſta in molti luo
ghi
come ancho in Italia ſi troua.
Ma l’Attica e ottima, & queſta non ſi ha al tempo noſtro, perche
in
Athene le mineri, doue ſi caua l’argento, quando haueuano le famiglie, allhora ſi cauaua ſotterra
per
trouare lo argento:
quando iui ſi trouaua la uena la uena la ſeguitauano come fuſſe ſtata d’Argento.
Et però gli antichi alle politezze dell’opere uſarono una gran copia di Sile, & ancho in molti luoghi ſi caua copio-
ſamente
la terra roſſa, ma perfettamente in pochi, come nel ponto la Sinope, &
in Egitto, & nell’iſole Baleari in Hi-
1110 ſpagna, ne meno in Lemno, l’entrate dellaqual iſola il Senato, e popolo Romano conceſſe à gli Athenieſi da eſſer go
dute
.
Il Paretonio prende il nome da quei luoghi, doue egli ſi caua, & con la iſteſſa ragione il Melino, perche la for
za
di quel metallo, ſi dice eſſer in Melo l’Iſola Ciclada.
La terra uerde naſce in molti luoghi, ma la perſetta nell’Iſo-
la
di Smirna.
Queſta i Greci Theodotia ſogliono chiamare, perche Theodoto ſi chiamaua colui, nel fondo del quale
prima
fu ritrouata quella ſorte di creta.
L’oropigmẽto da Greci Arſenico nominato, ſi caua nel Põto, & coſi in piu
luoghi
la Sandaraca, ma l’ottima in Ponto appreſſo il fiume Hipani, tiene del metallo in altre parti, come, tra i confi
ni
di Magneſia, &
di Efeſo ſono luoghi, d’onde ella ſi caua apparecchiata, ſi che non e biſogno macinarla, ma e coſi
ſottile
, come fuſſe con la mano trita, e criuellata.
L’Ochrea ſi chiama terra gialla, & ancho Ochrea uolgarmente, questa ſi abbruſcia perche faccia il fondo all’Ochrea non abbruſciata, pero che
ſi
fa piu ſcura, &
ruggia, ne uiene dalle parti di Leuante, & io ne ho trouato ancho nelle mie poſſesſioni nei monti di Triuiggiana buonisſi-
2220 ma, &
in gran copia. Sil attico, era un minerale di colore come alcuni uogliono dell’Ochrea, & non fanno ancho differenza tra Ochrea
e
Sile, ma io ſtimo, che Ochrea ſia nome generale, &
Sile ſpeciale, però puo eſſer, che’l Sile fuſſe di una ſpecie di Ochrea; ma di colore alquan
to
diuerſo, ò che pendeſſe all’azurro, ò al purpureo, &
uiolino. Rubrica, & Sinope ſono terre roſſe, noi chiamamo la rubrica imbuoro, & in al
tri
luoghi Buoro, &
queſte terre roſſe erano in que luoghi doue dice Vitr. buone, e perfette. Il Paretonio, e Melino eran colori, quello bian-
co
, e questo giallo, la cagione perche coſi ſono chiamati e poſte da Vit.
@a creta Verde, noi chiamamo terra Verde. La Sandaraca è di colore di
Naranzo
, noi chiamamo Minio fatto de Biacca abbruſciata, ma la@ Sandaraca era naſcente, &
ancho ſatta ad arte come dira Vitr. qui ſotto.
CAP. VIII. DELLE RAGIONI DEL MINIO.
HORA io entrerò ad eſplicare le ragioni del Minio. Queſto prima ſi dice eſſer ſtato ritrouato ne i
cãpi
Cilbiani de gli Efeſij, il cui effetto, &
la cui ragione ne da cauſa di gran merauiglia. Cauaſi una
3330 Zoppa, detta Antrax, prima che per lo maneggiarla diuẽti Minio, la uena e di colore come ferro al-
quãto
piu roſſo, hauẽdo intorno à ſe una poluere roſſa.
Quãdo ſi caua, per le percoſſe de i ferri man
da
fuori le lagrime d’argẽto uiuo, lequali ſubito da i cauãti ſono raccolte.
Queſte zoppe aſſunate per
la
pienezza dell’humore, che hãno dẽtro, ſi pongono nelle ſornaci delle officine, accioche ſi ſecchi-
no
, &
quel tumo, che dal uapore del fuoco ſi leua da quelle zoppe. quãdo ricade nel ſuolo del forno, è trouato eſſer ar
gento
uiuo.
Leuate uia le zoppe, quelle gociole, che reſtano per la picciolezza loro non ſi poſſono raccorre, ma
in
un uaſo di acqua ſi fan correre, &
iui ſi raunano, & ſi conſondono inſieme; & queſte eſſendo di miſura di quattro
ſeſtari
, quando ſi peſano, ſi trouano eſſer cento di peſo, ma quando e inſieme tutto quello argento in un uaſo, ſe ſo-
pra
ui ſi ponera un peſo di cento, egli ſtara di ſopra, ne potra col ſuo peſo premere quel liquore, ne ſcacciarlo, ne diſ-
ſiparlo
, leuato il centenaio, ſe iui ſi ponera uno ſcrupulo d’oro, non ſopranuotera, ma ſe ne andera al fondo da ſe
4440 ſteſſo.
coſi non per la grandezza del peſo, ma per la qualita ſua ciaſcuna coſa eſſer coſi graue non ſi deue negare. Et
queſto
e utile à molte coſe, perche ne lo argento, ne il rame ſenza quello ſi puo dorare, che bene ſtia, &
quando l’o-
ro
e conteſto in qualche ueſta, che conſumata per la uecchiezza, non ſi poſſa piu portare con honeſtà, pongaſi quel
panno
d’oro in uaſi di terra, &
ſia nel foco abbruſciato. La cenere ſi getta, nell’acqua allaquale ſi aggiugne l’argen-
to
uiuo, ilquale à ſe tira tutte le miche dell’oro, &
le forza ad unirſi ſeco, uotata poi l’acqua, & queſto s’infonde, &
riuerſcia
in un panno, &
in quello e con le mani ſtruccato, l’argento eſce per le rarita del panno con il liquore, & l’o-
ro
per la ſtrettezza, e compresſione raunato di dentro puro ſi ritroua.
CAP. IX. DELLA TEMPERATVRA DEL MINIO.
IO ritornero hora alla temperarura del Minio, perche quelle zoppe eſſendo aride ſi peſtano con pi-
5550 ſtelli di ferro, &
ſi macinano, & con ſpeſſe lauature, & cotture ſi le fanno uenir i colori. Quan-
do
adunque ſeranno mandate fuori le goccie dello argento uiuo, alhora ſi fa il Minio di natura tene-
ra
, &
di forza debile, e per hauer laſciato l’argento uiuo laſcia ancho le uirtu naturali, che egli in ſe
teneua
.
Et pero quando e dato nelle politure de i Conclaui reſta nel ſuo colore ſenza diffetti, ma
in
luoghi aperti come in Periſtili, &
Eſſedre, & in altri ſimiglianti luoghi doue il Sole, & la Luna
poſſono
mandare i raggi, &
lumi loro, quando da queſti il luogo e toccato, ſi guaſta, & perduta la uirtu del colore
ſi
denigra.
Et pero e molti altri, & Faberio ſcirba hauendo uoluto hauere nel monte Auentino una bella, & orna-
ta
caſa, ne i Periſtili fece à tutti pareti dar di Minio, iquali dopo trenta giorni diuentorno di brutto, &
diuerſo co-
lore
, &
pero di ſubito conduſſe chi gli deſſe di altri colori. Ma ſe alcuno ſera piu ſottile, & uorra, che la politezza
del
Minio rittegna il ſuo colore, quando il parete ſera polito, &
ſecco, allhora dia col penello di cera punica liquefat-
6660 ta al fuoco temperata, con alquanto oglio, dapoi poſti i carboni in un uaſe di ferro farà ſudare quella cera ſcaldando-
la
col parete, &
fara ſi, che la ſi ſtenda egualmente, dapoi con una candella, & con un lenzuolo netto la freghi, al mo
do
che ſi nettano le nude Statue di marmo, &
queſta operatione Grecamente ſi chiama Cauſis, coſi la coperta della
cera
punica non permette, che lo ſplendore della Luna, ne i raggi del Sole toccando leuino uia il colore da quelle po-
liture
.
Da quelle officine, che ſon alle caue de i metalli de gli Efeſij, per queſta cagione ſono ſtate trapportate à Ro
ma
, perche queſta ſorte di uena e ſtata dapoi ritrouata, ne i paeſi di Spagna, da i metalli dellequali ſi portano le zop
pe
che per li Daciari à Roma ſi curano.
Et queſti officine ſono tra il Tempio di Flora, & di Quirino. Vitiaſi il Mi-
nio
meſcolandoui la calce, &
ſe alcuno uorra fare eſperienza, ſe egli ſera uitiato, coſi biſogna prouare: Piglieſi una
lama
di Ferro, ò paletta che ſi dichi, ſopra eſſa ſi pona il Minio, &
poſta al foco, fin che la lama ſia affocata, quando
di
Bianco ſi muta in nero, leuiſi la lama dal fuoco, &
ſe raffredato il Minio, ritornera nel ſuo primo colore, ſenza
7770 dubbio ſi prouera eſſer ſenza difetto, ma ſe egli reſtera nero dimoſtrera eſſre uitiato.
Io ho detto quelle coſe che
mi
ſono uenute in mente del Minio.
La chriſocolla ſi porta da Macedonia, & ſi caua da que luoghi, che ſono prosſi-
mi
à i metalli di Rame.
Il Minio, & l’Endico, con eſſe i uocaboli ſi dimoſtra in che luoghi ſi generino.
Il Minio come dice Plin. e una ſorte di arena di colore del Zafferano la cera Punica dicono eſſer cerabianca, il modo di farla bianca e in pli. al 21.
Libro, nel cap. 14. Chriſocolla e colla da oro, la dicono Boraſo. Il Minio e detto da un Fiume della Spagna coſi nominato. Indicum da noi
e
detto Endego, e di color Biauo ſcuro, ſi tingono i pannicon quello, &
ſi uſa ancho nelle pitture.
209190LIBRO
CAP. X. DE I COLORI ARTIFICIOSI.
HORA io entrero à quelle coſe, che mutate con le tempre delle meſcolanze d’altre maniere, riceuo-
no
le propieta de i colori.
Et prima io diro dello inchioſtro, l’uſo del quale nelle opere ha grande
necesſita
, accio manifeſte ſiano le tẽpre, in che modo con certe ragioni di artefici ſiano preparate.
Il luogo edificato come il Laconico, & di marmo ſi poliſce, & ſi liſcia ſottilmente, dinanzi à queſto
ſi
fa una picciola fornace, che ha le apriture di dentro uerſo il Laconico, &
la bocca ſua di fuori ſi
chiude
, &
abbaſſa con gran diligenza, accioche la fiamma disſipata non ſia di fuori, nella fornace ſi
pone
della relina, ò raſa, &
queſta bruſandola la forza del fuoco conſtrigne mandar fuori per le apriture tra il Laco-
nico
il fumo, ilquale d’intorno i pareti, &
la curuatura della camera ſi attacca, dapoi raccolto parte ſi cõpone battu-
1110 to co la gomma ad uſo dello inchioſtro librario, parte i copritori meſcolandoui della colla uſano ne i pareti.
Ma ſe
non
ſeranno queſte copie apparecchiate, coſi alla necesſita ſi deue prouedere, accioche per lo a ſpettare, &
induggia-
re
l’opera non ſia trattenuta.
Sian abbruſciate le taglie, ò ſcheggie dell’arbore Teda, & fatti di esſi i carboni ſiano
eſtinti
, &
poi nel mortaio con la colla piſtati, & coſi ſi fara una tinta per coprire, che hauera del buono. Similmen-
te
auuerra ſe la fece del uiuo ſeccata, &
cotta ſera nella fornace, & poi peſtata con la colla fara aſſai grato il colore del
l’inchioſtro
, &
quanto piu ſi fara di miglior uino ſolo fara imitare il colore de inchioſtro, ma ancho dello Endego.
CAP. XI. DELLE TEMPRE DEL COLOR CERVLEO.
LE tempre dello Azurro prima ſono ſtate ritrouate in Aleſſandria. Dapoi Veſtorio à pozzuolo or
2220 dino che ſi faceſſe.
La ragione di quel colore, di che coſa ſia ſtata ritrouata, da merauigliare aſſai
perche
egli ſi peſta l’arena col fiore del Nitro, coſi ſottilmente, che diuenta come farina, &
meſco-
lata
col rame di Cipro limato ſi bagna, accio che ſi tenga inſieme, dapoi riuoltandola con le mani
ſi
fanno palle, &
ſi mettono inſieme di modo, che ſi ſecchino. Queſte ſecche ſi compongono in un
uaſo
di terra, che poi ſi mette in fornace, coſi il rame, &
quell’arena quando dalla forza del fuoco
bogliendo
mneme, ſi haueranno ſeccato dando auicenda, &
riceuendo i ſudori, dalle loro propieta ſi partono, &
compoſti
delle loro coſe per la gran forza del calore diuentano di color azurro.
Ma l’arena abbruſciata, che nel co-
prire
i pareti, ha non poca utilita, ſi tempra in queſto modo.
Cuoceſi una zoppa di pietra azurra buona ſi, che ſia
dal
fuoco come il ferro affocata, quella con aceto ſi eſtingue, &
diuenta di color purpureo.
3330
CAP. XII. COME SI FACCIA LA CERVSA, IL
VERDERAME
, ET LA SANDARACA.
DELLA Cerufa, & del Verderame, & che da noſtri Eruca ſi chiama, non è fuori di propoſito à dire
in
che modo ſi faccia.
I Rhodiotti mettendo ne i dogli le limature di piombo, ſpargono quelle di
aceto
, &
ſopra quelle limature ui mettono le maſſe di piombo, & otturano con i coperchi ſi fatta-
mente
que dogli, che non poſſono reſpirare, dopo un certo tempo aprendogli ritrouano la Ce
ruſa
, ò Biacca, che ſi dichi dalle maſſe di piombo.
Et con la iſteſſa ragione ponendoui le lamelle di ra
me
, fanno il Verderame nominato Eruca.
Ma la Ceruſa cuocendoſi nella fornace, cangiato il ſuo
colore
allo incendio del fuoco diuenta Sandaraca.
(Che noi Minio chiamiamo.) Et gli huomini hanno imparato queſto
4440 dallo incendio fatto à caſo, &
quella e di minor utilita, che quella, che nata da metalli ſi caua.
CAP. XIII. IN CHE MODO SI FACCIA L’OSTRO ECCELLEN-
TISSIMO
DI TVTTI I COLORI ARTIFICIALI.
IO incominciero hor’à dire dell’Oſtro, ilquale rittiene, & carisſima, & eccellentisſima ſuauita del-
l’aſpetto
oltra i predetti colori.
Queſto ſi coglie dalle marine cocchiglie, delquale ſi tigne la purpu-
ra
, &
di quello non ſon minori le merauiglie à chi conſidera, che delle altre nature delle coſe. Percio
che
non ha il colore d’una maniera in tutti que luoghi, che naſce, ma dal corſo del Sole naturalmen
te
ſi tempra;
Et pero quello, che ſi raccoglie nel Ponto, & nella Gallia, perche quelle parti ſono uici
5550 ni al Settentrione, e nero.
A chi ua inanzi ſotto al Settentrione e liuido, quello, che ſi ha dall’Orien
te
, &
occidẽte equinottiale e di colore uiolino, quello, che ſi caua nelle parti di mezzodi è roſſo, & pero queſto roſſo,
ancho
ſi genera nell’iſola di ſhodi, &
in altre parti, che ſono uicine al corſo del Sole. Quelle conchiglie quando ſono
raccolte
, con ferri ſi fendono d’intorno, dallequal percoſſe ne uiene la Sanie purpurea come una lagrima, che goccia.
Cauata ne i mortai piſtandoſi ſi apparecchia, & quello, che dalle teſte marine ſi caua per queſto e ſtato Oſtro nomi-
nato
, &
queſto per la ſalſugine preſto ſi fa Sitibondo, ſe egli d’intorno non ha il mele ſparſo.
CAP. XIIII. DE I COLORI PVRPVREI.
FANNOSI ancho i colori purpurei tinta la creta con la radice de Rubbia, & Hiſgino. Ft ſimilmẽte
6660 da i fiori ſi fanno altri colori, &
pero quando i tintori uogliono imitare il Sil Attico, gettando la uiola
ſecca
in un uaſo la fanno bollire con l’acqua, dapoi quando e tẽperata la gettano in una pezza, &
con
le
mani ſtruccandola riceueno l’acqua di uiole colorita in un mortaio, &
di quella infondendoli la cre
ta
roſſa, &
piſtandola fanno il colore del Sile Attico, con quella iſteſſa ragione temprando il uacinio,
&
con quella meſcolando fanno la purpura bella. Et ancho chi non puo per la careſtia uſare la chriſo
colia
tingono l’herba, che ſi chiama Luteo di azurro, &
uſano un colore uerdisſimo, et queſta ſi chiama infectiua, cioe
tintura
, Appreſſo per la inopia del Endego tignẽdo la creta Selinuſia, ouer l’annularia, &
il uetro detto Hialo imitan
do
uanno il colore dell’Endego.
Io ho ſcritto in queſto libro quanto mi è potuto uenir in mente con qual coſe, & con
che
ragione alla diſpoſitione della fermezza, &
bellezza biſogna farle pitture, & che forze habbiano in ſe tutti i co-
lori
.
In ſette uolumi adũque, terminate ſono tutte le perfettioni delle fabriche, e dimoſtrato, che opportunita, è com-
7770 modo hauer debbiano.
Nel ſeguente io trattero dell’acqua, in che modo ſi troue, doue non è, & con che ragione ſi con-
duca
, &
con che coſe ſi prouera ſe ella e ſana, & idonea all’uſo.
La Rubbia, e detta Ruggia, et ſi uſa uolgarmente da tintori de panni Hiſgino, e Vacinio, e Hiacintho, e una iſteſſa coſa, la creta Selinuſia di color di
latte
, &
l’annularia e bianca, nel resto io non ho prouato queste coſe, ne uoglio empir il libro di ricette.
IL FINE DEL SETTIMO LIBRO.
210191LIBRO OTTAVO
DELLA ARCHITETTVRA
DIM
. VITRVVIO.
100[Figure 100]
PROEMIO.
THALETE Mileſio, uno di ſette Sapienti diſſe, l’acqua eſſer principio di tutte le coſe.
Heraclito il fuoco; i Sacerdoti de i Magi l’acqua, & il fuoco. Euripide auditore di Ana
xagora
, ilquale Filoſoſo gli Athenieſi Scenico nominarono, lo aere, &
la terra, & quel
la
dalle pioggie celeſti, ingrauidata, hauere generato nel mondo i parti delle gen-
ti
, &
di tutti gli animali, & quelle coſe, che da quella ſoſſero prodotte, quando coſtret-
te
dalla ſorza del Tempo ſi diſcioglieſſero, in quella di nuouo ritornare, &
quelle, che
di
aere naſceſſero, ancho nelle parti del cielo cangiarſi nel riceuere alcuno diffetto, ma
mutata
la loro diſſolutione ricadere nella iſteſſa propietà, nellaquale erano per in-
nanzi
;
Ma Pithagora, Empedocle, Epicarmo, & gli altri Fiſici, & Filoſofi queſti eſſer
quattro
principi ci propoſero, aere, fuoco, acqua, &
terra, & le qualità di queſti tra
1110 ſe con naturale forma congiunte per le differenze delle coſe operare, &
noi auuertimo
non
ſolamente le coſe, che naſcono da queſti principi, hauere il naſcimento loro, ma tutte le coſe non notrirſi, ne
creſcere
, ne conſeruarſi ſenza la forza loro, percio, che i corpi ſenza ſpirito ridondanti non poſſono hauere la uita,
ſe
lo aere, che ui entra non hauerà ſatto del continuo creſcendo gli accreſcimenti, &
le diminutioni.
Cioè il reſpirare, che ſi fa col tirare il fiato à ſe, & mandarlo fuori.
Ma ſe egli non ſerà nel corpo ancora una giuſta miſura di calorenon ui ſerà lo ſpirito uitale, ne il poterſi fermamente
drizzare
in piedi, &
le forze del cibo non potranno hauere la tempra della Digeſtione, & però non notricandoſi i
corpi
di terreſtre cibo, mancherebbeno, &
coſi dalla meſcolanza del principio terreno ſeranno abbandonati: & gli
animali
ſe ſeranno ſenza la poteſtà dell’humore exhault̀i, &
aſciutti dal liquore de i ſuoi principi ſi ſeccheranno.
Dice Ariſtotile, che noi ci notrimo di quelle coſe, delle quali ſiamo compoſti, & però i quattro elementi, ſono neceſſari alla uita dell’huomo, per
2220 che di esſi il corpo è composto.
Et però la diuina Prouidenza non ſece difficili, & care quelle coſe, che propiamente erano neceſſarie alle genti come
ſono
le pretioſe pietre, l’oro, &
l’argento, & le altre coſe, le quali ne il corpo, ne la natura deſidera, ma quelle coſe,
ſenza
le quali la uita de i mortali non puo eſſer ſecura largamente alle mani pronte cidiede in ogni parte del mondo;
& però di queſti principi ſe per caſo alcuna coſa ui manca di ſpirito lo aere asſignato per reſtituirlo ciò preſta copio
ſamente
.
Ma lo impeto del Sole apparecchiato, ad aiutarci col calore, & il fuoco ritrouato la uita piu ſicura ci ren-
de
, &
coſi il frutto della terra preſtandoſi la copia del uiuere per gli ſoprabondanti deſideri alleua, & nutriſce gli ani
mali
paſcendoli continuamẽte, &
l’acqua non ſolamẽte per lo beuere, ma per l’uſo dandoci infinite necesſità per eſ-
ſerci
data per grande utilità ci rẽde, &
da cio quelli, che all’uſanza de gli Egittij trattano le coſe ſacre dimoſtrano tut
te
le coſe conſiſtere dalla forza del liquore, &
pero quando ricoprono i uaſi dell’acqua, i quali al Sacro Tempio ca
3330 ſta religoine ſi portano, allhora inginocchiati con le mani al cielo ringratiano per tali ritrouamenti la bontà diuina.
REPLICA Vitr. le coſe dette nel ſecondo libro, al primo cap. circai principi materiali delle coſe, ma con diuerſa intentio
ne
, perche nel ſecondo egli hauea animo di dimostrare gli effetti, che uengono dalla meſcolanza de i principi nelle coſe, co-
me
nella calce, ne i mattoni, nell’Arena, nelle pietre, &
ne gli Alberi, qui ha intentione trattare della natura, & dell’uſo
dell’acque
, &
in uero ha ben ragione di adornare queſta ſua fatica con il trattamento dell’acque, perche ſi come l’oro, &
le
gemme, &
pietre ſono pretioſe per la rarità loro, tutto che la natura humana habbia poco biſogno di quelle, coſi l’acqua
è
precioſa per la necesſità, &
per l’uſo della uita, doue non immeritamente, & i ſaui, & i poeti, & i Sacerdori hanno ce
lebrato
l’uſo dell’acqua, &
perche la Città di Roma ha di gran lunga ſuperato con l’opere, & con le condotte dell’acque tutto quello, che è
stato
altroue, però Vitru oltra l’uſo uniuerſale dell’acque per ſatisfare ancho in queſta parte à i Romani ha particolarmente un libro à que-
4440 ſta materia conſecrato, doue parla, &
della natura dell’acqua, & dell’uſo.
Della natura ne parla, nel Secondo, Terzo, & Quarto cap. dell’uſo, nel primo, & ne gli altri, quanto alla natura ci narra le propietà dell’ac
que
, le forze, &
qualità ſeguendo una diletteuole hiſtoria naturale. Quanto all’uſo, egli ci tratta della inuentione dell’acque, della elettione,
del
condurle, &
del conſeruarle. Alla inuentione dona il primo capo. Alla elettione il quinto, perche non e aſſai trouare le acque, ma è neceſ-
ſario
lo eleggere le buone, &
ſalutifere; al condurle, & conſeruarle da il sesto, & il ſettimo capo, inſegnandoci à liuellarle, & d@moſtrando-
ci
gli ſtrumenti, atti, &
i modi di condurle, & coſi con grande utilità da perfettione al Ottauo lib. ilquale io eſporrò ne i luoghi laſciando le
digresſioni
, &
la pompa ad altro tempo.
CAP. PRIMO DELLA INVEN-
TIONE
DELL’ACQVA.
5550
ESSENDO adunque, & da i Fiſici, & da i Filoſofi, & da i Sacerdoti giudicato, tuttele coſe ſtare
inſieme
per la forza dell’acqua, io ho penſato poi, che ne i primi ſette uolumi eſpoſte ſono le ragio
ni
de gli edifici, in queſto douerſi delle in uentioni dell’acque trattare, &
che forze egli habbino
nelle
propietà de luoghi, &
con che ragioni ſi conduchino, & come ancora quella ſi proui.
Conclude per dimostrare la ſua intentione, in tre parole abbraccia un bel diſcorſo ſopra l’acque dicendo.
Perciò che ella è molto neceſſaria, & alla uita, & à i piaceri, & all’uſo quotidiano.
Alla uita egli l’ha dimoſtrato diſopra, perche ſenza l’humore è imposſibile mantenerſi in uita; al piacere; qui laſcio diſcorrere à chi ha ueduto
bellisſimi
ſiti, acque, ruſcelli, &
fonti, di quanto contento, & diletto ſia la uiſta di quelli, all’uſo, gli eſſerciti, gli aſſediati, gli artefici, le
campagne
, il mare, &
la terra finalmente dimostra l’uſo dell’acque, però uerremo all’uſo ſeguitando la intentione, & l’ordine di Vit.
211192LIBRO
Ma quella ſerà piu ſocile ſe le ſonti aperte, & correnti ſeranno.
Tratta della inuehtione dell’ucque, & rinchiude il ſuo diſcorſo in queſta ſomma, che l’acque, buero ſi trouano aperte, & dallanatura dimoſira-
te
, come ſono i Fonti, i Fiumi, &
altreuene aperte, & manifeste, & pero dice Vitr. Ma quella, & c. òuero ſi trouano aſcoſe, & ſotterra,
&
queſte, ò dalla forma, & faccia delluogo ſi trouano, & gl’inditij ſono prima efpoſti da Vitr. dicendo.
Ma ſe non correranno deueſi ſotterra cercarei capi, & raccoglierla, le quai coſe in queſto modo dcono eſſere eſperi-
mentate
, che ſteſo in terra alcuno con i denti appoggiati prima, che il Sol naſca doue l’acqua ſi deuetrouare, &
poſto
in
terra il mento, &
fermato ſopra un Zocco piccolo ſi riguardi il pacſe d’intorno, perche in queſto modo fermato
il
mento la uiſta non anderà pìu alto eleuata del biſogno, ma con certo fine i paeſi à liuellata altezza equale all’ori-
zonte
diſegnerà.
Allhora doue ſi ſcorgeranno gli humori in ſpesſirſi, & in creſparſi inſicme, & in acre ſolleuarſi
iui
biſogna cauare, perche queſto ſegno non ſi può fate in luogo ſecco.
1110
Et pone il modo dicendo, che ſe alcuno la mattina à buona bora ſi ſtender à in terra, & guarder à per lo piano dell’ orizonte, & uedr à alcuni ſu-
mi
leuarſi dal terreno, &
increſparſi come fa il fumo, che eſce dalle legna uerdi, quando hanno il fuoco di ſotto, prender à mditio di acque, per-
che
doue eſalano queſti uapori e ſegno, che abbonda l’humore ilquale e tirato dal Sole, &
queſto inditio prendono ancho quelii, che cauano
le
minere, perciò che, &
dalla quantit à del uapore, & dal colore prendono, argomento della quahtà della minera, & uuole Palladio, che que
ſta
proua ſi faccia nel meſe d’ Agoſto, leggi tutta queſta materia al ſettimo, &
ottauo capo della ſua agricol@ura, posto questo natur ale mdi-
tio
uiene Vitr.
ad eſponere quelli argomenti, che ſi cauano dalla quaht à dellaterra, & dice.
Ancho anuertir deue chi cerca l’acque, di che natura ſia il luogo.
Et ne rende la ragione dicendo.
Perche certi, & determinati ſono i luoghi doue naſcono l’acque.
Et ci eſpone la natura de i luoghi, il che è facile nell’autore, & non ha biſogno di noſtra dichiaratione.
2220
Nella creta e ſottile, & poca, & non copia, & quella non di ottimo ſapore, & coſi e ſottile nel ſabbione diſciolto,
ma
ſe ella ſi trouerà in luoghi piu basſi ſerà fangoſa, &
inſuaue. Nella terra negra ſi trouano ſudori, & ſtille non
groſſe
, le quali raccolte per le pioggie del uerno ne i ſpes ſi, &
ſodi luoghi danno giu. Queſti ſono di ottimo ſapore.
Dalla ghiara ueramente mediocri, & non certeuene ſi trouano, & queſte ſono di mirabil ſoauità, & coſi ancora dal
ſabbione
maſchio, dall’arena, &
dal carbõchio piu certe, & piu ſtabili ſono le copie dell’acque, & queſte ſono di buon
ſapore
.
Dal ſaſſo roſſo, & abbondanti, & buone uengono, ſe tra le uene non ſcorreranno, & non ſcoleranno, ma ſot-
to
le radici de i monti, &
ne i ſelici piu copioſi, & piu abbondanti, & queſte piu fredde, & piu ſane, ma ne i fonti
campeſtri
ſalſe ſono, graui, tepide, &
inſoaui, ſe non romperanno uenendo da i monti ſotterra nel mezzo de i cam-
pi
, &
quelle hanno la ſoauità dell’acque montane, che ſono coperte d’intorno da gli alberi. Ma i ſegni à che maniere
di
terre ſotto ſtanno le acque oltra i ſopraſcritti, queſti ſeranno, ſe egli ſi trouerà che ci naſca il ſottil Giunco, la Salice
3330 erratica, l’Alno, il Vitice, l’Arundine, l’Hedere, &
altre coſe ſimiglianti, che non poſſono uenire in luce ne nutrirſi
da
ſe ſenza l’humore.
Sogliono le ſteſſe coſe eſſer nate nelle Lacuni, le quali ſtando ancho oltra il reſto del campo
riceuono
l’acque delle pioggie, &
per lo uerno ne i campi, & longamente per la capacità conſeruano l’humore, alle
quai
coſe non ſi deue dare fede, ma in quei paeſi, &
in quelle terre doue non ſono lagune, & che naſcono per natu-
ra
, &
non per ſemente, iui ſi deue l’acqua cercare.
Ma quello, che appartiene alla industria dell’huomo per trouar l’acque è toccato da Vitr. dicendo.
Ma in quei luoghi, nei quali ſimili inuentioni non ſeranno ſignificate, in queſto modo ſi deono eſperimentare. Cauiſi
per
ogni uerſo il luogo alto piedi tre, largo meno di piedi cinque, &
in eſſo poſto ſia uerſo il trammontar del Sole
uno
bacile di Ramo, ò di Piombo, ò uero una conca, di queſti quello, che ſerà pronto uoglio, che ſi unga dentro di
oglio
, &
riuerſo ſi metta, & la bocca della caua ſia di canne, ò di frondi coperta, & di ſopra ui ſi metta della terra, di-
4440 poi il giorno ſeguente ſia ſcoperta, &
ſe nel uaſo ſeranno goccie, & ſudori queſto luogo hauerà dell’acqua. Ap-
preſſo
ſe uno uaſo fatto di Creta non cotta in quella caua con quella ragione ſerà coperto, &
quel luogo hauerâ del-
l’acqua
eſſendo poi ſcoperto il uaſo ſera humido, &
ancho ſi diſcioglierà dall’humore, & ſe in quella caua ſi mette-
ra
una ciocca di lana, &
nel di ſeguente ſarà ſtruccata l’acqua di quella, dimoſtrerà quel luogo hauer copia di acqua.
Ne meno auuerrà ſe ui ſerà acconcia una lucerna, & piena d’oglio, & acceſa, & in quel luogo coperta, & nel di ſe-
guente
non ſara aſciugata, ma hauerà li auanzi dell’oglio, &
del papero, & eſſa ſi trouerà humida, dara ſegno d’ab-
bondanza
d’acqua, perche ogni tepore à ſe tira gli humori:
Ancho, ſe in quel luogo ſerà fatto fuoco, & molto riſcal-
data
la terra, &
aduſta, & da ſe ſuſciterà un uapore nebuloſo, queſto luogo hauerà dell’acqua. Poi che tai coſe in
queſto
modo tentate ſeranno, &
ritrouati i ſegni ſopraſcritti, all’hora in quel luogo ſi deue cauare il pozzo, & ſe
egli
ſi trouerà il capo dell’acqua, ancho piu pozzi d’intorno ſi deono cauare, &
tutti per una caua in un luogo ſteſſo
5550 ſi deono condurre.
Argomenti del ſito, & forma del luogo.
Et queſte coſe ne i monti, nelle regioni Settentrionali ſpecialmente ſi deono cercare, perciò che in quelli, & piu dolci,
&
piu ſane, & piu copioſe ſono le acque, imperoche ſono riuolte dal corſo del Sole, & però in tai luoghi gli albe-
ri
ſono ſpesſi, &
le ſelue, & i monti hanno l’ombre loro oſtanti, che i raggi del Sole à terra dritti, non uenghino,
ne
posſino aſciugare gli humori.
Gli ſpatij ancho de i monti riceuono le pioggie, & per la ſpeſlezza delle ſelue iui
le
neue da l’ombre de gli alberi, &
de i monti lungamente ſi conſeruano, dapoi liquefatte colano per le uene della
terra
, &
coſi peruengono alle intime radici de i monti da gli quali erompeno gli ſcorrenti corſi de i fonti. Al con-
trario
ne i luoghi campeſtri, &
piani hauer non ſi poſſono le copie dell’acque, & ſe pure ſono, al meno mal ſane ſi
trouano
, perche il uehemente impeto del Sole, perche niuna ombra gli oſta:
bogliendo aſciuga l’humore de i cam-
6660 pi, &
ſe iui ſono acque apparẽti di quelle la ſottilisſima parte dalla ſottile ſalubrità l’aere rimouendo, & leuando por
ta
nello impeto del cielo, &
quelle, che dure ſono, & grauisſime, & in ſuaui, quelle (dico) laſciate ſono ne i ſonti
campeſtri
.
Non ſempre la natura con larghi fiumi, con ſpeſſe fonti, ò con aperti inditij ci dimoſtra l’abbondanza dell’acque, ma ſpeſſo tra le uiſcere della
terra
come ſangue nelle uene raccoglie l’acque, &
per luoghi aſcoſi, le conduce; però uolendo noi con industria ritrouare quello, che la na-
tura
ci tiene aſcoſo, à quello prouede Vitr.
nel preſente luogo, & ci inſegna à ritrouare gli inditij, quando la natura non ce li moſtraſſe, &
à
cauare i pozzi, ne i quali è d’auuertire, che non ſi troua l’acqua, ſe prima non ſi ua tanto ſotto, che ci ſtia il letto del fiume ſopra, &
ol-
tra
di queſto ci uuole induſtria per fuggir il pericolo, che il terreno non cada, ò che la eſſalatione non ci offenda, perche bene ſpeſſo dal ter-
reno
cauato eſcono alcuni uenenoſi, &
peſtiferi uapori, come ben ſanno quelli, che cauano le minere, à i quali in queſto caſo ſi deue di-
mandar
conſiglio, &
Vitr. con queſto ci conchiude il trattamento dell’inuentione dell’acque, & Plinio, & Palladio, & molti altri ſe ne
7770 banno ſeruito à punto di questo libro.
212193OTTAVO.
CAP. II. DELL’ACQVE DELLE PIOGGIE.
Qui
tratta della natura dell’acque, & prima delle piouane, & poi dell’altre.
ADVNQVE l’acqua dalle pioggie raccolta è migliore, & piu ſana, imperoche prima da uapori piu
ſottili
, &
leggieri da tutte le fonti ſi ſceglie, dapoi per la cõmotione dello aere colandoſi, & disfacen
doſi
perle tempeſtati uerſo la terra diſcende.
Oltra che coſi ſpeſſo ne i piani pioue, come ne i
ti
, &
alle ſommità, perche gli humori la mattina dal na ſcimento del Sole cõmosſi, uſciti dalla terra,
in
qualunque parte del cielo, che piegano ſoſpingono lo aere, dapoi quando agitati ſono, accio che
non
ſi dia luogo, che uoto ſia, tirano dopo ſe l’onde dello aere, lequali con preſtezza, &
ſorza gli
no
dietro.
in quel mezzo lo aere precipitoſo ſcacciando l’humore, che gli ſta dinanzi in ogni luogo, fa che i ſoffi, gli
1110 impeti, &
l’onde ancho de i uenti creſchino grandemente, per ilche poi gli humori da i uẽti ſoſpinti, & inſieme riſtret
ti
per tutto portati ſono, &
dalle fonti de i fiumi, dalle paludi, & dal mare, quando ſono dal caldo del ſole toccati ſi ca
uano
, &
à queſto modo le nubi da terra ſi leuano, queſte rinforzate con lo aere, che ſi muoue, & ondeggia, quando
peruengono
a i luoghi alti, &
rileuati, come ſono i monti, perciò che in quelli impedimenti fieramente s’in-
contrano
, per eſſere dalle procelle cacciati liquefacendoſi ſi dileguano, come graui, &
pieni, che ſono, & à queſto
modo
ſopra la terra ſi diffondeno.
Ma che i uapori, le nebbie, & gl’humori eſcano. dalla terra; queſta ragione ci
appare
, perche la terra dentro di ſe raccoglie, &
calori feruenti, & ſpiriti uehementi, & ancho freddi, & gran-
de
moltitudine di acque:
dapoi quando per la notte ſi raffredda per le notturne tenebre naſcono i fiati de i uen
ti
, &
da i luoghi humidi naſcono le nebbie, & ſi leuano in alto, onde poi naſcendo il ſole col ſuo calore tocca la ter-
ra
, indi lo aere fortemente dal Sole riſcaldato con l’acque aſſottigliate leua gli humori dalla terra.
Appreſſo la ragio
2220 ne ancho prẽderemo l’eſſempio, da i bagni perciò che niuna uolta, oue ſono i caldai puo hauere i ſonti di ſopra, ma il
cielo
, che è iui fabricato, per la bocca dal uapore del fuoco riſcaldato leua l’acque da i pauimenti, &
quella ſeco por
ta
nelle curuature delle uolte, &
iui ſoſpeſa, & in pendente la tiene, perche il caldo uapora di ſua natura ſempre in al
t
o ſi caccia;
& da prima perche è ſottile, & lieue no ſi rilaſcia, ma poi, che piu d’humore ſe li aggiũge, & piu denſo di-
uiene
, come da maggior peſo grauato ſi puo piu ſoſtenere, ma gocciola ſopra le teſte di chi ſi laua;
coſi dalla ſteſſa
cagione
l’aere del cielo dal Sole riſcaldato, da tutti iluoghi à ſe tira gl’humori, &
quelli alle nubi raccoglie. Imperòche
coſi
la terra toccata dal feruore mãda fuori i uapori, come il corpo humano per lo caldo rila ſcia il ſudore, &
di ciò ſede
ci
fanno i uenti, de i quali quelli, che ſono da freddis ſime parti generati, come è Borea, &
Tramontana ſpirano nello
aere
ſpiriti attenuati per lo ſecco:
ma l’Oſtro, et gl’altri, che dal corſo del Sole prendono le forze loro humidisſimi
ſono
, &
ſempre ſeco portano le pioue, perche riſcaldati ſi partono da regioni feruenti, & per tutto quaſi leuando fu-
3330 rano gli humori, &
coſi poi li diſpergono alle parti ſettentrionali. Ma che le predette coſe à tal modo ſi facciano, pren
deſi
argomento, &
ſede da i capi de fiumi, iquali nelle particolari delcrittioni de i luoghi depinti, & da molti ſcritti
nel
giro della terra la piu parte, &
i piu grandi ſi trouano uſcire dalle parti del ſettenttione. Prima nella India, il Gan
ge
, &
lo Indo naſcono dal mõte Caucaſo, nella Siria il Tigre, & lo Eufrate, nell’Aſia, & nel Põto, il Boriſtene, l’Hyſpa-
ni
, la Tana, il Colchi, &
il Phaſi, Nella Gallia il Rodano, nella Borgogna il Reno; di qua dall’Alpi il Timauo, il .
nella Italia il Teuere, nella Mauraſia, che da i noſtri è Mauritania nominata, dal monte A tlante il fiume Dyri, ilqua-
le
nato dalla parte ſettentrionale ſcorre di lungo per l’occidente al lago eptabolo, &
mutando il nome Nigir ſi dimã-
da
, dipoi dal lago eptabolo ſotto diſerti monti paſſando peri luoghi meridionali ſorge, &
entra nella palude Coloe,
laquale
circonda Meroe d’intorno, che è il regno degli Ethiopi meridiani;
& da quelle paludi raggirandoſi per li fiu-
mi
A ſtaſoba, &
Aſtabora, & molti altri per li monti peruiene alla cattaratta, & da quella precipitandoſi giugne tra
4440 la Elephantida, &
Siene, & in Egitto tra i campi di Thebe, & iui Nilo ſi chiama. Ma che dalla Mauritania uẽga il capo
del
Nilo da quello ſommamente ſi conoſce, che dall’altra parte del monte Atlante ci ſono alti i capi, che ſimigliante-
mẽte
ſcorrendo uãno all’Oceano occidentale, et iui naſcono gl’lchneumoni, &
i Cocourilli, & altre ſimili nature di
beſtie
, &
di peſci oltra gli Hipopotami. Quãdo adunque ſia, che tutti i grandis ſimi fiumi nelle deſcrittioni del mon-
do
ci pareno hauere origine dalle parti ſettentrionali, &
i campi Africani, iquali dalle parti meridiane ſottopoſti ſo-
no
al corſo del Sole habbino in fatto naſcoſi gli humori rari fiumi, &
non molte onti, reſta, che molto migliori ſi tro
uino
i capi delle fonti, che alla T ramontana, &
à Borea riguardano; ſe però in luogo pieno di ſolfo non ſi abbattono,
&
che ci ſia dell’allume, ò del bitume, imperoche ſi mutano all’hora, & fuori mandano ò acque calde, ò fredde di catti
uo
odore, &
di triſto ſapore, per che dell’acqua calda non è alcuna proprietà, ma quãdo la fredda incorre in luogo ar
dente
, bolle, &
riſcaldata molto fuori per le uene eſce ſopra la terra, & però lungamente ſtar non puo, ma in poco tẽ
5550 po diuẽta fredda, imperoche ſe di natura ſua calda fuſſe, il ſuo calore non ſi raffredderebbe;
ma con tutto ſe li ren
de
però, ne il colore, ne il ſapore, ne l’odore di prima, perche egli è gia per la ſua rarità intento, &
meſcolato.
Vitr. in queſto luogo è chiaro, & dice molte belle coſe, et ſpecialmẽte parlando del fiume detto Nigir, che hoggi ſi chiama il fiume di Senega, che
per
Africa ua uerſo ponente nell’Occeano, ilquale ſa gli ſteßi effetti, che fa il Nilo, creſce, et produce gl’animali, che ſopra il Nilo ſi uedono.
Narrala generatione delle pioggie, & con eſſempi lo dimoſtra, et parla, della generatione delle fonti, & de i fiumi noi per diletto porremo qui
ſotto
i uerſi tratti delle noſtre meteore.
Chiunque niega che’l ualor celeſte
Formar
non poſſa la mondana cera.
Certo ſua ment’e d’ignoranza ueſte.
Et ſel mio dir ſalda ragion’ auera
Spero
moſtrar, ch’il lume, &
l’influenza,
El
mouimento han qui lor ſorza uera.
Quando ch’il Sol da noi ſa ſua partenza,
Ouer
ritorna ad albergar col ſegno,
In
cui comincia à moſtrar ſua potenza
Chi non conoſce al uariar del ſegno
Delle
coſe uolubili, &
non uede
Come
faccia il terren’ hor uoto, hor pregno?
Quand’ à mostar ſua bella faccia riede
Non
è ſi arſiccio, &
arido ceſpuglio
Che
non rinuerdi, &
non ne faccia ſede.
Ma quando poi piu bolle il caldo Giuglio.
Ogni ſement’ al maturar s’appreſta
Per
far maggior ogni noſtro pecuglio.
D’mdi trahendo la dorata creſta,
Laſciand’
i noſtri per contrari alberghi,
Gia
la morte dell’anno è manifeſta.
Ne ſol par, ch’alla uita in alto s’erghi
O
per morir ſi pieghi ogni germoglio
S’auuien
che’l Sol’ ò quiui, ò altrou’ alberghi;
Ma quand’ ancor ſopr’ il ceteſte ſoglio
Alcun
pianeta i dritti raggi uibra,
6660 Ch’habbia uirtu contraria al freddo ſcoglio.
Non equalmente i primi corpi libra
Ma
i due piu lieui raddoppiando moue
Con
diſeguale, &
ſtemperata libra.
Ma Saturn’, & Mercurio fan lor proue
Contrarie
à quelle, &
ſtando ſopra noi
Fan
che la terra, &
lacqua ſi rinoue.
Perche fredd’ è lor forza, & ſredde poi
Sono
le qualitati mde cadute
Per
gl’humid’, &
gelati mflußi ſuoi.
7770
Non che nel ciel, ch’è padre di ſalute
Ardor’
, ò gelo ſia, come qui baſſo,
Ma
perche tal è ſua forza, &
uirtute.
Ne dietro però dei uolger’ il paſſo,
Se
dico gli elementi eſſer maggiori,
Perche
in questo uerità trapaſſo.
Che ſe del fuoco accreſcano gl’ardori
In
una parte, poi nell’altra
213194LIBRO Proportionatament’ ancho minori,
Et queſt’ è di natura un largo dono,
Che
quant’ iui ripiglia, qui ripone
E
in ciò concorda quell’eterno ſuono.
Ma noi ſeguend’il uer della ragione
Gia
cominciata, altronde pigheremo
Da
far piu forte noſtra oppenione.
Vedeſi adunque dal ualor ſupremo
Del
Ciel tirarſi in giro il fuoco, &
l’onda
El
corpo, ch’è tra queſto, &
quell’, eſtremo
Il calor grand’ all’hor molto piu abbonda,
Quando
la Luna nella part’ oppoſta
Al
Sol dimostra la ſua ſaccia tonda,
L’antichißimo ſpirto, che s’accoſta
Alla
ruota maggior ferma la terra,
Che
non riuolge ne lato, ne costa,
Et quel pianeta, ch’è ſopra la guerra,
Odi
cagion di nuoua marauiglia,
Tra
i primi corpi l’agguaglianza ſerra.
Appreſſo ancor la nobile famiglia,
I
metalli, le pietre, &
l’altre coſe
Come
propie richezze in guardia piglia.
Ne ſi puon dire le uirtuti aſcoſe
Ne
gli animai, nell’ acque, &
nelle piante,
Ch’à
marauiglia ſon marauiglioſe,
Laſciamo dunque à dietro il mondo errante,
Et
ſeguitiam’ à dir’ cioche da humore
Si
fa qua giu con apparenze tante.
Surge da terra l’humido uapore
Tratto
dal Sol’ alla men calda stanza
E
apoco apoco prende piu uigore.
B in questo ſpatio fa gran raunanza
Tanto
, che ſi condenſa, &
ſi riſtrigne
In
folta nebbia, &
di nera ſembianza,
Il freddo e la cagion, che la costrigne
Come
ſponga, che d’acqua piena ſia
Spreme
l’humor, che la terra dipigne,
Tal’ hor minute ſon le goccie in uia
Tal’
hor piu groſſe, come che’l ſuggetto
Piu
copioſo, ò meno ſi diſuia,
Et ſpeſſo l’aer puro in ſe riſtretto
Da
potenza ſupern’ in pioggia uolto
Acqua
giu manda piena di diletto.
Queſto nel grembo della terr’ accolto
Pregna
la rende ond’ella poi s’inſiora,
E
in uerdeggiante gonna ha il ſen’ in uolto
Poſcia Vertunno, con Pomona, & Flora
El
Padre Bacco, &
mill’ ancichi numi,
Lodan’
il Sol, che ſi bell’ anno honora
Ma quando l’aer riuers’ i ſuoi fiumi,
Come
da i monti delle nubi aperte
Con
ſpauentoſi, e horribili coſtumi.
Et ſon le uoci ſtrepitoſe inſerte
Del
mormorar’, e in ogni parte rugge
Con
fiamme ſparſe, mobili, &
incerte:
Ciò naſce dal ſoffiar, ch’intorno mugge
Et
con gran forza indura il foſco nembo.
Ch’impatiente del legame fugge.
Pero ſi uede hor anguloſo, bor gembo
L’aſpetto
della nube intorno cinta
Da
ſi feroc’, e impetuoſo lembo,
Ma perche ſia la mia ragion distinta,
Dirò
de ſegni della pioggia, &
quali
Et
quanti ſon con maeſtreuol tinta
Chi ued’ il fumo con ſue turbid’ ali
Salir’
al Cielo, &
apparir in forma
Di
nebbia, ò di uapori ò fumi tali,
Può giudicar ſenz’hauer altra norma
Che
l’aer pregno à piouer s’apparecchi,
Che
raro in altra coſa ſi trasforma.
Quand’ ancho dietro à gl’humidi, e rubecchi
Vapor’
il Sol roſſeggia in oriente,
Segn
è di pioggia, &
di ſuoi molli ſpecchi.
Il gracidar della fangoſa gente
Et
dalcun’ uccelletti il canto moſtra
La
piu groſſa ruggiada eſſer preſente.
L’auida pecorell’ ancho il dimoſtra
Col
ſuo morſo bramoſo, &
l’arrogante
Moſca
, che ſempre uuol uincer la giojira.
Lo ſentillar delle lucerne innante
Inditio
d’acqua copioſa porge,
Et
l’humido del muro circoſtante.
Quando con men liquor’, il fonte ſorge,
Et
con corſo men fort’il fium’è moſſo,
Vn
buon giuditio del piouer s’accorge.
Mill’altri ſegni ſon, che dir non poſſo,
In
breue ſpatio, &
da quei ſaui inteſi,
1110 Ch’affatican del mar l’humido doſſo.
Molti ne ſon d’agricoltoti appreſi,
Et
molti ancor dalle genti, che ſanno
L’uſanza
, &
i costumi de paeſi.
Ch’è inanzi il caſo il ſucceſſo diranno.
CAPITOLO.
L’anima ſemplicetta, che diſcende
Dalla
celeſt’ terrena ſtanza,
Aſſai
meno, che prim’il uero apprende,
2220
Perche distolta dalla prim’ uſanza,
Rinchiuſa
come Danae n@l fondo
Viue
della miſerrima ignoranza.
Il benigno ſuo padre, che nel mondo
Volle
mandarla del ſuo amore acceſo
Si
cangia in Oro lucid’, &
fecondo.
L’oro e’l ſaper’, & il bel uero inteſo
Che
benigno influſſo nella mente
Fa
ricco l’huomo ſoura Mida, ò Creſo.
os’il perduto bene tra la gente
3330 Del ſecolo ſi trou’, &
ſi racquista,
Ma
non ſenza fatica, ò ſtudio ardente.
Ben’è la conoſcenza alquanto miſta
Da
fantaſime, &
forme, che @dal ſenſ@
Naſcono
in noi dall’udit’, &
la uista
Trouas’infine dallo ſtudi’ immenſo
Coſi
pur’, &
purgato l’intelletto
Che
rend’ à Gioue l’honora o cenſo
Questo ſi uede chiar da quel, chi ho detto
Ch’oltr’
il bel uer delle notitie prime
4440 Da gl’accidenti naſce il uer concet@o.
Queſti n’han fatto con ſcienze opime
Tornar
delle materie nelle quali
La
forza del calor uero s’imprime
I lampi, le Comette, i fuochi tali
Per
le coſe uiſibili ſon fatti
A’
gl’mtelletti de gl’huomini eguali
Et gl’humidi uapor’ ancho ſon tratti
Per
l’accident’alla notitia noſtra,
Come
ſi fanno, &
come ſon disſatti.
5550
Hor ſegue quello, che mia muſa mostra
Della
rugiada dir’, &
della brina
Et
del reſto conform’ à ſimil moſtra
Dolce calor dalla luce diuina
Dolcemente
un uapor lieua dal piane
Nella
parte dell’aer piu uicina
La notte col ſuo freddo uelo, e piano
Restringue
quel uapor’, &
quell’inuoglie
In
gocciole conuerſo à man’ à mano
Queſt’all herbette, à i fior’, & alle foglie
6660 Tremolando s’accosta, &
nel mattino,
I
bei raggi del Sol, quel ſpecchio accoglie
Simil uapor’ fa il gelo mattutino
Ma
perch’il gelo, è piu potente, &
forte
Però
ſi strigne e diuenta piu fino.
Speſſo ſi ſono le perſon’accorte
Ch’al
baſſo la rugiada ſi condenſa
Per
non eſſer calor ch’alto la pote.
Perche ſedend’ à diletteuol menſa
Ne
bei prati la ſera hanno ſentite
7770 Che tal uapor di ſotto ſi diſpenſa.
Il luogo, & la ſtagion ſanno l’inuito
A
queli’unpreßion, che ſpeſs’ amarò
Et
ſpeß’ ha dolc’ il guſto, &
ſaporit@.
S’hebbe gia un cibo precios’, & caro
Simil’alla
rugiada, &
per far fede
Quanto
puo il cielo con inditio chiaro.
214195OTTAVO.
Nella diſerta piaggia oue non uede
Naſcer
herbette il Sol’, ò ſorger fonte,
Fu
fatt’un popol d’ogni cibo herede.
Col guſto lor’, & con le uoglie pronte
Vn’eſca
ſol’haueua ogni ſapore,
Odi
cos’incredibili, ma conte
Er’un paeſe ou’il diuin fauore
Conduczua
la gent’à Dio diletta,
Sott’il
ueßillo d’un gran conduttore
In quell’in uece d’acqua pur’, & netta
Candido
latte, &
dolce mel correa
Ogni
coſa in ſuo grado era perfetta
Ma giugner prima ou’andar ſi douea
Senza
fatica, &
camin aſpro, & pieno
D’ogni
diſagio, &
mal non ſi potea.
Il popol ſi ſentiua uenir meno
Et
della uit’, &
delle ſue ſperanze,
Et
àl mal dire non haueua freno
Il capitano alle celeſte ſtanze
Gl’occhi
, &
le palme humilmente uolgendo
Pregò
ſecondo le ſue antiche uſanze
Padre (dicea) del cel ſe ben comprendo
Hauer
condotta la tua gente in loco,
Oue
la morte ſenza te n’attendo
Tu, che partiſti gl’elementi, e al foco
Seggio
ſublime, &
piu capace deſti
El
troppo al mezzo reduceſti, el poco
Pur’io confido ne i mei uoti honeſti
Che
ſon fondati nelle tue promeſſe
Che
grat’ il nostro male non haureſti
Meco ſon queſte genti, & io con eſſe
Eſſe
alla mia, &
io ſto alla tua uoce,
Voce
, che ſta nelle tue uoglie steſſe
Ecco l’aſpro ſentier quanto li noce,
Quant’
è l’error fallace delle strade,
Quant’è
la fame indomita, &
atroce
Tu ſei la uia2, tu ſei la ueritade
Tu
ſei la uita, però dolce padre
Moſtraci
il uer camino per pietade
Porg’il cibo bramato alle tue ſquadre,
Et
fa, che ſi comprenda, che ne ſei
Preſente
con quest’opere leggiadre.
Vdi la uoce il padre de gli Dei
Del
capitan fedele, &
ſuo gran duolo,
Mostrò
quant’ ama i buon’, &
odia i rei
Però chiamand’il ſuo beato stuolo
Quello
, ch’il ſuo uoler’ in terra ſpiega,
E
innant’ogn’hor li ſta con dolce uolo.
Diſſeli poi ch’al giuſto non ſi niega
Giuſta
dimanda, hor git’oue ſi ſerua
L’ambroſia
noſtra, el nettare ſi lega
Nei uas’eterni, in eterna conſerua,
Di
questa ſopra la diſerta piaggia
Ou’il
popolo mio la fame ſnerua,
Tanta dal Cel per ogni uerſo caggia,
Ch’ogn’un’il
ſeno ſi riempi, &
goda
Ne
ui ſia tribu, ch’in copia non haggia,
Ecc’una ſchiera di quei ſpirti ſnoda
Le
celeſti uiuande giu dal cielo,
Piouen
quell’eſca, per ch’ognun la roda.
L’afflitta turba, che dal chiaro uelo
Del
bel ſeren’ intorno, uede &
mira
Scender’
il dolc’, &
trapparente gelo
Deſioſa la coglie, & pon giu l’ira,
Che
la fame notriſce, &
ſene ſatia
Con
marauiglia, &
quanto puo reſpira.
L’alto stupor di coſi rara gratia
Conduc’
à dir’ ogn’un, che cos’è questa?
1110 Qual bocca non fia stanca pria, che ſatia?
La uoglia ogni ſapor’ in quella deſta
Però
ſene content’ogni palato,
Ogni
guſto s’acquet’, &
ſene resta
Benedetto ſial Ciel, che ciò n’ha dato,
Et
ſe ben quella uolta fu corteſe,
Qualche
parte però n’anchor laſciato.
Ma ben benign’è l’aria in quel paeſe,
Che
ciò ne manda per ſanar gl’mfermi
Di
uari mali lor’, &
uarie offeſe
2220
Ma qui conuien co’l mio cantar ſi fcrmi.
Com’il calor delle ſoperne ſpere
Leu’il
uapor dalla terrena ſcorza,
Detto
s’è prima con ſentenze uere
La bianca neue il uerno s’inſorza,
Come
ſuol far la ſtate la tempeſta,
In
cui uirtu maggior ſi moſtra, &
forza
Humid’, & caldo fumo al Ciel ſi deſta
Et
nella mezza region s’innalza
3330 Ristrett’in nube chiar’;
& maniſeſta
Quell’ il uapor debilement’inalza,
Che
per eſſer ſottil’, è gia diſperſo
Come
candida lana ſi diſcalza.
Onde s’imbianca tutto l’uniuerſo,
L’aere
pregno d’ogni intorno fiocca
Le
bianche falde dell’humor conſperſo
Ma con piu furia, & piu durezza tocca
Lagrandine
gelat’i tetti, &
i colmi,
Et
con horror, &
ſtrepito trabocca
4440
Onde ſi ſpezzan con le uiti gli olmi
Le
biad’ à terra uanno con durezza,
Del
gelido criſtal ch’à dirlo duolmi
Muor’ogni piant’ alla temperie auuezza,
El
contadin di ſue ſperanze cade,
Ne
piu ſe ſteſs’, ò ſua ſamiglia apprezza;
Queſto ſiran’accidente alhor accade,
Quand’ha
piu forz’il Sol, però ch’ei lieua
L’humor
in altre piu fredde contrade.
Che non ſon quell’, oue ſi fa la neua,
5550 La brin’, &
la rugiada forza piglia
Per
queſto, &
quel contrario, che l’aggreua
Ne di ciò prender dei piu marauiglia,
Perche
l’eſtate, piu che’l uerno gela,
La
region’ ou’il uapor s’appiglia
Ardon gl’eſtrem’, el mezo ſi congela,
Ne
potendo fuggir’ i ſuoi nemici
Riſtrett’in
ſe medeſimo ſi cela.
6660
CAP. III. DELL’ACQVE CALDE, ET CHE FORZE HANNO DA DIVERSI ME-
TALLI D’ONDE ESCONO, ET DELLA NATVRA DI VARII FONTI, LAGHI, ET FIVMARE.
SONO alcune fonti ancora calde, dalle quali n’eſce acqua di ottimo ſapore, laquale nel bere è coſi
ſoaue
, che non ſi diſidera quella delle fonti Camene, la ſurgente Martia.
Ma queſte da eſſa natu
ra
à queſta guiſa ſi fanno.
Quando di entro la terra per lo allume, ò per lo bitume, ò ſolfo ſi accende
il
fuoco mediante l’ardore, la terra, che è d’intorno à quello bianca, &
rouente diuiene, ma ſopra di
ſe
alla ſuperficie della terra manda fuori il feruido uapore, &
coſi ſe alcune fonti in quei luoghi, che
ſono
di ſopra, naſcono di acque dolci offeſe, &
rincontrate da quel uapore bogliono trale uene, &
in
queſto modo eſcono fuori, ſenza che il loro uapore ſi guaſti.
Sono ancho di non buono ſapore, & odore alcune fonti fredde, lequali da luoghi inferiori drento la terra naſcen-
7770 do paſſano per luoghi ardenti, &
da queſti partendoſi, & tracorrendo per lungo ſpatio della terra raffreddati uengo-
no
di ſopra con l’odore, ſapore, &
colore guaſto, & corrotto come ſi uede nella uia Tiburtina il fiume Albula, & nel
piano
Ardeatino le fonti fredde, che ſolforate ſi chiamano dello ſteſſo odore, &
coſi ſi uede in altri luoghi ſimiglian-
ti
, ma queſte tutto, che fredde ſiano pareno però bollire, percioche auuiene, che incontrandoſi di ſotto profondamẽ
tein
luoghi alti offeſi dall’humore, &
dal fuoco, che tra ſe conuengono, con grande, & uehemente ſtrepito in ſe forti,
&
gagliardi ſpiriti uanno riceuendo, & coſi gonfi per la forza del uento, & sforzati bogliẽdo ſpeſſo fuori eſceno
215196LIBRO le fonti loro; ma di quelle fonti, che aperte non ſono; ma ouero da ſaſsi, ouero da qualchealtra uiolenza ritenuti
ſono
à i grandi, &
rileuati grumidi terra, & però grandemente ſi inganna, chiunque penſa di hauere i capi delle fon-
ti
, quando aprono loro le grandi foſſe in quella altezza, che ſono i grumi, impero ſi come un uaſo di rame non ripie-
no
ſino all’orlo ſuo, ma che habbia la miſura dell’acqua ſecondo la ſua capacità, di due delle tre parti quando il ſuo co
perchio
dal gran feruore del fuoco toccato uiene forza l’acqua à riſcaldarſi bene, &
quella per la ſua naturale rarità
riceuendo
in ſe la gagliarda enfiagione del caldo, non ſolo riempie il uaſo, ma gli ſpiriti ſuoi alzãdo il coperchio, &

u
ſcendo trabocca, ma leuato il coperchio, &
eſſalati i ſuoi boglimẽti nello aperto aere torna di nuouo al luogo ſuo,
al
ſimigliante modo quei capi delle fonti, quando ſono per le ſtrettezze compresſi, &
riſtretti, con grande impeto
uengono
di ſopra gli ſpiriti dell’acqua, ma tantoſto, che riaperti, &
rillargati ſono uotati per la rarità, che nel liquore
preuale
riſeggono, &
tornano nella proprietà del ſuo giuſto peſo. Ma ogni acqua calda per queſto è atta alle medici
1110 ne, perciò che ricotta nelle coſe precedente riceue altra uirtute all’uſo humano;
perciò che le fonti ſulfuree riltora-
no
le fatiche de nerui, riſcaldando, &
ſucchiando con il loro calore i triſti humori da i corpi. Ma le fonti, che hanno
dell’allume
, quando riceueno alcuni corpi dalla paralyſi diſciolti, ouero da qualche sforzeuole infermità mantenen-
do
il refrigerio per le aperte uene riſtorano con forza cõtraria del caldo, &
coſi continuando per queſto i corpi ſono
remesſi
nell’antica cura delle loro membra:
Finalmente oue ſono le acque, che tengono del bitume gli huomini poſ
ſono
purgare i difetti, che hanno dentro i corpi loro beuendone, &
à queſto modo medicarſi. Euui ancho una ſorte
di
acqua fredda nitroſa come à Penna, à Veſtina, à Cotilio, &
in altri luoghi ſimili, che beuendone alcuno ſi purga, et
per
lo uentre paſſando minuiſce, &
ſcema la gõfiezza delle ſtrume. Ma doue ſi caua l’oro, & l’argẽto, il ferro, il rame,
il
piõbo, &
altre ſimiglianti coſe alle dette iui, ſi trouano molte ſonti ma, ſono ſommamente difettoſe, perciò che
no
i uitij contrari à quell’acque calde, che uengono dal ſolfo, dallo allume, ò dal bitume, &
fanno queſto, che beuute
2220 quando entrano nel corpo, &
uãno per le uene toccano i nerui, et le giũture, & quelli infiãdo gl’indurano i nerui. A-
dunque
per la enfiagione gonfiati per longo ſi ritirano, &
coſi fanno gli huomini doglioſi ò per male di nerui, ò per
le
podagre, perche hãno le ſottigliezze de le uene loro meſcolate di coſe durisſime, ſpeſſe, &
freddisſime, Vnaltra ſor
te
di acq̃ ſi troua, laquale @ õ hauẽdo à baſtãza le ſue uene chiare la ſpuma ſua nuota come fiore nella ſommità ſimi
le
al colore d’un uetro purpureo.
Queſte coſe mirabilmẽte auuertite ſono, & cõſiderate in Athene, perche iui da ſimi
li
luoghi, &
fonti, & in Aſti, & al porto Pireo ſono cõdotte le ſurgẽti canne, et di quelle niuno ne beue per quella cau
ſa
, ma bene ſe ne ſerueno per lauare, et per altre biſogna, et beueno de i pozzi, et coſi ſchiuano i diffetti di quelle fõti.
Hermolao nelle caſtigationi di Pli. al. 2. del. 32. legge non, & in Aſti, ad portũ Pireæũ, ma Maſti uſque ad portũ Pireæũ, et dice, che Masti ſono det
te
altramẽte, mãmæ, et papillæ, et ubera, quaſi mãmelle lequali uẽgano l’acque, bẽche ancho ſalua la prima lettione, et Aſti intẽde Athene.
Ma à Troezzeno ciò non ſi può fuggire perche iui altra ſorte di acque ſi troua, ſe non quella, che hanno i Cibdeli, &
3330 però in quella città ò tutti, ò la maggior parte ſono ne i piedi cagioneuoli.
Ma in Tarſo città di Cilicia trouaſi un fiu-
me
nominato Cydnos, nelquale i podagroſi tenẽdo le gãbe à molle ſono ſolleuati dal dolore.
Oltra le dette coſe mol-
te
altre generationi di acque ſi trouano, che hãno le ſue, ꝓprietà, come in Sicilia il fiume Hymera, ilq̃le uſcito dalla
te
in due rami ſi parte, &
quel ramo, che ſi ſtẽde corrẽdo uerſo il mõte Ethna, perciò ch’egli paſſa per terreno di ſucco
dolce
, egli è di grãdisſima dolceza, l’altro ramo, che corre per quel piano doue ſi caua il ſale, è di ſapor ſalſo.
Similmẽte
à
Paretonio, &
la doue è il uiaggio ad Hamone, & al Caſsio all’Egitto ſono laghi paluſtri di maniera ſalſi, che di ſopra
hãno
il ſale cõgelato.
Sono appreſlo in molti altri luoghi, & fonti, & fiumi, & laghi, iquali paſſando oltra le cauc del
ſale
neceſſariamente diuentano ſalati, altri penetrãdo per le uene graſſe della terra come unti d’oglio eſcono fnori co
me
è à Soli caſtello della Cilicia il fiume Lipari nominato, nelquale chiunque ſi laua, ò nuota ſi ungne dall’acqua, &

coſi
nella Ethiopia ſi troua un lago, che ugne gli huomini, che in eſſo nuotano;
& in India ce n’è uno, che quãdo il cie
4440 lo è ſereno mãda una gran q̃ntità di oglio.
Ancora à Cartagine è una fonte ſopra la quale nuota l’oglio di odore come
una
ſcorza di cedro, del qual’oglio è uſanza di ugnere le pecore:
al Zãte, et intorno à Durazzo, & Apollonia ſono fon
ti
, che inſieme con l’acqua uomitano grã moltitudine di pece;
à Babilonia è un grandisſimo lago, che ſi chiama la pa-
lude
Aſphaltite, ha di ſopra il liquido bitume, che nuota, delqual bitume, &
di pietra cotta fabricatone il muro Semi
miramis
cinſe la gran Babilonia, coſi in Ioppe nella Svria, &
nell’ Arabia de Numidi ſi trouano laghi di ſmiſurata grã
dezza
, iquali mandano fuori gran maſſe di bitume, che ſono poi tolte dalli habitatori di quei luoghi.
Ma ciò è ma
rauiglioſo
, perciò che in quei ſono molte pettraie di duro bitume.
Quando adunque l’acqua rompe fuori per la terra
bituminoſa
ſeco ne porta, &
quãdo che ella è uſcita fuori della terra ſi ſceglie, & coſi da ſe ſcaccia il bitume, & coſi an
cho
nella Cappadocia nella uia, che è tra Mazzaca, &
Tuana, ſi troua un grã lago, nelquale ſe una parte di cãne, ò d’al
tra
coſa è poſta dẽtro, &
il ſeguẽte giorno cauata quella parte, che ſerà ſtata cauata ſi trouerà di pietra, reſtãdo l’altra
5550 parte, che hauerà toccato l’acqua nella ſua ꝓpria natura.
Allo ſteſſo modo à Hieropoli della Frigia bolle una mol
titudine
d’acqua calda, dellaquale ſe ne manda per le foſſe d’intorno agli horti, &
alle uigne. Queſta à capo d’ãno diuẽ
ta
una croſta di pietra, &
coſi ogni tãti anni gli habitatori di quei paeſi facendo i margini di terra dalla deſtra, & dal-
la
ſiniſtra, ui laſciano andare quelle acque, &
con quelle croſte fanno le ſiepi de i campi loro; & queſto pare, che natu-
ralmente
fatto ſia, percio che in quei lu oghi, &
in quella terra, doue naſce quel ſucco ci ſta, ſotto una qualità ſimile al
la
natura del coagolo.
Dipoi quando la forza meſcolata eſce di ſopra per le fonti ſue, è sforzata riſtrign erſi, & appi-
gliarſi
dal ſole, &
dalla calidità dell’aere, come ſi uede ne i piani delle ſaline. Sono appreſſo fonti molto amari naſcenti
da
amaro ſucco della terra, come nel Ponto è il fiume Hypanis, ilquale dal ſuo capo per quaranta miglia ſcorre ac
qua
di dolcisſimo ſapore, dipoi quando giugne al luogo, che dalla foce ſua è lontano cẽto, &
ſeſſanta miglia, quel
lo
ſi meſcola un fonticello bẽ piccolo:
Queſto fonticello, quando entra nel detto fiume, all’hora fa, che tanta quan ti-
6660 ta di acque diuenta amara, percioche per quella ſorte di terra, &
per quelle uene, dallequali ſi caua la Sandaraca uſ cẽ
do
quell’acqua amara diuiene, &
tutte queſte coſe da diſsimigliãti ſapori preſi dalla proprietà del terreno per doue
paſſano
, chiaramẽte ſi fano, come appare ne i frutti, imperoche ſe le radici de gli alberi, ò delle uiti, ò dell’altre ſemẽze
mãdaſſero
i frutti prẽdẽdo il ſucco dalle proprieta del terreno, ſenza dubbio il ſapor di tutti in ogni luogo, &
in o-
gni
parte ſarebbe d’una iſteſſa natura, ma uedemo pure, che l’Iſola di Lesbo fa il uino protropo, Meonia il uino det
to
Catacecaumenite, &
Lidia il Melito, & Sicilia il Mamertino, Campagna il Falerno, Terracina, & Fondi i Ce-
cubi
, &
in molti altri luoghi di innumerabil moltitudine, & uarietà generarſi le ſorte, & le forze de i uini, lequali
non
altramẽti poſſano eſſer prodotte, ſe non quando l’humore terreno con le ſue proprietà de i ſapori infuſo nelle ra
dici
, nutre, &
paſce la materia, per laquale uſcendo alla cima diffõde il ſapore del frutto propio del luogo, & della for
te
ſua;
che ſe la terra fuſſe disſimile, & diſtinta di uarieta d’humori, non ſarebbeno in Siria, & in Arabia nelle cãne,
7770&
ne i giũchi, & nelle herbe gli odori ſolamẽte, ne ancho gli alberi, che ci dãno l’incẽſo, ne quelle terre ci dariano i gra
ni
del pepe, le glebe della mirra, à Cirene nelle bacchette naſcerebbe il laſſere, ma in tutte le regioni della terra,
et
in tutti i luoghi tutte le coſe d’una ſteſſa natura ſi ꝓdurrebbeno, ma ſecõdo queſte diuerſità in uarij luoghi, et paeſi
la
inclinatione del mõdo, &
lo impeto del Sole ò piu preſſo ò piu lõtano facẽdo il corſo ſuo genera tali humori di que
ſta
natura, &
quelle qualità ſolamẽte in quelle coſe ſi uedeno, ma nelle pecore, & negli armenti, & tai coſe non ſi
farebbeno
dislimiglianza ſe le propietà di ciaſcun terrenno in paeſi diuerſi alla uirtu del Sole fuſſero temperate.
216197OTTAVO.
Perche nella Beotia e il fiume Cephiſo, & il fiume detto Melas, & tra i Lucani il Crate, à Troia il Xanto, & ne i cam
pi
de i Clazomeni, &
di Erithrei, & di Laodiceſi ſono fonti, & fiumi, alliquali quãdo le pecore à ſuoi tempi dell’anno
s’apparecchiano
à concepere il parto, ogni giorno à bere à quei luoghi ſon cacciate, &
da quello è, che auegna, che ſie
no
bianche, niẽtedimeno parturiſcono in alcuni luoghi gli animali grigi, in alcuni neri, in alcuni del colore del coruo
&
coſi quando la propietà del liquore entra nel corpo dentro ui ſemina la qualità meſcolata ſecondo la natura ſua,
perche
adonque ne i campi Troiani naſcono preſſo al fiume gli armenti ruffi, &
le pecore grigie, però ſi dice che li
Ilieſi
hanno chiamato quel fiume Xanto.
Trouãſi ancho alcune acque mortifere, lequali paſſando per un ſuc-
co
malefico della terra, riceuono in ſe la forz a del ueleno, ſi come ſi dice d’una fonte di Terracina, laquale Nettuno
ſi
nominaua, dellaquale chiunque per in auertenza ne beueua, era della uita priuato, per laqual coſa diceſi, che gli
antichi
la otturorno, &
appreſſo de i Greci in Thracia è un lago, che non ſolamente fa morire chi di quello ne beue,
1110 ma anche ciaſcuno, che iui ſi bagna.
Similmẽte in T eſſalia è una fonte, che ſcorre, della quale ne guſta alcuno ani
male
, ne altra ſorte di beſtia ſi le auicina, appreſſo quella fonte è un’arbore di color purpureo;
& coſi nella Macedonia
la
doue è ſepulto Euripide dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra del monumẽto due riui cõcorreno in uno, iui dall’una parte ſe
dendo
i paſſaggieri per la bõta dell’acque ſogliono mangiare;
ma al riuo, che è dall’altra parte del monumẽto niuno
s’approsſima
, perche egli ſi dice, ch’egli ha l’acqua ſua mortifera, &
peſtilẽte. Appreſſo ſi troua ancho in Arcadia No
nacri
nominato paeſe, che ne i mõti ha freddisſime acque da i ſasſi ſtillanti, &
quell’acqua coſi fredda è detta Stygos,
&
queſta ne in argẽto, ne in rame, ne in ferro puo eſſer tenuta perche in ogni uaſo di tal materie cõpoſto per quell’ac-
qua
ſi disſipa, &
diſcioglie; ma per cõſeruare, & tenere quell’acqua non è coſa, che ſia buona ſe non un’ugna di mulo;
queſt’acqua ſi dice eſſere ſtata mandata da Antipatro nella prouincia, doue Aleſſandro ſi trouaua per Iolla ſuo figluo
lo
, &
da lui con quell’acque ſi ſcriue eſſer ſtato ammazzato il Re. A queſto modo nelle Alpi, doue è il regno di Cotto,
2220 è un’acqua, che chi la guſta di fatto cade.
Ma nel cãpo Faliſco alla uia Campana nel piano di Corneto è un boſco, nel
quale
naſce una fõte, doue appareno gli osſi di biſcie, &
di lacerte, & di altri ſerpẽti giacere. Ancora ſono alcune uene
acide
di fonti, come à Lynceſte, &
Italia à Virena, in Campagna a Thiano, & in molti altri luoghi, che hãno tal uirtù
che
beuute rompeno le pietre nelle uiſciche, che naſcono ne i Corpi humani, &
ciò farſi naturalmẽte appare per que-
ſta
cauſa, che il ſucco acre, &
acido ſta ſotto queſta terra, per la quale uſcendo le uene s’intingono di quella acrezza,
&
coſi quando ſono entrate nel corpo disſipano quelle coſe, che trouano eſſer ſtate generate, & accreſciute dalla ſuſ-
ſidẽtia
dell’acqua.
Ma perche cauſa dalle coſe acide diſciolte, & partite ſieno tal pietre, noi potemo auuertir da queſto
che
ſe alcuno porrà un’ouo nel’aceto, &
lo laſcera lõgamente, la ſcorza ſua diuẽtera molle, & ſi diſciogliera. Similmẽ-
te
ſe il piombo, che è lentisſimo, &
di grã peſo ſerà poſto ſopra un uaſo, che dentro habbia dello aceto, & che il uaſo
ſia
ben coporto, &
otturato, ò illotato auuerra, che il piombo ſi disfara, & ſi ſara la biacca. Con le ſtesſi ragioni ſe del
3330 rame, che pure è di piu ſoda natura, che il piombo, ſi fara la medeſima proua, egli certamẽte ſi disfara, &
il uerde rame,
ò
la ſua ruggine ne caueremo.
Coſi la Perla, & il Silice, che per ferro, ò per fuoco ſolo non ſi puo disfare, quando dal
fuoco
ſarà riſcaldata, &
ſparſoui ſopra dell’aceto, ſi diſcioglierà, & rompera preſtamẽte. Quando adunque uediamo
tai
coſe eſſer fatte dinanzi a gli occhi noſtri, potemo diſcorrere, per la fortezza del ſucco con le coſe acide poterſi cu-
rare
quelli, che ſentono del mal di pietra.
Sonoui oltra di queſto ancho delle fonti meſcolate come col uino, ſi come
n’è
una nella Paphlagonia, della quale chiunque ne beue, ebro ſenza uino diuenta.
Ma appreſſo gli Equicoli in Italia
&
nelle Alpi, nella natione de Medulli ſi troua una ſorte di acqua, di cui, chi ne beue diuiene gozzuto, & in Arcadia
è
una citta non ignobile di Clitoro, ne cui campi è una Spilonca, dallaquale eſce un’acqua, che rende i beuitori abſte-
, à quella fonte à uno Epigramma ſcolpito in pietra di queſto ſentimento in uerſi greci, che quell’acqua è buo
na
per lauarſi dentro, &
è ancho nemica alle uite, concio ſia, che appreſſo quella fonte Melampo con ſacrifici purga
4440 to haueſſe la rabbia delle ſiglie di Proteo, &
ritornato haueſſe le menti di quelle Vergini nella priſtina ſanita, lo
Epigramma
è qui ſotto ſcritto.
Se te Paſtor’al fonte di Clitoro
Et
la tua greggia ardente ſete ſprona
Su’l mezzo giorno porgine riſtoro
Col
ber’a quella, &
alla tua perſona
Anco la ferm’al diletteuol Choro
Delle
Naiade, è a quella piacer dona
Ma per lauarti non entrar nell’acque
S’il
ber del uino giamai non ti ſpiacque.
Fuggi la fonte mia ch’odia la uite
Per
cio ch’in quell’ogni bruttezza ſciolſe
Melampo delle figlie inacerbite
Di
Preto quando d’Argo ſi riuolſe
Verſo D’Arcadia le dure ſalite
Ogni
ſordida coſa qui rauolſe
Et l’attuffò con l’altre cos’immonde
Nel
mezo delle mie gia limpid’onde.
5550
Trouaſi nell’Iſola Chios fonte di natura, che fa pazzi, chi ne beue per inauuertenza, & iui è ſcolpito un’epigramma
di
queſto tenore, che l’acqua di quella fonte è dolce, ma chi ne beuera è per hauere i ſentimenti di pietra, &
i uerſi
ſou
queſti.
Freſche ſon le mi’acque, & dolci a bere
Ma
poi che n’hauerai tu qui beuto
Di
pietra ti conuien la mente hauere
A Suſe, nel qual paeſe è ilregno de i Perſi, trouaſi uno ſonticello di cui, chi ne bee perde i denti, & in quello è ſcritto uno
Epigramma
, che ſignifica queſta ſentenza buona eſſer l’acqua per bagnarſi, ma ſe alcuno di eſſa ne beuera caderangli
li
denti delle radici, di queſto Epigramma i uerſi ſon greci.
6660
O paſſeggier uedi queſt’acque horrende
Licito
è hauerne ſolo per lauarti.
Ma s’il freddo liquor nel uentre ſcende
Se
ben le ſomme labra uoi toccarti
Preſto uedrai reſtar orfane, & priue
Di
denti, che n’andran le tue gingiue.
CAP. IIII. DELLA PROPIETA D’ALCVNI LVOGHI ET FONTI.
SONO ancho in alcuni luoghi propieta di fonti, che fanno, che chi naſce in que luoghi ſiano di uo
ce
mirabili a cantare, come in Tharſo, &
a Magneſia, & in altre ſimili regioni, & è ancho Zama citta
7770 di Affrica, il cui circuito il Re Iuba cinſe di doppio muro, &
iui ſi fabricò la caſa regale, da quella mi-
glia
uenti e il caſtello Iſmue, di cui le parti del territorio ſono chiuſe da incredibili propieta di natu
ra
, peroche eſſendo l’Affrica madre, &
nutrice di fiere beſtic, & ſpecialmẽte di ſerpenti, ne i campi di
quel
caſtello niuna ne naſce, &
ſe alcuna uolta per caſo iui è portata, di ſubito ſe ne muore, ne ſolamẽ
te
queſto iui ſi uede, ma ancho ſe da quei luoghi, altroue la terra fara portata, fara il ſimile.
Queſta ſorte di terreno di-
ceſi
eſſere alle Iſole Baleari, ma quella terra ha un’altra uirtu piu marauiglioſa, la quale coſi eſſere ho inteſo.
C.
217198LIBRO figliuolo di Masſiniſſa militò col padre Ceſ. queſti meco alloggio, per ilche mi era neceſſario nello ſtare, & uiuere in-
ſieme
ragionar’ alcuna coſa, in queſto mezzo eſſendo tra noi caduto ragionamento della forza dell’acqua, &
delle ſue
nirtuti
, egli mi diſſe eſſer in quella terra fonti di natura tale, che quelli, che iui naſceuano, uoci ottime per cantare ha
ueuano
, &
per queſta ragione ſempre mai cõprauanoi ſerui oltramarini belli, & le garzone da marito, & quelle inſie-
me
poneuano, accioche quelli, che da loro naſceſſero ſolo haueſſero bona uoce, ma fuſſer di belleza inuenuſta.
Quando adunque per natura tanta uarietà à diuerſi luoghi diſtribuita ſia, che il corpo humano è in qualche parte
terreno
, &
in eſſo molte ſorti d’humore ſi trouino, come del ſangue del latte, del ſudore, dell’orina, delle lagrime ſe
in
ſi poca particella di terreno, ſi troua tante diuerſità di ſapori, non è da marauigliarci ſe in tanta grandezza di ter-
ra
ſi trouano innumerabili uarietà di ſughi, per le uene delle quali la forza dell’acqua penetrando meſcolata uegna al
l’uſcire
delle fonti, &
coſi da quello ſi faccia diuerſi, & diſeguali fonti nelle propie ſorti per la differenza de i luoghi,
1110&
per la diſaguaglianza de i paeſi, & per le diſſimiglianti propietà di terreni. Delle coſe ſopradette ſono alcune, che
io
da me ho uedute, &
conſiderate, ma le altre ne i libri greci ho ritrouate ſcritte, de i quai ſcritti gli authori ſono
Theophraſto
, Timeo, Posſidonio, Hegeſia, Herodoto, Ariſtide, Methodoro, iquali con grande nigilanza, &
infinito
ſtudio
dichiarato hanno le propietà de i luoghi, le uirtù dell’acque, le qualità de i paeſi eſſer à queſto modo partite
dalla
inclinatione del cielo.
Di queſti authori ſeguendo io i cominciamenti, ò trattamẽti, ho ſcritto in queſto libro,
quello
, che ho penſato eſſere à ſufficienza con la propietà dell’acque, accioche piu facilmente da tai preſcritti gli huo
mini
eleggino le fonti, con le quali posſino all’uſo humano condurre le ſurgenti acque alle città, &
alli tenitori. Per-
che
tra tutte le coſe pare, che niuna habbia tante necesſitati all’uſo, quanto ha l’acqua, imperoche ſe la natura di tutti
gli
animali ſarà priuata del grano, delle piante della carne, della peſcaggione, ouero uſando ciaſcuna dell’altre coſe, per
eſſa
potrà difendere la uita ſua, ma ſenza l’acque, ne il corpo de gli animali, ne alcuna uirtù di cibo puo naſcere, ne ſo
2220 ſtentarſi, ne eſſere apparecchiata, per ilche egli ſi deue con gran diligenza, &
induſtria cercare, & eleggere le fonti al
la
ſalubrità dell’humana uita.
Dapoi, che ſi ſono l’acque ritrouate, era neccſſario prouarle, & eleggerle, ma per che la elettione preſuppone piu coſe proposte, acciò che di
tutte
la meglio ſi caui, però Vitr.
doppo la inuentione ci ba propoſto mnanzi diuerſe qualità, & nature di acque, accic@be poi di quelle ſi
elegga
il meglio, la onde hora uiene alle eſperienze, &
proue dell’acque.
CAP. V. DE GLI ESPERIMENTI DELL’ACQVA.
LE eſperienze, & proue delle fonti in queſto modo ſi procacciano. Se ſeranno correnti, & aperto, pri
ma
, che ſi dia principio à condurle deono eſſer guardati, &
molto bene conſiderati, i circonſtanti à
3330 quelle fonti di che corporatura ſieno, &
ſe eglino ſi trouerãno eſſer gagliardi di corpo, & chiari di co
lore
, ne hauerãno le gambe cagioneuoli, ne gli occhi lippi, certamente le fonti ſaranno approuate
molto
.
Similmente ſe di nuouo ſarà una fonte cauata, & poſto dell’acqua ſua in un uaſo di rame co
rinthio
, ò d’altra ſorte, che ſia di buon rame, &
quell’acqua ſparſa non macchierà, ſenza dubbio ella
ſarà
ottima, &
coſi ſe in un bronzino ſarà poſta à bollire, & poi laſciata ripoſare, & dar giu, & nel fondo non laſce
l’arena, ò fondacchio certamente quell’acqua ſarà prouata.
Allo iſteſſo modo ſe i legumi in un uaſo con quell’ac-
qua
ſi porranno al ſuoco, &
preſto ſi cuocerãno, ſi prenderà argomento, che quell’acqua ſarà buona, & ſana, & coſi
niente
manco di argomento ſi prenderà, ſe l’acqua della fonte ſarà limpida, &
molto lucida, & ſe douunque ella an-
dra
, ſi uedrà il muſco, ne ui naſcerà il giunco, ne ad alcuno modo è luogo ſara macchiato, ò ſporcato, ma ſi ſerà
chiaro
, puro, &
bello, alla uiſta dimoſtrerà con queſti ſegni, che l’acqua ſarà ſottile, & di ſomma bontà.
4440
Ritrouata, & cletta l’acqua è neceſſario condurla, ma perche nel condurla, è neceſſario, che l’acqua diſcenda, & uengaſecondo il ſuo corſo na
turale
al determinato luogo, però che queſto ſi eſpediſca bene Vitr.
ci da la forma di molti ſtrumenti da liuellare le acque, & fra mol-
ti
ne elegge uno, come piu ſicuro, &
di queſt o la forma mtera, ſi uedra chiara nella figura; Liuellare, adunque altro non e, che prendete l’al-
tezza
del luogo, doue l’acqua ſi troua, &
compararla con l’altezza del luogo, doue ella ſi ba da condurre.
CAP. VI. DEL CONDVRRE, ET LIVELLARE L’ACQVE ET DE
GLI
STRVMENTI BVONI A TALI EFFETTI.
HORA delcondurre le acque alle habitationi, & alla città, come fare acconciamente ſi deono, dimo
ſtrerò
chìaramente.
Di queſto la prima ragione e il liuello. Queſti ſi ſuol ſare tali ſtrumenti, con
5550 lo traguardo, con i liuelli da acqua, &
con quello ſtrumento, che ſi chiama Cherobate, & con que-
ſto
piu diligentemente, &
ſecuramente ſi liuella, perche il traguardo, & il liuello acquario falla. Il
Chorobate
è una riga lunga piedi.
X X. La quale ha le braccia piegate da i capi egualmente fatte, &
appoſte
alle teſte della riga à ſquadra, &
tra la regola, & le dette braccia da i Cardini attaccati ſono
alcuni
trauerh, che hãno li fili dritti à piõbo, &
da ciaſcuna parte i piombi pẽdenti dalla riga, iquali quando la riga ſa
fitta, &
drizzata, & con quella toccheranno egualmente le linee della deſcrittione, dimoſtreranno eſſere poſte
giuſtamente
â liuello.
Ma ſe il uento l’impedirà, & per lo mouimento non potranno eſſe linee dimoſtrare il uero, al-
lhora
ſarà biſogno, che habbino di ſopra un canale longo piedi cinque, largo uno dito, alto un dito, &
mezzo, & in
eſſo
ſia l’acqua infuſa, &
ſe l’acqua del canale egulamente toccherà di ſopra la libra, all’hora ſaprai eſſere bene liuella
ta
;
& coſi quando con quello Chorobate ſarà liuellato, ſi ſaprà quanto hauerà di altezza. Ma chi leggerà i libri di
6660 Archimede forſe dirà, che non ſi puo drittamente liuellare l’acque, percio che à lui piace, che l’acqua ſia piana, ma
di
figura Sferica, &
iui hauere il centro ſuo, doue il mondo ha il ſuo, ma queſto è uero ſia l’acqua piana, ò ſpheria, ne
ceſſariamente
i capi del canale della riga egualmente ſoſterranno l’acqua, che ſe’l canale ſarà piegato in una parte,
ha
dubio, che la parte piu alta non ſia, per hauer l’acqua della riga del canale alla bocca.
Perciò che egliè neceſſario,
che
doue l’acqua ſia infuſa, habbia nel mezzo la gonfiezza, &
la curuatura, ma i capi dalla deſtra, & dalla ſiniſtra ſa
ranno
egualmente librati.
La figura del Chorobate ſarà deſcritta nel fine del libro, & ſe egli ſara la cima, ò l’altezza
grande
piu facile ſara il decorſo dell’acqua, ma ſe gli ſpatij ſaranno lacunoſi, biſogna prouederli co i muretti diſotto.
Se uoi condur l’acqua auuertirai, che il luogo. alquale tu le uuoi condurre, ſia ſempre piu baſſo, che il luogo dal quale tu le conduci.
Puonti adunque à pie del fonte, & guarda per li traguardi del tuo qnadrante al luogo deſtinato, in modo però, che il piombo cada giu dritto allà
lmea
dell’ Orizonte, ſe la uiſta ti condurr à ſopra il luogo destinato ſappi, che l’acqua ſi potr à condurre, altrimenti non ſi puo, ma ſe da rupi, ò
7770 monti fuſſe impedita la tua uiſta farai molti ſegni, &
dall’uno all’altro mir ando ſempre al ſopra detto modo, tanto anderai inanzi, che da uno
de
i detti luoghi potrai ucdere il luogo, delquale prima nõhaueui ueduta, come la preſente figur a qui dimoſtra, nel reſto il liuellare dell’acque e
a
noſtri Tempi ben conoſciuto, &
lo eſſempio del Chorobate è qui dipinto, & in ſomma oltra il capo, & l’origine ſua tu non puoi sſorzare le
acque
, cioè da ſe non anderanno mai ſopra la fonte loro, &
quando nuoi condurle per canali auertirai di fare i canali proportionatamente
profondi
, perche l’acqua non ſi inalzerà ne per la poca, ne per la molta profondit à, la figur a è qui ſotto, &
de gli strumenti, & di quello mo-
do
di liuellar l’acqua.
218199OTTAVO.101[Figure 101]B il Capo della Fonte.
B
c la prima Mira
C
d la ſeconda mira drieto al
monte
D
e la terza doue non ſi può con
durre
D
f. la quarta doue ſi può con-
durre
H
g f. la condutta dell’acqua.
e d f c g b H
102[Figure 102]COROBATE DA LIVELLAR LE ACQVE E I PIANI.1 Regola di piedi 20.
2
gli Anconi ò Braccia.
3
Trauerſarij.
2 1 3 2
CAP. VII. A QVANTI MODI SI CON-
DVCHINO
LE ACQVE.
ATRE modi ſi conduce l’acqua, prima con riui per canali fatti, dipoicon trombe di piombo, ouero
con
canne di terra, ò creta.
Se noi uſeremo i canali, neceſſario è fare la muratura ſodisſima, & il let
to
del riuo habbia il ſuo liuello alto niente manco di mezzo piede in cento, &
queſte murature ſia-
1140 no fatte à uolte, accioche il Sole non tocchi l’acqua, laquale poi che ſarà condotta alla città, facciaſi
un
caſtello, ò conſerua dell’acque, alquale congiunte ſiano per trarne l’acque tre bocche, &
nel ca-
ſtello
ſiano tre canne equalmẽte partite congiunte à quelle pile, ò gorne, accioche quando l’acque
traboccherãno
da gli eſtremi ricettaculi ridõdino in quello di mezzo, &
coſi nel mezzo ſi ponerãno le canne in tut-
te
le pile con le loro bocche, dall’altra ſi manderanno alli bagni, accioche diano la entrata ſua al popolo ogni tanti an
ni
, &
finalmente dalla terra nelle caſe de priuati coſi, che non manchi nel publico, percioche non potranno riuoltar-
le
altroue, quando da i loro capi haueranno i propij condutti, &
queſte ſon le cauſe, per lequali io ho fatto queſta di-
uiſione
, cioè perche quelli, che priuatamente tireranno leacque nelle ſue caſe diffendano i condotti dell’acque per
mezzo
de i publicani col pagarli le rendite.
Ma ſe tra la città, & il capo della fonte ſaranno di mezzo le montagne à
queſto
modo ſi deue liuellare:
Cauinſi ſotto terra i luoghi doue hanno à paſſare le acque, & ſiano liuellate alla cima,
2250 ſecondo che diſopra s’è ſcritto, &
ſe iui ſarà topho, ò ſaſſo tagliſi nel ſuo propio canale, ma ſe il ſuolo ſarà di terra, ò ue
ro
arenoſo, faccianſi le bande con i ſuoi uolti ne i luoghi cauati.
& coſi ſia l’acqua condotta, & i pozzi ſiano talmen-
te
fatti, che ſtiano tra due Atti.
Ma ſe le canne di piombo l’acqua ſarà cõdotta, prima farai al capo di eſſa un caſtel-
lo
, ò conſerua d’acqua, dapoi ſecondo la quantità dell’acqua farai le lame delle canne, &
queſte ſiano poſte dal pri-
mo
caſtello à quello’, che è preſſo la città, ne ſiano le canne fuſe piu lunghe di.
x. piedi, queſte lamette ſe ſaranno
di
cento dita per larghezza prima, che ſiano ritondate ſia ciaſcuna di peſo di libre mille dugento:
& ſe ſaran-
no
di ottanta dita di noue cento ſeſſanta:
ſe di cinquanta, ſiano di ſeicento libre; ſe di quaranta, ſiano di quat-
trocento
ottanta;
ſe di trenta, ſiano di trecento ſeſſanta: ſe di uenti, ſiano di dugento quaranta; ſe di quinde-
deci
, ſiano di cento ſeſſanta;
ſe di dieci, ſiano di cento uenti: ſe di otto, ſiano di nouantaſei; ſe di cinque ſiano di ſeſ
ſanta
, perche dal numero delle dita, che uanno nella larghezza delle piaſtre, prima, che ſiano piegate in tondo le can
3360 ne prendono il nome delle loro grandezze, imperò che quella piaſtre, che ſarà di cin quanta dita, quando ſi farà la can
na
di eſſa, chiamerasſi quinquagenaria, &
allo ſteſſo modo le altre. Et quella condotta di acque, che eſſer deue per
canne
di piombo ha queſta commodità, che ſe il capo ſarà liuellato al piano della città, &
che i monti di mezzo
ſaranno
piu alti, che posſino impedire il corſo, coſi ſarà neceſlario apparecchiare di ſotto quelli ſpatij altre liuellatio
ni
, ſi come è ſtato dimoſtrato di ſopra ne i riui, &
ne i canali; ma ſe non ſarà longo il circuito, uſeremo le uolte, & cir
condottioni
, &
ſe le ualli ſaranno continuate deueſi drizzare i corſi in luogo chino, & quando l’acqua ſarà giunta al
baſſo
non ſe le apparecchia di ſotto luogo troppo profondo.
accioche il liuello quanto ſi puo uadi di lungo, & que-
ſto
è il uentre, che i Greci chiamano chilia;
ma quando uenirà alla contraria ſceſa per lo ſpatio longo del uentre dol-
cemente
ſi rileua, all’hora ſia cacciata all’altezza della ſceſa, ma ſe nelle ualli non ſarà fatto il uẽtre nello apparecchio
di
ſotto ſarà à liuello, ma ſe ſarà torto, &
piegato uſcirà fuori con impeto, & diſciorrà le commiſſure delle canne, deõſi
4470 ſar’ ancho nel uentre ſpiramenti, per liquali la forza dello ſpirito ſia rilaſciata.
Quelli adunque, iquali conduranno le
acque
per le canne di piombo al detto modo con tai ragioni gentilisſimamente potranno dare le ſcadute alle acque,
&
farle uoltare doue uorranno, & ſimilmente farne le conſerue, & cacciarle in alto quanto uorranno, & coſi con la
ſteſſa
uia quando dal capo delle fonti alle ſteſſe mura della città haueranno ben tolto il liuello dell’altezza tra dugen
to
atti non ſarà inutile farui un’altra mano di caſtella, accioche ſe in qualche luogo le canue faceſſero danno non ſi
habbia
à rompere ò maccare tutta l’opera, &
piu facilmente ſi conoſca doue è fatto il danno.
219200LIBRO
Deueſi però au uertire, che quelle caſtella non ſi faccino ne nelle cadute, ne ancho nel piano del uentre, la doue ſi hã-
no
à cacciare le acque in ſu, ne in tutto nelle ualli, ma in una continuata aguaglianza.
Ma ſe con ſpeſa minore uorre-
mo
condurre l’acque à queſto modo faremo.
Faccian ſi le trombe di teſtole niente meno groſſe di due dita, ma in mo-
do
, che du una parte ſieno ſmuſſate, accioche una aſſaggiatamente entri nell’altra.
Dapoi la doue ſono le commiſſu-
re
, &
imboccature di quelle trombe deueſi otturare con calce uiua battuta con l’oglio, & nel piegare del liuello del
uentre
nel nodo ſi deue porre una pietra di ſaſſo roſſo, &
queſta forata, accioche l’ultima tromba, oue cade l’acqua ſia
attaccata
con quella pietra, il ſimile ſi farà alla prima tromba uicina al liuellato uentre, &
nello ſteſſo modo nell’op-
poſta
aſceſa l’ultima tromba del giuſtato uentre ſia ſmaltata nel concauo del ſaſſo roſſo, &
la prima per doue ſi deue
cacciare
l’acqua, con ſimile ragione ſia appigliata, &
coſi il liuellato piano delle trombe, & della caduta, & del ſalimen
1110 to non ſarà inalzato, percioche ſuole alcuna fiata nella condotta dell’acque naſcere un gagliardo ſpirito, &
tale, che
ancho
rompa i ſasſi, ſe da capo prima dolcemente, &
con miſura non ui ſi darà l’acqua, & ne i nodi, & nelle pieghe
ſarâ
contenuta con buone legature, &
con peſi, & ſaorne; il reſto poi ſi deue fare come detto hauemo delle cãne di piõ
bo
;
Ancora quando da prima l’acqua ſi , dal capo deueſi in quelle trombe porre della cenere, accioche le commiſſu
re
ſe alcune ſono male ſtuccate, ſiano con quella cenere otturate, &
in boccate. Hanno le condotte dell’acqua, che
trombe
ſi fanno queſto cõmodo, prima nell’opera ſe ci ſarà alcuno danno, ciaſcuno lo puo rifare, &
l’acqua è molto
piu
ſana, che paſſa per le canne di terra, che per le canne di piombo, perche dal piombo, come da quello da cui naſce la
biacca
pare, che prenda diffetto, &
ſi dice, che la biacca è nociua à i corpi humani, et coſi ſe dal piombo naſce alcuna co
ſa
dannoſa, non è dubbio, che ancho egli non ſara ſano.
Lo eſſempio prender potemo da i maſtri del piombo, che ſem-
pre
ſono pallidi di colore, percioche quando nel fondere ſi fa il piombo, il uapore, che è in quello, entrando nelle mẽ-
bra
, &
ogni giorno abrugiando ſuccia dalle membra loro la uirtu del ſangue; però non pare, che douemo cõdurre l’ac
2220 qua con canne di piombo, ſe noi la uogliamo ſana, &
buona: Vedeſi ancho per lo uſo quotidiano, che l’acqua condot
ta
per trombe è di piu dolce ſapore, percioche auuegna, che ſi habbia un grande apparecchio di uaſi d’argento nien-
te
di meno ogn’uno uſa uaſi di terra cotta per porui l’acqua per la bontà del ſapore.
Ma ſe i fonti non ſono, da iquali ſi
poſſa
condurre l’acqua, neceſſario è cauare i pozzi, &
nel cauarli non ſi debbe ſprezzare la ragione, ma molto bene
acutezza
, &
ſolertia d’ingegno deonſi conſiderare le ragioni naturali delle coſe, imperoche la terra contiene in ſe mol
te
, &
diuerſe qualità, percioche ella è come tutte altre coſe di quattro principii compoſta, & prima è terrena, dapoi
ha
le fonti dell’ humore dell’acqua, è ſenza calore, d’õde il ſolfo, il bitume, &
allume naſce, & in fine ha gli ſpiriti grã
disſimi
dello aere, iquali uenendo peſanti per le uene della cauernoſa terra al cauamento de i pozzi, iui trouano gli
huomini
, che cauano con naturale uapore nelle narici loro otturano gli ſpiriti animali, &
coſi chi preſtamẽte da quei
luoghi
ſi toglie, iui muore.
Ma che ragione ſi poſſa queſto danno fuggire, coſi ſi dee fare. Mãdiſi allo ingiu una
3330 lucerna acceſa, quella ſe ſtarà acceſa ſenza pericolo ſi puo andare al baſſo;
ma ſe per la ſorza del uapore ella ſarà eſtin-
ta
, all’hora lungo il pozzo dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra cauerannoſi gli ſpiraculi, da i quali come dalle narici gli ſpiri-
ti
uſcendo ſi dilegueranno, &
quando in queſto modo haueremo operato, & ſaremo peruenuti all’acqua, all’hora con
la
muratura deue eſſere il pozzo in tal modo circondato, che le uene non reſtino otturate.
Ma ſe i luoghi ſaranno du
ri
, ò che nel fondo di fatto non ſaranno le uene, all’hora da i tetti, o da i luoghi di ſopra douemo raccogliere l’acqua
copioſamente
nelle opere di teſtole;
& per fare queſte teſtole douemo prouedere prima di arena puriſſima, & aſpriſ
ſima
, il cemento ſia netto di ſelice non piu graue d’una libra, &
ſia nel mortaio la calce fortisſima meſcolata in mo-
do
, che à cinque parti d’arrena due di calce riſpondino;
al mortaio ſia aggiunto poi il cemen to di quello nella ſoſſa à
liuello
dell’altezza, che ſi uuole hauere con mazze di legno ferrate ſiano i pareti calcati, &
battuti i pareti, il terre-
no
di mezzo ſia uotato al baſſo liuello de i pareti, &
pareggiato il ſuolo dallo ſteſſo mortaio ſia battuto, & calcato il
4440 pauimẽto alla groſſezza, che ſi uuole, &
quei luoghi ſe ſaranno doppi, ò tripli, accioche colando l’acque ſi posſino
mutare
, molto piu ſano ci ſarà l’uſo di eſſe, percioche il fango quando ha doue dar giu l’acqua ſi fa piu chiara, &
ſen
za
cattiui odori conſeruarà il ſapore, &
ſe cio non fia deueſi aggiugnere il ſale, & aſſottigliarſi; Io ho poſto in queſto
libro
quanto ho potuto raccorre delle uirtu, &
uarietà dell’acqua dimo ſtrando le ſue utilità, & con che ragione la
ſi
poſſa condurre, &
prouare. Nel ſeguente io ſcriuerò de i regolati ſtili da ombre, & delle ragioni degli horologi.
Il Filandro in questo libro dichiara molte belle coſe degne da eſſer lette per la dottrina, & cognitione che in eſſe ſi troua, però eſorto gli ſtudioſi à
uederle
, &
a leuarmi la fatica di ſeruirmi delle coſe d’altri. Ben dirò calcune coſe per dichiaratione dell’ultimo capo la cui ſomma è queſta.
Tratta in eſſo Vitr. di condur l’acque. & dice eſſer tre modi di condurle, per riui, ò canali aperti, per cãne di piombo, & per trombe di
terra
cotta.
& dichiara come ſi habbia à fare in ciaſcun modo, & prima de i canali, & ce inſegna a dare la ſeaduta de l’acqua, & ſarh le ſue
conſerue
, &
diſtribuirle all’uſo della città, & come ſi deono leuare gli impedimenti de i monti, cauar le ſpilonche i toffi, i ſaßi, & far icanali.
5550 Nel condur l’acque per le canne di piombo, egli ce inſegna far le baſche, ò caſtelli, che egli dica.
ci da la miſura dellc canne, & quanto alla lun
ghezza
, &
quanto alla groſſezza. & ci moſtra come ſi habbia a condur l’acqua per monti, per ualli, & per pianure, & come ſi habbia à pro
uedere
, che facilmente ſi acconcie, doue le canne faran danno.
Diſcorre poi come, ſi habbia à reggere nel condur l’acque per trombe di teſtole,
&
dimoſtra come quelle ſi hanno à porre e ſtagnar inſieme, & compara queſto modo di condur l’acqua al modo delle canne di piombo, dimo-
ſtrando
ch’è megliore &
piu ſano, & di manco ſpeſa. Egli poi ce inſegna à cauare i pozzi, à tentar i uapori cattiui, che eſalano, à proueder,
chel
terreno non ci caſche adoſſo, à raccorre l’acqua diſperſa, à non laſciar perdere la raccolta, à fortificare i lati del pozzo, à far le banche, e à
proueder
, che l’acqua ſia buona.
& questa è la ſomma della intentionene di Vitr. & la interpretatione è chiara: & Palladio, & Plinio piglia-
no
tutte queste coſe da Vitr.
A ctus chiama Vitr. lo ſpacio di cento e uenti piedi. queſto raddoppiato per longo faceua un iugero. Saburra è
da
noi detta la Saorna, che ſi da alle naue.
Fauilla è la reliquia de gli eſtinti carboni. Eſtuaria ſignifica gli ſpir agli il nome delle lame, e preſo dal
numero
delle dita, perche ſe prima, che ſi pieghino o tondo ſono larghe cento dita ſi chiamano centenarie.
ſe cinquanta quinquagenarie, & coſi
6660 nel reſto.
Ma de gli acquedutti copioſamente ne parla Frontino, Et da i libri di Herone ſi può cauare molti belli modi e diletteuoli di ſeruirſi
delle
acque:
ilqual libro forſe un giorno uſcir à emendato, è figurato come ſi deue.
IL FINE DELL’OTTAVO LIBRO.
220201LIBRO NONO
DELLA ARCHITETTVRA
DI
M. VITRVVIO.
103[Figure 103]1110
PROEMIO.
IMAGGIORI de, i, Greci conſtituirono coſi grandi honori à que nobili Athleti,
che
uinto haueſſero i giuochi Olimpij, Pithij, Iſtmici, e Nemei, che non ſolamente
ſtando
quelli tra la moltitudine de gli huomini con la palma, &
con la corona rippor
tano
lode;
ma ancho nelle loro patrie ritornati con uittoria trionfando nelle carette
2220 ſono dentro delle mura, &
delle loro terre portati, & in uita loro per publica delibera-
tione
uiueno d’entrata.
Queſto adunque auuertendo io, prendo meraniglia, perche
cagione
non ſono attribuiti gli iſtesſi, &
ancho piu grandi honori, à gli ſcrittori, che
continuamẽte
danno ad ognuno infinita utilità, Imperoche piu degna coſa, &
piu ra
gionenole
era, che queſto fuſſe ordinato, perche gli Athleti con l’eſſer citio fanno i cor
pi
loro piu robuſti, ma gli ſcrittori non ſolamente fanno perfetti i lor propi ſentimen
ti
, ma anchora di tutti gli altri apparecchiandoli ne i libri i precetti d’onde habbiano
ad
imparare, &
facciano i loro animi acuti, e riſuegliati. Perche di gratia di che giouamento e ſtato à gli huomini
Milone
Crotoniate, perche egli ſia ſtato inſuperabile?
& gli altri ancho, che in quella maniera ſono ſtati uincitori?
ſe non che quelli mentre uiſſero tra i ſuoi cittadini hanno hauuto di nobiltà. Ma i precetti di Pithagora di Democri-
3330 to, di Platone, &
di Ariſtotile, & di tutti gli altri Saui tutto il giorno di continua iuduſtria ornati, non ſolo à i loro
Cittadini
, ma à tutte le genti freſchi, e fioriti frutti mandano in luce, de i quali coloro, che da i teneri anni con ab-
bondanza
di dottrine ſatiati ſi ſono, hanno ottimi ſentimenti della ſapienza, &
danno alle Città coſtumi della huma
nità
, ragioni eguali, e leggi, lequai coſe quando ſono lontane, niuna Città puo ſtar bene.
Eſſendo adunque dalla
prudenza
de ſcrittori coſi gran doni in priuato, &
in publico à gli huomini apparecchiati, io penſo che non ſolamen
te
dare ſi debbiano à quelli corone, &
palme. ma ancho per decreto deliberare di dargli i trionfi, & tra le ſedi de gli Dei
conſecrargli
.
Io narrero di molti loro penſamenti alcuni eſſempi, che ſtati ſono utili à gli huomini, per paſſare la lo
ro
uita commodamente, i quali chiunque uorrà riconoſcere, conuerrà conſeſſare queſti eſſer degni di grande ho-
nore
.
Et prima io ponero una ragione di Platone tra molti utilisſimi diſcorſi, in che maniera ſia ſtata da lui
eſplicata
.
4440
ISPEDITE le ragioni, che appartengono alle fabriche, ſi publiche come priuate. Hora ſi uiene alla ſeconda parte
principale
dell’ Architettura detta Gnomonica, &
ſi uede gli effetti, che fanno i lucenti corpi del Cielo con i raggi loro nel
mondo
, &
perche la preſente parte ci leua da terra mentre contempla la diuinità del Cielo con la grandezza ſua, & col
ſuo
uelocisſimo mouimento, però Vitr.
pone un Proemio à ſimile trattamento conuenientisſimo, parendogli, che quegli
huomini
, che ritrouato hanno le ſottilisſime ragioni delle alte coſe, degni ſiano de gli honori Celeſti, perche non tanto al-
l’utilità
loro quanto al beneficio commune hanno riguardato, &
non in un tempo, in una età, in un ſecolo ſolo, ma del
contmuo
ſono, &
ſeranno ſempre di perpetuo giouamento, & quanto e piu nobile, & piu preſtante l’animo del corpo, tanto e piu degna la
uirtù
d’ ogn’ altro bene.
Felici adunque chiamar ſi poſſono quegli ſaui, che con belle, & utili inuentioni s’hanno procacciato quella lode, &
quella
gloria, il frutto dellaquale è paſſato in ſempiterno beneſicio del mondo, e tanto piu quanto ci hanno mostrato le coſe nobili, e precioſe,
5550 che ſi come è piu giocõdo, &
piu grato all’huomo uedere una minima parte delle loro amate coſe, che trattare le membra di tutti gli altri cor-
pi
, coſi è piu degno ſapere una minuma ragione delle alte, erunote coſe, che entrare nella cognitione di molte, che ci ſono famigliari, &
pero
ben
dice un Poeta.
Veramente felici, è fortunate,
Furon
quell’alme, à quai prima fu dato,
Conoſcer
coſe ſi belle, e pregiate.
Ben lor ſucceſſe quel penſier beato,
Che
fu da ſcender, à ſtellatì chiostri,
Et
pareggiar con la Virtute il Fato.
Quest’è credibil, che gli horribil moſtri,
Vinceſſer
de gli errori, &
ch’ogni gioco
Laſciaſſer
, ch’ammoliſce i petti noſtri.
Non ſcaldò i petti lor Pardente fuoco.
Di Venere crudel, ne uino, ò coſa,
Ch’impediſſe
lor corſo molto, ò poco.
Non la turba del Foro litigioſa,
Non
la dura Militia, non la uana,
Ambitione
, ò la gloria pompoſa.
6660
L’ingordiggia dell’or empia, inhumana,
Non
piegò punto gli animi di quelli,
Ch’eran
riuolti alla parte ſoprana.
Chi uorrà adunque comparare à ſimil huomini gli Athleti? chi i Gladiatori? ò altri, che per uittorie, ò, beneficij preſenti s’hanno obbligate le gen
ti
?
meritamente adunque douemo inſieme con Vitr. giudicare, che gli inuentori delle utili, è belle coſe meritino piu presto gli honori celesti,
che
quelli, che à tempo de Greei fiorirono di gloria per le forze del corpo dimoſtrate in quei giuochi, che ad honore di diuerſi Dei, &
heroi,
coſi
ponpoſamente, &
con tanto concorſo di popoli ſi celebrauano. Come erano i Giuochi Olympij in honore di Gioue, i Pithij in honor
d’
Appolline, i Nemei in honore di Archimoro, gli Iſthmici in honore di Palemone.
Ma noi laſciamo quello, che in Vitr. è da ſe manifeſto, e
uegniamo
ad alcune belle inuentioni, che egli pone di alcuni antichi ſaui, &
prima di Platone nel Primo, poi di Pythagora nel ſecondo, & in
7770 fine di Archimede, di Eratoſthene, &
di Archita nel Terzo.
221202LIBRO
CAP L IL MODO RITTROVATO DA PLA
TONE
PER MISVRARE
VN
CAMPO.
SE IL luogo, òueroil campo di lati eguali ſerà quadrato, & biſogno ſia di nouo con lati eguali rad
doppiarlo
, perche queſto per numeri, ò per moltiplicatione non ſi ritroua, pero ſi puo fare con
1110 emendate deſcrittioni di linee, &
queſto ſi dimoſtra coſi. Certo è che un quadro di dieci piedi per
ogni
lato, e piedi cento per quadro, ſe adunque e biſogno di raddoppiarlo, &
far un ſpatio di du-
cento
piedi, &
che ſia di lati eguali, egli ſi deue cercare quanto grande ſi deue fare un lato di quello
quadrato
, accioche da quello dncento piedi riſpondino à gli raddoppiamenti dello ſpacio.
Que-
ſto
per uia di numeri niuno puo ritrouare, perche ſe egli ſi fa un lato di quattordici piedi moltiplicandolo uerrà
alla
ſomma di piedi 196 ſe di 15 fara 225, &
però perche queſto per nnmeri non ſi fa chiaro, Egli ſi deue nel quadro,
che
è dieci piedi per ogni lato tirare una linea da uno angulo all’altro in modo, che il quadrato ſia partito in due tri-
angoli
eguali, e ciaſcuno de i detti triangoli ſia di piedi 50 di piano.
Adunque ſecondo la lunghezza della deſcritta
linea
facciaſi un piano quadrato di lati egaali, &
coſi quanto grandi ſeranno i due triangoli nel quadrato minore di
50
piedi con la linea diagonale diſſegnati, tanto con quello iſteſſo numero di piedi nel quadro maggiore ſeranno de-
2220 ſcritti quattro triangoli, con queſta ragione come appare per la ſottopoſta figura per uia di linee ſu da Platone fat-
to
il raddoppiamento del campo quadro.
Qui non ci è altro che dichiarire par hora, eſſendo Vitr. da ſe maniſesto, imperoche il quadro ſi rad-
104[Figure 104]a c 10 50 d 50 50 50 10 50 d b doppia tirando la diagonale, che coſi è detta quella linea, che da angulo ad angulo tirata in due par-
ti
eguali il quadrato diuide, &
facendo di quella un lato del quadrato deue eſſer doppio al primo.
Ecco il quadrato a b c d. da eſſer raddoppiato, e di dieci piedi per lato. La ſua diagonale e, a b,
che
lo parte in due triangoli a d b.
& a c b. di 50 piedi di piano, queſta diagonale ſi fa un lato
del
quadrato a b d e, che è doppio al quadrato a b c d.
puo ben èſſer che la diagonale ſi troue per uia
di
numeri, ma ci potranno eſſer ancho de i rotti, ilche non e al propoſito nostro.
Trouaſi la diagonale à queſto modo. Moltiphca due lati del quadrato in ſe ciaſcuno ſeparata-
3330 mente, e raccoglie inſieme la ſomma di quella moltiplicatione.
& di quella cauane la radice
quadrata
tanto ſer à la diagonale.
Ecco ſia il quadrato a b c d di pie di cinque per lato: molti-
plica
a b in ſe cioe cinque uia cinque fa 25.
& coſi farai del lato b c fara ſara ſimilmente 25, che po-
ſte
inſieme col primo 25 produce 50.
la cui radice quadrate è 7 {1/4}, & di tanti piedi ſera la
diagonale
.
Similmente nelle altre figure quadre. & di anguli dritti ſi proua, come nella figu-
ra
.
eſgh.
105[Figure 105]a 5 d b c 5 7{1/14} 25
4440
CAP II. DELLA SQVADRA IN-
VENTIONE
DI PITHAGO
RA PER FORMAR L’ANGV- LO GIVSTO.
106[Figure 106]e 6 f 8 10 84 g h
PITHAGORA ſimilmente dimoſtrò la ſquadra trouata ſen-
za
opera di artefice alcuno, &
fece chiaro con quanta gran fati-
ca
i fabri facendola à pena ridur la poſſono al giuſto.
Que-
ſta
coſa con ragioni, &
uie emendata da ſuoi precetti ſi dichia-
5550 ra.
Perche ſe egli ſi prendera tre regole, dellequali una ſia piedi
tre
, l’altra quattro, la terza cinque, &
queſte regole tra ſe com
poſte
ſiano, che con i capi ſi tocchino inſieme facendo una figura triangolare condurranno la ſquadra giuſta;
& ſe
ſerano
le longhezze di ciaſcuna regola di pari lati ſi fara un quadrato, dico, che dellato ditre piedi, ſi fara un qua
drato
di noue piedi quadri, del lato di quattro piedi ſi fara un quadrato di ſedici piedi quadri, &
del lato di cinque pie
di
ſi fara un quadrato di uinticinque piedi quadri, &
coſi quanto di ſpacio ſerà occupato da due quadri l’uno di tre
l’altro
di quattro piedi per lato, tanto numero di piedi quadri uenira dal quadro tirato ſecondo il lato di cinque pie
di
.
Hauendo queſto Pithagora ritrouato, non dubitando di non eſſer ſtato in quella inuentione dalle Muſe am-
monito
riferendole grandisſime gratie ſi dice, che le ſacrificaſſe le uittime, &
quella ragione come in molte coſe, &
in
molte miſure è utile, coſi ne gli edificij per fare le ſcale, accioche ſiano i gradi di proportionata miſura, e molto
6660 ſpedita, perche ſe l’altezza del Palcho da i capi della trauatura al liuello, &
piano da baſſo ſerà in tre parti diuiſa, la
ſceſa
delle ſcale ſerà cinque parti di quelle con giuſta larghezza de i fuſti, e, tronchi;
perche quanto grandi ſe-
ranno
le tre parti dalla ſomma trauatura al liuello di ſotto, quattro di quelle ſi hanno à tirare in fuori, &
ſcoſtar-
ſi
dal dritto, perche coſi moderate ſeranno le impoſte de, i, gradi, &
delle ſcale, & ancho di tal coſa la forma ſerà
diſſegnata
.
Pone Vitr. la inuentione della ſquadra, & putilità, che ſi ha da quella. la inuentione fu di Pithagora, ilquale ueramente fu Diuino in mol-
te
coſe, ma in queſta inuentione trappaßò digran lunga molti degni artifici, &
però merita grandisſima commendatione. La ſquadra ſi
fa
di tre righe poſte in triangolo, che una ſia tre, Paltra quattro, laterza cinque parti;
Da queſta inuentione ſi comprende, che facen-
doſi
tre quadri perfetti ſecondo la longhezza di ciaſcuna righa.
Il quadro fatto dalla righa di cinque parti, ſerà tanto grande, & capira
tanto
, quanto i due quadri fatti dalle due altre righe, come per la figura ſi uede.
L’uſo della ſquadra in tutte le ſorti di fabriche, & di edi-
7770 ficij, è molto utile, &
neceſſario, & troppo ſarebbe coſa lunga il uolerne ragionare partitamente: ma in ſomma, questo è, che lo angulo giu
sto
e miſura di tutte le coſe, la doue i Quadranti, i Raggi, i Triangoli, &
ogni altro ſtrumento col quale ſi miſura l’altezza, la larghezza,
&
la proſondità, tutti hanno la uirtù loro nello angulo giuſto, che alla ſquadra, che Norma ſi chiama, e poſto, però Vitruuio fuggendo
222203NONO. noia ci porta ſolamente un mirabile uſo di quella, & queſto è à fare le ſcale proportionate dellequale non hauendo noiragionato prima, ne
ragioneremo
al preſente.
Il por le ſcale ricerca giuditio, & iſperienza piu che mediocre, perche e molto difficile à trouarle luogo, che non im-
pediſchino
il compartimento delle stanze, però chi non uuole dalle ſcale eſſer impedito non impediſca le ſcale, &
proueda di darle un certo, e
determinato
ſpatio, accioche ſiano libere, et diſſobligate, perche aſſai ſeranno cõmode, la doue daranno mãco incõmodo, qui ſi ragiona delle ſcale
de
gli ediſici, et non di quelle, che ſeruono all’uſo della guerra.
Delle ſcale adunque ſi conſidera, le maniere, il luogo, le apriture, la figura, il nume
ro
de i gradi, le requie.
Egli ſi aſcende al diſopra, ò per gradi, ò per montate, che ſtanno in pendente. Le montate ſono piu commode, perche
ſalita
ſi fa à poco à poco ſenza grãde mouimento, ſpecialmente quando ſi ha queſta uia di ſarle piu piane, che ſi può, &
à queſto modo ſi fan-
no
le ſalite de i monti, per opera de gli huomini, ma quelle ſcale, che hanno i gradi deono eſſer ſimilmente commode, &
luminoſe, ſeranno com
mode
(come ho detto di ſopra) ſe daranno meno incommodo, &
cio quanto all’edificio potendoſi dal luogo, che ſera ſotto le ſcale prendere
1110 qualche utilità, ma quanto à chi ſcende, è ſale, ſeranno commode eſſendo proportionate, &
quanto à tutta la ſcala, & quanto a i gradi, al-
che
fare ci giouerà la figura di V itr.
il numero de i gradi, & de i ripoſi (perche egli ſi deue auuertire di non far molti gradi ſenza unarequie
di
mezzo) però non uſauano gli antichi di fare piu di ſette, ò noue gradi ſenza un piano, ſi per dar ripoſo à chi ſalendo ſi stanoaua, ſi per-
che
cadendo alcuno non cadeſſe da luogo molto alto, ma haueſſe doue fermarſi, ma l’altezza de i gradi, &
i piani ſi deono ſare in modo, che
quanto
meno ſi puo il piede s’ affatiche alzandoſi, non biſogna paſſare le miſure di Vitr.
date nel Terzo Libro, cioe farli maggiori, ma bene ci
tornera
à propoſito ne i priuati ediſicij accommodarli piu, che ſi puo.
Le ſcale à lumaca occupan meno, ma ſono piu diſſicili, ſe ſi fanno per
necesſità
.
Nell’ Alemagna per l’ordinario ſono ne gli anguli delle caſe, ilche è difettoſo, perche ne finestra, ne nicchio, ne ſcala ne apritura
alcuna
deue eſſer poſta ne gli anguli de gli edifici, iquali douendo eſſer ſodisſimi, quando ſono aperti s’indeboliſcono.
In ſomma il numero del-
le
ſcale non e lodato, perche è di molto impedimento à tutta la fabrica, ela moltutudine i gradi agraua lo edificio.
Hanno le ſcale tre apri
ture
una all’entrata da piedi, l’altra doue ſono i lumi, la terza e la riuſcita di ſopra.
Tutte deono eſſer ampie, & magnifiche, & quaſi deo-
no
inuitare le genti alla ſalita.
La prima entrata, & la bocca della ſcala deue eſſer in luogo, che ſubito ſi ueda dentro della entrata, il lumo
2220 deue eſſer alto, perche dia lume egualmẽte à tutti i gradi, qui la ragione dell’ombra ci ſerue, &
ſi troua, che per quella, che quella propor-
tione
, che hauerà l’ombra con tutta l’altezza della ſcala, la medeſima hauer à l’altezza d’un grado, col piano d’un’ altro:
la riuſcita deue ripor-
ci
in luogo, che tutta la ſtanza ſia uedùta egualmẽte, &
i lumi delle fineſtre ci uengbino nel mezzo, & di numero diſpari. Hora quanto apar-
tiene
à Vitr.
dico che egli uuole, che dalla ſquadra ſi prenda la miſura delle ſcale, imperoche dal Solaro al piano per linea perpendicolare uuo-
le
egli, che lo ſpatio ſia in tre parti diuiſo, &
di doue cade il piombo ſi tire una linea, che ſia diuiſa in quattro parti eguali ciaſcuna à ciaſcuna
delle
tre, ſe adunque dall’ altro capo del piano ſer à tirata una linea alla ſommità perpendicolare, che ſia di cinque parti, allbora ſopra
quella
compartendo ſi i gradi la ſcala ſarà commoda, &
proportionata come ci dimostra la figura. Delle ſcale à uuouolo doueria ſimilmente
Vitr
.
hauerne ragionato ſe qui ſtato fuſſe il luogo ſuo, ma quello, che egli ha detto delle ſcale, e ſtato per occaſione, & per dimostrare l’uſo del
la
ſquadra, &
ſe bene altroue non ne ba detto, non pero ci ha laſciato ſenza occaſione di poter da noi trouar il modo di farle. Conuengono le
ſcale
dritte con le torte, con la miſura, &
proportione de i gradi conuengono nelle apriture, conuengono in altre coſe, ma queſta e la diſſe-
3330 renza, che il fuſto delle ſcale dritte, che Vitr.
chiama ſcapo, e una linea dritta, che dal ſolaro al piano per trauerſo, come diagonale ſi ſtende,
ma
il ſuſto delle ſcale à lumaca e dritto à piombo, &
d’mtorno à quello come ad un perno ſono i gradi, queſte ſcale erano ſatte da gli antichi
per
ſalire à luoghi altisſimi, come ſono colonne, piramidi, &
altri grandisſimi ediſici. La pianta di eſſe e come una uoluta, la eleuatione ſi fa
da
certi punti della uoluta, pero Alberto Durero ce la inſegna nel Primo Libro della ſua Geometria, che noi ponemo ſclamente la figurd, in
queſto
luoco, dalla cui pianta nelle ſue parti diſtinta ſi puo conſiderare tutta la chiocciola.
Il ſimile auuerrebbe ſe la pianta fuſſe come una uo
luta
, ilchechiar amente nel detto Alberto ſi uede, ilquale con mir abile industria, ſi ha ſeruito delle coſe di Archimede, &
di altri dotti antichi
riducendo
il tutto ad una pratica merauiglioſa, à chi ben la intende.
107[Figure 107]
CAP. III. COME SI POSSA CONOSCER VNA PORTIONE
D’ARGENTO
MESCOLATA CON L’ORO
FINITA
L’OPERA.
4440
ESSENDO ſtate molte, & merauiglio ſe inuentioni quelle di Ar-
chimede
, di tutte con infinita ſolertia quella, che io eſponero pa-
re
, che troppo ſia ſtata eſpreſſa, imperoche Ierone nobilitato della
regia
poteſtà nella Città di Siracuſa, eſſendogli proſperamente ſuc
ceſſe
le coſe, &
hauendo deliberato di porre al Tempio una corona
d’oro
uotiua, &
conſecrarla à i Dei immortali con grandisſimo
precio
la diede à fare, dando à peſo l’oro, à, colui, che ſi preſe il preſe il carico.
Queſti al tem-
po
debito approuò al Re l’opera ſottilmente fatta con le mani, &
parue, che al giuſto
5550 il peſo della corona reſtituiſce, ma poi che fu per inditio dimo ſtrato, che leuato l’oro
altretanto
d’argento in quella ſi era meſcolato, ſdegnatoſi Ierone di eſſer ſtato sbeffa
to
, ne potendo hauer la ragione, con che egli ſcoprirſe il furto, pregò Archimede, che
ſi
prendeſſe
108[Figure 108]4 4 4 4 3 3 3 3 5 5 5 5 3 4 5 3 4 5 l’aſſonto di
riconoſcere

tal
coſa pen
sãdoui
mol
to
ben ſo-
pra
.
Allho
6660 ra hauendo
Archimede

la
cura di
queſto
en-
trò
per ca-
ſo
in un ba
gno
, &
iui
nel
ſoglio
diſceſo
au-
uertito
gli
7770 uenne, che
quanto
del
corpo
ſuo
ci
entraua
dẽtro
, tãto
d’acqua
223204LIBRO ri del ſoglio ne uſciua, perilche hauendo trouato la ragione di poter dimo ſtrare la coſa propoſta non dimorò punto
ma
uſcito con grande allegrezza del ſoglio, &
andando ignudo uerſo caſa dimo ſtraua ad alta uoce d’hauer trouato
quello
, che egli cercaua, perche correndo tuttauia gridaua in Greco Eurica, Eurica, cioe io l’ho trouato, io l’ho tro-
uato
.
Dapoi che egli entrò in quella inuentione, & hebbe (diro coſi) il capo del ſilo della ragione, fece due maſle di
peſo
eguale ciaſcuna alla corona, dellequali una era d’oro, l’altra d’argento, &
hauendo ciò fatto, empì d’acqua un’
ampio
uaſo fin’all’orlo, &
prima ui poſe dentro la maſſa dello argento, dellaquale quanto n’entrò di grandezza, tan
to
n’uſci d’humore, coſi trattone la maſſa, rifuſe altroue quell’acqua, che era rimaſta, hauendola miſurata col ſeſta-
rio
, accioche all’iſteſſo modo di prima con l’orlo pareggiato fuſſe, &
iui trouò quãta ad un determinato peſo d’argen
to
, certa e determinate miſura d’acqua riſpondeſſe, &
hauendo cio prouato ſubito nel detto uaſo u’impoſe la maſſa
dell’oro
, &
quella tratta fuori con la iſteſſa ragione aggiugnendoui la miſura trouò, che non u’era uſcito tant’acqua,
1110 ma tanto meno, quanto in grandezza del corpo con lo iſteſſo peſo, era la maſſa d’oro minore della maſſa d’argeuto,
infine
riempito il uaſe, &
poſta nella iſteſſa acqua la corona trouò, che piu di acqua era per la corona, che per la maſ-
ſa
dell’oro dello ſteſſo peſo uſcita fuori, &
coſi perche piu di acqua per la corona, che per la maſſa era uſcito facendo-
ne
la ragione trouò, che iui era l’argento con l’oro meſcolato, &
feceil furto manifeſto di colui, che haueua hauuto
à
far la corona.
Il fuoco fra tutti gli elementì è leggierisſimo, perche à tutti ſopraſtà, come detto ho nel Secondo Libro, la terra e grauisſima perche à tutti ſotto-
giace
, l’aere, &
l’acqua ſono aſſolutamẽte graui, ne leggieri, ma in riſpetto, perche Paere à l’acqua ſopraaſcende, al ſuoco diſcẽde, l’acqua ſa-
le
ſopra la terra, e cala nello aere, ſimilmente le coſe compoſte de gli elementi hanno quel moto, che lor da quello elemento, che preuale nella
compoſitione
, la doue le coſe, che hanno piu dello aere, ò del fuoco nella loro mistura aſcendono, come ſono i fumi, le ſentille, il fuoco mate-
riale
quagiu, &
altri uapori, male coſe, che hanno in ſe piu di acqua, ò diterra, ſi mouono à quella parte doue la terra, ò l’acqua l’inclina.
2220 Oltra a di questo ogni elemento nel ſuo luogo ripoſa, come l’acqua nell’acqua, l’aere nello aere, questa comparatione non riguarda alla quan-
tità
, del peſo, ma alle ſpecie della grauità, perche altro è à dire, che una traue grande peſa piu, che una lametta di piom-
bo
ſia piu graue dellegno, perche ſe bene la traue e maggiore in quantita di peſo, e però inquanto alla ſpecie di grauit à piu leggieri, perciò-
che
uedemo il piombo nell’acqua diſcendere, &
il legno ſopranotare. Accio che adunque egli ſi poſſa ſapere le ſpecie della grauità, e neceſſa-
rio
, pigliar grandezze eguali di corpi perfetti, &
ſe ſi troueranno quelle di peſo eguale, egli ſi potra dire, che ſiano in ſpecie egualmente
graui
, ma ſe una qual ſi uoglia di quelle eguali grandezze ſera di peſo maggiore, ſenza dubbio egli ſi potra affermare, che Il corpo di eſſa ſe-
di ſpecie piu graue.
Ecco l’eſſempio prendi tanto di marmo quanto di legno, ò di acqua, io dico, che quanto alla grandezza, certo uedrai
il
marmo peſar piu che l’acqua o il legno, &
il legno leggierisſimo perche ſta ſopra l’acqua, il marmo grauisſimo, perche diſcende nell’acqua,
però
ſi puo concludere che l’acqua ſia piu lieue del marmo, ma del legno in ſpecie piu graue, la onde di due corpi diuerſi, &
d’uno iſteſſo peſo
quello
ſer a maggiore in grandezza, che di ſpecie ſerà piu lieue di peſo, &
però di due maſſe, una d’oro, l’altra d’argento, che ſiano di peſo
3330 eguale la maſſa d’argento ſera di maggior grandezza.
Da queſta ragione aiutato Archimede ſcopri il furto dell’orefice, percioche poſe cia-
ſcuna
maſſa ſeparatamente in un uaſo pieno d’acqua, &
miſurò quanto d’acqua era uſcito del uaſo per l’una, & l’altra maſſa, & uedendo,
che
per la maſſa d’argento, era ufcito piu d’acqua, unperoche era di grandezza maggiore, preſe poi la corona lauorata, dellaquale egli à ri-
chieſta
de Ierone faceua la proua, laquale era pari di peſo à ciaſcuna delle due maſſe, &
la poſe nel uaſo, delquale per la corona uſci piu acqua,
che
per la maſſa dell’oro, &
meno che per la maſſa dello argento, & regolato per la regola delle proportionali, cognobbe non ſolamente la co-
rona
eſſer ſtata falſificata, ma ancho di quanto era ingannato Ierone.
La occaſione, che egli hebbe de ſi bella inuentione fu l’acqua, che uſci
del
uaſo, che Vitr.
chiama Solium, quando egli per lauarſi entrò nel bagno, & pero moſſo da quella allegrezza, che ſuol partorire la muen
tione
come dice Vitr.
nel Primo Libro al terzo cap. nudo correndo gridaua io l’ho trouato, io l’ho trouato, dicendolo in Greco Eurica
Eurica
.
Hora trasferiamo la mente à i penſieri d’Archita Tarentino, & di Eratoſthene Cireneo, perche queſt’huomini hanno
4440 trouato molte coſe, &
grate à gli huomini, & benche piaciuto habbiano nelle alrre coſe trouate dalloro, niente di-
meno
nel contendere di una ſono ſtati ſoſpetti, percioche ciaſcuno con diuerſa ragione ſi ha forzato di eſplicare quel
lo
, che nelle rifpoſte à Delo Apollo commandato haueua, cioe che raddoppiato fuſſe il numero de piedi per quadro,
che
era nel ſuo altare, &
coſi ne auuenirebbe, che chiunque era in quella lſola fuſſe allhora dalla religioue liberato,
&
però Archita conle deſcrittioni di Semicilindri. Eratoſthene con la ragione del Meſolabio dichiarirono la iſteſ-
ſa
coſa.
Dice Vitr. che le iuuentioni de Archita, & di Eratoſthene ſono ſtate gioconde, & grate a gli huomini, ma trattando ammendue una queſtione,
&
forzãdoſi ciaſcuno per diuer ſe uie riſoluerla, dato hanno ſoſpetto, non perche la coſa non ſi poſſa diuer ſamente trouare, ma perehe le gen
ti
, che non ſanno uedendo, che Archita uſaua una uia, &
Eratosthene un’altra ſoſpettauauno per la loro concorrenza, penſando che gareg-
giaſſero
à proua.
Come ſe uno pigliaſſe l’altezza d’una torre col quadrante, l’altro con uno ſpecchio, il terzo con due dardi, & un’altro in
5550 ſomina con l’aſtrolabio, ò con un raggio Mathematico, non ſapendo il uulgo eſſer una iſteſſa ragione di tutti queſti strumenti, preſa dalla na-
tura
de g li anguli, ſoſpicherebbe, che la concorrenza di quei miſuratori non intricaſſe il uero con la diuerſita de gli strumenti.
Il mede ſimo
auuenne
dalla concorrenza di Archita, &
di Eratosthene. La propoſta era come ſi poteſſe raddoppiare un cubo. Cubo è corpo (come io ho
detto
nel proemio del Quinto Libro) di ſei faccie, &
di ſei lati eguali come un dado. Et ſi miſura in queſto modo, moltiplicando uno di ſuoi
lati
in ſe ſteſſo, &
il prodotto di nuouo moltiplicato per lo isteſſo lato, come per eſſempio ſi uede, dato ci ſia il cubo di cui ciaſcuno de i lati ſia
8
.
moltiplica 8 in ſe ſa 64. moltiplica poi 64 per otto, fa 512, e tanti piedi ſeranno in tutto il cubo, con la iſteſſa ragione ſi miſura il corpo qua-
dro
bislongo, Hauẽdoſi adunque formato il cubo di 512 piedibiſogna ſecondo la proposta dimanda raddoppiarlo.
Alche fare commodamente ci
109[Figure 109]8 8 8 8 64 8 8 8 ſerue il ſapere come tra due linee dritte, e di ſeguali, che ci ſeranno propoſte, ne poßiamo trouare due
altre
di mezzo, che habbiano continuata proportione tra ſe, &
con le prime, per uoler aduque tro-
uare
queste linee proportionate undici modi ci ſono ſtati da gliantichi proposti.
Altri hanno uſato le
6660 dimoſtrationi Mathematiche, altri ancho oltra le dimostrationi hanno fatto gli strumenti ſecondo quel-
le
dimoſtrationi, Archimede usò uno strumento, che ſi chiama Meſolabio cioe ſtrumento di pigliar il
mezzo
, imperoche con quello ſtrumento ſi trouano le linee proportionate di mczzo tra le prune pro-
poſte
.
Vſo ancho Platone un’altro ſtrumento, che ſimilmente ſi puo chiamare Meſolabio perche fa ſi-
ſimile
effetto.
Archita fece alcune dimoſtrationi, per uia di certe linee, che non ſi puote mai porle, in
opera
preſe dalla metà d’un cilindro, che è corpo à modo di colonna.
10 eſponerò, & le dimoſtrationi,
e
gli strumenti, e moſtrerò come nel raddoppiamento del cubo ci ſerue la inuentione delle due propor-
tionali
, proponendo prima la occaſione de ſi bella dimanda.
nellaquale ſi comprendera l’utile grande,
che
ſono per prendere gli Architetti dalla inuentione de ſi belli ſtrumenti.
Egli ſi legge una epistola di
Eratoſthene
al Re Ptolomeo ſcritta in queſto modo.
7770
AL RE PTOLOMEO ERATOSTHENE SALVTE.
Diceſi che uno de gli antichi Compoſitori di Tragedie introduce Minos fabricare il ſepulchro, à, Glauco, & hauendo detto, che quello era per
ogni
lato di piedi cento, diſſe.
Queſta e una picciol arca per un ſepolchro regale, ſia dunque doppio, & non ſi mute il cubo, certamente chi
uorr
à doppiar ogni lato in larghezza del ſepolchro non parer à eſſer fuori d’error, perche ſe i lati ſeranno doppiati il piano riuſcir à
224205NONO. piu, & il ſodo otto piu. Fu adunque dimandato da Geometri, in che modo ſtãdo quel ſodo nella iſteſſa figura ſi poteſſe raddoppiarlo, & questa di
manda
fu detta il raddoppiamento del cubo, imperoche propoſtoli un cubo cercauano in che modo poteſſero ſarne un doppio à quello.
Affaticã-
do
adũque molti per molto tempo primo fu Hipocrate, che pensò, che ſe egli ſi trouaua come propoſteci due linee dritte, delle quali la mag-
giore
ſuſſe doppia alla minore, ſi pigliaſſero due altre di mezzo proportionate in continua proportione, che il cubo ageuolmente ſi raddoppia-
rebbe
, per ilche la ſua dubitatione ſi riuolſe in una maggiore.
Non molto dapoi egli ſi dice, che eßendo à gli habitatori di Delo, che era-
no
appeſtati, dall’oraculo impoſto, che raddoppiaſſero un certo altare, ſi uenne nella isteſſa dubitatione, &
eſſendo richie ſti quaſi con ripren-
ſione
quei Geometri, che erano nella Academia appreſſo Platone.
Fu dimandato loro, che trouaſſero quello, che ſi andaua cercando. Quelli
hauẽdoſi
dato alla fatica, e cercando di trouare due linee di mezzo à due propoſte, dicono, che Archita Tarentino le trouò per uia de i Semici-
lindri
, Eudoxo per uia di linee oblique, Auuenne, che ciaſcuno trouò bene la dimostratione approuata di tai coſe, ma niuno puote accommodar
le
all’uſo, &
eſſercitarle con le mani. Eccetto Menechmo, ilquale però ſece poco, & con gran difficultà. Ma noi imaginato hauemo una faci-
1110 le inuentione per uia di ſtrumenti, con la quale non ſolamente ſi potranno trouare due linee di mezzo à due proposte, ma quante ſera impo-
ſto
, che noi trouamo, &
con quello ritrouamento potremo in ſomma ridurre al cubo il propoſto ſodo contenuto da linee egualmente diſtanti,
ò
uero uſcir d’una figura, &
ſormarne un’altra, & renderla pare, ò maggiore, ſeruando la ſimiglianza, perche non ha dubbio, che non ſi poſſa
con
tale ſtrumanto raddoppiare gli altari, i Tempi, &
ridurre al cubo le miſure delle coſe liquide, & ſecche, come ſono i Moggi, & i Miri,
per
dir’ à modo nostro, con i lati delle qual miſure la capacità de, i uaſi, è, conoſciuta, &
in ſomma la cognitione di quest a dimanda, e utile, &
commoda
à quelli, che uogliono radoppiare, ò far maggiori tutti quelli ſtrumenti, che ſono per trar dardi, pietre, ò palle di ſerro, percioche,
è
, neceſſario, che ogni coſa creſca in larghezza, &
grandezza con proportione, ò ſian fori, ò nerui, che u’entrano, ò quello, che occorre ſe
pur
uolemo, che il tutto creſca con proportione, ilche non ſi puo ſare ſenza la inuentione del mezzo.
La dimoſtratione adunque, & l’appa-
rato
del ſopradetto ſtrumento ti ho qui ſotto deſcritto, &
prima la dimoſtrationc.
Proposte ſiano due linee dritte, è diſſeguali, l’una ſia a b. l’altra c. d. cerchiamo tra queſte hauerne due di mezzo, che ſiano in continua proportio-
2220 ne, cioe, che ſi come ſi ha la prima alla ſeconda, coſi ſi habbia la ſeconda alla terza, &
la terza alla quarta, concedici, che l’una, & l’al
tra
delle propoſte linee a b.
& c d. cadino à piombo ſopra una dritta linea, & quella ſia b. d. & delle due proposte ſia la maggiore a b. & le mi
nore
c.
d. & dall’a. al c. uenga una linea, che tirata piu oltre cada ſopra la linea b. d. nel punto e. Vegni ancho dal punto a ſopra la linea b. d.
una linea, & ſia quella a. f. & dal punto f. ſia tirata una linea paralella alla linea a. b. & ſia quella f. g. che tagli la linea a. c. nel punto. g. per ſi-
mile
conceſione dal punto.
g. ſia tir ata una linea egualmente diſtante alla linea a. f. & ſia quella g. h. che taglie la linea b d. nel punto h. ſopra
ilqual
punto ſi drizza una linea egualmente diſtante, ò paralella alla linea a.
b. & ſia quella h. i. che tagli la linea a. c. nel punto i. dalqual pun-
to
diſcenda una linea egualmente diſtante alla linea a.
ſ. & termini nel punto d. fatto queſto, per maggior dichiar atione chiamaremo la linea
a
b.
la f. g. la h. i. & la c. d. le priune paralelle, & la a f. la g. h. la d. i. le ſeconde paralelle. Similmente ciſono due gran triangoli l’uno é, lo a b. e.
che
ha lo angulo, b.
giuſto, l’altro e lo a. ſ. e. quello chiameremo primo triangolo, queſto ſecondo triangolo, nel primo triangolo ci ſono
quelli
triangoli fatti dalle prime paralelle, &
ſono g ſe, ihe. cde. queſti perche ſono di anguli eguali, come ſi ha per la 29. del primo di
3330 Euclide hanno i lati proportionali, come ſi conclude per la quarta del ſeſto;
Similmente perche i ſecondi triangoli ſatti dalle ſeconde para-
lelle
ſono di lati eguali, ſenza dubbio haueranno i loro lati proportionati.
A dunque ſi come nelle prime paralelle hanno proportione tra ſe,
a
e.
ad e. g. coſi banno b e. ad e. ſ & ſi come a e. ad e. g. nelle ſeconde paralelle ſi hanno, coſi f. e. ad e. h. & di nouo come nelle prime f. e. ad e. h.
coſi g. e. ad e. i. ma nelle ſecondo egualmente diſtanti, come g. e. ad e. i. co4i h. e. ad e. d. Sono adũnque continue proportionali a b. f g. h i. c d.
perche
ſi come ſi ha b.
e ad e. ſ coſi ſi ha a. b. ad ſ. g. & come f. e. ad e. h coſi f. g. ad h. i. & come h. e. ad e. d. coſi h. i. a. c. d. propoſte adunque due
drite
linee a.
b. c. d. trouate hauemo due di mezzo, che ſono ſ. g. & h i. iche far doueuamo. Questa è l’opinione di Eratoſthene circa la dimo
ſtratione
, &
ſe ben egli uuole, che la linea a b. & la c d ſiano dritte ſopra la linea b d. non è pero, che non ſegua la steſſa concluſione in qualun-
que
modo l’ una, &
l’altra linea cada ſopra la linea b d. pur che amendue facciano anguli ſimiglianti. & ſiano per ſimili congiugnimenti egual-
mente
diſtanti, perche tutto è ſondato ſopra queſta ragione, che di que trianguli, che hanno gli anguli eguali, ſono i lati proportionali.
In ſom
ma
ſe noi uorremo trouare piu di due linee proportionali tra le lince a.
b. & c. d. biſognerd ſecondo il ſopradetto modo formare piu linee para
4440 lelle, ſi delle prime, come delle ſeconde.
Lo ſtrumento colquale ſi poſſa fare, & porre in oper a coſi bella inuentione ſecondo Era
toſthene
e queſto.
Piglia una piana di legno, ò di rame piu lunga, che larga, di figu-
110[Figure 110]a g i c b f h d e ra quadrangulare, che habbia tutti gli anguli giuſti, &
ſia per eſſempio la tauola ab
d
c ſe noi uorremo eſſa tirare due linee di mezzo proportionate ?
biſognara accõ
ciare
tre lamette ſopra eſſa in questo modo, piglia tre lamette ſottilisſime di qualche
ſoda
materia quadrangulari, &
di giuſti anguli, & una di queſte ferma nel mezzo
della
piana, ſi che non ſi poſſa mouere, &
ſia questa e f g h. & ne i punti e & ſ. hab
bia
fitte due regole con i ſuoi pironi in modo, che ciaſcuna ſi poſſa in ogni parte riuol-
gere
ſia una regola e m.
l’altra f n. ma l’altra lametta ſia K d c che ſia poſta in tal mo
5550 do nella piana, che ſi poſſa mouere uerſo la lametta ſermata e.
f. g. h. & ancho rimouer da quella hauendo ſempre i lati ſuoi paralle lli al lato ſ. h.
tenendo ancho ſul punto K. una regola, che ſi poſſa uolgere, & ſia questa regola K. o. laquale inſieme con le due altre c. m. & f. n. ſia acconcia
in
modo, che tutte ſiano tra loro paralelle, &
i loro communi tagli, che fanno con la a g. ſ h. & l. ſiano nella iſteſſa dritta linea m n l o. Simil
mente
la a.
m. ſia eguale alla d K perche la a. m. inſenſibileẽte auanza la d K. Eſſendo queste coſi ordinate tra due linee dritte a b, & c d. ſi dan
no
due dimezzo in continu a proportione, che ſono e n.
& f o. per le ſopradette ragioni. Ma ſe per caſo le due linee propoſte come ſarebbe
la
.
s. & la. t. allequali biſogno ſiaritrouarne due di mezzo in cõtinua proportione, non ſer anno eguali à quelle linee, che ſon nello ſtrumento
a
b.
& r d. facciaſi col mouere ſecondo il biſogno la lametta K. d. c. tirandola uerſo la lametta ferma, ò allargandola, & facendola ſempre egual
mente
diſtante, facciaſi dico, che ſi come ſi ha la s.
alla t. coſi ſi habbia la a b. all’r d. perche alla a b. & r d. che ſono nello ſtrumento ritrouate ſi
ſono
due di mezzo proportionate.
Seguita che alla s. & alla t. propoſte trouate ſeranno due di mezzo in continua proportione.
6660111[Figure 111]m p a b x n g e u i h o f l k c r d q s t
Quanto piu adunque artificioſo ſera lo inſtrumento, & ben ſatto, tan
to
piu facilmente ſi trouer anno le due proportionali, pero le teſte
delle
lamette, che ſi moueno entrer anno ne i lor canali aſſettate, &

ſi
moueranno dolcemente, &
ſe alcuno uorra trouare piu di due li-
nee
proportlonali, egli potra con l’aggiunta di piu regole, e lamette
commodamente
farlo, &
queſta è ſtata la inuentione di Eratoſthe-
ne
, biſogna però auuertire che le regole ſiano longe, perche quan-
do
biſogna allargare le lamette, posſino aggiugnere à i tagli delle
linee
, che ſi uorranno, è tocchino il lato ſuperiore dello ſtrumento come e m.
f x. K u. anzi per dir meglio ſiano tanto grandi quanto ſarebbe la
diagonale
della lametta ferma e.
f. g. h. ò uer poco piu. Reſta di dire con piu chiarezza e ſacilita coſi debbia uſare questo ſtrumento, cioe co-
7770 me con eßo ſi poſſan trouare tra due linee altre due, ò piu proportionate ſecondo la mente di Eratosthene, &
prima tra due due, & poi tra
due
piu propotionali.
Sian due linee dritte a b. c d. caggiano amendue ſopra una linea dritta in modo, che ſiano egualmente diſtanti, e tanto ſi aggiugna alla linea. c d.
che ella ſia pari alla linea a b. il cui capo ſia, e, & dallo a. ſia tirata una linea ſin’all’e. ſiche ſi faccia una ſoperficie quadrangulare a b c e. par-
tiſcaſi
poï la lined b c.
in tre parti, una dellequali ſia la doue è la f. & alquanto piu inanzi dal punto f. ſia ſegnato il punto g. di modo, che dal
b
.
al g. ſia alqnanto piu d’un terzo della linea b c. ſimilmente nella linea a. ſia ſegnato un punto tanto diſtante dallo a. quanto e il g. dal b. &
ſia
quello h.
& ſi leghi poi il g. con la a, & con la h. & lo a con il d, & la g h. taglie la a d. nel punto, i, ſimilmente ſi tagli tanto della linea a b.
225206LIBRO quanto e dal g. all’i, & ſia quello ſpacio b. K. & dallo i. al K. ſi tire una linea ſin al toccamento della linea g d. & ſia iui ſegnato l. & perche
per
la 33.
del primo di Euclide la linea a b, e paralella alla linea g i b, & per lo preſuppoſto noſtro le linee g i, & b K. ſono eguali, ne ſegue an-
cho
, che la linea b g.
ſia paralella alla linea i l. Oltra di queſto delle linee g c, & h e. ſi leuino due parti eguali alla parte i l. & ſiano qutlle g m.
& h n. & ſiano congiunte inſieme i m. & m n. per la allegata propoſitione paralelle ſeranno g l, & m i, & ſimilmente g h, & m n. Tagli an-
cho
la linea m n.
la a d nel punto o, & della linea b K. ſia pre ſo tanto quanto è la m @. & ſia quella parte b p, & dal punto o uer ſo il punto p.
ſia
tirata una linea, fin che ella tocchi la linea i m.
nel punto q. ſe adunque la linea m ſera eguale alla o q. egli ſtara bene. Ma ſe la m c. ſer a
minore
ne ſegue che la b g, ſera ſtata pr eſa, maggiore di quello, che biſognaua, e pero da capo ſi deue tornare, e tanto eſperimentare, che la
parte
o q, ſia eguale alla m c.
Sia adunque m c eguale alla o q. ne ſeguir à per la allegata propoſitione 23. del primo, & per lo preſuppoſto
noſtro
che la c o, &
la m q. ſiano paralelle, & ſinalmente (come detto hauemo) nella prima dimoſtratione a b. g i. m o d c. ſi chiameràno le pri
me
paralelle, &
a g. m i. c o. le ſeconde. Dico adunque che, g i, & m o, ſono le due di mezzo proportionali, tra la a b, & c d. Fac ciaſi adun
1110 que.
che la a d. & la a b. concorrino nel puntor. ne ſeguira quello, che ancho di ſopra detto hauemo per la ſimiglianza de i triangoli ſecondo
la
preallegata propoſitione di Euclide, che nelle prime par alelle, che ſi come è proportionata la a r alla r i.
coſi ſera la b r alla r g. & nelle ſe-
conde
paralelle quello riſpetto di comparatione che hauera la ar alla r i coſi ſara la g r.
all’a r m. & ſeguitando ancho ſi come nelle prune ſi
hauera
la g r.
alla r m. coſi la i r alla r o, & nelle ſeconde ſi come ſi hauera la i r alla r o. coſi la m r. alla r c. Ne ſegue adunque, che la b r.
r g. m r. m c. ſiano in continua proportione, & ſotto la isteſſa ragione per la quarta del ſeſto ſeranno come la a b, alla g i. la g i. alla m o, et la
m
o.
alla c d. propoſte adunque due linee dritte a b, & c d. tra quelle trouato ne hauemo due continue proportionali, che ſono ſtate la g i, &
la
m o.
ilche fare uoleuamo. Et con ſimili ragioni potremo ritrouarne quante ci ſera in piacere. Et pero per trouarne due di mczzo pro-
portionali
la b f.
ſer a un terzo della b o. parche la b g. è alquanto piu del terzo della b c. & non mai minore, ne eguale alla b f. & per ti ouar
ne
tre di mezzo proportionali la b f.
ſera un quarto della b c. et la b g. alquãto maggiore della b f. & per trouarne quattro la b f. ſera un qu n
to
della b c.
& la b g. ſera alquanto maggiore della b f. cioe un qumio di eſſa b c. & coſi ſempre la b c. ſera partita in una parte di piu di quel,
2220 che ſono le linee mezzane proportionali, che trouar uorremo, &
ſempre lab f. ſer a una di quelle parti, & la b g. alquanto magg ore ſi pren
dera
che la b f.
et però la parte b f. ſi piglia, che tante ſiate à punto ſia della b c. accioche la grandezza della b f. ſi poſſa coniettur are piu preſto.
112[Figure 112]a b n e k p b l i q o d f g w c r
Quanto appartiene ad Archita dico la inuentione eſſer difficile, & la dimoſtra
tione
molto ſottile in modo, che à porla in opera, non ſi troua instrumen-
to
alcuno ſatto ſecondo quella dimostratione.
Noi con quella facilità, che
ſi
può dimoſtreremo tal coſa, i ſond onenti dellaquale ſono diſperſi in molte
propoſitioni
di Euclide, lequali é neceſſario hauerle per certe perche trop
po
ſarebbe il ſcioglier ogni anello de ſi gran catena.
Date ci ſian due linee
a
d.
maggiore, l’altra ſia c. Tra queste biſogna trouarne due di mezzo
3330 proportionali.
Prendiamo adunque la maggiore a d. d’intorno laquale ſi
faccia
un circolo di modo, che la ne diuenti il diametro di eſſa, &
ſia il det-
to
circolo a b d f.
nel qual circolo per la prima delterzo di Euclide ſi fara
una
linea eguale alla linea c.
& ſi quella a b. laquale tanto ſi stenda oltra il
circolo
, che tocchi il punto p.
ilquale ſia lo eſtremo d’una linea, & tocchi
il
circolo nel punto d.
& ſcende fin al punto o, & ſia tutta p d o, & à que
sta
ne ſia tratta una egualmente diſtante, che tagli la linea a d.
nel punto e. intendiſi poi una metà di colonna ritonda, che ſemicilindro ſi chia-
ma
, dritto ſopra il ſemicircolo a b d.
& oltra di queſto imaguiamoci nel taglio equidistante, che paralellogrammo è, detto del ſemcilindro ſo-
pra
a d.
diſſegnato un ſemicircolo ilquale è come un par alellogrammo del ſemicilindro ad anguli giuſti nel piano del circolo A b d f. Queſto ſe
micircolo
girato dal punto d nel punto b, stando fermo il punto a, che è termine del Diametro a d.
nel ſuo girare tagliera quella ſoperficie co-
4440 lonnare, ò cilindrica, &
deſcriuera in eſſa una certa linea, dapoi ſe ſtando ſerma la a d. il triangolo a p d gir ando ſi fara un mouimento contra
rio
al ſemicircolo ſenza dubbio eg’i deſcriuera una ſoperficie conica della linea dritta a p.
laquale nel girarſi ſi congiugne in qualche punto di
quella
linea, che poco auanti ſu deſcritta mediante il mouimento del ſemicircolo nella ſoperficie del cilindro.
Similmente ancho il b. circonſcri-
uera
un ſemicircolo nella ſoperficie del cono.
Et finalmenie il ſemicircolo a d e. habbia il ſuo ſito dapoi che ſera moſſo la doue le linee caden-
do
concorrono, &
il triangolo che al contrario ſi moua, habbia queſto ſito d l a. & il punto doue concadono ſia K. ſia ancho per b. deſcritto
un
ſemicircolo b m f.
& la doue ſi taglia col circolo b d f a. ſia b f. indi da punto K. à quel piano, che è del ſemicircolo b d a. cada una perpen-
dicolare
, certo è che cadera nella cir conferenza del circolo, perche nel piano dello iſteßo circolo fu drizzato il cilindro.
Cada adnnque,
&
ſia K i & quella linea, che uiene dallo i. nello a congiunta ſia con b f. nel punto h. Ma perche luno, & l’altro ſimicircolo cioe il d a, & il
b
m f.
è drizzato ſopra il ſottopoſto piano del circolo a b d f. & pero il lor taglio commune m h. sta con anguli giuſti ſopra il piano del circo
lo
a b d f.
perilche ancho ſopra eſſa b f. è drizzata la m h. A dunque cio che è contenuto ſotto la b h f. & lo h f. & ſotto lo h a, & lo h i ſi tro-
5550 ua eguale à quello che è ſotto la h m.
Adunque lo angulo a m i, è giuſto, per la conuerſione del corolario della ottaua del ſesto. & il triangolo
a
m i, ſi troua ſimile all’uno, &
all’altro de i due trianguli m a h. & a K d. & perche lo angulo d K a. è giusto per la trenteſima del trenteſimo.
113[Figure 113]c p l k b m i o b a e d f o A dunque per la uinteſimanona del primo d K m, ſono egualmente distanti, impe-
roche
per le coſe dimoſtrate h i m h.
ſono perpendicolari al piano del circolo a b d
f
.
A dunque egli è proportionale, che come ſi ha d a. ad a K coſi ſi habbia K a. ad a i.
& i a ad a m. percioche i triangoli d a K. K a i. i m a. ſono ſimili per la quarta del
ſeſto
, &
coſi ſeguita che quattro dritte linee d a. a K. a i. a m ſiano continue propor
tionali
, ma la a m.
ſi troua eguale alla c, & per la commune ſententia, quelle coſe
che
ſono eguale ad una, ſono tra ſe eguali, perche la a m ſi troua eguale alla a b.

A
dunque proposte due linee ad.
c. ne hauemo trouate due di mezzo proportiona-
6660 li, che ſono a K.
a i. come doueuamo fare. Platone ſimilmente ne fece, & la dimo
ſtratione
, &
lo inſlrumento, come qui ſotto poneremo. Lega le due dritte linee,
tra
lequali uuoi trouarne due proportionali, legale dico in un angulo dritto nel purt
to
b.
& ſia la maggiore b g. & la minore e b. allonga poi l’una, & l’altra fuori del
l’angulo
b.
la maggiore uerſo il d. & la minore uerſo il c, & fa due anguli dritti
trouando
il punto c, &
il punto d. nelle loro linee conueniente, & ſia l’uno angulo
g
c d.
& l’altro c d e. ſi dico, che tra le due linee dritte e b. & b g. proportionato ha
uerai
due altre linee, che ſono b d.
& b c. perche preſuppoſto hauemo lo angulo e d
c
.
eſſer dritto, & la e d. eſſer par alella alla c g. pero ne ſegue per la 29 del primo,
che
lo angulo g c d.
ſia giuſto, & eguale allo angulo c d e. ilquale ſimilmente eſſer
7770 giuſto preſupponemo, ma la d b per lo nostro componimento cade porpendicolare
ſopra
la g b d.
adunqae per lo corolario della ottaua del ſesto la b d. è quella linea
proportionata
, che cade tra la e b, &
la b c. & ſunilmente la linea b c, è la mezza
na
proportionale tra la b d.
& la b g. poſta adunque la ragione, & la proportione
commune
della linea b d alla linea b c.
ne ſeguita che la e b h iuera quello r ſpet o di
comparatione
alla linea b d.
che hauer a la c b. alla linea b c. percioche l’una, et
226207NONO. ragione, come é ſtato manifeſto e come la b d alla b c. per la undeci-
114[Figure 114]d c b e g l n o k m ma del quinto.
A dunque tra le due dritte propoſte, che erano e b, &
b
g.
trouate ne hauemo due ſotto la iſteſſa ragione cõtinuamẽte pro-
portionali
, che ſono b d, et b c.
Et questa è la ragione di Platone. Lo
inſtrumẽto
ueramẽte é ſacile, imperoche egli ſi fa d’una ſquadra &

d’una
rega in que ſto modo.
Sia una ſquadra K m l, et in un braccio di
eſſa
accõmodata ſia una rega, che ſia n o.
et che faccia con detto brac
cio
gli anguli giuſti, e mouer ſi poſſa hora uer ſo il punto m.
hora uer
ſo
il punto l.
fatto queſto è uolendo trouare due linee tra mezzo in
continua
proportione à due propoſte, farai che le due date, ſiano per
1110 eſſempio la e b, &
la b g. (come di ſopra hauemo detto) congiunte
nel
punto b.
in un’angulo giuſto, & ſiano prolongate come di ſopra.
Allhora ſi piglia lo inſtrumento, & coſi egli s’ accommoda alle linee
dritte
c b, &
b g. che il lato K m. della ſquadra cada ſopra il g. &
lo
angulo m.
ſi uniſca alla linea b c. lo angulo o ſia ſopra la linea b d.
&
la regola mobile uegna per lo punto, e, di modo che il punto m ſia
ſoprapoſto
al punto c.
& il ſegno e. cada ſopra d. & coſi ordinato, che hauerai, & acconcio lo ſtrumento trouato hauerai tra le linee e b, &
b
g.
due proportionate linee di mezzo cioe la b d. & la b c. del che la dimostratione è la iſteſſa con quella di ſopra.
Nicomede uſaua un’altra dimoſtratione, & ſormaua un’ altro ſtrumento ſecondo quella dimoſtratione, molto artiſicio ſamente, & con gran ſottili
2220 de inuentione ſuperando Eratosthene é ſtato di gran giouamento à gli ſtudioſi della Geometria.
Per ſare lo strumento è neceſſario pianar
due
righe, &
porle una ſopr a l’altra con anguli giuſti di modo, che d’amendue ſia uno isteſſo piano, ne una ſia piu alta dell’altra, ſia una d’eſſe
a
b.
l’altra c d. facciaſi nell’a b. un canale, che u’entri à coda di Rondine, è ſotto ſquadra un legno, che andar poſſa in ſu, & in giu per quel ca-
nale
ſenza uſcir fuori:
ſia nel mezzo della riga c d. per longo di eſſa una linea, & nella testa di eſſa, doue è la d ſia posto un pirone, & ſia quello
g
h, ilquale eſca alquanto fuori del piano della riga c d.
& in quella uolger ſi poſſa, & ſia pertuggiata, & u’entri un pironcino, che la formi ſo-
pra
la coda di Rondine, che dicemo andar in ſu, &
in giu per lo canale della riga a b. & nel pirone g h. ſia un foro, nelqual entri la regoletta,
e
f.
Se adũque piglier ai l’eſtremo capo K della regoletta e f. & mouer ai quella o uerſo le parti dello a. ò uero uerſo le parti del b. ſempre il pun
to
e ſi mouera per la dritta linea a b.
& la regoletta e ſ penetrando per lo foro del pirone g h. entrera, & uſcira, & la dritta linea di mezzo
della
regoletta e f ſi mouera col ſuo predetto mouimcto per lo perno del ſuo pirone, oſſeruaſi ſinalmẽte, che lo ecceſſo e K della regoletta ſia e f.
ſempre lo iſteſſo, et della iſteſſa lun
3330 ghezza.
per ilche ſe noi ponere-
mo
nel punto K una punta di for-
ro
, che tocchi un piano egli ſi for
115[Figure 115]c b g b d n m l k e a mera una linea piegata come la l
m
n.
laquale Nicome de chiama pri
ma
Concoide, &
lo ſpacio, che è
tra
e, &
K. egli chiama la grãdez
za
della regoletta, &
il punto d il
Polo
.
In queſta linea piegata Ni-
comede
ne troua tre principali
4440 propietà;
L’una è che quanto piu
s’allarga
la linea torta l m n.
tanto
meno
è lontana dalla dritta a b.
co
me
ſi uede, che il punto c, è piu
lontano
dalla linea a b.
che il pun-
to
.
n. & il punto n, piu lontano
che
il punto m.
& il punto m. piu
lontano
che il punto l.
ilche ſi ue-
de
chiaramente facendo da i detti
punti
c n m l cadere le perpendico
5550 lari ſopra la linea a b.
La ſeconda
propietà
è questa, che ſe tra la re
gola
a b.
& la linea piegata ſi ti-
rera
una linea quella ſinalmente
taglier
à la piegata, come ſi uede
tirando
la linea p.
q. la terza pro-
pietà
, é che la dritta a b.
& la pie-
gata
primamente deſcritta mai
concorreranno
in uno, ſe ben fuſſe
6660 ro tirate in infinito.
Et queſto ſi
uede
euidentemente ſe alcuno con-
ſidera
bene guardando la forma
dello
ſtrumento predetto, perche
116[Figure 116]d f g a e b l c7770
227208LIBRO nella ſorma iſteſſa la linea di mezzo della regola e f. nel deſcriuere la linea piegata ſempre taglia la linea a b. nel punto e. perilche il punto K,
non
puoi mai peruenire alla linea a b.
benche ſempre egli s’auuicine ſecondo la prima propieta della linea piegata. Dalle coſe delte ci na-
ſce
bella occaſione di ſapere, che data una linea, che da un capo habbia principio, &
dall’ altro uada in infinito, & che fuori di eſſa ſia dato un’an
gulo
egli ſi puo tirare una linea dritta, laqual taglie due dritte linee circa lo iſteſſo angulo, &
una parte di quella linea dritta compreſa dalle
due
che contengono l’angulo ſia eguali ad una linea prima proposta, Ilche in que ſto modo ſi dimoſtra.
Sia una linea dritta a b che dalla parte
del
b ſiainfinita, &
ſopra eſſa formato ſia un’angulo proposto, che ſia b a g. & il punto dato oltra la a b. ſia c. & la dritta linea data ſia d. &
dal
punto c.
alla linea a b. ſia tirata una perpendicolare c e. à cui per dritto ſi eggiugna la e f. eguale alla d. & con lo ſtrumento ſopradetto dal
Polo
c.
& interuallo e f. alla regola a b. ſia dcſcritto la prima linea piegata fg. adunque per la ſeconda propieta la linea a g allongata concorre-
ra
nella linea piegata f g.
cadera adunque in g. & la c g. tirata in longo tagliera la a b nel punto h. dico che la g h. ſera eguale alla d. gia propo-
ſta
linea.
ilche ci ſara manifeſto, percioche per la diſſinitione della prima piegata linea la g h. ſi troua eguale alla e f. & noi preſuppoſto haue-
1110 mo la e f.
eſſer eguale alla d. Adunque per lo commune cõcetto la linea g h. ſer à eguale alla propoſta linea d.
Trouiamo adunque ſecondo queſta intentione di Nicomede à due propoſte due di mezzo pro-
117[Figure 117]l h c e k a f g i b portionali.
Siano le propoſte linee a b. b. c. con angulo dritto legate noſtra intentione è tro
uarne
due di mezzo proportionali di continua proportione.
Fimſcaſi adunque la figura
quadrangulare
a b c d.
& ſia partita la c d. in e. & la d a. in ſ. & la linea, cha lega la b e, ſia
prolongata
, &
concorra con la linea a d. prolongata fin al g. & ſia à guſti anguli la linea
ſh
ſopra la ad, et ſanto ſi allonghi la linea a h che la ſia eguale alla linea e c.
& congiunti ſia
no
i punti g h.
con una linea, allaquale paralella ſia la linea a i. di modo, che lo angulo K ai
ſia
eguale allo angulo f g h.
finalmente per lo precedente problema, ſia tirata una linea, che
tagli
la a i, nel punto i, &
la d a nella parte a. prodotta ſopra K. di modo, che la i K. eguale
2220 ſia alla a b, &
la coliegata K b. ſia prolõgata, è cada nella d c, prolongata al punto l. Io dico
che
egli adiuiene, che ſi come ſi ha la a b alla a K, coſi la a K.
alla d l, & la l c, alla c b. percio
che
la linea a d in due parti è partita nel punto e, &
à questa ſi aggiugne la parte K a. Adun
que
per la ſeſta del uigeſimo quello che è ſotto d K a.
con quello, che uiene dalla a f, ſi troua
eguale
, à quello, che ſi fa dalla f.
K. Appongaſi commune quello, che ſi fa della f h. A dunque
cioche
è ſotto la d K a, con quelle figure quadrangulari che ſi fanno delle a f, f h, cioe con
quello
, che ſi fa della a g, ſi troua eguale à quelle, che ſi fanno della K f, &
f h, cioe à quello,
che
ſi fa della K h.
Et perche come ſi ha la l c, alla c. d. & coſi la a l b, alla b K, ma come ſi
ha
la l b, alla b K coſi ſi ha la d’a, allo a K ma la c e ſi truoua eſſer la metà della c d, &
la a g
doppia
alla d a, imperoche per la quarta del ſeſto ſi come ſi ha la a b, alla d e, coſi ſi ha la g a,
3330 alla a d, &
ſecondo il preſupposto noſtro la b a, era doppia della d e. Adunque la g a. ſer à
doppia
alla a d.
Ne ſeguita adunque che quella proportione, che hauer a la l c, con la c e, hauera ancho la g a, alla a K. ſecondo la eguale è muta
ta
proportione per la uigeſimaterza del quinto.
Ma ſi come la g a alla a K, coſi a h i alla i K, per la ſeconda del ſeſto percioche ſecondo il
preſupposto
noſtro la g h, &
la a i ſono paralelle. Et componendo queſte proportione per la decimaottaua del quinto, A dunque ſi come la l c,
alla
c e, coſi ſi ha la h K alla K i, ma noi posto hauemo la i K, eguale alla c e, perche la i K è eguale alla a h.
ancho La a h. é eguale alla c e, Ad n
que
la e l, è eguale alla b K.
Adunque, & quello, che ſi fa di l e, è eguale à quello, che ſi fa di h K, & quello, che ſi fa di l e, è eguale à quello,
che
ſi fa ſotto d l c, con quello, che ſi fa di c e.
per la ſeſta del ſecondo. Et à quello, che ſi fa ſotto di h K, ſi ha dimoſtrato eſſer eguale quello, che
ſi
fa ſotto a K a, con quello, che ſi ſa di a h.
de i quali quello, che ſi fa di c e. è eguale à quello, che ſi fa di a h. imperoche la a h, è stata poſta
eguale
alla c e.
Ma per la commune ſententia, ſe dalle coſe eguali ſi leueranno le coſe eguali, quelle che reſtano, ſono eguali. A dunque quel-
lo
, che ſi fa ſotto d l c, è eguale à quello, che, ſi fa ſotto d K.
a. Ma per la decimaquarta del ſeſto i lati di paralello grammi eguali, & equian-
4440 guli ſi hanno à uicenda in proportione uno con l’altro.
A dunque come ſi ha la l d. alla d K, coſi ancho la K a, alla c l. ma come è la d l. alla
d
, K &
a b alla a K, & la l c. alla c b. Et adunque ſi come la a b. alla a K, & la a K alla c l, & la l c, alla c b. A dunque date due linee dritte a b,
&
b c, ſi ſono trouate due di mezzo in continua proportione a K, & l c. Altri modi ci ſono de gli antichi di trouare le due proportionali. di
Philopone
, di Dione Bizantio di Diode, Di Pappo nelle Mecaniche, Di Poro, di Menecbmo, i quali modi ne i Commentari di Archimede ſi
trouano
, &
il Vernero dottamente gli eſpone. Ma noi ueniremo al modo di raddoppiare, & di moltiplicare i corpi accioche l’uſo di coſi belle
dimoſtrationi
, &
di tanti ſtrumenti ci ſia manifeſto.
Io uoglio adunque ad un proposto ſodo ſotto una data proportione farne un’altro. Sia adunque il ſodo pro-
118[Figure 118]a e b c d f g b a c e d b c d e f g h poſto a.
Io uoglio farne uno, che habbia quella proportione con eſſo che ha la linea b. alla linea c, prendaſi
una
linea eguale, ad uno de i lati del propoſto ſodo, &
ſia quella d, & come ſi ha b alla c, con la iſteſſa ragio
ne
ſi riferiſca la d alla e, ſia doppia tripla, ò come ſi uoglia.
Et ſecondo alcuna delle precedenti dimoſtratio
5550 ni tra la d, &
la e, dritte trouinſi due di mezzo in continua proportione, & ſian quelle f g, di modo, che d f.
& g e, ſiano in continua proportione dapoi da alcuna dritta linea eguale alla ſper la uigeſima ſettima del-
l’undecimo
ſi faccia un ſodo, &
quello ſia h. ſimile, & ſimilmente poſto, al propoſto ſodo a, & perche per la
trenteſimaterza
dello isteſſo libro, ò per lo corolario della iſteſſa, ſe ſeranno quattro linee proportionali, ſi
come
la prima alla quarta coſi quel ſodo, che ſi fa della prima à quello che ſi fa della ſeconda ſimile, &
ſimil-
66607770 milmente deſcritto’, ne riuſcir a il ſodo.
La ragione adunque del ſodo a al ſuo ſimigliante ſodo h, ſi troua in quello riſpetto di comparatione, cha
ſi
troua d.
all’e, & ſecondo il preſuppoſto la d, all’e, ha quel riſpetto, che da b al c. A dunque al dato ſodo, ſotto la data ragione, che ha b al
228209NONO. egli è ſtato fatto un ſimigliante ſodo h ſecondo l’intento noſtro, & qui hauemo l’uſo de gli ſtrumenti, & delle dimoſtrationi ſoprapoſte. Di
piu
ancho ſe egli ſi haueſſe à far un cubo eguale ad un ſodo quadrangulare, biſognerehbe far à queſto modo, ſia il proposto ſodo quadran-
gulare
a b c d, la cui larghezza ſia a b, l’altezza b c, la lungbezza c d.
biſogna formar un cubo eguale ä quello. Trouiſi per l’ultima del ſecon
do
il lato quadrato del piano a b c, cioe una linea dritta il cui quadrato eguale ſia al piano a b c, laqual dritta linea ſiae, &
ſecondo alcuno de
i
ſopradetti modi trouinſi due linee proportionali tra la, e, &
la c d, & ſian quelle f g, dico che’l cubo fatto della linea ſ, ſer à eguale al detto
ſodo
a b c d.
imperoche per la ſomma della uigeſimanona del ſeſto il quadrato del f, al quadrato dell’e, ſi ha come c d, ad f, & perche per la trẽ
teſima
quarta dell’undecimo i ſodi di linee paralelle, de i quali le baſe alle altezze uicendeuolmente riſpondono, ſono eguali però ne ſegue, che il
cubo
fatto della f, ſia eguali al ſodo quadrangulare detto paralellogrammo a b c d, &
coſi hauemo la nostra intentione d’hauer trouato ad un
quadrangulare
di linee paralelle un ſodo eguale.
Et di qua ſi raccoglie, che ſenza difficulta ſi riduce ad un cubo una colonna laterale, dellaquale gli oppoſti piani ſono paralelli, & coſi tutti gli al-
1110 tri paralellogrammi, perche un paralellipedo, che ha per baſa un quadrato eguale alla baſa d’una colonna laterata, &
egual altezza alla
isteſſa
colõna è eguale ad eſſa colõna, Qui biſognerebbe anchora uagare, et dimostrare come diuerſe figure ſi mutano in altre figure, come ſi rad
doppiano
, &
ancho ſi triplicano, e quadruplicano, ma troppo longo ſarebbe, & tedioſo, oltre che i principij dati di ſopra ci poſſono ſerui
re
aſſai, però torneremo à Vitr ilqual dice.
Concioſia adunque, che con ſi grandi piaceri delle dottrine tai coſe ſiano ſtate auuertite, & naturalmente forzati ſiamo
mouerſi
per le inuentioni di ciaſcuna coſa conſiderandone gli effetti, mentre che io con attentione riguardo à mol-
te
coſe, io prẽdo poca ammiratione de i uolumi cõpoſti da Democrito d’intorno alla natura delle coſe, &
di quel
ſuo
commentario intitolato Chirotonito, nelquale ancho egli uſaua lo anello ſigillando cera fatta di Minio quel-
le
coſe, che egli haueua ſperimentato.
Qui leggierei cirocinnauos perche ciros ſigniſica la cera, & cinnauos le’ imagini, che tengono gli ſtatuari dinanzi a gli occhi, coſi Democrito nella2
2220 cera imprimendo le ſue eſperienze per ricordarſele ſe le teneua dinanzi à gli occhi, &
quelle note erano come cõmentari, perche cõmetteuano
alla
mente le eſperienze.
Plinio legge cirocineta, Filandro interpreta commentario di coſe ſcielte, à me pare miglior lettione quella, che io dico,
perche
Vitr.
medeſimo quaſi lo dichiara dicendo.
Nelqual egli uſaua lo anello ſigillando con cera tinta di Minio quelle coſe, lequali egli haueua ſperimentate.
Certo é, che Democrito ſegnaua in cera roſſa quelle coſe, che egli uoleua ricordarſi.
Le inuentioni adunque di quegli huomini non ſolamente ſono ſtate apparecchiate à correggere i coſtumi, ma ancho
ra
alla perpetua utilitâ di ciaſcuno.
Ma il grido, & la grandezza de gli Athleti in breue tempo con i corpi loro inuec-
chia
, in modo, che ne quando grandemente fioriſcono, ne dapoi, ne per ammaeſtramenti queſti poſſono giouare al-
la
uita humana come fanno i belli penſamenti, &
le rare inuentioni de gli huomini ſaui. Ma non ſi danno hoggi i
debiti
honori ne à coſtumi, ne à precetti de gli ualenti ſcrittori, &
guardando le mẽti piu alto, che l’aere con i gradi
3330 delle memorie al Cielo ſolleuate, eternamente fanno, che non ſolo le ſentenze, ma le figure loro ſiano da i poſteri co
noſciute
, è però chiunque ha la mente adorna del diletto delle lettere non puo non hauere nel petto ſuo conſecrato
il
ſimulachro di Ennio Poeta come di un Dio.
Ma quelli, che as ſiduamente prendono piacere de i uerſi di Accio,
tanto
le uirtu delle parole, ma le figure ſue pare, che ſeco habbiano preſenti:
& coſi molti, che dopo la noſtra me-
moria
naſceranno pareranno diſputare con Lucretio della natura delle coſe, come ſe egli fuſſe preſente, &
coſi del-
l’arte
del dire con Cicerone, &
molti de i poſteri ragioneranno con M. Varrone della lingua latina, ſimilmente molti
ſtudio
ſi della cognitione deliberando di molte coſe, che i ſaui di Grecia appareranno eſſer con quelli à ſtretto conſi-
glio
, &
in ſomma le ſentenze de buonì ſcrittori eſſendo in ſiore, è ſtando i corpi lontani, quando ſono ne i conſigli, et
nelle
diſputationi addotte, hãno maggior authorità, che quelle de i preſenti, perilche io ò Ceſare cõfidatomi in que
ſti
authori è preſi i loro ſentimenti, è conſigli ho ſcritto queſti uolumi, &
ne i primi ſette ho trattato de gli edificij,
4440 nell’ottauo dell’acque, &
in queſto delle ragioni de i Gnomoni, come ſtati ſono da i raggi del Sole nel mondo per le
ombre
de Gnomoni trouate, &
che ragioni ſi allongano, & ſi ſcortano, dirò chiaramente.
Conclude Vitr. la ſua long a digreßione, & pare, che fin qui ſia stato il proemio del preſente libro, ilquale per la diuerſità delle coſe for ſe è ſtato
in
tante parti diuiſo.
il tutto è non meno facile, che degno da eſſer conſiderato piu uolte.
CAP. IIII. DELL A RAGIONE DE I GNOMONI RITROVATI DA I RAGGI
DEL
SOLE, ET DEL MONDO, ET DE I PIANETI.
QVELLE coſe adunque con diuina mente ſono ſtate acquiſtate, & ſeco’hanno grande ammiratio-
ne
, quando egli ſi conſidera, che l’ombra equinottiale dello ſtile, è di altra grandezza in Athene
5550 di altra in Aleſſandria, di altra in Roma, ne quella ſteſſa è à Piacenza, che è in altri luoghi della ter-
ra
.
Molto adunque ſono differenti le deſcrittioni de gli horologi per la mutatione de i luoghi, per-
cioche
dalle grandezze dell’ombre equinottiali diſſegnate ſono le forme de gli Analemmi, de iqua
li
ſi fanno le deſcrittioni delle hore, ſecõdo la ragione de i luoghi, &
dell’ombra de gli Gnomoni.
Mirabil dottrina è quella, che ci da Vitr. nel preſente libro delle coſe dell’ Aſtronomia, & piu mir abile é la breuit à ſua, però egli ſi deue con diligẽ
za
, è penſamento non mediocre paſſare tutto queſto trattamento, nel quale ſi tocca breuißimamente quello, che in molti uolumi da molti è ſtato
trattato
, &
perche noi non habbiamo à conſonderſi, dire mo ordinatamente ogni coſa, ponendo le parole di Vitr. lequali non parole ma ſentẽ
ze
, &
concluſioni ſi poſſono nominare. Tratta adunque nel preſente libro della ragione de gli horologi da Sole, & delle ombre, & perche om
bra
non è ſe non doue è il corpo luminoſo i cui raggi ſono impediti dal corpo opaco, però tratta de i corpi celeſti, che fanno lume, &
ſecondo
queſta
occaſione abbraccia il mouimento del Cielo, la figura, et la miſura del tutto.
Introduce il ſuo trattamento à queſto modo, che uedendo noi
6660 quando il giorno è pare alla notte, ilqual tempo ſi chiama equinottio, che uiene due fiate all’anno una di Marzo, &
l’altra di Settembre, non in
tendendo
di quelli, che ſtanno ſotto l’Equinottiale, perche lhanno ſempre, ne di quei che ſtanno ſotto il Polo, perche non lhanno mai, Vedendo
dico
, che à quel tèpo dello equinottio ſul mezzo di in diuerſi luoghi.
l’ombra è diuerſamente proportionata, à gli edifici, alberi, & à tulte le coſe
leuate
da terra, e dritte imperoche in alcuni luoghi l’ombra è pare alle coſe, che la fanno, in altri è maggiore, in altri è minore, grande occaſione
hauemo
da mar auigliarſi, &
però per naturale instinto ci diamo à cercar d’onde uegna la diuerſità delle ombre, & uedẽdo, che queſta mutatio
ne
, non può uenire ſe non dalla altezza del Sole, che à quelli tempi ad alcuni è piu alto, ad alcuni piu baſſo, cominciamo ad inuestigar il corſo
del
Sole, &
coſi quello, che non potemo fare nel Cielo, deſcriuemo in terra con linee, & con figure ſeruando intiera la ragione del tutto, et chi
è
tanto ſottile, &
ingenioſo, che ſappia trouare ſimili deſcrittioni, ſi può ueramente dire, che egli ſia d’intelletto diuino, & che le ſue inuentio-
ni
ſiano piu preſto diuine, che humane, et questo fin qui ha detto Vitr.
Dichiara poi come ſi chiama quella deſcrittione di linee, che ſi fanno per
dimoſtrare
il corſo del Sole, &
dice, che ſi chiama Analemma, & diffiniſce che coſa è Analemma dicendo.
7770
Analemma è ſottil ragione trouata dal corſo del Sole, & dell’ombra creſcẽte ſecondo, che ſi oſſerua dal Solſtitio del uer
no
detto Bruma da gli antichi, dallaquale per ragione d’Architettura, &
per uſo di adoperar la ſeſta è ſtato nel mon
do
ritrouato l’effetto.
Cominciauano gli antichi l’anno dal Solestitio del Verno, che uiene di Decembre, questo chiamauano Bruma. auuertirono, che ſul mezzo
l’ombr
a dello stile al tempo della bruma era piu longa, che ne gli altritempi al mezzo , però concludeuano che à quel tempo il Sole fuſſe piu
baſſo
:
Deſcriuendo adunque nel piano de i circoli, e drizzando i Gnomoni, cioè gli ſtili da ombre ſopra il piano tirauano linee da i deſcritti
229210LIBRO coli alla punta del ſtile, & continuando quelle linee rappreſentauano l’ombre ſin ſul piano proportionando l’ombre con lo ſtile, et coſi di gior
no
in giorno ſul mezzo di prendeuano l’altezza del Sole, che dal tempo della bruma al tempo della ſtate ogni giorno piu ſi in’alzaua, &

coſi
concludendo l’altezza del Sole meridiana, ne faceuano nel piano la deſcrittione, &
il diſegno moſtrando gli eſſetti del Cielo nella terra,
queſta
diſsegnatione era detta Analemma, che è come un ripigliamento del corſo del Sole per ſormarne gli horologi, ſecondo la diuerſità de i
paeſi
, &
perche nella diſſinitione della A nalemma Vitr. ha detto.
E ſtato nel mondo ritrouato l’eſſetto. #Però per queſta occaſione egli dichiara, che coſa è mondo, & dicè.
Mondo è un grandisſimo concetto della natura di tutte le coſe, & il Cielo di Stelle figurato.
Due coſe abbraccia il mondo, la prima è il cielo, la ſeconda è tutto quello, che dal Cielo è compreſo, la doue i moderni nella diuiſione della Sſera
hanno
detto la regione elementare, &
la celeſte. Era neceſſario porui il Cielo, perche in eſſo poſti ſono i corpi luminoſi, i raggi de iquali fan-
no
gli eſſetti nel mondo, il mondo adunque è un grandißimo, &
ſommo concetto di tutte le coſe, perche è corpo perſetto, & quella coſa è perſet
1110 ta, à cui niente manca, &
niente ſe le puo aggiugnere. Al mondo adunque perche è fatto di tutta la materia, perche abbraccia ogni coſa,
perche
ha principio mezzo, è fine, perche contiene, &
non è contenuto, ſi conuiene il nome di perſetto. ilche Vitr. gli attribuiſce dicendo con
ceptio
ſumma, perche ſe è ſomma oltra di eſſo non ſi troua coſa, in eſſo il tutto ſi cõprende.
E adunque il mondo un grandißimo abbracciamen
to
di tutte le nature, ſi di quelle, che ſono atti à riceuere, et patire qualche impreßione come ſono gli elementi, &
i miſti perfetti, et imperſetti
ſi
di quelle, che hanno uirtu di operare, &
di influire, come ſono i corpi celeſti, & queſte nature ſono una dentro l’altra, accioche queſta cera
mondana
poſſa meglio eſſer formata dalle forme celesti, che Vitr.
dice Cielo di ſtelle figurato, delquale egli ragionando dice.
Queſto Cielo cõtinuamẽte ſi uolge d’intorno la terra, e il mare per gli ultimi cardini del ſuo perno, che aſſe è nominato.
Laſcia Vitr. la prima parte della diffinitione, perche non fa al ſuo propoſito, è tratta della ſeconda, che è Cielo, dice adunque in poche parole mol
te
coſe, che ſi dichiareranno à poco à poco.
Che il Cielo ſi moua egli è al ſenſo maniſi ſto per la mutatione del luogo, che fanno i corpi celeſti,
che
mai non ſi ferma, ilche è ancho notißimo, che’l mouimento ſuo è circolare, d’intorno il mare, &
la terra, & che ſi uolge ſopra un perno
2220 ne i ſuoi cardini, et queſte due coſe ſi ſan note molte et euidenti ragioni, perche ſe il Cielo abbr accia ogni coſa, ogni luogo, ogni ſpacio, ſe altri
mẽti
ſi moueſſe, che in giro ò fuſſe circolare, certo laſcierebbe fuori di ſe, ò ſpacio, ò uoto, ilche non è ragioneuole, oltra di queſto molti altri ſo
no
gli accidenti, per liquali noi uenimo in cognitione, che il Cielo ſi giri à tondo, &
che ſia di figura al ſuo mouimento, de iquali ne ſono
pieni
i uolumi, &
ſe ne ſanno eſperienze con gli strumenti, & perche noi uedemo un continuo mouimento per un uerſo, però ſe imaginamo due
ſtabilißimi
punti uno all’oppoſto dell’altro per diametro, da iquali imaginamo, che paßi per lo centro del mondo una linea, &
quelli punti car-
dini
ſono detti, perche quaſi come ſopra i ſuoi cardini il Cielo in quelli ſi uolge, &
quella linea chiamano aſſe ò perno, i cui estremi ſono i cardi
ni
, ò poli del mondo, Ma cioche di punti, di linee, &
di circoli nel Cielo ſi dice, tutto é detto per maggior dichiaratione, et che uer amente nel
Cielo
ſi trouino tai coſe, come uogliono alcuni, che ne i Poli ſia la uirtu di mouere, ilche riſiuta Arist.
nel lib. del mouimento de gli animali, ar-
gomentando
, che queſto non puo eſſer eſſendo i Poli ſenza grandezza alcuna, anzi punti indiuiſibili, &
forſe da quello potemo correggere
quello
, che diche Vitr.
ilquale però come Architetto ſi dice ſcuſare.
3330
Perche in tali luoghi la uirtu della natura coſi ha, come Architetto ſabricato & ha ſitto i cardini come cẽtri uno in que-
ſto
mondo di ſopra del mare &
della terra, l’altro di la al cõtrario ſotterra nelle parti meridiane, & iui d’intorno à que
cardini
, come d’intorno à centri, ha fatto le rotelle come à torno, lequali ſono Poli da i Greci nominati, per lequali
eternamente
con uelocisſimo corſo il Cielo ſi gira, &
coſi la terra col mare nel mezzo in luogo di centro è ſtata natu
ralmente
collocata.
Due ſono i Poli, è Cardini, iquali diametralmente nel mondo oppoſti ſono, ma che uno ſia di ſopra, l’altro di ſotto non ê, ſe non per riſpetto à gli
habitanti
della terra, però biſogna intendere che Vitr.
doueua dire à queſto modo, & caſo, che egli non lo dica, come ſi può uedere dicendo e-
gli
, che la natura coſi gli ha poſti, che uno ſia ſopra, l’altro di ſotto, è neceſſario, che noi intendiamo drittamente, perche quelli, che ſtanno nel
mezzo
del mondo egualmente diſtanti da un Polo all’altro, non ne hanno un piu eleuato dell’altro.
Similmente quelli, che ſtanno di la dal mez-
zo
hanno il loro Polo eleuato, che à noi habit anti di qua dal mezzo è depreſſo, &
il noſtro à loro è meridiano ſi come il loro à noi, però que-
4440 ſto ſito ſi deue intendere in riſpetto, &
non aſſolutamente, perche ſi come dice Vitr. la terra col mare nel mezzo in luogo di centro è ſtata na
turalmente
collocata.
Certo è che in alcune parti un Polo ſer à eleuato, in altro ſer à depreſſo, & in alcuni l’uno, & l’altro ſerà egualmente
nel
piano dell’Orizonte, la doue eſſendo concluſo da tutti gli Aſtronomi, che ſtando l’buomo in qual ſi uoglia ſito ſopra la terra, ſempre il ſuo
Orizonte
diuide il Cielo in due parti eguali, è tutti gli strumenti in ſomma, che ſi uſano, uſanſi in modo, come ſe l’huomo fuſſe nel centro del
la
terra, è neceſſario à concludere, &
che la terra ſia à guiſa di centro nel mezzo del mondo, & che egualmente ſia partito quello, che ſi ue-
de
, da quello, che non ſi uede con la ſoperficie dell’Orizonte.
Hauendo noi adunque due punti come termini fißi, ſopra iquali il mondo ſi gira,
ſeguita
Vitr.
à deſcriuere il Cielo con altri ſegni.
Eſſendo queſte coſe dalla natura diſpoſte in modo, che dalla parte Settentrionale il Cielo habbia il centro piu eleuato da
terra
con l’altezza ſua, &
nella parte del mezzo di ſottopoſto a i luoghi inferiori ſia dalla terra oſcurato, indi attrauer
ſo
per mezzo il mondo euui formata una Zona à guiſa di circolo, è cinta con dodici ſegni piegata alla parte del merig
5550 gie, laqual forma di ſegni, con certa diſpoſitione di ſtelle agguagliandone dodici parti ci da eſpreſſa la figuratione,
che
iui la natura depinſe.
Volendo Vitr. con breuità eſprimere molte coſe diuenta alquanto oſcuro per la durezza del dire. Vedendo noi il certo è continuo uolgimento del
Cielo
da Leuante à Ponente, trouato hauemo, i due Poli &
il Perno in certi, & determinati luoghi. Cõſiderando poi il mouimẽto, che fa il Sole
in
un’anno, et à che hora naſce in una parte dell’Orizonte, et da un uẽto, hora da un’altra, et che hora ſulmezzo di s’auicina piu al punto che ci
ſopraſtà
, hora è piu baſſo, &
che uaria i giorni, & le notti egualmente, ſapemo che per queſte coſe gli antichi hãno trouato la uia del Sole, per
laquale
andando egli di giorno in giorno ſaceua tutta quella ſenſibile mutatione.
Similmente auuertendo il corſo de gli altri pianeti ſeguitare la
uia
del Sole, ma non coſi egualmente stargli appreſſo, diedero nome a quella uia, per laquale il Sole, &
gli altri pianeti paſſauano, & la chiamo
rono
cinta ò zona, perche ſi come una cinta cignendo non ſolo s’aggira con una ſemplice linea, ma tiene larghezza, coſi la uia de pianeti è sta-
ta
imaginata larga, &
circolare, & è ſtata conoſciuta piegare da una parte ad un Polo, & dall’altra, et abbracciare tutto il Cielo, cioè
6660 eſſer uno de i circoli maggiori, in quella ancho ſono ſtate conoſciute alcune cõpagnie di ſtelle, allequali è ſtato impoſto il nome di ſegni, et perche
ſono
dodici, però dodici ſegni, che Vitr.
chiama dodici parti pareggiate, perche ſono di trenta gradi ciaſcuna, la uia de i pianeti, è ſtata chiamata
Zodiaco
da i ſegni che in eſſa ſono.
La uia del Sole, è ſtata detta ecclittica, perche ſopra eſſa stando il Sole, et la Luna in certe diſtãze ſi fanno gli
eclipſi
, è mãcamẽti loro, Ha larghezza il Zodiaco, perche il corſo di pianeti la richiede, et ſi come ogni circolo celeste è imaginato eſſer diuiſo in
360
parte, che gradi ſi chiamano, coſi ancho il Zodiaco nella ſua circonſerenza è diuiſo in 360 parti, la uia del Sole detta eclittiea, è nel mezzo,
ma
le linee che ſono gli eſtremi della larghezza del Zodiaco ſono diſtanti dalla eclittica, che sta nel mezzo gradi ſei in modo, che ſei gradi di qua
&
ſei di dalla eclittica fanno dodici gradi di larghezza, oltra queſta larghezza non caminano i pianeti, benche Venere, & Marte, per la
grãdezza
de i loro Epicicli, come dicono i contẽplatiui, poi eſchino ſuori, ma questo però di raro auuiene, ilche ſorſe ha dato luogo alla fauola
di
Venere, &
di Marte. Chiamaſi ii Zodiaco circolo obliquo, perche non aſcende, edeſcende regolarmente ſecondo le ſue parti, & perche
con
tutte le parti ſue non è da i Poli del mondo egualmẽte distãte, oltra che non taglia con dritti, è giusti anguli gli altri cerchi celeſti, ma quello
7770 che dice Vitr.
Eſſendo queſte coſe coſi dalla natura diſpoſte. Questo non è per natura, ma per riſpetto de gli Orizonte, che ſi muta
no
ſecõdo i ſiti, benche per natura ſia il Cielo in que due pũti, che Vitr.
chiama centri, fermato. Euui una Zona. Le cui conditioni ſono pri
ma
che è larga, dapoi attr auerſata, &
inclinata. Di dodici ſegni ſormata, benche la natura habbia fatto quelle ſtelle, però gli oſſeruatori le han
no
coſi compartite, ma altre cauſe hanno que ſegni come dicono gli A stronomi.
Dodici ſono i ſegni attribuiti à ciaſcuno de i meſi, però dodici
ſono
i meſi, tengono trenta gradi per uno, però l’anno è denominato da 360 giorni, &
di quel piu, che il Sole auanza col ſuo mouimento con-
trario
al mouimento del primo Cielo.
230211NONO.
Etperò quei ſegni lucenti col mondo, & con il reſtante ornamento delle Stelle d’intorno la terra, & il mare girandoſi
fanno
il corſo loro ſecondo la ritondezza del Cielo.
Ma tutte le coſe, che ſi uedono, & che non ſi uedono con la ne-
cesſità
de i tempi, &
delle ſtagioni formate ſono, dellequali ſei ſegni ſopra la terra col Cielo uanno uagando gli altri
ſotto
la terra dall’ombra di quella ſono oſcurati, &
ſei di questi ſempre ſi rinforzano ſopra la terra, perche quanto
una
parte dell’ultimo ſegno forzata dalla depresſione col ſuo girare andando ſotto ſi occulta, tanto dalla contraria
parte
dalla necesſità del girarſi ſopra leuata col mouimento circolare uſcendo da luoghi non manifeſti, &
oſcuri ſe
ne
uiene in luce.
Perche una forza, & una neceßità medeſima ſa, che l’una aſcenda, & che l’altra diſcenda. I mouimenti de i cieli ſon due per moltì accidenti cono-
ſciuti
, l’uno é da Leuante à Ponente, come ſi uede ogni giorno leuare, &
trãmontar il Sole, & l’altre Stelle, queſto mouimento è detto primo,
&
diurno, ſopra d’eſſo non è coſa ſenſibile, & in termine di hore uentiquatro gira l’uniuerſo, facẽdo lo ſpacio d’un giorno naturale, il Sole fa
1110 l’anno, la Luna i meſi, il primo mouunento i giorni.
Di questo primo mouimento delquale niuna coſa è piu ueloce Vitr. ha parlato fin qui, &
ha
detto, che per quel mouimento ſei ſegni ſempre stanno ſopra la terra, ſei ſempre di ſotto, queſto è uero, perche in ogni Orizonte tanto di
giorno
, quanto di notte naſce un ſemicircolo del Zodiaco, nelquale ſono ſei ſegni, &
ne muore, ò cade un’altro, nelquale ſono gli altri ſei ſegni,
&
eſſendo ancho il Zodiaco uno de i circoli maggiori della sfera, ſempre una metà é ſopra, & l’altra ſotto in ogni orizonte, & quanto cade
di
una, tanto ſi leua de l’altra, ilche ſi uede con la sfera materiale apertamente.
Ma quei ſegni eſſendo in numero dodici, & ten endo del mondo ciaſcuno la duodecima parte, & andando egli continua
mente
da Leuante à Ponente allhora per quei ſegni con mouimento contrario la Luna, la ſtella di Mercurio, &
di
Venere
, il Sole, &
coſi la la Stella di Marte, di Gioue, & di Saturno come per ſalita de gradi montando ciaſcuno con
differente
grandezza di circoito ua dall’Occidente al’Oriente.
Ecco come è pieno, & come in poche parole Vitr. ci da molte concluſioni. Vna è che dodiei ſono i ſegni, l’altra, che ogni ſegno occupa la duodeci-
2220 ma parte del Cielo, la terza, che tutti ſi mouono continuamente da Leuante à Ponente, la quarta, che i pianeti uanno per contrario corſo en-
trando
in que ſegni da Ponente à Leuante, &
l’ultima, che uanno con differente grandezza de giri. Noi eſponeremo ciaſcuna di queſte conclu-
ſioni
partitamẽte.
Et prima dodici ſono i ſegni, ì nomi de iquali ſono questi. Il Montone, il Toro, i Gemelli, il Granchio, il Leone, la Vergine, la
Bilancia
, lo Scorpione, il Sagittario, il Capricorno, l’Acquario, i Peſci.
Cominciãſi à numer ar i ſegni dal taglio, che fa l’eclittica con l’equinot
tiale
, perche non hauendo il circolo ne principio ne fine per natura ſua, è ragioneuole, che quella parte per principio ſia preſa, che è commu-
ne
al naſcimento, è cadimento di tutti ì luoghi, &
nellaquale stando il Sole, l’arco del , comincia à farſi maggiore dell’arco delle notte. I nomi
ueramente
de i ſegni preſi ſono da qualche animale, ò da qualche altra coſa, ſecondo che il Sole ſott’ intrando à quelle Stelle produce quaggiù
coſe
conformi alle nature di quelli animali, ò di quelle coſe, che ſi dice eſſer iui collocate, Il Montone ſi ſegna con due corna à queſto modo .
il Toro quaſi ſimile, i Gemelli per due tratti congiunti che ſignificano castore e Polluce. il Granchio per gli occhi oppoſti, che pare
che
gli habbia dauanti, &
da dietro il Leone per La coda ſua è manifeſto la Vergine per la fimbria della ſua gonna la Bilancia per
3330 la figura del ſuo ſimigliante strumento lo Scorpione per la punta dopo due tratti il Sagittario per la ſaetta il Capro per la forma
del
Ginocchio legato con una fune l’Acquario, per l’acqua, che ſcorre i Peſci per una figura di due peſci, che col dorſo loro ſono inſie-
me
cõgiunti .
Gia eſpediti ſiamo dalla prima cõcluſione. Ma che ogni ſegno occupe la duodecima parte del Zodiaco è manifeſto, imperoche ue
demo
, che per 30 giorni il Sole tiene un ſegno, quaſi, che in trẽta parti eguali ſia un ſegno diuiſo, queſti parti ſi chiamano gradi, come che per eſ
ſe
aſcenda, ò diſcenda il Sole &
gli altri pianeti continuamente, però Vitr. ha detto.
Come per ſalimento di gradi correndo.
Adunque il Zodiaco è di parti 360 peroche 12 fia 30 fa 360. Queſto numero di parti è ſtato ſtimato il piu cõmodo, come quello che ſolamente per
cinque
manca da tutta la ſomma di tutti i giorni dell’anno.
Et perche il Sole per la obliquit à del Zodiaco non egualmẽte aſcende, però ſi uede
alcuna
fiata piu ueloce, alcuna piu tardo, la onde auuiene, che per la proportionata diſtributione de i predetti cinque giorni ſegua il numero
di
365, &
non ſo che di piu riſpondenti alli 360 gradi. Oltra che per la commodità del numero di 60 ognì circolo grande, ò picciolo che
4440 egli ſia, é diuiſo in paree 360, perche il numero di ſeſſanta ha {1/2} {1/3} {1/4} {1/5} {1/6}.
oltra che la piu eſpedita diuiſione del circolo è in ſei parti, per
cioche
ella ſi fa ſenza mouer la ſesta dopo fatto il circolo, &
per queſta ragione è Sesta nominata. La terza, & la quarta concluſione era, che
tutti
i pianeti per quei ſegni uagando ſi mouono da Ponente à Leuante, &
che entr ano in quei per contrario corſo. Queſto per longa eſperien
Za
, &
oſſeruatione, é stato cõpreſo, imperoche coſi come hauemo per iſperienza un mouimento circolare continuato da Leuante à Ponente,
commune
à tutte le sfere celesti, ſecondo il cui regolato giro non ſolo tutte le celeſti ruote, ma ancho tutti i piu rari elementi ſono tirati, coſi
ancho
è ſtato conoſciuto il ſecondo mouimento, mentre che gli inquiſitori delle diuine coſe hãno oſſeruato i naſcimenti, &
i cadimenti delle Stel
le
, &
del Sole. Perche hãno ueduto il Sole, et l’altre Stelle andarſi mutando, & trouarſi in diuerſe parti, & al meriggie, & alla mezza notte
hora
piu alti, hora piu beßi à gli habitatori d’uno iſteſſo luogo, la doue ſi hanno imaginato altri perni, altri cardini, &
altri mouimenti. Veden
do
ancho le Stelle fiſſe ſempre tra ſe eſſer in eguale diſtanza, ne oſſeruarono qualch’una delle piu notabili, &
lucenti, et da quelle compreſero,
che
le ſette erranti ſucceßiuamente andauano uerſo il Leuante, &
che col tempo dalla iſteſſa Stella ſi allontanauano, & di nouo dopo qualche
tempo
alla ſteſſa tornauano, ilche dalla Luna, come da quella, il cui corſo è piu ueloce egli ſi puo piu preſto conoſcere, oſſeruando la congiuntio
5550 ne, ò lo ſpacio, che eſſa à qualche Stella conoſciuta ritorna, eſſaminando, tante fiate quante uerſo Leuante ſi allontana, fin che ſi ueda ritornata
di
propio mouimento alla Stella iſteſſa.
In queſta maniera adunque è ſtato il ſecondo mouimento contrario al primo conoſciuto. La quinta
concluſione
era, che con diuer ſa grandezza de i circoiti, ciaſcuno de i pianeti faceua il corpo ſuo.
Hauendo numerato di ſopra i pianeti Satur-
no
, Gioue, Marte, il Sole, Venere, Mercurio, &
la Luna, i caratteri de i quali ſono queſti per ordine . . . . . . . la deta con
cluſione
ſi dichiara con la long a indottione, da Vitr.
in questo modo.
La Luna in giorni uentiotto, & quaſi un’hora girandoſi à torno il Cielo, è ritornando à quel ſegno, d’one de prima s’era
moſſa
, compie il meſe lunare.
Ma il Sole paſſa per lo ſpacio d’un ſegno, che è la duodecima parte del Cielo, in un me
ſe
, la doue in dodici meſi andando per lo ſpacio di dodici ſegni, quando ritorna al ſegno di donde prima ſi moſſe,
compie
lo ſpacio d’un’anno, &
quel giro, che fa la Luna tredici fiate in do dici meſi, il Sole miſura ne i medeſimi ſe-
gni
una fiata.
6660
Ma la Stella di Mercurio, & la Stella di Venere girando ſi d’intorno à i raggi del Sole, & coronando con i uiaggi loro il
ſole
à guiſa di centro fanno i ritorni, &
le dimore, & ancho per loro girare fermandoſi fanno dimora ne gli ſpacij
de
i ſegni.
Poi che Vitr. ci ha dimoſtrato, che ſi troua diuerſità, ne i mouimenti celeſti quanto a i termini di eſſo, hora egli ci dimoſtra eſſer diuerſità, nel-
la
tardezza, &
preſtezza, & determina gli ſpacij del tempo, ne iquali ciaſcuno fa il ſuo mouimento, & noi per piu chiara intelligenza
proponeremo
alcune coſe breuemente, dell’ordine, del numero, della poſitione del ſito, &
del mouimento delle sfere celeſti. Otto ſono
i
Cieli, &
le Sfere materiali, ò per dir meglio tutta la machina celeſte contiene otto giri ſeparati contigui, è concentrici al mondo, che Cieli
ſi
chiamano, oltra iquali non è mouimento alcuno ſc non imaginato per ſaluar le apparenze.
Sette Cieli ſi danno d i ſette pianeti gia nume-
rati
, il piu proßimo alla terra e la Luna, il piu lontano è Saturno.
L’ottauo Cielo è delle stelle fiſſe detto fiſmamento ilquale è grandißi-
mo
, &
capace di tutti i predetti Cieli, questo numero è ſtato conoſciuto dalla uelocità delle Stelle inferiori, & dalla tardezza delle ſuperio-
7770 ri, perche le Stelle de i Cieli di ſopra uanno piu tarde, che quelle di ſotto, dico, che uogliono piu tempo à raggirarſi, perche fanno mag-
gior
uiaggio, conformandoſi al primo mouimento.
Euui un’altro argomento, che ſi piglia dalla occultatione de i corpi piu alti, percioche eſſendo noi nel piu baſſo luogo non é dubbio che quel-
lo
che ci é piu uicino à gli occhi, non cuopra, ò non occulti quello, che stà di ſopra trapponendoſi tra il nostro uedere, &
il corpo ſu-
periore
.
231212LIBRO
Aggiugnendoui quella differenza, che è tra il luogo, à cui peruiene la uiſta noſtra, da quel luogo, doue è ueramẽte la Stella, ò il pianeta, laqual diffe
renza
ſi ſuol chiamare diuerſità dello aſpetto, laqual è altro, che un’ arco d’un circolo grande, che ci paſſa ſopra la teſta cõpreſo da due linee,
dellequali
una imaginamo, che ſi parta dalcentro del mõdo, l’altra dali’occhio nostro, che è nella ſoperficie della terra, et paßiper lo cẽtro della
ueluta
ſtella, et termine nello arco predetto.
Quella linea, che ſi parte dal centro della terra, et paſſando per lo centro della Stella, termina nello
arco
imaginato del Zodiaco, è detta linea del uero luogo, pche è dimoſtratice, et indice del uero luogo, ma quella linea, che ua dall’occhio plo cẽ
tro
della ſtella, al Zodiaco, e detta linea dell’ apparenza, come quella, che dimoſtra il luogo apparente, perilche lo angulo compreſo ſotto quelle
dritte
linee, ſerà la quantità della diuerſità, laqualè tãto maggiore, quanto la ſtellaé piu baſſa, et piu uicina all’orizonte, imperoche ſtãdoci
la
stella ſopra il capo, non ſi uede alcuna diuerſità, perche amèdue le linee diuentano una ſola, però ſimil diuerſità nella Luna è grandißima;
pic
ciola
nel Sole, in Marte apena ſi uede, &
ne i pianeti di ſopra non ſi cöprende, perche ſono lõtanißimi, et la figura delle dette coſe è qui ſotto.
La Luna adunque, perche è uelocißima tra tutte le erranti, & perche ha
119[Figure 119]a l’occhio nella ſoperficie della terra.
b
. il Centro della terra.
a
c la linea del luogo apparente.
b
c. la linea del uero luogo.
a
b c. lo angulo della diuerſità.
c a b
1110 piu diuerſità d’aſpetti, &
perche eclipſa il Sole, è piu baſſa ditutti, &
perche
ſi cõclude, per alcuna delle dette ragioni, che Marte, Gioue, et
Saturno
ſono ſopra il Sole, però Mercurio, et Venere ſerãno diſotto,
oltra
, che egli ſi ſerua la proportione del diametro ſolare, cioè la diſtã
Za
dal Sole al centro della terra, perche ſarebbe troppo gran distan
za
tral Sole, &
la Luna, & ſpacio uoto, & queſte proportioni de i
diametri
ſono nelle tauole compreſe.
E’ ancho ragioneuole, che il Sole ſia nel mezzo, & che partiſca i pianeti di ſopra da quelli di ſotto, perche
gli
inferiori ne i loro mouimenti hanno molta conformità tra ſe, come ancho la loro i ſuperiori, quegli ne gli epicicli, questi ne i deferẽ
ti
.
il Sole adunque è l’occhio, ò il core del mondo, come Re & Signore meritamente nel mezzo. Difficile è à giudicare qual ſia di ſopraò
Venere
, ò Mercurio, percioche ſon quaſi di pari mouimento, poca è la mutatione, &
la diuerſità dello aſpetto, ne ſi comprende qual ſia quel
2220 lo, che occupe, ò ricuopra l’altro.
Quelli che hanno penetrato piu adẽtro diuiſando ſopra la intentione della natura, diſſero, che la natura ha fat
to
le sfere de i pianeti, che declinano dalla Eclittica, perche nelle congiuntioni, &
oppoſitioni poſſano ſchiuar quel punto del Sole, che ſta loro
per
diametro oppoſto, perche la uicinanza del Sole gli ſarebbe dannoſa, come quella, che partoriſca un ſcemamento di ſplendore, che combuſtio
ne
ſidice, &
quelli, che per diametro ſono oppoſti, per la interpoſitione della terra s’eclipſano, come auuenirebbe alla Luna ogni meſe, ſe non
piegaſſe
dalla Eclittica, per queſto la natura ha procurato di fuggir queſto danno molto piu cerca i pianeti, che ſono d’intorno al Sole.
però ſi
hanno
imaginato gli Epicicli di Venere, &
di Marte grandißimi, & gli fanno uſcire, & dal corſo del Sole, & ancho ſuori della larghezza del
Zodiaco
, &
per queſto alcuni hanno allargato il Zodiaco due gradi per parte. Douemo adunque credere, che quelli pianeti ſiano al Sole uicini
ſimi
, che hanno gli Epicicli loro maggiori, &
però Venere & Marte ſeranno da ilati del Sole, ſi perche Venere ha luogo piu degno hauendo il
centro
del ſuo Epiciclo ſempre ſettentrionale, che è parte destra all’oriente Sole, &
conſeguentemente piu nobile, & Mercurio ſempre Meri
dionale
, ſi perche Mercurio quantc al numero de ſuoi cerchi, &
alla uarietà de ſuoi cerchi, & alla uarietè piu ſimigliante. Sopra il Sole è Mar
3330 , ſopra Marte è Gioue, perche lo Epiciclo di Gioue tiene piu ſimiglianza con quello di Mercurio, et quello di Saturno con quello della Luna,
onde
eſſendo lo Epiciclo di Saturno minore, che lo Epiciclo di Gioue, per le dette ragioni Saturno è lontanißimo dal Sole, &
conſeguentemen
te
ſopra di Gioue, &
queſto è Pordine de i cieli, il ſito, è numero. Quanto al mouimento de i pianeti dice Vitr. che la Luna in giorni 28et quaſi
un’hora
ritorna al ſegno di donde ſi parti, &
fa il meſe Lunare.
Vnagran parte delle nationi del mondo fa il meſe, & lo chiama dal nome della Luna, & dicono due Lune, tre Lune, quattro Lune, intendendo due,
tre
, &
quattro meſi. Chiamasſi meſe in quattro modi, è prima il meſe commune, & ſecondo questa nominatione dodici ſono i meſi, & comin-
ciando
da Genaro il primo, il terzo, il quinto, il ſettimo, l’ottauo, e’ldecimo hanno giorni 32.
il reſtante un meno, eccetto Febraro, che ne ha 28
per
l’ordinario, &
29 l’anno del biſeſto, & quel Milleſimo è del biſeſto, che partendoſi per due ciaſcuna parte è di numero pare, l’aggiunta di
quel
giorno ſi da per quello ſpacio di piu di 365 giorni, che s’auanza ogni anno per lo mouimento del Sole, che è un quarto di giorno, che in
quattro
anni fa un giorno intero, il qualſi da à Febraro, &
ſi chiama biſeſto, perche egli ſi numera due fiate il ſesto delle calẽde di Marzo, che
4440 è il 24 di Febraro.
Chiamaſi meſe ancho quello ſpacio di tempo, che il Sole dimora ſotto uno de i dodici ſegni, coſi uno meſe ſarà la duodecima
parte
dell’anno.
Chiamaſi meſe lo ſpacio, che è da una cõgiuntione all’altra, che è di giorni 29{1/2} e poco piu. Finalmente meſe ſi chiama quel
tempo
, che la Luna pone in girar tutto il Zodiaco andando di ſegno in ſegno, ilche dice Vitr.
che ſi fa in giorni 28 & quaſi un’hora, & que-
ſto
ſi può chiamare anno Lunare, benche Vitr.
dica meſe Lunare. Io ponerò qui ſotto una tauola distinta di tuttii mouimenti de i Cieli ſecon-
do
, che i moderni hanno oſſeruato, &
trattato, iquali all’ottauo cielo ne hanno aggiunti de gli altri. & però fanno in questo modo.
TAVOLA DEL MOVIMENTO DEI CIELI.
55
# S # G # M # Seconde # Tertie # Quarte # Quinte # Seſte # Settime
Il
Decimo fa in un’hora. ## 15 #
In
un giorno. # 12
Il
nono fa in un’bora. ##### 4 # 20 # 41 # 17 # 12
In
Un’anno. #### 26 # 25 # 51 # 9 # 38 # 19
In
49000 anni. ##### 4 # 56 # 34
Il
firmamento in un . ###### 30 # 24 # 49
In
un'anno. ## 3 # 5 ### 58 # 5
In
7000 anni. # 12 ##### 12 # 30
Saturno
in un di. ###### 35 # 17 # 40 # 21
In
un’anno. ## 12 # 13 # 34 # 42 # 30 # 27 # 45
In
30 anni. # 12 # 7 # 1 # 25 # 27 # 17 # 34 # 57
In
giorni 29, & 363 di. # 12 # ## 1 # 22 # 25 # 44 # 1 # 48
Gioue
in un di. ### 4 # 59 # 15 # 27 # 7 # 23 # 50
In
un’anno. # 1 ## 20 # 28 # 59 # 59 # 59 # 59 # 10
In
anni 12. # 12 # 4 # 20 # 45 # 46 # 21 # 22 # 1 # 30
In
anni 11 & 314 di. # 12 # 1 # 24 # 22 # 50 # 57 # 22 # 10
Marte
in un di. ### 31 # 26 # 38 # 40 # 5
In
due anni. # 12 # 22 # 34 # 10 # 22 # 40 # 50
In
un’anno, & 322 di. # 12 # 2 # 40 # 44 # 57 # 15 ###
Sole
, Venere, Mercurio, in un’hora. ### 2 # 27 # 50 # 49 # 3 # 18 # 4
In
un di. ### 59 # 8 # 19 # 37 # 19 # 13 # 56
In
un’anno. # 11 # 29 # 43 # 39 # 22 # 1 # 59 # 45 # 40
In
un’anno hore ſei. ##### 26 # 26 # 56 # 19 # 34 # 4
In
Luna in un’hora. ### 32 # 56 # 27 # 37 # 7 # 57 # 41
In
un di. ## 13 # 10 # 35 # 1 # 13 # 11 # 4 # 35
In
giorni 27 hore 8. # 12 ## 9 # 17 # 14 # 15 # 2 # 45 # 13
232213NONO.
Ma la Stella di Venere, & di Mercurio girandoſi intorno i raggi del Sole, & cignendo à torno con i loro uiaggi il Sole
come
Centro fanno i ritorni loro;
& ancho fermandoſi fanno dimora ne gli ſpacij de i ſegni. Et che ciò ſia ueramente
ſi
fa chiaro dalla Stella di Venere, percioche ſeguitando ella il Sole, &
apparendoci doppò il tramontar di quello, &
lucendo
chiarisſimamente, ſi chiama per queſto Veſperugine, &
quando in altri tempi che gli ua inanzi, & ſi lieua in
anzi
il giorno, ſi chiama Lucifer.
& per quello alcune fiate piu giorni in un ſegno dimorano, alcune fiate piu pre-
ſto
entrano in un’altro, &
però non egualmente compieno il numero de i giorni in ciaſcuno de i ſegni, quanto hanno
prima
rittardato, tanto con piu ueloce corſo paſſando agguagliano il camino, &
lo pareggiano perfettamente, & co-
ſi
naſce, che auegna, che dimorino in alcuni ſegni, niente di meno poi, che ſi tolgono dalla necesſita della tardanza
preſtamente
conſeguiſcono il giuſto circoito.
Ma la Stella di Mercurio coſi paſſa il ſuo corſo nel cielo, che correndo
per
gli ſpacij de i ſegni in giorni 360 ritorna à quel ſegno, di dõde ella ſi parti prima, &
il ſuo uiaggio coſi s’agguaglia
1110 che da 30 giorni in ogni ſegno habbia la ragione del ſuo numero.
Ma Venere quando è libera dall’impedimento de i
raggi
del Sole in 30 giorni trappaſſa lo ſpacio d’un ſegno, quanto meno in giorni 40 in ciaſcun ſegno patiſce, quan
do
ella hauerà finito la ſua dimora reſtituiſce quella ſomma di mumero dimorãdo in un ſegno:
Et però hauẽdo Vene-
re
miſurato lo intiero circuito del cielo in 485 giorni, torna di nuouo al ſegno iſteſſo di doue cominciò il ſuo uiaggio.
In queſta parte Vitr. è difficile non concorda con gli altri, & for ſe è ſcorretto: Plinio, che ſuole pigliar le facciate intiere da Vitr. in questa parte
è
tutto diuerſo Vitr.
pone i pianeti neceßitati tardare, gli ſcioglie dalla neceßità, & quaſi slegandoli uuole, che pareggino-con la uelocità d@i
corſo
, quel uiaggio, che haueriano fatto ſe ſempre fuſſe ſtato loro conceſſa la libertà di caminare, ne cidichi.
ra come ſi cõuiene con approuate
dimostrationi
doue naſca queſta neceßità, &
donde uegna la loro libertà, però neceſſirio ci pare darne un poco di lume con quelle coſe, che da
poi
Vitr.
con belli fondamẽti ſono ſtate ritrouate da gli ſtudioſi, et però la neceßità ci conduce à far quello, che noiuoleuamo ſuggare, però dicha
riremo
alcuni termini, che ſono al propoſito nostro.
& ſono queſti. Epiciclo, Defcrente, Eccentrico, Concentrico, Giogo, opposto al giogo,
2220 longhezza media dello Eccentrico, longhezza media dello Epiciclo.
Stato, Ritorno, Progreſſo, Argomento, Agguaghamento. E adunque
Epiciclo
, quello, che circolo della diuerſità ſi chiama da Ptolomeo, un picciol circolo imaginato come aggiunta del circolo grande, che coſi ſigni
fica
la parola Greca d’intorno la cui circonferenza uogliono gli Astronomi, che ſi uolga il corpo del pianeta, il cui centro è nella circonfiren-
za
di quel circolo, che porta il pianeta, ouero l’Epiciclo uerſo l’Oriente, detto Df@rente, il cui Centro non è lo iſteſſo con il Centro del Mondo
però
egli ſi chiama Eccentrico, cioèfuori del Cẽtro, ſi come ſi chiama Concentrico quel circolo, che ha lo ſteſſo centro con quello del mondo, pe
uolendo noi nel piano ſormare lo Epiciclo, &
il Deferente, maginamo il centro c. dalquale eſce una linea l’altro capo dellaquale ſia a. ct que
ſto
ſia il centro dello Epiciclo:
Faccia questo capo a un giro perſetto ſtando ſermo l’altro nel punto c. dico, che nel piano former à una ſuperſi-
cie
, &
questa ſer à la circonferenza del deferente, coſi formail Sole l’Eclittica, che è come deferente del Sole, dallaquale i deferenti de gli altri
pianeti
ſono diſtanti, &
piegano dailati, & prolongata la iſteſſa linea fin alla
concaua
ſoperficie del primo ci@lo diſſegna in eſſa una circõferenza dello iſteſſo
120[Figure 120]a b il Deferente.
c
il ſuo Centro.
d
e l’Epiciclo.
a
il ſuo Centro.
f
. il centro del Mondo.
a
il Giogo del Deferen
te
.
b
l’oppoſto.
d
il Giogo dell Epici
clo
.
e
l’oppoſto.
d a e c f b
nome:
il cẽtro dell’ Epiciclo è ſempre nella circonferenza del Deferẽte poſto a-
dunque
un piede della ſeſta nel punto.
a. & allargato l’altre fin che tocchi il
centro
del pianeta d.
girandoſi à torno ſi far à l’Epiciclo, ſtando adunque le gia
dette
coſe, non è niuno, che ueda la circonferẽza del Deferente, &
la circonfe
renza
dello Epiciclo eſſer diſegualmente diſtanti dal centro del mondo f.
Dapoi
gli
Astronomihãno trouato diuerſi uocaboli alle parti dello Epiciclo ſecõdo le
diſtanze
loro dal Centro uniuerſale uolendo con quelle dimostrarci come ſi ſal
ua
la diuerſità delle apparenze, la doue quel punto, che è nella cir conferenza
del
deferente, ò dello Epiciclo piu rimoto dal centro del mondo chiamano giogo
quaſi
ſommita, che iugum è da Cicerone chiamato quello, che auge barbaramen
te
ſi dice, &
quel punto, che per diametro s’oppone al giogo, nominarono l’op-
poſto
algiogo.
Et perche al Sole non danno Epiciclo, ma deferente, però quel punto, che nel deferente ſarà oppoſto alla ſommità, ſimilmente ſi
chiamer
à oppoſto al giogo.
Giogo, cima, auges, abſides, ſono parole di una ſteſſa coſa. Lõghezza media dello Eccẽtrico è la meta del Diametro.
lunghezza media dello Epiciclo é lo ſpacio, ch’è da un centro all’ altro, chiamanſi longhezze medie riſpetto che quel punto, che è rimotißuno dal
centro
del mondo, che ſi chiama giogo, è detto ancho longhezza piu lõtana, &
quello, che è uicinißimo al detto centro, che chiamano opposto al
giogo
, è detto ancho longhezza piu uicina dello Eccentrico, ouero dello Epiciclo.
Queſti due punti, ſono termini di una linea dritta, che paſſa
per
amẽdua i centri, laquale ſi chiama linea del giogo, percioche è dimoſtratrice del giogo.
La onde ſi come nello Eccẽtrico la maggior lontanan
Za
, è tanto piu del ſemidiam@tro dello Eccentrico, quanto è lo ſpatio, ch’ è tra uno centro, &
l’altro, coſi la minore, è tanto meno del ſemidiame-
tro
quanto quella è di piu, &
eſſo ſemidiametro è la lòghezza media. Similmẽte, nello Epiciclo la lunghezza maggiore, ſera tãto di piu di uno
ſpacio
, che è tra uno centro, &
l’altro, quanto è il Semidiametro dello Epiciclo, et tãto dallo steſſo ſpacio ſer à ſuperata la minore, la onde lo ſpa
3350 cio, che è tra uno centro &
l’altro, ſerà la diſtanza di mezzo, che media longhezza ſi chiama, percioche è molto ragioneuole, che la lõghezza
media
ſia tanto meno della maggiore, quanto eſſa è di piu della minore.
Da quello, che detto hauemo chi l’hauer à ben conſiderato, comprenderà,
che
tanto nello Eccentrico, quanto nello Epiciclo qualunque punto quãto ſi ritrouer à nella circõſerenza piu rimoto, è diſcosto dalla lõghezza
maggiore
tanto ſerà piu uicino al centro della terra, &
quelli punti, che ſeranno egualmente diſtanti dal punto del giogo, ſeranno anche egual
mente
diſtanti dal centro della terra.
Di qui ſia ha tutta la diuerſità del mouimento, che ci appare, anzi con queſte deſcrittioni ſi ſalua la diuerſi
, delle apparenze, &
però molto cautamente ſi deono intendere questi uocaboli, iquali ſono ſtati ritrouati per dare ad intendere le coſe del cie
lo
à quel modo, che ſi può, perche non ſi troua, ne Epiciclo ne giogo, ne deſerente, ne altra coſa ſimigliante nel mondo.
Vediamo adunque come
ſi
troua la diuerſità de i mouimenti, poniamo caſo, che’l pianeta ſi moua portato ſenza mezzo dal ſuo Eccentrico, benche egli ſi moua egualmen
te
ſopra il ſuo propio centro, non dimeno pare, che egli mutail ſuo tenore ſopra qualunque altro, punto, che ſia nel cerchio, et ſimilmẽte ſopra
il
centro del mondo, queſta mutatione ſi ſalua per ragione di proſpettiua, imperoche poſto, che molte coſe egual uelocità ſi mouino, pur quel-
4460 le, che ſono da noi piu lontane, pareno men ueloci;
& però hauendo gli Aſtronomi compreſo, che il Sole in diuerſi luoghi del Zodiaco diuerſamẽ
te
ſi moueua, &
uolendo ſaluare tanta diuerſità, & non uolendo dare ad un corpo ſi nobile tanta diſaguaglianza, ſi hanno imaginato diuerſe
sſere
, ò cerchi, i centri de iqualinon fuſſero i medeſimi colcentro del mondo.
Egli adunque adiuiene, che piu lenta ci appare una ſtella eſſendo nel
giogo
, che lontana dal giogo, perche nel giogo è piu rimota.
Ecci un’altro modo di diuerſità nel mouimento, perche ſe il pianeta dallo Epiciclo,
&
l’Epiciclo dal Cõcentrico portato fuſſe, ceſſarebbe la diuerſità, imperoche il pianeta portato dall’uno, et l’altro uerſo Leuãte ſenza
dubbio
andrebbe piu ueloce, che ſe portato fuſſe dal cõcentrico ſolo, et per lo Epiciclo ſe ne tornaſſe à dietro, percioche nel tocca-
mento
di quelle linee, che ſi partono dal centro, &
uanno all’Epiciclo, pare che la ſtella quãto al mouimento dello Epiciclo, ſi stia: ma in una me-
della circõferenza pare, ehe uada inãzi, et nell’altra pare, cher ritorni.
Ecco lo eſſempio. imaginiamo che uno cauallo corra intorno un cerchio
grãdißimo
, et un’huomo fuori del cerchio lõtano ſtia fermo à guardare, certo è che quel cauallo gli parera, hora tardo, hora ueloce, hora fermo
hora
andar inanzi, hora tornar à drieto benche egualmente ſi moua, et questo adiuiene per la natura del circolo, fatto di contrari come dice A-
5570 rist.
nelle Mechan. Coſi il pianeta nell’ arco di ſopra, nel toccamento di queſte linee parerà fermo à noi, che ſtiamo al baſſo, ma nel luogo oppo-
ſto
alla cima ci parer à uelocißimo, &
ſimilmente nella cima alcuna uolta piu lento, ma nello arco di ſopra dello Epiciclo dapoi il toccamento
delle
linee, il Sole, ſe egli haueſſe Epiciclo, et la Luna ſarian portati da Leuãte à Ponente, ma nello arco inferiore ſarino portate dal deferente.
Ma gli altri pianeti hanno contrario mouimento, dalche auuiene, che il mouimento del pianeta, è di due mouimenti compoſto, l’uno è dello Epi-
ciclo
, l’altro del Deferente, come ſe uno fuſſe da una Galera portato inanzi, &
egli in quel mezzo andaſſe à torno i fori, la doue ſe l’uno, & l’al
tro
mouimẽto ſerà uerſo Leuante, allhora eſſendo il pianeta da due mouimenti portato, piu uelocemente ſi mouerà, come ſe uno da una Galera
portato
inanzi, egli ſimilmente andaſſe da poppa à proua.
233214LIBRO
Ma ſel pianeta ander à di contrari mouimĕti, ſe quelli ſeranno equali, cioè, che tanto per uno andaſſe inanzi, quanto per l’altro andaſſe indietro,
parerà
, che egli ſtia, come ſe uno tanto uerſo la poppa caminaſſe, quanto dalla galera fuſſe inanzi portato, ma ſe ſeranno diſeguali, uincer à il
piu
ueloce, però ſel mouimento del deferente ſer à piu gagliardo che il mouimento dello Epiciclo, il pianeta ander à uer ſo Leuante, ma ſe ſer à il
contrario
, il pianeta ander à uerſo Ponente, et ſer à in queſto modo retrogrado, come ſe uno tornaſſe indietro meno di quello, che è portato in-
nanzi
dalla Galera, parer à pure che egli uada inanzi, ma ſe piu ſi contrapone parerà che ritorni, &
però lo stare, & il regreſſo auuiene alli
cinque
pianeti nell’arco inferiore dello Epiciclo, percioche in quel luogo ſono dall’Epiciclo portati contra il mouimento del deferente, &
auuie
ne
, che in alcuni luoghi il mouimento dello Epiciclo ſia pari, &
in alcuni piu ueloce, che’l mouimento del deferente. Maal Sole, & alla Luna lo
ſtato
, &
il ritorno auuenirebbe nello arco di ſopra dello Epiciclo, perche iui lo Epiciclo ua contra il deferente, ma perche non lo uince, ne gli è
pare
, però al Sole, &
alla Luna non ſi da stato, ne regreſſo, come accenna Vitr. Al Sole adunque daremo ouero il deferente Eccentrico ſolamẽ
te
, ouero lo Epiciclo con il Concentrico, imperoche, ſe’l So
1110 le nella circonferenza di ſopra dello Epiciclo, è da Leuante
a
Ponente portato, &
che il mouimento dello Epiciclo
ſia
tanto ſimile al mo uimento dello Eccentrico quanto del
121[Figure 121]a b g. il Concentrico.
d
il ſuo Centro.
e
z b lo Eccentrico.
t
il ſuo Centro.
K
z lo Epiciclo.
b
. il ſuo Centro.
d
t. b z. Eguali
t
z. d b. Eguali.
d
. z paralellogrammo.
il
moui \\ mento { del Cõcentrico b d a \\ dell’Epiciclo K b z \\ dello Eccẽtrico z te } anguli \\ eguali \\ il Sole ſi uede all’uno, & all’ al-
tro
modo nel punto z. per la li-
nea
d. z.
E A T D H G Z K B
Concentrico, &
che oltra di queſta ſia la isteſa proportio-
ne
del diametro dello Eccẽtrico al diametro del Concẽtrico,
come
è dello ſpacio dei Ctẽtri al ſemidiametro dello Epiciclo,
in
qualunque modo di due ne ha da ſeguire la iſteſſa apparẽ
za
del mouimento.
Ma perche il modo dello Eccentrico ſi
contenta
d’un ſolo mouimento, però è ſtato preſerito, &
elet
to
piu presto, che il modo dello Epiciclo.
Ma come ſia stata
conoſciuta
la diſtanza de i Centri, &
il luogo del giogo dirò
2220 breuemente.
Quattro punti principali ſono conſiderati nel
Zodiaco
, due ſono ſtati attribuiti à gli Equinottij, due a i
Solstitij
, che ſono di mezzo tra gli Equinot ij :
dalla conſide
ratione
de gli ſpacij, &
de i mouimenti come de i tempi, è ſta
ta
conoſciuta la diſtanza de i Centri, &
il luogo delgiogo.
Ecco imaginamoci due linee una, che ſi parta dal centro del deſerente del Sole, che peruenga al Centro del Sole, l’altra egualmente diſtante dal
Centro
del mondo fino al Zodiaco che è la linea del mezzano mouimento.
Certo è, che queſte linee ſeruer anno un’iſteſſo tenore mentre ſeran
no
intorno girate, pche la linea del uero mouimẽto e quella, che dal centro del mondo, per lo Centro del Sole trappaſſa ſin’al Zodiaco, &
quel-
l’arco
che è tra la linea del uero, &
tra la liea del mezzano mouimento, è detto agguaglianza del Sole, ilquale, & nel giogo, & nell’oppoſto al
3330 giogo, è nullo, perche le due linee concorrono in una:
ma nelle lunghehezze mezzane proportionalmente, è grandißimo, & ne i punti dal gio
go
egualmente diſtanti ſono gli agguagliamenti eguali, &
tanto magggiori, quanto ſono piu uicini alla lunghezza piu longa. Il mezzano moui
mento
adunque dal principio del Montone, ſecondo l’ordine de i ſegni ſe ne fin’ alla linea del mezzano mouimento, ſi come è il uero mouimĕ
to
fin’alla linea del uero mouimento, d’indi cominciando ſi conduce, la onde l’argomento del Sole è quell’arco del Zodiaco, che è intercetto dalla
linea
del giogo dello Eccentrico ſecondo l’ordine de i ſegni, &
la linea del mezzano mouimento, & è coſi chiamato, perche da quello ſi argo-
menta
lo angulo dello agguagliamento, ilche quando è nel ſemicirculo inferiore la linea del mezzano mouimento inanzi alla linea del uero,
ma
quando paſſa il ſemicircolo, allbora la line a del uero mouimĕto precede la linea del mezzano, &
però di ſopra ſi ſottragge, qui ſi aggiugne
al
mezzano mouimento, accioche ſi poſſa cauare il uero mouimento, ma non uoglio hora entrare in piu profonda ſpeculatione, &
quaſi mi duo-
le
eſſer tanto inanzi:
biſogna bene auuertire di porre in qualche principio la radice del mezzano mouimento, ſopra laquale numerar ſi poſſa
nello
instante, che uolemo il mezzano mouimento del Sole:
da queſta radice ſi oſſeruando il uero mouimento ſecondo la ſcienza de i triango
li
piani, imperoche da tre linee, che legano tre centri, cioè quello del mondo, quello del deferente, &
quello del Sole, tre anguli ſi uedoro, nel
4440 triangolo da eſſe formato, l’uno è l’angulo dello agguagliamento, gli altri due ſono quelli, che formano le due linee l’una del uero, l’altra del mez-
zano
mouimento con la linea del giogo, &
eſſendoci di due lati di questo triangulo l’uno de quali è il ſemidiametro dello Eccentrico, & l’altro
quello
ſpacio, che eſce dal Centro, eſſendoci dico manifesta quella proportione,che hanno tra ſe, egli auuiene che propoſtoci uno qual ſi uoglia
de
i tre anguli, ci ſeranno ancho maniſeſti gli altri, perilche concludemo, che ò datoci il mezzano mouimento, ò il uero, ò l’agguagliamento ciaſ-
cuno
da ſe, quanto prima uno ci ſer à manifeſto, egli ſi potra conoſcere ancho i due.
Tutte queſte coſe ſono per ſaluar l’apparenze, la irregolă
za
del mouimento del Sole d’intorno al Centro del mondo, &
per ſtabilire un certo, & determinato conto dello ſteſſo mouimento, & tutto per
la
ſottoſcritta figura ſi dimostra.
Poi che hauemo detto del Sole. Seguita che conſideriamo il moui-
mento
della Luna, &
ſua diuerſità, & uero luogo. Dico adùque
5550 il uero luogo della Luna faßi a noi manifeſto per lo Eclipſe di eſ
122[Figure 122]a b g. lo Eccentico.
a
il ſuo Centro
e
il Centro del Mondo
a
d g. la linea del Giogo.
b
il Centro del Sole
e
z la linea del mezzano mouimento
paralella
alla b d.
e
b la linea del uero mouimento.
b
e z l’angulo dello agguagliamento.
A
b g. il Concentrico
a b h d f 2 3 @
ſa, imperoche chi bene auuertiſce al principio, &
al fine dell o
Eclipſe
, egli ſi ha lo inſtāte del mezzo, nelquale la Luna giuſto
p
diametro è oppoſta al Sole, la doue eſſendoci not il luogo del
Sole
per le coſe dette non ha dubbio, che non ſiamo per ſapere
il
uero luogo della Luna, &
queſta è la piu ſicura uia, che ſia,
ma
la diuerſità del ſuo mouimento, che è ſtata oſſeruata ueden-
doſi
, che nello ſteſſo luogo del Zodiaco la Luna non era ſempre
ad
un modo ueloce, et che i diuerſi modiera al Sole riferita, pe-
diedero la prima diuerſita allo Epiciclo, l’altra allo Eccentri
co
.
Quattro punti ſono nello Epiciclo, in uno la Luna è uelociſ
6660 ſima, percioche il deferen e cŏcorre con lo Epiciclo ad una iſteſ
ſa
parte, ma nello oppoſto è tardißima, percioche lo Epiciclo
molto
repugna al deferente, ma ne i due punti di mezzo la Lu
123[Figure 123]d il ſuo Centro
t
f lo Eccentrico
h
il ſuo Centro
e
z lo Epiciclo.
g
il ſuo Centro.
d
h. g z. eguali.
d
z il paralellogrammo.
il
moui \\ mento{del Cõcètrico a d g. \\ dello Epiciclo e g.z. \\ dell’ Eccétrico fh z. (del giogo e dell’ Eccètrico a d f
Gil
ang uli f h z. e g z. eguali
Lo
Angulo a d g. eguali à gli angoli
a
d ſ. ſ d g.
a b d e g 2
na ſi moue temperatamente.
Questi quattro punti coſi partiſ-
con
l’Epiciclo, che nella prima parte il mouimento è uelocißi-
mo
, nell’altra mediocremente ſi rallenta, nella terza è tardißi-
mo
, nella quarta mediocremente ſi appreſta, per questa diuer-
ſità
ſi ha compreſo per quali parti dello Epiciclo la Luna ſi mo
ua
, &
in quanto ſpacio di tempo d’intorno l’Epiciclo ſi raggi-
ra
&
per hauere piu preciſamente queſto tempo gli ſpecula-
7770 tori eleſſero due Eclipſi della Luna, ne iquali ſimilmente la Lu-
na
, &
con Egualità ſi moueſſe, ſeruando nell’uno, & nell’saltro Eclipſe la medeſima diuerſita nel mouimento, di modo che certi foſſero la Luna
eſſer
nello iſteſſo luogo dello Epiciclo.
Da queſta oſſeruanza ſono stati certificati, che nello ſpatio di due Eclipſi la Luna haueua fornito il numero delle ſue intiere riuolutioni, percioche
era
ritornata à quello isteſſo luogo dello Epiciclo, et ſimilmĕte haueua finito il perfetto numero de i meſi Lunari eſſendo tornata al luogo
234215NONO. sto del Sole. Allhora adunque haueremo conoſciuto il numero delle riuolutioni dello Epiciclo, quando ſara maniſeſto lo ſpacio d’una rìuolutio
ne
, auuegna che non coſi ſottilmente, ne per queſto ancho ci puo ſtar aſcoſo il numero de i meſi Lunari, ogni fiata, che hauer potremo il numero
della
uolta, &
della piena della Luna, & per lo ſpacio del tempo tra una Eclipſe & l’altra partito nel numero de i meſi Lunari, ci dar à la quă
tità
di eſſo meſe Lunare.
& perche nel detto meſe la Luna compie una riuolutione della longhezza, et ui aggiugne tanto di ſpacio quan-
to
in quello ſteſſo meſe il Sole ſi moue, però tutto quel circolo intiero con il detto mouimento del Sole partito nel numero de i giorni del meſe
Lunare
con i ſuoirotti ci darà ad intendere, quanto ſia il mouimento diurno della Luna.
Oueramente per ſaper lo isteſſo mouimento diurno
della
Luna ſi puo al numero delle riuolutioni fatte dalla Luna nel detto ſpatio di due Eclipſi aggiugnere il mouimento del Sole fatto nel detto
ſpacio
, et raccogliere tutto il mouimento della Luna fatto in quello ſpacio, &
partirlo nel numero de i giorni di quello ſpacio, & di piu lo intie-
ro
circolo partito nel numero de igiorni Lunari, et de i rotti, et ſimilmĕte il numero de i gradi delle riuolutioni del predetto ſpacio, partito nel
numero
de i giorni dello iſteſſo ſpacio ci fa manifeſto quanto per ogni giorno la Luna ſi diparta dal Sole, che tanto uuol dire, quanto il mouimĕ
1110 to d’un giorno della Luna, &
di piu del mouimento del Sole. Non altrimenti il numero delle riuolutioni della Luna nello Epiciclo conuertito in
gradi
, &
partito nel numero de i gradi dello interuallo ci farà conoſccer quanto ſi moue la Luna ogni di nello Epiciclo. In queſto modo ſi com
prende
il mouimento della lŏghezza ogni eſſer digradi 13 minuti 10.
ſeconde 35. Et il mouimento dello Epiciclo eſſer gradi 13 minuti 3. ſecŏ
de
54.
Longo ſarebbe à capitulare tutto quello, che nella ſpeculatione della Luna ſi può dire, peròriportandoſi à gli ſcrittori, che di queſto co-
pioſamente
, &
bene hanno ſcritto, paſſeremo à gli altri pianeti à i due ſottopoſti al Sole, cioè à Mercurio, & à Venere. Dico, che gli Aſtrono
mi
hanno auuertito queſti due pianeti partirſi dal Sole, &
allontanarſi fino à certi termini dall’una parte, & dall’altra, & nel mezzo del loro
andare
uerſo il Sole, &
del loro ritorno congiugnerſi con il Sole, ma quando erano dalle bande del Sole nelle loro ſtationi trouarſi diſcostißi-
mi
dal Sole, &
però conchiuſero, che ſimil progreſſo, et regreſſo, ſi doueua ſaluare con l’Epiciclo, di modo, che lo cĕtro dello Epiciclo col Sole à
torno
ſi moueſſe, &
che l’uno, & l’altro pianeta tanto dal Sole s’allontanaſſe, quanto daua loro la longhezza dello Epiciclo, ma perche racco-
gliendo
inſieme due contrarie, et grandißime distanze de i detti pianeti dal Sole, trouarono come in ogni luogo ſi ſeruaua la iſteſſa quantita,
2220&
che quella ſomma non poteua creſcere, ſe non per lo accoſtamento dello Epiciclo, ne ſcemare ſe non per lo apartamento di eſſo Epiciclo,
per
loquale lo Epiciclo hora ſi accoſtaſſe hora ſi allontanaſſe dal centro del mondo, però à i due pianeti inferiori, &
lo Eccentrico, & lo
Epiciclo
ſono ſtati conceßi, con queſta conditione, che lo Eccentrico ſempre portaſſe à torno lo Epiciclo col Sole, &
quello iſteſſo fuſſe
mezzano
mouimento del Sole &
del pianeta, & lo Epiciclo portaſſe il pianeta di quà, & di làrimouendo dal Sole, & molto bene quadraſ-
fe
, per ſaluare i regreßi, &
i mouimenti delle larghezze. Hora per ſapere in che modo ſi habbia la quantita del mouimento. Io dico che
oſſeruar
biſogna il luogo del pianeta in nel punto del Zodiaco, &
aſpettar tanto, che di nouo il pianeta ritorni allo ſteſſo luogo,
con
questa conditione, che egli ſia in egual diſtanza dal luogo di mezzo del Sole nell’uno, &
l’altro luogo, percioche allhora il piane-
ta
hauerà fornito le intiere riuolutioni dell’uno, &
l’altro mouimento prima nello Eccentrico, perche il punto dello Epiciclo, ſerà ri-
tornato
allo ſteſſo punto, poi nello Epiciclo, perche il pianeta alla diſtanza iſteſſa del Sole tornato, hauerà ancho ritrouato lo iſteſſo pun-
to
dell’Epiciclo.
Per queſte oſſeruationi ſi hauer à il tempo traſcorſo, et il numero delle riuolutioni, imperoche ne i tre pianeti di ſopra quan-
3330 te ſaranno ſtate le riuolutioni dello Epiciclo, &
le riuolutioni dello Eccentrico, ponendo inſieme il numero di queſte, et di quelle, tanto nello ſteſ
ſo
ſeranno ſtate le riuolutioni del Sole, ma ne i due inferiori il numerro delle riuolutioni dello Eccentrico, è lo steſſo col numero delle riuolutio
ni
dello Epiciclo conoſciuto che ſarà da noi appreſſo al uero il tempo d’una riuolutione.
La onde il numero delle riuolutioni moltiplicato per
360
produr à gradi, &
il numero de i gradi partito per lo numero de i giorni dello ſpacio delle oſſeruationi fatte ci darà la quantità del moui-
mento
diurno.
Ma che ordine ne i progreßi, & ne i ritorni & quale neceßità loro ſia, dirò breuemente prima auuertendo, che la diuerſità ò
contrarietà
di questa apparenza conuno di due modi ſi può ſaluare, ò che di dia al pianeta ſolo il deferente Eccĕtrico, ouero lo Epiciclo col de-
ferente
Concentrico, cioè à quello modo, che in ciaſcuno de i tre pianeti di ſopra raccolti inſieme i mouimenti dello Epiciclo nel Concentrico, et
del
pianeta nello Epiciclo ſieno eguali al mezzano mouimento del Sole, ma il centro dello Eccĕtrico ſecondo l’ordine de i ſegni ſi moua inſieme
col
Sole, &
il pianeta con quella uelocita ſi moua con laquale ſi moue l’Epiciclo nel Concentrico in modo, che quella linea, che uiene dal Centro
ch’è
paralella alla linea, che dal Centro dello Eccentrico, al Centro del pianeta è tirata, termini il mezzano mouimento del pianeta, &
questo
4440 ne i tre ſoperiori ſi oſſerua, ma ne i due inferiori pongaſi il mouimento dello Epiciclo nel Concentrico, eguale al mezzano mouimento del Sole,
ma
il mouimento del pianeta nello Epiciclo, &
il mouimento del Centtro dello Eccentrico ſia eguale alla ſomma raccolta dal mezzano mouimĕ
to
del Sole, &
da quel mouimento, che fa il pianeta nello Epiciclo, & il pianeta ſimilmente con la isteſſa uelocità ſi moua, con laquale ſi moue lo
Epiciclo
nel Concentrico, con la iſteſſa conditione detta di ſopra, cioè in modo che quella linea, che uiene dal Cĕtro, che è paralella alla linea, che
dal
Centro dello Eccentrico al centro del pianeta, è tirata, termini il mezzano mouimento del pianeta, &
ancho aggiuntaui queſta conditione
in
quanto à tutti, che i diametri dello Eccentrico, &
del Concentrico ſiano proportionati al Semidiametro dello Epiciclo, & all’uſcita del Cen
tro
, &
coſi all’uno, & all’altro modo nelle Stelle erranti ſi potria difendere la ragione del progreſſo, & del regreſſo quanto alla diuerſità, &
uarietà
come per longa eſperienza compreſo hanno gli oſſeruatori delle Stelle, però ſu neceſſario dare la prima diuerſità allo Epiciclo, &
di-
fendere
la ſeconda col deferente, ma quella ſola coſa era aſſai basteuole à far, che i deferenti di tutti i pianeti non faceſſero uno isteſſo Centro,
cioè
la ſingularità del mouimento, cioè la ſuperiore, alla inferiore, &
perche questa communicatione non è stata auuertita ne i propi mouincn
5550 ti de i pianeti, però non ci fu ordine di dar loro i Concentrici, ma accioche egli ſe intenda
bene
à quale de i pianeti ſi dia il progreſſo, &
il regreſſo; dirò, che imaginare douemo
due
dritte linee, dal Centro tirate l’una che termine nelle parti Orientali dello Epiciclo,
l’altra
nella parte Occidentale, à queſto modo quanto al mouimento del pianeta nello Epi
124[Figure 124]h. k. l’Epiciclo’.
b
. il ſuo Centro.
h
.il ſuo giogo.
n
. l’@ ppoſto al giogo.
c
il Centro del Mondo.
K
. il punto della prima
dimora
.
@
il punto della ſecon-
da
.
h
K o l’arco della ſe-
conda
.
K
. n. o l’arco del Re-
greſſo
h
K l’arco della Di@
rettione
.
H L A B K N O C
ciclo, la Stella, che ander à per l’arco di ſopra nello Epiciclo, dico di ſopra alle due punti
del
toccamento delle dette linee, ſi dirà andar inanzi, et far progreſſo, perche ella uer
ſo
l’Oriente, ma nello arco inferiore ſi dirà retrograda, perche ritornerà mouendoſi à-
la
contraria parte, ma ſtando ne i punti predetti, ſi dirà, che ella dimor, ò stia, perche
nel
punto Orientale ſi farà rettrograda di dritta, &
nel punto Occidentale ſi farà drit-
ta
di retrograda, benche nel Sole, &
nella Luna queſte coſe per lo contrario conſiderate
6660 ſono, laqual ragione d’intorno al progreſſo, &
al regreſſo ſaria à baſtanza, ſe egli auue
niſſe
, che il pianeta non ſi trouaſſe con altro mouimento, che col mouimento dello Epici-
clo
, ma perche mentre il pianeta nello Epiciclo ſi riuolge lo Epiciclo ancho dello Eccĕtri
co
è portato, però che appreſſo i punti detti del toccamento il pianeta benche quanto al
riuolgimento
dello Epiciclo ſia in dimora, niente di meno dallo Eccentrico è portato uer-
ſo
l’Oriente, &
coſi anchora è diretto, & però è neceſſario, che i punti delle dimore ſia-
no
alquanto inferiori à quelli punti, che nel toccamento fanno le predette linee;
che dal
Centro
hauemo detto partirſi, &
coſi quelle linee non toccando, ma tagliando, & parten
do
lo Epiciclo, fanno ne i tagli i punti della dimora, &
peròè neceſſario, che quei punti
ſiano
in quella parte della circŏferenza dello Epiciclo, doue il mouimento retrogrado del
pianeta
dello Epiciclo coſi contraſta col mouimĕto del deferĕte, che quãto il pianeta, è por
7770 tato all’occaſo dallo Epiciclo tanto l’ Epiciclo ſia ritornato dal deferente uerſo Leuante, &
à questo modo il pianeta dieguali ma contrari mo
uimenti
portato pare, che egli dimori, &
ſi ſtia. Et però il pianeta nel punto dello ſtato Orientale, che è detto prima dimora comincia à
ritornare
:
imperoche iui il mouimento del pianeta nello Epiciclo comincia à ſuperare il mouimento dello Epiciclo nel deferente, ma nel pun-
to
della dimora Occidentale, che ſi chiama ſeconda ſtatione il pianeta ritorna allo andar auanti, &
al progreſſo, percioche ſi rallenta nello Epi
c
iclo il mouimento del pianeta, &
queste coſe da gli eſſempi ſoprapoſti ci ſono manifeste.
235216LIBRO
Ma la ſtella di Marte da 683 giorni uagando per gli ſpatiij de i Segni peruiene la doue cominciando da prima fatto haue-
ua
il ſuo corſo, &
in quei ſegni, che piu uelocemente traccorre, poi, che hauerà fatto la dimora ſna, riempie la ragione
del
numero de i giorni, Ma la Stella di Gioue, con piu moderati gradi aſcendendo contra il corſo del mondo miſura
ogni
ſegno qua ſi in 365 giorni, e ſta per anni 11 &
giorni 363, & ritorna in quel ſegno, nelquale dodici anni prima ſi
trouaua
.
Saturno ueramente per meſi uentinoue, & alquanti giorni di piu paſſando per un ſegno. in uentinouean-
ni
, &
quaſi 160 giorni uien reſtituito in quel ſegno di doue 30 anni prima ſi moſſe, & d’indi naſce, che quanto egli è
men
lontano dall’ultimo cielo, tanto piu ſpacio di circuito facendo appare de gli altri piu tardo.
Quanto dice Vitr. dalle parole ſue ſi fa manifeſto. ma come noi intendiamo quello, che egli ha detto, per le ſopraposte ſpeculationi ſi uede.
Ma quei pianeti, che ſopra il camin del Sole, fanno i loro giri, ſpecialmente quando ſeranno in quel triangulo nelquale
ſera
il Sole alhora non uanno inanzi, ma douendo ritornare dimorano fin tanto, che il Sole partendo da quel train-
1110 gulo paſſerà in altro ſegno.
Pare che Vitr. tratti in queſto luogo de gli aſpetti, & delle occultationi delle ſtelle ragionando de i progreßi, & delle dimore, & ne rĕde egli la cau
ſa
à modo ſuo, &
riſiuta la oppenion d’altri, Noi ſimilmente ragionaremo ſecondo la da noi propoſta intentione delle apparenze, et de gliaſpet
ti
quello, che hanno ſtimato i periti astronomi, et poi ueniremo à Vitr.
Conſider amo adunque il Sole in quattro luoghi principali terminati dal-
Porizonte
&
dal meridiano, che ſono in oriente, nel mezzo del Cielo di ſopra, nell'occidente, & nel mezzo del cielo ſotterra, ſtando adunque
il
Sole in uno di queſti quattro luoghi puo star prima in oriente, &
ſe ſtando il Sole in oriente la ſtella, ò il pianeta ſar a in oriente, chiamaremo
quello
stato mattutino, ſe al mezzo , meridiano, ſe all’occidente ueſpertino, ſe alla mezza notte, intempesto, per uſare il nome de latini;
à
queſto
modo ciaſcun ſito de i quattro della ſtella à quattro modi ſi riſerirà al Sole, la doue ſedici ſeranno li habitudini delle ſtelle al Sole.
Di quel
le
habitudini la meridiana è, ma non ſi uede imperoche la preſentia del Sole debilita lo aſpetto, &
però uera non apparente ſi chiama, ma il ri-
ſpetto
della mezza notte è, &
ſi uede ſempre, eccetto quando ſotterra la stella è nel mezzo del cielo è, & ſi uede: perche di notte ogni ſtella ſi
2220 uede nell’orizonte, ouero ſopra la terra.
& però uera & apparente la chiamaremo. finalmente lhabitudine mattutina, & ueſpertina della
stella
ſopra la terra ò nell’orizonte è, ma non ſi uede, percioche il raggio del Sole, che ſta nell’orizonte ce la toglie, puo ben eſſer, che la ſi ueda,
ſel
Sole ſerà tăto ſotto Porizŏte, che la ſua luce indebollita, ò tanto gagliarda cieda, ouero allhora comincia, ò ceßi di ciedere alraggio delle
ſtelle
.
In quel caſo lhabitudine delle stelle è chiamata apparente, ò prima, ò poi il naſcimẽto mattutino. A que della ſtella, che prima ci appare,
e
detto apparẽza, ò prima uiſta, et quello dapoi, è detto apparẽza, ò uiſta ultima.
Similmĕte diremo apparĕza, ò uiſta prima ueſpertina et apparĕ
za
, ò uiſta ultima ueſpertina, et alcuni chiamano l’apparèza mattutina, orto ò naſcimẽto matutino, et la ueſpertina orto ò naſcimẽto ueſpertino,
per quella ragione, che la stella naſca, et uegna ſopra l’orizõte, imperoche l’apparẽza uerſpertina ſi uede nell’orizõte occidẽtale, ma per que
ſto
perche la naſce, et eſce ſuori, da iraggi del Sole, ſimilmẽte l’apparẽza ultima ò mattutina, ò ueſpertina, e detta occaſo mattutino, ò ueſpertino,
pche
entrando ne i raggi del Sole s’aſconde nella ſua luce.
Hora io dirò à quali ſtelle auuenghino ſimili effetti di apparẽze, ſecondo che io ho im
parato
da buoni autori, imperoche altrimenti auuengono à quelle, che ſono piu tarde del Sole, altrimenti a quelle, che ſono piu ueloci.
le ſtelle
3330 fiſſe adunque, &
i tre ſuperiori percioche ſono ſopra il Sole poco prima dell’occaſo uero ueſpertino mancano dopo il Sole, et ſi poſſono uedere,
ma
dapoi auicinandoſi à quelli il ſole uerſo l’oriente, perche egli è piu ueloce fanno nell’orizonte occidentale l’ultima apparenza ueſpertina, ò ſi
aſcondono
fino che dopo l’orto uero mattutino partendoſi il Sole uer ſo l’oriente facciano nell’orizonte à leuante la prima apparenza mattuti
na
.
Ma la luna per qualche ſpacio auanti il naſcimento mattutino ſi può ueder prima, che leui il Sole, auicinandoſi al Sole uerſo Leuante
eſſendo
ella piu ueloce fa l’ultima apparenza mattutina à Leuante, &
ſi leua dallo aſpetto noſtro, ſin che dopo il uero occaſo ueſpertino la-
ſciando
il Sole faccia à Ponente la prima apparenza ueſpertina.
Ma Venere, & Mercurio, che ſono hora piu tardi, hora piu ueloci del Sole,
fanno
il medeſimo, che ſanno i tre di ſopra, &
ancho quello, che fa la Luna. Imperoche fanno, & la prima, & l’ultima apparenza tanto ueſper
tina
, quanto mattutina.
Maitre ſuperiori ſanno l’ultima apparenza ueſpertina, & poi ſubito la prima mattutina uerſo la ſommita dello Epi
ciclo
.
Ma Venere, & Mercurio fanno le iſteſſe eſſendo rettrogradi, et nella parte oppoſta al giogo, perche questi due fanno Pultima apparenza
mattutina
, &
poco dapoi la prima ueſpertina appreſſo il giogo dello Epiciclo, ilche fa ancho la Luna, ma nel giogo del ſuo deferente.
4440
Et queſto piace ad alcuni, che coſi ſia.
Cioè i progreßi, & le dimore, le apparenze, & le occultationi hanno queſta cagione ſecondo alcuni.
Perche dicono, che il Sole quando è, per una certa diſtanza piu lontano, fa, che con non chiari ſentieri errando le ſtelle
con
oſcure dimore ſiano impedite.
Voglion, che la lontanauza del Sole impediſca, & rittegna le ſtelle, et auicinandoſi il Sole ſiano liberate, & ſciolte, queſta ragione da ſe ua
giù
, &
Vitr. la impugna dicendo.
Ma à noi non pare, che coſi ſia, perche lo ſplendore del Sole ſi laſcia molto ben uedere, & è manifeſto ſenza alcuna oſcu
ratione
per tutto il mondo.
in modo, che egli ci appare ancho quãdo quelle ſtelle fanno i ritorni & le dimore loro, ſe
adunque
per tanti ſpacij la noſtra uiſta puo queſto auuertire, perche cagione giudichiamo noi, che à quelli diuini
5550 ſplendori delle Stelle opponer ſi poſſa alcuna oſcurità?
Queſta è buona ragione di Vitr. cerca l’apparenze delle ſtelle, ma non ſatisfa alle dimore, & ritorni delle stelle, ſi come hauemo detto di ſopra.
Anzi piu preſto quella ragione à noi ci farà manifeſto, che ſi come il feruore à ſe tira tutte le coſe, come uedemo i frutti
perlo
calore leuarſi in alto da terra, &
creſcere, & i uapori dell’acque delle fontialle nubi per lo arco celeſte eſſer at-
tratti
, coſi per la iſteſſa ragione lo impeto, &
la forza del Sole mandando fuori i raggi è ſtendendoli in forma triango
lare
, à ſe tira le ſtelle, che gli uanno drieto, &
quaſi raffrenando quelle, che gli corrono auanti, & rittenẽdole non le la
ſcia
paſſare piu oltra, ma le forza ritornare à ſe, &
fermarſi nel ſegno d’un’altro triangulo.
Queſta ragione di Vitr. è piu presto d’Architetto, che di Filoſoſo. imperoche chi diria, chel Sole raffrenaſſe, ò rilaſciaſſe i mouimenti del ciclo co
i
raggi ſuoi come un freno ?
che neceßità ſcioglier à i pianeti da quella forza ? perche ſe queſto fuſſe, non potreßimo noi uedere tutti i pianeti,
&
tutte le ſtelle raccolte in una maſſa ? non è ragioneuole, che i celeſti corpi ſieno ſottopoſti à queſte paßioni, anzi è men conueniente, che que-
ſto
auuegna, che la predetta ragione di quelli, che danno alcuni ſecreti ſentieri, &
oſcuri alle ſtelle, Ma laſciamo andare tal coſe, è ritornamo à
6660 Vitr.
ilquale dalla riſpoſta, & ſolutione della dimanda di ſopra toglie occaſione di leuare una dubitatione, laquale egli steſſo pone, et è questa.
Forſe alcuno può deſiderare di ſapere, perche cagione il Sole dal quinto ſegno lontano da ſe piu preſto, che dal ſecondo
ouero
dal terzo, che gli ſono piu uicini rittegna in queſti feruori i pianeti.
Io come ciò pare, che auuegna eſponerò.
I raggi del Sole ſi ſtendono con lineamẽti come è la forma d’un triangulo, che habbia i lati eguali, & ciò non è piu ne
meno
, che al quinto ſegno da ſe lontano, ſe adunque ſparſi in giro andaſſero uagando per tutto il mondo, ne ſi ſten-
deſſero
dritti à guiſa di Triangoli le coſe, che piu uicine gli fuſſero abbruccierebbero, &
queſto pare, che Euripide
Poeta
Greco habbia molto bene conſiderato dicendo, che quelle coſe, che pin dal Sole rimote ſono, ardono molto
piu
gagliardamente, &
però ſcriue nella fauola intitolata Phetonte in queſto modo. Arde le coſe, che gli ſon piu ri-
mote
, Etle uicine piu temprate laſcia.
Se adunque, & lo effetto, & la ragione, & la teſtimoniãza dell’antico poeta di
moſtra
queſto eſſer uero, io penſo biſogni fare altro giudicio di quello, che di ſopra detto hauemo di queſta coſa.
7770
Se il Sole ritiene piu feruore quando manda i raggi triangolarmente, ragione è dice Vitr. che à ſe tiri piu gagliardamente le ſtelle, & quelle raſ
freni
dal corſo loro, ma perche ragione queſto auuegna cioè che piu preſto il Sole faccia queſto effetto nello ſpacio del quinto ſegno, che è lo
ſpacio
d’uno lato del triangulo eſcludendo però il quinto ſegno, che dal ſecondo, ouero dal terzo ſegno, che ſono piu uicini, egli dimanda hora,
&
riſponde à ſe ſteſſo, & la proua è pre ſa dallo effetto iſteſſo dalla ragione, & dal teſtimonio di Euripide antico poeta. Ma perche tutta queſta
materia
compreſa dalla ragione di Vitr.
ci pare che biſogno habbia di maggior chiarezza, però diremo quanto ſi ha da Plinio nel ſecondo li-
bro
, doue egli parla di queſta mutatione dellaquale Vitr.
in questo luogo ne cerca la ragione. Et dice in questo modo.
236217NONO.
Delche ſeparatamente ſi deue renderne conto. Le stelle percoſſe nella parte che detto hauemo, & dal raggio del Sole triangolare ſono rattenu-
te
, che non poſſono tener dritto il corſo loro, &
dalla forza del calore ſono in alto leuate, ma queſto non coſi presto ſi può comprendere dalla
uiſta
nostra, &
pero pare che ſtiano, di doue è preſo il nome di Statione. Dapoi la forza dello iſteſſo raggio ua inanzi, & il uapore le ſerza
tornar
à dietro, come da quello ripercoſſe.
Eſpone questo luogo il Zigliero, & dice. Dichiamo auanti, che altro ſi dica la intentione di Plinio in ſomma pigliando lo eſſempio dal monte
Etna
.
iui ſi pone il uapore del fuoco concetto nel fondo della terra manda fuori le pietre affocate, coſi il Sole ſcaccia le ſtelle, che ſe gli troua-
no
appreſſo i luoghibaßi, &
uicini alla terra, ma in questa parte, questo manca allo eſſempio predetto, percioche alle pietre non ſoprauiene
da
luogo alto altro uapore, che le faccia ritornar nel fondo, perche di natura loro diſcendono, ma il Sole di nouo ſoprauiene col ſuo uapore,
&
rincalza le ſtelle uerſo la terra.
Queſta ragione dice Plinio eſſer ſua priuata, & non di altri, ſecondo, che eſpone il Zigliero. Ma poi pare che egli ſi merauiglie di Plinio, perche
1110 la predetta oppinione molto prima da Vitr.
nel preſente luogo è ſtata dichiarita. Tanta diuerſita uiene alle stelle, percioche iraggi del Sole
in
altro tempo ſott entrano, &
quelli ſcaccia in alto, & in altro tempo ſormontano, & quelli deprimeno à terra. Queſta oppinione (dice
il
predetto) ſi può con molte, &
euidente coſe rifiutare. Tra lequali questa ne e una, in che modo può ſtare, che il Sole, che è piu baſſo alle
s
ſere delle Stelle ſoprauegna alle ſtelle, &
le ſcacci, & le sforzi à tornare, che ſe foſſero tutte le ſtelle in una ſoperficie d’una sfera, il Sole pero
ſtando
preſſo terra, nel naſcere, ò nel cadere potrebbe tirar la stella, che fuſſe in alto, &
nella ſua ſtatione. Oltra di queſto come ſi puo ima-
ginare
, che i corpi celesti, che per natura hanno i loro mouimenti, ſiano all’imperio ſole ſcacciati, &
quello imperio non ſia modera-
to
, ma uiolento ?
coſa, che eternamente non potrebbe durare. Aggiugneſi, che non ſi conuiene trasferire à ſcacciamenti fortuiti quelle coſe,
che
indubitatamente riferite ſono à ritondi giri come à ſeſta ordinati, &
pero molto bene ſi conuiene, & Plinio, & Vitr. in queſto paſſo, &
ua
giu ancho la dubitatione, &
la ſolutione di Vitr. ſecondo i modi, che noi di ſopra eſposti hauemo in ſaluare la diuerſità de i mouimenti.
Ma la Stella di Gioue correndo tra la Stella di Saturno, & di Marte fa maggior uiaggio, che Marte, & minor, che Satur
2220 no.
Et ſimilmente le altre ſtelle quanto piu lontane ſono dall’ultimo Cielo, & piu uicine à terra ſi uolgono, tanto piu
preſto
pare, che finiſchino i corſi loro, perche ciaſcuna di quelle facendo minor giro piu ſpeſſo ſott’entrando paſſa
quella
, che è di ſopra à ſimiglianza di quello, che auuenirebbe, ſe in una ruota di Boccalaio poſte fuſſero ſette formi-
che
, &
tanti canali fatti fuſſero, nel piano della ruota prima d’intorno al centro, dapoi à poco à poco creſceſſero, &
maggiori
fuſſero appreſſo l’eſtremità, &
che ne i detti canali conſtrette fuſſero, le formiche à raggirarſi caminando
tuttauia
la ruota nella parte contraria, egli è neceſſario, che quelle formiche per tanto di meno uadino contra la uol-
ta
della ruota, &
quella, che ſarà piu uicina al centro nel ſuo canale, ſerâ piu preſta à dar la uolta ſua, & quella, che fa
ra
l’ultima, &
maggiore circonferenza della ruota, benche ſia egualmente ueloce nientedimeno per la grandezza del
giro
, che ella ha à fare, molto piu tempo ponera in fornire il corſo ſuo.
Simigliantemente le ſtelle, che uanno con-
tra
il corſo del mondo di loro propio mouimento fanno i propij giri, ma uolgendoſi ogni giorno il Cielo ſi uanno ſo-
3330 pra auanzando.
Quello che dice Vitruuio in queſto luogo è facile, & bello, & è ſtato da poſteriori uſurpato per dare ad intendere il contrario mouimento delle
sſere
de i pianeti.
Ma che altre ſtelle ſiano temperate, altre calde, altre fredde, queſta pare che ſia la ragione. Ogni fuoco ha la fiamma ſua,
che
aſcende, il Sole adunque abbrucciando con i raggi ſuoi fa la parte Etherea, che è di ſopra, rouente.
Cioe come ſerro, che bogliente, e tratto dal ſnoco.
In quei luoghi doue la Stella di Marte traccore, & però quella Stella ſi fa feruente dal corſo del Sole. Ma la Stella di Sa-
turno
, perche è prosſima alla eſtremità del mondo, &
tocca le congelate parti del Cielo, è grandemente fredda, & da
queſto
prociede, che hauendo Gioue ad andare di mezzo tra queſta è quellla, dal freddo, &
dal caldo di quelli, come
nel
mezzo, tiene effetti conuenienti, &
ſommamente temperati.
4440
Tuttauia Vitr. ua ragionando da Architetto, però non è che ſi affattichiamo in contradirgli, hauendo per certo, che ne freddo, ne caldo, ne qua-
lità
, ne pasſione ſia la ſu, doue ſono quei Celeſti, e luminoſi corpi, i quali ſono ſtimati di ſuoco, perche rilucono, ma inuero ſono inalterabili, &

impatibili
, ne perche riſplendono, ſi deue ſtimare, che ſiano di ſuoco :
imperoche molti animali, & molte ſcorze d’alberi, & molte ſquame di
peſci
rilucono à mer auiglia, ne però hanno in loro fuoco alcuno, &
ſe quella Stella è detta calda, & queſt’altra ſredda, non e ſenon perche
hanno
tal uirtù di produrre qua giu ſimili effetti, la doue lo influſſo altro non e, che occulta qualità de i corpi Celeſti, che non puo eſſer impe-
dita
da alcuno corpo trappoſto.
Ma torniamo à Vitr.
Io ho eſpoſto come ho da miei precettori hauuto della Zona ornata de i dodici ſegni, & delle ſette Stelle, & della loro
contraria
fatica, con che ragione, &
con che numeri paſiano di ſegno in ſegno, & finiſcono il corſo loro. Hora io di-
, come creſca e ſcemi la Luna, in quel modo, che da maggiori ci è ſtato laſciato.
BEroſo, che dalla Città, ò uero
dalla
natione de i Caldei, uenne in Aſia, &
fece chiara la diſciplina de Caldei, coſi ha confermato, che la Luna è da una
5550 metà come una palla lucente, &
acceſa, & dall’altra è di colore Celeſte, & quando ella facendo il ſuo giro ſott’entra
al
cerchio del Sole, allhora è da i raggi, &
dal impeto del calore attratta, & fatta rouente, perche il ſuo lume, ha pro-
pietà
col lume del Sole, &
come richiamata, & riuolta guarda le parti di ſopra, allhora la parte inferiore della Luna ci
appare
oſcuta, imperoche per la ſimiglianza dello aere non è rouente, &
quando ſta à piõbo de i raggi del Sole, dicea
Beroſo
, che tutta la parte luminoſa era rittenuta uerſo la parte di ſopra, &
allhora chiamarſi prima Luna. Ma poi che
pa
ſſando piu oltre ella ua alle parte Orientali del Cielo, abbandonata dalla forza del Sole, la eſtrema parte della ſua
chiarezza
con molto ſottil ſilo manda à terra il ſuo ſplendore, &
coſi per quella cagione è detta ſeconda Luna, & con
tinuando
ogni giorno à rimettere, &
rilaſciare il ſuo giramento, e detta terza, & quarta Luna. Ma nel ſettimo giorno
ſtando
il Sole à Leuante, &
la Luna tenendo le parti di mezzo tra Leuante, e Ponente, perche con la metà per lo ſpa
cio
del Cielo è diſtante dal Sole, ſimilmente hauerà la metà della ſua chiarezza, riuolta alla terra.
Ma quando tra il
6660 Sole, &
la Luna ſerà la diſtanza di tutto lo ſpatio del Cielo, & che il Sole trammontando riguardera à dietro il cer-
chio
della naſcente Luna;
perche ſara diſtante molto da i raggi del Sole rilaſciata nel quartodecimo giorno mande-
ra
lo ſuo ſplendore da tutta la ruota della faccia ſua:
& ne gli altri giorni quottidianamente ſcemando alla perfettio-
ne
, e compimento del meſe lunare con i ſuoi giri, &
con eſſer riuocata dal Sole ſott’entrera col corſo ſuo la ruota, &
i
raggi ſuoi faranno le ragio ni de i giorni di meſe in meſe.
Ma io eſponero in che modo Ariſtarcho Samio Mathema-
co
ci ha laſciato gli ammaeſtramenti della uarieta della iſteſſa Luna con gran prontezza d’ingegno.
Non ci è aſcoſo
la
luna non hauer da ſe lume alcuno, ma eſſer come uno ſpecchio, &
riceuere il ſuo ſplendore dallo impeto del So-
le
.
Imperoche tra le ſette ſtelle la Luna fa il corſo ſuo breuisſimo piu uicino alla terra, adunque ogni meſe ella
ſi
oſcura ſotto la ruota, &
i raggi del Sole il primo giorno prima, che ella gli paſſa, & quando è col Sole, ſi chiama no-
ua
Luna.
Ma il di ſeguente dalquale eſſa e ſeconda nominata; trappaſlando il Sole da una ſottile apparenza della
7770 ſua rotondita, quando poi per tre giorni s’allontanara dal Sole, creſce, &
piu illumina. Ma ogni giorno partendoſi,
giunnta
al ſettimo di eſſendo lontana dal Sole, che trammonta d’intorno al mezzo Cielo luce per la metà, &
quella
parte
, che riguarda al Sole quella è illuminata, ma nel decimoquarto giorno eſſendo per diametro nello ſpacio del
mondo
dal Sole diſcoſta, ſi fa piena, &
naſce quando il Sole trammonta, imperoche diſtante per tutto lo ſpacio del
mondo
è cõtrapoſta, &
dallo impeto del Sole riceue il lume di tutto il ſuo cerchio, ma naſcendo il Sole alli 17 giorni
la
Luna è all’Occidente abbaſſata, &
nel 21 quando è leuato il Sole la Luna quaſi tiene le parti di mezzo il Cielo, &
237218LIBRO ha lucida quella parte, che riguarda al ſole, nelle altre e oſcura, & coſi caminando ogni giorno quaſi alli 28 ſott en-
tra
i raggi del ſole, &
compie le ragioni de i meſi. Hora io diro come in ciaſcun meſe il ſole entrando nei ſegni fa cre
ſcere
, &
ſcemare gli ſpacij de i giorni, & delle hore.
A me pare, che l’oppinione di Beroſo, & la oppinione di Ariſtarcho quaſi concorrino in una, ben è uero che Beroſo uuole, che la metà della Lu-
na
ſia lucida, quella ſempre ſi riuolga al Sole, &
queſto puo ſtare, ſe egli intende, che la metà ſia lucida, ò uedendola, ò non uedendola noi,
&
Ariſtarcho uuole, che tutto il lume, che ha la Luna uegni dal Sole, laqual oppinione è migliore, & è stata accettata. Dico adunque in ſom
ma
, che la Luna congiunta col Sole non ſi uede, perche ha la ſaccia illuminata riuolta al Sole, &
la oſcura à noi, ma ſcoſtandoſi ogni giorno
dal
Sole, il Sole percuote una parte della Luna coni raggi ſuoi, &
perche noi ſiamo di mezzo cominciamo à uedere la parte illuſtrata, & ne
i
primi di poco ne uedemo.
però quello aſpetto ſi chiama Lunato, & in Greco Monoidis, ma nel ſettimo quando ella è per una quarta del Cie-
1110 lo lõtana, quella faccia ſi uede mezza, &
pero in Greco ſi chiama Dicotomos, cioe diuiſa in due: allontanandoſi poi, & riuoltando à noi piu del-
la
metà della faccia illuminata è detta A mphicirtos, cioe curua d’amendue le parti, finalmente nella oppoſitione dimoſtrando tutta intiera la ſua
ruondezza
illuminata, è detta Panſelinos, cioe tutta Luna, ò piena Luna;
et noi dicemo la Luna ha fatto il tondo, ritornando finalmente al Sole
di
giorno in giorno ſi ua naſcondendo, fino che di nouo la ſia al Sole ſottopoſta, &
questo è aſſa per lo intendumento della preſente materia.
La quale fornita Vitr. ci propone di dire come i giorni s’accortano, & s’allongano, & le hore mentre il Sole ua di ſegno in ſegno, & dicendo
che
gli ſpatij delle hore ſi fanno maggiori, &
minori, ci dinota, che gli antichi partiuano i giorni in dodici parti eguali, però ne ſeguitaua, che
l’hore
della ſtate diurne erano maggiori, che l’hore del uerno, &
quella proportione, che ſeruauano i giorni la iſteſſa haueuano le notti, &
quelle
hore conueniuano con le hore ordinarie, che uſamo noi ſolamente al tempo de gli Equinotij, ſcemauano le hore dal tempo, che il Sole
entraua
in Cancro, fino al Capricorno, creſceuano dal Capricorno al Cancro, questo auuertimento ci fara intendere, le ſeguenti coſe det-
te
da Vitr.
2220
CAP. V. DEL CORSO DEL SOLE PER LI
DODICI
SEGNI.
Il sole adũque quãdo entra nel ſegno del Montone, & traccorre la ottaua parte di quello com
pie
l’equinottio di Primauera;
ma andando piu oltra alla coda del Toro, & alle ſtelle Vergilie dalle
quali
balza la prima metà del Toro corre in maggiore, &
pin ampio ſpacio del Cielo della metà
uerſo
la parte Settentrionale.
Partendoſi poi dal Toro quando entra nei Gemelli naſcendo le Ver
gilie
creſce ſopraterra, &
fa maggiori gli ſpatij de i giorni. Indi da i Gemelli quando entra al Can-
cro
, ilquale occupa longhisſimo ſpatio del Cielo, giunto alla ottaua parte fa il tempo del Solſtitio,
3330&
caminando peruiene al capo, & al petto del Leone: imperoche quelle parti ſono al Cancro attribuite. Ma dal pet
to
del Leone, &
da i termini del Cancro l’uſcita del Sole correndo alle altre parti del Leone, ſcema la grandezza dei
giorni
, &
de i giri, & ritorna in corſo eguale à quello, che egli faceua, quando era ne i Gemelli. Indi poi dal Leone
paſſando
alla Vergine, &
andãdo piu oltra al ſeno della Veſta, in quello reſtrigne i giri ſuoi, & gli agguaglia à quelli,
che
egli faceua eſſendo nel Toro.
Vſcito di Vergine per lo ſeno della Veſta di quella, che occupa le prime parti del-
la
Bilancia, nella ottaua parte della bilancia fa lo equinottio dell’Autunno;
& quel corſo è pari. à quello, che fu fat-
to
nel ſegno del Montone, entrando poi conlo Scorpione cadendo le Vergilie, andando piu inanzi alle parti me-
ridiane
ſcema la longhezza de i giorni.
Dallo Scorpione al Sagittario uenendo, quando egli entra nelle parti ante-
riori
di quello, paſſa piu ſtretto corſo del giorno.
Ma cominciando dalle Anche del Sagitario, lequal parti ſono at-
tribuite
al Capricorno giunto all’ottaua parte fa un breuis ſimo ſpacio del Cielo, &
d’indi dalla breuità de i giorni
4440 quel tempo è detto Bruma, &
i giorni Brumali. Ma dal Capricorno paſſando allo Acquario, creſce, & agguaglia
con
la longhezza del di lo ſpacio del Sagittario.
Dallo acquario, quando è entrato nei peſci, ſpirando il uento Fa-
uonio
acquiſta corſo eguale allo Scorpione, &
coſi il Sole andando per quei ſegni à certi, & determinati tempi, fa cre
ſcere
, &
ſcemare gli ſpatij de i Giorni, & delle Hore. Ma io diro delle altre conſtellationi, che ſono di Stelle ornate
dalla
ſiniſtra, &
dalla deſtra della Zona de i ſegni della parte meridiana, e Settentrionale del Mondo.
Qui ci rende la ragione del creſcere, & del calare de i giorni, ma breuemente, & piu preſto ci eſpone lo effetto, che ſa il Sole nel mondo entran
do
di ſegno in ſegno cerca la quantita de i giorni, benche la ragione ſia questa, che il Sole ſopra terra di ſegno in ſegno faccia maggiori, ò
minori
archi del Cielo.
Però noi ſaldaremo ancho queſta partita, dicendone la cagione uniuerſale, percioche quando à noi creſcono i giorni
ad
altri uan ſcemando, pero douemo abbracciare tutta la cauſa di tal’effetto, &
non quella, che à noi habitanti di qua dallo Equinottiale ſer-
ue
ſolamente.
5550
Il giorno adunque in due modi s’intende, prima lo ſpatio, che fail Sole col Mondo girando una fiata ſola nel termine di hore 24 & questa è l’ordi-
naria
ſignificatione di queſto nome preſo uulgarmente, imperoche gli eſperti aſtronomi, al giro di hore 24 danno quel di piu, che il Sole nel-
lo
ſpacio di hore 24 ha fatto col ſuo mouimento contrario à quello del Mondo, &
questa è una ſignificatione di questo nome Giorno, ne è me-
rauiglia
ſe in queſto ſpatio, e compreſo ancho la notte, perche riſpetto à tutto il mondo ſempre luce il Sole, &
fa giorno in qualche luogo.
L’altra è che per giorno s’intende quello ſpatio, che il Sole in qualche luogo sta ſopra l’Orizonte. Nel primo modo il giorno ſi comincia dal
mezzodi
, &
dura fin all’altro mezzodi, percioche à qualunque habitante della terra ſtando fermo nel luogo, doue egli è, ogni giorno dell’an-
no
il Sole peruiene al mezzodi ſopra uno iſteſſo circolo tratto da un polo all’altro, &
che paſſa ſopra il punto, che gli sta ſopra, ilqual punto
è
detto Zenith, &
il circolo è chiamato. Meridiano. Imperoche, quando il Sole ſi troua in alcun punto di quello, quando è ſopraterra ſem-
pre
è mezzodi, &
benche diuerſi habbiano diuerſi Meridiani, à ciaſcuno pero il ſuo è uniforme. Mai punti del leuare, & del trãmontar
del
Sole, ſi uanno ſempre uariando, perche ſi uede il Sole hora naſcere al uero Leuante, hora di quà, hora di , &
coſi trammontare: Per ſa-
6660 pere adunque la cagione della diuerſità de i giorni, deueſi auertire che’l Sole non ſale ogni giorno egualmente ſopraterra, dalche auuiene, che
un
giorno non è eguale all’altro, ben è uero, che ne gli iſtesſi gradi di appartamento dallo equinottiale, ne i quali il Sole ogni di aſcende, in quel
li
ſi pone all’oppoſta parte, &
per breue, ò longo, che ſia il giorno ſtando l’huomo in un luogo il Sole gli uiene ogni di (come ho detto) ad uno
iſteſſo
meridiano, ſenza che egli pieghi mai in parte alcuna, ne per queſto affermo, che ad uno isteſſo tempo ſia il mezzodi à tutti gli habitato-
ri
della terra, ma dico bene, che quanto uno è piu leuantino, tanto piu preſto gli naſce il Sole, &
tanto piu preſto gli uiene al ſuo meridiano.
La onde ſi puo hauere per queſta ragione, che quando ad alcuni è mezzodi, ad altri è il principio, ad altri il fine, ad altri la notte, & eſſendo
la
terra come alcuni uogliono di leghe ſeimila di circuito, il corpo del Sole per ogni hora del di naturale fa per la ritondezza dell'acqua, &

della
terra leghe 252.
La doue per queſto conto guardando noi, che hora è di giorno in un paeſe, ſaperemo che hora ſia in ogni altra parte, ſa-
pendo
la diſtanza, che è delle leghe da un luogo all’altro da Leuante à Ponente.
Hora poniamo il Sole nel principio del Montone, che è pun-
to
Equinottiale, (benche Vitr.
lo pone nella ottaua parte) ilche (come s’intenda) diro poi & che comincie à montare, et imaginamo, che il prin
7770 cipio, &
il fine del giorno ſia quando ſul labro, ò ſul’orlo dell’Orizonte da Leuante, & da Ponente ſi troua il centro del corpo ſolare, qui dico
il
giorno eſſer pari alla notte, perche il Sole diſſegna una metà del ſuo giro ſopra l’Orizonte, &
l’altra meta di ſotto, & dimora tanto di ſo-
pra
quanto di ſotto.
Facciamo poi, che il Sole ſi moua di ſuo mouimento uerſo i ſegni, che ſono di qua dalla linea equinottiale riſpetto à noi,
che
ſono il Toro, i Gemelli, il Cancro, il Leone, &
la Vergine, detti da Vit. Settentrionali, io dico che i giorni ſi faranno maggiori à poco à
poco
, ſin che il Sole peruenga al ſegno del Cancro, di doue egli comincia ad abbaſſarſi, et ritorna in dietro, pero è detto Tropico cioe circolo
del
ritorno, che e quello, che noi imaginamo, che farebbe il Sole, ſe egli quando ui entra gir ando per un giorno intiero, laſciaſſe un ſegno
238219NONO. nifeſto nel Cielo, ſi come chiamamo Equinottiale quel circolo, che ſegnandolo il Sole in un di entrando nel Montone, ò nella Bilancia, ci di-
moſtraſſe
i ſuoi uestiggi.
Dal cerchio adunque del Tropico il Sole comincia à diſcendere, & non fare l’arco Diurno coſi grande, & p@rche
pare
, che à quel tempo il Sole faccia poco mouimento, ilche ci appare per la poca mutatione delle ombre, però è detto quel tempo Soleſtitio,
come
, che in quello appare, che il Sole stia, qui adunque il giorno e longhisſimo à quelli, che ſtanno di qua dallo Equinottiale, &
la notte è
breuisſima
, &
tanto è piu longo il di, & piu breue la notte, quanto e piu torto, & obliquo l’Orizonte, perche il Sole à quelli, che hanno l’O-
rizonte
piu obliquo fa maggior ſalita, &
dimora piu ſopra la terra, & però lo ſpacio della luce e maggiore, la onde ſi corregge facilmente il
teſto
di Vitr.
la doue egli dice, ad cancrum, qui breuisſimum tenet celi ſpacium, percioche uuol dire longisſimum. riſpetto al Sole, che nel prin
cipio
del Cancro fa maggior uiaggio ſopra l’Orizonte, riſpetto à noi, &
l’arco diurno è il piu grande che ſia in tutto l’anno, Dal Soleſtitio
poi
diſcendendo ne i ſeguenti ſegni i giorni ſi uanno ſcemando, perche gli archi diurni ſono piu basſi, &
minori fin, che egli peruiene alla Bi-
lancia
, nel cui principio dinouo il Sole ſi fa eguale alla notte, &
ſi fa il ſecondo Equinottio detto lo Equinottio dello autunno, ſi come il primo
1110 era l’Equinottio della Primauera.
Et diſcendendo tutta uia il Sole ne i ſeguenti ſegni, i giorni ſi ſcortano per le ſopradette cagioni, fin che
entri
nel Capricorno, doue ſi ſa l’altro Soleſtitio, che da i boni antichi è detto Bruma dalla breuità de i giorni.
Iui adunque stãdo il Sole le notti
ſono
piu longhe che ſiano in tutto l’anno à quelli, che ſtanno di qua dallo Equinottiale, &
i giorni conſeguentemente ſono piu breui, ma à quel
li
, che ſono di la dallo Equinottiale auuiene al contrario, percioche gli ar chi diurni ſi fanno maggiori, &
il Sole girando per quelli ſta piu ſo-
pra
il loro Orizonte, &
i notturni ſi fanno minori. Dal Capricorno poi tornando (perche ancho iui è l’altro circolo del ritorno) perche
il
Sole comincia à prender maggior ſalita i giorni ſi fanno maggiori fino, che un’ altra fiata ſi par eggino con la notte rientr ando nel Montone,
&
questo è quanto ha uoluto dir Vitr. accennando nel traccorſo ſuo molte belle coſe. Tra lequali una è l’ordine de i ſegni, & il modo delle
figure
loro, &
queſto dico, accioche gli artefici, che funno le sfere imparino à por bene i ſegni celeſt, perche il Sole entra nel Montone per la
testa
ſua, dietro il Montone e la coda del Toro, &
coſi ua ſeguitando come dice Vitr. l’altra coſae, che dal Montone per ordine fino alla Bi-
lanciai
ſegni, che ſono, ſi chiamano Settentrionali, &
quelli che ſono dalla Bilancia al Montone, ſi chiamano Meridionali, perche quelli ſono
2220 di qua dallo Equinottiale uerſo il Settentrione, quelli di la uerſo le parti Meridiane, dico riſpetto à noi, imperoche i ſegni, che ſono Meridia
ni
à noi, che ſtiamo di qua dalla linea, ſono ſegni del Polo di , &
i ſegni, che à noi ſono Settentrionali, à quelli ſono Meridiani. Dice ancho di
piu
, che l’uno et l’altro Equinottio, et l’uno, et l’altro Soleſtitio ſi fanno nelle parti ottaue de i loro ſegni, ilche come ſi intẽda eſponẽdo Plinio il
Zigliero
dice.
Gli antichi per conoſcere il circolo obliquo riguardarono quãdo in due tẽpi diuerſi i giorni fuſſer eguali alla notte, et cõſider aron
ancho
due grãdisſime diſſaguagliãze de i giorni, l’una nel uerno, l’altra nella ſta@e, quãdo il Sole ſi trouaua ne i pũri del ritorno, &
cio fecero
giudicio
e bene pẽſando, che tra queſti termini il Sole andaſſe ſeruãdo uno iſteſſo tenore di uaggio interrõpendolo piu in uno luogo, che in un'
altro
, &
coſi parue loro bẽ fatto, che quelli ſpacij ſuſſer cõgiunti ſotto la circonſerẽza d’un cerchio cõtinua@o, & coſi haueuano quattro princi
di quattro quarte del circolo obliquo, che in queſto modo ſu prima chiamato, da queſto prẽdẽdo altri argomẽti partirono quel cerchio in do
dici
parti equali immutabili in ogni ſecolo, ma poi per fare la loro inuentione memor abile à ſe ſtesſi, et à i poſteri diſſegnarono quel circolo con
alcune
Stelle, che iui eſſer compreſero, non in modo, che ogni imagine occupaſſe à punto la duodecima parte, ma in quanto fuſſero uicine al det
3330 to cerchio, &
coſi diſſero Montone, Toro, & gli altri ſegni, di qui l’obliquo cerchio ha preſo il nome di Zodiaco, & di ſigniſcro. Et che
le
imagini non occupaſſero la duodecima parte del Zodiaco à punto, ce lo da ad intendere ancho Vitr.
dicendo, che il capo, & il petto di Leo-
ne
, e attribuito al Cancro, &
che il ſeno della Veſta della Vergine ha le prime parti della Bilanza, & altre ſinili coſe. Hora eſponendo Vit.
dicemo, che le prime parti del Montone, che ſino alle corna ha gradi ſei, & min. 30. cioe ſei parti è mezza delle dodici, nelle quali e partito
egualmente
il Zodiaco, &
le ultime fin alla coda dieſſo Montone hanno gradi 27 ci ſono 20 {1/2} che tanto ſi eſtende questa imagine per longo.
Di
queſto numero la ottaua parte è 2 {1/2} con le quali il Montone auanza l’egualità de igiorm.
Il ſimile s’intende de gli altri ſegni, & ben-
che
queſto non ſiacoſi à punto nienteduneno ci puo bastare la uicinanza, che puo ſatisfare alla oſſeruanza de i uolgari.
Columella nel nono
benche
approui la oppinione di Hipparcho dicendo gli Equinottij, &
gli Soſtitij farſi nelle prime parti de i ſegni, pero egli ſegue Eudoxo, &
Mirone
antichi astronomi, che diceuano gli Equinottij, &
Soleſtitij ſarſi nelle ottaue parti de i ſegni, come dice Vitr. poſero queſto quegli
antichi
ſeguitãdo la conſuetudine, imperoche quei giorni erano dedicati à certi ſacriſici, &
nominati per ſacre cerimonie, & quella oppinione
4440 era ſtata accetta da gli huomini uolgari, pero forſe e troppo ſottile la eſpoſitione del Zigliero.
E ancho da oſſeruare in Vitr. la reſpondenza
de
i giorni, quando il Sole, e in un ſegno, con quelli, quando egli e in un’altro, &
pero dice che il Leone riſponde à i Gemelli, la Vergine al To-
ro
, la Bilancia al Montone, &
coſi gli altri, perche e una iſteſſa ragione dello andare, & del tornare, & conclude, che coſi come i giorni uan
no
creſcẽdo, e ſcemando, coſi creſcono, &
ſcemano gli ſpatij delle hore eſſendo quella proportione della parte alla parte, che e del tutto al tutto.
Ma perche chiara, & uniuerſale dimoſtratione ſi dia diremo, che in ogni Orizonte, tanto di giorno, quanto di notte ſia queſto, e quella longo,
ò
breue quanto ſi uoglia, la metà del Zodiaco ſale ſopra, &
l’altra ſcende (come detto hauemo) di giorno monta quella, che cominciando dal
luogo
oue ſi troua il Sole ſecondo l’ordine de i ſegni ſi fa inanzi, &
l’altra trammonta, cioe quella, che principia dal luogo oppoſto al luogo oue
ſi
troua il Sole, &
per lo contrario di notte quella aſcende, & queſta diſcende, & queſto eragioneuole, perche eßendo (come detto hauemo)
l’Orizonte
, &
il Zodiaco due cerchi de i maggiori, neceſſario è che in due parti eguali l’uno, & l’altro ſi partiſchino. Adunque tanto di gior
no
, quanto di notte ſei ſegni naſcono, &
ſei cadono: però nell’obliquuo Orizonte à quell@, che ſono di qua dalla linea nel giorno dello Equi-
5550 nottio di Primauera monta la metà del Zodiaco, che declina uerſo il Polo manifeſto, che contiene i ſegni dal Montone alla Bilancia, &
per lo
contrario
, nel di dello Equinottio dell’autunno mõtando l’altra metà quella diſcende.
Ma quella metà del Zodiaco, che comincia col punto del So
lestitio
della ſtate in grandisſimo ſpacio monta, &
in breuisſimo diſcende, & nel punto della Bruma, quella metà, che in breuisſimo ſpatio aſcen
de
, in longhisſimo diſcende, perche naſce tanto nella notte d’Eſtate, quanto nel di del Verno breuisſimo, et diſcende tanto nel di d’Eſtate, quãto
nella
notte del Verno lõghisſima, la onde gli habitanti ſotto, i, circoli polari la metà del Zodiaco, che comincia col punto del Solſtitio coſi, come
nello
ſpatio di hore 24 ſi leua coſi in uno instante ſi pone, &
pero lo contrario l’altra come in un’instante ſi leua, coſi in hore 24 ſi pone, la
doue
quanto una metà del zodiaco prende il principio ſuo piu uicino al piu alto Solſtitio tanto in maggiore ſpacio di tempo ſale, &
in minor ſi
pone
, &
coſi due metà, che cominciano con un punto da un Solstitio egualmente rimote con eguali ſpatij di tempo ſalgono, & ſi corcano, per
che
naſcono, &
cadono con notti, & giorni eguali, & ſe due metà del zodiaco cominciano da due punti oppoſti, in quel tempo, che una ſale,
l’altra
ſi pone, perche lo isteſſo di, che una leua, l’altra cade, &
nella istſſa notte, che una monta, l’altra trammonta; perilche quelle metà, che
6660 naſcono con punti da uno Equinottio egualmente diſtanti, in quanto tempo che una ſi leua, l’altra cade, &
queſto è quello, che dice Vitr. à i
giorni
de i Gemlli eſſer pari i giorni del Leone.
Prendeſi ancho la quantità de i giorni da gli archi diurni, iquali ſi fanno maggiori, e mino-
ri
ſecondo, che il Sole e piu uicino, ò piu lontano da gli equinotij, ilche è gia manifeſto.
Et quici ſarà una tauola, che ci dimoſtra digrado
iu
grado la longhezza de i giorni, cominciando ſotto l’Equinotiale fin ſotto il Polo.
239220LIBRO11
L’altezza
del\\Polo. # Hore # Minuti # Seconde
1
# 12 # 3 # 28
2
# 12 # 6 # 56
3
# 12 # 10 # 24
4
# 12 # 14 # 0
5
# 12 # 17 # 28
6
# 12 # 20 # 56
7
# 12 # 24 # 48
8
# 12 # 28 # 0
9
# 12 # 31 # 36
10
# 12 # 35 # 12
11
# 12 # 38 # 48
12
# 12 # 42 # 24
13
# 12 # 46 # 8
14
# 12 # 49 # 44
15
# 12 # 53 # 28
16
# 12 # 57 # 20
17
# 13 # 1 # 4
18
# 13 # 4 # 36
19
# 13 # 8 # 56
20
# 13 # 12 # 48
21
# 13 # 16 # 48
22
# 13 # 21 # 4
23
# 13 # 25 # 4
24
# 13 # 29 # 20
25
# 13 # 33 # 35
26
# 13 # 38 # 0
27
# 13 # 42 # 24
28
# 13 # 46 # 16
29
# 13 # 51 # 36
30
# 13 # 56 # 16
31
# 14 # 1 # 12
32
# 14 # 6 # 8
33
# 14 # 11 # 12
34
# 14 # 16 # 24
35
# 14 # 21 # 52
36
# 14 # 27 # 20
37
# 14 # 33 # 4
38
# 14 # 37 # 36
39
# 14 # 44 # 56
40
# 14 # 51 # 12
41
# 14 # 57 # 44
42
# 15 # 4 # 24
43
# 15 # 11 # 20
44
# 15 # 18 # 40
45
# 15 # 26 # 8
46
# 15 # 34 # 8
47
# 15 # 42 # 24
L’altezza
del\\Polo. # Hore # Minuti # Seconde.
48
# 15 # 51 # 4
49
# 16 # 0 # 8
50
# 16 # 9 # 44
51
# 16 # 19 # 52
52
# 16 # 30 # 32
53
# 16 # 41 # 52
54
# 16 # 54 # 8
55
# 17 # 7 # 4
56
# 17 # 21 # 4
57
# 17 # 36 # 16
58
# 17 # 52 # 48
59
# 18 # 10 # 48
60
# 18 # 30 # 56
61
# 18 # 53 # 20
62
# 19 # 18 # 24
63
# 19 # 48 # 40
64
# 20 # 24 # 24
65
# 21 # 10 # 32
66
# 21 # 20 # 40
### Continuatione dei Giorni, ò della Luce.
# Hore # Minuti # Seconde
67
# 24 # 1 # 40
68
# 42 # 1 # 16
69
# 54 # 16 # 25
70
# 64 # 13 # 46
71
# 74 # 0 # 0
72
# 82 # 6 # 39
73
# 89 # 4 # 58
74
# 96 # 17 # 0
75
# 104 # 1 # 4
76
# 110 # 7 # 27
77
# 116 # 14 # 22
78
# 122 # 17 # 6
79
# 127 # 9 # 55
80
# 134 # 4 # 58
81
# 139 # 31 # 36
82
# 145 # 6 # 43
83
# 151 # 2 # 6
84
# 156 # 3 # 3
85
# 161 # 5 # 23
86
# 116 # 11 # 23
87
# 171 # 21 # 47
88
# 176 # 5 # 29
89
# 181 # 21 # 58
90
# 187 # 6 # 39
Et coſi quanto ſono i gironi longhi al tempo del Solstitio, tanto ſono le notti al tempo della Bruma di modo, che in tutto l’anno tanto è lo ſpatio de i
giorni
, quanto è lo ſpatio delle notti.
Volendo adunque noi ſapere quanto è il di maggiore in ciaſcun paeſe, ſi riccorrera alla predetta tauo-
la
, doue prima ſi trouera l’altezza del Polo, e d’incontro e la grandezza del giorno ſecondo l’hore, e minuti, e ſeconde.
Ma che il mondo
ſia
habitato ſin la doue ſono meſi ſei di notte, et ſei di giorno, questo è gia manifeſto per la pratica de gli huomini, &
per gli ſcritti di molti. La
natura
à quelli ha prouiſto.
La Luna con lo ſuo ſplendore ſpeſſo gli uiſità. I Crepuſculi gli ſono longhi tanto la ſera, quanto la mattina. Il
Sole
gli laſcia ſua impresſione dimorandogli tanto ſopra la terra, il paeſe con i monti è coperto da i uenti, il ſito è incuruato, che riceue meglio
il
calore.
lui le finisſime pelli ſi trouano, & il mare, che pur per la ſalſdeine da inditio di qualche aduſtione, benche geli, è pero copio-
ſißimo
di peſci.
Gli huomini ſono gagliardi, erobuſti, & la terra non ſi ſdegna di produrre herbe, & metalli in gran quantità di modo, che
gli
antichi, i quali non haueuan ueduto piu inanzi ſono ſtati dapoi ſenza lor frutto dalla eſperienza conuinti.
Ma tornamo al propoſito, &
dichiamo
breuemente quello, che è stato oſſeruato delmouimento del Sole, nelle quarte del Zodiaco.
Io dico che il Sole ua per la pr@ma quar-
ta
del zodiaco in giorni 94 hore 12, &
del ſuo eccentrico gradi 93 minuti 9. Va per la ſeconda, che è la quarta eſtiua, in giorni 92 hore 12. &
del
ſuo eccentrico gradi 91 minuti 11 Va per la terza in giorni 88 hore 3.
& del ſuo eccentrico gradi 86 minuti 41. Va per la quarta del Ver
no
in giorni 90 hore 2.
minuti 55 ſeconde 2. & del ſuo eccentrico gradi 88 minuti 99. Fala metà Settentrionale del Zodiaco in giorni 18@. l’al
tra
meta in giorni 178 hore 55 minuti 55.
ſeconde 12 la doue andando per la metà Settentrionale pone giorni 8 hore 18 minuti 4. ſeconde 48
di
piu che andando per la metà Meridiana.
Hora io diro delle altre conſtellationi, che ſono dalla deſtra, & dalla ſiniſtra della Zona de i ſegni diſpoſte, & figurate di
Stelle
dal Settentrione, &
dal Meriggie.
Propone Vit. quello, che egli far intende, dapoi che ci ha eſplicato il corſo del Sole il creſcere, & ſcemare de gli ſpatij diurni, & delle hore, Et dice
uolerci
proporre il ſito delle ſtelle poſte di qua, &
di la dal Zodiaco, percioche eſſendo alcune imagini nella larghezza del zodiaco, & alcu
ne
fuori, &
hauendo detto di quelle, che ſono dodici, & quali, & come ſtiano, uuole egli trattare di quelle, che ſono fuoridella larghezza,
&
però tratta di quelle, che ſono dalla parte Settentrionale, & di quelle, che ſono alla parte di mezzodi, chiamando Sydera le conſtellationi,
cioè
le imagmi intiere compoſte di piu Stelle, &
Stella una ſola Stella.
240221NONO.
CAP. VI. DELLE CONSTELLATIONI CHE
SONO
DALLA PARTE
SETTENTRIONALE
.
Il Settentrione, ilqualei Greci Arston, ò Helice chiamano, ha dietro à ſe poſto il Guardiano, da
quello
non molto lontana e la Vergine, ſopra il cui humero deſtro è una lucidisſima Stella, laqua-
le
i Latini chiamano Prouindemia, &
i Greci antichi Protrigeton, & la ſua apparenza è piu preſto
ſplendida
, che colorata.
Euui ancho un’altra Stella à dirimpetto tra le ginocchia del Guardiano del
1110 l’Orſa, che è detta Arsturo, &
iui è dedicato all’incontro del capo del Settentrione attrauerſato al-
li
piedi de i Gemelli il Carrettieri, &
ſta ſopra la ſommita del corno del Toro. Similmente nella
ſommita
del corno ſiniſtro del Toro alli piedi del Carettieri tiene una Stella da una parte, che ſi chiama la Mano
del
Carrettieri, doue ſono i Capretti, &
la Capra.
Vitr. non ſolo pone le imagini Celeſti, che ſono raunanze di una moltitudine di Stelle, ma ancho qualche Stella ſegnalata da ſe, ne meno le pone
tutte
, ma ſolamente quelle, che per gli naſcimenti, e cadimenti loro ſi conoſcono.
Pero ſi uede, che Vitr. ha hauuto intentione di eſponer quel
lo
, che, appare ſopra il nostro hemiſpero, &
però ha ragionato prima de i Poli in quel modo, come per legge perpetua il Settentrionale ſteſſe
di
ſopra, &
l’altro di ſotto, ma peggio è che il testo è piu ſcorretto in queſto luogo, che altroue, & ſe la diligenza di molti ualenti huomini
non
ci haueſſe aiutato, poco ſapresſimo, che dire.
Va à torno una carta di Gioanni Stabio, d’Alberto Durero, & del Volpaia Firenti-
no
fatta da tutti tre inſieme, nella quale ſono le imagini Celeſti molto ben poſte, iui e diſtinto il zodiaco in ſegni, &
gradi, & poſte ſono le ima-
gini
ſecondo il ſito loro distanti dal zodiaco, inſieme col numero delle Stelle, che le adornano, &
la quantita è grandezza loro, & ancho ci
2220 ſono alcune ſtelle poſte da ſe, che non entrano in fare alcuna imagine, &
molte ci ſono aggiunte per la relatione de nauiganti, che appartengo-
no
all’ altro Polo.
Et noi qui ſotto poneremo la tauola di eſſe dimoſtrando per eſſa quali ſiano Settentrionali, & quali Meridiane, & che la-
titudine
s’habbiano, cioe quanto ſiano dal zodiaco uerſo i Poli diſcoſte, &
che longitudine, cioe quanto ſiano dal principio del Montone per
la
longhezza del zodiaco lontane, dimoſtrerasſi ancho la lor quantita, perche altre ſono piu lucenti, e maggiori, altre minori, &
di manco lu
me
, altre uanno nelmezzo del Cielo conun ſegno.
altre con un’altro, & tutte queſte coſe ſono state molto bene calculate dal mio precettore
Meſſer
Federico Delfino del 1520 ilquale con ſomma diligenza ha ſatto la ſottoposta tauola, che da me per la riuerenza, che gli ho portato, &

per
la ragione efficace, &
per l’auttorità ſua, e ſtata stimata giuſtisſima e ben fatta, & pero io ho uoluto riſerirmi alla calculatione di quel
Milleſimo
, &
laſciar il diſſegno gia ſatto da tanti ualenti huomini, prendendo grande merauiglia, che i Greci habbiano hauuto tanta authori-
che con tanto conſenſo di ognuno habbiano empito il Cielo delle lor fauole, che conſirmate dapoi, per niun modo ſono ſtate immutate, ſe for
ſe
à maggior antichità non ſi hanno à riferire.
Ma ſeguitiamo il propoſito noſtro, & uediamo la Tauola.
3330 125[Figure 125]
TAVOLA DELLE LONGHEZZE, LARGHEZZE PARTI,
ET
GRANDEZZE DELLE STELLE.
44
Vrſœ
Minoris. 7 ### Magnitudo
Longitudo
. Pars. ## Latitudo. # "
S
# G # M # Lati. # S # G # M # "
# 20 # 0 # 7l’ # 66 # 0 # 3
# 22 # 20 ## 70 # 0 # 4
# 5 # 50 ## 74 # 20 # 4
# 19 # 30 ## 75 # 40 # 4
## 23 # 30 ## 77 # 40 # 4
# 7 # 0 ### 72 # 50 # 2
# 16 # 0 # 7’ # 74 # 50 # 2
######## Quæ eſt extra formam.
# 2 # 50 # 7’ # 71 # 10 # 4
Vrſæ
Maioris 27.
# 15 # 10 # 7’ # 39 # 50 # 4
# 15 # 40 ## # 43 # 0 # 5
♋16
# 10 # ## 43 # 0 # 5
# 16 # 0 ## 47 # 10 # 5
# 16 # 30 ## 47 # 0 # 5
# 18 # 0 ## 50 # 30 # 5
# 20 # 20 ## 43 # 50 # 4
# 22 # 20 ## 44 # 20 # 4
# 28 # 50 ## 42 # 0 # 4
# 0 # 50 ## 40 # 15 # 4
# 0 # 30 ## 35 # 0 # 3
# 25 # 20 ## 29 # 20 # 3
# 26 # 10 # # 28 # 20 # 3
# 25 # 30 ## 36 # 0 # 4
# 25 # 40 ## 33 # 0 # 4
# 7 # 30 # 49 # 0 # 2
# 12 # 0 ## 44 # 30 # 2
# 23 # 0 ## 51 # 0 # 3
Longitudo
. Pars. # Latitudo. #
# Lati. # Magnitudo
S
# G # M ## S # G # M # "
# 22# 50 #
# 46 # 30 # 2
# 12 # 30 ## 29 # 20 # 3
# 14 # 0 ## 28 # 15 # 3
# 21 # 30 ## 35 # 15 # 4
# 29 # 40 ## 25 # 50 # 3
# 2 # 40 ## 25 # 50 # 3
# 2 # 0 ## 53 # 30 # 2
# 7 # 50 ## 55 # 40 # 2
♍19
# 40 # 7’ # 54 # 0 # 2
## Extra formam.
# 17 # 4 ## 39 # 45 # 3
# 10 # 0 ## 41 # 20 # 5
# 4 # 50 ## 17 # 15 # 4
# 3 # 10 ## 19 # 10 # 4
# 6 # 0 ## 20# 0 # ob
# 2 # 0 ## 22# 30 # ob
# 1 # 0 ## 23 # 0 # ob
# 19# 50 ## 22 # 15 # ob
## Draconis 31.
# 16 # 30 ## 76 # 30 # 4
# 1 # 40 ## 78 # 30 # 4
# 3 # 0 ## 75 # 40 # 3
# 17# 10 ## 80 # 20 # 4
# 19 # 30 ## 75 # 30 # 3
# 14 # 30 ## 82 # 20 # 4
# 22 # 10 ## 78 # 15 # 4
# 18 # 40 ## 80 # 20 # 4
# 9 # 20 ## 81 # 20 # 4
Longitudo
. Pars. ## Lati. # Latitudo # Magni tudo
S
# G # M ## S # G # M
# 27 # 50 ## 81 # 40 # 4
# 10 # 20 ## 83 # 0 # 4
# 27 # 30 ## 78 # 50 # 4
# 12 # 40 ## 77 # 50 # 4
# 0 # 30 # 7’ # 80 # 30 # 5
# 11 # 30 ## 81 # 20 # 5
# 16 # 0 ## 80 # 15 # 5
# 3 # 10 ## 84 # 30 # 4
# 10 # 10 ## 83 # 30 # 4
# 1 # 40 ## 84 # 50 # 4
# 18 # 30 ## 87 # 30 # 6
# 11 # 30 ## 86 # 50 # 6
# 28 # 50 ## 81 # 15 # 5
# 29 # 10 ## 83 # 0 # 5
# 28 # 10 ## 84 # 50 # 30
# 29 # 50 ## 78 # 0 # 3
# 2 # 50 ## 74 # 40 # 4
# 2 # 30 ## 70 # 0 # 3
# 27# 10 ## 64# 40# 4
# 1 # 0 ## 65# 30# 3
# 9 # 0 ## 61# 15 # 3
# 3 # 0 # # 56 # 15 # 3
# Cephei 11.
# 28 # 50 # 7l’ # 75 # 40 # 4
# 22 # 50 ## 64 # 15 # 4
# 27 # 10 ## 71 # 10 # 4
# 6 # 10 ## 69 # 0 # 3
# 29 # 10 ## 72 # 0 # 40
241222LIBRO11
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 29 # 50 # tl’ # 74 # 0 # 4
# 18 # 20 ### 65 # 30 # 5
# 27 # 20 ### 62 # 30 # 4
# 6 # 10 ### 60 # 15 # 5
# 7 # 10 ### 61 # 15 # 4
# 8 # 50 ### tl’ # 61 # 20 # 5
# ### Extra formam 2.
# 3 # 30 ### 64 # 0 # 5
# 11 # 10 ### 59 # 30 # 4
# ### Bootis 22.
# 22 # 10 # tl’ ## 58 # 40 # 5
# 24 # 0 ### 58 # 20 # 5
# 25 # 10 ### 60 # 10 # 5
# 29 # 30 ### 54 # 40 # 5
# 9 # 30 ### 49 # 0 # 3
# 16 # 30 ### 53 # 50 # 4
# 25 # 30 ### 48 # 40 # 4
# 25 # 30 ### 53 # 15 # 4
# 24 # 50 ### 57 # 30 # 4
# 27 # 30 ### 46 # 30 ## 4
# 28 # 20 ### 45 # 30 # 5
# 28 # 0 ### 41 40 # 5
# 26 # 30 ### 41 # 40 # 5
# 26 # 50 ### 4 # 2 # 30 # 5
# 27 # 30 ### 43 # 0 # 5
# 19 # 50 ### 40 # 15 # 3
# 15 # 30 ### 41 # 40 # 4
# 14 # 50 ### 4 # 2 # 10 # 4
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 25 # 10 # tl’ ## 20 # 0 # 3
# 11 # 10 ### 25 # 0 # 3
# 10 # 20 ### 26 # 30 # 4
# 11 # 10 ### 25 # 0 # 4
# ### Extra formam 8.
# 16 # 50 ### 31 # 30 # 1
# 4 # 30 # tl’ ## 44 # 30 # 2
# 1 # 30 ### 46 # 30 # 4
# 1 # 40 ### 48 # 0 # 5
# 3 # 30 ### 50 # 30 # 6
# 7 # 0 ### 44 # 45 # 4
# 9 # 0 ### 44 # 50 # 4
# 11 # 10 ### 46 # 10 # 4
# 11 # 30 # tl’ ## 40 # 20 # 4
# ### Herculis # 29.
# 7 # 30 # tl’ ## 37 # 30 # 3
# 23 # 30 ### 43 # 0 # 3
# 21 # 30 ### 40 # 10 # 3
# 17 # 50 ### 37 # 10 # 4
# 6 # 30 ### 48 # 0 # 3
# 11 # 50 ### 49 # 30 # 4
# 17 # 30 ### 52 # 0 # 4
# 25 # 20 ### 52 # 50 # 4
# 21 # 30 ### 54 # 0 # 4
# 21 # 20 ### 53 # 0 # 4
# 26 # 30 ### 50 # 40 # 3
# 5 # 50 ### 53 # 30 # 4
# 29 # 50 ### 56 # 30 # 5
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 1 # 0 # tl’ ## 58 # 30 # 5
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# 20 # 30 ### 60 # 15 # 4
# 15 # 10 ### 63 # 0 # 4
# 5 # 30 ### 65 # 30 # 4
# 3 # 30 ### 63 # 40 # 4
# 0 # 0 ### 64 # 15 # 4
# 1 # 0 ### 60 # 0 # 4
# 24 # 50 ### 57 # 30 # 4
# 22 # 30 # tl’ ## 38 # 20 # 5
# ###### Liræ ſeu uulteris cadentis # 10.
# 7 # 10 # tl’ ## 62 # 0 # 1
# 10 # 10 ### 62 # 40 # 4
# 10 # 10 ### 61 # 0 # 4
# 13 # 30 ### 60 # 0 # 4
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# 21 # 30 ### 60 # 20 # 4
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# 10 # 40 ### 55 # 9 # 4
# 63 # 0 ### 55 # 20 # 3
# 23 # 50 # tl’ ## 54 # 45 # 5
126[Figure 126]
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 24 # 20 # Gali. ## 17. # 49 # 20 # 3
# 28 # 50 ### 50 # 30 # 5
# 6 # 10 ### 54 # 30 # 4
# 18 # 20 ### 57 # 20 # 3
# 29 # 0 ### 60 # 0 # 2
# 9 # 30 ### 64 # 40 # 3
# 12 # 20 ### 69 # 40 # 4
# 11 # 0 ### 71 # 30 # 4
# 6 # 30 ### 74 # 0 # 4
# 20 # 40 ### 49 # 30 # 3
# 23 # 40 ### 52 # 10 # 4
# 26 # 30 ### 44 # 0 # 3
# 26 # 50 ### 55 # 10 # 4
# 4 # 20 ### 57 # 0 # 4
# 21 # 0 ### 64 # 0 # 4
# 22 # 30 ### 64 # 30 # 4
# 2 # 0 # tl’ ## 63 # 45 # 5
# ### Extra formam 2.
# 0 # 30 # tl’ ## 49 # 40 # 4
# 3 # 40 ### 51 # 40 # 4
# ### Casſiopeæ # 23.
# 27 # 30 # tl’ ## 45 # 20 # 4
# 0 # 40 ### 46 # 45 # 3
# 2 # 50 ### 47 # 50 # 4
# 6 # 30 ### 40 # 0 # 3
# 10 # 30 ### 45 # 30 # 3
# 16 # 50 ### 47 # 45 # 4
# 21 # 30 ### 47 # 20 # 4
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 4 # 30 # tl’ ## 44 # 20 # 4
# 7 # 30 ### 45 # 0 # 5
# 22 # 10 ### 50 # 0 # ob
# 4 # 50 ### 52 # 44 # 4
# 27 # 40 ### 51 # 40 # 3
# 23 # 30 # tl’ ## 51 # 40 # 6
# Perſei 26.
# 16 # 30 ### 40 # 30 # Neb.
# 21 # 0 ### 37 # 30 # 4
# 22 # 30 ### 34 # 30 # 3
# 17 # 20 ### 32 # 20 # 4
# 20 # 30 ### 34 # 30 # 4
# 21 # 20 ### 31 # 10 # 4
# 24 # 40 ### 30 # 0 # 2
# 25 # 10 ### 27 # 50 # 4
# 27 # 30 ### 27 # 40 # 4
# 27 # 30 ### 27 # 20 # 3
# 20 # 20 ### 27 # 0 # 4
# 19 # 30 ### 23 # 0 # 2
# 19 # 0 ### 21 # 0 # 4
# 17 # 30 ### 21 # 0 # 4
# 16 # 49 ### 22 # 15 # 4
# 4 # 40 ### 28 # 0 # 4
# 2 # 50 ### 28 # 10 # 4
# 2 # 10 ### 25 # 0 # 4
# 3 # 50 ### 26 # 15 # 4
# 4 # 0 ### 24 # 30 # 5
# 6 # 10 ### 18 # 45 # 5
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 26 # 40 # tl’ ## 21 # 50 # 4
# 28 # 30 ### 19 # 15 # 3
# 28 # 10 ### 14 # 45 # 4
# 24 # 0 ### 12 # 0 # 3
# 26 # 10 # tl’ ## 11 # 0 # 3
# ### Extra formanm. # 3.
# 1 # 40 ### 18 # 0 # 5
# 5 # 5 ### 31 # 0 # 5
# 14 # 30 # tl’ ## 20 # 40 # ob
# ## Aurige # 14.
# 22 # 20 ### 30 # 50 # 4
# 22 # 10 ### 31 # 50 # 4
# 14 # 50 ### 22 # 30 # 1
# 22 # 40 ### 20 # 0 # 2
# 21 # 0 ### 15 # 15 # 4
# 21 # 40 ### 13 # 20 # 4
# 11 # 50 ### 20 # 40 # 4
# 12 # 0 ### 10 # 0 # 4
# 11 # 50 ### 18 # 0 # 4
# 9 # 40 ### 10 # 10 # 3
# 15 # 30 ### 5 # 0 # 3
# 15 # 50 ### 5 # 30 # 5
# 16 # 10 ### 12 # 10 # 5
# 10 # 30 # tl’ ## 10 # 20 # ob
# ### Anguitenentis # 24.
# 14 # 40 # tl’ ## 36 # 0 # 3
# 17 # 50 ### 27 # 15 # 4
# 18 # 50 ### 26 # 30 # 4
242223NONO.11
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 3 # 10 # tl’ ## 33 # 0 # 4
# 4 # 30 ### 31 # 50 # 4
# 28 # 10 ### 23 # 50 # 4
# 24 # 50 ### 17 # 0 # 4
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# 16 # 30 ### 15 # 0 # 4
# 22 # 10 ### 13 # 40 # 4
# 23 # 10 ### 14 # 20 # 4
# 11 # 0 ### 7 # 30 # 3
# 13 # 30 ### 2 # 15 # 3
# 12 # 50 # Merid. ## 2 # 15 # 4
# 14 # 10 ### 1 # 30 # 4
# 14 # 50 ### 0 # 15 # 5
# 15 # 40 ### 0 # 15 # 5
# 17 # 0 ### 1 # 0 # 5
# 2 # 0 # tl’ ## 11 # 50 # 3
# 1 # 3 ### 5 # 20 # 5
# 0 # 30 ### 3 # 10 # 5
# 29 # 40 ### 1 # 20 # 5
# 2 # 30 ### 0 # 40 # 5
# 0 # 30 # Merid. ## 0 # 45 # 4
# #### Extra formam # 5.
# 21 # 50 # tl’ ## 28 # 10 # 4
# 22 # 30 ### 26 # 20 # 4
# 22 # 50 ### 25 # 0 # 4
# 23 # 30 ### 27 # 0 # 4
# 24 # 30 ### 33 # 0 # 4
# ## Serpentis # 28.
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 8 # 40 # tl’ ## 38 # 0 # 4
# 11 # 30 ### 40 # 0 # 4
# 11 # 10 ### 36 # 0 # 3
# 11 # 50 ### 31 # 15 # 3
# 11 # 10 ### 37 # 15 # 4
# 13 # 0 ### 42 # # 30 # 4
# 11 # 30 ### 29 # 15 # 3
# 14 # 40 # tl’ ## 26 # 30 # 4
# 14 # 10 ### 25 # 20 # 3
# 16 # 10 ### 24 # 0 # 3
# 18 # 40 ### 16 # 30 # 4
# 28 # 0 ### 16 # 15 # # 5
# 13 # 30 ### 10 # 30 # 4
# 16 # 50 ### 8 # 30 # 4
# 17 # 40 ### 10 # 50 # 4
# 23 # 30 ### 20 # 0 # 4
# 28 # 30 ### 21 # # 10 # 4
# 8 # 10 # tl’ ## 27 # 0 # 4
# ## Sagittæ. # 5.
# 5 # 50 # tl’ ## 39 # 20 # 4
# 16 # 30 ### 39 # 10 # 6
# 25 # 40 ### 39 # 50 # 5
# 24 # 30 ### 39 # 0 # 5
# 23 # 10 # tl’ ## 38 # 45 # 5
# #### Vulcuris uolantis. # 9.
# 27 # 0 ### 26 # 50 # 4
# 24 # 40 ### 27 # 10 # 3
# 23 # 40 ### 29 # 10 # 2
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 24 # 30 ### 30 # 0 # 3
# 23 # 0 ### 31 # 30 # 3
# 25 # 50 ### 31 # 30 # 3
# 19 # 30 ### 28 # 40 # 5
# 21 # 0 ### 26 # 40 # 5
# 12 # 0 # tl’ ## 36 # 20 # 3
# #### Extra # #formam # 6.
# 23 # 30 # tl’ ## 21 # 40 # 3
# 28 # 40 ### 19 # 10 # 3
# 15 # 50 ### 25 # 0 # 4
# 18 # 0 ### 20 # 0 # 3
# 19 # 30 ### 15 # 30 # 5
# 11 # 0 ### 18 # 10 # 3
# ## Delſini # 10.
# 7 # 30 # tl’ ## 29 # 10 # 3
# 8 # 30 ### 29 # 0 # 4
# 8 # 30 ### 27 # 49 # 4
# 8 # 20 ### 32 # 0 # 3
# 10 # 0 ### 33 # 50 # 3
# 11 # 10 ### 32 # 0 # 3
# 13 # 0 ### 33 # 10 # 3
# 7 # 20 ### 30 # 15 # 6
# 7 # 10 ### 31 # 50 # 6
# 8 # 50 # tl’ ## 30 # 30 # 6
# #### Equi primi # 4.
# 16 # 10 # tl’ ## 20 # 30 # ob
# 17 # 50 ### 20 # 40 # ob
# 16 # 10 ### 25 # 30 # ob
127[Figure 127]
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 17 # 30 # tl’ ## 25 # 0 # ob
# #### Equi ſecundi # 20.
# 7 # 40 ### 26 # 0 # 2
# 2 # 0 ### 12 # 30 # 2
# 22 # 0 ### 31 # 0 # 2
# 16 # 30 ### 19 # 40 # 2
# 24 # 20 ### 25 # 30 # 4
# 24 # 50 ### 25 # 0 # 4
# 18 # 50 ### 25 # 0 # 4
# 18 # 20 ### 34 # 30 # 5
# 16 # 0 ### 29 # 0 # 4
# 16 # 50 # tl’ ## 29 # 30 # 4
# 8 # 40 ### 18 # 0 # 3
# 10 # 20 ### 19 # 0 # 4
# 11 # 10 ### 15 # 0 # 5
# 10 # 20 ### 16 # 0 # 5
# 29 # 0 ### 16 # 50 # 3
# 27 # 50 ### 16 # 0 # 4
# 25 # 10 ### 21 # 30 # 3
# 3 # 30 ### 41 # 10 # 4
# 7 # 30 ### 34 # 15 # 4
# 7 # 10 # tl’ ## 36 # 50 # 4
# ### Andromedæ # 23.
# 15 # 10 # tl’ ## 24 # 30 # 3
# 16 # 10 ### 27 # 0 # 4
# 14 # 10 ### 23 # 0 # 4
# 13 # 30 ### 32 # 0 # 4
# 14 # 30 ### 33 # 30 # 4
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 14 # 50 # tl’ ## 32 # 20 # 5
# 9 # 30 ### 41 # 0 # 4
# 10 # 30 ### 42 # 0 # 4
# 12 # 0 ### 44 # 0 # 4
# 14 # 0 ### 17 # 30 # 4
# 15 # 30 ### 15 # 50 # 3
# 21 # 40 ### 30 # 0 # 3
# 23 # 40 ### 26 # 20 # 3
# 21 # 50 ### 32 # 30 # 3
# 6 # 40 ### 28 # 0 # 3
# 7 # 0 ### 37 # 20 # 4
# 5 # 0 ### 35 # 40 # 4
# 2 # 10 ### 29 # 0 # 4
# 2 # 50 ### 28 # 0 # 4
# 0 # 0 ### 35 # 30 # 5
# 2 # 30 ### 34 # 30 # 5
# 4 # 0 ### 32 # 30 # 5
# 1 # 30 ### 41 # 0 # 3
# ## Trianguli # 4.
# 0 # 50 ### 16 # 30 # 3
# 5 # 50 ### 20 # 40 # 3
# 6 # 10 ### 19 # 40 # 4
# 6 # 40 ### 19 # 0 # 3
# ## Arietis # 13.
# 26 # 30 # tl’ ## 7 # 20 # 3
# 27 # 30 ### 8 # 20 # 3
# 0 # 50 ### 7 # 40 # 5
# 1 # 20 ### 6 # 0 # 5
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 26 # 20 ### 5 # 30 # 5
# 7 # 30 ### 6 # 0 # 6
# 11 # 10 ### 4 # 50 # 5
# 13 # 40 ### 1 # 40 # 4
# 15 # 10 ### 2 # 30 # 4
# 16 # 50 ### 1 # 50 # 4
# 9 # 30 # Merid. ## 1 # 30 # 5
# 7 # 50 # Merid. ## 1 # 30 # 5
# 4 # 50 ### 5 # 15 # 4
# ### Extra formadm # 5.
# 0 # 30 # tl’ ## 10 # 30 # 3
# 11 # 30 ### 10 # 0 # 4
# 11 # 10 ### 12 # 40 # 5
# 9 # 30 ### 11 # 10 # 5
# 0 # 0 # tl’ ## 10 # 40 # 5
# ## Tauri # 25.
# 19 # 10 # Merid. ## 6 # 0 # 4
# 15 # 50 ### 7 # 15 # 4
# 14 # 30 ### 8 # 30 # 4
# 14 # 10 ### 9 # 15 # 4
# 19 # 30 ### 9 # 30 # 5
# 23 # 30 ### 8 # 0 # 3
# 26 # 30 ### 12 # 40 # 4
# 22 # 50 ### 14 # 50 # 4
# 2 # 0 ### 10 # 0 # 4
# 2 # 50 ### 13 # 0 # 4
# 28 # 50 # Merid. ## 5 # 45 # 3
# 0 # 10 ### 4 # 15 # 3
243213LIBRO11
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 0 # 40 # Meris. ## 5 # 50 # 3
# 2 # 30 ### 5 # 10 # 1
# 1 # 40 ### 3 # 0 # 3
# 7 # 20 ### 4 # 0 # 4
# 10 # 10 ### 5 # 0 # 4
# 9 # 50 ### 3 # 30 # 5
# 17 # 30 ### 2 # 30 # 3
# 5 # 30 # tl’ ## 4 # 0 # 4
# 15 # 30 ### 5 # 0 # 3
# 1 # 50 ### 0 # 30 # 5
# 1 # 30 ### 4 # 0 # 5
# 26 # 50 ### 0 # 40 # 5
# 28 # 50 # m̃l’ ## 1 # 0 # 6
# 77 # 50 # tl’ ## 5 # 0 # 5
# 28 # 20 ### 7 # 20 # 5
# 1 # 50 ### 3 # 0 # 5
# 1 # 30 ### 5 # 0 # 5
# 22 # 0 ### 4 # 30 # 5
# 22 # 10 ### 3 # 40 # 5
# 23 # 30 ### 3 # 20 # 5
# 23 # 30 # tl’ ## 5 # 0 # 5
# ### Extra formam # 11.
# 14 # 50 # m̃’ ## 17 # 30 # 4
# 9 # 50 ### 2 # 0 # 5
# 10 # 50 ### 1 # 45 # 5
# 15 # 50 ### 2 # 0 # 5
# 18 # 50 ### 6 # 20 # 5
# 18 # 50 ### 7 # 40 # 5
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 16 # 50 # tl’ ## 0 # 40 # 5
# 18 # 50 ### 1 # 0 # 5
# 20 # 50 ### 1 # 20 # 5
# 22 # 10 ### 3 # 20 # 3
# 23 # 10 ### 1 # 15 # 5
# ### Geminorum # 18.
# 13 # 10 # tl’ ## 9 # 30 # 2
# 16 # 30 ### 6 # 15 # 2
# 6 # 30 ### 10 # 0 # 4
# 8 # 30 ### 7 # 20 # 4
# 11 # 50 ### 5 # 30 # 4
# 13 # 50 ### 4 # 50 # 4
# 16 # 30 ### 2 # 40 # 4
# 11 # 30 ### 2 # 40 # 4
# 16 # 0 ### 3 # 0 # 5
# 2 # 50 ### 1 # 30 # 3
# 8 # 5 # m̃l’ # 2 # 30 # 3
# 11 # 30 ### 0 # 30 # 3
# 11 # 30 ### 6 # 0 # 3
# 26 # 20 ### 1 # 30 # 4
# 28 # 20 ### 1 # 15 # 4
# 0 # 50 ### 3 # 30 # 4
# 1 # 50 ### 7 # 30 # 3
# 4 # 30 # m̃l’ ## 10 # 30 # 4
# ### Extra formam. # 7.
# 24 # 0 # m̃l’ ## 0 # 40 # 4
# 26 # 20 # tl’ ## 1 # 50 # 4
#5 # 0 # m̃l’ ## 2 # 50 # 4
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 18 # 10 # m̃l’ ## 1 # 20 # 5
# 16 # 10 ### 3 # 20 # 5
# 15 # 50 ### 4 # 30 # 5
# 20 # 30 # m̃l’ ## 2 # 40 # 4
# ## Cancri # 9.
# 0 # 10 # tl’ ## 0 # 20 # Neb
# 27 # 30 ### 1 # 15 # 4
# 27 # 50 # m̃l’ ## 1 # 10 # 4
# 0 # 10 # tl’ ## 2 # 40 # 4
# 1 # 10 # m̃l’ ## 0 # 10 # 4
# 6 # 20 # m̃l’ ## 5 # 30 # 4
# 28 # 10 # tl’ ## 11 # 50 # 4
# 22 # 30 ### 1 # 0 # 5
# 29 # 30 # m̃l’ ## 7 # 30 # 4
# ### Extra formam # 4.
# 9 # 0 # m̃l’ ## 2 # 20 # 4
# 11 # 0 ### 5 # 40 # 4
# 3 # 50 # tl’ ## 4 # 50 # 5
# 6 # 50 # tl’ ## 7 # 15 # 5
# ## Leonis.
# 8 # 10 # tl’ ## 10 # 0 # 4
# 11 # 0 ### 7 # 30 # 4
# 14 # 0 ### 12 # 0 # 3
# 14 # 0 ### 9 # 30 # 3
# 20 # 0 ### 11 # 0 # 3
# 22 # 0 ### 8 # 30 # 2
# 20 # 30 ### 4 # 30 # 3
# 22 # 20 ### 0 # 10 # 1
128[Figure 128]
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 23 # 20 # m̃l’ ## 1 # 50 # 4
# 19 # 50 ### 4 # 0 # 5
# 17 # 10 ### 0 # 0 # 0 # 5
# 14 # 0 # m̃l’ ## 3 # 40 # 6
# 17 # 10 ### 4 # 10 # 4
# # 22 # 20 ### 4 # 15 # 4
# 29 # 0 ### 0 # 10 # 4
# 26 # 50 # tl’ ## 4 # 0 # 6
# 0 # 10 ### 5 # 20 # 6
# 2 # 0 ### 2 # 20 # 6
# 1 # 10 ### 22 # 15 # 5
# 4 # 0 ### 13 # 40 # 2
# 4 # 10 ### 11 # 10 # 5
# 6 # 10 ### 9 # 40 # 3
# 10 # 10 ### 5 # 50 # 3
# 11 # 30 ### 1 # 15 # 4
# 11 # 30 # m̃l’ ## 0 # 50 # 4
# 17 # 20 ### 3 # 12 # 5
# 14 # 20 ### 11 # 50 # 1
# ### Extra formam.
# 25 # 50 # tl’ ## 13 # 20 # 5
# 28 # 0 ### 15 # 30 # 5
# 7 # 20 ### 1 # 10 # 4
# 7 # 0 # m̃l’ ### 0 # 30 # 5
# 7 # 50 ### 2 # 40 # 5
# 14 # 40 # tl’ ## 30 # 0 # ob
# 14 # 10 ### 25 # 0 # ob
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 18 # 20 # tl’ ## 25 # 30 # ob
# ## Virginis. # 26
# 15 # 10 # tl’ ## 4 # 15 # 5
# 16 # 50 ### 5 # 40 # 5
# 20 # 30 ### 8 # 0 # 5
# 20 # 0 ### 5 # 30 # 5
# 18 # 50 ### 0 # 10 # 3
# 28 # 5 ### 1 # 10 # 3
# 3 # 0 ### 2 # 50 # 3
# 7 # 0 ### 2 # 50 # 5
# 10 # 50 ### 2 # 40 # 4
# 4 # 10 ### 8 # 30 # 3
# 28 # 0 # tl’ ## 13 # 50 # 5
# 0 # 0 ### 11 # 40 # 6
# 2 # 0 ### 15 # 20 # 5
# 16 # 30 # Merid. ## 2 # 0 # 1
# 14 # 40 # tl’ ## 8 # 40 # 3
# 16 # 10 ### 3 # 20 # 5
# 17 # 5 ### 0 # 10 # 5
# 19 # 50 ### 1 # 30 # 4
# 17 # 50 # Merid. ## 0 # 20 # 5
# 26 # 10 ### 7 # 30 # 4
# 27 # 10 ### 2 # 40 # 4
# 28 # 10 ### 11 # 40 # 4
# 29 # 50 ### 0 # 30 # 4
# 2 # 30 # tl’ # 9 # 50 # 3
# ### Extra formam.
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 4 # 30 # Merid. ## 3 # 30 # 5
# 8 # 50 ### 3 # 20 # 5
# 12 # 5 ### 3 # 20 # 5
# 17 # 0 ### 7 # 10 # 6
# 18 # 0 ### 8 # 20 # 5
# 20 # 2 # tl’ ## 7 # 50 # 6
# ## Chelarum.
# 7 # 50 # tl’ ## 0 # 40 # 2
# 6 # 50 ### 2 # 30 # 5
# 12 # 0 ### 8 # 50 # 2
# 7 # 30 ### 8 # 30 # 5
# 14 # 5 # Merid. ## 1 # 40 # 4
# 11 # 10 # tl’ ## 10 # 25 # 4
# 17 # 40 ### 40 # 45 # 4
# 22 # 50 # tl’ ## 3 # 30 # 4
# #### Extra formam.
# 16 # 0 # tl’ ## 9 # 0 # 5
# 23 # 30 ### 6 # 40 # 4
# 24 # 10 ### 9 # 35 # 4
# 23 # 20 ### 0 # 30 # 6
# 20 # 10 # Merid. ## 0 # 20 # 5
# 22 # 0 # Merid. ## 7 # 30 # 4
# 12 # 50 ### 7 # 30 # 3
# 21 # 0 ### 8 # 30 # 4
# 21 # 50 # Merid. ## 9 # 40 # 4
# ### Scorpionis.
# 26 # 10 # tl’ ## 1 # 20 # 3
# 25 # 30 # Merid. ## 1 # 40 # 3
244225NONO.11
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 25 # 30 ### 5 # 0 # 3
# 25 # 50 ### 7 # 50 # 3
# 26 # 50 # tl’ ## 1 # 40 # 4
# 26 # 10 ### 0 # 30 # 4
# 0 # 30 # Merid. ## 3 # 50 # 3
# 2 # 30 ### 4 # 0 # 2
# 4 # 20 ### 5 # 30 # 3
# 29 # 10 ### 6 # 30 # 5
# 0 # 30 ### 6 # 40 # 5
# 8 # 20 ### 11 # 0 # 3
# 8 # 40 ### 15 # 0 # 3
# 9 # 50 # Merid. ## 18 # 40 # 4
# 10 # 0 ### 18 # 0 # 4
# 13 # 0 ### 19 # 30 # 3
# 18 # 9 ### 18 # 50 # 3
# 20 # 20 ### 16 # 40 # 3
# 18 # 50 ### 15 # 10 # 3
# 17 # 20 ### 13 # 20 # 3
# 16 # 50 # Merid. ## 13 # 50 # 4
# #### Extra formam.
# 21 # 0 # Merid. ## 23 # 20 # Neb.
# 15 # 20 ### 6 # 10 # 5
# 17 # 20 ### 1 # 10 # 5
# ## Sagittarij.
# 25 # 20 # Merid. ## 6 # 20 # 3
# 27 # 30 ### 6 # 30 # 3
# 27 # 50 ### 10 # 50 # 3
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 28 # 50 # Merid. ## 1 # 30 # 3
# 26 # 30 # tl’ ## 2 # 50 # 4
# 5 # 10 # Merid. ## 3 # 10 # 3
# 2 # 50 ### 3 # 30 # 4
# 5 # 0 # tl’ ## 0 # 45 # Neb.
# 5 # 30 ### 2 # 10 # 4
# 7 # 30 ### 2 # 30 # 4
# 9 # 0 ### 2 # 0 # 4
# 11 # 10 ### 2 # 50 # 5
# 12 # 10 ### 4 # 30 # 4
# 12 # 40 ### 6 # 30 # 4
# 15 # 10 ### 5 # 30 # 6
# 19 # 20 ### 5 # 50 # 5
# 17 # 30 ### 2 # 0 # 6
# 12 # 30 # Merid. ## 4 # 50 # 5
# 14 # 40 ### 2 # 50 # 4
# 9 # 50 ### 2 # 30 # 5
# 7 # 30 ### 4 # 30 # 4
# 6 # 10 ### 6 # 45 # 3
# 7 # 30 ### 23 # 0 # 2
# 6 # 50 ### 18 # 0 # 2
# 6 # 50 ### 28 # 0 # 2
# 26 # 30 ### 13 # 0 # 3
# 17 # 10 ### 13 # 30 # 3
# 13 # 40 ### 20 # 10 # 3
# 17 # 10 ### 4 # 50 # 5
# 18 # 40 ### 4 # 50 # 5
# 18 # 40 ### 5 # 50 # 5
# 19 # 30 # Merid. ## 6 # 30 # 5
# ### Capricorni.
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 27 # 10 # tl’ ## 7 # 20 # 3
# 27 # 30 ### 6 # 40 # 6
# 27 # 10 ### 5 # 0 # 3
# 28 # 50 ### 8 # 0 # 6
# 28 # 50 ### 0 # 45 # 6
# 28 # 30 ### 1 # 45 # 6
# 28 # 40 ### 1 # 30 # 6
# 26 # 0 ### 0 # 40 # 5
# 1 # 30 ### 3 # 50 # 6
# 2 # 4 ### 0 # 40 # 5
# 0 # 40 # Merid. ### 6 # 30 # 4
# 1 # 30 ### 8 # 40 # 4
# 6 # 30 ### 7 # 40 # 4
# 10 # 0 ### 6 # 50 # 4
# 10 # 10 ### 6 # 0 # 5
# 18 # 30 ### 4 # 15 # 5
# 6 # 30 ### 4 # 0 # 5
# 6 # 30 ### 2 # 50 # 5
# 6 # 30 ### 0 # 0 # 4
# 10 # 50 # Merid. ## 0 # 50 # 4
# 13 # 40 ### 4 # 43 # 4
# 14 # 50 ### 4 # 30 # 4
# 14 # 40 ### 4 # 30 # 4
# 16 # 10 ### 2 # 10 # 3
# 16 # 40 # tl’ ## 3 # 0 # 4
# 18 # 30 ### 9 # 0 # 5
# 17 # 10 # tl’ ## 2 # 50 # 5
# 18 # 30 # tl’ ## 4 # 20 # ##
# ## Aquarij.
129[Figure 129]
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 20 # 10 # tl’ ## 15 # 45 # 5
# 26 # 10 ### 11 # 0 # 3
# 25 # 0 ### 9 # 40 # 5
# 16 # 20 ### 8 # 50 # 3
# 17 # 10 ### 6 # 15 # 5
# 7 # 30 ### 5 # 30 # 3
# 6 # 0 ### 8 # 0 # 4
# 4 # 30 ### 8 # 40 # 3
# 29 # 20 ### 8 # 45 # 3
# 1 # 10 ### 10 # 45 # 3
# 1 # 50 ### 9 # 0 # 3
# 3 # 10 ### 8 # 30 # 3
# 26 # 0 ### 3 # 0 # 4
# 26 # 50 ### 3 # 10 # 5
# 28 # 30 # Merid. ## 0 # 50 # 4
# 21 # 30 ### 1 # 40 # 4
# 23 # 0 # tl’ ## 0 # 15 # 6
# 1 # 30 # Merid. ## 7 # 30 # 3
# 1 # 10 ### 5 # 0 # 4
# 24 # 30 ### 5 # 40 # 5
# 28 # 10 ### 10 # 0 # 5
# 27 # 40 ### 9 # 0 # 5
# 4 # 50 # tl’is ## 2 # 0 # 4
# 4 # 40 ### 0 # 10 # 4
# 7 # 30 # Merid. ## 1 # 10 # 4
# 9 # 50 ### 0 # 30 # 4
# 10 # 20 ### 1 # 40 # 4
# 8 # 50 ### 3 # 30 # 4
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 9 # 40 ### 4 # 10 # 4
# 10 # 40 ### 8 # 15 # 5
# 12 # 10 ### 11 # 0 # 5
# 13 # 0 # Merid. ## 10 # 50 # 5
# 11 # 30 ### 14 # 0 # 5
# 12 # 0 ### 14 # 45 # 5
# 13 # 0 ### 15 # 20 # 5
# 6 # 50 ### 14 # 10 # 4
# 7 # 20 ### 15 # 0 # 4
# 8 # 10 ### 15 # 45 # 4
# 1 # 40 ### 14 # 45 # 4
# 2 # 10 ### 15 # 20 # 4
# 3 # 0 ### 14 # 0 # 4
# 26 # 50 # Merid. ## 23 # 0 # 1
# ### Extra formam.
# 16 # 30 # Merid. ## 15 # 30 # 4
# 19 # 30 ### 14 # 40 # 4
# 18 # 50 ### 18 # 15 # 4
# ## Piſcium.
# 11 # 30 # tl’ ## 9 # 15 # 4
# 14 # 0 ### 7 # 30 # 4
# 15 # 50 ### 9 # 20 # 4
# 18 # 0 ### 9 # 30 # 4
# 20 # 30 ### 7 # 30 # 4
# 15 # 50 ### 4 # 30 # 4
# 18 # 30 ### 3 # 30 # 4
# 25 # 50 ### 6 # 20 # 4
# 0 # 50 ### 5 # 45 # 6
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 2 # 50 # tl’ ## 3 # 45 # 6
# 7 # 0 ### 2 # 15 # 4
# 10 # 0 ### 1 # 10 # 4
# 12 # 50 # Merid. ## 1 # 20 # 4
# 12 # 20 ### 2 # 0 # 6
# 13 # 10 ### 5 # 0 # 6
# 16 # 20 ### 2 # 20 # 4
# 18 # 10 ### 4 # 40 # 4
# 26 # 30 # tl’ ## 7 # 45 # 4
# 22 # 20 ### 8 # 30 # 3
# 20 # 20 ### 1 # 40 # 4
# 20 # 0 ### 1 # 50 # 5
# 20 # 30 ### 5 # 20 # 3
# 20 # 20 ### 9 # 0 # 4
# 21 # 50 ### 21 # 45 # 5
# 21 # 30 ### 21 # 40 # 5
# 18 # 30 ### 20 # 0 # 6
# 17 # 30 ### 19 # 50 # 6
# 16 # 50 ### 23 # 0 # 6
# 15 # 30 ### 14 # 20 # 4
# 16 # 30 ### 13 # 0 # 4
# 17 # 30 ### 12 # 0 # 4
# 22 # 30 ### 27 # 0 # 4
# 19 # 40 ### 15 # 20 # 4
# 19 # 50 ### 11 # 45 # 4
# ### Extra ſormam.
# 21 # 0 # Merid. ## 2 # 40 # 4
# 22 # 5 ### 2 # 30 # 4
245226LIBRO11
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 20 # 30 # Merid. ## 5 # 30 # 4
# 22 # 10 ### 5 # 30 # 4
## Ceti.
# 7 # 30 # Merid. ## 7 # 45 # 4
# 7 # 30 ### 12 # 20 # 3
# 2 # 30 ### 14 # 30 # 3
# 0 # 20 ### 14 # 0 # 3
# 0 # 30 ### 8 # 10 # 4
# 2 # 30 ### 6 # 20 # 4
# 27 # 10 ### 4 # 10 # 4
# 23 # 10 ### 24 # 30 # 4
# 23 # 10 ### 28 # 0 # 4
# 26 # 30 # Merid. ## 25 # 10 # 4
# 26 # 50 ### 27 # 30 # 3
# 11 # 50 ### 25 # 20 # 3
# 12 # 50 ### 30 # 50 # 4
# 14 # 50 ### 20 # 0 # 3
# 9 # 30 ### 15 # 40 # 3
# 4 # 50 ### 15 # 40 # 3
# 0 # 50 ### 13 # 40 # 5
# 0 # 30 ### 14 # 40 # 5
# 29 # 10 ### 13 # 0 # 5
# 28 # 50 ### 14 # 0 # 5
# 24 # 30 ### 9 # 40 # 3
# 24 # 50 # Merid. ## 20 # 20 # 3
# ## Orionis.
# 16 # 56 ### 13 # 30 # Neb.
# 24 # 50 ### 17 # 0 # 1
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 13 # 50 # Merid. ## 17 # 30 # 2
# 14 # 50 ### 18 # 0 # 4
# 24 # 10 ### 14 # 30 # 4
# 26 # 10 ### 14 # 50 # 6
# 26 # 20 ### 10 # 0 # 6
# 25 # 50 ### 9 # 45 # 4
# 27 # 10 ### 8 # 15 # 6
# 26 # 30 ### 8 # 15 # 6
# 21 # 30 ### 3 # 45 # 5
# 24 # 30 ### 4 # 15 # 5
# 17 # 40 ### 19 # 40 # 4
# 16 # 10 # Merid. ## 20 # 0 # 6
# 15 # 10 ### 20 # 20 # 6
# 14 # 0 ### 20 # 40 # 5
# 10 # 20 ### 8 # 0 # 4
# 9 # 10 ### 8 # 10 # 4
# 7 # 50 ### 10 # 15 # 4
# 6 # 10 ### 12 # 50 # 4
# 5 # 0 ### 14 # 15 # 4
# 4 # 40 ### 15 # 50 # 3
# 4 # 40 ### 17 # 10 # 3
# 5 # 10 ### 20 # 20 # 3
# 6 # 10 ### 21 # 30 # 3
# 15 # 10 ### 24 # 10 # 2
# 17 # 0 ### 24 # 50 # 2
# 18 # 0 ### 25 # 40 # 2
# 13 # 40 # Merid. ## 25 # 50 # 3
# 26 # 20 ### 28 # 20 # 4
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 16 # 30 # Merid. ## 29 # 10 # 3
# 17 # 30 ### 29 # 50 # 3
# 17 # 30 ### 30 # 40 # 4
# 16 # 20 ### 30 # 50 # 4
# 9 # 40 ### 31 # 30 # 1
# 10 # 50 ### 30 # 15 # 4
# 12 # 10 ### 31 # 10 # 4
# 20 # 0 # Merid. ## 33 # 30 # 3
# ## Fluuij.
# 8 # 10 ### 31 # 50 # 4
# 8 # 40 ### 28 # 15 # 4
# 7 # 50 ### 29 # 50 # 4
# 4 # 30 ### 28 # 15 # 4
# 3 # 0 ### 25 # 50 # 4
# 0 # 0 ### 25 # 20 # 4
# 26 # 10 ### 26 # 0 # 5
# 25 # 20 ### 27 # 0 # 4
# 22 # 40 ### 27 # 50 # 4
# 16 # 50 ### 32 # 50 # 3
# 14 # 10 ### 31 # 0 # 4
# 14 # 0 ### 28 # 50 # 3
# 11 # 50 ### 28 # 0 # 3
# 7 # 0 ### 25 # 30 # 3
# 4 # 40 ### 23 # 50 # 4
# 2 # 0 ### 23 # 30 # 3
# 0 # 20 ### 23 # 25 # 4
# 25 # 0 ### 32 # 10 # 4
# 25 # 40 # Merid. ## 34 # 50 # 4
130[Figure 130]
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 28 # 40 # Merid. ## 38 # 30 # 4
# 3 # 40 ### 38 # 10 # 4
# 7 # 20 ### 39 # 0 # 4
# 11 # 10 ### 41 # 20 # 4
# 11 # 20 ### 42 # 30 # 5
# 12 # 0 ### 43 # 15 # 4
# 14 # 30 ### 43 # 20 # 4
# 24 # 0 ### 53 # 20 # 4
# 24 # 50 ### 51 # 45 # 4
# 18 # 0 ### 53 # 50 # 4
# 15 # 40 ### 53 # 10 # 4
# 7 # 40 ### 53 # 0 # 4
# 4 # 40 ### 53 # 30 # 4
# 1 # 40 ### 52 # 0 # 4
# 1 # 40 ### 52 # 0 # 4
# 20 # 0 # Merid. ## 53 # 30 # 1
# ## Leporis.
# 9 # 30 # Merid. ## 35 # 0 # 5
# 9 # 40 ### 36 # 30 # 5
# 11 # 10 ### 35 # 40 # 5
# 11 # 10 ### 36 # 40 # 5
# 9 # 0 ### 39 # 15 # 4
# 6 # 0 ### 45 # 15 # 4
# 15 # 10 ### 41 # 30 # 3
# 14 # 40 ### 44 # 20 # 3
# 20 # 50 ### 44 # 20 # 4
# 18 # 50 ### 45 # 50 # 4
# 19 # 50 ### 38 # 20 # 4
# 22 # 30 # Merid. ## 38 # 10 # 4
# ## Canis.
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 7 # 30 # Merid ## 39 # 10 # 1
# 9 # 30 ### 35 # 0 # 4
# 11 # 10 ### 36 # 30 # 5
# 13 # 10 ### 37 # 45 # 4
# 15 # 10 ### 40 # 0 # 4
# 10 # 20 ### 42 # 40 # 5
# 6 # 0 ### 41 # 15 # 6
# 5 # 50 ### 42 # 30 # 5
# 0 # 50 ### 41 # 20 # 3
# 4 # 30 ### 46 # 30 # 5
# 6 # 0 ### 45 # 50 # 5
# 14 # 30 ### 46 # 10 # 4
# 11 # 30 ### 47 # 0 # 5
# 16 # 30 ### 48 # 45 # 3
# 13 # 30 ### 51 # 30 # 3
# 12 # 50 ### 55 # 10 # 4
# 29 # 30 ### 53 # 45 # 3
# 22 # 0 # Merid. ## 50 # 40 # 3
# #### Extra ſormam.
# 9 # 20 # Merid. ## 25 # 15 # 4
# 29 # 50 ### 61 # 30 # 4
# 1 # 10 ### 58 # 45 # 4
# 2 # 50 ### 57 # 0 # 4
# 4 # 0 ### 56 # 0 # 4
# 17 # 50 ### 55 # 30 # 4
# 20 # 10 ### 57 # 40 # 4
# 22 # 10 ### 59 # 50 # 4
# 18 # 50 ### 59 # 40 # 2
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 15 # 50 # Merid. ## 57 # 40 # 2
# 12 # 0 ### 59 # 30 # 4
# ### Canis minoris.
# 14 # 50 ### 14 # 0 # 4
# 19 # 20 ### 16 # 9 # 1
## Nauis
# 0 # 10 # Merid. ## 42 # 30 # 5
# 4 # 10 ### 43 # 20 # 3
# 28 # 40 ### 44 # 0 # 4
# 28 # 30 ### 46 # 0 # 4
# 25 # 10 ### 45 # 30 # 4
# 26 # 10 ### 47 # 15 # 4
# 25 # 10 ### 49 # 15 # 4
# 29 # 10 ### 49 # 50 # 4
# 28 # 20 ### 49 # 15 # 4
# 3 # 50 ### 49 # 50 # 4
# 23 # 50 ### 53 # 0 # 4
# 23 # 50 ### 58 # 40 # 3
# 0 # 0 ### 55 # 30 # 5
# 2 # 0 ### 58 # 40 # 5
# 3 # 30 ### 57 # 45 # 4
# 6 # 20 ### 57 # 45 # 4
# 11 # 0 ### 58 # 40 # 2
# 8 # 0 ### 60 # 0 # 5
# 10 # 50 ### 59 # 20 # 5
# 12 # 50 ### 56 # 20 # 5
# 14 # 0 ### 57 # 40 # 5
# 25 # 30 ### 51 # 30 # 4
246227NONO.11
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 26 # 0 # Merid. ## 55 # 40 # 4
# 23 # 50 ### 57 # 30 # 4
# 29 # 0 ### 60 # 0 # 4
# 28 # 50 ### 61 # 25 # 4
# 20 # 0 ### 51 # 45 # 4
# 19 # 10 ### 49 # 0 # 4
# 17 # 50 ### 43 # 20 # 4
# 18 # 50 ### 43 # 30 # 4
# 4 # 0 ### 51 # 30 # 2
# 7 # 20 ### 51 # 25 # 2
# 1 # 0 ### 63 # 0 # 4
# 8 # 50 ### 64 # 30 # 6
# 19 # 50 ### 63 # 50 # 2
# 28 # 20 ### 69 # 4 # 2
# 5 # 0 ### 65 # 40 # 3
# 11 # 10 # Merid. ## 65 # 50 # 3
# 15 # 50 ### 67 # 20 # 2
# 20 # 50 ### 62 # 50 # 3
# 27 # 50 ### 62 # 15 # 3
# 23 # 50 ### 65 # 50 # 4
# 16 # 0 ### 65 # 40 # 3
# 7 # 0 ### 75 # 0 # 1
# 18 # 50 # Merid. ## 71 # 45 # 3
## ### Hydræ.
# 3 # 50 # Merid. ## 15 # 0 # 4
# 3 # 10 ### 13 # 10 # 4
# 5 # 10 ### 11 # 30 # 4
# 5 # 20 ### 14 # 15 # 4
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 7 # 20 # Merid ## 12 # 15 # 4
# 10 # 10 ### 11 # 50 # 5
# 13 # 10 ### 13 # 40 # 4
# 18 # 40 ### 15 # 20 # 4
# 20 # 30 ### 14 # 50 # 4
# 18 # 20 ### 17 # 10 # 4
# 19 # 0 ### 19 # 45 # 6
# 19 # 50 ### 20 # 30 # 2
# 20 # 0 ### 26 # 30 # 4
# 28 # 30 ### 26 # 0 # 4
# 1 # 0 ### 26 # 15 # 4
# 7 # 50 ### 24 # 40 # 3
# 9 # 50 # Merid. ## 23 # 0 # 4
# 12 # 50 ### 22 # 10 # 3
# 21 # 20 ### 25 # 45 # 4
# 24 # 10 ### 30 # 10 # 4
# 2 # 0 ### 31 # 20 # 4
# 4 # 20 ### 33 # 10 # 4
# 6 # 0 ### 31 # 20 # 3
# 19 # 50 ### 13 # 40 # 4
# 23 # 20 # Merid. ## 17 # 40 # 4
# ### Extra formam.
# 2 # 20 # Merid. ## 23 # 15 # 3
# 0 # 50 # 1 ### 16 # 0 # 3
# ### Crateris.
# 16 # 10 # Merid. ## 23 # 0 # 4
# 22 # 20 ### 19 # 30 # 4
# 19 # 50 ### 18 # 0 # 4
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 26 # 50 # Merid. ## 18 # 30 # 4
# 19 # 10 ### 13 # 40 # 4
# 29 # 0 ### 16 # 10 # 4
# 21 # 30 # Merid. ## 11 # 50 # 4
# ## Corui.
# 5 # 10 # Merid. ## 21 # 40 # 3
# 4 # 10 ### 19 # 40 # 3
# 6 # 30 ### 18 # 10 # 5
# 3 # 20 ### 14 # 50 # 3
# 6 # 30 ### 12 # 30 # 3
# 6 # 50 ### 11 # 45 # 4
# 10 # 20 # Merid. ## 18 # 10 # 3
# ## Centauri.
# 0 # 20 # Merid. ## 21 # 40 # 5
# 29 # 50 ### 18 # 50 # 5
# 29 # 0 ### 20 # 30 # 4
# 29 # 50 ### 20 # 0 # 5
# 26 # 0 ### 25 # 40 # 3
# 5 # 30 ### 22 # 30 # 3
# 29 # 0 ### 27 # 30 # 4
# 8 # 0 ### 22 # 20 # 4
# 9 # 10 ### 23 # 45 # 4
# 11 # 50 ### 18 # 15 # 4
# 12 # 20 ### 20 # 50 # 4
# 3 # 10 ### 28 # 20 # 4
# 3 # 50 ### 29 # 20 # 4
# 5 # 0 ### 28 # 0 # 4
# 6 # 20 ### 26 # 30 # 4
131[Figure 131]
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 12 # 4 # Merid. # 25 # 15 # 3
# 17 # 20 ### 24 # 0 # 4
# 7 # 50 ### 33 # 30 # 3
# 7 # 30 ### 31 # 0 # 5
# 6 # 40 ### 33 # 0 # 5
# 2 # 0 ### 34 # 50 # 5
# 28 # 50 ### 37 # 40 # 5
# 25 # 40 ### 40 # 0 # 3
# 24 # 50 ### 40 # 20 # 4
# 22 # 30 ### 41 # 0 # 5
# 22 # 30 ### 46 # 10 # 3
# 23 # 20 ### 46 # 45 # 4
# 8 # 10 ### 40 # 45 # 4
# 6 # 10 ### 43 # 0 # 2
# 7 # 30 ### 43 # 45 # 3
# 29 # 50 ### 51 # 10 # 2
# 5 # 10 ### 51 # 40 # 2
# 26 # 10 ### 55 # 10 # 4
# 1 # 0 # 55 ### 20 # 2
# 28 # 10 ### 44 # 10 # 1
# 14 # 0 ### 45 # 20 # 2
# 4 # 30 # Merid. ## 49 # 10 # 4
# ### Bestiols.
# 17 # 50 ### 24 # 50 # 3
# 15 # 40 ### 29 # 10 # 3
# 20 # 5 ### 21 # 25 # 4
# 24 # 0 ### 21 # 0 # 4
# 22 # 30 ### 25 # 10 # 4
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 20 # 0 # Merid. ## 27 # 0 # 5
# 20 # 30 ### 29 # 0 # 5
# 24 # 30 ### 28 # 30 # 5
# 23 # 30 ### 30 # 10 # 5
# 25 # 30 ### 33 # 10 # 5
# 11 # 50 ### 31 # 20 # 5
# 11 # 40 ### 30 # 30 # 4
# 12 # 50 ### 29 # 20 # 4
# 28 # 40 ### 17 # 0 # 4
# 29 # 10 ### 15 # 20 # 4
# 25 # 30 ### 13 # 20 # 4
# 26 # 30 ### 11 # 50 # 4
# 17 # 0 ### 11 # 50 # 4
# 16 # 20 # Merid. ## 10 # 0 # 4
#Aræ. # ##
# 17 # 30 # Merid. ## 22 # 40 # 5
# 23 # 0 ### 25 # 45 # 4
# 16 # 10 ### 26 # 30 # 4
# 10 # 30 ### 31 # 20 # 5
# 15 # 0 ### 34 # 10 # 4
# 14 # 50 ### 33 # 20 # 4
# 10 # 4 # Merid.## 34 # 15 # 4
# #### Coroæ auſtralis.
# 29 # 0 # Merid. ## 24 # 45 # 4
# 1 # 30 ### 21 # 0 # 5
# 3 # 0 ### 23 # 0 # 5
# 4 # 40 ### 20 # 0 # 1
# 6 # 0 ### 18 # 30 # 5
## Longitudo. # Pars. ## ## Latitudo. ## Magnitudo
#### ## Lati. #### "
S
# G # M ### S # G # M # "
# 6 # 50 # Merid. ## 17 # 10 # 4
# 6 # 4 ### 11 # 0 # 4
# 6 # 20 ### 15 # 10 # 4
# 3 # 0 ### 15 # 20 # 6
# 4 # 30 ### 14 # 50 # 6
# 2 # 40 ### 14 # 40 # 5
# 29 # 10 ##3 25 # 50 # 5
# 29 # 0 ### 18 # 30 # 5
# ### # 15. # Merid.
# 26 # 50 # Merid. ## 23 # 0 # 1
# 20 # 30 ### 23 # 0 # 4
# 24 # 0 ### 22 # 15 # 4
# 25 # 10 ### 22 # 30 # 4
# 24 # 10 ### 16 # 15 # 4
# 15 # 0 ### 19 # 30 # 5
# 21 # 0 ### 15 # 10 # 5
# 18 # 40 ### 14 # 40 # 4
# 15 # 0 ### 15 # 0 # 4
# 10 # 40 ### 26 # 30 # 4
# 10 # 50 ### 18 # 10 # 4
# 10 # 0 # Merid. ## 22 # 15 # 4
# ### Extra # formam.
# 27 # 50 # Merid. ## 22 # 20 # 3
# 1 # 0 ### 22 # 10 # 3
# 3 # 50 ### 21 # 10 # 3
# 1 # 50 ### 20 # 50 # 5
# 3 # 40 ### 17 # 0 # 4
# 2 # 40 # Merid. ## 14 # 50 # 4
247228LIBRO
Quattro Stelle poſte in croce ſegni ſono dell’altro polo. Queste poſte ſono nelle’imagini’predette, ne meno nel Zodiaco; i nauiganti le chiamano
crociere
&
quella del piede è dell’altre maggiore, per eſſa ſi conoſce quale è la teſta di eſſe, & quai ſono le braccia, & quando il piede è ſu l’ ori
zonte
, &
che il capo è dritto, il piede ſta apartado dal polo gradi 30. da queſta ſi prende l’altezza del polo, & prendeſi in modo, che ſe l’altez
za
che di eſſa ſi piglia ſer à di quelle 30 colui, che la piglia ſer à nell’ equinotiale, ſe piu di 30, quel di piu sta apartado dalla equinottiale alla par-
te
di ostro, ſe meno, quel tãto ſta apartado dalla linea alla parte di tr ammontana.
Dalla declinatiane adunque di detta Stella dal polo ſi conoſce
l’altezza
, perche quanto piu uno dell’ oquinottiale s’allontana tanto piu ſe gli leua il polo ſopra l’orizonte ſuo, come dimoſtra la figura &
in
tanto
piu gradi piglia l’altezza della detta Stella, et per 30 gradi che la detta ſtella ſta ſopra il polo, quelli che ſaranno di piu tanto ſi ſta apar
tado
, dalla iſteſſa linea fino l’isteſſo polo, &
tanto ſta il medeſimo polo leuato ſopra l’ orizonte, & ſi pig li l’ altezza in 20 ſtai aparta-
do
dalla linea in 10 à trammontana ſe 10 20.
ſe s. 25 ſe nell’ orizonte 30. ſonui ancho dell’ altre Stelle leggi nel libro de i uiaggi.
Sono adunque in ſomma quaranta otto imagini, benche altri n’hanno fatto piu altri meno, ma queſto è
1110 ſtato perche alcuni hanno partito una imagine in piu parti, altri le hanno racolte.
Ptolomeo ne pone
48
.
le apparenti imagini ſono nominate ò dalle coſe che hanno anima, ò dalle coſe inanimate, ſe dalle
animate
, oureo prẽdono il nome da aĩali ſenza ragione, ouero da animali rationali, come ſono i Gemel
li
, la Vergine, l’ Acquario, et altri, de gli irrationali altri ſono fieri altri domeſtici, et tutti ò di mare, ò
di
terra.
Come Mõtone, Leone, Orſo, Lupo, Delfino, Balena, ma ſe le imagini pigliano il uocabolo da
coſe
, che ſono ſenze aĩa, oureo lo pigliano dalla figura loro, come la ſaetta, il traiãgolo, la corona, ouer
da
qualche effetto che fanno nel mondo, come ſi dice, chi naſce ſotto la imagine dello altare ſer à ſacer
dote
.
chi ſotto la naue d’Argo, nocchiero, & chi ſotto il Delfino natatore. Ma in fine l’A dulatione
de
Cortegiani, &
la uoglia de primi ordinatori, come Poeti, & Aſtronomi, per far eterna memoria
d’alcuni
fatti notabili, ò per adulare à i loro ſignori trouato hanno luoghi nel Cielo da collocare le co
2220 ſe amate da quelli, la doue poteuano eglino ſalire.
Come Virgilio poſe tra gli artigli dello Scorpio
ne
la Stella di Ceſare, ma è coſa mirabile, come io ho detto poco auanti, che i Greci habbiano hauuto
tãto
priuilegio di empire il Cielo de i nomi de i loro flagitij, et che le fauole loro ſiano ſtate accettare
nei
Canoni, auuegna, che molto prima le Stelle ſiano ſtate conoſciute, et nomate, ma inuero la leggie
rezza
delle loro ribalderie, ſarebbe dileguate ſe Phaueſſero chiodate in Cielo.
però cãtano alcuni.
132[Figure 132]orizonte eqwnot il poolo
Gioue, che ſpeſſo d’amoroſo ardore
Delle
ſiglie de gli huomini s’ acceſe.
Hauendo à noia l’immortal conteſe
Dell’orgogliſa
moglie, &
ſuo furore
Vide Caliſto, ch’era ſu’l fiore
Di
ſua bellezza, e per lei in terra ſceſe.
Et dopo i dolci baſci, & le diteſe
Grate
di lei ne restò uincitore.
Giunon geloſa piena di diſdegno
Prende
la bella giouane, è ſtracciata
Che
Phebbe, in Orſa horribil la conuerſe
L’inſelice ne diè colruggir ſegno,
Per
le ſelue d’Arcadia, ma leuata
3330 Per la pietà di Gioue al Cielo s’erſe.
Ma tornamo noi al propoſito. Vitr. parlando delle imagini, che ſono uerſo il Settentrione, dice che quel Settentrione, che da Greci è detto Arctos
ouero
Helice, che altro non è, che l’Orſa maggiore, che altri chiamano il carro dalla figura, ha dietro di ſe il cuſtode, ò guardiano, ò Bootes
che
ſe gli dica, ſotto ilquale non molto lontano ò il ſegno della Vergine che per A ſtrea, ò per la giustitia, è poſta ſopra la cui deſtra ſpalla ſi
uede
una lucidiβima Stella, che ſi chiama anteuindemia, perche quando naſce promette la maturità della uindemia, della cui maturità ſegni ma
nifeſti
ſono gli acini mutati di colore, queſta Stella è ſimile al ſerro affocato però Vitr.
dice, che è piu presto candens, che colorata, pche gli ſcrit
tori
le danno un mirabile ſplendore.
Oltra di queſto tra le ginocchia del guardiano, è la Setlla nominata Arcturo, dallaquale alcuni chiamato
no
Arcturo tutta la imagine del guardiano.
Ecco che Vitr. non ſolamẽte tocca le imagini, conſteltioni, asteriſmi, ſegni, e figure, che tutto e
uno
, ma ancho le Stelle particolari, come detto hauemo, dalche naſce la differenza de gli ſcrittori nel numero.
ſeguita poi l’ Auriga, carrattie-
4440 ri, Ericthonio, Orſilocho detto, il ſito delquale è dinanzi al capo dell’Orſa maggiore, &
le ſta attrauer ſo in modo, che ſe l’Orſa correſſe, gli ur-
terebbe
nel capo, sta egli ſul deſtro corno del Toro per mezzo i piedi de i Gemelli, ſopra la cui ſpalla ſiniſtra è una Stella, che ſi chiama la Ca
pra
, queſta pare, che riguarde due picciole Stelle, che ſono nella ſiniſtra del carrettieri, &
ſi chiamano i capretti. però io leggerei Vitr. in que
ſto
modo.
Item que in fummo cornu uo ad Aurige pedes una tenet parte ſtellã, quae appellature Aurigae manus, in
qua
hædi:
Capra uero, leuo humero, & poi comincia Tauri quidem, & Arietis in ſuper. Adunque ſopra la cima del ſinistro
corno
del Toro l’Auriga ſtende una mano, nellaquale ſono due Stelle, nominate i Capretti, &
tien ſopra il ſiniſtro numero una Stella detta la
Capra
, &
poi ſeguita. Sopra le parti del Toro, & del Montone con le ſue deſtre parti ſi troua Perſeo, ſott’ entrando
al
paſſo delle Stelle Vergilie nominate, &
con le piu ſiniſtre il capo del Montone appoggiando la deſtra mano al ſi-
mulachro
di Casſiopea, &
tiene ſopra l’auriga per la cima il capo Gorgoneo ponendolo ſotto i piedi di Androme-
da
, &
ſopra Andromeda, & ſopra il ſuo uentre ſono i peſci, & i caualli.
5550
Et quiè il teſto ſcorretto, perche le parole di Vitr. non hanno rilatione, ò conſtruttione, & la uerita è che ſopa Andromeda ci ſono due caualli,
uno
alato, che per lo Pegaſeo ſi pone, l’altro è la parte dinanzi d’un cauallo, cioè il capo, e il petto, il uentre dello alato, &
ſopra il capo d’ An-
dromeda
, il detto cauallo ha ancho una Stella ſopra la ſpina aſſai notabile;
& però potria dir Vitr.
Ci ſono ancho i peſci ſopra Andromeda, & il uentre di quel cauallo, che è ſopra la ſpina, dell’altro cauallo, ma nel uen-
tre
del primo è una lucidis ſima Stella, chetermina il detto uentre, &
la teſta di Andromeda, Ma la mano d eſtra
di
Andromeda è poſta ſopra il ſimulachro di Casſiopea, &
la ſiniſtra ſopra il peſce Aquilonare: Similmẽte l’Acqua
rio
ſopra il capo del cauallo, &
le unghie del Cauallo toccano le ginocchia d’A cquario.
Però nella figuratione di que ualent’ huomini il cauallo alato deue hauere i piedi riuolti all’altra parte.
Sopra Caſſiopa per mezzo il Capricorno in alto è poſta l’Aquila, & il Delfino, dopo iquali è la Saetta, & alquãto die
tro
alla Saetta è l’Vccello, la cui deſtra penna tocca la mano di Cefeo, &
il Scettro, ma la ſiniſtra di Ceſeo ſta fopra la
6660 imagine di Casſiopea fermata, ſotto la coda dell’Vccello ſono coperti i piedi del Cauallo.
Qui s’ intende del mezzo Cauallo. D’indi ſono le imagini del ſagittario, dello Scorpione, & della Bilancia.
Se Vitr. haueſſe con ſeparati nomi ſignificato amendue i cauulli, chiamando l’uno Equus, l’altro Equiculus, ouero protome hippus come dicono i
Greci
, non ci harebbe laſciato tante diſſicultà, oltra, che dicendo di ſopra, che l’Aquila, è molto lontana dal Simulachro di Casſiopea, &
che le
unghie
del Cauallo toccano le Ginocchia dello Acquario, è poi dicendo, che ſotto la coda dell’uccello ſono coperti i piedi del cauallo, egli ci da
ad
intender, che non ſi ragiona d’un ſolo cauallo, ma il tutto s’ acconcia per la lettione, &
deſcrittione de i buoni autori.
Diſopra poi il Serpente tocca con la cima del roſtro la corona, nel mezzo delquale è lo Ophiuco, ò ferpentario, che tie-
ne
il ſerpente in mano calcando col pie ſiniſtro la ſronte dello Scorpione.
Ma alla metà del capo dell’Ophinco non
molto
lontano è il capo dello ingenocchiato.
Che Hercole, Theſeo, Tamiri, Orpheo, Prometheo, Ixione, Cetheo, Lycata alcuna fiata è detto.
7770
Ma le cime delle loro teſte ſono piu facili ad eſſer conoſciute, imperoche ſono ſormate di Stelle aſſai lucenti. Ma il piede
dello
ingenocchiato à quella tẽpia ſi ferma del capo di quel ſerpẽte, che è poſto tra le Orſa che ſettẽtrioni ſi chiamão.
Ma quello, che dice Vitr. parue per eos flectitur Delſinus, non accorda col detto de gli altri, perche il Delſino è lontano dallo ingenocchiato, ſe
forſe
non ſi legge.
Vbi parue per os qui flectitur Delfinus cõtra uolucris roſtrũ eſt propoſita lyra. Ma doue d’intorno
alla
bocca del cauallo picciolo ſi piega breuemẽte il Delfino, cõtra il roſtro dell’uccello, è propoſta la lyra.
Tra gli ho
meri
dello ingenocchiato, &
del cuſtode, è la corona ornata. Ma nel cerchio fettentrionale poſte ſono le due Orſe.
Dapoi, che Vitr. ci ha ragionato di quelle stelle, & di quelle imagini, che ſono tra il tropico, & il circolo ſettentrionale, egli entra a quelle,
248229NONO. ſono dentro del detto circolo ſettentrionale, & questo ſa, perche quelle parti ſono piu neceſſarie da eſſer conoſciute, come che à commodo no-
stro
piu opportune ſi ueggino.
Deſcriue adunque particolarmente il ſito ſettentrionale, la figura, & la collocatione dell’Orſa, & del Draco
ne
che la cigne, e dice.
Nel circolo ſettentrionale poſte ſono le due Orſe, che uoltano le ſpalle l’una all’altra, & hãno i petti in altra parte riuol
ti
, la minore Cynoſura, &
la maggiore Helice è detta da Greci; guardano amẽdue all’ingiù, & la coda dell’una è uol
ta
uerſo il capo dell’altra, percioche i capi dell’una, &
dell’al tra dalla cima loro uſcendo per le code ſoprauanzandoſi
tra
quelle, è ſteſo il ſerpente, ò Dracone, che ſi dichi, dal fine delquale è la ſtella luminoſa, quella, che ſi chiama il Polo,
che
è d’intorno al capo dell’Orſa maggiore, perche quella, che è uicina al Dracone, ſi uolge d’intorno al ſuo capo.
Qui ſi uede l’errore di molti, che hanno dipinto POrſa maggiore, & la minore, & il Dracone, percioche la figura del Dracone non è di quella
maniera
contorta, come ſi dipigne, et quelli, che l’hanno con diligenza oſſeruata, non hanno trouato che le ſtelle apparino in Cielo nel modo, che
1110 dipinte ſono, ne l’Orſa maggiore appreſſo la testa del Dracone, ne la minore appreſſo la coda, ma per lo contrario la maggiore è appreſſo
la
coda, &
la minore è appreſſo le ſpire, & le piege come Arato ci dimoſtra dicendo.
Qui ſan di Gioue le notrici chiaro
Helice
, è Cynoſura, quella Greci
Guida
per l’alto mar, queſta Fenici
Helice
, è tutta chiara, &
ha ſue ſtelle
Dimaggior
lume, &
di grandezza adorne.
Et quando il Sol nell’Ocean s’aſconde,
Quella
di ſette fiamme adorlla ſplende.

Ma
à marinari, è piu fedel quel’altra.

Percioche
tutta in breue giro acco’ta
Al
fido Polo ſi riuolge e mai,
(Pur che ueduta ſia) non ſiritroua
Alle
naui di Sidone fallace.
Tra queſti à guiſa di ſpezzato lume
Il
fiero Drago ſi trammette, e uolge,
Et
quinci, &
quindi Pun è paltra auanza.
Helici con la coda, & poi torcendo
A
Cynoſura piega, &
doue punta
Con
la ſua coda, iui la teſta pone
Helice
, &
oltra Cynoſura stende
Le
ſue rittorte pieghe, e alzato adrieto
2220 Guarda l’Orſa maggior col capo drdito,
Ardono
gli occhi, &
l’affocate tempie
Di
fiamme acceſe ſono, e’l mento ſolo
Arde
d’un fiero lume.
La trammõtana dellaquale ſi ſeruono i noſtri marinari, è quella Stella, che è l’ultima nella coda dell’Or
133[Figure 133] ſa minore, imaginamo una linea dritta dalle ultime due Stelle dell’Or ſa maggiore, cioè delle ruote
di
dietro del carro, che uadi fin’alla proβima Stella, che ſe le fa incontra, iui è la ſtella uicina al Polo
del
mondo, che ſi chiama stella delmare, la trammontana adunque è la prima delle ſette Stelle, che
fanno
l’Orſa minore, queſte ſono ſette Stelle aſſai chiare, tre di eſſe ſanno un corno, che per lo te-
3330 mone del carro ſi piglia, quattro poi fanno un quadrato, ſecondo il ſito di quattro ruote, ſi mouo-
no
d’intorno al Polo con egual diſtanza in hore 24 da Leuante à Ponente, &
la trammontana, per
eſſer
piu uicina al Polo ſa minor giro, &
per eſſa eſſendo il Polo inuiſibile, ſi conoſce l’ altezza del
Polo
ſopra Porizöte, et il luogo del polo ſi conoſce per un’altra Stella delle ſette, che è la piu lucète
delle
due guardie nominate, che ſtanno nella bocca della Bozzina, &
quella Stella,è detta horolo-
giale
,perche gira come ruota di horologio, dando à conoſcer in ogni tempo dell’anno, che hora è del
la
notte, ſecondo quel conto, che dice mezzo A pril, mezza notte teſta, et ſempre tra le guar
die
, e la trammontana ſta il Polo, in modo che quando le guardie ſtan di ſopra il Polo la trammonta
na
ſta di ſotto.
Dapoi ſapendoſi doue ſtanno le guardie, ſi ſa in che parte del Polo, & in che distã
za
di eſſo ſia la trammontana, &
queſte ſono pratiche di marinari. Ma tornamo à Vitr.
Et il ſerpẽte d’intorno la teſta della Cynoſura diſteſo è poſto, & ua di lógo per drit
4440 to fin’ à i ſuoi piedi, &
quiui intorto, & ripiegato alzandoſi ſi riuolta dal capo
dell’Oſa
minore alla maggiore contra il roſtro di quella, et la tẽpia della ſua teſta.
Cioè il Serpente ſi stende d’intorno alla teſta dell’Orſa minore, & iui alquanto ſi piega, dapoi ſi rad-
drizza
fin’à i piedi dell’Orſa predetta, &
iui di nouo ſi rittorce, & riuolge il capo uerſo la teſta
dell’Orſa
minore, ſi come dalla bocca de i fiumi alle fontiloro Ptolomeo ce inſegna le uolte, et i corſi
disteſi
de i fiumi, coſi Vitr.
ci deſcriue quelle parti del Dracone, che ſono dritte, & quelle, che dan
no
uolta però io leggerei Vitr.
à questo modo.
Vnà uero(cioè inſieme) circum cynoſure æ caput iniecta eſt flexu, (uidelicet ſerpens flexa) porrectaq́
proxime
eius pedes (eius ſcilicet urſæ minoris) hic autem (ideſt ad urſæ minoris pedes) intorta, re-
plicataq̀
(ideſt ſerpens) ſe attollens reftctitur, &
reliqua.
5550
Ancho ſopra la coda dell’Orſa minore ſono i piedi di Cepheo, & iui alla ſommità del Montone, ſono le ſtelle, che fan-
no
il triangulo de lati eguali ſopra il ſegno del Montone.
(Coſi io intendo) Ibique ad ſummum cacumen in ſuper Arietis ſignum.
Sunt Stellae quæ faciunt triangulum paribus lateribns.
Lequal parole ſono poste da Vitr. molto intricatamente, & ſecondo i ſuoi modi di parlare, Il triangolo e ancho per la ſimiglianza ſua detto delta
dalla
ſimiglianza della lettera greca, delta nominata.
Ma molte ſono le ſtelle conſuſe del ſettentrione minore, & del ſimulachro di Casſiopea.
Confuſe egli intende, che non fanno alcuna figuatione, come d’intono al Montone cinque, d’intorno al Toro undici, d’intorno à i Gemelli ſette,
ouero
conſuſe, non coſi lucenti, ò dell’ ultima grandezza.
Conclude poi Vitr. quello. che ha detto, & propone quello, che deue dire.
6660
Io ho eſpoſto fin qui quelle Stelle, che ſono nel Cielo diſpoſte alla deſtra dell’oriente tra la Zona de i ſegni, & dei Settẽ
trioni
, hora io eſplicherò quelle, che ſono alla ſiniſtra nelle parti dell’orizõte, &
del mezzo di dalla natura diſtribuite.
CAP. VII. DELLE STELLE, CHE SONO DAL ZODIACO AL MEZZO DI.
PRIMIER AMENTE ſotto il Capricorno è il peſce Auſtrale, che da lungi riguarda Cepheo, &
da
quello al ſagittario il luogo uoto.
Il Torribolo è ſotto lo artiglio dello Scorpione; Ma le prime
parti
del Cẽtauro ſono uicine alla Bilancia, &
Allo Scorpione, tengono in mano quel ſimulachro,
chei
periti chiamano la beſtia delle ſtelle.
Longo la uergine, il Leone, & il Cancro e il Serpente, il-
quale
porgendo una ſchiera di Stelle intorto ſotto cigne lo ſpacio del Cancro alzando il roſtro uer
ſo
il Leone, &
col mezzo del corpo ſoſtiene la Tazza, ſottponendo ancho la coda alla mano del-
7770 la Vergine in quella parte doue ſta il Coruo, ma quelle Stelle, che ſono ſopra le ſpalle equalmente rilucono uerſo
la
parte di dentro.
( cioe uerſo il polo auſtrale) Sotto la coda del Serpente, è ſottopoſto il Centauro.
Appreſſo la Tazza, & il Leone e la naue d’Argo, la cui prora è oſcurata, ma lo albero, & quelle parti, che ſono à torno
il
temone appaiono eminenti, &
eſſa nauicella, & la poppà è congiunta per la ſommitâ della coda del cane.
Et qui s’intende del cane maggiore.
Ma il caneminore ſeguita i Gemelli inconta al capo della ſerpe, & il maggiore ſimilmente ſeguita il minore.
249230LIBRO
Auuertir douemo che quando Vitr. dice, che il minor Cane ſeguita i Gemelli, intende che il minor Cane è à dirimpetto ſopra i Gemelli, perche
l’ordine
di Vitr.
è di porre le imagini di quà, & di dal Zodiaco accompagnandole con i ſegni del Zodiaco, accioche egli ſi ſappia il loro ſiro
nel
cielo, &
però douemo auuertire à queſto in tutto il trattamento di ſopra, & di ſotto, ilche bene conſiderato ci leuer à la difficultà
d’intendere
molte coſe.
Ma Orione è a ttrauerſato, ſottopoſto, & fiaccato ſotto l’ongia del Toro, & tiene con la ſiniſtra la claua, alzando l’ltra
mano
fopra i Gemelli, &
ſuo paſſo poco diſtante al cane, che perſeguita il Lepore. Ma al Montone, & à i Pesci, è
ſottopoſta
la Balena, dalla cui creſta ordinatamente all’uno, &
all’altro Peſce, è diſpoſto un ſottile ſpargimento di
Stelle
, che in Greco è detto Hermidone.
Plinio chiama commiſſura de i peſci quella, che Greci chiamano Hermidone, altri la nominano cinta ò legame, altri lino, ò filo, percioche pare, che
annodi
la parte ſettentrionale con la meridiana.
Hermidone uuol dire piacere, ò diletto di Mercurio, ma con difficultà tragge dal commento
1110 di Arato il ſenſo di questa coſa.
Et di dentro per grande ſpacio oppreſſo il nodo à guiſa di ſerpenti tocca la ſommità della creſta della Balena.
Cioé detto nodo entra molto dentro nella parte Auſtrale, & come i giri di ſerpenti ruttorto peruiene ſin’alla ſommità della cresta della Balena,
puo
anche stare, che la parola, che è nel latino ſerpentium, non ci uoglia eſſere.
Ma il fiume Eridano ſcorrendo per una apparenza di ſtelle prende il capo della ſua ſonte dal ſiniſtro piede di Orione;
ma quell’acqua, che ſi dice eſſer ſparta dallo Acquario ſcorre tra la teſta del peſce Auſtrale & la coda della Balena.
Io ancho interpreterei à queſto modo, per la imagine di Eridano ſcorre un fiume di ſtelle prendendo il capo della ſua ſonte dal ſinſtro piede
d’Orione
.
Io ho eſpoſto quei ſimulachri di ſtelle, che dalla natura, & dalla mente diuina diſſegnate, come piacque à Democrito ſi
loſofo
naturale ſono ſtate figurate, &
formate nel mondo. Ma tutte però da me ſono ſtati poſti, ma ſolamẽte quel
2220 li, de quali potemo auuertire gli orti, &
gli occaſi, & quegli con gli occhi uedere, imperoche ſi come i ſettentrioni gi-
randoſi
d’intorno al cardine dello aſſe non trãmontano, ne uanno ſotto l’orizonte, coſi d’intorno al cardine meridia-
no
, che per la inclinatione del mondo è ſotto la terra, girandoſi, &
naſcondendendoſi le ſtelle non hanno le ſalite ſo-
pra
terra, &
però le loro figurationi pe lo impedimento della terta non ci ſono maniſelte. Di queſta coſa ci da indi-
tio
la ſtella di canopo, che à queſte parti non è conoſciuta, come ſi ha per relatione dei mercanti, che all’eſtreme parti
dello
Egitto, &
à quelle, che ſono uicine, à gli ultimi termini della terra ſtati ſono.
Sieſcuſa Vitr. perche non ha poſto tutte le conſtellationi, & figure douẽdo come Astronomo parlar di eſſe, & non hauer riſetto al ſuo orizõte,
ma
in generale.
Canopo è una ſtella poſta nel ſeguente remo della naue coſi nominata dall’Iſola Canopo, doue prima fu conoſciuta: Quelli, che ſi
partono
dalla Arabia petrea uerſo l’Azania per dritto nauigando al meriggie uan contra la ſtella Canopo, che in que luoghi è nommata caual-
lo
, chiamaſi iui ſubel, cioè incendio, &
queſto per la moltitudine, è grandezza de i raggi, Questa riſplende(come dice Plinio)all’Iſola Taproba
3330 na, era queſta ſtella al tempo di Ptolomeo in gradi 17 minuti idi Gemini, ha di latitudine meridiana gradi 75.
& la declinatione gradi 52 mi-
nuti
10.
ma à noſtri di è nel ſettimo grado di Cancro con latitudine meridiana di graddi 75, & di declinatione gradi 51. minuti 34. Questa
ſtella
non è ueduta in Italia, à Rhodi è uiciniβima all’Orizonte:
un quarto di ſegno pare alzata in Aleſſandria, et coſi piu s’inalza à gli habitan
ti
uerſo le parti meridiane.
Del giramento del mondo d’intorno la terra, & della diſpoſitione, de i dodici ſegni, & della parte ſettentrionale, & meri
diana
delle Stelle, come ſia lo aſpetto, ne ho dato ammaeſtramento, Imperoche dal girar del mondo, &
dal contrario
mouimento
del Sole, ne i ſegni, &
dalle ombre fatte da gli ſtili, e gnomoni al tempo de gli equinottij, ſi trouano le
ragioni
de gli analem mi.
Ma le altre coſe, cioè che effetti habbiano i dodici ſegni, le cinque Stelle, il Sole, & la Luna
quanto
appartiene alla ragione della Aſtrologia, ſi deono conciedere à i ragionamenti de i Caldei, imperoche è loro
propio
il diſcorſo delle natiuità, perche posſino &
le paſſate, & le future coſe dalle ragioni delle ſtelle far manifeſte:
4440& le loro inuentioni, che in ſcritto hanno laſciato, dimoſtrano con che ſolertia, & con che acutezza d’ingegno hab-
biano
ragionato, &
quanto grande ſiano ſtati quelli, che uenuti ſono dalla natione de Caldei. Il primo fu Beroſo, che
nell’Iſola
, &
nella città di Coo ſedeſſe, & apriſſe iui le ſcole inſegnando la diſciplina loro. Dapoi fu lo ſtudente An
tipatro
, &
Archinapolo, ilquale non dal punto del naſcimento, ma dalla concettione laſcio manifeſto le ragioni delle
natiuità
.
Ma delle coſe naturali Thalete Mileſio, Anaxagora Clazomenio, Pithagora Samio, Xenoſane Colofonio,
Democrito
Abderita, con che ragioni la natura ſi reggeua, &
in che modo, & quali effetti habbiano laſciarono ben pẽ
ſato
.
Le inuentioni de iquali hauendo ſeguitato Eudoxo. Eudemo, Caliſto, Melo, Philippo, Hipparcho, Arato, & gli
altri
trouaron per Aſtrologia gli orti delle ſtelle, &
gli occaſi, & le ſignificationi delle tẽpeſta, con le diſcipline à que-
ſto
formati, che parapegmata ſi chiamano, &
à poſteri le laſciarono, le ſcienze de iquali deono eſſer ammeſle da gli
huomini
, perche di tanta cura, &
diligenza ſtati ſono, che pareno molto prima con diuina mente annũciare le ſigni
5550 ficationi de i tempi, che hanno à uenire, per lequal coſe à i penſieri, è ſtudi di quelle, tali inuẽtioni ſi deono cõcedere.
CAP. VIII. DELLE RAGIONI DE GLI HOROLOGI, ET DELL’OMBRE DE
I
GNOMONI AL TEMPO DELLO EQVINOTTIO A RO-
MA
, ET IN ALCVNI ALTRI LVOGHI.
MA noi da quelli, coſi douemo ſeparare la ragione de gli horologi, & eſplicare le breuità de i giorni,
&
le longhezze di meſe in meſe, imperoche il Sole al tempo dello equinottio raggirandoſi nel Mõ-
tone
, &
nella Bilancia di noue parti del Gnomone, otto ne fa di ombra in quella inclinatione, che è
à
Roma, &
in Athene tre parti ſono dell’õbra, di quattro del Gnomone, ma à Rhodi à ſette cinque
6660 riſpondono, à Taranto noue ad undeci, in Aleſſandria tre à cinque:
& coſi in tutti gli altri luoghi,
altre
ombre equinottiali ad altro modo per natura ſi trouano ſeparate.
Volendo Vitr. darci il modo, colquale poβiamo fare gli horologi da Sole. uuole, che noi auuertiamo l’ombre, che ſanno le cofe dritte ſopra l’orizõ
te
, quando è il mezzo di al tempo dello equinottio, percioche uedẽedo noi la proportione dell’ ombra alla coſa, che fa Põbra potemo trarne lo ana
lemma
, ilche è come modulo de gli horologi.
Imperoche Vitr. non ce inſegna qui à fare alcuno horologio, ma bene ci apre la uia, come i potiamo
fare
, Et per dichiar atione di queſta materia ognuno ſi deue imaginare, che quando il Sole è nel principio del Montone, ò della Bilàcia, egli ſi he
ua
al uero punto di Leuãte, &
ſi corca al uero punto di Ponente; & in quel mezzo, ch’egli ua da L euãté à Pon ente, egli s’innalza apoco apo-
co
fino al mezzo , et dal mazzo uerſo Ponente ſi abbaſſa, &
ſe egli laſciaſſe in quel nel Cielo un’ orma uiſibile di tuto il corſo ſuo, egli ſi
uederebbe
un mezzo cerchio, ilquale not imaginamo, et chiamamo Equinottiale, queſto mezzo cerchio è di ſopra l’rizonte, &
l’altra metà
ſotto
, et ſecõdo diuer ſi orizonti nel punto del mezzo ad altri è piu baſſo, ad altri è piu alto il Sole:
imperoche à quelli, de iquali il punto, che
7770 gli ſopraſtà detto Zenith è piu uicino all’equinottiale, ſe gli inalza piu il Sole ſul mezzo , che à iqualli il punto, che gli ſopra a sta è piu
uicino
à i poli, Stãdo adunque il Sole nel mezzo al tempo de gli equinottij, ad altri è piu alto, ad altrt è piu baſſo, et quanto è piu alto l’om-
bra
delle coſe eleuate ſopra la terra ſi fa minore, &
quanto è piu baſſo, ſi ſa maggiore, ma quando è giuſto è nel mezzo tra l’orizonte, & il pun
to
, che ci ſta ſopra la testa, le ombre ſono pari alle coſe:
Egli adunque è neceſſario, che l’ombre meridiane nel tẽpo dello equmottio in diuer ſi luo
ghi
habbiano diuer ſa proportione con i corpi, che le fanno, &
per intelligenze di questo ſi douemo ricordare queilo, che per la paſſata figura
s’è
dimostrato, che quanto piu uno ſi parte dalla linea equinottiale, tanto piu ſegli leua il polo, è tanto piu ſe gli abbaſſa la luiea.
250232NONO.
Ma la proportione dell’ombràal Gnomone ò ſtile ſi conoſce dalla ſottoſcritta tauola, per la cui intelligenza è da notare, che ſono due ſorti di ons
bre
, una ſi chiama ombra drittta, &
è quella, che fa una coſa drizzata in piedi ſopra il piano, come ſono le torri, gli alberi, gli huom ni, &
tutto
quello, che ſi forma dritto ſopra l’orizonte, l’altra ſi chiama ombra uoltata, &
è quella, che fanno le coſe, che ſportano in fuori dalle
torri
, &
dalle caſe paradlelle al piano, come ſe uno porgeſſe fuori uno bastone d’una fineſtra. Queſte ombre conuengono in certa proportione,
con
le coſe, che le fanno, &
tra ſe hanno differenza, & ancho in alcuni termini ſono conuenienti. Quando naſce il Sole le ombre delle coſe
dritte
ſono infinite, le uoltate nulle, intendo quando la punta dello ſtile e riuolta ſempre al Sole.
Alzandoſi il Sole le ombre dritte uen-
gono
minori, le uoltate maggiori, ſul mezzo di breuiβime ſono le dritte, longhiβime le riuolte, conuengono però, che quando il Sole è in
gradi
45 d’altezza ſopra l’orizonte, Pombra dritta, &
la uoltata ſono pari alle coſe, però chi uoleſſe miſurare, qualche altezza ò di torre, ò
d’altro
, che ſia dritta ſopra il piano, aſpetti che’l Sole ſia à 45 gradi alzato, ilche nelle noſtre parti adiuiene ogni giorno due fiate da mez
zo
Marzo, fin’à Settembre, &
miſure l’ombra, perche tanto ſaranno alte le coſe, che la fanno quanto longa ſerà l’ombra loro. Ma quando
1110 il Sole ſerà piu alto di gradi 45 alhora l’mobra dritta ſer a minore, &
la riuolta maggiore, & ſe’l ſole perueniſſe allaltezza di gradi 90 la om
bra
dritta ſarebbe nulla, &
la riuolta infinita. Qucsti auuertimenti danno ad intendere molte coſe belle, & ſecrete, perche i culindri, i piani,
&
i drizzati horologi ſi poſſono fare ſenza tauole dataci la lunghezà dello stile, è ſapendo la ſalita del Sole d’hora in hora, come ſi uederà
nello
Analemma deſcritto da Vitr.
La tauola ueramente preſuppone, che ognicoſa, che faccia ombra ſia partita in dodici parti eguali alle-
quali
è l’ombra proportionata, però ella ſta nel ſottoſcritto modo.
TAVOLA DELLA PROPORTIONE DELLE OMBRE AL GNOMONE.
222033
## Altezza del Sole
# G # G
# 0 # 90
# 1 # 89
# 2 # 88
# 3 # 87
# 4 # 86
# 5 # 85
# 6 # 84
# 7 # 83
# 8 # 82
# 9 # 81
# 10 # 80
# 11 # 79
# 12 # 78
# 13 # 77
# 14 # 76
# 15 # 75
# 16 # 74
# 17 # 73
# 18 # 72
# 19 # 71
# 20 # 70
# 21 # 69
# 22 # 68
# 23 # 67
# 24 # 66
# 25 # 65
# 26 # 64
# 27 # 63
# 28 # 62
# 29 # 61
# 30 # 60
## Altezza del Sole
## Ombra dritta \\ Parte Minuti \\ Vmbra infinita.
# 695 # 44
# 343 # 39
# 228 # 57
# 171 # 37
# 137 # 9
# 114 # 10
# 97 # 44
# 85 # 28
# 75 # 46
# 68 # 3
# 61 # 44
# 56 # 27
# 51 # 59
# 48 # 8
# 44 # 49
# 41 # 51
# 39 # 15
# 36 # 54
# 34 # 51
# 32 # 58
# 31 # 16
# 29 # 42
# 28 # 16
# 26 # 57
# 25 # 44
# 24 # 37
# 23 # 35
# 22 # 34
# 21 # 40
# 20 # 47
## Ombra uolta
## Altezza del Sole
# G # G
# 30 # 60
# 31 # 59
# 32 # 58
# 33 # 57
# 34 # 56
# 35 # 55
# 36 # 54
# 37 # 53
# 38 # 52
# 39 # 51
# 40 # 50
# 41 # 49
# 42 # 48
# 43 # 47
# 44 # 46
# 45 # 45
# 46 # 44
# 47 # 43
# 48 # 42
# 49 # 41
# 50 # 40
# 51 # 39
# 52 # 38
# 53 # 37
# 54 # 36
# 55 # 35
# 56 # 34
# 57 # 33
# 58 # 32
# 59 # 31
#### Altezza del Sole
#### Ombra dritta \\ Parte Minuti
# 20 # 47
# 19 # 58
# 19 # 12
# 18 # 29
# 17 # 47
# 17 # 8
# 16 # 30
# 15 # 52
# 15 # 21
# 14 # 49
# 14 # 18
# 13 # 48
# 13 # 20
# 12 # 52
# 12 # 26
# 12 # 0
# 11 # 35
# 11 # 11
# 10 # 48
# 10 # 26
# 10 # 4
# 9 # 43
# 9 # 22
# 9 # 3
# 8 # 43
# 8 # 24
# 8 # 6
# 7 # 48
# 7 # 30
# 7 # 12
# 6 # 56
## Ombra uolta
## Altezza del Sole
## G # G ##
# 60 # 30
# 61 # 29
# 62 # 28
# 63 # 27
# 64 # 26
# 65 # 25
# 66 # 24
# 67 # 23
# 68 # 22
# 69 # 21
# 70 # 20
# 71 # 19
# 72 # 18
# 73 # 17
# 74 # 16
# 75 # 15
# 76 # 14
# 77 # 13
# 78 # 12
# 79 # 11
# 80 # 10
# 81 # 9
# 82 # 8
# 83 # 7
# 84 # 6
# 85 # 5
# 86 # 4
# 87 # 3
# 88 # 2
# 89 # 1
# 90 # 0
## Altezza del Sole
## Ombra dritta \\ Parte Minuti
# 6 # 56 # 6 # 39 # 6 # 23 # 6 # 7 # 5 # 51 # 5 # 36 # 5 # 21 # 5 # 6 # 4 # 51 # 4 # 36 # 4 # 22 # 4 # 8 # 3 # 54 # 3 # 40 # 3 # 26 # 3 # 13 # 3 # 0 # 2 # 46 # 2 # 32 # 2 # 20 # 2 # 7 # 1 # 54 # 1 # 41 # 1 # 28 # 1 # 16 # 1 # 3 # 0 # 50 # 0 # 38 # 0 # 25 # 0 # 12 # 0 # 0 ## Ombra ulota
Et però ogni lnogo, che noi uoremo fare gli horologi douemo pigliar l’ombra equinottiale.
4460
Comincia Vitr. ad inſegnarci come ſi habbia à fare lo analemma, & perche un ſolo analemma non ci può ſeruire per tutto, perche differenti
ſono
le ombre meridiane equinottiali, però ne piglia uno, che ci inſegna a ſare quello che ſerue à Roma.
dando prima una regola generale, che
in
qualunque luogo douemo ſar horologi, biſogna auuertire all’ombra equinottiale, &
intëde quello ombra, che ſi ſa ſul mezzo dalle coſe le-
uate
ſopr a il piano, &
la ragione è in punto, perche dall’ ombra equinottiale ſi piglia ancho l’ombra dell’uno, & l’altro tropico, & de i ſegni
di
mezzo, dalla declinatione del Sole dallo equinottiale.
Et ſe feranno come à Roma noue le parti del Gnomone, & otto le parti dell’ombra; facciaſi una linea nel piano ſopra
la
quale dritta à piombo è à ſquadra ne cada un’altra, che ſi chiama il Gnomone, &
dalla linea del piano fin nel fine
del
Gnomone, ſi miſurano noue ſpatij, &
doue termina la nona parte in ſu quel punto faciaſi il centro, ſegnato con
la
lettera a.
& aperta la ſeſta da quel cẽtro alla linea del piano doue ſera la lettera b. facciaſi un circolo,che ſi chiama il
meridiano
, dapoi delle noue parti, che ſono dal piano al centro del Gnomone ſe ne piglie otto, &
ſiano ſegnate nel
5570 piano doue è la c.
Queſto termine ſerà dell’ombra meridiana equinottiale del Gnomone, & dal ſegno e, per lo cen
tro
a, ſia tirata una linea doue ſerà il raggio del ſole equinottiale.
Lo Analemma per Roma ſi ſa in queſto modo, egli ſi tira una linea in un piano, queſta linea non è orizonte, ma è quel piano ſopra’l qual è driz
zato
lo ſtile, perche la punta dello ſtile ſe imagina eſſer nel centro del mondo, &
la longhezza dello ſtile, che egli chiama Gnomone, perche
è
posto come ſquadra, e norma ſopra un piano;
termina ſopra quel piano, alquale l’orizonte è paralello, drizzato adunque ſopra la linea
del
piano à perpendicolo il Gnomone, egli ſi ſa centro la punta del Gnomone, &
ſi allarga la ſeſta tanto, quanto è longo il Gnomone, & ſi
251232LIBRO un circolo, che rappreſenta il meridiano, ſopra ilquale ſe imagina che ſia il Sole nel mezzo al tempo de gli equinottij, hauemo adunque
fin
qui il pìano doue batte l’ombra, lo ſtilo, che fa l’ombra, &
il meridiano, hora ſi piglia la longhezza dell’ ombra in queſto modo, ſapendeſì,
che
di noue parti, nellequali è diuiſo il gnomone, otto ſi danno all’ ombra, però ſi partir à il Gnomone in noue parti, &
dal ſuo piede longo la
linea
del piano ſe ne poneranno otto, &
tanto ſer à la longhezza dell’ombra meridiana equinottiale, & à quel termine ſi ſegnerà, c. & dalc,
per
lo centro a, che la punta dello ſtile, ſi tireràuna linea fin al meridiano, &
la doue termina quella linea, ſe imaginamo, che ſia il Sole ſul
mezzo
altempo dello equìnottio, &
quella linea rappreſenta il raggio equinottiale meridiano, è termina la longhezza dell’ombra.
Allhora dal centro allargando la ſeſta fin’alla linea del piano, ſia ſeguato con egual diſtanza dalla ſiniſtra doue è la lette
ra
e &
dalla deſtra doue è la lettera i. nell’ultimo giro del cerchio, & per lo centro tirata ſia una linea in modo che ſi
facciano
due eguali ſemicircoli;
queſta linea da i Mathematici è detta orizonte.
Poteua dire in due parcle Vitr. quello, che ha detto in molte cioè uolendo formare l’orizonte tir a il diametro del meridiano che ſia egualmente di
1110 ſtante alla linea della planitie, queſto diametro rappreſenta l’orizonte, ė parte in due parti eguali il meridiano, dellequali una è la parte di ſo-
pra
terra, l’altra di ſotto;
gli eſtremi dell’orizonte ſono ſegnati e dalla ſiniſtra, & i dalla deſtra, & coſi hauemo, poſto nell’ analemma il pia-
no
, l’ombra, il raggio equinottiale, il Gnomone, &
l’orizonte.
Dapoi ſi deue pigliare la quintadecima parte di tutto il giro, & poner il piede della ſeſta, la doue il raggio equinottiale
taglia
quella linea iui ſerà la lettera f.
& ſegnare dalla deſtra, & dalla ſiniſtra, doue ſon le lettereg. & h. & da quci
punti
, &
per lo centro ſi deono tirare le linee fin’alla linea del piano doue ſeranno le lettere t. & r. & coſi ſeran poſti
i
raggi del Sole uno della State, &
l’altro del Verno.
Vitr. uuole porre nel ſuo analemma il raggio del ſoleſtitio, & della bruma, che ſono gli estremi del corſo del Sole, & troua questi per la maggior
dectinatione
del Sole, laquale egli ſa di parti 24, ch’è la quintadecima di tutto il meridiano, ma i posteriori hanno trouato il maggior apparta
mento
del Sole eſſer di gradi 23 {1/2} posto adunque il piede della ſeſta nell’estremo del raggio equinottiale ſopra il meridiano, &
ſegnando di quà,
2220&
di tanto diſcoſto quanto ſono gradi 24 di tutto il meridiano, ſi fanno i punti tropici h g. da i quali tirando per lo centro le linee fin’al
piano
ſifanno i raggiuno de i quali dimoſtra quanto ſi ſtende l’ombra meridìana delle ſtate quando il Sole entra nel Cancro, &
l’altro dinota,
quanto
ſi ſtende l’ombra meridiana del Verno, quando il Sole entra in Capricorno, &
coſi h@uemo i raggi di quattro ſegni due de i tropici, &
due
de gli equinottij compreſi dal Cancro, dal Capricorno, dal Montone, &
dalla Bilancia, hora ueniremo à trouare i raggi fatti dal Sole,
ſul
mezzo quando egli ſarà ne gli aitri ſegnì, accioche ſi forniſca tutto lo analemma, di meſe in meſe, però dice dichiar ando prima meglio
le
parti propoſte.
Incontra la lettera e ſerà la lettera i doue la linea, che paſſa attrauerſo il centro tocca la circonfernza, & contra la g, &
h
.
ſeranno le lettere K. & I. & contra c. & f. & a. ſerà la lettera. n. allhora poi ſi deono tirare i diametri da g. ad l. & da h
a
K, &
quel diametro che ſerà di ſotto ſerà della parte eſtiua, & quello, che ſerà di ſopra ſerà della parte del uerno.
I termini dell’ orizonte ſono e & i. i termini de i tropicig. & h. che deono eſſer congiunti con linee alla parte oppoſta ne i punti K. & l. & quelle
3330 linee Vitr.
chiama diametri, perche hanno ad eſſer diametri di alcuni circoli, perche dice ſeguitando.
Queſti diametri ſi deono nel mezzo egualmente partire doue ſeranno le lettere m. & o. & iui notar ſi deono i centri, &
per
qnelli, et per lo cẽtro ſi deue tirare una linea alla eſtrema circõferenza doue ſerãno le lettere p.
& q. queſta linea
caderà
dritta ſopra il raggio equinottiale, &
per ragioni mathematiche, queſta linea ſerà nominata l’Aſſe, ò il Per-
no
, &
da gli ſtes ſii punti aperta la ſeſta fino alla eſtremitta de i diametri ſieno fatti due ſemicirculi, de i quali l’uno
ſerà
quello della ſtate, l’altro quello del uerno.
Ecco che à poco à poco Vitr. ci rappreſenta la sfera con tutti i ſuoi circoli, l’aſſe e. q a o m p. il tropico del Cancro ſopra il diametro r o K. il tropi
co
del capricorno ſopra il diametr o g m l.
lo equinottiale c. f. @ n. l’orzonte e a i. il meridiano ſ q n p.
Dapoi in que punti che le linee egualmente diſtanti tagliano quella linea, che è chiamata l’orizonte nella piu deſtra
parte
ſerà la lettera i.
& nella piu ſiniſtra la lettera u.
4440
Cioe doue i diametri de i tropici tagliano l’orizonte, & qui auuertiamo che quel taglio dimoſtra quanto dell’un tropitco ſta ſotto l’orizonte, &
quanto
ne ſta ſotto dalche ſi comprende la lunghezza del maggior , &
del minore, & coſi delle notti, & è paſſo degno di conſideratione, co-
me
ſi uede nell’uſo del Planisferio del Roias.
& dell’horologio poſto nel piano circolare poſto da Pietro Appiano, & dall’Orontio, & molto
prima
da gli antichi, anzi è lo iſteſſo Analemma, che pone Vitr.
Et dalla deſtra parte di uno ſemicircolo doue è la lettera g. tirar biſogna una linea equalmente diſtante allo aſſe fino al
ſiniſtro
ſemicircolo doue è la lettera h.
& queſta linea egualmente diſtante ſi chiama Lacotomus.
Cioè linea, che partiſſe, & diuide la larghezza, imperoche ella ua da un tropico all’altro, & abbraccia tutto lo ſpacio nelquale hanno à ſtare i
ſegni
del Zodiaco:
Come che ſi diceſſe linea, che parte la larghezza, imperoche ella abbraccia tanto di qua, quanto di la dello equinottiale che
contiene
la eclittica, nellaquale ſono i ſegni deſcritt.
Et allhora il cẽtro della ſeſta ſi deue porre iui, doue quella linea paralella è tagliata dal raggio equinottiale, doue è la let
5550 tera x.
& allargar ſi deue fin doue il raggio eſtiuo, taglia la circonferenza doue è la lettera h. & dal centro equinot-
tiale
allo ſpacio eſtiuo facciaſi una circonferenza del circolo menſale, ilquale è detto monachus, &
coſi ſerà forma
to
lo Analemma.
La linea della larghezza detta Lacotomus e diametro di quel circolo, che ci da, i termini de i meſi, & dei ſegni imperoche posto il piede in
quel
punto, che ella taglia lo equinottiale, &
allargato fin all’una & all’ altra diſtanza de i punti, ſi ſa un cerchio picciolo, ilqual diuiſo in
dodici
parti ci rappreſenta i termini di 12 ſegni, &
ſe egli ſi uoleſſe hauere tutte le parti de i ſegni biſognerebbe partire il detto cerchio in 360
parti
, ma per piu eſpediente egli ſi parte ò di cinque in cinque, ò di dieci in dieci &
tirando da i punti di ſopra à i punti di ſotto le linee egual-
mẽte
diſtanti all’equinottiale, doue quelle tagliano la linea della larghezza iui ſi fanno i punti, da i quali tirando al centro di ſopra, &
alla li-
nea
del piano di ſotto le linee ſi formano i raggi meridiani, che fa il Sole di ſegno in ſegno, &
coſi é formato lo analemma, cioè la ragione del
corſo
del Sole ſecondo la proportione dello stile, &
dell’ ombra, da cui ogni maniera di Horologio ſi può formare, & mi merauiglio aſſai, che
6660 i moderni, non habbiano ueduto il mirabile, &
uniuerſal uſo di queſto Analemma, che ſerue à tutte le ſorte de horologi, come dimoſtrerà dapoi
fin
tanto qui ſotto e la tauola della declinatione del Sole, per laquale ſi potrà di grado in grado ſapere quãto declina il Sole dallo equinottiale
andando
per li ſegni, accioche ſapendoſi quanto è alto il Sole nell’ equinottio ſu’l mezzo di, egli ſi ſappia ſegnare ſu’l meridiano i punti egual
mente
diſtanti da i raggi meridiani, quando il Sole è ne gli altri ſegni, &
queſto ſpacio de picciolo cerchio, è detto monachus da i meſi, che
egli
diſſegna.
252233NONO.
TAVOLA DELLA DECLINATIONE DEL SOLE.
11
## ### Montone. # ### Toro. # ### Gemelli. ## ### Bilancia. # ### Scorpione. # ### Sagittario. Gradi. # Gradi. Min. Sec. # Gradi. Min. Sec. # Gradi. Min. Sec. 0 # 0 # 0 # 0 # 11 # 30 # 1 # 20 # 12 # 1 1 # 0 # 23 # 22 # 11 # 51 # 3 # 20 # 42 # 16 2 # 0 # 47 # 41 # 12 # 11 # 10 # 20 # 36 # 30 3 # 1 # 11 # 8 # 12 # 32 # 19 # 20 # 48 # 30 4 # 1 # 35 # 24 # 12 # 53 # 19 # 21 # 0 # 0 5 # 1 # 55 # 31 # 13 # 1 # 1 # 21 # 11 # 1 6 # 2 # 24 # 7 # 13 # 33 # 10 # 21 # 21 # 16 7 # 2 # 47 # 7 # 13 # 53 # 5 # 21 # 32 # 1 8 # 3 # 10 # 9 # 14 # 12 # 8 # 21 # 41 # 32 9 # 3 # 34 # 21 # 14 # 32 # 0 # 21 # 51 # 16 10 # 3 # 58 # 13 # 14 # 51 # 4 # 22 # 0 # 0 11 # 4 # 21 # 18 # 15 # 9 # 8 # 22 # 8 # 7 12 # 4 # 45 # 15 # 15 # 28 # 14 # 22 # 13 # 3 13 # 5 # 8 # 6 # 15 # 46 # 37 # 22 # 24 # 22 14 # 5 # 32 # 6 # 16 # 5 # 1 # 22 # 32 # 9 15 # 5 # 55 # 24 # 16 # 22 # 14 # 22 # 39 # 9 16 # 6 # 18 # 14 # 16 # 40 # 5 # 22 # 45 # 31 17 # 6 # 41 # 29 # 16 # 57 # 27 # 22 # 51 # 38 18 # 7 # 4 # 3 # 17 # 14 # 3 # 22 # 57 # 29 19 # 7 # 27 # 15 # 17 # 30 # 24 # 22 # 2 # 1 20 # 7 # 50 # 16 # 17 # 47 # 7 # 23 # 7 # 2 21 # 8 # 12 # 11 # 18 # 3 # 0 # 23 # 11 # 6 22 # 8 # 35 # 16 # 18 # 18 # 13 # 23 # 15 # 7 23 # 8 # 57 # 46 # 18 # 34 # 6 # 23 # 18 # 15 24 # 9 # 20 # 1 # 18 # 49 # 9 # 23 # 21 # 16 25 # 9 # 4 # 0 # 19 # 18 # 2 # 23 # 24 # 7 26 # 10 # 42 # 4 # 19 # 3 # 4 # 23 # 26 # 9 27 # 10 # 25 # 20 # 19 # 32 # 7 # 23 # 27 # 25 28 # 10 # 47 # 17 # 19 # 45 # 39 # 23 # 39 # 2 29 # 11 # 8 # 5 # 10 # 59 # 10 # 23 # 29 # 20 30 # 11 # 30 # 1 # 20 # 12 # 1 # 23 # 30 # 0 ## ### Vergine. # ### Leone. # ### Cancro. ## ### Capricorno. # ### Acquario. # ### Peſce.
134[Figure 134]A B Il Gnomone diuiſo in noue parti.
B
T La Linea del piano.
E
A I L’Orizonte.
Q
P L’Aſſe del Mondo.
B
N P Il Meridiano.
H
G Lacotomus.
R
C G Monacus, cioè il cerchio de i meſi.
N
A X F C. Il Raggio Equinottiale.
K
A T Il Raggio della Bruma.
L
A R Il Raggio del Solstitio.
K
O R Il Semidiametro del Solſtitio.
L
M G Il Semidiametro della Bruma.
B
T L’ombra Meridiana della Bruma.
B
C L’ombra Meridiana de l’ Equinottio.
B
R L’ombra Meridiana del Solſtitio.
K e q F u parte della Itate acse o a 9 8 7 6 5 4 3 2 1 b h r mcridi p parte del verno m s lacoto x f g imonaco c linea del. piano t
253234LIBRO
Egli ſi legge, appreſſo Plinio, che Augusto all’ Obeliſco di campo Martio aggiunſe un’uſo mer auiglioſo, per pigliar l’ombre del
Sole
, &
conoſcer le grandezze de i giorni, & delle notti, imperoche egli ui ſteſe da piedi uno lastricato di pietra longo alla
ragione
de l’Obeliſco, conſider ando quanto poteua eſſer longa la ombra Meridiana nel uerno, &
ſopra il laſiricato a trauer-
ſo
, egli fece ſtendere alcune linee di metallo, lequali mostrauano ogni la longhezza del giorno, &
quanto calaua, perche
quanto
l’cmbra maridiana era minore dell’Obeliſco tanto piu il Sole ſi alzaua, &
conſeguentemente creſceuano i giorm, &
quanto
era maggiore Pombra meridiana, tanto minor’era il giorno, pero egli ſegnaua appreſſo quelle lame di metallo i m me-
ri
del creſcere, &
del calare de i giorni, ne era questo per Horologio, percioche ſe egli haueſſe uoluto ſegnar l’hore, ſarebbe
ſtato
neceſſario laſtricare per molto ſpacio d’intorno, e ſtenderſi ancho piu aſſai, riſpetto alle longhezze delle ombre auanti,
&
dopo il mezzodì. Diceſi che Manlio aggiunſe alla ſommità dell’Obeliſco una palla d’oro dalla cui cima l’ombra in ſe ſteſſa
ſiraecoglieſſe
, che diuerſi accreſcimenti mandaua dalla ſua estremità.
Dice ancho Plinio, che gia trent anni dal ſuo tempo la
1110 ragione dell’ ombre non conueniua, delche egli ne ua inueſtigando la ragione, &
qui ci ſono due coſe degne di auuertimento.
Prima come fuſſe la palla di Mãlio aggiunta, & che effetto faceſſe, dapoi perche cagione l’ombra non riſpondeſſe.
135[Figure 135]obelisco gio@ no notte 11 8 14 9 13 10 8 15 2220
Era l’Obeliſco di 116 piedi, & ſe la palla era piu alta della Cima dell’Obeliſco non poteua restare la ragione dell’ ombra. Se inſerta nell’ Obeliſco
di
modo, che ella non auanzaſſe l’Obeliſco, ſe egli haueua for ſe tanto leuato dell’ Obeliſco, quanto poteua eſſer la grandezza della palla egli
poteua
hauer guaſto l’Obeliſco, &
faceua contra la religione, perche gli Obeliſchi erano ſacri, & inuiolabili, ma ſe Manlio hebbe tanta liber
, certo egli guaſto l’Obeliſco à modo ſuo, per ilche l’ombra poteua uariare.
Ma che merauiglia ſarebbe stata poi quella, degna di cognitio-
ne
, &
d’un bel ingegno (come dice Plinio) certamente douemo conſiderare, & penetrare piu à dentro. Poniamo che Manlio habbia poſto la
palla
ſopra l’Obeliſco, &
che in tanta grandezza le gentinon s’habbiano accorto della uarietà dell’ombra per poca coſa in uero può eſſer che
per
li terremoti, et per le inõdationi quella gran mole dell’ Obeliſco ſia calata, tutto, che egli ſi dica, che ella haueſſe tanto di fondamento ſotto
3330 terra, quanto era alzata di ſopra, &
per lo calare le genti s’habbiano accorto dell’ errore fatto prima, ſtimo che uera non ſia quella ragione,
che
dice il corſo del Sole eſſer mutato, ò che la terra ſia moſſa dal ſuo centro, in qualche modo, perche per ſimil cagione ſaria mutata la ragione
di
tutti gli Horologi, che dalle ombre ſi pigliano.
Ma come quella palla raccoglieſſe l’ombre in ſe steſſa, et che dalla c@ma traheſſe altri, &
altri
accreſcimenti, puo eſſer che Manilio poſtaui la palla haueſſe ſegnato ancho nel laſtricato altri accreſcimenti de igiorm, oltra quelli, che
ſi
fanno di meſe in meſe, &
fuſſe uenuto di dieci in dieci, ò di cinque in cinque giorni, ò per minore ſpacio aggiugnendo à i ſegni d’ Auguſto.
ma chi eſponera quello che dice Plinio, che egli haueua inteſo laragione dal capo humano? & che la palla raccoglieua l’ombra in ſe ſteſſa?
Dapoi, che coſi haueremo deſeritto, & dichiarito lo Analemma, ò per le linee del Verno, ò per le linee della State, ò
per
l’Equinottioli, ò per quelle, che uanno di meſe in meſe.
Allhora le ragione delle hore ſi deono diſſegnare da gli
Analemmi
, &
in quel caſo ci faranno ſotto poſte molte uarietà, & maniere d’Horologi, & con tali artiſicioſe ragio-
ni
ſeranno deſcritte.
4440
Non ſolamente da i raggi Equinottiali ſi puo cominciare à fare gli Analemmi, ma da qualunque altro raggio di ciaſcun ſegno; percioche, ſe egli
ſi
piglia il raggio eſtiuo, ſi ſa che’lraggio equinottiale, è lõtano da quello gradi 23{2/1}, et dallo Equinottiale il raggio del Verno é ſimilmẽte lonta
no
gradi 23 {2/1} pero ſapendo la declinatione di ogni ſegno, &
d’ogni parte di ſegno come dalla ſoprapoſta tauola ſi comprende, ſi può comin-
ciare
doue ſi uuole, perche un raggio, che é conoſciuto nel Meridiano, ci da ad intendere ogni altro raggio, &
queſto è quello, che ha detto
Vitr
fin hora.
Ma di tutte le figure, & deſcrittioni di tutte quelle uarietà, e un ſolo effetto, cioe che il giorno Equinottiale, il Bruma
le
, &
il Soleſtitio ſia in dodoci parti eguali diuiſo.
Se il mezzo, che è l’Equinottiale, & gli eſtrimi ſeranno in dodici parti diuiſi, & da uno eſtremo all’altro, cioe da un tropico all’ altro ſeranno ti-
rate
le linee, che pasſino per lo mezzo, cioe per lo Equinottiale tutti i giorni dell’anno ſeranno partiti in dodici hore, ò grandi, ò piccioli, che
ſiano
, &
queſto effetto ſer à commune à tutte le ſorti de Horologi, & qui ſi uede, che gli antichi non uſauano altra ſorte di hore, che le ine-
5550 guali, ma noi ſiamo per dimoſtrare come queſto s’intenda.
Lequal coſe non impaurito dalla pigritia ho pretermeſſo, ma perche ſcriuendo molte coſe, io non offendeſſe. Ma ſolo
da
chi molte ſorti di Horologi, &
molte deſcrittioni ſono ſtate ritrouate eſponero, ne hora io poſſo ritrouare altre
maniere
da me, ne mi par, che io debbia uſurpare quelle de gli altri, &
attribuirlemi Et pero io diro queſte coſe, che
ci
ſono ſtate date, &
da chi ſiano ſtate rittrouate.
Ecco la modeſtia grande di Vitr. ilquale, non come ſi uſa à i noſtri, ſi ueſte come Coruo delle piume de gli altri uccelli, ma modeſtamente rende
gratie
, &
lode à gli inuentori delle coſe. Potemo uedere à di noſtri tanti Quadranti, tanti Bacculi, tante Anella, tanti Horologi, tanti Rag-
gi
, è tanti Strumentì, che gia le centenaia d’anni ſono ſtati ritrouati, &
pure ci ſono di quelli, che con argomenti, in ſcrittiom, & titoli, s’attri-
buiſcono
le inuentioni quelli, ò pare loro gran coſa hauergli lauorati all’ordination d’altri, ò hauergli aggiunto qualche minuta coſa, ò per-
che
ſtiano meglio appeſi, ò piu dritti ne i Perni, ò piu eguali, che ſono tutte coſe di manouali, &
non di Architetti. Hora ancho io eſponero,
6660 quello che da gli altriho imparato.
Tutti gli Horologi da Sole, che ſi fanno deonſi pigliare da i loro Analemmi, cioe non prima ſi ſa un’Horologio, pur che non copia uno dall’ altro,
che
ſi conſideri la ragione del corſo del Sole, in tutto l’anno, &
la proportione de i Gnomoni, & delle ombre, che fa il Sole in quella regio-
ne
, doue ſi ha fare l’Horologio.
De gli Horologi altri ſono fermi, ò ſi fermano quando ſi uogliono adoperare, e ſtanno ſempre in un ſito, altri
ſi
mouono ſecondo il corſo del Sole, gli Anelli, i Quadranti, i Cilindri, le ritonde ſoperficie, &
quello che con la ïſteſſa ragione ė fatto, ſi mo
uono
.
Mai Caui, i Conuesſi, i Dritti, i Piani, i Torqueti, i Tronchi diuerſi, neceſſario è che ſtiano in un certo, & determinato ſito, altri driz
zati
al mezzo , altri ad altre parti.
Tutti quelli, che ſi girano ſi fanno con una ſola ragione preſa dall’ altezza del Sole quottidiana d’hora
in
hora ſecondo le eleuationi del Polo, perche (come ho detto) il Sole ſi leua piu, e meno in una iſteſſa hora in diuerſi paeſi, doue ſono Ori-
zonti
diuerſi.
Tutti gli Horologi, che stanno, ſi fanno con due ragioni l’una è preſa dall’ altezza del Sole d’hora in hora, come gli altri, l’al-
tra
dal giro, &
da quegli archi, che fa il Sole d’hora in hora, imperoche non ſolo il Sole s’alza ſopra P Orizonte, ma alzandoſi ſi raggira, dal-
7770 lo alzar ſi uengono le longhezze delle ombre, &
dal girarſi uegono gli ſpatij, che ſono da un’hora all’ altra, di queſti giri ne i primi Horologi,
cioe
ne i mobili non è neceſſario ſaper la ragione, percioche quelli ſtrumenti ſi girano col taglio loro, ò con lo ſtile, ò con le mire uerſo il Sole:
ma ne i ſermi biſogna auuertir à queſto grandemente. Tutti gli Horologi anchora conuengono in questo, che come ho detto le punte de gl@
stili
s imaginano, che ſiano nel centro della terra, &
che gli ſtili ſiano drizzati ſopra un piano che non è P Orizonte. Conuengono ancho per
che
tutti ſi tranno da i cerchi della Sphera, cioe dallo Equinottiale, da ì tropici, dal Meridiano, dall’ Orizonte, dal Zodiaco.
Quando adun-
que
il Sole da nel centro, che è la punta dello stile, ò uer Gnomone manda i raggi ſuoi nella ſoperficie oppoſta della terra, ſe quella
254235NONO. perficie ė piana fa uno effetto, ſe caua un’ altro, ſe curua un’ altra, ſe dritta un’ altro, & coſi in qualunque ſoperficie, che cade il raggio ſolare
ſi
uede mirbile mutatione di effetti, iquali per ragione di proſpettiua ſi poſſono diuinamente conoſcere, &
diſſegnare, & con alcum ſtrumenti
fatti
à queſto effetto chiar amente porre dinanzi à gli occhi.
Conuengono ancho tutti gli Horologi, che tutte le linee delle hore ſiano quali ſi
uoglia
, ò dal Meriggie, ò dall’Occaſo, ò dall’Orto pigliate, tutte dico concorrono con i termini delle hore ſignate ſu l’Equinottiale, &
ogni
Horologio
ci moſtra la quantita del giorno, il uero Meriggie con certi, &
determinati termini, & ſe ſono con il loro Analemmi deſcritti, ci
moſtrano
ancho in che grado, &
in che ſegno ſi troua il Sole. Ma hora uegnamo à Vitr.
CAP. IX. DELLA RAGIONE, ET VSO DE GLI HOROLOGI, ET DELLA
LORO
INVENTIONE, ET DE GLI INVENTORI.
1110
EGLI ſi dice, che Beroſo Caldeo ritrouò l’Horologio, che ſi caua da un quadrato d’un Semicircolo,
che
ſi ſeruiua ad un clima ſolo.
Queſto Horologio ſi fa in queſto modo. Pigliaſi dallo Analemma la linea Equinottiale, & ſia a c laqual ſia tagliata nel
mezzo
ad anguli giuſti nel punto b.
dalla linea detta Lacotomus qui ſia d. e, aquale con gli eſtremi ſuoi dimoſtr a i termi-
ni
de i Tropichi.
Siano ancho tirate due linee per gli eſtremi della linea Lacotomus, cioe i Diametri de, i, Tropici dello
Analemma
, f g.
& h i. è tanto la Equinottiole, quanto i detti Diametri ſian tirate in luogo. Oltra di queſto ſian tirate
le
altre linee, che ſono i Semidiametri de gli altri ſegni, cauate dal circolo detto Monachus, &
coſi fin qui haueremo ſette linee paralelle, una
dell’
Equinottiale nel mezzo, due de i Tropici ſu gli eſtremi, &
due per una parte, tra l’Equinottiale, & i Tropici, una del Toro, l’altra de i
Gemelli
, da una parte, &
l’una dello Scorpione, & l’altra del Sagittario dall’altra, & la Equinottiale ſeruira al Montone, & alla Bilancia,
quella
del Toro alla Vergine, quella de’ Gemelli al Leone, quella dello Scorpione à Peſci, quella del Sagittario allo Acquario, ma ordine con
2220 trario, hauute queſte linee tratte dal circolo de i meſi, &
hauuta la Meridiana tratta dalla linea Lacotomus. Sapemo, che dalla Equinottiale
al
Tropico ci ſono 23 gradi è mezzo, di queſti ne piglieremo nouanta, &
i riporteremo ſopra lo Equinottiale, cioe 90 da una parte, & 90
dall’
altra della linea Meridiana, &
queſte 90 parti da una banda diuideremo in ſei parti, cioe ogni 15 gradi faremo un ſegno. & coſi dall’al-
tra
di modo, che l’Equinottiale ſer à diuiſo in 12 parti eguali, che rappreſentano dodici hore.
Similmẽte diuideremo i Diametri de i Tropici, ma
in
modo, che l’arco del Soleſtitio ſia maggiore, &
l’arco della Bruma minore, cioè quello, che auãza dell’arco dello Solstitio ſopra l’Orizonte,
ſia
diuiſo in 12 parti eguali, &
coſi quello, che auãza dell’ arco della Bruma ſopra l’Orizonte ſia diuiſo in 12 parti eguali, certo è che, le parti
dell’
arco del Solſtitio auãzerãno le parti dell’ arco della Bruma, perche quello è maggior arco ſopra l’Orizõte, che queſto, diuideremo adũque
quest’
archi, ò gli Semidiametri in 12 parti proportionate, &
ſei ſerãno di quà, ſei di dalla linea Lacotomus, et quelle parti, che auanzerãno,
de
i Tropici, &
dello Equinottiale oltra le dodici, ſerãno tagliate uia, & i punti delle diuiſioni in queſte tre linee paralelle, cioè dello Equinott a
le
, et de i Tropici ſeranno congiunti con linee ordinatamente, di modo che’l primo punto dopo la Meridiana del Tropico del Solstitio ſer à con
3330 il primo ſopra l’Equinottiale, &
col primo ſopra l’altro Tropico con una linea congiunti, & tutti i ſecondi punti, & i terzi, & i quarti, &
gli
altri per ordine ſeranno in una iſteſſa linea, &
coſi ſeranno ſegnate le hore diſſeguali, fatto questo, egli ſi uolgera quella lametta, doue ſe-
ran
diſſegnate queſte coſe, d’intorno ad una forma di colonna di modo, che lo Equinottiale faccia un Semicircolo giuſto, certo è, che la linea del
Solſtitio
paſſer à il Semicircolo, &
la linea della Bruma ſer à minore del Semicircolo: Piegata adunque è riuolta queſta lametta, ſi fara un qua-
dretto
per fetto di qualche materia atta à queſto, &
in uno angulo de gli inferiori ſi ponera il piede della ſeſta, & ſi fara una quarta di circolo
ſopra
un lato di eſſo quadrato, &
dal piano doue ella comincia, ſi cominciera à diuidere in parti 90, & la doue ſer à l’altezza del Sole Meri-
diana
Equinottiale di quel clima, per lo quale è fatto l’Horologio ſi fara un ſegno, &
à quello dal centro ſi tirera una linea, & longo quella li-
nea
ſi fara un taglio nel detto quadrato, che leuera di eſſo da una parte, &
l’altra tanto quanto moſtrera quella linea, & coſi tagliato quel
quadrato
, ſe ui ponera ſopra la lametta piegata e ritorta, appoggiata à quella ſoperficie, che rester a del taglio, &
nel mezzo ſi ponera lo ſti-
le
ad anguli dritti tanto longo, quanto è il Semidiametro dello Equinottiale, &
fornito l’Horologio uolendclo uſare, egli ſi ponera uolto al Me
4440 riggie con la linea Meridiana, &
la punta dello ſtile dimoſtrera al Sole le hore, che dalla deſtra ſopra uno eſtremo ſi comincieranno à ſegna-
re
da una fin à 12.
& la ſesta hora ſera ſu la Meridiana, & la Figura è la ſottopoſta, con un’altra Figura, che per ornamento, e, bellezza ha-
uemo
fatto, dimoſtrando come egli ſi poſſa uariare, ſeruando la regola, &
la forma de gli Horologi. hauemo ancho ſegnato le hore, che comin-
ciano
dal mezzodì, &
diſtinte con i numeri, perche i numeri grandi dimoſtrano le hore diſſeguali, i piccioli dimoſtr ano le hore Eguali.
136[Figure 136]b 5 XI 6 a 7 X f 8 IX 9 VIII 10 11 VII d 12 b VI e 1 V 2 IIII 3 III 4 II g 5 6 C I l 137[Figure 137]
255236LIBRO
La Scapha, ò uero l’Hemiſpero trouò Ariſtarcho Samio.
Queſto Horologio ſi fa ancho piu ſacilmente. egli ſi caua con gran diligenza una mezza palla giuſta, nellaquale egli ſi ha à diſſegnar l’Horo-
logio
, &
l’orlo di eſſa ſi diuide in 4 parti, & una di quelle in 90, prima in tre, poi ciaſcuna in tre, & ciaſcuna delle tre in due, & ciaſcuna del
le
due in cinque, egli poi ſi allarga la ſeſta una di quelle quarte, &
ſi pone il piedi della ſeſta in una, & ſi fa nella concauita uno mezzo cir-
colo
, che comincia dal punto della uicina quarta alla destra, paſſa per lo centro nel fondo, &
peruiene alla ſinistra ſull’orlo alla parte opposta,
questa
circonferenza rappreſenta la linea Meridiana.
Stando poi la ſeſta coſi allargata, ſi pone un piede d’eſſa ſu l’orlo al punto della quar-
ta
uicina, &
ſi tira per la cõcauita all’altra parte oppoſta un’altro Semicircolo, di modo che egli ſi incroccia col primo nel ſondo, & questi
duo
archi partiſcono l’Hemiſpero in quattro parti eguali, &
ſi come il primo giro rappreſſentaua il Meridiano, coſi queſto rappreſenta dal
Leuante
al Ponente un Semicircolo uerticale, egli dapoi ſi numera ſopra l’orlo la eleuatione del Polo di Roma facendo l’Horologio per Roma,
&
dal principio della quarta ſull’orlo partita con un’altra ſeſta ſi piglia dal punto di quella Eleuatione lo ſpacio, che auanza ſin al compimento
1110 della quarta, dall’orlo per la concauità ſi ripporta ſul meridiano, &
iui fatto il centro, ſi piglia la ſesta prima coſi larga come era, & forma-
to
l’un piede ſopra il detto punto ſi fa un Semicircolo, ilquale rappreſenta la metà dell’Equinottiale, queſti deue toccare à punto i punti del
Leuante
, &
del Ponente, cioe le eſtremità del Semicircolo uerticale ſu l’orlo, & paſſar per lo Meridiano, poſta giu la ſeſta coſi allargata, ſi
piglier
anno 23 gradi è mezzo ſopra la quarta gia diuiſa, e quello ſpacio ſi ripportera di ſotto e di ſopra di quel punto, doue l’Equinottiale ta-
glia
il Meridiano, che tanto è la declinatione del Sole, &
posto l’un piede nel centro dell’ Equinottiale, egli ſi allarga ſin all’uno de i punti ſegna
ti
alla parte oppoſta, &
ſi ſa un’arco che dall’orlo della mezza palla, per lo Meridiano paſſa nella concauita all’ altr a parte, & il ſimile ſi fa
con
l’altro punto, &
quello arco che è di ſotto dal punto Equinottiale, è l’arco del Soleſtitio, & quello che è di ſopra è lo arco della Bruma,
&
coſi hauemo tre archi due eſtremi, & uno di mezzo, & nella concauità lo Analemma uiene da ſe, perche la forma rappreſenta il giuſto.
Similmente ſi faranno gli altri archi pigliando la declinatione del Sole di ciaſcun ſegno, quella del Toro di gradi 11, è mezzo, quella de Ge-
melli
di gradi 20 minuti 12.
& coſi il fine del Toro nel ritorno è il principio di Leone, & il principio del Toro è il fine di Leone, è il princi-
2220 pio di Vergine, il fine di Vergine, è il principio della Bilancia, il fine della Bilancia, è il principio dello Scorpione, il fine dello Scorpione, è
il
principio del Sagittario, ilqual termina nell’arco della Bruma, doue comincia il Capricorno, il cui termine è principio dello A cquario, &

il
fine di Acquario, è principio de Peſci, i quali terminano nella linea dello Equinottiale.
Diſſegnate queſti Paralelli di ſegni da uno iſteſſo cen
tro
, ſi parte l’arco Equinottiale in dodici parti equale, &
coſi l’arco eſtiuo, & l’arco Brumale, & con la ſeſta allargata ſi congiugnono i pun
ti
eſtremi con archi tirati, che paſſano per li punti Equinottiali, &
coſi è diſſegnato l’Hemiſpero, ilquale ſi deue collocare all’ uſo con la ſua li-
nea
Meridiana al Meriggie, &
la parte ſegnata eſſer deue oppoſta al Sole, & nel Polo oppoſito ſopra il Meridiano deue eſſer lo stile longo co
me
è la metà del Diametro d’uno di que circoli maggiori, &
la ſua punta deue eſſer di mezzo tra i punti del Leuante, & del Ponente à liuel-
lo
dell’Orizonte, cioè la doue chi tiraſſe da i quattro principij delle quarte i fili s’incrocciarebbero nel mezzo ſopra il tondo del Vaſo, con la
iſteſſa
apritura della ſeſta allargata ſi ſegnano le altre hore, prima le 12 diuiſioni ſopra l’Equinottiale ſtãno ſempre ſerme, in ogni ſorte di ho-
re
ma gli archi Tropici ſi partiſcono in tante parti, quante ſono le hore de i loro giorni, à Roma il maggior di ė 15 hore, l’arco della ſtate ſi
3330 partira in 15 parti, il minor e di hore noue, l’arco del Verno ſi partira in noue parti, &
coſi con gli archi delle hore ſi legheranno 9 pun-
ti
, &
ſi ſegneranno le hore, & lo iſteſſo modo ſi far @ nella curua ſoperficie d’una palla, benche in queſto caſo, io ui ueda una difficultà di por-
re
lo stile, perche per la ritondezza, non puo lo ſtile gettar l’ombre per tutto ſia quanto grande ſi uoglia, pero l’uſo di queſti Horologi è de-
bile
, &
fatto per istima, & non per dimoſtratione, queſto rappreſenta la circonſerenza conueſſa dello Hemiſpero, & queste coſe ſon note à
chi
intende bene la sfera, &
fu ritrouato dal medeſimo Ariſtarco Samio come dice Vitr. dicendo.
Il mede ſimo ritrouò il Diſco nel piano.
Per fare commodamente queſti Horologi biſogna hauere una ſesta con i piedi incuruati in entro, percioche meglio abbraccia la ritondezza.
L’Aragna trouò Eudoxo Aftronomo, alcuni dicono Apollonio.
Gli Horologi, che ſi ch@amano con queſti nomi, che rappreſentano alcune coſe ò naturali, ò arteficiali come ė l’Aragna, il zocco, la naue, la
foglia
, i Torqueti, &
molte altre maniere ſecondo lequali noi hauemo fatto diuerſi Horologi in forma di uccelli, & d’altri animali, ſi fanno
4440 con le ragioni dell’ Eleuatione del Sole, della proportione dell’ombre, &
de gli archi Orizontali, di queſti Horologi gli Analemmi ſono al uol-
go
naſcoſi, ſi come ſono aſcoſe le ruote, &
i contrapeſi de gli ſtrumenti, ma ſolo ſiuede lo effetto di fuora merauiglioſo. Però l’Aragna po-
teua
eſſer uno Horologio, che haueſſe le linee dell’hore attrauerſate dai circoli, che dimostraſſero l’altezze del Sole, ſecondo la longhezza del-
l’ombra
ò l’altezza del Gnomone, la cui forma e poſta nell’ Hemiſpero del Roias.
Il Plintho, ò uero il Lacunare, che è ancho nel circo Flamminio Scopa Siracuſano.
Il Plintho era un zocco, ò tronco, nelqual ſi poteua in diuerſe faccie fare diuerſi Horologi, de i quali ne daremo i precetti poi.
Parmenione fece gli Horologi ſecondo le relationi delle hiſtorie.
Credo io, che Parmenione ſecondo le eleuationi del Polo in diuerſi paeſi hauute per relatione de ſcrittori accommodaſſe gli Horologi, la do-
ue
ancho.
Ad ogni clima Theodoſio, & Andrea fecero gli Horologi.
5550
Quelli che erano fermi ſi faceuano ſecondo la eleuatione dello Equinottiale, percioche ogni Horologio fatto nella ſoperficie Equinottiale e parti-
to
in 24 parti eguali, &
ſi uſa alzando quella ſoperficìe ſecondo, che ſi leua lo Equinottiale ſopra l’Orizonte nel paeſe, doue egli ſi uole uſare,
uoltandolo
al mezzodi.
Fannoſi ancho Horologi per ogni clima, che ſi uoltano ſecodo il corſo del Sole, come è quello di Gioanni Stabio,
&
quello di Pietro Appiano, lo Analemma di quelli e lo iſteſſo di Vitr. con alcune aggiunte fatte dal Mustero, da Orontio, & da altri, ma ė
coſa
antica.
Patrocle trouò il Pelecino, Dioniſoporo il Cono, Apollonio la Faretra, & altre ſorti trouarono, gli ſopraſcritti, &
altri
, come è il Gonarche, l’Engonato, &
lo Antiboreo.
Pelecino è detto dalla forma di Secure, che io crederei, che fuſſer o gli horologi, che hanno ſegnati i paralelli de i ſegni, come ſi uedra poi. il Cono
è
formato da una regola, che ſi parte dal centro, &
ſi ſtende nello Hemiſphero di ſotto fino alle estreme declinationi de i Tropici, & le eſtremi
di eſſo non terminano in alcuna oppoſta ſuperficie, può ancho eſſer il Trigono zodiaco deſcritto dal Munſtero.
Ma quello, che dice Vitr.
6660 Gonarche, Engonaton, & Antiboreo, penſo io, che fuſſero horologi, che haueuano riſpetto à qualche ſegno celeſte, ò uero alle parti del Cie-
lo
, ò uero alla notte, che tutti pero ſi pigliauano da i loro Analemmi.
Et coſi dalle maniere predette molti laſciarono ſcritto, come ſi haueſſero à formare gli Hrologi da uiaggio, & che ſtan-
no
appeſi, da i libri de i quali s’alcuno uorrà, purche egli ſi ſappia la deſcrittione de gli Analemmi potra ritrouar-
ne
i diſſegni.
L’Horologio, che Compaſſo ſi chiama, e di quelli che portan ſeco i uiandanti, Gli Anelli, Cilindri, i quadranti, i circoli piani ſono di quelli, che
ſtanno
appeſi, de iquali ne ſono pieni i libri de gli Horologigraphi.
Et coſi fa fine Vitr. alla materia de gli Horologi da Sole, & eſpone gli
inuentori
, &
le forme de gli horologi d’altra maniera. Noi di piu hauemo gli horologi da ruote, ò pennole, & quelli d’Arena, che ſono mir abi
li
quelli per lo ingegno dello Artiſicio, queſti per la commodità, &
facilità, ci ſono ancho horologi da fuoco, fatti con fuochi, che conſumano
ogni
hora tanto di stoppino, ci ſono ancho da acqua, de i quali parla Vitr.
qui ſotto. Ma noi da capo, ſecondo che imparato hauemo, ripi-
7770 gliando tutta la materia de gli horologi, eſponeremo i fondamenti di quelli, &
gli Analemmi.
Imaginamo che la linea e i dello Analemmma ſia una ſoperficie piana ſimilmente la linea a n, un’altra ſoperficie, & la linea dello ſtile continuan-
do
dal centro a alla circonferenza del Meridiano ſia un’altra ſuperſicie certo è che haueremo tre ſoperficie, una ci ſerue per l’Orizonte, che è
la
e i.
l’altra per la ſoperſicie Equinottiale che è la a n. La terza per la ſoperficie uerticale, cioe per un muro dritto ſopra l’Orizonte, ecco
che
queſte tre ſoperficie concorrono nel punto a.
ilquale ſe imaginamo che ſia una linea toccata da tutte tre quelle ſoperficie, imaginamo poi,
che
dodici linee circolari concorrendo tutto in due punti come Poli partiſchino tutte queſte circonſerenze in 24 parti, io dico, che
256237NONO. imaginatione e il fondamẽto di tutti gli horologi, & cirappreſenta il Cielo la terra, & tutte le diuiſioni, ſecõdo che il Sole d’hora in hora com
parte
gli ſpatij delle predette ſoperficie, e piani, ne i quali ſi poſſono formare tutti gli horologi, perche l’Orizonte ci da la ſoperficie piana, la
dritta
, ci da la ſoperficie delle torri, &
de muri, doue ſi fanno gli horologi, l’Equinottiale ci da una ſoperficie attrauerſata, & leuata ſecondo
l’altezza
dello Equinottiale, &
i dodici circoli ſono per li partimenti delle 24 hore del giorno in ciaſcuna ſoperficie, doue auuertir ſi deue, che
ſe
la ſoperficie Equinottiale e fatta mobile di modo, che la ſi poſſa alzare, &
abbaſſare, ſecondo diuerſe eleuationi, ſopra eſſa ſi fa l’horologio
uniuerſale
, alzaſi ſopra una quarta di circolo diuiſa in parti 90.
& fermata in una di quelle parti, allaquale ſi alza ſecondo la eleuatione Me-
ridiana
del Sole Equinottiale, auuertendo quanto ella ſi leua nel paeſe doue uolemo adoperar l’horologio.
Queſta ſoperficie (come ho detto)
e
ſempre partita in 24 parti eguali di modo, che quanto al compartimento ella non ſi muta mai, &
ė la regola delle altre ſoperficie, lequali ſo-
no
nella sſera dritta, da i predetti 12 circoli horarij egualmente in parti 24 diuiſi, ma ſe gli Orizonti ſono obliqui tanto piu ſono quegli ſpa-
diſſeguali, quanto piu le regioni s’allontanano dallo Equinottiale, &
quella linea doue concorrono tutte le predette ſoperficie, e detta linea
1110 della contingentia, ò linea del toccamento, ma che la ſoperficie Equinottiale ſia regola di tutte le diuiſioni dell’ altre ſi uede in queſto modo.
Facciaſi la quarta parte di un circolo, & ſia quella a b c. la linea a b. rappreſenta lo Orizonte, la linea a c. il dritto a d. lo Equinottiale eleua
to
à 45 gradi ſecondo la eleuatione di Venetia.
K o f. lo aſſe del mondo che ad anguli dritti taglia lo Equinottiale. Queſto quadrante ci ſer-
uera
à quel fondamento de gli horologi, che uolemo fare, in queſto modo, come dice il Munstero.
Fa un circolo non molto grande, & con due
diametri
lo partir ai in quattro parti equali, ſia b t.
il diametro perpendiculare, & a q. il Diametro trauerſo, che taglia ad anguli giuſti la li-
nea
b.
t. partirai la quarta q t. in ſei in ſei parti eguali con occulti punti, & pigliato lo ſpatio d’una parte con la ſeſta ripportela di quà, & di dal
punto
t.
benche io piglierei la diſtanza dal quadrato, quella che è dal centro a al punto o. & ſia ſegnato, m dalla ſinistra, & l. dalla deſtra, il
medeſimo
ſi fara di quà, &
di dal punto o. ſegnando con le lettere k. n. è tirando dal l. al K. & dal m. all’n. due linee manifeſte, paralelle al
Diametro
b t.
Oltra di queſto partirai la quarta a t. in 90 parti, & numera la eleuatione dello Equinottiale dal punto a uerſo’lt. e tira una
linea
dritta dal centro c al ſuo termine, &
doue quella linea taglia la linea l K. ui imponerai la letterad. Similmente numera dall’a uer-
2220 ſo il b.
la eleuatione del Polo, & doue la linea tirata dal centro c, al termine della eleuatione del Polo taglia la linea l K. ſegna e. Dapoi ſopra
il
centro c fa un circolo, &
lo partir ai in 24 parti eguali, & tira dal centro linee, che poi le posſi leuare per quelle parti di quà, & di alle
linee
m n.
l K. e da ciaſcun punto della linea m n. tira le linee delle hore riſpondenti à i punti nella linea l K. Oltra di queſto doue il Diametro
a
q.
taglia la linea l K. fa il punto f. doue taglia la linea m n. fa il punto h. quelli punti ſono delle dodici hore.
Et fatto queſto piglia lo ſpacio c d, & posto il piede della ſesta nel punto f. eſteſo
138[Figure 138]c k a 90 80 o 70 f 60 50 d 45 40 30 20 b 10 9 5 4 c 8 7 6 t 90 80 70 60 l 7 m e 50 l’eguin. 45 40 30 8 7 6 20 4 5 6 7 8 d 9 8 10 9 10 10 9 10 11 11 11 a g f c 12 h 12 i q 1 1 1 2 2 2 3 3 4 e 3 4 5 5 8 7 6 6 4 45 ilpolo k 5 6 n l’altro uerſo l’a.
far ai la nota g. benche quella diſtanza io la piglierei dal quadrãte
dal
centro a.
al punto f. con ſimile ragione trapporta lo ſpacio c. e dallo huerſo’l
q
.
& nell’ eſtremo fa il punto. i. et ancho queſto ſpacio io lo piglierei dal quadrante
dal
cẽtro a al punto K.
benche nella eleuatione di gradi 45 lo ſpacio a K. ſia equa-
le
allo ſpacio a f.
perche i Diametri di due ſuperficie, cioè della Orizõtale, & della
3330 Verticale, ſono eguali, ilche non aduiene in minore, ò in maggiore eleuatione, Ti-
ra
poi una linea dritta per lo punto g.
par alella alla linea l K. & coſi per lo punto
i
, tirerai un’altra linea paralella alla m n.
& fatto questo fa un circolo ſopra il cen
tro
i, &
un’altro ſopra il centro g. di quella diſtanza, che è dallo i all’h. & dal g.
all’f. & da gli ſtesſi centri tira le linee
à
i pũti ſegnati nelle linee K l.
& m n.
&
nota i numeri delle hore come uedi
nella
figura diſſegnata, &
coſi hauerai
due
horologi, uno orizõtale, che é quel
lo
, che ha il centro g.
& l’altro dal mu
4440 ro, che è quello, che ha il centro i.
&
quello
dal muro, può hauer piu che
dodici
hore, perche il muro taglia il ue
ro
Leuante, &
il uero Ponente, quan-
do
egli ė uolto al mezzodì, et il Sole la
ſtate
naſce nella quarta tra Leuãte, e
Trãmontana
, &
ſi corca nella quarta
tra
Ponente è trãmontana, &
pero il
reſtante
dello horologio ſi ſegna nel-
la
facciata uolta alla Trammontana
5550 che ſono alcune hore la mattina auan
ti
le ſei, &
alcune la ſera dopo le ſei,
come
dimoſtra la figura c.
Ma quan-
to
hauemo detto delle tre ſoperficie,
&
de i circoli delle hore, & delle li-
nee
del toccamento che ſono K l.
&
m
n.
ſi uede con iſperienza, quando
ſi
mette al Sole drizzato al mezzo
di
un’horologio fatto con tutte tre le
dette
ſoperficie, imperoche l’ombra
6660 d’un filo, che pasſi per tutti que cen-
tri
dimoſtra nella linea, doue quelle ſo
perficie
concorrono i circoli horari,
&
queſto auuertimẽto ce inſegna piu
che
le parole.
257238LIBRO
Maper deſcriuere ì ſegni del Zodiaco in queſti horologi, biſogna formare uno Zodiaco Triangolare, che chi bene conſidera ė parte dello Ana-
lemma
di Vitr.
imperoche egli ſi fa un Semicircolo del Meridiano che ė a b c. diuiſo in due parti eguali da una linea, che rappreſenta il rag-
gio
Equinottiale e b, &
doue ella tocca la circonferenza dal punto b. ſi piglia dalla deſtra, & dalla ſiniſtra la maggior declinatione del Sole
come
dal b al g.
& dal b all’f. & queſti punti g. & f. ſono congiunti con una linea dritta, laquale è la linea detta Lacotomus, & doue quella
taglia
il raggio Equino@tiale nel punto h.
ſi fa centro, & allargata la ſeſta à i punti g. & f. ſi fa il circolo detto Monachus. ilquale ſi parte
in
dodici parti ſecondo, che s’è detto di ſopra, queſte parti di quȧ, &
di dal raggio Equinottiale ſi legano con linee occulte paralelle al det-
to
raggio, &
la doue toccano la linea f. g. ſi fanno i punti, da i quali poi al centro e. ſi tirano le linee manifeste, che rappreſentano i rag-
gi
del Sole come nello Analemma.
Il centro e rappreſenta il centro della terra, & il Diametro rappreſenta l’Orizonte, le linee tirate al
centro
, la doue ſi allargano, ſi ritirano alquanto piu in fuori del Semicircolo, per accommodarui i ſegni, come ſi uede nella figura.
1110139[Figure 139]Hore 8. Min. 34.
Hore
12.
Hore
. 15 Min. 26.
l a g h c b f 60 50 40 30 20 10 k o
Segnato il Zodiaco con i ſuoi ſegni, egli ſi puo nel medeſimo Triangolo ſegnare le longhezze de i giorni, & delle notti, ilche ſi ſa in queſto
modo
.
Il raggio della State dimoſtra il maggior di, pero in fine di quello ſegneremo in fine della linea del Cancro con numeri il maggior
del
noſtro paeſe, &
alla eleuatione di quar antacinque gradi, e di hore quindici e minuti uintiſei, & appreſſo il raggio della Bruma, nel fine
la
doue e ſegnato il Capricorno ſegneremo il minor , che è di hore otto minuti trentaquattro ſu’lraggio Equinottiale ſegneremo dodici, &

2260 ſopra gli altri ragginel fine ſegneremo le longhezze de gli altri giorni, uedendo per le tauole quanto ſono longhi, quando il Sole e in quelli
ſegni
.
Formato il detto Zodiaco ſopra un piano di metallo, ò di buon legno, ſi riquadra quel piano come ſi uede a c i K. ò uero egli ſi ca-
ua
il triangolo ſolo, &
ſi uſa in queſto modo. Dapoi formato, & diſſegnato l’Horologio ſopra il muro. Acconcia queſto triangolo allo
ſtilo
in modo, che’l Diametro a e c ſia col taglio longo lo stile, et col centro e ſopra la punta, et la parte de i ſegni ſia uolta al muro doue, e ſegna
to
l’Horologio, poni poi un filo al centro e.
& stendi quello ſopra le linee di ciaſcun ſegno drittamente fino, che uenghi al muro, e co
mincia
ſulla Meridiana all’horologio à ſegnare la doue ti conduce il filo in questo modo poni il filo ſopra il raggio della State, ſegna ſo-
pra
l’hora ſeſta un punto, poi ua uolgendo il triangolo ſtando il filo fermo ſopra il detto raggio, &
ſegna ſopra l’hora quinta un’altro
punto
, &
uolgi il triangolo coſi col filo immobile, e ſegna ſopra l hora quarta un punto, & coſi ua di mano in mano ſopra le linee delle ho-
re
facendo i punti uoltando il triangolo, &
tenendo il filo dritto ſopra il raggio Eſtiuo, fornito di ſegnare i punti ſopra le dette linee
delle
hore, lega tutti quelli punti in una linea, &
coſi hauerai ſegnato il circolo Eſtiuo ſopra il muro, ilquale fara una linea piegata. Si-
3370 milmente pom il filo ſopra’l raggio Equinottiale, &
conducilo d’hora in hora al muro uolgendo il triangolo ſecondo il biſogno, & fa i pun-
ti
come prima, &
legali poi inſieme, & coſi hauerai ſegnato ſul muro l’Equinottiale, ilquale ſempre fa una linea dritta, il ſimile farai
del
raggio della Bruma, &
de gli altri ſegni, come prouando ti uerra fatto, auuertendo ſempre, che il raggio Equinottiale del triango-
lo
ſia ad anguli giusti col Gnomone, perche il Gnomone rappreſenta l’Aſſe del Mondo.
Et coſi ſi poſſono ſegnare, le longhezze de i
giorni
tirando da ciaſcun raggio le linee dimoſtr atrici di quelle longhezze come prima, &
quella forſe è la forma detta Pelecino troua-
ta
da Patrocle.
258239NONO.140[Figure 140] 8 7 6 5 4 3 2 1 a e 12 a 11 10 9 8 7 6 5 4
Da queste diſſegnationi ſi poſſono trarre molti Analemmi, & molte deſcrittioni di Horologi. Fatto il Zodiaco triangolare al modo ſoprapoſto
ueniremo
à i Zodiachi particolari, per fare gli horalogi Orizontali, &
Verticali. Sia adunque il Zodiaco ſopra il centro a la cui linea di
mezzo
, che è lo raggio Equinottiale, &
ſerue al Montone, & alla Bilancia ſia a g. dapoi taglierai la linea a g nel punto a con una dritta li-
nea
a h.
dapoi piglia dal fondamento ſopraposto lo ſpacio d f. è poſto l’un piede della ſeſta nel punto a. & l’altr o uerſo lo h. farai il punto b. Si-
milmẽte
piglia dal fondamẽto lo ſpacio c f.
& posto un piede della ſeſta nel punto a. l’altro stẽder ai uerſo il punto g. & ſa nota c. di nouo poni un
piede
della ſeſta nel fondamẽto nel punto c.
eſtẽdi l’altro doue la linea della prima hora tocca la linea K l. & quello ſpacio ripporta dallo a uerſo
il
g.
facendo un punto ſu la linea a g. di nouo piglia dal fondamẽto lo ſpacio dal c. al tagliamẽto della linea K l. dell’hora ſeconda, & ripportelo
1140 dallo a.
uerſo il g. è ſa un punto come prima, & coſi ripporter ai dal fondamẽto tutti gli ſpatij delle altre hore, nella linea a g. finalmente poſta la
regola
da una parte ſopra il punto b.
del tuo Zodiaco, & dall’ altra ſopra il punto c. e tirata una linea al raggio Brumale del tuo Zodiaco,
ſcriui
12.
dapoi con la iſteſſa legge poſta la regola ſopra b. & ſopra il punto, che ſeguita il punto c. nella linea a g. tira una linea per l’ho-
ra
undecima, &
il ſimile farai con le linee delle altre hore, ma la linea dell’hora ſeſta è paralella alla linea a g. ma per l’hora quinta, e
ſeſta
piglia la diſtanza dell’hora ſettima, et otta-
ua
, &
la longhezza dello ſtilo e la linea e a. ti-
141[Figure 141]b b a e e d c 12 11 10 4 5 6 7 8 9 rata ad anguli dritti ſopra la b c.
& questo Zo-
diaco
ci ſerue per l’horologio Orizontale, ma
per
l’horologio del muro farai un’altro Zodia-
co
pigliando dal fondamento la diſtanza e f.
&
2250 ponendola dallo a uerſo lo h.
nel punto b. dapoi
piglia
la diſtanza h c e ponla dallo a uerſo g.
&
oue
termina pom c.
dapoi ſtendi la ſeſta dal pun
to
c al punto dell’hora prima nel fondamento nel
la
linea m n.
& trapporta quella diſtanza nella
linea
a g.
ſimilmente farai con le diſtanze delle
altre
hore come di ſopra s’è detto, ma c’è questa
distanza
nel Zodiaco per lo muro, che non ſi
paſſa
l’hora ſeſta nel muro per la ragion ante-
detta
, &
ancho i ſegni del Zodiaco murale uan-
3360 no al contrario de i ſegni del Zodiaco Orizon-
tale
, perche@doue è qui il Cancro, iui ė il Capri-
corno
, &
coſi ua per ordine. Hor per ſegnare
l’horologio
Orizontale con i dodici ſegni, tira le
linee
delle hore (come ho detto di ſopra) &
doue
la
linea dell’hora duodecima, &
la linea dell’hora
ſeſta
ſi tagliano fa punto a.
dapoi trapporta dal
Zodiaco
Orizontale le distanze de i parelelli de
i
ſegni à questo modo piglia con la ſeſta la diſtan
z
a b d.
& trapportela dal pnnto a nella linea
4470 dell hora duodecima, &
iui fa il punto. dapoi
trapporta
la distanza b.
& della la linea della
undecima
hora ſopra la linea del Cancro del Zo
diaco
trapportela dico alla linea dell’hora pri-
ma
, &
undecima del tuo horologio, &
259240LIBRO trapporta tutte le diſtanze dalb. del Zodiaco alla linea del Cancro per ordine nelle linee delle hore del horologio. diſſegnato il Cancro diß-
gnerai
con la iſteſſa ragione tutte le altre linee ripportando alle linee delle hore dell’horologio le diſtanze del punto b.
& de i punti delle hore
ſopra
gli altri ſegni come hai fatto del Cancro, &
coſi hauerai formato i paralelli de i ſegni con mirabile giuſtezza. Ma la lmea Equinottia-
le
ſi forma in queſto modo, piglia dal Zodiaco la distanz a b c.
& portala dal punto à dello horologio ſopra la linea delle 12. & fa un punto nal
quale
taglier ai ad anguli giuſti la linea della 12 hora con una linea, laquale ti rappreſentera la linea Equinottiale.
Il luogo del Gnomone ſi tro
ua
à queſto modo, piglia dal zodiaco Orizontale lo ſpacio dal b al c.
& poni un piede al punto à dell’horologio, & l’altro nella linea dell hora
12
.
& ti moſtrera doue hai à poner il Gnomone, & quello, che detto hauemo dell’horologio Orizontale, ſe intende ancho dell’horologio del mu-
ro
, ma biſogna trarre ciaſcuno dal ſuo propio zodiaco, &
noi di ſopra n’hauemo un’eſſempio. Ma per deſcriuere un’horologio che
142[Figure 142] 7 8 9 10 11 12 a c b guardag iusto à Leuante, &
un’altro, che riguardi à Ponente, con i ſegni,
biſogna
apparecchiarli un zodiaco particolare, &
ſi fa à queſto modo. Fa
1110 uno zodiaco (come s’è detto) di ſopra, &
la linea, che riſponde alla Equinottia
le
ſia a b.
& l’a ſia come centro doue concorrino tutte le linee, & dal fonda-
mento
trapporta lo ſpacio c f.
nel zodiaco dallo a uerſo b. & ſegna iu! il pun-
to
c.
trapporta ancho lo ſpacio che è nel fondamento dal punto c. al punto del-
l’hora
undecima nella linea K l.
al zodiaco dal punto a ſopra la linea a b. & il
ſimile
farai di tutte l’altre hore del fondamento trapportandole ſopra la linea
a
b.
& facendo i punti ſecondo quelle distanze,. Sopra i quali punti paſſar
deono
le linee ad anguli giuſti con la linea a b.
& tra ſe paralelle, che pasſino
dalla
linea del Cancro, alla linea del Capricorno, &
coſi hauerai ſormato
l’Analemma
, ò zodiaco per gli horologi da Leuante, &
da Ponente, & la fi-
gura
di queſto zodiaco e la preſente per fare adunque i predetti horologi.
2220 Tira una linea longa attrauerſata, & ſopra quella ne cada una ad anguli giu-
ſti
da una parte appreſſo un capo, &
un’altra ſimilmente cada dall’aliro ca-
po
, dapoi piglia dal fondamento ſoprapoſto la diſtanza da f.
uerſo l. al punto
dell’hora
uendecima, &
trapportela di ſopra, & di ſotto da i punti doue le li-
nee
ſi tagliano nell’horologio, che dei fare.
Similmente dal fondamento rip-
porta
la diſtanza dal f al punto della hora decima ſopra la linea K l.
al tuo ho-
rologio
dal detto punto del taglio di quà e di ſopra la linea perpẽd colare, il
ſimile
farai trapportando dal fondamento tutte le diſtanze dal punto f a i pun-
ti
delle hore ſopra la linea K l.
alla linea perpendicolare del tuo horologio, &
3303 ſegnati que punti, per esſi ad anguli dritti tirerai le linee paralelle alla linea
attrauerſata
, &
la linea, che prima attrauerſata è la linea, che ſerue all’hora
ſeſta
, &
nell’horologio da Leuante le prosſime linee ſerueno all’hora qumta,
&
ſettima quella di ſopra alla quinta, quella di ſotto alla ſettima, ma nell’ho-
rologio
da Ponente quella di ſopra ſerue alla ſettima quella di ſotto alla quinta, &
coſi uanno ſeguitando, lo ſtile ſi pone ad anguli giusti ſu’l
toccamento
dell’hora ſeſta, &
dell’Equinottiale, che ſono le due prime linee la attrauer ſata, & la perpendicolare, formato l’horologio pone-
rai
il zodiaco à queſto modo, piglia la diſtanza dal punto c.
alla linea del Cancro nel zodiaco, & ripportela alla linea dell’hora ſeſta poncndo
il
piede nel toccamento della linea dell’hora ſesta, &
dell’Equinottiale, & l’altro nella destra ſopra la detta linea nell’horologio da Leuante, &
nella
ſiniſtra nel horologio da Ponente.
Dipoi piglia la diſtanza nel zodiaco dell’hora undecima della linea dell’Equinottiale alla linea del Can
cro
, &
riponela dal taglio dell’hora ſettima con l’Equinottiale, dalla destra, dell’horologio da Leuante, & dalla ſiniſtra del horologio da Ponen
4440 te, &
coſi trapporterai dal zodiaco tutte le diſtanze delle hore, ne gli horologi, & finita la linea del Cancro, ripponerai la linea del Leone e
della
Vergine, &
de gli altri ſegni allo iſteſſo modo, & quello, che hauerai fatto de i ſegni da una parte, lo faraidall’ altra uerſo il Capricorno.
Continuando per longo con le lor linee i punti impresſi, e tratti dal zodiaco, la longhezza dello ſtile ſi piglia nel zodiaco triangolare dallo ſpa
cio
, che è dallo a.
al c. Et quì appreſſo ſono le figure. Posto hauemo gli horologi nel piano, nel muro, & nella ſoperficie Equinot-
tiale
, ci reſtano tre coſe da fare, Puna
è
la deſcrittione de gli horologi, che ſono
143[Figure 143]11 orientale ſtilo ſtilo occidentale 8 7 6 5 4 3 2 1 nel muro in altre facciate, che nel mezzo
di
, nel Leuante, &
nel Ponente uero.
L’altra la deſcrittione de gli horologi, che
hanno
le hore, che cominciano dal tram-
5550 mottar del Sole, &
uanno per hore 24.
fin all’ altro trammontar del Sole. La ter-
za
, la deſcrittione di alcunihorologi, che
ſi
mouono.
Quanto al deſcriuere gli ho
rologi
, che ſono in facciate, che declinano
dal
mezzo io dico, che la uia commoda, é
quella
de gli ſtrumenti, e ſpecialmẽte uſan
do
la mezza ſphera, laquale noi hauemo
deſcritta
di ſopra.
Queſta ſi fora ne i
termini
delle hore, &
nelle interſecatio-
6660 ni de i circoli delle hore, con i paralelli de
i
ſegni, &
per la punta del Gnomone, &
per
quelli fori ſi guarda, ò ſul piano Ori-
zontale
, ò ſul piano Verticale, ò in qua-
lonche
altra ſoperſicie, dapoi, che ſi ha-
uera
giuſtata la mezza sfera al mezzodi
con
la ſua linea Meridiana, &
che non
pieghi
piu in una parte, che in un’altra, &
la doue ſopra le oppoſte ſoperficie riſpondera la uista, che paſſa per lo centro, & per li ſori predetti
ſi
faranno i ſegni, ò punti, che termineranno le hore, ecco ſe uuoi ſopra un muro fare un’horologio, ſia in che facciata eſſer ſi uoglia il muro,
poni
la mezza palla dal muro tanto diſcoſta, quanto uuoi longo lo ſtile, &
fa che la line a Meridiana della mezza palla ſia uolta al mezzodi,
7770&
che la non pieghi à niuna parte, poi mira dal cẽtro, ò dalla punta dello ſtile per lo foro fatto nel tropico del Cãcro ſul mezzodi, & la doue ti
porta
la uiſta ſul muro fa un punto.
& non uariando il ſito della mezza palla riguarda tuttauia per la punta dello ſtile, & per lo foro fatto
nel
tropico del Capricorno ſul mezzodi, et la doue ti porta la uiſta ſul muro fa un punto, &
coſi hauerai due pũtimeridiani, l’uno ſul tropi-
co
del Cancro, l’altro ſul tropico del Capricorno, &
queſti congiugnerai con una linea, questa linea ti rappreſenta la linea Meridiana,
per
tutto l’anno quando ſeràmezzodì, l’ombra della punta dello stile ti cadera ſu quella linea, quando poi uorrai ſegnar l’hora prima dopo
mezzodi
ſtando tuttauia fermo lo ſtrumento mira a per la punta dello ſtile, &
per lo foro fatto nel tropico del Cancro ſull’hora prima, &
260241NONO. ti porta la uista ſul muro fa punto. & ua poi al ſoro della hora prima ſopra l’altro tropico, & guarda dou@ @@ uiſta ti porta, come di ſopra,
&
fa nota ſul muro, & lega quelli due punti con una linea, & coſi hauer ai lhora prima dopo mezzo per tutto l’anno. il ſimile ſarai di tut-
te
l’altre hore, &
de i parallelli de i ſegni, & quelli fori, che non riſponderanno al muro ti daranno ad intender, che quelle hore, che ſono ſopra
que
fori, non ſi poſſono ſegnare, &
che nel Sole, ne l’ombra gli puo peruenire, & coſi hauerai ſormato, et diſſegnato l’horologio ſopra il muro,
&
il ſimile puoi fare ſopra qualunque piano, & di tutte le ſorti di hore, che ſeranno ſegnate ſopra la mezza palla. Ma lo stile deue eſſer
tanto
grande, quanto è la distanza dal muro alla punta dello ſtile, che è nella mezza palla.
A queſti ſtrumenti ſi da una ſola eleuatione di po
lo
, &
ſono fatti à poſta per un paeſe. Ma noi ne hauemo fatto uno uniuerſale, che ſeruirebbe per far horologi fin ſotto il polo, & l’uſo di eſſo è
mirabile
, &
dimostra tutti gli effetti dell’ombre, & de i circoli horari, ſerue per ogni orizonte, dimostra tutte le ſorti delle hore, eguali, inegua
li
, dal mezzo , dalla mezza notte, dalla ſera, dalla mattina, &
da qualunque termine, che ſi uoleſſe cominciar à numerar le hore, perche ha
i
tropici mobili forati, &
teſſuti di liuno con l’altro, che distinguono tutte le ſorti delle hore, & ſi moue ad ogni eleuatione dimoſtrando
1110 il creſcere, &
calar de igiorni, & ha de i circoli della Sphera, l’horizonte, il meridiano, i paralelli, & parte de gli horarij. Ma noi deſcri-
ueremo
gli horologgi, che dimoſtrano le hore dall’occaſo del Sole che è il modo Italiano.
Alche fare è da auuertire à quello, che hauemo detto
di
ſopra, che ſolanente il Sole ſi alza à poco à fin’al mezzo , et uaria la longhezza delle ombre di punto in pũto, et dopo il mezzo
s’abbaſſa fin al trammontare con la isteſſa uarietà, ma anchora egli ſi gira à torno, e getta l’ombre hora in un luogo, hora in un’altro:
però
per
formare queſti horologi è neceſſario, che ſi ſappia quanto il Sole s’innalza d’hora in hora ſopra il tuo orizonte.
& di queſto ſi fanno le
tauole
con le calculationi, ò con lo Astrolabio.
dalla eleuatione del Sole ſi ſa la proportione dell’ ombra con il Gnomone, & à queſto ci ſerue la
tauola
ſotto posta.
Eneceſſario ancho ſapere quanto giro faccia il Sole d’hora in hora, & questi giri ſi chiamano archi orizontali, che ſo-
no
archi de circoli maggiori, che noi imaginamo paſſar ſopra il punto del noſtro capo, per lo centro del Sole fin all’orizonte.
Ecco l’eſſempio
il
Sole poniam caſo ſi leua giuſto à Leuante, alzaſi un’hora, &
in quell’hora camina uerſo il mezzo , imaginamo nel cielo un punto, che ci
stia
ſopra la teſta dalquale ſia tirata una linea circolare al Sole, che di gia un’hora ha girato, &
quella linea cada ſopra l’orizonte, certo è
2220 che il punto doue quella linea tocca l’orizonte, è lontano dal punto doue nacque il Sole per tanto ſpacio, quello ſpacio adunque, che è da un pun
to
all’ altro ſi chiama arco orizontale.
Camina ſimilmente alzandoſi il Sole un’ altra hora, ſimilmente imaginamo, che dal punto, che ciſta ſo-
pra
ſi parta una linea circolare, che paßiper lo centro del Sole, &
cada ſu l’orlo, ò labro dell’orizonte, quel punto è diſtante dal punto del
uero
Leuante piu, che il punto della prima hora.
quello ſpacio adunque ſi chiama arco orizontale, il ſimile ſi fa, & s’intende di tutte le hore.
Altri pigliano queſti archi dal meridiano, ma è tutto uno. Queſto ſi puo dare ad intendere à marinari per li uenti, Ecco à mezzo Marzo
il
Sole ſi leua à Leuante, alle 12.
hore, camina un’hora, & ſi troua alle 13. uerſo Siroccho, tra Siroccho è Leuante, alle 14. ſitroua poniam
caſo
à Siroccho, &
coſi di mano in mano, quegli ſpacij adunque, che ſono tra Leuante, & i uenti ò mezzanine, ò quarte che ſiano, ſi chiama-
no
archi orizontali iquali ſi cominciano à numer are da Leuante à mezzo di, &
da Ponente à mezzo di, & da Leuante à Trammontana, &
da
Ponente à trammontana partendo ogni quarta in 90.
parti, Egli ſi può fare ancho le tauole dellà latitudine, pigliando quelle diſtan-
ze
orizontali dal mezzo , &
uedendo quanto ciaſcuno di quelli circoli d’hora in hora é diſtante dal meridiano, & fa lo iſteſſo effetto, che
3330 la tauola de gli archi orizontali preſi dal punto del uero Leuante.
Et niuna ſorte di horologi è doue biſogni uſar piu diligenza &
TAVOLA DELLA ELEVATIONE DEI SO-
LE
ET DELLA LATITVDINE
PER
GRADI XLV.
ti-
rar
piu giuſte le linee, ma non ſolo ſi ſe-

44
Altezza
del Sole
# in Cancro. ### ## Latitudine.
# Hore. # Gradi. # Minuti. # Gradi. # Minuti. # Seconde.
9
# 3 # 55 # 119 # 47 # 8
10
# 13 # 40 # 109 # 47 # 34
11
# 23 # 50 # 100 # 7 # 13
12
# 34 # 30 # 90 # 0 # 0
13
# 45 # 0 # 78 # 26 # 10
14
# 55 # 0 # 63 # 35 # 0
15
# 63 # 15 # 42 # 27 # 5
16
# 67 # 55 # 10 # 30 # 31
### Il mezzo Hore 16 Minuti 17 il Sole
### è alto Gradi 68 Minuti 30.
17
# 66 # 50 # 25 # 45 # 25
18
# 60 # 5 # 52 # 50 # 0
19
# 50 # 45 # 69 # 34 # 21
20
# 40 # 25 # 83 # 50 # 10
21
# 29 # 45 # 94 # 30 # 0
22
# 19 # 25 # 104 # 23 # 0
23
# 9 # 20 # 114 # 6 # 20
### L’altezza del Sole in Leone.
Hore
. # Gradi. # Minuti.
10
# 8 # 25 # 110 # 9 # 42
11
# 18 # 35 # 100 # 12 # 48
12
# 29 # 10 # 90 # 0 # 0
### Il mezzo di Hore 16 Minuti 34 il Sole
è
alto Gradi 65 Minuti 12.
### L’altezza del Sole nel Montone. # ### L’altezza del Sole in Capricorno.
Hore
. # Gradi. # Minuti. # Hore. # Gradi. # Minuti.
13
23 # 10 # 30 # 16 # 4 # 45
14
22 # 20 # 40 # 17 # 12 # 5
15
21 # 30 # 0 # 18 # 17 # 30
16
20 # 37 # 45 # 19 # 20 # 35
17
19 # 43 # 5 # 20 # 21 # 5
18
45 # mezzo . # 21 # 19 # 10
### Il mezzo di in Capricorno Hore 19 Minuti # 22 # 14 # 35
### 4’ alto Gradi 21 Minuti 30. # 23 # 8
gnano le hore dall’ occaſo alla Italiana, ma ancho le hore dal naſcimento alla Poema,&
le hore ineguali all’ antica con le iſteſſe ragioni dell’ altezza del Sole, con la lon- ghezza dell’ ombre, & con la latitudine, ò con gli archi Orizontali, Ma oltra la ta- uola, io darò un modo eſpedito di trouar la lunghezza delle ombre ſenza molta fa-5540 tica, doue ſi uederà ancho la gran uirtu dello analemma poſto da Vitruuio, dal- quale io non ſaprei dire qual maniera di horologio fuſſe, che non ſi poteſſe cauare, però è da eſſer ſempre conſide- rato. per far adunque gli horologi, biſo- gna hauere le predette conſiderationi, & ſi fanno in queſto modo. Poniamo caſo adunque che tu uogli ſapere quanto ſia l’ombra, quando il Sole è leuato ſopra 6650 rizonte gradi 40. uedi nello analemma de- ſcritto di ſopra di porre il punto della ele- uatione del Sole, come facesti perritroua reiraggi de i paralelli de i ſegni, ma biſo- gna drizzare il Gnomone ſopra la linea del piano di quella grandezza, che uuoi. & tirare il ſuo orizonte paralello alla li- nea del piano, & far quell’orizonte dia- metro de un ſemicircolo, come ſi fa nello analemma, & trouar nella quarta 7760 za de gradi 40. & da quelli per la punta del Gnomone, che é il centro tirar alla li- nea del piano il raggio è pigliar la diſtan- za dal piede del Gnomone fin al punto, doue il raggio tocca la linea del piano, è tanto ſera l’ombra cauſata dallo ſtile, ma la tauola della eleuatione del Sole nelle hore è queſta poſta inſieme, con la lati- tudine, & che ſerue à gradi 45.
Fornita la tauola che fa al biſogno noſtro, fa
8870 un circolo, &
ſia quello a b c d. di con-
ueniente
grandezza.
queſto partirai in
quattro
parti eguali con due diametri nu-
mera
dal punto b di qua &
di la fin’a 120
gradi
, ne i quali ſia diuiſo una parte del
ſemicircolo
b c d.
& il ſemicircolo b a d.
261242LIBRO. ſimilmente in 120 gradi non dico tutti i ſemicircoli, ma ogni quarta ſia partita in 90 gradi come ſi fa di questi diametri b d rappreſen-
ta
la linea meridiana, &
a c. la linea dal uero Leuante al uero Ponente, & lo e ſer à il centro, & il luogo doue ſi pone lo ſtile, ò Gnomone, pi
glia
poi la grandezza dello ſtile e ripportela dal centro e ſu la meridiana al punto f.
& per lo punto f. paßi una linea paralella al diametro
c
a.
queſta uoglio, che rappreſenti la linea del piano, entra poi alla tauola ſopraposta, & uedi quanta latitudine ha lbor a nona che è la pri-
ma
del giorno, quando il Sole è in Cancro, &
trouer ai gradi 119. minuti 47. ſeconde 8. numer a queſti dal punto b. uerſo il punto c. & doue
terminano
ſa punto, poi numera la latitudine dellhora decima trouata nella tauola di gradi 109 minuti 47 ſeconde 34.
& da quel punto tira
una
linea occulta al centro e poi uedi nella tauola, che altezza ha il Sole nell’ hora decima, &
trouerai gradi 13 minuti 40. piglier ai l’ombra à
queſto
modo, numer a nella quarta b c cominciando dal punto c.
gradi 13. & minuti 40. & poni la regola ſopra i detti gradi, & ſopra il cen
tro
e.
& guarda doue termina quella linea, ſopra la linea del piano g fh. & dal punto di quel termine al punto f. prenderai la diſtanza, che
tanto
ſer à l’ombra, &
quella diſtanza ripporterai dal centro e ſopra la linea occulta deli’ hora 10. & coſi hauer ai due punti uno nella circon
1110 ferenza à gradi 119.
minuti 47. ſeconde 8. & l’altro ſu la linea dell’hora 10. uedi poi la latitudine dell’hora 11. & la trouerai nella tauola
eſſer
gradi 100 minuti 7.
ſeconde 13 lontana dal meridiano. però numera dal punto b la detta diſtanza ſopra la circonferenza, & di doue ter
mina
tira una linea occulta al punto e.
piglia poi la longhezza dell’ ombra dalla tauola che è di gradi 23 minuti 50. & quella ripporta ſopra la
linea
del piano, come hai fatto dell’hora decima, &
prendi la distanza dal punto doue la termina al punto f. & quella ripporta dal centro e,
ſopra
la linea occulta dell’hora undecima, &
fa punto. & coſi farai di tutte l’hore del Cancro, doue ti uenir à un’ordine di punti, che continua
ti
in una linea rappreſenteranno il tropico del Cancro.
& i principij delle hore del Cancro. tir a poi una linea par alella al diametro c a. tanto
diſtante
da quello, quanto è la longhezza e f.
dello stile. & quella linea ti rappreſenta l’equinottiale nella eleuatione di 45. gradi, & ſia quella
t
K doue ſul mezzo di tanto l’ombra dritta, quando la riuolta è pari al Gnomone, però in altre eleuationi biſogna pigliare la longhezza della
ombra
meridiana ſecondo la ſua proportione.
Tirata adunque la linea equinottiale guarda ſopra la tauola quanto alto è il Sole la prima hora
del
de gli equinottij, &
trouerai le 13 il Sole eſſer alto gradi 10 minuti 30 piglia la longhezza dell’ ombra al ſopradetto modo, & ripporti-
2220 la dal centro e ſopra la linea equinottiale, &
fa punto, & dal punto delle 13 ſopra il Cancro, al punto delle 13 ſopra l’equinottiale tira una
linea
, laquale ancho allongherai piu oltra.
Et queſta ſar à la linea delle hore tredici piglia poi l’ altezza del Sole delle 14. & trouerai il Sole
eſſer
alto ſu le 14.
hore gradi 20 minuti 40, piglia la longhezza dell’ombra ſopra la linea del piano (come s’ è detto) ripportela dal centro
all’equinottiale
, &
ſegna, & dal punto delle 14 del tropico del Cancro, al punto delle 14. dello equinottiale tir a una linea, & quella ancho
allongherai
piu oltre, &
ſara la linea delle 14. il ſimile farai fin alle 18 la linea dellequali deue paſſare ſopra il taglio, che fa l’e quinottiale col me
ridiano
, perche al tempo de gli equinottij il mezzo di è à hore 18.
ripporta poi gli isteßi punti ſegnati ſu l’equinottiale dapoi le hore 18 dall’ al
tra
parte con quella iſteſſa distanza, cioe quella diſtanza che è da le 17 alle 18.
ſia dalle 18 alle 19. & quella, che dalle 16 alle 17 ſia dalle 19 alle
20
.
& coſi nel reſto, & tutti queſti punti legher ai con i punti delle hore ſegnate nel Cancro. il ſimile far ai uolendo ſegnare il tropico del capri
corno
, pigliando l’altezze del ſole d’hora in hora, &
le longhezze delle ombre, & riportandole dal centro ſopra ciaſcuna linea corriſponden
te
.
& la ragione iſteſſa è de gli altri paralelli de i ſegni, la cui ragione, à quello che ti può baſtare, ſi piglier à dalla ſopr apoſta tauola, & co-
ſi
ſi fornir à l’horologio orizontale con le hore dall’ occaſo, &
con le altezze del Sole, longhezze dell’ombre, & latitudine delle hore ſi faran-
3330 no gli altri horologi con le altre ſorti delle hore.
& la figur a di quanto detto hauemo, e qui ſotto.
144[Figure 144]120 110 110 H A R 80 70 60 50 40 30 20 10 B 10 20 30 40 50 60 70 80 I G H 100 110 120 6 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 E F D
262243DECIMO.
Io uoglio far auuertiti quelli, à iquali pareranno queste coſe difficili, che ſe penſeranno intender le bene, ſenza farne la proua, ſi potranno facil-
mẽte
ingannare, ne biſogna dire, che ſiano ſcritte difficilmente, perche in ogni eſperienza e difficulta, doue non e ſtato eſſercitio, &
uer amente
io
poſſo affermare d’hauerne inteſo, e questo molto piu facendo, &
iſperimentando, che leggendo, pure i principij ſono di grande un por-
tanza
.
Ciresta à dimoſtrare una ſorte di horologio fatto in un piano circolare, & di quella ſorte, che Vitr. chiama Viatori penfili, il-
quale
ci puo rappreſentare l’Aragna.
Fa un circolo, ilqual partirai in quattro quadranti con due diametri, dentro del quale ne farai u al-
tro
tanto diſtante, che ſi poſſan ſegnar le hore.
parti poi la metà d’un Semidiametro in ſei parti eguali cominciando ſotto la circonſ@renza del
circolo
minore, &
poſto il piede nel centro tirerai ſecondo i punti di quelle diuiſioni tanti ſemicircoli uno dentro l’altro, ma da una parte
d’un
Semicircolo ne farai cinque, dall’altra ſette, doue ſono i cinque ti hauer ai à ſeruire per Ottobre, Nouembre, Decembre, &
doue ſo-
no
i ſette ti ſeruirai per Marzo, Aprile, Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre, perche ciaſcun Semicircolo ti ſerue alli meſi, &

alle
metà de i meſi per ueder le hore, tira poi di quà, &
di dal diametro compartito una linea per parte paralella à quel diametro, accio-
1110 che tra queste linee ſi poſſano notare, ò i meſi, ò i ſegni celesti, partirai poi ciaſcuna quarta in parti 90 cominciando da i capi dell’ altro diame-
tro
, che qui trauer ſo nominamo, per ſegnar adunque le hore piglia la tauola delle altezze del Sole, perche queſta ſola ſerue à gli horolo-
gi
mobili (come ho detto) &
comincia dalle hore del Cancro, & uedi alle noue hore quanto e alto il Sole, trouerai eſſer alto gradi quattro,
poni
adunque la regola nel centro, &
nel grado quarto ſegnato dalla ſiniſtra ſotto il diametro trauerſo, & fa punto in quel circolo, poi
uedi
ſe le noue hore ſi trouano in altro grado di Cancro, &
trouerai che ancho alli 15. di Cancro ſi poſſono uedere le noue, pero guarda nel-
la
tauola quanto e alto il Sole alle noue hore quando il Sole e in quindici di Cancro, &
poſta la regola ſopra il centro, & ſopra il grado nel-
la
eleuatione guarda doue ella taglia il terzo cerchio, &
fa punto & uederai che il Sole è alto alle noue hore, quando e in quindici di Cancro,
due
gradi &
30 minuti, poi uederai dalla tauola, che quando e in uinticinque gradi di Cancro alle noue hore egli è alto 20. minuti ſolamente,
pero
imagina che dal terzo cerchio al quario, che è il principio del Leone ſiano tanti cerchi, quanti gradi ſono da quindeci fin’ à trenta, &

la
doue ti pare, che ſiano i uinticinque gradi di Cancro fa un punto preſo ſecondo l’altezza di uinti minuti, ponendo la regola come di ſopra
2220 ſul centro, &
ſul punto della eleuatione, & legherai tutti quelli punti fatti ſopra queſti circoli con una linea, queſta ci ſeruira alle nouc
hore
.
uien poi alle dieci, & farai il ſimile, & coſi alle 11 12 13. & al resto fin al mezzo di dalla quarta deſtra ſotto il diametro trauerſo per
li
meſi, ò ſegni ſegnati al ſuo luogo, coſi ſarai nella quarta ſin:
ſtra ſotto il trauerſo per le hore dopo’l mezzo di per lo tempo, che’l Sole
sta
in que ſegni.
poi ti uolta à gli altri ſemicir coli di ſopra il diametro trauerſo, & da una quarta ſegner ai le hore auanti mezzo di, & dal-
l’altra
le hore dopo mezzo di con la iſteßa regola, &
coſi nel centro dell’ Horologio ui ponerai un pironcino di mediocre grandezza ad an-
guli
dritti, ilquale con la cima ſua uoltando l’Horologio col taglio uerſo il Sole ti moſtrera le hore ciaſcune ne i ſuoi circoli, auuertendo che
ſi
fanno due fori uno per capo del diametro perpendicolare, per liquali ſi tiene con un filo ſoſpeſo l’Horologio, &
quando uoi uſarlo biſo-
gna
che la parte di quei ſemircoli, che ſeruono à i ſegni ne iquali e il Sole in quel tempo, che uſi l’ Horologio, ſia al di ſotto.
Ma noi ne ha-
uemo
diſſegnato uno come dimoſtra la ſottopoſta figura in due ſemicircoli diſtinti, iquali rappreſentano due faccie, ò due ſuperficie una da
dritto
, &
l’altra dal riuerſcio, per piu commodità, & gli hauemo fatti eguali con ſei ſegni per parte, pure con la iſteſſa regola, & gli ha-
3330 uemo aggiunto alcuni ſemicircoli doue ſono i ſegni, &
i gradi loro, con i meſi è giorni loro, accioche di giorno in giorno ſi conoſca in che
grado
, &
in che ſegno ſia il sole, & tanto ſia detto nella materia de gli Horologi, de iquali hoggidi ne ſono pieni tutti i libri, ma queſta ulti-
ma
ſorte di Horologi, e coſa groſſa, non dipende da analemma alcuno, &
è fatta da huomini, che hanno hauuto piu preſto buon diſcorſo,
che
ſcienza, ſerue pero al biſogno, &
io ueduto, che n’hebbi uno molto antico ſenza molto penſarm ſopra, trouai la ſua ragione, benche
altri
per lo guadagno tenghino in riputatione queste baglie, &
ſi uad. no auantando d’hauerli rittrouati. Hora è tempo che ſi ruorne
à
Vitr.
145[Figure 145]auiḿ biems 27 22 21 20 @@ 16 17 16 15 14 13 15 3 0 15 3 1 15 3 0 15 3 1 15 3 1 15 2 8 10 20 3 0 10 203 0 10 20 3 0 10 20 3 0 10 20 3 0 10 20 30 uer æſtas 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 15 3 1 15 3 0 15 3 1 15 3 0 15 3 1 15 3 1 10 20 3 0 10 20 3 11 20 20 3 0 10 20 3 0 10 20 3 0 10 20
Oltra di queſto da gli ſtesſi ſcrittori ſi ſono cercate le ragioni de gli Horologi d’acqua, & primamente da Cteſibio Alef-
4460 ſandrino, ilquale trouò gli ſpiriti naturali, &
le coſe da uento. Ma è coſa degna, che gli ſtudioſi conoſchino come
queſte
coſe ſiano ſtate inueſtigate, &
cercate. Cteſibio nacque in A leſlandria, & fu figlinolo d’un Barbieri, eſſen-
do
queſto eccellente oltra gli altri d’induſtria, &
d’ingegno, diceſi che ſi dilettaua grandemente di coſe artificioſe.
Imperoche uolendo, che nella bottega di ſuo padre, uno ſpecchio pendeſſe in modo, che quando egli fuſle trat-
to
fuori, &
ritornaſſe inſu fuſſe una cordicella ſottile aſcoſa, che tiraſſe il peſo abaſſo, coſi fece l’ordegno. Egli con-
ficco
ſotto un traue un canale di legno, &
in quel luogo ui poſe le taglie. ò girelle, che ſi dichiuo, & per lo canale
conduſſe
la cordicella picciola in un’angulo, iui fece le canne per lequali dalla cordicella mãdò giu una palla di piom
bo
, dalche nacque, che il peſo andando all’ingiu per le ſtrettezze delle canne premeua con la uelocita del calare la den
ſita
dello aere, e ſcacciando per la bocca delle canne la frequentia dello aere raſſodata per quella compresſione, nello
aperto
aere, &
col toccamento, ò percoſſa eſprimena chiaramente il ſuono.
Era uno ruotolo nelquale erano inuolte due cordicelle per un uerſo, i capi delle quali pendeuano da una parte, & all’uno de capi era appeſo lo
5570 ſpecchio, all’ altro non era a@tacato altro, ma egli ſi laſciaua per tirare e uoltare il ruotolo, tirando adunque è ſuolgendoſi il ruotolo, ancho
lo
ſpecchio peſando tiraua, e ſuolgeua l’altro capo coſi ueniua giu, ma laſciando il capo il ruotolo ſi ruolgeua, &
inuoltaua le cordicelle, e
263244LIBRO il peſo andaua allo inſu, ma come queſto ſi poteſſe fare, io dico che nel mezzo del ruotolo era un’altra cordicella auuolta al contrario delle due,
allaquale
era attaccato un peſo, ilquale peſando piu dello ſpecchio quando ſi rilaſciaua il capo della cordicella, il peſo che era prima ſalito ca-
laua
à baſſo, perche la ſua cordicella ſi ſuolgeua, &
lo ſpecchio ſaliua, perche la ſua cordicella s’inuolgeua. La cordicella adunque del che te-
neua
il peſo, era condotta naſcoſamente per un canale di legno ad un’angulo della bottega, &
il peſo era in una tromba aſſaggiato di modo che
calando
giu premeua lo aere nella tromba, &
l’aere oppreſſo uſciua con impeto, & faceua ſonare la tromba.
Hauendo adunque Cteſibio auuertito, che dal tirare, & dallo ſcacciare dello aere naſceuano gli ſpiriti, & le uoci, uſando
queſti
auuertimenti come principij fu il primo, che ordinaſſe le machine Hidrauliche, &
le eſpresſioni delle acque
da
ſe mouentiſi, &
le machine tratte dalla ragione del dritto, & del circolar mouimento, & molte altre ſorte di gen-
tilezze
, tra lequali egli eſplicò gli apparecchi de gli horologi d’acqua.
Faceua Cteſibio molte belle coſe moſſo da que principij, che gli moſtrò for ſe il caſo, perche uedendo, che lo aere ſcacciato, & depreſſo con ſuono, &
1110 rumore uſciua dalle trombe in luogo aperto, egli con l’acque rinchiuſe, &
che non poteuano reſpirare, faceua le machine, et le coſe, che da ſe ſi
moueuano
che automata ſi chiamano, &
gli horologi d’acqua, & rappreſentaua le uoci de gli uccelli, inalzaua l’acque, ſprimeua diuerſi liquo-
ri
da una bocca ſola di uaſo, &
in proportione mandaua fuorii liquori, & faceua ancho de gli Organi.
Primieramente Cteſibio fece uno cauo d’oro, ò d’una gemma forata, perche quelle coſe ne ſi conſumano per la percoſ
ſa
dell’acqua, ne riceuono bruttezze, che le otturino.
Et per quel cauo influendo l’acqua egualmente ſollieua un ſec
chiello
riuerſcio.
Phello, ò Timpano nominato, nelqual è poſta una regola, & un Timpano, che ſi uolta dẽti egua
li
, queſti dentelli ſpignendo l’uno l’altro fanno fare certi piccioli mouimenti, &
riuolgimenti, ſimilmente ci ſono
ancho
altre regole, &
altri Timpani dentati allo iſteſſo modo, che da un mouimẽto forzati uoltandoſi fanno effetti,
&
diuerſità di mouimenti, ne i quali ſi mouono le figurine, ſi uoltano le mete, ſi tirano pietruccie, ouero oua. ſuona-
no
le trombe, &
ſi fanno altre coſe per bellezza oltra il propoſito. In queſte machine ancho ouero in una colonna,
2220 ouero in un pilaſtro ſi deſcriuono le hore, lequali una figurina uſcendo dal baſſo de una uerga dimoſtra per tutto il
giorno
, &
l’aggiunta, ò la leuata de i cunei ogni di, & ogni meſe forza à far le breuità, e longhezze delle hore, Ma il rin
chiuder
dell’acque, accioche ſi tẽprino queſti ſtrumenti ſi fa in queſto modo.
Si fanno due mete una ſoda, & una có-
caua
fatte al torno di modo, che una poſſa entrar nell’altra, &
con la iſteſſa regola lo allargarſi, & lo ſtrignerſi di quel
le
mete faccia il corſo dell’acqua, che uiene in que uaſi ò gagliardo, ò debile.
Coſi con queſte ragioni, & machinatio.
ni ſi compongono gli horologi all’uſo del uerno. Ma ſe per l’aggiunta, per lo leuare de i cunei, non ſaranno approua
te
le breuità, ò gli accreſcimentr de i giorni, perche ſpeſſo i cunei ſono diffettoſi, egli biſognerà sbrigarſi in queſto mo
do
.
Egli ſi deſcriuerà attrauerſo d’una colonnella le hore preſe dallo analemma, è fondamento loro, & ſi conficche-
ranno
nella colonella le linee de i meſi, facendoſi quella colonnella in modo, che ella ſi poſſa girare, acccioche uol-
gendoſi
la colonna continuamente alla figurina &
alla nerga, dellaqual uerga la figurina uſcendo dimoſtra l’hore,
3330 faccia le breuità, &
gli accreſcimenti dellhore ſecondo ciaſcun meſe. Fannoſi ancho gli horologi del uerno, che det-
ti
ſono Anaporici, d’un’altra ſorte.
Et ſi fanno con queſte ragioni. Si diſpongono le hore di uerge di rame dal cen-
tro
nella fronte diſpoſte dalla deſcrittione della analemma, in quella deſcrittione ſono circondati i circoli, che termi-
nano
gli ſpacij de i meſi.
Drieto queſte uirgule, ſia poſto un Timpano, nelquale ſia deſcritto, & dipinto il cielo, et il
circolo
de i ſegni, &
la deſcrittione di quel circolo ſia figurata da i dodici ſegni celeſti, dal cui centro è formato lo ſpa-
tio
di ciaſcun ſegno, uno maggiore, l’altro minore, Ma dalla parte di dietro à mezzo il Timpano è incluſo e ſerrato
un
perno, che ſi gira, &
in quell’aſſe è una catena molle di rame in uolta, dallaqual pende da una parte un ſecchiel-
lo
, Phellos, ò Timpano, che ſi dica, ilquale è alzato dall’acqua, dall’altra di egual peſo del ſecchiello e una ſaccoma di
ſaorna
.
Coſi quanto il ſecchiello ſerà ſolleuato dall’acqua, tanto abbaſlandoſi il contrapeſo uolgerà il perno,
&
il perno uolterà il Timpano, il cui giro fa alcuna uolta, che maggior parte del circolo de i ſegni, alcuna uolta mi
4440 nor nelle riuolutioni ſue ſian à ſuoi tempi diſſegnate le propietà delle hore, perche in ogni ſegno ſono i caui per-
fetti
del numero de i giorni di ciaſcun meſe, la cui bolla, che ne gli horologi pare che tenga la imagine del Sole, di-
moſtra
gli ſpacij delle hore, quella bolla trapportata di foro in foro fa il corſo ſuo del meſe compiuto.
Adunque ſi
come
il Sole andando per lo ſpacio de i ſegni allarga &
riſtrigne i giorni, & l’hore. coſi la bolla ne gli horologi per li
punti
contra il giro del centro del Timpano ogni giorno quando è trapportata in alcuni tempi in piu larghi in al-
cuni
in piu ſtretti ſpacij con i termini de i meſi fa le imagini delle hore, &
de i giorni. Ma per la adminiſtratione del
l’acqua
, in che modo ella ſi tempri alla ragione, coſi biſogna fare.
Drieto alla fronte dell’horologio ſia poſto di den-
tro
un caſtello, ò conſerua d’acqua, nelquale per una canna uadi l’acqua, queſti nel fondo habbia un cauo, &
à quello
ſia
affitto un Timpano di rame, che habbia un foro, per lo quale uentri l’acqua, che uiene dal caſtello, &
in quello ſia
un
timpano minore fatto con i cardini al torno con maſchio, è femina tra ſe conſtretti di modo, che il timpano mino
5550 re come un manico girandoſi nel maggiore uada aſſettato, &
dolcemente. Ma il labro del Timpano maggiore ſia ſe-
gnato
con 365 punti egualment te diſtanti uno dall’altro, ma il minor cerchiello nell’ultima ſua circonferenza habbia
fitto
una lenguella, la cui cima ſi drizzi uerſo la parte de i punti, &
in quel cerchiello ſia temprato un ſoro da quel-
la
parte doue l’acqua in fluiſce nel Timpano, &
conſerua l’adminiſtratione. quando adunque nel labro del Timpa-
no
maggiore ſeran le forme de i ſegni celeſti, ſia quello immobile, &
nella ſommità habbia formato il ſegno del Can
cro
.
al perpẽdicolo delquale, da baſſo ſia il Capricorno, dalla deſtra di chi guarda la Bilãcia, dalla ſiniſtra il ſegno del
Montone
, &
coſi gli altri ſegni tra gli ſpacij loro ſiano diſſegnati al modo, che ſi uedono in cielo: Adunque quando
il
Sole ferà nel cerchiello del Capricorno, la lenguella nella parte del maggior Timpano toccando ogni di ciaſcuno
punto
del Capricorno hauendo il gran peſo dell’acqua corrente à piombo uelocemente per lo foro del cerchiello lo
ſcaccierà
al uaſo, allhora quello riceuendo quell’acqua (perche preſto ſi empie) abbreuia, &
contragge gli ſpatij mi-
6660 nori de i giorni &
delle hore. Ma quando col quottidiano girare la lenguella nel Timpano maggiore entra nello Ac
quario
il foro uiene à perpendicolo, &
per lo corſo gagliardo dell’acqua è forzata piu tardamente mandarla fuori, co
ſi
con quanto men ueloce corſo il uaſo riceue l’acqua egli dilata gli ſpacij delle hore.
ma ſalendo per li punti d’Ac-
quario
, &
di Peſci come per gradi il foro del cerchiello toccando l’ottaua parte del Montone preſta l’hore equinot-
tiali
all’acqua temprata, che ſale.
Ma dal Montone per gli ſpacij del Toro, & de Gemelli ſalendo à gli altri punti dcl
Cancro
andando per lo foro ò Timpano della ottaua parte, &
da quello tornando in altezza, ſi debilita di forze & co
ſi
piu tardamente uſcendo l’acqua allonga gli ſpacij con la dimora, Et fa le hore ſolſtitiali nel ſegno del Cancro.
Vuole Vitr. che gli Equinottij, & i Solſtitij, ſi facciano in otto gradi de i lor ſegni, & comincia l’anno quando il Sol entra in Capricorno.
Ma quando egli inclina dal Cancro, & ua per Leone, & Vergine, ritornando à i punti della ottaua parte della Bilancia,
&
di grado in grado abbreuiando gli ſpacij, egli acorza le hore, & coſi peruen endo à i punti della Bilancia, di no-
7770 uo rende l’hore equinottiali.
Ma per gli ſpacij dello Scorpione, & del Sagittario piu procliuamente deprimendo
ſi
il foro ritornando col girarſi alla ottaua parte del Capricorno con la celerità dell’acqua, che ſale e reſtituito alle
breuità
delle hore brumali.
Quanto piu commodamente ho potuto, io ho con diligenza ſcritto, che ragioni ſiano
nelle
deſcrittioni de gli horologi, &
de gli apparati loro, accioche ageuolmente ſi posſino uſare. Reſta che 10 diſcorra
ſopra
le machine, e principij loro, &
però io cominciero à ſcriuere di queſte coſe nel ſeguente uolume, accioche
ſia
perfetto, &
finito il corpo emendato dell’ Architettura.
264245NONO.
Molte belle inuentioni ſono ſtate quelle di Cteſibio, & uoleſſe Iddio, che il tempo non ce le haueſſe rubbate. Noi eſponeremo la mente di Vitr.
con quella facilità, è breuità, che ſi puo in coſe tanto difficili. Lo analemma deſcritto di ſopra ſer à il modulo del noſtro horologio. piglia adun
que
la line a lacotomus bg.
& quella ſia il diametro d’una colonella fatta giustamente al torno, il circolo de i meſi r. c. g. ſer à la circonferen-
za
della colonella.
queſto diuider ai in 22 parti eguali nell’ ultima ſua circonferenza ſopra la teſta della colonella. & da ciaſcun punto della di
uiſione
laſcier ai cader à piombo longo la colonnella le linee fin’all’ altra teſta, queste diuiderano lo ſtipite della colonella in dodici parti eguali
deputate
à gli ſpacij de i dodici ſegni.
una di quelle linee, che cader à dalla teſta della linea lacotomus ſeruir à al principio del Cancro, l’altra,
che
cader à dall’ altra parte ſeruir à al principio del Capricorno.
tir ata poi una linea ſopra la teſta della colonnella in croce alla linea lacoto-
mus
una di quella linea, che cader à dall’ una delle teſte ci ſeruir à al principio del Montone, l’altra al principio della Bilanza.
ma le altre linee,
che
caderanno da gli altri punti ci ſeruiranno à i principij de gli altri meſi, come fanno le linee tirate ne i Cilindri.
Diſſegnerai anco uolendo
di
grado in grado le linee per ogni ſegno al modo ſopra poſto, piglia poi dallo analẽma lo ſpacio che è dallo a al n.
ſopra l’equinottiale & quello
1110 diuider ai in dodici parti eguali, il ſimile farai dello ſpacio dallo a al x.
& quelle parti ſiano trapportate nella colonnella ſopra le linee del Mon
tone
, &
della Bilancia. ſimilmente piglia dallo analemma lo ſpacio che é da y al K. & dallo ſ al g. che è quello isteſſo e partirailo in 12 parti
eguali
, &
quelle trapporterai dallo analemma alle linee del Cancro, & del Capricorno nella colonnella, ma quelle del Cancro comincierai à
ſegnar
dal baſſo, &
anderai all’inſu. & quelle del Capricorno ſegnerai al contrario dal diſopra al baſſo. il ſimile farai tirando nello analem-
mairaggi
de gli altri ſegni, &
quella parte de i diametri, che ſer à ſopra l’orizonte e a i. partirai in dodici parti, & quelle trapportera@ nelia
colonnella
alle ſue propie linee.
ſimilmente il reſtante de i diametri ſotto l’orizonte partir ai in dodici parti, & quelli trapporter ai, come le al-
tre
nella colonnella, &
tutti quelli punti delle diuiſioni fatte legherai con linee, queſte linee ſeranno le linee delle hore creſcenti per ordine, &
ſcemanti
ſecondo il corſo del Sole.
però le aggiugnerai i loro numeri di ſotto. & i caratteri, ò le figure de i ſegni celeſti, al ſuo luogo, come ſi
fa
ne i Cilindri.
Drizzerai queſta colonnella ſopra un piano, & con un perno nel mezzo centro dal baſſo la poner ai in un, foro di modo, che
la
ſi poſſa girare, ma prima circonder ai il piede della colonna con un cerchiello dentato à torno di 360 denti accioche ſtando la colonna dritta
2220 una ruota posta in piano dentata ſimilmente ogni giorno faccia, che la colonnella ſi moua un grado, ma la ruota piana ſera moſſa da un’altra
ruota
pur in piano da un dentello, che ne l’uno de capi del ſuo perno ſi pone, &
queſta ruota è gir ata da un’altra con pari denti, ma po-
ſta
in coltello &
è dentata in fronte, tal che ognuna di loro girerà una uolta il giorno, ſecondo che ſi mouerà il ſuo perno, ilqual perno hauen-
do
inuolta una fune dall’uno de i ſuoi capi hauera un ſecchiello riuerſcio, &
dall’altra un contrapeſo di peſo eguale. Ma il ſecchiello ſer à in
un
uaſo, nelquale u’entrerà l’acqua, che cader à giu da un’altro uaſo, &
coſi montando l’acqua, ſi ſolleuer à il ſecchiello, & il contrapeſo far à
girar
il perno, il perno girerà il Timpano ò la ruot@ in coltello, &
quella in coltello mouerà la ruota posta in piano, laquale con lo dentel-
lo
, che hauer à in capo del ſuo perno, dar à il mouimento à quella, che ogni giorno mouer à la colonnella un grado, &
coſi in capo l’anno la colon
nella
hauer à fatto un giro.
Ma per dunoſtrar le hore, egli biſogna temperar l’acqua in queſto modo.
Fa tornire due Mete ò coni di rame con diligenza, una dellequali ſi far à uota, & ſer à come femina, laquale nella ſua punta hauer à un foro ſottile
fatto
in un cauetto d’oro, ò d’una Gemma, l’altra Meta ſer à ſoda, &
come maſchio entrera nella femina, & hauer à attacca a una regola
3330 dritta nel mezzo dalla parte piu groſſa, laquale bauerà nel mezzo per longo una apritura, nella qual apritura, hanno ad entr ar alcuni cu
nei
maggiori, ò minori ſecondo il biſogno della car catura, ò tempra dell’ acqua.
Et la femina ſia accommodata in un ordimento, ò telaro di le-
gname
, come nella ſigura ſi uede;
& la regola, ò manico del maſcolo ſia retto, & gouernato da due registri, et cunei come il diſſegno d@nostra.
Siano poſte queſte Mete in modo, che dal di ſopra da un uaſo, che Vitr. chiama caſtello, ui cada l’acqua dentro, io dico, che ſel maſchio col poner
ui
de i cunei ſera alzato ſuori della femina, quanto piu d’acqua entrer à nella ſemina, entrando l’acqua con maggior impeto, tanto piu ne uſci-
di ſotto dal Cauetto in un uaſo per queſto apparecchiato.
Siche uolendo noi, che eſca piu acqua biſogner à ſegnar il cuneo, ò porui uno mag
giore
, ò aggiugnerui de gli altri di modo, che la isteſſa regola attaccata al maſchio lo leui piu, ò meno ſecondo il biſogno, l’acqua adunque diſcen
dendo
in un uaſo alzer à uno ſecchiello riuerſo, ſu ilquale poſer à una regola ò uerga mobile, dallaquale uſcir à una figurina, che uoltata uerſo
le
hore diſſegnate nella colonnella alzandoſi, &
abbaſſandoſi ſecondo la tempra dell’acqua, dimoſtrer à ogni giorno le hore, mentre la colon-
nella
dar à uolta un grado ogni di.
Et quando i giorni comincier anno à declinare, non ſi piglier a piu l’acqua dal castello, ma ſi apriranno le
4440 Mete che ſaranno in ſondo del uaſo per lequale con i loro cunei accommodati al diſcreſcere de i giorni uſcir à l’acqua del uaſo, &
attaccan-
do
il ſicchielio al capo del contrapeſo, &
il contrapeſo à quello, che era attaccato il ſecchiello per lo calar dell’acqua nel uaſo il ſecchiello ſi
abbaſſer
à &
la figurina ancor lei ſe uenir à abbaſſando & moſtrer à l’hore, & i gradi de i ſegni di giorno, in giorno, come e detto di ſopra. Et
inuero
è bella inuentione, conoſciuta dal Marcolino, &
ci dimostra molte belle coſe, come parer à àchi ne far à la proud.
L’altra forma di horologio è bellißima, & molto artificioſa, & utile alla dimoſtratione delle coſe celeſti, & ſi fa in queſto modo, & é diuiſo
queſto
trattamento da Vitr.
in due parti, l’una è la compoſitione dello horologio, l’altra è la tempra dell’acqua, ſimilmente la compoſitione
dello
horologio è diuiſa in due parti, Puna è la deſcruttione delle hore, l’altra è la deſcrittione del Cielo, &
Zodiaco, la deſcrittione delle
hore
è preſa dallo analemma, ma Vitr.
non inſegna à che modo, ſimilmente ancho egli non ce inſegna il modo di deſcriuere il cielo, & il Zodia
co
, però partitamente to eſponerò ſecondo, che io la intendo.
Lo analemma adunque ſi piglia dalla sfera poſta in piano con ragione di proſpet
tiua
, ſecondo, che ſi deſcriue una tauola dello A ſtrolabio.
Il modo é queſto. Sia fatto un circolo a b c d. in quattro parti da due diametri diui-
5550 ſo, Queſto circolo rappreſenta il tropico del Capricorno, dentro delquale ſi ba à formare, &
lo equinottiale, & il tropico del Cancro, iquali
circoli
ſono minori per ragione di proſpettiua, perche noi ſe imaginamo di tener l’occhio noſtro nel polo oppoſto al noſtro, &
guardar uerſo
il
noſtro polo:
certo è che il circolo del Capricorno ci uerr à prima incontro, dapoiuerr à l’equinottiale, & in fin il tropico del Cancro, & an
cho
il tropico del Capricorno ci parer à maggiore, perche ſi ueder à ſotto maggior angulo, &
per eſſer piu uicino all’occhio, & il tropico del
Cancro
ci parer à minore, &
per eſſer piu lontano ſi ueder à ſotto angulo piu stretto, & coſi l’equinottiale ſer à maggiore del tropico del Can-
cro
, &
minore del tropico del Capricorno per le iſteſſe ragioni, & queſto ſi deue auuertire, perche è coſa bella, & ſecreta, per formare adu-
que
l’equinottiale, egli ſi piglia la declination del Sole dal punto b uerſo la a.
& ſi ſegna al ſuo termine il punto f. dalquale ſi tirano due linee l’u
na
al centro e.
l’altra al punto c. & doue la linea f c. taglia la linea b d. che in queſto caſo è la linea meridiana, ſi fa punto b. & allargata la ſe-
ſta
dal centro e, al punto b.
ſi fa un circolo, ſh K z. ilquale ci ſerue per lo equinottiole, & la doue la linea f c. taglia l’equinottiale, ſi fa il pun-
to
i, &
dal punto i al punto K ſi tira una linea, la doue ella taglia la linea b d. ſi fa il punto l, & allargata la ſesta dal centro e al punto l. ſi fa
6660 un circolo, che ci ſerue per lo tropico del Cancro, &
coſi hauemo tre circoli due tropici, & uno equinottiale. biſogna poi ſegnari l’orizonte
à
queſto modo, piglia la eleuatione del polo, che qui ſer à 45 gradi nella quarta K b.
dello equinottiale cominciando à numerare dal punto K. et
dal
punto della eleuatione, che ſer à m.
per lo centro ſi tiri una linea alla parte oppoſta nell’equinottiale, & doue ella termina ſia ſegnato n. da
poi
dal punto K al punto n ſia tir ata una linea, &
doue quella taglia la linea b d. ſia ſegnato ò ſimilmente dal punto K ſia tirata un’altra linea
per
lo punto m, che paßi fin alla linea b d.
prolongata, & la doue ella tocca la linea b d ſi ſegna p. & tra lo p & lo o ſi troua il mezzo ſopra
la
linea p b d &
iui ſi ſegna q. & allargata la ſeſta dal q allo o, ſi fa dentro del circolo del Tropico del Capricorno una parte di circolo r o t.
queſto è l’orizonte obliquo. Dapoi per ſegnar le hore ſi partono tutti gli archi de i circoli fatti di ſopra l’orizonte ciaſcuno in dodici parti
eguali
, &
coſi gli archi di ſotto in dodici parti, & per la regola di trouar il centro de i tre punti ſi legano inſieme i punti de i tropici, con i
punti
equinottiali, i primi con i primi, i ſecondi con i ſecondi, &
coſi per ordine. & à queſto modo ſeranno ſegnate le hore, lequali Vitr. uuole
che
ſiano fatte di uerge di rame, perche ſotto di eſſe ui ha da andare un Timpano, che ba il Zodiaco, &
il Cielo diſſegnato, però accioche ſi ue
7770 da di ſotto, è neceſſario far queſte uirgule, i cui quadretti io ho adombrati, perche s’intenda, che ſono tagliati, e forati.
Dapoi queſto egli ſi
fa
un Timpano, &
ſe gli dipigne ſopra le Stelle & il Zodiaco, queſti ſimilmente è preſo dalla rete dello Aſtrolabio, & ſi fa in que@to modo for
maſi
un’ altro piano con i tre cerchi fatti di quella grandezza, &
con quella ragione di prima poi egli ſi piglia lo ſpacio di mezzo tr a il pun-
to
b.
& il punto x. ſopra la linea b c d. & iui poſta la ſeſta, & allargatta fin al punto x. ſi fa un circolo, questi ci rappreſenta la uia del Sole.
Eccliptica nominata, ſopra laquale s’hanno à porre i gradi de i ſegni, ilche ſi fa in queſto modo, partirai lo equinottiale in parti 360
265246LIBRO do dal punto ſ. & paſſando per lo punto o K h. fin che ſi torni al punto ſ, dapoi ſi numer a dal punto ſ, uerſo il punto o l’aſcendimento dritto
di
ogni ſegno, ilche ſi fa à questo modo.
Entra nella tauola ſottopoſta con l’intiero ſegno del Montone, cioè con trenta gradi di eſſo, & troucrai
all’incontro
gradi 27 minuti 54, queſti numererai nello equinottiale dal punto ſ uer ſo il punto o.
& la doue termineranno fa un punto, & da
quel
punto al centro tira una linea occulta, &
la doue ella taglia la Eccliptica fa un punto iui ſerà il termine del Montone, coſi trouerai nella
tauola
37 gradi, &
minuti 48 per lo dritto aſcendimento di tutto il Toro, & iripporterai allo iſteſſo modo dal centro ſopra la Eccliptica, &
iui
ſer à il fine del Toro, &
coſi di mano in mano compartirai con l’aiuto della tauola tutta la Eccliptica, non ſolamente ſegnandoui i principi
de
i Segni, ma ancho i gradi, &
in ogni grado farai un foro nella circoferenza della Eccliptica, nel qual foro di giorno in giorno trapporterai
la
bolla, che Vitr.
intende per lo Sole, che moſtra le hore ne gli horologi, il Timpano coſi diſſegnato ſer à poſto drieto le linee delle hore, & o-
gni
di ſi uolta compiut amente una uolta, ma la bolla stando ferma per un di nel grado, &
nel foro di quel Segno doue ſi troua il Sole moſtrerà
l’arco
diurno, &
le hore, ſecondo il creſcere, & il calar de i giorni, & delle hore, il Timpano ſi uolge come s’ è detto di ſopra hauendo nel mez
zo
fitto un fuſo, d’intorno ilquale è una catena molle come dice Vitr.
cioè di anelli ritorti e corti come la lettera S. di modo, che la ſi uolga fa
cilmente
, &
da uno capo ha uno ſecchiello, & dall’altro un contrapeſo di peſo di peſo eguale al ſecchiello, ilqual ſecchiello eſſendo dall’acqua ſolleuato
fa
che la catena ſi ſuolge, &
il fuſo ſi moue, & il fuſo moſſo uolta il Timpano. Ma come eg li ſi habbia à temprar l’acqua, accioche ogni gior-
no
ſi ueda queſta differenza delle hore Vitr.
ce lo inſegna. Ma prima che io lo eſpona ponerò la tauola de i dritti aſcendimenti de i ſegni, fa-
cendo
auuertito chi legge, che ſopra queſto Timpano egli ſi puo porre le ſtelle come ſtanno nel cielo, &
uedere i loro naſcimenti, le altezze, i
cadimenti
, le latitudini, &
tutte quelle coſe, che nello Aſtrolabio ſi uedono, ilche porta diletto & utile, à chi l’intende.
146[Figure 146]
TAVOLA DE I DRITTI
ASCENDIMENTI
.
11
# # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi.
# # 5 # 4 # 35 # # # 5 # 32 # 42 # # # 5 # 63 # 3 # # # 5 # 95 # 27 # # # 5 # 127 # 22 # # # 5 # 156 # 51
# # 10 # 9 # 11 # # # 10 # 37 # 35 # # # 10 # 68 # 21 # # # 10 # 100 # 53 # # # 10 # 132 # 27
# 15 # 13 # 48 # # 15 # 42 # 35 # # 15 # 73 # 43 # # 15 # 106 # 17 # # 15 # 137 # 29 # # 15 # 166 # 12
# # 20 # 18 # 27 # # # 20 # 47 # 33 # # # 20 # 79 # 7 # # # 20 # 111 # 39 # 20 # 142 # 25 # # # 20 # 170 # 49
# # 25 # 23 # 9 # # # 25 # 52 # 38 # # # 25 # 84 # 33 # # # 25 # 116 # 57 # # # 25 # 147 # 17 # # # 25 # 175 # 25
# # 30 # 27 # 54 # # # 30 # # 57 # 48 # # # 30 # 90 # 0 # # # 30 # 122 # 12 # # # 30 # 152 # 6 # # # 30 # 180 # 0
147[Figure 147]22
# # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi. # # # Gr. # Gr. # Mi.
# # 5 # 184 # 35 # # # 5 # 212 # 42 # # # 5 # 243 # 3 # # # 5 # 275 # 27 # # # 5 # 307 # 22 # # # 5 # 336 # 52
# # 10 # 189 # 11 # # # 10 # 217 # 35 # # # 10 # 248 # 21 # # # 10 # 280 # 53 # # # 10 # 312 # 27 # # # 10 # 341 # 33
# 15 # 193 # 48 # # 15 # 222 # 31 # # 15 # 253 # 43 # # 15 # 286 # 17 # # 15 # 317 # 29 # # 15 # 346 12
# # 20 # 198 # 27 # # # 20 # 227 # 33 # # # 20 # 259 # 7 # # # 20 # 291 # 39 # # # 20 # # 332 # 25 # # # 20 # 350 # 49
# # 30 # 207 # 55 # # # 30 # 237 # 48 # # 3 30 # 270 # 0 # # # 30 # 302 # 12 # # # 30 # 332 # 6 # # # 30 # 360 # 7
266247NONO.
La tempra dell’acqua ſi fa in queſto modo, egli ſi fa drieto la fronte dell’horologio una conſerua dell’acqua, laquale Vitr. qui & altroue
chiama
caſtellum, à questo caſtello ſi fa un foro di ſotto, accio l’acqua poſſa uſcire, à quel foro è congiunto un Timpano, &
ancho egl@ ha
un
foro per lo quale entra l’acqua in eſſo dal caſtello, queſti ſerà di quella grandezza ſecondo, che ricerca la grandezza dello horolo-
gio
, la materia delquale è di rame riſpetto all’acqua, che egli tiene del continuo.
queſti è immobile, & ha ſegnato nella ſua circonfe-
renza
di tauti punti quanto ſono giorni all’anno, &
ancho egli ſi può fare un zodiaco i gradi de i ſegni delquale riſpondino à i gior-
ni
de i meſi, ſecondo che egli ſi puo trarre dalla tauola ſotto posta.
diſſegnato ſia nella ſommità il Cancro, dalla deſtra di colui, che guar-
da
la Libra, dalla ſiniſtra il Montone, di ſotto il Capricorno, &
tra questi ſiano al luogo ſuo deſcritti gli altri ſegni, & igradi loro a
iquali
di ſotto ſiano i giorni, i numeri, &
i meſi riſpondenti à i loro propi ſegni. Tira poi una linea à perpendicolo dal Cancro al Capricorno,
laquale
è come diametro del Timpano, partirai poi la circonferenza del detto Timpano in parti noue eguali, &
ſecondo la larghezza di una
ſi
fa il ſemidiametro d’un’altro Timpano picciolo, della circonferenza delquale ſi fanno otto parti, &
ſecondo la diſtanza d’una di quelle ſi al
1110 larga la ſeſta, &
ſi pone un piede di eſſa nel mezzo del Timpano grande, & ſi fa un circolo di quella grandezza, & il Simile ſi fa nel Timpa-
no
picciolo.
queſto circolo ſi parte in parti ſette eguali, una dellequali ſi parte in quattordici, una dellequali ſi riporta dal centro del Timpa-
no
picciolo ſopra il diametro, &
iui ſi fa punto uerſo la parte inferiore, & ſi tira da quel centro una circonferenza tanto quanto è una delle
ſette
parti, &
questo ſi fa ancho nel Timpano grande, & è queſto circolo come uno eccentrico, & tra questo circolo eccentrico e l’altro con-
centrico
dalla parte di ſopra ſi fa un foro nel Timpano grande ritondo, dalquale eſce l’acqua, che ua poi nel Timpano picciolo, nelquale Tim
pano
picciolo ſono diſſegnati i medeſimi circoli cioe lo Eccentrico, &
Concentrico, & quelli partiti con certe linee, accioche per quelle paßi
l’acqua
dal Timpano maggiore piu e meno ſecondo il biſogno, le altezze ò uacui de i Timpani ſi faranno ſecondo la capacit à dell’ acqua, che ri-
chiede
l’horologio, nel coltello, et taglio, ò frōte, che ſi dica, del Timpano minore ſi fa un foro, che Vitr.
chiama Orbiculo, alquale è attaccata una
lenguella
, da questo foro eſce l’acqua in un uaſo ſottopoſto.
Queſti Timpani ſono poſti inſieme con i Cardini loro fatti à torno di modo, che
uno
entri nell’ altro come maſchio &
femina, & il Timpano picciolo ſia col piano ſuo for ato coſi congiunto, & aſſettato col piano del Timpa-
2220 no maggiore, che niuna coſa di mezzo ui poſſa entr are, &
à queſta ſimiglianza Vitr. dice che ſono i Galletti, ò i bocchini aſſaggiati alle coſe,
egli
accader à adunque, che uolendo noi temprar Pacqua la lenguella che è congiunta al foro del Timpano minore, drizzata da ſe con l’artifi-
cio
dell’acqua di giorno in giorno al ſegno, &
al giorno corrente deſcritto nel Timpano maggiore hauendo in quella parte il foro del Timpa-
no
minore hora dritto hora piegato, hora à perpendicolo, ſecondo, che ricercherà il ſito di quel giorno mander à fuori piu, &
meno ac-
qua
in un uaſo di ſotto, nelquale ſer à il ſecchiello attaccato alla catena, come di ſopra s’ è detto, &
riuolger à ogni giorno il perno, & il perno
il
Timpano dello horologio, &
quello ſecondo il biſogno, & benche pare che Vitr. uoglia, che la bolla, che tiene la imagine del Sole, ſia à mano
trapportata
di foro in foro contra il giro del Timpano, niente dimeno l’ingenioſo M.
Franceſco Marcolino ha trouato il modo di fare, che la len
guella
, che nella parte dinanzi dimoſtra l’hore (che noi chiamiamo raggio) ritorni à drieto ogni di un grado;
& perche Vitr. uuole, che nel
Timpano
, che dimoſtra l’aſcendere, &
diſcendere de i ſegni ſopra la terra, ſiano ſegnati i giorni de i meſi, liquali per eſſere 365. ha fatto nella
circonferenza
del detto Timpano ò Ruota che chiamiamo noi 365 denti partiti egualmente come dice Vitr.
& come uuole eſſo Autore, gli ha
3330 poſto nel mezzo il ſuo Cardine, che ſerue maſchio, et femina;
et di poi ha formato un’altro Timpano ò pur Ruota (come dicemo noi) della grã
dezza
della ſopradetta, &
nel coltello ò circonferenza ſua che uolemo dire, ha fatto denti 366. deſtinti di egual portione & questa Ruota ha
anchor
lei il ſuo Cardine maſchio &
femina ilquale non è coſi detto da Vitr. ſenza gran conſideratione & nel foro di queſto Perno, entra il
Perno
principale confitto, &
ſtretto di modo che girando ditto Perno per uirtu della tempra de l’acqua ſi giri questa Ruota con eſſolui come
ſe
fuſſero una coſa medeſima;
et dipoi nel Perno di questa Ruota, ſi pone la Ruota nella qual ſon ſegnati i giorni di ciaſcun meſe & i Segni Ce
leſti
;
lequali Ruote, girando il Perno, girano inſieme in un Rocchello moſſo da dette Ruote, & girando cōtinuamēte di cōpagnia, quella che ha
un
dente di piu resta ogni di un grado in drieto, il Perno dellaquale uuole auanzare fuori della fazza dello Horologio eſſendo grāde per il man
co
mezzo piede, &
nella ſua ſommit à fia accommodata la lenguella della longhezza quanto far à dibiſogno, nellaquaιſeranno ſegnati i gradi de i
ſegni
da un tropico all’altro, laquale ſeruir à à moſtrare l’hore, &
il Corſo de i Segni & i gradi il Verno, come dice Vitr. Et mettendoſi la
lenguella
al Perno dell’altra Ruota ilquale ſarà piu corto quattro dita moſtrer à il Creſcere de i giorni &
i Corſi de i Segni et i gradi, &
4440 l’hore di tutta la State, perche ſi come l’altra Ruota per lo dente di piu, moſtra il calar de i giorni queſta per lo dente de manco con la lenguel-
la
moſtrerà il creſcere de i giorni, &
il calar delle notti. Auertendo che nella lenguella accommodato un Sole, ò bolla come dice Vitr. mo-
bil
e da poter ſi trapportare ogni giorno in detta lenguella nel grado del Segno del giorno corrente, come fa la lenguella della tempra de l’ac-
qua
da ſè.
Io uedo quanta difficultà ſi troua in uoler deſcriuere queste coſe, ma poi che conſidero, come quando la coſa ſerà inteſa, ſi
prender
à guſto mirabile, uoglio creder, che ogni fatica ci parer à dolce, e ſoaue.
267248LIBRO
TAVOLA DEL MOVIMENTO DEL SOLE
PER
L’ANNO M D LVI.
11
### Genaro. ### Febraro. ### Marzo. ### Aprile. ### Maggio. ### Giugno.
### ### ### ### ### ###
## Gr. ## Mi. # Gr. ## Mi. # Gr. ## Mi. ## Gr. ## Mi. # Gi. ## Mi. # Gr. ## Mi.
1
# 20 ## 40 # 22 ## 11 # 21 ## 14 # 21 ## 41 # 20 ## 38 # 20 ## 12
2
# 21 ## 41 # 23 ## 12 # 22 ## 13 # 22 ## 39 # 21 ## 36 # 21 ## 9
3
# 22 ## 42 # 24 ## 12 # 23 ## 13 # 23 ## 38 # 22 ## 33 # 22 ## 6
4
# 23 ## 43 # 25 ## 13 # 24 ## 12 # 24 ## 36 # 23 ## 31 # 23 ## 3
5
# 24 ## 45 # 26 ## 13 # 25 ## 12 # 25 ## 34 # 24 ## 28 # 24 ## 0
6
# 25 ## 46 # 27 ## 14 # 26 ## 11 # 26 ## 33 # 25 ## 25 # 24 ## 57
7
# 26 ## 47 # 28 ## 14 # 27 ## 10 # 27 ## 31 # 26 ## 23 # 25 ## 54
8
# 27 ## 48 # 29 ## 15 # 28 ## 10 # 28 ## 29 # 27 ## 20 # 26 ## 51
9
# 28 ## 49 ## ## 29 ## 9 # 20 ## 27 # 28 ## 18 # 27 ## 48
10
# 29 ## 51 # 0 ## 15 ## ### ### 29 ## 15 # 28 ## 45
## ## 1 ## 15 # 0 ## 25 ## ## 29 ## 42
11
# 0 ## 52 # 2 ## 15 # 1 ## 7 # 1 ## 24 # 0 ## 12 ## #
12
# 1 ## 53 # 3 ## 16 # 2 ## 6 # 2 ## 22 # 1 ## 10 ## 0 ## 39
13
# 2 ## 54 # 4 ## 16 # 3 ## 5 # 3 ## 20 # 2 ## 7 ## 1 ## 36
14
# 3 ## 56 # 5 ## 16 # 4 ## 4 # 4 ## 18 # 3 ## 4 ## 2 ## 33
15
# 4 ## 57 # 6 ## 16 # 5 ## 3 # 5 ## 16 # 4 ## 1 ## 3 ## 30
16
# 5 ## 58 # 7 ## 16 # 6 ## 2 # 6 ## 13 # 4 ## 59 # 4 ## 27
17
# 6 ## 59 # 8 ## 16 # 7 ## 1 # 7 ## 11 # 5 ## 56 # 5 ## 24
18
# 8 ## 0 # 9 ## 16 # 8 ## 0 # 8 ## 9 # 6 ## 53 # 6 ## 21
19
# 9 ## 1 # 10 ## 17 # 8 ## 59 # 9 ## 7 # 7 ## 50 # 7 ## 18
20
# 10 ## 2 # 11 ## 17 # 9 ## 58 # 10 ## 5 # 8 ## 47 # 8 ## 15
21
# 11 ## 3 # 12 ## 16 # 10 ## 56 # 11 ## 2 # 9 ## 44 # 9 ## 12
22
# 12 ## 3 # 13 ## 16 # 11 ## 55 # 12 ## 0 # 10 ## 42 # 10 ## 10
23
# 13 ## 4 # 14 ## 16 # 12 ## 54 # 12 ## 58 # 11 ## 39 # 11 ## 7
24
# 14 ## 5 # 15 ## 16 # 13 ## 53 # 13 ## 55 # 12 ## 36 # 12 ## 4
25
# 15 ## 6 # 16 ## 16 # 14 ## 51 # 14 ## 53 # 13 ## 33 # 13 ## 1
26
# 16 ## 7 # 17 ## 15 # 15 ## 50 # 15 ## 50 # 14 ## 30 # 13 ## 58
27
# 17 ## 8 # 18 ## 15 # 16 ## 49 # 16 ## 48 # 15 ## 27 # 14 ## 55
28
# 18 ## 8 # 19 ## 14 # 17 ## 47 # 17 ## 46 # 16 ## 24 # 15 ## 52
29
# 19 ## 9 # 20 ## 14 # 18 ## 46 # 18 ## 43 # 17 ## 21 # 16 ## 49
30
# 20 ## 10 #### 19 ## 44 # 19 ## 41 # 18 ## 18 # 17 ## 49
31
# 21 ## 10 #### 20 ## 43 #### 19 ## 15 ###
22
### Luglio. ### Agoſto. ### Settembre. ### Ottobre. ### Nouembre. ### Decembre. #
### ### ### ### ### ### #
# Gr. ## Mi. # Gr. ## Mi. # Gr. ## Mi. # Gr. ## Mi. # Gi. ## Mi. # Gr. ## Mi.
1
# 18 ## 43 # 18 ## 20 # 18 ## 21 # 17 ## 56 # 19 ## 7 # 19 ## 42
2
# 19 ## 40 # 19 ## 17 # 19 ## 20 # 18 ## 56 # 20 ## 8 # 20 ## 43
3
# 20 ## 37 # 20 ## 15 # 20 ## 18 # 19 ## 56 # 21 ## 9 # 21 ## 44
4
# 21 ## 34 # 21 ## 13 # 21 ## 17 # 20 ## 56 # 22 ## 9 # 22 ## 6
5
# 22 ## 31 # 22 ## 10 # 22 ## 16 # 21 ## 56 # 23 ## 10 # 23 ## 47
6
# 23 ## 28 # 23 ## 8 # 23 ## 15 # 22 ## 59 # 24 ## 11 # 24 ## 49
7
# 24 ## 25 # 24 ## 6 # 24 ## 13 # 23 ## 56 # 25 ## 12 # 25 ## 50
8
# 25 ## 22 # 25 ## 3 # 25 ## 12 # 24 ## 56 # 26 ## 13 # 26 ## 52
9
# 26 ## 20 # 26 ## 1 # 26 ## 11 # 25 ## 56 # 27 ## 14 # 27 ## 53
10
# 27 ## 17 # 26 ## 59 # 27 ## 10 # 26 ## 56 # 28 ## 15 # 28 ## 55
11
# 38 ## 14 # 27 ## 57 # 28 ## 9 # 27 ## 56 # 29 ## 16 # 29 ## 56
12
# 29 ## 11 # 28 ## 55 # 29 ## 8 # 28 ## 56 ## ### #
## ## 29 ## 53 ## ## 29 ## 56 # o ## 18 # o ## 58
13
# o ## 8 # # ### # # o ### 7 ### ### # # 1 ### 19 ### 1 ### 59
14
# 1 ## 6 # 0 ## 51 # 1 ## 6 # 0 ## 57 # 2 ## 20 # 3 ## 1
15
# 2 ## 3 # 1 ## 49 # 2 ## 5 # 1 ## 57 # 3 ## 21 # 4 ## 2
11
# 3 ## 0 # 2 ## 47 # 3 ## 4 # 2 ## 57 # 4 ## 22 # 5 ## 4
17
# 4 ## 58 # 3 ## 45 # 4 ## 3 # 3 ## 58 # 5 ## 24 # 6 ## 5
18
# 4 ## 55 # 4 ## 43 # 5 ## 3 # 4 ## 58 # 6 ## 25 # 7 ## 7
19
# 5 ## 52 # 5 ## 4 # 6 ## 2 # 5 ## 58 # 7 ## 26 # 8 ## 8
20
# 6 ## 50 # 6 ## 39 # 7 ## 1 # 6 ## 59 # 8 ## 27 # 9 ## 10
21
# 7 ## 47 # 7 ## 38 # 8 ## 1 # 7 ## 59 # 9 ## 29 # 10 ## 11
22
# 8 ## 45 # 8 ## 36 # 9 ## 0 # 9 ## 0 # 10 ## 30 # 11 ## 13
23
# 9 ## 42 # 9 ## 34 # 10 ## 0 # 10 ## 0 # 11 ## 31 # 12 ## 14
24
# 10 ## 39 # 10 ## 33 # 10 ## 59 # 11 ## 1 # 12 ## 32 # 13 ## 15
25
# 11 ## 37 # 11 ## 31 # 11 ## 59 # 12 ## 2 # 13 ## 34 # 14 ## 17
26
# 12 ## 34 # 12 ## 30 # 12 ## 58 # 13 ## 3 # 14 ## 35 # 15 ## 18
27
# 13 ## 32 # 13 ## 28 # 13 ## 58 # 14 ## 3 # 15 ## 36 # 16 ## 20
28
# 14 ## 29 # 14 ## 27 # 14 ## 57 # 15 ## 4 # 16 ## 37 # 17 ## 21
29
# 15 ## 27 # 15 ## 25 # 15 ## 57 # 16 ## 5 # 17 ## 39 # 18 ## 22
30
# 16 ## 25 # 16 ## 24 # 16 ## 57 # 17 ## 5 # 18 ## 40 # 19 ## 24
31
# 17 ## 22 # 17 ## 22 #### 18 ## 6 #### 20 ## 25
268253DECIMO148[Figure 148]A B Vn’ Animal, che portogli un’ Vaſo beue con ſtrepito.
F
Vna canna torta che uota un’ uaſo.
D
Vn’ Animal che beue da una conca riuerſcia.
B
Vn’ Satiriſco, che tiene un’ vdro gonfio.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 E A F D B
269254LIBRO149[Figure 149]1 @ 2 3 4 5 6 7 8 9 10 A 11 R 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 T 12 I H M L F C A D C 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90
270251LIBRO150[Figure 150]TAVRO GEMINI GANCER LEO VIRGO LIBRA SCORP SAGIT CAPRKOR @@VAR PIS ARIE TE
APRILE
MAZO ZAGNI IVGLIO AGOSI SET OTT NOVE DEC@B GEN @ERRA MZO
I
II III IIII V VI VIL VIII VIIII X XI XII I II III IIII V VI VII VIII VIIII X XI XII
I Timpani poſti all’incontro ſeruono alla Faccia di queſto Oreloggio; Quello di ſopra è immobile e l’altro gira moßo da l’artificio de l’acqua.
271252151[Figure 151]GIVGNO 30 LVGLTO 31 AGOSTO 31 SETTENIPR 30 OTTOBRE 31 NOVEMBRE 31 DECEMBRE 31 GENARO 31 FEBRARO 28 MARZO 31 APRIZE 30 MAGGIO 31 10 20 30 10 20 30 10 02 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30 10 20 30
Quste due Figure ſono poſte per moſtrare le Parti occulte de i Timpani, che ſeruöno per la tempera
de
L’acqua;
& uanno congiunti inſieme come nella paßata figura ſi uede.
272253LIBRO DECIMO
DELLA ARCHITETTVRA
DI
M. VITRVVIO.
152[Figure 152]
PROEMIO.
DICESI che in Efeſo nobile, & ampia città di Greci è ſtata da i loro maggiori con du-
ra
conditione, ma con ragione non iniqua un’antica legge ordinata:
percioche l’ Ar-
chitetto
quando piglia à fare un’opera publica, promette prima quanta ſpeſa ui ha
d’ãdare
, fatta la ſtima al magiſtrato ſi obbligano i ſuoi beni, fin che l’opera ſia ſinita, la-
quale
fornita, quando la ſpeſa riſponde a punto à quanto s’è detto, con decreti, &
ho-
nori
l’ Architetto uiene ornato;
& ſimilmente ſe non piu del quarto ſi ſpende, quello
aggiugner
ſi deue alla ſtima, &
ſi riſtora del publico, & egli à niuna pena, ètenuto, ma
1120 quando piu della quarta parte ſi ſpende, egli ſi piglia il dinaro de i ſuoi beni al forni-
mento
dell’opera.
Dio uoleſle, che i dei immortali fatto haueſſero, che non ſolamente
alle
publiche, ma alle priuate fabriche quella legge fuſſe ſtata al popolo Romano ordi-
nata
, perche non ſenza caſtigo gli ignoranti ci aſſasſinerebbeno, ma ſolamente quegli,
che
con ſottigliezza delle dottrine prudenti ſono, ſenza dubbio farebbono profesſione d’Architettura, ne i padri di
famiglia
indotti ſarebbono à gettar infinite ſpeſe, perche poi da i loro beni ſcacciati foſſero, &
gli Architetti cõſtret
ti
dal timor della pena piu diligentemente il conto della ſpeſa faceſſero, accioche i padri di famiglia, à quello, che pro-
uiſto
haueſſero, ò poco piu aggiugnendo drizzaſſero la forma delle fabriche loro:
percioche colui che può prouedere
di
quattrocento, ſe accreſcierà cento piu, hauendo ſperanza di condur l’opera, à compimento, con diletto, è piacere è
trattenuto
:
ma chi aggrauato dalla metà della ſpeſa ò di piu, perduta la ſperanza, & gettata la ſperanza, & gettata la ſpeſa rotto il tutto
2230 animo diſperato, è conſtretto à laſciar ogni coſa.
Ne pur queſto difetto è ne gli edifici, ma ancho ne i doni, che dal ma
giſtrato
ſi danno al foro de i gladiatori, &
alle ſcene de giuochi, à iquali ne dimora, ne induggio ſi cõciede, ma la neceſ-
ſità
con prefiſſo tempo di fornirgli conſtrigne, come ſono le ſede de gli ſpettacoli, &
il porui delle tẽde, & tutte quel-
le
coſe, che all’uſanze della ſcena, al ueder del popolo con fattura, &
apparato ſi fanno. In queſte coſe ueramente bi-
ſogna
hauer del buono, è penſarui ben ſopra, perche niuna di queſte coſe ſi può fare ſenza induſtria, &
manifattura,
&
ſenza uaria, & riſuegliata uiuacità de ſtudi: perche adunque tai coſe ordinate ſono à queſto modo non pare, che
ſia
fuori di propoſito, prima che ſi dia principio alle opere, che cautamente, &
con diligẽza ſi eſpediſchino le ragion
loro
.
Quando adunque ne la legge, ne la conſuetudine ci può forzare à queſto, & ogni Anno i Pretori è gli Edili
per
li giuochi apparecchiar deono le machine, ho giudicato non alieno, poi che nei libri paſſati s’è detto de gli edifi
ci
, in queſto, che ha la ſomma terminatione del corpo dell’Architettura, eſponer con precetti, quali ſiano i principi
3340 ordinati delle machine à queſto conuenienti.
HOra condotti ſiamo all’ultimo lauoro, come dice Dante, & cireſta la terza parte principale dell’ Architettura poſta nella
cognitione
, &
nella diſpoſitione delle machine, & de gli strumenti, bella utile, & merauiglioſa pratica, imperoche chi é
quello
, che non guardi con ſtupore un huomo ſopra le forze ſue aiutato da un picciolo ſtrumento leuare con grandißima
ageuolezza
un peſo ſmiſurato?
con debil fune artificioſamente riuolta ſolleuare un ſaſſo appari d’un monte ponderoſo?
chi non legge con merauiglia le coſe fatte da Archimede? chi non pauenta all’horribile inuentione dell’ Artiglierie, lequa-
li
&
col ſuono, & con l’empito, & con gli effetti imitando i tuoni, i baleni, & i fulmiini, con infrernal tormento ſono
la
ſtrage del genere humano?
ma laſciamo i terrori da parte, quanta utilità di gratia, quanto piacere ci presta la inuentione delle ruote, il
modo
di alzar l’acque, gli ſtrumenti da fiato, le coſe che da ſe ſi mouono?
et quello che fa la natura, perche niente ſia di uoto? Non è dunque che
4450 noi merauiglia prendiamo, ſe questa è una parte delle principali dell’ Architettura.
Di queſta adunque tratta Vitr. nel decimo, & ultimo li-
bro
ſecondo la promeſſa fattaci per inanzi.
Di questa ancho ne ragioneremo noi quanto al preſente negotio ſtimeremo biſognare: Auuertendo
prima
(ſecondo che ne gli altri libri fatto hauemo) à gliutili precetti dati da Vitr.
nel proemio di questo libro, nel quale, dio uoleſſe, che ſi come
ſi
troua un mirabile prouedimento, coſi egli foſſe oſſeruato ſempre, &
ſi oſſeruaſſe tuttauia, perche eſſendo stata una legge in Efeſo, che gli Ar-
chitetti
laude, &
honore meritaſſero, quando la ſpeſa delle fabriche non fuſſe maggiore, di quello, che predetto haueſſero, & di danno, è biaſimo
fuſſero
debitori, quando oltra la quarta parte eccedeſſe il primo computo, ſapendo gli huomini, che fabricar uoleſſero di che morte haueſſero à
morire
, ò non ſi laſciarebbero imbarcare, eſſendo la ſpeſa maggiore delle forze loro, ò à tẽpo prouederebbono al biſogno, &
non ſi farebbe quel-
lo
, che à dinostri molti fanno, che per una certa uanità (credo io) con priuate forze cominciano caſe regali, &
ſe ne reſtano ſul bello, hauendo
però
fornito, &
adornato con quella ſpeſa che ſi puo maggiore le parti fatte con iſtucchi, oro, pitture, é guarnimenti tali, che ſe il tutto à que
principi
riſpondeſſe, non basterebbe un regno à dargli compimento di modo, che quello, che è fatto, ſi getta, &
quello, che ſi deue fare, s’aban
5560 dona.
Ma laſciamo quelli parere, ò eſſer quello, che parer, ò eſſer uogliono, confidandoſi noi ne i precetti, & ne i pareri de i buoni crediamo (co-
me
altre fiate s’è detto) che i meglio ſpeſi danari ſono que primi, che ſi danno à un buon’ Architetto, perche da quella prima ſpeſa ogni coſa
prende
un buono inuiamento, &
douendoſi ſpendere de molte migliaia di ſcudi, eſſer non ſi deue parco, a chi ben conſiglia, per aßicurarſi quan
to
piu ſi può, per l’utile, &
per l’honore. Quella legge adunque, che dice Vitr. eſſer ſtata in Eſeſo con dura conditione, ma con giuſta ragione
ordinata
, staria bene à noſtri giorni, &
in quelle coſe ancho, doue è piu ſubitaoccaſione di ſpendere, piu pericolo di deliberare, & men commo-
dità
di uederne il conto, come è ne gli apparati delle feste, &
de i giuochi publici, nelle ſcene, & ne i concieri, che ſi fanno à tempo, ne i quali Ro
mani
del publico ſpendeuano gran quantità didinari, doue è neceſſario hauere fedeli, et ingenioſi ministri, ſuegliati inucentori, &
eſſercitati Ar
chitetti
delle coſe, che trouino la facilità, &
non uadino per la lunga. Hora per fuggire queſta ignoranzà, ò uanità, è neceſſario ſapere come ua
tutta
la materia preſente, doue dopo il proemio ſi ragiona delle machine, et de gli inſtrumenti, ſi di quelli, che hanno riguardo à gli ſtudi della pa
ce
, de iquali alcuni ſono per cõmodo, alcuni per diletto, come di quelli, che hãno riſpetto alle coſe della guerra, la doue nel primo capo Vitr.
diffi-
6670 niſce che coſa è machina, quale differenza è tra machina, &
inſtrumento, diſtingue le ſorti delle machiue, e tratta dell’origine di quelle, et dal ſe-
condo
fin al nono parla delle machine da leuar, e tirar i peſi, et ci eſplica la ragione de diuerſi modi apartenenti à peſi dal nono ſin al terzodeci-
mo
ci da gli ammaeſtramenti di far molte ruote, et artifici di alzar, e uotar l’acque, di macinare, et di far’altre ſimiglianti coſe utili, dallequali
partendoſi
dal terzodecimo fin al quintodecimo ci dimoſtra la ragione di far le machine hidraulice, che ſono organi con ragione muſicali com-
poſti
, che piaceuolmente per uia d’acqua, et diſpirito mandano fuori dolci concenti, et ci dichiara poi il modo di miſurare il uiaggio fatto ò in
caretta
, ò in naue, et poſto fine à queſti ragionamenti paſſa à quelle machine, che ci ſeruono à biſogni della guerra, et à i ſoprastanti
273254LIBRO trattando dal quintodecimo fin all’ultimo di quelle machine, che tirano ſaette, dardi, e pietre, et di quelle, che ſcuotono, e rompono le muraglie
ſecondo
l’uſanza de ſuoi tempi, &
coſi conchiude, e da fine all’opera hauendo pienamente atteſo à quello, che egli ci ha promeſſo, di modo che
non
ſarebbe condennato dalla legge nelle ſpeſe, anzi lodato, &
honorato ne reſterebbe. Noi ſecondo l’uſanza nostra ridurremo tutta la preſen-
te
materia ſotto un’aſpetto, e diſtinguendo partitamente il tutto aiutaremo con l’ordine la intelligenza, &
la memoria di chi legge.
Facendo adunque la natura alcune coſe contra l’utilità de gli huomini, & operando ſempre ad uno iſteſſo modo, e neceſſario che à questa contra-
rietà
ſi troui un modo, che pieghi la natura al biſogno, &
all’uſo humano, Queſto modo è riposto nell’aiuto dell’ Arte, con laquale ſi uince la na-
tura
in quel@e coſe, nellequali eſſa natura uince noi, Ecco quanto ci contraſta la natura ne i peſi, et nelle grandezze delle coſe, &
ſe fuſſe l’in
gegno
dall’arte guidato, chi potrebbe alzare, tirare, &
condure le moli grandißime de ſmiſurati marmi? drizzar le colonne? le mete, e gli obe
liſci
?
chi uarar le naui, chi tirarle in terra? chi paſſar le portate di groſſe barche con i tragetti? certamente non baſterebbeno le foze humane,
pcrò
bello é il ſapere la cagione, da che operar ſi paſſa, e fabricare tanta uarietà di machine, &
de ſtrumenti, Queſta conſideratione è poſta &
1110 alternata ſotto due ſcienze, percioche tiene ripetto con la ſcienza naturale riceuendo da quella il ſuo ſoggetto, perche l’arte non opera ſe non
in
qua’che coſa materiale, come è il legno, il ferro, la pietra, &
altre coſe: & è poſta ſotto la mathematica, ꝑche le belle, e ſottili r agioni, et dimo
ſtrationi
da quella riceue, &
ſi come il ſoggetto è mutabile, et uariabile, come coſa di natura, coſi la ragione è ferma, et immutabile come coſa d’in
telletto
, ne ſi cangia al uariar della materia, imperoche la ragione del circolo(come altroue s’è detto) è quella isteſſa in qualunque materia ella ſi
troue
.
il diffetto uiene dal ſoggetto, come dalla forma il perfetto. però conſiderar douemo con gran diligenza donde uegna il mancamento, è la
perfettione
, lequalità della materia ſono diuerſe, nate dalla meſcolanza de i principi, perche da quelli uiene il raro, il denſo, il graue, il lieue, il
groſſo
, il ſottile, l’aſpro, il molle, il liquido, il duro, il tenace, &
altre qualità principali, é meno principali, che aiutano, ò impediſcano la materia
à
riceuere la intentione dell’arte, come per euidente proua tutto di ſi conoſce, &
ſi uede ancho una ſigura eſſer piu atta al mouimento, che l’al-
tra
, la grandezza ancho et il peſo portano ſeco molti cõmodi, &
incommodi, perche tutte le coſe ſono ne i propi termini rinchiuſe, & da eſſa
natura
con eterna legge coſirette.
Dalla ſcienza naturale adunque ſi hauer à il ſoggetto, & le qualità ſue. Maragionando della forma io dico,
2220 che i merauiglioſi effetti uengono da merauigliſe cagioni, non è egli mirabile leuare un grandißimo peſo con aggiugnerli ancho altro peſo?
che una ruota per mezzo d’un’altra, che al contrario di quella ſi moue, dia il ſuo mouimento ad una terza ruota? che in certe diſtanze, e gran
dezze
una coſa rieſca, che oltra que termini non puo riuſcire?
ſono in uero tai coſe merauiglioſe, però non é ſuori di ragione, ſe egli ſi troua
qualche
propictà di natura mirabile, che di cio ſia cagione, però ſaper potremo, che tutto naſce dalla leua, &
la leua dalla stadera & la stade-
ra
dalla bilancia, &
la bilancia finalmente dalla propietà del circolo, imperoche il circolo ha in ſe coſe, che la natura altroue non ſuole
porre
inſieme, &
queſte ſono molte contrarietà dallequali uengono que grandi effetti, che ſi uedono. Ecco ſe il circolo ſi moue, non iſta ſer-
mo
il centro?
mobile et fermo non ſono contrari? della iſteſſa circonferenza non aſcende egli una parte, et l’altra diſcende? ſu & giu non ſono
contrari
?
la linea circolare, non è ella & curua è conueſsa? ſenza latitudine? queſti non ſono contrari? eſſendo tra quelli il dritto di mezzo? &
le
parti di quella linea, che uien dal centro non ſono in una isteſſa linea et ueloci, e tarde?
quãto ſono, ò uicine, ò lõtane dal centro ò dall’immobile
cẽtro
?
hora ueloce et tardo non ſono contrari? ſi ueramẽte, Quando adunque ſia, che il circolo habbia in ſe tante contrarietà, et tali, quali la na
3330 tura dellecoſe altroue non patiſce, non è egli mirabil queſto?
ma queſto non è dal uulgo conoſciuto, pero molto piu egli ſtupiſce uedendo alcuni
effetti
, &
non ſapendo da che proedino, eſſendo que mouimenti artificio ſamente naſcoſi. Ma perche noi non andiamo col uulgo, intender doue-
mo
che tutti queſti effetti finalmente ſi riducono alla ragione del circolo.
Abbracciando adunque noi il diletteuole, & il merauiglioſo, che
uiene
dalla natura, &
dall’arte, dicemo che ſopra tutte le machine ò strumenti hauemo à conſiderare la origine, la diuiſinoe, le regole. L’ori-
gine
è dalla neceßità che moue gli huomini per accommodarſi à lor biſogni, la natura gli inſegna ò proponendogli glì eſſempi de gli animali da i
quali
pare, che molti artifici poſſono hauer principio, ò la continua giratione del mondo, che Vitr.
dice eſſer come una machinatione, & però an
cho
ſi chiama la machina del mondo, il caſo ancho ne apporta, &
l’ingegno dell’huomo, che dal coſo prende argomento, come ſi puo diſcorrere,
e
questo ci può baſtare all’origine.
Ma quanto alla diuiſione dico, che delle machine altre da ſe ſi mouono, queste automata da Greci dette ſono,
altre
da ſe non ſi mouono, di quelle altre dette ſono ſtatà da Greci, cioè ferme, altre hypagonta, cioè ſotto condotte, perche hanno ſotto di ſe al
cune
coſe, che le danno il mouimento.
Dell’una, & dell’ altra maniera ne tratta Herone, & ce inſegna prima à fare un tempio ritondo, nelquale
4440 ſia un Bacco, che con una mano tenga una tazza, &
con l’altra il Tirſo, appreſſo ui ſia una Panthera, & un’altare, et d’intorno le Bacche con
Timpani
, &
con Cembali, & ſopra la teſtudine del tempio una uittoria alata, è coronata, doue ad un tempo ſi accenda il ſuoco ſopra l’altare,
Bacco
uerſi dalla tazza il latte, dal Tirſo il uino ſopra la Panthera, le Bacche d’intorno danzando facciano rumori con que Cembali, &
la
Vittoria
ſuoni una tromba, e ſi gire battendo l’ali.
In un’altra diſpoſitione inſegna à far caminar le figurine, e andar, è tornare, è girarſi, & fer
marſi
ſecondo il biſogno.
Ma di quelle machine che da ſe non ſi mouono, cioè che non hanono dentro di ſe il principio del loro mouimeuto, altre
ſi
mouono da coſe inanimate, altre da coſe animate, le prime dal uento, ò dall’acqua moſſe ſono, come battiferri, ſege, mollini, mãtici, et altri edifi
ci
, che dell’acqua ſi ſeruono, le ſeconde dallo aere hanno il principio loro, queſt’aere, ò è rinchiuſo, ò libero, ſe rinchiuſo dìmoſtra molti mirabi
li
effetti ne i uaſi fpirabili, de iquali ne tratta il medeſimo Herone, ſe l’aere, è libero i mollini da uento, alcune machine hidraulice, gli ſpiedi, &

altre
coſe di piacer ſi fanno con l’aiuto di quello, Ma ſe le machine ſono moſſe da animali, questi ſono ò ſenza ragione come buoi, caualli, che ti-
rano
carri, uolgono ruote, ò ſono conragione come gli huomini, iquali mouono molte machine, &
molti ſtromenti, ſi per le occorrenze della
5550 pace, come per li biſogni della guerra, come ne tratta Vitr.
& altroue quelli, che ſcritto hanno dell’arte militare, la onde per tirare, condure,
&
alzare i peſi, le taglie, le manouelle, le ſtadere, le bilancie, ler ruote, gli argani, et per aſcendere in luoghi alti ſono le ſcale di molte maniere ar-
mate
, &
diſarmate, & per battere, roinare, à tirar da lunge erano anticamente le baleſtre maggiori, è minori, gli arieti, le teſtuggini, le torri
che
ſopra ruote andauano, &
à noſtri tempi le artiglierie, & in ſomma mol@e altre machine trouate ſi ſono, molte andate in diſuſo, & molte ſi
troueranno
per l’auuenire, le ragioni delle quali compreſe ſeranno ſotto le regole, &
oſſeruationi, che qui ſotto ſi poneranno. Et queſta è l’uni-
uerſale
diuiſione delle machine benche Vitr.
habbia hauuto riguardo alle piu importanti, come nel ſeguente primo capo uederemo.
CAP. I. CHE COSA E MACHINA, IN CHE E DIFFERENTE DALL’ISTRVMEN-
TO
, ET DELLA ORIGINE ET NECESSITA DI QVELLA.
6660
LA machina è una perpetua e continuata congiuntione di materia, che ha grandisſima forza, à i mo-
uimenti
de i peſi.
Diffiniſce in queſto capo. Vitr. et dichiara che coſa è machina, come ella ſi moue, quãte et quali maniere di machine ſi troua-
no
, che diſſerenza è tra machina, e iſtrumēto, che origine, &
donde gli huomini hàno tolto le machine, è gli ſtrumèti. Quan
to
adunque apartiene alla diffinitione egli dice, che, Machina è una continente, ò continuata congiuntione di materia, cioè
di
legno, che ha grandißime forze i i mouimenti de i peſi.
Et la ragione dimoſtratrice del modo di fare le machine, è detta
ſcienza
, o arte mecanica, però è ſotto quello intendimẽto, che’l uulgo abbraccia chiamando mecanica ogni arte uile, che ſia, ꝑche questa è det
ta
dalla machinatione, &
diſcorſo che ſi fa prima nella mente, & che poi regola le opere artiſicioſe per leuar i peſi, ſalir à luoghi alti, ſcuoter
le
mura, &
far quelle coſe all’humana commodità, che la natura operando ad uno iſteſſo modo, come fa, non ci può preſtare. Queſta cognitio-
7770 ne adunque ci da la regola di legare inſieme, ò congiugnere molti legni per leuare i grandißimi peſi, &
ſi bene in queſte machine ui ua del fer-
ro
, non e però poſto come principal materia delle machine.
Biſogna adunque, che la machina ſia di legno, ò di qualche materia, che ſi tegna in-
ſieme
in qualche modo, altrimente non ſi ſarebbe effetto, perche le coſe ſeparate non poſſono tender ad alcun fine unitamente.
La ſollecitudine
adunque
, &
il penſiero, che ſi ha di piegar la natura à noſtra utilità ci fa machinare, però uolendo noi tirar le pietre ſulle ſabriche, è alzar
l’acque
, che tutte ſono coſe, che di natura loro reſistono all’uſo noſtro, è ſorza, che con la ſantaſia, che è principio delle arti dal fine inueſti-
gamo
la compoſitione dello inſtrumento, la doue la ſantaſia prendendo alcun lume dallo intelletto habituato nelle mathematice, ua
274255DECIMO. una coſa dopo l’altra, & legando inſieme per communicar i mouimenti, fa quello, che pare ammirabile al uulgo, & però dice Vitr. dopo la
diffin
itione materiale della machina.
Quella ſi moue per arte con molti circuiti de giri. Cioe la forma, & il principio delle machi
ne
è il moto circolare.
Io ci uedo in queſto luogo da dire, come in tutte le machine ci ſia il moto circolare, perche Vitr dice qui ſotto, che la ma
chma
da ſalir in alto di arte, ma di ardimento ſi gloria, &
ſimilmẽte ſi uede in quella ſorte di machine, che egli chiama ſpiritali, che ci ſono
giri
, ne mouimenti circolari ſe non in alcune ſpecie, come ſi uede in Herone, oltra che la diffinitione.
della machina non par conucnire à tutte
queſte
ſpecie, imperoche non pare, che ogni machina ſia per mouer i peſi, ne meno ſi faccia di legno, come appare nella diuiſione delle machine
poſta
di ſopra, &
ſe uolemo dire, che Vitr. ha diffinito quelle machine, lequali ſono de mouimenti circolari compoſte, come uorremo noi inten-
der
, che egli habbia, diuiſo le machine, e fattoci tre maniere, una trattoria, come egli chiama, una ſpirabile, una da ſalire, Io uorrei pure ſaluar
queſto
modo.
Però ſe noi intendemo che la machina è una continuata congiuntione di materia, et per materia non ſolo s’intende legno, ma qua-
lunque
altra coſa, di che ſi ſa la machina, queſto potrà ſorſe paſſare, ma come può conuenire, che tutte le machine habbiano grandißime ſorze à
1110 i mouimenti de i peſi, ſe machine ancho chiamati ſono que uaſi ſpirabili?
che peſo è i quelle? che mouimento? Io dico che per peſo non ſolo s’in
tende
quella grauità, che hanno le coſe ponderoſe, è grandi, ma ancho quel momẽto, &
quella inclianatione naturale di andar ciaſcuna al ſuo
proprio
luogo, &
quando artificioſamente ſi conſtrigne una coſa graue à ſalire, & che la natura piu preſto, che dar il uacuo conſente, che gli
clementi
oltra la loro inclinatione, ò aſcendino, ò diſcendino, certamente queſta, è una gran uirtu, è ſorza, &
questo conſtrignere gli elementi
e
con ſomma ſolertia dall’arte stato ritrouato:
la doue ancho nelle machine ſpirabili ſi uede queſto, & ſimilmente nelle machine fatte per aſcen
dere
, imperoche egli è contra la inclinatione naturale, che un corpo terreſtre, ò di acqua ſalga in alto, &
che uno con ſuni, e ruote ſi leui alle ci
me
de gli altißimi palazzi, &
ſe bene queſto artiſicio ſi può gloriare piu di ardire, che di arte, non è egli però un mirabile artificio? poi che ſi
uede
la diuerſità delle ſcale da montar ſopra le muraglie con tanti artifici fabricate, che &
difendono i ſalitori, & offendono chi contraſta, &
portano
incredibili peſi, mouendoſi con ruote, &
hauendo quello, che dice Vitr. Alle artigliarie ſimilmente conuiene la diffinitione della machi-
na
, come chiaramente ſi uede, ſi perche è una congiuntione di materia, ſi perche ne i peſi fa effctti ſtupendi ſecondo l’ordine dell’uniuerſo, &

2220 in ſomma non è ſtrumento, ne machina, che in qualche modo non partecipi de i mouimenti dritti, ò circolari, ilche ancho qui ſotto ſerà da Vitr.
con bella indottione cofirmato, però con diligenza auuertir douemo alle coſe dette da Vitr. & non ſi ſmarrire al primo tratto, ſe egli non ſi
fa
incontra ogni coſa.
Diuidonſi ſecondo Vitr. le machine à queſto modo.
Vna ſorte di machine è per aſcendere, queſta è detta in Greco acrouaticon, quaſi andamento all’inſu, l’altra ſpiritale,
che
da i medeſimi, è detta pneumaticon, la terza è da tirare detta uanauſon.
A queſti tre membri ſi riducono tutte le altre machine, e tutti gli altri ſtrumenti, uediamo noi che coſa, è ciaſcuna di queste ſecondo Vitr.
Quella ſorte, che è per aſcendere, è quando le machine ſeranno poſte in modo, che drizzati in piede i trauicelli, & inſie-
me
ordinatamente colligati i trauerſi, ſi aſcenda ſenza pericolo à guardare l’apparato.
Anzi io ui porrei quelle ſcale, che s’appoggiano alle muraglie, dellequali ne i libri della militia ſi tratta, e tutto il di da gli ingenioſi ſoldati ſi troua-
no
à uari modi fabricate, perche ancho in queste non è meno l’audacia che l’arte, &
di eſſe ne tratta V alturio.
3330
Ma la maniera ſpiritale è quando lo ſpirito ſcacciato con l’eſpresſioni, & le percoſſe, & le uoci ſono, con iſtrumenti
epreſſe
.
# Molto piu abbraccia queſt’arte, che le machine hidraulice, come ſi uede in Herone, doue oltra gli organi, oltra le uoci, & i canti de
gli
uccelletti, oltra i fiſchi de i ſerpenti, &
i ſuoni delle trombe, che egli à fare con inſtrumenti ci dimoſtra, ci ſono ancho altri artificij, doue
ne
uoce, ne ſuono ſi ſente, come è il uotar diuerſi liquori per una iſteſsa canna, &
quelli hora in una proportione hora in un’altra. il far ſalir
l’acqua
, lo ſpruzzare di odoriferi liquori le genti, &
altre coſe, che ſenza ſuono ſi fanno, che però tutte conuengono in queſto, che in eſſe è
lo
ſpirito, cioè l’aere ſcacciato con l’eſpreßioni.
# Finalmente la maniera da tirare, è quella, quando con le machine ſi tirano i
peſi
, ouero alzati ſi ripongono.
Et queſto è facile, dapoi Vitr. compara inſieme queſte machine e dice.
La ragione di aſcendere ſi gloria non di arte, ma di audacia, & quella con catene trauerſi, & legature annodate, & con
appoggi
è contenuta, ma quella che entra con la poteſtà dello ſpirito con le ſottilità dell’arte conſegue belli, è ſcielti
effetti
;
Ma quella, che al tirar de i peſi ci ſerue, ha in ſe commodi maggiori, & occaſioni piene di magnificenza all’ u-
4440 ſo de gli huomini, &
nell’operare con prudenza rittiene grandisſime uirtu.
Adunque di queste tre maniere una ſi uanta di audacia, l’altra di ſottigliezza, la terza di utilità. Della prima ne parla Vitr. laſciandola (co-
me
egli dice nel fine di questo libro) à ſoldati eſperti, che fanno le ſcale ſecondo il biſogno.
Di quella di mezzo ne parla, è ne parla, quando ce in
ſegna
la machina di Cteſibio, &
la machina hydraulica. & della terza ne parla nel reſto. Queſta terza adunque che trattoria è da Vitr. no
minata
, nell’operare può hauer biſogno di molto apparecchio, &
per cio fa effetti maggiori, & per questo dice, che ſi dimanda machina, può
ancho
eſſer che ſi contente d’un’opera ſola, è biſogno non habbia di tanta fatura, ne faccia ſi grandi effctti, &
queſta dice Vitr. che opera con
inſtrumenti
, però ci fa differenza dicendo.
Di queſte trattorie altre ſi mouono con machine, altre con iſtrumenti, & pare, che tra machina e ſtrumento ci ſia que-
ſta
differenza, che biſogna che le machine con piu opere, ouero con forza maggiore conſeguano gli effetti loro, come
le
baliſte, &
i preli de i torcolari, Ma gli ſtrumenti col prudente toccamento d’un’opera fanno quello, che s’hanno
5550 propoſto di fare come ſono gli inuolgimenti de gli ſcorpioni, &
de gli circoli diſeguali.
Tutta la machina ſi chiama baliſta, ò torculare, all’una & all’ altra è neceſsario, che ci ſia altra fattura, come al torchio è quella traue, che preme
l’uua
detta prelo, &
Vitr. ci ha inſegnato di fare il torculare nel ſesto libro al non capo, ſimigliante coſa eſſer douea nello ſcaricare della bali-
ſta
, come ſono le ſtanghe, e i mollinelli, però queste ſono dette machine, perche hanno biſogno di piu opere, come ſtrumenti ſi chiamano gli ſcor
pioni
, e catapulte, che con un’opera fanno gli effetti loro.
Aniſocicli ſono circoli della uida, ò coclea che ſi dica. et perche ne gli ſcorpioni era-
no
alcuni ſili ritorti, prima raccolti &
poi rilaſciati che ſpigneuano le ſaette, quando ſi ſcaricauano, però Vitr. dice Aniſocicli, i capelli delle
donne
ſoſpeſi fanno certe anella, che ſi poſſono chiamare Aniſocicli.
Adunque è gli ſtrumenti, & la ragione delle machine ſono neceſſari all’uſo, ſenza iquali niuna coſa puo eſſer eſpedita.
Dell’uſo delle machine, & de gli ſtrumenti è coſa manifesta però ueniremo all’origine, dice adunque Vitr.
Ogni machinatione è prima nata dalla natura delle coſe, & ordinata dalla maeſtra uerſatione del mondo. Conſideria-
6660 mo prima la continuata natura del Sole, della Luna, &
delle altre cinque ſtelle, lequali ſe ſenza machinatione ſi giraſ-
ſero
, noi non haueresſimo hauuto in terra la luce, ne la maturita de i frutti, &
però hauendo i maggiori noſtri bene
poſto
mente à queſto, dalla natura delle coſe preſo hanno gli eſſempi, &
quelli imitando indotti dalle diuine coſe han
no
perfettamente eſplicato molti commodi alla uita.
Et però accioche fuſſero piu ſpediti, altre coſe con machine, &
co
i loro uolgimenti, altre con iſtrumenti ſi apparecchiarono.
Et coſi quelle coſe, che ſi auuertirono eſſer utili all’uſo
de
mortali, con iſtudi, arti, &
inſtituti à poco à poco cercarono per uia di dottrine aumentare, Attendiamo di gratia
alla
prima inuentione di necesſità, che è il ueſtire, l’amminiſtratione de uari ſtrumenti i congiugnimenti delle te-
le
con la trama, &
l’ordimento non ſolamente coprendo i corpi noſtri ci difendono, ma ancho ci accreſcono lhoneſtà
dell’ornamento
.
Copia del cibo non haueresſimo hauuta, ſe ſtati ritrouati non fuſſero i gioghi, è gli aratri per li buoi,
&
per tutti i giumenti, ne la netezza de l’oglio, nel frutto delle uiti al piacer noſtro haueresſimo potuto hauere, ſe
fuſſe
ſtato l’apparecchio de imollinelli, de i preli, &
delle ſtanghe del torchio. Etle condotte di quelle ſariano, ſe
7770 fuſſero ſtate ritrouate le machinationi de i carri, &
delle carette per terra, & delle naui per acqua. Similmẽte l’eſſame
delle
ſtadere, è bilancie con i peſi ritrouato caua la uita giuſti coſtumi dalla iniquità de gli huomini.
Et coſi ſono
inumerabile
tẽpre di machine, dellequali ci pare neceſſario il diſputare, perche ci uãno ogni di per le mani, come
ſono
le ruote, i mãtici de fabri, le carette, i cocchi, i torni, è tutte l’altre coſe, che per uſanza hanno all’utilità cõmuni
occaſioni
, però cominciaremo ad eſplicar quelle coſe, che di raro ci uengono per le mani, accioche ſiano manifeſte.
A me pare, che chiaramente interpretato io habbia, ciò che da Vitr. è ſtato detto d’intorno all’origine, & uſo delle machine, però ſi uenirà alla
eſpoſitione
del ſecondo cap.
275256LIBRO
CAP. II. DELLE MACHINATIONI TRATTORIE DE I SACRI
TEMPI
, ET DELLE OPERE PVBLICHE.
PRIMAMENTE ordineremo quelle coſe, che ne i ſacri tempi, & alla perſettione delle opere pu-
bliche
ſi apparecchiano, lequali à queſto modo ſi fanno.
Drizzanſi tre trauicelli ſecondo la grãdez
za
de i peſi, queſti dalle teſte di ſopra congiunti da un pirone, &
da baſſo allargati ſi drizzano po-
ſte
le funi dalle teſte, &
con quelle atorno diſpoſte ſi tengono dritti, legaſi nella ſommità una taglia
detta
da alcuni recamo.
nella taglia ſono due rotelle, che ne i loro pernuzzi ſi uolgono, per la rotel
la
di ſopra ſi fa paſſar il menale, queſta fune dapoi ſi manda à baſſo, &
ſi fa andar à torno la rotella
della
taglia inferiore, &
ſi ripporta alla rotella di ſotto della taglia ſuperiore, & coſi diſcende alla inferiore, & nel ſuo
1110 bucco ſi lega il capo della fune, l’altro capo dellaquale e ripportato tra i picdi della machina, et ne i pianuzzi quadra-
ti
delle traui di dietro, la doue ſon allargati, ſi ficcano l’orecchie, ò manichi detti chelonia, ne iquali ſi mettono i capi
de
i molinelli, accioche con facilità que perni ſi uoltino.
Ma que mollinelli hanno preſſo i capi loro i bucchi tempra
ti
in modo, che in esſi poſſono accommodarſi le ſtanghe, ma alla taglia di ſotto ſi legano gli uncini di ſerro, i denti de
iquali
s’accommodano ne i ſasſi forati, quando adunque la fune ha il capo legato al mollinello, &
che le ſtanghe me-
nando
quello lo uoltano, queſto effetto ne naſce, che la fune uolgendoſi à torno il mollinello ſi ſtende, &
coſi inalza
i
peſi all’altezza, che ſi uuole, &
à que luoghi, doue ſi hanno à collocare.
Qui Vitr. ci dimoſtra come ſi fanno gli ſtrumenti da leuar i peſi, e porli doue fa biſogno nelle fabriche de i tempi, & delle opere publiche. &
prima
ci parla della taglia, che egli troclea, ò ricamo dimanda:
il piu ſemplice modo è drizzare una caualletta, ò gauerna che ſi dica, ditra-
ui
, ò antenelle, per uſare i nomi del noſtro Arſenale, accio meglio ſi piglie la pratica ditai coſe.
Queſta gauerna ſi fa pigliandoſi tre traui
2220 della groſſezza che puo baſtare à ſoſtener i peſi, queſti ſi drizzano, &
di ſopra ſi legano inſieme con pironi, che fibule da Vitr. detti ſono, et
i
piedi di ſotto s’allargano, piglianſi poi due taglie, che cuſelle altroue ſi chiamano, la forma dellaquali per la figura ſi manifeſta, che ſono alcune
girelle
, che orbiculi da Vitr.
raggi da noi dette ſono, che nel taglio dritto la loro circonferenza hãno un canale, nelquale s’mueste il menale, da
Vitr
.
ductario fune chiamato, le girelle, ò raggi hanno nel mezzo un bucco, doue ui entra un pernuzzo, che aßiculo da Vitr. marſione ſi chia-
ma
da noi, questi trappaſſa per lo raggio, che è poſto fra un legno tagliato &
cauato, & ſopra quello ſi uolge. Attaccaſi adunque una taglia
alla
parte di ſopra, &
l’altra ſi ſerua per porla di ſotto, & l’ordimento è tale, pigliaſi la fune, & un capo di eſſa ſi trammette nel canale del
raggio
di ſopra, dapoi ſi cala al piu baſſo raggio della taglia di ſotto et trappaſſato lo ſuo canale, ſi ripporta al raggio di ſotto della taglia ſope
riore
, &
fattolo paſſare, ſi cala nel raggio di ſopra della taglia inferiore, & iui ſi lega, l’altro capo della fune, che in abandono ſi laſcia, o perche
con
le mani à forza tirato ſia, ò ſi raccommanda ad un mollinello, ilquale tra i piedi della gauerna, nelle orecchie, che Vitr.
Chelonia, noi casti-
gnole
, ò gattelli chiamamo, ſi uolge, con alcune ſtanghe, ò manouelle, o pironi, che ſi dichino, che uectes da Vitr.
dette ſono, che entrano nelle te
3330 ſte del molinello, i peſi ſi attaccano ad alcuni uncini, che noi ganzi chiamamo, &
Vitr. ſorcipi li dimanda, queſti ſono alla taglia di ſotto atto attacca
ti
, congiunti, come dimoſtra la figura a, &
il reſto è chiaro per la figura b. doue è la taglia di ſopra, & per la figura. c doue è la caualetta, che
ancho
ponte da alcuni è detta, &
alla figura. d. doue è il molinello, & le ſorti de molinelli, argani, ò naſpi, che ſuccule, & ergata da latini, ò gre-
ci
ſi chiamano, ſono alle ſigure e.
ſ. ſi come le ſorti de i ganzi, uncini ò forcipi ſono alle figure. i K l. posto adunque la pratica delle taglie ueni-
alla ragione di eſſe, accioche ci ſia noto la coſa ſignificata, è quella che ſigniſica, la fabrica, e il diſcorſo, l’effetto, et la cagione delle coſe.
Non
è
dubbio che ſe ad una ſemplice fune ſi attacca un peſo, poniam caſo di mille libre, che tutta la fatica &
forza non ſia unitamente da quella fune
ſostenuta
, che poi ſe la detta fune ſer à raddoppiata, &
à quella una taglia d’un raggio apposta doue penda quel peſo, che la fune non ſia per ha
uer
il doppio meno di fatica, et il doppio meno di forza non baſti ad alzar quel peſo, hor che ſera poi, ſe ci ſeranno due taglie, ò piu?
ò ſe ſi mol
tiplicheranno
i raggî?
non ſi partir à quel peſo in piu parti? non ſi maneggiarà piu ageuolmente, non ci uorrà molto menor forze à tirarlo? cer
to
ſi, &
di modo, che ſel primo raddoppiamento leua la metà del peſo, il ſecondo alquale reſta una metà leuerà uia la metà di quella metà che
ſerà
la quarta parte di tutto’l peſo, et dalla quarta parte della forza di prima ſera il detto peſo leuato, la doue ſe non fuſſe la grauità delle funi,
4440 l’aſprezza de i raggi, et la tardezza del moto per li molti rauolgimenti della fune, che ſono i diffetti della forma, ma della materia, un fanciul
lo
preſtamente alzarebbe un ſmiſurato peſo, ma dar il ſapone alle funi, l’ugnere i raggi, il far bene le taglie con i raggi dricti, l’accõciar i menali,
che
non s’intrichino, ò rodino inſieme, eſſendo i pernuzzi à miſura, et proportionati, fanno ageuoli queſte fatiche, è tãto piu ſe gli aggiugnemo
i
molinelli, che leuano la lor parte del peſo, &
della fatica, come il moltiplicar delle taglie, et de i raggi, et questi ancho piu ageuolmente ſi mouo
no
, quanto le loro stanghe ſono maggiori, ꝑche la lunghezza ſi allontana dal centro, che è immobile, è tanto detto ſia della ragion@ delle taglie.
153[Figure 153]S S I I D B A E G F L I K
276257DECIMO.
CAP. III. DE DIVERSI VOCABOLI DELLE MA-
CHINE
, E COME SI DRIZZANO.
QVESTA ragione di machinatione, che ſi riuolge con tre raggi, ſi chiama triſpaſtos, ma quando
nella
taglia di ſotto due raggi, &
nella diſopra tre ſi ruotano pentaſpaſton, Ma ſe per peſi maggiori
ſi
apperecchieranno le machine, allhora ſerà neceſſario uſare le traui, &
piu lunghe, & piu groſſe,
&
con la medeſma antedetta ragione da i capi di ſopra legarle, & congiungerle con le loro fibbie, e
pironi
, &
di ſotto con molinelli accommodarle.
Perche (come ho detto) la moltitutdine delle taglie, & de i raggi in piu parte diuide il peſo, però la doue ſi ha à leuar peſo
1110 maggiore, è ne ceſſar io l’opera di piu taglie, &
de piu raggi, & dal numero de ì raggi ſeranno le machine nominate, peròſe per tre raggi ſerà
orditala
fune, quella machina ſer à detta triſpaſton, quaſi da tre raggi tirato, ſe la taglia di ſotto hauer à due raggi, &
la diſopra tre, da i cin-
que
raggi pentaſpaston ſerà detta, ne latini, ne uolgari hanno la felicità de Greci nel compor queſti nomi.
Fannoſi le taglie con piu raggi, altre
ne
hanno un ordine altre due, &
altre piu, come ſi uede nelle figure. Ma bella coſa è l’ordimento delle funi, come bene è da praticanti cono-
ſciuto
, &
le figure lo dimoſtrano. Hora uediamo come ſi driazzano in piiedi queſte gauerne ò ponti, ò cauallette, che ſi dichino.
Eſplicate le predette coſe ſiano dinanzi alle machine ammolate quelle ſuni, che an tarie dette ſono, è ſopra le ſpalle della
machina
diſpoſti ſiano per lungo i rittegni, &
ſe non ſerà doue ligarli, & riccommandarli, ſiano conficcati i pali drit
ti
, &
ſermati col batterli bene à torno, & iui ſiano le ſuni legate. Dapoi ſia una taglia al capo di ſopra della machina
una corda legata, &
da quello ſiã ripportate le corde al palo, & d’intorno è quella taglia, che è al palo alligata ſi me
ni
la ſune cerca il ſuo raggio, &
poi ripportata ſia alla taglia, che al capo della machina, & d’intorno il raggio dalla
2220 ſommità trappaſſata la fune diſcenda è ritorni al molinello, che è nella machina da baſſo, &
ini ſia legato, coſi forza-
to
il molinello dalle ſtange ſi uolgerà, &
da ſe ſenza pericolo drizzerà la machina, coſi diſpoſte le funi d’intorno, & i
rittegni
attaccati a i pali con piu ampio modo ſerà la machina collocata, ma le taglie, &
i menali al ſopradetto modo
ſeranno
ordite.
Vitr. ce inſegna à drizzar le machine, & chi ha ueduto come ſe inalbora le naui, può intender quello, che egli dice. io eſponerò la mente ſua piu fa
cilmente
, che ſi può, per drizzare adunque la machina ſi ferma il piede di eſſa ad un palo, ouero ad altra coſa ſtabile, accioche la machina ui
punti
dentro.
Alla teſta ſi legan non meno di due funi, accioche una uada dalla destra, l’altra dalla ſinistra, & queſte credo io che da Vitr.
antarie, & da Greciproton@, & da marinari ſartie dette ſono, ſtendeſi poi per la lunghezza della machina un’altra fune, laquale s’inueſte
in
una taglia di ſopra, &
in un’altra di ſo@tto, dapoi questo è alquanto dijcosto l’argana, ò il molinello, alquale ſi ripporta la ſune predetta, che
da
noi codetta ſi chiama, ſi come la taglia da piedi, è nomina@a paſtecca, randoſi adunque ſopra il molinello, et uolgendoſi quella ſune,
3330 ſi drizzer.
ì la machina apuntandoſi al palo, & drizzata, che ſerà ſi reggera poi al piacer noſtro con le ſuni, che ſeranno dalla destra, & dal
la
ſinistra, perche amollando l’una, è tirando l’altra, ſi piegher à doue ſera @iſogno.
Ma perche le dette funi biſogno hanno di eſſere raccom-
mandate
ad alcuna coſa, però douemo cauare una foſſa quadrata molto à fondo, i ſi ſtende uno traue, alquale ſi annoda la ſune, che eſce dal
ſuolo
, ſopra queſto tronco attrauerſati ſono de gli altri pezzi, ſopra iquali ſi calca la terra, &
coſi teniranno bene, uero è che pare, che
Vitr
.
uoglia, che à que pali, che eſcono della terra, ſi attacche una taglia credo queſto per ammollare piu commodamente le funi. Ma l’ordi-
mento
de i menali, &
delle taglie ſi farà al modo ſopra detto.
CAP. IIII. DI VNA MACHINA SIMIIE ALLA SOPRAPOSTA
A
CVI SI COMM’ETTONO COSE MAGGIORI MVTATO
SOLO
IL MOLINELLO IN VN TIMPANO.
4440
MA ſe porrein opera uorremo coſe di maggior peſo, e grandezza, non douemo fidarſi de molinelli,
ma
ſi come il molinello nelle orecchie è contenuto, coſi in queſto caſo biſogna, che nelle orecchie
u’entri
un perno, nel mezzo delquale ci ſia un timpano, che alcuni ruota, i Greci Ampheureſin, al-
tri
Peritrochio detto hanno, &
in queſte machine le raglie uanno ad un’altro modo, perche & di ſot
to
, &
di ſopra hanno due ordini de raggi, & in tal modo il menale ſi fa trappaſſare nel foro della ta-
glia
di ſotto, che i due capi ſieno eguali quando la fune ſerà ſteſa, &
ini lungo la taglia infẽriore at-
torchiata
una cor dicella, è legate amendue le parti della fune ſieno contenute in modo, che non posſino uſcire ne
dalla
deſtra, ne dalla ſiniſtra:
fatto queſto i capi della fune ſi ripportano alla taglia di ſopra nella parte eſteriore, & ſo-
5550 no mandati giu dal d’intorno di raggi inferiori di quella &
ritornano di nouo a baſſo, & s’inueſtono nella taglia
di
ſotto à raggi dalla parte interiore, &
ſi riportano dalla deſtra, & dalla ſiniſtra al timpano che è nel perno, & iui ſi
annodano
, dipoi d’intorno al timpano un’altra ſune ſi ripporta all’argana, queſta uoltata à torno riuolgendo il tim-
pano
, &
il perno, fa che le funi legate al perno ſi ſtendino parimente, & coſi dolcemente ſenza pericolo leuano i peſi.
Ma ſe la machina hauerà un timpano maggiore, ò nel mezzo, ò in una eſtremità calcandoui in eſſo gli huomini, ſen
za
la manifattura dell’argana potrà hauer effetti piu ſpediti.
Tutta la difficultà d’intender bene l’artificio della ſopraſcritta machina, è poſta nell’ordimento delle funi. Vitr. dice prima l’effetto ſuo, che è di le
uar
peſi di maggior importanza, che la machina poſta al ſecondo cap.
poi dimostra il modo di fabricarla, chiama egli collosſicotera quelle coſe,
che
&
di peſo, & di grandezza eccedono l’ordinario, ſe come colosſi dette ſono le grandißime ſtatue, & che ſono di molto maggior miſura
della
conſueta.
Drizzaſi la caualletta di großi, & alti traui al modo ſopradetto, poi ſi fanno due taglie di quattro raggi per una, due di ſotto
6660&
due di ſopra al pari, una di quelle, allaqual ſi attacca l’uncino hauer deue un buco da baſſo, che paſſe al contrario de i pernuzzi de i ſuoi rag
gi
l’altra legar ſi deue al capo di ſopra della machina.
L’ordimento è queſto, ſi fa paſſare il menale per lo foro della taglia di ſotto, di modo che i
capi
di eſſo ſiano eguali da una parte, &
dall’ altra, queſti eſſer deono ripportati alla taglia di ſopra, & inueſtiti dalla parte di fuori, ne i raggi
di
ſotto, ma perche stian fermi, &
tẽghino dritte le taglie, prima che s’inueſtino, è neceſſario legarli con una cordicella attorchiata, & annoda-
ta
, che gli tenga dritti longo la taglia.
Paſſati adunque i due capi per li raggi di ſotto della taglia ſoperiore dal di ſuori, ſi mandano à baſſo, &
ſi
fan paſſare dalla parte di dentro della taglia per li raggi di ſotto, &
di nouo ſi ripportano alla taglia di ſopra, & ſi fan paſſare dal di fuori
per
li raggi di ſopra, &
mandati giu ſi fan paſſare dal di dentro per li raggi di ſopra della taglia inferiore, dalla deſtra, & dalla ſiniſtra, &
d’indi
al perno del timpano ſtrettamente ſi legano, perche eſſendo à torno del timpano inuolta un’altra fune, è ripportata all’argana, ne ſegue,
che
riuolta à torno riuolgendoſi il timpano, &
il perno, le funi legate à torno il perno parimente ſi stendino, & coſi dolcemcn te leuano i grã
dißimi
peſi.
Et ſe il timpano fuſſe maggiore, ſi potrebbe leuar la manifattura dell’argana, perche gli huomini col calcarui dentro lo farebbe-
7770 no girare ageuolmente, perche nelle grandißi ruote calcando gli huomini ſi mouono grandißimi peſi con una fune riuolta, perche è quella
proportione
del diametro della ruota al diametro del perno, che è del peſo alzato, al peſo, &
alla forza de gli huomini, che ſono dentro la ruo
ta
, &
però le stange dell’argane eſſer deono longhe, accioche ſecondo la proportione della lunghezza ciaſcuno de i capi loro ſcemi il peſo, la do
ue
ſe raddoppiate ſeranno, ridurano il peſo alla metà, et quattro alla quarta parte di modo, che ſe con una ſtanga d un braccio quattr’huomini
mouerano
cento libre di peſo, egli auerrà, che con quattro ſtanghe di ſei braccia, i medeſmi ne leueranno due mila e quattrocento, ſottratta
però
la giunta del peſo delle stanghe, ilche importa poco.
La figura della machina, è al ſuo luogo.
277258LIBRO
CAP. V. D’VN’ALTRA SORTE DI MACHINA DA TIRARE.
EVVI un’altra ſorte di machina aſſai aritiſicioſa, & accommodata, alla preſtezza, ma il porſi à farla,
è
opera di periti;
imperoche egli è un traue, che ſi drizza in piedi, & da quattro parti con rittegni
tenuto
, ſotto i rittegni ſi conficcano due manichi, à iquali con funi ſi lega una taglia, ſotto la quale
è
poſto un regolo due piedi longo, largo ſei dita, groſſo quattro, le taglie hanno per larghezza tre
ordini
di raggi, &
coſi tre menali nella ſommità della machina ſi legano, & dipoi ſe ripportano alla
taglia
da baſlo, &
ſi fan paſſare dalla parte di dẽtro per li ſuoi raggi di ſopra, d’indi ſi ripportano al-
la
taglia diſopra, &
s’inueſtono per la parte di fuori nella di dentro ne i raggi di ſotto, quando ſeranno per la parte di
dentro
ſceſi, &
per li ſecondi raggi ſi trapportano nella parte di ſuori, & ſi ripportano di ſopra à i ſecondi raggi trap
1110 paſſati tornano al baſſo, &
dal baſſo ſe ripportano al capo, & inueſtiti ne i primi raggi di ſopra ritornano à i piedi
della
machina.
Ma nella radice di quella ſi pone la terza taglia da Greci Epagon, da noſtri Artemon nominata, lega-
ſi
queſta alla radice della machina, &
ha tre raggi, per li quali trappoſte le funi ſi danno à gli huomini, che le tirino,
&
coſi tirandole tre ordini d’huomini ſenz’ Argana preſtamente alzano il peſo. Queſta ſorte di machina ſi chiama
poliſpaſton
, imperoche per molti circuiti de raggi ci da e preſtezza, &
facilita grande, & il drizzare d’un traue folo,
porta
ſeco queſta utilità, che prima quanto ſi uuole &
inche parte ſi uuole, & dalla deſtra, & dalla ſiniſtra puo depo
nere
il peſo.
Le ragioni delle ſopraſcritte machine non ſolo alle dette coſe, ma à caricare, e ſcaricar le naui ſono appa-
recchiate
;
ſtando altre di quelle dritte, altre piane poſte ne Parettoli che ſi uoltano, & ancho ſenza drizzar le traui
nel
piano con la la iſteſſa ragione temprate le funi, &
le taglie ſi tirano le naui in terra.
Bella, & ſottile ragione & inuentione di Machina ci propone Vitr. & ce inſegna il modo di farla, l’ordimento delle funi, l’accommodarla per ti
2220 rar i peſi, il uocabolo, &
l’uſo d’eſſa. # Dapoi ci fa auuertiti, come à molti modi, & per molti effetti ci potemo ſeruire delle ragioni delle
machine
ſopradette.
Preſuppone egli che drizzamo la machina, come s’è detto, & dice, che l’uſo è per far presto, & che è artificioſa, & opera
di
perſone pratiche.
Drizzaſi un traue da capo del quale ſi legano quattro ſuni, che egli chiama retinacoli, noi ſartie, queste ſi laſciano andar
in
terra, &
ſi riccommandano à pali, come di ſopra, l’ufficio di queste funie tenir dritta la machina, che non pieghi piu in una parte, che in
un’
altra, ſotto queſte ſuni ò ſartie, ò rittegni, che ſieno la doue di ſopra legate ſono ſi conficcano ne li lati del traue due manichi, tra quali è
poſta
una taglia, et à quelli ben legata, ma ſotto la taglia, come per letto, è una piana di longhezza di due piedi, larga ſei dita groſſa quattro,
l’effetto
di queſta, è tenir dritta la taglia, &
lontana dal traue, acciocche ſi poſſa far commodamente l’ordimento delle funi. Tre taglie ui uan-
no
, due dellequali hanno nella larghezza loro tre ordini de raggi, come ti mostra la figura.
l’ordimento delle funi è queſto, piglianſi tre mena-
li
, &
ſi legano btne alla ſommità della machina al traue, i capi di quelli ſi laſciano andar giu, & per la parte di dentro della taglia di ſotto ſi
fanno
paſſare tutti tre ordinatamente ne i raggi di ſopra, cioè del primo ordine, paſſati che ſono tutti tre ſe ripportano alla taglia di ſopra, &

3330 ſi fan paſſare dalla parte di fuori nella parte di dentro per li raggi di ſotto, &
coſi diſcendono per la parte di dentro, & s’inueſtono nel ſe-
condo
ordine de i raggi, &
paſſano alla parte di fuori questi di nouo ſe ripportano alla taglia di ſopra al ſecondo ordine de iraggi &
trappaſſati
che ſono calano giu, &
dal terzo ordine de raggi, ſi ripportano al capo della machina, & inueſtiti, che ſono nell’ordine
de
i raggi di ſopra tutti tre i detti menali, calano al pie della machina, doue è legata la terza taglia, che da Greci è detta Epagon dala
tini
Artemon, da noi Pastecca, questa ha tre ſoli raggi al pari, ne iquali uanno i tre menali, ò codette, che ſi dicano, questi ſi danno à perſone,
che
i tirano à tre per capo, doue con ſacilità ſi leuano i peſi, et la figura lo dimoſtra in una mano de raggi nudi ꝑche meglio ſe intèda et da prati
cãti
ſerà bene inteſa.
E queſta ſorte di machina dalla moltitudine de i raggi è detta poliſpaſton, l’effetto è tale, che ammollando destramẽte quelli
rittegni
, ė ſartie, ſi puo far piegare in che parte ſi uuole, et deporre i peſi doue torna bene.
Ma l’uſo di tutte le predette machine, quãdo li loro
uerſi
accommodate ſeranno, ſi eſtende in piu fattioni, imperoche et per caricare, &
per ſcaricare le naui ſon buone, l’arbore della naue ci ſerue
&
le funi ſue, & quando il peſo è alzato appari della coſta del nauilio, ſi fa andar il nauilio alla parte, & in banda, & coſi il peſo ſi ſcarica, ò
4440 in terra, ò in altro nauilio minore, le medeſime machine steſe in terra, &
ordinate uarano le naui, & le tirano in acqua, il tutto è posto in bene
accommodarle
, &
aßicurarle ne i manichi, & in quelli ſtrumenti che Vitr. chiama Carcheſi, che ſono, per quanto ſtimo io, certi ſtrumenti, do
ue
entrano le stange, che uoltano i perni delle ruote, ò de i timpani ò de nafpi, altri dicono, che hanno la figura della lettera Δ, ma forſe ſono
ſimili
à quelli, che noi chiamamo Parettoli ſopra iquali ſi uolta una bocca di ſuoco per tirar in ogniuerſo, come ſi uede nelle naui, &
nelle gale-
re
, &
nella figura.
CAP. VI. D’VNA INGENIOSA RAGIONE DI CTESI-
FONTE
, PER CONDVRE I PESI.
NON è alieno dall’inſtituto noſtro eſponere una ingenioſa inuentione’ di Cteſifonte, percioche uolẽ
do
coſtui condure dalle boteghe di tagliapietra in Efeſo al tempio di Diana i fuſti delle colonne,
fidando
ſi ne i carri per la grandezza de i peſi, &
per le uie de i campi molli temendo, che le ruote
5550 non fondaſſero troppo, in queſto modo tentò di fare.
Egli poſe inſieme quattro pezzi di legno mol
to
bene commesſi grosſi quattro dita, due trauerſi trappoſti tra due lunghi quãto erano i fuſti del-
le
colonne, &
nelle teſte de i fuſti impiombò molto bene i pironi di ferro, che Cnodaces detti ſonoà
guiſa
di pernuzzi, &
in que legni poſe gli annelli, ne i quali haueffero ad entrari detti pironi, & con baſtoni di elce le
le teſte, i pironi adunque rinchiuſi ne i cerchielli liberamente ſi poteano tanto riuoltare, che mentre i buoi ſotto-
poſti
tirauano i fuſti delle colonne uolgendoſi ne i pironi, &
ne i cerchielli ſenza fine ſi girauano. Hauendo poi à que
ſto
modo condotto tutti i fuſti, &
effendo neceſſario tirar ancho gli architraui, il figliuolo di Cteſiſonte Metagene
nominato
trapportò quella ragione della condotta de i fuſti alla condotta de gli architraui:
imperoche egli fece ruo
te
grandi da dodici piedi, &
con la iſteſſa ragione con pironi è cerchielli ſerrò nel mezzo di quelle ruote i capi de gli
architraui
, &
coſi eſſendo tirati que legni da buoi rinchiuſi ne i cerchielli, i pironi uolgeuano le ruote, & gli architra-
6660 ui ſerrati come perni nelle ruote con la iſteſſa ragione, che condotti ſurono i fuſti delle colonne, peruennero al luogo
doue
ſi fabricaua.
l’eſſempio di tal coſa, è come quando nelle paleſtre ſi ſpianano con i cilindri i luoghi doue ſi cami-
na
, ne però queſto haurebbe potuto ſare ſe il luogo non fuſſe ſtato uicino, perche da i tagliapietra al tempio non ui
ha
piu d’otto miglia ne ui è alcuna diſceſa, ma il tutto è piano campeſtre.
La interpretatione, & la pratica ſa maniſeſto quello che dice Vitr. et cilindro era una pietra di forma di colõna per iſpianare, et orſare, come dice-
mo
noi i terrazzi, ma quanto biſogni prima penſarci ſopra, auanti che ſi dia principio à tali impreſe di condure le coſe grandi.
Vitr. ci di-
moſtra
in un bello eſſempio dicendo.
Ma à noſtri giorni eſſendo nel tẽpio doue era il coloſſo d’ Apollo per’ uecchiezza rotta la baſa, è temẽdoſi che la ſtatua
non
ruinaſſe, &
ſi rompeſſe, cõduſſero chi dalle iſteſſe petraie taglia ſſero la baſa. Paconio ſi preſe il carico. Era queſta
baſa
lunga dodici piedi, larga otto, alta ſei, queſta Paconio gonſio di uanagloria come Metagene tentò di cõdure,
7770 ma con la iſteſſa ragione ad un’altro modo ordinò di ſare una machina:
imperoche egli fece le ruote alte 15 piedi, nel-
lequali
rinchiuſe i capi della pietra, dapoi à torno la pietra da ruota à ruota ui acconciò fuſi grosſi due dita in modo.
che tra fuſo è fuſo non era la diſtanza d’un piede, oltra di queſto d’intorno, à i fuſi circondò una fune, & poſtoui ſot-
to
i buoi tiraua la fune, &
coſi ſciolgendoſi la ſune uoltaua le ruote; ma non poteua per dritto tirarle, ma la machina
uſciua
hora in una parte, hora in un’altra, dalche egli era ſorzato di nuouo tirarla indietro, &
coſi Paconio tirando,
è
ritirando conſumò il dinaio, ſi che egli non hebbe poi da pagare.
278259DECIMO.
Et questo luogo è ancho facile, perche Paconio fece un rochello, come dicemo noi, nelquale ſerrò la pietra, & la corda, che era d’intorno al detto
rocchello
ſi uolgeua hora in un luogo hora in un’altro, &
però non poteua tirar dritto, ma quanto tiraua inanzi, tanto la machina ſi torceua,
&
per drizzarla, tanto era neceſſario tirarla in dietro, & coſi la ſatica era uana, come quella di siſifo, per la colpa della uanità ſua, leggi
Leone
al ſeſto del ſeſto.
CAP. VII. COME TROVATO S’HABBIA LA PETRAIA, DELLA
QVALE
FV FATTO IL TEMPIO DI DIANA EFESIA.
IO uſcirò alquanto di propoſito, è dirò come trouate furono queſte petraie, Piſſodoro ſu paſtore, è
praticaua
in queſti luoghi.
Penſando gli Efeſi di ſar un tempio à Diana, & deliberando di ſeruirſi
del
marmo di Paro, Preconeſſo, Heraclea, e di Thaſo anuenne, che in quel tempo Piſſodoro caccia-
1110 te à paſcoli le pecore in que luoghi, &
iui cõcorrendo due montoni per urtarſi l’un l’altro ſenza in-
cõtro
ſi trappaſſorono, &
empito l’uno percoſſe il ſaſſo le corna, dalquale ſcagliò una pietra
di
bianchisſimo colore, Dalche ſi dice, che Piſſodoro laſciaſſe le pecore ne i monti, &
portaſſe quella
croſta
in Eſeſo allhora quando di cio conſultauano, coſi deliberaron di honorarlo grandemente, &
gli mutarono il
nome
, che in uece di Piſſodoro fuſſe euangelo (cioè buon nuncio) nominato, &
fin’al di d’hoggi ogni tanti meſi il ma-
giſtrato
di Efeſo ſi conduce in quel luogo, &
gli fa ſacriſicio, & caſo che cio fuſſe da quello pretermeſſo, è tenuto al-
la
pena.
La uanagloria ingannò Paconìo, l’arte aiutò Cteſiſonte, è Metagene, il caſo fece fauore à Piſſodoro. Et Vitr. ci harecreati con questa digreßione
uedendoci
hauere ſtanca, &
intricata la ſanta ſia con ruote, corde, timpani, argani, è girelle. Hora egli paſſa dopo la fabrica al diſcorſo, & ſa
ſopra
le detteco ſe una bellißimama conſideratione dicendo.
2220
CAP. VIII. DEL MOVIMENTO DRITTO, E CIRCOLARE
CHE
SI RICHIEDE A LEV AR I PESI.
DELLE ragioni, con lequali ſi tirano i peſi breuemente io ho eſpoſto quelle coſe, che io ho giudica-
te
neceſſarie.
Vitr. nel primo cap. di queſto libro ha detto, che machina era una continua colligatione di legname, che hauea uirtu grande
à
mouere i peſi.
# Queſto fin hora egli ci ha dimostrato. Ha detto ancho, che la machina ſi moue con artiſicio di molti
giri
, questa parte hora egli ci eſpone, alche douemo por mente, per eſſer il ſondamento di tutti gli artificij, oltra che ciſa-
intender molte belle coſe delle Mecaniche di Ariſtotile.
Dice adunque.
Delle ragioni da tirar i peſi, quelle coſe io ho breuemente eſpoſto, che io ho giudicate neceſſarie, i mouinenti, & le uir-
3330 tu dellequali due coſe diuerſe, è tra ſe disfimili come conuengono, coſi ſono principij à due operationi, uno di que
principij
, è il mouimento dritto, Euthia da Greci nominato, l’altro è il mouimento circolare chiamato Cyclotis, ma
inuero
ne il dritto ſenza il circolare, ne il circolare ſenza il dritto puo ſare che i peſi ſi leúino.
La propoſitione di Vitr. è queſta, che il mouimento dritto, & il circolare, benche ſiano due coſe diuerſe, & che ſimiglianza tra ſe non habbiano
pure
concorreno à ſare i merauiglioſi effetti, che tutto uedemo nell’alzar i peſi, ne uno può ſtar ſenza l’altro, ma come cio adiuegna Vitr.
da
ſe
ſteſſo l’eſpone dicendo.
Ma come quello, che io ho detto, s’intenda, eſponerò. Entrano i pernuzzi ne i raggi come centri, & nelle taglie ſi pon
gono
, per queſti raggi la fune ſi uolge con dritti tiri, &
poſta nel molinello per lo riuolgimento delle ſtaughe ſa, che i
peſi
ſi leuino in alto, &
i cardini del molinello come centri del dritto ne i gatelli collocati, & ne i ſuoi bucchi poſte le
ſtanghe
uoltandoſi in giro le teſte à ragione di torno alzano i peſi.
4440
Per indottione proua Vitr. che il dritto, & il circolare entrano à i mouimenti delle coſe, & prima ne gli ſtrumenti delle taglie, ſtanghe, è molinel
li
, perche i giri, i raggi gli auolgimenti riſpondono al circolare, le ſuni, le ſtanghe i perni ſiſpondono al dritto nelle ſoprapoſte machine, dapoi ne
gli
altri strumenti, come qui ſotto dimostra dicendo.
Similmente come la ſtanga, ò leua di ferro quando è appoſta al peſo, quello, che non puo da molte mani eſſer leuato, ſot
topoſto
à guiſa di centro per dritto, quello ſopra, che ſi ſerma la manouella, che hypomochlion da Greci è detta, qua-
ſi
ſottoſtanga, &
poſta ſotto il peſo la manouella, ò lenguella della, ſtanga, & calcato il capo di quella dalle forze
d’un
huomo ſolo, quel peſo ſi leua.
Molte queſtioni pertinenti alle Mecaniche di Arist. in poche parole poste, & riſſolte ſono da Vitr. in queſto luogo. Però conſiderar biſogna le re
gole
generali, &
i principij di tutte. In ogni artificioſo mouimento ſono quattro coſe il peſo, la forza, che lo moue, lo ſtrumento, con che ſi
moue
, detto Vectis Latinamente, Mochlion in Greco, Leua in Volgare, &
quello ſopra che ſi ferma la Leua Hypomochlion in Greco, Presſio
5550 in Latino, e Sottoleua direi in Volgare, tutte queste coſe dalla ſtadera alla bilancia, &
dalla bilancia alla ragione del circolo ſi uanno riducen-
do
, oſſeruaſi adunque, che le parti piu lontane dal centro ſanno maggiore, piu preſto, &
piu euidente eſſetto, che le uicine, perche ſono piu
lontane
dallo immobile, &
meno partecipano della natura del centro, & pero in ogni ſtrumento conſiderar ſi deue, ò il centro, ò quello, che co
me
centro ſi piglia.
Nella bilancia adunque, & nella stadera il centro, è, quel punto del pirone, che trappaſſa l’orecchia, che anſa, & la len-
guella
, che Eſſame è nominata.
Questo luogo del centro, e come la ſottoleua, perche ſopra quello ſi ſerma la leua, & nella bdancia le brac-
cia
, ò raggi, che Scapi da Latini ſi dicono, rappreſentano la leua, che ſono come linee, che ſi partono dal centro.
Quando adunque que-
ſti
raggi ſono eguali di grandezza, &
di peſo le teſte loro eſſendo la bilancia ſoſpeſa non piegano una piu dell’altra, ma ſono egualmente diſtan
ti
dal piano, ma quando ſe le da peſo da uno de capi, ſorza e, che trabocche la bilancia, &
piu preſto trabocchera, & con minor peſo quan-
do
il raggio ſerà maggiore, &
il peſo piu lontano dal centro per la ſopradetta ragione, però diceſi nelle Mecaniche, che le bilancie, che hanno,
i
, fusti maggiori ſono piu certe, cioe piu presto, &
con minor peſo bilanciano, & piu certo dimoſtrano il peſo, percioche per ogni lieue ag-
6660 giunta ſi mouono, &
in egual, ò, minore ſpatio di tempo, ſanno maggiore ſpacio di luogo. Ma biſogna intendere, che tutte le coſe ſian pari, &
che
la materia ſia uniforme, &
eguale per tutto di peſo, & di lunghezza. Prendeſi la lunghezza de i raggi dal punto di mezzo, che per cen-
tro
, ò ſottoleua ſi pone, ſtenderai due raggieguali mouendoſi i capi di quelli uno all’ingiu, &
l’altro all’inſu comincieranno à diſſegnare un cir
colo
ad uno iſteſſo tempo, &
ciaſcuno parimente finirala ſua metà del circolo quando ſeranno peruenuti l’uno al luogo dell’altro, ma ſeirag
gidella
bilancia non ſeranno di pari longhezza mouendoſi al ſopradetto modo ſegneranno circoli diſeguali, ſiche il raggio maggiore farebbe
circonferenza
maggiore, quando gli laſciaſſe un ſegno, &
pero mouendoſi l’uno, & l’altro capo ad un iſteßo tempo piu ueloce mouimento fa-
rebbe
il capo maggiore.
Queſto s’intende della bilancia, ò ſia ella ſoſpeſa dal diſopra, come ſi uſa per la piu parte, ò fia ſoſtento con un pie di
ſotto
come la figura lo dimoſtra.
Euui un’ altra maniera di bilãcia, che piu presto mezza bilãcia ſi può chiamare, & è detta ſtadera, Queſta ha
iraggi
ſuoi diſeguali, et doue è il minore iui ſi attacano, i peſi, in queſta, è il cẽtro ò la ſottoleua, come nella bilãcia, doue è la lenguella.
l’altro rag
gio
e maggiore, &
ſi ſegna diuerſi punti, ſopra iquali ua giocãdo un peſo mobile detto il marco, ma da latini equipõdio, et da Greci sferoma
7770 affine, che hora piu uicino, hora piu lontano al punto di mezzo, leui i maggiori, &
i minor peſi, queſti riſponde alla forza, che moue, che co-
me
forte mano calca il raggio maggiore nella ſtadera, il ſimile fa il ſecondo peſo dal braccio minore, &
ſe egli ſi mutaſſe l’orecchie & la len-
guella
alla stadera, ſi puo dire, che ella fuſſe piu bilancie, &
per molte bilancie ſi puo uſare uariandoſi i luoghi delle orecchie, & delle len-
guelle
per lo leuare de diuerſi peſi.
Quanto adunque è piu uicina la orecchia, & la lenguella alla lance, che e quella catena, doue ſi attacca il pe
ſo
, tanto piu ſi leua il peſo, che è in eſſa lance, percioche la linea, che è dall’orecchia al marco è maggiore.
Ecco adunque come la ſtadera, & la
bilancia
ſi riducono alla ragione àel circolo.
ſimilmente la leua ſi riduce alla iſteſſa ragione, perche la leua è come il raggio della bilancia la
279260LIBRO toleua come il centro, il peſo riſponde alla coſa moſſa, & la mano di chi calca, à colui, che moue, è quanto è maggiore la ſtanga dal pun’o oue ella
ſi
ſerma tanto piu facilmente ſi moue il peſo per le dette ragioni, di qui naſce, che apuntando un legno à mezzo nelle ginocchia, è tenendoſi i
capi
di quello con le mam, quanto piu lontane ſi teniranno le mani dal ginocchio, che è come centro tanto piu facilmente ſi rompera il legno.
ſi-
mil
effetto ne naſcerebbe, ſe egli ſi calcaſſe un capo del legno col piede, è diſtante da quello ſi teneſſero le mani.
# Et ancho entrando un poco di
cugno
in un groſſo, &
duro zocco, è percotendoſi con un maglio quel cugno, facilmente ſi ſpezza il legno, perche il cugno è come la leua, anzi
come
due, una di ſotto l’altra di ſopra, &
quelle parti del zocco, che ſono tocche da quelle ſono come centri, è ſottoleue, è la forza di chi percote
è
il mouente, &
quella parte del legno, che tocca dalla punta del cugno riſponde al peſo da eſſer leuato. Similmẽte quelle ſorbici, che hanno i mani
chi
maggiori tagliano, o rompono piu preſto le coſe dure, che le minori, &
ſinalmente tutte le questioni mecaniche d’mtorno à peſi ſi riducono
à
queſte ragioni, come a chi conſidera puo eſſer manifeſto:
però hauendo noi à baftanza diſcorſo ſopra il preſente capo, ſeguiteremo Vitru-
uio
, il quale hauendo prouato nella leua il mouimento dritto, &
l’effitto di eſſa, ſeguita à dirne la ragione.
1110
Et queſto naſce perche la parte dinanzi piu corta della leua entra ſotto il peſo da quella parte della ſottoleua, che è co-
me
centro, &
il capo della leua, che è piu lontano dal centro mentre, ch’è calcato ſacendo il mouimento circolare co-
ſtrigne
col calcare con poca forza porre in bilico un grandisſimo peſo.
Il mouimento dritto prouato di ſopra ha biſogno del mouimento circolare, questo proua Vitr. nella leua, ilche ſi uede chiaro, percioche tanto il
capo
del raggio minore, quanto del maggiore diſſegna i circoli, come nella bilancia s’è dimostrato.
Simigliantemente ſe la lenguella della leua di ferio ſerà poſta ſotto il peſo, & che il capo col calcare non à baſſo ma per
lo
contrario in alto ſerà leuato la lenguella apuntandoſi nel piano della terra hauerà quello in luogo di peſo, &
l’an-
gulo
del peſo in luogo di ſotto leua, &
coſi non tanto ſacilmente, quanto per la ſottoleua alzerà, niẽtedimeno all’op
poſto
del peſo nel carico ſerà commoſſo.
Quello, che dice Vitr. benche con modo difficile detto ſia, però ſi puo intendere à queſto modo, che non ſolamente la leua ſi adopera calcando uno
2220 de capi ſtandoui ſotto eſſa leua, &
alzando il peſo, come egli ha detto di ſopra, ma alcuna ſiata per ſpigner un peſo, ſi punta la lenguella della
leua
ſotto eſſo nella terra, laqual lenguella è ſerrata, &
propiamente è la leua della ſtanga, & l’altro capo ſi alzi con le mani, dimodo che quel
punto
del peròpeſo, che ha da eſſer ſpinto, è come centro, è ſottoleua, &
la terra è come il peſo, & ſi bene à queſto modo ſi ſpigne un
peſo
, non però coſi facilmente, é moſſo, come quando l’uno de capi s’malza, &
la ſigura di quanto s’ẽ detto è al ſuo luogo. Dalle ſopradette
coſe
Vitr.
conclude.
Adunque ſe la lenguella della leua è poſta ſopra la ſottoleua, sott’entrerà al peſo con la parte maggiore della ſtanga, &
il
capo di quella ſerà calcato piu uicino al centro potra alzar’il peſo, ſe non (ſi come è ſtato ſopraſcritto) il bilico, &

l’eſſame
della leua ſerà piu longo dalla parte della teſta, et non ſerà ſatto appreſſo il peſo.
3330
Nella leua, come ho detto è il capo, & è quella parte che ſi calca cõle mani, è la lenguella, che è quella parte, che ſott’entra al peſo ſorrata da capo,
tutta
la leua è in due raggi partita, da quel punto, che tocca la ſottoleua, ſe adunque da quel punto alla lenguella ſer à il raggio piu lungo, che
dallo
iſteſſo punto al capo, non ſi potr à leuar il peſo, &
la ragione, è in pronto, perche il raggio maggiore rappreſenta la linea maggiore, che
ſi
parte dal centro, &
però ſa piu mouimento, & queſto ſi proua da Vitr. in queſto modo, quando egli dice.
Et queſto ſi puo conſiderare dalle ſtadere, perche quando la orechia è uicina al capo, doue pende la lance, nelqual luo
go
ella è come centro, &
che il marco, o romano detto equipondio, nell’altra Parte del ſuſto uagando per li ſegni, quã
to
è piu lontano condotto, ſe ben ſuſſe preſſo all’eſtremo del fuſto, ancho con men pari peſo agguaglia il peſo, che è
dall’altra
parte, ſe bene è grandisſimo, &
queſto adiuiene per lo bilanciar del ſuſto, & perche la leua è lontana dal cen
tro
.
Et con la piccolezza del marco piu debile leuando in un momento maggior forza di peſo ſenza uehemẽnza dol
cemente
conſtrigne dal baſſo al diſopra lenarſi.
4440
Queſto ancho s’intende, per le coſe dette diſopra da noi, quãdo dimostrato hauemo, che coſalè ſtadera, che parti habbia, & che effetti faccia. Ariſt.
nella uigeſima quinta queſtione, dimanda perche cagione la stadera un picciol marco peſa grandißimi, peſi, concioſia che tutta la ſtadera al-
tro
non ſia, che mezza bilancia, perche da una parte ſola pende la lance, allaquale ſi appende il peſo, dall’ altra ſenza lãce, e la ſtadera:
ſcioglieſi
la
dimanda, che la stadera cirappreſenta, &
la bilancia, & la leua, ìmperoche é ſimile alla bilancia quando ciaſcuna orecchia, & lenguella può
mutar
luogo ſecondo la quantita de i peſi, che uolemo leuare, &
mutando il luogo, et ſacẽdo diuerſi centri, da una parte è la làce, ouer uncino do
ue
s’ appende il peſo, dall’altra è il marco, in luogo dell’altra lance, ilquale tira il peſo, che è nella lance, &
à queſto modo la ſtadera, è come la bi-
lancia
, &
però ſa gli èffetti iſteßi per le iſteſſe ragioni, & accioche una ſtadera eſſer poſſa diuerſe bilancie, ſe le pone diuerſe orecchie, & len-
guelle
, cioè ſi mutano i centri, doue la ſi tiene, uero è che quando peſamo una coſa, ella è come una ſola bilancia, perche ha un centro ſolo, &
due
raggi
, ma noi mutando il peſo mutamo il centro, perche il marco non calca egualmente eſſendo piu uicino, ò piu lõtano al cẽtro, imperoche quan
do
peſamo alcuna coſa, quanto piu il centro, doue è l’orecchia, è uicino al peſo, tanto piu ſi leua, perche la linea, cioè ſuſto, che è dal centro al
marco
ſi ſa maggiore.
Ecco adunque le ragioni della bilancia ritrouate nella ſtadera, che da Ariſt. e Phalange nominata, s’aßimiglia anche alla
leua
, &
è come una leua riuerſcia, perche ha dal di ſopra la ſottoleua, ò preßione che ſi dica, che è il centro, ha la ſorza, che moue, che
5550 è il marco, che calca il ſuſto, &
calcando è neceſſario, che il peſo, che è dall’altra parte ſaccia mutatione, & può eſſer, che mutandoſi i centri ſi
facciano
piu leue, come ſi faceuano piu bilancie.
Vero e che per l’ordmario alle ſtadere non ſi ſanno piu, che due trutine, cioè non ſi muta il cen
tro
ſe non in due luoghi, et quando ſi uſa quella trutina, ò quelle orechie, che ſono uicine alla lance dicemo peſar alla groſſa, perche i ſegni, &
le
croci
nel fuſto ſegnati ſono piu larghi, ma quando uſamo il centro piu rimoto dicemo peſare alla ſottile, &
i ſegni ſono piu uicini, chiamaſi a-
dera
, perche in luogo dell’altra lance ſta il marco.
E tanto detto ſia della stadera.
Ancho ſi come il nocchiero d’una gran naue da carico tenendo l’anſa del temone, oiax detta da greci, in un momẽto con
una
mano per la ragione del centro calcando artiſicioſamente uolge la naue carica di peſi grandisſimi, de merci, &

d’altre
coſe neceſſarie.
Ariſtotele nella quinta queſtione dimanda, perche cagione eſſendo il gouerno picciolo & poſto nella eſtremità della naue, ha però tanta ſorza, chete
nendo
un’huomo l’anſa di quello nelle mani, e uogliendola deſtramẽte, ſaccia tanto moumento nelle naui di grandißimo carico, riſponde dicẽdo,
6660 che cio adiuiene, perche il timone, &
gouerno è come la leua, il mare come il peſo, il Nocchiero come la ſorza mouẽte la ſottoleua ſono que car
dini
ne iquali è poſto il temone &
il cardine, è come centro di quelgiro, che dall’estremità del temone dall’una & l’altra parte è diſſegnato, il te
mone
adunque taglia il mare per drittto è ſcacciandolo da un lato moue la naue per torto, &
per queſto eſſendo l’acqua come il peſo, il temone
che
per lo contrario ſi punta piega la naue, perche il centro, &
l’appoggio era riuolto al contrario, alquale eſſendo la naue congiunta, di neceſ
ſità
la naue loſeguita, di modo che ſe’l mare è ſcacciato dalla deſtra, il cardine ua alla ſiniſtra, &
la naue ſeguita il cardine, @ Ma il temone ſi pone
da
puppanella eſtremità della naue, &
altroue, percioche ogni picciolo mouimẽto, che ſi ſa da da un’eſtremo quanto maggior e lo ſpacio all’ al-
tro
estremo, ſa tanto maggior mouimento in quello, percioche le baſe, che rinchiudono quelle linee, che da uno angulo uengono, quanto piu lun
ghe
ſono le linee tanto ſono maggiori, ſia lo angulo a.
le linee, che uengono da quell’angulo ſiano a c & a d. la baſa. c d non ha dubbio, che ſe le li
nee
ſeranno lungate come dallo a all’f.
& dallo a all’. h. la baſa f. h. non habbia ad eſſer maggiore, che la baſa. c d. quando adunque ſi far à un bre
ue
mouimento dalla puppa, per la lunghezza della naue da puppa à proua, la estrenutà della proua hauerà ſegnato gran di circonſerẽza
7770&
maggiore di quella, che haurebbe ſegnato la lunghezza della puppa all’albero, & però ſta bene, che il temone, che è principio del mouimen-
to
, è come angulo ſia ſu l’eſtremo.
Et ancho le uele alzate à mezzo l’albero non danno tanta celerità alla naue, quanto ſe ſono alzate le antenne alla ſom-
mità
, &
la ragione è queſta, perche ſtando nella ſommità non ſono uicine al piede dell’albero, che in quel luogo è in
uece
di centro, ma nella ſommità piu lontane, &
da quello piu rimote pigliano le uele il uento, Adunque ſi come la
leua
ſottopoſta al peſo, ſe per la metà è calcata è piu dura ne opera, ma quando il ſuo capo eſtremo è calcato, è
280261DECIMO. to alza facilmente il peſo, coſi eſſendo le uele a mezzo albero hanno minor uirtù, ma quelle, che alla cima poſte ſono
Allontanandoſi
dal centro, benche il uento non ſia piu gagliardo, ma lo iſteſſo calcando, ò ſpignendo la cima isforza
la
naue andar piu innanzi.
Con lo isteſſo uento, & con la medeſima uela ander à la naue piu forte eſſendo ghindata l’antẽna alla ſommità dell’ albero, che al mezzo, la ragione è
come
nella ſeſta questione ſi uede, perche l’ albero è come la leua, il piede la doue ſi ferma, è come il peſo è la naue, il mouè
te
e il uento, ſe adunque il mouente calca, ò ſpigne le parti lontane dal centro piu facilmente moue, che uicino al centro.
Ancho i remi con le ſtrope legati alli ſchermi ſpinti, & retirati con le mani, allontanandoſi dal centro le pale di esſi nel,
l’onde
del mare con grande forza ſpingono la naue innanzi, che è diſopra mentre che la prora taglia la rarita del
liquore
.
Il remo è come leua, lo ſchermo come ſottoleua, il mare come peſo, ſecondo che ſi uede nella quarta dimanda, le braccia della leua ſono l’uno dallo
1110 ſchermo all’ acqua, l’altro dallo ſchcrmo alle mani del galeotto, l’effetto è lo iſteſſo della leua, &
della bilancia, cerca le braecia maggiori, et mi-
nori
, come è gia maniſcſto.
I grandi peſi parimente quando portati ſono da quattro ò fei, che portano le lettiche, ſono poſti in bilico, per li centri
di
mezzo delle ſtanghe, accioche con una certa proportione partito il carico ciaſcuno de i baſtaggi porti col collo
egual
parte del peſo indiuiſo, perche le parti di mezzo delle ſtanghe, nellequali s’inueſtono le cigne, e collari de por-
tatori
ſono fitte, &
terminate con chiodi, accioche non ſcorrino di quà: perche quando oltra i confini del
centro
ſi mouono premono il collo di colui, che gli è piu uicino, ſi come nella ſtadera il marco quando con l’eſſame
ha
i termini del peſare.
Dimanda Ariſt. nella uigeſimanona queſtione, donde naſce, che ſe due portano uno isteſſo carico ſopra una stanga, non egualmente ſono oppresſi,
ſe
il peſo non è nel mezzo, ma piu s’affatica colui, che è piu uicino al peſo?
riſponde che la stanga e inuece di due leue, la cui ſottoleua riuer-
2220 ſcia è il peſo, l’estremità della leua ſono le parti della ſtanga, che ſi uoltano uerſo i portatori, de i quali uno è in luogo del peſo, che nella leua ſi
deue
mouere, &
l’altro è in ucce della ſorza, che moue, & pero il braccio piu lungo della leua, e quello che è calcato, & l’altro è come quello,
che
è ſotto il peſo, &
ſe bene l’uno, & l’altro è oppreſſo, mentedimeno è piu oppreſſo quello, che è piu uicino al peſo, perche quello, che, è
piu
lontano alza piu la parte ſua, come che gli ſia piu facile, l’alzarla eſſendo piu lunga, &
dal centro piu rimota, ma ſe il peſo ſteſſe nel mez-
zo
, la fatica con egual portione diuiſa ſarebbe, &
tanto leuarebbe l’uno, quanto l’altro eſſendo egualmente dal centro lontani.
Per la iſteſſa ragione i giumenti, che ſono fotto il giogo con egual fatica tirano i peſi, quando legati ſono in modo, che i
loro
colli ſiano egualmente diſtanti dal mezzo la doue ſi lega il giogo, ma quando di quelli ſono le forze diſeguali,
&
uno eſſendo piu gagliardo preme l’altro, alhora facendoſi trappaſſare la corregia, ſi fa una parte del giogo piu lun-
ga
, laquale aiuta il giumento piu debile, coſi nelle ſtanghe, come ne i gioghi, quando le cigne non ſono nel mezzo, ma
fanno
quella parte, dallaquale paffa la cingia piu corta, &
l’altra piu lunga con la iſteſſa ragione ſe per quel centro
3330 doue è la cigna trappaſſata, l’uno &
l’altro capo del giogo ſera uoltato à torno la parte piu lunga fara maggiore, & la
piu
corta minore il ſuo giro.
Queſto, è, facile per le coſe dette di ſopra però uolendo Vitr. dare una uniuerſale concluſione prouata da i primi principij, dice ſeguitando la
ſua
indottione.
Et ſi come le ruote minori hanno i mouimenti loro piu duri, & piu difficili, coſi le ſtanghe, & i gioghi in quelle parti
doue
hanno minor diſtanza dal centro alle teſte loro premono con difficultà i colli, &
quelle, che hanno dallo iſteſſo
centro
ſpatij piu lontani allegieriſcono di peſo i portatori, &
in ſomma ſe queſte coſe gia dette al predetto modo ri-
ceuono
i loro mouimenti col dritto, &
col circolare ſi ancho i carri, le carette, i Timpani, le ruote, le uide, gli ſcorpio-
ni
, le baliſte, i calcatoi de i torchi &
le altre machine con le iſteſſe ragioni per lo dritto centro, & perlo circolare ri-
uoltate
fanno gli effetti ſecondo la noſtra intentione.
4440
A me pare che Vitr. in uirtù de i principij posti da lui egli habbia propoſto la ragione ditutte le machine trouate, & che ſi poſſono trouare cer-
ca
l’alzare, il tirare, &
lo ſpignere de i peſi, che ſotto un’iſteſſo nome di machina trattoria è contenuto, laſcia queſta bella conſideratione à
gli
ingenioſi, che il dritto, &
il circolare mouimento, è principio di tutte le coſe dette, & che chi ſapera in eſſe conoſcere il peſo, la leua, la
ſottoleua
, &
la uirtù mouente comparando qneste coſe inſieme potra render conto, & ſatisfare à tutte le dimande fatte nella preſente mate-
ria
, à noi reſta dire alcuna coſa d’intorno le ruote de carri, &
cerca le uide, che hanno grandisſime forze, & quaſi incredibili, & diro quello
che
dice il Cardano nel libro decimo ſettimo della ſottilità delle coſe.
Dice egli adunque con ſimigliantiragione ſi fanno le uide. Sia la uida a. b.
cioè quella che egli Coclea dimanda, & il maſchio cioe la uida c d, laquale ſi gira à torno come ſi ſuole, ſia il manico giunto al maſchio e f. il-
qual
ſi uolge col perno g.
h. facilmente per la detta ragione delle ſtanghe, giunte ſia dal baſſo del maſchio à piombo un peſo di cento libre, &
ſia
m.
uoltandoſi adunque il perno g h. egli ſi tirera K l in ſu, & il peſo m. andera all’inſu, & per lo contrario uoltato il perno. g. h. & con
la
ragione iſteſſa ſi ſpignera K l.
& pieghera il ferro oppoſto di una groſſezza incredibile, ci reſta à dimoſtrare, che il peſo. m. ſi poſſa moue-
5550 re, &
con che ragione, perche eßendo centomila libre di peſo, & ſostenendo ciaſcuna ſpira, ò anello della uida il ſuo peſo, ſe ſaranno dieci
uolte
, ò ſpire in ciaſcuna ſeranno diecimila l@bre tanto rittengono di peſo in ciaſcuna ſpira, quanta è la proportione della ritondita alla ſune,
à
, cui è ſoſpeſo m.
quanto adunque piu ſpire ſeranno, & piu ſtrette, & maggiori tanto piu lieue ſi fara il peſo m. & il mouimcnto piu facile,
benche
piu tardo.
# Adunque nello ſpacio di due braccia ſi puo fare una uida, con le fpire tanto larghe, & coſi baſſe, che il peſo. m. può da un
putto
di dieci anni eſſer alzato, ma come ho detto, quanto piu facilmente tanto piu lentamente ſi mouera.
# Quando adunque ſerà tirato ap-
preſſo
la lunghezza l.
K. biſogner à ſoſpender il peſo à quelle coſe, che ſoſtentano la machina à i punti. n. & . o. & coſi cauata con il contrario
mouimento
.
K. l. le appendemo il peſo, & dinouo tireremo, & l’alzaremo tanto quanto è lo fpacio K. l. finche ſpeſſo legando il peſo, ò ſia naue
la
traremo del mare, ò del fiume, &
ſimile, ò tale panſar douemo, che fuſſe lo strumento, con che Archimede tirò in merauiglia di ſe la leggie
rezza
de Greci, perche à queſto modo un fanciullo potra tirare una naue carica, che uinti gioghi di buoi non la potrian mouere, ella è di ac-
ciaio
durisſimo, perche non ſi torca, leggierisſimo accio non ſia impedita, ſoda, &
unta di oglio. perche l’oglio fa ſcorrere, & non laſcia
6660 irruginire, &
quanto lo strumento è minore, tanto piu ci da, da merauigliare. # Ma pasſiamo à i carri. quelli, che hanno ruote maggiori in
terra
molle con facilità, e preſto ſi mouono, perche il fango, che s’accosta, tocca minima parte dlle ruote, &
meno impedifce, & ſempre la
ruota
maggiore fa piu ſpacio la doue ella ſia ſofficiẽte al peſo, &
quanto le ruote ſerãno di numero minore, il uiaggio ſi fa piu preſto. perche le
molte
ſe ſono picciole, con minor circuito fanno minor ſpacio.
Se grandi alla forza aggiugnono ancho il peſo, ne pero abbracciano piu ſpacio, et
percio
ſono piu tarde al mouimento, pero gl’Imperatori Romani ſi faceuano portare ne i carri di due ruote, perche la doue il peſo non è molto
graue
, ò piu caualli ſi tira, ò il uiaggio ſi fa piu presto, et per questo le artiglierie ſi tirano ſopra due ruote.
Dinouo la ragione della facilita à
queſto
è del tutto cõtraria, perche nel ſodo piu ruote, &
picciole fanno alla facilità, perche il peſo ſi cõparte per le ruote, dalche ſi fa l’aggiun
ta
, &
non la moltiplicatione di quelle proportioni, Ecco l’eßempio moltiplicate tra ſe ſei doppie rendono la ragione di ſeſſantaquattro ad uno,
ma
le iſteſſe giunte inſieme fanno la duodecupla, perche è gran differenza tra il moltiplicar, &
il ſommare delle proportioni, ſe una ruota adun
que
porta il peſo di ſeſſantaquattro libre, tanto uale in ſeiruote dodici, ſimilmente non ſolo dal numero, ma ancho dalla picciolezza ſi prende
7770 aiuto, perche quanto piu tarde, tanto piu facilmente ſi mouono.
Si da ancho la terza ragione della facilità, quando il perno non, è, tanto op-
preſſo
, piu facilmente eſſendo libero ſi riuolge, &
coſi ua ſeguitando, ma noi poneremo qui ſotto la figura di tutte le ſoprapoſte coſe.
281262LIBRO154[Figure 154]F la Taglia di ſopra, & il luogo doue ella ſi lega.
L
la Taglia di ſotto detta Artemone, e Paſtecca, et in Greco Epagon.
***
il Peſo.
A
la Leua, che s’appunta in terra, e Lenguella è detto il ſuo capo.
3
il Peſo.
1
la ſotto Leua detta Hypomochlium, & Preßio in latino.
2
la Leua ò Manouella detta Vectis in latino, Mochlion in Greco.
V
il Marco, in latino detto Equipondium, in Greco Sferoma.
Q
S Lances.
X
Lances.
R
Anſa Examen Lenguella.
8
Cuneus Cugno.
7
9 Stanga. # 10 Peſo.
H
G Manico ò Stanga.
M
Peſo.
O
N Coclea la Vida.
D
i Pali.
L
doue ſi attacca la Pastecca
detta
Artemo.
C
Chelonia le orecchie.
F
la Regola.
B
Antarij funes le Sartie.
E
il luogo de i Menali.
E F L F L B E C F D D L D D R X X 3 A I 9 7 10 F H C D A 8 H G O N K L M
282263DECIMO
CAP. IX. DELLE SORTI DE GLI STRVMENTI
DA
CAVAR L'ACQVE E PRIMA
DEL
TIMPANO.
HORA degli ſtrumenti dirò, iquali ſtati ſono ritrouati per cauar l’acqua, eſponendo la uarietà loro,
&
prima io ragionerò del Timpano. Queſti non molto alto l’acqua, ma molto eſpeditamen-
te
ne caua una gran quantità, egli ſi fa un perno à torno, ò, à ſeſta, con le teſte ferrate, queſti nel
mezzo
ha un Timpano di tauole fermate è poſte inſieme, &
ſi pone ſopra alcuni legni dritti, che
dalle
teſte hanno certi cerchielli di lame di ſerro doue ſi poſa il perno, ma nel cauo di quel Timpa-
1110 no poſte ſono dentro per trauerſo otto tauole, che con uno de capiloro toccano il perno, &
con
l’altro
l’eltrema circonferenza del Timpano, queſte tauole comparteno la parte di dentro del Timpano con ſpaci
eguali
.
D’intorno alla fronte, cioè per taglio, o cortello del Timpano, ſi conficcano certe tauole laſciandoui l’aper-
ture
di mezzo piede, accioche l’acqua posſi entrar nel Timpano ſimilmente longo il perno ſi laſciano i bucchi, che
colombari
detti ſono, cauati come canali nello ſpacio di ciaſcuno di que compartimenti, et queſto Timpano quan-
do
, è, bene impegolato, è, ſtoppato come ſi fan le naui, è uoltato da gli huomini, che lo calcano, &
riceuendo l'acqua
per
le apriture, che ſono nella fronte del Timpano manda quella per li bucchi, o colombari del perno, &
coſi ſotto-
poſtoui
un labro dalqual eſce un canale, ò gorna che dir uogliamo, ſi da una gran copia d’acqua &
ſi ſumminiſtra, &
per
adacquar gli horti, &
per le ſaline. Ma quando ſera biſogno alzar l'acqua piu alto, la iſteſſa ragione ſi permutera
in
queſto modo.
Faremo una ruota d’intorno al perno della grãdezza, che all’altezza, doue fara biſogno poſſa con-
2220 uenire.
D’intorno all'eſtremo lato della ruota ſi conficcherãno i ſecchielli, modioli nominati, queſti eſſer deono qua-
drati
, &
con cera, & pece raſſodati & cofi uoltãdoſi la ruota da quelli, che la calcheranno, i ſecchielli, che ſeranno pie-
ni
portati alla ſommita di nouo ritornando à baſſo uoteranno da ſe nella conſerua per queſto apparecchiata, che ca-
ſtello
ſi chiama, uoteranno dico quell’acqua, che haueranno ſeco in alto portata.
Ma ſe a piu alti luoghi ſi douera dar
l’acqua
, nel perno della ſteſſa ruota ſi porra una catena di ferro raddoppiata, &
riuolta, & ſi calera al baſſo liuello del-
l’acqua
a queſta catena ſerãno appoſti i ſecchielli peadenti di rame di tenuta d’un concio, &
coſi il uoltar della ruota
inuolgendo
la catena nel perno alzera alla ſommita que’ ſecchielli, iquali alzati ſopra il perno ſeranno conſtretti à
riuerſciarli
, &
uotare nella conſerua, quell’acqua che haueranno portata.
Et la interpretatione, & le figure, & l’hauer inteſo le coſe piu difficili, & il uederne ordinariamente gli eſſempi, mi leuan la fatica di commentare
questo
, &
altri capi di Vitr. ben diro che in queſta ultima ruota la catena i ſecchielli puo eſſer poſta ſul taglio della ruota, perche ancho piu
3330 alto leuera l’acqua, come io ho ueduto à Bruggie terra della Fiandra, ma quella è uoltata da un cauallo, con altre ruote.
CAP. X. DELLE RVOTE E TIMPANI
PER
MACINAR LA FARINA.
FANNOSI ancho nei fiumi le ruote le iſteſſe ragioni, che di ſopra ſcritto hauemo. D’intorno al-
le
fronti loro s’affigeno le pinne, lequali quando tocche ſono dall’impeto dell’acqua fanno à forza
andando
inã zi, che la ruota ſi uolga, &
coſi con i ſecchielli riceuendo l'acqua, & riportandola di ſopra
ſenza
opera di huomini, che la calchino dallo ſpigner del fiume danno quello, che è neceſſario all’uſo.
Con la iſteſſa ragione ancho le machine dette Hidraule ſi uolgono, nellequali ſono tutte quelle coſe,
4440 che nell’altre machine ſi trouano, eccetto che dall’una delle teſte del perno hanno un Timpano den-
tato
, &
rinchiuſo, che à piombo è drizzato in cortello con la ruota parimente ſi uolge, longo quel Timpano ce n’è
un’altro
maggiore, anch’egli dentato, &
poſto in piano, dalquale è contenuto il perno, che da capo ha il ferro, che
contiene
la mola detto ſubſcude, &
coſi i denti di quel Timpano, che è rinchiuſo nel perno ſpignendo, i, denti del
Timpano
, che è poſto in piano fanno andar à torno la mola, nellaqual machina ſtando appeſo il trammoggio, che
infundibulo
, e detto, ſuminiſtra il formento alle mole, &
con Piſteſſa giratione frange il grano, & ſi la farina.
L’uſo ſimilmeute, & la figura, con la chiarezza della interpretatione ci dimostra quanto è ſopradetto, hora ueniremo, à, piu ingenioſe inuẽtioni.
CAP. XI. DELLA VIDA, CHE ALZA GRAN COPIA
D’ACQVA
, MA NON SI ALTO.
5550
EVVI ancho la ragione della Vida, che caua molt’acqua, ma non l’alza tanto quanto la ruota, & la
forma
di quella in queſto modo ſi ordina, Pigliaſi un traue che ſia tante dita groſſo, quanti piedi
ha
da eſſer lungo, &
ſi fa tondo à ſeſta, i ſuoi capi per lo circuito loro ſi partono in quarti, ò uero in
ottaui
, ſe ſi uuole, tirando le linee da un capo all’altro, &
queſte linee coſi poſte ſono, che drizza-
to
il traue in piedi à piombo riſpondino le linee de i capi drittamente Puna con l’altra, &
dapoi da
queſte
che fatte ſono ſu le teſte, da una teſta all’altra per la lunghezza del traue ſiano tirate le linee
conuenienti
in modo, che quanto grande ſerà l’ottaua parte nel circuito delle teſte del traue, tanto ſiano diſtanti le
linee
tirate per la lunghezza, del traue, &
coſi, & nella circonferenza delle teſte, & nella lunghezza ſeranno gli ſpa
ci
eguali, dapoi nelle linee deſcritte per longo ſegnar ſi deono quegli ſpaci, è terminarli con incrocciamenti è ſegni
6660 maniſeſti.
Fatto queſto con diligenza, ſi piglia una piana di ſelice, ò di uitice (che Agnocasto è detto) queſta piana,
è
, come una ſcorza flesſibile, unta poi di liquida pece ſi conſicca nel primo punto d’una di quelle linee tirate per lon
go
, dapoi ſi riporta al ſecondo punto della ſeguẽte linea, &
coſi di mano in mano ſi ua riuolgendo per ordine toccan-
do
tutti i punti, &
finalmente partendofi dal primo punto, & uenendo, all’ottauo di quella linea, nellaquale la ſua
prima
parte era conficcata, peruiene à quel modo quanto obliquamente ella prociede per lo ſpacio, &
per gli otto
punti
tanto nella lunghezza uiene uerſo l’ottauo punto, &
con quella iſteſſa ragione per ogni ſpacio della lunghez-
za
, &
per ciaſcun ſegno della ritõdità per torto conficcate le regole per le otto diuiſioni fatte nella groſſezza del tra
ue
fanno i canali obliqui, &
una giuſta, e naturale imitatione della uida, dapoi per lo iſteſſo ueſtigio altre piane ſi
conficcano
una ſopra l’altra onte di liquida pece, &
ſe inalzano fin’à tanto, che la groſſezza di quel colmo ſia per l’ot
taua
parte della lunghezza, ſopra quelle d’intorno ſi conficcano alcune tauole, che coprono quello inuoglio, &
ſe le
7770 da la pece copioſamente, &
con cerchi di ferro ſi legano, accioche per la forza dell’acqua non ſi ſciolgano, mai capi
del
traue circondati ſono, e contenuti da lame, e chiodi di ferro, &
in quelli ſono ficcati i pironi, ò gli ſtili di ferro, &
dalla
deſtra, &
della ſiniſtra della uida ſono drizzati i pali, che da i capi dall’una, & l’altra parte hanno fitti i lo-
ro
trauerſi, neiquali ſono i bucchi circondati, &
inueſtiti di ferro, nei quali entrano gli ſtili, & coſi la uida calcan-
do
gli huomini ſi uolge.
Ma il drizzarla, & il farla piegare quanto ſi deue, ſi fa nel modo, che ſta il triãgolo Pitagorico
che
ha lo angulo dritto, cioe ſecondo la ragione della ſquadra ella riſponda in modo, che la lunghezza della uida
283264LIBRO partita in cinque parti, & per tre di quelle s’inalze il capo della uida, & coſi ne ſeguira, che dal pũto à piombo di quel
capo
alle nari da baſſo della uida lo ſpacio ſerà di quattro parti.
Ma con che ragione cio eſſer fatto biſogne nel fine del
libro
ci ſerà con la ſua figura dimoſtrato.
Io ho ueduto queſto ſtrumento fare una mirabiliſsima proua nelle noſtre paludi per ſeccar l’acque, che in eſſe colano, & di piu io ho ueduto, che
eſſendo
le paludi preſſo il fiume di Brẽta la ruota, che uolgeua la uida era poſta ſopra il fiume di modo, che l’acqua uolgẽdo la ruota, faceua, che
altre
ruote è rochelli, che dal perno di quella alquanto diſcoſti erano, ſi moueſſero, &
deſſero uolta alla uida, che dalla palude cauando l’acqua
la
faceua cader in un uaſo ſottoposto da cui n’uſciua un canale di legno, per loquale l’acqua cauata, ſe ne andaua nel fiume, altri uogliono, che
ſi
poſſa con la isteßa acqua dar mouimento ad una ruota, che uolga la uida continuamente dopo il primo mouimento, coſi ſarebbe un moto quaſi
pcrpetuo
.
La fabrica di queſta machina poſta da Vitr. è non men bella, che ſacile, non men facile, che utile, & s’intende per la noſtra inter-
pretatione
, &
per la figura diſcritta da noi, conclude adunque Vitr.
1110
Io ho ſcritto quanto piu chiaramente ho potuto, accioche tai coſe manifeſte ſiano di che materia ſi facciano gli ſtrumen
ti
da cauar l’acqua, &
con che ragioni ſi facciano, & con quai coſe riceuendo il mouimento con i lor giri preſtino in-
finiti
commodi.
CAP. XII. DELLA MACHINA FATTA DA CTESIBIO, CHE
ALZA
L’ACQVA MOLTO IN ALTO.
SEGVITA, che ſaccia la dimoſtratione della machina di Cteſibio laquale alza molto l’acqua.
Quella ſi fa di rame, à pie dellaquale ſono due moggietti alquanto diſtanti, liquali hanno le lor can
ne
, ò trombe (è ſono in modo di ſorchelle) ad uno ilteſſo modo attaccate, &
concorrenti amendue
2220 in un catino tra quelle poſto nel mezzo, in queſto catino por ſi deono le anemelle di legno, ò dicoio
poſte
alle bocche di ſopra delle cãne ſottilmẽte congiunte, accioche turãdo i fori delle dette bocche,
non
laſciano uſcire quello, che con il ſoffiare ſerà nel catino mandato, ſopra’l catino c’è una penola
come
un trãmoggio riuerfo, che con una fibbia col catino trappaſlatoui un cugno, e ſaldata, accioche la forza del gon
fiamento
dell’acqua, non la conſtringa alzarſi, di ſopra c’è una ſiſtola che tromba ſi chiama ſaldata è dritta, i mog-
gietti
ueramente da baſſo tra le narici trappoſti hanno i perni, ò, anemelle ſopra i bucchi di quelle, che ſono ne i fon
di
loro, &
coſi dal diſopra ne i moggetti entrando i maſchi fatti al torno, & unti d’oglio, rinchiuſi & bene aſſaggiati
con
ſtanghe ſi uolgeno, queſti di quà, &
di con frequenti mouimenti premendo, mentre che i perni otturano
l’aere
, &
l’acqua, che iui ſi troua fanno forza à i bucchi, & ſcacciano l’acqua per le narici delle nel catino
ſoffiando
per le presſioni, che ſi fanno, dal catino la penola riceuendo l’acqua, lo ſpirito, manda fuori per la tromba
3330 ſoperiore l’acqua, &
coſi da baſſo poſta la conſerua, & il luogo capace per riceuer l’acqua, ella ſi ſumminiſtra alle ſa-
line
.
Ne queſta ſola ragione di Cteſibio ſi dice eſſer ſtata prõtamente ritrouata, è fabricata, ma ancho di piu, & al-
tre
di uarie waniere, che ſi moſtrano ſorzate dall’humore con le presſioni dallo ſpirito mandar in luce gli eſſetti pre-
ſtati
dalla natura, come ſono delle merle, che col mouimento mandano fuori i ſuoni, &
le coſe che ſi auicinano che fi-
nalmen@e
moueno le figurine che beueno, &
altre coſe, che con diletto luſingano gli occhi, & le orecchie, dellequali
io
ho ſcielto quelle, che io ho giudicato grandemente utili, è neceſſarie, &
quelle, che non ſono utili, & commode al
biſogno
della uita, ma al piacere delle delicie, ſi potranno trouare da quelli, che di eſſe deſideroſi ſeranno, da, i, com
mentari
di Cteſibio.
Cteſibio molto commendato in diuerſi luoghi trouò una machina mirabile da alzar l’acqua, & questa è tra le machine ſpiritali collocata. Vitruuio
prima
ne ſa la dimoſtratione della pratica, dipoi commenda Cteſibio di diuerſe inuention.
Quanto adunque aſpetta alla fabrica, io dico, che
ſi
apparecchia un catino, ò uero una conca di rame, ilquale ha un coperchio di rame detto Penula da Vitr.
che è come un tramoggio riuerſo,
4440 dalla cui ſommit à eſce una tromba, &
il tutto è bene ſtagnato, & ſaldato inſieme, accioche la uiolenza dell’ acqua non l’apra, ò rompa, nel ſon
do
del catino ſono due bocche da Vitr.
Narici nominati coperte di coio, ò di legno in mode, che quel coio, ò legno ſi puo alzare, & abbaſſare,
ſi
come ſi uede ne i folli, ò mantici, queſti legni Vitr.
asſi, noi anemelle chiamamo, & ſi leuano uerſo il coperchio, ma quando ſono calcati dal
l’acque
, che è dentro il catino otturano le bocche, allequali ſono ſaldate due canne dette da Vitr.
fistule, che partitamente stendendoſi una dal-
la
deſtra, l’altra dalla ſiniſtra, ſono inſerte, e ſtagnate preſſo i ſondi d’alcuni ſecchi, che Vitr.
Modioli ſuol nominare, ne i fondi de i quali ſono
le
anemelle come nel catino.
Entrano poi dal diſopra de i detti ſecchielli un maſcolo per ciaſcuno tormto, & unto bene, & aſſaggiato à pun
to
, come ſi uede nel gonfietto della palla da uẽto, queſti maſcoli da i manichi loro di ſopra hanno, ò stanghe, ò leue, ò altra coſa che gli alzano,
&
abbaſſano come dimoſtra la figura, & Vitr. lo laſcia alla uoglia di chi ſa queſta machina, quando adunque ſi leua un maſcolo ſtando l’altro
5550 à baſſo, l’acqua per una bocca del ſecchio la doue è l’anemella nel fondo ſott’entra ſeguitando l’aere accio non ſi dia uoto, &
quaſi aſſorbita em
pie
il ſecchiello mentre l’aere eſce per la canna, quando poi ſi abbaſſa il detto maſcolo, egli calca l’acqua, &
quella non potendo uſcire per la
bocca
di ſotto eſſendo quella dall’ anemella otturata, quanto piu ſi calca, tanto aſcende per la canna, &
entra nel catino, in queſto mezzo dal-
l’altro
ſecchiello alzandoſi il maſcolo l’acqua entra per la ſua bocca, è lo riempie, &
di nouo abbaſſandoſi calca l’acqua, & la ſa ſalire per la
ſua
canna nel catino, &
iui trouando l’altr’acqua, & non potendo quella tornar à baſſo, eſſendo le bocche dal coto otturate, ſale, e boglie mira-
bilmente
, &
eſce per la tromba di ſopra, & ſi fa andare doue, l’huom uuole, & queſta è la fabrica della machina ritrouata da Cteſibio, alla cui
ſimiglianza
ſatte ſono le trombe, che ſeccano, &
uotano le naui, quando fann’ acqua: bella, & utile muentione, ſi come diletteuoli ſon quelle,
che
dice Vit.
eſſer state per diletto da Cteſibio ritrouate, doue ſi fanno ſaltare, e cantar gli uccelletti, & col approsſimarſi d’alcune coſe ſi fan-
no
, che gli animali beuino, &
le figure ſi mouino come ne dimoſtra Herone.
284265 155[Figure 155]
285266LIBRO
CAP. XIII. DELLE MACHINE HIDRAVLICE
CON
LEQVALI SI FANNO
GLI
ORGANI.
IO NON laſciero à dietro di toccare quanto piu breuemente potrò, & con ſcrittura conſeguire
à
punto, cio che aſpetta alla ragione delle machine Hidraulice.
Egli ſi fa una baſa di legno ben col-
legata
, &
congiunta inſieme, in quella ſi pone un’arca di rame, ſopra la Baſa dalla deſtra, & dal-
1110 la ſiniſtra ſi drizzano alcune regole poſte inſieme à modo di ſcala, in queſte ſi includono alcuni
moggetti
di rame con i loro cerchielli mobili fatti ſottilmente al torno, queſti nel mezzo hanno le
lor
braccia di ferro conficcate, &
lor fuſaioli con i manichi, congiunte è riuolte in pelli di lana.
Dipoi nel piano di ſopra ci ſono i fori circa tre dita grandi uicino à quali, ne i lor fuſaioli poſti ſono i Delfini di ra-
me
, che dalla bocca loro pendenti hanno dalle catene i cembali, che calano di ſotto i Fori de i moggietti nell’arca do-
ue
è ripoſta l’acqua, iui è come un trammoggio riuerſo ſotto il quale ſono certi taſſelli alti cerca tre dita, iquali liuel-
lano
lo ſpacio da baſſo poſto tra i labri inferiori del forno, &
il fondo dell’arca.
Queſta ſabrica di machina è difficile, & oſcura, ilche Vitr. afferma nel fine del preſente capo, benche egli dica hauerla chiar amente eſpoſta, &
nel
principio del medeſimo capo ci prometta di uoler ciò fare, &
toccar la coſa, quanto piu uicino ſi può, ma con ſomma breuita, & io ſtimo
che
egli ciò fatto habbia, &
eſſeguito, auenga che altri dica, che queſta norma di Vitr. ſia piu presto per un modello, che per una eſquiſita di-
2220 mostratione, affermando che Nerone tãto ſi dilettaua di queste machine Hidraulice, che conteneuano l’acqua, &
per piu canne mandando fuori
l’aere
con l’acqua inſieme ſaceuano un tremante ſuono, che tra i pericoli della uita, &
dello imperio, tra gli abbuttinamenti de i ſoldati, & de
i
capitani, nel ſopraſtante e maniſeſto pericolo non laſciaua il penſiero, &
la cura di quelle, & che poi eſſendo diuulgati i libri di Vi-
truuio
, Nerone non l’haueſſe coſi care, poi che con uulgata ragione ſuſſero ſabricate.
Et à me pare, che ſe bene minutamente Vitr. non ci
eſpona
tutte le coſe, che entrano nella detta machina, come egli ancho, non ha ſatto nelle altre preſupponendole aſſai manifeſte, pure ci dia tan
to
lume, che con la induſtria, &
con la diligenza ſi può fare quello, che egli ce inſegna, perche ancho ſe uogliamo deſcriuere la fattura de gli
Organi
noſtri che uſamo, conoſceremo chiaramente, che non potremo coſi minutamente dimoſtrare l’artiſicio loro, che non ci reſti difficulta
appreſſo
quelli, che di questi ſimili ſtrumenti non fanno profesſione, &
non ne hanno pratica, tanto piu ci deue parere strano l’antichità ſi per
la
propieta de uocaboli, ſi per la nouita delle coſe, che ſono diſuſate, benche l’organo di Vitr.
conuegna in molte coſe, con l’organo, che uſamo,
perche
nell’uno, &
nell’altro, e una iſteſſa intentione di ſonare mediante l’aere, di dar le uie allo ſpirito per certi canali, che entri nelle canne,
3330 che quelle ſe otturino, &
aprino al piacer noſtro, che s’accordino in proportione di muſica, che ſiano diuerſe, & facciano diuerſi ſuoni, &
ſimil
coſe, che di necesſità ſono in questi organi, e in quelli, benche altrimenti ſi ſacciano, percioche io non trouo, che gli antichi uſaſſero i man
tici
, benche ſi ſeruiſſero di coſe, che faceuano lo iſteſſo effetto riceuendo l’aere, &
lo ſpirito, è ſcacciandolo ſecondo il biſogno, come nella ma-
china
di Cteſibio dimoſtrato hauemo.
Herone ſimilmente deſcriue una machina Hidraulica, laquale inſieme altre coſe, è quaſi in mano d’ogni
ſtudioſo
, &
noi per diletto poſto hauemo nella lingua noſtra i libri di quello autore. Per eſponere adunque quanto s’intende dalle parole di Vit.
& quello, che con la industria, & lume dello ingenioſo Marcolino hauemo. lo dico, che per fare la machina Hidraulica biſogna prima fare un
baſamento
di legname, affine che ſopra eßo tutto l’apparecchio dell’Organo ſi fermi, e ſpecialmente un’arca, ò uaſo di rame, nelquale ſi ha da
por
l’acqua dapoi ſopra la baſa dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra dalle teſte ſi drizzano alcune regole contenute inſieme da altre attrauerſate à mo
do
di ſcala, &
ſono come un telaro della machina, in queste regole ſi ſerrano alcuni moggetti di Rame, come quelli della machina Cteſibica ſo-
prapoſta
, queſti hanno i lor fondelli, ò cerchielli mobili fatti à torno con diligenza, &
ſono come maſcoli, che entrano ne i moggetti, anzi come
4440 que legni, che entrano ne i gonfietti da le palle da uẽto, &
ſono inueſtiti di lana, ò di feltre, & di pezze come i gonfietti, queſti moggietti ſon
dritti
, &
uengono à riferire nell’arca di rame, hanno di ſopra i manichi, & le catene, che calano in esſi à modo delle trombe di naue, queſte ca
tene
eſcono dalla bocca di alcuni Delfini coſi formati per adornamento, &
ſono coſi chiamati (come dice il Marcolino) dal mouimento loro,
che
ſi raſſomiglia allo effetto, che ſanno i Delfini nel ſuo apparire fuori &
rittuffarſi nell’acqua; & è uero, et coſi come noi chiamamo gallo
quello
ſtrumento, che apre che ſi uolge in una canna, et apre lauia all’acqua, che eſce di qualche uaſo, coſi quel delfino era uno ſtrumento, dalla
bocca
delquale pendeuano le catene, lequal catene erano attaccate ad una per capo, laqual stanga era bilicata, &
staua in uccello, come dicemo
noi
, nel mezzo, ſopra una regola dritta.
Nell’arca di rame era come un trammoggio riuerſo, alzato dal ſondo dell’arca tre dita con certi taſ-
ſelli
, &
queſto ſi ſaceua per tenir il trammoggio alzato dal ſondo dell’arca, accioche l’acqua ui poteſſe entrare di ſotto uia queſto trammoggio
non
haueua fondo, &
l’acqua, che era nell’arca, era poſta per premer l’aere, che entraua per alcune canne nel trammoggio, ſi come nelle piue
paſtorali
ſi preme il cuoio, che rittiene il fiato, e coſi queſt’acqua oppreſſa dallo aere lo ſcacciaua conforza all’in ſu per una tromba, che era
5550 in capo del trammoggio laqual tromba, portaua lo fiato, &
lo ſpirito in una caſſetta della quale Vitr. parla in queſto modo.
Sopra la teſta gli è una caſſetta ben ſerrata, e congiunta che ſoſtenta il capo della machina detta il Canone muſicale,
nella
cui longhezza ſi fanno quattro canali ſe lo ſttumento eſſer deue di quattro corde, ſei ſe di ſei, otto ſe di otto, &

in
ciaſcun canale poſti ſono i ſuoi bocchini rinchiuſi con manichi di ferro queſti manichi quando ſi torcono,
ò
dan uolta, aprono le nari dall’arca ne i canali, &
da i canali il canone per trauerſo ha diſpoſti i ſuoi fori, ò buc-
chi
, che riſpondono, &
s’incontrano nelle nari, che ſono nella tauola di ſopra, laqual tauola in Greco Pinax da
noi
ſommiero è detta.
Tra la tauola, & il regiſtro trappoſte ſono alcune regole, forate allo iſteſſo modo, & unte
di
oglio, accioche facilmente ſi ſpignino, &
di nuouo ſiano tirate dentro, l’effetto di queſti è otturare i buc-
chi
, &
perche ſono da i lati, però da Greci pleuritide fono detti, di queſte lo andar, & il ritorno ottura altri de que
fori
, &
altri apre. Similmente queſte regole hanno attaccati, è fitti i loro cerchielli di ſerro congiunti con le pin-
6660 ne che taſti chiamamo, lequali quando toccati ſono mouono le regole.
Sopra la tauola contenuti ſono i bucchi per
lequali
da i canali eſce il fiato, &
lo ſpirito. Alle regole incollati ſono gli anelli, ne i quali rinchiuſe ſono le lenguelle
di
tutti gli Organi.
Bello Artificio è queſto, & degno di conſideratione, ſopra la canna del trammoggio nella teſta è congiunta una caſſetta di legno, queſta rice-
ue
il fiato che uiene dalla tromba, ò canna del trammoggio, &
lo riſerua per mandarlo in alcuni canali fatti ſopra una regola larga al nu-
mero
de i registri, queſti canali, che ſono per la longhezza del canone, hanno per trauerſo alcuni ſori, &
ſopra il compommento di que-
ſtaregola
con i canali e fori ſuoi, ui è una tauola, che copre ogni coſa &
ſerra(diro coſi)per tutto, e copre il canone; questa è detta il ſom-
miero
, &
ha tanti fori nella ſoperficie ſua di ſopra, quanti ſono i fori ſatti ne i canali, & ſi ſcontrano benisſimo; queſti fori ſono fat-
ti
ſecondo il numero delle canne, che ſuonano, lequal canne ſtanno dritte ne i bucchi del ſommiero;
hauendo noi adunque i canali forati, &
la
tauola forata con riſpondenti fori.
Interponemo alcune regole tra la tauola, & i canali, lequali paſſano da un lato all’altro, & ſono ſi-
7770 milmente forate con fori riſpondenti alli fori del canale, &
del ſommiero; ma ſono fatte in modo, che calcando i loro manichi, che uenghi-
no
in fuori ſi posſino riuolgere, et col ſuo uolgimento facciano rincõtrare i loro bucchi con i bucchi de i canali, et del ſommiero, accioche il fia-
to
poſſa uſcir alle canne dell’organo, i manichi uer amente ſono come cadenazzi in forma di tre membri, hanno queſti manichi attaccati al-
cune
anella, nelle quali ſi ſerrano le lenguelle di tutti i detti ſtrumenti, cioe di tutti i taſti;
queſte lenguelle erano come pendole, ò di duro
286267DECIMO. ò di lamette. & erano per ordine longo lo ſtrumento diſposte, & collocate obliquamente, fatte in forma di foglia di poro, i Greci le chia-
mano
Spatelle Vitr.
dalla forma loro le chiama lenguelle, à i capi loro erano attaccate alcune funi picciole, ò Catenelle, lequali ſi legaua-
no
a i manichi delle regole, lequali eſſendo toccate è depresſi tirauano per le funi i capi delle lenguelle, &
contra la piega loro le uolgeuano,
che
poi laſciati i manichi ritornauano al ſuo luogo, &
uolgendo le regole faceuano, che i loro bucchi non faceuano ſi ſcontrauano piu con i
bucchi
del canale, &
del ſommiero. Sicome toccandoſi, que manichi le regole ſi uolgeuano, & ripportauano i bucchi all’incontro uno
dell’altro
, &
quelle regole al modo, che ſi uſa ſi chiamano teſti.
Ma à i moggietti ſono le canne continuamente congiunte con i capi di legno, che peruengono alle nari, che ſon nella
caſſ
etta, nellequali ſono le anemelle tornite, &
iui poſte affine, che riceuendo la caſſetta il fiato, otturando i fori
non
lo laſcino piu tornare, coſi quando ſi alzano le ſtanghe, manichi tirano à baſſo i ſondi de i moggietti, &
i Del-
finì
, che ſono ne i fuſaioli calando nella bocca i cembali riempieno gli ſpaci de i moggietti, &
i manichi alzando i
1110 fondi dentro i moggietti per la gran forza, &
per lo ſpeſlo battere, otturando i ſori, che ſono ſopra i cembali, fan-
no
andar per forza lo aere, che iui è per lo calcare coſtretto, nelle canne, per lequali egli ua ne i capi di legno,
&
per le ſue ceruici nell’arca, ma per lo forte mouimento delle ſtanghe il fiato ſpeſſo compreſſo entra per le apertu-
re
de i bocchini, &
empie i canali di uento, di qui naſce, che quando i taſti toccati con le mani ſcacciano, & ritira-
no
continuamente le regole otturando ì fori di una, &
aprendo à uicenda i fori dell’altra fanno uſcire i ſuoni ſecon-
do
le regole muſicali con molte uarieta di moduli, &
d’harmonie. Io mi ho forzato quanto ho potuto, che una coſa
oſcura
chiaramente ſia ſcritta.
Ma queſta non e ragion facile, ne eſpedita ad eſſer capita ſe non da quelli, che in ta-
li
coſe ſono eſſercitati.
Ma ſe alcuno per gli ſcritti hauera poco inteſo, quando conoſceranno la coſa come ella ſtà
ueramente
ritroueranno il tutto eſſer ſtato ſottilmente, &
curioſamente ordinato.
Imoggietti hanno le lor canne congiunte dalle bande, lequal canne ſi riferiſcono nel trammoggio, perche in eſſo portano il fiato, hanno queſti
2220 moggietti le lor anemelle prima nel fondo poſte di dentro uia, per lequali ſi tira lo aere come per bucchi de i mantici, dapoi dal piede doue
ſono
attaccate le canne nella bocca loro hanno ancho le altre anemelle, che s’aprono, accioche quando l’aere e tirato ne imoggietti, e poi cal-
cato
, con i ſondelli le anemelle del fondo ſi chiudino, &
quelle delle canne ſi aprino, & lo aere entri nelle fiſtule, & uanno al trammog-
gio
, lequali deono eſſer con i capi loro ſtagnate nel trammoggio, come ſi è detto della machina di Cteſibio.
Alzando adunque le ſtanghe che
hanno
le catene, che ſoſtentano i cimbali entrantine i moggietti, ſi aſſorbe l’aere per le anemelle di ſotto, &
calcando poi l’aere e ſpinto
per
le canne nel trammoggio, &
aſcende per la canna del trammoggio alla caſſetta, & ui entra dentro. apronſi i bocchini che Epistomi ſo-
no
detti da Vitr.
dalla caſſetta à i canali, ne iquali entra lo aere, ma non prima egli ua à far ſuonare le canne, che non ſi tocchi con le dita i ta-
sti
, cioe manichi delle regole, perche biſogna col toccar di que manichi uolger le regole, che entrano tra il canone, e il ſommiero, accioche
tutti
i bucchi ſi ſcontrino, &
ſia libera paſſata dello aere alle canne. 10 diro che Vitr. non ha laſciato coſa pertinente à queſta deſcrittio-
ne
ſaluo che la deſcrittione delle lenguelle, ma era coſa nota come erano, &
come ſi faceuano, però egli la preſuppone, & dicendo lenguella
3330 parla di una coſa allhora conoſciuta, l’acqua ſcaccia lo aere, &
ſa quello effetto, che fa il piombo ſopra i mantici de gli organi nostri.
CAP. XIIII. CON CHE RAGIONE SI MISVRA
IL
VIAGGIO FATTO, O IN CA-
RETTA
, O IN NAVE.
TRAPPORTIAMO hora il penſier noſtro di ſcriuere ad una non inutile ragione ma con gran
de
prontezza dataci da noſtri maggiori con che uia quelli, che ſiedono in carretta, ò nauigando ſa-
4440 per posſino quanti miglia di camino habbiano fatto.
Et queſto ſi ſa coſi. Sieno le ruote della car
retta
larghe longo il diametro quattro piedi, &
due dita. Et queſto ſi ſa accioche hauendo la ruo
ta
in ſe un certo, &
determinato luogo, & da quello comincie andando inanzi girarſi, & perue-
nendo
à quel ſegno certo, è determinato, doue ella cominciò girarſi habbia finito ancho un certo
e
determinato ſpacio di piedi dodici, è, mezzo.
Poi che queſte coſe coſi apparecchiate ſeranno allhora nel mog-
getto
della ruota alla parte di dentro ſia fermamente rinchiuſo un Timpano, ilquale fuori della fronte della ſua ri-
tondezza
porgi un eminente dentello.
Dapoi dal diſopra del caſſero della caretta conſitta ſia una caſſa, che habbia
un
timpano che ſi moua poſto in coltello, &
ſia nel ſuo pernuzzo rinchiuſo. Nella fronte del detto timpano ſia-
no
i denti egualmente compartiti di numero di quattrocento, &
conuenghino queſti incontrandoſi nel dentello del
timpano
inferiore.
Dapoi al timpano di ſopra da un lato confitto ſia un’altro dentello, che uenghi fuori oltra gli
5550 altri denti.
Egli ſi fa ancho il terzo timpano dentato con la iſteſla ragione, & è poſto piano in un’altra caſſa, che
habbia
i denti che riſpondino, à quel dentello, il quale è confitto nellato del ſecondo timpano, dapoi nel timpa-
no
, che è poſto in piano faccianſi bucchi per poco pm, o poco meno delle miglia di quello, che per lo uiaggio d’un
giorno
ſi puo paſſare, perche non ci dara impedimento, in ciaſcuno di queſti bucchi poſti ſiano alcuni ſaſſolini ri-
tondi
, &
nella caſſa di quel timpano facciaſi un foro, che habbia un canale, per lo quale que ſaſſolini cader posſi-
no
nel caſſero della caretta, que ſaſſolini dico che ſeranno poſti in quel timpano, quando uenuti ſeranno dritto ſo-
pra
quel luogo, &
cadera ciaſcuno in un uaſe di rame, ſottopoſto, & coſi, quando ſia che la ruota andando inanzi
moua
inſieme il timpano di ſotto, &
il ſuo dentello in ogni giro conſtringa paſſare i dentelli del timpano di ſopra,
ella
, fara, che eſſendo uoltato il timpano di ſotto quattrocento fiate, quel di ſopra uoltato una ſola;
& il dentel-
lo
, che gli è dal lato confitto, fara andare inanzi un dentello del timpano, che ſtà nel piano.
Quando adunque per
6660 quattrocento giri del timpano inferiori, ſi uoltera una fiata quel di ſopra lo andar inanzi ſerà di cinquemila piedi,
&
di mille pasſi, & da quello quante palle cadute ſeranno ſonando tanti miglia ci daranno ad intendere, che ha-
ueremo
fatti.
Ma il numero dellê palle dal baſlo raccolto ci dimoſtrera la ſomma de i miglia fatti dal uiaggio d’un
giorno
.
Aſſai facile è la ſopraſcritta dimoſtratione, pure che con ragione Aritbmetica inteſa ſia, però per maggiore dichiaratione ſi dirà, che que-
ſto
artificio di miſurare il uiaggio andando in carretta conſiste nella grandezza delle ruote, laqual grandezza eſſer deue certa, &
di miſura
conoſciuta
, quando adunque ſia, che dal diametro ſi conoſca la circonferenza del circolo, egli è neceſſario far le ruote d’un diametro cer-
to
, &
miſurato, però Vitr. fa i diametri delle ruote di quattro piedi, & due dita, di dodeci che uanno à far un piede, pero ſono la ſesta
d’un
piede, accioche la circonſerenza dellaruota ſia manifesta, &
intende per questo, che la circonferenza uolga dodici piedi, è, mezzo,
entrando
il diametro tre fiate nella circonferenza del circolo, eſſendo adunque la ruota di dodici piedi è mezzo di circonferanza, &
poſto
7770 un ſegno in eßa doue ella tocca la terra, &
facendola girare ſopra la terra, finche il medeſimo ſegno ritorne al luogo di prima, hauera
ſcorſo
lo ſpacio di dodici piedi è mezzo.
Se adunque ogni compito giro di ruota, mi da dodici piedi, & mezzo di terreno uolgendoſi la
ruota
quattrocento fiate, mi dar à cinque mila piedi, &
ſe uanno uinticinque piedi per paſſo, mi dar à mille pasſi, & mille pasſi mi danno
un
miglio, ma accioche ſi conoſca quante fiate la ruota ſi uolga, non ſolamente con gli occhi, ma con l’orecchie, Vitr.
ce lo inſegna ſacil-
mente
come ſi uede nel teſto, &
la figura piu chiaramente lo dimoſtra.
287268LIBRO
Similmente nel nauigare mutando alcune coſe ſi fanno queſti artificij, perche ſi fa paſſare per li lati delle bande della
naue
un perno, ilqual con le ſue teſte eſce per le parti eſteriori della naue, nellequali s’impongono le ruote di quat-
tro
piedi, &
un ſeſto di diametro, queſte ruote nelle fronti loro hanno le lor pinne, che toccano l’acqua, nella me-
del perno dentro della naueal mezzo c’è un timpano, con un dentello, che eſce dalla ſua circonferenza, iui ap-
preſſo
euui una caſſa col ſuo timpano dentato di quattrocento dentelli egualmente diſtanti, &
conuenmenti al den-
tello
di quel timpano, che è poſto nel perno, ha di piu un dentello nel ſuo lato, che ſporta in fuori oltra la ritondi-
ta
ſua, &
c’è un’altro timpano piano, confitto in un’altra caſſa dentato allo iſteſſo modo, coſi il dentello confitto
al
lato di quel Timpano, che ſta in coltello urtando in que dentelli di quel timpano, che ſta in piano, per ogni uol-
ta
che egli da à torno, facendo andar uno di que dentelli uolge il timpano, che è poſto in piano, nelquale ſono i fo-
ri
, doue ſi ripongono i ſaſſolini ritondi, &
nella caſſa del detto timpano ſi caua un foro, che ha un canale, per loqua-
1110 le il ſaſſolino liberato dall’oſtaculo, cadendo in un uaſo di rame, ne fara ſegno col ſuono, &
coſi la naue ſpinta, ò
da
remi, ò da uento toccando le pinne delle ruote l’acqua contraria forzate da grande ſpinte à drieto uolteranno
le
ruote, lequali uolgendoſi danno di uolta al perno, il perno uolgera il timpano, delquale eſſendo il dentollo ragi-
rato
, per ogni giro, che egli dia à torno urtando in un dentello del timpano ſecondo lo fara fare moderati giri, &

coſi
poi che le ruote uoltate ſeranno dalle pinne quattrocento fiate, faranno dar’una uolta ſola al timpano poſto in
piano
per lo incontro del dentello poſto nel lato, di quel timpano, che è in cortello.
Il giro adunque del timpano
piano
quante fiate uenira per mezzo il foro mandera fuori i ſaſſolini per lo canale, &
coſi & col ſuono, & col nu-
mero
dimoſtrera gli ſpatij delle miglia della nauigatione.
Queſto artificio è ſimile à quello della carretta, ma io uedo, che puo eſſer impedito il girar delle ruote, ò per l’acqua, ò per altri acciden-
ti
, però io laſcio che la pruoua ſia quella, che lo confermi.
La figura ci dimostrera quanto è ſcritto, & dell’Organo, & della miſu-
2220 ra del Viaggio, perche queſte ſono coſe, che la ſcrittura non puo à pieno dimoſtrarle, pero biſogna che la pittura le ponga dinanzi à gli occhi,
&
molto piu può un buon ingegno capire di quello, che dimoſtra la pittura, & ſe al buon ingegno ſuſſe aggiunta la pratica di fare altre ſimili,
machinationi
non ha dubbio, che la ſcrittura ſola gli basterebbe, ma inuero biſogna naſcerci, &
hauere inclinatione naturale, & diletto di
operare
.
Et qui ſa fine Vitr. di trattare di quelle coſe, che appartengono all’utile, & al diletto de gli huomini al tempo che ſono ſenza
ſoſpetto
, &
in pace, allequal coſe io potrei, à pompa molte coſe aggiognere di quelle, che mette Herone, ma egli mi pare, che ſimili artifici
deono
eſſer tenuti in riputatione, perche da molti, che non intendono ſono tenuti uili, e hauuto in poco preggio.
Ma non ſanuo di quanto gran
de
utilità puo eſſer il ſaperne render conto, &
quante coſe, che non ſono poste da gli authori, ſi poſſono rittrouare a beneficio del mondo
per
gli ſcritti di quelli, eſſendo (come io ho detto nel Primo Libro) gran uirtù, &
gran forza poſta ne i principij, come ancho chiaramente
ſi
ha potuto comprendere dal diſcorſo fatto di ſopra nel preſente Libro circa le machine, come in tutte e la ragione del mouimento dritto
e
circolare, &
come la merauiglioſa natura del circolo ſeruando in ſe molte contrarietà, ci da cauſa di fare quelle marauiglioſe opere, che
3330 fanno conſentire la natura repugnante delle coſe alle uoglie de gli huomini, per ilche io non potrei à bastanza fare auuertiti gli Architetti, &

quelli
, che uogliono fare molte belle, &
utili machinationi à commodo delle genti, che debbiano continuamente penſare, & ripenſare e ma-
chinare
(diro coſi) ſopra i principij poſti da Vitr.
& da noi, & molto pruna da Aristotile nelle ſue mecaniche, lequali pare che ſiano ſtate
leuate
di peſo, &
trapportate da Vitr. in un ſolo capitolo, benche con ſomma breuita, ſecondo il coſtume di queſto authore, come ancho
s’è
ueduto nel Nono Libro, nel diſcorſo de i mouimenti d e i Cieli, &
nel trattamento de gli horologi, & poco di ſopra nella deſcrittione
della
machina Hydraulica, nel che ſi uede il ſuo mirabile giudicio (come io ho detto piu uolte) nella ſcielta delle coſe, perche le minute, le
ordinarie
, le uſitate e facili ſono ſtate laſciate, le belle, le importanti, le difficili, &
le ſcielte ſono state elette, & propoſte, & eſpoſte alla
intelligenza
delle genti.
Ma tempo e che ſeguitamo l’instituto noſtro, & eſſequiamo l’ultima parte, che cireſta, à fornire tutto il corpo della
Architettura
, che e quella parte, delle machine, checi ſerue all’uſo della guerra.
156[Figure 156]
28869DECIMO.157[Figure 157]A. Acqua in arca æared depreſſa. B. Delfini ærei. C. Modioli ærei. i Moggetti di Rame. D. Le Regole in forma di ſcala. E. Taxilli, taſſelli di tre dita alti.
F
. Cathene Cymbala tenentes. G. Infundibulum Inuerſum. Tramoggio detto Phigeus. H. Fiſtulæ le Canne per le quali, lo aere dalli Moggetti entra nel
Tramoggio
. I. Vestes, Stanghe. K. Manubria, Manichi, che ogni uolta che ſi preme li Taſti ſi uoltano, & apreno le Nari, che mandano il uento alle
canne
de l’Organo, che ſuonano. L. Pinne ſub quibus ſub lingulæ omnium organorum.i.i taſti e lenguelle. O. Le Regole tra’l Sommiero detto Pinax, & i
regiſtri
. P. Pinna depreſſa, un tasto calcato. Q. Tabula, il Sommiero. R. La Figura de i taſtiſeparata perche meglio s’intenda. S. Lingulæ, lenguelle.
T
. Ceruicu’a, il collo, o la canna. V. L’acqua cacciata in ſu tra. Parca e il Tramoggio dal uento delli Moggetti. X. Pars arcæ, parti dell’ arca.
Quell
punti nella forma de i Tasti ſeparata ſono, fori del Sommier, che danno il uento alle canne.
L P K R E V A T Q X E A V E X H F O B D D C H
289270LIBRO
CAP. XV. DELLE RAGIONI DELLE CATAPVLTE,
ET
DE GLI SCORPIONI.
HORA io eſponero con che miſure apparecchiar ſi posſino quelle coſe, che ſtate ſono ritrouate à
i
preſidi della guerra, &
alla necesſità della conſeruatione, & ſalute de mortali, che ſono le ragioni
de
gli Scorpioni, Catapulte, &
Baliſte, & prima dirò delle Catapulte, & de gli Scorpioni. Dalla
propoſta
lunghezza della ſaetta, che in queſti ſtrumenti ſi tira, tutta la loro proportione ſi ragio-
na
, &
prima la grandezza de i Fori, che ſono ne i loro capitelli, è per la nona parte di eſſa, & queſti
fori
ſono quelli, per li quali ſi ſtendono i nerui torti, i quali deono legare le braccia delle Catapulte.
Ma i capitelli di que fori eſſer deono della ſottoſcritta altezza, & larghezza, le tauole che ſono di ſopra, & di ſotto dal
1110 capitello, che Paralelle dette ſono, tãto ſono groſſe, quanto è uno di que ſori, larghe per uno &
noue parti, ma ne gli
eſtremi
per un foro e mezzo.
Ma le erte dalla deſtra, & dalla ſiniſtra, quelle, che Paraſtate ſi chiamano, oltra i cardini
alte
ſono quattro fori, groſſe, 5, i cardini per mezzo foro, &
un quarto, dal foro all’erta di mezzo ſimilmẽte ſia lo ſpa-
cio
di mezzo ſoro, &
un quarto, la larghezza dell’erta di mezzo per un foro e la groſſezza d’un foro, & lo ſpacio
doue
ſi pone la ſaetta nel mezzo dell’erta per la quarta parte d’un foro.
Ma le cantonate, che ſono à torno de i lati,
&
nelle fronti, conficcate eſſer deono con lame di ferro, ò pironi di rame, ò chiodi, la lunghezza del canale, che in
Greco
è detta Strix, eſſer deue di fori diecinoue, la longhezza de i regoli, che alcuni Buccule appellano, che ſi confic-
cano
dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra del canale eſſer deue di fori dieciotto, & l’altezza d’un foro, & coſi la groſſezza, &
ſi
affiggeno due regole, nellequali entra un molinello, ilquale è longo tre fori, largo mezzo, &
la groſſezza del-
la
bocchetta, che ſi affigge, ſi chiama Camillú, ò ſecondo alcuni Locullamento con i cardini ſottoſquadra, e d’un
2220 foro, l’altezza ſua di mezzo foro, la longhezza del molinello e di noue fori, la groſſezza della Scutula di noue fori.
Et la longhezza di quella parte che è detta, Epitoxis, e di mezzo foro & d’un ottauo della metà, la groſſezza d’un’
ottauo
.
Similmente l’orecchia, ò il manochio, è longo tre fori, largo & groſſo mezzo foro, & un quarto, la lõghezza
del
fondo del canale è di ſedici fori la groſſezza di noue parti, &
la larghezza della metà, & d’un quarto, la colonella,
&
la Baſa nel piano di otto fori, la larghezza del zocco doue ſi pone la colonella, è di mezzo foro, & d’un’ottauo del-
la
metà, la groſſezza è della duodecima, &
della ottaua parte d’un foro, la longhezza della colonella al cardine è di do-
dici
fori, &
noue: parti, la larghezza di mezzo foro, & d’un quarto della metà, la groſſezza è d’un terzo, & d’un quar
to
d’un foro.
Di quella ſono tre capreoli, ò chiauette, la longhezza de quali è per noue fori, la larghezza per mezzo,
&
noue parti, la groſſezza per un’ottauo, la longhezza del cardine di noue parti d’un foro, la longhezza del capo
della
colonna d’un foro e mezzo &
. la groſſezza d’un foro, la
3330 colonna minore di dietro, che da Greci è detta Antibaſi è di fori otto, la larghezza di.
la groſſezza di. la
ſottopoſta
de fori dodici, &
ſia della iſteſſa groſſezza, & larghezza, ſopra la minor colonna c’è una orecchia, o let-
to
che ſi dica, ò ſcagnello, di fori l’altezza di fori la larghezza di fori, i de i naſpi ſono di fori, la
groſſezza
d’un foro.
la larghezza di & la groſſezza di ma alli trauerſi con i cardini ſi da la lon-
ghezza
di fori dieci, la larghezza di quindeci *** *** &
la groſſezza di dieci la longhezza del braccio di fori
la
groſſezza delle radice Queſte coſe con tale proportioni, ò
aggiugnendo
, ò ſcemando ſi fanno, perche ſe i capitelli, che Anatoni ſi dicono, ſeranno piu alti della larghezza, al-
lhora
ſi deue leuare delle braccia, accioche quanto piu rimeſſo ſerà il tuono per l’altezza del capitello, la cortezza
del
bracio faccia il colpo maggiore, ſel capitello ſerà mẽ alto, che Catatono ſi dice, perche è piu forte deono le braccia
eſſer
piu longhe, accioche piu facilmente ſi regano, imperoche ſi come la leua, quando è longa quattro piedi,
4440 quello che ſi alza da cinque huomini, fatta poi di otto piedi, da due ſolamente ſi leua, coſi le braccia quanto piu lon
ghe
ſono tanto piu molli, &
quanto piu corte, tanto piu duramente ſi maneggiano.
Qui biſogno è bene che Iddio ci aiuti, percioche ne la ſcrittura di Vitr. ne diſſegno d’alcuno, ne forma antica ſi troua di queſte machine, io dico
al
modo da Vitr.
deſcritto, & lo ingegnarſi e pericoloſo, imperoche molto bene diſcorrendo ſi potrebbe fare alcuno di quelli strumenti, per
tirar
ſasſi, ò ſaette, ma che fuſſero à punto come Vit.
ci deſcriue, ſarebbe coſa grande, oltra, che le ragioni de i medeſimi ſtrumenti col tem
po
dopo Vitr.
ſi ſono mutati, perche la proua, & l’uſo nelle coſe della guerra, come in molte altre ſa mutar le forme de gli ſtrumenti, &
à
noſtri giorni quelle machine ſono del tutto poſte in diſuſo, però io credo che io ſarò degno di eſcuſatione, ſe io non entrerò in fantaſia di eſpo-
ner
quelle coſe, che per la difficulta loro, anzi per la imposſibilità ſono tali, che hanno fatto leuare da queſta impreſa huomini di piu alto
ingegno
, &
di maggiore eſperienza che non ho io. Dirò bene che dal fine cioè dallo effetto, che ſi uuol fare, ſi puo trouare ogni ſtrumen-
to
, come nella preſente occaſione.
Baliſta, Catapulte, e Scorpione ſono ſtrumenti da tirar pietre grandi, e ſaette, certo è che dalla in-
5550 tentione, &
dal fine potemo preparare ſimili ſtrumenti, conſiderando, che per far colpo gagliardo e lontano, & per tirar gran peſo, ci
biſogna
grande forze, &
tale forze, che ſian dall’arte ordinate, percioche nel mouere i gran peſi la natura è contraria à gli huomini, come
detto
hauemo, all’arte dunque appartiene ordinare tali ſtrumenti, che tirati à forza, &
rilaſciati con uiolenza mandino i peſi lontani, &
ciò
non ſi può fare ſenza chiaui, carcature, ò leue, lequali habbiano doue appuntarſi, &
fatte ſieno con proportione riſpondente al pe-
ſo
, che ſi deue trare, &
però dalla natura del peſo ſi da la proportione della grandezza à tutte le parti dello instrumento, adunque
il
modulo, che nelle fabriche ſi piglia ſer à conſiderato ancho nella parte della machine, &
però la Simmetria, & l’ordine ſi richiede an-
cho
in questa parte, &
ſimilmente la Diſpoſitione il Decoro, & la Bellezza dello aſpetto, & l’altre coſe poſte da Vitr. nel Primo Libro.
Dalla longhezza adunque della ſaettà, ò dal peſo della pietra con ragione ſi deue pigliar la miſura di queste machine, come ancho dal peſo
della
palla ſi forma il pezzo, ſi da la carcatura, &
ſi tempra l’artigliaria de noſtri tempi, perehe e neceſſario, che ci ſia proportione
tra
quello, che moue, &
la coſa, che ė moſſa, la doue chiaramente ſi proua, che ne una pagliuzza, ne uno ſmiſurato peſo puo eſſer da
6660 un’huomo ſenz’altro inſtrumẽto tirato, perche in quello ce il meno, in questo il piu ſenza proportione tra il mouente, &
la coſa, che e moſſa,
&
perche la ſaetta, & la pietra deue eſſer accommodata ad alcuna parte, però ſe gli fa il ſuo letto, & il ſuo canale, & il ſuo canale, & perche la fune, il
neruo
, ò altro, che ſpigne la ſaetta deue eſſer con ragione ſteſo e tirato, &
annodato à qualche coſa, & quella ſimilmente ad altre parte,
che
la conſtringa, &
quella ferma eſſer deue, & unita con altre parti ad un’effetto, acciò ſe le conuegna la diffinitione della machina, però
ci
naſce la necesſit à di tutte le parti de tali ſtrumeti come ſono i Trauerſi, le Erte, le Chiauette, le Tauole, i Perni, i Cardini, i Canali, i Rego-
li
, i Naſpi, le Leue, le Orecchie, le Braccie, i Capitelli, le Colonelle, i Fori, le Bocchette, &
altre coſe che Vitr. dice, le Miſure dellequa-
li
in eſſo per il tempo, &
per la negligentia d molti ſono andate, benche la ragione, & il per che di eſſe ci reſti pigliandoſi il tutto dalla ra-
gione
della Leua, &
della Bilancia. I nomi ueramente, & i uocaboli di questi ſtrumenti, ò machine ſono tolte da qualche ſimiglianza delle
coſe
, ò da qualche effetto, ò uero fantaſia come appreſſo di noi Schioppo, e Bombarda, dal ſuono, Arcobuſo dalla forma, Paſſauolante, Ba-
ſiliſco
, e Falconetto da gli effetti, coſi Baliſta dal tirare, Scorpione, perche con ſottil punta di ſaetta daua la morte, &
forſe quella era
7770 auelenata, &
Catapulta ſimilmente dalla celerità del colpo, & Arcubaliſta, & altre coſe ſimili, & dalla forma, & da gli effetti erano no-
minate
, &
a immitatione di uno di tali ſtrumenti già molti anni ne fu formato uno tutto di ferro (in picciola forma con le corde di neruo)
che
in molte parte ſi conforma con la naratione di Vitr.
il quale è in una delle Sale dello Armamento dello Eccellentißimo Conſiglio di X.
Laſcierò adunque che il tempo ci porti qualche lume, perche ancho da gli Authori Greci non ſi può cauare coſa, che buona ſia ſe bene ſono
gli
istesſi che cita Vitr.
290271DECIMO.
CAP. XVI. DELLE RAGIONI DELLE BALISTE.
IO HO DETTO delle ragioni delle Catapulte, & di che membri, & con che proportioni ſi fac
ciano
.
Ma la ragione delle Baliſte ſono uarie, & differenti, però tutte ſono ad uno effetto drizzate,
perche
altre con Stanghe, altre con Molinelli, alcune con molte Taglie, e con molti raggi, alcune
con
Argane, &
altre con Ruote e Timpani ſono tirate. Ma con tutto queſto niuna Baliſta ſi fa ſe
non
ſecondo la propoſta grandezza del ſaſſo, che da tale ſtrumento ſi manda, però della ragione di
quelle
non è ageuole à tutti.
& eſpedita coſa trattarne, ſe non à quelli, che hanno l’arte di numera-
re
, &
di moltiplicare, perche ſi fanno ne i capi alcuni Fori per gli ſpacij de i quali tirate ſono & caricate, con capello
di
Donna ſpecialmente, ò con neruo le Funi, lequali ſi pigliano dalla proportione della grandezza del peſo, di quel
1110 faſſo, che ha da eſſer tirato dalla Baliſta.
Si come dalla lunghezza della ſaetta detto hauemo pigliara ſſi la miſura delle
Catapulte
.
Ma accioche ancho quelli, che non hanno le ragioni della Geometria, & della Arithmetica posſino eſpe-
ditamente
operare, perche nel pericolo della guerra non ſiano occupati nel penſarui ſopra, io faro manifeſto ridu-
cendo
la coſa alla ragione de i noſtri peſi quelle coſe, che io ho hauute per certe, &
quelle che in parte io ho appreſe
da
mei Precettori, &
con quali coſe i peſi de i Greci habbian riſpetto à, i moduli ſommariamẽte io ſon per eſponere.
Si può creder molto à Vitr. in questa materia percioche egli era prepoſto all’artegliarie, & all’apparato delle Baliſte, Scorpioni, & delle Ca-
tapulte
, ſecondo che egli afferma nella dedicatione del Libro.
Potemo ancho uedere quanto neceſſario ſia ali’ Architetto la cognitione del-
l’
Arithmetica, et della Geometria, come egli ha detto nel Primo Libro, perche le proportioni de numeri, &
le ſolutioni delle coſe, che nume
ri
non ſi poſſono fare, ma ſi bene per uia di linee, come prouato hauemo nel Nono Libro, uẽgono da l’arte del numerare, &
da l’arte del miſu-
rare
, et qui ci ſerue quella dimãda di trouare le linee di mezzo proportionali à dua date, ſecõdo che dice Archimede, et Vit.
delle ragion loro.
2220
CAP. XVII. DELLA PROPORTIONE DELLE PIETRE,
CHE
SI DEONO TRARRE AL FORO
DELLA
BALISTA.
QVELLA Baliſta, che deue mandar fuori una pietra di due libre hauerà il foro del ſuo capitello di
cinque
dita, ſe di quattro libre, dita ſei, ſe di otto dita ſette, &
noue parti, ſe di dieci, dita otto, & no-
ue
parti, ſe di uinti dita dieci, &
noue parti, ſe di quaranta, dita dodici e mezzo & K. ſe di ſeſſanta
dita
tredeci, &
l’ottaua parte d’un dito, ſe di ottanta dita quindeci, & noue parti d’un dito. Se di cen
to
e uinti, piedi uno e mezzo, e d’un dito e mezzo *** *** ſe di cento e ottanta, piedi due &
dita cin-
3330 que, ſe di ducento libre piedi due, &
di dita ſei, ſe di ducento e dieci, piedi due, & dita ſette *** *** ſe di
ducento
e cinquanta, piedi due dita undeci e mezzo.
Determinata la grandezza del foro facciaſi una Scutula detta
da
Greci Peritritos, che per lunghezza ſia due ſori, &
della duodecima, & ottaua parte d’un foro, la larghezza due fo
ri
, &
della ſeſta parte d’un foro. Partiſcaſi la metà della diſſegnata linea, & poi che ſerà partito ſiano ritirate e raſtre-
mate
le ultime parti di quella forma di modo, che quella linea habbia la ſua torta diſſegnatione per la ſeſta parte del-
la
lunghezza, ma di larghezza la doue è la ſua piega habbia la quarta parte.
Ma la doue è la curuatura, la doue gli an
guli
i capi loro ſportano in fuori, &
i fori ſi deono uoltare, & il raſtremamẽto deue tornar in dietro per la ſeſta par
te
della larghezza.
Il foro ſi fa di forma alquãto lõghetta tanto, quãto è groſſo l’Epizige, poi che coſi ſerà formato par
tiſcaſi
à torno di modo, che ell’habbia la eſtrema curuatura dolcemente uoltata *** *** la groſſezza ſia d’un foro.
Fa-
cianli
i moggetti di fori 11 e mezzo la larghezza 159 *** *** la groſſezza oltra quello, che entra nel foro ſia di fori 51, al-
4440 l’ultimo de la larghezza ſia di foro 15.
la longhezza delle erte ſia di fori V S 5. la curuatura per la metà d’un foro la
groſſezza
.
u. d’un foro & LX. parte egli ſi da di piu alla larghezza quanto s’è fatto appreſſo il foro nella deſcrittione
in
larghezza, &
groſſezza la. V. parte di un foro. L’altezza la quarta parte, la longhezza della regola che è nella mẽſa
è
di fori otto, la larghezza, &
la groſlezza, per la metà del foro, la groſſezza del Cardine 112 *** ***. groſſezza del foro
299
*** *** la curuatura della regola 15 K la larghezza, &
groſſezza della regola eſteriore tanto, la lunghezza, che ci da-
ra
la uerſura della formatione, &
la larghezza dell’erta, & la ſua curuatura K. Ma le regole di ſopra ſerãno eguali alle
regole
di ſotto.
K. le menſe del trauerſo di fori unK la lunghezza del Fuſto del Climacyclo. di fori tredici *** *** la groſ-
ſezza
di tre K lo ſpacio di mezzo largo una quarta d’un foro.
*** la groſſezza un’ottaua *** *** K. la parte di ſopra del
Climaciclo
che è uicina congiunta alla menſa per tutta la ſua lunghezza ſi parte in cinque parti, dellequali due ſi
no
à quel membro, che Greci chiamano Chilon *** *** la larghezza 5.
la groſſezza 9 *** la lunghezza di tre fori e mez-
5550 zoK.
le parti prominenti del chilo di mezzo foro, quella del Plenthigomato di 3. d’ un foro, & d’un Sicilico. Et quel-
lo
, che è à i Perni, che ſi chiama la Fronte trauerſa è di tre fori, la larghezza delle regole di dentro 5.
d’un foro, la groſ-
ſezza
3 K.
il riempimento dell’orecchia che è per coprire la Securina s’intende K. la larghezza, del fuſto del Climaci-
do
25.
la groſſezza di fori dodici K. la groſſezza del quadrato, che è preſlo al Climaciclo F S d’un foro, ne gli eſtremi K.
ma il Diametro dell’ Aſſe ritondo ſerà eguale al chilo, alle chiauette. 5. manco una ſeſtadecima K. la longhezza dell’an
teridio
di fori F 111 9, la larghezza da baſſo 5 ***:
d’un foro la groſſezza di ſopra 2 K. la Baſa, che ſi chiama Eſcara per
longhezza
è di fori *** la contra baſa di fori quattro *** *** la larghezza, &
groſſezza dell’una, & dell’altra *** *** d’un
foro
, ſi caccia à mezzo una Colõna di altezza K.
la cui larghezza, e groſſezza e d’un foro, & mezzo, ma l’altezza non
ha
proportione di foro, ma ſerà baſtante, quello che ſerà neceſſario all’uſo *** *** d’un braccio la lunghezza di fori VI
***
*** la groſſezza nella radice ne gli eſtremi F.
Io ho eſpoſto quelle Simmetrie trattando delle Baliſte, & delle Ca-
6660 tapulte, che io ho giudicato ſommamente eſpedite, ma come ſi carchino, &
tirino con funi torte di neruo, è di ca-
pelli
, quanto potrò con i ſcritti abbracciare non laſcierò.
Et qui che potemo noi dire in tanta ſcorrettione di teſto? in tanta conſuſione di miſure, e in tanta oſcurità di uocaboli? Mirabile era certo questa
machina
tirãdo fin ducento è cinquanta libre di peſo, &
ci uoleua una grandisſima manifattura, di parti e membri di eſſa.
CAP. XVIII. DELLE TEMPRE, E CARCATVRE DELLE
BALISTE
, ET DELLE CATAPVLTE.
PIGLIANSI traui lunghisſimi ſopra i quali ſi cõficcano i gattelli, dentro de quali uãno i naſpi,
ma
per mezzo gli ſpacij di quelle traui ſi tagliano dentro le forme, nellequali s’inueſtono i capitel-
7770 li delle Catapulte, &
con cugni ſono fermati, e tenuti accioche nel caricarle, & tirarle non ſi moui-
no
.
Piglianſi poi i moggetti di Rame, & quelli ſi mettono dentro ne i capitelli, dentro i quali uan
no
i cugnetti di ferro detti da Greci Epiſchidi, oltra di queſto ui ſi pongono le anſe delle corde, &
ſi
fanno
paſſare dall’altra parte, &
d’indi ſe riportano ài Naſpi, inuolgẽdoſi nelle ſtãghe, accioche per
quelle
ſteſe, e tirate le corde quãdo con le mani ſeranno tocche, habbian eguale riſpõdenza di ſuono nell’una, &
l’al-
tra
parte, &
quãdo queſto haueremo fatto queſto allhora con cugni à i Fori, ſi ſerrano di modo, che non poſſono
291272LIBRO ammollarſi, & coſi fatti paſſare nall’altra parte la iſteſſa ragione le ſtãghe ſi ſtẽdono per li Naſpi, fin che ſuoni-
no
egualmente, &
coſi i ſerramenti de i cugni ſi tẽprano le Catapulte al ſuono con udito, & orecchia Mnſicale.
Queſto accennò Vitr. nel Primo Libro uolendo, che lo Architetto haueſſe qualche ragione di Muſica, perche ſe è quella proportione da ſuono, à
ſuono
, che è da ſpatio à ſpatio, non prima ſerrar ſi deono i Fori posti ne i capi, per liquali ſi tirano le funi torte, che rendino ſuoni eguall, &

allhora
renderanno ſuoni eguali, che ci ſera paritȧ de ſpatij, &
eguale tiramento dalla deſtra, & dalla ſiniſtra delle funi, & quando queſto dal-
l’orecchia
ſer à udito, alhora ſer à molto bene temperata la carcatura, &
il colpo ſer à dritto e giuſto, come la ragione ci dimoſtra.
CAP. XIX. DELLE COSE DA OPPVGNARE, E DA DIFFENDERE,
ET
PRIMA DELLA INVENTIONE DELLO ARIETE
ET
DELLA SVA MACHINA.
1110
IO HO detto quello, che io ho potuto di queſte coſe. Reſtami dire delle Machine da battere, & da
oppugnare
in che modo machinationie uittorioſi Capitani, &
le Città eſler posſino diffeſe. Pri
ma
quanto appartiene alla oppugnatione, coſi ſi dice eſſer’ſtato ritrouato l’Ariete.
I Carthagineſi
per
oppugnar Gade s’accãparono, &
hauendo prima preſo il Caſtello ſi sforzarono di gettarlo à ter
ra
, ma poi che non haueuano ferramenti per roinarlo preſero una traue, &
queſta le mani ſoſte-
nendo
, &
urtãdo con uno de capi continuamẽte andauano ſcalcinãdo la ſommità del muro, è ſman
tellando
i primi corſi delle pietre à poco à poco leuarono tutta la diffeſa.
Dapoiaccade, che un certo Fabro di Tiria
detto
Pefaſmeno indutto da queſta ragione, &
inuentione, drizzata un’antenna da quella ne ſoſpeſe un’altra per tra
2220 uerſo in bilancia, &
coſi tirãdo indietro, e ſpignendo inanzi con gran colpi roinò il muro di Gaditani. Ma Cetra Cal
cedonio
fece prima un Baſamento di legno poſto ſopra ruote, &
poi ſopra ui fabricò con traui dritti, & con chiaui, e
trauerſi
uno ſteccato, &
in queſti ſoſpeſe, & appicco l’Ariete, & di Corami de buoi fece la coperta, accioche piu ſicu-
ri
foſſero quelli, che nella machina poſti fuſſero, à batter la muraglia, &
queſta ſorte di machina per eſſer alquanto
tarda
ne i forzi ſuoi, fu dal detto Teſtudine Arietaria nominata.
Poſti adunque da prima queſti gradi, à tal ſorte di
machina
, auenne dapoi che quãdo Philippo figliuolo d’Aminta ſi poſe all’aſſedio, &
à batter Bizantio, che Polindo
Theſalo
ui aggiunſe molte ſorti, &
molte facilità, dalqual poiimpararono Diade, & Cherea, che andarono al ſoldo
Aleſſandro
.
Perche Diade nei, ſuoi ſcritti dimoſtra hauer trouato, le Torri, che andauano, lequali ancho disfatte ſo
lea
portar nello eſſercito.
Oltra di queſto egli trouò la Triuella, la machina aſcēdente, per laquale à pie piano ſi pote
ua
paſſare alla muraglia.
Et ancho trouò il Coruo, che roinaua le mura, detto Grue da alcuni. Similmente uſaua lo
3330 Ariete con le ruote di ſotto, le ragioni delquale egli ci laſciò ſcritte, &
dice, che la piu picciola Torre non deue eſſer
mẽ
alta di cubiti 60.
larga 17, raſtremata di ſopra la quinta parte del ſuo diſotto, & che le erte da baſſo di 10 parti d’un
piede
, &
di ſopra di mezzo piede ſi douean fare, & che biſogna fare quella Torre di 10 tauolati, & che per ogni lato
hauer
deue le ſue fineſtre.
Ma la Torre piu grãde doueua eſſer alta 120 cubiti, larga 22 e mezzo *** *** & raſtremata di
ſopra
ſimilmente la quinta parte ***:
i ſuoi dritti ò erte dal ſondo d’un piede, dal di ſopra di mezzo piede, & queſta
altezza
egli faceua di 20 tauolati, &
ciaſcuno tauolato haueua il circuito di tre cubiti, & la copriua di corami crudi,
accioche
fuſſero da ogni colpo ſicure.
L’apparecchio della Γ eſtuggine Arietaria ſi faceua con la iſteſſa ragione. Per-
che
haueua lo ſpacio di 30 cubiti, l’altezza oltra la ſommità di 16.
ma l’altezza della ſommità del ſuo piano di 7 cubiti.
Vſciua in alto, & ſopra il mezzo faſtigio del tetto una Torricella meno larga di 12 cubiti, & di ſopra s’alzaua in
altezza
di 4 tauolati, nellaquale dal tauolato di ſopra ſi poneuano gli Scorpioni, &
le Catapulte, & dalla parte di ſot-
4440 to ſi raccoglieua una grande quātità diacqua per eſtinguer il fuoco, caſo che egli ui fuſſe gettato.
Poneuaſi ancho in
eſſa
la machina Arietaria, detta da Greci Chriodochi, nella quale ſi poneua un baſtone, ò morello fatto al torno ſo-
pra
ilquale era poſto l’Ariete, che à forza di funi tirato inanzi, &
indietro faceua coſe merauiglioſe, & queſto ancho
come
la Torre era di corami crudi coperto.
Quãto alla Triuella egli ci laſciò ſcritto queſte ragioni. Egli faceua quella
machina
, come una teſtuggine, che nel mezzo nelle ſue erte haueua un canale, come ſi ſuol far nelle Baliſte, &
nelle
Catapulte
.
Queſto canale era longo 50 cubiti, alto uno, & in eſſo ſi poneua per trauerſo un Naſpo, & dal capo dalla
deſtra
, &
dalla ſiniſtra due taglie, per lequali ſi moueua quel traue col capo ferrato, che ui era dẽtro, ſotto lo iſteſſo ca
nale
quelli, che erano rinchiuſi ſicuri, faceuano piu preſti, &
piu gagliardi i mouimenti di quella. Sopra quel traue,
che
iui era ſi gettauano gl’archi, &
i uolti per coprire il canale, accioche ſoſteneſſero il corame crudo, colquale era
quella
machina in uolta.
Del Coruo egli non pensò che fuſſe da ſcriuere alcuna coſa, hauendo auuertito, che quella
5550 machina non era di alcun ualore.
Ma della machina che s’accoſtaua Grecamente Epiuatra nominata, & delle machi-
natione
da mare, che poſſono entrar nelle Naui, egli ſolamente ha promeſſo di ſcriuere, io ho bene auuertito, che
egli
non ci ha le ſue ragioni eſplicate.
Io ho ſcritto quelle coſe, che appartengono allo apparecchio delle machine
ſcritte
da Diade.
Hora io dirò quelle coſe, che io ho hauuto da miei precettori, & che à me pareno di utilità.
Le coſe tratate nel preſente cap. della inuẽtione dello Ariete, & della Fabrica ſua, & delle Torriè Testuggini, & della Triuella, et delle altre ma
chine
ſono aſſai bene inteſe, però non mi par’ che ſianeceſſario tentar di eſplicarle meglio, &
di queſte ſe ne fa mentione appreſſo gli Hiſtorici,
&
de gli effetti loro ſe ne parla copioſamente, & inomi di queste machine, come gli altri ſono preſi dalle ſorme, & da gli effetti loro, come
facilmente
ſi può intender, ſenza noſtra fatica.
6660
CAP. XX. DELL’ APPARECCHIO DELLA
TESTVGGINE PER LE FOSSE.
LA TESTVGGINE, che ſi apparecchia alla congeſtione delle Foſſe, & che ancho ſi puo acco-
ſtare
alle mura in queſto modo ſi deue fare.
Facciaſi una Baſa detta Eſchara da Greci, & ſia queſta
quadrata
per ogni lato piedi uinticinque, i ſuoi trauerſi quattro, &
queſti contenuti ſiano da altri
due
trauerſi grosſi f.
5. larghi. 5. & ſian queſti trauerſi diſtanti tra ſe da un piede e mezzo, & per
ogni
ſpacio di quelli ſiano ſottopoſti alcuni arborſcelli Amaxopodes detti da Greci, nei quali ſi
uoltano
i Perni delle ruote cerchiati di lame di ferro, &
quegli arborſcelli ſiano coſi temperati, che
habbian
i Cardini, &
i Fori loro per doue le ſtanghe paſſando poſſano quelli à torno uoltare, accioche inanzi, & in-
dietro
dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra, & per torto in angulo, doue ricercherà il biſogno per gli arborſcelli inanzi mo-
7770 uer ſi posſino, ſopra la baſa poſti ſiano due trauicelli, che ſportino in una, &
nell’altra parte ſei piedi, d’intorno à que
gli
ſporti conficcati ne ſian due altri che ſportino inanzi le ſronti piedi ſette grosſi, &
larghi come ſono quelli, che
nella
Baſa deſcritti ſono, ſopra queſta collegatura drizzar ſi deono le portelle congiunte, oltra i Cardini di piedi no-
ue
, groſſe per ogni uerſo un piede, è un palmo, lontane una dall’altra un piede e mezzo.
Siano queſte dal diſopra rin
chiuſe
tra le traui cardinate, ſopra le traui poſti ſiano i capreoli, ò chiaui, che co i cardini l’uno entri dentro l’altro
&
ſiano leuati piedi noue, ſopra i capreoli ſi pone un traue quadrato, che lega, & congiugne i traui, & queſti da i
292273DECIMO. ro laterali d’ìntorno conficcati ſian contenuti, & coperti bene con tauole ſpecialmente di palme, ilche ſe non ſi può
piglieſi
altra ſorte di legno, oltra il Pino, &
l’Alno, che poſſa eſſer buono per queſto effetto percioche il Pino, & l’Al-
no
ſono fragili &
ſacilmente riceueno il foco. D’intorno i tauolati poſti ſiano i cratici di ſottilisſime uerghe molto
denſamente
conteſte, e ſpecialmente uerdi, e freſche, cuccitoui i crudi corami doppi, &
riempiti di alica, ò di paglie
in
aceto macerate ſia d’intorno tutta la machina inueſtita, &
coſi da queſte coſe ſeranno ribattuti i colpi delle Bali-
ſte
, è ſcacciati gl’impeti de gli incendij.
CAP. XXI. DELLE ALTRE TESTVGGINI.
EVVI un’altra ſorte di Teſtuggine, che ha tutte le altre coſe al modo, che hanno le teſtuggini ſopra
ſcritte
, eccetto che i capreoli, ina hanno d’intorno il parapetto, ei merli fatti di tauole, &
dal diſo-
1110 pra, i ſottogrondali che ſtãno in piouere, che ſi contengono ſopra le tauole, &
i corami fermamen-
te
conficcati, &
di ſopra ci è poſta dell’ Argilla con capello battuta tanto groſſa, che il fuoco per mo
do
alcuno non poſſa ſar danno alla detta machina.
Egli ſi può ancho, quando biſogno ſia, far que-
ſte
machiue di otto ruote comportando coſi la natura del luogo.
Ma quelle teſtuggini, che ſi fanno
per
cauar ſotto che da Greci ſono Origes nominate hãno tutte le altre coſe (come è ſopraſcritto) &
le fronti di quel
le
ſi ſanno come gli angoli de i triangoli, accioche quando il ſaettume dalle mura mandato in quelle percuoterà, non
riceuino
i colpi con le fronti piane, ma ſcorrendo da i lati ſenza pericolo, quelli che dentro ſono, &
che canano ſiano
diſſeſi
.
Non mi par alieno dal propoſito noſtro eſponer, le ragioni di quella Teſtuggine, che fece Agetore Bizantino.
Era la Baſa piedi 60 per longhezza, 28 per larghezza, drizzate erano 4 erte ſopra la ſua colligatione di due traui com
poſte
, ciaſcuna d’altezza di piedi 36, groſſe un piede, &
un palmo, larghe un piede, è mezzo. Haueua la Baſa otto ruo
2220 te, &
con quelle era cõdotta l’altezza delle ruote era di piedi u 15 *** la groſſezza di piedi tre, & coſi fatte di tre dop-
pie
di materia#&
ſotto ſquadra alternamente poſte inſieme, & lame di ferro#legati. Queſte ne gli arborſcel
li
, ò Amaxotopodes che ſi dichino, ſi uolgeno, &
poi ſopra il piano dei tranſtri che erano ſopra la Baſa erano drizza-
tele
porte di piedi 28 *** di larghezza 5 *** &
digroſſezza p. 2. diſtãti tra ſe 15 *** ſopra quelle i traui ſerrate à torno
conteneuano
tutta quella legatura, e cõpactione *** *** larghe piedi 1 *** groſſe 5 *** ſopra quella erano alzatii ca-
preoli
piedi 12, ſopra i capreoli era un traue poſto, che cõgiugneua gl’incaſtri de le chiaui.
Et di piu haueua di ſopra i
laterali
fitti per trauerſo, ſopra iquali era il tauolato à torno, che copriua le coſe di ſotto, &
nel mezzo del tauolato
erano
alcuni trauicelli doue eran poſti gli Scorpioni, &
le Catapulte. Drizzauanſi ancho due erte poſte inſieme, &
di
ſopra incaſtrate di piedi 36:
***: groſſe un piede e mezzo *** *** larghe due congiunte con i capi ad un traue tra-
uerſo
con i cardini, ò inca ſtri, che ſidicha, &
un’altro trauerſo tuttauia tra due fuſti anch’egli con ſuoi incaſtri, & le
3330 gato conlame di ferro.
ſopra il quale alternamente era poſto il legname tra i fuſti, & il trauerſo rinchiuſo tra le orec-
chie
, &
i manichi fermamente, in quella materia erano due pernuzzi fatti al torno, à iquali eſſendo le funi legate
ſoſteneuano
l’Ariete, &
ſopra il capo di quelli, che conteneuano l’Ariete era un parapetto ornato à ſimiglianza d’u-
na
Torricella di modo, che ſtando due Soldati ſenza pericolo poteſſero riguardar da lunge, &
riportar, quello che
tentaſſero
i nemici l’Ariete di quello haueua di lunghezza piedi ciy *** *** di larghezza al baſſo un piede, &
un
palmo
*** *** di groſſezza un piede *** *** raſtremato dal capo in larghezza 1 *** *** in groſſezza 5 *** Queſto Ariete
haueua
il roſtro, &
la punta di duro ferro, al modo, che ſogliono hauere le naui longhe, & dal roſtro quattro lame di
ferro
cerca 15 piedi erano fitte longo il legno.
Et dal capo al piede del traue eran tirate quattro fune groſſe otto dita,
al
modo che l’albero della naue da poppe à proua è rittenuto, &
à quel traue erano con trauerſi attorchiate le funi
raccomandate
che tra ſe erano diſtanti un piede, &
un palmo; & di ſopra tutto l’Ariete era coperto di corami cru
4440 di, &
da quelle funi, dellequali pendeuano i loro capi eran fatte quattro catene di ferro inuolte ancho eſſe in cora-
mi
crudi.
Similmente il ſuo ſporto haueua un’arca fatta di tauole, & confitta con groſſe corde ſtirate per l’aſprez
za
dellequali non ſcorrendo i piedi facilmente ſi perueniua all’altezza della muraglia, &
quella machina nello an-
dar
à ſei modi ſi moueua, inanzi, per lato dalla deſtra, &
dalla ſiniſtra, s’alzaua, & s’abbaſſaua. Drizzauaſi in al-
tezza
per roinare il muro da cento piedi, &
per lato dalla deſtra, & dalla ſiniſtra correndo abbracciaua non meno
di
cento piedi, &
cẽto huomini la gouernaua, è peſaua quattro mila talenri, cioe libre quattrocento è ottanta mila.
CAP. XXII. LA PERORATIONE DI TVTTA L’OPERA.
IO HO eſplicato quanto mi pareua conueniente de gli Scorpioni, & delle Catapulte, & delle Pa-
liſte
, &
parimente delle Teſtuggini, & delle Torri, & da chi ſono ſtate ritrouate, & in che modo far-
5550 ſi doueſſero.
Ma niuna necesſità mi ha conſtretto à ſcriuere delle Scale, & dei Carcheſi, & di quelle
coſe
le ragion dellequali debili ſono, &
di poca fattura: perche i Soldati ſanno da ſe queſte coſe: ne
le
iſteſſe in ogni luogo ne con le medeſime ragioni ci ſeruono, perche è differente una diffeſa dal-
l’altra
, &
ancho la gagliardezza delle nationi: perche con altra ragione ſi deono apparecchiare le
machinationi
contra gli audaci, etemerari con altra contrai diligenti, ſpauentati, però ſe alcuno uorrà attendere alle
preſcritte
coſe, ſciegliendo dalla uarie di quelle, &
riducendole in una preparatione conferendole inſieme, non ha
uera
biſogno d’aiuti, ma potrà sbrigarſi in ogni occorenza con quelle ragioni, &
in que luoghi, che ſerà buono ſenza
hauerne
dnbitatione alcuna.
Ma delle machine da diffeſa non ſe ne deue parlare, perche i nemici non apparecchia-
no
l’offeſe ſecondo i noſtri ſcritti, ma ſpeſſo le loro machinationi alla ſprouiſta ſenza machina con preſti conſi-
gli
ſono ſottoſopra gettati.
ilche eſſer auuenuto à Rhodiani ſi dice. Diogeneto fu Architetto Rhodiano al-
6660 quale ogni anno del publico ſi daua una certa prouiſione per l’arte ſua, al coſtui tempo eſſendo de Arado uenuto à
Rhodi
un certo Architetto detto Callia, fece un’alta Torre, &
ci dette una moſtra di muraglia, & ſopra quella fece
una
machina in un Carcheſio, che ſi uolgeua, con laquale egli preſe una machina detta Helepoli dal prender delle
Città
, che ſi auuicinaua alla muraglia, &
la trapportò dentro le mura. Mosſi i Rhodiani da tale eſſempio meraui-
gliosſi
leuarono la prouiſione annale à Diogeneto, &
la diedero à Callia fra queſto mezzo Demetrio , che per la
oſtinatione
dell’animo era detto deſtruttore delle Città, apparecchiando la guerra cõtra Rhodi menò ſeco Epimacho
Athenieſe
nobile Architetto, coſtui fece fare una Torre di grãdisſima ſpeſa con induſtria &
fatica alta piedi cento
e
uinticinque, larga ſeſſanta &
poi quella confermò con Silicij, & Corami crndi di modo, che reggeua ad un colpo
di
pietra di trecento e ſeſſanta libre tratta da una Baliſta, &
quella machina era di peſo, di libre trecento e ſeſ-
ſanta
mila.
Ma eſſendo pregato Callia da Rhodiani, che egli contra quella Torre apparecchiaſſe una machina, &
7770 quella tiraſſe dentro le mura, come promeſſo haueua, egli negò di poter ciò fare, perche ſi può fare ogni coſa con
l’iſteſſe
ragioni.
percioche ſono alcune coſe che rieſcono tanto in modelli piccioli, quanto in forme grandi, altre non
poſſono
hauer modelli, ma da ſe ſi fanno, altre ancho à modelli s’asſimigliano, ma quando ſi fanno maggiori non ri-
cſcono
, come da quello, che io dirò, ſi può bene auuertire.
Egli ſi fora con una triuella, & ſi fa un foro di mezzo ditȯ,
d’un
dito, &
d’un dito e, mezzo, ilche ſe con la iſteſſa ragione far uorremo d’un palmo, non ſi può, ma di mezzo pie
de
del tutto non ſi deue penſare, coſi à queſta ſimiglianza ſi può far alcuna coſa in una forma molto grande, preſa
da
un picciolo modello, ilche all’iſteſſo modo in molto maggior grandezza non ſi può conſeguire.
Queſte coſe
293274LIBRO do ſtate auuertite da Rhodiani, quelli che la ingiuria bauean ancho fatto oltraggio à Diogeneto, poi che uidero il
nemico
ſdegnato &
oſtinato, & che la machina era per eſpugnar la Città temendo il pericolo della ſeruitù, & ueden
do
, che non ſi atteudeua altro ſe non che la Città fuſſe roìnata, ſi humigliarono pregando Diogeneto che in quel ca-
ſo
aiutaſſe la Patria.
Coſtui da prim@ negò di uolerlo fare, ma poi che le Vergini ingenue, & nobili, & i giouanetti
con
i Sacerdoti uennero à prega@e alhora egli promiſe con queſte conditioni, che ſe egli prendeſſe quella machina,
fuſſe
ſua.
Concertate queſte coſe egli fece rompere il muro da qnella parte doue la machina doueua auuicinarſi, &
commandò
in publico &
in priuato, che quanto ciaſcuno haueſſe di acqua, di ſterco, & di fango, per quella apertura
fuſſe
per li canali mandata dinanzi il muro, poi che adunque per lo ſpacio d’una notte gran copia d’acqua, di luto, &

di
ſterco fu in quel luogo largamente inuiata, il giorno ſeguente accoſtandoſi la Torre, prima che al muro auuicinaſ-
ſe
nel humida, &
fangoſa uoragine di fermarſi fu conſtretta, doue che ne andar inanzi, ne tornarà dietro pm puote
1110 giamai.
Perche uedendo Demetrio eſſer ſtato dalla Sapienza di Diogeneto ingannato, ſe ne tornò à dietro con l’ar-
mata
ſua.
Allhora i Rhodiani liberati dalla guerra per la ſolertia di Diogeneto publicameote lo ringratiarono, & l’ho
norarono
di tutti gli honori, &
ornamenti. Diogeneto poi conduſſe quella machina dentro la terra, & la poſe in pu-
blico
con tale inſcrittione.
DIOGENETO DELLE SPOGLIE AL POPVLO
HA
FATTO QVESTO DONO.
Etcoſi nelle diffeſe non tanto le machine, ma
ſpecialmente
i conſigli preparar ſi deono.
Coſi à chio hauendo i nemici ſopra le naue poſte le machine delle San-
buche
di notte tempo quei da chio gettarono nel mare dinanzi la muraglia terra, arena e pietre, e uolendo il ſe-
guente
i nemici accoſtarſi con l’armata diedero nelli ſcagni, ch’eran ſott’acqua, ne puotero auuicinarſi al muro, ne
tornar
in dietro, ma iui con martelletti forate le naui furono abbruggiate.
Coſi Appolonia eſſendo aſſediata, e
penſando
i nemici d’entrar per le caue nella terra ſenza ſoſpetto, eſlendo queſto ſtato auuertito dalle ſpie, &
fatto-
2220 ne auuertiti gli Appolinati, turbati dalla triſta nouella per la paura hauendo biſogno di conſiglio non poteuano ſa-
per
del certo da che parte i nemici haueſſero à sboccare:
alhora Trifone Aleſſandrino, che iui era Architetto fece fa-
re
dentro le mura molte caue, &
cauando la terra uſciua fuori della muraglia meno d’un tiro d’arco, & in tutti que
uacui
attaccaua ſoſpeſi molti uaſi di rame, di queſti in una di quelle foſſe, che era dirimpetto alla caua fatta da nemi-
ci
per le percoſſe de ferramẽti i uaſi appiccati cominciarono à ſonare, dalche fu poi cõpreſo, che da quella parte i ne-
mici
cauãdo penetrar uoleuano dẽtro le mura, coſi conoſciuti i termini fece apparecchiar uafi d’acqua bogliente, &

di
pece ſopra’l capo de nemici, &
di ſterco humano, & di arena cotta rouente, & la notte poi fece dal diſopra molti fo
ri
, &
da quelli di ſubito mandando in giu ammazzò tutti i nemici, che erano in quella caua. Simile auuertimento fu
quando
ſi combatteua Marſiglia;
& piu di trenta caue ſi faceuano, dilche ſoſpettando quei di Marſiglia tutta la foſſa
ch’era
inanzi la muraglia cauarono con piu alta cauatione di modo, che tutte le caue de nemici sboccarono nella det
3330 ta foſſa, ma la doue non ſi poteua far la foſſa, dentro le mura fecero un baratro profondisſimo, &
fecero come una
piſcina
d’incontra à quella parte, doue ſi faceuano’le caue, &
quella di acque de pozzi, & del porto empirono, & coſi
sboccãdo
la caua di ſubito aperte le Nari una grã forza d’acqua mãdata, leuò di ſotto i ſoſtegni, e ripari, perilche tutti
quelli
, che ui erano dẽtro, &
dalla ruina della caua furono oppresſi, Similmẽte quando cõtra gli iſtesſi ſi faceua un’ar
gine
dirimpetto al muro, &
di alberi tagliati iui poſti s’inalzaua l’opera da guaſtatori, mandando dalle Baliſte ſtãghe
di
ferro infnocate fecero abbruſare tutta la munitione, &
quando la teſtuggine Arietaria s’accoſtò alla muraglia
per
batterla calarono un laccio, colquale ſtrignendo l’Ariete, &
uoltando un’Argana col Timpano ſoſpeſo tenendo
il
capo di quello non laſciarono che l’Ariete toccaſſe il muro;
& finalmente con martelli boglienti à colpi di Baliſta
tutta
quella machina ruinarono.
Et coſi queſte Città con la uittoria, con machine, ma contra la ragione delle ma-
chine
per ſolertia de gli Architetti furono liberate.
Io ho ridotto à fine in queſto uolume quelle ragioni, che io ho
4440 potuto eſpedire delle machine ſi al tempo di guerra, come al tempo di pace, &
che io ho ſtimato eſſer’utilisſime. Ma
ne
i primi noue io ho preparato quanto apparteneua à ciaſcuna maniera, &
ad ogni parte, accioche tutto il corpo ha
ueſſe
eſplicati tutti i membri dell’ Architettura, &
dichiariti nel numero di Dieci Volumi.
Le coſe dette in queſt’ ultimo cap. del Decimo, & ultimo Libro dell’ Architettura di Vitr. benche ſieno ſacili, deono pero eſſer diligentemente con-
ſiderate
da ciaſcuno ingegniero, perche ſi uede ſpeſſo eſſer uero quel prouerbìo, che dice, che l’ingegno ſupera le ſorze, come quel uillano cōſi-
gliò
, che ſopra il Põte di Verona foſſero portati molti carri di terreno, accioche calcãdo col peſo l’acqua del Ladice, che mir abilmẽte creſceua,
nol
portaſſe uia, hauẽdoſi prima cõſultato la coſa molti ingegnieri, che la loro arte ſapeuano prouederle, &
coſi ſia fine à laude di Dio
della
fatica noſtra, la qual uolẽtieri ho impiegata per beneſicio di molti dãdo occaſione ad altri di far meglio, l’opera miadi noue anni apũto.
158[Figure 158]IL FINE.DEVS
ADIVVAT
VOLENTES
294
TAVOLA DI QVELLO SI CONTIENE
IN
TVTTA L’OPERA PER I CAPI.
Che coſa ſi contiene nel Primo Libro di Vitruuio.
A DIO HONOR E GLORIA.
11
LA
Dedicatione dell’opera
Che
coſa è Architettura, & quale eſſer deue l’Ar
# chitetto
In
che conſiste l’Architettura
Quante
e quali ſiano le parti dell’ Architettura,
Di
elegger i luoghi ſani per ſabricar le Città.
Del
ſondar le mura, & le Torri
Del
compartimento dentro della Città, per ſchifare i uenti nociui,
Della
elettione de i luoghi all’uſo commune della Città.
# I capi del Secondo Libro.
Il
Proemio
Della
uita de gli antichi huomini, & de i principij del fabricare
De
i principij naturali
De
i mattoni,
Dell’
Arena,
Della
Calce,
Della
Pozzolana,
Delle
Petraie,
Delle
maniere, luoghi, e modo del murare,
De
i legnami
Dell’abete
di qua, & di dallo Apennino.
# I capi del Terzo Libro.
Il
Proemio
Della
compoſitione de i Tempi, delle Simmetrie, & della miſura del
# corpo humano
Di
cinque ſorti, & maniere di Tempi
Delle
fondationi, & delle colonne, & de gli ornamenti, & Ar-
# chitraui.
# I capi del Quarto Libro.
Il
Proemio
Le
origini, & inuentioni di tre maniere di Colonne
De
gli ornamenti delle Colonne
Della
ragion Dorica,
Della
diſpoſitione di dentro, & dell’ Antitempio#
Di
ſar i Tempi ſecondo le parti del ciclo
Delle
porte, & ragioni loro,
De
i Tempi Toſcani
De
gli Altari.
# I capi del Quinto Libro.
Il
Proemio
Del
Foro, della Baſilica,
Di
ordinar l’Erario, la Pregione, & la Curia
Del
Theatro,
Dell’Harmonia
#
De
i uaſi del Theatro,
Della
conformatione del Theatro
Del
tetto del portico del Theatro
Di
tre maniere di Scene
De
i portici, & delle ambulationi dietro la Scena
Delle
diſpoſitioni, e parti de i bagni
Delle
Palestre, & de i Xiſti
De
i Porti, & delle fabriche nell’acqua.
# I capi del Sesto Libro.
Il
Proemio
De
diuerſi qualità de paeſi, & come ſecondo quelli ſi deue ſabricare
Delle
proportioni, & miſure de gli edifici de priuati
De
i cortili
De
gli Atri, & de Tablini
De
i Triclini, Stanze, Exedre, e Pinacothee
Delle
ſtanze all’uſanza Greca
A
che parte eſſer deue riuolta ogni ſtanza, accioche ſia ſana, e
# buona
De
i propi luoghi de gli Edifici priuati, e communi ſecondo la qualità
# delle perſone
De
gli ediſici ruſticali, & delle partiloro
De
gli Edifici de’Greci delle diſpoſitioni delle parti, & differenze, de
# nomi di quelle
Della
fermezza, & de fondamenti de gli Edifici.
# I capi del Settimo Libro.
Il
Proemio
Del
terrazzare
Della
maceratione della Calce per biancheggiare, èt intonicare i mur
De
i uolti dell’orſare, & delle intonnicature
De
i polimenti ne i luoghi humidi
Della
ragione del dipignere ne gli edificij
Della
preparatione del marmo per l’incroſtature
De
i colori, & prima de l’Ocrea
Delle
ragioni del Minio
Del
temprar il Minio
De
i colori artificioſi
Del
temprar l’azurro
Come
ſi faccia la Biacca, il Verderamé, & il Minio Sandaraca detto
Come
ſi faccia l’Oſtro de tutti i colori fattici preſtantis’ſimo
De
i colori Purpurei.
# I capi dell’Ottauo Libro.
Il
Proemio
Dell’inuentione
dell’acque
Dell’acque
calde, & della natura di diuerſi Fonti, Fiumi, e Laghi.
Della
propietà d’alcuni luoghie ſonti
Delle
iſperienze dell’acque
Del
condure, & liuellare l’acque, & de gli instrumenti per far queſto
A
quantimodi ſi conducono l’acque.
# I capi del Nono Libro.
Il
Proemio
Inuentione
di Platone da miſurar icampi
Della
Squadra, & ſorma ſua, inuentione di Pythagora
Come
ſi conoſca la portione d’argento meſcolato con l’oro
Delle
ragioni de i Gnomoni. Del Mondo, & de i Pianeti
Del
corſo del Sole per li dodeci Segni
Delle
conſtellationi dal Zodiaco al Settentrione
Delle
conſtellationi dal Zodiaco al Meriggie
Delle
ragioni de gli Horologi, & delle ombre Equinottiali in diuerſi
# luoghi
Della
ragione, uſo, inuẽtione, et ſorti de gli Horologi, et de gl’inuẽtori
# I capi del Decimo Libro.
Il
Proemio
Diffinitione
della Machina, origine, & necesſità, & come e differente
# dallo Inſtrumento
Delle
machine trattorie delle opere Sacre, e publiche
De
diuerſi uocaboli di machine, & come ſi drizzano
Vna
machina da leuar grandisſimi peſi
Vn’altra
ſorte di machina trattoria
Inuentione
di Cteſifonte per condurre gran peſi
Il
trouar della Petraia, con che s’è fatto il Tempio di Diana Eſeſia
Del
dritto, e circolar mouimento per leuar i peſi
De
gli ſtrumenti da cauar l’acqua, & prima del Timpano
Delle
ruote, e timpani, per macinare
Di
una uida che alza molta copia d’acqua, ma non coſi alto
Della
machina di Cteſibio, che alza molto l’acqua
Delle
machine Hidraulice, con che ſi fanno gli Organi
Come
ſi miſura il camino fatto in Carretta, ò per naue
Delle
ragioni delle Catapulte, & de gli Scorpioni
Delle
ragioni delle Baliſte
Delle
proportioni che hanno le pietre al foro delle Baliſte
Come
ſi temprano, e carcano le Baliſte, & le catapulte
Delle
offeſe & difeſe, & prima della inuentione dell’Ariete, & di
# ſua machina
Dell’apparecchio
della Teſtuggine alla congeſtione delle ſoſſe
De
altre teſtuggini.
La
Peroratione di tutta l’Opera.
295
TAVOLA PER DICHIARATIONE DE TVTTE LE
COSE
NOTABILE DE L’OPERA.
11 # ABacvs# carte # 89# righe # 69 Abete è ſua natura, et ſue parti et uſo # 53 # 54 # 55 Abete infernate, & ſupernate # 55 # 55 Abete, & luogo di Plinio, & di # Theofraſto # 55 # 45 Abuſo, che coſa è. # 8 # 62 # Ac. Acanto, cioe Branca Vrſina # 104 # 33 Aceto, & ſuoi effetti, & acro ſapore # 197 # 27 Acqua e ſua qualità # 45 # 12 Acqua piouana, & ſua natura # 193 # 1 Acqua calda Medicinale # 196 # 10 Acque ſulfuree, & lor’effctti # 196 # 11 Acque d’allume, & lor eſſetti # 196 # 12 Acque di Bitume # 196 # 13 Acque nitroſe # 196 # 14 Acque de metalli, & loro effetti # 196 # 18 Acque di Athene # 196 # 27 Acque di cibdele # 196 # 30 Acque di Tarſo citta di Cilicia # 196 # 31 Acqua calda in Hieropolie ſua natura # 196 # 51 Acque amare # 196 # 57 Acque mortifere # 197 # 7 Acqua d’Arcadia detta Stigos, & ſua mirabile propieta # 197 # 16 Acque, che rompono le pietre nella uesſica # 197 # 35 Acque, che fan gli huomini ebbri# 197 # 35 Acque che fan gli huomini gozzuti# 197 # 38 Acque, che fan gli huomini abstemij # 197 Acqua, che fa impazzire, & ſuo epigramma # 197 Acqua che fa cader i dẽti a Suſe in Perſia, et ſuo epigrãma # 197 Acque che fan buona uoce # 197 # 70 Acqua, & ſua necesſità & uſo # 198 # 18 Acque, & lor eſperienze e proue # 198 # 30 Acqua condotta per testole, è miglior, che per piombo # 200 # 30 Acroteri. # 97 # 28 # Ae. Aere, & ſua qualità # 45 # 11 Aeolopile palle da uento, elor ragione. # 33 # 45. & 34.6. # Af. Affrica madre e nutrice di fiere beſtie, e ſpecialmente di # Serpenti, haluoghi doue non poſſono ſtare i Serpenti. # 197 # 72 # Ag. Agentie gradi loro # 9 # 75 Agenti diuerſi, e lor conditioni. # 26 # 52 # Al. Alabandico ſaſſo # 49 # 53 Alberi, & lor nature, & uſo # 53 # 70 Alberto Durero # 63 # 45 Albula fiume # 195 # 72 Ale. Pteromata # 111 # 71 Aleſſandria & ſua edificatione, e ſito # 41 # 28 Alno, & uſo ſuo # 54 # 17 Altari. # 125 # 30 # Am. Amocriſo # 49 # 53 Amphiproſtilos # 66 # 26 Amphitheatro. # 161 # 75 # An. Analemma che coſa è # 209 # 71. & # 210. 4. Analemma & modo di farlo # 232 # 60 Analemma deſcritto # 233 Ancones # 117 # 22 Andronico Cireste & ſua Torre # 55 # 67 Anguli, & lor proportioni # 17 # 1 Anguli, & lor diuiſione # 29 # 76. &# 30.1. Angulo giuſto, & ſua forza # 202 # 70 Animali fanno per inſtinto, e non per arte # 9.# 1 & 2. Anno, & ſuo principio ſecondo gli antichi # 20@# 22 Antœ, & in Antis # 66 # 19 Antepagmentum, Erta # 116 # 50 Antarij funes Protoni da Greci, Sartie da noſtri # 257 # 28 Aniſocidi. # 255 # 55 # Ap. Apaturio Alabandeo, & ſuo errore nel dipigner@ # 187 # 71 Appenino, & ſua deſcrittione # 55 # 55 Apriture # 49 # 39 Approuare. # 8 # 14 # Ar. Architettura, & ſue lodi # 15 # 42 Arco & ſua diuiſione # 30 # 5 Arco Trionfale, & diſcorſo ſopragli Archi # 129 # 38 Architetto paſſa i ſuo termini, eſſendo eccellente in altre # ſcienze # 17 # 35 Architettura, & ſue età # 42 # 46 Architraue Dorico & ſua figura # 93 Architraue Ionico # 97 # 1 Architraue lonico in figura # 98 Architettura, che coſa ſigniſica # 7 # 59 Architetto # 7 # 61 Architettura come uirtù Heroica delle arti # 7 # 64 Architetto # 8 # 6 Architetto deue hauer ſcienza e pratica # 9 # 30 Architettura, & ſue parti, e diſcorſo ſopra # 29 # 17 Architetti antichi, che hãno ſcritto d’Architettura # 181 da. 5. fin. 54. Archimede & ſua inuentione # 204 Archita & ſua inuentione # 204 Archi Orizontali # 141 # 17 Arena e ſorti ſue # 46 # 67 Areoſtile maniere # 66 # 33 Areoſtilos regolato # 79 # 1 Argomento della ſanità de i luoghi, & eſſempio # 29 # 34 Argomento del Sole # 214 # 34 Ariſtoxeno ripreſo nella Muſica # 143 # 40 Arithmetica # 10 # 55 Arpeſi, e chiodi d’Ottone, di Ferro, e di Legno # 51 # 5 Arte ha la ſua adoleſcentia fior, & maturità # 42 # 46 Artemiſia moglie di Mauſolo e ſuo fatto # 52 # 3 Arte, e ſua eccellenza # 57 # 5 Arte di formar di Creta # 76 # 46 Arte in due modi conſiderata # 7 # 11 Arte rimedia à quello, che fa natura contra l’utilit à # 254 # 5 Armonico # 141 # 40 Armonia, & diſcorſo ſopra # 140 # 44 Arte, Arti liberali, Arte d’intorno il parlare Arti d’intorno la quantità, Arti inſpirate Arti utili alla uita# 7#da un fin # 10 Arte degna come ſi conoſca # 7 # 12 Arte uile # 7 # 15 Arte # 6 # 36.# e 38 Arte e ſuoi principij, et differenze tra l’Artifice, e lo eſperto # 6 # 60 Arte perche imita la natura # 26 # 30 Arte, e trattamento ſuo, e differenza dallo ſcriuer i Poemi, # & le Hiſtorie, & la cagion di quello # 127 # 67 Artetici dolori, & morbus articularis # 34 # 30 Arteglierie # 253 # 47 Ariſtoxeno ripreſo nella Muſica. # 140 # 37 # As. Aſpetti celesti, & come l’Aſtrologia ha communanza con la # Muſica, & con la proſpettiua # 17 # 17 Aſpetti de i tempi, & lor differenze # 65 # 70 Aſplenon herba # 29 # 37 Aſſe & ſue parti # 65 # 1 Aſſeres # 105 # 73 Aſſe, ò perno del mondo # 210 #
11296TAVOLA Aſſes anemelle # 264 # 42 Astragalus, talus, tondino # 105 # 20. & 88 # 49 Aſtrologia # 10 # 54 Aſtaſoba, & Aſtabota fiumi # 193 # 41 Aſtragalus Leſbius # 116 # 63 Asſiculus Marſione. # 256 # 23 # At. Athlantemonte # 193 # 35 Athleti, & honori loro, & compar atione con gli ſcrittori # 201 # 16 Atho monte tra la Macedonia, & la Thracia # 41 # 65 Atomi, che coſa ſono, & come s’intendino # 44 # 40 Attione # 8 # 17 Atticurges. # 116 # 52 # Au. Auge iugum, giogo, abſides # 213 # 40 Auguſto, chi fuſſe, & à che tempo # 7 # 46 Automata # 244 # 12 Auuertimento # 23 # 30 Auuertimento doue ſi deue fabricar le Città # 41 # 20 Auuertimento del Proemio # 41 # 55. & 56 # 3 Auuertimenti de i membri de gli Edificij # 46 # 33 Auuertimento di natura # 48 # 25 Auuertimenti nel por le pietre in opera # 49 # 60 Auuertimento & regola nel murare # 50 # 41 Auuertimenti nel murare # 51 # 10 Auuertimento nel propor le coſe # 66 # 8 Auuertimento # 76 # 15 Auuertimento delle groſſezze, & altezze delle colonne # 79 # 5 Auuertimento bello per la ueduta # 82 # 12 Auuertimento # 11 # 53 Auuertimento cerca i termini delle ſcienze # 17 # 30 Auuertunenti cerca il fondare # 30 # 57 Auuertimento ſopra il Proemio del Quarto Libro # 103 # 23 Auuertimento ſopra le fabriche # 104 # 70 Auuertimento cerca le miſure delle colonne # 104 # 5 Auuertimento, & precetto di far ſenza imitar il uero # 107 # 60 Auuertimento bello ne gli intercolunni # 110 # 6 Auuertimento bello nelle porte del Tempio # 115 # 3 Aureo miliario # 129 # 49 Auuertimenti delle parti delle ſabriche di ſopra # 130 # 42 Auuertimenti cerca il trouar delle acque # 196 # 8 Auuertimento cerca le porte della Città # 31 # 8 Auuertimento cerca la licenza della inuentione # 122 # 60 Auuertimenti cerca la ſpeſa, in diuerſi luoghi. # 253 # Ba. Bagni, & lor uolti, e piano # 161# fin à mezzo. Bagni fatti da Agrippa 170 à beneficio del popolo # 161 # 25 Baleari Iſole, & propieta dellor terreno # 197 # 76 Baloardi, & lor effetto, # 31 # 5 Baſamento della fabrica è ſua figura # 83 # 40 Baſa Thoſcana, & ſuo fondamento in figura # 89 Baſa Attica, & ſua figura # 91 # 1 Baſa lonica # 94 # 65 Baſiliche, e deſcrittion loro, e diſcorſo ſopra # 130. & 131 Baſilica di Paulo Emilio # 130 # 60 Baſtioni, & lor forme # 31 # 11 Baſiliche pianta in pie in diſſegno # 132. 133. 135.# 136.# 137. Baſilica fatta da Vitr. à Fano deſcritta. # 134 # Be. Bellezza, & adornamento ſono differenti # 28 # 15 Beroſo Caldeo. # 230 # 42 # Bi. Biaſimo delle Grotteſche # 187 # 56 Biaſimo delle pitture, oue ſono i colori precioſi ſolo in copia # 188 # 18 Bilancia, & ſua ragione # 259 # 55 Biſeſto, & perche è coſi chiamato. # 212 # 40 # Br. Branca Vrſina, Acanto # 104 # 33 Breuità, e chiarezza nello inſegnare # 128 # 11 Bruma. # 209 # 73 # 219 # 11 # Ca. Canonica ragione, & mathematica # 14 Cauedi ò Cortili, & lor maniere # 167 # 50 Cauedio ò Cortile che coſa è # 167 # 74 Cagione perche le Città ſono frequentate, & eſſempio # 41 # 49 Calce, & modo di farla # 47 # 3 Calamita # 49 # 51 Calamocho # 49 # 52 Callimacho Architetto # 104 # 38 Caldei # 220 # 41 Calcidia, & chalcieca # 130 # 70. 131. Campana del capitello Corinthio # 96 # 5 Canopo # 230 # 27 Canon Muſicos regiſtro # 266 # 52 Cantherij, cantieri # 105 # 7 Capitello Thoſcano, & ſua deſcrittione # 89, & 90 Capitello Dorico, & ſua figura # 92 Capitello Ionico, & ſua figura # 95 Capitello Corinthio, & ſua origine # 99# .1.# 105 # 18 Capreoli # 105 # 68 Carchoſi Paretoli # 258 # 41 Carbunculus # 48 # 40 # 2# 47 # 18 Cariatide# 11 # 45 Cardini, ò Poli # 210 # 35 Caſa di Romulo in Campidoglio al tempo di Vit. # 43 # 10 Caſe di Roma, & legge de i pareti # 52 # 25 Caui colombari# 99 5. & # 107 # 39 Cauſe # 26 # 21 Carcere. # 137 # 1 # Ce. Cedro, & uſo ſuo & oglio Cedrino # 54 # 35 Cefiſo fiume di Boetia # 197 # 1 Celle, & lor diſtributione # 111 # 50 Cemento. # 50 # 20 # Ch. Chromatico Tetracordo, & ſuoi colori # 143 # 52 Chorobate, & ſua fabrica, è figura # 198 # 199 Chiodi, & Arpeſi d’Ottone # 51 # 5 Chelonia Caſtignole, & Orecchie # 256 # 28 Chalcieca Minerua # 231 # 4 Chromatico. # 141 # 41 # Ci. Cielo, & concluoſioni ſopra’l Cielo, & ſuo mouimento # 210 # 18 Ciuil ragione neceſſaria à l’Architetto # 15 # 3 Cipreſſo & uſo ſuo # 54 # 35 Cilindro # 258 # 65 Cirocinnauos # 209 # 20 Cinoſura # 229 # 12 Cidnos fiume in Tarſo # 196 # 32 Cittadini Rom. grandi Architetti # 182 # 33 Cizicene # 175 # 4 Circonduttione mirabile di Vitr. # 17 # 50 Circolo, che coſa ė # 30 # 4 Città & ſuo giro, & fortezza, & regole di farla # 30 # 60 Cimatium # 116 # 59 Circo # 162 # 19 Circo Masſimo # 162 # 27 Circolo e ſua natura, & mirabili propietà. # 254 # 30 # Cl. Clatra # 117 # 74 Climata # 14 # 74 Clipeus, coperchio # 161 # 34 Clitoro, & ſua fonte, & Epigramma. # 197 # Co. Cognitione humana # 74 # 4 Cognitione de i principij materiali quanto importa # 43 # 75 Colmello donde e detto # 105 # 66 Colonne, & loro origini, & inuentione # 103 # 38 Coliſeo Amphitheatro grandisſimo # 162 # 3
11297TAVOLA Colosſicocera, e colosſi # 257 # 58 Columen # 105 # 64 Colonne, & loro ornamenti # 105 # 40 Colonne, & lor getto # 51 # 9 Colonna & ſuainuentione # 87 # 30 Colonne angulari come ſi pongono # 100 # 70 Comici # 167 # 9 Compartimento che coſa é # 39 # 8 Commodulatione, e modulo # 63 # 1 Comparatione delle idee del parlare, & dell’Architettura # 65 # 72 Combuſtione # 212 # 23 Compartimenti delle parti del Theatro # 150 # 13 Compactiles # 90 # 34 Commentario, che coſa è, & doue è detto # 10 # 46 Concentrico # 213 # 27 Constellationi Settentrionali # 221 per tutto Conſtellationi Meridionali # 229 # 62 Condotta d’acqua à quanti modi# 199 Coniſterio # 161 Contignatio # 105 # 64 Conditioni dello intelletto humano e diuino # 26 # 45 Conformità del principio, e precetto dell’arte # 8 # 31 Conditione de i precetti dell’arte # 8 # 25 Concordanze tra i principij # 8 # 57 Conditioni dello Architetto & perche, & quante, & come # 10 per # tutto Conſonanze, & ſue ſpecie # 17 # 8 Conſonanza, che coſa è, & diſcorſo ſopra le conſonanze # 147 per # tutto # 142 # 27 Coperti di pietra di Francia, & di Alemagna # 109 # 1 Coperti diuerſi # 109 Corpi humani, & lor proportione # 104 # 45 Corinthia Colonna, Capitello, & ordine # 103 # 8 Corpi diuiſibili in inſinito come s’intenda # 44 # 39 Corpi naturali indiuiſibili # 44 # 40 Corintho già, hora Caranto # 104 # 65 Cortine delle mura, & lor regole # 31 # 4 Cote è differente da i marmi, ſelici, ſasſi, e Gemme # 49 # 6 Cote. # 49 # 50 # Cr. Cratticci, e diffetti loro e modo di ſarli # 52 # 38 Crepidines margini. # 116 # 64 # Ct. Cteſibio Aleſſandrino, & ſue inuentioni # 243 # 60 Cteſiſonte, & ſua inuentione per tirar peſi # 258 Cteſibica machina. # 264 # Cu. Cunei nel Theatro # 151 # 11 Cuneus, cugno, ſuo effetto e ragione # 260 # 4 Cubito # 65 # 28 Cubo, & ſua diffinitione, naſcimento # 224 # 52# & # 28# da # 40 # fin 60 & raddoppiamento. Curia. # 138 # 1 # De. Decoro, & ſua diuiſione # 25 # 18 Dedicatione di Vitruuio # 7 # 21 Deferente # 213 # 24 Democrito, & ſua opinione dichiarita # 44 # 35 Democrito, & ſuo commentario # 209 # 17 Denario # 65 # 45 Dentello # 97 # 12 Dentelli, & Modioni non eran ne i Frontiſpici antichi # 107 # 49 Dentelli, & loro origine. # 107 # 35 # Di. Diſcorſo ſopra la raccõmunanza delle Scienze # 16 # 33 Diatonico # 141 # 41 Diſcorſo ſopra le qualità de paeſi ſecõdo le inclinationi del # Cielo per accõmodar le maniere de gli Edifici # 165 # 30 Diſcorſo ſopra la Muſica, & harmonia # 140.141.142. Diſcorſo ſopra i peſi, & le Mecaniche d’Ariſtotile # 259 fin # 261 Diuiſione dell’opere dentro la Città # 33 per tutto Diſcorſo ſopra i uenti # 33 # 52 Diſcorſo ſoprail mouimento dritto, e cir colare # 259 Diſcorſo ſopra gli Horologi # 230 # 63 Diuerſità dello aſpetto che coſa è # 212 # 2 Diſcorſo ſopra i Corpi, è moti Celeſti # 211 # 68 & 212# per tutto. Diſcorſo ſopra le parti dell’ Architettura # 26 # 18 Diſcorſo ſopra le qualità delle perſone # 27 # 15 Diſcorſo ſopra la elettione de i luoghi ſani # 28 # 23 & 40 Diſcorſo di Vit. ſopra le qualità de i corpi per le miſture, # che ſono in loro de gli Elementi # 29 # 3 Diametro # 30 # 8 Diſcorſo ſopra il fondare # 30 # 48 Diſcorſo ſopra le qualit à de i terreni # 30 # 55 Diſcorſo di V it. ſopraitre generi, origine, & inuentione # delle Colonne # 103 # 61 Diſcorſo ſopra l’origine delle ſorti delle fabriche # 104 # 42 Diſſegni de i coperti # 106 Diſſegno dell’opera Dorica con i modioni # 108 Diſcorſo ſopra i tetti, pareti, à fineſtre # 108 Diſcorſo ſopra il Proemio del Quinto Libro # 127 Difficultà di ſcriuer un’arte # 128 # 1 Diſcorſo ſopra il numero Cubo # 128 da 40 fin 70. Diffetto & perfetto d’onde uiene # 234 # 15 Diſcorſo ſopra il Theatro, e ſpettacoli # 138 # 40 Diſpluuiata # 168 # 139 Diſcorſo ſoprai Tetracordi, & ordinanze # 142 per tutto Diſcorſo ſopra la uoce # 139 # 71 Diffetti che uengono dalla materia # 254 # 12 Diſcorſo ſopra il Foro, & le Piazze # 129 Diſcorſo ſopra le Baſiliche # 130 # 131 Dieſi tetartemorion, meta del Semituon minore # 143 # 45 Diatonico Tetracordo e ſuoi colori # 143 # 60. Diſcorſo ſopra i ſuoni, & le ordinanze muſicali # 144 # 64 Diſcorſo ſopra le conſonanze # 147 Diſpoſitione de Vaſi nel Theatro grande # 150 # 15 Diſcorſo ſoprai porti # 162 Diſcorſo ſopra le fabriche di Villa # 176 # 63 Diſcorſo di Vitr. ſopra la pittura # 187 # 40 Diſcorſo breue, ma bello, & importante ſopra la pittura # 188 # 33 Diſcorſo ſopra l’acque piouane # 193 Diſcorſo ſopra l’acque calde, & altre acque # 195 fin 197 Diri fiume # 193 # 35 Diſcorſo di Vit. ſopra gli acquedutti # 199 Diffeſa della Città in che conſiste # 31 # 12 Diſcorſo ſopra il fortificare # 31 Diſcorſo ſopra le ſcale # 223 Diagonale # 222 # 22 Diſcorſo ſopra i Gnomoni e Stili da ombre # 209 # 50 Diſcorſo ſopra i moti, figure, e linee del Cielo # 210 # 20 Diſtributione & ſue parti # 25 # 64 Dijax. dipichi # 25 # 15 Dimanda, che coſa è # 24 # 24 Diletto del ſenſo, & della mente # 24 # 10 Diſpoſitione, & ſue Idee & contrarij # 19 & 20 Diſcorſo ſopra l’ordine # 18 # 60 Diſcorſo ſopra le coſe delle quale è copoſta l’Architettura # 18# per # tutto Diuiſione delle coſe # 18 # 11 Diſſegno, Graphidis peritia # 10 # 58 Difficultà d’intender Vitr. # 10 # 50 Diſtintione, & trattamento de gli habiti # 6 per tutto Diſcorſo richiede ſolertia # 9 # 6 Diſcorſo di che Virtu ſia propio # 8 # 73 # 74 Diſiderio, e diſpreggio del ſapere # 8 # 43 # 46 Diſcorſo, & diſcorrere # 8 # 40 Diſſinitione del ſogetto e principio, & quanto importa # 8. da # 20 fin 23. Diffinitione della machina dichiarita# 264 # 63 Diſcorſo ſopra le Caſe de priuati & delle lor parti # 172 & 173 # per tutto. Ditono terza maggiore # 142 # 39 Dieſi # 141 # 60 Diuiſione delle machine # 255.24 & 254 # 38 Diſcorſo ſopra le machine, & lor modi, # 254 Diſciplina # 8 # 10 # 11 Diffinitione dell’ Architettura # 7. 1.8.
11298TAVOLA Diaſtilos # 76 # 24 Dinocrate Architetto ſtatura, & inuention ſua # 41 # 1# 10. Diuerſi modi di fabricar delle genti Barbare # 43 # 1 Diſcorſo della uita, & del fabricar de gli huomini antichi # 42 # 11 Diſcorſo ſopra le prime qualità # 44 Diſcorſo ſopra la materia delle fabriche # 45 Didoron # 46 # 16 Diſcorſo ſopra l’Arena # 46 # 67 # 47 Diſcorſo ſopra la Calce, & modo d’impaſtarla # 47 # 30 # 48 # 50 Diſcorſo ſoprala Pozzolana # 48 Diſcorſo ſopra le Pietre # 48. & 49 Diſcorſo delle parti della fabrica ſopra il ſondamento offi- # cio, & effetti di quelle # 49 # 50 Diatoni Matoni # 51 # 37 Diſcorſo ſopra i legnami, & alberi # 54. & 55 ſin 61 Dipteros. # 66 # 29 # Do. Dottrina # 8 # 10 Doron # 46 # 22 Dorico non ha Baſa # 91 # 4 Dorico Capitello# # 92 Dorico Architraue # 92 Dorica Ragione. # 209 # 34 # Dr. Dramma. # 65 # 33 # Du. Due conſiderationi, & due affetti de gl’Artefici # 9.# 17 # 18 Due coſe ſono in ogni opera # 9 # 60 Dubitatione cerca la diffinitione della Machina # 255 # Ec. Eccentrico, & Concentrico # 213 # 26 Ecclitica # 210 # 63 Echino, e Vuouolo. # 89 # 72 # Ed. Edificatione, & ſue parti # 27 # 70 Ediſici, & loro parti come deono eſſer ſitu ate # 175 # 12 Edificatione ſecondo il Decoro # 175 # 50 Edificij di Villa, parti, modo, e diſpoſitione. # 176 # 20 # Ef. Effetto niuno ė prima della ſua cauſa # 43 # 55 Effetti delle quattro prime qualità # 45 # 18 Effetti da quante cauſe uengono. # 26 # 21 # El. Elementi, & loro facile trammutatione # 45 # 9 Elettione de luoghi ſani per fabricare # 28 # 23 Elettione de i luoghi all’ uſo commune della Città. # 39 # 3 # Ep. Epagon. Artemon Paſtecca # 258 # 12 Epiciclo # 213 # 22 Epiſtilio # 92 # 70 Epistomi. # 267 # 26 # Eq. Equinottiale # 219 # 1 Equinottij e Solſtitij nelle ottaue parti de i lor ſegni # 219 # 23 Equipondio, Marco, Sferoma, Romano. # 260 # 35 # Er. Eratoſthene, & ſua inuentione # 204 # 40 Eruditione # 8 # 23 Erario. # 136 # 6 # Eſ. Eſcolo # 54 # 10 Eſſortatione à gli Studioſi di Vitr. # 5 # 48 Eſperimento dell’Ouo poſto in aceto forte # 197 # 27 Eſperienze, e proue dell’acque. # 198 # 30 # Eu. Euerganee traui # 134 # 32 Euſtilo, & ſuo compartimento # 76 # 58 Eurithmia, che coſa é, & perche coſi è detta # 24 # 32 Euro donde è detto. # 37 # 12 # Ex. Examen, Anſa, Lenguella. # 259 # 55 # Fa. Fabro che ſignifica Fecton in Greco # 43 # 18 Fabriche Greche, & lor maniere # 51 # 25 Fabrica Emplecto dettta, a Caſſa # 51 # 30 Fabrica, che coſa è, & in gener ale, & in particolare # 27 # 60 Fabro # 27 # 60 Fabriche in acqua come ſi fanno # 162 # 58 Faſtigio, e Frontiſpicio # 94 # 6 Fantaſia ė principio delle Arti. # 254 # 75 # Fe. Femora # 94 # 4 Femur miros. # 110 # 55 # Fi. Fiume Cefeſo e Melos di Boetia, Creta de Lucani Xanto # di Ttroia. # 107 # 1 Fine, & ſua congiuntione ne preciede # 43 # 56 Fine, che coſaé, & come è primo # 8 # 52 Fini di due maniere # 18 # 28 Fine dello Architetto # 27 # 13 Fiſtuca che ſignifica # 30 # 55 Fineſtre e Fori non stan bene ſopra gli angoli # 107 # 30 Fineſtre di Vinegia, e diffetti loro # 109 # 11 Fineſtre, & diſcorſo ſopra eſſe # 109 # 10 Figura delle conſonanze # 143 Figure de i colori ne i Tetracordi di tre generi # 144 Figura delle diſtanze Muſicali # 148 Fibula, Pironi. # 256 # 20 # Fo. Fonti amari # 196 # 57 Fonti e Fiumi di diuerſe nature # 196 Fonte Salmacide, & ſua natura # 51 # 63 Fondamenti e diſcorſo ſopra # 83 # 1 Forma # 26 # 39 Fondamento delle Città # 29 # 65 Fondamento, & parte delle Fabriche # 30 # 29 Foſſa della Città, & ſue conditioni # 30 # 75 Foro, & il ſuo luogo # 30 # 20 Foro, che coſa è, & trattamento del Foro # 129 # 14 Foro d’Auguſto # 130 # 25 Foſſa della Città # 31 # 14 Forma è coſa perſetta # 254 # 10 Forcipes, Ganzi, Vncini. # 256 # 30 # Fu. Fuoco, & ſua utilità, & inuentione # 42 # 20 Fuoco Elementare, & ſua qualità # 45 11.# 54 e 6 Fuſtcrna. # 30 # 71 # Ge. Gemme come ſi conoſchino da Marmi, Selici, Coti, # 49 # 6 Geometria # 10 # 76.11.1 fin 10 Genere de i Canti, & delle Melodie. # 141 # 32 & 36 # Gi. Giudicare ė coſa eccellente, & il giudicio ſi ſa ſopra le coſe # conoſciute # 8 # 13 & 14 Giudicare che coſa è # 8 # 47 Giudi care ė coſa di prudente # 10 # 42 Giochi antichi di Greci # 201 # 64 Gioue, & ſuo luogo ne i Cieli # 212 # 31 Giogo Giugum, Auges, Abſides # 213 # 40 # Go. Gocciolatoio detto Corona, et ſue parti nel Genere Dorico # 94 # 20 Goccie. # 94 # Gn. Gnomone # 232 # 73 # Gr. Gradi miſura, & ſorma loro # 83 # 73 # 84 # 2 Gratitudine, & giudicio nel donare # 7 # 4 @ Grandezza del dire nella circondottione # 27 # 53
11299TAVOLA Grauità, & leggerezza in che conſiste, & à quanti modi # s’intende # 204 # 23 Grauezza # 33 # 30 Gradi de gli ſpettacoli, & lor miſure # 151 # 32 Greci, & lor auttorità in dar nome alle Stelle # 228 # 18 & 20 Grotteſche è biaſimo loro # 187 # 56 Grotteſche ſon ſogni della Pittura, & alcune belle ſimilitu- # dini in materia delle grotteſche # 188 # 30 Grado di uoce che coſa è. # 142 # 10 # Ha. Habito che coſa è # 6 # 3 Habito quanto importa # 6 # 4 Habiti come ſi diuidono # 6 # 9 Habiti e diſcorſo ſopra quelli. # 6 # He. Heraclito detto Scotinos per la oſcurità del dire # 44 # 8 Hermogene # 77 # 27 Helice # 229 # 12 Hermidone. # 230 # 8 # Hi. Hiſtorie, & Poemi, & effetti loro # 127 # 59 fin 70 Hiſtoria, & ſua cognitione # 11 # 43 Hiſtoria di Salapia, & di M. Hoſtilio # 29 # 47 Hiſtoria dell’origine del Dorico, Ionico, & Corinthio # 103 # 61 Hiſtoria del Capitello Corinthio # 104 # 30 Hiſtorie diuerſe # 181 & 182 Himera ſiume in Sicilia, & ſua natura # 196 # 33 Hipanis fiume. # 196 # 58 # Ho. Horologi, & lor differenze per le ombre Equinottiali # 209 # 53 Horologi, & diſcorſo ſopra, & doue ſi cauano, & lor ma- # niere, forme, & Analemmi # 230 fin in fine Horologi, & lor uniuer ſale conuenienza # 234 # 62 Horologio di Beroſo ad un Clima cauato da un quadrato et # ſua ſigura # 235 Horologio di Ariſtarcho Samio detto Hemiſpero # 236 Horologio di Eudoxo detto Aragna # 236 Horologio ad ogni Clima # 236 Horologio Penſile uiatorio # 243 Horologi dell’Occaſo # 241.11. 242 Horologio, & inſtrumento uniuerſale da farli # 241 # 7 Horologi, & lor fondamento # 237 Horologio con i Paralelli de i ſegni # 239 Horologio Orientale, & Occidentale, & lor Zodiaco # 240 Horologio in diuerſe faccie, & lor inſtrumento. # 240 # Hu. Huomo, & natura ſua # 42 # 22 Huomo raro eſſempio di natura alle coſe artificioſe # 26 # 72 Humidità & danno, & rimedio ne gli Edificij. # 187 # 17 # Hy. Hyperbole leggi Hiperbolon # 150 # 29 Hypothiron # 116 # 65 Hypomochlion Sottole@a # 259 # 50 Hypethros # 66 # 35 Hydrauliche Machine # 253 # 74 Hidraulica Machina. # 266 per tutto. # Ia. Ianua. # 117 # 33 # Ic. Icnographia pianta, & ſua diffinitione. # 19 # 64 # Id. Idee della Diſpoſitione doue naſcono. # 24 # 1 # Im. Imitatione fatta dalla arte delle coſe di Natura, & perche # 26 # 50 Imagini Celeſti & lor numero, & nominationi. # 228 # 10 # In, Infinito non cade ſotto Intendimento # 40 # 37 Induſtria, che coſa è # 43 # 27 Incerto murare, & ſigura ſua # 49 # 28 Ingegno # 10 # 9 Infermità d’onde naſce # 34 # 26 Infermita che naſcono dai Venti # 34 # 20 Infundibulum Trammoggio # 263 # 46 Intertignia# 109 # 53 Inpie, & alzato Ortographia, & lo eſſempio # 23 Inuentione, che coſa e # 24 # 2 Inuentori delle coſe # 6 # 7 Intelletto, & habiti ſuoi, e diſcorſo ſopra # 6 # 21 Intelletto, & ſue coſe pareno ombre al uulgo # 9 # 42 Instinto naturale, è maeſtro della natural proportione # 24 # 56 Intelletto humano e Diuino # 26 # 45 Inſtrumenti, & lor forze # 27 # 50 Inpie d’un Tempio Dorico di quattro Colonne # 113 Intendere e in modo diriceuere # 128 # 26 Inuentione delle pietre del Tempio di Diana Efeſia # 259 Inganni della uiſta # 167 # 36 Inſtrumenti, & uſo da far gli Horologi # 240 Inſtrumenti da cauar acque # 263 Interpenſiui. # 168 # 4 # Io. Iofigliuo# lo di Xutho, & di Creuſa Ionico. leggicapitello Ionico. # Is. Iſolanoua trouata da Cartagineſi # 41 # 53 Iſole caſe de priuati # 54 # 63 Iſola Tiburtina# 66 # 66 Iſperienza, che coſa ė, doue naſce, & diſcorſo ſopra # 6. da 42 fin 70 # La. Labro # 161 # 28 Lacunare # 116 # 57 Laconico # 161 # 33 Lacotomus # 232 # 46 Laghi ſalſi, & doue ſono # 196 # 35 Laghi Ontuoſi # 196 # 38 Lago che petrifica le coſe # 196 # 50 Lanterna Tholus CXXVI# 3 Laude dello ſcriuer di Vitr. # 127 # 33 Laude di quelli, ch’hanno laſciato ſcritti. # 181 # 1 # Le. Legge in Efeſo de gli Architetti # 253 # 14 Lenguelle, Spathelle # 267 # 2 Leſbo Iſola e Meteline. # 33 # 24 # Li. Linee, & lor ſpecie # 32 # 2 Libreria de i Re Attalici # 181 # 19 Libreria di Ptolomeo # 181 # 20 Licinio Mathematico # 188 # 1 Lipari fiume, & ſua natura # 199 # 40 Liuellar che coſa è, & liuelli, e ſtrumenti # 198 # 43 e 50 Linea del uero luogo # 212 # 5 Linea Meridiana, & ſua inuentione e Figura # 37 Linee proportionali, & loro inuentioni # 204 fin 208 Linea dell’ Apparenza # 212 # 6 Linea del Giogo # 213 # 46 Linea della Contingentia. # 237 # 10 # Lo. Lode del Sito de italia, & delle qualità del popolo Ro- # mano # 166 # 15 Lode de gli Scrittori e meriti loro # 201 # 30 Longhezza Media dello Eccentrico, & dello Epiciclo # 213 # 41 Lode di Architettura. Leggi Architettura, & ſue lodi. # 15 # 42 # Lu. Luoghi, & lor uirtù e qualità # 28 # 32 Luogo principio della generatione come Padre # 28 # 33 Lume d’onde ſi piglia# 176 # 55. & 109 # 16 Luna, & ſuo ordine tra i Pianeti # 212 # 10 Lucifer. # 213 # 5 # Ma. Machine è nomi loro # 257 Machina da leuar gran peſi # 257 # 258 Machine da cauar acqua # 263 # 264 Machinatione bella utile, e merauiglioſa # 253 Machina del Mondo # 254 # 17 Machina che coſaė, & differẽza da inſtrumẽti, et origine #
11300TAVOLA Machine da leuar peſi, & lor diſſegni # 256 Magneſia # 49 # 58 Mannubie # 12 # 4 Maniera compoſta# 105 # 29 Marmo, & differenza da ſaſſo, Selice, Gemma, è Cote. # 49 # 46 Marmi in honor prosſimi alle Gemme # 49 # 46 Marmo, & ſuo apparecchio ne gli Edifici # 188 # 64 Marte, & ſuo luogo nel Cielo # 212 # 30 Materia, & ſua cõſideratione pertinẽte allo Architetto # 45 # 3 Mattoni, e quadrelli, e trattamento di quelli # 45 & 46 Materia, & diſcorſo di quella, che uſa lo Architetto # 45 # 31 Mattoni, che ſopranuotano, e doue, & la ragione # 46 # 41 Mattoni detti Diatoni, ò Frontati # 51 # 38 Materia, & ſuoi diffetti # 254 # 13 Materia # 26 # 34 Materia di due ſorti # 26 # 62 Materiatio, che coſa è # 105 # 60 Matematiche & ſue pratiche # 10 # 55 Mauſoleo, & ſua deſcrittione # 51 # 50. & # 182 # 20 # Me. Metrica # 14 # 43 Medicina utile à l’Architetto # 14 # 73 Mecanica parte principal dell’ Architettura # 253 # 50 Mecanica alternata à due Scienze # 254 # 10 Medico # 8 # 2 Memoria neceſſaria al giudicare # 10 # 43 Meniana, e Menio # 130 # 10 Mercurio, & ſuo luogo nel Cielo # 212 # 20 Meſolabio # 204 # 62 Meſolabio stromento # 205 fin 207 Meſe s’intende in piu modi # 212 Metopa # 94 # 1 Meta Sudante # 129 # 51 Metelino, e Leſbo # 33 # 25 Mezzo. # 8 # 55 # Mi. Miliario Aureo # 129 # 49 Minio anticamente uſato parcamente # 188 # 18 Minerua Chalcieca # 131 # 4 Miracoli del mondo # 182 # 25 Miſure delle Fabriche pigliate dal corpo humano # 63 # 56 e 60 Miſure del corpo humano # 63 # 24 Miſura che coſa è, & le ſorte de miſure, & miſurare. # 63 # 27 # Mo. Modo di ſapere à l’Architetto in tutte le Scienze # 65 # 55 Mochlion, Vectis Manouella e Stanga # 259 # 50 Modulo, & commodulatione # 63 # 11 Modo d’inueſtigar la ſanità del paeſe # 29 # 26 Modulo é detto in Greco Embatis # 110 # 3 Modestia di Vitr. # 181 # 55 Modo di tirare inſu, e calar uno ſpecchio # 243 Modo de drizzar le Machine # 257 Mollini, Ruote, e Timpani da macinare # 263 Mondo che coſa è # 210 # 8 Mondo è perſetto, & perche # 210 # 22 Mondo habitato per tutto # 220 # 53 Monachus # 232 # 51 Mortarium foſſa # 162 # 66 Mouimento del Cielo di due maniere # 211 # 48 Mouimento ſecondo come ė ſtato conoſciuto # 211 # 44 Mouimento dritto, et circolare neceſſario à tutte le coſe # 259 # Mu. Murare modo, maniere è diſcorſo # 49 # 28 Muro, ò Parete ė differente dal fondamento # 49 # 32 Murare, & maniere ſue # 49. e 50 44 Muratura de Mattoni e ſua bontà # 51 # 44 Mura delle Città, & lor parti # 30 # 68 Mutuli, & loro origine # 107 # 23 Muro della Città, & ſua groſſezza # 37 # 1 Muſica, & diſcorſo ſopra# 140. # 49 & per tutto Muſica neceſſaria all’ Architetto # 14 # 35 # Na. Natura fa ſpeſſo contra l’utilità de gli huomini, & ri- # medi dell’ Arte # 254 # 5 Natura dell’Huomo # 43 # 5 Nature di diuerſi # 10 # 3 Natura, & Arte nella Muſica. # 144 # 58 # Ne. Nerone ſi dilettaua dalle Machine Hydrauliche # 266 # 20 # Ni. Nilo, & ſuo capo # 193 # 40 Nigir fiume. # 193 # 37 # No. Noce # 55 # 25 Norma. # 222 # 70 # Nu. Numero Ternario, & Denario perche perſctti ſono # 64 # 65 Numeri, & Miſure, & conuenienze loro # 64 # 30 Numero, & diſcorſo ſopra i numeri # 64 # 33 Numero Denario ſi caua dalle dita # 64 # 32 Numeri perſetti, Poueri, e Ricchi quali ſono # 64 # 39 Numeri parimenti pari # 64 # 49 Numeri primi, & incompoſti # 64 # 39 Numero Senario perche è perſetto. # 64 # 73 # Ob. Obeliſco di Campo Martio come Gnomone # 234 Obolo# 65 # 40 Occhio della Voluta. # 95 # 60 # Of. Offeſe, & diffeſe della Città. # 30 # 62 # Og. Ogni coſa corporea è compoſta di Elementi. # 43 # 73 # Ol. Olmo. # 55 # 11 # Om. Ombre Equinottiali, & ſue diuerſità # 209 # 53 Ombra che coſa ė # 205 # 58 Ombre, & Tauola della proportione loro à lo Stile. # 231 # On. Onda che coſa ċ. # 33 # 37 # Op. Ope # 107 # 38 Opere publiche, priuate, e communi # 127 # 30 Opera, & operatione # 8 # 16 Opinioni de gli antichi Filoſofi de i principij # 44 # 8 Oppidum doue è detto. # 39 # 23 # Or. Ornamenti, & origini delle Colonne # 105 # 40 Origine, & inuentione della Colonna # 103 # 71 Origine del fabricare # 42 # 11 Ordine di Vitr, in narrar l’origine delle Fabriche # 42 # 34 e 40 Ordine del Secondo Libro, & ſua ragione # 43 # 47 Ordinarie murature # 50 # 34 Ordine della cognitione Humana # 65 # 67 Oratore # 8 # 2 Ordine delle cauſe # 8 # 5 Ordine nell’ Architettura, & la diffinitione dell’ordine in # generale, & in particolare # 18 # 60 Ortographia l’Impiė, & alzato # 19 # 65 Ornamento, & bellezza ſono differenti # 28 # 15 Orzi Noui, Fortezza di Venetiani # 33 # 32 Orbiculi Raggi, ò Girelle # 256 # 22 Ordinanze Muſicali, & diſcorſo ſopra # 142 # 1 Orcheſta # 250 # 69 # Oſ. Oſſa e ſoſtegni del muro # 49 # 38 # Ou. Oue uiene quel che piace nelle opere. # 28 # 6 # Pa. Pandette # 14 # 22 Paleſtre e Xiſti, & lor edificatione, & lor nomi # 161 # 40 Palificata come ſi faccia # 30 # 55 Paludi Galliche d’intorno Altino, Rauenna, & Acquileg- # gia perche erano ſane # 29 # 44 Paludi come ſian ſane # 29 # 38 Palmo maggiore, & minore# 46. 29. & # 65 # 51 Parlare, & ſua origine # 42 #
301TAVOLA11
Parte
come s’intenda # 58 # 23
Paraſtade
# 66 # 19
Parlare
, & udire ſono ſtrumenti del ſapere # 8 # 11
Parti
dell’ Architettura, & diſcorſo ſopra # 26 # 18
Parti
Simiglianti, & disſinuglianti # 26 # 75
Pauſania
, & ſuoi fatti. # 11 # 70
# Pe.
Pecore
bigie, ò nere per ber alcune acque # 197 # 3
Pentadoron
# 46 # 30
Perſetto
numero, & ſue propietà # 64 # 25. & 45
Peripteros
# 66 # 27
Periſtili
# 161 # 58
Peridromide
# 161 # 68
Pentaſpaſtos
# 257 # 4
Peſo
come s’intende. # 255 # 11
# Ph.
Phalange
# 260 # 49
Philoſofia
neceſſaria all’Architetto & che coſaé, & di-
# ſcorſo ſopra # 14
# Pi.
Pietre
& ſua diuiſione # 45 # 33
Pietre
naturali, & diſcorſo ſopra # 48 & 49
Pietre
e ſorme loro & qualità # 49 # 42
Pittori
# 56 # 22
Piede
# 65 # 25
Pianta
dell’aſpetto in Antis, & il ſuo alzato # 68 & 69
Pianta
del Proſtilos, & amphiproſtilos, e lor in pié # 70 & 71
Pianta
, & inpiè del peripteros # 72 & 78
Pianta
, & inpiè del Dipteros, & del pſeudodipteros # 73 e 75
Pianta
, & inpiè dello Hypethros # 88
Pienoſtilos
# 74 # 25
Picdestilo
, & ſua aggiunta # 84 & # 83 # 18
Pianta
del Dipteros, ò pſeudodipteros regolato-ſecondo.
# la bella maniera, col poggio, inpiè, & alato # 85 ſin 87
Piedeſtili
, & lor regole # 88
Pianta
del Capitello Corinthio # 99
Pittura
# 9 # 45
Piacere
che coſa è # 24 # 10
Pianta
delle Fabriche e ſuoi termini # 29 # 76
Pianta
d’un Tetraſtilo Dorico, & lo inpiè # 112 & 113
Pianta
d’un Eſaſtilo Dorico # 114
Pianta
d’un Peripteros ritondo # CXXVI
Pithagora
, & ſuo modo di ſcriuere # 128 # 39
Piazze
Greche, et Latie, et diſcorſo ſopra # 129 & 130
Pianta
del Theatro Latino # 154
Pianta
del Theatro Greco # 168
Pittura
, & ſua ragione # 187. # 40 fin 70
Pittura
, & diſcorſo ſopra # 188 # 33
Pioggià
, & ſua natura # 193 # 4
Piombo
, & ſui diffctti nell acque # 200 # 27
Pianta
della Città ſecondo i uenti # 38
Pianta
d'un Tempio Thoſcano # 102
Pianta
della Baſilica, & inpiè # 132 # 133 # 134
Pianeti
, & lor nomi, numero, & carrteri, e motti, # 211 # 54
Pinax
S ommiero. # 266 # 55
# Py.
Pythio
Architetto, & ſua opinione rifiutata da Vitr. # 16 # 10
# Pl.
Platone
, & ſua inuentione di miſurar un campo # 202 # 1
Pleuritide
# 266 # 59
Plinthus
orlo. # 88 # 39
# Po.
Porte
della Scena # 151 # 26
Poemi
, & hiſtorie # 127 # 59
Poggiuoli
, o pergolati meniand # 130 # 10
Poggio
# 49 # 34 & # 84 # 9
Politura
, & ſuo decoro # 187 # 4
Poli
detti Cardini # 210 # 35
Poliſpaſton
# 258 # 15
Pomice
, & pompeiana, & doue naſca # 48 # 25
Pomponio
Gaurico # 63 # 53
Portico
di perſiani prigioni, & diſſegno # 11 # 62&12
Porte
& ragion loro, maniere e diſſegni # 116 117 118 119 120
Porte
della Città, & lor conditioni # 31 # 6
Portichi
, & ſini loro, e uocaboli # 130 # 31
Porti
, e ſabriche loro, e diſcorſo ſopra # 162 # 40
Porto
, ò golſo Sicherſand in Scotia ſicurisſimo # 162 # 54
Porto
di Venetia poco ſicuro, ſicura la Città # 162 # 55
Porto
, & ſua ſicurta # 162 # 57
Pozzolana
, & ſua natura # 48 # 1
Pozzi
, & modo di cauarli. # 200 # 30
# Pr.
Pratiche
delle Mathematiche, & quello che ne ſtima il
# uulgo # 11 # 28
Pratica
del numerare in che conſiſte # 11 # 35
Prelo
# 255 # 53
Precetto
dell’arte, & ſua conditione # 8 # 25
Precetti
di Pythagora # 128 # 40
Principij
materiali quali, e quanti ſieno, & lor qua-
# lità # 44 # 20 & 40
Principij
delle Scienze, & lor conditioni # 17 # 40
Procinto
delmuro # 49 # 34
Proemi
, & la cagione, che Vitr. gli ba posti # 56 # 65
Proemi
del Quinto Libro & diſcorſo ſopra # 127
Proemio
uniuerſale à tutta l’opera # 6 # 1
Proemio
del Settimo Libro da eſſer conſiderato # 181. # 182
Profilo
d’un Tempio per eſſempio # 22
Pronao
Antitempio, & ſua diſtributione # 111 # 50
Propietà
della Calce # 47 # 37
Precinctioni
# 151 # 8
Proſile
del Theatro Latino # 153
Proportione
, & proportionalità, & diſcorſo ſopra # da 57 fin 62
Proportione
in uniuerſale, & in particolare, & eſſempio # 19 # 4
Proportione
non ſempre diletta # 105 # 5
Proportione
ſopra partiète non fa conſonanza, e perche # 147 # 28
Propietà
d alcuni luoghi e ſonti # 197 # 70
Proſpettiua
# 115 # 50
Prostilos
# 66 # 28
Prothyrides
# 117 # 20
Prudenza
# 6 # 35 # & # 10 # 42
# Pſ.
Pſeudodipteros
. # 66 # 32
# Pt.
Pteros
# 66 # 29
Pteromata
ale # 111 # 71
# Pu.
Pulpito
. # 150 # 68
# Qu.
Quadra
# 87 # 48
Qualità
prime, numero, & effetti # 45 # 1
Qualità
ſeconde # 45 # 2
Qualità
prime, che poſſono ſtar inſieme # 45 # 6
Qualità
, & effetti del caldo, ſreddo, humido, e ſecco # 45 # 18
Quantità
. # 19 # 27
# Ra.
Ragione
, & doue principalmeute ſi dimostra # 63 # 1
Ragione
, e quella isteſſa ſempre # 105 # 5
Raggio
# 30 # 7
Raggio
orbiculo # 256 # 22
Raro
è, che uno troue, & dia il perſetto ad un’arte # 10 # 11
Raſtremamento
delle Colonne regola, & ſigura # 82
# Re.
Regole
delle altezze, & groſſezze delle Colonne # 79 # 15
Regione
, & ſue qualità # 28 # 37
Regolatione
del Genere Dorico # 110 per tutto
Re
Attalici, & lor Librerie e fatti # 181 # 20
Replum
# 117 # 63
Reſina
# 54 # 35
Riticulato
murare e ſigure # 50 # 22
Regiſtro
canon. # 266 # 52
# Ri.
Rithinus
& Moles # 14 # 42
Ridottione
di diuerſi corpi ad una miſura # 29
Riprenſione
di chi comincia ſabriche ſopra le ſue ſorze. # 253 # 60
302TAVOLA11
# Ru.
Ruote
, & carri, & lor eſſetti. # 261 # 60
# Sa.
Sabbione
maſchio # 45 # 36
Saetta
# 30 # 6
Salmacide
ſonte & ſua natura # 54 # 8
Sapere
che coſa è # 26 # 21
Sapine
# 76 # 1
Sapienza
# 6 # 28
Saſſo
differente dal Marmo, Selice, Cote, e Gemma # 49 # 52
Sasſi
, & diuerſità loro # 51 # 60
Salite
ne i Theatri, & lor compartimenti # 171 # 12
Sambuca
inſtrumento da ſuonare # 166 # 42
Satirici
# 207 # 7
Saturno
, & ſuo laogo nel Cielo. # 212 # 31
# Sc.
Scienze
, & lor raccommunanza # 15. # 60
Scalptura
ſima # 116 # 63
Scannellature
, & lor effetti # 115 # 62
Scena
, e ſua compoſitione # 151 # 25
Scannellatura
della Colonna Dorica, & ſuo diſſegno # 110
Scannellature
donde ſon uenute # 104 # 27
Scamillus
# 84 # 28
Scale
# 222 # 60
Scala
Syſtema, ordinanza, Mano # 141 # 26
Scena
de i Theatri Greci # 167
Scene
di tre ſorti Comiche, Tragiche, Satiriche # 167 # 8
Sciographia
, Proſilo, & ſua inuentione # 19 # 70
Scienza
# 7 # 67
Scienza
# 6 # 20
Scienze
prime quali ſiano # 10 # 11
Scole
# 161 # 30
Scriuere
di Pythagora breue, & con ragion cubiche # 128 # 39
Scotia
& cauetto # 88 # 45
Scultura
e pittura # 9 # 45
# Se.
Senſo
& inganno ſuo, & auùertimento ſopra ciò # 167 # 1
Segno
# 9 # 61 e 164
Segni
Celeſti come s’intende che ſian calidi, ò ſrigidi # 45 # 13
Segni
Celeſti e lor effetti # 45 # 12
Segni
Celeſti lor Numero, Moto, Vocaboli, e Carat-
# teri # 210 72 & 211 21
Segni
Celeſti, che ſtan ſempre ſopra l’Orizonte # 211 # 3
Selice
differente dal Marmo, saſſo, Cote, Gemme # 49 # 7
Semimetopa
, semituono, semiuocale come s’intende # 110 # 16
Semituon
minore, & habitudine de ſuoi eſtremi # 249 # 47
Semituon
minore, Dieſi, # 142 # 43
Semituon
maggiore, Apotome # 142 # 49
Semituono
non uuol dir mezzo tuono à punto # 142 # 51
Senario
numero leggi numero Senario
Senega
, & ſuo fiume detto Nigir # 193 # 53
Seſſanta
é numero commodisſimo, & perche # 211 # 39
Seſta
perche é coſi detta # 211 # 41
Seſta
minore # 142 # 68
Seſta
maggiore # 142 # 71
Settima
minore. # 142 # 72
# Si.
Signiſicare
& ſegnarė # 9 # 6
Simmetria
doue naſce # 63 # 6
Sime
# 97 # 21
Simmetria
che coſa è # 24 # 50
Simiglianza
nell’operare doue naſce # 26 # 35
Siſtilos
# 76 # 1
Siſtema
, Scala, Ordinanza, e Mano # 141 # 25
# So.
Socrate
Sapientisſimo giudicato dall’Oracolo, & perche # 56 # 1
Sofficienza
delle ſei coſe nellequali conſiſte P Architettura # 18 # 42
Solertia
# 9 # 6
Sole
, & ſuo luogo tra i pianeti # 212 # 18
Solstitio
# 219 # 3
Somimero
Pinax. # 266 # 67
# Sp.
Spacio
, & interuallo che coſa ė # 142 # 19
Spalti
# 30 # 70
Spira
# 204 # 19
Spoglie
, e preda Mannubie # 12 # 4
Sprone
della muraglia. # 10 # 77
# Sq.
Squadra
inuentione di Pythagora, norma # 222 # 40
# St.
Stanze
del Verno Greche, & lor pauimenti # 187 # 8
Stadera
, Trutina # 261 # 55 # & # 259 # 68
Stadio
# 161 # 70
Stadio
, & ſua miſura d’onde nacque # 24 # 64
Stereobata
, e Stylobata # 30 # 32
Stelle
dell’altro Polo # 222
Stilos
# 66 # 27
Strade
alle porte della Città com’eſſer deono # 31 # 62
Structura
. # 30 # 31
# Su.
Suhſtruttione
# 23 # 22
Subſellia

Subſcudes
, & Socuricle # 90 # 37
Sueltezza
in che conſiſte # 63 # 45
Suoni
Phtongi, & quanti ſono # 144 # 62
Suono
che coſa è, & diſcorſo ſopra # 144 # 63
Supercilium
. # 116 # 58
# Ta.
Taſconium
# 47 # 11
Tauola
de i Capitoli del ſortiſicare tratta dal Libro del Si-
# gnor Gian lacobo de Leonardi # 39 # 40
Tauola
de i Mouimenti de i Cieli # 212
Tauola
de i giorni in ogni grado di Latitudine # 120
Tauola
per porre le Stelle # da # 221 # ſin # 227
Tauola
delle proportioni dell’Ombre con i Gnomoni # 231
Tauola
della eleuation del Sole per 45 gradi nelle bore,
# & della Latitudine # 241
Tauola
de i dritti aſcendimenti # 246
Tauola
del mouimento del Sole. # 248
# Te.
Tempiritondi
lor miſure, e diſſegni da CXXV ſin CXXVII
Tempio
Toſcano alzato
Tempi
da eſſer ſatti ſecondo le ragioni, e parti del Cielo # 115 # 6
Templa
, Tempiali # 205 # 72
Tempio
di Rame # 131 # 7
Tempi
, & lor luoghi # 39 # 25
Tempi
, & lor decoro # 62 # 73
Tempi
dell’Honore, & della Virtù # 66 # 75 # 67 # 1
Tempi
aſpetti, & maniere loro # 74 # 10 & 76 # 8
Tempo
, & ſue ſorze # 92 # 73
Tempio
ritondo Monopteros in diſſegno # CXXV
Tempra
d'acqua per Horologi # 246 per tutto
Tenia
# 92 # 75
Tetracordi
& lor diſpoſitioni # 143 per tutto
Terrapieno
# 30 # 71
Tetradoron
# 46 # 77
Terra
, & ſua qualità # 45 # 12
Testa
dell’huomo # 63 # 36
Tertiarium
terzera e figura ſua # 121 # 73
Tetracordi
de i tre Generi # 141 # 60
303TAVOLA11
Terra
, & ſua miſura ſecondo Eratoſthene # 36
Terreno
buono da ſondar@ # 30 # 45
Tetartemorion
Dieſi # 143 # 45
# Th.
Theatro
, & ſua conſormatione # 150 # 58
Theatri
de Greci & de Latini differenti # 150 # 73
Theatro
e diſcorſo ſopra # 138 # 40 # 239 per tutto
Theatro
de Greci differẽte da quello de Latini e diſſegno # 167 & 168
Theorica
della Luna # 214 # 50
Theatro
di M. Scauro # 139 # 30
Theatro
, & origine e nome # 139 # 28
Theatri
di Curione mirabili # 139 # 33
Theatro
di Marcello in Leone # 139 # 40
Theatro
di Pompeio # 139 # 40
Theatro
di Cornelio Balbo # 139 # 42
Thyromata
# 116 # 50
Thyras
# 117 # 36
Theatro
di Pompeio # 76 # 6
Tholo
, Lanterna # CXXVI
Theorica
ſopra il moto de i Pianeti # 213
Theatri
di Curione & come ſi girauano, poſto nel ſin del Libro.
# Ti.
Tigna
# 105 # 4
Timpana
. Quadri # 117 # 45
Timpano
# 94 # 8
Timpano
da cauar acque. # 263
# To.
Thorus
detto Stiuas in Greco # 88 # 43
Torri
, & lor ragioni # 37
Torcolare
, Torchio, & ſua ſabrica. # 176 # 39
# Tr.
Transt
ra, Cadene # 105 # 9
Tragici
# 167 # 6
Trammontana
, & ſuo ſit@ # 229
Traue
# 49 # 39
Trigliſo
# 24 75. # & # 107 # 9
Triuij
# 229 # 30
Triſpaſtos
# 257 # 4
Tribemitono
, Seſquitono, terzaminore # 147 # 60
Trochlea
, recamus, taglia # 256 # 28
Trochite
# 49 # 53
Trochilus
# 88 # 77
Troſeo
# 12 # 2
# Tu.
Tuono
non ſi parte in due parti eguali # 143 # 40
Tuono
che coſa è # 142 # 26
# Va.
Varietà
partoriſce diletto, & conſormità faſtidio # 46 # 34
Vaſi
de i Theatri, & lor collocatione # 148 # 40
Vaſi
del Theatro non ſolo faceuano la uoce chiara, ma ren-
# deuano conſonanza. # 150 # 13
# Vd.
Vdire
, & parlare strumenti del ſapere. # 8 # 11
# Ve.
Vectes
, Pironi, ò Stanghe, Mochlion # 256 # 30
Venetia
, & ſito ſuo # 42 # 3
Verſi
delle Meteore # 44 # 55
Vero
in piu modi è nelle coſe # 6 # 17
Veſtibulo
, & ſuo ornamento # 176 # 3
Verſi
delle Meteore # 191 # fin # 195
Venti
, & lor nomi e ſigure # 37
Venere
, & ſuo luogo tra i pianeti # 212 # 20
Veſperago
# 213 # 4
Vento
, che coſa è, & diſcorſo ſopra i uenti # 33
Venti
, che ſanno inſermità # 34 # 19
Venti
, & lor numero e ſigure. # 34 e 35
Verſura
. # 151 # 30
# Vi.
Vitr
Statura e Studi ſuoi 41 29. A che tempo ſu, c@-
# me ſu nodrito 5 25 Che offcio hebbe, che genito-
# ri 5 23 # Che Precettori, che natura, che opere ſice
# come ſcriſſe, à chi dedico l’Opera, à chi ſu grato 5.
Vida
& ſua forza. Cochlea detta # 261 # 42
Vita
de gl i buomini antichi # 42 # 11
Virtù
de i principij # 8 # 29
Virtualmente
contenire che coſa è # 8 # 21
Vini
diuerſi. # 196 # 67
# Vn.
Vniſſono
che coſa è # 142 # 38
# Vo.
Voce
, & ſua distintione, e moto # 140 # 67 # 72 # 141
Voce
che coſa è, & diſcor ſo ſopra # 139 # 71 & 140
Volute
& lor ſignificato nelle Colonne # 104 # 20
Voluta
# 95 # 47
Vocaboli
delle arti nati da necesſità # 227 # 75
Voluta
del Capitel Ionico, poſto inſin del Libro.
# Vſ.
Vſanza
nel ſabricar # 39 # 17
Vſo
# 8 # 61
Vſo
cioè aſſueffattione # 8 # 63
Vſo
delle parti # 27 # 2
Vſcire
il ſangue. # 49 # 38
# Vt.
Vtilità
& Verità del precetto dell’arte # 8 # 26. e 27
Vtilità
che coſa è # 8 # 28
# Xa.
Xanto
ſiume perche è coſi detto # 197 # 5
# Xi.
Xiſti
, e Palestre e lor ediſicatione. # 162 # 40
# Zi.
Ziga
, e Zigia. # 54 # 20
# Zo.
Zodiaco
per gli Horologi # 239 e 240
Zona
de i ſegni detta Zodiaco # 210 # 50
Zodiaco
, & ſua inuentione # 210 # 60
Zoſoro
# 97 # 8
Zoilo
, & ſua pena # 181 # 43
Zodiaco
& ſua inuentione e ſegni # 219 # 30
Zodiaco
triangolare per porre i ſegni. # 278
304ERRORI PIV IMPORTANTI11
Pianto
leggi piano # 7 # 64
Reccate
leggirecate # 18 # 76
Ragionar
leggiragione # 25 # 50
Alla
leggi della # 27 # 28
Scannellete
leggi Scannellati # 25 # 56
Alla
leggi della # 26 # 60
Seruici
leggi ſeruirci # 27 # 10
Le
calce leggi la calce # 28 # 42
Loggi
leggiloggie # 28 # 25
Heuer
leggihauer # 28 # 29
Et
non ci uuole # 28 # 55
Area
leggi aere # 29 # 5
Cado
leggi caldo # 29 # 10
Diſtaranno
leggi disſaranno # 29 # 32
Da
leggi deue # 13 # 23
Accompauano
leggi accampauano # 39 # 33
Di
fron non ci uuole # 42 # 30
Preſto
leggi preſo # 48 # 11
Belle
leggi bolle # 48 # 61
Trochiere
leggi Trochite # 49 # 56
Cimenti
leggi cementi # 50 # 1
Parta
leggi parte # 51 # 22
Sparſo
leggiſpeſſo # 55 # 24
Harice
leggi Larice # 55 # 28
Clor
leggi color # 55 # 40
Chia
re leggi chiare # 56 # 27
Queſti
leggi queſte # 57 # 68
Reſta
. Dapoi, leggiresta dapoi # 59 # 70
L’of
. leggi lo ſ # 60 # 47
Matcria
leggi miſura # 63 # 63
Deſtre
leggi diſteſe, ò allargate # 64 # 14
Vn
diece leggi undici # 64 # 35
Li
ſei leggi il ſei # 65 # 3
Quanto
ſera leggi quanto ſer à lo ſpacio # @ # @
Conſiderrare
leggi conſiderare # 77 # 3
Pianbo
leggi piombo # 82 # 30
Il
latino leggi in Latino # 88 # 37
Aphigi
leggi A pophigi # 89 # 65
Lettere
citate nella Baſa Thoſcana non ſono ſtate poſte ma
# la ragion ſi piglia dalla Baſa Attica # 91 # 25
Parte
leggipare # 105 # 21
Foglio
leggi ſoglia # 105 # 22
Anguli
. Le uolute, leggi anguli le uolute # 205 # 23
Non
non ci uuole # 205 # 57
Che
leggi perche # 208 # 53
Non
intende per tetraſtilos, ne proſtilos, ne amphiproſti-
# los, almeno almodo che egli ha detto nel Terzo Libro,
# lo iſteſſo dico à car. # 112 # 209 in ſine
Le
celi leggi le celle # 112 # 15
Traleggiera
# 115 # 41
Quelle
fronti leggi quelle delle fronti # 115 # 46
Ma
di quadr. leggi Ma ſe di # 115 # 75
Da
due quella, leggi due di quelle all’alt. # 116 # 70
Vono
leggiuano # 11@ # 36
Ma
. leggi ne di due ſori # 117 # 73
Autori
leggi attori # 128 # 73
Puteum
leggi pluteum # 131 # 35
Mobile
leggi molle # 141 # 56
Nelle
uoci leggi non nelle uoci # 142 # 38
Nella
ſigura del Diatonico eguale la douc è 5. poni 1. # 147
Quella
parte leggi quelle parti # 162 # 62
Le
ſigure nel quinto delle conſonanza, & delle diſtanze
# muſicali ſono trappoſte, una occupa il luogo dell’altra.
Molti
leggi monti # 176 # 71
Detto
leggi dato # 181 # 35
Caſa
leggicoſa # 182 # 8
Calleſcheo
leggi Calleſchro # 182 # 34
Gitanaſio
leggi gimnaſio # 188 # 3
Deſchi
leggi diſchi # 188 # 4
Hau@re
le tegole leggi baucre ſopr@ # 188 # 7
Egliuede
leggi non uede # 188 # 39
Vago
leggilungo # 188 # 43
Mauraſia
leggi Mauruſia # 193 # 36
S’inſorza
leggi ſerinſorza # 195 # 27
Sono
leggi ſono per le ſtrette uene dalla ſorza dello ſpirito
# ſcacciate ſuori # 196 # 2
Preteo
leggi Preto # 198 # 41
Dinobilita
leggi la # 202 # 29
Da
ſcender leggi d’aſcender # 202 # 56
7
{1/4} leggi 7 {1/14} # 202 # 34
Ctenri
leggi centri # 214 # 26
Ad
una per capo; leggi una per capo ad una ſtanga # 214 # 49
Eccentico
leggi Eccentrico # 266 # 46
Et
iui le lettere della ſigura di ſ@pra uanno alla ſigura di
# ſotto, e quelle della di ſotto alla diſopra, & iui c 2 10
# Epiciclo leggi 1. 2. # 62
Luogo
leggi lungo. # 235 # 26
305
IL Capitello Ionico, del quale à carte 94, nel Terzo Libro baucmo ſatto mentione. Denominato ſu da
gli
Ioni, che prima lo ſecero con la manier a ſuelta delle colonne di otto testc è mezza.
Questo no@
minarono
Puluinato pcr la ragione, che s’è detta altroue, imperoche tutta quella maniera rappre@
ſenta
alcune gonſiezze à guiſa di puluini, ò piumazzi.
Le parti, ct i uocaboli del detto Capitello, da
eſſer
dichiariti ſono queſti:
Abaco, Volute, Cimaſe, Quadre, Tetranti, Catheti, l’Occhio, & ſuo
centro
, i Canali, i Balthei de i puluini, gli A &
ßi delle uolute. Nel preſente luogo noi dichiareremo
queſti
termini, accioche bauendo poſto nel preſente ſoglio la uoluta, e il Capitello in ſorma piu gran-
de
, egli ci ſia maniſesto in una ſacciata tutta la preſente materia in ſcrittura, &
in diſegno. Abac@
adunque
ſi come eſpoſto hauemo à carte 89, è quella parte di ſopra del Capitello, nella quale conuen-
gono
tutti i Capitelli di tutti i generi, &
è come una tauola quadra, che in uece di coperchio di ſopr@
ſi
poneua alle colonne, ò stipiti di legno.
Et però Leone chiama operculo quella parte. Volgarment@
ſi
chiama Dado, benche inpropiamente, imperoche ſi bene è quadrata come un dado, per la ſua origine è tratta altroue.
Voluta è quello
inuoglio
, che uolgarmente ſcartoccio ſi chiama, &
ancho questo è lontano dalla propiet à dell’origine, imperoche coine dice Vitr. nel pri@
mo
cap.
del quarto Libro, gli Ioni poſero le uolute come capillatura ornate, e creſpe, & innanellate, & ornarono di cimaſi, & ſrutti le
ſronti
di eſſe in uece di capelli, &
però ſi uede quanto impropiamente per non intender l’origine delle coſe, & per reggerſi ſecondo alcune
apparenze
ſi ua mutando il uero ſentimento de i uocaboli delle coſe.
Cimaſa che in Greco cimatio è detta, è ritonda, e gonfia à ſimiglianza
dell’onda
, &
però è detta undula da L Alberto, come picciola onda, queſta asſimigliaua ancho ad un piumazzetto, che Puluino ſi chiama,
&
per diuerſi riſpetti ottẽne diuerſi nomi. Nel Capitello Dorico è detta Echinus, perche era ſcolpita di ricci di Caſtagna, come bo detto,
che
Echini propiamente ſi chiamano.
Et però nel Quarto Libro al preallegatoluogo Vitr. dice, & Encarpis pro crinibus diſpoſitis ſrontes
ornauerunt
.
Nel Capitello Ionico ſi ciama Cimatium, per la detta ragione, & però gonſiata come ornamento della ſronte deue hauer a
torno
la uoluta dolcemente inuolta, che pari ciedere alla durezza della Cimaſa, come ſi uede nel diſſegno ſotto la Voluta eſſer i termini
della
detta Cimaſa, &
quello è ancho uno de i belli auuertimenti, che ſiano nel ſare la Voluta. Quadre ſi chiamano le quarte parti di
tutte
le coſe.
Et ancho tetranti è il quadro iſteſſo. Catheti ſimilmente ſono le linee, che uengono a piombo a baſſo, & non ſenza ragione
Vitr
.
ſa diſcendere tanti Catheti dillo A baco, perche (come io bo detto nel Terzo Libro) ſono poſti con diſſegno, come termini de gli oc-
chi
, &
de i centri delle uolute, & fanno effetti merauiglioſi, & non ſtati auuertiti da quelli, che ſanno proſesſione di eſſer ſtati inuentor@
delle
uolute, de i quali io non uoglio eſſer giudice, hauendo ancho M.
iſeppo Saluiati Nobile pittore data in luce, & dedicatami la detta
Voluta
, &
ſcrittone di eſſa aſſai copioſamente, dal quale io ſo, che uno mio amico di ſua conſesſione ne ba tolto copia già molto tempo,
&
halla laſciata in mano di molti che ſi fanno inuentori ai eſſa. Quello ueramente, che ſia l’occhio della uoluta, & il ſuo centro, non credo
hormai
che ſia dubbio, &
e coſi nominato dalla ſimiglianza, ſi come ancho il Canale è dettoperche ſimiglia ad un Canale, & è alla lettera.
G. doue egli biſogna auuertire, che quella parte doue è la lettera. F. che è la doppiezzadella Voluta, nell’antico ua paralella, & di
pari
ſempre con la Voluta, ne ſi restrigne ſe non nell’ultimo ſuo giro appreſſo l’occhio, ilche ancho è degno d’auuertimento.
Sopra la Ci
maſa
(come ho detto) crano ſcolpiti i ricci di Caſtagne aperti, &
dimoſtr auano le Castagne, ilche ſaceua un bel uedere, & però ancho ſe
ingannano
nel porre i nomi, quelli, che chiamano lo Echino Vuouolo, pare ſorſe loro, che quelli fuſſero oua.
Naſce fuori dalla uoluta
la
foglia laquale a mio giudicio, cra ſoglia di Castagna.
Balthei ſono le cinte de i puluini, perche è ragioneuole, che legato fuſſe quello
inuoglio
, che ſacaua le uolute, &
che era come ornamento della ſronte, & quello inuoglio pareua fatto a torno d’un haſtone il cui capo
rappreſentaua
la forma dell’occhio, &
il detto haſtone ſi chiama aſſe della uoluta, & queſta è la dechiaratione de i uocaboli, de membri
del
Capitello i richiami de i quali ſono posti al ſuo luogo, &
la ſimiglianza delle lettere nel Capitello, & nella pianta dimoſtra, che le iſteſſe
parti
, che ſono nel Capitello, ſono ancho nella pianta.
I centri della uoluta ſono con ſuoi numeri ſegnati, le ſtelle dinotano le partidel
theto
, &
le parti, che s’cntra dentro per trouar i termini de i catheti, & del Capitello el quale è ſolamente diſſegnato la met@.
306159[Figure 159]O Cim@ſium.
P
Af@@agele.
2
Apophige.
T
Catheti.
V
ij
O P Q D F G O P Q A D F C D B C T 1 2 3 4 1 1 2 2 3 3 4 4
307160[Figure 160]C G O P E B F
308161[Figure 161]C G D O P E B F
309162[Figure 162]D P O E
310
REGOLA COME SI POTEVANO GIRARE
I
THEATRI DI CVRIONE.
Noi non bauemo voluto mancare di dar maggior chiarezza alle coſe dette da noi; riputando, che chi aſcol-
ta
ò chi legge, non puo hauere altro frutto dell'udita, o della lettura, che lo intendimento.
Però ſempre, che ci
è
venuta qualche bella occaſione di diſcorrere, non ci ſiamo ſtancati per far, chele coſe fuſſero dette piu chia-
ramente
, che ſi puo.
Volendo adunque, che ſi veda eſpeditamente lo effetto del i Theatri di Curione
(ſecondo che a carte detto hauemo) ponendo la openione di Meſſer France ſco Marcolino, come da lui me- deſmo ci fu eſposta.
Dico che egli ſi partirà il Semidiametro del Theatro in parti dieciotto eguali, & ſi comin-
cierà
a numerare dalla circonferenza, &
doue termina la ſettima ſopra il detto Semidiametro, iui ſi ſarà il Centro, doue ſi ba
da
coliocare il Perno ſopra il quale i Theatri ſi deono voltare con lo aiuto però de i Ruotoli di Bronzo (come ſi e detto nel pre-
allegato
luogo)e gli Aβi de'detti Ruotoli vogliono riſpondere al Centro, Cioè al Perno;
& mācandoſi di queſt'ordine, pare che
impoßibil
ſia, con quanta forza vi ſi può mettere, che i Theatri ſi voltino;
Auuertendo, che i Cardini, o Perni ſiano posti l'un
all
'incontro dell'altro a linea dritta (come qui ſotto ſi vede) la diſtanza de i detti Perni ſerà di due Semidiametri, &
vna deci-
ma
ottaua parte del Semidiametro diuiſo, &
uogliono eſſer voltati come dice Plinio a uicenda, cioè l'uno prima, & l'altro da-
poi
, &
lo iſteſſo ſi puo fare del Theatro Latino, con il Theatro Greco, e di due Greci, come de i due Latini. In queſto luogo have-
mo
dato un poco piu di ſpacio (di quello che hauemo detto di ſopra)tra l'uno Perno, &
l’altro; per riſpetto del piano, che è diſſe-
guale
per la piega, che fa la carta nella legatura del Libro.
163[Figure 163]
311
REGOIA COME SI POTEVANO GIRARE
I
THEATRI DI CVRIONE.
NOInonbauemo voluto mancare di dar maggior chiarezza alle coſe dette da noi; riputando, che chi aſcol-
ta
ò chilegge, non puo bauere altro frutto dell’udita, o della lettura, che lo intendimento.
Però ſempre, che ci
è
venuta qualche bellaoccaſione di diſcorrere, non ci ſiamo ſtancati per far, chele coſe fuſſero dette piu chia-
ramente
, che ſi può.
Volendo adunque, che ſi veda eſpeditamente lo effetto del girare de i Theatri di Curione
(ſecondo che a carte 162 detto bauemo) ponendo la openione di Meſſer Franceſco Marcolino, come da lui me-
deſmo
ci fu eſposta.
Dico che egli ſi partirà il Semidiametro del Theatro in parti dieciotto eguali, & ſi comin-
cierà
a numerare dalla circonſerenza, &
doue termina la ſettima ſopra il detto Semidiametro, iui ſi ſarà il Centro, doue ſi ha
da
collocare il Perno ſopra il quale i Theatri ſi deono voltare con lo aiuto però de i Ruotoli di Bronzo(come ſi e detto nel pre-
allegato
luogo) e gli Aβi de’detti Ruotoli vogliono riſpondere al Centro, cioò al Perno;
& mãcandoſi di queft’ordine, pare che
impoβibil
ſia, con quanta forza vi ſi può mettere, che i Tbeatri ſi voltino;
Auuertendo, che i Cardini, o Perni ſiano posti l’un
all’incontro
dell’altro a linea dritta(come qui ſotto ſi vede) la diſtanza de i detti Perni ſerà di due Semidiametri, &
vna deci-
ma
ottaua parte del Semidiametro diuiſo, &
uogliono eſſer voltati come dice Plinio a uicenda, cioè l’uno prima, & l’altro da-
poi
, &
lo iſteſſo ſi puo fare del Tbeatro Latino, con il Tbeatro Greco, e di due Greci, come de i due Latini. In queſto luogo baue-
mo
dato un poco piu di ſpacio (di quello che hauemo detto di ſopra) tra l’uno Perno, &
l’altro; per riſpetto del piano, che è diſſe-
guale
per la piega, che fa la carta nella legatura del Libro.
164[Figure 164]
312 165[Figure 165]
313
ERRORI DELLA TAVOLA GRANDE DELLE STELLE.
POSTA
A CAKTE CCXXI.
11 Nella ſetonda colona all@ guartalinea leggi # 25 10 # 78 28 0 3 à carte # 222 Et nella iſteſla à ltrtee # 17 leogi # 11 30 449 20 4 Et nella terza col. à linee # 22 # 22 30 78 38 10 5 Et allc # 29 linee # 10 40 55 0 4 Et alle # 30 # 14 0 55 20 3 Et nella prima col. della lecondor pcxte à linee 5 # 20 50 78 Et alle 25 linee della iſieſla col. # 27 40 71 45 20 4 Et à linee 28 della iſteſſa # 6 30 49 0 3 Et nella ſeconda col à linee # 25 # 16 40 22 15 4 Et nella isteſſa a linee # 6 # 22 10 50 0 6 Et nella terza à linee # 14 # 22 20 30 0 4 Et à linee # 19 # 22 40 13 20 4 Et à linee 27 # 10 30 71 10 20 6 Nella prima colonna lonee # 20 # 1. 30 5. 20. 5 # 223 Nella terza col. linee # 27 # 8 50 71 31 30 6 A lince # 29 # 16 10 71 2 30 ob. Nella prima col.della ſecõda pte lin. # 25 # 210 73 36 50 4 Alla terza col. linee # 18 # 9. 0. 71 10 40 5 A linee # 20 # 16 10 Merid. 604. Nella prima col. lin. # 16 # 27 50 71 5 # 0.5. # 224 Col. ſeconda linee # 7. # 22 10 3 2 0 5. Linea vltima # 50 m̃t # 2 15. 5. Col. terza linee # 17 69 27 o m̃l 7 30 4 Liner # 26 14 0 12 0. 3Nell p@rce alla ſeconda col. lin. # 25 # 17 5 0 106 Nella rerza col.à linee # 23 # 24 10 9 1 5 4. A linee # 26 # 210 Verid. 1 30 4 A linee # 17 @0 # # 10 71 I 5 4. Colon. prima linee. # 18 # 18 o. 18 50 # 3 à carie # 223 Nella prima colnnna linee # 17. # 28 20 69 40 2. # 227 Nella prinia colon. della ſeconda parte linee # 4 # 12.40 # Merid. # 25 15 30 Alla ſeconda col. lin. # 25. # 10 40 Merid. # 34 15 4 Alla prima colonna linee # 29 # 20 50 21 15 4 Alla terza col. liee # 5 # 6 4. 16 0 4 A linee # 9. # 1 40 14 40 5 A linee # 12 # Meridionalis, à linee # 22 # 10 40 # 16 30 4 Lin. # 26 # 15 20 1 10 5 Col. # 3. lin. 22. # 6 30 0 004 Lin. # 29 # 18 30 # 0 # 905 Col. # 3. della ſeconda parte lin. 12. # 20 30 7@ 7 45 4 Col. prima lin. # 30 # 16 50 13 30 Neb. à car. # 226 Linee # 31. # 21 50 17 0 @ Diſtanza leggi differenza # 239 # 58 Faceuano leggi non ſuonauano ne ſi # 267 # 4 Le canne leggi alle canne. # 267 # 7
314
REGISTRO DEOLL’PERA.
ABCDEFGHIKLMNOPQRSTV
.
Tutti ſono Quaderni ordinar{iy}. cccetto. C. che è alterato. B. H. R. ſono terni ordenarij. V. alterato E. F. I. K. M.
ſono quinterni alterati.
166[Figure 166]
315167[Figure 167]SOLI
DEO

ONOR
IN VIA PER
FRANCESCO
MARCOLINI
CON
PRIVILEGI
MD
LVI.
316
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317 168[Figure 168]
318
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